SCULTURA 2 - Corpo contemporaneo e materia futura
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CORPO CONTEMPORANEOE MATERIA FUTURA
Parco dell’ospedale Arzignano via Fiume, 15
dal 14 maggio al 12 giugno 2011
Il parco non è soggetto a chiusura
Di arte si può discutere all’infinito. Tante sono le scuole, le esperienze, le correnti di pensiero, che nel corso degli anni, o meglio deisecoli, hanno dettato i canoni interpretativi del bello, di ciò che “universalmente piace senza concetto”.
Ma l’arte ha un pregio. Una prerogativa che la rende unica: quella cioè di esprimersi in un qualcosa di concreto, in un’opera o inun manufatto che fanno giustizia di tanti discorsi per appalesarsi in tutta la propria consistenza come prodotti del talento e dellagenialità personale.
Potrà essere un’opera di valore o meno, ma ha, appunto, come esito finale del suo percorso, la pregevole necessità di mettersi inmostra senza sovrastruttura alcuna per essere visionata, ammirata, accolta, rifiutata dal singolo individuo e dal pubblico in ge-nerale, per costituire soprattutto un incontro con il fatto culturale che interroga e incuriosisce nella speranza di poter appassionare.
Ecco perché, dopo l’esordio dello scorso anno, Arzignano, in collaborazione con l’associazione Il Grifo e il Leone, propone anche inquesta primavera una mostra di sculture al parco dell’ospedale dove trovano insolita ma suggestiva cornice opere di artisti già af-fermati o di nuova generazione, opere che percorrono i solchi della tradizione o esprimono le nuove tendenze sia a livello nazionaleche locale.
È un’occasione da cogliere. È un’opportunità che può felicemente sorprenderci regalandoci nuove emozioni.
Il Sindaco Dott. Giorgio Gentilin
L’Assessore agli EventiMattia Pieropan
Città di Arzignano
Espongono:
Emanuela Martines
Francesco Triglia
Domenico Scolaro
Gianna Acunzo
Giovanni Rovetti
Giuliano Negretto
Luciano Minati
Marco Magnaguagno
Paolo Guglielmo Giorio
Pasquale Enrico
Piero Conestabo
Sabina Romanin
Sergio Melloni
Šilipetar Vedran
Villi Bossi
Vojko Pogacar
Scultura 2: Corpo contemporaneo e materia futura
Il nostro modo di pensare, i nostri desideri, persino i nostri sogni, subiscono l’influsso del contesto socio-cul-turale e politico di un determinato momento storico: oggi diventa spesso arduo contrapporre una consape-volezza della propria autonomia rispetto al “pensiero debole”, o “pensiero semplificato”, facile deriva diuna società di individui in cui l’interesse dei potenti verso la promozione culturale latita, il fermento specu-lativo è compresso e filtrato dai media, maestri di persuasione passiva. In tale panorama, l’arte è più chemai soggetto/oggetto di rinnovate risorse, elemento vivificante a cui attingere per ritrovarsi capaci di pro-blematizzazione e positiva complessità. Il bene della contestualizzazione e della visione plurima delle cosestimola la ragione strategica, punto di crescita da cui rivendicare la propria centralità. Una risposta, que-sta, alla passività che s’insinua con facile gioco, dettandoci una scala di valori a cui adattiamo la nostra esi-stenza. Ma l’arte è tra noi, dialogica “res” che pungola il torpore culturale aprendo vie al pensiero libero ecreativo. In tale ottica proponiamo venga letto lo spirito della presente manifestazione che la città di Arzignano offreal fruitore attento. Osservare, interpretare, rielaborare: per guardare più forte, per sentire di più, per capirepiù a fondo, ricordando con Hume che “la bellezza delle cose esiste nella mente di chi le contempla”.Possiamo distinguere due sostanziali tendenze nelle opere esposte: l’una operante all’interno di una rivisi-tata tradizione, l’altra, sperimentatrice di forme e materiali riciclati, propri di un’”Arte Povera”, correnteche, nei tempi più recenti, si va riaffermando in una “poetica del relitto e del rifiuto: una poetica, cioè, percui l’immagine non ha in sé, ma riceve da chi la fruisce un significato estetico” (C.G.Ar-gan). Nel compiutoprimo decennio del nuovo secolo l’arte porta con sé con pregnanza l’eredità del Novecento e sarà interes-sante vedere in quali soluzioni si conformerà pienamente come arte del 21mo secolo. Saremmo tentati cosìdi scivolare in un’ennesima discussione sull’estetica, il costume e il gusto, peraltro mai vana, ma preferiamofocalizzare la nostra breve speculazione sul senso del “segno”, essendo che contenuto e forma, in arte, si spo-sano con motivazione profonda. Chiodi, metalli poveri, pezzi di mobilia, oggetti “umili”, compongono mo-tivi di una poesia dimessa, flash simbolici in cui la ricerca della bellezza è disattesa: importa la totalizzantepresenza umana “misura di tutte le cose”; così, le foglie sono di metallo, i frutti, tempestati di chiodi, la fi-gura umana ridimensionata a manichino… quasi che l’artista avesse l’ossessione di riprodurre un’uma-nità attraverso i suoi oggetti, destituiti del loro valore, consumati feticci di una società in ulteriore crisi.
“Filosofi in viaggio” con la mente e l’esile, calibrato Miro sono le proposte dell’arte fascinante ed essenziale,in continua evoluzione, di Domenico Scolaro, artista volto ad affermare le peculiarità nobili dell’uomo; leteste “appese” al cielo coesistono senza incontrarsi e creano un moto ritmico, in una composizione di sa-piente effetto. Giuliano Negretto sviluppa giochi di luce e movimento dati dalla conformazione e dall’as-semblaggio del materiale. Danzano ariosamente, invece, le composizioni di Manuela Martines, evocandouna visione infantile della scoperta delle forme in un intreccio naturalistico di umili materiali. Piero Cone-stabo, promotore culturale molto attivo nel nord-est, si conferma raffinato sperimentatore della materia:gomma e acciaio sono lavorati per modellare una severa maschera tribale dell’uomo moderno; “folletttid’autostrada”: l’artista piega la materia in slanciate forme, quasi in una rivincita sulla refrattarietà del ma-teriale, donando levità alla pesantezza, plasmando ciò che è sfuggente, connotando di poesia elementi di
scarto. Magnaguagno gioca con materiali riciclati d’uso comune, un “ready made” di un Ulisse domesticoche segna la propria presenza con semplici scarpe in salita su un’esile scala, un universo individualistico“in fieri”, allontanatosi dal mondo naturale. E la stessa tematica viene idealmente riproposta, nel senso op-posto, da Sabrina Romanin, con la sua installazione di bandierine, in cui tutti i colori coesistono festosa-mente rette da un tenace filo di speranza; un’inaccessibile, surrealistica scala verso la luna ci lascia perennie limitati spettatori. Il sorriso ironico-Dada di Rovetti nell’assemblaggio di scarti di mobili ci suggeriscel’idea dell’omologazione spersonalizzante dell’uomo. Tra tradizione e modernità ,Vedran Silipetar incarnala sua istrianità riproponendone il simbolo della capra, dal corpo appesantito, ironicamente in posizioneeretta: similitudini? Enrico Pasquale: sofferenza e tensione incidono la durezza della pietra in un contorci-mento di lontana ascendenza rinascimentale che pare suggerire una rivincita del mondo naturale sullosforzo umano. La sapiente tecnica di Francesco Triglia in chiave argutamente moderna rivisita rapporti eproporzioni classicheggianti, di evocazione greco-romana, quasi un esercizio virtuosistico che nella “Si-rena” si sublima, componendo un cerchio-uovo elegantissimo nella linea pulita e nello studio morfologicodai volumi equilibrati e morbidi. L’universo femminile della Acunzo trova sintesi nel volto che prendeforma da un’uniformità senza voce, letto da una luce cangiante: irrompe dolcemente affermandosi austerae sensibile in un’Africa dai profondi silenzi che ha ritmi lenti, lontani dalla frastornante velocità occiden-tale.La preziosità ottenuta dal connubio tra vetroresina, dagli effetti sorprendenti, e i metalli connota le opere diPaolo G. Giorio, che liberamente passa da motivi informali a figurazioni iperreali operando sintesi dallostile personalissimo ed incisivo. Luciano Minati studia il corpo umano all’interno di una ricerca classici-stica, affrancandosene quando tratta la pietra con modalità tipiche del Novecento, piegando gli stili all’esi-genza espressiva. Melloni propone una meditazione sull’ulteriore, sofferto allontanamento dalla natura, dicui cogliamo l’esile presenza nel contrasto tra le forme squadrate e nitide del mondo umano e quelle rare-fatte d’una foglia, in una precaria coesistenza. Ossimoro della leggerezza della pietra: Villi Bossi sembratrattare questa materia con la modalità d’un tornio, imprigionando le fattezze libere della natura nella sta-ticità irrevocabile di un materiale duro e faticante, dal risultato vincente di pulita levigatezza; il fiore e lapietra, un audace contrasto che riconferma la maestria dell’artista nel trattare questo suo elemento conge-niale. “Haihu” è poesia essenziale fatta di ricami di pure immagini: Vojko Pogacar materializza delicate vi-sioni dalla suggestione orientale che noi chiamiamo “attimo fuggente”, un modo di vivere e sentire nelladimensione poetica ritrovata nel quotidiano.In sintesi finale, abbiamo percorso un illuminante itinerario all’interno delle tendenze artistiche più at-tuali, in cui la libertà, la fantasia nell’uso dei materiali e nella collocazione delle opere, l’immediatezza e lasintesi simbolica sono connotanti, così come la reiterata ricerca di un’espressività originale, tesa a conte-stualizzare ed interpretare una realtà che ci pone molti problematici quesiti, che passano al fruitore propo-nendo soluzioni aperte, stimolandolo a formulare ipotesi e ad interrogarsi tra queste molteplici voci. Pertutto questo, la presente mostra lascia un segno, in un dialogo che continua tra l’artista ed il suo destinata-rio, oltre la mostra stessa. Come accade quando l’arte è capace di risvegliare il pensiero critico, sua ulteriore,nobile, ragion d’essere, anche quando essa nega se stessa ed i canoni che la vorrebbero comprimere.
Roberto Ambrosi
Emanuela Martinesnata ad Arzignano nel 1989vive ed opera ad Arzignano (VI)tel. 333 [email protected]
Vintage Bonsai, 2011Legno, 180 x 85 x 75
Francesco Triglianato ad Reggio Calabria nel 1951vive ed opera a Milanotel. 330895896
Navigatore,bronzo, 210x90
Domenico Scolaronato ad Arzignano nel 1951vive ed opera a Montorso Vicentino (VI)tel. 346 [email protected]
Filosofi in viaggio, 2011acciaio inox, ferro verniciato, cm. 84 x 200 h 192
Gianna Acunzonata a Triestevive ed opera ad Arzignano (VI)tel. 349 0579321
Bui Bui africana,acciaio, 65 x75 cm
Giovanni Rovettinato a Maubeuge Francia nel 1968vive ed opera a Montebello Vicentino (VI)tel. 0444 649274
Il ferroviere, 2010pietra e traversine in castagno, 160x40
Giuliano Negrettonato ad Arzignanovive ed opera ad Arzignano (VI)tel. 348 [email protected]
La cara vecchia Lira, 2010acciaio inox e lavorate a fuoco,
210 cm x 120cm
Luciano Minatinato a Sovizzo nel 1954vive ed opera a Montemezzo di Sovizzo (VI)tel. 0444 379060
Fierezza, 2000pietra di Vicenza, 240x60x55
Marco Magnaguagnonato ad Arzignano nel 1980vive ed opera ad Arzignano (VI)tel. 3490835980
Rinascita, 2011sospesi, legno,lattine,ferro
Paolo Guglielmo Giorionato a Trieste nel 1951vive ed opera a Triestetel. 335 [email protected]
L'abbraccio, 2005, vetroresina e metallo, 40x50x100
Pasquale Enriconato a Vicenzavive a Durlo di Crespadoro ed opera a Chiampo (VI)tel. 347 [email protected]
Sofferenza, 2010marmo di Carrara, 100x105x10h
Piero Conestabonato a Triestevive ed opera a Triestetel. 040 [email protected]
Folletti d’autostrada, 2009gomma, acciaio, vernice, h85x45x13 cm
Sabina Romaninnata a Aviano (PN)vive ed opera a Pordenonetel. [email protected]
Filo pavesato, 2005plastica, corda e tessuto cucito2 pezzi di cm220x25-cm290x25
Sergio Melloninato a Pieve di Cento (BO)vive ed opera a Milanotel. 333 4117886
Senza Titolo, 2010tecnica mista
Šilipetar Vedrannato a Pola (Croazia)vive ed opera a Pola (Croazia)[email protected]
La capretta moderna istriana (colorata), 2011schiuma poliuretana, chiodi, resina, carta pesta,
80x 50 x 15 cm
Anturium, 2003pietra di Aurisina, cm 49.47.58
Villi Bossinato a Trieste nel 1939vive e opera a Triestetel. 040 [email protected]
Vojko Pogacarnato a Krsko nel 1950vive ed opera a Maribortel. [email protected]
Haiku tris,il ferro, 140 x 120 x 120
Giorgio Celiberti
Alla maniera di un omaggio all’instancabile Maestro….
Tra gli artisti che hanno attraversato gran parte di un Novecento tragico e conflittuale, emerge il nostroGiorgio Celiberti, che in questa mostra raccoglie una significativa silloge delle sue opere, abbracciando unarco di tempo quasi trentennale, a testimonianza di una produzione cospicua, per noi occasione preziosaper ripercorrere l’evoluzione del linguaggio di un Maestro dalla fervida creatività e varietà esecutiva. Si èmisurato, infatti, con pittura, scultura, affresco, terracotta, grafica: un autentico sperimentatore delle tec-niche, un infaticabile comunicatore, partecipe di drammi che scuotono le coscienze. E questa sarebbe giàuna possibile discussione sulla funzione dell’arte, che gli artisti disdegnano, ma i teorici pur sempre ana-lizzano: arte parenetica? No, Celiberti modernamente elabora un’arte simpatetica, calata con pathosnello spirito doloroso degli eventi, così come in una rigenerata energia vitale.Attento alle grandi trasformazioni del mondo e della società, profondo conoscitore dell’arte tutta, Celi-berti ne ha rielaborato con la sintesi e l’autonomia del genio, in piena indipendenza intellettuale, le le-zioni formali, mai limitato da “ismi”, dogmi dominanti o ideologie. Rimasto fedele a se stesso, Celibertiimprime nel segno i fili di collegamento del passato, quasi ferite sedimentate, echi della pittura rupestre,dei monoliti, dell’antichità egizia e greco-romana ed altre ancora, tanto ne è ricco l’humus culturale.Tracce che il Maestro inserisce sapientemente nella propria formula creativa. Il linguaggio dei colori viene modulato dalla sua ispirazione con vivo impatto, dosando contrasti intensi edecisi nella rappresentazione della drammaticità di eventi laceranti, si fa vivace e fermentante come uncanto d’amore nella passione, ed ancora, si fa cromatismo dai toni delicati, quasi da Trecento senese, neimomenti di lirismo e meditazione. Notiamo che, da un’icona figurale l’artista focalizza un particolare(ora gatti, ora uccelli, foglie, fiori, etc.) congeniale al tema ed intorno a questo nucleo dipana il pensierocreativo con risultati personalissimi.
Le più recenti installazioni di steli appaiono al visitatore come una foresta di simboli, di presenze nudenella loro verticale staticità, come un viaggio sincronico nella memoria dell’uomo, che ha il compito dipreservare, nella pluralità dei linguaggi, nella storia comune del genere umano, il lungo cammino dellaciviltà dei segni. All’opera da oltre 60 anni, Celiberti perpetua la figura dell’artista a suo modo eclettico, ma riconoscibile ecoerente: una personalità faconda capace di fascinarci e di lasciarci ogni volta ammirati.
Roberto Ambrosi
Arzignano ospita le creazioni di Giorgio Celiberti presso la Bottega d’arte con la consapevolezza d’ospitare dipinti, terrecotte, muri,sculture di piccole e grandi dimensioni di un artista che è non solo un riconosciuto maestro ma un sensibilissimo testimone delnostro tempo.
È quindi con legittimo orgoglio, che porgo il benvenuto al maestro e a tutti gli ospiti graditissimi che interverranno nelle settimanesuccessive.
Giorgio Celiberti è uno degli ultimi artisti viventi ad aver partecipato alla prima Biennale di Venezia del dopoguerra, quella curatadal critico Rodolfo Pallucchini.Un maestro riconosciuto in tutto il mondo. Le sue opere si trovano nei più grandi musei pubblici e privati.
Desidero precisare che l’emozione d’ospitare il maestro Celiberti è per me anche collegato al contenuto di tanta parte delle sueopere, all’ispirazione alta, civile e impegnata, si pensi alle opere ispirate dagli orrori del ‘900, dai campi di sterminio, ad esempio;all’aspirazione alla pace e alla libertà.Per questo invito tutti a non mancare a questo grande incontro con l’arte. È l’omaggio ad un grande uomo.
Il Sindaco Dott. Giorgio Gentilin
L’Assessore alla CulturaMattia Pieropan
Città di Arzignano
Fotografie delle opere di Celiberti di Danilo Vivian
GalleriaBottega d’Arte
di Stefano Fongaro
Via Fiume, 15 - 36071 Arzignano - cell. 348 0610370
BOTTEGA D’ARTEArzignano via Fiume, 15
dal 14 maggio al 12 giugno 2011
Orari galleria dalle ore 9 alle 12.30e dalle 16 alle 19.30
chiuso il lunedì