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scienza e tecnica TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE ANNO LXXXIII - NN. 553-554 gen.feb.mar.-apr.mag.giu. 2020 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma Peculiarità e implicazioni dell’amianto nelle ferrotranvie Dalle smart-cities alle eco-cities: il paradigma della sostenibilità CULTURA E FORMAZIONE SCIENTIFICA PER LE PROFESSIONI DEL FUTURO PROSSIMO CONSIDERAZIONI INTORNO AL VOLUME LAVORO CONTRO FUTURO LA GESTIONE DELLE EMERGENZE IN GIAPPONE NUOVA LUCE SULLA CODIFICA DEGLI ODORI A LIVELLO CEREBRALE INVENTATE LE NANOANTENNE PER ONDE DI SPIN: PIÙ VICINI I CALCOLATORI ANALOGICI SUPER EFFICIENTI OLOGRAFIA DIGITALE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE IDENTIFICANO LE MICROPLASTICHE IN MARE SVELATA LA FACCIA NASCOSTA DELLA LUNA La riserva naturale regionale della Sugherata di Pomezia Singolarità

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scienza etecnica

TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZEANNO LXXXIII - NN. 553-554 gen.feb.mar.-apr.mag.giu. 2020 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

Peculiarità e implicazionidell’amiantonelle ferrotranvie

Dalle smart-citiesalle eco-cities: il paradigmadella sostenibilità

CULTURA E FORMAZIONE SCIENTIFICA PER LE PROFESSIONI DEL FUTURO PROSSIMOCONSIDERAZIONI INTORNO AL VOLUMELAVORO CONTRO FUTURO

LA GESTIONE DELLE EMERGENZE IN GIAPPONE

NUOVA LUCE SULLA CODIFICA DEGLI ODORI A LIVELLO CEREBRALE

INVENTATE LE NANOANTENNE PER ONDE DI SPIN:PIÙ VICINI I CALCOLATORI ANALOGICI SUPER EFFICIENTI

OLOGRAFIA DIGITALE E INTELLIGENZA ARTIFICIALEIDENTIFICANO LE MICROPLASTICHE IN MARE

SVELATA LA FACCIA NASCOSTA DELLA LUNA

La riserva naturale regionale della Sugherata di Pomezia

Singolarità

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scienzae tecnica

Sommario

1 Peculiarità e implicazioni dell’amianto nelle ferrotranvie

6 Dalle Smart-Cities alle Eco-Cities: il paradigma della sostenibilità

11 La riserva naturale regionale della Sughereta di Pomezia

14 Il Prof. Giuseppe Maria Nardelli a dieci anni dalla scomparsa

15 Singolarità

17 notiziario Cultura e formazione scientifica per le professioni del futuro prossimo. Considerazioni attorno al volume Lavoro contro futuro La gestione delle emergenze in Giappone Nuova luce sulla codifica degli odori a livello cerebrale Inventate le nanoantenne per onde di spin: più vicini i calcolatori analogici super efficienti Olografia digitale e intelligenza artificiale identificano microplastiche in mare Il controllo della CO2 ha un effetto immediato sulle precipitazioni nel Mediterraneo Svelata la faccia nascosta della Luna Tra 25-30 anni il ghiacciaio della Marmolada non ci sarà più Una nuova tecnica permette l’integrazione di dispositivi elettronici e fotonici sulla stessa piattaforma di silicio Nano-fogli di grafene catturano nuovi contaminanti nell’acqua potabile Trapianto di cromosoma su cellule staminali umane

SCIENZA E TECNICAtrimestrale a carattere politico-culturale e scientifico-tecnicoDirettore Responsabile: Lorenzo Capasso

ANNO LXXXIII - NN. 553-554 gen.feb.mar-apr.mag.giu.2020 - primo / secondo trimestre 2020Reg. Trib. Roma n. 613/90 del 22-10-1990 (già nn. 4026 dell’8-7-1954 e 13119 del 12-12-1969). Direzione, redazione e amministrazione: Società Italiana per il Progresso delle Scienze (SIPS) via San Martino della Battaglia 44, 00185 Roma • tel/fax 06.4469165 • www.sipsinfo.it • e-mail: [email protected] • pec: [email protected]. Fisc. 02968990586 • C/C Post. 33577008UniCredit Banca di Roma • IBAN IT88G0200805227000400717627 Università di Roma «La Sapienza», Ple A. Moro 5, 00185 RomaStampa: Istituto Salesiano Pio XI - Via Umbertide, 11 - 00181 Roma - tel. 06.7827819 - 06.78440102 - fax 06.78.48.333 - e-mail: [email protected] e Tecnica print: ISSN 0582-25800

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dall’antichità fino ai giorni nostri, ciritroviamo, a riparlare, ancora, e chis-sà per quanti anni futuri, di amianto,

di quelle fibre di asbesto che dal grecosignificano: indistruttibili, immacolate, per-petue, inestinguibili.

L’amianto è un minerale naturale a strut-tura fibrosa appartenente alla classe chimicadei silicati ed alle serie mineralogiche delserpentino e degli anfiboli. È presente natu-ralmente in molte parti del globo terrestre esi ottiene facilmente dalla roccia madredopo macinazione e arricchimento, in gene-re in miniere a cielo aperto. Il basso costo,la resistenza alla degradazione e al calorehanno favorito il successo commerciale del-l’amianto, pertanto ha trovato applicazionein moltissimi settori industriali e civili.

Per la normativa italiana sotto il nome diamianto sono compresi i seguenti composti:

- Crisotilo - amianto di Serpentino;- Amosite, Crocidolite, Tremolite, Anto-

fillite, Actinolite - amianti di Anfibolo.Nei prodotti, manufatti e applicazioni, le

fibre possono essere libere o debolmentelegate: si parla in questi casi di amianto fria-bile, oppure possono essere fortemente lega-te in una matrice stabile e solida (come ilcemento-amianto o il vinil-amianto): siparla in questo caso di amianto compatto.

La struttura fibrosa rende l’amianto unmateriale: indistruttibile e molto flessibile;

resistente al calore al fuoco e alla trazione; resistente all’a-zione di agenti chimici e biologici; termoisolante; dotato dicapacità fonoassorbenti; friabile al punto da poter essere tes-suto. Si lega, quindi, facilmente con materiali di costruzione(calce, gesso, cemento) e con polimeri (gomma e PVC).

La consistenza fibrosa è alla base delle proprietà tecno-logiche ma anche delle proprietà di rischio, essendo essacausa di gravi patologie a carico prevalentemente dell’appa-rato respiratorio. Per dare un’idea della estrema finezzadelle fibre basti pensare che una fibra di amianto è 1300volte più sottile di un capello umano (1 capello = 40micron). La pericolosità consiste, infatti, nella capacità chehanno i materiali di amianto di rilasciare fibre potenzial-mente inalabili.

L’amianto è stato sfruttato laddove si desiderava contene-re il calore (fasciature di tubazioni, trasporto del vapore, iso-lamento di caldaie e forni, ecc.). Questo tipo di impiego oggiè vietato dalla legge ma in passato i soffitti di molti ambienti,che richiedevano il contenimento della diffusione di suoni orumori (palestre, piscine, mense, stazioni sotterranee, ecc.),sono stati spruzzati abbondantemente con amianto.

Era il 1901, quando l’austriaco Ludwig Hatschek bre-vetta un nuovo materiale per l’edilizia, ottenuto dalla lavora-zione del cemento con l’asbesto o amianto, che prende ilnome di Eternit (Eterno). Nel 1902 Alois Steinmann acqui-sta la licenza per l’eternit e nel 1903 inizia la produzione inscala industriale dei vari manufatti con l’amianto. Nel 1907a Casal Monferrato nasce l’ETERNIT, fabbrica fondatadall’ingegnere italiano Adolfo Mazza. Restò in funzionefino al 1986 fino a quando si scoprì la sua terribile pericolo-

PECULIARITÀ E IMPLICAZIONI DELL’AMIANTO NELLE FERROTRANVIE

di IGNAZIO PARISI

Immagine al microscopio elettronico delle fibre di amianto antofillitea 2000 ingrandimenti

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sità. Nel 1911 l’Eternit (nome del prodotto)diventa diffusissimo e la produzione dilastre, tegole, vasche per la raccolta dell’ac-qua e tubi è a pieno ritmo. Nel 1933 fannola loro comparsa le lastre ondulate, in segui-to usate spesso per tetti e capannoni.

In passato l’impiego dell’Eternit fu cosìgeneralizzato che venne impiegato dapper-tutto: in scuole, ospedali, palestre, cinemaoltre che in tutti i settori industriali. Lo svi-luppo dei trasporti e l’espansione ediliziafurono le cause trainanti di questa crescita,infatti l’industria dei manufatti incemento/amianto rappresentò il settore a piùlargo impiego del minerale killer a livelloplanetario (assorbendone circa il 70% dellaproduzione). Ha trovato applicazione ancheper adesivi e collanti, tessuti ignifughi perarredamento (tendaggi, tappezzerie), tessutiper imballaggio (sacchi per la posta), tessutiper abbigliamento (feltri per cappelli, cache-mire sintetico, coperte, grembiuli, giacche,pantaloni, ghette, stivali), carta e cartone(filtri per purificare bevande, filtri di siga-rette e da pipa, assorbenti igienici interni,supporti per deodoranti da ambiente, soletteinterne da scarpe), nei teatri, sabbia artifi-

ciale per giochi dei bambini e trattamento del riso per ilmercato giapponese.

In passato l’Amianto è stato ampliamente utilizzato indiversi settori di attività:

Industria • come materia prima per produrre innumerevoli manufatti

e oggetti;• come isolante termico nei cicli industriali con alte tempe-

rature (es. centrali termiche e termoelettriche, industriachimica, siderurgica, vetraria, ceramica e di laterizi);

• come isolante termico nei cicli industriali con basse tem-perature (es. impianti frigoriferi e di condizionamento);

• come isolante termico e barriera antifiamma nelle condot-te per impianti elettrici;

• come materiale fonoassorbente.Edilizia

• come materiale spruzzato per il rivestimento di struttureper aumentare la resistenza al fuoco;

• nelle coperture sottoforma di lastre piane o ondulate, tuba-zioni e serbatoi, canne fumarie e altro nelle quali l’amian-to è stato inglobato nel cemento per formare il cemento-amianto (marche Eternit o Fibronit);

• nella preparazione e posa in opera di intonaci con impastispruzzati e/o applicati a cazzuola;

• nei pannelli per controsoffittature;• nei pavimenti costituiti da vinil-amianto in cui tale mate-

riale è mescolato a polimeri;Ambito domestico

• in alcuni elettrodomestici (es. asciugacapelli, forni e stufe,ferri da stiro);

• nelle prese e guanti da forno e nei teli da stiro;• nei cartoni posti in genere a protezione degli impianti di

riscaldamento come stufe, caldaie, termosifoni, tubi dievacuazione fumi.Mezzi di trasporto

• nei freni;• nelle frizioni;• negli schermi parafiamma;• nelle guarnizioni;• nelle vernici e mastici “antirombo”;• nella coibentazione di treni, navi e autobus.

Le cantieristiche sia navale che ferroviaria furono parti-colarmente coinvolte nell’uso dell’amianto, poiché le carenedelle navi come le carrozze dei treni sulle parti interne dellescocche metalliche di motrici e carrozze passeggeri, postalie bagagliai. venivano completamente rivestite di amianto,usato anche nei sistemi frenanti.

Già negli anni Quaranta del secolo scorso l’amianto èstato impiegato per la coibentazione di alcune parti dellelocomotive a vapore (tubazioni della caldaia e guarnizioni ditenuta). Anche nelle carrozze l’amianto è stato localizzatonei mezzi di accoppiamento (condotte di trasferimento delvapore dalla caldaia o carro riscaldatore alla carrozza), nelle

Vecchio serbatoio in eternit per la raccolta dell’acqua potabile

Stock di tipi di freni a “ceppi” delle carrozze (FS)

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tubazioni all’interno della carrozza, nellearee di emissione del calore (scaldiglie) ubi-cate sotto i sedili dei passeggeri e nel retroschienale di alcuni tipi di carrozze. Dallametà degli anni Cinquanta del secolo scorso,proprio in seguito a un incendio di carrozzeferroviarie, la coibentazione fu realizzatacon l’amianto e non solo nelle carrozze fer-roviarie ma anche nelle navi e nei palazzi.

La presenza di questi rivestimenti è pro-seguita fino agli anni ’80 con i primi inter-venti di bonifica e con una graduale dismis-sione delle carrozze la cui cassa era statacoibentata in amianto. Si stima che il nume-ro di tali carrozze ammontasse alle 8000unità. Anche la dismissione delle locomoti-ve a vapore è databile alla fine degli anni’70 inizio ’80. Negli anni 90 le carrozze conla coibentazione della cacca in amianto fria-bile, furono accantonate e il programma dibonifica è stato completato agli inizi del-l’anno Duemila.

Evidenze scientifiche e indagini epide-miologiche hanno dimostrato che il cosid-detto “materiale del XX secolo” nasconde inrealtà delle nocive insidie e ancora oggi, adistanza di anni dalla sua messa al bando,respiriamo le sue fibre, con importanti effet-ti negativi sulla nostra salute. Oggi, pur con-sci della pericolosità che rappresenta, unaimmensità di case è ancora coperta di lastredi eternit e la gran parte degli acquedottirisultano realizzati con tubi sempre in Eter-nit. (si pensi all’utilizzo di acqua che scorrein tubature di amianto, per cucinare, perlavare i panni, per l’igiene personale, etc.: inseguito all’evaporazione, le fibre possonoaerodisperdersi nell’ambiente, penetrare nel

corpo attraverso la pelle e tutte le mucose).Già nel 1935 era stato descritto il primo caso di carcino-

ma polmonare in esposti ad asbesto, seguito da altre segna-lazioni nella seconda metà degli anni ’30. Il primo studioepidemiologico su un gruppo di lavoratori esposti nel settoretessile risale, proprio, al 1955 e conferma l’esistenza di taleassociazione evidenziando un rischio 14 volte più elevatorispetto a quello della popolazione generale non esposta pro-fessionalmente. Intanto, diversi studi epidemiologici hannodimostrato che la probabilità d’insorgenza del mesoteliomamaligno e del carcinoma polmonare in una popolazionerisulta incrementata con l’aumento dell’esposizione cumula-tiva a fibre di asbesto. Evidenze sperimentali ed epidemiolo-giche suggeriscono che lo sviluppo del tumore è legato,nella maggior parte dei casi (> 80%), all’esposizione corren-te o pregressa dei pazienti a fibre di asbesto. Il grado dirischio è legato alla durata dell’esposizione e alla concentra-zione di fibre di amianto al momento dell’esposizione.

Intorno agli anni ’60 si comincia a prendere coscienzadegli effetti dannosi dell’amianto e nel 1964 l’Accademiadelle Scienze di New York stabilisce il rapporto causale tral’amianto ed il mesotelioma, sottolineando la particolarepericolosità di due varietà di amianto: la crocidolite e laamosite. Nel marzo 1978 l’organizzazione statunitenseE.P.A. (Envirormental Protection Agency) promulga laprima direttiva con riferimento alle condizioni di lavoro inpresenza di amianto.

L’esposizione a fibre di amianto viene associata a malat-tie che si manifestano a carico dell’apparato respiratorio edelle membrane sierose, principalmente la pleura, anchedopo molti anni dalla cessazione dell’esposizione (da 10 a15 anni per l’asbestosi ad anche 20 a 40 anni per il carcino-ma polmonare e il mesotelioma). Il rilascio delle fibre puòavvenire o in occasione di una loro manipolazione o lavora-zione o spostamento, come nel caso di materiali friabili usu-rati e sottoposti a sollecitazioni meccaniche (es. vibrazioni,correnti d’aria, urti ecc.).

La presenza delle fibre crea uno stato di infiammazionepersistente in cui vengono prodotte molecole che danneggia-no il DNA delle cellule, favorendo la trasformazione tumo-rale. Se vengono danneggiate le cellule del polmone, si svi-luppa un tumore del polmone; se vengono danneggiate lecellule della pleura (la membrana che avvolge il polmone) sisviluppa un mesotelioma pleurico.

L’esposizione agli agenti chimici è un pericolo che nonriguarda i soli addetti ai lavori: detergenti, solventi e inqui-namento atmosferico, appartengono infatti alla quotidianità.Nel caso dei luoghi di lavoro, oltre agli effetti del suddettoelenco, vanno sommate le interazioni con i reagenti di pro-duzione, i prodotti finiti e le sostanze liberate durante ilciclo di lavorazione. Da questa premessa emerge che ilrischio chimico è legato a una gamma ampia ed eterogeneadi prodotti.Operatori all’opera mentre bonificano una carrozza ferroviaria

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Bisogna attendere il Decreto Legislativo15 agosto1991 n. 277, in recepimento diDirettive CEE specifiche in materia di pro-tezione dei lavoratori contro i rischi deri-vanti da esposizione ad agenti chimici, fisicie biologici, per trovare sia la definizione diagente (l’agente chimico, fisico o biologicopresente durante il lavoro e potenzialmentedannoso per la salute); sia il valore limite (illimite di esposizione nell’ambiente di lavorointeressato o il limite di un indicatore biolo-gico relativo ai lavoratori esposti); che l’e-manazione di valori limite specifici perrumore, piombo ed amianto aerodispersi inambiente lavorativo.

Tale decreto è stato sostituito con ilD.Lgs 81/2008 che, tra le altre cose, specifi-ca quali sono i silicati da definire amianti,quali fibre prendere in considerazione -lun-ghezza maggiore di 5 micron, diametro infe-riore a 3 micron, rapporto di allungamento(lunghezza/diametro) maggiore di 3- che nedeterminano la maggiore pericolosità per lasalute umana. Ovvero, quelle con diametroaereodinamico in grado di penetrare inprofondità nei polmoni e quale sia la loroconcentrazione massima per l’esposizionealla loro polvere.

Anche se gli effetti nocivi dell’amiantoper la salute erano conosciuti già negli annicinquanta e sessanta, il divieto totale di pro-duzione di manufatti contenenti amiantoentra in vigore solo nel 1994, dopo che lapericolosità della sostanza per la salutedell’uomo e dell’ambiente aveva determina-to la promulgazione della legge 257 del 27marzo1992 contenente norme per la cessa-zione del suo impiego e per il relativo smal-timento controllato.

La pericolosità dell’esposizione all’amianto era stataconsiderata già nelle prime norme per la tutela della salutedei lavoratori. In particolare: il r.d. 14 giugno 1909, n.442,contenente il regolamento per l’applicazione del testo unicosulla legge per il lavoro delle donne e dei fanciulli, avevainserito tra i “lavori insalubri o pericolosi la filatura e la tes-situra dell’amianto”.

Appunto con la legge n. 257/92, l’Italia mette al bandotutti i prodotti contenenti amianto, vietando l’estrazione,l’importazione, la produzione e la commercializzazione,secondo un programma di dismissione il cui termine ultimo èfissato al 28 aprile 1994, anche se successivamente con legge426 del 9 dicembre 1998 sono state introdotte delle deroghea tale divieto limitatamente ad alcune applicazioni particola-ri. La legge 257/92 regolamenta il processo di dismissionedefinendo i criteri per il finanziamento delle imprese interes-sate alla riconversione produttiva e i benefici previdenziali afavore dei lavoratori occupati nella produzione dell’amianto.Parlando di bonifiche di amianto, il D. Lgs 277/91all’art. 34già specificava che nei “Lavori di demolizione o di rimozio-ne dell’amianto” il datore di lavoro è obbligato a predisporreun “piano di lavoro” ai fini della salvaguardia della sicurezzae della salute dei lavoratori addetti.

Ancora oggi, nelle attività di decoibentazione di struttu-re edili, carrozze ferroviarie, natanti vari e di macchine eapparecchiature coibentate con materiali contenenti asbesto,si possono registrare esposizioni ad amianto. Possiamo par-lare di ferrovie, di raffinerie, di centrali Enel, di Pirelli, diSacelit. Quest’ultima è nota come “la fabbrica della morte”con lo stabilimento a San Filippo del Mela, nel messinese,paese che rientra fra i comuni della zona a elevato rischio dicrisi ambientale. La fabbrica fu inaugurata nel 1958 su ini-ziativa della Italcementi, una multinazionale di Bergamo.Come queste ne esistono molte altre.

Ma ci siamo mai chiesti che pur conoscendo e sapendoche la fibra di Amianto è un vero Killer, quanto Amiantoesiste sul territorio? Basta guardarci intorno per vedere chequeste realtà non sono altro che una piccola parte di ciò cheTecnica di bonifica con incapsulamento e rimozione di pannelli di

cemento amianto

ATTENZIONEZONA AD ALTO RISCHIO

POSSIBILE PRESENZA DI POLVERE DI AMIANTO IN

CONCENTRAZIONE SUPERIORE AIVALORI LIMITE DI ESPOSIZIONE

ART. 34 D.L. 277/91

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veramente ci circonda.Prima dell’entrata in vigore del Decreto

Legislativo n. 277/91, la legislazione per latutela dell’igiene e della sicurezza nei luo-ghi di lavoro, pur prevedendo la riduzionedell’esposizione ad agenti nocivi (inclusigas, fumi e polveri) al più basso livello, nonindicava il valore limite di esposizione.L’art.1 vietava in modo tassativo, “l’estra-zione, l’importazione, l’esportazione, lacommercializzazione e la produzione di pro-dotti contenenti amianto”.

La bonifica da amianto dei rotabili fer-roviari ha due principali riferimenti normati-vi di legge: il DM 26 ottobre 1995 e il DL277/91. Il primo tratta la bonifica da amian-to dei rotabili ferroviari mentre il secondoindica le protezioni dei lavoratori contro irischi connessi all’esposizione ad amiantodurante il lavoro. Anche se le FS avevanoespressamente vietato l’uso dell’amiantocome isolante termo-acustico e avviato labonifica fin dal 1980.

Nell’ambito di una collaborazione FS-ENEA per lo sviluppo e la qualificazione disistemi di bonifica da amianto, attuato conla fattiva partecipazione di ISPESL, sonostate sviluppate e qualificate le procedurestandard di scoibentazione per la riammis-sione in esercizio o per la demolizione delmateriale rotabile.

Smaltimento o bonifica?L’ultima parte, nel processo di smalti-

mento dell’amianto, prevede la bonifica.Infatti, successivamente alla legge 257, sonostati emanati altri decreti e circolari applica-tive ma solo con il DM del 06 settembre1994 e con il decreto 20/1999 vengono defi-nite la normativa e le metodiche per la boni-fica e lo smaltimento. La scelta della meto-dologia avviene in base a criteri di valutazio-ne del materiale da bonificare e agli eventua-li nuovi requisiti richiesti dal sistema.

La bonifica dell’amianto è un’operazionediversa dallo smaltimento. Questo intervento,infatti, nella maggior parte dei casi, consistenel mantenimento delle strutture in amiantoche vengono coperte e messe in sicurezza,senza essere smaltite in discarica. Nel D.M. 6settembre 1994 c’è una prima suddivisionedei materiali contenenti amianto in:• friabili, ossia facilmente sbriciolabili con

la semplice pressione della mano;

• compatti, ossia frantumabili solo con l’impiego di attrezzimeccanici.

La bonifica viene regolamentata imponendo misure disicurezza che vanno dall’allestimento del cantiere, l’adozio-ne obbligatoria di dispositivi di protezione individuale pergli operatori, il confinamento delle aree oggetto di bonificae il monitoraggio ambientale per il controllo della dispersio-ne di fibre durante i lavori di bonifica, disposizioni che sonostate poi riprese e ampliate con il D.Lgs.81/08.

Se il manufatto in amianto è danneggiato o rischia disbriciolarsi e diffondersi nell’area, dal momento che presen-ta un rischio serio per l’uomo, deve essere rimosso total-mente e sostituito attraverso lo smaltimento. Nel caso in cuiil materiale sia compatto e quindi non presenti rischi per lasalute dell’uomo, si può invece procedere alla bonifica, tra-mite incapsulamento o confinamento. La procedura per labonifica di manufatti contenenti amianto segue un iter bendelineato. Il proprietario di un edificio, ove ne è stata accer-tata la presenza, è tenuto ad attuare un programma di con-trollo e manutenzione al fine di ridurre al minimo l’esposi-zione degli occupanti. Il T.U. sulla sicurezza sul lavoro(D.Lgs 81/08) a tal proposito prevede una comunicazioneformale alla ASL competente territorialmente, consistente:in una Notifica in caso di trattamenti di incapsulamento e/oconfinamento (art. 250) o una trasmissione di un Piano diLavoro in caso di rimozione (art. 256).

La bonifica dei materiali contenenti amianto, con diver-se modalità se friabili o compatti, avviene secondo tre meto-dologie principali:• rimozione: elimina ogni potenziale fonte di esposizione e

ogni necessità di attuare specifiche cautele per le attivitàche si svolgono nell’edificio.

• incapsulamento: trattamento dell’amianto con prodottipenetranti o ricoprenti che (a seconda del tipo di prodottousato) tendono a inglobare le fibre di amianto, a ripristina-re l’aderenza al supporto, a costituire una pellicola di pro-tezione sulla superficie esposta.

• confinamento: installazione di una barriera a tenuta chesepari l’amianto dalle aree occupate dell’edificio; il rila-scio di fibre continua all’interno del confinamento. Occor-re sempre un programma di controllo e manutenzione inquanto l’amianto rimane nell’edificio.

L’adozione di una di queste tipologie è legata al tipo ealle condizioni del materiale, alla sua ubicazione, allavolontà della proprietà di eliminare alla radice il rischio omantenerlo in modo controllato. Comunque, lo smaltimentodeve avvenire in una discarica autorizzata specificatamenteper la tipologia del rifiuto prodotto.

L’amianto, anche se è stato bandito dalla maggior partedelle nazioni, è ancora prodotto in diversi stati (principal-mente Russia, Cina, Brasile e Canada) ed è utilizzato soprat-tutto nei paesi in via di sviluppo. L’abolizione dell’amianto èstata in un certo senso “selettiva”. Mentre la pericolosità

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Chemicals), questo processo ha dato origine in Italia alcosiddetto TUSL (Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro),entrato totalmente in vigore nel giugno del 2015.

Già nel marzo 2013 il Governo aveva approvato il Pianonazionale amianto. Il Piano, elaborato dai Ministeri dellasalute, dell’ambiente e del lavoro, effettua un’analisi che simuove in tre direzioni: tutela della salute, tutela dell’am-biente e aspetti di sicurezza sul lavoro e previdenziali.Secondo i dati forniti dal CNR i quantitativi di materialicontenenti amianto presenti sul territorio italiano si aggiranointorno ai 32 milioni di tonnellate, derivanti, in gran parte,dai 2,5 miliardi di metri quadri di coperture (lastre ondulateo piane in cemento-amianto) prodotte e presenti sul territo-rio nazionale.

Secondo l’OMS circa 125 milioni di persone nel Mondosono esposte a rischio amianto per motivi lavorativi e quasila metà delle morti per cause professionali a livello mondia-le sono dovute all’asbesto.

comunemente denominata “Smart cities”. Più di recente l’en-fasi è andata rapidamente spostandosi verso la preservazionedelle qualità ambientali: dallo “smart” allo “eco” e la pro-blematica è divenuta sempre più centrale nel generale conte-sto delle ricerche ambientali.

Dalle Smart cities alle Eco-cities (verso le knowledge-based cities)

Una solida conoscenza della problematica generale Eco-cities e di alcuni suoi sottoinsiemi (come rifiuti, trasporti,comunicazioni) -il tutto declinato nelle varie tipologie dicittà (città continentali, città del mare, ecc.)- deve far partedel bagaglio culturale dei giovani non solo in vista della loroformazione come cittadini ma anche in vista delle potenzia-lità di creazione consapevole di lavoro qualificato e qualifi-cante che il settore prospetta.

Dal punto di vista conoscitivo i problemi della città sonostati trattati in termini di “Urbanistica” in cui l’approcciofenomenologico descrittivo ha prodotto, come in altri settori(Linneo e la classificazione degli esseri viventi, a esempio),capolavori di letteratura scientifica. Le risorse osservative,computazionali, di gestione dati, ecc. attuali agevolano lo svi-luppo della visione di città come sistema complesso (nonlineare) e complicato (con molti gradi di libertà) visione cheparticolarmente si presta ai processi di ottimizzazione la

degli anfiboli è stata generalmente accettata,quella del crisotilo è stata scorrettamentemessa in discussione. Quindi l’evidenzascientifica non è stata sufficiente a fermarela produzione e la diffusione della fibra kil-ler, non soltanto nell’edilizia, nell’industriameccanica e nella cantieristica e nei neglistabilimenti che producono manufatti perbambini. Basti pensare al celebre “Das”, lapasta sintetica per modellare senza cottura,che dal 1963 al 1975 veniva fabbricata attra-verso una miscela contenente fibre di amian-to. Al fine di tutelare la salute dei lavoratori,il Parlamento Europeo è intervenuto percoordinare la creazione, fra i vari Stati Mem-bri, di un sistema normativo comune. Inizia-to nel 2006 con il REACH (Registration,Evaluation, Authorisation and Restriction of

sintesi degli interventi della “mattinata distudio” organizzata grazie alla collabora-zione della Società Italiana per il Pro-

gresso delle Scienze (SIPS) e l’Istituto diRicerca sulla Crescita Economica Sostenibile(IRCrES) del CNR, volta sollecitare propriolo studio della “crescita” attraverso l’analisidelle sue diverse componenti: economica,sociale, istituzionale, ambientale. L’attenzio-ne è stata rivolta particolarmente, anche inchiave storica, agli elementi costituenti l’eco-nomia italiana nonché alle politiche intese arafforzare la competitività internazionale delnostro Paese attraverso il miglioramentodelle condizioni in cui operano le imprese, leistituzioni, le famiglie e gli individui

Nel luglio del 2014 l’ONU pubblicò unrapporto in cui evidenziava che «…oggi il 54per cento della popolazione mondiale vive inaree urbane, una percentuale che dovrebbeaumentare al 66 per cento entro il 2050». Daallora diverse tendenze si sono registratenella ricerca sullo sviluppo delle città ma cer-tamente una tendenza dominante è stata quel-la mirata a potenziare i supporti di comunica-zione mediatica per lo sviluppo economico,

Dalle Smart-cities alle Eco-cities: il paradigma della sostenibilità

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altro luogo ugualmente straniero.Le prime forme di turismo sono state quelle che hanno

avuto come meta le aree costiere da parte dei ceti medio altidella popolazione. A partire dalla fine della Seconda GuerraMondiale e nei tre decenni successi il turismo balneare hacominciato a interessare tutti i ceti sociali aiutati da unaofferta di tipo industriale che permetteva una grande ridu-zione dei costi. Questo turismo, definito di massa, ha rapida-mente creato situazioni problematiche per l’economia loca-le, le relazioni sociali e per una buona gestione dell’ambien-te. In occasione della redazione del Quinto programmaambiente (1992) la Commissione Europea ha ritenuto neces-sario inserire per la prima volta il turismo tra i settori pro-duttivi che, insieme a industria, energia, trasporti e agricol-tura, maggiormente avevano un impatto sull’ambiente.

I turisti che fino ad allora venivano ritenuti incapaci dilasciare nell’ambiente visitato nulla di più delle orme delleproprie calzature, e di fare solo fotografie, venivano monitoratiper misurare il peso eccessivo della propria presenza sulle con-dizioni dell’aria, dell’acqua, del consumo energetico e dellospreco del territorio. Sulla fine del secolo scorso cominciaronoa diventare consistenti anche i flussi dei turisti nelle aree urba-ne che assumevano dimensioni significative contemporanea-mente allo sviluppo del turismo crocieristico, ai biglietti aereia basso prezzo, all’offerta di alloggi a prezzi economici.

Nel caso di Roma e del Lazio si presentarono situazioniche, nella letteratura specialistica internazionale, vengonodefiniti di over-tourism in cui il numero di turisti residenti instrutture alberghiere e di visitatori che alloggiano in unaqualsivoglia locazione turistica, eccede le capacità di acco-glienza degli spazi pubblici, delle chiese e dei monumentiche costituiscono gli elementi fondamentali dell’offerta turi-stica di un’area urbana. Quale prima conseguenza, già neglianni sessanta del secolo scorso, a Roma il sistema delladomanda e dell’offerta degli alloggi ha favorito la sostitu-zione dei residenti appartenenti ai ceti popolari con una clas-se medio alta capace di pagare i maggiori prezzi degliappartamenti residenziali.

Si è trattato di un fenomeno che venne definito di gen-trification dei residenti, dal termine inglese che individuaappunto la classe borghese. Oggi le residenze turistichestanno favorendo una nuova forma di gentrification in cui iresidenti permanenti vengono sostituiti da residenti che sifermano nell’alloggio per pochi giorni.

In entrambi i casi la gentrification ha contribuito allaespulsione dei precedenti residenti e alla trasformazione radi-cale del sistema sociale ed economico di interi rioni. Nellasituazione attuale gli alloggi e le camere turistiche contribui-scono al fenomeno dell’over-tourism in quanto causano: 1) lacongestione e privatizzazione degli spazi pubblici; 2) l’aumen-to dei prezzi degli immobili; 3) la perdita del potere di acqui-sto di generi di largo consumo da parte dei residenti; 4) un rap-porto squilibrato tra residenti e visitatori; 5) il degrado

quale, tuttavia, sempre richiede la definizioneesterna (espressa dai decisori) dei parametridi funzione costo (da massimizzare o mini-mizzare) e della loro gerarchizzazione.

Mentre si sviluppa, lungo le diverselinee, la conoscenza sulle città occorre gesti-re il rapporto collettivo emotivo (semprepresente nella società, ma attualmente enfa-tizzato dalla diffusione dei rapporti mediati-ci). Esempi rilevanti sono gli “ecomostri”,la “globalizzazione”, ecc. che richiedonoun’analisi “non emotiva” e ben documenta-ta: questo sarà uno dei principali frontid’impegno delle nuove generazioni: fattinon foste a viver come bruti ma per seguirvirtute e canoscenza…

Antonio Speranza

Turismo Sostenibile nelle aree urbane.Evoluzione dei fenomeni turistici e tuteladelle risorse tra over-tourism e under-tourism

Il turismo, come noi lo intendiamo oggi,è nato alla metà del XIX secolo contempora-neamente ai primi processi di industrializza-zione delle attività produttive nei paesidell’Europa settentrionale e centrale e allosviluppo delle ferrovie. L’etimologia del ter-mine turismo si rifà al concetto di andata eritorno tra il proprio luogo di residenza e illuogo oggetto della visita. Nei secoli prece-denti il termine era quello di pellegrino inquanto si riferiva a un soggetto che venivada un luogo straniero e continuava verso un

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ambientale con aumento della produzione dirifiuti, il cui costo rimane a solo carico deiresidenti; 6) l’aumento dell’inquinamentoacustico, dell’inquinamento atmosferico e deiconsumi idrici.

Il problema interessa numerose città ita-liane ed europee che per controllare il feno-meno hanno posto dei limiti alla diffusionedel numero degli alloggi turistici o, in alter-nativa, hanno limitato a 60-90 giorni ilperiodo massimo in cui possono essere affit-tati. Il turismo urbano è un settore in conti-nua e rapida trasformazione e necessita dipolitiche adeguate e rapidamente disponibili.

Armando Montanari

Smart cities. Costruire un ecosistema intelligente con l’essere umano al centro

Secondo il gruppo Moods, per creare unasmart city è necessario migliorare i rapportitra le persone. Le smart cities devono esseredegli human central design per cui, se sivuole creare questo contesto, ne discende lanecessità di un sostanziale miglioramentodella condizione umana.

In questo contesto l’argomento principa-le non può che essere quello dei “rifiuti”.Sappiamo che il 33% dei cittadini italianiconsidera l’attuale sistema di riciclo rifiuticome “inutile e faticoso”. Questo porta ine-vitabilmente a notare come l’Italia sia unodei paesi con i più bassi livelli nelle attivitàdi “riciclo”. Perciò, funzionale a un pieno

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sviluppo di città “smart” in tutta Italia, deve essere compre-so se e quale aiuto possa arrivare dalla tecnologia.

Una risposta potrebbe venire dal progetto del gruppoMoods Ricikla. Ricikla si concentra soprattutto sull’aspetto“umano” nel “ciclo del riciclo” attraverso semplici fattori:• un sistema di ricompensa in criptovaluta dei cittadini che

volontariamente suddividono i rifiuti per riciclarli corret-tamente;

• la creazione di un social network dedicato al “sistema riciclo”.Nonché quello più importante:

• l’abilitazione di bidoni automatizzati per il riciclo deirifiuti (suddivisione automatica, ricarica batterie, ecc.).

Perciò Ricikla risolve il problema di efficienza dello sto-rage e dell’energia, per una città smart con cittadini soddi-sfatti del sistema di riciclaggio italiano.

Gaetano TedeschiLa tecnologia: non solo 5g

Il sistema di telefonia mobile 5G non è ancora partito magià vi sono preoccupazioni per gli eventuali ipotetici problemi

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connessi con danni alla salute. L’atmosfera èun sistema dinamico con caratteristiche chi-mico-fisiche in continua trasformazione: unprogetto di green mobility a esempio può rea-lizzare una rete di controllo mobile delleemissioni di sostanze inquinanti con un siste-ma di rilevazione basato su sensori postiall’esterno dei mezzi pubblici. Per mettere incomunicazione tutti i sensori può essere rea-lizzata una LoRa Wan (long range wide areanetwork) con architettura “tree”.

Nel continuare l’esame delle tecnologiepiù avanzate in sviluppo, bisogna affrontareanche aspetti non sempre adeguatamenteconsiderati riguardanti anche i consumienergetici. In effetti i consumi energeticisono inaspettatamente significativi, moltopiù di quanto normalmente si suppone.

Così, a esempio, l’intelligenza artificiale(AI), che nel prossimo futuro avrà sicura-mente un impiego esteso in tutte le attivitàumane, dalla guida autonoma dei veicoli alcontrollo di apparati negli edifici di abita-zione ecc. ha un significativo “costo” ener-getico: già oggi si prevede che i centri datinel 2025 assorbiranno il 10% di tutti i con-sumi elettrici a livello mondiale. Anzi l’im-piego dell’AI non sempre conduce di per séa un risparmio energetico: si stima che, aesempio, un veicolo a guida autonoma con-sumi mediamente un +20% di energiarispetto a un veicolo tradizionale.

Molti altri esempi potrebbero essere fatti,come l’utilizzo della moneta elettronica: oggiil sistema Bitcoin consuma energia elettricaquanto la Svizzera, con un costo per opera-zione di circa 45€. Ma questi consumi nonvengono percepiti in quanto sono distribuiti a

livello mondiale tra tutti coloro che contribuiscono a sostene-re Bitcoin ma se si considera che questa moneta è utilizzataper meno di 100 milioni di transazioni annue, un numero insi-gnificante rispetto ai 500 miliardi di pagamenti processati daicircuiti finanziari annualmente, si ha un’idea dell’impattoambientale se i bitcoin dovessero divenire “moneta d’suocomune”. Per cui uno sviluppo dei bitcoin -in presenza di unaforte emergenza ambientale, quale quella che oggi viviamo- èincompatibile con la vita. Una soluzione potrebbe trovarsinello sviluppo della blockchain: nel frattempo Ethereum staper introdurre un nuovo metodo (proof of stake) che richiedeun consumo energetico molto inferiore.

Infine non sono secondari i “digital twins”, i “gemelliinformatici” delle più diverse realtà fisiche: complessi siste-mi meccanici o elettrici, porti, apparati industriali, interecittà… A cosa servono? Creano una replica virtuale di unacittà o di una fabbrica, consentendo simulazioni per la riso-luzione di problemi concreti come la razionalizzazione deitrasporti pubblici o della gestione dei rifiuti.

Giovanni Perona

Biciclette nella mobilità sostenibileNella creazione di ecocities un fattore estremamente

importante è quello della eco-sostenibilità. Infatti possiamonotare come certe città del nord Europa (come Amsterdam eCopenaghen) hanno abbracciato il concetto di ecocity, for-mando un ambiente bike friendly, che ha portato a una note-vole diminuzione dei greenhouse gasses e anche una note-vole diminuzione dei costi medi da parte dei cittadini e deiservice providers.

Però è utile notare che saranno comunque necessarieanalisi empiriche per altri campi in un contesto aggregato edisaggregato, per portare questi ideali in altre città europee.Innanzitutto è necessario considerare dei “fattori chiave” perintrodurre l’utilizzo di biciclette, nel campo di una cittàmetropolitana, quali:• la distanza ovverosia il percorso che il cittadino medio

deve fare per raggiungere il lavoro partendo dalla propriaabitazione;

• le infrastrutture esistenti e quelle necessarie per favoriregli spostamenti in bicicletta;

• l’accessibilità allo strumento (bikesharing);• le caratteristiche individuali che individuano il cittadino

modello in grado di muoversi in bici nell’ambito urbano;• l’ambiente sociale, ovverosia il gruppo di appartenenza

del cittadino modello per il concetto di bikefriendly city;• i “costi-opportunità”, considerando il “risparmio generale”

generato dal diffuso utilizzo di biciclette;• i vantaggi di natura ambientale con la riduzione dei

“greenhouse gasses”;• i benefici in termini psico-fisici con la riduzione dello

stress da traffico e il miglioramento fisico dato dall’utiliz-zo costante delle biciclette.

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digitali, di recente implementazione, tra cui la piattaformadigitale e la App dei Borghi Marinari di Roma www.iborghi-marinaridiroma.it.

La Rete dialoga costantemente con le imprese con le piùqualificate strutture del terzo settore per generare iniziative dicomunicazione, marketing e animazione territoriale, organiz-za workshop e seminari ricercando costantemente il dialogocon le scuole, le Università e in particolar modo con i giovani.

La ricerca di operatori specializzati nella creazione enello sviluppo di azioni di divulgazione e promozione dellerisorse marino-marittime ha favorito la collaborazione conla MAR - Associazione per le Attività e le Ricerche Marine,che opera dal 1991 e persegue le sue finalità attraverso l’or-ganizzazione di iniziative multidisciplinari che si concentra-no sullo studio e sulla promozione turistico-culturale dellarisorsa mare. La MAR ha ideato e coordinato progetti disuccesso come la campagna di comunicazione istituzionalePelagos e il format dedicato alla economia marino-maritti-ma Blue Planet Economy. Più di 15.000 giovani sono staticoinvolti nel laboratorio scientifico-culturale Un passaportoper il Mare considerato una delle operazioni di sensibilizza-zione più valide in ambito europeo.

Massimo Castellano

Le nuove città (e le non-città) - il senso dell’evoluzioneLa relazione propone all’attenzione due progetti e un pro-

blema, dove l’elemento centrale è il senso dell’evoluzione inequilibrio col suo ambiente. In perfetta linea con i programmiorientati alla sostenibilità, miriamo a promuovere il concettodi innovazione ponderando il rapporto tra essere umano e tec-nologia con nuovi valori, nuovi atteggiamenti e comporta-menti antropici orientati alla sostenibilità e alla consapevolez-za. Ciò con l’intento di favorire la costruzione di un senso diappartenenza, d’identità e di responsabilità nei confrontidell’ambiente e di generare un consenso duraturo, a tutti i

Considerando le città bike friendly delnord Europa (Amsterdam, Copenaghen) èinevitabile notare soprattutto gli effetti positi-vi “evidenti” sia da punto di vista economico(con la riduzione dei costi di trasporto) chepsicofisico (miglioramento della gestionestress, abbassamento quota obesità tra i citta-dini). L’utilizzo delle biciclette porta, quindi,un miglioramento nello stile di vita nel citta-dino medio ma anche un valore aggiunto allacittà e alle proprietà immobiliari.

Quindi su tutto il territorio italiano (tranneper qualche caso virtuoso come Reggio Emi-lia o il Veneto, che hanno il 28% di sposta-menti in bici tra i cittadini) bisognerà attuareun lavoro di policy per favorire l’introduzionedella città bike friendly, che sarà un fattoreessenziale per il concetto di smart city.

Alessandro Manello

Rete di imprese i borghi marinari di Roma - Ribomar

La Rete d’Impresa dei Borghi Marinari diRoma - Ribomar nasce per valorizzare iComuni marittimi del Lazio, luoghi unici e altempo stesso fragili in considerazione deglielementi ambientali, storico-culturali e arti-stici che li caratterizzano ma anche punti dicongiunzione tra terra e mare e snodi logisticinaturali. La Rete parte dall’analisi delle criti-cità del territorio e da una collaborazionestrutturata con il mondo della ricerca scienti-fica, per costruire e promuovere, attraversouna pianificazione verticale, una proposta diofferta turistica integrata capace di armoniz-zare oltre150km di costa laziale, mettendo asistema imprese turistiche, balneari, culturali,ristoratori, albergatori e selezionati produttoridi eccellenze agroalimentari.

La proposta imprenditoriale, che inizial-mente coinvolge l’intero comparto turisticofacente capo a cinque Comuni della costaNord del Lazio, è un segnale forte che va adiretto sostegno dell’utente e offre la possibi-lità di esportare questo modello su altri mer-cati, con l’obiettivo finale di innovare e inter-nazionalizzare concretamente l’economia delterritorio. La Rete è impegnata nello studio enella realizzazione di progetti, programmi einiziative in diversi ambiti, prima tra tutte laCampagna di promozione turistica denomi-nata La Vacanza dove il Mare incontra laStoria che si avvale di una serie di strumenti

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livelli generazionali, sociali ed economici.Per costruirlo è fondamentale la collabo-

razione tra tutte le parti interessate a svilup-pare una strategia comune e un piano d’a-zione per lo sviluppo di una linea italiana inambito globale. L’obiettivo è la tutela delpatrimonio umano, animale, naturale, cultu-rale con un continuo miglioramento nellagestione dell’ambiente per un pianeta pro-

tetto a favore di un’ecologia sociale, delle popolazioni delpianeta, ovvero il genere umano.

Un primo concetto è legato alla città futura in mare. Ilmare copre circa il 70% della superficie terrestre. L’80% diquesto è il mare profondo. Da qui l’idea della Città Galleg-giante Verde una città-isola economicamente sviluppata. Ma sista verificando anche uno spostamento dal paradigma esistentedi conservazione delle risorse limitate sulla Terra. Il pianetaTerra è un sistema chiuso e considerando che molte personehanno sempre sognato di andare nello spazio è stata avanzataanche l’idea di una base lunare pensata come base di lanciodell’infrastruttura per i futuri piani di sviluppo spaziale.

Che il problema sia globale lo testimonia l’isola di plasti-ca che galleggia nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico: una gra-duale crescita di una gigantesca macchia di spazzatura, costi-tuita principalmente da plastica galleggiante spessa fino a 30metri. Il “Plastic Vortex” -il vortice di plastica come è statadefinita questa catastrofe oceanica, sta causando mutamentisulla qualità dell’acqua, sulla fauna e sulla flora marina. Unproblema molto grave la cui soluzione deve prevedere l’atti-vazione di processi tecnologici innovativi orientati a sviluppa-re, con la progettazione di punti di congiunzione tra terra emare e snodi con i fondali marini, riciclando la materia.

Giovanni Arena

quell’ambiente e, quindi, la qualità degli stessi ne deriverà uncontinuo cambio di qualità dell’ambiente tutto.

Da ciò ne derivano conseguenze difficilmente prevedibi-li o percepibili, sia che abbiano cause “naturali” sia cheabbiano cause antropiche, poiché, salvo il caso di eventi par-ticolarmente distruttivi, si tende a percepire il cambiamentodell’ambiente e della qualità dei suoi componenti moltotempo dopo il suo verificarsi, generalmente quando è troppotardi per porvi efficace rimedio.

L’odierno tessuto urbano pometino costituisce unambiente particolarmente significativo per visualizzare dipersona come tali incessanti interazioni -soprattutto di origi-ne antropica- possano aver generato una combinatoria dieffetti devastanti in un luogo -oggi fortemente urbanizzato-senza tenere ben presenti, o non considerando affatto nel loro

la demodoxalogia definisce “ambiente” uninsieme di componenti teoricamente assi-milabili ciascuno a un angolo di un trian-

golo equilatero. I tre angoli identificano icomponenti dell’ambiente e l’interattivo rap-porto di esistenza fra i tre. I tre sono: territo-rio - popolazione - risorse tangibili e intan-gibili, ipoteticamente fra loro di pari equi-pollenza e in equilibrio qualitativo fra loro.

È evidente che ogni squilibrio di unangolo, sia per aumento sia per riduzione diampiezza o qualità di contenuto, costringeràgli altri due a modificarsi dovendo la sommadegli angoli interni di un triangolo esseresempre uguale a 180°. Altresì, modificandosiincessantemente il rapporto fra i costituenti

La riserva naturale regionale dellaSughereta di Pomezia

di ANTONELLA LIBERATI

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valore oggettivo, le qualità dell’ambienteoriginario, né in fase di progettazione né infase di realizzazione, sempre più ampliandoil primo criterio di urbanizzazione (pianoregolatore o altro), spesso senza valutazionimultifocali di insieme o poi di dettaglio. Divolta in volta è stata data preponderanzaall’aumento di uno o più dei nuovi compo-nenti distopici, senza valutarne oculatamentea priori, ma anche in corso d’opera, la qua-lità degli effetti interagenti a breve, medio,lungo e lunghissimo raggio e tempo su quel-lo che era l’ambiente primario.

La Riserva della Sughereta di Pomezia èin parte sopravvissuta a tutto questo e attual-mente mostra tracce di come il paesaggioera stato e quanto di quello che ancora nerimane. La Sughereta ospita e costituisce unBiotopo che testimonia quanto rimane dellaricchezza arborea del territorio plurimillena-rio della zona di Pomezia fino al mare, deli-mitato oggi nella “Riserva Naturale Regio-nale della Sughereta di Pomezia” istituitacon Legge Regionale il 10 agosto 2016,n,12, art. 30. Di questa zona ne era stataprogettata la salvaguardia come “Parco”, macome si rileva nella storia dell’esperienza ditentativo di protezione (si veda altro mate-riale sulla storia dell’attuale Riserva nell’ar-ticolo on line), tale tentativo fu superato perdecenni da “valori” di percezione ambienta-le antropicamente distopici.

La Riserva naturale della sughereta diPomezia, così come oggi esiste, costituiscee protegge ancora un Biotopo, un luogopoco esteso, dove la prevalenza tra le nume-

rose specie arboree è costituita da essenze di sughera (quer-cus suber), un particolare tipo di quercia, che popolava eancora sporadicamente popola prevalentemente il territorio /ambiente dalla costa laziale al suo entroterra e ai Colli Alba-ni. Sono presenti anche essenze di leccio (quercus ilex),roverella, alloro, viburno e altre. Il leccio, altra essenza diquercia, ma dalle caratteristiche fisiche e gestionali moltodiverse da quelle della sughera, è presente in una quantitàtale da non compromettere la qualità del Biotopo Sughereta.È la prevalenza di sughere che consente l’esistenza di quelBiotopo, molto articolato in numerosi micro habitat che per-mettono la vita e la sopravvivenza a specie vegetali e anima-li, anche rare. È divisa in zone in modo da permetterne lafruizione antropica ma anche la libera evoluzione del Bioto-po Sughereta. Possono essere apprezzati un bosco aperto,con spazi erbosi, cespugli, arbusti, fiori e frutti che consen-tono anche la presenza di molte specie animali selvatiche,fino anche la pastorizia ma anche zone boscose più fitte davisitare con cautela. I percorsi richiedono tempi diversi, daun’ora a una intera giornata, o più giornate.

La sughera è una specie che, se non decorticata, può rag-giungere i 300 anni di età, mentre quella dalla quale si ricavail sughero, potrà raggiungere i 150 anni di età. Il sughero haun peso specifico inferiore a 1 quindi galleggia sull’acqua. Èimputrescibile, resiliente, isolante secondo le varie accezionidi questo termine, dal campo elettrico, a quello termico, alsonoro. Resiste al fuoco, non è tossico, è inattaccabile daparassiti e roditori ed è utilizzabile e riciclabile in differenti emolteplici utilizzazioni tecnologiche negli ambiti più diversi.È molto adatto per la fabbricazione di tappi ermetici per bot-tiglie di vino. Anche i suoi cascami di lavorazione possonoessere utilmente e quasi totalmente impiegati in vari ambiti.La pianta adulta offre una ricchezza ulteriore, intangibile mapercepibile da tutti i sensi dell’essere umano e costituisce uninvito a pensare, a riflettere con attenzione sulla bellezza delpoter respirare riposando lo spirito.

Camminando attraverso la sughereta di Pomezia si èraggiunti e immersi nell’insieme del delicato suono generatodall’ondeggiare leggiadro delle chiome delle sughere allabisbigliante, leggera brezza marina; la vista è catturata dallamaestà arborea di alcuni alberi, che narra di antiche epoche,anche “storicamente” non sensibili, precedenti agli eventiumani, oppure suggerisce alla mente quanto si narra diCamilla, principessa figlia del Re dei Volsci, bimba ancorain fasce che suo padre Metabo in fuga avvolge e lega in unascorza di sughero fissata a una lunghissima asta, lanciandolasulla sponda opposta del fiume Amaseno in piena, per met-terla in salvo. La bimba allattata da cavalle selvatichediverrà temibile amazzone al servizio di Turno, Re dei Rutu-li, durante la guerra fra questi e Enea, invasore destinato dalFato a far perdere il Reame di Ardea e la vita a Turno,togliendola anche a Camilla, temibile bellissima combatten-te: “amazzone più veloce del vento”.

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insetti, ma anche animali più imponenti, quali cinghiali e sispera presto anche lupi, di convivere. Gli ampi spazi erbosipossono consentire il pascolo di ovini. I cespugli offrono bac-che e frutti a altri animali che se ne cibano.

Le sughere producono, oltre al sughero, anche ghiande; illoro sottobosco vede funghi ma anche erbe, muschi, licheni,orchidee, fiori e frutti selvatici. Infine, la Riserva della Sughe-reta di Pomezia, prezioso Biotopo residuale, ospita a trattiun’altra specie, quella umana, che tanto in modo inconsape-vole che consapevolmente può arrecare danni più o menogravi o decisamente gravissimi agli equilibri ambientali delBiotopo che vi è ospitato. Infatti al fine di conservare laSughereta e preservarne l’integrità degli equilibri ambientali,essa viene utilizzata anche come luogo di apprendimento esensibilizzazione degli umani al rispetto di creature, essenze,ambienti, al gusto per la conservazione della bellezza e ric-chezza del luogo, altresì scuola a cielo aperto di conoscenza,gestione responsabile, condivisione consapevole e rispettosadelle necessità del Biotopo della Sughereta.

Gli attuali custodi e responsabili della gestione antropicadella Sughereta, e del Biotopo che la caratterizza, consento-no che vengano organizzate visite di allievi delle scuole diogni ordine e grado sotto la guida di persone esperte, registeanche di un piccolo teatro mobile dove vengono rappresen-tati i rischi che corre la Sughereta quando persone superfi-ciali o poco informate pongono in atto comportamenti peri-colosi e distruttivi per il suo Biotopo. Comportamenti dal-l’impatto immediato ma anche a breve, medio, lungo e lun-

Tornando al presente ci si rende contocon dolorosa amarezza che tanta meravigliaarborea ha subito tentativi di incendi appic-cati al tempo in cui artefatte foreste cemen-tizie di speculazione edilizia -antropicamen-te credute più interessanti e redditizie di unasughereta- andavano distruggendo un’enor-me quantità di suolo e quanto su questoviveva e lo popolava di essenze vegetali especie animali di ogni genere. Le essenze,molto vetuste, sopravvissute integre offronoresidui della loro possente magnificenzaplasmata in forme armoniche, suggerendouna sughereta integra che ondeggiava appe-na le sue aggraziate chiome carezzate dallalieve brezza marina.

La sughera è una antichissima essenzaautoctona delle coste italiche e dell’immedia-to entroterra, poiché necessita di una qualitàdi terreno vulcanico, umidità e aria marinasufficienti a far respirare le sue radici. Èparente e coeva del leccio, altra quercia dallanuminosa struttura e dal cupo color verdedelle foglie. La sughera, sebbene possente,allarga le sue ampie chiome di un verde piùmorbido di quello del leccio e aggraziatamen-te forma una chioma flessuosa e rilassante alvederla. La sua corteccia la veste di abitidall’aspetto di un tessuto lievemente bombatoe goffrato; se staccata dal fusto si rivela stupe-facente materiale dagli impieghi più vari.

Il colubro di Esculapio (rappresentatoavvolto al caduceo di Mercurio), popolarmen-te noto come “saettone”, lungo serpente nonvelenoso ma forte nello stringere le prede,abita il Biotopo della sughereta di Pomezia,anche perché vi trova cibo a sufficienza,anche se poi a sua volta può essere mangiatoda altri abitanti del Biotopo. Il “saettone” acaccia di cibo, si arrampica agevolmente inverticale sui tronchi degli alberi. Da adulto,raggiunge la lunghezza di circa due metri. Ilbiotopo della Sughereta di Pomezia permettea uccelli, talpe, conigli, lucertole, gechi, anfi-bi, pipistrelli, chiocciole e lumache, farfalle,

Riserva Naturale Regionale Sughereta di Pomezia Link di Informazionehttp://www.parcocastelliromani.it/riserva-naturale-della-sughereta-di-pomeziahttp://www.parchilazio.it/sughereta_di_pomezia-ricerca_prodotti?https://www.ilmamilio.it/c/comuni/4514-pomezia-tre-sentieri-segnalati-all-interno-della-riserva-della-sughereta.htmlhttp://www.comune.pomezia.rm.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4093https://www.facebook.com/associazionecpps/https://www.facebook.com/groups/207934785944348/

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ancora preservabili, orientandola verso la percezione divalori diversi dal continuo inutile consumo di suolo, nonchéla non convenienza della distruzione degli ambienti e diquante specie lo abitano e preservano.

Concludo con un estratto riportato da uno dei cartelli indi-catori presenti nella Sughereta: «...Percorri i sentieri, assaporala libertà della Natura: unisci il tuo respiro a quello del ventotra le foglie. Non lasciare tracce del tuo passaggio ma scopriquelle dei conigli selvatici e dei cinghiali; osserva i coloridelle orchidee, i fiori del biancospino e del viburno; immagi-na le forze che sostengono le architetture delle sughere e gliequilibri della vita nascosti tra gli allori e le roverelle. LaSughereta è il tuo patrimonio: è la tua provvista di Salute.Godi e prenditi cura della tua “Riserva di Benessere”».

ghissimo raggio e tempo. Si organizzanoeventi ben controllati per la conoscenza del-l’esistenza del luogo e delle sue caratteristi-che, sensibilizzando i fruitori della disponi-bilità di accesso al Biotopo, alle delicatissi-me qualità dello stesso e si allestisconomostre che rendono testimoni protagonistigli umani di ogni età.

Curare un approccio consapevole allaRiserva Naturale della Sughereta di Pome-zia significa riuscire a modificare l’opinionepubblica in senso positivo nei confronti deitesori ambientali quale il Biotopo dellaSughereta ma anche verso altri ambienti

vita. A oggi il progetto ha fruttato la schedatura e ordina-mento completi del suo Archivio privato di storia dellascienza composto da oltre 100 buste archivistiche, tra ipochi esistenti in Italia con queste caratteristiche: archivioche nel corso di quest’anno sarà annoverato tra gli archivi dirilevante interesse storico. In questo modo, grazie all’operacongiunta di studiosi e di studenti universitari, saranno resedisponibili migliaia di pagine di studi, documenti, immaginiinterdisciplinari ancora estremamente attuali, da sviluppare.

Sono poi oltre 10 i lavori postumi pubblicati e moltissi-me le comunicazioni accademiche tenutesi presso atenei ita-liani e in vari contesti culturali accreditati. Si ringrazia a talproposito la prof.ssa Patrizia Biscarini per il prezioso, inso-stituibile e affettuoso contributo devolto a tutti questi aspet-ti, su mandato esclusivo dello scomparso.

La figura dello studioso e il Progetto a lui dedicato inquesti anni hanno ricevuto il plauso di vari accademici affe-renti a diversi atenei tra cui Perugia, Viterbo, Firenze,Roma, Bologna. Da subito la Deputazione di storia patriaper l’Umbria, che sentitamente ringraziamo, ha pubblicatola sua biografia ufficiale ospitando gli sviluppi del Progettodi studio in una apposita sezione del proprio sito.

Il Progetto dedicato allo studioso ha ottenuto anche ilprestigioso patrocinio di questa accademia, la Società italia-na per il progresso delle scienze. Inoltre il collaborativo eproficuo rapporto con le Istituzioni ha permesso che il Pro-getto ottenesse nel tempo il patrocinio del Comune di Gub-

il 10 maggio 2010 moriva il prof. Giusep-pe Maria Nardelli che, come ricordatodalla stampa, è stato “più scienziato che

professore”. Laureatosi in Farmacia e Biolo-gia è stato insegnate e professore universita-rio di Etnobotanica (Università di Perugia).Quale giornalista è stato divulgatore scienti-fico e corrispondente Ansa per oltre 30 anni.

A lui subito dopo la morte è stato dedi-cato il «Progetto di Studio prof. GiuseppeMaria Nardelli» giunto al decimo anno di

Il Prof. Giuseppe Maria Nardelli a dieci anni dalla scomparsa

di GIUSEPPE MARINO NARDELLI

Giuseppe Maria NardelliGubbio, 8 marzo 1934 - Perugia, 10 maggio 2010

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bio, della Provincia di Perugia, della Associazione Naziona-le Caduceo - ex allievi ONAOSI, dell’Ordine dei Giornalistidi Perugia, del Rotary Club Gubbio e del Rotary PerugiaTrasimeno.

La disseminazione scientifica della figura dello studiosoin seno al Progetto è avvenuta in Scienza e Tecnica nonchénegli Atti della Accademia italiana di storia di farmaciaAISF, ed è stata recentemente proposta nei Rendiconti dellaAccademia delle Scienze di Roma detta dei Quaranta. Gra-zie anche a questo tipo di diffusione in questi anni la consul-tazione dell’archivio privato e delle sue pubblicazioni èavvenuta con differenti scopi a opera di illustri studiosi (tracui: A. Standardi, Università di Perugia; G. Moormann, Uni-versità di Warwick; P. Castelli, Università di Ferrara; A.Luongo, Università di Pisa).

Per l’immediato futuro l’obiettivo sarà quello di costitui-re un’Associazione culturale o meglio una Fondazione, se lerisorse lo permetteranno, per gestire il patrimonio culturale esalvaguardare la memoria del personaggio. Gli eredi, essen-do trascorsi i 10 anni dalla scomparsa, fanno appello alleAmministrazioni interessate rendendosi disponibili allacompleta ristrutturazione botanica di un’area verde da arre-dare con erbe officinali o meglio da trasformare in unmoderno hortus conclusus dedicato alla memoria di questostudioso ancora attuale.

L’Archivio privato storico scientifico

L’archivio è frutto di una vita di ricerca e studiocaratterizzata da un approccio integro, trasparente,scientifico e analitico. Scopo del lavoro di schedatura e ordinamento è la cura,salvaguardia, tutela e perpetrazione dell’intero lavoro emateriale di G.M. Nardelli. Il lavoro è attualmente in corsoanche se l’attività di conservazione e salvaguardia erainiziata sin dal settembre del 2010. Il lavoro è affidato invita espressamente ed esclusivamente alla prof.ssa PatriziaBiscarini.È stato posto sotto l’egida della Sovrintendenza ai beniarchivistici e librari dell’Umbria e della Marche per cui ilMateriale e la Schedatura sono stati già oggetto di 3 visitead opera del Sovrintendente e suoi funzionari ottenendofino a oggi sempre la massima soddisfazione. Dal lavoroeffettuato da G.M. Nardelli è emerso ancora un libro prontoper la stampa e un importante corpus iconografico efotografico. Varie, infatti, le pubblicazioni postume e glisviluppi del suo operato Come molti sono gli studiosi alivello internazionale che richiedono le sue pubblicazioni.Nell’ambito del lavoro di tutela delle sue «carte» si collocala Sistemazione della bibliografia destinata allapubblicazione presso la Deputazione di Storia Patria perl’Umbria: al momento si segnalano oltre 350 voci, almeno8 volumi scientifici.

to della singolarità1: una serie di innovazioni che cambieràtutto.

Sostenne, poi, (Kurzweil, Ray, La singolarità è vicina,Apogeo 2008) che le crisi economiche e sociali sono irrile-vanti (perché la tecnologia fa crescere esponenzialmentevelocità ed efficienza in ogni campo) e che i computer siintegreranno coi cervelli umani potenziandoli. Progetteran-no e costruiranno altri computer più veloci e intelligenti diloro. Questi produrranno repliche di sé stessi che a lorovolta produrranno computer centinaia di miliardi di voltepiù intelligenti degli umani.

Non ci sarà distinzione fra umani e computer, in cui river-seremo memoria, personalità, sentimenti. La morte fisica sarà

dta decenni macchine e officine sonosempre più gestite con sistemi auto-matici. Nel 1965 Gordon Moore capì

che ogni 18 mesi raddoppiava il numero ditransistor contenuti nei chip di computer checosì diventavano sempre più veloci. RayKurzweil realizzò 40 anni fa un software pertradurre i caratteri alfa-numerici stampati odetti a voce in codici binari. Nel 1997 il pro-gramma Deep Blue batté a scacchi il cam-pione del mondo. Questi segni, e altri,indussero Kurzweil (ora ingegnere capodella Google) a credere imminente l’avven-

Singolaritàdi ROBERTO VACCA

1 In matematica una singolarità è un punto in cui una certa funzione non è più definita. In astrofisica è un puntodello spazio in cui la materia ha densità infinita e volume nullo. La complessità estrema implica molti problemi critici.Il software difettoso causa disastri. Se le macchine superassero la complessità del cervello umano, dovremmo temere lenevrosi che potrebbero affliggerle e gli sconcerti conseguenti ai loro errori.

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irrilevante: vivremo nel software. La realtàvirtuale coinciderà con quella fisica. Non piùvecchiaia, malattie, fame, inquinamento.

Secondo lui un PC da 1000 Euro nel2029 avrà un potenziale come quello di1000 esseri umani, leggerà ogni libro maiscritto e chiederà i diritti civili. Nel 2045 lagenomica ci renderà immortali. Nel 2099:umani e computer saranno indistinguibili;

dopo morti continueremo a vivere nel software. Le macchi-ne intelligenti inventeranno tutto, si riprodurranno e i lorodiscendenti costruiranno astronavi e colonizzeranno lo spa-zio cosmico. Per farlo ricostruiranno il “progetto” del cer-vello umano (crescerebbero esponenzialmente).

La “ricetta” del cervello è parte del codice globale (costi-tuito da DNA) che definisce un essere umano. Il genoma diogni uomo è costituito da tre miliardi e mezzo di coppie dibasi, che equivalgono a 1,5 Gigabyte. Dunque la complessitàdel cervello non è smisurata e potrà essere duplicata. La sin-golarità dovrebbe verificarsi per il 2030.

I “singularitiani” si basano sulla legge di Moore (validada oltre mezzo secolo): “densità di transistor/chip e dimen-sioni della memoria raddoppiano ogni 12-18 mesi”. Da cuine deducono che hardware, velocità dei computer, software,scienza dei computer e del cervello cresceranno senza limiti.

Queste anticipazioni non hanno senso: se qualcosa cre-scesse esponenzialmente, riempirebbe l’universo. E, poi,vaticinare l’avvenire fra qualche decennio è azzardato ed èraro che abbia successo.

Douglas Hofstadter (autore di Gödel, Escher, Bach)disse che le macchine diventeranno autocoscienti ma nondiede scadenze. In un lavoro su «American Scientist»(2007) apprezzò i successi tecnici e le migliori teorie diKurzweil (ottime come piatti di alta cucina), però lo bollòperché le mischiava con cavolate folli (come escrementi dicane) in un insieme troppo confuso.

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VINCENZO CAPPELLETTIIl 21 maggio scorso è scomparso Vincenzo Cappelletti - prestigioso filosofo e storico della

scienza, umanista, enciclopedista, nonché medico. Storico socio della SIPS nonché compo-nente del Consiglio di Presidenza. La SIPS si è ritenuta sempre onorata della presenza tra isuoi membri di Vincenzo Cappelletti - rara armonica e vissuta espressione di principi e valoripropri della cultura scientifica e al tempo stesso della cultura umanistica.

Il patrimonio umano e professionale di Vincenzo Cappelletti ha arricchito la SIPS per circadue decenni. I suoi indirizzi e suggerimenti sono stati alla base di svariate iniziative SIPS. Siricordano ancora i suoi contributi e magistrali relazioni tra cui quella al Convegno SIPSComunicare nell’età marconiana tenutosi a Roma presso l’Istituto Italiano di Studi Germani-ci, da lui diretto, 15 e 16 aprile 2010; nonché quella tenuta alla LXXI Riunione della SIPS Gliscienziati italiani per l’Unità e per lo sviluppo dell’Italia svoltasi, sotto l’alto patronato delPresidente della Repubblica, a Roma il 29 marzo 2011, presso il CNR.

La SIPS, nelle sue espressioni di Consiglio di presidenza, Consiglio scientifico e Assem-blea, si associa al dolore dei figli e figlie e familiari tutti conservando i sensi di profondo rim-pianto per la Sua mancanza e imperitura Sua memoria.

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Cultura e formazionescientifica per le professionidel futuro prossimoconsiderazioni attorno al volume «Lavoro contro futuro»Incontro on-line con accesso ailavori dal sitohttps://www.sipsinfo.it/ (streaming live suyoutube,ipartecipantipotrannointervenireviachat)

Che lavoro faremo tra cinque anni?E tra dieci? E cosa faranno i nostrifigli? Le risposte a queste domandesono spesso occasionali ofuorvianti. Il mondo cambiacontinuamente e con lui i lavoripossibili, utili o appaganti. Negliultimi anni, tuttavia, la repentina econtemporanea accelerazione dellamutazione di vari contesti lavorativiha richiesto lo sviluppo di nuovecompetenze e continuiaggiornamenti.Preparazione tecnologica,attenzione all’ambiente, energia,auto elettriche, detriti spaziali,piacere con i robot e malattieapriranno nuovi orizzonti lavorativiai giovani del futuro. Comprenderlirichiede una base, un metodo,competenze pratiche nel software enel making ma, soprattutto, aperturamentale. Viene richiesto un nuovomindset che deve accuratamentescartare le polarizzazioni pseudotecnologiche e di generedonna/uomo che condizionano

pesantemente il nostro futuro.Nel volume «Lavoro controFuturo» esperti internazionali invari contesti lavorativi raccontanola trasformazione di specifici settorie individuano gli spazi lavoratividell’imminente futuro, in rapportoall’avanzata dell’IntelligenzaArtificiale nella tassonomia di KaiFu Lee.IL MODERATOREAntonio Moscatello. Giornalistapresso l’agenzia di stampaAskanews. Laureato in lingua eletteratura giapponese pressol’Orientale di Napoli, è statopremio Umberto Agnelli nel 2018.Si occupa prevalentemente di Asiaorientale ed è autore di quattro libritra i quali «Megumi Storie dirapimenti e spie della Corea delNord» e «Forse non tutti sanno chein Giappone».I RELATORIGianni Catalfamo. Laureato inIngegneria Nucleare al Politecnicodi Milano, è oggi CEO diOnewedge una start up innovativa,italiana al 100 per cento, chesviluppa infrastrutture per laricarica di veicoli elettrici. La suacarriera è iniziata nell’informatica(Olivetti, Lotus Development) perpoi continuare nella comunicazioned’impresa (Image Time, PleonKetchum).Marco Casolino. Fisico, è PrimoRicercatore presso l’INFN. Èdocente presso il dipartimento diFisica dell’Università di Roma TorVergata e opera presso i laboratorigiapponesi del RIKEN. Lavora nelcampo della fisica dei raggi cosmicicon apparati spaziali per leimplicazioni sia astrofisiche, sia diprotezione degli astronauti dallaradiazione. È responsabile di variesperimenti su satellite e a bordo distazioni spaziali. È statoresponsabile di un progettofinanziato dalla Japan Science eTechnology Agency perl’applicazione di tecniche dirivelazione di fisica spaziale allarealizzazione di strumenti dimisurazione di radiazione nel cibonella regione di Fukushima.

Leo Sorge. Laureato in ingegneriaelettronica, ha pubblicato numerosimanuali e libri di storia dellatecnologia («Le macchie diGutenberg», «I chip diNostradamus», «Senza fili»), inparticolare sulla storia del chip(«From Dust to The MicroprocessorThe Accidental Engineer RayHolt»). Ritiene che business plan esingolarità siano intriganti temi discience fiction.Francesco Verso. Scrittore, è duevolte Premio Urania con «e Doll» e«Bloodbusters». È coeditoredell’etichetta Future Fiction. Il suointento è contaminare tutte le formedi espressione con elementifuturistici. Fedele ai temipsicologici, sociologici eantropologici: esplora le lorotrasformazioni e deragliamentiattraverso l’incontro/scontro con latecnologia. Che si tratti di amore,vendetta o scoperta di sé, le suestorie romanzi e racconti simili,lasciano un segno profondo sulpercorso che parte dal presente perentrare nel prossimo futurodell’Umanità.

La gestione delle emergenzein GiapponeVenerdì 29 maggio 2020 ha avutoluogo un workshop on-lineorganizzato dalla SIPS sullatematica de La gestione delleemergenze in Giappone: daFukushima al COVID-19 che havisto i seguenti relatoriMarco CasolinoFisico e Ricercatore presso l’INFN.È docente presso il dipartimento diFisica dell’Università di Roma TorVergata operando presso ilaboratori RIKEN di Tokyo. Lavoranel campo della fisica dei raggicosmici con l’impiego di nuoviapparati spaziali sia per leimplicazioni astrofisiche che diprotezione degli astronauti dallaradiazione. È responsabile di variesperimenti su satellite e a bordo distazioni spaziali ed autore diconsistenti articoli su riviste

notiziario

Programma

16.00 Introduzione Antonio Moscatello, ASKA news16.20 Interventi 1. G. Catalfamo 2. M. Casolino 3. L. Sorge 4. F. Verso17.20 Discussione17.50 Conclusioni

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scientifiche e di libri, tra cui«Come sopravvivere allaradioattività» e «Grikon».Antonio Moscatello Giornalista presso l’agenzia distampa Askanews. Laureato inlingua e letteratura giapponesepresso l’Orientale di Napoli, è statopremio Umberto Agnelli nel 2008.Si occupa prevalentemente di Asiaorientale ed è autore di quattro libritra i quali: «Megumi - Storie dirapimenti e spie della Corea delNord» e «Forse non tutti sanno chein Giappone».Enrico Traversa Attaché scientifico pressol’Ambasciata italiana a Tokyo, dal2000 è professore ordinario diScienza e tecnologia dei materialipresso il Dipartimento di Scienze eTecnologie Chimichedell’Università di Roma TorVergata. Da aprile 2017, è NationalDistinguished Professor at theSchool of Energy and Materialspresso la University of ElectronicScience and Technology of China(UESTC), Chengdu, Cina. Dagennaio 2009 a marzo 2012, è statoPrincipal Investigator pressoInternational Research Center forMaterials Nanoarchitectonics(MANA) al National Institute forMaterials Science (NIMS) diTsukuba, Giappone, alla guida diun’unità sui Nanomateriali per losviluppo sostenibile. Nel 2010-2012 è stato professore a contrattopresso l’Università Waseda epresso l’Università di Tokyo, inGiappone. Dal 2012 al 2017, èstato direttore del dipartimento diricerca sulle celle a combustibile

presso il Centro internazionale perle energie rinnovabili, Università diXi’an Jiaotong, Cina. Nel 2013-2015, è stato professore ordinariodi Scienza e ingegneria deimateriali presso la King AbdullahUniversity of Science andTechnology (KAUST), ArabiaSaudita.

Nuova luce sulla codifica degli odori a livello cerebraleL’Istituto di neuroscienze delConsiglio nazionale delle ricercheha chiarito il meccanismomolecolare della percezione degliodori, oggetto di oltre vent’anni diricerche nell’ambito della medicinamolecolare, basato sullaformazione di mappe sensorialicerebrali, definite da una precisadisposizione spaziale dei neuroniolfattivi guidata dal recettoredell’odore. Rilevanti per la ricercasu Parkinson e Alzheimer, i risultatisono pubblicati su «Cell Reports»Passo in avanti verso lacomprensione dei processiresponsabili della codifica degliodori a livello cerebrale. Il gruppodi Claudia Lodovichi, primoricercatore dell’Istituto dineuroscienze del Consiglionazionale delle ricerche (Cnr-In) diPadova ha coordinato uno studiopubblicato su «Cell Reports»(https://doi.org/10.1016/j.celrep.2019.11.099) che dimostra ilmeccanismo molecolare diformazione delle mappetopografiche cerebrali, dove ineuroni responsabili dellapercezione di un dato odore sonoraggruppati in specifiche aree delbulbo olfattivo, la zona del cervelloche elabora gli stimoli captati neltessuto delle cavità nasali (epitelioolfattivo) attraverso i recettoriolfattivi, proteine prodotte daglistessi neuroni olfattivi che leganouno specifico odorante‘intrappolato’ nel muco nasale. «Mentre i neuroni coinvolti nellavista e nell’udito sono disposti già alivello della retina e della cocleasecondo un ordine che si proiettaall’interno del cervello con laformazione di ‘mappe topografiche’dove i vari stimoli visivi e uditiviattivano aree diverse» -spiegaLodovichi- «I neuroni sensoriali

olfattivi esprimono lo stessorecettore, specifico per un range diodori, e sono localizzati senza unparticolare ordine nell’epitelioolfattivo, frammisti a neuroni cheesprimono recettori diversi».Tuttavia, un preciso ordine spazialeviene raggiunto nel bulbo olfattivo:«Tutti i prolungamenti (assoni) deineuroni presenti nelle cavità nasaliche esprimono lo stesso recettore,convergono infatti in uno specificopunto (glomerulo) sul lato medialee laterale di ciascun bulbo olfattivo,dando luogo alla mappa topograficaolfattiva» -continua la ricercatriceCnr-In- «A ogni glomerulo èdunque associato uno specificorecettore olfattivo, in grado dicaptare un determinato spettro diodori. La mappa topografica èbasata sull’identità del recettoreolfattivo, che non solo rileva gliodori ma guida la formazione deiglomeruli stessi».Il meccanismo con cui la stessamolecola poteva svolgere ruoli cosìdiversi, oggetto di oltre vent’anni diricerche nell’ambito delleneuroscienze, era però sconosciuto,fino alla scoperta di Lodovichi ecollaboratori: «Il recettore olfattivo,presente nelle cavità nasali maprodotto anche all’interno delcervello, nella porzione terminaledell’assone, viene attivato da alcunemolecole espresse nel bulboolfattivo per guidare l’aggregazionedei neuroni che esprimono lo stessorecettore nei glomeruli» -proseguela ricercatrice- «Siamo riusciti aidentificare nel fattorefosfatidiletanolammina-1 (PEBP1),la proteina in grado di legare il

Il Disastro nucleare di Fukushima Dai-ichi èun incidente nucleare avvenuto nellacentrale nucleare di Fukushima Dai-ichi aŌkuma, nella prefettura di Fukushima,causato principalmente dopo il terremoto diTōhoku l'11 marzo 2011. Subito dopo, ireattori attivi interruppero automaticamentele loro reazioni di fissione sostenute.Tuttavia, lo tsunami distrusse i generatori diemergenza che avrebbero fornito energia percontrollare e far funzionare le pompenecessarie per il raffreddamento dei reattori.Il raffreddamento insufficiente ha portato atre crisi nucleari, esplosioni d'aria eidrogeno e il rilascio di materiale radioattivonelle Unità 1, 2 e 3 dal 12 al 15 marzo

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recettore espresso dal terminaleassonico. Nei topi geneticamentemodificati per non esprimere talefattore, la mappa topografica delbulbo è fortemente alterata,confermando il ruolo chiave di taleproteina nell’attivare questo gruppospecifico di recettori». Pochi ligandi espressi nel bulboolfattivo sono pertanto in grado diattivare specifici gruppi di recettoriolfattivi tra oltre mille recettori iquali, inoltre, cooperano con altremolecole nella formazione dellamappa. «Il recettore olfattivo,pertanto, non definisce solol’intervallo sensoriale di ciascunneurone, ma anche il suo bersaglionel cervello: gli odori sonocodificati da un pattern spaziale diglomeruli attivati, la cui posizioneha un ruolo cruciale nella codifica equindi nella finale percezione degliodori» -conclude Lodovichi-«Questa scoperta, oltre che per lacomprensione della fisiologia delsistema olfattivo, è rilevante ancheperché contribuisce ad approfondirela conoscenza di un sistema che ècoinvolto in molteplici patologieneurodegenerative, quali Parkinsone Alzheimer, i cui pazientipresentano deficit olfattivi anniprima dell’esordio delle alterazionimotorie e cognitive: capire imeccanismi di base che regolano ilfunzionamento del sistema olfattivoè fondamentale per qualsiasiulteriore studio finalizzato achiarire tali processi patologici».Il lavoro, supportato dallafondazione Armenise-Harvard econdotto in collaborazione con iDipartimenti di scienze biomediche,di scienze chimiche e di scienzefarmaceutiche dell’Università diPadova e con l’Istituto veneto dimedicina molecolare di Padova, havisto la partecipazione di centri diricerca e università in Belgio,Giappone, Regno Unito, Stati Uniti.

Inventate le nanoantenneper onde di spin: più vicini i calcolatorianalogici super efficientiSu «Advanced Materials» ilrivoluzionario studio di Politecnicodi Milano, New York University,Cnr-Iom (Consiglio nazionale dellericerche - Istituto officina deimateriali) di Perugia, Dipartimento

di Fisica e Geologia dell’Universitàdi Perugia e la beamline PolLuxdella Swiss Light Source, PSI,Svizzera.È stato pubblicato sulla prestigiosarivista «Advanced Materials» unarticolo che dimostra una nuovametodologia per generare emanipolare come mai prima d’oraonde di spin in materiali magneticinanostrutturati. Il lavoro apre lastrada allo sviluppo di nano-processori per l’elaborazioneanalogica di informazionistraordinariamente rapida edenergeticamente efficiente. La scoperta è frutto dellacollaborazione fra il gruppo dimagnetismo di Edoardo Albisetti,Daniela Petti e Riccardo Bertaccodel Dipartimento di Fisica delPolitecnico di Milano, il gruppo diElisa Riedo (New York University),e Silvia Tacchi dell’Istituto officinadei materiali del Consiglionazionale delle ricerche (Cnr-Iom)di Perugia, il Dipartimento di Fisicae Geologia dell’Università diPerugia e la beamline PolLux dellaSwiss Light Source, PSI, Svizzera. Le onde di spin, chiamate anche“magnoni”, sono l’analogo delleonde elettromagnetiche per ilmagnetismo, e si propagano neimateriali come il ferro in manierasimile alle onde del mare. Rispettoalle onde elettromagnetiche, imagnoni sono caratterizzati daproprietà uniche che li rendonoideali per lo sviluppo di sistemiminiaturizzati di calcolo“analogico” estremamente piùefficienti dei sistemi digitaliattualmente disponibili.Modulare a proprio piacimento leonde di spin era fino ad oggiestremamente complesso.Nell’articolo pubblicato su«Advanced Materials», vienepresentato un nuovo tipo diemettitori, le cosiddette“nanoantenne magnoniche” chepermettono di generare onde di spincon forma e propagazionecontrollata. Grazie ad esse, adesempio, è possibile ottenere frontid’onda radiali (come quelli di unapietra lanciata in uno stagno) ofronti d’onda planari (come le ondedel mare sulla spiaggia) e anchecreare fasci direzionali focalizzati.Nell’articolo si dimostra inoltre cheutilizzando più nanoantennecontemporaneamente si possono

generare figure di interferenza “acomando”, condizione necessariaper poter sviluppare sistemi dicomputazione analogici.Per realizzare le nanoantenne èstata utilizzata la tecnica tam-SPL(sviluppata al Politecnico di Milanoin collaborazione con il laboratoriodella prof.ssa Riedo), che permettedi manipolare con precisionenanometrica le proprietàmagnetiche del materiale di cuisono composte. In particolare, lenanoantenne consistono inminuscole “increspature” nellamagnetizzazione del materiale(chiamate “pareti di dominio” e“vortici”) che, quando vengonomesse in moto da un campomagnetico oscillante, emettonoonde di spin. Dato che le proprietàdelle onde di spin sono legate allatipologia e alle caratteristichepeculiari di queste increspature,controllandole molto bene è statopossibile modulare come mai primad’ora le onde emesse. Le onde di spin sono state misurateutilizzando una tecnica dimicroscopia a raggi-X risolta intempo disponibile presso la labeamline PolLux della Swiss LightSource, Svizzera. Questa tecnica hapermesso ai ricercatori divisualizzare la propagazione delleonde di spin nel materiale, con altarisoluzione spaziale (inferiore ai 50nanometri) e risoluzione temporale(inferiore al nanosecondo). Il lavoro ha ricevuto finanziamentidal programma di ricerca einnovazione dell’Unione EuropeaHorizon 2020 attraverso l’azioneMarie Skłodowska-Curie No705326, progetto SWING(Patterning Spin-WavereconfIgurable Nanodevices forloGics and computing).

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Olografia digitale e intelligenza artificialeidentificano microplastiche in mareUno studio condotto da ricercatoridell’Istituto di scienze applicate esistemi intelligenti del Cnr svela unnuovo metodo in grado didistinguere le microplastiche dalmicroplankton in campioni marini.Lo studio è stato pubblicato su«Advanced Intelligent Systems»Un sensore olografico e un metodoinnovativo di intelligenzaartificiale consentono di rilevareautomaticamente la presenza dimicroplastiche in campioni marini,distinguendole dal microplankton:questo l’importante risultato diuna ricerca pubblicata su«Advanced Intelligent Systems»(Wiley). Il lavoro ha coinvolto duegruppi dell’Istituto di Scienzeapplicate e sistemi intelligenti delConsiglio nazionale delle ricerche(Cnr-Isasi): il gruppo di Olografiadigitale di Pozzuoli, coordinato daPietro Ferraro, in collaborazionecon il gruppo di Intelligenzaartificiale di Lecce. Tale attività di ricerca è svoltanell’ambito del progettointerdisciplinare Pon Sistemi dirilevamento dell’inquinamentomarino da plastiche e successivorecupero-riciclo (Sirimap), uno deicui obiettivi è proprio lo sviluppo ditecniche automatiche dimonitoraggio delle plastiche inambiente marino.«L’inquinamento dei mari dovutoalla plastica è una delle maggioriemergenze ambientali che citroviamo ad affrontare. Quandoquesti inquinanti scendono fino adimensioni microscopiche, il

problema è ancora più allarmante: lemicroplastiche possono infattiessere ingeriti della fauna marinadestinata al consumo, entrando nellacatena alimentare e causando effettinegativi sulla salute anche umana.Dimensioni ridotte degli inquinantie vasta eterogeneità dei campionimarini, finora, hanno impedito dieffettuare uno screening automaticoed accurato mirato a conoscerel’abbondanza delle microplastiche»-spiegano Vittorio Bianco ePasquale Memmolo del Cnr-Isasi-«Il metodo da noi proposto utilizzale informazioni fornite da unmicroscopio olografico a contrastodi fase, per estrarre da ciascunelemento analizzato un’ampia einedita gamma di parametrialtamente distintivi per questa classedi inquinanti. Tali parametri hannoconsentito di addestrareun’architettura di intelligenzaartificiale a distinguere lemicroplastiche da microalghe didimensione e forma in apparenzasimilari».«L’unione di olografia digitale eintelligenza artificiale ci haconsentito di riconoscere decine dimigliaia di oggetti appartenenti adiverse classi con accuratezzasuperiore al 99%. Più in dettaglio,la segnatura di contrasto di fase,che dipende dallo spessore ottico diciascun oggetto illuminato,consente di determinare un nuovoinsieme di caratteristicheolografiche, come a esempio lasupport fractality o il fill ratio, chesi aggiungono a quelle tipicamenteutilizzate nelle classificazioni. Ciòha consentito di definire unmarcatore ottico, ovvero un insiemedi parametri morfologici univociper un’ampia classe dimicroplastiche, che includemateriali, forme e dimensioni vari»-aggiunge Pierluigi Carcagnì,ricercatore Isasi-Cnr- «Finora, ilriconoscimento delle microplastichein campioni marini ha richiestolunghe ispezioni di ogni singolooggetto al microscopio ottico daparte di personale esperto,riducendo il numero di elementoanalizzabili, poche decine per ora diispezione, e l’accuratezza delriconoscimento. Il nuovo metodo diolografia digitale fornisce invece unriconoscimento oggettivo di unnumero statisticamente rilevante dicampioni, fino a centinaia di

migliaia di oggetti l’ora, conmicroscopi realizzabili inconfigurazioni portatili per analisiin situ della qualità delle acque».

Il controllo della CO2ha un effetto immediatosulle precipitazioni nel MediterraneoStabilizzare le concentrazioni diCO2 in atmosfera avrebbe,nell’immediato, un effetto beneficosulle piogge di alcune regioni aclima mediterraneo. Lo studiocondotto dal Cnr-Isac incollaborazione con l’Università diReading, è pubblicato sulla rivista«Pnas»Lo studio condotto da GiuseppeZappa dell’Istituto di scienzedell’atmosfera e del clima delConsiglio nazionale delle ricerche diBologna (Cnr-Isac) insiemeall’Università di Reading edall’Imperial College di Londra,pubblicato sulla rivista «Pnas»,rivela nuovi meccanismi con cui ilcambiamento climatico influenzaregioni caratterizzate da climamediterraneo, quali la California, ilCile e l’area mediterranea stessa.Precedenti studi modellistici eosservazioni hanno evidenziato chela maggior parte delle regioni aclima mediterraneo, a eccezionedella California, tendono a diveniremeno piovose per via delriscaldamento globale. I climimediterranei, caratterizzati da estaticalde e secche, sono particolarmentevulnerabili a un calo nellaprecipitazione invernale, motivo peril quale sono stati definiti un “hotspot” del cambiamento climatico.Tuttavia la rapidità con cuil’aumento di gas serra, come laCO2, tende ad influenzare il climadelle regioni mediterranee ha finoraricevuto poca attenzione.«Ogni volta che della CO2 vieneimmessa in atmosfera» -spiegaZappa- «questa iniziaimmediatamente a influenzare ilclima ma la risposta climatica chene consegue evolve su diverse scaletemporali. Questo significa che cisono aspetti del cambiamentoclimatico che si manifestano inmodo lento e continueranno asvilupparsi per secoli, come peresempio l’innalzamento dei mari.Altri, invece, sono rapidi e possono

Riconoscimento automatico di micro-plastiche da micro-planktonin campioni marini

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essere controllati rapidamentestabilizzando le concentrazioni diCO2 in atmosfera».La nuova ricerca, attraverso l’analisidi simulazioni di modelli di clima,mostra che la riduzione delle pioggenel Mediterraneo e in Cile avvienein modo rapido. «Questo implica» -prosegue Zappa- «che stabilizzare leconcentrazioni di gas serra avrebbecome immediata conseguenzaquella di sospendere la tendenza alcalo delle precipitazioni, conbeneficio per le risorse idriche diquelle aree nel giro di pochi anni».Pur seguendo un’evoluzionediversa, un beneficio è atteso anchein California. Qui i modelliprevedono piccole variazioni nellaprecipitazione annuale mentreaumentano i gas serra, seguite da unlento ma marcato incrementosuccessivamente ad una lorostabilizzazione.«Al contrario di quanto si pensava»-conclude Zappa- «la quantità diprecipitazione in queste regioniMediterranee non evolveràsemplicemente di pari passo con ilgrado di riscaldamento globale nelcorso dei prossimi secoli, ma ècontrollata da distinte scaletemporali». Il team di ricercatori haidentificato nell’evoluzione delriscaldamento oceanico la causa diqueste scale temporali. I modelliclimatici mostrano che ilriscaldamento superficialedell’oceano non è omogeno e alcunearee si scaldano più rapidamente dialtre. Gli aspetti più rapidi delriscaldamento oceanico favorisconouna variazione nella circolazioneatmosferica invernale che rende iclimi Mediterranei meno piovosi. Ilriscaldamento che si sviluppalentamente rende la California piùpiovosa, mentre ha solo un effettomarginale sulla pioggia delle altre

regioni. Ridurre le emissioni di gas serra ha,quindi, un effetto anchenell’immediato, oltre che nel lungotermine, per la precipitazione delleregioni Mediterranee. Questo siaggiunge ai benefici di una rapidariduzione delle emissioni di CO2discussi nel rapporto speciale delIPCC del 2018.

Svelata la faccia nascosta della LunaUno studio del Cnr-Irea edell’Università Roma Tre,pubblicato oggi su «ScienceAdvances», ha rivelato per la primavolta la stratigrafia del sottosuolodel Polo Sud-Aitken, situato sullafaccia nascosta della Luna. Lerilevazioni sono state realizzategrazie a un radar cinese sul roverYutu-2Svelata per la prima volta lastruttura del sottosuolo del piùgrande bacino da impatto lunare,Polo Sud-Aitken, situato sulla faccianascosta della Luna. Il radar cinesea bordo del piccolo rover Yutu-2 harilevato infatti, sotto una distesa dipolvere grigia finissima, lacosiddetta regolite lunare, lasuccessione dei prodotti degliimpatti che hanno modellato lasuperficie lunare nel corso dimiliardi di anni.I risultati dei dati acquisiti nei primidue giorni di misurazione sono statipubblicati oggi sulla rivista«Science Advances» a firmainsieme ai ricercatori cinesi, anchedi tre ricercatori italiani, SebastianLauro ed Elena Pettinellidell’Università degli studi Roma Tree Francesco Soldovieri dell’Istitutoper il rilevamento elettromagneticodell’ambiente del Consiglionazionale delle ricerche (Cnr-Irea).Gli stessi ricercatori che hanno fattoparte del team italiano che hascoperto l’acqua liquida sotto il polosud marziano nel 2018.Il 3 gennaio 2019 la missione cineseChang’è 4 si è posata sul fondo delcratere Von Karman, all’interno delBacino Polo Sud – Aitken,diventando la prima missione adallunare con successo sulla faccianascosta della Luna. La zona diallunaggio di questa missione èparticolarmente importante perchévicina all’area (Polo Sud lunare)

dove la sonda indiana Chandrayaan-1 ha recentemente confermato lapresenza dell’acqua sotto forma didepositi di ghiaccio, una zona digrande interesse per la futuraesplorazione umana. La Luna ha una natura dicotomicamolto particolare: la faccia visibileha una crosta più sottilecaratterizzata da larghi bacinichiamati mari, sostanzialmenteriempiti di lava basalticaproveniente dal mantello ormaisolidificata; la faccia nascostainvece ha una crosta più spessa, èsostanzialmente priva di mari ed èprevalentemente costituita daroccia anortositica, il materialecrostale originario formatosimiliardi di anni fa. Si conosce molto della facciavisibile, grazie alle missioni umane(programma americano Apollo), chehanno effettuato esperimentigeofisici in sito e riportato quasi400kg di rocce lunari, e a quellerobotiche (programma sovietico).Queste missioni hanno rivelatoaspetti inattesi dell’origine dellaLuna, della sua storia geologica edella sua struttura interna,rivoluzionando le precedenti teorie. Pochissimo invece si sa del “latooscuro” del nostro satellite naturale.È per questo motivo che, dopo ilparziale successo della missioneChang’è 3 su Mare Imbrium (latovicino), i cinesi si sono concentratisulla missione più difficile, quella diallunare sul lato che non si vede eche non si può “direttamentemonitorare”. La missione è andatasecondo i piani ed il rover Yutu-2 hacominciato la sua esplorazionelunare 12 ore dopo l’allunaggio dellander. I dati radar che hanno permesso diricostruire la struttura del sottosuololunare, con una risoluzione maiottenuta prima d’ora, sono statiacquisiti grazie all’impiego delleantenne ad alta frequenza (500MHz)montate sotto la struttura del rover.«Quello che ci ha più sorpreso» -hadichiarato Elena Pettinellidell’Università degli studi RomaTre- «è la straordinaria trasparenzadel terreno di Von Karman alle onderadio, che ci ha permesso di vederedistintamente le strutture geologichefino a 40m di profondità, una cosaassolutamente impossibile daottenere sulla Terra a quellafrequenza, a causa della

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onnipresenza di acqua liquida nelsottosuolo». «Abbiamo comunque dovutolavorare sodo all’analisi dei dati perestrarre le informazioni riguardanti idettagli della stratigrafia e,soprattutto, per evitare errorinell’interpretazione dei dati» haaggiunto Sebastian Laurodell’Università degli studi Roma.«Alla fine» -ha concluso FrancescoSoldovieri del Cnr-Irea- «abbiamoindividuato l’algoritmo giusto,applicando un approccio noto comeinversione tomografica, siamoriusciti ad individuare la presenzadei tipici prodotti di impatto sottouno spesso strato di regolite».Ma cosa ha scoperto realmente ilradar? Data la “trasparenza” deimateriali è stata possibile definire indettaglio la sequenza verticale deglistrati. La parte superiore è costituitada materiale finissimo e uniforme(regolite) che si estende fino ad unaprofondità di circa 12m. Questomateriale è frutto di un lungoprocesso di frantumazione edaggregazione dovuta all’impatto dimicrometeoriti e all’interazione delsuolo con la radiazione solare. Al disotto di questo si alternano stratiricchi di blocchi derivanti dalleespulsioni di materiale dai vicinicrateri generati dall’impatto conasteroidi e strati più fini fino ad unaprofondità di 40m, limite diindagine del radar. Il ritorno sulla Luna dell’uomo èormai imminente. L’idea di creareuna base scientifica, come quella inAntartide, è un progetto ambiziosoma possibile. Tuttavia, lo sviluppodi un insediamento umano lunarerichiede la capacità di utilizzare ericiclare le risorse presenti sullaLuna, come l’acqua dal ghiaccio el’ossigeno dalla regolite lunare. Perquesto motivo, l’esplorazionegeofisica del sottosuolo, così comelo è sulla Terra per l’individuazionedelle risorse naturali, è ora difondamentale importanza sulla Luna

per la scelta del sito adatto allacostruzione di una base lunare.

Tra 25-30 anni il ghiacciaio della Marmoladanon ci sarà piùDal 2004 al 2015 ha subito unariduzione di volume del 30% e diarea del 22%: nell’arco deiprossimi decenni potrebbeaddirittura scomparire del tutto. Adelineare questo scenario,attraverso due modelli 3D,ricercatori del Cnr-Ismar e delleUniversità di Trieste, Genova eAberystwith (Galles) e di ARPAVeneto. Lo studio è stato pubblicatosu «Remote Sensing of theEnvironment»In soli 10 anni il ghiacciaio dellaMarmolada, montagna iconica delleDolomiti, ha ridotto il suo volumedel 30%, mentre la diminuzioneareale è stata del 22%. A rivelarlo,uno studio condotto da un team diricercatori dell’Istituto di scienzemarine del Consiglio nazionale dellericerche (Cnr-Ismar), delleUniversità di Genova e Trieste,dell’Università gallese diAberystwyth e dall’ARPA Veneto,che ha messo a confronto due rilievigeofisici sul ghiacciaio effettuati nel2004 e nel 2015. Il lavoro Recentevolution of Marmolada glacier(Dolomites, Italy) by means ofground and airborne GPR surveys èpubblicato su «Remote Sensing ofthe Environment». «Il primo rilievo» -spiega RenatoColucci del Cnr-Ismar- «è statoacquisito usando un ‘groundpenetrating radar’ (GPR) terrestre,una tecnologia non invasivautilizzata in geofisica, basata sulsegnale elettromagnetico riflesso etrasmesso dal terreno a secondadelle caratteristiche, creando sezionidettagliate. Il secondo, invece,usando dati raccolti in volo con

GPR da elicottero. In questo modo èstato possibile ricostruire duemodelli 3D del ghiacciaio chehanno permesso di misurare conprecisione non solo le caratteristicheinterne e morfologiche, ma anchel’evoluzione recente nel corso deldecennio, quantificato in terminivolumetrici».Il ghiacciaio, un tempo massaglaciale unica, è ora frammentato esuddiviso in varie unità, dove indiversi punti affiorano masserocciose sottostanti. I terreni carsici,come la Marmolada, sono irregolarie costituiti da dossi e rilievi. Se ilghiaccio fonde gradualmente, learee in rilievo affiorano, diventandofonti di calore interne al ghiacciaiostesso. «Questo aspetto, unito alcambio di albedo (la neve e ilghiaccio sono bianchi e riflettonomolta radiazione solare, mentre laroccia, più scura, ne riflette dimeno)» -aggiunge Colucci- «staulteriormente minando la ‘salute’della Marmolada accelerandone lagià forte e rapida fusione».La ricerca ha inoltre evidenziatoche, se il tasso di riduzionecontinuerà di pari passo come neldecennio analizzato, nel giro deiprossimi 25-30 anni il ghiacciaiosarà praticamente scomparso,lasciando il posto solo a piccoleplacche di ghiaccio e nevato,alimentate dalle valanghe e protettedall’ombra delle pareti rocciose piùelevate, non più dotate di crepacci edi movimento. «Il ghiaccio, quindi,non esisterà più. E se, come dascenari climatici, la temperatura neiprossimi decenni dovesse aumentarea ritmo più accelerato, questaprevisione potrebbe essereaddirittura sottostimata e lascomparsa del ghiacciaio potrebbeavvenire anche più rapidamente. Inogni caso» -conclude Colucci-«anche se la temperatura restassecom’è, il ghiacciaio è già in totaledisequilibrio con il clima attuale equindi il suo destino apparecomunque segnato».

Una nuova tecnica permettel’integrazione di dispositivielettronici e fotonici sullastessa piattaforma di silicioI ricercatori dell’Istituto di fotonicae nanotecnologie e l’Istituto per lamicroelettronica e microsistemi del

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Cnr, in collaborazione conl’Università di Marsiglia e quella diDresda, hanno dimostrato unmetodo di fabbricazione innovativoper l’implementazione di nanowiresdi silicio (larghi solamente 100mnma lunghi 1mm) e circuiti complessidi wires collegati tra di loro. Lostudio pubblicato su «NatureCommunications»Un team di ricercatori dell’Istituto difotonica e nanotecnologie (Ifn) el’Istituto per la microelettronica emicrosistemi (Imm) del Consiglionazionale delle ricerche (Cnr), incollaborazione con le Università diMarsiglia e Dresda, ha dimostratocome, sfruttando una naturaleinstabilità dei materiali sottili asemiconduttore come il silicio, sipossano controllare in modo precisoe indipendente le dimensioni, laposizione, la direzione e leinterconnessioni di nano-fili ottenutidirettamente su un substrato isolante. I risultati sperimentali sono staticonfrontati con simulazioniteoriche, rendendo chiaro ilmeccanismo di formazione dellenanostrutture. Nella ricerca,pubblicata su «NatureCommunications», viene poidescritta un’applicazione di questiwires come transitor (nome deidispositivi su cui si basa lamicroelettronica), la cui importanzarisiede nella dimensione di questestrutture che soddisfanoperfettamente le esigenze deidispositivi nanometrici funzionantinel range spettrale del medioinfrarosso. «I circuiti realizzati su larga scalacon materiale semiconduttore, prividi difetti e con interconnessionicontrollate rappresentano il nessotra componenti elettronici e fotonici.Nanostrutture sottili, simili a fili(denominati nano-wires), realizzatesu silicio presentano proprietàelettroniche e ottiche superiori econfigurabili rispetto agli stessimateriali depositati su film

continui» -spiega Monica Bollaniricercatrice Cnr-Ifn e coordinatricedello studio- «Il loro dirompentepotenziale è stato dimostrato infotonica (ad es. comecomponentistica per laser o in otticaquantistica), in elettronica, nelleapplicazioni termoelettriche o nellasensoristica per il rilevamento digas. Per questi motivi, le attività diricerca per la loro realizzazionesono state affrontate con unamoltitudine di tecniche che miranoalla produzione di strutturecontrollate e ultra lunghe, dovendorispondere alle esigenze di altorendimento, di scalabilità (adesempio, l’integrazione di un grannumero di dispositivi sullo stessonanowires) e qualità del materiale(ad es. interfacce fluide). Inquest’ottica, la gamma di approccidisponibili per la crescita di nanofiliè aumentato costantemente neltempo, sia usando un approccio top-down tramite tecniche dinanolitografia, che al trasferimentodi nanowires cresciuti da super-reticoli semiconduttori ottenuti viabottom up. Tuttavia, il pienocontrollo sulla loro morfologia,dimensioni, posizione, direzione,interconnessione ma ancheisolamento elettrico rimane unasfida poiché le tecniche attuali nonsono versatili e spesso richiedonomolti step di fabbricazione perl’implementazione dei wiressemiconduttori. Con questa ricerca,viene quindi dimostrata una tecnicache permette un’efficaceintegrazione di dispositivielettronici e fotonici sulla stessapiattaforma a base di silicio».

Nano-fogli di grafenecatturano nuovicontaminanti nell’acqua potabileMesso a punto dai ricercatori degliIstituti per la sintesi organica efotoreattività e per lamicroelettronica e microsistemi delCnr un nuovo composito che rendepiù efficaci i filtri per rimuovereprincipi attivi di farmaci, cosmeticio detergenti presenti nella reteidrica e spesso non eliminati daitrattamenti convenzionali. Lo studioè pubblicato su «Nanoscale»nell’ambito del progetto europeoGraphene Flagship

Tra le molte fragilità delle nostrerisorse idriche vi è la presenza dinuove sostanze potenzialmentedannose che richiedono efficacisoluzioni per la depurazione. Unanuova tecnologia, che impiega ilgrafene per potenziare le membranefiltranti polimeriche, è stata messa apunto dai ricercatori dell’Istituto perla sintesi organica e fotoreattività(Cnr-Isof) e dell’Istituto per lamicroelettronica e microsistemi(Cnr-Imm) del Consiglio nazionaledelle ricerche, in collaborazione conla svedese Chalmers University epubblicata sulla rivista Nanoscale. «Combinando fogli di ossido digrafene (GO) con membrane dipolisulfone e derivati (PSU)» -spiegano Manuela Melucci eVincenzo Palermo di Cnr-Isof,coordinatori del team di ricercatoriche ha svolto la ricerca nell’ambitodel progetto europeo GrapheneFlagship- «abbiamo realizzato filtricapaci di catturare contaminantiorganici, molecole costituenti principiattivi di farmaci, cosmetici odetergenti che spesso non sonoeliminati dai trattamenticonvenzionali e che possono quindicontaminare le acque della reteidrica». La capacità di filtraggio del nuovomateriale GO-PSU è stata testata dairicercatori su campioni di acquecontaminate con sostanze quali larodamina, colorante molto usato incampo tessile e farmaceutico,l’antibiotico ofloxacina el’antinfiammatorio diclofenac,principi attivi presenti in decine dicolliri, compresse, pomate. «Questemolecole fanno parte dei cosiddettiinquinanti emergenti - farmaci,pesticidi, detergenti e fragranzevarie - individuati recentementenelle acque potabili e oggetto diattenzione per i possibili rischi perla salute e l’ambiente, tanto darichiedere la revisione della direttivaeuropea sull’acqua potabileattualmente al vaglio della UE. Le

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misure hanno confermato che leperformance di filtraggio dellemembrane di polisulfoneaddizionato con ossido di grafenesuperano di oltre tre volte quelle delmateriale standard contenente solopolisulfone» -spiega VincenzoPalermo del Cnr-Isof e vicedirettoredi Graphene Flagship- «Leeccellenti prestazioni sono dovutealle proprietà uniche dei materialibidimensionali, in particolare allastruttura dell’ossido di grafene: ladisposizione a strati di questifoglietti, separati tra loro da distanzenanometriche che possiamocontrollare, è ideale per intrappolarele molecole contaminanti e piùefficiente di quella di classici filtritridimensionali». La tecnica sviluppata dai ricercatoriè una novità già protetta da unadomanda di brevetto internazionale.«Tutto il procedimento si svolge inacqua, senza l’uso di solventichimici e utilizza le microonde perimmobilizzare stabilmente i fogliettidi grafene sul polimero» -commentaManuela Melucci del Cnr-Isof-«Poiché qualsiasi materiale per ladepurazione delle acque non deverilasciare ulteriori contaminantinell’acqua filtrata, è infattiessenziale che gli additivi usati perpotenziare le membrane sianoimmobilizzati in maniera stabile. Itest eseguiti inserendo il compositoGO-PSU in cartucce filtranticommerciali hanno confermato lagrande stabilità del nuovo materialeche non presenta rilascio di grafenenelle acque trattate, nei limiti dirivelabilità analitici disponibili». I vantaggi del nuovo materiale nonfiniscono qui. «Le membrane GO-PSU possono essere recuperatedopo l’uso, lavate con un solventespecifico per rimuovere icontaminanti che hanno raccolto eimpiegate nuovamente» -concludono i ricercatori- «Inoltre, latecnica per addizionare l’ossido digrafene può essere applicata anche ascarti della produzione industriale dimembrane in polisulfone,riutilizzando residui di processoaltrimenti da smaltire e abbattendo icosti. Infine, sfruttando la possibilitàdi funzionalizzare chimicamente ilgrafene, si potrebbero crearemembrane che filtrino solodeterminati inquinanti di specificointeresse».

Trapianto di cromosoma sucellule staminali umane

Ricercatori dell’Istituto di ricercagenetica e biomedica del CNR edell’IRCCS Humanitas hannomesso a punto un nuovo approccioper correggere in cellule staminaliumane il difetto di una rara malattiagenetica, la sindrome di Lesch-Nyhan, causa di problemineurologici e comportamentali. Illavoro è stato pubblicato sullarivista internazionale «MolecularTherapy: Methods & ClinicalDevelopment»Ricercatori dell’Istituto di ricercagenetica e biomedica del Consiglionazionale delle ricerche (Cnr-Irgb) edell’IRCCS Humanitas hannoottenuto per la prima volta cellulestaminali pluripotenti indotte (iPS)in cui un cromosoma X affetto dauna malattia genetica è statosostituito con un altro sano. Moltemalattie genetiche sono correggibilicon tecniche più semplici deltrapianto cromosomico, come aesempio la CRISPR/Cas9, chepermette di intervenire sulleporzioni del genoma malato“tagliandole” con una forbicemolecolare o di sostituirle consequenze sane. Al contrario, le malattie cosiddettegenomiche (dovute cioè adalterazioni di grandi porzioni delDNA), come la maggior parte deicasi di Distrofia di Duchenne,possono essere corrette, almeno perora, solo sostituendo l’interocromosoma. I cromosomi, che sonoi portatori del DNA dell’individuo,componenti della cellula grandicirca un millesimo di millimetro,possono essere trasferiti da unacellula sana a quella malata solomediante l’uso di microcellule.Tuttavia, il trapiantocromosomico, in cui uncromosoma difettoso vienesostituito in maniera perfetta conun suo simile sano non era maistato effettuato. La metodica prevedel’introduzione dall’esterno di unaltro cromosoma X, esuccessivamente la selezione diquelle cellule in cui il nuovocromosoma si è sostituito a quellooriginario. La cellula così ottenutaha un genoma normale, mantienetutte le sue proprietà iniziali e può

essere utilizzata a scopi terapeutici. Trattandosi di un approccio ancorainesplorato, i ricercatori guidati daMarianna Paulis e Paolo Vezzoni(Cnr-Irgb), con la collaborazione diStefano Duga, professore diBiologia Molecolare di HumanitasUniversity, hanno esaminato lapossibilità di trapiantare uncromosoma X, che nell’uomo èportatore di numerose malattie. «Si tratta di un nuovo possibilemetodo per curare alcune malattiegenomiche attualmente incurabili,perché la lesione è troppo grossa peressere riparata mediante le tecnicheattuali, incluso il gene editing basatosulla tecnologia CRISPR» spiegaPaulis. «Bisogna tuttavia direchiaramente che ci vorrannoparecchi anni perché questoapproccio possa essere applicato alletto del malato» -precisa Vezzoni,che aggiunge- «Questa tecnicapermette anche di trasformare unacellula staminale maschile in unafemminile, un risultato che non èmai stato ottenuto in precedenza». «Il lavoro rappresenta un importanteavanzamento scientificodimostrando che le cellule, dopo iltrapianto del cromosoma X, nonpresentano altre modificazioniinattese nelle sequenze codificantidel genoma, un aspetto moltoimportante per valutare la sicurezzadella procedura in vista di possibiliapplicazioni terapeutiche» concludeDuga. I risultati della ricerca,finanziata anche dalla FondazioneNicola del Roscio, sono pubblicatisulla rivista internazionale«Molecular Therapy: Methods &Clinical Development».

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La SIPS - Società Italiana per il Progresso delle Scienze - onlus«ha per scopo di promuovere il progresso, la coordinazione e la diffusione delle scienze e delle loro appli-cazioni e di favorire i rapporti e la collaborazione fra cultori di esse», svolgendo attività interdisciplinare emultidisciplinare di promozione del progresso delle scienze e delle loro applicazioni, organizzando studi eincontri che concernono sia il rapporto della collettività con il patrimonio culturale, reso più stretto dallenuove possibilità di fruizione attraverso le tecnologie multimediali, nella ricerca delle cause e nella rilevazionedelle conseguenze di lungo termine dell’evoluzione dei fattori economici e sociali a livello mondiale: popo-lazione, produzione alimentare e industriale, energia e uso delle risorse, impatti ambientali, ecc.

Le origini della Società Italiana per il Progresso delle Scienze si ricollegano al periodo anteriore al nostroRisorgimento politico, allorquando nella nostra penisola, smembrata in sette piccoli Stati, i più eminenti uo-mini di Scienza e di Lettere solevano riunirsi in Congresso. Nel 1839, a Pisa, fu tenuta la prima Riunionedegli scienziati italiani, celebrata dal Giusti, nei noti versi:

Di si nobile congressoSi rallegra con sè stessoTutto l'uman genere.

Ciò che costituì, fin da principio un'importante caratteristica delle Riunioni degli scienziati italiani, fu la largapartecipazione del pubblico colto, a fianco dei più illustri scienziati. E di ciò danno conferma gli Atti delleRiunioni, e le testimonianze degli scrittori, italiani e stranieri del tempo. Oltre a dibattere tematiche a caratterescientifico-tecnico e culturale, la SIPS pubblica e diffonde i volumi degli Atti congressuali e Scienza e Tec-nica, palestra di divulgazione di articoli e scritti inerenti all’uomo tra natura e cultura. Gli articoli, salvo diversi accordi, devono essere contenuti in un testo di non oltre 4 cartelle dattiloscritte suuna sola facciata di circa 30 righe di 80 battute ciascuna, comprensive di eventuali foto, grafici e tabelle.Possono far parte della SIPS persone fisiche e giuridiche (università, istituti, scuole, società, associazionie, in generale, enti) che risiedono in Italia e all’estero, interessate al progresso delle scienze e che si pro-pongano di favorirne la diffusione (art. 7 dello statuto).

CONSIGLIO DI PRESIDENZAMaurizio Luigi Cumo, presidente emerito; Luigi Berlinguer, presidente; Antonio Speranza, vicepresidente; Enzo Ca-solino, segretario generale; Barbara Martini, amministratore; Michele Anaclerio, Vincenzo Cappelletti, Mauro Cappelli,Salvatore Lorusso, Elvidio Lupia Palmieri, Filomena Rocca, Giuseppe Scarascia Mugnozza, Nicola Vittorio, consi-glieri; Alfredo Martini, consigliere onorario.Revisori dei conti: Elena Maratea,Guglielmo Lucentini, Antonello Sanò, effettivi; Roberta Stornaiuolo, supplente.

COMITATO SCIENTIFICOMichele Anaclerio, Piero Angela, Mario Barni, Carlo Blasi, Maria Simona Bonavita, Federico Cinquepalmi, Mario Cipolloni, IreneoFerrari, Michele Lanzinger, Waldimaro Fiorentino, Gaetano Frajese, Gianfranco Ghirlanda, Mario Giacovazzo, Giorgio Gruppioni,Nicola Occhiocupo, Gianni Orlandi, Renato Angelo Ricci, Mario Rusconi, Cesare Silvi, Roberto Vacca, Bianca M. Zani.

SOCIPossono far parte della SIPS persone fisiche e giuridiche (università, istituti, scuole, società, associazioni ed in generale, enti) che risiedonoin Italia e all’estero, interessate al progresso delle scienze e che si propongano di favorirne la diffusione (art. 7 dello statuto).

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