Scuola e Cultura antimafia marzo 2012

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a società di oggi ci travolge sempre di più con i suoi ritmi “accelerati” che rischiano di sconvolgere più che di convo- gliare ed indirizzare nei sensi richiesti dalle diverse attività di cui ciascuno di noi si fa carico sulla base del proprio ruolo e della pro- pria professionalità. Per questo motivo è importante, anzi necessa- rio, avere dei punti certi di riferimento. Molteplici e rapidissime, soprattutto, sono le fonti di informazione ed alla portata immediata dei giovanissimi, estremamente abili a collegarsi ai più disparati siti internet. Si può conoscere di tutto ed in tutti i campi ed allet- tanti oltre che “ammiccanti” possono essere non solo le informa- zioni ma soprattutto le immagini. Si capisce facilmente come si possa venire attratti dalle innumerevoli “finestre” che si aprono, a ripetizione, non richieste e neanche sospettate e che mettono da- vanti agli occhi anche dei più sprovveduti, mondi verosimili, irrea- li o fittizi. Cosa fare, allora, come agire per far sì che i mezzi stra- ordinari che oggi sono a disposizione di tutti possano trasformarsi ai fini di una corretta e reale formazione umana? Anche(o soprat- tutto) in questo caso, la responsabilità ricade in gran parte sulla Scuola e sui suoi operatori anche se non mi sento di condividere le affermazioni di Augusto Cavadi sull’edizione palermitana di Re- pubblica di pochi giorni fa che lamenta il fatto che i ventenni di oggi non sono in grado di distinguere la sinistra dalla destra (e non solo metaforicamente parlando), e “non sono in grado né di legge- re un giornale né di decifrare una notizia di telegiornale”, figuria- moci, poi, se si dovesse parlare di CSM o di Welfare State! Ma a parte il pessimismo credo eccessivo, non penso che sia mai bene generalizzare. Ma al di sopra e prima di queste considerazioni c’è un problema ancora più grave e trasversale a tutti gli altri. Voci autorevoli, negli ultimi anni hanno affrontato un tema di più largo respiro evidenziando la “mancata acculturazione del paese a cominciare dalla lingua” ed un’indagine dell’Ocse del 2003 di- chiarava che” la popolazione italiana, nel suo complesso non pos- siede una competenza alfabetica funzionale adeguata alle esigenze di un paese avanzato”. Sintetizzando, circa l’80% degli italiani tra i 16 ed i 64 anni non avrebbe una adeguata conoscenza della propria lingua. Prendendo per veritieri questi dati (ed io personalmente non ho elementi per smentirli), la situazione nazionale è certamente sconfortante, an- che perché dal 2003 in poi non mi risulta che mai dei ministri si siano posti il problema della “salvaguardia” della lingua che è, sicuramente, il primo bene culturale da coltivare e tramandare ge- losamente. Continua a pag. 3 S c u o l a E cultura antimafia per un ponte culturale nel mediterraneo www.etnomediterranea.org—email: [email protected] DISPERSIONE SCOLASTICA E SCARSO UTILIZZO DI TECNOLOGIE: LA SCUOLA SICILIANA ALLA PROVA L L'arrivo del ministro Francesco Profumo alla scuola Giovanni Falcone.

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Scuola e cultura antimafia

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a società di oggi ci travolge sempre di più con i suoi ritmi “accelerati” che rischiano di sconvolgere più che di convo-

gliare ed indirizzare nei sensi richiesti dalle diverse attività di cui ciascuno di noi si fa carico sulla base del proprio ruolo e della pro-pria professionalità. Per questo motivo è importante, anzi necessa-rio, avere dei punti certi di riferimento. Molteplici e rapidissime, soprattutto, sono le fonti di informazione ed alla portata immediata dei giovanissimi, estremamente abili a collegarsi ai più disparati siti internet. Si può conoscere di tutto ed in tutti i campi ed allet-tanti oltre che “ammiccanti” possono essere non solo le informa-zioni ma soprattutto le immagini. Si capisce facilmente come si possa venire attratti dalle innumerevoli “finestre” che si aprono, a ripetizione, non richieste e neanche sospettate e che mettono da-vanti agli occhi anche dei più sprovveduti, mondi verosimili, irrea-li o fittizi. Cosa fare, allora, come agire per far sì che i mezzi stra-ordinari che oggi sono a disposizione di tutti possano trasformarsi ai fini di una corretta e reale formazione umana? Anche(o soprat-tutto) in questo caso, la responsabilità ricade in gran parte sulla Scuola e sui suoi operatori anche se non mi sento di condividere le affermazioni di Augusto Cavadi sull’edizione palermitana di Re-pubblica di pochi giorni fa che lamenta il fatto che i ventenni di oggi non sono in grado di distinguere la sinistra dalla destra (e non solo metaforicamente parlando), e “non sono in grado né di legge-re un giornale né di decifrare una notizia di telegiornale”, figuria-moci, poi, se si dovesse parlare di CSM o di Welfare State! Ma a parte il pessimismo credo eccessivo, non penso che sia mai bene generalizzare. Ma al di sopra e prima di queste considerazioni c’è un problema ancora più grave e trasversale a tutti gli altri. Voci autorevoli, negli ultimi anni hanno affrontato un tema di più largo respiro evidenziando la “mancata acculturazione del paese a cominciare dalla lingua” ed un’indagine dell’Ocse del 2003 di-chiarava che” la popolazione italiana, nel suo complesso non pos-siede una competenza alfabetica funzionale adeguata alle esigenze di un paese avanzato”. Sintetizzando, circa l’80% degli italiani tra i 16 ed i 64 anni non avrebbe una adeguata conoscenza della propria lingua. Prendendo per veritieri questi dati (ed io personalmente non ho elementi per smentirli), la situazione nazionale è certamente sconfortante, an-che perché dal 2003 in poi non mi risulta che mai dei ministri si siano posti il problema della “salvaguardia” della lingua che è, sicuramente, il primo bene culturale da coltivare e tramandare ge-losamente.

Continua a pag. 3

S c u o l a E cultura antimafia

per un ponte culturale nel mediterraneo www.etnomediterranea.org—email: [email protected]

DISPERSIONE SCOLASTICA E SCARSO UTILIZZO DI TECNOLOGIE: LA SCUOLA SICILIANA ALLA PROVA

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L'arrivo del ministro Francesco Profumo alla scuola Giovanni Falcone.

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Ultimo numero: Novembre-Dicembre 2011.

Anno XXVIII. Numero 3-4. Bimestrale.

Invio gratuito on-line.

Nuovo numero: Febbraio-Marzo 2012.

Anno XXVIII. Numero 5-6. Bimestrale.

Invio gratuito on-line.

Reg. Trib. Palermo n. 41 del 12/11/1991

Direttore responsabile: Claudio Paterna

www.etnomediterranea.org

email: [email protected]

Progetto grafico e impaginazione: Giovanni Corrao

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Dispersione scolastica e scarso utilizzo di tecnologie: la scuola siciliana alla Prova Anna Maria Ajovalasit 3

L’istruzione digitale, il tablet entra in classe ! Maria Vita Gambina

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Palermo e la globalizzazione di Cosa Nostra Roberto Tripodi

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Elenco delle scuole siciliane che hanno avuto il contributo

Ti piace vincere facile? Vito Pecoraro

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Educare alla legalità attraverso il Teatro Giusi Vitale

Una scuola nella Ballarò interetnica Antonino Caracausi

COME SI "ADOTTA" IL TERRITORIO: Claudio Paterna

CONCORSO ARCHEO CIAK

L’offerta formativa extracurriculare … Crocetta Capo e Antonina Tartamella

«SICILIA RISORGIMENTALE» Claudio Paterna

Il Fumetto (terza parte) Vincenzo Anselmo e Salvo Fornaia

SOMMARIO

Il quartiere della Kalsa 12

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Educare Ri-dimensionare le scuole? Giovan Battista Puglisi 22

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POR Cittadino studente: competenza e partecipazione 24

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Mai, come in questo caso, viene tirata in ballo la Scuola. Ma il problema non è di facile solu-zione, per lo meno nei quartieri po-polari delle nostre città, soprattutto del meridione, dove l’utenza della

scuola dell’obbligo, per esempio, riesce a stento, nel corso dell’ intero ciclo, a possedere mezzi verbali di comunicazione sufficienti dal punto di vista lingui-stico, non essendo suffragata da alcuno appoggio familiare, ma potendo giovarsi delle ore scolastiche soltanto. Certo la Scuola, che ha la maggior parte attiva nella formazione dei giovani, dovrebbe essere la prima garante di tale patrimonio, cercando il più possibile di svincolarsi dagli ambiti a volte angusti dei pro-grammi disciplinari che finiscono per costituire un limite involontario ed i docenti dovrebbero cercare tutti i mezzi per elevare il livello globale di cono-scenze, carenti sia in campo linguistico che scienti-fico. Per quanto attiene a quest’ultimo, notizie allarmanti ci provengono infatti dall’ultimo rapporto Ocse-Pisa (Programme for International Student Assessment), dal quale risulta che il punteggio medio raggiunto dai quindicenni delle scuole siciliane in matematica è al di sotto della media nazionale, superiore soltan-to rispetto ai risultati degli studenti campani e cala-bresi. La Regione siciliana intende subito cercare di superare tali lacune con un progetto “Scienza e futu-ro” finanziato dall’Assessorato regionale all’Istru-zione ed alla formazione professionale, con l’istitu-zione di laboratori che si propongono di “diffondere la cultura scientifica e di accrescere le competenze degli alunni secondo le dichiarazioni dell’assessore regionale Mario Centorrino, così come riportato nell’edizione del Giornale di Sicilia del 4 Marzo u.s. E intanto argomenti certamente meno elevati ma di notevole impatto pratico continuano a tormentare le scuole, in particolar modo quelle situate in quartieri disagiati, costantemente sottoposte ad attacchi van-dalici che vanificano tutti gli sforzi di dirigenti e personale coinvolto. Tra queste l’ormai tristemente famoso istituto comprensivo dello Zen a Palermo, recentemente visitato dal ministro della Pubblica Istruzione On. Profumo che ha voluto far sentire al dirigente , ai docenti, agli alunni ed alle famiglie la presenza dello Stato in situazioni drammatiche co-me questa. Ma quanti anni (o decenni e più) saranno necessari perché venga riconosciuto lo Stato democratico co-me un valore che ci appartiene ed è perciò di tutti? Ma se l’acquisizione di tale consapevolezza sembra ancora appartenere ad un mondo irraggiungibile, iperuranico, qualcosa di più facilmente realizzabile

e di concreto si può ottenere nel rapporto docenti-studenti. E spetta ai docenti “sfruttare” a vantaggio degli stessi alunni la loro capacità di orientarsi con le innovazioni tecnologiche, trasformandole in oc-casioni e possibilità di formazione. I docenti, da parte loro, dovrebbero avvicinarsi il più possibile al mondo dei giovanissimi che hanno il vantaggio di aver avuto l’impatto, sin dai primi anni di consapevolezza (o di semplice raziocinio) con giochi, strumenti ed oggetti perfettamente ri-spondenti ed “allineati” alle più recenti conquiste scientifiche e tecnologiche Le generazioni precedenti, tra cui la mia, hanno do-vuto fare un certo sforzo di adattamento alle più moderne tecnologie, ma nessuno meglio dei docenti dovrebbe ricordare che, comunque, continuare ad imparare vuol dire continuare a crescere, a qualsiasi età. Ma il nostro Paese, il Bel Paese, come, a volte con mal celata, amara ironia, lo sentiamo nominare, non è facile da capire e non ha vita facile e dopo quasi settanta anni di democrazia non sembra che ne ab-bia elaborato correttamente il concetto. Non è facile da capire, perché, (e non è un mistero per nessuno), da troppi anni la classe politica si è andata disper-dendo dietro le mille beghe partitiche e settoriali, per rendersi conto di ciò che deve essere preminente in chi ha la pretesa di porsi alla guida del Paese. Ed ancora meno facile da capire è l’incapacità della nostra bella isola di gestire e spendere adeguata-mente i fondi europei che, puntualmente vengono in gran parte restituiti, mentre tutto langue, dai posti di lavoro inesistenti, all’abbandono dei beni artistici e naturali, allo spreco di pubblico denaro in attività non chiare o non indispensabili come le notevoli retribuzioni di non si sa quanto utili o necessarie consulenze “esterne”. E tutto ciò con buona pace dell’attuale primo ministro che sta tentando l’inve-rosimile con .l’improbabile quadratura del cerchio. Il “professore” Monti come a volte viene chiamato non senza una leggera ironia. ha provato a lanciare il principio dell’austerity (ed in ciò rientra anche l’auto esclusione dalle prossime Olimpiadi) e noi tutti ci auguriamo che si possa transitare dalla teoria alla pratica senza traumi e senza egoistiche resisten-ze. Compito sicuramente di ben difficile attuazione ma non impossibile perché si tratta di poter riuscire a vedere le cose (in questo caso il bene pubblico) come fine prioritario da perseguire, e non come mezzo da utilizzare a proprio vantaggio, rinuncian-do a privilegi superati ed a modi conduzione pater-nalistici o clientelari.

Anna Maria Ajovalasit

DISPERSIONE SCOLASTICA E SCARSO UTILIZZO DI TECNOLOGIE: LA SCUOLA SICILIANA ALLA PROVA

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a società siciliana è profondamen-te corrotta.

Ricercare le ragioni di questa corruzio-ne è un po’ lo sport regionale per eccel-lenza: tutti si lamentano della corruzio-

ne, ma al tempo stesso quasi tutti praticano gli stessi comportamenti corrotti che sanno così bene criticare, individuare e analizzare. È normale in Sicilia che uno ti parli male del fe-nomeno della raccomandazione e subito dopo ti chieda una raccomandazione. Non poteva essere diversamente in una terra che è stata occupata per secoli da eserciti stranieri. La necessità di sopravvivere è diventata arte e menta-lità, al punto stesso che ancora oggi i siciliani non si sono accorti che le occupazioni di eserciti stra-nieri sono terminate e che sarebbe ora di prendere in mano il proprio destino con senso di responsa-bilità. Il Capo Mandamento o il presidente della coope-rativa quindi garantisce i voti all’onorevole rice-vendone in cambio privilegi (contributi e proce-dure veloci per appalti), proprio come il vicerè Garcia da Toledo garantiva soldati e grano a Car-lo V nel 1571 e in cambio aveva, per sé e i baroni, potere e terre e per la plebe “festini e concerto di musici.”

Naturalmente poteva anche capitare, come capitò nel 1783, che vicerè fosse nominato Domenico Caracciolo, marchese di Villamaina ed estimatore degli illuministi, onesto ed intraprendente, ma il collaudato sistema di potere lo avrebbe presto costretto all’allontanamento. La storia della Sicilia è una storia di sconfitte dei ceti produttivi e di vittorie dei ceti parassitari. Per questo motivo la mafia è stata spesso descritta come un’invenzione dei giornalisti del nord, pro-prio perché lo schema storico è stato quello di chiedere compattezza ai siciliani su ogni malefat-ta, in nome della solidarietà contro lo straniero.

Questo contesto, che ha permesso il radicamento di Cosa Nostra nella società e la sconfitta sistema-tica dei ribelli (i Fasci Siciliani, i contadini di Bronte e di Portella delle Ginestre, i Florio, i sin-dacalisti Carnevale, Rizzotto e altri), è entrato in crisi quando alcuni politici siciliani come Pio La Torre e Rita Borsellino, e alcuni giudici e poli-ziotti siciliani, hanno cominciato a contrastare questo modello culturale. Se era facile isolare il capitano sciasciano Bellodi, venuto dal Nord a imporre la sua legge, non era altrettanto facile per la mafia isolare due giudici nati e vissuti alla Kal-sa che chiedevano di ripristinare la legalità. E infatti, sebbene col sacrificio di troppi, Cosa Nostra ha perso la sua battaglia, le sue coperture,

e Riina e compari sono finiti all’ergastolo. La sconfitta della cultura mafiosa ha coinciso con la sconfitta dell’omertà. E la sconfitta dell’omertà si è prodotta in Sicilia soprattutto nei Tribunali e nelle scuole. È noto che in Sicilia ci siano lavora-tori ricattati: i forestali che devono completare il numero minimo di giornate di lavoro, i precari che devono ricevere il rinnovo dell’integrazione contrattuale, pure gli imprenditori che devono accedere al flusso di denaro pubblico. Da questa condizione di ricatto, dal 1974 a oggi, sono rima-sti esenti i lavoratori della Scuola Statale. Certo, vi sono delle esagerazioni, per cui anche qualche fannullone continua a fare il bidello e qualche condannato per costituzione di banda ar-mata continua a fare il professore, ma questo si-stema ha prodotto una categoria di intoccabili che ha potuto lavorare in autonomia e spiegare ai ra-gazzi che la mafia è il peggiore male della Sicilia. È in questo contesto che Palermo, da capitale del-la Mafia, è diventata capitale dell’Antimafia. L’arresto di Bernardo Provenzano, che ha seguito quelli di Riina, Badalamenti, Giuffré, Aglieri, Nicchi, Lo Piccolo e tanti altri, in realtà segna la sconfitta di Cosa Nostra come holding internazio-nale criminale, degna di stare alla pari tra le mag-giori mafie del mondo. Paradossalmente la decadenza di Cosa Nostra è parallela alla decadenza delle economie Occiden-tali. I prodotti interni lordi di USA, Gran Breta-gna, Francia e Italia crescono su percentuali tra l’1% e il 2% con debiti pubblici enormi. Legger-mente migliori sono le condizioni di Germania e Canada. Il Giappone sta attraversando la maggio-re crisi degli ultimi trenta anni. La grande crescita investe invece i Paesi cosiddetti del BRICS: Bra-sile, Russia, India e Cina e Sud Africa, con un PIL che aumenta in media del 9% annuo e sono loro in possesso di forti crediti nei confronti dell’Occi-dente. Le mafie di questi Paesi hanno preso il so-pravvento in campo internazionale. Sono finiti i tempi in cui Cosa Nostra poteva per-mettersi di eseguire, in proprio o su commissione stragi e delitti eccellenti (da Mattei a Dalla Chie-sa, dal treno 904 ai Georgofili), oppure da quando raffinava in proprio eroina e cocaina. Se però assistiamo alla decadenza del livello in-ternazionale di Cosa Nostra, dovuta anche all’af-fievolimento dei rapporti con la Cosa Nostra degli USA, in forte crisi, riscontriamo una maggiore penetrazione interna nelle attività economiche italiane: penetrazione dovuta alla progressiva as-senza delle forze dell’ordine e delle polizie muni-cipali nell’azione di controllo del territorio. In particolare nelle regioni meridionali.

PALERMO E LA GLOBALIZZAZIONE DI COSA NOSTRA

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PALERMO E LA GLOBALIZZAZIONE DI COSA NOSTRA

Oggi Cosa Nostra controlla in Sicilia gran parte delle ditte. A livello internazionale è interessata a tre set-tori nei quali la concorrenza è spietata: alla importazione di stupefacenti, al commercio delle armi, al traffico di immigrati. Cosa Nostra è costretta oggi a subire la pres-sione interna della mafia Russa e di quella Cinese, oltre alla crescente presenza delle ‘Ndrine e dei Casalesi. In particolare i Russi hanno assunto l’egemonia delle bande di Ro-meni, Albanesi e Montenegrini, i cinesi si sono sottratti al controllo dei corleonesi, men-tre la ‘Ndrangheta si è installata saldamente in Italia settentrionale. Cosa Nostra cerca attualmente un’espansione in quattro aree criminali: nel settore del rici-claggio del denaro sporco, delle finanziarie che offrono prestiti, nel campo dello smalti-mento dei rifiuti tossici, nel giro di prostitu-zione internazionale delle minorenni che or-mai sconfina nella schiavitù. Mentre la Mafia di Michele Greco e di Stefa-no Bontade poteva definirsi la “mafia conta-dina”, cioè la mafia legata al mondo produtti-vo alla cultura della terra e del feudo, al ri-spetto della tradizione, la Cosa Nostra dei Corleonesi Riina e Provenzano è la mafia del-la pastorizia: quel mondo nato dalla necessità di far sopravvivere il gregge a qualunque co-sto anche a costo di farlo sconfinare in terreni altrui a brucare grano e vini, pur di non farlo morire. Un mondo di pastori abituati a ma-neggiare il coltello per macellare il montone, abituati a vedere scorrere il sangue e a disse-zionare maiali e bovini. Un contesto atavico e cruento. Gente dotata di grande capacità mili-tare, capace di strangolare o sciogliere nell’a-cido le proprie vittime, ma incapace di usare internet. Più atte ad essere usate, che a gestire direttamente i movimenti di capitali interna-zionali. Capi che necessitano di alleanze con politici e banchieri. Cosa Nostra ha dovuto subire la supremazia di calabresi, casalesi, russi, cinesi a causa del-l’indebolimento delle famiglie americane, ma soprattutto della necessità di abolire la Com-missione e la struttura gerarchica piramidale a causa dell’azione del Ministero degli Interni. Una Cosa Nostra federale dunque che sta oc-cupando tutti gli spazi che le polizie munici-pali e la maglie larghe della giustizia oggi permettono.

Roberto Tripodi

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Carlo V a Piazza Bologni

Domenico Caracciolo, marchese di Villamaina

Placido Rizzotto, sindacalista ucciso dalla mafia

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L’ISTRUZIONE DIGITALE, IL TABLET ENTRA IN CLASSE

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"l Ministro dell’Istruzione, Francesco Profu-mo propone una scuola “più moderna e vi-

sionaria”, più vicina al web ed “ai nativi digitali”. Recentemente, ha parlato di tablet in classe, al posto dei libri di testo. Dalla carta al digitale, per legge. “ Nell’adozione dei libri di testo si richia-mano gli insegnanti a rispettare la progressiva transizione ai libri di testi on line o in versione mista, tenendo presente che a partire dall’a.s. 201-2-2013 non potranno essere più utilizzati testi e-sclusivamente a stampa”.(circolare n.18 del 15 Febbraio 2011 del ministro dell’Istruzione dell’U-niversità e della Ricerca). I libri misti:i libri in ver-sione mista sono costituiti da una parte su carta e uno su cd o dvd allegato o su Internet. I libri digi-tali: l’e-book, il libro in formato digitale, è compo-sto da un file consultabile su computer, i Phone, tablet e appositi lettori digitali. Quanto si risparmia? Con l’adozione dei libri digi-tali, indicata dal Miur, le famiglie italiane rispar-mieranno intorno al 10% sulla spesa: per scaricare un testo scolastico on line si spenderanno me-diamente dieci euro a dowload (dati Adicon-sum). Il tablet PC (lett. PC tavoletta) è un com-puter portatile che, grazie alla presenza di uno o più digitalizzatori” (digitizer in inglese), permette al-l’utente di interfacciarsi con il sistema direttamen-te sullo schermo, mediante una penna e anche le dita, invece che una tastiera e un mouse. Il tablet PC è, di fatto, un normale personal computer por-tatile con capacità di input superiori. Il termine “tabletPC” è diventato popolare dal 2000 a seguito della presentazione da parte di Bill Gates di una serie di dispositivi che rispondevano a particolari specifiche Microsoft. Il nome deriva dal fatto che somiglia ad una tavoletta utilizzata per la scrittura e utilizza una tastiera virtuale su schermo. Ed infi-ne, l’iPad è un “tablet computer” prodotto da Ap-ple in grado di riprodurre contenuti multimediali e navigare su Internet. Il progetto “Internet in aula” toccherà 40.000 sedi per un totale di 175.000 clas-si. Costo medio per collegare una classe al web: 200/300 euro. Ma quali sono i vantaggi? La fruizione di un libro di testo su i Pad, tramite i Book2, permette di sfruttare tutte le potenzialità proprie del mezzo digitale: i libri di testo possono essere arricchiti con spezzoni video, animazioni, rappresentazioni tridimensionali navigabili, foto ingrandibili, ecc.

Gli studenti potranno evidenziare parole, copiare parti del testo, annotare informazioni in appositi riquadri, accedere ad un glossario semplicemente toccando una parola. I libri di testo digitali si po-tranno acquistare su i Bookstore, “la libreria digi-tale” di Apple. La scuola italiana si apre al futuro e già in diverse scuole si sono attivate le sperimentazione di Ipad. l’Istituto “Ikaros” di Grumello del Monte (Bergamo) ha sostituito completamente i libri con i tablet. La prima scuola senza libri, la prima scuo-la “iPadizzata”. Gli alunni e i professori non avranno più libri di testo e quaderni, ma solo le tavolette della Apple per fare lezioni, studiare, scrivere appunti, ricerche e compiti in classe. La tecnologia arriva in aiuto di chi non può seguire le lezioni in classe “con i Po-dcast possiamo registrare le lezioni: tutti le potran-

no rivedere e riascol-tare, anche gli assen-ti”. “Il rischio che gli studenti possano di-strarsi, utilizzando questi strumenti, c’è” afferma il rettore di “Ikaros” Diego Sem-pio, “ma la scuola non deve rinunciare a priori alla tecnologia nella didattica. E’ compito degli educa-tori offrire agli stu-

denti gli stessi contenuti di conoscenza e forma-zione, attraverso strumenti diversi da quelli tradi-zionali”. Egli sostiene che questi strumenti non rovinano gli studenti che oggi legano l’apprendi-mento alle immagini, se verranno aiutati dagli in-segnanti ad andare oltre le immagini per approfon-dire e apprendere i contenuti. Da un sondaggio compiuto dalla Fondazione Pear-son nel 2011, l’86% degli studenti universitari che possiedono un Tablet dicono che li aiuta a studiare in modo più efficiente, il 76% segnala che il tablet li aiuta maggiormente durante le lezioni, ciò dimo-stra che i contenuti interattivi possono aumentare l’apprendimento. Ai giovani di oggi piace di più il libro digitale che il “vecchio” libro da sfogliare con le pagine di carta. Gli studenti preferiscono interagire con i video, diagrammi e grafici piutto-sto che vedere e leggere, conservando così mag-giori informazioni che arricchiscono di molto l’e-sperienza di studio rispetto ai loro omologhi di stampa, che contengono contenuti statici, e poi, diciamolo pure, quanto pesano i libri di testo, fin dalle elementari! Un tablet significa portarsi ap-

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Significa non dovere acquistare ogni anno un nuo-vo testo, perché la vecchia edizione non è più ag-giornata: basta scaricare da internet gli aggiorna-menti e trasferirli direttamente sul libro digitale. Dal punto di vista didattico, gli istituti possono cre-are su misura dei propri contenuti , il Digital publi-shing (editoria digitale) permette ai docenti o e-sperti in materia di auto-pubblicare i propri mate-riali didattici e distribuire le informazioni sui tablet in modo rapido. Si possono inviare i documenti delle lezioni on line, non dovendo più consegnare materialmente i contenuti. Per mezzo di queste tec-nologie è possibile spiegare i concetti più difficili in modo avvincente e comprensibile. Non mancano i problemi:scaricare i libri è un’operazione a volte complessa e le case editrici non sempre sono pre-parate. I tablet funzionano solo con le applicazioni, le app, ma scegliere quelle più adatte all’apprendi-mento scolastico e caricarle su tutte le macchine degli alunni richiede tempo. Uti-lizzare 25 tablet in classe richiede una rete adeguata ed un’assistenza tecnica che poche scuole hanno. E’ ve-ro che nell’alunno si svilup-pano nuove competenze attraverso i suoi abituali mezzi di comunicazione, ma i docenti sono pronti per la tecnologia rivoluziona-ria? Sono disposti a mettersi in gioco, a sostituire il classico “vecchio” processo didattico con i ta-bletPC, ma soprattutto, sono convinti che questo nuovo linguaggio serva a comunicare meglio con gli studenti e offra una didattica più efficace? Raf-faele Simone, uno dei maggiori studiosi europei di linguistica e filosofia del linguaggio e della cultura, si interroga sul destino del libro di fronte all’avven-to dei nuovi mezzi di comunicazione e di trasmis-sione delle conoscenze. La storia umana ha vissuto tre fasi importanti e nel suo saggio “La terza fase-Forme di sapere che stia-mo perdendo” esamina quali sono i problemi e i cambiamenti che sta comportando l’avvento di una Terza Fase nella tecnologia della comunicazione. La prima fase coincise con l’invenzione della scrit-tura che permise di dare stabilità alle conoscenze. La seconda fase si ebbe venti secoli dopo con l’in-venzione della stampa che rese il libro un bene alla portata di tutti e a conoscere cose pensate da altri. Negli ultimi trent’anni, le cose che sappiamo le dobbiamo non solo al fatto di averle lette, ma al fatto di averle viste in televisione, al cinema, sullo schermo di un computer. “Stiamo perdendo, dice Raffaele Simone, l’intelligenza sequenziale che è quella che usiamo per leggere e che comporta un

esercizio della mente. Questo tipo di intelligenza, oggi, sembra entrare in crisi ad opera di un ritorno dell’intelligenza simultanea, più consona all’imma-gine che all’alfabeto”. Naturalmente guardare è più facile che legge-re.”L’homo sapiens, capace di decodificare segni ed elaborare concetti astratti è sul punto di essere soppiantato dall’homo videns che non è portatore di un pensiero, ma fruitore di immagini”. Chi legge ha bisogno di silenzio, concentrazione , la lettura invita alla riflessione e all’approfondimento, men-tre chi guarda non può materialmente concentrarsi e riflettere, perché la successione delle immagini non lo consente e non si ha il tempo di poter riela-borare i contenuti. Raffaele Simone definisce que-ste nuove forme del sapere ”condizionatori di sape-re, non nel senso che ci dicono cosa dobbiamo pen-sare, ma nel senso che modificano in modo radicale

il nostro modo di pensare, trasformandolo da analitico, strutturato, sequenziale e referenziale in generico, va-go, globale, olistico”. “La cultura della scuola entra in conflitto con la cultura dei giovani : la scuola educa all’-analiticità, al controllo lin-guistico, allo spirito critico, all’esposizione verbale, al tradurre in parole le proprie esperienze. La scuola è mol-

to distante dal mondo giovanile che obbedisce ad una logica diversa, più immediata, semplificata e di impatto. ”La cultura giovanile è quanto di più dissonante vi possa essere, perché all’esplicitazione verbale pre-ferisce l’allusione, così come predilige l’esperienza vissuta, per i giovani l’esperienze è meglio averle, viverle, rievocarle che raccontarle analiticamente”. Le nuove generazioni condividono, nei social network, filmati, musica, immagini, le loro foto, ma anche i loro sentimenti e le loro emozioni. Nes-suna riforma può migliorare la scuola se non ci si rende conto della trasformazione che si sta verifi-cando. Sono d’accordo con Simone quando defini-sce la scuola “cognitivamente lenta” finchè si limi-ta a trasmettere un pacchetto delimitato e statico di conoscenze selezionate, e “metodologicamente lenta” nella sua difficoltà ad accedere a quei luoghi di conoscenza che non sono solo le enciclopedie e i vocabolari, ma le banche dati e i repertori. E allora che fare? La scuola deve aprirsi alle nuove tecnolo-gie digitali, non deve affatto rinunciarvi, ma non si deve dimenticare che sono strumenti tecnici e che un uso inconsapevole può “bruciare il cervello” dei ragazzi e dei loro insegnanti”.

VANTAGGI E LIMITI DELL'ISTRUZIONE DIGITALE!

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I ragazzi non vogliono raccontare analiticamente le loro esperienze con discorsi o parole perché le e-sperienze è molto meglio “averle, ricordarle, rievo-carle”. I ragazzi non vogliono “capire”, vogliono “emozionarsi” e se la scuola non risponde a queste esigenze, allora è noiosa e inutile. Le cose sono cambiate, le nuove tecnologie multimediali permet-tono altre strategie di apprendimento che hanno soppiantato quelle tradizionali. La civiltà del libro appare vecchia e superata, e se la scuola non riuscirà ad operare “una vera e pro-pria rivoluzione copernicana, trasformandosi com-pletamente per rispondere alle nuove modalità e tecnologie di apprendimento, travolta, sparirà” (da “La scuola si è rotta” di F. Antonucci). Anche la visione di Lucio Russo è apocalittica, quando parla di “scuola per consumatori”, una scuola moderna che “prepara consumatori, oltre che contribuenti ed elettori e che si limiterà, seguendo il modello della scuola americana, ad avviare al consumo il cliente-studente”.

Concludendo, dico che la tecnologia offre molti vantaggi, che la scuola si deve aprire ai nuovi ap-prendimenti per offrire sapere ed informazioni, ma il ruolo dell’insegnante è quanto mai importante e determinante per un processo didattico che non si può limitare solo all’uso degli Ipad, per non super-ficializzare le discipline, annullando quella che è la memoria personale. Chi per nascita, come me, non appartiene alle generazioni postmoderne considera inconcepibile emarginare il libro nella vita e nella cultura dei ragazzi. Sono favorevole ad un’integra-zione tra il libro digitale e quello cartaceo. Come rinunciare al fascino del libro di carta, al testo scrit-to o solo illustrato che permette alla fantasia di cor-rere, che spinge ad essere più attivi, ad approfondi-re! ”L’apprendimento basato sulla parola del do-cente e la densità fisica del libro non è stato ancora superato da nulla di più moderno”.

Maria Vita Gambina

VANTAGGI E LIMITI DELL'ISTRUZIONE DIGITALE!

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Ragazzi godetevi la vita,

innamoratevi, siate felici

ma diventate partigiani

di questa nuova resistenza,

la resistenza dei valori,

la resistenza degli ideali.

Non abbiate mai paura di pensare,

di denunciare e di agire

da uomini liberi e consapevoli.

Antonino Caponnetto

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TI PIACE VINCERE FACILE?

l tema della legalità, infatti, è assolutamente centrale per le sfide che siamo chiamati a com-

battere, a cominciare dalla lotta per una società più giusta e democratica, in cui tutti i cittadini siano uguali di fronte allo stesso sistema di diritti e dove-ri. L’educazione alla legalità ha per oggetto la natura e la funzione delle regole nella vita sociale, i valori della democrazia, l’esercizio dei diritti di cittadi-nanza e significa elaborare e diffondere tra gli stu-denti cultura dei valori civili per educare ad una nozione profonda dei diritti e doveri. Per la nostra scuola, per le scuole, non si tratta sol-tanto di realizzare o aderire ad un progetto POR, ad una proposta del Comune, ma di costruire un per-corso educativo che investa tutta l’Istituzione sco-lastica e i docenti di tutte le aree disciplinari, che devono a questo scopo ricercare e valorizzare i contenuti, le metodologie e le forme di relazione e valutazione degli apprendimenti, per ricordarci che la convivenza civile è frutto di una riflessione cul-turale, faticosa e affascinante, che ci permette di guardare all’altro come a “un altro noi”, a una per-sona con cui dialogare e insieme alla quale condi-videre un sistema ineludibile di diritti e doveri. Due anni da Dirigente scolastico in provincia di Mode-na sono molto importanti, formativi, ti fanno capire cosa significa dirigere una scuola dove i problemi da risolvere sono quotidiani, ma decisamente sem-plici. Di questo, però, te ne accorgi quando torni a casa, in Sicilia; quando ti rendi conto che non avrai più l’Amministrazione pronta a rispondere subito alle tue esigenze. La stessa Amministrazione che ha stipulato con le scuole del territorio un Patto per la scuola che è un Piano Territoriale per la promo-zione delle pari opportunità formative, per la pre-venzione della dispersione scolastica (quale disper-sione?) e per la qualità della scuola. Un Ente locale che crede in una sinergia di intenti e di interventi non solo come erogazione di servizi e reperimento di risorse, ma come partecipazione all’individuazione degli obiettivi, concertazione delle priorità, definizione delle strategie e valuta-zione della loro efficacia. E a Palermo? A onor del vero, gli obiettivi sono gli stessi che al Nord, e le proposte dall’Amministrazione arrivano. Però mancano i fondi, le risposte sono più lente, i funzionari e gli impiegati si scusano, si mettono a disposizione, promettono… promettono. La voglia di fare c’è, tanta. Si crede fermamente nel valore formativo della scuola e si progetta perché la cultu-

ra abbia un ruolo importante nella crescita degli alunni, futuro fulcro della società. E così, mi ritrovo a dirigere una scuola in cui il Collegio dei Docenti, come tutti i Collegi dei Do-centi della nostra realtà, si impegna nella realizza-zione di progetti di educazione alla legalità, con l’obiettivo di far mettere radici – radici profonde e durature – alla cultura delle regole. Partendo dalle nuove generazioni: un modo, in fon-do, per guardare al futuro, per costruire il futuro. Mi pregio di dirigere un’istituzione scolastica che con difficoltà, ma con forza e passione, ha tra i suoi obiettivi quelli di perseguire e promuovere l’agio nella Scuola, che significa operare per migliorare la vita scolastica nel suo insieme per tutti e non solo per prevenire o contrastare comportamenti degene-rativi di alcuni, innalzando stabilmente gli standard didattici e le competenze formative generali per la quotidiana gestione della classe. Ho l’onore di coordinare le attività di un Collegio dei Docenti che valorizza e sostiene la corresponsa-bilità della “Comunità Educante” (famiglie, scuole, altre agenzie educative) dell’intero territorio, nella consapevolezza che se da una parte è fondamentale che ogni soggetto ed agenzia faccia la sua parte nella complessa e difficile sfida educativa, per pro-vare a vincerla è indispensabile il supporto recipro-co anche nelle diversità istitutive e costitutive; è necessario integrare forze, idee e competenze; è imprescindibile ricercare sinergie superando con-flitti e sovrapposizioni; è morale assumersi le re-sponsabilità delle cose che potrebbero andare me-glio ed affrontare i problemi senza negarli o na-sconderli; è auspicabile incentivare e valorizzare i modelli positivi ed i progetti riusciti. Ma questa è – per quanto estremamente difficile – la strada ricercata per verificare le priorità e gli in-terventi operativi e programmare le principali azio-ni volte a migliorare le politiche educative e scola-stiche del territorio, non solo dalla mia scuola, ma dalla scuola siciliana: una scuola che sa che non è possibile “vincere facile”, come recita un’allettan-te, ma deviante, “pubblicità non progresso”, ma è possibile vincere!

Vito Pecoraro

Dirigente scolastico SSIG “Salvatore Quasimodo”

superato da nulla di più moderno”.

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Le battaglie in cui si crede , non sono mai perse. Antonino Caponnetto

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a Scuola è una grande riserva di energie positive e di potenziali

professionalità per la salvaguardia del territorio e delle sue risorse. Di questo

ne sono stati sempre coscienti i docenti che hanno dato pieno appoggio a iniziative quali "La Scuola Adotta un monumento", "Scuola e Ambiente", "Il Tuo quartiere" ecc. che oggi devono fronteggiare la scar-sezza dei mezzi a disposi-zione per questi progetti pi-lota. Eppure non mancano espe-rienze più avanzate che nel passato: L'Istituto compren-sivo "San Biagio" di Comiso insieme a Lega Ambiente, alla Protezione Civile di Ra-gusa, e alla Provincia regio-nale, nell'ambito di un PON "Gestiamo una riserva natu-rale- Le nostre radici...il no-stro futuro", non si è lasciata scappare l'occasione di av-viare i propri alunni verso nuove professionalità attra-verso le metodologie didatti-che del "Learning by doing"(l'Imparare facendo) con giochi di ruolo, simulazioni curate da e-sperti e tutor, corsi di formazione per guida turistica e guardia forestale all'interno della splendida riserva del "Pino d'Aleppo" nella valle dell'Ippari, una sinergia tra istituzioni e associazionismo, che ha anche valore aggiunto per la difesa del territorio.

A Palermo è invece direttamente il Diparti-mento regionale Beni Culturali-settore Educa-zione Permanente,a lanciare un corso di ag-giornamento per gli insegnanti- come ormai da vent'anni nell'ambito dei progetti SCUOLA-MUSEO, ma stavolta sul tema "Il quartiere della Kalsa a Palermo", dal 30 gennaio al 25 maggio . Undici lezioni tenute da esperti alla

Galleria di Palazzo Abbatel-lis, per sensibilizzare le sco-laresche, attraverso i docen-ti, sia sulle tematiche inter-culturali, ma soprattutto sul-la storia della città portuale, sull'urbanistica nei secoli, sui grandi artisti , sulle grandi dimore nobiliari, sulle chiese e i monasteri, sui i musei "come memoria"; un grande impegno organizzati-vo,in sintesi, che vedrà coin-volto anche Palazzo Mirto e l'Oratorio dei Bianchi. Il Corso è pure aperto ai docenti e agli adulti che fre-quentano le Università popo-lari. Il Comune di Palermo a sua volta avvia la 18a edizione

di "Palermo Apre le Porte- La scuola adotta la città", iniziativa che avvicina i giovani alla sto-ria attraverso la conoscenza dei monumenti di tutte le epoche esistenti in città, ma che vuol far prendere coscienza del loro stato di degrado e della necessità di intervenire per il loro re-stauro e la conservazione.

COME SI "ADOTTA" IL TERRITORIO:

riserva del "Pino d'Aleppo"

nella valle dell'Ippari

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Per informazioni http://www.testservizilavoro.it/wps/PA_WCM_Authoring_UI/jsp/html/

PRATICHE DI LEGALITÀ E CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO

L'Adozione simbolica dei monumenti prescelti( suddivisi in dieci itinerari che hanno per em-blema le antiche Porte della città) attraverso l'utilizzazione di sussidi didattici, lezioni en-plen-air, guida ai visitatori, spettacoli organiz-zati dai ragazzi ecc. servirà come nel passato a introdurre la tematica del rispetto del patrimo-nio come pratica di legalità, e avviare i giovani verso nuove professionalità della tutela am-bientale, tenendo conto del rapporto tra materie scolastiche e scelta del tipo di indirizzo scola-stico. A questo proposito ci pare utile il programma AMVA realizzato da Italia Lavoro per conto del Ministero della Pubblica Istruzione. Non entrando nella polemica tra l'ex Ministro Gelmini e i sindacati confederali sul "doppio" sistema scolastico, ci sembra comunque oppor-tuno segnalare questo progetto di formazione rivolto a 16 mila potenziali giovani lavoratori tra i 15 e i 29 anni di età ,con 5mila e 500 Euro di incentivi ad ogni apprendista assunto , som-ma destinata direttamente alle imprese che utilizzeranno questo tipo di contratto AMVA, più un incentivo economico di 250 euro ad ap-prendista per il tutoraggio.

Nello specifico si tratta di andare alla riscoper-ta e valorizzazione degli antichi mestieri arti-giani che fungeranno da volano per l'apprendi-stato giovanile: verranno individuate nelle 110 province italiane botteghe dell'economia tradi-zionale, a rischio di estinzione, che diventeran-no a loro volta "scuole di mestiere". La forma-zione durerà sei mesi con una borsa di studio. La lista dei mestieri a rischio include in primo luogo quelli legati al restauro, ma ci sono an-che la pelletteria, la valigeria, la borsetteria, la falegnameria, l'impagliatoria, la carpenteria giusto per fare pochi esempi.

Claudio Paterna

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www.italialavoro.it

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Elenco delle scuole siciliane che hanno avuto il contributo

dalla Regione per progetti sui beni culturali

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Elenco delle scuole siciliane che hanno avuto il contributo

dalla Regione per progetti sui beni culturali

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UNA SCUOLA NELLA BALLARÒ INTERETNICA e istituzioni scolastiche che operano in territori multiproblematici rappre-

sentano una visione della scuola sicura-mente particolare. Non si tratta soltanto di insegnare a leggere ed a scrivere; a volte è necessario partire dalle difficoltà

relazionali e dalla scolarizzazione di base che con-senta dopo di innestare su di essa l’opera istituzio-nale a cui è chiamata la scuola come agenzia for-mativa. L’opera educativa e socializzante precede quella prettamente formativa. Abbiamo analizzato la realtà di una istituzione sco-lastica che opera nel quartiere Albergheria-Ballarò, uno dei mercati storici della città di Palermo, ad oggi in rapido cambiamento per l’insediamento massiccio di extracomunitari. Basta guardare i ne-gozi di frutta e verdura per rendersene conto: ac-canto ai pomodori troviamo le banane da friggere, le radici di zenzero o altri prodotti provenienti dai paesi di origine dei nuovi cittadini del quartiere. Abbiamo incontrato il Dirigente scolastico a cui, da quest’anno scolastico, è stato affidato l’Istituto Comprensivo “G.E.Nuccio”. Per prima cosa le abbiamo chiesto un po’ di nume-ri. Risposta: L’ Istituto Comprensivo “G.E. Nuccio” nasce nell’a.s. 2009/2010 dall’accorpamento della D.D. “G.E.Nuccio” e dell’I.C. “Verga”. Già negli anni precedenti queste due istituzioni scolastiche erano state interessante da vari altri accorpamenti con altre scuole (Gioberti, Cascino, Immacolata). Domanda: Numero alunni? R: 540 circa di cui 120 alla scuola secondaria, 130 alla scuola dell’infanzia e 290 alla scuola primaria. Molti alunni appartengono a culture diverse con una concentrazione del 49% al Plesso “Verga” tra primaria e infanzia; mentre alla scuola secondaria la percentuale di alunni stranieri è più bassa, pari al 15%. La Scuola secondaria offre anche lo studio di quat-tro strumenti musicali. Inoltre l’I.C. è Scuola polo a livello regionale per Scuola in Ospedale ed istru-zione domiciliare. Tale servizio raggiunge in media da cinque a novemila alunni dei tre ordini di scuola attraverso l’impegno di circa 50 docenti che opera-no negli ospedali Di Cristina, Civico-Ismett, Villa Sofia- Cervello che da poco ha accorpato Casa del Sole.

L’istituto è anche sede di CTRH ( Centro territoria-le per l’handicap) e CTS ( Centro territoriale di supporto all’handicap per le nuove tecnologie), ospita il Corso serale per adulti stranieri della S.M. Pertini e da diversi anni, fino a Natale, ha ospitato 5 classi dell’Istituto magistrale R. Margherita.

D: La progettazione iniziale cosa prevedeva? R: Operando in una realtà sociale particolare quale quella di Ballarò, tra l’altro a me non sconosciuta in quanto ho insegnato per diversi anni alla S.M. “del Protonotaro” quando era ubicata nello stesso quartiere, la progettazione è orientata principal-mente all’acquisizione dei principi della conviven-za civile e della legalità. Quest’anno ci si sta con-centrando particolarmente sulla scuola secondaria che rappresenta il problema più complesso. La ri-flessione sulla tipologia dell’utenza ha portato ad affrontare il problema da due punti di vista: i ragaz-zi e le ragazze. I due gruppi, che fanno continua-mente i conti con il proprio vissuto, a volte pesan-tissimo, continuano infatti a rappresentare esigenze nettamente separate. Ragazzi adultizzati che pon-gono realtà e relazioni sicuramente differenti da quelle di altre zone della città compresa la difficol-tà di costituire un gruppo stabile con interessi co-muni se non per alcune attività specifiche. Fino a Natale abbiamo lavorato con l’apporto degli alunni che studiano lo strumento musicale prepa-rando un’attività di canti, riflessioni, e costruzioni scenografiche che hanno coinvolto l’intera scuola.

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Nella foto:

I ragazzi dell’Istituto, l’allenatore, i docenti e il Dirigente Scolastico prof.ssa Antonella Mancia

INTERVISTA AL DIRIGENTE SCOLASTICO DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO “G.E.NUCCIO “

D- Le “ ricette “ R- Utilizzando il progetto rivolto alle aree a rischio si sono attivate attività di recupero ma stiamo spe-rimentando anche un percorso di didattica alternati-va che fa leva su interessi a volte non dichiarati ma ben presenti. Si lavora in ore curricolari perché il tempo scuola pomeridiano è difficilmente retto da tutti. Per quanto riguarda i ragazzi abbiamo puntato sul calcio utilizzando una risorsa presente nel quartie-re, un allenatore anche genitore della scuola, che ha accettato di occuparsi dei nostri ragazzi. Attra-verso questa strada si punta al rispetto delle regole, al rispetto reciproco e della cosa comune. L’attività è stata da poco avviata e con i ragazzi sta funzio-nando abbastanza bene. A questa attività sportiva viene collegata la didattica tradizionale:misurare il campo, calcolarne area e perimetro, studiare il cor-po umano nell’impegno fisico dell’allenamento, tenere un diario di bordo per l’esercizio della scrit-tura e per esprimere le proprie emozioni, affrontare lo studio della storia attraverso la storia dello sport, affrontare lo studio della geografia attraverso i luo-ghi sedi delle Olimpiadi e dei Campionati di calcio ed altro. Le ragazze costituiscono la difficoltà più ardua. In parallelo le alunne delle classi terze vengono impe-gnate con la ginnastica ritmica che si spera possa essere il preludio ad una attività espressivo-teatrale. Ma stiamo predisponendo un Piano B per-ché i loro interessi sono di breve durata. Con le allieve delle prime e seconde classi stiamo realiz-zando uno studio sul quartiere in quanto ci siamo resi conto che la loro conoscenza è molto spesso limitata al perimetro di Ballarò, ma le strade di Ballarò portano e parlano storia.

Basta alzare gli occhi o guardare a terra per incon-trare il passato remoto o prossimo. Anche quest’at-tività è stata da poco avviata e sta riscuotendo suc-cesso. Andare oltre il confine, visitare Villa D’Or-leans è stata tutta una scoperta: I grandi alberi … le ruote dei pavoni … Ci hanno insegnato che il terri-torio è una risorsa e li abbiamo presi in parola.

D-Progetti di prossima attuazione ?

R- Tra poco, appena arriverà il materiale, con il supporto di tutti coloro i quali operano con compe-tenza e dedizione nella nostra organizzazione, si avvierà un progetto pomeridiano mirato alla risiste-mazione delle aule. Gli alunni, sotto la guida dei docenti, si occuperanno di pitturazione, decorazio-ne e sistemazione delle stesse. Tutto ciò avrà lo scopo di far sentire come proprio un ambiente che ad oggi per loro è altro, portandoli al rispetto della cosa comune. Il tutto sarà corredato da un’attività di documenta-zione cine e foto in cui verranno coinvolti gli stessi alunni. I ragazzi saranno coinvolti a piccoli gruppi perché hanno necessità di essere seguiti uno per uno e nelle relazioni interpersonali, evitando il cre-arsi del rinforzo negativo che è sempre in agguato e che li rende quasi incontrollabili. In tutto questo bisogna incoraggiare e supportare emotivamente i docenti per non portarli alla resa. In queste realtà la scuola, nel proprio compito educativo e formativo, è spesso sola e con risorse insufficienti. Le famiglie spesso si disinteressano o delegano alla scuola tutto quanto non sanno o non riescono a fare, dichiaran-do la loro impotenza ad affrontare i comportamenti dei propri figli che stanno trasformandosi troppo velocemente in uomini e donne.

Continua

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Per quanto riguarda la scuola primaria la situazione è più contenuta. Le famiglie ci sono e dimostrano un atteggiamento, almeno complessivamente, col-laborativo.

D- Attività previste per i genitori

R- Sempre nell’ambito dell’Area a rischio sono in essere dei gruppi di riflessione, docenti e genitori, sulle problematiche della genitorialità ed in questo saremo supportati dagli operatori dell’Osservatorio territoriale. Sarà arduo coinvolgere i genitori senza un riconoscimento economico. Cosa che in passato è stato possibile e rimane retaggio dei PON.

D-Come pensa di strutturare la scuola il prossimo anno ?

R- Pur non essendo il Plesso Verga molto distante, si è arrivati alla determinazione di verticalizzare anche il plesso Nuccio a cui le famiglie sono stori-camente molto legate. Ciò inoltre garantirebbe una maggiore incisività dell’azione educativa e formativa potendosi instaurare un rapporto più di-retto e rapido tra docenti di scuola secondaria e primaria. Sicuramente, se alla scuola secondaria si formeran-no al massimo due prime classi, si dovrà affrontare il problema delle sostituzioni dei docenti per assen-ze brevi, aggravato dalla presenza di docenti su più scuole e dalla presenza di molti docenti pendolari provenienti in prevalenza dall’agrigentino. Tutto ciò nella speranza, anche se remota, che si comprenda che una struttura scolastica, operante in una situazione territoriale complessa e problemati-

ca come questa, affronta delle problematicità che superano di gran lunga quelle di una scuola che insiste in un territorio “normale”. E’ assolutamente impensabile che alle scuole delle aree a rischio, anzi ad altissimo rischio di dispersione e devianza, si debbano applicare per la formazione delle classi gli stessi parametri di altre scuole più “tranquille”. Inoltre, procedere in territori ad alta complessità ad accorpamenti con altre istituzioni, che di loro han-no già e devono far fronte a situazioni difficoltose, non farebbe altro che rendere la scuola più inerme nel suo compito istituzionale e nella sua funzione sociale.

D- Gli alunni usufruiscono di mensa?

R- Il servizio mensa, a carico del Comune, è pre-sente al plesso Verga nella scuola dell’infanzia e primaria. Al Plesso Nuccio, per scelta delle fami-glie, è presente soltanto nella scuola dell’infanzia. Questo sarà un altro aspetto da esaminare in futuro. A ben vedere la scuola è di una complessità note-vole e proviene da un periodo di esclusiva soprav-vivenza. Adesso è il momento di renderla viva e attiva, di intervenire sulle strutture, che esistono ma che necessitano di interventi sostanziali e struttura-li, a cominciare dal riscaldamento del plesso Nuc-cio, passando attraverso il riutilizzo della palestra coperta, ad oggi inagibile, del plesso Verga. Strut-tura che rappresenterebbe un forte legame col terri-torio, anche per attività extrascolastiche di quartie-re. Gli spazi ci sono e sono sufficienti ma non nelle condizioni attuali.

Ribadendo la necessità che un eventuale ed ulterio-re accorpamento non avvenga perché spezzerebbe definitivamente il nuovo corso che sicuramente darà risultati evidenti. Vi riferiremo prossimamente di ciò che via via si realizzerà o si progetterà.

Antonino Caracausi

UNA SCUOLA NELLA BALLARÒ INTERETNICA

Segue

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EDUCARE ALLA LEGALITÀ ATTRAVERSO IL TEATRO ducare alla legalità: un impegno preciso e difficile, ma necessario! E' necessario pro-porre modelli positivi da emulare, è indi-

spensabile dare fiducia a coloro che si trovano nel-la complessa età della crescita, delle scelte e delle decisioni destinate a segnarne l'esistenza. La nostra Scuola, l’Istituto Comprensivo “S. Qua-simodo”, fortemente sensibile a tali esigenze, tra-duce la volontà del Dirigente Scolastico Prof. Vito Pecoraro e si muove su vari fronti al fine di un univoco obiettivo. Strumenti, attività e azioni di-dattiche sono finalizzate, senza remore, alla forma-zione di coscienze libere. Così si spiegano l'osser-vanza dei regolamenti, la partecipazione ai tornei sportivi, la divulgazione dei "pizzini della legalità" e la rivalutazione del Castello di Maredolce. La mia personale esperienza parte dalla per-cezione della grande energia che caratterizza un adolescente e dal suo bisogno di esternarla, ma an-che dal dovere di canalizzarne il vigore e l'impeto verso le buone pratiche e la retta via. A ciò si ac-compagna l'esigenza degli allievi di avere qualcosa in cui credere e un traguardo da raggiungere insie-me agli amici più belli, più cari e più preziosi per-chè "quelli dei banchi di scuola". E' necessario proporre modelli positivi da emulare, è indispensabile dare fiducia a coloro che si trovano nella complessa età della crescita, delle scelte e delle decisioni destinate a segnarne l'esi-stenza. A conforto di ciò, mi giungono le parole di Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e docente di culture e linguaggi giovanili dell'Università di Sie-na: <<Non c’è apprendimento autentico che non sia, al tempo stesso, emozionante. Ciò che si ap-prende senza emozione viene dimenticato. Ciò che si apprende attraverso emozioni diventa un col-lante potentissimo>>. Così si rivela sempre più grande la valenza della didattica teatrale, che in questo progetto si è tradotta nel fare teatro per edu-care alla legalità. Quale migliore strumento didat-tico e formativo se non quello di portare in scena l'opera teatrale "Don Pino, Spiranza e Libirtà"? Un testo che ho scritto rivisitando il mio preceden-te lavoro dal titolo "Genti di Sicilia, Spiranza e Libirtà", grazie al quale la nostra scuola si aggiu-dica diversi riconoscimenti, tra cui il premio "Rocco Chinnici", classificandosi al 1° posto tra le Scuole d'Italia per il "Miglior lavoro teatrale sulla legalità" al concorso Nazionale di Teatro-Scuola "Grifo d'Oro" nell'A.S. 2005/2006. Scrivere su Padre Pino Puglisi, però, ha com-portato per me un grande coinvolgimento emotivo e una grande responsabilità. Il ricordo di Lui in qualità di mio professore al ginnasio mi ha portato indietro nel tempo, facendomi riaffiorare il dolore e la rabbia del giorno in cui ho appreso la notizia della sua morte per vile mano mafiosa, sentimenti ancora vivi, ma mutati nella consapevolezza di ri-

vestire, oggi, dopo tanti anni, il ruolo di docente e di educatore, e di avere il dovere di trasmettere ai miei alunni gli stessi insegnamenti che Lui mi ave-va impartito. Così "Don Pino, Spiranza e Libirtà", dopo

diverse repliche, il 28.01.2012 viene rappresentato a Sciacca, in occasione del 65° anniversario del-l'uccisione di Accursio Miraglia, alla presenza di numerosi spettatori ed illustri autorità tra i quali il vicepresidente della Commissione Antimafia Giu-seppe Lumia. I giovanissimi alunni della Scuola "S.re Quasimodo", invitati e calorosamente accolti dal prof. Nico Miraglia, presidente dell'omonima fon-dazione, si mostrano al pubblico pienamente calati nella loro parte ed esternano una grande capacità di interiorizzare i forti messaggi che il testo vuole trasmettere. Il tutto avviene con una grande sempli-cità e una sorprendente spontaneità, tanto da costi-tuirne il valore aggiunto. Per la realizzazione del progetto gli allievi hanno studiato, approfondito e amato ogni singolo personaggio, al punto da averne condiviso uguali passioni ed ideali. Mi chiedo: sono questi i motivi che portano ad apprezzare "Don Pino, Spiranza e Libirtà"? Non certo l'ottimizzazione tecnica o il valore di scene e costumi. Perchè tocca gli animi di chi ne assiste alla rappresentazione? Perchè ne risveglia sensazioni sopite? Forse chi ascolta trova le parole che avrebbe voluto urlare in tante occasioni, forse chi assiste vorrebbe trovarsi al posto dei miei straordinari a-lunni per esprime con lo stesso coraggio il dissenso alla mafia, forse qualcuno ha ritrovato se stesso o una piccola parte del proprio vissuto in questo sof-ferto rapporto con Palermo. O semplicemente, è possibile cogliere mes-saggi di "Spiranza e Libirta" fino al punto da non sentirsi soli e cominciare a pensare alla Sicilia co-me ad una terra meravigliosa e al suo popolo come capace di costruire un avvenire migliore per le ge-nerazioni future.

Prof.ssa Giusi Vitale

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Istituto Comprensivo “ G. Turrisi Colonna – B. D’Acquisto”, da anni ormai, sente

molto forte l’urgenza di un’educazione alla legalità che sia parte integrante e imprescindibile di quell’-educazione permanente fine primo ed ultimo della scuola e delle agenzie educative tutte, in primis famiglia e contesto socio-culturale immediato de-gli alunni e dei ragazzi coinvolti. In quest’ottica, la scuola ubicata in un quartiere così variamente composito e dalle realtà singole e sociali molto com-plesse, può essere considerata un a-vamposto dello Stato, di quello Stato che qui spes-so latita o, nella migliore delle ipo-tesi, arranca fatico-samente dietro ai bisogni, talvolta solo primari, dei suoi cittadini e di quanti in esso vi-vono a qualsiasi titolo (immigrati, rifugiati…). Avamposto, dicevamo, come qualcuno definisce queste istituzioni di “frontiera”, tenaci, che soprav-vivono al meglio nonostante i Governi, le pseudo riforme, i tagli ed altro… Avamposto perché insieme ed oltre al curriculo che già prevede la trasversalità dell’educazione alla cittadinanza c’è tutto l’extracurricolo che tiene la scuola aperta ed illuminata quasi come un faro nella notte, fino alle otto di sera inventandosi ( e, credendoci fermamente! ), progetti e laboratori che hanno titoli ambiziosi e finalità ardue. Tra questi c’è il progetto “Ora Legale” previsto dalla L.R.20-99, che prevede, non solo visite gui-date nel territorio per conoscerlo ed apprezzarlo, ma anche visite nei luoghi istituzionali ed incontri

con le Autorità regionali e con le Forze dell’Ordi-ne. Tutto questo ha valore significativo in quanto, ai nostri alunni, serve per comprendere il significa-to delle Istituzioni, l’importanza delle Leggi e della loro osservanza, il valore educativo e riparatorio delle sanzioni, il Senso dello Stato. C’è lo sportello “ Mediazione, Integrazione” che si rivolge ai genitori del quartiere in particolare a quelli stranieri, per sostenerli nelle difficoltà buro-cratiche della vita quotidiana Un esperto nella me-

diazione interculturale e uno psicologo li gui-dano per i numerosi problemi legati alla crescita dei nostri a-lunni. C’è il Coro che, come sempre presente in tutte le manifestazioni, ha avuto il compito di accogliere l’arrivo, al porto, della” nave del-la legalità” Ci sono laboratori di

intercultura sulle tradizioni nostre e delle varie et-nìe presenti nella scuola, ( il 30% di alunni sono stranieri ), laboratori di italiano L2, di inglese, di matematica, di informatica (anche per i genitori), attività sportive che vanno dal calcetto alla capoei-ra, dal minivolley al rugby e alla danza. Infine i laboratori artistico- espressivi, di narrazio-ne, di cinema, di cucina e per ultimi nell’attivazio-ne, i laboratori musicali e di avvio alla conoscenza di alcuni strumenti. Questa è la nostra offerta for-mativa extracurriculare … perché “non di solo pa-ne vive l’uomo”.

Docenti: Crocetta Capo

Antonina Tartamella

L’OFFERTA FORMATIVA EXTRACURRICULARE ALLA “ G. TURRISI COLONNA – B. D'ACQUISTO “.

L’

www.scuolaturrisicolonna.it

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CONCORSO ARCHEO CIAK

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Il presente bando e la scheda di adesione possono essere scaricati dal sito istituzionale del Parco:

www.parcodeitempli.net

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RI-DIMENSIONARE LE SCUOLE? LA SICILIA RIVENDICHI LA PROPRIA AUTONOMIA.

e la Regione Sicilia negli scorsi decenni avesse realizzato quanto previsto dallo statu-

to del 1947 per quel che riguarda le scuole, avrebbe avocato interamente a sè la gestione della scuola ele-mentare personale docente ata e dirigente incluso. Ma come si suol dire la storia non si fa con i "se". La Regione,ha in un certo senso abdicato e rinunciato a parte delle sue prerogative quando i governi di Ro-ma, soprattutto negli anni '50 del secolo scorso teme-vano le spinte centrifughe e separatiste di alcune par-ti d'Italia. Basta ricordare che ancora alla fine degli anni '70 il Ministero della Pubblica istruzione invia-va ai presidi della Sardegna, altra re-gione a statuto spe-ciale, lettere riserva-te sollecitanto la loro vigilanza affin-chè nelle scuole non si parlasse in lingua sarda. Insomma vigeva una cultura politica ostile alle autonomie e la clas-se politica siciliana o per convinzione o obtorto collo a quella cultura si adeguò. Facevamo le suddette riflessioni quando negli scorsi giorni l'As-sessorato regionale alla P.I. ha dovuto da una parte tener in considerazione quanto previsto dalla legge 111/2011 e dal decreto 98/2011 in tema di dimensio-namento della rete scolastica, dall'altra tentare di non disattendere quanto prescritto dalla legge regionale n. 6/2000. Chiaramente una situazione conflittuale visto che la recente normativa nazionale, nata dall'e-sigenza di tagliare la spesa pubblica, ha di fatto cal-pestato le prerogative autonomistiche della Sicilia. Bene ha fatto l'assessore Centorrino a proporre ricor-so alla corte costituzionale che ancora non si è pro-nunciata. Sotto il ricatto del governo nazionale, che in applicazione delle nuove norme che prevedono la non assegnazione del dirigente e del direttore sga alle scuole con meno di 600 alunni, l'assessore ha dovuto

avviare un piano di dimensionamento e di razionaliz-zazione della rete scolastica siciliana andando in al-cuni casi al di là di quanto previsto dalla legge regio-nale 6 che riteneva dimensionate ed autonome le scuole con almeno 500 alunni. Nei giorni 30,31 gen e 1 feb. si è svolto un lungo, travagliato e defatigante confronto tra Assessorato, Direzione dell'USR, rap-presentanti degli EE.LL. e sindacati della scuola. Al-cune scuole sono rimaste al di sotto della soglia dei 500 alunni ( in particolare gli istituti d'arte per i quali si prevede altra sistemazione), diversi istituti conti-nueranno a funzionare con una popolazione scolasti-

ca al di sotto delle 600 unità col rischio di essere affidate in reg-genza. Qualche ritocco è stato apportato agli istituti sovradimensio-nati che in alcuni casi, come ad esempio l'Isti-tuto Regina Margheri-ta di Palermo e il Lice-o scientifico “Galilei”, cederanno alcune clas-si ad altre scuole per riequilibrare i numeri.

In questi giorni protestano alunni e docenti che si sono sentiti lesi nei loro "interessi" d'istituto dal pia-no approntato durante gli incontri tra le parti, ma la notizia più grave riguarda l’atteggiamento del gover-no che, da voci ancora non ufficializzate, sembra che abbia approvato il piano senza nulla promettere per quel che riguarda l’assegnazione dei dirigenti e dei direttori s.g.a.. Se le cose resteranno così, per evitare che numerose scuole rimangano senza guida, l’asses-sore dovrà trovare una soluzione: o rimettere mani al piano nel tentativo di dimezzare i danni accorpando le scuole sottodimensionate o ipotesi più improbabi-le, rimborsare lo Stato della spesa relativa al persona-le dirigente in esubero sino ad una nuova operazione di dimensionamento da effettuare nel rispetto dei parametri statali.

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resentati alla fiera del libro di Torino i due volumetti dell’editore Bonanno di Acireale,

“Sicilia risorgimentale” e “La Sicilia nell’Unità d’Italia”, una raccolta di saggi storici di autori e studiosi del periodo risorgimentale che hanno par-tecipato al convegno dell’aprile 2010 organizzato a Palermo dall’Istituto per la Storia del Risorgi-mento e dall’ANVRG.

I due volumetti, pur raccogliendo gli atti del convegno svoltosi nella sede del consi-g l io pr ovinc ia le(Palazzo Jung) in oc-casione del 150° della rivoluzione siciliana del 1860 e dell’impre-sa dei Mille, sono stati presentati in una veste divulgativa dall’edito-re Bonanno che li ha messi in distribuzione

con pregevoli copertine a colori dal valore simboli-co (La battaglia del ponte Ammiraglio e le icone degli eroi risorgimentali) in forma di “tascabili”. Alla presentazione ufficiale del 16 maggio a Torino erano presenti oltre l’editore Mauro Bonanno, Claudio Paterna, presidente della sezione ANVRG di Palermo e curatore della pubblicazione, Carlo Bortoletto, Presidente nazionale dell’-ANVRG, Pietro Siino, presidente onorario del Co-mitato di Palermo dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Ognuno dalla propria angolazione culturale (Bortoletto si è soffermato sulla continuità dell’ esperienza garibaldina nella Resistenza e nelle lotte di solidarietà, Siino si è soffermato sulla lezione morale offerta dal Risorgimento alle nuove genera-zioni, Paterna ha parlato delle lotte odierne contro le mafie e in difesa della Costituzione come nuovo spirito unitario e legalitario) ha offerto un quadro d’attualità al 150° dell’unità nazionale non man-cando di evidenziare quanto sia importante oggi avere un quadro di “valori” ideali per il futuro del-l’Italia che guarda all’Europa.

La pubblicazione è costituita dagli interventi di dodici studiosi impegnati nella ricerca storica, e tra essi spiccano i nomi di G. B. Furiozzi, G. Pescoso-lido, V.G. Pacifici, J.Y. Fretignè, G. Oddo, M. In-grassia, G. Portalone, P. Siino e S. Costanza. I saggi sono stati divisi tra la Sicilia del perio-do precedente al 1860 (i precursori illuministi del Risorgimento, la rivoluzione federalista del 1848, i cospiratori alla macchia, gli esuli) e il periodo posteriore all’impresa dei Mille (il ruolo di Cavour e di Crispi nelle vicende postunitarie, i siciliani al primo Parlamento italiano, la nascita della questione “siciliana”e “meridionale”) trattando gli argomenti fuori da una logica regionalista, sforzan-dosi di cogliere i contributi positivi alla crescita della nuova nazione pur essa governata dalla mo-narchia sabauda. Uno sforzo gigantesco quello di unificare sette stati diversi tra loro per geografia, storia, cultura, legi-slazioni, economie, eserciti e tuttavia uno sforzo che è costato tanti sacrifici soprattutto alle realtà più lontane dal “centro” politico del nuovo stato unitario. Spesso riecheggia nei saggi la mancata riforma delle autonomie locali, auspicata da Ca-vour e da Cattaneo, ma mai attuata, soprattutto per quelle realtà “periferiche” come la Sicilia che dell’-autonomia avevano fatto il loro vessillo per secoli. E dall’attualità di quei principi del risorgimento “federalista”e popolare, dal valore delle autonomie e della legalità Costituzionale nasce una pubblica-zione che mira ad offrire un contributo attuale alla riforma del nuovo stato “non centralista” che guar-da all’Europa e al Mediterraneo come una opportu-nità e non un “dominio”

Claudio Paterna rivista di prima pubblicazione "Camicia Rossa", n. 1, 2011.

«SICILIA RISORGIMENTALE»

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Il Fumetto Franco-Belga a grande popolarità del fumetto americano non portò in Europa ad un esautoramento delle idee e alla mancanza di scuole nazionali dotate di una loro pe-

culiarità artistica, tra queste,infatti la scuola Franco-Belga, è una delle più innovative in tutto il vecchio conti-nente. In Francia, i fumetti nei primi decenni del XX se-colo, non furono pubblicati in volumi monografici, ma nei giornali e nelle riviste settimanali (alcune di essere erano cattoliche e miravano alla “corretta educazione” dei bambini) o mensili tramite episodi o sketch. In questi fumetti non vi erano i ballon, ma soltanto delle didascalie che esplicavano le singoli vignette del fumetto che di solito durava meno di una pagina. Tra gli artisti di quel periodo dobbiamo menzionare Gustave Do-ré , Nadar , Christophe e Caran d'Ache , quest'ultimo era specializzato in fumetti privi di dialogo. Caran d'Ache tentò di realizzare una storia più lunga utilizzando solo immagini sequenziali, Il fumetto si intitolava"Maestro",e aveva come soggetto un bambino prodigio che suonava il piano. Il lavoro rimase incompiuto a causa della morte dell'autore. Agli inizi del 1900, tra i primi fumetti francesi che ri-scossero successo possiamo menzionare Les Pieds Ni-ckelés e Bécassine, quest'ultimo apparve per la prima volta nel primo numero di La Semaine de Suzette il 2 febbraio 1905. Il personaggio Bécassine ( considerata la prima protago-nista femminile della storia del fumetto)è una giovane cameriera bretone di solito rappresentata con il tradizio-nale costume bretone (di un verde pastoso) da contadina con pizzo coiffe e zoccoli . Questo personaggio è visto come un residuo dello stereo-tipo negativo del rozzo uomo di provincia e del conse-guente disprezzo con cui i bretoni erano considerati dai Francesi soprattutto dai Parigini. Il target di questo fu-metto erano le giovani lettrici della rivista La Semaine de Suzette. La negatività del personaggio andò scemando grazie al grande successo che ottenne, divenendo così una figura più positiva Bécassine è considerato il primo fumetto moderno della scuola franco-belga, in quest'opera infatti vi è la transi-zione tra le storie illustrate e il fumetto ( bande dessinée) vero e proprio. Lo stile del disegno vivace e dalle linee arrotondate , ispirerebbe la ligne claire stile che Hergé 25 anni più tardi utilizzò per creare Le avventure di Tintin . In Belgio uno dei primi fumetti moderni fu “Le Avven-ture di Tintin” di Hergé, con l'episodio Tintin in territorio sovietico, pubblicato dalla rivista "Le Petit Vingtième" nel 1929,il protagonista della storia ci appare abbastanza dissimile rispetto a quell'odierno,lo stile infatti era molto approssimato e semplice, persino infantile in confronto alle edizioni successive. Anche le prime storie erano mol-to diverse, spesso incentrate sul politicamente scorret-to,rappresentavano stereotipi razzisti e politici, ma negli anni lo stile e la trama mutarono radicalmente. Tintin è un giovane reporter belga, protagonista di avven-ture in ogni parte del globo insieme all'inseparabile ca-gnolino Milou. A partire dal nono albo,Il Granchio d'o-

ro,è affiancato dal collerico capitano Haddock, mentre dal dodicesimo albo, Il Tesoro di Rackam il Rosso,dallo scienziato Trifone Girasole. Tintin non ha passato né famiglia; di lui non si conosce l'età e nonostante la sua professione dichiarata sia quella di reporter, vive molte avventure senza che questa profes-sione venga direttamente esercitata. Per "ovviare" all'evi-dente contraddizione di un personaggio costantemente impegnato in viaggi attorno al mondo senza una evidente fonte di reddito, l'autore Hergé lo fa partecipare nella sua prima "avventura in due parti" a una fortunata caccia al tesoro, che evidentemente permette a lui e ai suoi soci, il capitano Haddock e il bizzarro scienziato Professor Trifone Girasole) di vivere di rendita. I personaggi cattivi con cui Tintin si deve confrontare sono in genere spie, falsari, trafficanti di droga e schiavi. La geografia e la storia del 1900 fanno da sfondo alle storie comiche e avvincenti di Hergé in cui appaiono personaggi strambi e speciali a volte surreali. Tintin è un eroe acculturato, dotato di spirito di avventura ma anche di osservazione e sete di conoscenza che lo porta a capire e apprendere la cultura di ciascun popolo con cui entra in contatto. Lo stile che caratterizza le vignette di Tintin ha dato luogo a un filone che nel 1977 è stato denominato ligne claire; portato avanti da una scuola di autori franco-belgi il cui stile è connotato da un tratto limpido e netto che cura soltanto i tratti essenziali del disegno. Questa sem-plicità però non impedisce di avere una scenografia molto curata e dettagliata. Nel 1938, fu lanciato Spirou et Fantasio, uno dei fumetti classici è più popolari di tutta la scuola franco-belga, la serie, presenta, molte caratteristiche in comune come l'umorismo ed il senso dell'avventura presenti anche in Tintin e Asterix. Spirou e Fantasio i principali personaggi della serie, sono due giornalisti sempre coinvolti in fantastiche avventure, aiutati dall'animale di Spirou' lo scoiatto-lo Spip e dal loro amico inventore il conte di Champi-gnac . Il fumetto è stato originariamente creato da Rob-Vel (François Robert Velter) per il lancio del Journal de Spi-rou il 21 aprile 1938, pubblicato da Éditions Du-puis . Spirou era originariamente un operatore di ascen-sore, per l'Hotel Moustique (in riferimento al capo edito-re della rivista, Le Moustique ), successivamente pur smettendo di essere un fattorino continuò a vestire l'uni-forme rossa Lo scoiattolo Spip è stato introdotto l' 8 Giu-gno 1939 nella storia dal titolo il Patrimonio di Bill Money , in cui fu liberato dalla gabbia che lo teneva prigioniero. Il secondo conflitto mondiale diede un duro colpo al mondo editoriale delle riviste francesi, Velter usando lo pseudonimo di Davine, continuò il lavoro sulle strisce di Spirou con l'aiuto del giovane belga artista Luc La-fnet. Spirou divenne proprietà della casa editrice Dupuis, che acquisirono il personaggio di Rob-Vel nel 1943. Il titolo quindi è stato successivamente trasferito a diversi artisti e scrittori.

Il Fumetto a cura di Vincenzo Anselmo e Salvo Fornaia

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Joseph Gillain, noto col pseudonimo di Jijé, fu il prima fumettista che continuò nel 1943 l'opera di Velter. Nel 1944 Jijé introdusse un nuovo personaggio, Fantasio , che sarebbe diventato il migliore amico di Spirou ed il suo compagno di avventure. Nel 1946 il giovane André Franquin comntinuò l'opera di Jijè Franquin ha sviluppato il fumetto trasformandolo da sem-plici striscie di gag , in fumetto moderno dotato di sce-neggiatura, dove le avventure dei due protagonisti diven-nero più complesse. Franquin di solito è considerato co-me l'autore definitivo della striscia, Ha introdotto una grande galleria di personaggi ricorrenti, in particolare il conte de Champignac , scienziato anziano e inventore, il buffone scienziato pazzo Zorglub, il cugino di Fantasio e aspirante dittatore Zantafio , e la giornalista Seccotine , un caso rarissimo nel fumetto belga di quel periodo di un personaggio femminile che rico-pre un ruolo principale. Le difficoltà, già accenna-te,durante il secondo periodo bellico di pubblicazione delle riviste e l'impossibilità di divul-gare i fumetti americani diede a molti giovani artisti l'opportunità di iniziare a lavorare nel giro d'affari dei fumetti e dell'anima-zione. In un primo momento arti-sti come Jijé ed Edgar P. Jacobs continuarono le storie americane interrotte di Superman e Flash Gordon, imitando lo stile e lo sviluppo della trama di questi fumetti, ma ben presto persino queste versioni artigianali dei fumetti americani dovettero fermarsi e gli autori dovettero creare eroi e sto-rie inedite. In questo modo i giovani talenti ebbero l'op-portunità di pubblicare le proprie opere. Tra i fumettisti più noti, lanciati in quel periodo si annoverano Peyo ( Pierre Culliford), Albert Uderzo e Morris ( Maurice de Bevere) autori rispettivamente dei personaggi più noti del fumetto franco-belga, i Puffi (1958), Asterix (1959) e Lucky Luke (1946). I Puffi "Schtroumpfs" in lingua originale, sono delle piccole creature immaginarie blu simili a folletti, che vi-vono in epoca medioevale in una foresta europea. In ori-gine erano dei personaggi secondari del fumetto Johan & Pirlouit che raccontava le avventure di Johan il corag-gioso scudiero al servizio del re, e di Pirlouit il suo "fedele" amico ingaggiato a corte come buffone. Nella striscia del 23 ottobre del 1958 i nostri protagonisti partiti alla ricerca del magico flauto a sei fori, evocano gli Schtroumpf. Le vicende di Asterix il Gallico sono ambientate nell'anti-ca Gallia al tempo di Giulio Cesare, attorno al 50 a.C. Il Fumetto ha per protagonisti il guerriero gallico Asterix, il suo miglior amico Obelix, "trasportatore di menhir", e tutti gli abitanti del piccolo villaggio gallico del-la Armorica dal quale i due provengono, che si ostinano a resistere alla conquista romana grazie all'aiuto di una po-zione magica preparata dal druido Panoramix, in grado di conferire una forza sovrumana a chi la beve. Il fumetto Lucky Luke è un omaggio in chiave parodisti-ca del mitico Far West, l'omonino protagonista è un cowboy solitario e taciturno, capace di sparare più

veloce addirittura della propria ombra. È un paladino della giustizia, sempre alle prese con i banditi del Far West, ma grazie alla propria integrità morale cerca di n o n u c c i d e r e m a i n e s s u n o . Nella rosa di personaggi figurano gli antagonisti come i Fratelli Dalton, Jesse James, Joss Jamon, la mamma dei Dalton, e tanti altri di contorno che contribuiscono a cre-are l'atmosfera western come i bari, i becchini, i gestori dei saloon, gli indiani, i fuorilegge e gli sceriffi, che rap-presentano, ironizzano, sbeffeggiano e, talvolta, demoli-scono il mito del leggendario vecchio west. Tra i personaggi più curiosi merita un cenno il fidato destriero, un cavallo intelligente e un po' filosofo che è in grado di dialogare, ma lo fa però solo col padrone o con i suoi simili, chiamato nei primi episodi Saltapicchio e poi Jolly Jumper e Rantanplan , "il più stupido cane nell'uni-

verso", una parodia di Rin Tin Tin Mobius invece pur essendo della stessa generazione modi-ficò profondamente il fumetto ribaltando gli schemi classici, trasformando le classiche stri-sce in pagine piene La sua filosofia era che una pagina a fumetti non è la pellicola di un film per tanto le vignette non devono essere per forza sche-matizzate in un insieme geo-metrico perfetto, bensì, l'autore ha a disposizione uno spazio

immenso, la pagina, da riempire a suo piacimento. Così una vignetta può avere benissimo la forma di un cerchio, di una farfalla, di un elefante, di un tosaerba, e senza per questo snaturare il fumetto. Tra le sue opere ricordia-mo Il garage ermetico di Jerry Cornelius, in cui arrivò ad abolire la tradizionale sceneggiatura, ma anche lo ieratico e visionario Arzach,e, nel 1981, l'Incal su testi di Alejandro Jodorowsky. La storia di questo fumetto inizia nella distopica città ca-pitale di un insignificante pianeta in cui gli uomini sono dominati dall'Impero galattico. L'ispettore di polizia John Difool riceve l'Incal Luce, un cristallo di enormi poteri, da un morente Berg. L'Incal è cercato da molte fazioni: i Berg, il governo corrotto e decadente della grande città dell'abisso , il gruppo ribelle Amok, e la Chiesa dei Santi industriali (comunemente indicata come la Techno o la Technos di Techno sacerdoti), un sinistro culto tecnocra-tico che adora il Dark Incal. Anche Animah (allusione al Anima ), il custode dell'Incal Luce, è alla ricerca del-l'oggetto che un tempo custodiva La serie mescola space opera , la metafisica, e la satira, che fa da contrappunto alla grandiosità degli eventi. Tutti i personaggi principa-li in The Incal è basata su tarocchi - per esempio, John Difool è basato sulla carta del Matto Il nome Animah si basa invece sul concetto junghiano di anima , la parte femminile della psiche maschile. Nel 1996 Moebius ha scritto i testi per il manga di Jiro Taniguchi Ikaru, poi pubblicato in Europa nel 2000. TERZA PARTE

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Il Fumetto franco-belga

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Ultimo numero : Novembre-Dicembre 2011. Anno XXVIII. Numero 3-4. Bimestrale. Invio gratuito on-line Nuovo numero: Gennaio-Febbraio 2012. Anno XXVIII. Numero 5-6. Bimestrale. Invio gratuito on-line. Reg. Trib. Palermo n. 41Del 12/11/1991 Direttore responsabile: Claudio Paterna www.etnomediterranea.org email: [email protected] Progetto grafico e impaginazione: Giovanni Corrao