SCHEDARIO BARNABITICOsiero 1914-1921. La rivista cattolica d’avanguardia alle origini...

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Eco dei Barnabiti 1/2019 68 DAL NOSTRO SCAFFALE ANTONIO GENTILI, Felicità e si- lenzio, “Appunti di Viaggio”, 154, Roma 2018, pp. 8-12. Id., “Basta essere”. La via maestra dell’interiorità, “Rogate”, gennaio 2019, pp. 42-44. Si tratta di due sussidi che accom- pagnano la pratica della “preghiera profonda”. STEFANO DI PEA (ed.), Itinerari dello spirito. Cento Monasteri d’Ita- lia. Accoglienza e spiritualità nelle strutture monastiche, conventuali e di vita comune, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2014; Id., Santuari e Monasteri d’Italia. Accoglienza e spi- ritualità. Centro Sud, Ivi, 20,18. Il primo dei due testi, che abbrac- cia tutta l’Italia, registra il “Convento Padri Barnabiti” alle pp. 128-129. Il secondo si concentra sul Centro Sud (dalla Toscana alla Sicilia) e alle pp. 172-173 riproduce lo stesso testo, in cui viene tracciata una breve storia del Convento, si segnalano i “Luoghi da vedere” e si dànno indicazioni sulla ricettività e sull’attività che vi si svolge. NADIA BERTI, Yoga. Un amore ma- turo. Oltre i luoghi comuni su fede e spiritualità, con un’intervista ad Al- berto Camici, Om Ediz., Quarto Inf. (BO) 22018. Recensiamo questo testo in consi- derazione dell’intervista ad Alberto Camici (del quale viene offerta la bi- bliografia, alle pp. 117-118), che testi- monia come possa essere vissuto il connubio tra l’antica disciplina dello yoga, in cui si incontrano aspetti fisi- ci, psichici e spirituali, e l’apparte- nenza cristiana. L’autrice sottolinea l’importanza del sentire, e quindi del- l’interiorità e come, a questa stregua, riacquisti significato ed efficacia il linguaggio simbolico con il quale si esprime la pratica religiosa, come ri- cordava l’apocrifo Vangelo di Filippo: «La verità non è venuta nuda in questo mondo, ma in simboli e immagini». Va pertanto superata la dicotomia tra religione e spiritualità, come se la “religione” si riducesse alle diverse credenze e a tutto l’insieme che le accompagna e ne costituisce l’in- dispensabile impalcatura: dogmi, sa- cramenti, riti, precetti morali, osser- vanze, istituzioni, e così via. In que- sto senso il concetto di “religione” viene ricondotto al suo significato fondamentale di re-ligare, legare in- sieme il terrestre con il celeste, l’uma- no con il divino. Ora, se è vero che ogni tradizione religiosa rivendica le proprie caratteristiche, l’anima di ogni religione, il suo comune deno- minatore, è la spiritualità. Infatti le SCHEDARIO BARNABITICO

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Eco dei Barnabiti 1/201968

DAL NOSTRO SCAFFALE

ANTONIO GENTILI, Felicità e si-lenzio, “Appunti di Viaggio”, 154,Roma 2018, pp. 8-12.Id., “Basta essere”. La via maestra

dell’interiorità, “Rogate”, gennaio2019, pp. 42-44.

Si tratta di due sussidi che accom-pagnano la pratica della “preghieraprofonda”.

STEFANO DI PEA (ed.), Itineraridello spirito. Cento Monasteri d’Ita-lia. Accoglienza e spiritualità nellestrutture monastiche, conventuali edi vita comune, San Paolo, Cinisello

Balsamo (MI) 2014; Id., Santuari eMonasteri d’Italia. Accoglienza e spi-ritualità. Centro Sud, Ivi, 20,18.

Il primo dei due testi, che abbrac-cia tutta l’Italia, registra il “ConventoPadri Barnabiti” alle pp. 128-129. Ilsecondo si concentra sul Centro Sud(dalla Toscana alla Sicilia) e allepp. 172-173 riproduce lo stesso testo,in cui viene tracciata una breve storiadel Convento, si segnalano i “Luoghida vedere” e si dànno indicazionisulla ricettività e sull’attività che vi sisvolge.

NADIA BERTI, Yoga. Un amore ma-turo. Oltre i luoghi comuni su fede espiritualità, con un’intervista ad Al-berto Camici, Om Ediz., Quarto Inf.(BO) 22018.

Recensiamo questo testo in consi-derazione dell’intervista ad AlbertoCamici (del quale viene offerta la bi-bliografia, alle pp. 117-118), che testi-monia come possa essere vissuto ilconnubio tra l’antica disciplina delloyoga, in cui si incontrano aspetti fisi-ci, psichici e spirituali, e l’apparte-nenza cristiana. L’autrice sottolineal’importanza del sentire, e quindi del -l’interio rità e come, a questa stregua,riacquisti significato ed efficacia illinguaggio simbolico con il quale siesprime la pratica religiosa, come ri-cordava l’apocrifo Vangelo di Filippo:«La verità non è venuta nuda in questomondo, ma in simboli e immagini».Va pertanto superata la dicotomiatra religione e spiritualità, come se la“religione” si riducesse alle diversecredenze e a tutto l’insieme che leaccompagna e ne costituisce l’in -dispen sabile impalcatura: dogmi, sa-cramenti, riti, precetti morali, osser-vanze, istituzioni, e così via. In que-sto senso il concetto di “religione”viene ricondotto al suo significatofondamentale di re-ligare, legare in-sieme il terrestre con il celeste, l’uma-no con il divino. Ora, se è vero cheogni tradizione religiosa rivendica leproprie caratteristiche, l’anima diogni religione, il suo comune deno-minatore, è la spiritualità. Infatti le

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grandi tradizioni spirituali sono con-siderate, dai loro stessi rappresentan-ti, alla stregua di “religioni” (si legga-no i libri del Dalai Lama, che parladella “nostra religione”!). Noi dob-biamo scoprire gli elementi che con-traddistinguono le singole esperienzeautenticamente religiose e rispettarnee viverne la specificità. Non è disim-parando la propria lingua, che si ap-prendono altri idiomi! L’intervista aCamici lo conferma.

INCORRUPTA MONUMENTA EC-CLESIAM DEFENDUNT, Studi offertia mons. Sergio Pagano, prefetto del-l’Archivio Segreto Vaticano, “Collec-tanea Archivi Vaticani” 106, ArchivioSegreto Vaticano, Città del Vaticano2018.

Ricorrendo il 70° compleanno delprefetto, mons. Sergio Pagano, Bar-nabita, lo staff dell’ASV ha messo incantiere una ponderosa pubblicazio-ne in più Tomi, facendola precedereda una “Presentazione”, cui fa seguitoun “Profilo bio-bibliografico” del Fe-steggiato. Il titolo del volume miscel-laneo riprende un pensiero di LeoneXIII, il papa che, nel 1883, aprì aglistudiosi gli Archivi Vaticani. Il grandepontefice, sensibile ai richiami dellamodernità, afferma che, per quanticon animo sereno e privo di pregiu-dizi accederanno all’Archivio, l’au-tentica documentazione degli eventi

ivi conservata, di per sé stessa costi-tuisce in modo mirabile l’apologia(“defendunt”) della Chiesa e del Pon-tefice.A servizio di questa causa, mons.

Pagano ha consacrato la sua vita apartire dal 1980, quando il cardinaleAntonio Samorè chiamò il trentennebarnabita a prestare il suo servizioall’ASV. La pubblicazione che stiamoconsiderando ricorda le tappe suc-cessive, che portarono il Nostro allanomina di Prefetto nel 1997.Soprattutto in questa veste, mons.

Pagano promosse non poche iniziati-ve, dalla digitalizzazione agli stru-menti di ricerca, dai servizi resi aglistudiosi alla realizzazione di operestrutturali e logistiche. In questo ven-tennio l’Archivio ha registrato un verosalto di qualità. Non stupisce quindi

l’ammirata gratitudine di quanti vioperano e di non pochi che lo hannofrequentato e lo frequentano. Gli unie gli altri hanno dato origine ai 5 vo-lumi della miscellanea, che ospitaben 196 contributi. Per quanto ci con-cerne, due sono dovuti alla pennadei padri Giuseppe dell’Orto (La figu-ra di san Giuseppe: riflessioni sul ma-gistero degli ultimi pontefici) e Filip-po Lovison (Conoscenze storiche inricomposizione. Il cardinale Luigi Lam-bruschini). Segnaliamo inoltre quellidi altri autori che riguardano più di-rettamente la Congregazione o l’atti-vità del Prefetto: Vincenzo Criscuolo,

Mario Maccabei (1672-1748) barna-bita e consultore della Congregazio-ne dei sacri Riti; Ugo Dovere, I Bar-nabiti napoletani per san Gennaro;Marco Navoni, Per una storia dei ma-noscritti del «De Ritibus Ecclesiae Me-diolanensis» di Carlo Bascapè; Clau-dio Paolocci, Il primo insediamentodei Barnabiti a Genova. La chiesa diSan Paolo in Campetto; MaurizioSangalli, I barnabiti e il collegio dellaMisericordia Maggiore di Bergamo(1700-1710); Francesca Di Giovanni– Che l’Giuseppina Roselli, Lo svilup-po scientifico dell’Archivio SegretoVaticano dal 1995 al 2018.Che l’attività di mons. Pagano non

si sia limitata alla gestione dell’Archi-vio, ma si sia tradotta in non pochi,preziosi contributi storiografici, lo in-dica la copiosa bibliografia (pp. XXII-XLIII), da cui ricaviamo come anchegli studi domestici si siano notevol-mente arricchiti.

DANIELE BARDELLI, “Vita e Pen-siero 1914-1921. La rivista cattolicad’avanguardia alle origini dell’Uni-versità Cattolica. Vol. VII della Storiadell’Università Cattolica del SacroCuore. Temi, questioni, protagonisti,Vita e Pensiero, Milano 2017.

La monografia del Bardelli spalan-ca una nuova finestra sull’inesauri-bile scandagliamento dell’attività di

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padre Giovanni Semeria. La sua atti-va collaborazione alla Rivista – an-che se per lo più coperta da pseudo-nimi – sottolinea come il mondo cat-tolico non dovesse esaurire la suapresenza nell’attività sociale e filan-tropica, ma estendersi a quella cultu-rale, non meno urgente. Lo avevaben compreso padre Agostino Ge-melli, fondatore del periodico, chechiamò il barnabita a dare il suocontributo. Ma poiché gli era statomesso il bavaglio, si dovette ricorrerea diversi pseudonimi. Alle pp. 74-76,l’autore richiama le ragioni di similemossa precauzionale.Diversi sono gli ambiti in cui si re-

gistrano interventi semeriani. Anzi-tutto egli si dovette confrontare conil “medievalismo” propugnato dalGemelli, temperandone l’unilaterali-tà con l’apertura alle istanze storico-critiche della modernità. Altro ambi-to in cui Semeria consegnò la pro-prie riflessioni, fu la guerra e la sualegittimità. Non si dimentichi che ilbarnabita, non meno del francesca-no, furono attivi al fronte e ricorseroal “principio di nazionalità” per le-gittimare la guerra, non senza rileva-re l’importanza che i cattolici, con illoro patriottismo, avessero a dimo-strare lealtà allo Stato nato dal Risor-gimento. Sappiamo peraltro che Se-meria non si sarebbe fermato alleistanze legittime del senso patrioticolegato al principio della nazionalità,dal momento che prospettava, a guer-ra finita, l’unione degli stati in unafederazione europea, come soluzio-ne della perenne conflittualità italo-franco-germanica. Cosa che avrebbeatteso una seconda “carneficina”, pri-ma di prendere corpo con De Ga-speri, Adenauer e Schuman. La Rivi-sta si occupò successivamente delproblema della libertà di insegna-mento; e anche in merito a questaurgenza non mancò il contributo diSemeria. Dalla scuola, l’orizzonte sidilata infine all’intera società italia-na e a questo proposito il barnabitasi associò a chi propugnava l’“im-pellenza missionaria” dei cattolici, esollecitava, oltre a quello sociale, unimpegno politico da parte della co-munità cristiana, come si sarebbeespresso con il Partito Popolare fon-dato cent’anni or sono da don LuigiSturzo.

Antonio Gentili

STEFANO GORLA - GIUSY CAPIZ-ZI, Pregare Bambino, Edizioni SanPaolo, 2017.

Un piccolo sussidio pensato e rea-lizzato per educare alla preghiera ibambini più piccoli, dai 4 ai 7 anni.Il libro si apre con una preghiera di

ringraziamento stimolata dallo sguar-do al cielo stellato e diviene modello

di tutto il volumetto. A partire dallaquotidianità dei bambini e delle lorofamiglie, situazioni comuni e possi-bili, si offro spunti di preghiera chemostrano come la preghiera sia unpercorso naturale, sempre possibile,in ogni circostanza.Lo schema è semplice e si ripete per

ogni doppia pagina: un’immagine evo-cativa, giocata su colori caldi, che for-nisce l’ambientazione alla preghiera epermette al bambino di comprenderlaappieno e di identificarsi nella situa-zione, riconosciuta come famigliare; iltesto della preghiera, sintetico, efficacea tratti poetico, con una ricerca di pa-role in grado di descrivere emozioni eaccompagnare il sentire dei piccoli;infine, una piccola nota che suggerisceai genitori (lo spazio: Per mamma epapà) un versetto biblico che conte-stualizza e accompagna la preghiera,offrendo agli adulti occasione per ac-compagnare i giovanissimi lettori, nel-la lettura del testo e dell’immagine.Un libretto agile, con le belle illu-

strazioni di Giusy Capizzi, laureata al-l’Accademia di Belle Arti di Catania,

illustrazioni dai toni caldi che accom-pagnano i piccolissimi lettori anchequelli per la lettura vera e propria de-vono farsi accompagnare dagli adulti.Ci sono piccole perle che emergo-

no dal testo come la preghiera occa-sionata dalla festa di compleanno:«Oggi compio gli anni. Quattro, quasicinque come le dita della mia mano.Mi aspettano auguri, baci e regali.Anche Gesù che è mio amico mi hafatto un regalo: la vita!».

Andrea C. Ghéi

STEFANO GORLA, La bella storiadi Yoshua, Edizioni Terra Santa, 2018.

«”Ma tu parli con un uomo?”, glichiedevano fratelli e cugini aggiun-gendo una sfilza di punti interrogativi,tanto che a volte gli uscivano dagliocchi. “A volte”, rispondeva Topo Jor-ge, “di solito mi limito ad ascoltare. Elui racconta delle storie bellissime”».In questa battuta, contenuta nel pri-

mo capitolo de La bella storia di Yo-shua - La più grande avventura mairaccontata da un topo, troviamo lospirito di questo libro.Prosegue con questo volume, la bel-

la collana che ha come protagonistaun piccolo topino romano, Topo Jor-

ge, simpatico interlocutore di PapaFrancesco. Il volume che ci troviamofra le mani e il quarto della serie, do-po i primi due dal formato grande di

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albo illustrato e il terzo (Scuola dipreghiera per giovani topi) uscito nel2015 che ha anche inaugurato il nuo-vo formato della collana denominata:“Le avventure di Topo Jorge”, dove iltesto si accompagna con illustrazionima non secondo la formula dell’alboillustrato. Anche il formato si è fattopiù maneggevole, quasi tascabile.Nel libro in questione si parla del

Vangelo, una «”«parola curiosa” alleorecchie di Topo Jorge che chiede in-nocentemente “E cos’è: un angelocon la V?”». Infatti, se qualcuno quelgiorno fosse passato per i GiardiniVaticani, tendendo l’orecchio avreb-be potuto ascoltare una vocina cheraccontava: «In un paese lontano…molti anni fa, nacque un bambino,un bambino speciale. Il suo nomeera Yoshua o come dice il mio amicoPapa Francesco: Gesù. Un nome im-portante, significa “Dio salva”».Il racconto si snoda, narrando la vita

di Gesù grazie all’innocenza e allasemplicità, spesso perse dal mondodegli adulti. Una lettura del Vangelofatta con delicatezza, recuperandoquella semplicità che appartiene aipiccoli e che è condizione essenzialeper entrare nel Regno dei Cieli.Il libro narra non solo la vicenda ter-

rena di Gesù, ma anche il Suo inse-gnamento, offerto in parole semplici,riprendendo anche l’impegno apo-stolico del Santo Padre che della mi-sericordia di Gesù ha fatto il cuoredella sua azione pastorale: «”Al ne-mico non ci si oppone”, ripeteva concalma Papa Francesco, “così ci ha in-segnato Gesù”. Topo Jorge ascoltavacon attenzione, anche se non era si-curo di comprendere bene il senso diquelle parole. Il nemico è nemico,come pensare di non reagire, di nonfuggire? Siamo fatti così: lui caccia etu scappi. Al limite ti difendi ma deviessere o più veloce o più furbo. Nonriusciva a immaginarsi altro atteggia-mento né con gatti né con gabbiani».«”E poi ci si può sempre parlare”, ri-prese dolcemente Papa Francesco».Un libro da leggere ai bambini per-

ché chiunque potrà diventare comeTopo Jorge, «”il piccolo evangelistadei topi, un angelo con la V”».Un libro, lanciato dall’editore come

una forma fantasiosa di “topochesi”,dove i protagonisti topi divengonoquasi metafora dei piccoli a cui lasemplicità di Papa Francesco si rivol-ge eleggendoli ad ascoltatori privile-

giati, nella consapevolezza che «a chiè come loro appartiene il regno dicieli». Sempre efficaci ed adeguate leillustrazioni di Ivano Ceriani.

Elena Grazini - Andrea C. Ghéi

VINCENZO FIOCCHI NICOLAI -FILIPPO M. LOVISON (a cura di),Umberto M. Fasola nel centenario del-la nascita (1917-2017). L’archeologoe il Barnabita. Roma, Pontificio Istitu-to di Archeologia Cristiana (27-28 ot-tobre 2017), Atti del Convegno Inter-nazionale di Studi, Città del Vaticano,Pontificio Istituto di Archeologia Cri-stiana, 2018, 686 pp.

Il “Pontificio Istituto di ArcheologiaCristiana” e l’Ordine dei Chierici Re-golari di S. Paolo – Barnabiti nel 2017avevano indetto un Convegno Inter-nazionale di Studi per onorare la me-moria di P. Umberto M. Fasola nelcentenario della nascita, archeologo,docente di topografia dei cimiteri cri-stiani per un ventennio e rettore perun triennio del Pontificio Istituto diArcheologia Cristiana, ma anche po-stulatore generale per le cause deisanti dei Barnabiti, fine liturgista eanimatore dei ragazzi nell’oratoriodei Barnabiti al Gianicolo. Ora i frut-ti di questo convegno escono in for-ma tipografica in un volume che rac-coglie in due sezioni i contributi didiversi studiosi che sono stati suoi col-

laboratori, allievi e successori nellostesso Ateneo e nei lavori di ricercanel campo dell’archeologia cristiana.Il volume è aperto dal programma

del convegno e dai saluti: del Retto-re, Prof. Danilio Mazzoleni; di mons.Pasquale Iacobone, segretario dellaPontificia Commissione di Archeolo-gia Sacra; di Marco Buonocore, Presi-dente della Pontifica Accademia Ro-mana di Archeologia; e di S. Ecc.zaRev.ma Mons. Sergio Pagano B, Pre-fetto dell’Archivio Segreto Vaticano.Seguono i ricordi di Elena CondeGuerri docente di Storia Antica al-l’Univesidad de Murcia e di SergioRinaldi Tufi, docente di archeologia estoria dell’arte greca e romana al-l’Università di Urbino (pp. 1-36).Il volume comprende poi due sezio-

ni. La prima sezione (pp. 37-220) con-tiene studi tesi a mettere in luce lequalità del barnabita sia come uomoche come religioso in: Padre UmbertoM. Fasola Barnabita. L’uomo e il religio-so (P. Filippo M. Lovison B), sia comestudioso che come docente in Il padreFasola docente e rettore del PontificioIstituto di Archeologia Cristiana (DaniloMazzoleni); ma anche il suo impegnonel lavoro di ricerca e di tutela dei be-ni archeologici in Padre Fasola e laPontificia Commissione di Archeologiasacra. Ricerca e tutela confronto (Fabri-zio Bisconti) e in modo particolare lacura che egli ebbe per i cimiteri cristia-ni e non solo in Padre Umberto M. Fa-sola studioso degli antichi cimiteri cri-stiani. A proposito delle origini dellecatacombe e dei loro caratteri identita-ri (Vincenzo Fiocchi Nicolai). Vienemessa a fuoco anche la particolare at-tenzione riservata ai martiri e ai lorosantuari nel non meno interessantecontributo di Jean Guyon Le Père Faso-la et les sanctuayres des martyrs; non-ché il suo amore per i santi dei nostritempi – Barnabiti e non solo –, per lecui rispettive cause di beatificazione ecanonizzazione lavorò alacrementepresso la Congregazione per le Causedei Santi in P. Umberto M. Fasola cul-tore dei santi dei secoli XIX-XX (P. Mau-ro M. Regazzoni B).Alla seconda sezione – la più cospi-

cua (pp. 221-684) – sono state affidati icontributi relativi alle novità archeolo-giche provenienti dai Monumenti “dielezione”. Troviamo così studi che ri-guardano il contributo dato da padreFasola nell’ambiente archeologico diRoma come in Gli Atti di Pietro: ispirati

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al teatro romano? (Stefan Heid); in Ilgiovane martire Tarcisio. Un modellotardoantico di devozione eucaristica(Carlo Dell’Osso); sugli artigiani cheincidevano le iscrizioni nel marmo inLapicidi della via Nomentana: stilizza-zioni epigrafiche nei cimiteriMaius e diS. Agnese (Carlo Carletti); così come suLe cattedre del Cimitero Maggiore nellericerche di P. U.M. Dasola: aspetto, va-lore e datazione (Elz.bieta Jastrzebow-ska) e su Il Cubicolo del Docente nelCimitero Maggiore a Roma: dai primiscavi ai recenti restauri (Matteo Braco-ni); ma anche su Le mense delle cata-combe di Roma (Eugenia Chalkia); epure sul complesso cimiteriale nel-l’area della basilica dei SS. Marcellinoe Pietro sulla via Labicana in La ricercaarcheologica e la valorizzazione delcomplesso ad duas lauros: da P. Um-berto Maria Fasola ai giorni nostri (Raf-faella Giuliani); o ne Il “sopratterra”delle catacombe di S. Callisto e la basi-lica di papa Leone I (Lucrezia Spera);su L’area attigua alle tombe veneratedei SS. Nereo e Achilleo nella cata-comba di Domitilla: un caso classicodi retro sanctos? (Norbert Zimmer-mann); in Padre Fasola, S. Tecla e il ci-mitero del “martire sconosciuto”: unarilettura del monumento alla luce delladocumentazione di scavo (AlessandroVella); o in Padre Fasola e le reliquie diS. Saturnino. A proposito di un’ultimatraslazione (Carla Salvetti); e infine inPadre Fasola e i suoi scavi a Villa Torlo-nia (Leonard V. Rutgers). Seguono poidue studi sul contributo dato da padreFasola nelle ricerche archeologiche aldi fuori di Roma e, in particolare: Pa-dre Umberto M. Fasola e la catacombadi S. Gennaro a Napoli: nuovi dati sul-la campagna di scavo del 1973-74(Carlo Ebanista); e Uno sguardo oltreRoma: Padre Umberto Maria Fasola e icimiteri cristiani della Sicilia tra ricercae tutela (Mariarita Sgarlata). Chiude laseconda sezione uno studio sulle Me-morie paleocristiane nell’arte a Romaattorno al 1660 (Alessandro Zuccari).Un volume certamente di pregio,

ma ancor più di sostanza, che, serende merito a quanti hanno contri-buito a realizzarlo, mette ancor piùin risalto del padre barnabita UmbertoM. Fasola sì il suo valore di ricercato-re e di studioso, ma anche il grandecuore di un uomo e di un religiosoquale egli è stato.

Mauro Regazzoni

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DAL NOSTRO SCAFFALE

In anteprima, offriamo una suggestiva pagina – che, sicuramente, i nostrilettori sapranno apprezzare – tratta dal libro Cibo (e sesso). Natura, cultura,spiritualità di A. GENTILI e M. BOGAZZI.

Decalogo a mensa

1. Porsi in stato di consapevolezza, così da rendersi coscienti di ogniaspetto di quanto stiamo vivendo, nonché della natu ra, preparazione,gusto dei cibi. Mangiando consapevolmente vedremo che ogni pasto sitrasforma in un rituale. Per favorire tutto ciò può essere utile fare silenzioa mensa, almeno una volta alla settimana (a esempio il venerdì).

2. Osservarsi mentre si mangia: in che attitudine ci poniamo nei confrontidei cibi, quantità che ne prendiamo, «volume» dei bocconi, ritmo concui li assumiamo: pacato, avido, abbuffa torio, compulsivo, a imbuto...La mensa è un test: nel modo con cui mangiamo riveliamo il nostro statod’animo, il nostro modo di rapportarci con le cose, noi stessi, gli altri.

3. Accogliere, non divorare, considerando gli alimenti come un dono, offertoalla nostra gustosa e dilettevole consumazio ne. Rallentandone l’assun-zione, favoriamo inoltre un migliore dosaggio dei cibi e preveniamo lasovralimentazione. Conside rare prima regola dietetica la lentezza a mensa.

4. Mangiare, trattenendo in bocca e masticando i cibi fino a renderli insipidi,dal momento che la loro sostanza vitale viene ceduta al palato e la primadigestione si verifica in bocca. Questo facilita la digestione e l’assimila-zione, non appesantisce lo stomaco ed è di vantaggio all’intestino.

5. Trattare i liquidi da solidi e rendere i solidi liquidi, così da essere gustatifino in fondo e deglutiti senza sforzo. In par ticolare, trattenere l’acquain bocca, «masticandola», favorisce un maggiore assorbimento idrico,specialmente da parte del cervello, l’organo più «acquoso» del nostroorganismo, che risulta in tal modo debitamente irrorato, soprattutto conl’a vanzare dell’età.

6. Mangiare solo a tavola e non assumere cibo fuori pasto, salvo il casoche si tratti di frutta, che è preferibile scorporare dai pasti e consumareda sola. Ai pasti disertare il dessert!

7. Bere poca acqua durante i pasti evitando un’eccessiva diluizione deisucchi gastrici, e bere molto fuori pasto. Un bicchiere mezz’ora primadi mettersi a tavola può favorire i processi digestivi.

8. Si chiamano posate, perché vanno deposte sulla tavola tra un bocconee un altro e non brandite come armi con cui combattere la lotta per lafame.

9. Esistono tre bocconi: il boccone della sobrietà (è il boccone di meno,quando ci si allontana da tavola con un residuo di ap petito); il bocconedella sazietà (quando si raggiunge la misura di cibo sufficiente); ilboccone della golosità (è il boccone in più, che prepara le nostremalattie future e che prendiamo a tutto beneficio di medici e medicine).Riempire lo stomaco due terzi delle sue capacità, assumendo una giustaquantità di alimenti. Uno degli accorgimenti, che vengono suggeriti permoderare l’accesso agli alimenti, è quello di evitare i piatti stracolmi,pur troppo oggi di norma nei ristoranti e non solo, dal momento cheessi possono fornire un surplus calorico che arriva alle 150 calorie perogni commensale. Di qui l’invito a riempire i piatti (evidentementenormali!) all’80% dei cibi di cui intendiamo servirci.

10. Preferire il meno (grosso, buono, condito, appetitoso) e condividereo cedere agli altri il meglio. In linea di massima, evitare apprezzamentisui cibi, «il che sa troppo di sensuale e di voluttuoso» (M. Gioia, Il primoe il nuovo Galateo, Lugano 1848, vol. I, p. 245).