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PARTE II° SCIENZA DELLE FINANZE Facoltà di Scienze Economiche e Giuridiche Corso di Economia aziendale Prof. MICHELE SABATINO

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PARTE II°

SCIENZA DELLE FINANZEFacoltà di Scienze Economiche e Giuridiche

Corso di Economia aziendale

Prof. MICHELE SABATINO

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La teoria delle scelte collettive

Nei sistemi democratici ad economia miste le decisioni economichevengono prese attraverso due meccanismi di scelta: il mercato o ilprocesso politico. In particolare le decisioni che riguardano ilprelievo e la spesa pubblica fanno parte del secondo processo discelta.

Nella realtà, i processi decisionali presenti in una collettività sonocomplessi: elettori, partiti politici, legislatori, l'amministrazione e gruppidi pressione ne sono gli attori, ed è bene notare che ciascun attoretende a massimizzare la propria funzione obiettivo. Dal punto di vistapratico la teoria si interessa di individuare i meccanismi su come:interessi, preferenze e giudizi di numerosi individui che compongonouna collettività, possono essere aggregati in una decisione collettiva ilcui risultato finale dipende: dalle informazioni possedute, dalleinterazioni dei diversi attori e dalle regole vigenti.

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La teoria delle scelte collettive

La teoria delle scelte collettive può perciò esseredefinita come lo studio economico di decisioni preseal di fuori del mercato o, l'applicazione dimetodologie di teoria economica ad argomenti di tipopolitico (esempio la distribuzione della ricchezza alfine di massimizzare il benessere della collettività).

I meccanismi di aggregazione, sono di varia natura infunzione di ciò che si vuole aggregare: interessieconomici o opinioni politiche; ovvero in base al fine:massimizzare il benessere collettivo o massimizzareil consenso collettivo.

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La teoria delle scelte collettive

La teoria economica delle scelte collettive studia il modoin cui le decisioni individuali si trasformano in sceltepubbliche.

L’economia ha seguito una duplice impostazione:1. La teoria delle votazioni fa riferimento alle procedure

di voto proprie di quegli organi collegiali da cuinormalmente scaturiscono gli obiettivi per gli interventi dipolitica economica.

2. La teoria assiomatica delle scelte sociali fariferimento a una serie di teoremi che esploranosistematicamente le proprietà di tutte le regoleconcepibili di scelta di un comitato per verificare se essesoddisfano certe caratteristiche assiomaticheconsiderate desiderabili.

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Le regole delle scelte collettive nelle società democratiche

Le scelte pubbliche nelle società democratiche siformano o attraverso decisioni assunte direttamentedagli individui su cui l’esito delle scelte ricade(democrazia diretta) o da loro rappresentanti(democrazia indiretta).

Ai nostri fini una comunità/comitato di cittadini è quindidefinito come un gruppo di persone che perviene auna scelta tra più alternative attraverso il voto.

Come si vota? Chi propone le diverse alternativesottoposte a votazione? In che ordine vengonosottoposte alla votazioni?

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DEMOCRAZIA DIRETTAVoto all’unanimità

Se la decisione di produrre un bene pubblico edi ripartirne il finanziamento venisse assuntasottoponendo a votazione le diverse alternativee si raggiungesse su una di queste l’unanimità,il risultato sarebbe efficiente.

Il metodo di Lindahl, ad esempio, consente diraggiungere un accordo unanime sulla fornituradel bene pubblico puro stabilendo anche in chemisura ciascun individuo debba contribuire.

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DEMOCRAZIA DIRETTAVoto all’unanimità

Ipotizzando che ciascuno dichiari correttamentele proprie preferenze, Lindhal ha proposto unmodello di decisione all’unanimità: ogniindividuo vota per la stessa quantità di benepubblico ma paga un prezzo/tassa diverso(prezzo di Lindahl).

Problema: non sempre gli individui esprimonocorrettamente le proprie preferenze.

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Il teorema

di Lindahl

Il MODELLO DI LINDAHL mostra le combinazioni di prezzo/imposta elivello di fornitura di bene pubblico decise all’unanimità. Ipotizziamo dueindividui (Adamo ed Eva) e un solo bene (r). Indicando con SA la quota diAdamo e SE la quota di Eva all’aumento del prezzo/contributo di Adamoquesto chiederà una quantità di r minore e viceversa. La distanza verticaledall’origine O misura il prezzo di Lindahl. Analogamente per Eva la suaquota aumenterà al ridursi del prezzo di Lindahl e cioè dalla distanzadall’origine O’. E’ evidente l’analogia con i prezzi di mercato e la domandadi mercato di un bene. L’equilibrio è dato dall’insieme di prezzi di Lindahltali per cui ogni individuo vota per la stessa quantità di bene pubblico r*.

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DEMOCRAZIA DIRETTAVoto all’unanimità

Immaginiamo che l’autorità decidadi imporre un certo prezzo/imposta.In base alle loro rispettive curve didomanda, Adamo ed Eva votanoper il numero di bene pubblico chedesiderano. Se l’accordo non èunanime, l’autorità stabilisce unaltro prezzo/imposta e il processocontinua sino a che Adamo ed Evascelgono la stessa quantità di benepubblico (nella Figura r*). In questomodo la determinazione dellaquantità di bene pubblico avviene inmodo abbastanza simile a quellodel mercato.

Come per il mercato, anche inquesto caso si può dimostrare chel’allocazione è Pareto-efficiente.

Il MODELLO DI LINDAHL mostra le combinazioni di prezzo/imposta e livello di fornitura di bene pubblico decise all’unanimità.

La domanda fondamentale è:Come raggiungere l’equilibrio?

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DEMOCRAZIA DIRETTAVoto all’unanimità

Il procedimento proposto da Lindahl ha però due problemi.

In primo luogo, assume che gli individui esprimano sinceramentele loro preferenze: se Adamo riesce a indovinare il prezzo massimoche Eva è disposta a pagare per avere i beni pubblici e nonrimanere senza, può costringerla a quella allocazione. Ciò valeanche per Eva. Se adottano un comportamento strategico èprobabile che Adamo ed Eva non raggiungano mai l’equilibrio diLindahl.

In secondo luogo, è probabile che ci voglia molto tempo pertrovare il prezzo/imposta che soddisfi entrambi. Se si tiene contoche le decisioni importanti coinvolgono molti individui e che perottenere il consenso di ciascuno si devono sostenere costi elevati,il voto all’unanimità può risultare un sistema molto lungo e costoso.

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DEMOCRAZIA DIRETTAVoto a maggioranza

Poiché l’unanimità è difficile da raggiungere,sono preferibili i sistemi che non richiedanol’unanimità e per i quali è sufficiente lavotazione a maggioranza. In questosistema, una proposta viene approvata se sipronuncia a favore la metà più uno deivotanti.

E’ il sistema più usato nelle decisionicollettive.

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Il paradosso del voto Ma le votazioni a maggioranza, purtroppo, non

danno sempre risultati così netti. Ci sono casi in cuianche se le preferenze di ogni singolo votante sonocoerenti, quelle della comunità non lo sono.

Questo fenomeno prende il nome di paradosso delvoto.

Es: Presenza di tre cittadini devono votare per trelivelli di fornitura A, B e C

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Confronto a coppie

Tra A e B e tra B e C vince sempre B

Tra A e B Vince A -Tra B e C Vince B -Tra C e A Vince C

Paradosso del voto - Problemi:• Manipolazione dell’ordine del giorno• Ciclicità delle decisioni• Sistema delle preferenze degli individui

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Ciclicità del voto

Un altro problema che si verifica in questecircostanze è che la collettività può andareavanti all’infinito senza che venga presa unadecisione definitiva. Se i cittadini sonochiamati a decidere tra A e B, vince A. Se Cviene opposto ad A vince C, ma se B vieneopposto a C, vince B e si può continuare cosìall’infinito. In questo caso si parla di ciclicitàdel voto.

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Preferenze unimodali vs.preferenze bimodali

Un picco nelle preferenze diun individuo è quel punto chesi trova più in alto rispetto atutti i punti adiacenti

Un individuo ha Preferenzeunimodali se, man mano chesi allontana dall’esito chepreferisce, il suo beneficio calacostantemente.

Un individuo ha invece,Preferenze bimodali se,allontanandosi dalla soluzioneche preferisce, il suo beneficioprima diminuisce e poiaumenta.

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Preferenze unimodali vs.preferenze bimodali

Cosimo e Giorgio:Preferenze unimodali

Eliana: Preferenze bimodali

Generalmente sono le preferenze di Eliana che creano situazioni di paradosso del voto.

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Il teorema dell’elettore mediano

L’elettore mediano è l’individuo le cui preferenzeoccupano la posizione intermedia nell’insiemedelle preferenze di tutto il gruppo, cioè metà deglielettori vorrà una quantità maggiore di quel benerispetto all’elettore mediano e l’altra metà ne vorràuna quantità minore (se ipotizziamo di mettere avotazione solo la quantità di bene da produrre).

Il teorema dell’elettore mediano afferma che setutte le preferenze sono unimodali il risultato di unavotazione a maggioranza rifletterà la preferenzaespressa dall’elettore mediano.

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Il teorema dell’elettore mediano

Es. Livello di Spesa preferito

Passaggio da 0 a 5 approvato da tutti Passaggio da 5 a 100 approvato da 4/5 Passaggio da 100 a 150 approvato da 3/5 Passaggio da 150 a 160 non approvato (solo 2/5 votano sì)

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Lo scambio dei voti

Un limite del sistema di votazione a maggioranza semplice è chenon consente agli individui di esprimere quanto stia loro a cuoreun certo problema. Il fatto che un votante abbia solo una leggerapreferenza per una delle alternative, oppure ci tenga moltissimo,non influisce sul risultato finale.

Con lo scambio dei voti è possibile però che i votanti riescano aesprimere quanto tengono a una certa proposta convincendo glialtri votanti a votare per una loro proposta in cambio di un voto inaltra votazione (vedi le votazioni in sede di Consiglio UE tra Statimembri)

Tuttavia alcuni sostengono che lo scambio di voti possa farprevalere sempre interessi particolari con l’approvazione diprogetti privi di benefici per la collettività e spesso costosi.

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Lo scambio dei voti

Lo scambio dei voti può portare alla costituzione di maggioranze di voto(coalizioni) che procurano vantaggi a gruppi di votanti e il cui costo ricadesulle minoranze. Quindi malgrado il voto di scambio consente di raggiungereun risultato più efficiente rispetto al voto a maggioranza non sempre questoaccade. Il tutto dipende anche dal beneficio totale netto.

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Il teorema dell’impossibilità di Arrow

Il premio Nobel Kenneth Arrow (1951) ha sostenutoche, in una società democratica, il metodo di sceltacollettiva debba soddisfare i seguenti criteri (assiomi):

Completezza: stabilire una graduatoria tra tutti i risultatipossibili.

Condizione del dominio universale (unrestricteddomain): la società dovrebbe darsi un apparatonormativo sufficientemente generale e capace dirisolvere tutte le possibili controversie, evitando di dovermodificare la norma quando si presentano particolariconfigurazione di preferenze dei cittadini. La generalitàrichiesta è assicurata solo dalla considerazione di tuttele possibili costellazioni delle preferenze individuali.

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Il teorema dell’impossibilità di Arrow

Condizione del principio di Pareto debole odell’unanimità: L’ordine di preferenza della società deveriflettere quello degli individui.

Condizione dell’indipendenza dalle alternativeirrilevanti: l’ordine di preferenza che la società assegna allealternative A e B deve dipendere solo dalle preferenze deivotanti riguardo ad A e B. Esemplificando, l’ordine dipreferenza in cui una società colloca le spese per la difesa eper la cooperazione internazionale non deve dipendere dacome gli individui ordinano queste alternative rispetto a unaterza, per esempio le spese per la ricerca sull’AIDS

Condizione di non dittatorialità: le preferenze dellasocietà non devono riflettere solo le preferenze di un singoloindividuo.

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Il teorema dell’impossibilità di Arrow

Nel loro complesso questi criteri sembranoabbastanza ragionevoli, ma la sorprendenteconclusione a cui giunge Arrow è che, in generale,è impossibile trovare un metodo di decisione che lisoddisfi tutti. Questo teorema mette in dubbio lapossibilità per i sistemi democratici di funzionare.

James Buchanan: aspetto positivo è la formazionedi maggioranze mutevoli che attraverso il votomaggioritario adottano scelte provvisorie esperimentali sottoposte a verifica continua.

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La democrazia rappresentativa

Per quanto sinora abbiamo detto sui sistemi di votazione, ilpunto di partenza è una visione dello Stato poco realistico.Si tratterebbe di un enorme computer che raccoglie lepreferenze dei cittadini e le utilizza come informazioni perprodurre decisioni sociali. Lo Stato non ha un interesseproprio, è neutrale e benevolente.

In realtà lo Stato è fatto di individui (politici, giudici,burocrati ecc...) e un modello realistico di decisionecollettiva deve studiare gli obiettivi e i comportamenti di chiha il compito di governare. Di seguito, prenderemo inconsiderazione alcuni modelli di forme di governo in cui lemotivazioni e i comportamenti di chi dirige (politici) sonomirati alla massimizzazione dell’interesse personale.

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I politici: il teorema dell’elettore mediano

Il teorema dell’elettorato mediano torna utile per spiegare ilcomportamento dei rappresentanti (politici) e come giungono aoccupare la loro posizione politica.

Considerando due candidati/partiti e le preferenze dei votantisiano unimodali i votanti distribuiranno i loro voti in modo dimassimizzare la loro utilità, mentre i candidati massimizzeranno ilnumero di voti ricevuti.

Il politico che intende massimizzare i voti adotta il programmapreferito dall’elettore mediano, cioè dal votante che si trovaesattamente al centro della distribuzione delle preferenze.

Nella figura successiva si illustra una distribuzione ipotetica tradue schieramenti politici “progressista” e “conservatore”. Ilcandidato Bianchi (progressista) adotta una posizione M, nelpunto mediano, e il candidato Bruni (conservatore) una posizioneS più a destra. Poiché i votanti avranno preferenze unimodalivoteranno il candidato che massimizzi la loro utilità.

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I politici: il teorema dell’elettore mediano

Bruni: si mette su S e prende i voti a destra di S e parte di quelli tra S ed M

Bianchi: si mette su M prende i voti a sinistra di M e parte di quelli tra S ed M

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Il sistema politico bipolare Il sistema politico bipolare risulta quindi più stabile, nel senso che

entrambi i poli tendono a posizionarsi verso il “centro”.

Tuttavia visto che le preferenze politiche non possono essere ordinatesecondo un unico schieramento (l’elettore mediano sarà diverso aseconda del tema politico), il teorema dell’elettore mediano non valepiù. L’identità dell’elettore dipende dal tema in oggetto.

A volte inoltre la personalità del candidato può influire sull’elettorecosì come l’ideologia o sua volta il politico può influire sulle sceltedegli elettori.

Inoltre coloro che si posizionano all’estremo potrebbero decidere dinon votare. E ancora vi sono costi per l’acquisizione dell’informazioneper votare: costi elevati e percezione di non influire sulla votazionepossono indurre il cittadino a non votare.

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I burocrati: il teorema di Niskanen

Le leggi o le decisioni approvate dai politici devono poiessere concretizzate dai funzionari pubblici (burocrati).Uno Stato non può funzionare senza burocrazia.Tuttavia spesso la burocrazia non realizza i desideri ele decisioni dei cittadini e dei loro rappresentanti.

Niskanen (1971) sostiene che se in un’impresa privatal’incentivo a rendere più redditizia e efficiente è datadal salario, in un soggetto pubblico l’interesse delburocrate è dato dalla reputazione, dal potere, dalclientelismo e non dal miglioramento salariale (lento edifficile da ottenere). Il potere e lo status sono inrelazione diretta con la dimensione del bilancio adisposizione del funzionario/dirigente il quale miraa massimizzarlo.

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I burocrati: il teorema di Niskanen

Q: output della burocrazia

V: Valore dell’output Q dal legislatore (pendenza di V: utilità marginale sociale dell’output)

C: Costo totale (La pendenza è il costo marginale per ogni unità di output).

Alla fine il burocrate sa che il legislatore accetterà l’aumento dei costi totali fino alraggiungimento del valore dell’output (C=V) e quindi convincerà il politico aproporre un livello Qbc finché i costi eguaglino l’utilità. Tuttavia questo valore saràinefficiente. Il livello più efficiente è quello invece in cui il costo marginale socialeeguagli il valore marginale per ogni unità di output Q* e in cui le pendenze sianouguali.

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I burocrati: il teorema di Niskanen

Il burocrate quindi presenta la sua proposta al politicocome “o tutto o niente”. Purtroppo il vantaggioinformativo del funzionario rispetto al politico portainevitabilmente ad accettare. E’ compito del legislatorequindi assumere informazioni tali da trovare soluzionipiù efficienti. (Competenza della classe politica)

A questi bisogna aggiungere i Gruppi di pressione. Sitratta di in un triangolo tra burocrati, gruppi di pressionee rappresentanti (triangolo di ferro) che determina lescelte, laddove i cittadini non hanno sufficientiinformazioni o forza per opporsi: Benefici concentrati eCosti diffusi.

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La crescita della spesa pubblica

Molti dei problemi relativi alle decisioni politiche sono sorte conl’estensione del ruolo e del peso dello Stato nell’economia.

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La crescita della spesa pubblica

La crescita della spesa pubblica è stata spiegata in più modi nonnecessariamente alternativi. La prima è che la spesa pubblica è espressionedelle preferenze dei cittadini. Supponiamo che la domanda di beni e servizipubblici (G) del votante mediano sia funzione del Prezzo relativo dei beni edei servizi pubblici (P) e del Reddito (I)

G = f (P, I )

I modi in cui una simile funzione di domanda di beni pubblici G porta a unincremento delle percentuali di reddito devolute al settore pubblico sonomolti.

1. L’elasticità della domanda rispetto al reddito è maggiore di 1 ovvero che,all’aumentare del reddito di una certa percentuale, la quantità di beni eservizi pubblici domandati aumenta di una percentuale maggiore.

1. L’incremento della percentuale di risorse gestite dal settore pubblico puòverificarsi se l’elasticità della domanda rispetto al prezzo di G è minore di1 e P aumenta nel tempo.

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La crescita della spesa pubblica

Nell’approccio marxista l’aumento della spesapubblica è intrinseco al sistema politico: il settoreprivato tende alla sovrapproduzione e lo Stato,controllato dai capitalisti, aumenta la spesa perassorbire questa produzione. Questo avviene in genereaumentando sia le spese militari sia la spesa per iservizi sociali. Quest’ultima componente servirebbeanche per controllare il malcontento della classeoperaia. Si sostiene, inoltre, che l’aumento della spesanon sia sostenibile finanziariamente e che lo Statocapitalista sia destinato a crollare.

Connessione tra sistema economico e sistema politico

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La crescita della spesa pubblica

In antitesi alle teorie che spiegano l’incrementodell’intervento statale come fatto inevitabile, vi sonoquelle che considerano il fenomeno unaconseguenza di eventi fortuiti. In periodi “normali” laspesa pubblica cresce solo moderatamente, mapossono verificarsi eventi esterni, come per esempiola guerra, che richiedono livelli di spesa pubblicamaggiori e nuovi metodi di finanziamento. Al terminedella crisi, però, la spesa pubblica si mantiene alnuovo livello per inerzia.

Peacock e Wiseman hanno spiegato così l’evoluzionedella spesa pubblica e hanno definito questofenomeno effetto spiazzamento.

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La crescita della spesa pubblica

Infine, si sostiene che la spesa pubblica aumenti perché gli individuia basso reddito ricorrono al sistema politico affinché il redditovenga ridistribuito a loro favore: i politici ottengono i voti di chi haun reddito pari o inferiore a quello mediano offrendo benefici cheimpongono un costo netto a coloro i cui redditi sono superiori a quellomediano. Finché il reddito medio supera quello mediano, i politicisono incentivati ad aumentare il grado di ridistribuzione del redditooperato dallo Stato.

Questa teoria ha un limite, in quanto non considera i metodi utilizzatidallo Stato per ridistribuire il reddito. Se fosse corretta, la maggiorparte dei trasferimenti di reddito dovrebbe essere diretta ai menoabbienti e dovrebbe assumere una forma che massimizzi il lorobenessere, cioè, dovrebbe trattarsi di trasferimenti diretti in contanti.Invece, l’impatto dell’intervento pubblico sulla distribuzione delreddito non è chiaro e può accadere che la spesa pubblica favoriscale classi di reddito medio-alto.

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La crescita della spesa pubblica

Esiste infatti un’altra teoria sul ruolo dello Stato nellaridistribuzione del reddito: Stigler (1970) sostiene che«La spesa pubblica ha come principale beneficiario laclasse media ed è finanziata dalle imposte inmassima parte a carico di poveri e ricchi».

Questi punti di vista necessariamente non siescludono a vicenda, perché i programmi ditrasferimento a favore di classi di reddito diversepossono senz’altro coesistere, e il nocciolo dellaquestione è ciò che li accomuna: le coalizionipolitiche, i gruppi di interesse e i burocrati si votano iprogrammi a vicenda, aumentandone sempre più ledimensioni.

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Tenere sotto controllo la Spesa Pubblica

Tenere il Bilancio sotto controllo non è un problema per chi è convinto chele scelte fiscali del settore pubblico rispondano ai bisogni dell’elettoremediano, mentre lo è per chi percepisce il crescente intervento statalecome sintomo di debolezza e/o di spiazzamento dell’economia.

Sul ruolo dello Stato si distinguono due posizioni. Secondo alcuni unaquota rilevante delle spesa pubblica non è controllabile o almeno è rigida(impegni già assunti, diritti acquisiti, ect..). Secondo altri i programmipubblici possono essere ridotti e il problema è delle istituzioni pubblicheche gestiscono tali programmi.

Ecco alcuni rimedi:a) Cambiare gli incentivi alla burocrazia (legare il salario ai risultati oesternalizzare i servizi, privatizzare)b) Cambiare il processo di determinazione del Bilancio (creare vincoli olimitazioni – vincoli costituzionali al pareggio di Bilancio). Spesso peròmolte variabili macroeconomiche sono incerte ex-ante e quindi il pareggionon è facile assicurarlo vista l’evoluzioni di grandezze economicheesogene.

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La ridistribuzione del reddito:aspetti teorici

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E’ questione di cui si devonooccupare gli economisti?

La prima questione da affrontare è se la distribuzione del redditorientri nella sfera di competenza degli economisti, dal momentoche non esiste un’opinione generalmente condivisasull’argomento.

La risposta al quesito su quale dovrebbe essere la “giusta”distribuzione del reddito richiede giudizi di valore, sui quali non sipuò trovare un accordo in base a un metodo “scientifico”.Pertanto, alcuni sostengono che, poiché il dibattito sullequestioni riguardanti la distribuzione del reddito non si puòcondurre secondo i criteri di oggettività che caratterizzanol’economia come scienza, gli economisti dovrebbero limitarsi adanalizzare i problemi sociali esclusivamente in termini diefficienza (Kristol, 1980).

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E’ questione di cui si devonooccupare gli economisti?

Questo approccio ha due limiti: La teoria dell’economia del benessere dimostra che

l’efficienza, da sola, non è sufficiente per valutare unadata allocazione delle risorse. Quando si confrontanoallocazioni alternative delle risorse devono essere presiin considerazione criteri diversi dall’efficienza. E’possibile sostenere che la discriminante sia l’efficienza,ma questo è già di per sé un giudizio di valore.

I politici sono interessati alle implicazioni in termini didistribuzione del reddito delle loro decisioni. Se glieconomisti eludono la questione, i politici finirebberoper sottovalutare gli aspetti relativi all’efficienza,decidendo solo in base a criteri di “equità” distributiva.

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Cause dell’ineguaglianza del reddito da lavoro

Intelligenza Applicazione Salute Istruzione Decisioni di matrimonio Discriminazioni di sesso o razza Previdenza sociale Fortuna Molti economisti sostengono che oggi le principali

differenze salariali sono dovute alle innovazionitecnologiche e all’incremento del rendimentodell’istruzione con un gap tra professioni di altoprofilo e professioni di basso profilo.

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L’interpretazione dei dati sulla disuguaglianza

Quale variabile economica (reddito o consumo) è più adatta a rappresentare il benessere degli individui? Il consumo non è soggetto alle fluttuazioni di breve periodo del reddito ed è anche meno

influenzato dal ciclo di vita. E’ più stabile del reddito. Il consumo riflette non solo le concrete opportunità di spesa ma anche le preferenze. La scelta tra consumo e reddito dipende anche dalla disponibilità dei dati Se si considera il reddito lordo non si tiene conto degli effetti redistributivi delle imposte Il reddito censito non include i trasferimenti in natura (sovrastima) Il reddito viene misurato su base annua (sovrastima dovuta all’eterogeneità demografica

Quale unità di analisi (famiglia o individuo) è più appropriata? La famiglia è preferibile in quanto punto di riferimento del benessere individuale; il

riferimento al singolo individuo comporterebbe l’attribuzione di reddito a nullo a soggetti (casalinghe, bambini) che godono di benessere a livello familiare.

Definire l’aggregato famiglia

Quali criteri consentono di rendere omogenei i confronti tra famiglie con diverse caratteristiche socio-demografiche? La scala di equivalenza è un insieme di coefficienti che consente di confrontare il

benessere di famiglie non omogenee (componenti, figli minori, portatori handicap). In Italia è utilizzato l’ISE (Indicatore della Situazione Economica)

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Misure di disuguaglianza

Una delle più antiche misure di disuguaglianza è lacurva di Lorenz che individua la quota del redditototale posseduta da frazioni (decili) cumulate dellapopolazione, ordinata per livelli non decrescenti direddito. Se i redditi sono distribuiti in parti uguali la curva di

Lorenz coincide con la retta di equiripartizione;all’opposto, se tutto il reddito è posseduto da un soloindividuo la curva di Lorenz assume un andamento adangolo retto, coincidente con l’asse orizzontale.

La curva di Lorenz rappresenta un ordinamentoincompleto: se due curve si intersecano non si può direquale delle due rappresenti una distribuzione più omeno diseguale.

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Curva di Lorenz L'area compresa tra la curva così definita e

la retta di equidistribuzione (la retta a 45°) èdetta area di concentrazione e può essereutilizzata come base per la definizione diappositi rapporti di concentrazione, di cui l'indicedi Gini costituisce un esempio. Maggiore infatti èla concentrazione osservata, maggiore sarà talearea.

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Indice di Gini

Per ottenere un ordinamento completo tradistribuzioni in termini di maggiore o minoredisuguaglianza si fa ricorso a indici sintetici.

L’indice di Gini misura la disuguaglianza diuna distribuzione e ha valori tra 0(equidistribuzione) e 1 (massimadisuguaglianza).

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La povertà: definizioni e misura

La misura della povertà presuppone l’identificazione dei poveri. Il riconoscimento di tale condizione si basa sulla fissazione di una linea

della povertà, cioè una linea di demarcazione tra chi è povero e chi non lo è.

Come si definisce la povertà? Povertà relativa: si misurano le risorse economiche di ognuno in

relazione a quelle possedute dagli altri. La soglia di povertà è fissatain relazione ad un indice di posizione (media o mediana) delladistribuzione dei consumi o dei redditi familiari. Il concetto di povertàrelativa può confondersi con la nozione di disuguaglianza.

Povertà assoluta: si basa sull’individuazione di un paniere di beni eservizi essenziali che garantisce il soddisfacimento di bisogni minimi.Il valore del paniere individua la linea della povertà assoluta. Lanozione di povertà assoluta è utilizzata dagli organismi internazionali,possiede un carattere di oggettività e non è influenzata dal cicloeconomico.

E’ difficile definire in modo non ambiguo nelle società industrializzate ilconcetto di sussistenza.

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Diseguaglianza in Europa

1. Periodo: 2001 — 20112. Indicatore: Rapporto tra quinti di reddito tra

il 20% più ricco e il 20% più povero3. Nel periodo la diseguaglianza è cresciuta in

generale in Europa e in particolare nei Paesi dell’Est, Grecia, Spagna, Danimarca e Italia.

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Povertà relativa in paesiOECD

Periodo: 2006 Indicatore:

Percentuale del reddito mediano Otto paesi OECD hanno più del 20% della

popolazione che ha meno del 60% delreddito mediano: Australia, Grecia, Irlanda,Italia, Portogallo, Spagna, UK, USA.

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La diffusione della povertà,OECD

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Diseguaglianza in Italia1. Ripartizione geografica: nel Sud il 34% delle

famiglie è nel primo quintile di cui il 18,7% nel primodecile mentre nell’ultimo decile di quasi il 27% dellefamiglie è residente al Centro-Nord

2. Età: La concentrazione nel primo decile dellefamiglie il cui capo famiglia ha meno di 44 e laconcentrazione nell’ultimo decile delle famiglie concapo famiglia compreso tra i 45 e i 65.

3. Composizione familiare: i nuclei familiari con 5+figli sono collocati nel quinto decile delladistribuzione (13,9%) o addirittura nell’ultimo decile(13,9%) a conferma che le famiglie numerose hannoredditi più elevati. Al contrario i singol sono per il22% nel primo decile.

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Analisi positiva

L’analisi positiva studia in quale direzione e misura lafinanza pubblica modifica la distribuzione dei redditi operata dalmercato

La distribuzione dei redditi è determinata dalla combinazione di dueelementi: La disponibilità individuale dei fattori, il capitale umano e il capitale

materiale; I prezzi unitari che gli individui riescono ad ottenere per la vendita

dei servizi del loro capitale.

La distribuzione del capitale materiale è determinata dalle condizionifamiliari e sociali; la capacità di lavoro di un individuo dipende dallesue doti innate, dalle capacità acquisite con l’istruzione (e con leprestazioni sanitarie) e dalle sue preferenze

Le remunerazioni unitarie dei fattori produttivi in un mercato nonconcorrenziale non dipendono solo dalla produttività marginale maanche da fattori quali sesso, età, condizione sociale.

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Politiche correttive

Per correggere la distribuzione si può intervenire siasulla proprietà dei fattori che sulla remunerazione dei fattori

Gli interventi sul capitale materiale si esplicano attraverso leimposte sui patrimoni, quelli sul capitaleumano prevalentemente con la spesa per l’istruzione e lasanità.

Gli interventi sulla remunerazione dei fattori avvengono conle imposte progressive e mediante trasferimenti (peresempio con assegni familiari, sussidi di disoccupazione).

Lo "stato assistenziale” attenua le conseguenze delladistribuzione diseguale ma non ne rimuove le cause, tranneche con gli interventi a favore del capitale umano.

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Analisi Normativa

L’analisi normativa esamina i criteri pervalutare la distribuzione dei redditiesistente in termini di equità e qualiinterventi redistributivi adottare.

Diverse formulazioni della funzione dibenessere sociale.

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La funzione del benessere sociale utilitaristica

L’economia del benessere assume che il benessere dellasocietà dipenda dal benessere degli individui che lacompongono. Formalmente, se una società è composta da nindividui e l’utilità dell’i-esimo individuo è Ui con i = 1, …, n, ilbenessere sociale, W, sarà una funzione (·) delle utilitàindividuali: W = F (U1, U2, …, Un).

L’Equazione sopra riportata viene talvolta chiamata funzionedel benessere sociale utilitaristica, in quanto viene messa inrelazione con le teorie dei filosofi utilitaristi del XIX secolo. Dataquesta funzione del benessere sociale, una variazione di unaqualunque Ui accresce W: qualunque cambiamento migliori lacondizione di un individuo, senza peggiorare quella di un altro,accresce il benessere sociale.

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La funzione del benessere sociale utilitaristica additiva

Qual è la posizione degli utilitaristi in relazione alla ridistribuzionedel reddito da parte dello Stato? Il reddito va ridistribuito acondizione che W aumenti.

Per capire meglio, consideriamo un caso particolare dell’equazionesopra illustrata, ossia una funzione del benessere socialeadditiva:

W = U1 + U2, + … + Un

Se l’obiettivo dello Stato è quello di massimizzare il valore di W, puòottenere questo risultato aumentando le risorse di uno qualsiasidegli individui coinvolti, non necessariamente del più povero. Perquesto si dice anche che la funzione del benessere socialeutilitaristica addittiva è neutrale da un punto di vistadistributivo.

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La funzione del benessere sociale utilitaristica additiva

Nel grafico sonorappresentate le utilità didue soggetti Pietro ePaolo. Le allocazioni diA, B e C si equivalgonononostante in A e C leutilità individuali non sonouguali. Sul punto Dentrambi hanno un livellodi utilità inferioremalgrado unadistribuzione equalitaria.

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Questa funzione del benessere sociale ciconsente di ottenere risultati non neutrali da unpunto di vista distributivo solo se introduciamoalcune assunzioni ulteriori. In particolare seassumiamo che:

1. tutti gli individui abbiano funzioni di utilitàidentiche che dipendono soltanto dal lororeddito;

2. queste funzioni di utilità presentino un’utilitàmarginale del reddito decrescente, ossia manmano che il reddito di un individuo aumenta, ilsuo benessere cresce, ma in misura sempreminore;

3. la quantità totale del reddito disponibile siafissa

Allora la distribuzione che massimizza W èquella che assegna a ciascun individuo unaquota eguale di risorse.

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Distribuzione ottimale del reddito La distanza OO’ è la quantità

di reddito totale disponibile. Leutilità marginali di reddito sonomisurate dalle assi verticali esono uguali ed entrambedecrescenti nonché speculari.All’inizio la distribuzione delreddito è Oa e O’a. Se avvieneuna redistribuzione dal piùricco al più povero l’area diutilità del più povero aumentadi abfe che è maggiore dellariduzione di utilità del più riccoabdc. L’area in grigio cefdrappresenta la crescitadell’utilità dovuta allaredistribuzione. Il benesseresociale raggiungere il massimovalore nel punto l* in presenzadi redditi uguali.

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Critiche

1. E’ impossibile stabilire se persone diverse hanno funzioni diutilità uguali1.1. L’utilità non è misurabile1.2. Le capacità di consumo sono differenziate1.3. Potrebbe trattarsi di una posizione etica

2. L’utilità marginale del reddito non è necessariamentedecrescente2.1. Se è costante e uguale, la redistribuzione non comportamiglioramenti

3. Produzione e distribuzione non sono separabili3.1. Le scelte di lavoro sono influenzate da sussidi e imposte3.2. Trade-off tra efficienza ed equità

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Il criterio del maxmin

Un criterio alternativo di giustizia distributiva è quello utilizzato daRawls il quale assume che gli individui nella situazione iniziale, quandocioè sono avvolti da un “velo di ignoranza” e non sanno quale sarà illoro status sociale, manifestino avversione al rischio infinito e scelganouna funzione del benessere sociale basata sul criterio del maximin, inquanto rappresenta una forma di assicurazione contro gli esiti piùdisastrosi. In altre parole gli individui temendo di finire tra i ceti piùdeboli sono favorevoli all’intervento dello Stato a favore dei più poveri.

Il criterio del maxmin, è rappresentato dalla seguente funzione:

W = minimo (U1, U2, …, Un)

In questo caso, il benessere della società dipende unicamentedall’utilità dell’individuo che sta peggio di tutti. Si parla di criterio delmaxmin (massiminimo) perché la collettività ha come obiettivo lamassimizzazione dell’utilità dell’individuo con il minimo livello di utilità.Questo criterio è stato introdotto dal filosofo Rawls nel suo librointitolato The Theory of Justice.

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Il criterio del maxmin Il passaggio da A a B non

aumenta il benesserecollettivo proprio perché inB aumenta quello di Pietroma rimane invariato quellodi Paolo che è il soggettocon la utilità inferiore. Ilmiglioramento si ha solo daA a C con una variazionedell’utilità di Paolo e non diPietro. Tutto ciò implica chebisogna perseguire la equadistribuzione del redditoaccettando però quelledisparità che servono adaccrescere l’utilità dellepersone che stanno peggio.

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Redistribuzione Pareto-efficiente

La redistribuzione di stampo utilitarista o secondo il criterio del maximinnon comporta un miglioramento paretiano.

Un tentativo di rendere compatibile la redistribuzione con l'ottimalitàparetiana è basato sulla interdipendenza delle funzioni di utilità(Hochman / Rodgers).L’utilità delle persone ricche non dipende solo dalloro reddito ma anche dal reddito dei più poveri. Una redistribuzione delreddito può comportare un miglioramento paretiano.

Il problema della redistribuzione è riconducibile al concetto di esternalità.L’utilità delle persone ricche può dipendere anche dal fatto che i piùpoveri consumino specifici servizi (redistribuzione in natura)

La redistribuzione può essere considerata un bene pubblico: il livello didisuguaglianza all’interno della società influisce sull’utilità di tutti icittadini ma è necessaria la coercizione dello Stato per imporre laredistribuzione.

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Come redistribuire?

Lo Stato può effettuare interventiredistributivi sia attraverso politichedi spesa che attraverso lostrumento tributario.

Analizziamo le politiche di spesanella redistribuzione del reddito(welfare state).

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Beni pubblici e distribuzione del reddito

Una buona parte della spesa pubblica è destinata alfinanziamento di beni pubblici, ossia a quei beni che possonoessere consumati contemporaneamente da più di una persona.Come noto, in questo caso i consumatori non sono incentivati arivelare quanto valutano i beni pubblici, ma se nonconosciamo il valore attribuito a questi beni, comepossiamo stabilirne l’effetto sulla distribuzione del reddito?In termini monetari, di quanto è aumentato il reddito di ciascunafamiglia? Tutte le famiglie ne hanno tratto beneficio in ugualmisura? Se non è così, i poveri ne hanno tratto minor beneficiodei ricchi, o viceversa?

Dare una risposta definitiva a questi interrogativi è praticamenteimpossibile.

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Trasferimenti in natura vs.trasferimenti monetari

Spesso si pensa che i trasferimenti in natura sianoprogrammi rivolti agli individui dal reddito più basso e sipensa esclusivamente all’edilizia popolare e allepensioni sociali. Tuttavia, anche le persone delle classimedio-alte traggono vantaggio dai trasferimenti innatura: l’istruzione e l’assistenza sanitaria pubblicasono i due esempi più evidenti.

A differenza dei beni pubblici puri, istruzione e sanitàsono beni consumati in diversa misura dai diversiindividui e stimarne il valore per i diretti destinatari èdifficile; così come non è semplice stabilire se sianopiù opportuni trasferimenti in denaro o in natura.Certo è che l’effetto dei trasferimenti in natura e indenaro è diverso a seconda delle preferenzeindividuali.

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Trasferimenti in natura vs.trasferimenti monetari

Nel caso specifico il consumatore,nell’ambito del proprio vincolo dibilancio AB, riceve un sussidio di 300 €che ripartisce tra il consumo di un bene– formaggio e altri beni. Prima delsussidio il consumatore massimizza lasua utilità sul punto E1 con 260 unità dialtri beni e 20 Kg formaggi. Con ilsussidio in natura (formaggio gratuito) ilconsumatore avrà un nuovo vincolo dibilancio AFD e consumerà 60 Kg diformaggio e il reddito residuo in 300unità di altri beni. In alternativa lo Statofornirà un sussidio monetario pari alvalore di 60 Kg pari a 120€ (2€/Kg). Inquesto secondo caso. Il nuovo vincolodi bilancio sarà HD e il consumatoreconsumerà 40Kg di formaggio e 340unità di altri beni. Vista la curva diindifferenza il trasferimento in denaromigliora di più il benessere delconsumatore.

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Trasferimenti in natura vs.trasferimenti monetari

A seconda delle curve diindifferenza al contrario iltrasferimento in natura inquesto caso migliora di piùil benessere delconsumatore.

Nelle analisi condotterisulta spesso piùconveniente iltrasferimento in naturarispetto a quello monetarioanche per evitare chequalcuno benefici di untrasferimento monetariosenza averne diritto.

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I sistemi e le politiche di Welfare State

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Le origini del Welfare State

Storicamente, si individuano 3 forme di sicurezza sociale:

- Mutuo soccorso di corporazioni e gilde (società di muto soccorso volontarie)

- Obbligo alla tutela dei datori di lavoro in epoca feudale

- Pubblica assistenza ai poveri tra 1500-1600

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Le caratteristiche del Welfare State

Caratteristiche dei sistemi moderni di assicurazionesociale:

Sistemi regolati da ordinamenti nazionali; Le prestazioni erogate a garanzia del reddito

coprono rischi standard quali: infortuni sul lavoro,malattie, invalidità, vecchiaia, morte odisoccupazione dell’assicurato;

Non si applicano a singole categorie professionali,ma dipendono da criteri più generali di reddito ostatus occupazionale, che consentono la coperturadi più ampie fasce di popolazione;

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Le caratteristiche del Welfare State

Sono di natura obbligatoria, cioè impongonol’assicurazione a determinati gruppi, oppureprevedono l’obbligo per lo Stato di finanziare iprogrammi volontari

Oltre agli assicurati, partecipano alfinanziamento lo Stato e/o i datori di lavoro

Riconoscono un diritto soggettivo individualealle prestazioni e la loro fruizione non comportaalcuna discriminazione sociale o politica[Alber 1986]

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Le caratteristiche del Welfare State

Primo passo: introduzione dell’assicurazione obbligatoria (tutti i paesi europei, tra il 1880 e il 1915)

Primo schema obbligatorio: infortuni Secondo schema: malattie Terzo schema: vecchiaia/invalidità Quarto schema: disoccupazione

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Le caratteristiche del Welfare State

Fattori contestuali: risposta a problemi “funzionali” emersi dal processo dimodernizzazione

Fattori specifici: mobilitazione dei lavoratori (nascita dei primi partitisocialisti)

Caratteristiche delle società che vedono l’avvio del Welfare State:- Aggravamento dei problemi di sicurezza a seguito di crescita demografica,

urbanizzazione, industrializzazione- Ridefinizione delle situazioni di emergenza come problema sociale a seguito

del processo di laicizzazione e della diffusione dei moderni mezzi dicomunicazione

- Politicizzazione dei problemi sociali con l’affermarsi del ruolo dello Statonazionale e con la mobilitazione sindacale nella politica dei lavoratori

- Crescita dei poteri statali a seguito della razionalizzazionedell’amministrazione statale attraverso il riordino delle finanze pubbliche el’istituzionalizzazione delle statistiche ufficiali

- Assenza di conflitti bellici per un periodo prolungato.

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Le caratteristiche del Welfare State

I primi programma di assicurazione socialepossono essere distinti rispetto a 5 dimensioni:

- Penetrazione statale;- Estensione delle fasce assistite;- Generosità delle quote erogate;- Grado di redistribuzione (orizzontale o

verticale);- Controlli disciplinari sugli assistiti.

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Le caratteristiche del Welfare State

Fase di consolidamento del Welfare State (periodotra le 2 guerre): da assicurazione dei lavoratori adassicurazione sociale.

Gli schemi di protezione sociale si estendono dailavoratori dipendenti ad altri segmenti dipopolazione. Esempi:

- Malattie: prestazioni mediche anche per congiuntidell’assicurato e per pensionati

- Vecchiaia: estesa ai lavoratori autonomi;assicurazione pensionistica estesa ai superstiti

- Disoccupazione: tutela estesa a quasi tutti i paesiEuropei

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Le caratteristiche del Welfare State

Inghilterra: PIANO BEVERIDGE“dalla culla alla tomba”

Universalità dell’assistenza pubblica Servizi sociali come diritto per tutti i cittadini Copertura sanitaria universale (1948: National

Health Service)

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Le caratteristiche del Welfare State

Fase dell’espansione (1945-1975)

1. Incremento del volume delle prestazioni diwelfare (grazie a boom economico)

2. Maggiore competizione elettorale (la“questione sociale” diventa centralenell’agenda politica)

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Le caratteristiche del Welfare State

→ modello UNIVERSALISTICO (Beveridge): universalità della copertura; prestazioni egualitarie; finanziamento principalmente dal gettito fiscale

→ modello OCCUPAZIONALE (Bismarck): copertura graduale, colmando i “vuoti” dello schema di assicurazione sociale; pluralità di schemi professionali, con regole e prestazioni differenziate, finanziato con contributi sociali

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Le caratteristiche del Welfare State

Ancora oggi, il “modello Beveridge” èprevalentemente seguito da Inghilterra,Irlanda, Danimarca, Svezia, Finlandia, dovepredomina una forma di finanziamentoattraverso il gettito fiscale.

Il “modello Bismarck”, che adotta come basefinanziaria i contributi, si riscontra negli altripaesi della UE.

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Le caratteristiche del Welfare State

Tuttavia… «a partire dalla metà degli anni Settanta, il Welfare State è entrato in una lunga e travagliata

crisi, originata dalla crescente inadeguatezza delle “vecchie”

soluzioni a fronte di “nuovi” problemi»

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Spese in protezione sociale nei Paesi UE (2005-2010)

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Tipologie di Spese in protezione sociale nell’UE (2010)

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La spesa sanitaria

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La spesa sanitaria e gli interventi in caso di disoccupazione

Una delle voci più importanti della spesa pubblica in Europa è la spesa per laprotezione sociale (in rapporto al PIL nel 2010 era pari al 28,2 % per l’Europa a 27).Si tratta anche della voce di spesa maggiormente discussa nel corso degli ultimianni e provvedimenti per il suo contenimento sono stati adottati da un po’ tutti gliStati.

In Italia il rapporto spesa sociale-PIL è in linea con la media europea (28,6%) e ladifferenza principale con gli altri Paesi è il peso degli interventi a protezionedella vecchiaia, ossia la spesa previdenziale (che conta per oltre il 50%, contro un40% della media europea).

Elemento comune a eventi come malattia e disoccupazione è l’incertezza: leimprese di assicurazione vendono polizze a protezione. Come mai per la malattia ela disoccupazione prevale però l’intervento pubblico? E’ quanto cercheremo dicapire.

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Le diverse prestazioni di protezione sociale in Europa

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Le ragioni dell’intervento pubblico in sanità

Come già ricordato, i servizi sanitari non sonobeni pubblici puri, in quanto escludibili e rivali.

A proposito dell’intervento pubblico nella sanitàè utile distinguere tra motivazioni di efficienza emotivazioni di equità.

Nel primo caso si tratta di correggere unfallimento del mercato, nel secondo caso diinterventi sulla distribuzione delle risorsefinalizzati ad assicurare alcuni diritti allapersona.

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Servizi sanitari e mercati assicurativi

Per cogliere alcune delle peculiarità del mercatodell’assistenza sanitaria è essenziale capire il ruolo che inquesto settore possono svolgere le assicurazioni.

L’assicurazione è la soluzione privata all’assistenza sanitariae funziona in questo modo:

• l’acquirente versa una somma di denaro, che prende il nomedi premio assicurativo, alla compagnia di assicurazione;

• la compagnia di assicurazione accetta di erogare unasomma di denaro all’assicurato qualora dovesse verificarsi unevento sfavorevole che interessa la sua salute, come nelcaso di una malattia.

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Perché si sottoscrivono contratti di assicurazione? Il valore atteso

Consideriamo il caso di Emilia, che ha un reddito annuo di 50 000 euro;supponiamo che vi sia una possibilità su 10 che si ammali in un datoanno e che il costo della malattia (in termini di spese mediche e tempoperso al lavoro) ammonti a 30 000 euro.

Per valutare le opzioni di Emilia, dobbiamo capire il concetto statistico divalore atteso, ossia la somma che un individuo può aspettarsi diricevere “in media” quando si trova di fronte a esiti incerti.

Dal punto di vista algebrico, in caso di 2 esiti (salute e malattia),

Valore atteso (VA) = (probabilità dell’esito 1 x indennizzo nell’esito 1) ++ (probabilità dell’esito 2 x indennizzo nell’esito 2)\

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Le due opzioni di Emilia

VA (opzione 1) = (9/10)(€50.000) + (1 /10)(€20.000) = € 47.000Qualora non voglia correre il rischio di vedere ridotto le sue entrate a 20.000 € puòdecidere di sottoscrivere una assicurazione con un premio.

Premio equo: somma che copre il rimborso atteso delle spese (+ margini per l’impresa). Senza margini: (9/10 x0) + (1/10 x 30.000€) = 3.000€

Nell’opzione 2 l’assicurato pagherà un premio di 3.000 € sia che si ammala sia che non siammali. Se non si ammala il suo reddito è 47.000 € se si ammala la sua perdita saràsopportata dall’assicurazione e il suo reddito sarà sempre di 47.000 €

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Perché si acquistano assicurazioni?

Perché Emilia preferisce l’opzione 2 (di assicurarsi) che le fornisce lo stesso reddito macon certezza? Vediamo la FUNZIONE DI UTILITA’ – Utilità marginali decrescenti.Ua

E = (9/10)U(€50.000) + (1/10)U(€20.000). Graficamente ciò corrisponde a spostarsi del90% in alto da UA a UB lungo l’asse verticale in C, con UC se non si assicura, a cuipreferisce il punto D, che raggiunge se si assicura con UD > UC. Quindi: stesso valoreatteso ma diversa utilità attesa.

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Perché si acquistano assicurazioni con premi più alti di quelli equi ?

Ipotizziamo che l’impresa assicuratrice richieda un premio di 4.000€ > 3.000€ (premio equo). Ladecisione se non assicurasi (fig. qui sotto) o assicurasi (fig. seguente) dipende dall’avversioneal rischio (forma della FUNZIONE DI UTILITA’).Il punto E corrisponde alla circostanza in cui Emilia riceve 46.500 euro con certezza, circostanzache si raggiunge se si assicura fino a pagare un premio pari a 3.500 euro. Pertanto è disposta apagare fino a 3.500 euro per assicurarsi. Se la compagnia chiede 4.000 euro Emilia non siassicurerà.

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……dipende tutto dall’avversione al rischio

Maggiore curvatura dellaFunzione di Utilità significamaggiore diminuzionedell’U del reddito e quindimaggiore disponibilità apagare per assicurarsicontro la perdita (MaggioreAvversione al rischio). Inquesto caso Emilia èdisponibile a pagare fino a10.000 € (la differenza tra50.000 € e 40.000 €).

Differenza tra quantorichiesto dall’assicurazionee premio equo = quota diricarico.

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Ma torniamo alla nostra domanda iniziale: che cosa ha di speciale questo mercato? Dopotutto, dato che esiste un incentivo a

fornire assicurazioni sanitarie (in un mercato concorrenziale, le quote di

ricarico consentono agli assicuratori di ottenere un profitto normale), perché c’è

bisogno di un intervento da parte del settore pubblico?

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Uno dei limiti del mercato assicurativo

Uno dei limiti del mercato assicurativo nasce da unfallimento di mercato a cui abbiamo già accennato, ossial’informazione asimmetrica, che si produce quando unadelle parti coinvolte in una transazione dispone diinformazioni che l’altra non possiede.

Vediamo le implicazioni delle presenza di assicurati condiversa rischiosità (figura successiva).

L’impossibilità di selezionare gli assicurati con diversogrado di rischio (applicando premi proporzionali al rischio)induce l’assicurazione a tutelarsi applicando a tutti unpremio corrispondente al rischio medio, il chescoraggerebbe gli assicurati più virtuosi.

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Informazione asimmetrica

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La selezione avversa

La selezione avversa si verifica quando un assicuratorestabilisce un premio sulla base del rischio medio di unapopolazione, ma gli individui con rischio basso nonacquistano la polizza assicurativa, con la conseguenza chel’assicuratore perde denaro.

Ma non è tutto: se le persone in buona salute decidono dinon acquistare l’assicurazione, il premio medio praticatodall’assicurazione non è più sufficiente per recuperare gliindennizzi attesi per le restanti persone; dovrà quindi perforza innalzare il premio.

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La selezione avversa

In breve, se una compagnia assicurativa è in possesso di unaquantità minore di informazioni circa i rischi di malattia dei suoiclienti rispetto ai clienti stessi, qualsiasi premio stabilito percoprire il livello di rischio medio potrebbe indurre le persone conrischio più basso ad abbandonarla.

Gli individui che avrebbero potuto beneficiare dell’assicurazione aun premio equo scelgono di non sottoscrivere l’assicurazione el’intero mercato potrebbe smettere di funzionare. Questofenomeno viene talvolta descritto con l’espressione piuttostocolorita di spirale della morte.

Tuttavia, l’esistenza di persone con (anche forte) avversione alrischio può non determinare tale effetto: sopravvivenza delmercato assicurativo privato, seppure con funzionamento nonottimale.

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Come limitare gli effetti della selezione avversa

Nel contesto delle assicurazioni sanitarie, le assicurazionipossono selezionare i loro clienti e far pagare loro premidiversi sulla base dei profili di rischio, una pratica nota con iltermine experience rating.

Tuttavia, il miglioramento dell’efficienza che si ottiene se siricercano informazioni migliori può avere serie implicazionidal punto di vista equitativo.

Infatti, coloro che sono geneticamente predisposti per certemalattie dovrebbero pagare molto di più per ottenereun’assicurazione, mentre probabilmente chi soffre dipatologie croniche non verrebbe coperto da nessunaassicurazione.

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In questo caso l’intervento dell’operatore pubblico è l’unicapossibile modalità di correzione di questo fallimento del mercato,perché può risolvere il problema o fornendo una coperturaassicurativa sanitaria per l’intera popolazione (o per una parte diessa) o rendendo la sottoscrizione obbligatoria e stabilendo deipremi uniformi.

In alternativa, i datori di lavoro potrebbero applicare premiuniformi a dipendenti con rischi difformi (community rating), cherisulta inefficiente (chi ha basso profilo di rischio sovvenziona chilo ha alto), ma elimina le iniquità associate alla selezione deiclienti sulla base del profilo di rischio.

Ruolo dello Stato potrebbe essere un equilibrio tra riduzionedell’inefficienza da selezione avversa e soluzione dei profili diequità derivanti dal fare pagare medesimo premio a persone condiverso profilo di rischio.

Come limitare gli effetti della selezione avversa

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Assicurazione obbligatoria e azzardo morale

L’assicurazione può avere effetti distorsivi sulcomportamento individuale.

Se gli individui sanno di poter contare su una coperturaassicurativa, possono non prendere le precauzioninecessarie a evitare i rischi o chiedere più servizi sanitaridi quanti non ne chiederebbero se non fossero assicurati:è un caso di azzardo morale.

Anche in questo caso si tratta di una asimmetriainformativa che si verifica dopo che il contratto è statostipulato e che esiste in quanto il controllo sulcomportamento dell’assicurato ha sempre un costo perl’assicurazione.

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Azzardo morale e crescita della spesa sanitaria

L’azzardo morale può essere analizzato usando un modello di offerta e domanda.Equilibrio di mercato: 0M0, con spesa totale 0P0aM0. Con polizza assicurativa checopre l’80% della spesa (20% a carico del paziente), q di eq. = 0M1, con spesa delpaziente 0jhM1 e a carico dell’assicurazione jP0bh: maggiore spesa M0M1ba.

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Azzardo morale e crescita della spesa sanitaria

A causa dell’assicurazione la spesa sanitaria aumenta da 0P0aM0 a 0P0bM1

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Azzardo morale giustifica l’intervento dello Stato quale e terzo pagante?

Dalla situazione precedente scaturisce un Trade-off trariduzione delle inefficienze prodotte dalla selezioneavversa e problemi di equità legati al pagamento di prezzidifferenziati per rischio.

Lo Stato può migliorare il trade-off o eliminare del tuttol’azzardo morale?

I problemi di efficienza causati dall’azzardo moralenascono ogni qualvolta sono terzi a finanziare in parte, ocompletamente, il costo dei servizi medici. Nell’esempioprecedente, i terzi sono rappresentati da una compagniaassicurativa privata che copre l’80% del costo marginale.

Quando è lo Stato a fornire l’assicurazione, il Bilanciopubblico è il così detto “terzo pagatore”, ma l’analisidell’azzardo morale è esattamente la stessa.

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Altri problemi di informazione

Un altro aspetto critico del mercato dell’assistenza sanitaria è che gliindividui potrebbero non essere ben informati sui servizi cheacquistano: capire qual è la cura migliore per il cancro ai polmoni èun’operazione molto più complessa, per esempio, rispetto a scegliereun lettore MP3.

Al paziente non resta dunque che affidarsi all’esperienza del propriomedico. È difficile pensare a un altro mercato nel quale i consumatoridevono fidarsi così tanto dei consigli della persona che vende loro ilservizio.

Per la presenza di asimmetria informativa e di conflitto di interessi, nelmercato sanitario prevale il modello di agenzia, ove il medico èl’agente e il paziente è il principale.

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L’intervento dello Stato La mancanza di informazioni da parte dei pazienti sta alla

base di molti interventi pubblici.

Per esempio in l’Italia, come in numerosi altri paesi, chivuole esercitare la professione medica è tenuto a iscriversia un albo, che è lo strumento con cui l’autorità pubblicaverifica, e fornisce al pubblico la relativa garanzia, che chivuole esercitare abbia compiuto il percorso di studinecessario a farlo.

Tuttavia, l’esistenza di numero chiuso nelle scuole dimedicina limita l’offerta e tiene artificiosamente alti i prezzidelle prestazioni sanitarie (il che è inefficiente).

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Consumo di servizi sanitari ed esternalità

Un libero mercato per l’assicurazione sanitaria può comportaredelle inefficienze anche in assenza di informazione asimmetrica.L’acquisto di servizi medici può creare delle esternalità, siapositive sia negative.

Vaccinandosi contro l’influenza, si crea un’esternalità positiva inquanto si riduce la probabilità che anche altri vengano infettatatidalla malattia. All’opposto, l’uso eccessivo di antibiotici agevolalo svilupparsi di nuovi ceppi di batteri immuni, ciò di cui anchealtri subiranno le conseguenze negative.

Come già evidenziato, in presenza di esternalità l’interventopubblico può migliorare l’efficienza.

Tuttavia, per la maggior parte il consumo di servizi sanitari nonprovoca esternalità rilevanti.

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La sanità pubblica come intervento equo

Gli individui potrebbero non comprendere l’utilità dellacopertura assicurativa, o non essere abbastanzalungimiranti da premunirsi in tempo. Gli argomentipaternalisti suggeriscono che gli individui dovrebberoessere costretti, per il loro bene, ad acquistareun’assicurazione sanitaria.

Più in generale, chi sostiene l’intervento pubblico nellaproduzione e/o fornitura di beni sanitari conargomentazioni di tipo equitativo ritiene che il diritto allacura rientri tra i diritti di cittadinanza (v. egualitarismo deibeni à la Tobin) e che vada quindi garantito a tutti.

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Il sistema sanitario in Italia

La spesa pubblica per i servizi sanitari in Italia era pari al 14,89%della spesa sociale nel 1992, è scesa al 13,34% nel 1998 ed èstata il 13,9% nel 2011. In rapporto al PIL, è passata dal 5,77%del 1992 al 5,01% nel 1998, per superare il 6% nel 2011.

Il servizio sanitario nazionale (SSN) è stato introdotto in Italia nel1978 con la Legge n. 833. In linea con le argomentazioni di tipoequitativo a cui abbiano appena fatto cenno, e con l’articolo 32della Costituzione, che riconosce il diritto alla salute come dirittofondamentale dell’individuo e interesse per la collettività,l’obiettivo era di adottare un servizio universale, ossia diretto atutti indipendentemente dal livello di reddito, dalla condizioneoccupazionale e professionale, superando la base mutualisticadel sistema precedente.

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Il Sistema Sanitario Nazionale in Italia

3 livelli di assistenza: Servizi medici di base Servizi sanitari di secondo livello:

- ospedali- prestazioni specialistiche ambulatoriali

Servizi sanitari di terzo livelloE inoltre: Assistenza farmaceutica

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L’istituzione del servizio sanitario nazionale

Passaggio da mutue categoriali ad un’unica assicurazionenazionale

Configurazione decentrata su tre livelli: Stato, Regioni, Comuni

Stato: coordinamento, programmazione (PSN), distribuzionefinanziamenti. il Governo centrale doveva individuare gli obiettiviin un Piano sanitario nazionale, stanziare il Fondo SanitarioNazionale (FSN) sul Bilancio dello Stato e decidere come ripartirlotra le Regioni;Regioni: autonomia gestionale, ma non finanziaria;programmazione (PSR); attuazione del SSN: articolazioneorganizzativa, contabilità delle USLUSL - Unità sanitarie locali: gestione dei servizi, compresal’assistenza ospedaliera.

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- Dispute tra livelli- Difficoltà ad adottare provvedimenti- Inadempienza a livello regionale- Scarsa competenza del personale- Elevato grado di politicizzazione delle USL- Variabilità regionali- Dissesto finanze pubbliche: interventi sulle

entrate e sulle uscite

Limiti del SSN:

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La riforma del SSN A partire dai primi anni ’90 il sistema sanitario italiano è stato sottoposto

a importanti riforme. Perché? Quali sono gli aspetti maggiormentecriticati del suo funzionamento?

Guardando alle risorse assorbite dal SSN, nel 1978 (al momento dellasua istituzione) queste rappresentavano il 5,2% del PIL e nel corso diun quindicennio sono aumentate meno di un punto percentuale. Nonpotendo dire che la spesa sanitaria cresceva in maniera incontrollata, lariforma è stata invocata sia perché le risorse non sempre sono stateimpiegate in modo efficiente sia perché per poter aderire all’UnioneMonetaria Europea era comunque necessario contenere la spesapubblica.

La riforma, iniziata con i decreti legislativi n. 502/1992 e n. 517/1993 ecompletata con i decreti legislativi n. 229/1999 e n. 56/2000 e ancoracon il decreto 68/2011, è intervenuta principalmente sul sistema difinanziamento del SSN e sul modello organizzativo.

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Le modalità di finanziamento

Poiché circa l’80% dei bilanci delle Regioni italiane è rappresentatodalla spesa sanitaria, la sua modifica altro non è che una riforma delfinanziamento delle Regioni. Tale riforma è più comunemente notacome federalismo fiscale.

Le modifiche intervenute in questi anni sono state fatte sia con leggeordinaria sia intervenendo sul testo costituzionale (in particolare sulTitolo V, Parte II).

Il finanziamento del SSN adottato negli anni ’80 e primi anni ’90 inItalia è un tipico esempio di sistema che non incentiva comportamentiresponsabili da parte degli amministratori e che rende difficile unacorretta percezione dei costi dei servizi da parte dei cittadini

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Le modalità di finanziamento

Le risorse erano gestite localmente dalle USL, mentre la responsabilitàdi reperirle era degli amministratori centrali.

Da un lato, quindi, i funzionari delle USL non erano incentivati a uncontrollo rigoroso della spesa, perché l’onere politico di reperire ilfinanziamento non era a carico loro.

D’altra parte, gli stanziamenti del Fondo Sanitario Nazionale decisidagli amministratori centrali non sempre erano adeguati. Così siformavano debiti presso i fornitori e le banche che lo Stato ripianavasolo a posteriori.

Gli stanziamenti del FSN non sono mai stati adeguati perché la lorosottovalutazione permetteva ai Governi di presentare in Parlamento, epresso l’opinione pubblica, un fabbisogno delle pubblicheamministrazioni ridotto.

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“La riforma della riforma”D.Lgs 502/1992; 517/1993

Decentramento (Regionalizzazione): responsabilità passa dai Comuni alle Regioni

Aziendalizzazione: da USL ad ASL edaziende ospedaliere (AO);“competizione amministrata”

Nuovi criteri di finanziamento (dalmetodo della “spesa storica” ad unfinanziamento relativo ai risultati digestione raggiunti)

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Le modifiche della riforma del 1999 La “cooperazione amministrata”

(meno competenze alle Regioni:sistema sanitario integrato);

Esclusività del rapporto di lavoro per imedici (poi in parte annullata);

Rafforzamento dell’autonomia delleregioni;

Ruolo più incisivo ai comuni (e aldistretto) nella programmazione evalutazione dei servizi sanitari (pianiterritoriali);

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Dal 2000: regionalizzazione e federalismo fiscale

D.lgs 56/2000: Federalismo fiscale(abolizione di tutti i trasferimenti afavore delle regioni a statutoordinario)

Dal 2000 Patto di stabilità interno Riforma del Titolo V della Costituzione

(per la sanità: legislazioneconcorrente fra Stato e Regioni)

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Le nuove modalità di finanziamento

Nel biennio 1999-2000 è stato abolito il FSN ed è stato stabilito che leRegioni siano finanziate con:

i tributi propri, ovvero l’IRAP (imposta regionale sulle attivitàproduttive) e l’addizionale all’IRPEF (imposta sul reddito dellepersone fisiche) e non più con i contributi sanitari, aboliti;

una compartecipazione al gettito dell’IVA, peraltro non vincolata allaspesa sanitaria, inizialmente prevista nel 25,7% (ma di fatto moltomaggiore), prevedendo di abbandonare completamente in 13 anni ilcriterio della spesa storica, a favore di una formula che prevedessepopolazione assistita, capacità fiscale locale, fabbisogni sanitari,dimensione territoriale.

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Il disegno del finanziamento del sistema sanitario delineato nel2000 non è stato applicato per diversi anni e, recentemente, èstato ripreso – nelle sue linee essenziali – dal decretolegislativo 68/2011.

Il decreto legislativo 68/2011 disciplina il finanziamento dellesole Regioni a Statuto Ordinario e prevede che queste abbianorisorse per finanziare la fornitura dei Livelli essenziali delleprestazioni in sanità e di alcune altre voci di spesa (comel’istruzione e il trasporto locale). Tali risorse sono quelleindicate nel 2000, ossia l’IRAP e la compartecipazione IVA. Ilfinanziamento dei livelli essenziali delle presentazioni sanitariedovrà far riferimento ai costi e fabbisogni standard.

Le nuove modalità di finanziamento

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Il fabbisogno standard è definito come “l’ammontare di risorsenecessarie ad assicurare i livelli essenziali di assistenza incondizioni di efficienza e appropriatezza”. Il costo standardammesso sarà calcolato come la media procapite pesata deicosti registrati dalle Regioni benchmark, ossia in quelle piùefficienti.

Svolgendo la somma di tutti i costi standardizzati che le Regionidevono sostenere, lo Stato dovrebbe essere in grado diverificare quanto di questa spesa può essere coperta daciascuna Regione con i tributi propri e ripartire, di conseguenza,la compartecipazione all’IVA. Le Regioni che non hannosufficiente capacità fiscale per coprire questa spesa standardsaranno destinatarie di risorse perequative.

Le nuove modalità difinanziamento

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La separazione tra chi fornisce e chi acquista le prestazioni

Dal punto di vista della gestione, è stato introdotto il principio dellaseparazione tra chi fornisce la prestazione e chi la acquista. Laseparazione di queste due fasi dovrebbe allargare gli spazi dellaconcorrenza tra fornitori (incentivando i miglioramenti in termini diefficienza), aumentare e diversificare l’offerta.

Questo obiettivo è stato perseguito sostituendo le vecchie USL con leASL, che possono fornire direttamente il servizio oppure decidere diacquistare le prestazioni da privati. Con il termine “privati” s’intendonole strutture autorizzate a operare sul territorio perché i servizi da loroofferti sono stati considerati rispondenti a criteri minimi di qualità.

Detto altrimenti, i privati, da cui le ASL possono acquistare leprestazioni, sono strutture che, in base alla normativa regionale, sonoaccreditate o in convenzione. Le prestazioni fornite dalle struttureospedaliere e da quelle private vengono pagate dalle ASL in base aiDRG (Diagnostic Related Group).

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La separazione tra chi fornisce e chi acquista le prestazioni

Con i DRG (Diagnostic Related Group, in italiano ROD), ilpagamento avviene in base alla diagnosi che viene formulata all’iniziodella cura; ogni diagnosi colloca le cure in un certo gruppo al qualecorrisponde l’importo che la struttura ha diritto a percepire. Si tratta inpratica di un sistema di classificazione delle diagnosi che inserisceciascun intervento di cura in un gruppo più ampio al quale si facorrispondere un certo ammontare di risorse e di tempo impiegatopresso la struttura che lo fornisce per assegnare il finanziamento.

Questo metodo cerca di contenere la spesa limitando la discrezionalitàdel medico ed è efficace se i DRG sono calcolati in manierasufficientemente articolata e se esiste una forma di controllo perverificare che le diagnosi non siano formulate ad hoc.

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Vantaggi e rischi del nuovo sistema

A proposito del finanziamento, il ricorso ai tributi regionali,l’abolizione del FSN e la sua sostituzione con lacompartecipazione all’IVA sono interventi che hanno richiestolunghe negoziazioni per essere applicati, hanno subìtorallentamenti nel percorso tracciato dal legislatore, ma vannosicuramente nella direzione di una maggioreresponsabilizzazione degli amministratori regionali.

Il finanziamento con risorse proprie regionali della spesasanitaria ha però un limite importante: le risorse sul territorioitaliano sono distribuite in maniera piuttosto difforme e il rischioche si corre è che la capacità di fornire servizi sanitari diventimolto differenziata tra Regioni.

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Vantaggi e rischi del nuovo sistema

Se si considera l’ampio potere legislativo attribuito alleRegioni su questa materia dalla modifica intervenuta nel2001 al Titolo V della parte Costituzione (e, in particolare,dal nuovo art. 117), sono evidenti le ragioni di chi sostieneche sia stata compromessa la natura universale del SSN.

Questa precisazione ci permette di capire meglio il sensodell’espressione Livelli Essenziali di Assistenza e ilperché delle lunghe discussioni che hanno accompagnatoin questi anni la stima del fabbisogno finanziarioregionale.

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Vantaggi e rischi del nuovo sistema

I Livelli Essenziali di Assistenza sono definiti tali in quanto necessariper rispondere ai bisogni fondamentali di tutela della salute dellapersona.

Detto altrimenti, un’interpretazione possibile della volontà dellegislatore (espressa nel d.lgvo 229/1999) è quella che si siano volutiresponsabilizzare gli amministratori regionali nel finanziamento enell’erogazione dei trattamenti eccedenti i livelli essenziali,mantenendo però tali livelli come base della stima del fabbisognofinanziario delle diverse Regioni e dell’operazione di perequazione.

La garanzia di tali livelli essenziali dovrebbe essere quindi lostrumento ideato per continuare ad assicurare a tutti i cittadini italiani ildiritto alla salute, come previsto dall’art. 32 della Costituzione,indipendentemente dalla regione di residenza.

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Vantaggi e rischi del nuovo sistema

Tra i rischi figurano:• la segmentazione del mercato o cream skimming a favore

dei privati che offrono le prestazioni più profittevoli mentregli interventi più costosi restano a carico del pubblico;

• l’incentivazione a scegliere cure inutilmente costose(peraltro contrastata dall’analisi dell’appropriatezza);

• le dimissioni precoci (con rischi per la salute e/o maggioricosti per ricoveri ripetuti) per fornire un numero sempre piùalto di prestazioni nella stessa struttura;

• il riprodursi tra Regione e Asl del disallineamento delleresponsabilità in precedenza rilevato tra Stato e Regione.

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Divari territoriali ed equità

L’obiettivo fondamentale del SSN è la promozione, ilmantenimento e il recupero della salute di tutta lapopolazione senza distinzioni di condizioni individuali osociali – il SSN, nell’ambito delle sue competenzepersegue il superamento degli squilibri territoriali nellecondizioni socio sanitarie del Paese (art. 1, L. 833/1978)

Questo principio è stato mantenuto nelle varie riforme, edeclinato in termini di livelli essenziali e uniformi diassistenza. L’esistenza di divari territoriali nelle condizionisocio-sanitarie e nella capacità di soddisfare i bisogni disalute è dunque in contrasto con l’obiettivo fondamentaledel SSN

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Spesa pro-capite per interventi e servizi sociali dei comuni singoli e associati (2003-2008)

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Spesa sanitaria pro capite

1.709

1.914

1.633

1.904

2.139

1.678 1.6381.714

1.881

1.697 1.687 1.6571.601

1.925

1.730

1.947

1.663 1.641 1.653

1.808

1.666 1.634

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

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na

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% di spesa sanitaria sul PIL

8,337,38

6,717,60 7,35

7,979,25

7,59 7,988,93 8,46 8,58

10,34

12,06 12,31 11,8410,60

11,7112,54

10,33

0,00

2,00

4,00

6,00

8,00

10,00

12,00

14,00

PiemonteVal le d'Aos ta

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Friuli -Venez ia G iu li Liguria

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UmbriaMarche

Laz ioAbruzzo Mol iseCampa nia

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% di spesa sanitaria delle FAMIGLIE sul totale della spesa

24,77

21,21

25,85

20,8923,66

28,24

21,42

26,81

22,98

18,9821,3120,77

17,1918,1617,5818,69

15,06

20,21

15,1817,64

0,00

5,00

10,00

15,00

20,00

25,00

30,00

Piemon

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Trentin

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Puglia

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Cala

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Sardegna

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Gli interventi in caso di disoccupazione

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L’assicurazione contro la disoccupazione

Un altro settore del Welfare è l’assicurazione contro ladisoccupazione. L’obiettivo dell’assicurazione è direintegrare il reddito perso del lavoratore che rimanedisoccupato.

Come nel caso della sanità, in presenza di selezioneavversa (la domanda di assicurazione contro ladisoccupazione proviene soprattutto da coloro che hannouna elevata probabilità di rimanere disoccupati – con premiabbastanza elevati) e di azzardo morale (i lavoratoriassicurati potrebbero comportarsi in modo da allungare illoro periodo di disoccupazione) l’assicurazione contro ladisoccupazione prevede l’intervento dello Stato attraversouna forma di assicurazione obbligatoria.

L’intervento pubblico, pur se elimina la selezione avversa,non elimina l’azzardo morale.

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Gli effetti sulla disoccupazione

Il dibattito sull’assicurazione alla disoccupazione èlegato alla realizzazione di un sistema di sostegno alreddito generalizzato che renderebbe meno penosa lafase di transizione e mobilità da un lavoro all’altro.

Si sostiene che avendo più tempo per cercare il lavorodesiderato, in presenza di un reddito di sostegno, si faaumentare l’efficienza del sistema economico. Inoltre ciònon riduce il livello di consumo di coloro cheinvolontariamente sono disoccupati. Infine un sostegnogeneralizzato agli individui e alle famiglie rende piùefficienti le scelte sull’istruzione migliorando le possibilitàdi carriera e di mobilità sociale e legando le scelte deifigli più che alle possibilità di reddito ai talenti e alleattitudini.

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Gli effetti sulla disoccupazione

Tuttavia numerose sono le critiche a formegeneralizzate di sostegno al reddito.

Le critiche principali riguardano l’azzardo morale inquanto si introdurrebbe un incentivo a non lavoraresoprattutto per gli individui con bassi salari con unaumento altresì consistente del prelievo fiscale persostenere la spesa pubblica. Infine si introdurrebbe undisincentivo al lavoro ufficiale e un simmetrico incentivoal lavoro nero.

Studi econometrici hanno dimostrato che all’aumentaredell’incentivo aumenta la durata del periodo didisoccupazione (misurate in settimane). Tuttavia moltodipende dalle caratteristiche demografiche dei lavoratori.

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Sussidi di disoccupazione e incentivi al lavoro

Vediamo di isolare le due variabili principali del dibattito. L’ammontare delsussidio di base per il disoccupato G e il tasso di riduzione dello stessodal momento in cui inizia a lavorare e guadagnare, t.

In termini matematici il sussidio ricevuto (B) è collegato al sussidio base(G), al tasso di riduzione del sussidio, di fatto, aliquota di imposta (t) e allivello di reddito (E) secondo l’equazione:

B = G – tE Il sussidio ricevuto B=0 quanto

E = G/t o qualsiasi livello di E più elevato.

1° equazione indica che per un dato costo del programma di sussidi, piùelevato è il sostegno di base, più elevata deve essere l’aliquota diimposta.

2° equazione indica che per un dato livello base di sussidio G quanto piùbassa è l’aliquota di imposta tanto più elevato è il livello di reddito cheannulla l’intervento. All’aumentare del livello di reddito che fa annullare ilsussidio aumenta il numero di individui idonei a partecipare al programmadi sostegno con l’aumento dei costi del programma.

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Sussidi di disoccupazione e incentivi al lavoro

ESEMPIO L’ammontare del sussidio di base per il

disoccupato G = 300 Euro al mese e il tasso diriduzione dello stesso dal momento in cui iniziaa lavorare e guadagnare t=0,25. Se l’individuoguadagna 500 Euro il sussidio sarà ridotto di(500 x 0,25) = 125 euro. Quando il suo redditoarriverà a 1.200 euro la riduzione del sussidio èesattamente pari al sussidio base annullandolo.

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Analisi degli incentivi al lavoro

L’analisi delle curve di indifferenza della scelta degliindividui fra tempo libero e reddito fornisce un modoper comprendere come un programma di welfareincide sull’offerta di lavoro degli individui.

Prendiamo il caso di un soggetto che deve deciderequanto tempo dedicare al lavoro e quanto al tempolibero. Nel grafico di seguito su l’asse orizzontalemisuriamo il numero di ore di tempo libero/lavoro(esiste un limite di tempo libero massimo dato dallasua dotazione di tempo) mentre su l’asse verticale ilreddito conseguito a seguito di ore di lavoro.

Ipotizziamo altresì che questo individuo percepiscaun salario orario di w euro. Il suo reddito da lavoro èdato dal prodotto fra w euro e numero di ore lavorate.

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Analisi degli incentivi al lavoro

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Analisi degli incentivi al lavoro

L’inclinazione della retta TD è ilvalore del salario orario. TD èaltresì l’analogo del vincolo dibilancio.

Per determinare la sceltatempo libero/lavoro bisognaacquisire le informazionidell’individuo attraverso leproprie preferenze (curve diindifferenza). In questo casol’individuo massimizza l’utilitànel punto E1 dove destina OFore di tempo libero e FT orelavorate.

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Il vincolo di bilancio in presenza di sussidio di disoccupazione

In presenza di un sussidio di100 Euro il vincolo di bilanciosarà modificato nella parte SQ.In questo caso al punto Tl’individuo pur non lavorandoriceve Q (100 euro).L’inclinazione della SQ è datadall’aliquota di imposta t. Adogni ora lavorata il sussidioviene ridotto di 3/4w (0,25%).L’individuo quindi continuerà aricevere oltre che il salario wanche una quota sempre piùridimensionata del sussidio finoal punto S.

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Il vincolo di bilancio in presenza di sussidio di disoccupazione

In questo senso ilvincolo di bilancio èQSD e l’individuolavora meno diquando facesse inassenza di sussidio(KT ore, rispetto a FTore senza sussidio).

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Il vincolo di bilancio in presenza di sussidio di disoccupazione

In alcuni Stati il sussidio di disoccupazione viene ad essereannullato (con aliquota 100%) nel momento in cui il soggetto iniziaa lavorare, anche solo per un ora. Questa modalità può avere deglieffetti negativi sull’incentivo a lavorare. L’esempio mostra unsussidio di 400 Euro.

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Il vincolo di bilancio in presenza di sussidio di disoccupazione

Nel caso precedente quandol’individuo lavora un’ora sisposta dal punto P versosinistra (P1). In questo casopur ricevendo un salario wsimultaneamente perdecompletamente il beneficiodel sussidio G dello stessoimporto: il suo reddito rimanedi 400 Euro. In questo sensol’individuo non avrà motivo dispostarsi dal punto P nelquale massimizza la suautilità guadagnando lo stessoimporto. Solo quando il suoreddito sarà superiore alpunto R avrà convenienza asostarsi.

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Il vincolo di bilancio in presenza di sussidio di disoccupazione

Resta inteso che lasituazione precedente siverifica in presenza diquelle curva diindifferenza. Potrebbeanche essere che un altroindividuo massimizza lapropria utilità incorrispondenza del puntoE2 con una curva piùelevata e quindi senzasubire l’effetto disincentivodell’individuo precedente.

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Workfare

In alcuni Stati si è introdotto il c.d. Workfare e cioè unsistema in cui gli individui idonei a lavorare ricevono isussidi solo se accettano di prendere parte ad unaattività lavorative, qualora disponibile, o a corsi eattività di formazione e riqualificazione. Nel casoprecedente viene assegnato un vincolo secondo cui illavoratore dovrà accettare un lavoro con redditocome al punto S (vedi figura precedente), incorrispondenza quindi di SP, diversamente nonriceverà alcuna indennità.

Uno delle problematiche di questo sistema è dato dailimiti temporali così come il livello di gestione (locale ocentralizzata).

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L’imposta negativa sul reddito da lavoro

In alcuni Paesi si preferisce integrare il reddito degli individuipiù poveri con una integrazione diversa dal sussidio didisoccupazione ma bensì con una integrazione al redditoattraverso il sistema delle imposte sul reddito.

Deduzioni dal reddito imponibile (si riduce il valore delreddito soggetto all’imposta)

Detrazioni dall’imposta (si riduce l’imposta dovuta – qualorala riduzione fosse maggiore dell’imposta si traduce in unaforma di assegno)

Crediti di imposta sul reddito da lavoro (forme di sussidi allefamiglie a basso reddito).

In tal modo coloro che prima non lavoravano hanno unincentivo a lavorare i quanto hanno una riduzione dalleimposte.

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Gli interventi di disoccupazione in Italia

In Italia i due interventi più importanti sono stati gestiti dall’INPS e sonostati l’indennità ordinaria di disoccupazione e la cassa integrazioneguadagni.

L’indennità di disoccupazione spettava ai lavoratori che erano statilicenziati e che avevano almeno due anni di assicurazione per ladisoccupazione involontaria, o almeno 52 contributi settimanali nelbiennio precedente la data di cessazione del rapporto di lavoro. Avevadurata di 6 mesi ed era corrisposta nella misura del 40% dellaretribuzione percepita nei tre mesi precedenti la cessazione del lavoro,nei limiti di un importo massimo mensile.La cassa integrazione guadagni era ed è un intervento a sostegnodelle imprese in difficoltà che garantisce al lavoratore un redditosostitutivo della retribuzione. Spettava agli operai, impiegati e quadridelle aziende industriali in caso di sospensione o riduzione dell’attivitàproduttiva dovuta a eventi temporanei non imputabili all’imprenditore o ailavoratori. Era pari all’80% della retribuzione e veniva corrisposta per unmassimo di 13 settimane, prorogabili a 12 mesi e, in determinati casi, finoa 24.

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Cassa Integrazione GuadagniLa CIG è distinta tra ordinaria (con risorse della stessa INPS) estraordinaria (CIGS, con risorse del Ministero del Lavoro e delle PoliticheSociali).

Cassa integrazione guadagni ordinaria (CIGO)La CIG ordinaria è attivabile a fronte di eventi transitori non imputabiliall’imprenditore o agli operai, come una crisi temporanea di mercato. Ladurata massima della CIGO è di 52 settimane; nel biennio mobile è di 13settimane consecutive prorogabili.

Cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS)Quella straordinaria invece può essere disposta nei casi diristrutturazioni aziendali, crisi aziendali rilevanti e procedure fallimentari.Viene finanziata dal Ministero del Welfare. Possono avere accesso allaCIGS soltanto le imprese che abbiano occupato più di 15 lavoratori nelsemestre precedente la richiesta. Quando l’impresa ricorre a questaprocedura deve farne preventiva comunicazione alle rappresentanzesindacali, cui può fare seguito un esame congiunto e la creazione di unprogramma per fronteggiare le conseguenze sul piano sindacale.

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Le Riforme del Mercato del lavoro e degli Ammortizzatori sociali

La Legge 196/1997 anche nota come Pacchetto Treu,ha intrapreso il cammino della flessibilità in entrata,ovvero la flessibilità del rapporto giuridico di lavoro edelle agenzie di lavoro interinale;

La Legge Biagi del 2003 ha introdotto ben 46configurazioni contrattuali di lavoro (D.Lgs. 276/2003);

La Legge 92/2012 nota come Riforma Fornerorappresenta una riforma articolata del mercato dellavoro e degli ammortizzatori sociali.

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La riforma del Governo Monti La Legge 92/2012 ha riformato la materia, imperniandola su tre pilastri:

tutele in costanza di rapporto di lavoro (cassa integrazione guadagniordinaria e straordinaria, fondi di solidarietà bilaterali), rivolte asoggetti sospesi in conseguenza di crisi temporanee; fino al 2016 potràessere erogata anche la cassa integrazione in deroga, prevista per ilavoratori non destinatari della normativa sulla cassa integrazioneguadagni: lavoratori del terziario, di imprese di trasporto aereo, di agenziedi viaggio, apprendisti, lavoratori con contratto di somministrazione,lavoratori a domicilio;

assicurazione sociale per l’impiego (Aspi e Mini Aspi), rivolta a soggettiche si trovano involontariamente disoccupati; ai lavoratori iscritti in viaesclusiva alla Gestione Separata dell’INPS (collaboratori a progetto)spetta un’indennità una tantum se sono soddisfatte alcune condizioni;

strumenti di gestione degli esuberi strutturali, rivolti ai lavoratori anziani inuscita dal mondo del lavoro. Prima di essere definitivamente sostituite nel2017 la riforma prevede una indennità di mobilità, destinate a lavoratorilicenziati, spesso in seguito a un periodo di cassa integrazionestraordinaria, per 12 mesi, prolungabili a 24 o 36 nel caso di lavoratoriche abbiano raggiunto rispettivamente 40 o 50 anni di età.

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L’indennità di disoccupazione (ASpI)

Con la riforma del Lavoro proposta dal Governo Monti(Legge n. 92/2012 Legge Fornero) a partire dal 1° gennaio2013 chi perdeva il posto di lavoro involontariamentepoteva fare domanda per l'ASpI (Assicurazione sociale perl'impiego), in sostituzione della vecchia indennità didisoccupazione.

Questa prestazione economica a sostegno del reddito sirivolgeva a tutti i dipendenti del settore privato, compresigli apprendisti e i lavoratori delle cooperativeprecedentemente esclusi. I requisiti necessari per poterrichiedere l'ASpI erano: avere perso il lavoro involontariamente; avere due anni di anzianità assicurativa; avere versato almeno un anno di contributi nel biennio

precedente alla perdita del lavoro.

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L’indennità di disoccupazione (ASpI)

L'indennità mensile spettante era pari al 75% dellaretribuzione media percepita nei due anni precedenti, sequesta era inferiore od uguale a € 1.180,00. Se tale importoveniva superato allora si aveva diritto ad un 25%aggiuntivo. Va considerato tuttavia che in ogni casol'indennità non può superare un limite stabilito dalla legge.

Per quanto riguarda la sua durata, l'ASpI per il 2013spettava per 8 mesi a chi ha meno di 50 anni e per un annoa chi più di 50 anni. Progressivamente nel 2016 dovevaarrivare a 12 mesi per i primi e 18 mesi per i secondi.

In caso il beneficiario trovasse una nuova occupazione,l'ASpI veniva temporaneamente sospesa per contratti atempo determinato inferiori ai 6 mesi. Qualora il rapportolavorativo superi i 6 mesi essa veniva interrottadefinitivamente.

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Gli interventi di disoccupazione in Italia

Con il Decreto sviluppo (L. 134/2012), che modifica la Legge92/2012, è stata realizzata, entro il 31 ottobre 2014, il Ministro delLavoro e delle Politiche Sociali, unitamente alle parti sociali, unaricognizione della fase transitoria del nuovo regime degliammortizzatori sociali e delle prospettive economiche eoccupazionali. Presso il Ministero del Lavoro siano depositati icontratti e gli accordi collettivi di gestione di crisi aziendali, cheprevedono l'utilizzo di ammortizzatori sociali.

Con le norme del Decreto sviluppo è inoltre stato possibile l'utilizzofino al 2015 della cassa integrazione straordinaria, incontinuazione delle attività e di salvaguardia dei livelli occupazionaliper le aziende in amministrazione straordinaria

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Il Job Act (Legge n.183/2014) Riforma della CIG. Sarà impossibile autorizzare la cassa integrazione in caso

di cessazione definitiva dell’attività aziendale. Prevista anche una differentepartecipazione contributiva delle aziende a seconda dell’effettivo utilizzo dellaCIG: chi non ne farà uso pagherà meno. Scompare la Cig in deroga.

Riforma dell’Aspi (assicurazione sociale per l’impiego). Dal 1 Maggio 2015Aspi e Mini-Aspi saranno sostituite dalla NASpI – Nuova Assicurazionesociale per l'impiego. Sarà estesa ai contratti di collaborazione coordinata econtinuativa, fino al superamento di questa forma contrattuale (che procederà aesaurimento). In generale, la durata del trattamento di disoccupazione dovràessere rapportata alla “pregressa storia contributiva” del lavoratore, conl'incremento della durata massima per quelli con le carriere contributive piùrilevanti.

Politiche attive. Nasce l’Agenzia nazionale per l'impiego, partecipata da Stato,Regioni e Province autonome. Avrà competenze su politiche attive, servizi perl’impiego e Aspi. Il beneficiario di un ammortizzatore sociale (CIG o sussidio didisoccupazione) dovrà dare la sua disponibilità a seguire corsi di qualificazioneed eventualmente anche «allo svolgimento di attività a beneficio delle comunitàlocali». Chi si rifiuta rischia di perdere il sussidio.

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NASpI – Nuova Assicurazione sociale per l'impiego.

BeneficiariI lavoratori che hanno rassegnato le dimissioni per giusta causa, o nei casi dirisoluzione consensuale del rapporto di lavoro, e quelli che abbiano perdutoinvolontariamente il proprio lavoro e che presentino, congiuntamente, iseguenti requisiti:- siano in stato di disoccupazione;- possano far valere, nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo didisoccupazione, almeno 13 settimane di contribuzione;- possano far valere 18 giornate di lavoro effettivo o equivalenti, a prescinderedal minimale contributivo, nei dodici mesi precedenti l’inizio del periodo didisoccupazione.

Ammontare del beneficioLa Naspi è rapportata alla retribuzione imponibile ai fini previdenziali degli ultimiquattro anni: se nel 2015 la retribuzione mensile sia pari o inferiore a 1.195 euro,la Naspi è pari al 75% della retribuzione; se la retribuzione è superiore a 1.195euro mensili, la Naspi sarà pari al 75% + il 25% del differenziale tra laretribuzione mensile e il predetto importo. Ad ogni modo, la Naspi non puòsuperare l’importo massimo di 1.300 euro mensili nel 2015.

DurataNaspi viene erogata mensilmente, per 24 mesi.