IL “FORTINO” DELLA OMONIMA STRADA DI CESENATICO · turistica, dominata dall’asse fondamentale...

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I RENATO CORTESI IL “FORTINO” DELLA OMONIMA STRADA DI CESENATICO marzo 2019 Anche se un po’ defilata rispetto a quella che è la rete stradale della Cesenatico turistica, dominata dall’asse fondamentale del viale Carducci e dalle due ortogonali di viale Anita Garibaldi e viale Roma, negli abitanti di Cesenatico c’è l’idea che Via del Fortino sia sempre stata una di quelle zone con un turismo di livello più “nobile” di quello usuale: poco trafficata (e quindi particolarmente tranquilla rispetto alle sue vicine), sede per molti anni di sole abitazioni private con ampie zone verdi (i pochi alberghi presenti sono venuti relativamente tardi), una sorta di “vecchia signora sonnecchiante” che non si faceva contaminare dai rumori che la circondavano. Questo fatto è rimarcato anche dalla sua toponomastica; quando le strade sono vissute intensamente dal punto di vista sociale, vengono caricate di valori che oltrepassano la loro semplice funzione primaria, diventano bandiere per espressioni politiche, e finiscono così per cambiare spesso il proprio nome in funzione del pensiero sociale trionfante in quel momento; così una strada che parte con una semplice denominazione geografica, poi viene intitolata ad un santo o ad un eroe del risorgimento, quindi magari ad un notabile del periodo fascista, per ritornare, alla fine, al primitivo eroe risorgimentale o ad uno degli uomini che avevano fatto il dopoguerra. E’ quanto è successo per la piazza principale del paese, definita semplicemente “Piazza” in alcune mappe del “600, poi “Piazza Maggiore” ed oggi Piazza Pisacane, o per l’attuale via Mazzini, che ebbe come primo nome “Strada di Ravenna”, poi “ Via di Santa Annunciata” (dalla presenza della chiesa omonima). Invece Via del Fortino ha sempre avuto lo stesso nome, almeno alla luce delle scarse informazioni che si possiedono su questa zona di Cesenatico; dovette essere particolarmente importante tra la fine del “700 e gli inzi del ”800, in quanto asse stradale che univa il centro del paese alla zona a mare, e l’importanza ci viene confermata proprio dal fatto che in questa zona esisteva quel “fortino” napoleonico (che da il nome alla via) a difesa del paese da attacchi portati dal mare: una difesa posta in quel luogo conferma che quella dove sorgeva si trattava proprio della strada principale che dal mare andava verso il paese. Con lo sviluppo urbanistico dopo queste date il baricentro di Cesenatico si spostò progressivamente verso sud-est, si ampliarono ed assunsero maggiore importanza le

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I

RENATO CORTESI

IL “FORTINO” DELLA OMONIMA STRADA DI CESENATICO

marzo 2019

Anche se un po’ defilata rispetto a quella che è la rete stradale della Cesenatico

turistica, dominata dall’asse fondamentale del viale Carducci e dalle due ortogonali di viale Anita Garibaldi e viale Roma, negli abitanti di Cesenatico c’è l’idea che Via del Fortino sia sempre stata una di quelle zone con un turismo di livello più “nobile” di quello usuale: poco trafficata (e quindi particolarmente tranquilla rispetto alle sue vicine), sede per molti anni di sole abitazioni private con ampie zone verdi (i pochi alberghi presenti sono venuti relativamente tardi), una sorta di “vecchia signora sonnecchiante” che non si faceva contaminare dai rumori che la circondavano.

Questo fatto è rimarcato anche dalla sua toponomastica; quando le strade sono vissute intensamente dal punto di vista sociale, vengono caricate di valori che oltrepassano la loro semplice funzione primaria, diventano bandiere per espressioni politiche, e finiscono così per cambiare spesso il proprio nome in funzione del pensiero sociale trionfante in quel momento; così una strada che parte con una semplice denominazione geografica, poi viene intitolata ad un santo o ad un eroe del risorgimento, quindi magari ad un notabile del periodo fascista, per ritornare, alla fine, al primitivo eroe risorgimentale o ad uno degli uomini che avevano fatto il dopoguerra.

E’ quanto è successo per la piazza principale del paese, definita semplicemente “Piazza” in alcune mappe del “600, poi “Piazza Maggiore” ed oggi Piazza Pisacane, o per l’attuale via Mazzini, che ebbe come primo nome “Strada di Ravenna”, poi “ Via di Santa Annunciata” (dalla presenza della chiesa omonima).

Invece Via del Fortino ha sempre avuto lo stesso nome, almeno alla luce delle scarse informazioni che si possiedono su questa zona di Cesenatico; dovette essere particolarmente importante tra la fine del “700 e gli inzi del ”800, in quanto asse stradale che univa il centro del paese alla zona a mare, e l’importanza ci viene confermata proprio dal fatto che in questa zona esisteva quel “fortino” napoleonico (che da il nome alla via) a difesa del paese da attacchi portati dal mare: una difesa posta in quel luogo conferma che quella dove sorgeva si trattava proprio della strada principale che dal mare andava verso il paese.

Con lo sviluppo urbanistico dopo queste date il baricentro di Cesenatico si spostò progressivamente verso sud-est, si ampliarono ed assunsero maggiore importanza le

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strade prima ricordate (Carducci – A. Garibaldi – Roma), la strada che costeggiava il canale a levante divenne sempre più dedicata ad attività lavorative legate alla pesca, e

via del Fortino sembrò rimanere tagliata fuori da questo sviluppo, così sbilenca, così breve e con quell’andamento diagonale così atipico rispetto ad un assetto viario più razionale; ad un certo momento rischiò anche di essere trasformata in una via secondaria, se fosse stato realizzato il Piano Regolatore del 1903 che mostra la proposta dell’allungamento (poi mai realizzato) del Viale dei Mille fino al canale.

Probabilmente diventò in quel periodo una strada poco frequentata rispetto a quelle realizzate successivamente, un po’ dimenticata, tale da permettergli di mantenere quel nome che la contraddistingueva dall’inizio della sua storia.

Insomma, nessun “simbolo politico” per via del Fortino, ed anche poche informazioni: l’unico studio pubblicato a riguardo ci risulta quello di Bruno Ballerin1, dove il fortino viene ricordato nel contesto di un lavoro di più ampio interesse.

Alcune immagini ce ne riportano una forma di massima, e si tratta inoltre di un disegno che mostra quello che già doveva essere un rudere, distrutto durante le guerre che portarono alla sconfitta di Napoleone ed alla caduta del Regno d’Italia. Il rilievo, realizzato dai militari austriaci nel 1824 ed oggi conservato in un museo di Vienna, mostra due fortificazioni: a sinistra, in prossimità della costa, il fortino in questione; a destra la Rocca Malatestiana. Che si tratti proprio del fortino napoleonico è dimostrato anche dallo studio di Agatino D’Arrigo sulle variazioni della linea di costa antistante il paese2: la pianta di D’Arrigo mostra, dal confronto delle date, la coincidenza citata.

La stessa pianta mostra anche una struttura circolare (a tratteggio ed indicata dalla freccia) a conferma della struttura dell’edificio come mostrata nel rilievo autriaco, anche se non è dato di sapere come possa il D’Arrigo essere giunto a questa ipotesi sulla sua forma strutturale.

1 Ballerin, B.: Rocca, fortino e forte del Cesenatico, Romagna Arte e Storia, anno 17, n°49, gennaio-aprile, 1977. 2 D’Arrigo, A.: Leonardo da Vinci, il porto canale e le variazioni di spiaggia di Cesenatico dal 1302 al 1963,

Rivista di Ingegneria dei LL.PP., n°5, 1964, Roma.

Parte del Piano Regolatore di Cesenatico per il 1903 che mostra il

progetto dell’allungamento del Viale dei Mille fino al canale.

Se questo progetto fosse andato in porto

oggi via del Fortino sarebbe solo una traversa di viali più importanti anziché

quell’elemento settentrionale di raccordo con il centro del paese.

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Il rilievo militare austriaco del 1824 mostra due fortificazioni (indicate dalle frecce): il fortino napoleonico e la Torre

Malatestiana. Non aveva senso, da un punto di vista

militare, mostrare anche la Torre Pretoria (nell’attuale Piazzale

Ciceruacchio), già distrutta dal 1809 dalla marina inglese e della quale, in

quella data, non esistevano più nemmeno i resti, probabilmente riutilizzati per altre costruzioni.

La pianta di Agatino D’Arrigo con le indicazioni della linee di costa ed il fortino.

Potrebbe essere interessante chiederci se la zona in cui sorse il fortino napoleonico potesse considerarsi un luogo in cui abitualmente e precedentemente al fortino stesso (ma anche successivamente) si trovavano strutture militari.

In considerazione del fatto che Cesenatico doveva difendere l’entroterra da attacchi provenienti dal mare (e proprio per questo motivo si spiega lo spostamento delle strutture difensive, dovuto all’allungamento della costa, dalla più antica Rocca Malatestiana fino al più recente fortino napoleonico) si possono identificare, in altre mappe, alcune strutture che richiamano questa stessa tipologia militare.

Si trova infatti, in una mappa risalente al periodo tra la fine del “700 e l’inizio del “800, una struttura che ricorda proprio questa tipologia di costruzioni.

La mappa in questione può datarsi a quel periodo in quanto riporta, nella parte inferiore, la dicitura “saline interrite” (vale a dire le antiche saline di Cesenatico di proprietà della Camera Apostolica che furono bonificate proprio in quel periodo).

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La mappa riconducibile agli anni tra “700 ed “800 con una struttura (A) che

ricorda un accampamento militare, protetto dalla “Fossa (o canale) del Molino” (B) a levante e dal canale a

ponente.

La struttura A, che racchiude elementi perfettamente ordinati come potrebbero essere state baracche militari, sembra essere recintata da una perimetrazione perfettamente regolare con un’apertura verso il canale (e perciò protetta da quel lato) mentre dal lato opposto è protetta dal Canale del Molino. L’ingrandimento del particolare A mostra una perimetrazione indicata con

Ingrandimento del particolare A della mappa precedente.

lettere alfabetiche, ed un’apertura (F?) ai cui fianchi si rilevano ulteriori elementi costruttivi, come se fosse protetta ai lati da corpi di guardia; una tipologia rappresentativa tipica di una struttura militare, sicuramente non abituale per edifici di altro tipo, come magazzini per materiali di uso comune, civile, o abitazioni.

Esiste anche un’altra immagine che potrebbe suffragare l’ipotesi di questa zona del paese destinata a strutture militari; si tratta di un’immagine fotografica, di cui non ci è stato possibile definire il periodo, in cui la didascalia riporta “… edificio destinato alle truppe in transito a Cesenatico …”. La scarsa leggibilità dell’immagine ci obbliga alla cautela nel proporre ipotesi (ma, d’altro canto, senza ipotesi sarebbe impossibile qualunque analisi) per cui ci sentiamo in obbligo di fornire la nostra interpretazione.

La parte sinistra (in basso) dell’immagine, sembrerebbe mostrare un piccolo ponte ad una sola arcata (ricostruito graficamente nell’ingrandimento di un particolare dell’immagine stessa); se così fosse, un ponte di questo genere non potrebbe che essere quello, ancora esistente fino a pochi anni fa, che dava continuità all’asse viario che costeggiando la riva di levante giungeva fino al molo, anche se, in tempi più recenti, lo stesso ponte si proponeva con tre arcate.

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L’immagine dell’edificio “destinato alle truppe in transito

a Cesenatico” è di difficile datazione e, purtroppo, anche di

difficile leggibilità.

Ingrandimento della parte destra inferiore dell’immagine precedente.

La freccia indica quella che sembrerebbe l’arcata singola di un

piccolo ponte (ricostruita graficamente) ed alcune bitte per

l’ormeggio delle barche.

D’altro canto, anche se la zona non possedeva più quell’interesse strategico che poteva aver aveva assunto nel passato, la presenza di precedenti edifici a carattere militare ne faceva una zona “storicamente” dedicata a tali strutture, e pertanto è pensabile che nella necessità di disporre di

Il ponte che permetteva il transito ininterrotto dalla riva di levante fino al molo, ancora esistente qualche anno fa.

edifici da dedicare alla presenza di truppe, anche se solo “in transito”, l’amministrazione comunale di Cesenatico decidesse di continuare con quella che era stata una scelta precedente.

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Inoltre la presenza di un canale (il Canale, o Fossa, del Molino) giustificherebbe un certo interesse per quest’area: nato probabilmente come parte di un sistema che permetteva di mantenere drenati i terreni, fu utilizzato anche per muovere un molino, come sembra indicare il nome, ma a quale scopo? Sembrerebbe logico un uso come molino per le granaglie (ed in questo caso una sua collocazione nella parte più interna del paese) ma una mappa delle opere di bonifica databile attorno al 1815 sembrerebbe nostrare che il canale s’insinui, poco prima della sua immissione in mare, sotto una struttura artificiale, il che farebbe pensare ad un molino in prossimità della costa. In questo caso non è pensabile la sua funzione granaria proprio in quel punto, dato che il grano, per questione merceologiche, si imbarca prima di essere macinato (il trasporto

Un particolare della mappa delle bonifiche mostra (indicato dalla freccia) il Canale del Molino che si

inserisce al di sotto di una struttura muraria quando ormai si trova in prossimità dello sbocco a mare.

già macinato lo rende troppo sensibile alle questioni atmosferiche, aumentandone la probabilità di deterioramento, per lo meno in quei periodi). Posto in questa zona avrebbe potuto allora essere un molino per lo zolfo, utile alla fabbricazione della polvere da sparo, e questo

La mappa che corregge la situazione topografica.

La linea di costa è spostata dalla posizione 3 alla 4 ed il canale del

Molino (1) non esiste più, mentre è mostrata la Vena Mazzarini (2).

Gli elementi non corretti sono segnati da piccoli tratti di matita, come si fa quando si vuole lasciare l’indicazione visibile di qualcosa che non esiste più.

ritorna a farci pensare sulla presenza di strutture militari in quell’area; sappiamo anche che nello stesso periodo un molino per lo zolfo, di proprietà della ditta francese Picard, era presente anche a Rimini3; inoltre quando (attorno al 1835) venne eseguita

3 Pierpaolo Magalotti: Comunicazione personale.

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una mappa “correttiva” della situazione topografica, il canale risulta scomparso: forse non erano più utili né il canale né il molino, essendo stati risolti i problemi di drenaggio delle acque dalla nuova Vena Mazzarini, ed essendo inutile un molino per lo zolfo non esitendo più un fortino.

A questo riguardo occorre far notare che alcuni testi riportano che il fortino venne demolito nel 1866 (era stato costruito nel 1811) ma il rilievo austriaco datato 1824 ci mostra già una struttura deteriorata. E’ probabile allora che la data del 1866 si riferisca allora alla sua completa demolizione (da attribuire, come in altri casi, alla possibilità di riutilizzo del materiale da costruzione per altri edifici) il che giustificherebbe la scomparsa del canale e del molino già nel 1835, come mostrato nella mappa delle bonifiche4.

4 Dobbiamo ringraziare per la concessione delle immagini della mappa delle bonifiche il dott. Roberto Bernabini,

del Consorzio di Bonifica Savio – Rubicone.