Scuola, Sport & studio

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Meritata vittoria della squadra di palla tamburello dell’ I..C. di Goito nella prima partita di qualificazione dei giochi sportivi studenteschi. A Porto Mantovano i ragazzi di Goito, chiudono la partita, battendo la rappresentativa della locale scuola media col punteggio di 13 a 5. La vittoria risulta ancor più significativa per la presenza in squadra di ben 7 alunni di prima sui dieci componenti la squadra. Un plauso particolare va sicuramente al Sig. Greggio, padre di un alunno di prima, che ha avuto il merito di trasmettere la passione e aggregare, dopo molti anni di vuoto, un gruppo di ragazzi e di genitori intorno a questo sport. Appuntamento ora per le semifinali in programma al centro sportivo Pedagno il 10 febbraio dove i ragazzi affronteranno la compagine della scuola di Volta Mantovana. Sarà dura ma la speranza è l’ultima a morire... La formazione vincitrice: Bernabeni, Finco, Greggio, Martini, Campagnari, Pumariega, Parolini, Ughetti Alessandro, Pennini, Cartapati. Gioranalino scolastico realizzato dagli alunni dell'Istituto Comprensivo di Goito. Dirigente scolastico Professor Cesarino Marchioro; responsabile del progetto Professoressa Carmela Saitta; coordinatore tecnico Professor Simone Lucchi. Hanno contribuito alla stesura dei contenuti gli alunni della classe III C della scuola Secondaria di I Grado e gli alunni della scuola primaria di Goito. Istituto Comprensivo di Goito, Via D. Alighieri, 49 , Tel. 0376 60151, Fax. 0376 60079, e-mail: [email protected] Sito Internet www.icgoito.it Uscita didattica dei ragazzi delle classi terze della scuola secondaria di primo grado Una giornata a teatro Il fu Mattia Pascal al teatro Ariston di Mantova per le scuole della provincia Un'occasione per presentare le produzioni scolastiche ai cittadini Noi artisti...all'improvviso! Il mercatino di Natale alla Scuola Secondaria di I grado L’ idea di fare un mercatino natalizio è stata proposta dalla professoressa Natali coinvolgendo noi ragazzi. L’ipotesi era quella di fare degli oggetti natalizi, da vendere a prezzi stabiliti o con offerte libere, che sarebbero stati venduti un giorno della settimana invitando i genitori con dei volantini. Noi ragazzi abbiamo proposto di allestire il mercatino nel giorno dei colloqui generali. Questa attività è stata realizzata principalmente dalle classi seconde e terze, ma anche due classi prime hanno partecipato con i loro lavori. Gli oggetti sono stati fatti esclusivamente da noi ragazzi. I materiali usati erano plastilina, scatole, piatti e altri oggetti di uso comune. La plastilina è stata modellata fino a che siamo riusciti ad ottenere la forma da noi desiderata, mentre gli altri lavori sono stati colorati e completati con delle immagini. Il mercatino non ha rispettato le nostre aspettative, pur però ammettendo che noi ragazzi avremmo potuto prestare più attenzione, precisione e cura a quello che facevamo ma il tempo a nostra disposizione è stato molto poco; ma sapendo che i soldi sarebbero stati usati per contribuire ad attività di noi studenti uno poteva fare anche un sacrificio; dopotutto lì c’erano anche i lavori dei loro figli. Noi comunque confidiamo che le classi seconde e prime possano far tesoro di questa esperienza e possano l’anno prossimo migliorare sia nei lavori che nella gestione e amministrazione del mercatino natalizio. Il 16 dicembre le classi terze della Scuola Media dell’Istituto Comprensivo di Goito si sono recate al teatro Ariston di Mantova per assistere alla rappresentazione del “Il fu Mattia Pascal“. La compagnia, che ha realizzato l’opera, si è esibita in trenta città prima di giungere a Mantova. La rappresentazione si è svolta in un arco di novanta minuti durante i quali si sono succeduti momenti di comicità, ma anche di riflessione, suscitati dall’atteggiamento di tristezza e di solitudine propria del personaggio principale. Sulla scena è stata rappresentata la vita di Mattia Pascal, un bibliotecario insoddisfatto della vita che conduce, il quale, un giorno, mentre è in viaggio, scopre leggendo il giornale, di essere morto e decide di cogliere l’occasione per cambiare identità e rifarsi una vita. Dopo aver fatto tappa in molte città, soggiorna qualche tempo a Roma, dove si innamora di Adriana, ma, quando viene derubato dal cognato della donna, non vuole denunciare il furto, perché sa che si scoprirebbe la sua identità. Allora inscenando un suicidio, torna al suo paese e prova a riprendersi la vecchia identità. Da parte dei ragazzi presenti alla rappresentazione c’e stato un silenzio di tomba, come richiesto dal protagonista prima dell’inizio dello spettacolo. L’opera, dalle loro facce e da quello che hanno detto alla fine della rappresentazione, è stato un successo con numerosi applausi vigorosi, sia alla fine che durante lo spettacolo. Gli attori hanno recitato riproducendo le battute con un ritmo molto lento in modo da farci capire la situazione e le parole pronunciate. Secondo noi l’opera è stata molto bella e non ci si poteva certo addormentare, perché la scena ha attirato il nostro sguardo e la nostra attenzione: ci sembrava addirittura di partecipare, cioè di essere sul palco con gli attori. G G i i o o r r n n a a l l i i n n o o s s c c o o l l a a s s t t i i c c o o d d e e l l l l ' ' I I s s t t i i t t u u t t o o C C o o m m p p r r e e n n s s i i v v o o d d i i G G o o i i t t o o 2011 ANNO I NUMERO I Responsabile del progetto Prof.ssa Carmela Saitta Importante successo Goito - Porto 13-5

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Giornalino scolastico dell'istituto comprensivo di Goito

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Page 1: Scuola, Sport & studio

Meritata vittoria della squadra di palla

tamburello dell’ I..C. di Goito nella

prima partita di qualificazione dei giochi

sportivi studenteschi.

A Porto Mantovano i ragazzi di Goito,

chiudono la partita, battendo la

rappresentativa della locale scuola

media col punteggio di 13 a 5. La

vittoria risulta ancor più significativa

per la presenza in squadra di ben 7

alunni di prima sui dieci componenti la

squadra. Un plauso particolare va

sicuramente al Sig. Greggio, padre di un

alunno di prima, che ha avuto il merito

di trasmettere la passione e aggregare,

dopo molti anni di vuoto, un gruppo di

ragazzi e di genitori intorno a questo

sport. Appuntamento ora per le

semifinali in programma al centro

sportivo Pedagno il 10 febbraio dove i

ragazzi affronteranno la compagine

della scuola di Volta Mantovana.

Sarà dura ma la speranza è l’ultima a

morire...

La formazione vincitrice: Bernabeni,

Finco, Greggio, Martini, Campagnari,

Pumariega, Parolini, Ughetti

Alessandro, Pennini, Cartapati.

Gioranalino scolastico realizzato dagli alunni dell'Istituto Comprensivo di Goito. Dirigente scolastico Professor Cesarino Marchioro; responsabile del progetto Professoressa Carmela Saitta; coordinatore tecnico Professor Simone Lucchi. Hanno contribuito alla stesura dei contenuti gli alunni della classe III C della scuola Secondaria di I Grado e gli alunni della scuola primaria di Goito. Istituto Comprensivo di Goito, Via D. Alighieri, 49 , Tel. 0376 60151, Fax. 0376 60079, e-mail: [email protected]

Sito Internet www.icgoito.it

Uscita didattica dei ragazzi delle classi terze della scuola secondaria di primo grado

Una giornata a teatroIl fu Mattia Pascal al teatro Ariston di Mantova per le scuole della provincia

Un'occasione per presentare le produzioni scolastiche ai cittadiniN o i a r t i s t i . . . a l l ' i m p r o v v i s o !I l m e r c a t i n o d i N a t a l e a l l a S c u o l a S e c o n d a r i a d i I g r a d o

L’ idea di fare un mercatino natalizio è

stata proposta dalla professoressa Natali

coinvolgendo noi ragazzi. L’ipotesi era

quella di fare degli oggetti natalizi, da

vendere a prezzi stabiliti o con offerte

libere, che sarebbero stati venduti un

giorno della settimana invitando i

genitori con dei volantini. Noi ragazzi

abbiamo proposto di allestire il

mercatino nel giorno dei colloqui

generali.

Questa attività è stata realizzata

principalmente dalle classi seconde e

terze, ma anche due classi prime hanno

partecipato con i loro lavori.

Gli oggetti sono stati fatti

esclusivamente da noi ragazzi. I

materiali usati erano plastilina, scatole,

piatti e altri oggetti di uso comune. La

plastilina è stata modellata fino a che

siamo riusciti ad ottenere la forma da

noi desiderata, mentre gli altri lavori

sono stati colorati e completati con delle

immagini.

Il mercatino non ha rispettato le nostre

aspettative, pur però ammettendo che

noi ragazzi avremmo potuto prestare

più attenzione, precisione e cura a

quello che facevamo ma il tempo a

nostra disposizione è stato molto poco;

ma sapendo che i soldi sarebbero stati

usati per contribuire ad attività di noi

studenti uno poteva fare anche un

sacrificio; dopotutto lì c’erano anche i

lavori dei loro figli.

Noi comunque confidiamo che le classi

seconde e prime possano far tesoro di

questa esperienza e possano l’anno

prossimo migliorare sia nei lavori che

nella gestione e amministrazione del

mercatino natalizio.

Il 16 dicembre le classi terze

della Scuola Media dell’Istituto

Comprensivo di Goito si sono

recate al teatro Ariston di

Mantova per assistere alla

rappresentazione del “Il fu

Mattia Pascal“. La compagnia,

che ha realizzato l’opera, si è

esibita in trenta città prima di

giungere a Mantova. La

rappresentazione si è svolta in un arco

di novanta minuti durante i quali si sono

succeduti momenti di comicità, ma

anche di riflessione, suscitati

dall’atteggiamento di tristezza e di

solitudine propria del personaggio

principale.

Sulla scena è stata rappresentata la vita

di Mattia Pascal, un bibliotecario

insoddisfatto della vita che conduce, il

quale, un giorno, mentre è in viaggio,

scopre leggendo il giornale, di essere

morto e decide di cogliere l’occasione

per cambiare identità e rifarsi una vita.

Dopo aver fatto tappa in molte città,

soggiorna qualche tempo a Roma, dove

si innamora di Adriana, ma, quando

viene derubato dal cognato della donna,

non vuole denunciare il furto, perché sa

che si scoprirebbe la sua identità. Allora

inscenando un suicidio, torna al suo

paese e prova a riprendersi la vecchia

identità.

Da parte dei ragazzi presenti alla

rappresentazione c’e stato un silenzio di

tomba, come richiesto dal protagonista

prima dell’inizio dello spettacolo.

L’opera, dalle loro facce e da quello che

hanno detto alla fine della

rappresentazione, è stato un successo

con numerosi applausi vigorosi, sia alla

fine che durante lo spettacolo. Gli attori

hanno recitato riproducendo le battute

con un ritmo molto lento in modo da

farci capire la situazione e le parole

pronunciate.

Secondo noi l’opera è stata molto bella

e non ci si poteva certo addormentare,

perché la scena ha attirato il nostro

sguardo e la nostra attenzione: ci

sembrava addirittura di partecipare,

cioè di essere sul palco con gli attori.

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2011 ANNO I NUMERO I Responsabile del progetto Prof.ssa Carmela Saitta

Importante successoGoito - Porto

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AvvenimentiPag. 2

Corsa campestre degli alunni della scuola secondaria di I Grado

Tutti in corsa per la vittoriaUna giornata all'aperto tra competizioni sportive, animazione e rinfresco offerto dall'AVIS

Come ogni anno scolastico, non poteva mancare, in questo 2010-2011, la campestre d’Istituto, organizzata dal nostro mitico insegnante di ginnastica, il prof. Bassani. Si tratta di una competizione sportiva in cui gli allievi e le allieve di tutte le classi “si affrontano” in una corsa di resistenza. La data scelta per la gara era stata il 10 novembre, ma si è stati costretti a rimandarla al 12 dello stesso mese a causa del maltempo. La giornata è iniziata come tutte le altre, in quanto abbiamo svolto le prime due ore di lezione normalmente e solo alle dieci ci siamo

incamminati verso il campetto, dove ci aspettavano un paio di professori e alcuni alunni che avevano aiutato nella preparazione della competizione.

Dopo un breve discorso tenuto dal docente di Educazione fisica, sono iniziate le “gare”, suddivise in quattro categorie: -categoria ragazzi prima media -categoria ragazze prima media -categoria cadette

-categoria cadetti Al termine della corsa, i volontari dell’AVIS hanno offerto un tè caldo agli “atleti” per rimetterli in sesto; poi hanno dato una buona merenda a tutti, anche a quelli che non avevano partecipato, ma il cui tifo era stato il principale sostegno per quanti erano impegnati a correre, i quali hanno continuato senza arrendersi. Nell’arco della mattinata si è avuto anche un momento di intrattenimento grazie

all’esibizione di alcune ragazze che hanno ballato coreografie curate da loro stesse.La manifestazione si è conclusa con la premiazione, da parte dell’assessore allo Sport, dei vincitori che ci avrebbero rappresentati poi alla campestre intercomunale, affrontando i classificati delle altre scuole della provincia. Infine, tutte gli alunni si sono disposti nel campo da calcio a forma di cerchi, dodici in tutto, uno per classe, e hanno gridato il saluto finale con un sonoro “hip hip urrà!”.

Un progetto di orientamento per i ragazzi delle terze

Orientati?? Beh, più o meno!Incontri con l'esperto per una scelta consapevole

Siamo arrivati quasi al termine della scuola media, un percorso che è stato avventuroso ma, talvolta, anche faticoso e certamente una delle difficoltà maggiori è stata per noi quella di decidere cosa fare della nostra vita per i prossimi cinque anni e non solo. A tal fine, la scuola ha portato avanti un progetto, curato dalla docente di lettere di III D in collaborazione con le coordinatrici delle classi parallele, che ha coinvolto come esperto il professor Natale Bottura, il quale si occupa dell’orientamento per i ragazzi di terza media.Gli incontri sono stati due e si sono svolti a novembre e gennaio durante le ore di lettere. In tali occasioni il professore ci ha spiegato come funziona il mondo intorno a noi, ricorrendo a degli schemi e raccontandoci fatti della sua infanzia per farci riflettere e per

metterci nella condizione di poter confrontare il passato con il presente. Ci ha fatto ragionare sui cambiamenti del mondo nel campo tecnologico e ci ha fatto capire come l’Italia (e ormai ogni angolo del pianeta) sia un Paese dipendente dagli altri Stati, si parla quindi di globalizzazione.

Quanto alla strada da prendere una volta completato il triennio della scuola media, Bottura ha sottolineato il fatto che la scelta delle superiori deve essere fatta da noi ragazzi e non imposta dai nostri genitori; tuttavia, questi ultimi, così come i docenti, costituiscono un importante punto di riferimento per chi deve affrontare un passo che non può essere un salto nel vuoto e non possono non discutere con noi di un argomento così importante. Per una scelta pensata è necessario, inoltre, che noi ci confrontiamo con le nostre capacità e con la nostra volontà di impegnarci. Un terzo incontro ha avuto luogo il 3 dicembre, nel tardo pomeriggio, e ha riguardato i genitori, che vi hanno preso parte numerosi.

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Pag. 3ANNO I NUMERO I2011

Momento di incontro tra i bambini della scuola primaria e gli ospiti della Casa Alloggio di Sacca.Le generazioni si incontrano

Fortunato connubio tra le generazioni del territorio

Anche quest’anno, gli alunni della classe terza A della scuola primaria di Goito, hanno iniziato il loro percorso di collaborazione con gli amici

della Casa Alloggio di Sacca. E’ un’iniziativa che ha preso il via in classe prima ed è stata accolta molto bene sia dai bambini che dai genitori. Il loro contributo si inserisce nelle attività programmate, dando spazio al lavoro artistico e manipolativo. I bambini hanno lavorato serenamente con questi adulti ed hanno imparato a vederli come amici, crescendo insieme a loro. Il sorriso e l’entusiasmo con cui queste persone si presentavano a scuola, è la dimostrazione di come ciò che veramente educa i bambini, può essere positivo anche per le persone “diversamente abili”.Il primo momento di incontro è stata la messa celebrata nella chiesa di Sacca, il 17 dicembre2010, durante la quale i bambini hanno cantato due canzoni preparate a scuola. Il giorno successivo, nelle aule polifunzionali, alla presenza dei genitori, ci siamo ritrovati insieme per un momento di gioia: bambini e adulti hanno cantato e recitato poesie, lasciando a tutti un messaggio di pace e d’amore.

lI disegni e la storia del nostro paese realizzata dai bambini della primaria "Vittorino da Feltre"

Il calendario scolastico della primaria di GoitoGoito, trecentosessantacinque giorni per conoscere il nostro passato

Splendida realizzazione degli alunni della classe IV A della scuola Primaria di Goito, guidati dall'insegnante Rita De Biasi, che hanno ricostruito, attraverso i disegni e le relative didascalie, la storia del nostro paese. Le realizzazioni sono state successivamente inserite in un calendario, scaricabile dal sito della scuola. Questo calendario è stato realizzato anche grazie al contributo assai simpatico e preciso di Fabrizio Codato. Alcune realizzazioni: Questa chiesa fu distrutta dal terremoto del 6 luglio

1693. Nel 1735 fu eretta l’attuale Chiesa parrocchiale

proclamata Basilica minore nel 1946.

Nel 1530 d.C. i Gonzaga da Marchesi diventarono

Duchi di Mantova fino al 1700 circa. Poi gran parte

del loro territorio passò sotto il dominio austriaco.

La Rocca fu trasformata in dimora a quattro piani da

Ludovico || Gonzaga nel 1450 poi fu resa sicura con il

fossato e il canale Naviglio realizzati sotto la guida di

Giovanni da Padova.

Nel 139a.C. l’esercito dei Romani costruì un

accampamento sulla riva destra del Mincio. Ancora

oggi sono ben visibili le vie perpendicolari nella

pianta del centro storico del paese.

Page 4: Scuola, Sport & studio

Giovani scrittoriPag. 4

A spasso nel tempo e nello spazioSe ti fosse possibile proiettarti nel futuro ed effettuare una missione nello spazio, dove compiresti questo viaggio

inusuale? Come ti prepareresti? Con chi andresti? Quale situazione lasceresti sulla Terra? Che cosa porteresti con te? Dove atterreresti? Quanto vorresti fermarti, prevedi di tornare? A quali condizioni?

di Valentina Fabris

Come sarebbe bello poter viaggiare nel tempo! Se mi fosse chiesto di teletrasportarmi in un futuro, accetterei sicuramente! Ci andrei da sola per poter osservare la mia vita futura, per saper come sarò… ci andrei anche per poter vedere se queste guerre continue sulla Terra scompariranno: che bello pensare a un mondo senza litigi! Cercherei anche di risolvere i problemi della povertà e della fame nel mondo… se poi mi chiedessero di partecipare a una missione spaziale …”Wow”,penserei, “è un’occasione unica!” Mi proietterei nel non molto lontano né poco vicino 2023 fino ai miei 26 anni e per compiere la missione mi infiltrerei nello Shuttle in partenza dalla … (per compiere la missione affidatami dalla Nasa). Mi basterebbe fermarmi per poco e tornerei sicuramente al “presente”: non vorrei mai perdere tredici anni della mia vita. Se dovessi raccontare ciò che immagino, mi piacerebbe cominciare cosi: Mi sedetti su quello strano aggeggio e mi misero sulla testa una specie di casco, il mio cuore batteva a mille e tra me e me pensavo “E se non riuscirò a completare la missione?? e se non ci sono altre forme di vita?”. Poi, ad un certo punto, un lampo di luce bianca e io caddi in questo bianco,in questo vuoto; poi vidi un puntino nero che si avvicinava sempre di più fino ad inghiottirmi, mi schiantai al suolo e svenni. Quando riacquistai conoscenza mi ritrovai in una stanza stupenda, sdraiata su un letto; mi misi a sedere di soprassalto e mi chiesi: “Dove sono?” Mi guardai attorno e dissi “Ma questa non è casa mia!?!”. Poi mi alzai di scatto e corsi allo specchio: non ero io o forse sì, con qualche anno in più; i miei brufoli erano scomparsi e i chili di troppo che avevo non c’erano più; mi sentivo a disagio: non ero più io. Sentii bussare alla porta. “Chi è?”, dissi. Una voce di donna mi rispose “Sono io! Aprimi! Ieri sera ho dimenticato il copione del film che dovevo portare a…”. Non fece in tempo a finire la frase che io le aprii la porta. Aveva un viso familiare, che avevo già visto. Aveva più o meno la mia età e mi colpivano le sue guancie tonde e i suoi occhioni. “Ma sei ancora in pigiama? Sbrigati,devi andare sul set!”. Ed io che non sapevo cosa volesse dire “Cosa?!?

Giada?” “Chi vuoi che sia! Sbrigati! Tutti gli altri ti stanno aspettando. Non si possono girare delle scene senza di te!”Sbalordita, corsi a vestirmi e le dissi: “Aspettami!” e, in quattro e quattro otto, uscii di casa. Salita in macchina, guardai il volante e le dissi “Potresti guidare tu e accompagnarmi sul set?” E cosi fece. Durante il tragitto le chiesi: “Ma cosa devo fare oggi?”, e lei:”Non lo ricordi più? Sei il regista: devi girare le scene! Come mi sembri strana oggi!” A quel punto, ricordandomi della mia missione, le domandai: ”Che giorno è oggi?” “È il 25 giugno”. Alle sue parole saltai giù dall’auto e lei: ”Dove stai andando? Sei impazzita?” Mi accorsi poi che ero a L.A. (Los Angeles) e che, meno male, ero vicina alla piattaforma di partenza dello shuttle. Arrivai appena in tempo: dieci minuti e la navicella sarebbe già stata nello spazio. Mi infiltrai nello shuttle e mi nascosi in una cabina dove per due lunghissime ore aspettai che lo shuttle atterrasse. Quando ciò accadde, gli altri, gli astronauti, uscirono mentre io rimasi a guardare dall'oblò...C’èra una vista stupenda: un campo di fiori blu che assomigliavano a girasoli; più lontano, una montagna dallo strano colore rosso con la cima coperta di neve bianca. Per un giorno aspettai gli astronauti; poi, al loro ritorno, ascoltai quello che dicevano: “Non dobbiamo assolutamente dire quello che abbiamo visto oggi”. Era evidente che avevano scoperto qualcosa. Rimasi chiusa in quello sgabuzzino fino all’ atterraggio; poi mi nascosi tra la folla e ascoltai quello che riferivano a proposito della missione: “Non abbiamo trovato forme di vita; è un pianeta desolato, un deserto, sabbia ovunque!” Io pensai:”Che bugiardi!”. Era ovvio che avevano trovato qualcosa e qualcuno! Poi ad un tratto mi svegliai di soprassalto. Ero di nuovo seduta sulla macchina del tempo. Attorno a me c’erano delle persone in grande agitazione che mi facevano delle domande: “Esistono altre forme di vita?” “Il mondo ne è a conoscenza?”. Feci tacere tutti e poi dissi: “Molto lontano da qui, su uno sconosciuto pianeta, esistono sì forme di vita, ma il mondo non ne è, né dovrà venirne a conoscenza, almeno per il momento!”. Tutti si guardarono stupiti e, dopo qualche secondo di silenzio, se ne andarono senza dire niente alla gente per non farla cadere nel panico più totale.

di Beatrice Zantedeschi

"Io sono perfetta, è il mondo che è sbagliato.." Volevo iniziare questo racconto con questa frase... perché penso che tutti noi adolescenti crediamo in questo. A volte però, anzi sempre, risulta il contrario, e per come ci

sentiamo spesso vorremmo vedere il mondo da lontano per capire se siamo davvero a noi a rovinare sempre tutto."Offerta speciale! E' possibile proiettarti nello spazio! Vuoi approfittarne?" " Sì, con piacere!" " Bene, preparati allora! Porta tutto quello che vuoi!"

Page 5: Scuola, Sport & studio

Pag. 5

Paura nello spazioNASA, 23 marzo 2030. Viene registrato il seguente messaggio: “Qui è lo shuttle Pacific che vi parla. Siamo in una situazione di

emergenza, si è verificata un’ avaria al motore e stiamo atterrando su un pianeta sconosciuto ! “ Cosa succede ?

di Luca Defranceschi

I piloti dell’astronave, Marcus, Andrew, Lucas, Sebastian e George sono caduti su Marte per un’avaria al motore. Nessuno si è fatto male ma la navicella è da riparare e ci vorranno almeno due o tre settimane. George e Marcus si mettono subito ad aggiustare la navicella in modo da non perdere tempo; Lucas, Andrew e Sebastian prendono i fucili laser e iniziano a “visitare” il nuovo pianeta. Mentre George prova a riattaccare i fili del reattore, quest’ultimo ha un corto circuito e si rende conto del fatto che per il problema da affrontare serve un pezzo di ricambio che non hanno e che le due tre settimane diventeranno cinque o sei. I tre esploratori intanto trovano una capanna e si avvicinano con cautela per vedere se c’è dentro qualcuno. Vi trovano tre uomini un po’ particolari, perché hanno le orecchie a punta e assomigliano a tre marziani. I tre gli dicono che non sono su Marte ma su un pianeta chiamato Orolo. Raccontano loro che questo era un bel pianeta fino a quando è arrivato ZZT, un sovrano molto spietato chiamato anche il “signore nero”, che ha conquistato il pianeta insieme ai suoi robot, chiamati dalla popolazione blaster, riducendo in schiavitù la popolazione. Solo cento persone circa si sono salvate e adesso fanno parte di un’associazione ribelle che intende riappropriarsi del pianeta.

I tre astronauti si guardano in faccia e hanno la stessa folle idea: aiutare i ribelli a riconquistare il loro Orolo. Pertanto, Lucas, seguito dai compagni, torna alla navicella per prendere la jeep spaziale, caricarla di armi e portarla ai ribelli. Marcus e George rimangono un po’ storditi, ma, dopo che Lucas racconta loro la triste storia, si dichiarano d’accordo con il proposito dei colleghi.Uno dei tre alieni comunica che anche loro hanno una navicella e una cinquantina di moto spaziali. Si decide a questo punto la strategia; Lucas decide che ci saranno tre batterie di soldati ad attaccare la base nemica: una aerea composta dalle trenta navicelle con a capo Marcus e George, una seconda composta dalle cinquanta moto spaziali comandate da Lucas e Sebastian e un’altra di uomini a terra, guidata da Andrew. Tutti e cinque, inoltre addestreranno i ribelli, perché siano in grado di affrontare i nemici e avere la meglio.George è molto preoccupato perché il giorno fissato per l’attacco sarebbe quello del Natale e lui, che ha moglie e figlia, vorrebbe poter essere con loro per tale ricorrenza. Il capo dei ribelli, Peters, prima dell’inizio degli addestramenti, mostra a Lucas la piantina della base, riferendo che negli attacchi precedenti non sono riusciti a uccidere neanche un blaster, mentre hanno perso cinquanta uomini in un’ ora perché era impossibile avvicinarsi alle mura dei bunker e, men che meno, entrare. Sebastian propone allora di scavare dei tunnel sotto terra, che dalla loro base raggiungano il territorio nemico e sia Lucas che Peters dicono che è un’ottima idea.

In fretta ho preparato la borsa con le cuffiette per ascoltare la musica, il mio cellulare, alcune penne con dei fogli bianchi e delle caramelle. Certo questa esperienza non posso farla tutti i giorni, anche se lascerei una situazione che sinceramente in parte non mi dispiacerebbe. Però i miei amici tutto il tempo che passiamo insieme dove lo metto?! Ancora pensierosa e un po' agitata, improvvisamente i vivaci colori della mia cameretta spariscono dalla mia vista e diventa tutto nero... Passano pochi, interminabili secondi prima di atterrare su un paesaggio spoglio, di colore grigiastro e piuttosto freddo..Si alternano piccole conche nel terreno con degli altopiani e delle pianure.. un paesaggio immenso, che non mi sarei mai aspettata di vedere in vita mia. Ancora un po' spaesata ho capito che sono atterrata sulla Luna !Me lo conferma il cielo scuro e pieno di piccoli scintillii di stelle.Da un' estremità del cielo osservo la Terra, che vista da qua risulta alquanto rimpicciolita rispetto alle dimensioni reali, tanto da sembrare un pallone da basket...

Si distinguevano il verde-marrone dei continenti, il blu intenso dei mari e degli oceani e infine un enorme superficie biancastra, ovvero quella delle nuvole. Seduta su un grosso ammasso di pietra vulcanica osservo attentamente ciò che mi circonda e contemporaneamente penso "alla mia gente". Per ricordarmi di questo meraviglioso viaggio mi infilo una manciata di sabbia nei pantaloni. Le ore passano lentamente e questo soggiorno sulla Luna mi fa riflettere molto.. penso che a qualunque condizione preferirei tornare sulla Terra !Qua, da sola, non ho nessun significato, preferisco tornare al mio paese a godermi ciò che la vita di bello e di brutto mi offre !Ma la domanda da porsi è.. “Come faccio?!” All' improvviso non vedo più niente e in meno di una decina di secondi sono stata ricapultata nella mia stanza, più precisamente nel mio letto con pantaloncini e canottiera, ancora assonnata.. di colpo suona la sveglia e io per lo spavento cado giù dal letto..Un po' confusa tra me pensavo: " E' stato solo un sogno, uno stupido sogno, che però mi ha fatto capire quanto sia importante e meravigliosa la Terra”!!

ANNO I NUMERO I2011

Page 6: Scuola, Sport & studio

Iniziano gli addestramenti: la mattina ci si esercita, la sera invece si scava. Nello stesso momento in cui Lucas annuncia a Peters che gli allenamenti sono conclusi arrivano Sebastian e Marcus dicendo che hanno toccato il muro nemico. Questo fa sì che lo scontro venga anticipato al ventiquattro sera, giorno della vigilia, in modo da poter tornare sulla Terra in tempo per festeggiare il Natale.I cinque astronauti sono eccitati, ma allo stesso tempo hanno paura per quello che possa succedere. Marcus e George salgono sulle navicelle; il loro compito è bombardare le mura e la porta per aprire un varco a Lucas e Sebastian che entreranno con le moto dentro la base; successivamente, dall’altra parte Andrew con i suoi uomini attaccherà i blaster nei bunker. È un piano perfetto e non si possono, né devono, fare errori. Marcus e George partono e quando si trovano a distanza sufficiente per intervenire, lanciano le bombe e sparano. Poiché il primo attacco va bene, ritornano alla base nemica e ripetono la stessa mossa per cinque volte; riescono ad aprire così un varco per Lucas e Sebastian che entrano e raggiungono le mura secondarie. Lì incontrano vari blaster e ha inizio la vera battaglia. ZZT viene informato e, furioso, comanda che venga attivata l’arma segreta: dei robot alti sei metri con due raggi laser. Appena Lucas e Sebastian vedono i robot si spaventano, anche perché avanzano ignorando ogni ostacolo e distruggendo ogni cosa che trovano davanti a sé. Andrew, che come gli altri si trova davanti quei mostri che gli sparano contro, viene ferito e cade a terra; Lucas e Sebastian si precipitano per salvarlo. La ferita è grave e bisognerà portarlo al campo. I due chiamano i due ribelli che, con la navicella, corrono alla base per curarlo. Intanto i robot giganti vengono eliminati; rimangono solo i

blaster che, però, sono milioni. Mentre avanza, Sebastian trova l’entrata per arrivare da ZZT. Chiama Lucas, Marcus, George e alcuni ribelli che gli aprono la strada. Nel corridoio non c’è nessuno, ma alla fine ne scorgono ZZT che sta salendo sulla navicella per scappare.I quattro ragazzi, insieme ai compagni, iniziano a sparare ai blaster; Lucas prende un lanciatore laser, molto simile ad un bazooka, e spara contro la porta della navicella che, immediatamente, si blocca e il signore nero è costretto ad affrontarli. Uno dei ribelli, però, lo colpisce e ZZT cade a terra e muore; i blaster sono costretti ad arrendersi, mentre i ribelli esultano perché hanno riconquistato il loro territorio.I tre ribelli che avevano conosciuto, riaccompagnano alla loro navicella gli astronauti che, dopo mille ringraziamenti, ritornano sulla Terra.

La detective...in gialloAtlantic City, 28 ottobre 1991. Alla centrale di polizia è appena stata denunciata la scomparsa di una giovane donna che viveva da sola in un quartiere periferico della

città. Si tratta di…

di Elena Falchi

La centrale era in subbuglio, avevano avuto un altro rapimento prima di questo, ma sembrava fosse il primo. La detective Starecktt entrò nella stanza con passo veloce e deciso. “Chi è la vittima?”chiese lei. “Nicole Misa, è stata denunciata la sua scomparsa stamattina presto” rispose Ebby. La detective “Aveva dei parenti?” “No” rispose Tony "a parte una zia che abita a New York... penso sarebbe meglio avvertirla...". "Chi ha denunciato la scomparsa?" chiese ancora lei. "La signora Hill, una vicina preoccupata" rispose Ebby, camminando su e giù

con i suoi codini che ondeggiavano avanti e indietro. "Fatela venire, dobbiamo interrogarla" disse la detective "Già fatto! Eccola!" disse prontamente Tony scontando una signora sulla quarantina davanti ai verdi occhi di Kate Starecktt. "Bene signora, si accomodi. Possiamo farle qualche domanda?" disse lei. "Sigh... certo... sigh" disse tra i singhiozzi la signora con voce tremante. "Bene, se se la sente, allora cominciamo. Conosceva molto bene Nicole?" "Sì...sigh... era come... sigh...una figlia … sigh... per me..." "Che lei sappia,aveva dei nemici?" "No... sigh... però c'era quel fidanzato..."una pausa" era un tipo davvero strano e quando lei lo ha lasciato..." una pausa più lunga interrotta da qualche singhiozzo, poi riprese: "lei mi diceva che

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la minacciava con telefonate e strane e-mail...." e scoppiò in lacrime. "Si calmi signora, andrà tutto bene... la ritroveremo" disse Kate per consolarla "torni pure a casa, ma prima, può descriverci il fidanzato di Nicole? Sarebbe molto utile per le indagini..." chiese dolcemente la detective. "Sì, va bene... allora Liam è alto, castano chiaro, di corporatura normale, molto muscoloso... Ehm... dalle foto che mi faceva vedere Nicole, sembra abbia gli occhi verdi e un sorriso dolce; non capisco né perché lo abbia lasciato né come lui potesse mandarle minacce a non finire..." disse la signora e poi un altro paio di singhiozzi. "Quello che ha descritto è un tipico ragazzo americano, non aveva dei sogni particolari?" chiese Kate. " Beh, adesso che mi fa pensare, lei mi ha detto che aveva dolcissima voglia a forma di cuore sulla spalla sinistra e una piccola cicatrice sulla caviglia, a causa di un'operazione per salvare il piede dopo un incidente sul lavoro..." una pausa, interrotta dalla detective: "Che lavoro faceva?" "Lavorava per un'azienda immobiliare e un giorno a uno dei suoi colleghi è scivolato un mobile proprio sul piede di Liam..." "Come si chiamava signora?" chiese la detective. "Era molto amico di Nicole, mi pare si chiamasse Justin..." "Grazie signora ci è stata molto d'aiuto. Se scopriamo qualcosa la informeremo, lei si tenga sempre a disposizione, probabilmente la dovremo interrogare ancora..." "Grazie a voi" un altro singhiozzo e, con la testa china, se ne andò pian piano. "È sincera" disse Ebby "lo si capisce dagli occhi, era davvero disperata"."Bene! Abbiamo due sospettati! Andiamo a prenderli, ma prima dobbiamo fare il punto della situazione..." disse la detective."Sappiamo che aveva un fidanzato pazzo, un amico che aveva quasi “eliminato” il piede al ragazzo e che entrambi lavorano in un'agenzia immobiliare, ma quale?" rispose Tony. "Beh, è facile! Ce ne sono tre in questa città, due a sud e una a nord, sappiamo che Nicole abitava a nord e vedeva il fidanzato tutti i giorni, perciò non doveva abitare troppo lontano; direi che c'è una buona percentuale di possibilità di trovare quello giusto!" disse Ebby. "Bene! Andiamo a cercare i due ragazzi! " disse la detective.

…. All'agenzia ....

Un dipendente che passava: "Salve! Posso esservi d'aiuto?" Kate chiese, mostrando due foto segnaletiche: "Li conosce? Siamo della polizia" "Si, certo! Sono Liam e Justin! Cosa hanno fatto ancora?" rispose l'uomo."Ancora?" chiese Tony. "Si, ancora, quei due continuano a litigare...non c'è un momento in cui siano in pace, parlano sempre di una ragazza, ma non so bene...comunque sono laggiù, vicino a quel camion" rispose il dipendente. "Grazie" rispose la detective.

Una volta raggiunto il camion , Tony chiese:"Siete Justin e Liam?" E loro:"Sì, perché? Chi siete?" "Siamo della polizia, dobbiamo portarvi in centrale per farvi qualche domanda" rispose Kate. "Cos'è successo?!" chiese preoccupato Liam. "Vi spiegheremo tutto in commissariato" disse Ebby.

…. In centrale ....

"Cosa?!?" esclamò Liam "Nicole è stata rapita? Perché e da chi?!""È quello che stiamo cercando di scoprire" disse Ebby "E voi due siete sospettati". "Io non potrei mai farle del male, neanche se lo volessi!" disse Liam. "È la mia migliore amica, non potrei farle qualcosa di brutto!" disse a sua volta Justin. "Ora dobbiamo farvi qualche domanda" disse la detective. "Risponderemo a tutto!" disse Liam. "Bene! Cominciamo da te Liam. Sappiamo che eri il fidanzato di Nicole e che quando lei ti ha lasciato tu le mandavi delle minacce e delle strane e-mail". "All'inizio, poiché io l'amavo moltissimo, quando mi ha lasciato non ho capito più niente" disse Liam "ma poi ho smesso e le ho chiesto di essere amici; prima di rispondere però lei se n'è andata e non l'ho più vista" un sospiro profondo. "È solo colpa tua! Sei stato tu!" gridò Justin "Non è vero! Io l'amavo!" rispose Liam. "Bugiardo!" ribattè Justin "Basta! Basta! Smettetela!" gridò Tony e, insieme a Ebby, li divisero. "Ora tornate a casa, ma tenetevi a nostra disposizione" disse la detective.

…. Il giorno dopo ....

Un pianto isterico echeggiava nella stanza. La signora Hill sembrava una fontana. Era stato trovato il corpo inerme di Nicole in un canale, pieno di fango e con un profondo taglio alla gola. Le mani erano incrociate come quelle delle mummie le gambe avevano dei fori sui piedi e sulla testa c'era una scritta fatta con il sangue che diceva:“EX”. "Si calmi signora, troveremo il colpevole ora torni a casa e chiuda le porte" disse Kate. La detective arrivò sul luogo del crimine; la scientifica era già sul posto. Il medico disse: "È stata uccisa sgozzata, come potete vedere; l'ora del decesso risale a qualche ora fa, ma la stabilirò con precisione in laboratorio; devono averla trascinata, ma non posso dire altro prima delle analisi..." "Grazie" disse Kate "Sapete, mi ricorda tanto un omicidio che ho letto in un libro. Era di quello scrittore, come si chiamava?" una pausa "Kaluh, giusto?" "Non lo so, non ho mai letto i suoi libri..." rispose Tony. "Dobbiamo chiamarlo e chiedergli qualcosa di più sull'omicidio" disse Kate.

...In una villetta in periferia...

"Gnowhm!" un enorme sbadiglio di elefante "Chi è che disturba a

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quest'ora?!" disse Kaluh (in realtà erano le 11 del mattino)."Polizia! Apra signor Kaluh!" gridano la detective ed Ebby"Arrivo!" disse lo scrittore, snervato ma al tempo stesso curioso.Una volta entrati in casa, gli agenti si sedettero e gli spiegarono tutto. Fu felicissimo che qualcuno uccidesse come lui raccontava e un sorrisetto furbo apparì sul suo viso. La detective disse arrabbiata: "Mi scusi! Lo sa che è morta una persona?!""Dettagli! Dettagli!" rispose lo scrittore "Dovete portarmi sulla scena del crimine! Sto morendo dalla curiosità!""Sta scherzando, spero!" disse Kate "Adesso la portiamo in centrale, ci spiega tutti i dettagli e i particolari e poi, con il consenso del capitano, forse la poteremo a casa della vittima o sulla scena del crimine. Kaluh si mordicchiava il labbro nervosamente, ma alla fine accettò.

…. In centrale ....

Lo scrittore continuava a parlare dei suoi romanzi, della sua forma e delle sue fan. A un certo punto la detective disse esasperata: "Ora basta! Non è venuto qui per farsi pubblicità, ma solo per dare maggiori chiarimenti sul caso!" "Va bene va bene! Uffa che noia!" ripose lo scrittore "Allora, la scritta sulla fronte non c'è nel romanzo, tutto il resto è uguale, il taglio al collo, le braccia, i piedi e il corpo nel canale; tuttavia c'è un'altra differenza! Il taglio, nel mio racconto non uccide la vittima...", una pausa riflessiva e riprese "Dovrei andare a casa della vittima per capire meglio cosa è successo" "Lo sappiamo, dobbiamo mettere sotto sequestro la casa, ma prima che arrivi il mandato bisogna aspettare qualche giorno...""Lasciate fare a me!" disse lo scrittore, digitando numeri sul cellulare "Pronto? Ehi, Big Rob! Come va amico?! Mi serve un mandato per mettere a soqquadro una casa!" una pausa, poi riprese "Grazie! Ci sentiamo dopo, allora! Ciao!"Kate, sbalordita chiese: "Conosce il sindaco?"E lui: "Chi? Big Rob? Ovvio! Dammi del “tu” dolcezza! Comunque tra mezz'ora avremmo il mandato!" "Cooosa?!?" disse la detective "Come hai fatto?!""Si dà il caso che il sindaco sia un mio grande ammiratore....ed era in debito con me perché gli ho autografato il mio ultimo libro!" rispose orgogliosamente lo scrittore "Tuttavia, per convincerlo gli ho dovuto dire che sarei rimasto con voi per avere l'ispirazione per il prossimo romanzo... Quindi da oggi sono in squadra con voi!" Quando la detective Starecktt arrivò a casa della vittima, tutto era in ordine, la scientifica non aveva trovato impronte di un possibile sospettato, ma c'era quell'armadietto, quello sembrava attirare l'attenzione della detective e di Kaluh."C'è qualcosa che non va..." disse la detective "Ma cosa?" "La foto!" esclamò Kaluh "Guarda! Qui ci sono tante foto, ma ne manca una! Si vede chiaramente dallo strato di polvere che manca in questo punto, vuol dire che ce n'era una che poi è

caduta o si è staccata." si chinò e raccolse una foto caduta dietro all'armadietto "Eccola! Ma..." "Cosa c'è?!" chiese curiosa Kate."Guarda. Qui c'era qualcuno, ma è stata grattata via la testa. A quanto pare questa persona non era gradita..." una pausa "Dobbiamo capire chi è..." disse lo scrittore."Qui ci sono dei fogli sparsi per terra. Sono delle pagine di diario..." Kate lesse rapidamente "Parlano dell'amicizia con Justin, ma dice anche che deve chiuderla, farla finita, perché lui stava oltrepassando un limite che non doveva superare..." una pausa, interrotta dallo scrittore. "La violentava. La faccia nella foto, penso sia questo Justin... La soglia che ha passato... Ma questo non significa che l'abbia rapita... Devo vederlo! Dovete interrogarlo di nuovo." disse Kaluh. "Hai ragione." disse Kate, ma quando stava per continuare, fu interrotta dalla suoneria del suo cellulare: “Driiiiiin”, “Driiiiiin”, “Driiiiiin”. Rispose: "Detective Starecktt... Ok grazie, arriviamo""Cosa c'è? Cosa è successo?", chiese curioso come una scimmia lo scrittore: "La scientifica ha trovato qualcosa. Portiamo le prove in centrale" rispose Kate.

…. Dalla scientifica ....

"Era pulita, l'ora del decesso risale a trenta ore fa, sotto le unghie abbiamo trovato delle scaglie di pelle appartenenti a qualcun altro, ma non abbiamo trovato riscontri, stiamo provando su un altro database... Quando e se troviamo qualcosa ve la diremo immediatamente. Sui polsi, inoltre, abbiamo trovato segni di corda, e anche segni di lotta; per ora è tutto..." disse il medico. "E il sangue sulla fronte?" chiese Kate "È di Nicole, ma è più vecchio della morte, è stato fatto prima che morisse" rispose ancora il medico. "Grazie, ora dobbiamo andare... Arrivederci" disse Kaluh "Presto, vieni!" "Cosa c'è?" chiese Kate "So chi è stato!" le rispose "Justin. Tutto è chiaro! Ha fatto in modo che sembrasse Liam il colpevole, perché sulla fronte c'era scritto “EX”, ma in realtà se si ruotano le lettere, diventano “m” cioè “N” e “+”, vuol dire che era qualcosa di più per Nicole; inoltre l'omicidio sembrava uno dei miei, per far sembrare che fosse stato un fan molto accanito, come mi hai detto essere Liam; ma se davvero fosse stato un fan, non avrebbe fatto diversità, inoltre la foto e il diario completano il tutto!" disse Kaluh. "Grazie. Hai ragione, il puzzle si è ricomposto!"

…. Dopo poco tempo ….

"Justin! Sei in arresto per il rapimento e l'omicidio di Nicole Misa!" esclamò Kate. "Come avete fatto?! Certo, tutto è chiaro, siete stati nella sua stanza..." disse sospirando Justin "Va beh, io la amavo, ma lei non ricambiava..." "Grazie di tutto" disse Kate a Kaluh.E i due si strinsero la mano sorridendo.

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Il diritto all'infanzia negatoRiflessioni e produzioni sul tema dei bambini soldato

Nel testo che abbiamo letto, a un certo punto, il narratore (un bambino-soldato) parla di come non provava niente quando uccideva una persona. Questo ci fa riflettere e ci fa pensare a come possa un ragazzo non provare niente quando mette fine alla vita di qualcuno. Dice anche che la prima volta che ha ammazzato una persona, ha sentito un po’ di rimorso dentro di sé, ma poi più niente, come una lastra di ghiaccio. È già difficile pensare che un bambino possa uccidere una persona, ma che addirittura non senta niente, è spaventoso.Non si può trasformare un ragazzino in un serial killer, sarebbe meschino anche per la persona più perfida, ma purtroppo succede, e per limitare ciò, basterebbe semplicemente applicare qualche regola in più e cominciare a trattare i bambini come persone e non come oggetti.

Io, personalmente, non sarei mai capace di uccidere qualcuno e penso che le persone che adesso comandano gli eserciti (perché è così che si devono definire) di bambini-soldato, da piccoli abbiano subito la stessa cosa e quindi, invece di pensare a fare in modo che i loro posteri siano felici e che vivano senza preoccupazioni, vogliono solo far provare agli altri quello che loro stessi hanno provato, come una vendetta. Sempre nel testo, si parla di come i ragazzi esultassero quando un loro comandante uccideva o comunque compiva un atto di violenza. Essere felice della morte di qualcun altro non è bello, ma sono cresciuti con le persone che imponevano loro la violenza, e quindi hanno cominciato a ritenerla quasi una cosa che facesse del bene e che non fosse una cosa sbagliata. Secondo me, le persone che ridono davanti alla violenza e al dolore degli altri, lo fanno per “auto dimostrare” a sé stessi che sono forti e furbi, mentre dentro sanno di essere deboli e fragili come tutte le persone. Ok, loro dicono che la violenza è giusta e che va bene, no? Allora, perché non possiamo usarla contro di loro? Io sono contro la violenza, ma in questi casi, è difficile e praticamente impossibile far finta di niente. Non si può dire “Quanto mi dispiace per quei bambini!” o “Come mi fanno pena!”! Con le parole non si risolve niente, tantomeno con la compassione. Per loro, bisogna agire, fare qualcosa che veramente li aiuti a uscire da quel terribile “tunnel” della vita del soldato; anche perché in questo modo si mette in testa ai bambini l’idea della guerra e la vedono nel loro futuro, rovinandoselo, se non è già abbastanza messo male il presente. Io dico quindi: meno parole e più fatti! Se davvero abbiamo a cuore il futuro e la vita di quei bambini a cui è stata tolta l’infanzia, la famiglia, la vita, allora dobbiamo cercare di fargliela ottenere, ad esempio votando per avere leggi più severe nei confronti di quella gente che li sfrutta e più diritti per loro. Io la penso così, ma nel mondo siamo più di sei miliardi e quindi è praticamente insignificante ciò che dico, ma se da uno diventiamo due, tre, cento, mille, un milione, un miliardo e sempre di più, forse un giorno potremo aiutare questi ragazzi.

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di Sara Andreani

Era una serata fresca, più del solito. C’era un venticello che mi faceva venire i brividi lungo la schiena. Il cielo era pieno di stelle che illuminavano le nostre capanne. Il sergente si avvicinò a noi ragazzi e ci disse di preparare le armi, allungandoci alcuni proiettili calibro 20 e delle pastiglie di cocaina. Dieci minuti dopo eravamo su un sentiero che ci portava a un piccolo accampamento di nomadi. Passo dopo passo, sentivo le grida di gioia dei bambini e le voci allegre delle mamme che giocavano con loro, e mentre ci avvicinavamo la mia rabbia cresceva. Finalmente ci trovammo di fronte all’accampamento e quelle che prima erano grida di gioia divennero presto urla di paura e terrore. Mi sentii sollevato vedendo i miei compagni incominciare a distruggere le capanne e a catturare donne e bambini. Io mi limitai a mettere in riga i prigionieri e a spiegare loro le nostre semplici regole e, mentre lo facevo, vidi un giovane ragazzo che piangeva; mi avvicinai a lui e,dopo averlo esaminato per bene, vidi un qualche cosa nei suoi occhi che mi fece crescere una rabbia interiore immensa. Per la prima volta ho provato un sentimento mai sentito neppure nominare: l’invidia.Ero diventato invidioso di un giovane ribelle nostro nemico. Ma invidioso di cosa? della sua vita? della sua famiglia? del fatto di avere un tetto sotto il quale dormire? della gioia che poteva provare durante le sue giornate?

Non so bene dirlo, ma so che questa emozione mi avrebbe messo in ridicolo di fronte ai miei compagni. Pensai pertanto che dovevo fare assolutamente qualcosa per far cessare questa mia invidia. Così feci in modo che cadesse ai miei piedi e li bagnasse con le sue lacrime, poi corsi dal capitano e raccontai l’accaduto, come un gesto fatto di proposito. La punizione che il sergente gli assegnò annullò in un attimo il sentimento che avevo provato per lui: gli fece portare infatti i cadaveri dei suoi amici al fiume. Mi sentivo contento della riuscita del mio piano, ero fiero di me. Passò circa un’ora prima che il ragazzo portasse a termine il suo compito, poi a ciascun prigioniero furono assegnati oggetti da trasportare al nostro accampamento, dove li avrebbe aspettati una fine ben peggiore di quella toccata ai ribelli uccisi al campo.

Di Elena Falchi

L’altro giorno, stavo pensando e ripensando a come scrivere il mio testo di cittadinanza quando, rileggendo la trama della consegna, mi sono accorta che dovevo fare il testo guardando le immagini. A quel punto la mia fantasia ha spaziato tra centinaia di personaggi possibili, persino un alieno venuto da un pianeta lontano. Ma il personaggio che mi ha attirato di più, è quello di una madre, che si vede portato via suo figlio. Mi ha colpito maggiormente, perché in quel momento è entrata mia mamma nella stanza e col suo amore, mi ha detto che stava andando a prendere mio fratello a scuola e quindi di non preoccuparmi se non la trovavo. Vedendola nel suo modo di fare, sempre dolce e disponibile, che col suo amore riuscirebbe a sciogliere il Polo, ho pensato a come potrebbe essere la mia vita senza di lei.In questo modo ho capito che non solo io tengo a lei, ma che lei tiene a me più che a qualsiasi altra cosa al mondo, perché non c’è pari all’amore della propria madre. Per questo ho provato a impersonarmi in una madre, perché il loro amore è “viscerale”. Allora...cominciamo. “Era una sera tranquilla e serena e la Luna splendeva alta nel

cielo. Io e mio figlio stavamo dormendo pacifici nella nostra capanna, quando, a un certo punto, uno sparo improvviso ruppe il dolce silenzio della notte. Con il cuore che batteva all’impazzata, ci alzammo e corremmo in strada per vedere che cosa era successo. Avevo già pensato all’esercito dei bambini-soldato, ma speravo con tutta me stessa che fosse solo qualche contadino che aveva sparato ad un animale selvatico. Fuori, insieme a me, un’altra decina di persone era assonnata e confusa. Quando, ad un tratto, una decina di ragazzini spuntarono fuori dal nulla e cominciarono a puntarci contro le armi. Con un cenno della testa, feci capire a mio figlio di rientrare in silenzio in casa, ma uno di loro lo vide e lo afferrò per un braccio. Lo implorai di non fargli del male e di lasciarlo andare, ero spaventata e non sapevo cosa fare; questo, invece, lo sapeva benissimo. Continuava a strattonarlo e a dirgli di stare fermo, infine gli puntò contro un fucile e disse che se non fosse stato ai suoi comandi, lo avrebbe ucciso. In quel momento, la vita mi passò davanti come un enorme flashback, ero impotente, avevo paura per mio figlio, ogni mia azione avrebbe potuto risultare fatale e implorai il giovane ragazzo di prendere me e lasciare lui. Ma questo era di pietra, sembrava che non lo potesse scalfire neanche la roccia più dura, la lancia più acuminata.

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di Andrea Giaretta

E’ una mattina tranquilla: il sole illumina i campi di grano e li rende quasi confondibili con il cielo; i canti degli uccelli risuonano nelle stanze della nostra piccola casa. Mi sono appena alzato e come d’ abitudine vado a svegliare i miei due figli: Kore di sette anni e Zack di tredici. Quando entro nella loro stanza vedo che non ci sono e preso dal panico, scendo le scale, o meglio, i pochi gradini ripidi che ci sono. Sono molto preoccupato, non oso pensare che sia successo loro qualche cosa, ma finalmente li vedo: sono davanti alla porta e ci sono anche tutti, anche se mi sembrano quasi impietriti. Guardano fuori dalla finestra e all’improvviso mia moglie si gira verso di me, mi saluta malinconicamente e mi fa cenno di guardare all’esterno. Quello che vedo è terrificante: al posto del cielo celeste di una normale mattina d’estate, noto un fumo immobile, che mi provoca , come una malattia, un senso di svenimento, come un nodo, perché so già cosa vuole dire: i soldati stanno arrivando. Non faccio in tempo a concludere il mio pensiero, che un proiettile si conficca nel muro esterno della nostra slum facendomi sobbalzare, ed è il caos. Usciamo di corsa per scappare da questo inferno, ma ci accorgiamo che Zack è sparito e non torniamo indietro perché la casa sta bruciando sotto l’opera malvagia dei soldati o, meglio, dei bambini soldato; probabilmente lui sarà morto durante la sparatoria. Con le lacrime agli occhi continuo a scappare con quella che, ormai, è

una famiglia che non voglio più perdere. Poi, all’improvviso, mia moglie cade trascinandosi giù anche mio figlio Kore e, istintivamente, mi avvicino per rialzarlo e continuare la fuga, ma un lago di sangue fuoriesce a getto dal suo petto, spaventandoci e sconvolgendoci oltremodo. Rimaniamo pietrificati per pochi secondi, poi tra le lacrime continuiamo a scappare, ma non siamo noi, né il cervello a dare l'input di correre, sono le gambe che vanno da sole perché la mia anima è talmente “lesionata” da quell’evento, che pur essendo vivo mi sento un fantasma. E tutto ciò non basta: davanti a noi spuntano altri soldati che bloccano mio figlio, che è poco dietro di me. In quel momento sono le mie gambe a comandare, e scappo come un codardo… ma allo stesso tempo mi vergogno, mi sento un verme, quindi, con la rabbia dentro il cuore e con la convinzione di un leone, seguo come un ladro il camion sul quale hanno caricato, dopo averlo legato, mio figlio. Quando si ferma, vedo che stanno portando i bambini a fare i lavori pesanti: vi scorgo Kore… la mia rabbia aumenta e, prendendo un fucile sparo ad un generale, uccidendolo. Poi apro i cancelli e faccio uscire i ragazzi; mio figlio mi corre in contro, ma un soldato mi prende e un generale gli ordina di fare una cosa che, anche se con gran dolore, preferisco faccia, cioè spararmi.Capisco la situazione in cui si trova Kore e gli dico di farlo perché lui è più importante di me, ma si rifiuta piangendo disperato. Poi tutto si annebbia e faccio solo i tempo a vedere l’ immagine del suo dolce viso con gli occhi sgranati appoggiarsi a me come per abbracciarmi…

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D’un tratto, si girò e continuò a trascinarsi dietro mio figlio. Fu l’ultima volta che lo vidi. Ancora oggi, che sono passati molti anni, ripenso a lui e mi metto a piangere e chiedo a quelli che una volta facevano parte dell’esercito se sanno qualcosa di lui. Loro mi rispondono che non sanno niente, e il mio cuore si spezza ancora di più.” Questo è quello che penso avrei provato in una situazione del

genere, ma non oso immaginare la mia vita senza mia madre, mio padre, mio fratello, i miei amici. È una vita dura, una vita ingiusta. Non penso di saper descrivere i giusti sentimenti che prova una madre perdendo suo figlio, ma so che è molto doloroso. Come una fitta che ti spiazza, che ti lascia senza fiato, che ti toglie la tua linfa vitale.

Io ringrazio il cielo di avere una famiglia così bella e unita e degli amici con cui parlare e non con cui uccidere delle persone; ma penso anche a tutte quelle famiglie distrutte per volere di qualcuno che non sa quanto fa male perdere un proprio caro.Per questo ho descritto una madre, perché senza di lei, dal mio punto di vista, non sarei capace di vivere. E penso che non sia facile la vita dei bambini-soldato, non soltanto per la droga che prendono, per gli omicidi (cose comunque molto aberranti), ecc., ma penso a come ci si deve sentire senza amore materno, senza l’amore di qualcuno che ti vuole davvero bene e che riesce a farti scoprire un puntino bianco anche sul foglio più nero!

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ProduzioniPag. 12

La Divina CommediaL'opera di Dante Alighieri vista e rielaborata nei disegni dei

ragazzi di seconda C della scuola secondaria di I grado