Sciamani greci

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Sulle tracce degli sciamani greci Storici, poeti e miti greci ci parlano di personaggi dotati di poteri straordinari, capaci di tramutarsi in animali, di uscire dal corpo e di compiere viaggi impossibili. Cosa c’è di vero in questi racconti? E’ esistito uno sciamanesimo nella Grecia antica? Chi è propriamente lo sciamano? Cominciamo a definirne i tratti utilizzando la definizione che ne dà lo storico delle religioni Gilberto Mazzoleni: “Lo sciamano (dall’inglese shaman, adattamento del termine tunguso šaman) è un operatore rituale che generalmente agisce in stato di transe […]. Attraverso una progressiva attenuazione dello stato di veglia, lo sciamano perde il controllo del sé, consentendo alla propria “anima” di staccarsi dal corpo e intraprendere un viaggio verso quella entità extraumana che gli possa rivelare le ragioni e i rimedi di una crisi, di un malessere o di una minaccia che incombono sulla comunitàQuesta categoria interpretativa è stata ben definita e contestualizzata nel tempo e nelle aree geografiche. Si tratta di un termine e di una realtà culturale inquadrabile nelle civiltà subartiche dell’Asia e dell’America. In questa sede non entreremo nel dibattito degli specialisti sulla possibilità e sulla liceità di applicare invece l’etichetta di “sciamanismo” a una serie di fenomeni e di personaggi attestati anche nel mondo occidentale, in particolar modo in quello greco antico. Alcuni studiosi hanno spiegato la presenza di figure e riti con caratteristiche “sciamaniche” supponendo un contatto, in epoca molto antica, tra le popolazioni greche e quelle dell’Asia e del Nord Europa. La spiegazione può essere applicata in maniera molto circoscritta, ma non è esaustiva. Al contrario, un’analisi antropologica estesa dimostra che il complesso di tradizioni che genericamente si indicano come “sciamanesimo” sono presenti in vari contesti storici e geografici documenti. Perciò, sembra anche a me più appropriato ricercare l’origine profonda di queste tradizioni nelle strutture psicologiche ed esperienziali dell’essere umano” (Attilio Quattrocchi), con buona pace di uno studioso del calibro di Carlo Ginzburg (resta fondamentale il suo saggio Storia notturna. Una decifrazione del sabba). Analizzeremo invece queste figure, liminari e apparentemente eccentriche rispetto al quadro della religione greca genericamente intesa, perché ci consentono di gettare una luce su aspetti della civiltà arcaica e classica rimasti in ombra.

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Articolo sul tema del cosiddetto "sciamanesimo" greco

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Sulle tracce degli sciamani greciStorici, poeti e miti greci ci parlano di personaggi dotati di poteri

straordinari, capaci di tramutarsi in animali, di uscire dal corpo e di compiere viaggi impossibili. Cosa c’è di vero in questi racconti? E’

esistito uno sciamanesimo nella Grecia antica?

Chi è propriamente lo sciamano? Cominciamo a definirne i tratti utilizzando la definizione che ne dà lo storico delle religioni Gilberto Mazzoleni: “Lo sciamano (dall’inglese shaman, adattamento del termine tunguso šaman) è un operatore rituale che generalmente agisce in stato di transe […]. Attraverso una progressiva attenuazione dello stato di veglia, lo sciamano perde il controllo del sé, consentendo alla propria “anima” di staccarsi dal corpo e intraprendere un viaggio verso quella entità extraumana che gli possa rivelare le ragioni e i rimedi di una crisi, di un malessere o di una minaccia che incombono sulla comunità”Questa categoria interpretativa è stata ben definita e contestualizzata nel tempo e nelle aree geografiche. Si tratta di un termine e di una realtà culturale inquadrabile nelle civiltà subartiche dell’Asia e dell’America. In questa sede non entreremo nel dibattito degli specialisti sulla possibilità e sulla liceità di applicare invece l’etichetta di “sciamanismo” a una serie di fenomeni e di personaggi attestati anche nel mondo occidentale, in particolar modo in quello greco antico. Alcuni studiosi hanno spiegato la presenza di figure e riti con caratteristiche “sciamaniche” supponendo un contatto, in epoca molto antica, tra le popolazioni greche e quelle dell’Asia e del Nord Europa. La spiegazione può essere applicata in maniera molto circoscritta, ma non è esaustiva. Al contrario, un’analisi antropologica estesa dimostra che il complesso di tradizioni che genericamente si indicano come “sciamanesimo” sono presenti in vari contesti storici e geografici documenti. Perciò, sembra anche a me più appropriato ricercare l’origine profonda di queste tradizioni nelle strutture psicologiche ed esperienziali dell’essere umano” (Attilio Quattrocchi), con buona pace di uno studioso del calibro di Carlo Ginzburg (resta fondamentale il suo saggio Storia notturna. Una decifrazione del sabba).Analizzeremo invece queste figure, liminari e apparentemente eccentriche rispetto al quadro della religione greca genericamente intesa, perché ci consentono di gettare una luce su aspetti della civiltà arcaica e classica rimasti in ombra.Le due vie.Nel comune sentire della Grecia antica, lo stato ispirativo era proprio sia dei poeti che dei profeti/indovini: spesso le due figure concidevano.Omero ed Esiodo si qualificano come cantori ispirati dalla divinità, le Muse e Mnemosyne: c’è una fonte superiore a cui si abbeverano poeti e iniziati.La nascita della cosiddetta filosofia, nel VI secolo a.C., provoca uno slittamento: il maestro di verità, per dirla con Detienne, non è più il poeta che, grazie alla fantasia, traduce nella realtà le immagini mitologiche, ma il filosofo stesso che utilizza lo strumento del logos. Un logos divino, che è unità oltre il molteplice:“Per chi ascolta non me, ma il logos, sapienza è riconoscere che tutte le cose sono una sola realtà” (Eraclito, DK 22 B 50).Per Eraclito questa sapienza conserva comunque uno status iniziatico: è una via alla quale possono accedere solo gli svegli, contrapposti alla massa dei dormienti. La filosofia è dunque un cammino esoterico che si distacca dalla religiosità popolare e dall’antropomorfismo degli dei.La filosofia dei primi sapienti della Ionia e della Magna Grecia oscilla tra i due poli di un sapere a cui si arriva per “identità” con il divino e un altro a cui si arriva per via intellettiva.

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In quel momento si produce la rottura, ma è una rottura non così netta, né definita: la figura del sophos, dell’aner theios (uomo divino) che vede la verità per osmosi con la divinità, che attinge a realtà superiori, percorre come un fiume carsico tutta la civiltà greca.Gli uomini divini