Scripta Ri-Manent Magazine 2010 n.0 Pag.1

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N ° 0 magazin e magazine magazine magazine magazin e SEMI – VITA IN POTENZA + © 2010 Scripta (Ri)manent project - Magazine 2010 “Qual'è il tuo più grande sogno?” “Non saprei, forse non ne ho uno, ma tanti più piccoli. Non so. Uno? Grande? Uno è un numero così triste, sempre solo.” “Il sogno. L'uno...dai! Il primo. Quello che senti più degli altri! Non pensare, dillo e basta” Non penso. La tazza è calda e pizzica le dita. “Forse è la vita.” “E' la vita? In che senso? Dico. Non ce l'hai già forse una vita? Ne vorresti una diversa? migliore?” “No, sogno la vita e basta. Intendo questo permeante comune denominatore che ci lega, gli uni agli altri e a quello che ci sta intorno. Senza siamo frazioni perse nell'universo dei numeri reali. Se pensi alle frazioni, queste sono rapporti, tra due o più numeri. Come la vita. La vita nasce dai rapporti.” Fruga nella tasca. È nera solcata dalle rughe della fatica impastata con la terra che si annida anche nelle unghie. Mi fa sorridere perché tra i corridoi dell'Università riconoscerei tra tutte, le mani. Le sue.Mi mostra quel pugno e mi appoggia nel palmo. Il mio. Pulito, liscio, curato come si conviene. È una manciata di semi. “Eppure ho speranza nei semi. Se nella vita in verità non possiamo che peregrinare in cerca del senso, perché non raccogliere quelle microscopiche quasi indistruttibili essenze, dimentiche di ogni apparenza, liberate da ogni struttura, che paiono gli sputi di una creatura superiore? Un groviglio inestricabile di luce proveniente da un passato infinito lanciato in un futuro buio e sgombro come lo spazio? E poi?Lanciarseli alle spalle come benedizioni. Sputarli tra le braccia della terra. Dimenticarli in tasche bucate. Conservali per poi donarli a chi ci regala un sorriso.” Sorrido. “I tuoi sogni forse sono tanti e piccoli, e tutti diversi come questi. Forse non tutti germoglieranno, ma quelli che ci riusciranno avranno almeno un buon motivo per ogni radice che affonda nel terreno per amare la vita. Questi semi sono vita in potenza. Vita vegetale e vita per l'uomo. Sono antichi, un bagaglio da non perdere. Sono fragile diversità da difendere, sono difensori dell'indipendenza alimentare. Sono semi fertili e liberi, al contrario di quelli che oggi ci impongono. Sono RESISTENTI, sanno crescere e produrre senza i veleni che tolgono alla natura per arricchire i pochi a danno dei molti.” A cura dell' Associazione Piantiamola! Coltivare il cambiamento dal basso, che si occupa di far acquisire dignità culturale, scientifica, sociale, etica e letteraria alle tematiche legate all'agricoltura e al rapporto tra umanità e natura.http://coltivareilcambiamento.blogspot.com/ Una delle domande dell’intervista riguardava il celebre detto “tra il dire e il fare c’è di mezzo…”: l’intervistato doveva completare a suo piacimento la frase. Una parte di me voleva far riflettere (inconsapevolmente) gli intervistati (le persone) sul fatto che a volte si esprimono intenzioni importanti, bellissime, stupefacenti, però, dopotutto, rimangono solo parole: una bella teoria senza una buona pratica ha meno valore di quanto sembri. [Per questo solitamente il racconto di un ricordo assume una connotazione più reale, più pregnante, anche se è ‘il passato’: perché rievoca situazioni comunque, in qualche modo, “agite”]. Ovviamente nessun intervistato poteva intendere il mio intento, ma intanto ho potuto indagare su come ognuno si gestiva la domanda: sorrisi, imbarazzi, silenzi..………………………… …………………………………………… …………… …….. ………… ………………e tanto tanto… mare…………. ……..Nella mia vita ho conosciuto parecchia gente, x lavoro, x diletto e x difetto, e tante volte ho incontrato persone che si esprimevano con molta convinzione e con molta profondità, con tante belle intenzioni, oppure che mi lasciavano chiara la sensazione che avessi appena incontrato qualcuno con del talento, con delle potenzialità, talvolta enormi, talvolta persino superiori alle mie. Poi ho atteso e atteso i frutti del seme delle parole. Ho atteso. Ho atteso… HO ATTESO………………..HO ATTESO……….Ho atteso……………………………………….. ………………………………………………………. Ora, ho visto queste persone ripetere le stesse parole con le stesse pause negli stessi punti, le ho viste sfasciarsi davanti ai miei occhi, le ho viste perdersi nella saliva di uno sputacchio al bordo del marciapiede. Le ho viste aggrovigliarsi in atti masturbatori fini a se stessi, auto contemplarsi x una parola usata nel modo giusto al momento giusto, stringere il pugno facendo uscire scorregge. Non voglio essere volgare, in fondo anche questo è solo un atto di scrittura, e certo anch’io mi sono perso (…ma per amore). Soprattutto non sono certo io a poter dare una sensata interpretazione di tutti gli infiniti rilucenti segreti racchiusi in ogni singolo essere umano (anche il più meschino). In realtà ci tengo solamente a mettere in evidenza che la celebre, illuminata e consolidata teoria di Austin secondo cui “dire è fare”, risulta, x necessità, ampiamente superata o, meglio, da superare (Ma la scrittura è dire o fare?...). Ad ogni modo asserire non è proprio + sufficiente, è una forma che non basta a garantire la nostra sopravvivenza. Occorre dire e agire, occorre compattarli. In questo scritto non c’è un monito, non c’è un intento di convincere qualcuno di alcunché, intendo solo porre in evidenza che dire e fare possono coincidere, teoria e azione possono essere un’unica entità compatta che crea risonanze. E se ciò non accade, allora è lì la discrepanza che provoca il danno che il mondo infligge a se stesso. E lì occorre andare. Perché lì è l’unica strada. E la scrittura è una strada? Ma certo, può essere una strada, un sentierino, uno stradone, anche se probabilmente da sola non basta. In ogni caso può essere una prima tappa piuttosto appetitosa. E in ogni caso va fermata, fissata nel tempo con una data: ecco, oggi è il 24 settembre 2010.Fissare gli obiettivi per tappe riconduce a una prassi, a un metodo, a una disciplina, a una schematizzazione o a una divagazione, insomma, a un atto di scrittura. Perfino l’energia da sola non basta: ci distrugge se non sappiamo con precisione dove indirizzarla. Occorre un indirizzo. Inevitabilmente. E ogni indirizzo porta a un viaggio e, dunque, a un’azione, il resto è immobilità. E l’immobilità è infelicità.L’altro giorno mi ha telefonato una ragazza, probabilmente senza un motivo preciso, e si è messa a raccontarmi che ha deciso di cercarsi un lavoro come dipendente, perché lavorare in proprio le da troppi pensieri (bel momento x cercare lavoro), mi raccontava dei vantaggi dell’iniziare e finire una giornata in modo definito, monotono e disimpegnato. Dopo 20 minuti che raccontava ero ancora lì a chiedermi perché avesse chiamato proprio me per dirmi quelle cose, ma poi, dopo un’oretta dalla fine della telefonata, mi sono accorto che quel racconto mi aveva turbato. Ho ricordato che tutto ciò che avevo fortemente desiderato, quando l’ho raggiunto e l’ho posseduto, ha presto perso di valore, e l’ho rifuggito. E quanto più sembrava costituirsi una sorta di meccanismo automatico nella mia mente (nella mia vita), appositamente finalizzato a questo scopo di egemonia / conquista / dominio, tanto più avevo la sensazione di allontanarmi da me stesso. Ma, dopotutto, cosa significa ‘rifuggire da ciò che si possiede’ quando, a ben vedere, nessuno può possedere alcunché? I documenti firmati e controfirmati che ci suggeriscono che esiste una proprietà sono imbrogli così come lo sono le carte colorate con cui facciamo acquisti, gli alimenti che compriamo, ingeriamo e poi espelliamo. Se non li espellessimo, esploderemmo!! Il concetto stesso di proprietà è solo un sofisticato illusionismo. Ogni slogan promozionale che violenta le nostre pupille lo sottintende! Ogni culo ritoccato appiccicato a un cartellone lungo la statale lo urla incessantemente! Nessuno può davvero possedere (…nemmeno il proprio culo….) e, di conseguenza, nessuno può davvero rifuggire. L’irrazionalismo che ci governa ne è una prova. Nulla può essere davvero rifuggito (né tanto meno posseduto). E allora occorre affrontare e perdere ogni possesso. E affrontare può essere un atto di scrittura (che è anche dare, ovvero perdere il possesso dei propri pensieri). Ma la scrittura è dire o fare?... Non so rispondere a questa domanda, però alla domanda “tra il dire e il fare c’è di mezzo…?”, io rispondo: “…c’è di mezzo la scrittura!”. Nascondersi, ma non sparire: ecco che non vado in nessun luogo, non sono qui in qualche attesa, solo un soffuso alitodi ogni cosa, solo una melodia mi parla ma non so ricordare. Rincorrevo, per non nascondermi, in una danza sconnessa cavalcando il silenzio, mentre tutti vedevano di me solo le dissonanze, di me come del mondo. Sapere, ciò che non si può imparare: ecco come di un albero la chioma è d’argento, il fusto bianco porpora, la radice groviglio di serpi. Ridevo e ridevo, per non nascondermi, in una danza convulsa piegando il corpo, mentre tutti vedevano di me solo le dissonanze, di me come del mondo. Andare tanto lontano ma piano, lentamente, ed ecco come s’accoglie la mente: né molto e né niente. LONTANO O DEL MONDO? Testo di Patroclo Pirittu

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    m a g a z i n em a g a z i n em a g a z i n e

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    SEMI VITA IN POTENZA +

    2010 Scripta (Ri)manent project - Magazine

    2010

    Qual' il tuo pi grande sogno?Non saprei, forse non ne ho uno, ma tanti pi piccoli. Non so. Uno? Grande? Uno un numero cos triste, sempre solo.Il sogno. L'uno...dai! Il primo. Quello che senti pi degli altri! Non pensare, dillo e bastaNon penso. La tazza calda e pizzica le dita. Forse la vita. E' la vita? In che senso? Dico.Non ce l'hai gi forse una vita? Ne vorresti una diversa? migliore?No, sogno la vita e basta. Intendo questo permeante comune denominatore che ci lega, gli uni agli altri e a quello che ci sta intorno. Senza siamo frazioni perse nell'universo dei numeri reali. Se pensi alle frazioni, queste sono rapporti, tra due o pi numeri. Come la vita. La vita nasce dai rapporti. Fruga nella tasca. nera solcata dalle rughe della fatica impastata con la terra che si annida anche nelle unghie. Mi fa sorridere perch tra i corridoi dell'Universit riconoscerei tra tutte, le mani. Le sue.Mi mostra quel pugno e mi appoggia nel palmo. Il mio. Pulito, liscio, curato come si conviene. una manciata di semi.Eppure ho speranza nei semi. Se nella vita in verit non

    possiamo che peregrinare in cerca del senso, perch non

    raccogliere quelle microscopiche quasi indistruttibili essenze,

    dimentiche di ogni apparenza, liberate da ogni struttura, che

    paiono gli sputi di una creatura superiore? Un groviglio

    inestricabile di luce proveniente da un passato infinito lanciato in

    un futuro buio e sgombro come lo spazio? E poi?Lanciarseli alle

    spalle come benedizioni. Sputarli tra le braccia della terra.

    Dimenticarli in tasche bucate. Conservali per poi donarli a chi ci

    regala un sorriso.

    Sorrido. I tuoi sogni forse sono tanti e piccoli, e tutti diversi come questi. Forse non tutti germoglieranno, ma quelli che ci riusciranno avranno almeno un buon motivo per ogni radice che affonda nel terreno per amare la vita. Questi semi sono vita in potenza. Vita vegetale e vita per l'uomo. Sono antichi, un bagaglio da non perdere. Sono fragile diversit da difendere, sono difensori dell'indipendenza alimentare. Sono semi fertili e liberi, al contrario di quelli che oggi ci impongono. Sono RESISTENTI, sanno crescere e produrre senza i veleni che tolgono alla natura per arricchire i pochi a danno dei molti.

    A cura dell' Associazione Piantiamola! Coltivare il cambiamento dal

    basso, che si occupa di far acquisire dignit culturale, scientifica,

    sociale, etica e letteraria alle tematiche legate all'agricoltura e al

    rapporto tra umanit e

    natura.http://coltivareilcambiamento.blogspot.com/

    Una delle domande dellintervista riguardava il celebre detto tra il dire e il fare c di mezzo: lintervistato doveva completare a suo piacimento la frase. Una parte di me voleva far riflettere (inconsapevolmente) gli intervistati (le persone) sul fatto che a volte si esprimono intenzioni importanti, bellissime, stupefacenti, per, dopotutto, rimangono solo parole: una bella teoria senza una buona pratica ha meno valore di quanto sembri. [Per questo solitamente il racconto di un ricordo assume una connotazione pi reale, pi pregnante, anche se il passato: perch rievoca situazioni comunque, in qualche modo, agite]. Ovviamente nessun intervistato poteva intendere il mio intento, ma intanto ho potuto indagare su come ognuno si gestiva la domanda: sorrisi, imbarazzi, silenzi.. .. e tanto tanto mare...Nella mia vita ho conosciuto parecchia gente, x lavoro, x diletto e x difetto, e tante volte ho incontrato persone che si esprimevano con molta convinzione e con molta profondit, con tante belle intenzioni, oppure che mi lasciavano chiara la sensazione che avessi appena incontrato qualcuno con del talento, con delle potenzialit, talvolta enormi, talvolta persino superiori alle mie. Poi ho atteso e atteso i frutti del seme delle parole. Ho atteso. Ho atteso HO ATTESO..HO ATTESO.Ho atteso.. . Ora, ho visto queste persone ripetere le stesse parole con le stesse pause negli stessi punti, le ho viste sfasciarsi davanti ai miei occhi, le ho viste perdersi nella saliva di uno sputacchio al bordo del marciapiede. Le ho viste aggrovigliarsi in atti masturbatori fini a se stessi, auto contemplarsi x una parola usata nel modo giusto al momento giusto, stringere il pugno facendo uscire scorregge. Non voglio essere volgare, in fondo anche questo solo un atto di scrittura, e certo anchio mi sono perso (ma per amore). Soprattutto non sono certo io a poter dare una sensata interpretazione di tutti gli infiniti rilucenti segreti racchiusi in ogni singolo essere umano (anche il pi meschino). In realt ci tengo solamente a mettere in evidenza che la celebre, illuminata e consolidata teoria di Austin secondo cui dire fare, risulta, x necessit, ampiamente superata o, meglio, da superare (Ma la scrittura dire o fare?...). Ad ogni modo asserire non proprio + sufficiente, una forma che non basta a garantire la nostra sopravvivenza. Occorre dire e agire, occorre compattarli. In questo scritto non c un monito, non c un intento di convincere qualcuno di alcunch, intendo solo porre in evidenza che dire e fare possono coincidere, teoria e azione possono essere ununica entit compatta che crea risonanze. E se ci non accade, allora l la discrepanza che provoca il danno che il mondo infligge a se stesso. E l occorre andare. Perch l lunica strada. E la scrittura una strada? Ma certo, pu essere una strada, un sentierino, uno stradone, anche se probabilmente da sola non basta. In ogni caso pu essere una prima tappa piuttosto appetitosa. E in ogni caso va fermata, fissata nel tempo con una data: ecco, oggi il 24 settembre 2010.Fissare gli obiettivi per tappe riconduce a una prassi, a un metodo, a una disciplina, a una schematizzazione o a una divagazione, insomma, a un atto di scrittura. Perfino lenergia da sola non basta: ci distrugge se non sappiamo con precisione dove indirizzarla. Occorre un indirizzo. Inevitabilmente. E ogni indirizzo porta a un viaggio e, dunque, a unazione, il resto immobilit. E limmobilit infelicit.Laltro giorno mi ha telefonato una ragazza, probabilmente senza un motivo preciso, e si messa a raccontarmi che ha deciso di cercarsi un lavoro come dipendente, perch lavorare in proprio le da troppi pensieri (bel momento x cercare lavoro), mi raccontava dei vantaggi delliniziare e finire una giornata in modo definito, monotono e disimpegnato. Dopo 20 minuti che raccontava ero ancora l a chiedermi perch avesse chiamato proprio me per dirmi quelle cose, ma poi, dopo unoretta dalla fine della telefonata, mi sono accorto che quel racconto mi aveva turbato. Ho ricordato che tutto ci che avevo fortemente desiderato, quando lho raggiunto e lho posseduto, ha presto perso di valore, e lho rifuggito. E quanto pi sembrava costituirsi una sorta di meccanismo automatico nella mia mente (nella mia vita), appositamente finalizzato a questo scopo di egemonia / conquista / dominio, tanto pi avevo la sensazione di allontanarmi da me stesso. Ma, dopotutto, cosa significa rifuggire da ci che si possiede quando, a ben vedere, nessuno pu possedere alcunch? I documenti firmati e controfirmati che ci suggeriscono che esiste una propriet sono imbrogli cos come lo sono le carte colorate con cui facciamo acquisti, gli alimenti che compriamo, ingeriamo e poi espelliamo. Se non li espellessimo, esploderemmo!! Il concetto stesso di propriet solo un sofisticato illusionismo. Ogni slogan promozionale che violenta le nostre pupille lo sottintende! Ogni culo ritoccato appiccicato a un cartellone lungo la statale lo urla incessantemente! Nessuno pu davvero possedere (nemmeno il proprio culo.) e, di conseguenza, nessuno pu davvero rifuggire. Lirrazionalismo che ci governa ne una prova. Nulla pu essere davvero rifuggito (n tanto meno posseduto). E allora occorre affrontare e perdere ogni possesso. E affrontare pu essere un atto di scrittura (che anche dare, ovvero perdere il possesso dei propri pensieri). Ma la scrittura dire o fare?... Non so rispondere a questa domanda, per alla domanda tra il dire e il fare c di mezzo?, io rispondo: c di mezzo la scrittura!.

    Nascondersi, ma non sparire:ecco che non vado in nessun luogo,non sono qui in qualche attesa,solo un soffuso alitodi ogni cosa,solo una melodia mi parla ma non so ricordare.Rincorrevo, per non nascondermi,in una danza sconnessa cavalcando il silenzio,mentre tutti vedevano di me solo le dissonanze, di me come del mondo.Sapere, ci che non si pu imparare:ecco come di un albero la chioma dargento, il fusto bianco porpora,la radice groviglio di serpi.Ridevo e ridevo, per non nascondermi,in una danza convulsa piegando il corpo,mentre tutti vedevano di me solo le dissonanze,di me come del mondo.Andare tanto lontano ma piano, lentamente,ed ecco come saccoglie la mente:n molto e n niente.

    LONTANO O DEL MONDO?

    Testo di Patroclo Pirittu