Scuola e formazione N.1 bassa · 2013. 5. 15. · eFORMAZIONE Anno VI - n. 1 11 Febbraio 2003...

20
eFORMAZIONE Direttore Daniela Colturani - Direttore Responsabile Alfonso Mirabelli Anno VI - n. 1 - 11 febbraio 2003 - Sped. in abbonamento postale - Art. 2 c. 20/c - Legge 662/96 Filiale di Roma - Gratuito ai Soci - Copie 179.982 - Edizione iscritti 1 Pag. 1 CRONACA DI UN CONTRATTO a cura della Segreteria Nazionale Pag. 5 ISTRUZIONE, FORMAZIONE, LAVORO di Giuseppe Andreotti Pag. 10 I BAMBINI SOLDATO di Maurizio Simoncelli Pag. 12 UNA MISURA ODIOSA di Piera Formilli Pag. 14 SI SCRIVE “ATTIVARSI”, SI LEGGE “CENSURARE” a cura della Segreteria Nazionale Pag. 16 UN ANNO PER SENSIBILIZZARE E FARE DI PIÙ di Silvio Colombini Periodico della CISL SCUOLA La politica governativa su scuola e riforma: un manifesto con i nostri SI e i nostri NO Pagg. 8 e 9

Transcript of Scuola e formazione N.1 bassa · 2013. 5. 15. · eFORMAZIONE Anno VI - n. 1 11 Febbraio 2003...

  • eFORMAZIONED i r e t t o r e D a n i e l a C o l t u r a n i - D i r e t t o r e R e s p o n s a b i l e A l f o n s o M i r a b e l l i

    Anno VI - n. 1 - 11 febbraio 2003 -Sped. in abbonamento postale -Art. 2 c. 20/c - Legge 662/96Filiale di Roma - Gratuito ai Soci -Copie 179.982 - Edizione iscritti 1

    Pag. 1

    CRONACA DI UN CONTRATTOa cura della Segreteria Nazionale

    Pag. 5

    ISTRUZIONE, FORMAZIONE,LAVOROdi Giuseppe Andreotti

    Pag. 10

    I BAMBINI SOLDATOdi Maurizio Simoncelli

    Pag. 12

    UNA MISURA ODIOSAdi Piera Formilli

    Pag. 14

    SI SCRIVE “ATTIVARSI”, SILEGGE “CENSURARE”a cura della Segreteria Nazionale

    Pag. 16

    UN ANNO PER SENSIBILIZZARE E FAREDI PIÙdi Silvio Colombini

    Periodico della CISL SCUOLA

    La politica governativa

    su scuola e riforma:

    un manifesto con i

    nostri SI e i nostri NO

    Pagg. 8 e 9

  • Associato all’USPIUnione Stampa Periodica Italiana

    Scuola e FormazionePeriodico della CISL Scuola

    Anno VI - n. 111 febbraio 2003Edizione iscritti 1

    Direttore Daniela ColturaniDirettore responsabile Alfonso Mirabelli

    Direzione e AmministrazioneVia A. Bargoni, 800153 RomaTel. 06 583111Fax 06 5881713

    Grafica, editing e impaginazione Srl

    Via Tito Omboni, 142 - 00147 Roma

    Stampatoper conto di Srlpresso gli stabilimenti grafici Union Printing (VT)

    AutorizzazioneTribunale di Roman. 615 del 6.11.1997

    Spedizione in abbonamento postale Art. 2 c. 20/c - Legge 662/96Filiale di Roma Gratuito ai Soci

    Tassa pagata - Taxe perçue Roma

    Internet: www.cislscuola.it

    eFORMAZIONE

    Spente, delle feste, le luci …(Silvio Colombini)

    Spente, delle feste, le luci, rimane solo il tuo giorno e la sua notte.

    “Pensate che il vostro sguardo spazi per un vasto orizzonte, forse, ma in realtà sta-te solo guardando nell’interno della vostra tinozza. Non vi potete alzare fino all’or-lo e vedere il mondo esterno delle cose e voi stessi nello stesso tempo. Siete som-mersi nel tino di voi stessi: tabù, regole, apparenze sono le doghe del vostro tino.Rompete e spezzate l’incantesimo di credere che il vostro tino sia la vita e che voiconosciate la vita! [Edgard Lee Masters, Antologia di Spoon River, Griffit il bottaio]

    Echi di guerre e sommosse continuano i “botti” di una notte di festa e rattristanoancora più l'animo di chi invoca la pace e tenta di costruirla con ogni sforzo, e cer-ca tutto ciò che intorno è gesto umano e concreto di pace. Molti, e non solo perun giorno … fosse anche quello “della pace”, hanno cantato la pace e la concor-dia, hanno saputo far nascere emozioni e riflessioni, hanno chiamato a raccoltagiovani e no “ … per un mondo migliore”, molti continuano oggi, ma sembra nonbasti mai!

    Non insegnate ai bambini / non divulgate illusioni sociali / non gli riempite il futu-ro di vecchi ideali / l’unica cosa sicura / è tenerli lontano / dalla nostra cultura.Non esaltate il talento / che è sempre più spento / non li avviate al bel canto al tea-tro alla danza / ma se proprio volete / raccontategli il sogno di / un’antica speranza.Non insegnate ai bambini / ma coltivate voi stessi / il cuore e la mente / stateglisempre vicini / date fiducia all’amore / il resto è niente.Giro giro tondo cambia il mondo / Giro giro tondo cambia il mondo.(… il resto è niente, Giorgio Gaber)

    “…è chiesto a ciascuno di dare il proprio contributo per promuovere e realizzarela pace, mediante scelte generose di comprensione reciproca, di riconciliazione,di perdono e di fattiva attenzione a chi è nel bisogno. Sono necessari concreti “ge-sti di pace” nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle comunità, nell'insieme dellavita civile, nei consessi sociali nazionali e internazionali. Non bisogna soprattuttomai smettere di pregare per la pace”. (Giovanni Paolo II Angelus dell’1-1-2003)

    La pace non è tanto una questione di strutture giuridiche, politiche ed economi-che, certamente necessarie, quanto di persone con i loro innumerevoli gesti dipace, di uomini e donne che hanno saputo sperare senza cedere mai allo sco-raggiamento. Gesti di pace … coltivare nel proprio animo costanti atteggiamentidi pace, apprezzare pienamente la dimensione comunitaria della vita, creare unatradizione ed una cultura di pace. Gesti di pace … segni di un’innegabile speran-za, “un varco di luce che si apre nelle nostre profondità (…) E sorge l’insperato.Le lunghe notti appena rischiarate sono passate. Anche seguire talvolta dei per-corsi oscuri, anziché indebolirci, può costruirci interiormente … proseguire da unascoperta ad un’altra scoperta. Cercare in tutto la pace del cuore. E la vita diven-ta bella … e la vità sarà bella. (Lettera 2003 da Taizé)

    Scrivi al seguente [email protected]

    ?COSA NE PENSI

  • eFORMAZIONEAnno VI - n. 111 Febbraio 2003Edizione iscritti 11

    1

    Un percorso di incontri, sviluppatosi da ottobre 2002 a gennaio 2003, ha caratterizzato latrattativa con l’ARAN relativa al rinnovo contrattuale della scuola per il biennio 2002-2005.La fase più politica del confronto, avviata dal 14 gennaio scorso, sta affrontando i nodi con-trattuali più complessi, sui quali si registra la maggiore distanza tra le posizioni della contro-parte e delle Organizzazioni Sindacali, e la questione delle risorse disponibili per il contratto,con particolare attenzione, a quelle derivanti da risparmi nella gestione del personale, sullequali il Ministro dell’economia e delle finanze ha più volte avanzato osservazioni e veti.

    Ripercorre la storia del confronto vuol dire sia recuperare i caratteri unitari sia rielaborare lenostre scelte per una scuola che ha fatto dell’autonomia lo strumento per una risposta edu-cativa e formativa di qualità al servizio del territorio con cui ogni giorno interagisce.Nel marzo 2002, con una lettera trasmessa al presidente dell'ARAN, al Ministro della FunzionePubblica e al Ministro del MIUR, CGIL-CISL-UIL Scuola indicavano le linee rivendicative perl’apertura del negoziato contrattuale del comparto scuola per il quadriennio 2002 – 2005. Inquell’occasione CGIL-CISL-UIL Scuola si erano riservate di presentare un testo analitico esuddiviso per istituti, che nell’aprile 2002, rispondendo a quell’impegno, pur in un quadro di

    riferimento delle risorse economiche non ancora completamente de-finito, sottoponevano ad una ampia e capillare consultazione dellacategoria e degli eletti nelle RSU.

    Il 13 giugno 2002 i direttivi nazionali dei Sindacati Scuola CGIL -CISL - UIl approvavano la piattaforma per il rinnovo contrattuale2002-2005, e sollecitavano l’emanazione dell’atto di indirizzo e l’a-pertura immediata del negoziato presso l’ARAN. Rivendicavamoanche un piano pluriennale di investimenti per rispondere all’esi-genza di un riconoscimento professionale ed innalzamento retri-butivo per il personale docente ed ATA, il riconoscimento dellemaggiori responsabilità derivanti dalla nuova organizzazione dellavoro nella scuola dell’autonomia ed il riscontro nel DPEF del-l’impegno a reperire le risorse necessarie confermato dal mini-stro Moratti a nome del Governo per un piano di investimenti di15000-19000 miliardi nel quinquennio.Il Governo non ha mantenuto l’impegno ad emanare entro giu-gno 2002 l’Atto di indirizzo all’ARAN ed il nuovo anno scolasti-co 2002-2003 si apre con una pesante incertezza contrattuale.

    Solo il 2 ottobre 2002, dopo reiterate richieste anche da partedella nostra Organizzazione Sindacale, con il laconico telegramma“Oggetto: convocazione per apertura trattative. Testo:I sindaca-ti in indirizzo sono convocati presso questa Agenzia il giorno 8p.v., ore 16 per l’apertura delle trattative sul rinnovo del CCNLdel Comparto Scuola”, si aprono le trattative presso l’ARAN.Dopo gli incontri preliminari, presenti anche le Confederazioni,il confronto si avvia concretamente solo il 28 ottobre 2002 po-nendo attenzione alla definizione del metodo di confronto, al-la necessità di definire la disponibilità delle risorse ed il calen-dario degli incontri sulla filosofia contrattuale e sui diversi isti-tuti contrattuali. A fronte di organizzazioni sindacali che vor-rebbero riscrivere a prescindere le norme esistenti, la CISLSCUOLA richiama la forte necessità di assumere il lavoro nel-

    Cronaca di un contrattoa cura della Segreteria Nazionale

    I Sindacati Scuola CGIL, CISL

    , UIl e SNALS giudicano

    inaccettabile la situazione che s

    i è venuta a determinare sul

    versante del rinnovo contrattua

    le.

    Nonostante la disponibilità delle

    risorse iscritte in Finanziaria

    e gli impegni assunti dal Ministr

    o Moratti a nome del Gov-

    erno in sede di conciliazione p

    er la mobilitazione procla-

    mata dalle Organizzazioni sinda

    cali, non si è ancora chiu-

    so il contratto della scuola sc

    aduto da oltre 14 mesi.

    L’interminabile verifica per la cer

    tificazione delle risorse non

    può più costituire l’alibi per il blo

    cco di fatto della trattativa.

    I Sindacati Scuola rivendicano l’im

    mediata chiusura del con-

    tratto quale irrinunciabile diritto

    dei lavoratori della scuola.

    Il contratto di lavoro dovrà:

    Dare certezza di stato giuridico

    a tutto il personale

    Garantire la difesa del potere d’

    acquisto delle retribuzioni

    ferme al 2001

    Valorizzare le professionalità de

    l personale docente ed ATA

    Dare certezza alle relazioni sind

    acali a tutti i livelli a partire

    da quello di scuola.

    Sono scaduti tutti i tempi, sono

    inspiegabili i ritardi ac-

    cumulati.

    CGIL, CISL, UIl e SNALS dichiar

    ano che, se nelle prossime

    ore non ci sarà l’immediata rip

    resa del confronto con la

    puntuale programmazione di un

    a trattativa non stop, in-

    traprenderanno durissime inizia

    tive di lotta.

    Roma, 11 febbraio 2003

    Ultim’oraUltim’ora

  • eFORMAZIONEAnno VI - n. 1

    11 Febbraio 2003Edizione iscritti 1

    2

    la scuola dell’autonomia come il punto di riferimento.Nell'incontro del 6 novembre 2002 dedicato al confronto sul-l'istituto delle "Funzioni strumentali al piano dell'offerta forma-tiva" e sulle "Aree a rischio", la CISL SCUOLA ha ribadito lavalidità dell'istituto delle "Funzioni obiettivo" sostenendonetuttavia una sua ”flessibilizzazione” ed uno snellimento proce-durale e gestionale oltre a sostenere che nell'applicazione diquesto istituto contrattuale deve, comunque, rimanere deter-minante il ruolo del Collegio dei docenti, motore della scuoladell'autonomia. Per quanto concerne le "Aree a rischio" tuttile parti presenti all’incontro avevavo confermato l'impegno didestinare risorse contrattuali a questo istituto demandandoperò al livello regionale la gestione dello stesso.

    Nel confronto su “le nuove professionalità ATA e le loro car-riere” sviluppatosi il 7 novembre 2002 la CISL SCUOLA,coerentemente con le linee della piattaforma unitaria, ha evi-denziato gli obiettivi di fondo (qualificazione dei servizi ATAall’interno di un modello funzionale alla scuola dell’autono-mia – organicità nella classificazione del personale e chiarezzadei profili – risorse economiche adeguate) mettendo in ri-salto sia le necessarie connessioni organizzative e profes-sionali che il contratto deve affrontare (verifica della con-gruità della classificazione e dei profili attuali – opportu-nità/necessità di modifiche in relazione agli sviluppi del pro-cesso di autonomia ed alle nuove responsabilità professio-nali ed educative che tale processo ha indotto, spesso inmaniera disordinata e senza governo) sia le questioni di na-tura contrattuale non ancora risolte (accordo dello scorso 8marzo sull’introduzione dei due nuovi profili, qualificazionee mobilità professionale per tutti i profili dentro la stessa areae verso l’area superiore), mettendo comunque in rilievo larelazione tra queste operazioni e la disponibilità di risorse eco-nomiche, ed ha richiesto soluzioni certe in relazione alla que-stione degli inquadramenti salariali di tutti i profili (a partiredal completamento dell’inquadramento dei DSGA) ed alla op-portunità di trasformare/superare le ”funzioni aggiuntive”.

    Nell’incontro del 19 novembre si inizia a parlare concreta-mente di risorse per il rinnovo contrattuale del biennio 2002-2003. L'ARAN, pur a fronte di una comunicazione del MIURche nell’assicurare il puntuale avvio del processo di rico-gnizione del risparmio da reinvestire nel contratto non è ingrado di comunicare l'entità complessiva delle economie rea-lizzate con riferimento al personale docente ed ATA, solle-cita le OO.SS. ad affrontare sia il tema dell'individuazionedelle modalità di impiego delle risorse disponibili (o che sa-ranno disponibili) sui diversi istituti contrattuali e sullo svi-luppo di carriera (gradoni, anzianità,…).La delegazione CISL SCUOLA coglie l’occasione per ri-confermare che solo la consapevolezza e la chiarezza sul-le disponibilità economiche può permettere di poter af-frontare le diverse ipotesi risolutive e per richiamare la ne-cessità di un apposito “tavolo” politico per la individuazio-ne-definizionedelle "risorse".

    Dal giorno 20 novembre 2002 prende il via una serie di in-contri specificatamente dedicata alla verifica del testo coor-

    dinato fornito dall’ARAN alle OO.SS., una sorta di "collage"raccordato delle attuali norme contrattuali predisposto dal-la stessa Agenzia. La stesura di un testo coordinato, pre-vista peraltro nell’ Atto di indirizzo per l’attuale rinnovo con-trattuale, risponde ad una necessità da noi fortemente so-stenuta fin dalla firma del contratto integrativo del 1999, edeve –nella chiarezza - realizzare l’obiettivo di un unico te-sto contrattuale di riferimento per i lavoratori della scuolae l’Amministrazione. Gli incontri proseguiranno in sede tec-nica assumendo questa regola comportamentale: gli istituticontrattuali saranno esaminati singolarmente e coordinatitra loro nella stesura delle diverse versioni contrattuali del95, del 99, del 01 affrontando i punti che hanno dato luo-go a contenzioso interpretativo. Le modifiche contrattualida apportare o che hanno ricadute di spesa saranno af-frontate nella sede politica. Gli incontri si protrarranno sinoal 10 gennaio toccando tutti gli istituti contrattuali relativi al-l’insieme del personale amministrato. Relativamente alle relazioni sindacali e ai livelli di contrat-tazione, il 27 novembre 2002 la CISL SCUOLA, nel rileva-re la delicatezza della materia che si colloca in un contestodi grandi mutamenti e che la gestione del precedenteContratto ha, di fatto, tenuto aperto un ”tavolo contrattua-le permanente” attraverso i contratti decentrati nazionali eregionali/provinciali, i contratti integrativi, i contratti pressole singole istituzioni scolastiche, ha riconfermato che alCCNL è affidata sostanzialmente la protezione del salario,unitamente alla definizione dei criteri generali relativi al rap-porto di lavoro, ed evidenziato l'urgenza di “inquadrare” illivello per la contrattazione integrativa in precisi contesti(autonomia scolastica, riforma ordinamentale, decentra-mento amministrativo in atto, assenza di una riforma degliorgani collegiali di istituto, attuazione delle modifiche delTitolo V della Costituzione, dibattito sulla “devolution”).La CISL SCUOLA ha sostenuto la necessità di caratterizza-re il CCNL quale "carta" dei diritti/doveri del personale del-la scuola, salvaguardia alle incursioni legislative e alle scel-te di decentramento/devolution; una "carta” che tuteli e ga-rantisca - con valenza nazionale - il personale e che indivi-dui e definisca i criteri su cui realizzare la contrattazione in-tegrativa sia a livello regionale, specularmente alle compe-tenze amministrative, sia a livello di singola istituzione sco-lastica, dove - fatte salve le competenze del “collegio dei do-centi” relativamente alle prestazioni da svolgere in base alPOF - il tavolo Dirigente Scolastico/RSU definisca contrat-tualmente la realizzazione delle scelte effettuate. Per ogni li-vello devono essere definite le materie; per il livello di istitu-zione scolastica - anche per contenere la conflittualità regi-strata nella recente, pregressa esperienza - dovrebbero es-sere indicati i tempi di contrattazione congruenti con le di-verse materie, chiarendo che, in assenza di contratto, non sipotrà comunque procedere a erogazioni di fondi e che sa-ranno sanzionabili comportamenti dilatori ed inconcludenti.

    Il 21 novembre 2002 il fronte si allarga e CGIL, CISL, UILScuola e SNALS, inviano al Ministro Letizia Moratti, un te-legramma con il quale si richiede un urgente incontro.“Considerato il mancato riscontro alle reiterate richieste di

  • eFORMAZIONEAnno VI - n. 111 Febbraio 2003

    confronto in merito ad urgenti e gravi problematiche del personale della scuola, le scriventi or-ganizzazioni sindacali chiedono alla S.V. urgente incontro per affrontare tutti i nodi politici a par-tire da quelli indifferibili legati al rinnovo contrattuale.”

    Al termine dell'incontro tra i dirigenti ARAN e i "capi delegazione" di parte sindacale, svolto-si il 28 novembre 2002, si conviene di rinviare la valutazione politica del percorso e del con-fronto in atto per il rinnovo contrattuale del Comparto Scuola per il quadriennio 2002-2005 adopo l'incontro con il Ministro Moratti, che si sarebbe dovuto svolgere il 5 dicembre ma cheper sopraggiunti motivi il Ministro rinvierà al 19 dicembre 2002.Nel frattempo CISL, CISL, UIL Scuola, inviano il 2 dicembre 2002 una lettera al Presidentedella Camera dei Deputati e ai Parlamentari in merito agli stanziamenti specifici nella Finanziaria2003 per i rinnovi contrattuali del personale della scuola. “La nostra richiesta riguarda sia lacertezza della disponibilità e dell’adeguatezza delle somme relative alla copertura dell’inflazione,in coerenza con quanto già definito dalle Confederazioni, sia la disponibilità delle risorse spe-cifiche, in coerenza con gli impegni assunti, in varie occasioni, da tutte le forze politiche e par-lamentari per quanto riguarda il contratto del personale docente ed ATA ed il contratto deiDirigenti scolastici”.

    CGIL CISL UIL Scuola e SNALS-Confsal, inviano, in data 10 dicembre 2002, una nota alMIUR, alla Funzione Pubblica e al Ministro del Lavoro e della Politiche Sociali, con la quale siproclama lo stato di agitazione di tutto il personale della scuola e si richiede l'esperimento pro-cedura di conciliazione stante l’impossibilità di dare rapida conclusione al negoziato contrat-tuale a causa della mancanza di certezza in ordine alle risorse finanziarie necessarie e per lequali il Governo aveva assunto formalmente impegno nelle Leggi Finanziarie e nelle Intese

    con i sindacati della scuola e con le Confederazioni, e inac-cettabili incursioni legislative su materie di natura pattizia pre-senti nella Finanziaria 2003 che modificano assetti già defini-ti in via negoziale e le inaccettabili scelte in materia di orga-nici docenti ed ATA, e della loro stabilità, e di tagli alle risorseindispensabili per il regolare funzionamento delle istituzioniscolastiche.

    Il 20 dicembre 2002, dopo l’incontro politico con il Ministrodel giorno prima, CGIL-CISL-UIL Scuola e SNALS registranoun risultato utile in relazione alla certezza delle risorse checonsente la immediata ripresa del negoziato con l’ARAN euna sua rapida conclusione previa verifica, in sede ARAN, de-gli impegni assunti, ma riconfermano il netto dissenso sulla que-stione più generale che attiene a tutto il pubblico impiego: l’in-cremento delle risorse disponibili per la copertura dell’inflazione.Impegno già assunto dal Governo nell’Ottobre scorso.Gli altri aspetti della vertenza ( stabilità degli organici, immis-sioni in ruolo, incursioni legislative su tematiche contrattuali,decreto "tagliaspese"...) anche registrando l’impegno da par-te del Ministro alla soluzione degli stessi, determinano insod-disfazione e preoccupazione che unitamente a tutte le que-stioni che attengono alle problematiche della scuola statale,a partire dalla sua dimensione nazionale, impegnano CGIL,CISL,UIL Scuola e SNALS a promuovere una grande manife-stazione nazionale da effettuarsi a Roma entro la metà delmese di Febbraio.Dopo la sospensione per le festività natalizie, gli incontri ri-presi in sede politica hanno permesso di acquisire il quadrodelle disponibilità delle risorse, così come comunicato all’ARAN,e di approfondire la questione dell’utilizzo delle stesse e quel-le relative agli aspetti più problematici del rinnovo contrat-tuale. La CISL SCUOLA, ribadita l’esigenza di arrivare ad unarapida chiusura della trattativa, ha riconfermato la necessità

    3

  • eFORMAZIONE

    4

    Anno VI - n. 111 Febbraio 2003Edizione iscritti 1

    di sostanziare il principio della piena tutela delle retribuzio-ni, di riconoscere e valorizzare la professionalità. Nel con-tempo a riprecisato le proprie posizioni relativamente alla ri-visitazione degli istituti contrattuali relativi alle “Funzioniobiettivo” e alle “Aree a rischio”, all’ istituzione ed utilizzodel fondo di istituto, ai livelli di contrattazione e alle rela-zioni sindacali e all’inquadramento del personale ATA .A questo incontro sono seguite, pur a fronte dell’autorizza-zione del Governo a chiudere i contratti per il PubblicoImpiego, convocazioni e rinvii in quanto l’ARAN ha ricevu-to nuove indicazioni dal MIUR in ordine ad alcuni istituti giu-

    ridici da recepire nel testo contrattuale e perché permaneancora qualche riserva da parte del Ministro dell'economiae delle finanze in ordine ai risparmi di gestione registrati nelcomparto. Questa ultima evenienza, oltre a dilatare i tempidel confronto, introduce nuovi elementi di incertezza e dipreoccupazione circa la tempistica e gli esiti del negoziatodai quali non potremo prescindere nella determinazione deinostri conseguenti comportamenti.

    La cronaca continua… sul nostro sito www.cislscuola.it tut-ti gli aggiornamenti

    RinRinuncerunceresti ad un cafesti ad un caffè,fè,

    per un amorper un amore?e?

    RinRinuncerunceresti a un amoresti a un amoree

    per un cafper un caffè?fè?

  • eFORMAZIONEAnno VI - n. 111 Febbraio 2003Edizione iscritti 1

    5

    Istruzione, Formazione, LavoroGiuseppe Andreotti *

    L’itinerario di crescita professionale di un giovane, nell’attuale periodo storico, inizia con unpercorso di istruzione scolastica, che gli permette di avere una certa familiarità sui saperidi base e sui contenuti e i valori della cultura nella quale vive; continua poi con un percorsoformativo, ufficiale o ufficioso, che gli fornisce conoscenze, competenze, metodologie e pras-si necessarie per svolgere una determinata attività; prosegue, infine, anche quando avrà ini-ziato un’attività lavorativa, con continui aggiornamenti, a volte molto radicali.Eppure, fino a poco tempo fa, il giovane, che possedeva una certa istruzione di tipo scolasti-co o acquisita in ambito “familiare”, apprendeva un mestiere o una determinata professionedall’esperienza lavorativa, affiancando quotidianamente, come principiante, degli esperti; que-sto itinerario era percorso sia da chi iniziava ad apprendere un mestiere, sia da chi aveva una“buona istruzione”, come ad esempio l’apprendista notaio, che, per molti anni trascriveva do-cumenti e archiviava pratiche per poter conoscere e poi praticare la professione.Questo accadeva perché le professioni e i mestieri erano ben definiti e presentavano metodologiee prassi abbastanza stabili nel tempo, era pertanto sufficiente un “addestramento” che si rea-lizzava ripetendo compiti lineari assegnati da adulti esperti.Oggi invece, per apprendere un qualsiasi mestiere o professione, è necessario non solo co-noscere metodologie e prassi, ma soprattutto conoscere il processo nell’ambito del quale unadata competenza si esprime; il mercato del lavoro infatti mostra un numero molto alto di spe-cializzazioni, che sono molto diversificate tra loro ed ognuna richiede competenze che deb-bono essere costantemente aggiornate, in considerazione delle continue innovazioni promossedallo sviluppo scientifico e tecnologico. La formazione professionale si è sviluppata sotto la spinta di questi processi innovativi, per sod-disfare le richieste di formazione necessarie per governare la dinamicità che si è venuta a crea-re nel mondo del lavoro. Di fatto il sistema della formazione professionale dovrebbe saper pro-

    gettare e realizzare percorsi formativi correlati con il progres-so scientifico e tecnologico, con le richieste del mercato dellavoro e tenendo presente i fabbisogni e i requisiti dei diversiutenti; si tratta, pertanto, di riconoscere gli sviluppi tecnologi-ci, di interagire con il mondo produttivo, di saper guardare airequisiti d’ingresso di chi ricerca un lavoro, con lo scopo di pro-porre itinerari formativi fruibili dalle singole persone e spendi-bili sul mercato.Nella realtà il sistema della formazione professionale non è an-cora riuscito a gestire questo processo così complesso o me-glio non esiste ancora un sistema ben articolato capace di af-frontare tutte le variabili sopraccitate; non si tratta solo di pro-gettare e realizzare corsi di formazione, ma anche di struttura-re le relazioni con altri sistemi, per fornire itinerari formativi e qua-lifiche adeguate allo sviluppo economico, sociale e tecnologi-co del territorio.Il sistema, per realizzare una rosa di offerte formative che for-niscono le competenze più richieste dalla realtà produttiva, de-ve da un lato, interagire strettamente con il sistema dell’istru-zione e della ricerca, dall’altro, relazionarsi con mercato del la-voro e quindi con le istituzioni pubbliche, le imprese, le forzesociali.La Comunità Europea, in diversi documenti, ha evidenziato lanecessità di realizzare un sistema capace di cogliere i cam-biamenti determinati dalla sviluppo scientifico e tecnologico

    cont

    rib

    uti

    * Psicologo - coordinatoreUfficio Studi Nazionale

    IAL - CISL

  • eFORMAZIONEAnno VI - n. 1

    11 Febbraio 2003Edizione iscritti 1

    6

    ed ha sottolineato nel contempo che la formazione profes-sionale è uno strumento indispensabile per lo sviluppo del-l’occupazione e quindi di quello economico e socialedell’Europa. Per promuovere la ricerca in questo settore laComunità, mediante il finanziamento di diversi programmicomunitari, ha proposto, agli Stati membri, di progettareinterventi per sperimentare metodologie e strategie forma-tive capaci di offrire, al più alto numero di persone possi-bile, itinerari formativi più efficaci ed efficienti, nei diversisettori merceologici.In Italia, attualmente, si cerca di migliorare la qualità dellaformazione professionale con interventi tesi a identificare eindicare parametri riguardanti l’organizzazione, le compe-tenze professionali, la logistica e quanto altro necessarioper un buon funzionamento di “agenzie formative” collo-cate su un dato territorio.D’altro canto si è consapevoli che, non solo la formazione,ma anche il sistema dell’istruzione deve cambiare e si di-scute molto sulla necessità di innalzare il livello generale discolarità per creare le condizioni di accesso alla formazio-ne per tutto l’arco della vita. Ma il problema non può essere affrontato settorialmente, nel-la realtà sembra che una buona istruzione non sia suffi-ciente per sapersi muovere nel mondo del lavoro, né tantomeno fornisce la capacità di saper scegliere tra diverse of-ferte formative.Per affrontare correttamente il problema è necessario pen-sare ai sistemi istruzione, formazione, lavoro non come “mo-nadi”, cioè come parti capaci di una proprio sviluppo au-tonomo, ma come elementi di un insieme. Di fatto i tre si-stemi dovrebbero essere in grado di interagire per costrui-re percorsi integrati e per fornire alle singole persone mo-menti di istruzione, formazione, lavoro, lungo un continuumben articolato, con sovrapposizioni che non lascino spazitra l’uno e l’altro percorso. L’attenzione va posta, quindi, sul-la persona, punto centrale delle po-litiche dell’istruzione, della forma-zione e del lavoro, per modificareuna mentalità “istituzionale” di ti-po autoreferenziale e ragionare intermini di un insieme di organismie istituzioni, capaci di interagire ecoordinarsi per proporre servizi uti-li alle persone.Attualmente c’è consapevolezza diquesta necessità, la costruzione diun sistema integrato di istruzione,formazione, ricerca sul mercato dellavoro è sollecitato dalle direttivecomunitarie; in Italia questa urgenzaè stata sancita dalle forze sociali epolitiche nazionali, negli accordi del23 luglio 1993; del 24 settembre1996, tra Governo e Parti sociali enel Patto sociale per lo Sviluppo el’Occupazione del Dicembre 1998.Ma nella realtà ci sono diverse bar-

    riere culturali, prassi consolidate nel tempo, che separava-no i tre sistemi e che limitano le possibilità di confronto. Gli oggetti e le variabili, sulle quali intervenire per realizza-re l’integrazione tra i sistemi scolastici, formativi e dellarealtà produttiva riguardano, in prima istanza, la ricerca elo maturazione di “un linguaggio condiviso e comune” sul-le “tematiche fondamentali”; si tratta, in modo specifico, ditermini quali: Sistema Formativo Integrato; Sistema diIstruzione; Sistema di Formazione Professionale; IstituzioniScolastiche; Educazione degli Adulti; Opportunità Formativenon formali; Orientamento; Transizione al Lavoro.Ma forse il termine da considerare con maggiore attenzio-ne è “Competenza”, ritengo che iniziare a discutere su co-sa è una competenza e in che modo descriverla, sia il mo-do migliore per individuare un percorso di “riforma integra-ta”.Oggi infatti, per indicare un’attività di lavoro, non si fa più tan-to riferimento a qualifiche o professioni, ma, come il mercatomostra e richiede, al possesso di specifiche competenze, cheriguardano l’utilizzo di determinati macchinari, la conoscenzadi un dato software, la gestione di dati servizi. D’altro canto ogni persona, che possiede competenze, hail diritto al riconoscimento delle competenze acquisite, al-trimenti avrà difficoltà a farsi riconoscere per ciò che sa fa-re e conseguentemente a muoversi sul mercato; inoltre, seper competenza intendiamo il sapere utilizzare e padro-neggiare una conoscenza, significa che la descrizione del-la competenza, è anche il prerequisito da considerare periniziare un nuovo percorso formativo.Un linguaggio condiviso è dunque il punto di partenza perfavorire il confronto e le interrelazioni tra ricerca, istruzione,formazione e realtà produttiva. Si tratta di promuovere lapartecipazione delle parti sociali; di sviluppare processi diconcertazione adatti alla ricomposizione delle politiche pub-

    bliche; di attivare una struttura per-manente per il confronto sui conte-nuti formativi e per il monitoraggiodella qualità dell'offerta formativa;di promuovere efficaci e condivisidocumenti di programmazione for-mativa a livello regionale.Per l’attuazione del sistema inte-grato bisogna quindi agire sui tre si-stemi: “Istruzione, Formazione,Lavoro”, promuovendo interventiche facilitino le interrelazioni.Riguardo l’Istruzione Scolastica, adesempio, per promuovere un mi-gliore collegamento con la realtà ter-ritoriale è indispensabile valorizzarel’autonomia scolastica, perché il pro-cesso educativo, deve poter svi-luppare contenuti e valori presentisul territorio e vissuti dalle personeche lo abitano al fine di rinforzare iltessuto culturale e sociale esisten-te e motivare a partecipare in modoattivo alla vita della comunità.

  • eFORMAZIONEAnno VI - n. 111 Febbraio 2003Edizione iscritti 1

    7

    132 i Paesi del Mondo (mancano Stati Uniti, Russia, Cina) che insieme all’Italia hanno aderito alTrattato Internazionale che vieta la produzione, la messa in vendita e l’uso delle mine. Fino a 10 anni fa l’I-

    talia era il 3° produttore di mine al mondo. Oggi in 2 stabilimenti vicino a Parma e a Spoleto sono stati fatti

    a pezzi (smontati) 7 milioni di ordigni.

    Ban

    ca d

    ati

    18 2

    6

    251 le istituzioni scolastiche che stanno sperimentando la riforma nella la scuola dell'in-fanzia ed elementare: di cui 173 statali e 78 paritarie.

    765 scuole hanno aderito all'iniziativa sperimentale: 364 scuo-le dell'infanzia, di cui 297 sperimentano anche l'anticipo, e 401 scuo-le elementari (326 con l’anticipo).

    Le 814 sezioni della scuola dell’infanzia e le758 classi pri-me elementari coinvolte sono frequentate complessivamente da 32.471 bam-bini di cui 2.687 ammessi alla frequenza anticipata (1.156 nella scuola dell'in-fanzia e 1.531 nella prima classe elementare).

    Internet ha compiuto 20 anni: il 1° gennaio 1983, infatti, milioni di computer ebbero la possibilità di col-legarsi tra loro grazie ad un nuovo programma messo a punto da Dipartimento americano della difesa.

    520.000.000 sono stati i messaggi SMS transitati, sulle reti Tim, Omnitel e Wind, tra il 24ed il 25 dicembre 2002. Lo scorso anno ne erano stati spediti solo 200 milioni.

    l’Istruzione Professionale deve finalmente svolgere il ruo-lo di snodo, tra il sistema scolastico e quello produttivo;deve saper concertare sul territorio per individuare per-corsi formativi richiesti dalle persone e dalle aziende; de-ve infine individuare metodologie formative agili per rea-lizzare percorsi brevi e coordinati sia con l’istituzione sco-lastica, sia con le aziende, proponendo e sperimentandopassaggi tra la formazione professionale e il sistema del-l’istruzione, e viceversa, tramite “passerelle” e crediti. Ilsistema di formazione professionale dovrà, inoltre, ricer-care modelli di rapporto con le aziende per realizzare in-terventi di formazione continua e promuovere i contrattidi lavoro aventi contenuto formativo; dovrà anche pro-muovere interventi riguardanti l’educazione degli adulti,l’orientamento, i tirocini.Una considerazione conclusiva sul fatto che i tre sistemi,per muoversi e svilupparsi come insieme, debbono sul ter-ritorio esercitare un ruolo attivo, secondo le proprie finalità

    istituzionali, partecipando e promuovendo intese ed accordicon i servizi presenti sul territorio connessi alle politiche dellavoro e alle politiche sociali; per la stessa ragione è im-portante che i tre sistemi realizzino, a volte insieme, servi-zi di consulenza, attività di accompagnamento al lavoro, in-terventi di sostegno alla creazione di impresa e partecipinoa progetti di ricerca sull’analisi del fabbisogno formativo eprofessionale, sulle metodologie e modalità d’orientamen-to, sul bilancio delle competenze.Infine debbono svolgere, sempre come insieme, un ruolo,a livello locale, per lo sviluppo dei rapporti interistituziona-li sul territorio e per la realizzazione di quelle intese neces-sarie per la realizzazione delle politiche formative e occu-pazionali, in modo da coniugare i propri interventi con le at-tività svolte dai servizi per l'impiego e con quanto previstodagli strumenti di politica del lavoro, quali l'adozione di in-centivi per l'occupazione e il sostegno ad iniziative per losviluppo territoriale.

    Fonte: MIUR

    Fonte: dal WEB

    Fonte: dalla stampa

  • SI

    ad u

    na s

    cuo

    la a

    uto

    nom

    a, p

    ubb

    lica

    e p

    lura

    lista

    , gar

    ante

    del

    car

    atte

    re u

    nita

    rio

    e n

    azio

    nale

    del

    sist

    ema

    form

    ativ

    o, l

    iber

    a d

    a co

    ndiz

    iona

    men

    ti e

    ster

    ni s

    ul p

    iano

    did

    atti

    co e

    cul

    tura

    le.

    NO

    alla

    scu

    ola

    -azi

    end

    a ch

    e, n

    el n

    om

    e d

    i una

    pre

    sunt

    a p

    rod

    utti

    vità

    , si p

    ieg

    a al

    le lo

    gic

    he d

    el m

    erca

    toe

    alle

    sp

    inte

    loca

    listi

    che

    e n

    ega

    par

    ità

    di o

    pp

    ort

    unit

    à a

    tutt

    i e a

    cia

    scun

    o.

    SI

    ad u

    na s

    cuo

    la d

    emo

    crat

    ica,

    par

    teci

    pat

    a, s

    trum

    ento

    di c

    resc

    ita

    uman

    a e

    di p

    rom

    ozi

    one

    so

    cial

    e.N

    O a

    d u

    na s

    cuo

    la g

    erar

    chiz

    zata

    , luo

    go

    di c

    onf

    litti

    e c

    om

    pet

    itiv

    ità,

    che

    det

    erm

    ina

    sele

    zio

    ne s

    oci

    ale

    e no

    n g

    aran

    tisc

    e sp

    azi e

    tem

    pi a

    deg

    uati

    alle

    esi

    gen

    ze d

    elle

    div

    erse

    età

    evo

    luti

    ve.

    SIa

    d u

    na s

    cuo

    la c

    he r

    ico

    nosc

    a e

    val

    ori

    zzi t

    utte

    le p

    rofe

    ssio

    nalit

    à, a

    par

    tire

    da

    que

    lla d

    oce

    nte,

    alla

    qua

    le v

    anno

    gar

    anti

    te c

    ond

    izio

    ni d

    i lav

    oro

    -fo

    ndat

    e su

    ll'ef

    fett

    iva

    liber

    tà d

    'inse

    gna

    men

    to -

    co

    eren

    tico

    n l'i

    mp

    egno

    di i

    stru

    zio

    ne e

    fo

    rmaz

    ione

    og

    gi r

    ichi

    esto

    dal

    la "

    soci

    età

    del

    la c

    ono

    scen

    za".

    N

    Oai

    pes

    anti

    e s

    iste

    mat

    ici t

    agli

    agli

    org

    anic

    i del

    per

    sona

    le d

    oce

    nte

    e A

    TA, a

    lla p

    rog

    ress

    iva

    rid

    uzio

    ned

    elle

    ris

    ors

    e fin

    anzi

    arie

    , alla

    pre

    cari

    zzaz

    ione

    dei

    rap

    po

    rti d

    i lav

    oro

    , co

    n in

    acce

    ttab

    ili c

    ons

    egue

    nze

    di

    imp

    ove

    rim

    ento

    del

    la s

    cuo

    la p

    ubb

    lica

    stat

    ale.

    SIa

    d u

    na r

    iform

    a ve

    ra d

    egli

    ord

    inam

    enti

    , par

    teci

    pat

    a e

    cond

    ivis

    a, in

    gra

    do

    di r

    isp

    ond

    ere

    alle

    nuo

    vesf

    ide

    form

    ativ

    e d

    ella

    so

    ciet

    à e

    del

    mo

    ndo

    del

    lavo

    ro, s

    ost

    enut

    a d

    a un

    'ad

    egua

    ta s

    trat

    egia

    di

    inve

    stim

    enti

    .N

    Oad

    una

    rifo

    rma

    che

    non

    ha v

    isto

    il c

    oin

    volg

    imen

    to d

    ella

    scu

    ola

    rea

    le e

    ris

    ulta

    esc

    lusi

    vam

    ente

    auto

    finan

    ziat

    a d

    ai t

    agli

    alle

    ris

    ors

    e, d

    alla

    rid

    uzio

    ne d

    ei s

    ervi

    zi o

    ffer

    ti a

    ll'ut

    enza

    e d

    ai s

    acri

    fici i

    mp

    ost

    ial

    per

    sona

    le.

  • SI

    ad u

    na r

    iform

    a c

    he s

    alva

    gua

    rdi e

    val

    ori

    zzi l

    e p

    osi

    tive

    esp

    erie

    nze

    org

    aniz

    zati

    ve e

    did

    atti

    che,

    frut

    to d

    i una

    co

    nso

    lidat

    a tr

    adiz

    ione

    ped

    ago

    gic

    a, c

    he s

    i fac

    cia

    cari

    co e

    gar

    ante

    del

    pie

    no e

    serc

    izio

    del

    dir

    itto

    allo

    stu

    dio

    , a p

    arti

    re d

    ai t

    re a

    nni,

    e d

    i un'

    educ

    azio

    ne d

    i qua

    lità

    per

    tut

    to l'

    arco

    del

    la v

    ita.

    NO

    ad u

    na r

    iform

    a c

    he r

    iduc

    e in

    ter

    min

    i qua

    litat

    ivi e

    qua

    ntit

    ativ

    i l'o

    ffer

    ta f

    orm

    ativ

    a, in

    tro

    duc

    ese

    lezi

    one

    so

    cial

    e at

    trav

    erso

    l'an

    tici

    po

    del

    l'isc

    rizi

    one

    e la

    pre

    coce

    can

    aliz

    zazi

    one

    al p

    erco

    rso

    seco

    ndar

    io, n

    on

    conc

    rete

    ris

    po

    ste

    alla

    pre

    ssan

    te r

    ichi

    esta

    so

    cial

    e d

    i gen

    eral

    izza

    zio

    ne d

    ella

    scuo

    la d

    ell'i

    nfan

    zia.

    SIa

    d u

    n ri

    nno

    vato

    sis

    tem

    a p

    ubb

    lico

    di i

    stru

    zio

    ne e

    fo

    rmaz

    ione

    che

    , pur

    nel

    la d

    iver

    saar

    tico

    lazi

    one

    deg

    li in

    dir

    izzi

    ord

    inam

    enta

    li, g

    aran

    tisc

    a a

    tutt

    i -ne

    l ris

    pet

    to d

    elle

    op

    zio

    ni in

    div

    idua

    lico

    rrel

    ate

    al p

    rop

    rio

    pro

    get

    to d

    i vit

    a- l'

    acq

    uisi

    zio

    ne d

    ei "

    dir

    itti

    di c

    itta

    din

    anza

    " at

    trav

    erso

    un'

    off

    erta

    form

    ativ

    a d

    i qua

    lità

    e d

    i par

    i dig

    nità

    cul

    tura

    le, p

    edag

    og

    ica

    e is

    titu

    zio

    nale

    .N

    Oad

    una

    rifo

    rma

    che

    , a

    caus

    a d

    ell'a

    mp

    iezz

    a d

    elle

    del

    eghe

    co

    nces

    se d

    al P

    arla

    men

    to, v

    iene

    tota

    lmen

    te a

    ffid

    ata

    ai p

    rovv

    edim

    enti

    att

    uati

    vi d

    el G

    ove

    rno

    , è

    font

    e d

    i pre

    occ

    upaz

    ioni

    ed

    ince

    rtez

    zetr

    a g

    li st

    uden

    ti, l

    e fa

    mig

    lie e

    d il

    per

    sona

    le, e

    d a

    gg

    rava

    le t

    ensi

    oni

    pre

    sent

    i tr

    a i l

    avo

    rato

    ri d

    ella

    scuo

    la a

    nche

    a c

    ausa

    dei

    rit

    ard

    i no

    n p

    iù t

    olle

    rab

    ili d

    el r

    inno

    vo d

    el lo

    ro c

    ont

    ratt

    o d

    i lav

    oro

    .S

    Iad

    una

    fo

    rmaz

    ione

    iniz

    iale

    di p

    ari d

    igni

    tà p

    er t

    utti

    i d

    oce

    nti.

    NO

    ad u

    n re

    clut

    amen

    to c

    he n

    on

    tien

    e co

    nto

    del

    le e

    sper

    ienz

    e p

    rofe

    ssio

    nali

    e d

    i lav

    oro

    co

    nso

    lidat

    e

    Da esporre all’Albo sindacale ai sensi della normativa vigente

  • eFORMAZIONEAnno VI - n. 1

    11 Febbraio 2003Edizione iscritti 1

    10

    S i calcola che nel mondo circa trecentomila minori siano impegnati direttamente nelleguerre in 41 Paesi, mentre diverse altre centinaia di migliaia siano arruolate in forze ar-mate (regolari e non) di 87 Paesi e pronti a partecipare ad eventuali conflitti.Da tempo le Nazioni Unite e altri organismi si stanno battendo per eliminare questo feno-meno, che in realtà è molto più diffuso di quel che si creda. Secondo la definizione datanella Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, per “fanciullo” s’intende qualsiasi persona chenon ha ancora compiuto i diciotto anni. Quindi, quando parliamo di “bambini soldato” (ininglese baby soldier), ci riferiamo a ragazzi e ragazze di età assai diverse. Anche se la mag-gior parte dei minori in armi è di età compresa tra i 15 e i 18 anni, una quota non trascu-rabile è formata anche da veri e propri bambini dai dieci anni in su (a volte anche di me-no). Moltissimi di essi sono arruolati nelle forze irregolari e, in minor misura, in quelle go-vernative, esposti non solo alla durezza della vita militare, ma anche e soprattutto ai peri-coli della partecipazione diretta alle guerre.Ma perché vengono arruolati? E in quali paesi questo avviene? Quali sono gli effetti psi-cologici e sociali di tale coscrizione? E, soprattutto, cosa si può fare per ostacolare talipratiche?Va detto che l’arruolamento di questi minori, diffuso soprattutto nel cosiddetto Terzo Mondo,è la logica conseguenza di una serie di conflitti interminabili che insanguinano queste aree,dato che l’elevata mortalità dei combattenti dovuta alle guerre infinite esige sempre nuovicoscritti. Le popolazioni civili, divenute l’obiettivo prioritario di guerre civili, sono martoria-te e costrette ad esodi forzati, durante i quali i tessuti sociali (la famiglia in primis) si lace-rano. Minori abbandonati, privi dei genitori, affamati, arruolati a forza entrano a far parte

    delle diverse milizie: è un modo spessoper sopravvivere in un mondo devasta-to. Questi giovani trovano nell’esercitoo nella milizia irregolare l’unico gruppodi riferimento e, grazie anche all’uso dif-fuso (volontario o coatto) di droghe, di-vengono una componente importantee coraggiosa del gruppo medesimo.Usati dapprima come messaggeri, spie,osservatori, vivandieri o schiavi ses-suali, vengono poi progressivamenteutilizzati come combattenti, al puntoche ormai non è raro trovare delle squa-dre intere costituite da minori in armi,che spesso non conoscono altra vitache la guerra. 120.000 bambini solda-to combattono nell’Africa sub-saharia-na (più di 5.000 nella sola Sierra Leone),mentre in America Latina risultava cheoltre 14.000 abbiano combattuto con iguerriglieri o con le forze governativenella Colombia.Quel che sorprende è che l’utilizzo diminori nelle forze armate non sia isola-to alle aree instabili del Terzo Mondo,

    I bambini soldato

    par

    liam

    one

    La mappa indica le aree in cui i minori hanno partecipato attivamente ai conflitti (nonquelle in cui essi vengono reclutati dalle forze armate sia governative sia non). Fonte: www.child-soldiers.org

    Maurizio Simoncelli *

    * Docente di Lettere Comitato Direttivo Archivio Disarmo

    Roma

  • 11

    eFORMAZIONEAnno VI - n. 111 Febbraio 2003Edizione iscritti 1

    Paesi che utilizzano i bambini nelle guerre

    Fonte: COALITION TO STOP THE USE OF CHILD SOLDIERS, Global Report on Child Soldiers, 2001N.B. È da rilevare che la tabella elaborata dalla Coalizione e contenuta nel Global Report alle pagine 52 e53 non indica Regno Unito ed USA, nonostante i due Paesi nella parte descrittiva dello stesso Global Re-port siano indicati con certezza fra i Paesi che utilizzano ed hanno utilizzato i bambini-soldato nei conflitti.

    Africa subsahariana Forze armate Paramilitari Guerriglia

    Algeria X X

    Angola X X

    Burundi X X

    Ciad X

    Congo Brazzaville X X

    Congo Kinshasa X X

    Eritrea X

    Etiopia X

    Ruanda X X

    Sierra Leone X X X

    Somalia (tutti i gruppi)

    Sudan X X X

    Uganda X X

    America latina

    Colombia X X

    Messico X X

    Perù X

    Asia

    Afghanistan (tutti i gruppi)

    Filippine X

    India X X

    Indonesia X X

    Isole Salomone X

    Myanmar X X

    Nepal X

    Pakistan X

    Papua Nuova Guinea X

    Sri Lanka X

    Tajikistan X

    Timor est X X

    Uzbekistan X

    Medio Oriente

    Iran X X

    Iraq X X

    Israele e Territori Occupati X X

    Libano X

    Europa e Nord America

    Ex Yugoslavia X X

    Russia X

    Turchia X

    ma sia una pratica diffusa anche in diversoPaesi industrializzati, tra cui l’Olanda, la GranBretagna e gli Stati Uniti (vedi la relativa ta-bella). Questi ultimi, infatti, hanno circa lo0,5% delle proprie forze armate costituiteda minori di 18 anni, mandandoli a combat-tere a combattere nella guerra del Golfo, inSomalia e nei Balcani. Infatti molti Paesi pre-vedono il reclutamento volontario prima diaver compiuto i 18 anni, con la possibilitàche soldati minorenni possano andar a com-battere (come è avvenuto nel caso inglese peril conflitto delle Falklands-Malvinas).Gli effetti psicologici e sociali dell’arruola-mento e della partecipazione ai conflitti so-no devastanti. Nella delicata fase di pas-saggio dall’infanzia all’adolescenza e poi al-l’età adulta, questi minori vengono trauma-tizzati da quello che è l’evento più violentoper definizione, cioè la guerra, partecipandodirettamente ad omicidi e a violenze anchecontro la popolazione civile, divenendo a lo-ro volte carnefici. A volte vengono costretti ad uccidere dei lo-ro amici “per dare un esempio”, per testimo-niare di aver accettato la disciplina e l’appar-tenenza al nuovo gruppo, quasi una forma d’i-niziazione per un’avventura che spesso è sen-za ritorno. Conoscono solo la logica della vio-lenza, magari sotto la nefasta influenza delledroghe: questo è il loro nuovo mondo. Al termine dei conflitti, il loro reinserimentonella società è difficilissimo. Privi di una fa-miglia, spesso andata perduta negli esodi onei massacri, senza una capacità di relazio-narsi diversamente, angosciati dagli incubidei ricordi orrendi di quelle esperienze, di-ventano esseri umani allo sbando, senzanessun punto di riferimento nella loro vita. A livello internazionale una serie d’iniziativesono state intraprese per prevenire il reclu-tamento e la partecipazione dei minori aiconflitti, cercando anche da un lato di puni-re i responsabili di tale reclutamento, dal-l’altro di operare per la smobilitazione deibambini soldato e per il loro pieno reinseri-mento nella società. A livello internazionalevi sono state una serie di iniziative sia cam-po giuridico, supportate dalle Nazioni Unitein particolare, sia da parte di diverseOrganizzazioni Non Governative, volte a sen-sibilizzare i governi e l’opinione pubblica sul-la gravità di questo fenomeno.

    In INFORSU ulteriore materialedi approfondimento sul tema

  • 12

    eFORMAZIONEAnno VI - n. 1

    11 Febbraio 2003Edizione iscritti 1

    na misura odiosa. Solo così si può definire l’intervento della legge finanziaria sul personale inidoneo per mo-

    tivi di salute, tutti lavoratori che nell’ambito delle loro capacità e competenze s’impegnano edoperano all’interno del sistema scolastico.Si sono sentite parole grosse, pesanti, è stata data un’accezione tutta negativa - “personaleche non lavora” - ad una categoria che prima il legislatore (ricordiamo che per il personale do-cente, la disposizione è nata con i decreti delegati: l’articolo 113 del DPR 417/74, il cosiddet-to stato giuridico del personale della scuola) e successivamente il contratto, hanno inteso tu-telare proprio in virtù della specificità del lavoro nella scuola, tanto che in occasione della con-trattualizzazione del rapporto di lavoro l’istituto è stato esteso anche al personale ATA.All’inizio dell’estate scorsa si è avviata una violenta campagna di stampa denigratoria che hapuntato l’accento sui 18.000 insegnanti che non insegnano, costruendo un parallelismo sem-plicistico: non insegnano quindi non lavorano. Tra questi erano compresi gli inidonei per mo-tivi di salute.La tecnica è ormai collaudata: si parte con una campagna stampa, si lanciano parole chiavecome “moralizzazione, razionalizzazione, lotta agli sprechi” e via con la costruzione, su basidenigratorie, di un consenso qualunquistico nell’opinione pubblica; la fase successiva è l’in-tervento legislativo attraverso la finanziaria, dove il personale è individuato come fonte di spre-chi e quindi si applicano tagli.In realtà questo personale, forse non tutto e non sempre, nel corso degli anni è riuscito fati-cosamente a dare un significato alla propria vita professionale e a ricostruirsi una dimensionelavorativa sempre più apprezzata all’interno della realtà in cui opera, ad esempio dando im-pulso al funzionamento delle biblioteche, collaborando all’organizzazione dei progetti, dei la-boratori, delle visite didattiche e dei viaggi d’istruzione, all’ampliamento dei supporti didatticied educativi e dei servizi amministrativi.Ci riferiamo a tutti quei lavoratori che con l’impegno quotidiano, hanno occupato spazi e riem-pito vuoti nella vita della scuola; a loro abbiamo concretamente manifestato la nostra solida-rietà, collocando il problema tra le motivazioni dello sciopero generale della scuola del 14 ot-tobre scorso.Abbiamo ricevuto in queste settimane accorati, ma lucidi appelli di lavoratori: alcuni puntanol’accento sulla loro particolare situazione di salute, sulla disattenzione ai problemi dei sogget-ti più deboli; altri argomentano dell’impegno profuso nella nuova attività lavorativa nell’ambi-

    to della quale sono utilizzati, altri ancora sottolineano la pro-fessionalità acquisita nel profilo di docente bibliotecario o co-me esperto nell’uso delle tecnologie informatiche, consegui-te addirittura con la frequenza di corsi di formazione e Masterpromossi dal MIUR, d’intesa con alcune Università.Un danno alle scuole, oltre che un inutile dispendio di risor-se finanziare: un’ulteriore dimostrazione dell’insensibilità, dauna parte, e della miopia, dall’altra, della politica del perso-nale di questo Ministro.Le vicende della legge finanziaria sono ormai note; l’appro-vazione da parte della maggioranza parlamentare si è tradottaancora una volta in una sorta di conferma della fiducia al Go-verno e a poco sono valse le argomentazioni di merito.Ora si tratta di intervenire in questa delicatissima situazioneper evitare danni al personale e quantomeno, governare il fe-nomeno. Come Sindacato abbiamo due diversi terreni d’in-tervento: uno al MIUR, in parte già avviato, l’altro all’ARAN insede di stipula del contratto collettivo.

    Una misura odiosa

    la v

    ita

    nella

    scu

    ola

    Piera Formilli

    U.

  • eFORMAZIONEAnno VI - n. 111 Febbraio 2003Edizione iscritti 1

    13

    La CISL SCUOLA intende sfruttare al massimo entrambele opportunità.In sede ministeriale, con il contratto della mobilità di re-cente sottoscritto, sono state definite le procedure per ilrientro e l’assegnazione della sede di titolarità; proprio nelcorso della contrattazione abbiamo sollevato il problemadella complessità e delle molteplici sfaccettature che laquestione andava assumendo, anche in conseguenza del-la diversa prescrizione legislativa introdotta dalla finanzia-ria tra personale docente ed ATA. È stata sollecitata una nota di chiarimento sulle procedureconnesse alle domande di rientro in servizio sia per quan-to riguarda i tempi della mobilità, sia per eventuali rientri incorso d’anno.Va chiarito, infatti, che il docente può rientrare in attivitàd’insegnamento solo nel caso in cui la commissione me-dica lo riconosca idoneo a tale attività, mentre per il personaleATA, parzialmente inidoneo a svolgere le mansioni previstedal profilo d’appartenenza, è previsto il rientro il prossimo1° settembre (cfr. box).Per il personale ATA c’è quindi una vera emergenza, tantoche l’Amministrazione ha avanzato una serie d’ipotesi conl’obiettivo di “mettere paletti” alle scelte individuali di as-segnazione della sede al fine di “salvaguardare la funzionalitàdelle scuole”.La CISL SCUOLA si è opposta a qualsiasi limitazione deldiritto soggettivo alla scelta di una sede sulla base di vin-coli definiti a priori, perché questo si scaricherebbe nega-

    tivamente sulla condizione già problematica di lavoratorioggetto di un provvedimento odioso in sé (l’obbligo al rien-tro immediato, indipendentemente dal proprio stato di sa-lute). Ha altresì condiviso l’esigenza di risolvere problemidi funzionalità dei servizi, proponendo eventuali operazio-ni di compensazione che possono essere affrontate suc-cessivamente in sede di organico di fatto, ad esempio at-traverso l’accordo sulle ”utilizzazioni”.Sta diventando di tutta evidenza che la scelta della finan-ziaria ha riaperto il problema di patologie che sono incon-ciliabili con l’attività nella scuola, dove “il 113” era in ognicaso uno strumento rispettoso della dignità umana che lalegge ha cancellato senza risolvere il problema, anzi fa-cendo esplodere le contraddizioni.Per questa categoria di personale il rinnovo del CCNL e,quindi, il tavolo di confronto all’ARAN, dovrà essere la se-de per individuare soluzioni a regime che tutelino le pro-fessionalità maturate ed espresse in questi anni.Vanno esplorate prima tutte le opportunità per salvaguar-dare questo personale all’interno del sistema, consolidan-do attività, qualitativamente riconosciute valide, finora svol-te e tutelando lo specifico delle figure uniche (DSGA) e quin-di vanno verificate le condizioni migliori per favorire la mo-bilità intercompartimentale a domanda, preferibilmente pres-so gli uffici dell’Amministrazione periferica e centrale, ovegià ora molti degli "inidonei" sono utilizzati, o presso altreAmministrazioni.La CISL SCUOLA è fortemente impegnata su questo terreno.

    RIENTRO IN SERVIZIO DEL PERSONALE COLLOCATO FUORI RUOLO E CONTRATTO SULLA MOBILITA’

    L’ambito di competenza del contratto sulla mobilità è esclusivamente quello di regolamentare le procedure per l’attribuzione del-la sede di titolarità ai fini del rientro in servizio del personale che attualmente è collocato fuori ruolo.

    Nel CCDN all’art. 5 sono, infatti, definite le modalità di presentazione della domanda con cui il personale interessato può sce-gliere le sedi (provincia, comune/i, scuola/e), le fasi delle operazioni in cui la domanda viene trattata, le modalità di assegna-zione della sede di titolarità in caso non siano disponibili le preferenze espresse nella domanda.

    Le procedure previste sono le seguenti: 1) l’assegnazione della sede di titolarità è effettuata nella provincia e nelle sedi richieste prima delle operazioni di mobilità delrestante personale, con procedura manuale;

    2) in caso di indisponibilità delle sedi richieste il personale interessato sarà considerato, rispetto alla provincia e al comune/iprescelto, come proveniente da fuori comune e la domanda sarà trattata dal sistema informativo nel corso dei movimenti in-tercomunali;

    3) qualora non ottenga nessuna delle preferenze espresse, l’assegnazione della sede definitiva avverrà d’ufficio sui posti resi-duati prima della mobilità professionale e territoriale interprovinciale.

    CHI DEVE PRESENTARE LA DOMANDA

    L’assegnazione della sede di titolarità ai fini del rientro in servizio nel prossimo anno scolastico riguarda:

    1) tutto il personale ATA già collocato fuori ruolo per motivi di salute;

    2) i docenti che a seguito di visita di controllo, siano stati dichiarati idonei alla funzione. Pertanto, ribadiamo, i docenti interes-sati alla presentazione della domanda di mobilità sono solo quelli riconosciuti idonei a seguito di controllo.

    Il MIUR con nota prot. n. 70 del 5/2/2003 ha emanato chiarimenti relativi alle procedure di assegnazione della sede fissando inuovi termini per la presentazione delle domande: • Personale ATA: 31/3/2003• Personale docente: cinque giorni prima della chiusura delle funzioni del sistema informatico nel caso la visita di controllo ac-certi l’idoneità all’insegnamento successivamente al 10 febbraio.

  • eFORMAZIONEAnno VI - n. 1

    11 Febbraio 2003Edizione iscritti 1

    14

    Una risoluzione dellamaggioranza appro-vata l’11 dicembre sco-ro in CommissioneCultura della Camera“impegna il Governoad attivarsi, collabo-rando con le istituzio-ni scolastiche e nel ri-spetto della loro au-tonomia, per far sìche nella scuola diogni ordine e gra-do l’insegnamentodella storia, in par-

    ticolare di quella contemporanea, si svolga se-condo criteri oggettivi rispettosi della verità sto-rica e della personalità dei discenti attraversol’utilizzo di testi di assoluto rigore scientificoche tengano conto – in modo obiettivo – di tut-te le correnti culturali e di pensiero, per unconfronto democratico e liberale che assi-curi un corretto approfondimento del pas-sato, in special modo, di quello più recen-te”.Si tratta di un pronunciamento che fa ri-flettere con preoccupazione sulla perce-zione che le parti politiche hanno del ruo-lo della scuola ed, in particolare, dell’e-sercizio della funzione docente, inequi-vocabilmente fondato su una dimensio-ne etica, professionale e civile, che ten-de a perseguire, nel rapporto appren-dimento-insegnamento, fermi i princi-pi democratici e pluralistici dellaCostituzione Italiana, lo sviluppo del-la capacità critica e della valutazio-ne autonoma da parte dell’allievo.Mettere in discussione l’uso sapientee consapevole di tutte le fonti delsapere da parte del docente, è unattacco ingeneroso a tutta la clas-se insegnante, al senso di respon-sabilità ed all’impegno con i quali concorre alla for-mazione delle giovani generazioni. Abbiamo pertanto ritenuto op-portuno pubblicare alcune prese di posizione del mondo culturale e della societàcivile, a partire dall’appello che, insieme alle altre Organizzazioni Sindacali della scuola edAssociazioni professionali, la CISL SCUOLA ha fatto pervenire al Presidente della Repubblica.

    Si scrive “attivarsi”,si legge “censurare”

    par

    liam

    one

    a cura della Segreteria Nazionale

    Al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi

    Signor Presidente della Repubblica, ci rivolgiamo a Lei in quanto garan-

    te dell’osservanza dei principi costituzionali, esprimendoLe forte preoc-

    cupazione per la risoluzione dell’on. Garagnani, che impegna il governo

    a vigilare sull'oggettività dei libri di testo di storia.

    Non siamo i soli a leggervi un attacco alla libertà della cultura e alla li-

    bertà di insegnamento e di apprendimento. La risoluzione 7-00163 ap-

    provata dalla VII Commissione della Camera l’11 dicembre scorso è con-

    traria all’art. 33 della Costituzione (“L’arte e la scienza sono libere e li-

    bero ne è l’insegnamento”) e all’articolo del TU delle norme vigenti in

    materia di istruzione, che garantisce “ai docenti la libertà di insegnamento,

    intesa come autonomia didattica e come libera espressione culturale del

    docente”, al fine di “promuovere, attraverso un confronto aperto di posi-

    zioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni” (dpr

    16.4.1994, n.297). Il principio costituzionale e la norma che lo interpreta rendono impossi-

    bile il ritorno a forme di controllo sui libri di testo e di censure di Stato,

    che appartengono ad altre epoche della nostra storia. Tocca da un lato al

    dibattito storiografico, dall'altro alla ricerca didattica e in ultima analisi

    alla libertà degli autori, degli editori, dei docenti di storia e dei rispettivi

    collegi assumere responsabilmente decisioni circa la stesura, la stampa e

    l'adozione dei libri di testo, di storia come di tutte le altre discipline. La

    scuola ha il compito, e la capacità, di presentare opzioni culturali diffe-

    renziate e diversi punti di vista, per permettere la crescita di un pensiero

    autonomo e critico. Noi ricordiamo quanto da Lei è stato più volte messo in evidenza, e

    quanto ha ribadito con grande forza all’apertura dell’anno scolasti-

    co, sottolineando la funzione pubblica e il ruolo nazionale della scuo-

    la, luogo dove si costruisce la cittadinanza italiana, europea e mon-

    diale e si forma nel confronto fra opinioni, storie e culture la coscienza

    democratica, collettiva e identitaria del Paese.

    La ringraziamo per l’attenzione con cui sta seguendo la vita della scuola,

    convinti che, attraverso la libertà dei docenti e dei dirigenti, si difenda il di-

    ritto di tutti i giovani a un’informazione e a una formazione plurale e libe-

    ra, premessa e garanzia dello sviluppo della democrazia nel nostro Paese.Roma, 23 dicembre 2002

  • eFORMAZIONEAnno VI - n. 111 Febbraio 2003Edizione iscritti 1

    Per il prof. Franco Cardini la "Risoluzione" della CommissioneCultura della Camera “È una vecchia cosa che ogni tantoriemerge perché i nostri amici politici, tranne rare eccezio-ni, non conoscono il mestiere dello storico e hanno una vi-sione ingenua della storia. Pensano che sia una scienza pu-ra. Ma non è così. Non lo è nemmeno per la fisica e per lachimica. La scienza è dinamica per sua natura, si mette indiscussione costantemente. La verità assoluta si trova in al-tre espressioni dello spirito umano, per esempio la teolo-gia. Se la verità non esiste nelle scienze fisiche non esistenella storia. Quello che alcuni politici si ostinano a non ca-pire è che lo storico non scopre una verità obiettiva, ma dàinterpretazioni di fatti sulla base delle fonti. È vero che lastoria può essere scritta male per difetto di metodo o per lamancanza di una visione esegetica incompiuta. Ma la libertàdi interpretazione è molto vasta.Vogliono fare delle commissioni per stabilire la compiutez-za e l’obiettività scientifica dei libri di storia? Ben vengano.Ma sappiano che l’obiettività scientifica nella storia non si-gnifica l’appuramento di una interpretazione canonica.L’esattezza storica e scientifica non consiste nel dare ra-gione ad uno piuttosto che ad un altro.”Rosario Villari commenta: “Lo trovo una cosa priva di sen-so. Un intervento politico amministrativo che abbia la prete-sa di stabilire il corretto apprendimento del passato e l’inse-gnamento della cosiddetta verità storica fa pensare ai crite-ri di controllo e di uniformità, imposta ed ufficiale, adottati conesiti disastrosi per la cultura e la società, dai regimi totalita-ri, dal fascismo e dai sistemi comunisti. Ma chi dovrebbe sta-bilire la verità storica? Il ministro? Un funzionario? Io so cheil giudizio storico nasce solo dalla libera ricerca svolta in unadimensione internazionale, nasce dal libero confronto delleidee, che la scuola deve recepire con la più piena e com-pleta autonomia. Definire, come si fa in questa risoluzione,un intervento politico amministrativo in questa materia, rite-nerlo la condizione per un confronto democratico e liberale,è una beffa insieme ridicola e pericolosa.”“Giù le mani dai libri di storia”. È l’appello di Libertà e

    Giustizia, “I garanti di libertà e Giustizia assistono con vivapreoccupazione alla proposta ventilata in commissione par-lamentare di un controllo esercitato dal Ministero dellaPubblica Istruzione sui manuali di storia per le scuole. Rilevanoche l'idea di un controllo governativo sulle idee espressedai libri di testo evoca stagioni evidentemente non ancoraremote, in cui i regimi fascista, nazista e stalinista esercita-vano tale diritto censorio, e giudicano l'idea indegna di unpaese democratico.La responsabilità della stesura dei libri di testo competeagli editori e agli autori e la responsabilità della loro ado-zione compete agli insegnanti, alla cui oggettività e sen-so critico si delega il compito di giudicare se un testo siavalido, e in che misura possa essere eventualmente criti-cato e integrato in sede di lezione, addestrando così glistudenti non solo ad apprendere ma anche a giudicare leloro fonti di apprendimento. Questo è l’unico controlloche in un paese libero si può e si deve esercitare sui ma-nuali scolastici …”

    15

    Dichiarazione di Daniela Colturani

    La Risoluzione approvata dalla maggioranza inseno alla VII Commissione Cultura della Cameradei Deputati, sull’insegnamento della storia e sul-la scelta dei libri di testo, contiene nelle sue pre-messe un gravissimo atto di accusa nei confron-ti della scuola italiana ed in particolare dei suoidocenti, dei quali, di fatto, disconosce la profes-sionalità e la responsabilità, delegittimandone ruo-lo e funzioni.

    L’affermazione secca e lapidaria “È indubbio chenegli ultimi anni nella scuola italiana è preval-sa una visione ideologica che ha sovente al-terato fatti storici incontrovertibili, per fini diparte, in una pura ottica politica” scarica sullascuola italiana un giudizio duro come un maci-gno di irresponsabilità e di faziosità che screditagratuitamente e ingenerosamente un’istituzioneche ha invece svolto un ruolo fondamentale e de-cisivo per l'affermazione e la crescita dei valorietici, civili e democratici nel nostro Paese, deiquali il Parlamento, legittimato dal voto libero edemocratico dei cittadini, è testimone e al tem-po stesso garante.

    La nostra scuola, della quale nel passato e nel pre-sente sono state pur evidenziate le luci e le om-bre, non aveva finora ricevuto un’offesa così gra-ve e devastante e mai un intero corpo docente erastato così platealmente posto sotto accusa.

    La legge sull'editoria e la libertà dei docenti discelta degli strumenti didattici, espressione del-la libertà d'insegnamento costituzionalmente tu-telata, costituiscono garanzie più che sufficientiperché l'insegnamento della storia, in tutti gli or-dini e gradi nei quali si articola il percorso scola-stico, si sviluppi nel rispetto dei programmi vi-genti e della coscienza morale e civile dei discenti.

    Non comprendiamo, dunque, in quali forme e inquali modi il Governo dovrà “attivarsi” perchéquesto insegnamento si svolga “secondo crite-ri oggettivi rispettosi della verità storica”.

    Roma, 12 dicembre 2002

  • eFORMAZIONE

    16

    Anno VI - n. 111 Febbraio 2003Edizione iscritti 1

    Il Consiglio dell’Unione Europea con la decisione del 3 dicembre 2001 ha proclamato il2003 anno europeo delle persone con disabilità. L’iniziativa intende sensibilizzare i cit-tadini sui temi legati alla non discriminazione e all’integrazione, promuovere azioni con-crete per favorire le pari opportunità ed i diritti dei bambini e dei giovani disabili. Nel nostro Paese il lancio dell’anno europeo si terrà in coincidenza con la seconda Con-ferenza sulle politiche per la disabilità che avrà luogo a Bari dal 14 al 16 febbraio 2003.Un autobus è partito lo scorso 23 gennaio dalla Grecia e percorrerà tutti i paesi d’Europaterminando il proprio viaggio in Italia tra novembre e dicembre 2003. La Conferenza dichiusura dell’Anno europeo delle persone disabili si svolgerà a Roma nei giorni 3 e 4dicembre 2003. L’evento cadrà durante il semestre di Presidenza italiana dell’Unione Eu-ropea e sarà organizzato in stretto contatto con la Commissione UE e con il Forum Eu-ropeo della Disabilità (EDF)

    La CISL SCUOLA organizza, sui temi legati all’integrazione, la Conferenza nazionale“INSIEME A SCUOLA PER CAMBIARE IL MONDO”. L’evento programmato per il 10marzo 2003 si svolgerà a Milano. Il programma in www.cislscuola.it

    In Europa l’universo delle disabilità conta circa 40 milioni di cittadini nei soli stati dell’unione.Un numero che contempla persone con disabilità motorie, sensoriali e mentali e non tiene con-to, altrimenti raddoppierebbe, degli anziani non autosufficienti e di persone che a causa di pa-tologie invalidanti croniche vivono praticamente in condizioni di disabilità.Sono cittadini che attendono servizi, assistenza, sostegno ma anche le possibilità di una pienapartecipazione alla vita collettiva pur entro i limiti della loro condizione. Un obiettivo non dipoco conto: in molti Stati membri la legislazione deve ancora fare grandi avanzamenti inqueste direzioni per garantire alle persone disabili migliori condizioni di vita e maggiori pos-sibilità di integrazione sociale.

    “Il nostro più grande e grave errore è quello di destare in una persona le qualità che nonpossiede, trascurando di coltivare invece quelle che possiede” (Le memorie di Adriano, Mar-guerite Yourcenar).È urgente, comunque, superare tecnicismi di burocrati, architetti o operatori del sociale.Occorre promuovere e sostenere la cultura delle disabilità perché l’abbattimento delle bar-riere architettoniche o la ricerca per permettere a tutte le persone di vedere un film, unamostra o di assistere ad un concerto, di andare a scuola, di lavorare, di usare i mezzi pub-blici, … non può più essere il solo esercizio tecnico e progettuale, ma deve costituire lospecchio della consapevolezza di una società rispetto ai bisogni, alle necessità ed allapresenza al suo interno di un variegato mondo di persone differenti l’una dall’altra ma conuguali diritti.La concreta integrazione, la valorizzazione delle (divers)abilità, l'adozione di iniziative positivenon possono restare solo degli eccellenti propositi.

    E scuola e formazione, a quasi 30 anni dalla legge 517/1977, che ha riconosciuto, individuan-done le modalità, il diritto delle persone con disabilità a stare nella scuola di tutti, e a 10 annidalla legge 104/1992 (leggi avanzate nel contesto europeo) possono tracciare un primo bilan-cio legale dell'inserimento e dell'integrazione disseminando le buone prassi, che abbando-nando "… piume d'oca che ci fanno il solletico … buonismo o … visione apocalittica" (Anto-nio Guidi, Sottosegretario alla Salute) raccontino realtà per sostenere una presa di coscienzada parte di tutti i cittadini.

    Un anno per sensibilizzare efare di più

    Eur

    op

    a

    Silvio Colombini

  • eFORMAZIONEAnno VI - n. 111 Febbraio 2003Edizione iscritti 1

    L a sanatoria dei lavoratori extra-comunitari, che ha contato circaseicentomila domande, ha fattoemergere la realtà di centinaia di mi-gliaia di posizioni lavorative in neroe, insieme, ha sollevato il problemadell’assistenza alle famiglie per tut-ti gli aspetti relativi alla gestione delrapporto di lavoro domestico.Anche tra i nostri iscritti, moltissimisono quelli, pensionati e non, cheutilizzano una colf o badante anchesolo per poche ore la settimana. Non

    tutti sanno però a quali e quanti adempimenti siano ob-bligati i datori di lavoro domestico.

    L’assunzione, per cominciare, deve risultare da una let-tera di assunzione, firmata dal lavoratore e dal datore dilavoro, dalla quale risultino data d’inizio del rapporto dilavoro, durata del periodo di prova, retribuzione pattuita,periodo concordato per le ferie, ecc... Entrambe le partidovranno conservare copia del contratto.Il datore di lavoro è tenuto quindi a denunciare all’Inpsl’inizio del rapporto di lavoro, rispettando le seguenti sca-denze:

    • entro il 10 aprile, per le assunzioni dal 1° gen-naio al 31 marzo

    • entro il 10 luglio, per le assunzioni dal 1° aprileal 30 giugno

    • entro il 10 ottobre, per le assunzioni dal 1° luglioal 30 settembre

    • entro il 10 gennaio, per le assunzioni dal 1° ot-tobre al 31 dicembre

    La denuncia può essere presentata presso gli uffici dell’Inps

    di zona, o inviata per posta raccomandata, oppure puòessere compilata da casa attraverso Internet, acceden-do all’indirizzo www.inps.it. In quest’ultimo caso l’INPSprovvederà ad inviare i bollettini per il pagamento dei con-tributi trimestrali direttamente al domicilio del datore dilavoro.Dal 2000, poi, è diventato obbligatorio comunicare l’as-sunzione anche all’Inail (entro 24 ore dalla firma del con-tratto). Lo si può fare di persona, recandosi presso gli uf-fici territoriali dell’istituto, o per telefono, chiamando il nu-mero verde Inail 803888, oppure tramite email, scriven-do all’indirizzo [email protected]..

    Gli adempimenti da rispettare non finiscono qui. Per il da-tore di lavoro c’è infatti l’obbligo di redigere la busta pa-ga e di calcolare i contributi previdenziali, la tredicesimamensilità, nonché il trattamento di fine rapporto (TFR).

    Tirando le somme, la gestione della posizione ammini-strativa e contabile dei lavoratori domestici, si presen-ta come un’operazione decisamente complessa. Per ve-nire incontro alle famiglie, il Caaf Cisl, in collaborazionecon la Fisascat, ha avviato, dall’inizio dell’anno, un nuo-vo servizio per la gestione di tutti gli adempimenti legatial rapporto di lavoro domestico.La collaborazione tra la Fisascat e Caaf rappresentaquindi un rinnovato esempio di interazione tra l’azionedi rappresentanza collettiva e quella di tutela indivi-duale.Si è inoltre costituito un gruppo di lavoro che coinvolgetutti i settori dell’organizzazione interessati e che af-fronterà i problemi gestionali, contrattuali e previden-ziali legati all’immigrazione, all’emersione dal lavoro ne-ro etc.Il software, elaborato dal Caaf, per la gestione del rap-porto di lavoro domestico consente di gestire la letteradi assunzione, la busta paga, il calcolo dei contributiprevidenziali, il prospetto annuale delle retribuzioni per-cepite dal lavoratore, il calcolo dei contributi previden-ziali pagati dal datore di lavoro che può detrarli dallasua dichiarazione di redditi e il calcolo del TFR. Un servizio completo che risponde ai bisogni di tantis-sime famiglie italiane.

    Colf

    Questa pagina è curata dal Caaf Cisl Nazionale.

    Per informazioni 800-249307

    o www.caafcisl.it

  • eFORMAZIONEed

    ito

    rial

    e

    DESIGN: GIUSEPPE ROMANAZZI •

    la nostra forza:

    Per una scuola pubblicaautonoma • pluralista •garante del carattere unitario e nazionale del sistema formativo •strumento di crescita umana e di promozione sociale

    essere soloun sindacato

    TE

    SSE

    RA

    ME

    NT

    O20

    03