SCENARIO EDILIZIA · arrivata dallo studio del Notariato 8 gennaio 2013, n. 129-2012-T, pagina 7....

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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. SCENARIO EDILIZIA Rassegna Stampa del 20/02/2013

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SCENARIO EDILIZIA

Rassegna Stampa del 20/02/2013

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INDICE

ANIEM

Il capitolo non contiene articoli

SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI

20/02/2013 Corriere della Sera - Bergamo

Geromina, raddoppia il costo per la cittadella degli anziani5

20/02/2013 Il Sole 24 Ore

Detrazione al 50% anche se è l'impresa che ha ristrutturato6

20/02/2013 Il Sole 24 Ore

Quei sogni raggiungibili con l'efficienza energetica7

20/02/2013 Il Sole 24 Ore

Industria a metà strada verso l'obiettivo 20169

20/02/2013 Il Sole 24 Ore

Nel «riciclo edilizio» una sfida e un business11

20/02/2013 Il Sole 24 Ore

La recessione abbatte il riciclo di mille tonnellate al giorno13

20/02/2013 Il Sole 24 Ore

Una task force contro le chiusure15

20/02/2013 La Repubblica - Palermo

Finiti i soldi per il risanamento ora il Comune apre ai privati17

20/02/2013 La Repubblica - Palermo

La Procura ordina lo sgombero di 241 edifici storici19

20/02/2013 La Repubblica - Palermo

Ville sul mare di Sferracavallo l'Edilizia privata blocca i lavori20

20/02/2013 La Repubblica - Firenze

Nodavia mette in mobilità 43 addetti "C'è l'inchiesta, non possiamo lavorare"21

20/02/2013 La Stampa - Nazionale

Ina-­case, quando l'utopia divenne (quasi) realtà23

20/02/2013 La Stampa - Imperia

Ortovero-Albenga da ieri ad ostacoli per tre cantieri aperti25

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20/02/2013 Il Mattino - Nazionale

Grandi progetti la Regione: «Tutto pronto subito le gare»26

20/02/2013 Il Mattino - Salerno

Lavoro nero, denunce e 15mila euro di multa27

20/02/2013 Libero - Milano

Otto giorni per trovare i soldi Pedemontana a rischio stop28

20/02/2013 Il Secolo XIX - Genova

COSÌ FINISCE NEI GUAI IL REGISTA DEL MAXI CANTIERE SUL BISAGNO29

20/02/2013 Il Secolo XIX - Imperia

Gli edili: «Criminalizzati così le aziende muoiono»30

20/02/2013 L Unita - Firenze

Tav e Galileo, arrivano i licenziamenti32

20/02/2013 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Basilicata

«Quell'edificio storico in abbandono da 33 anni»34

20/02/2013 QN - La Nazione - Livorno

«Incompatibilità discutibile E l'azienda è di alta qualità»35

20/02/2013 QN - La Nazione - Lucca

Mura urbane, grazie a mamma Fondazione entro l'estate partono i primi cinquecantieri

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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI

22 articoli

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L'iniziativa Il preventivo è salito da 20 ad almeno 38 milioni Geromina, raddoppia il costo per la cittadella degli anziani P.T. Non è ancora neanche iniziata la progettazione e il costo della cittadella degli anziani è già raddoppiato. Per

realizzare la megacasa di riposo da 54 mila metri cubi in programma alla frazione Geromina di Treviglio non

serviranno 20, ma almeno 38 milioni di euro. Il dato è stato reso pubblico all'assemblea di quartiere di lunedì

sera che ha visto la partecipazione del sindaco Giuseppe Pezzoni, del suo vice Juri Imeri e di un centinaio di

residenti.

A settembre la Blister (società fondata da Guido Pozzi, proprietario di boutique di moda in via Roma e Olivo

Foglieni, industriale dell'alluminio di Ciserano) ha presentato l'iniziativa che prevede la costruzione su un'area

di 44 mila metri quadrati a ovest della frazione, un'avveniristica cittadella di servizi per l'ospitalità per anziani,

malati d'Alzheimer e disabili, con un hospice, 96 appartamenti protetti per il sollievo, scuole per infermieri e

paramedici, ambulatori e negozi. «Una struttura d'eccellenza a livello italiano», l'aveva definita Pozzi, e in

grado di dare accoglienza a più di 300 persone. Il progetto, che prevederebbe l'apertura dei cantieri nel 2014,

però preoccupa non poco i residenti della frazione che ne hanno chiesto conto il sindaco. Impatto ambientale,

dimensioni mastodontiche, traffico generato, sono solo alcuni dei timori sollevati da Alvaro Tura e Gigi Di Cio

esponenti del comitato di frazione. Tura in particolare ha sottolineato i tempi velocissimi con cui il Comune ha

dato il suo benestare, rinunciando agli oneri di urbanizzazione perché la struttura è ritenuta un servizio di

interesse pubblico pur essendo realizzata da privati. Il timore maggiore però è che la mega casa di riposo non

venga realizzata e in futuro tutti quei metri cubi diventino abitazioni. Una soluzione smentita dal sindaco. «La

convenzione - spiega Pezzoni - è molto stringente. Non si può realizzare altro, a meno di tornare in Consiglio

comunale. Nel centro è prevista la costruzione di un hospice (un reparto di degenza per malati terminali), un

servizio assente nella Bassa ma sempre più necessario. Da anni il pubblico non riesce a realizzarlo. Secondo

gli accordi, invece sarà il primo a essere costruito».

Alla «sicurezza» del sindaco ha fatto da contrappeso il segretario del Pd Erik Molteni che sabato ha

incontrato i due imprenditori: «Ho chiesto loro di venire a illustrare il loro progetto in frazione - spiega -: mi

hanno detto che sono ancora in fase di definizione, perché i costi sono lievitati a 38 milioni e stanno cercando

soci. Non esiste un business plan e il rientro del capitale è spalmato su 18 anni. Per questo hanno voluto

scuole e negozi, per fare incassi. Tempi e costi danno adito a molti dubbi».

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Nuove strutture Da Bariano a Cologno

Oltre a quello di Treviglio, sono tre i progetti di strutture per la terza età nella Bassa occidentale. A Bariano è

stata vincolata un'area di 80 mila metri quadrati su terreni della Mia di Bergamo, con la prospettiva di

costruire una Residenza sanitaria assistita. Meno estesa ma sempre di grandi dimensioni l'area di Pagazzano

interessata dal progetto di una zona residenziale per over 65, nel piano di recupero Arsenal della Arrigoni. A

Cologno al Serio invece il Comune ha individuato nella cascina Casale (18 mila metri cubi di volumetria) una

futura residenza per disabili gravi e malati d'Alzheimer. La cascina diroccata Fattoria ospiterà una casa di

riposo

20/02/2013 9Pag. Corriere della Sera - Bergamo(diffusione:619980, tiratura:779916)

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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 5

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Pagamenti da fare entro il 30 giugno Detrazione al 50% anche se è l'impresa che ha ristrutturato L'UFFICIALITÀ La conferma, dopo l'interpretazione del Notariato, nelle istruzioni per la compilazione di Unico Luca De Stefani

L'incremento della percentuale di detrazione Irpef dal 36% al 50%, per i pagamenti effettuati dal 26 giugno

2012 al 30 giugno 2013, si applica - chiede un chiarimento al Sole 24 Ore Fulvio Divina - anche agli acquisti

di abitazioni di fabbricati interamente interessati ad interventi di restauro e risanamento conservativo o di

ristrutturazione edilizia.

Lo stesso vale anche per l'importo massimo su cui calcolare la suddetta percentuale (pari al 25% del prezzo

di acquisto), il quale per i pagamenti effettuati dal 26 giugno 2012 al 30 giugno 2013 è passato da 48mila a

96mila euro.

L'agevolazione Irpef spetta solo se l'intero fabbricato dove è situata la casa acquista è stato interessato da

interventi di restauro e risanamento conservativo o di ristrutturazione edilizia, eseguiti da imprese di

costruzione o ristrutturazione e da cooperative edilizie. La cessione o l'assegnazione deve avvenire entro sei

mesi dalla fine dei lavori e lo sconto fiscale spetta all'acquirente o all'assegnatario (articolo 16-bis, comma 3,

Tuir).

Per l'agevolazione sugli acquisti di abitazioni in fabbricati interamente ristrutturati, non devono essere

effettuati gli adempimenti previsti per l'agevolazione base sulle ristrutturazioni (articolo 1-bis, decreto n.

41/1998), tra i quali si ricorda l'effettuazione dei pagamenti mediante bonifico (risoluzione n. 457/E/2008).

Lo sconto Irpef è pari al 36% (50% per i pagamenti effettuati dal 26 giugno 2012 al 30 giugno 2013) del 25%

del prezzo di acquisto, indipendentemente dal valore degli interventi eseguiti. Il 25% del prezzo di acquisto,

cioè la spesa su cui calcolare la detrazione del 36% o del 50%, non può superare l'importo di 48.000 euro

(96.000 euro dal 26 giugno 2012 al 30 giugno 2013), il quale deve essere riferito congiuntamente

all'abitazione e alla pertinenza (circolare n. 24/E/2004, risposta 1.3).

A scelta del contribuente, la detrazione può essere calcolata già per i pagamenti effettuati in acconto, senza

che sia stato ancora stipulato l'atto, a patto che vi sia un preliminare registrato di vendita degli immobili. Solo

quando l'agevolazione non era a regime (fino al 2011), l'alienazione doveva avvenire entro il termine

agevolato, per consentire la detrazione del 36% del 25% degli acconti (circolari n. 15/E/2002 e n. 24/E/2004,

paragrafo 1.7).

Anche se la norma che ha aumentato il bonus sulle ristrutturazioni dal 36% al 50% non era molto chiara, una

prima interpretazione a favore dell'innalzamento della detrazione anche per l'acquisto di case ristrutturate è

arrivata dallo studio del Notariato 8 gennaio 2013, n. 129-2012-T, pagina 7.

Questa, poi, è stata definitivamente confermata dalle istruzioni al modello Unico PF 2013, che a pagina 58

hanno chiarito che «se le spese per l'acquisto dell'immobile sono state sostenute dal 26 giugno 2012 al 30

giugno 2013 la detrazione spetta nella misura del 50 per cento, entro l'importo massimo di 96mila euro».

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Foto: Immobili

Strillo: IL CASO RISOLTO

20/02/2013 21Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 6

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L'ANALISI Quei sogni raggiungibili con l'efficienza energetica diFederico Rendina Il 30% in meno dei consumi nell'industria a parità di produzione. Ed ecco, nel frattempo, la nostra automobile

che raddoppia il rendimento energetico tagliando del 40% i costi di esercizio. E poi la grande sorpresa (ma

non per gli esperti): le nostre case sono pronte a ridurre addirittura ad un terzo il consumo di energia, anche

se ruolo di apripista nella riconversione e modernizzazione all'insegna dell'efficienza andrà (o meglio,

dovrebbe andare) agli immobili pubblici, vere sanguisughe energetiche.

Sorprese davvero mirabolanti quelle contenute nelle stime e negli auspici degli esperti: è l'efficienza la vera

miniera di un'Italia certamente meno sprecona di altri (anche in Europa) ma maledettamente dipendente, più

di ogni altro, dalle fonti fossili di importazione, monopolizzata dal gas, protesa verso le rinnovabili ma a costi

esorbitanti distribuiti anch'essi all'insegna dell'inefficienza economico-finanziaria-amministrativa.

La bozza di strategia energetica nazionale messa in campo dall'ultimo governo super-tecnico? Forte, inutile

nasconderlo, il contrasto tra i buoni obiettivi e l'assenza delle scelte strategiche necessarie. Come dimostra

un suggerimento ricorrente nelle osservazioni emerse dalla consultazione pubblica sul progetto governativo.

Lo sintetizza bene non solo la Confindustria, che da almeno un quinquennio fa dell'efficienza il faro di ogni

studio sull'energia, ma anche, tra gli altri, in due paginette consegnate al Ministero dello Sviluppo, un

sindacalista stimato: Carlo De Masi, segretario dei lavoratori elettrici della Cisl.

Troppe centrali elettriche a gas nate in Italia sull'onda di una apertura del mercato forse mal governata?

Siccome il vettore elettrico è diventato il più efficiente, orientiamo lì, e non solo con lo sviluppo delle

rinnovabili, il sistema degli incentivi. Ecco allora la mobilità elettrica e la climatizzazione con l'ausilio delle

pompe di calore negli immobili. Ecco l'idea di accompagnare la progressiva chiusura delle centrali elettriche

più vecchie sostituendole con una quota più significativa di centrali a carbone pulito di ultima generazione

(almeno altre tre o quattro) rimediando così parzialmente alla nostra sciagurata mono-dipendenza dal gas

metano. Ottenendo oltretutto un prezioso effetto volano sulla produzione industriale e sull'occupazione,

insiste De Masi.

Il ministero ha qualche giustificazione. Parlare di carbone, ancorché pulito, è a molti indigesto. Premere con

vera decisione sulla sostituzione di auto tradizionali con quelle elettriche si scontra con interessi consolidati.

Ma qualche sensibilità in più dal nuovo governo di imminente arrivo potrebbe essere gradita. Perché i

traguardi da sogno che abbiamo tracciato in apertura di questo articolo sono considerati, non solo da noi, più

che raggiungibili.

Un report redatto nel novembre scorso dal Politecnico di Milano azzarda addirittura un possibile

dimezzamento della bolletta energetica dell'industria al 2020, sull'onda di una combinazione tra normative e

incentivi economicamente più che sostenibili (nulla a che fare con il salasso creato negli ultimi anni dal

fotovoltaico) che potrebbe tagliare il fabbisogno della sola elettricità delle imprese di 64 terawattora l'anno.

Per fare qualche esempio analitico prendiamo appunto i due settori dell'edilizia e dell'auto elettrica.

La stabilizzazione degli incentivi del 55% per interventi sull'efficienza energetica degli edifici, lo strumento

che ha dimostrato di garantire un buon ritorno sia tecnico che economico, è una richiesta praticamente

unanime. Ma le istituzioni non sono ancora in grado di dare certezze a lungo termine.

E che dire della proposta di assoluto buonsenso e di facilissima applicazione appena formulata dall'Enea nel

suo ultimo rapporto sull'efficienza energetica? Eccola: al groviglio di tasse che pesano sugli immobili, e che

dovranno comunque essere definite, si potrebbero incorporare e modulare tutti gli incentivi all'efficienza, sia

quella già realizzata negli ultimi anni sia quella da cumulare agli interventi già effettuati. Fino a legare

direttamente le future rendite catastali (peraltro in corso di revisione) «al miglioramento delle prestazioni

energetiche dell'edificio». Con «un effetto di forte stimolo per il settore», che come ben sappiamo è in crisi

profonda.

20/02/2013 43Pag. Il Sole 24 Ore - Sviluppo sostenibile(diffusione:334076, tiratura:405061)

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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 7

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Sull'auto elettrica ecco gli incentivi all'acquisto appena varati. Ma basta scorrere i modelli sul mercato per

verificare l'imbarazzante assenza del made in Italy. Sulla creazione di una filera industriale nazionale pesano

preziose occasioni buttate al vento. C'era, sostenuta anche qui da ampio consenso politico (a parole), l'idea

di fare dello stabilimento siciliano dismesso dalla Fiat a Termini Imerese un polo consortile della mobilità

elettrica, in sinergia con la ricerca sul fotovoltaico, magari anche qui con produzione annessa. Un'idea, e

basta.

Auto elettrica ancora immatura? Ferve il dibattito. Ma in una prospettiva neanche troppo lunga la sfida potrà

e dovrà essere vincente. Già oggi, con uno sviluppo delle stazioni di ricarica e delle economie di scala nei

mezzi a quattro e a due ruote (oggi oggettivamente stracari) la maggiore efficienza energetica complessiva

del mezzo elettrico ne fa traguardare la competitività assoluta. Lo testimoniano, tra gli altri, un recentissimo

studio dell'Università della California e un report di Boston Consulting Group.

Guai - ammoniscono i ricercatori americani - a cadere nel mito dei biocarburanti nell'illusione di rivitalizzare il

futuro del motore a scoppio: i motori elettrici hanno rendimenti superiori al 90%, mentre biocarburanti che

finiscono nei motori a scoppio si disperdono per tre quarti in calore di scarto. E poi, fattore ancora più

indicativo, i biocombustibili richiedono fino a 200 volte più terreno per produrre energia rispetto agli stessi

kilowatt generati dal fotovoltaico. E le stesse proporzioni valgono anche per le emissioni di CO2.

I costi della componentistica necessaria all'auto elettrica? Prevede Boston Consulting che le batterie, il

componente più oneroso anche a causa della vita operativa relativamente breve, da qui al 2020 godranno di

un crollo dei costi vicino al 70%, raggiungendo la soglia di assoluta competitività di 400 dollari per kilowattora

di capacità. A quel punto non ci sarà storia, almeno per la mobilità urbana. Non fare di tutto per attrezzarsi

per tempo sarebbe, per il nostro paese, una scelta davvero sciagurata.

Federico Rendina

© RIPRODUZIONE RISERVATA

20/02/2013 43Pag. Il Sole 24 Ore - Sviluppo sostenibile(diffusione:334076, tiratura:405061)

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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 8

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Industria a metà strada verso l'obiettivo 2016 Lelli (Enea): il futuro Governo si impegni a coinvolgere la ricerca Celestina Dominelli

Finora i piani sull'efficienza energetica (Paee), che si sono succeduti dal 2007, hanno consentito di centrare

e superare il target fissato per il 2010, assicurando un risparmio energetico di circa 4 megatep (4 milioni di

tonnellate equivalenti di petrolio) l'anno, comunque al di sopra dell'asticella prefissata di 3,5 Mtep. Ora, però,

con l'ultimo Paee approvato a luglio 2011 e soprattutto con la successiva Strategia energetica nazionale

(Sen), fortemente voluta dal Governo Monti, il traguardo è divenuto ancora più ambizioso, sulla scia di quanto

suggerisce la direttiva Ue licenziata il 25 ottobre scorso. Che, certo, non fissa paletti stringenti - a prevalere è

stata la linea "soft" del Consiglio Ue - ma chiede agli Stati di predisporre un obiettivo nazionale, tenendo

conto di quello europeo: nel 2020 il consumo energetico dell'Unione non dovrà infatti superare i 1.474 milioni

di Tep.

Da qui la scelta del Governo di ribadire e rafforzare nella Sen il cronoprogramma dell'efficienza energetica

messo già nero su bianco nel Paee per arrivare, nel 2020, a 158 megatep per i consumi primari - sotto la

soglia Ue di 209 Mtep - con un risparmio di quasi il 25% rispetto allo scenario di riferimento europeo.

Evitando così l'emissione di circa 55 milioni di tonnellate di anidride carbonica l'anno e risparmiando 8 miliardi

l'anno di importazioni di combustibili fossili. Dai quali, come documenta puntualmente il secondo Rapporto

Enea sull'efficienza energetica presentato nelle scorse settimane, continua a dipendere la copertura di buona

parte del nostro fabbisogno energetico (nel 2011 il 37,5% dal petrolio e il 34,6% dal gas). «L'obiettivo è

assolutamente alla nostra portata - spiega il commissario dell'Enea, Giovanni Lelli - e dovremmo metterci

anima e corpo per cogliere tutte le opportunità che questa sfida ci mette davanti. Tenendo conto che la crisi

ha modificato lo scenario e che il nostro sistema industriale, per via di un costo dell'energia sensibilmente più

alto rispetto a quello registrato altrove, è sempre stato attento su questo versante».

Non a caso, come si legge nel report di Enea, nel 2011 gli impieghi finali di energia hanno toccato quota

134,9 megatep, con una riduzione del 2,65% rispetto all'anno prima, proprio a causa della difficile

congiuntura economica e della spinta arrivata dalle misure di incentivazione dell'efficienza energetica (in

primis, secondo Enea, standard minimi di prestazione nell'edilizia e certificati bianchi). E con l'industria che,

tra il 2000 e il 2011, ha fatto segnare la performance migliore, abbassando del 23% i suoi consumi.

Mostrando, poi, anche una buona reazione su un altro fronte: il 50% dell'obiettivo di risparmio energetico

fissato al 2016 è stato infatti già raggiunto nel 2011 (10.143 gigawattora a fronte di 20.140). Meglio ha fatto

solo il residenziale (al 67% del percorso), mentre terziario e trasporti vanno a rilento rispettivamente, all'8% e

al 25% per cento. Tanto che l'Esecutivo ha già studiato delle risposte ad hoc, ma serve, come suggerisce

Lelli, una politica energetica attorno alla quale predisporre indirizzi e incentivi. «È mancato - osserva il

commissario dell'Enea - un atteggiamento lungimirante. Ma sono convinto che l'impegno su questo versante

non mancherà nel prossimo Governo e nel futuro Parlamento. E dovrà passare attraverso un coinvolgimento

forte della ricerca, che può lavorare in stretta sinergia con le imprese per assicurare il raggiungimento di certi

obiettivi».

Insomma, serve una strategia di ampio respiro che punti anche sull'alleanza strategica tra ricerca e industria.

E che sappia sfruttare anche la leva fiscale per spingere sul pedale dell'efficienza energetica. «Se l'indice di

efficienza energetica - chiarisce Lelli - venisse, per esempio, incorporato nel valore dell'immobile è chiaro che

tutta la questione assumerebbe un altro peso». Non a caso il commissario dell'Enea snocciola una serie di

ricette per imprimere un'accelerazione partendo proprio dall'importanza di un'edilizia sostenibile e di reti

intelligenti che sappiano valorizzare le energie verdi. «Per offrire al Paese uno sviluppo sostenibile - chiosa

Lelli - bisogna ridurre le emissioni di carbonio, utilizzare in modo lungimirante il suolo, rendere sostenibile la

mobilità lavorando molto su infrastrutture e mobilità collettiva, consumare le materie prime con oculatezza e

20/02/2013 46Pag. Il Sole 24 Ore - Sviluppo sostenibile(diffusione:334076, tiratura:405061)

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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 9

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predisporre politiche tariffarie che incentivino comportamenti ambientali corretti». Tutte sfide su cui l'Italia

dovrà misurarsi per raggiungere l'ambizioso traguardo tratteggiato dalla Sen.

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20/02/2013 46Pag. Il Sole 24 Ore - Sviluppo sostenibile(diffusione:334076, tiratura:405061)

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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 10

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Riqualificazione del patrimonio esistente Nel «riciclo edilizio» una sfida e un business Nel residenziale il nuovo fattura la metà del re-building Michela Finizio

Re-building, riuso, rigenerazione. Dagli architetti alle società di sviluppo immobiliare, tutti ne parlano. Con

una sola certezza condivisa: la città metropolitana di domani nascerà solamente attraverso la riqualificazione

del patrimonio edilizio esistente. E il 2013 sarà l'anno dell'inversione di rotta per il mercato immobiliare: il

recupero degli edifici costituisce già oggi il business principale nel settore delle costruzioni, fatturando nel

residenziale 44,8 miliardi di euro l'anno, contro i 22,5 per la produzione di nuove abitazioni.

A confermare l'importanza del business delle riqualificazioni è il Cresme nel suo ultimo rapporto sul mercato

dell'edilizia, dove si registrano anche 36,2 miliardi spesi nell'ultimo anno in Italia per la manutenzione

ordinaria di condomini e palazzi che popolano le nostre città (residenziale e non, e opere del genio civile). Il

mercato italiano si inserisce in un contesto internazionale che va in un'unica direzione. Nel 2006, quando si

era registrato il picco della nuova produzione in Occidente, in concomitanza con il culmine dell'espansione

della bolla immobiliare, gli investimenti in nuove opere rappresentavano il 60% del mercato europeo e oltre il

70% di quello nordamericano (il 77% negli Stati Uniti). Ma oggi quasi la metà degli investimenti in Europa è

rappresentata da interventi di riqualificazione (il 64% in Germania, il 50% in Francia e il 47% in Spagna) e

anche nel Nord America il mercato del rinnovo dell'esistente è arrivato a detenere una quota superiore al 35

per cento.

Il rischio di invenduto frena le nuove costruzioni: operatori e investitori devono far fronte al calo demografico

e del tasso di assorbimento delle nuove costruzioni sul mercato (sceso nel residenziale al 35% nel 2012

rispetto all'80% del 2007, secondo Scenari Immobiliari). Ecco perché sugli interventi di recupero convergono

gli incentivi (dalla detrazione fiscale del 50% per gli interventi di ristrutturazione al Conto Termico) e le ultime

proposte politiche. Tra queste il disegno di legge dedicato alla valorizzazione delle aree agricole e al

contenimento del consumo del suolo, approvato a fine legislatura dal Consiglio dei Ministri e ancora da

dibattere nelle commissioni e in aula. Il nostro Paese, infatti, consuma suolo alla velocità di 8 metri quadrati al

secondo: ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli, mentre la

superficie agricola che viene "consumata" ogni anno è pari all'estensione dei comuni di Milano e Firenze

messi insieme. A dirlo è l'ultimo studio sul consumo di suolo dell'Ispra, presentato due settimane fa. Anche se

lo sviluppo delle aree urbane ha rallentato molto rispetto al picco registrato negli anni 90, in cui si sfiorarono i

10 mq al secondo, è necessario frenare gli eccessi dell'edilizia: «L'Italia dal dopoguerra a oggi ha consumato

suolo svuotando le città di residenze e servizi per spargerli nella campagna - afferma Damiano Di Simine,

responsabile per Legambiente del Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo, costituito insieme a Inu e

Politecnico di Milano -. Un paradosso, reso possibile dall'accesso generalizzato all'auto di proprietà, che però

oggi rivela tutti i limiti e i costi energetici ed economici dello sprawl insediativo. Per fermare il consumo di

suolo dobbiamo tornare ad investire sulle città, anziché assecondare, come si è fatto per decenni, la rendita

speculativa delle espansioni urbane».

Per sostenere il business del "riciclo edilizio" il Governo Monti ha approvato il Piano Città che, di recente, ha

finanziato con 318 milioni di euro 28 progetti di riqualificazione urbana, con particolare riferimento alle aree

degradate. A Roma, in particolare, andranno 113 milioni di euro per 11 interventi: si va dalle piste ciclabili a

un nuovo centro per disabili all'housing sociale nel quartiere di Pietralata. All'Aquila invece Piazza Armi sarà

trasformata in un grande parco con Auditorium. Un nuovo polo museale sorgerà con i fondi del Piano città a

Trieste dove saranno recuperate invece le ex caserme. A Napoli è previsto il recupero di edifici di archeologia

industriale, gli ex Corradini a San Giovanni a Teduccio, e in coordinamento con l'Autorità Portuale e la Porto

Fiorito Spa si procederà alla costruzione del nuovo porto turistico. A Milano sarà bonificata l'area della

Bovisa-Gasometri, strategica perchè collocata fra due importanti snodi ferroviari.

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«L'occasione per ripartire potrebbe essere a portata di mano - ha detto Claudio De Albertis, presidente di

Assimpredil Ance -: il 70% degli edifici del nostro paese è antecedente agli anni Settanta. C'è molto da

recuperare e da ricostruire». Per dare un'idea, gli edifici residenziali e terziari incidono per oltre un terzo sui

consumi energetici in Italia.

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Giro d'affari

44,8

Miliardi di euro

È quanto fatturato dal mercato

della riqualificazione nel residenziale

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La recessione abbatte il riciclo di mille tonnellate al giorno La crisi porta a una riduzione della raccolta di acciaio, legno, carta, elettrodomestici e oli I CAMBIAMENTI Loscorso anno sono state perse oltre 350mila tonnellate Pesa la riduzione della spesa alimentare ma anche lascelta di rinviare gli esborsi più impegnativi come casa, mobili e auto Luca Orlando

Con una raccolta diminuita di oltre 350mila tonnellate, quasi mille al giorno, il 2012 non sarà certo ricordato

come l'anno d'oro del riciclo in Italia. Per una volta però il problema non è legato ai comportamenti individuali

e collettivi più o meno virtuosi, quanto piuttosto all'effetto dirompente della crisi sulle abitudini di consumo

delle famiglie. Il sistema Conai, consorzio nazionale degli imballaggi, vede un tasso di "recupero" stabile al

64%, in presenza però di quantitativi totali immessi al consumo ridotti in media del 3%. L'unico comparto in

controtendenza resta la plastica, dove però il tasso di riciclo è inferiore al 40% e i margini di recupero restano

ampi. Per il resto, ad eccezione del vetro, che resta stabile, acciaio, alluminio, carta e legno mostrano frenate

evidenti, frutto soprattutto di comportamenti di acquisto diversi da parte delle famiglie, che per i soli imballaggi

riducono le quantità avviate al riciclo di 315mila tonnellate, una riduzione del 4,2% rispetto al 2011.

Cambiamenti che si "leggono" in modo trasparente guardando al settore degli elettrodomestici, dove nel 2012

la riduzione dei quantitativi avviati al recupero è di 22mila tonnellate, un calo del 9% rispetto all'anno

precedente. Frenata ancora più drammatica per i prodotti più impegnativi dal punto di vista economico come

lavatrici e lavastoviglie, dove il tracollo è del 13%.

Il legame con la crisi è evidente: se le famiglie acquistano meno prodotti i nuovi quantitativi immessi sul

mercato si riducono mentre si prolunga la vita utile dei "vecchi" apparati. Eloquente anche il caso degli oli

lubrificanti, dove le quantità immesse al consumo sono crollate dell'8,6% a 394mila tonnellate, abbattendo in

misura analoga i valori raccolti a 177mila tonnellate. Anche in questo caso il problema è il risparmio delle

famiglie, con utilizzo inferiore di auto, acquisti in calo, manutenzioni ridotte all'osso.

I dati definitivi non sono disponibili per tutti i consorzi di raccolta ma le prime stime indicano un trend

omogeneo verso il basso, con un calo dei principali consorzi di oltre 350mila tonnellate. La crisi dell'edilizia,

ad esempio, porta ad una riduzione dei quantitativi di legno avviati a riciclo nel circuito urbano, dove mobili e

infissi sostituiti diventano sempre più rari al diminuire di nuove costruzioni di case e al ridursi delle

ristrutturazioni di quelle esistenti. Il consorzio Rilegno stima per il circuito urbano un calo del 6%, che significa

30mila tonnellate in meno. «Porte, infissi e mobili dismessi - spiega Marco Gasperoni della direzione del

Consorzio Rilegno - valgono l'80% dei volumi nelle città, la riduzione del 6% che stimiamo nel 2012 è un

segno evidente delle difficoltà delle famiglie». Giù anche carta e cartone, dove il consorzio Comieco registra

una frenata del 15,4%, determinata in parte dal calo delle convenzioni e in parte (3-5%) da una riduzione

reale di consumi e raccolta, come stimata dallo stesso Conai.

Qui si concentrano diversi fenomeni, dal calo delle produzioni di imballaggi alla minore vendita di giornali, per

finire con i casi di furto, segnalati ad esempio a Milano e Torino. A resistere, come detto, è solo la plastica,

dove però la crescita dei quantitativi riciclati nel 2012 viene spiegata dal consorzio Corepla con gli ampi

margini di sviluppo del settore, dove il recupero effettuato in ambito urbano è inferiore alle 800mila tonnellate,

rispetto agli oltre due milioni di tonnellate immesse annualmente sul mercato. Se nei valori assoluti di

materiale riciclato nel 2012 l'Italia non brilla, altrettanto si può dire in termini relativi, dove la quota di rifiuti

urbani avviati al recupero è pari al 33%, quasi dieci punti al di sotto della media europea, esattamente la metà

di Austria, Belgio e Germania.

Il nodo resta il peso elevatissimo dello smaltimento in discarica, da noi in media pari al 49% mentre in

Europa il dato crolla al 30%. La percezione diffusa è che in periodo di crisi le amministrazioni locali siano più

restie a spingere sulla raccolta differenziata per paura di far lievitare i costi del servizio ma i dati mostrano il

contrario: in Lombardia, dove la differenziata vale il 47,4% il costo per abitante è 124,5 euro l'anno, cifra che

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lievita a 150,77 euro in Sicilia, che però "differenzia" solo il 7,3%. Se questo è lo scenario passato, anche le

prospettive a breve per i quantitativi riciclati non paiono brillanti. «Dopo il brusco calo del 2009 - spiega il

direttore generale Conai Walter Facciotto - il biennio 2010-2011 ha registrato un incremento dei consumi che

ha fatto sperare in una decisiva ripresa del mercato globale. In realtà, i dati di preconsuntivo 2012

evidenziano una nuova contrazione rispetto all'anno precedente, facendo rivedere al ribasso anche le stime

per il 2013 avanzate nel primo semestre dell'anno in corso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA Nota: * preconsuntivi Fonte:Conai Migliaia di tonnellate Il recupero

Riciclaggio degli imballaggi MARKA 2009 2010 2011 2012* Var.% 2012/2011 Acciaio 356 358 353 300 -15,0

Alluminio 31 47 41 39,6 -3,4 Carta 3.291 3.416 3.526 3.420 -3,0 Legno 1.208 1.338 1.272 1.100 -13,5

Plastica 698 716 745 763 +2,4 Vetro 1.362 1.471 1.570 1.570 = Totale 6.946 7.346 7.507 7.192,6 -4,2

Oli lubrificanti usati

La raccolta 2012 si è ridotta del 6,3% rispetto ai valori del 2011.

Pesa sul comparto la riduzione

delle quantità immesse al consumo,

in calo dell'8,6% a 394 mila tonnellate

177 mila tonnellate

Elettrodomestici

La riduzione degli acquisti di lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi ha ridotto drasticamente il ritiro dei prodotti

usati

e dunque le quantità avviate al riciclo.

Il calo 2012 sfiora il 10% dei volumi

-22 mila tonnellate

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Le imprese. ArcelorMittal congela il programma di ristrutturazione in attesa delle decisioni di Bruxelles Una task force contro le chiusure IL COMMISSARIO Tajani: «Tutti gli stabilimenti europei saranno coinvolti nel piano, compresi quelli pugliesi».È in gioco il futuro di 360mila addetti Matteo Meneghello

La soddisfazione tra imprenditori e operatori del settore per l'annuncio del nuovo piano per l'acciaio europeo

è palpabile. «Al di là delle azioni concrete, che speriamo possano essere presentate a giugno, quando sarà

licenziato il piano - hanno spiegato alcuni addetti ai lavori nei giorni scorsi, durante il 27esimo Steel market

outlook organizzato dal portale Siderweb -, la riunione della Commissione europea ha fatto segnare un punto

importante: per la prima volta, pur con distinzioni tra i diversi governi nazionali, la politica europea ha preso

atto che c'è un problema nel settore, ha riconosciuto l'importanza del comparto per l'economia europea e sta

cercando soluzioni concrete per affrontare questi nodi. Non siamo più un settore dimenticato». Segnali di

apprezzamento non solo dai piccoli operatori ma anche dai grandi gruppi: ArcelorMittal ha annunciato,

proprio ieri, il congelamento del suo piano di ristrutturazione, in attesa degli sviluppi del piano.

Le raccomandazioni messe nero su bianco dalla Commissione europea segnano una svolta importante

rispetto al silenzio degli ultimi mesi. Con oltre 360mila occupati, un giro d'affari di 170 miliardi ed il suo ruolo

nella catena del valore di molti settori manifatturieri a valle - si legge nel documento Ue - il settore dell'acciaio

ha un ruolo strategico nell'economia europea. L'acciaio, ricorda la Commissione, è centrale per il sistema dei

trasporti, per le infrastrutture, per l'edilizia, per la manifattura, per l'agricoltura, per il sistema idrico ed

energetico. È inoltre cruciale per i settori che possono contribuire allo sviluppo della green economy.

I produttori europei stanno affrontando un cambiamento epocale. La produzione di acciaio nell'Unione

europea è scesa del 17% dal 2007 e le previsioni per il 2012 sono di un'ulteriore discesa del per cento

rispetto all'anno precedente.

Tra le azioni caldeggiate per risolvere il problema occupazionale, la Commissione indica l'utilizzo delle

risorse Fse per la formazione dei lavoratori e del Fondo europeo per la globalizzazione, con lo scopo di

ridurre l'impatto dei costi sociali dei piani di razionalizzazione. A questo scopo, la Commissione sta studiando

anche la creazione di una task force che segua da vicino i piani di riduzione e di chiusura di impianti in

Europa. Negli ultimi mesi ArcelorMittal aveva manifestato la volontà  di chiudere definitivamente alcuni

impianti in Francia (il sito di Florange, in Lorena è stato al centro di un pesante braccio di ferro con il Governo

Hollande) e in Belgio, dove ha annunciato 1.300 esuberi per la chiusura di sei siti. Il vicecommissario Antonio

Tajani ha annunciato ieri che il colosso siderurgico, grazie agli sforzi dell'Ue, è tornato sui suoi passi: ha

deciso di non fare nessuna ristrutturazione in Europa sino a quando la Commissione Ue presenterà il piano

per il settore. Tajani ha ricordato inoltre che tutti gli impianti per la produzione dell'acciaio in Europa saranno

coinvolti dal piano, Ilva inclusa. «L'Ilva ha un altro problema rispetto ad ArcelorMittal - ha spiegato il

commissario -, ma anch'essa rientra nel piano d'azione Ue in quanto questo riguarda tutti i siti siderurgici

europei».

L'intervento del ministro francese dell'industria, Arnaud Montebourg, durante la tavola rotonda che ha

preceduto la presa di posizione della commissione, è stato molto netto. «Adesso, che è un periodo difficile,

ArcelorMittal sta chiudendo acciaierie - ha detto -. Credo che sia una decisione miope: quando il mercato si

riprenderà, l'Europa si troverà nella necessità di importare acciaio, diverrà dipendente dall'estero. Ciò non è

accettabile. La Ue - ha aggiunto - deve perseguire uno sviluppo equo e rispettoso dell'ambiente, se i

produttori di acciaio che esportano nell'Unione non rispetteranno i parametri che l'Europa si è data, dovranno

essere messe in campo misure di equilibrio ed equità, dazi compresi, per riequilibrare la situazione». Il vice

primo ministro Belga Patrick Dewael ha invece sottolineato l'importanza di un piano «a breve, a medio e a

lungo termine».

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Il dossier Finiti i soldi per il risanamento ora il Comune apre ai privati SARA SCARAFIA LA DISCARICA accanto al monumento. Il museo tra i palazzi diroccati. «Maculato». Ecco com'è il centro

storico visto da Nicola Di Bartolomeo, il dirigente comunale che se ne occupa. Perle di rara bellezza - dallo

Spasimo alla Galleria d'Arte moderna - inserite in contesti di degrado. Nonostante su questo pezzo di città

siano piovuti milioni di euro.

SARA SCARAFIA DAI 70 milioni di euro spesi a partire dal 1995 per finanziare i privati che recuperano le

parti comuni degli immobili ai 94 milioni investiti da Palazzo delle Aquile e Iacp per realizzare 900 tra alloggi e

botteghe. E ancora i circa 66 milioni tra fondi europei, nazionalie regionali investiti per il recupero dell'edilizia

monumentale: dai 44 miliardi di lire del progetto Urban che ha consentito per esempio l'apertura del Kalhesa

di Foro Umberto I e il restauro di Villa Giulia, ai 28 miliardi di lire stanziati per la Conferenza Onu del 2000

che, per esempio, ha consentito di realizzare il prato del Foro Italico. Oppure gli 8 milioni di euro di fondi

europei stanziati per il rifacimento delle piazza Bellini, Vittoria e Marina (i lavori sono ancora in corso), i 4,5

milioni targati ancora Ue per il Teatro Garibaldi o i quasi 14 milioni per il recupero del complesso

monumentale Sant'Anna, quello che ospita la Galleria d'Arte moderna. Soldi, soldi a fiumi. Che però non

hanno cambiato la fisionomia del centro storico. «Perché - dice Di Bartolomeo - si è puntato al recupero dei

singoli edifici e meno a quello degli spazi esterni». E così il palazzo restaurato, per esempio alla Magione,

convive con la discarica a pochi metri. I mercati storici muoiono soffocati dal degrado mentre le palazzine

pericolanti continuano a sbriciolarsi. Nelle strade densamente abitate la fognature funzionano a mala pena -

basta fare un giro nei dintorni di piazza Rivoluzione dopo un acquazzone - e tra i vicoli spesso l'illuminazione

dà forfait. Per il nuovo assessore al Centro storico Agata Bazzi, la risposta per salvare il centro storico è sola

una: «Creare residenze: perché chi abita in un posto lo protegge». Case dunque, da realizzare recuperando

l'esistente.

Soprattutto se cade a pezzi. Da qui, l'idea di pubblicare un avviso per affidare alle cooperative edilizie il

recupero dei palazzi a rischio crollo. E anche il progetto di riallacciare un rapporto con lo Iacp - a breve ci

saranno i nuovi vertici - per edilizia residenziale pubblica. E ancora la proposta di rimettere in circolo le

economie dei bandi che in questi anni hanno finanziato i privati che recuperavano gli immobili, per incentivare

nuovi interventi: «Stavolta però- dice la Bazzi - invece di dare un contributo a fondo perduto, vorrei puntare su

mutui a conto interesse. Il privato accende un mutuo per il recupero dell'edificio e il Comune si fa carico degli

interessi». Le risorse a disposizione del resto non sono più quelle di una volta: al momento ci sarebbero circa

15 milioni. Siamo lontani dai 25 milioni dei primi quattro bandi finanziati con la legge regionale 25 del '93 tra il

1995 e il 1999 (182 i cantieri completati) o dai 26 milioni del bando 2002 con il quale sono stati finanziati 138

recuperi. L'ultimo bando del 2006, il sesto, ha investito 18 milioni per un totale di 162 concessioni rilasciate.

«Con il meccanismo del mutuo - spiega la Bazzi - posso accendere investimenti per 50 milioni immettendone

solo 15».

Ma la nuova idea sul centro storico passa soprattutto attraverso la partenrship pubblicoprivato: «È questa la

risposta alla carenza di risorse - dice l'assessore - una sinergia tra l'amministrazione e le imprese per

realizzare servizi e recuperare gli spazi pubblici». Il primo esperimento - un avviso per cercare un partner

privato e accedere a un finanziamento regionale - ha portato l'amministrazione a presentare alla Regione il

progetto della società del presidente dell'Ance Giuseppe Di Giovanna per la realizzazione di una residenza

universitaria in via Celso. Il Comune si occuperà del recupero delle aree circostanti. «Ecco come integrare

recupero di edifici e di spazi comuni», dice la Bazzi che sui privati conta anche per attivare nuovi project

financing. Un'ipotesi allo studio è quella di una finanza di progetto per realizzare un mega-ostello della

gioventù nel monastero di Santa Teresa di piazza Magione.

20/02/2013 1Pag. La Repubblica - Palermo(diffusione:556325, tiratura:710716)

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La riqualificazione degli spazi pubblici passa anche attraverso il recupero della vivibilità: «A breve

presenteremo il piano delle pedonalizzazioni sul quale cercheremo la piena condivisione della cittadinanza.

Entro l'estate molte strade e piazze sarà senz'auto». La Bazzi - assessore da sei mesi - deve fare anche i

conti con il piano particolareggiato esecutivo, il Ppe, decaduto dal 2003. «Non vuol dire che sia scaduto ma

che sono scaduti i vincoli preordinati all'esproprio». Per espropriare un'area, dunque, i vincoli devono essere

riapposti dal Consiglio comunale caso per caso. Al momento l'amministrazione non ha intenzione di varare

una revisione complessiva, ma di mettere a sistema le richieste di esproprio presentate dai privati: una

cinquantina che sono adesso all studio di una commissione tecnica insediata in assessorato che valuterà il

loro impatto e soprattutto la loro omogeneità. «Gli interventi - conclude l'assessore - devono essere coerenti».

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I privati GLI EDIFICI Con i sei bandi pubblicati a partire dal 1995 l'amministrazione ha finanziato il recupero

delle parti comuni degli edifici. I primi quattro escludevano dai finanziamenti le imprese, gli ultimi due no

Urban VILLA GIULIA E CO Con il progetto Urban sono stati investiti 44 milioni di vecchie lire che sono serviti,

a esempio, al recupero di Villa Giulia.

Ma anche dello Spasimo, delle Mura delle Cattive, dell'illuminazione della Kalsa e di piazza Marina

L'Onu IL PRATO In occasione della Conferenza Onu del 2000, arrivarono in città 28 miliardi di lire che

servirono, per esempio, per realizzare il prato del Foro Italico. Ma furono finanziati pure i restyling delle

facciate dei palazzi

La Gam SANT'ANNA Tra gli interventi finanziati con fondi europei c'è stato quello per il recupero del

complesso monumentale di Sant'Anna, quello che ospita la Galleria d'arte moderna, costato circa 14 milioni

di euro

Le piazze PIAZZA BELLINI Tra le ultime risorse stanziate per Palermo dall'Unione europea ci sono i 4,5

milioni di euro che stanno finanziando il recupero delle piazze Bellini, Vittoria e Marina. I lavori sono ancora in

corso

PER SAPERNE DI PIÙ www.comune.palermo.it www.palermo.repubblica.it

Foto: SINDACO E ASSESSORE Il sindaco Leoluca Orlando con l'assessore al Centro storico Agata Bazzi

20/02/2013 1Pag. La Repubblica - Palermo(diffusione:556325, tiratura:710716)

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La radiografia del centro storico La Procura ordina lo sgombero di 241 edifici storici Sono a rischio crollo e quasi tutti abitati. L'assessore: "Senza casa in hotel a spese dei proprietari" LA PROCURA ordina al Comune lo sgombero delle palazzine pericolanti del centro storico che i proprietari

non hanno messo in sicurezza. Per la prima volta la magistratura interviene pesantemente nei confronti dei

proprietari inadempienti e dispone il sequestro di case e palazzi che cadono a pezzi. Per la città sarà una

rivoluzione: gli immobili da bollino rosso sono 241. Molti sono abitati. Adesso il Comune dovrà notificare lo

sgombero a proprietari, affittuari- regolario in nero- ed esercenti. «Non abbiamo scelta - dice l'assessore al

Centro storico Agata Bazzi - ce lo impone la Procura». Che subito dopo apporrà i sigilli negli edifici. Le prima

nove ordinanze di sgombero sono già sul tavolo del Centro storico, mentre i vigili urbani stanno facendo la

ricognizione degli occupanti dei palazzi da svuotare. Ma dove mandare chi si ritroverà senza casa? Il rischio

infatti è quello di ritrovarsi con un esercito di affittuari irregolari, magari a basso reddito, che non sapranno

dove andare. «Noi non abbiamo alcuna soluzione - dice la Bazzi - l'unica strada è ospitare gli sgomberati in

albergo a spese del proprietario inadempiente». Le ordinanze di sequestro, e di relativo sgombero,

riguardano tutto il centro storico: via Maqueda, corso Vittorio Emanuele, l'Albergheria, il Capo. Ai primi 8

immobili, disabitati, sono già stati apposti i sigilli. I prossimi nove dovranno essere sgomberati dal Comune

entro 15 giorni.

Ma come si è arrivati a questo punto? La mappa del rischio del centro storico conta 241 edifici da bollino

rosso, che potrebbero cioè crollare da un momento all'altro. Per ciascuno di questo il Comune ha prima

emesso un'ordinanza a carico del proprietario, poi una diffida. Dal 2008 a oggi 240 proprietari hanno messo

in sicurezza gli edifici: cinque anni fa la mappa del rischio contava 481 immobili. Gli altri, invece, hanno

continuato a ignorare le diffide. Se prima la Procura avviava un processo penale che si concludeva con una

multa, oggi dispone i sequestri.

La Bazzi assicura che nonostante la fragilità della città antica la situazione è sotto controllo. «In centro

storico il danno lo ha creato l'abusivismo non la vetustà. Certo ci dobbiamo porre il problema di come

risolvere definitivamente la questione».

In 40 casi il Comune è intervenuto con la messa in sicurezza in danno, sostituendosi cioè ai privati

inadempienti ai quali poi presenterà il conto. Ma si tratta pur sempre di interventi tampone. L'idea

dell'assessore - che ha già inviato alla commissione consiliare una bozza di delibera - è quella di pubblicare

un avviso per affidare i palazzi che crollano alle cooperative edilizie: espropriarli, affidarli alle coop per il

restauro cedendogli poi la proprietà dei suoli. «Così risolveremmo anche in buona parte il problema

dell'emergenza abitativa». sa. s.

© RIPRODUZIONE RISERVATA GLI EDIFICI A RISCHIO CROLLO 241 Edilizia pericolante urgente Edilizia

pericolante Edilizia degradata 306 822 1.369

2,5 km quadrati di superficie suddivisi in 4 mandamenti 21 mila abitanti circa con densità di circa 8.600

abitanti per kmq 7 bandi di recupero immobili rivolti ai privati finanziati con 70 milioni di investimenti pubblici

dal 1993 740 alloggi e botteghe realizzati da Iacp e Comune con finanziamenti per 94 milioni

Foto: I DATI DEL DEGRADO Sono oltre 1300 gli edifici a rischio nel centro storico di Palermo, 241 dei quali

devono essere sgomberati per il rischio di crolli

20/02/2013 2Pag. La Repubblica - Palermo(diffusione:556325, tiratura:710716)

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Il caso Il provvedimento dopo la denuncia dei cittadini a "Repubblica" Ville sul mare di Sferracavallo l' Edilizia privata blocca i lavori CLAUDIA BRUNETTO IL COMUNE blocca i lavori delle due ville in costruzione nella borgata di Sferracavallo, vicino alla Baia del

Corallo, all'altezza dell'hotel Bellevue. Dopo la denuncia di "Repubblica Palermo",a seguito delle segnalazioni

di alcuni cittadini, ieri l'edilizia privata ha emesso il provvedimento di sospensione per difformità con il

progetto originario.

In particolare le falde di copertura delle due costruzioni gemelle risultano più alte di quelle previste. Ci sono

anche otto lucernari che nel progetto originario non esistono e alcune di quelle che erano finestre sulla carta

sono state trasformate in balconi.

Nei prossimi giorni la polizia municipale, insieme ai tecnici della Soprintendenza dei Beni culturali e del

Genio civile, tornerà sul posto per un secondo sopralluogo. È possibile, infatti, che accanto alla difformità

delle coperture, spuntino fuori altre irregolarità nelle due costruzioni gemelle.

Intanto gli uffici comunali dell'edilizia privata continuano a esaminare le carte che hanno consentito dal 1993

a oggi di proseguire i lavori delle due ville a ridosso della costa, dove resiste ancora una montagna di

materiali di risulta, esito dello scavo delle fondamenta, franata nel mare del golfo.

Una commissione di tre tecnici sta esaminando tutto l'excursus storico delle costruzioni della società

"Immobil sud srl", l'obiettivo è appurare la legittimità delle concessioni ottenute nel corso del tempo per

proseguire i lavori. L'edilizia privata conta di fare chiarezza sul caso di Sferracavallo entro venerdì. «Stiamo

esaminando tutte le carte - dicono dall'edilizia privata - a partire da tutte le concessioni rilasciate in questi

anni. Lavoreremo insieme alla municipale e alla Soprintendenza perché si tratta di un progetto edilizio

complesso che coinvolge più enti. Intanto abbiamo ritenuto opportuno sospendere i lavori».

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Foto: Le villette in costruzione a Sferracavallo

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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 20

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Nodavia mette in mobilità 43 addetti "C'è l'inchiesta, non possiamolavorare" Fermi i due cantieri , sequestrati milioni sul conto del consorzio Palazzo Vecchio: "Se le aziende fossero statetrasparenti non saremmo qui" ILARIA CIUTI «SIAMO angosciati, non vediamo certezze, non possiamo pagare noi che non abbiamo alcuna

responsabilità». I lavoratori di Nodavia si sentono nei guai, dicono. L'azienda ha appena annunciato l'apertura

della procedura di mobilità per tutti i 43 dipendenti, in maggioranza ingegneri, tecnici, impiegati e pochi

operai, dei due cantieri Tav di Campo di Marte e ex Macelli (la stazione Foster). Dal 1° marzo i dipendenti

saranno considerati esuberi e di conseguenza i cantieri, già praticamente fermi da quando è scattata

l'inchiesta sulla Tav fiorentina, si fermeranno del tutto. Oltretutto la mobilità è solo un mezzo per permettere ai

lavoratori licenziati di iscriversi alle liste perché gli edili non hanno indennità e il rischio è che i 43 restino del

tutto privi di entrate.

«E dire che la speranza si era riaccesa quando il ministero ha dato l'autorizzazione allo scarico del terre. Ma

il giorno dopo è arrivata l'inchiesta - sono disperati i lavoratori - E' una tragedia. Veniamo da fuori e tanta era

la gioia di questo lavoro nelle costruzioni in crisi che alcuni si sono portati la famiglia, hanno preso casa in

affitto o l'hanno comprata con mutuo. Ora rischiano di trovarsi affitto o mutuo sul gobbo. Né è facile trovare

un altro lavoro nell'edilizia». «Dispiace anche a noi, siamo pronti a tutto per evitare i licenziamenti. Ma per ora

non abbiamo altra scelta che aprire la procedura», dice il responsabile del personale di Nodavia, Luciano

Provasi. Perché, spiega l'azienda, l'inchiesta giudiziaria, che ha portato al sequestro sia della fresa che

avrebbe dovuto scavare il tunnel che di una somma sul conto corrente di Nodavia, impedisce di proseguirei

lavorie di pagare il personale. Secondo la procura si tratta di un contro corrente Unicredit su cui erano stati

versati più di 8 milioni provenienti da Rfi, di cui 6 già utilizzati per pagare ditte in subappalto e su cui sono

stati adesso sequestrarti i restanti 2.200.000: senza che la ditta abbia fatto ricorso. «Se non possiamo

attingere al conto non possiamo neanche pagare gli stipendi di gennaio - dice Provasi E il rischio è che non

possiamo poi pagare neanche le aziende in subappalto». Il che provocherebbe un effetto a cascata con le

dite che a loro volta potrebbero licenziare altri 150 lavoratori. «Non firmeremo mai un accordo di mobilità.

Nessuno deve essere licenziato», si impegnano tutti i sindacati, Fillea-Cgil, FilcaCisl e Feneal Uil. L'unica

alternativa sono gli ammortizzatori, concordano. Ma quali? Niente cassa integrazione ordinaria perché non

può essere accordata a datori di lavoro coinvolti in un'inchiesta, come Nodavia.

Dunque vanno trovate altre soluzioni. Il prefetto, Luigi Varratta, si è già incontrato al proposito con il direttore

dell'Inps. I sindacati chiedono un incontro a Comune, Provincia e Regione. Mentre Palazzo Vecchio teme

«che le aziende vogliano scaricare, tramite la mobilità, le colpe sulla magistratura cui invece non si può certo

addebitare questa situazione». Aggiunge: «Se le aziende avessero avuto un comportamento trasparente non

saremmo arrivati a questo punto».

Da parte loro, i sindacati esprimono «massimo rispetto per la magistratura», auspicano che «le indagini

vadano avanti rapidamente». Ma vogliono sapere da Rfi «cosa si farà se non ci saranno più lavoratori

quando, chiusa l'inchiesta, si dovranno riaprire i cantieri». E i lavoratori chiedono di separare i due discorsi:

«Si individuino le responsabilità che sono individuali ma intanto si prosegua con i lavori da subito».

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I punti I lavoratori In angoscia per il futuro Preoccupati per il loro futuro, per i mutui accesi per pagarsi casa,

per il lavoro che non c'è più: tensione fra i 43 addetti Nodavia presto in mobilità La maxi fresa Sigillata dalla

magistratura La maxi talpa che dovrebbe scavare il tunnel alta velocità a Campo di Marte è ancora sotto i

sigilli della magistratura che ne deve verificare la regolarità I sindacati Nessuno deve essere licenziato «Non

firmeremo mai un accordo di mobilità. Nessuno deve essere licenziato», si impegnano tutti i sindacati,

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FilleaCgil, FilcaCisl e FenealUil

Foto: IL CANTIERE Campo Marte quando ancora si lavorava alla Tav: ora il cantiere è fermo. Sotto, il

procuratore Quattrocchi

Foto: SARANNO COSÌ I fanghi estratti dalla maxi talpa nei lavori autostradali a Pian del Voglio e classificati

come "terre e roccia": quelli estratti nel cantiere Tav a Campo Marte saranno così

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Ina-­case, quando l'utopia divenne (quasi) realtà 50 anni fa si chiudeva il piano ideato da Fanfani per l' edilizia popolare Cercava di sposare il cristianesimosociale e il collettivismo marxista GLI ARCHITETTI Vi misero mano tra gli altri Giò Ponti Quaroni e Mollino CARLO OLMO Cosa è stato il piano Ina-Casa? L'immagine forse più chiara la si ha da un aereo che atterra a Torino, Milano,

Roma, Bari o, se fosse possibile, a Carbonia, a Capri o a Cannobio. Al di là della città storica, le uniche parti

della città contemporanea, quella della dispersione insediativa, che, ancora oggi, hanno forma sono quelle

pubbliche: e dentro queste ancor più i quartieri realizzati nei quindici anni (1949-1963) dell'Ina Casa.

Approvata il 24 febbraio 1949, dopo un iter parlamentare di otto mesi, preceduta e accompagnata da molti,

altri piani o proposte - da quella di Puggioni a quella di Miniati, da quella di Bottoni a quella di Diotallevi e

Marescotti - il piano prende avvio il 7 luglio dello stesso anno con il primo cantiere a Colleferro. Nel maggio

dell'anno successivo sono già avviati 414 cantieri. A pieno regime il piano realizzerà settimanalmente 2800

alloggi, assegnando ogni sette giorni casa a 560 famiglie. Dal 1950 a tutto il 1962 i 20 mila cantieri del piano

hanno impegnato 102 milioni di giornate lavorative, corrispondenti a 40 mila lavoratori edili l'anno. Dei 17 mila

architetti e ingegneri italiani attivi in quegli anni, un terzo è coinvolto nel piano. Numeri importanti che

nascondono scelte e soluzioni ancor più interessanti. Perché dal nostro aereo in atterraggio si coglie così

tanto la differenza tra città pubblica e città e se vogliamo, privata, il contrario dell'ideologia del mercato

instillataci ormai da decenni? Il piano Ina-Casa nasce da storie individuali e collettive di un'Italia in guerra: le

storie di Amintore Fanfani e di Filiberto Guala, di Arnaldo Foschini e di Corrado Bozzoni, per non fermarsi che

ai principali responsabili della legge e della sua attuazione. Ma anche le storie del cristianesimo sociale, del

socialismo di impronta Fabiana, del comunitarismo Olivettiano, del collettivismo comunista, per non citare che

i più importanti movimenti di pensiero coinvolti nel dibattito che precede e accompagna l'approvazione della

legge. La gestione decentrata dei progetti individua poi su un'ipotetica carta d'Italia, dove e come le diverse

matrici hanno maggiormente influenzato le realizzazioni. Con, però, alcune radici comuni. Pensare la città per

quartieri non è certo un'idea originale. Nasce alla fine dell'Ottocento, ma si consolida, a partire soprattutto

dalla Germania prenazista, attraverso l'esperienza che si chiamerà architettura razionalista. Al centro di

quelle esperienze, come del Piano Ina, ci sono alcuni principi: la progettazione integrale di esterno ed interno,

la centralità della distribuzione - che nasce dalle infinite discussioni sulla casa minima - l'importanza

dell'integrazione tra casa e servizi per poter parlare di un abitare e non solo... di un posto per dormire, la

centralità dello spazio pubblico, dei luoghi di incontro per realizzare davvero un'idea di cittadinanza e non

solo di residenza. Idee tutte che si ritrovano, in maniera certo diseguale, nei progetti che l'ufficio, diretto sino

al 1952 da Adalberto Libera, doveva insieme indirizzare con normative tipo e poi approvare. Idee che

spiegano come al momento delle scelte dei responsabili del Piano, siano stati interpellati e cerchino di fare

parte del gruppo che ne indirizzava gli esiti, personaggi forse inattesi come ad esempio Giò Ponti a Milano,

Gabetti e Isola e Mollino a Torino, Quaroni a Matera e a Roma. Quei quartieri oggi si distinguono nella città

senza qualità che saturerà le distanze tra città costruita e quei quartieri, prima di inglobarli, perché il progetto

politico e quello professionale avevano al centro un'idea di cittadinanza e di solidarietà. Il piano viene

finanziato attraverso una trattenuta, alla fine dello 0,60 di tutti i lavoratori e dell'1,20 dei datori di lavoro, oltre

che attraverso investimenti dello Stato. Una partecipazione universale a favore di chi meno aveva, che spiega

molto del confluire in quel piano delle diverse radici solidariste che attraversano l'Italia del dopoguerra. Così

la geografia del piano comprende oltre le grandi città, Modena, Ferrara, Mestre sino a realtà come Colleferro.

Il Sud e le isole vedono, sull'intero quindicennio, investimenti che sfiorano il sessanta per cento di quelli del

Nord. Ma l'Ina-Casa è stata anche una grande occasione perduta di un riformismo keynesiano, come

sottolineano i diversi inviati del governo di Harry Truman: è per altro sui fondi Erp che si fonda l'avvio

finanziario del piano. In gioco poteva esserci una modernizzazione non solo tecnologica o costruttiva, se quel

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piano fosse stato accompagnato, come si discusse nel convegno dell'Istituto Nazionale di urbanistica di

Venezia del 1952, almeno dalla completa applicazione della legge urbanistica del 1942 e da una

sperimentazione progettuale, tecnica, ma anche degli appalti e della burocrazia più convinta. In realtà il piano

assolse un'altra funzione sociale. Oltre che sollevare dalla miseria - l'inchiesta parlamentare del 1952 ne

traccia un quadro sconfortante - consentì a milioni di contadini italiani di passare dai campi alle fabbriche,

passando da un lavoro meno... industriale e più artigianale, rendendo quel passaggio un po meno traumatico.

Perché oggi guardando dal finestrino del nostro aereo oltre che riconoscere quelle parti di città, ci pervade un

senso di nostalgia? Quegli esperimenti ebbero ingenuità tali che già nel 1956 parte dei protagonisti, in primis

gli architetti più colti, le mettevano in luce: l'idea, ad esempio, che bastasse simulare un ambiente - la casa

rurale ha una tradizione fortissima nella discussione della cultura architettonica italiana dagli Anni Trenta in

poi - per ricreare una socialità. La nostalgia nasce dal percepire che la forma urbana si realizza se lo spazio è

pensato come bene comune, che il progetto funziona se ha basi condivise, che la città esiste se vi è un

progetto di spazio pubblico. Ed è una nostalgia che ha molte, buone ragioni di turbarci.

2800 ogni settimana È il numero di alloggi che il piano assegnava a pieno regime. Si trattava di alloggi «a

riscatto», chi voleva poteva dopo un certo numero di anni diventare proprietario

560 a settimana Il numero di famiglie che in media riceveva un alloggio grazie all'InaCase. Sui portoni di tutti

gli edifici una targa in ceramica disegnata da artisti come Burri o Cambellotti

20000 i cantieri È questo il numero dei cantieri complessivamente aperti nei quasi quindici anni di vita del

piano che consentì anche di rilanciare l'occupazione nel campo delle costruzioni

334 miliardi di lire È la cifra stanziata nei primi sette anni del piano Ina­Case che porterà nello stesso periodo

alla costruzione di 147 mila alloggi dal Piemonte alla Sicilia 41000 operai all'anno La realizzazione

dell'ambizioso piano di edilizia popolare vedrà la partecipazione di maestranze contribuendo a combattere

anche massicciamente la disoccupazione 14 anni È la durata, dal 1949 al '63, del piano voluto dall'allora

leader democristiano Amintore Fanfani, che era anche stato padre del tentativo di realizzare la riforma agraria

Foto: Il quartiere Ina-Casa di Frattamaggiore, in provincia di Napoli, come appariva negli Anni 50

Foto: Una palazzina del quartiere Ina-Case di Matera: per chi lasciava i Sassi

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Ortovero-Albenga da ieri ad ostacoli per tre cantieri aperti Coasco Cantiere anche all'altezza della rotatoria di Arnasco per i lavori di allargamento della carreggiata La

strada per Pieve di Teco cambia volto grazie a una serie di cantieri allestiti in questi giorni dalla Provincia.

L'ultimo intervento in ordine di tempo è iniziato lunedì mattina e consiste nella riasfaltatura del manto stradale

nel centro di Ortovero, per un importo di 33 mila euro. "L'opera è stata concordata col Comune ed è

finalizzata alla risoluzione di un problema che da diversi anni interessa quel tratto, provocato dal cedimento

della sottostante tubazione fognaria. Il progetto prevede la rimozione della pavimentazione deteriorata e la

successiva sostituzione. I lavori termineranno venerdì prossimo", dichiara l'assessore provinciale alla viabilità

Roberto Schneck, che ha coordinato nei mesi scorsi un'operazione simile sulla provinciale Cisano-Ceriale tra

San Giorgio e la polveriera di Pratogrande. "Al bivio di Vendone è ripreso l'allargamento della carreggiata sul

versante albenganese. Sarà realizzata una serie di micropali per ampliare la sede stradale in prossimità del

ponte all'ingresso di Ortovero. Nella rotatoria di Coasco, sempre sulla provinciale 453, l'intervento è giunto

alle battute conclusive. Gli operai stanno installando il guardrail sulla corsia riservata ai veicoli diretti verso

Albenga. Nella direzione di marcia opposta, sono già state montate le protezioni laterali e sono stati rivestiti i

muretti di contenimento", spiega l'ex vicesindaco di Albenga. La rete viaria della valle Arroscia è interessata

in queste settimane da un altro intervento. "Stiamo proseguendo l'allargamento della strada provinciale 19

per Arnasco. Dopo avere ultimato il primo chilometro, adesso il cantiere si sta concentrando sui quattrocento

metri successivi. Avevamo dovuto interrompere il lavoro perché nello scavo era emersa un'infiltrazione

d'acqua, che abbiamo deciso di risolvere con l'installazione di un tubo per evitare allagamenti", conclude

Schneck. ]

20/02/2013 56Pag. La Stampa - Imperia(diffusione:309253, tiratura:418328)

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Grandi progetti la Regione: «Tutto pronto subito le gare» «La Regione Campania sta andando avanti per l'attuazione dei grandi progetti. Sette di questi, per un valore

di 1,3 miliardi di euro, sono già stati ammessi a finanziamento (Parco urbano Bagnoli, metropolitana Linea 1 e

Linea 6, Metrocampania Nord est Piscinola-Capodichino, ripascimento Golfo di Salerno, messa in sicurezza

del fiume Sarno, statale 268 del Vesuvio). Sono già stati predisposti e nei prossimi giorni saranno firmati i

decreti di ammissione a finanziamento di altri sei grandi progetti, per un valore complessivo di 550 milioni di

euro (centro storico di Napoli-Unesco, Polo fieristico regionale-Mostra d'Oltremare, depurazione Litorale

Domitio, depurazione aree interne di Avellino, Benevento e Caserta, depurazione laghi flegrei, Banda larga)».

Lo annunciano il governatore Stefano Caldoro e l'assessore regionale ai Lavori pubblici Edoardo Cosenza,

che aggiungono: «Ciò consentirà agli enti beneficiari di partire immediatamente con le gare per le opere i cui

progetti sono già stati approvati. Nelle prossime settimane saranno avviate le gare, mentre per tutti gli altri

interventi previsti partirà subito la progettazione e si prevedono gare per i lavori entro l'anno». «La Regione

ha delineato anche la tempistica necessaria all'ammissione a finanziamento degli altri grandi progetti. Entro

marzo - aggiunge Cosenza - saranno pronti i decreti relativi al grande progetto "Tangenziale aree interne" e

alla "Riqualificazione Napoli Est" per un valore di 277 milioni di euro. Sono, invece, in fase di

approfondimento tecnico quelli relativi alla "depurazione dei Regi Lagni" e alla "depurazione in provincia di

Salerno" per complessivi 320 milioni di euro. In ogni caso la Regione ritiene che non vi siano problemi sulla

procedura di "aiuti di Stato"». Un tema, questo, su cui interviene il presidente dell'Unione Industriali di Napoli

Paolo Graziano: «Non possiamo che salutare positivamente la dichiarazione del presidente Caldoro con la

quale annuncia l'imminente firma dei decreti di ammissione al finanziamento per altri sei grandi progetti.

L'ammissione al finanziamento consentirà ai soggetti beneficiari di avviare subito le gare e le procedure di

evidenza pubblica per la realizzazione delle opere previste: finalmente si passerà alla fase dei cantieri e del

protagonismo realizzativo delle aziende e del mercato», aggiunge.

20/02/2013 39Pag. Il Mattino - Ed. nazionale(diffusione:79573, tiratura:108314)

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Lavoro nero, denunce e 15mila euro di multa Paolo Panaro Battipaglia. Blitz dei carabinieri in tre cantieri edili. I militari hanno sorpreso una decina di

manovali che lavoravano senza essere regolarmente assunti. Nei guai sono finiti i tre proprietari delle

imprese non in regola, subito segnalati all'autorità giudiziaria. Durante i controlli sono state riscontrate anche

irregolarità riguardanti il mancato rispetto delle norme di sicurezza. Nei confronti degli imprenditori

inadempienti sono state elevate contravvenzioni per l'ammontare di 15mila euro. L'operazione, che ha visto

impegnati più di venti carabinieri, è scattata all'alba di ieri. Alcuni manovali hanno tentato di fuggire, ma sono

stati subito bloccati dai militari. Le impalcature all'esterno degli stabili in costruzione non erano montate

adeguatamente e nessuno dei manovali era in possesso degli accessori infortunistici, da tempo obbligatori

per legge. I carabinieri hanno effettuato anche degli accertamenti di natura fiscale. Tutti i manovali non

assunti regolarmente sono stati interrogati e gli investigatori hanno accertato che, oltre a lavorare a nero,

prestavano la loro opera, quotidianamente, per almeno dieci ore percependo una misera paga. Purtroppo il

fenomeno del lavoro nero nel settore edile è molto diffuso e sono sempre di più gli imprenditori che non

versano i contributi agli enti previdenziali. Negli ultimi mesi i carabinieri di Battipaglia hanno individuato più di

deci titolari di imprese fuorilegge mentre, sinora, gli operai sorpresi a lavorare a nero superano la cinquantina.

I carabinieri da tempo hanno deciso di intensificare i controlli per limitare il dilagante fenomeno del lavoro

nero e per tutelare i manovali che spesso rischiano la propria vita. © RIPRODUZIONE RISERVATA

20/02/2013 6Pag. Il Mattino - Salerno(diffusione:79573, tiratura:108314)

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Buco da cento milioni Otto giorni per trovare i soldi Pedemontana a rischio stop La versione ufficiale che trapela dalla società è che di problemi non ce ne saranno. Ma la realtà è che quella

a cavallo della scadenza elettorale rischia di essere l'ultima settimana di lavoro nei cantieri della

Pedemontana in provincia di Varese. Dall'inizio di marzo in poi, infatti, non ci sono più garanzie. E se il

presidente della società, Salvatore Lombardo, non riuscirà a trovare entro il 28 febbraio i soldi per garantire la

prosecuzione dei lavori, il pericolo di uno stop immediato è tutt'altro che remoto. SERVIZIO a pagina 45 DINO

BONDAVALLI La versione ufficiale che trapela dalla società è che di problemi non ce ne saranno. Ma la

realtà è che quella a cavallo della scadenza elettorale rischia di essere l'ultima settimana di lavoro nei cantieri

della Pedemontana in provincia di Varese. Dall'inizio di marzo in poi, infatti, non ci sono più garanzie. E se il

presidente della società, Salvatore Lombardo, non riuscirà a trovare entro il 28 febbraio i soldi per garantire la

prosecuzione dei lavori, il pericolo di uno stop immediato è tutt'altro che remoto. A lanciare l'allarme è il

segretario generale della Feneal Uil Lombardia, Vito Panzarella. «Abbiamo chiesto un incontro con

l'azienda», spiega. «Mancano 100 milioni e se non ci sarà l'aumento di capitale si rischia lo stop. La

situazione è ferma a due mesi fa, paralizzata dalle elezioni e dal bando per la Serravalle. E qui si rischia il

disastro». Il riferimento è all'aumento di capitale di 100 milioni di euro che è già stato deliberato ma non

ancora interamente sottoscritto dai soci. Il suo mancato perfezionamento entro il 23 febbraio, termine già fatto

slittare rispetto a una prima scadenza fissata per fine gennaio, rischia di avere un effetto domino difficilmente

controllabile. Senza questo passaggio, anche il rinnovo e l'eventuale richiesta di incremento del prestito ponte

da 200 milioni di euro concesso dalle banche e scaduto a novembre, resterà in sospeso. E senza questa

nuova iniezione di denaro Impregilo, che guida la cordata di imprese che si è aggiudicata il primo lotto dei

lavori, potrebbe bloccare i cantieri già a partire dal 28 febbraio, se per quella data non ci saranno i 200 milioni

di euro necessari per pagare lo stato di avanzamento lavori. Una prospettiva che appena poche settimane fa

nessuno si sarebbe azzardato a considerare, ma che con il passare del tempo e l'avvicinarsi delle scadenze

di fine mese assume sempre più la forma di un'om bra buia sul futuro di Pedemontanta. «Di conferme ufficiali

non ce ne sono, ma a quanto pare i finanziamenti per l'aumento di capitale al momento non ci sono»,

conferma Antonio Massafra, della Feneal Uil di Varese, che domani, insieme alle altre sigle sindacali,

incontrerà i rappresentanti di Pedemontana in un incontro urgente fissato per parlare delle prospettive a

breve periodo. "Inutile dire che siamo molto preoccupati: qui è tutto paralizzato in vista delle elezioni, ma

intanto il tempo passa e se i soldi vengono a mancare, le ripercussioni saranno pesantissime" prosegue

Massafra. Il primo cantiere a fermarsi potrebbe essere quello di Lozza, in provincia di Varese, dove i lavori

sono già in stato molto avanzato e dove la tensione è già molto alta. «Oltre ai rischi per l'occupa zione

abbiamo interi comuni sventrati da quest'opera, disagi che colpiscono la popolazione e altri problemi da

gestire» spiega Massafra. Nelle ultime settimane Pedemontana si è infatti trovata a gestire anche la grana dei

Comuni della provincia di Varese sul piede di guerra per quel che riguarda i finanziamenti delle opere di

compensazione ambientale lungo il tracciato dell'infrastruttura. Una rivendicazione alla quale il presidente di

Pedemontana, Lombardo, aveva risposto assicurando che «non appena saranno sbloccati i fondi, noi

procederemo con i rimborsi delle opere a stato di avanzamento lavori». Ma il pagamento delle somme

spettanti, avverrà solo «di fronte alla presentazione di un giustificativo». Risposte che non sono certo bastate

ad azzerare le preoccupazioni, tanto più che il problema della mancanza di risorse non è esattamente una

novità. Sia come sia, in attesa che passi la scadenza elettorale, e che il quadro politico a livello regionale e

nazionale si faccia più chiaro, da Pedemontana si dicono comunque sicuri che alla fine i soldi per l'aumento

di capitale arriveranno. Per avere risposte certe si dovrà però aspettare la prossima settimana, quando è in

programma il consiglio di amministrazione della società, e quando le scadenze per il pagamento delle

imprese non potranno più essere rinviate.

20/02/2013 37Pag. Libero - Milano(diffusione:125215, tiratura:224026)

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L'INTERCETTAZIONE CHE LO INCHIODA: «LIVIO È UN AMICO...» IL RETROSCENA COSÌ FINISCE NEI GUAI IL REGISTA DEL MAXI CANTIERE SUL BISAGNO M. GRA. «LIVIO è un amico, dove mi può favorire lo fa. Ho avuto stamattina lo visita della direzione lavori e abbiamo

fatto il verbale di fine lavori del carcere». Ne andava fiero di quei legame l'imprenditore spezzino Renato

Gerosi, che negli uffici del Provveditorato aveva davvero buone entrature. Livio Montaquila, appunto, o

«Lello», alias Raffaele Vedova, funzionario già indagato nella prima inchiesta sul Provveditorato condotta a

Genova. E dire che Livio Montaquila, l'anno scorso, era stato l'uomo nuovo a cui il commissario straordinario

Giuseppe Romano aveva affidato la direzione dei cantieri per la copertura del Bisagno, di gran lunga l'appalto

più importante in corso a Genova, sia per l'ammontare della cifra, sia per la funzione strategica dell'opera,

determinante per prevenire i danni di eventuali alluvioni. Era il gennaio del 2012 e le figure chiave di quella

commessa erano state travolte dall'inchiesta: Francesco Caldani, ex direttore dei lavori (sostituito da

Montaquila), e Alberto De Vivo, ispettore dei cantieri. Per la cronaca, l'affidamento del secondo lotto, nel

frattempo, è stato cancellato da una sentenza del Tar, perché nel bando c'è stata per i giudici una lunga serie

di errori. È prossima alla chiusura l'inchiesta delle Procura di Genova in cui, oltre a Caldani (accusato di

turbativa d'asta) e De Vivo (corruzione e turbativa d'asta), sono indagati anche l'ex provveditore Francesco

Errichiello (abuso d'ufficio), gli ingengeri Salvatore Buonaccorso (corruzione e turbativa d'asta), lo stesso

Raffaele Vedova (abuso d'ufficio), Alessandro Pentimalli (abuso d'ufficio), Daniele Lo Presto (abuso d'ufficio);

oltre al grand commis Tullio Russo (turbativa d'asta). Con loro sono nei guai due imprenditori, i costruttori

Paolo Borchi (corruzione) ed Enrico Bertoni (corruzione). Accusato di abuso d'ufficio anche per il presidente

del Municipio medio-levante Fabio Orengo (Pdl).

Foto: I lavori per il rifacimento della copertura del Bisagno alla Foce così come si presentavano nel gennaio

2010

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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 29

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IL BILANCIO DELLA GUARDIA DI FINANZA LIGURE FOTOGRAFA UNA PROVINCIA DI FURBETTI EABUSIVI Gli edili : «Criminalizzati così le aziende muoiono» Dati choc su imprenditori evasori e lavoro nero: Confindustria all'attacco «È possibile che in Camera dicommercio si apra un'impresa in un'ora?» «Le tasse vanno pagate ma qui siamo in piena lotta per lasopravvivenza» GIORGIO BRACCO IMPERIA. Riviera patria di evasori e lavoratori in nero. Un marchio, quello che emerge dagli ultimi dati di

Finanza e Ispettorato del lavoro, che regala al Ponente ligure uno scomodo primo posto in regione e lo

scaraventa sul palco nazionale della vergogna. Fisco: quasi 200 evasori totali, di cui il 90% nel settore dell'

edilizia, 165 falsi poveri che non pagano ticket sanitari, rette e libri scolastici e usufruiscono pure dei bonus

comunali per l'affitto di casa. Lavoro nero: un'azienda su due, tra quelle controllate dagli "007" del ministero,

non è in regola. Eccola, la provincia di Imperia che non ti aspetti, fotografata da Finanza e Direzione del

lavoro. E meno male che in un quadro così desolante si scopre che i commercianti rivieraschi sono i più

onesti di tutta la Liguria: "soltanto" il 17% di loro (a Genova il 42%, a Savona il 33% e a Spezia il 24%) non

emette scontrini o ricevute fiscali. Nel 2012 le denunce della Finanza sono state 758 su 4.443 controlli.

Evasione e lavoro nero: nel mirino in particolare l'edilizia. «Noi edili i maggiori evasori nel ponente ligure?

Sono esterrefatto - attacca Olimpio Lanteri , presidente degli Edili della Confindustria imperiese - rispetto i

dati della Finanza ma non credo che le cose stiano così. Mi spiego: le nostre imprese oggi hanno un carico

immenso di responsabilità, impegni e doveri burocratici: fanno i salti mortali, per non chiudere baracca. E

invece finiscono nel mirino, criminalizzate e denigrate pubblicamente. In provincia ci sarebbero oltre 170

imprese che non pagano un euro di tasse? Con la morìa di aziende in atto, ci vuole tutta ad arrivare a 200

imprese attive. Siamo tutti evasori totali, allora. Lo abbiamo denunciato anche noi pubblicamente: gli abusivi

dell'edilizia ci sono e creano un danno d'immagine ed economico alla categoria. Ma è possibile che uno si alzi

la mattina, entri in Camera di Commercio alle 8.30 e alle 9.30 è già un'impresa edile?». Falsi poveri. Tanti,

troppi, secondo la Finanza. I "furbetti" sono in costante aumento. Gente senza scrupoli che per "tagliare" la

retta d'asilo del figlio o per ridursi il canone di affitto dell'attico, si dichiara, con tanto di falsa documentazione,

"povero" se non addirittura indigente. Il Comune di Imperia ha attivato un collegamento diretto con la Finanza

che prevede, in caso di una richiesta di contributo sospetto, l'immediato intervento delle Fiamme Gialle con

l'analisi di conti correnti e stato patrimoniale del potenziale "furbetto". E i risultati sono arrivati. Una decina i

casi già individuati. Il più emblematico: una famiglia di commercianti del centro, marito e moglie con due

redditi separati, ha chiesto al Comune il sostegno per l'affitto. Peccato che, oltre ad aver barato sul reddito, la

coppia era pure proprietaria di un alloggio dato in affitto. Gli scontrini . «I commercianti imperiesi sono i più

"onesti" in Liguria - dice Claudio Roggero , direttore provinciale della Confcommercio - la sempre maggiore

sensibilità della categoria, a fronte tra l'altro di controlli sempre più serrati, dimostra che i commercianti non

sono certamente la categoria principe tra gli evasori». Sulla stessa lunghezza d'onda Piero Denegri della

Confesercenti provinciale. «Battiamo tanti scontrini in più rispetto alle altre province liguri e non solo - precisa

- il problema vero è che le aziende non si reggono più in piedi: il carico fiscale ha raggiunto livelli assurdi». E

gli alberghi? «Lavoriamo al 70% con le agenzie di viaggio - precisa Americo Pilati, presidente regionale di

Federalberghi - tutto registrato e fatturato. Come facciamo a fare il "nero"? Ci vuole tutta a pagare i

dipendenti regolari, chi è che ha i soldi per il "nero"»? Enrico Calvi , ristoratore e presidente provinciale dei

pubblici esercizi della Confcommercio: «Evasione? Ma qui si lotta per sopravvivere, la crisi è spaventosa. Le

nostre imprese sono quasi tutte a livello famigliare e non ce n'è una che pensa di arricchirsi non battendo gli

scontrini. I grandi evasori non escono mai fuori, alla fine ci rimette il povero commerciante che fa fatica ad

arrivare a fine mese». Francesco Giribaldi , portavoce della Federconsumatori, rivolge un appello ai cittadini.

«Pretendete lo scontrino anche dopo un caffè - dice - l'evasione si comincia a combattere dal basso. Uno

scontrino, una ricevuta fiscale in più, significano meno tasse da pagare per ognuno di noi». Una

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manifestazione di protesta dei floricoltori a Palazzo Bellevue Controlli nei cantieri edili. Secondo i dati della

Finanza è il settore a maggior tasso di evasione

ABUSIVI DEL MATTONE IL VERO PROBLEMA PER IL FISCO sono quasi 200 gli evasori totali in provincia

di Imperia e il 90 per cento è nel settore dell'edilizia. Per il presidente della sezione edili di Confindustria a

creare un danno economico e d'immagine sarebbero i cosiddetti "abusivi" dell'edilizia

FALSI POVERI NON PAGANO LE RETTE DELL'ASILO SECONDO la Finanza in aumento i "falsi poveri"

che non pagano il ticket, i libri di scuola o le rette del nido. Il caso più emblematico è stato scoperto a Imperia:

una coppia di commercianti del centro ha chiesto aiuto per pagare l'affitto pur essendo proprietaria di immobili

COMMERCIANTI IMPERIESI I PIÙ "ONESTI" TRA I LIGURI I COMMERCIANTI della provincia sono i più

"onesti" della Liguria, nonostante il periodo buio. E' a Imperia infatti il record di scontrini battuti: soltanto il 17%

dei negozianti (a Genova il 42%, a Savona il 33% e a Spezia il 24%) non emette scontrini o ricevute fiscali

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Tav e Galileo, arrivano i licenziamenti Nodavia annuncia la mobilità per 43 dopo lo stop alla "talpa" L'azienda del gruppo Finmeccanica a Campidichiara 55 esuberi SONIA RENZINI [email protected] FIRENZE È un terremoto, licenziamenti alla Selex Galileo e tra i lavoratori Tav. Per il mondo del lavoro quella

di ieri è stata decisamente una giornata nera. Come largamente anticipato dalle parti sociali il conto del

progetto di fusione nella nuova azienda dell'elettronica per la difesa voluto da Finmeccanica, Selex Es, è

arrivato ed è salato, soprattutto per i lavoratori. Stessa cosa per la vicenda Tav, a pagare sono i dipendenti. A

PAG.24 È un terremoto, licenziamenti alla Selex Galileo di Campi Bisenzio e tra i lavoratori impegnati nella

costruzione della Tav a Firenze. Per il mondo del lavoro quella di ieri è stata decisamente una giornata nera.

E pensare che l'annuncio sulla Galileo è arrivato nel giorno stesso in cui i lavoratori e le Rsu di Galileo e Ote

erano stati protagonisti di un'iniziativa alla Flog di Firenze con i candidati al Parlamento toscani di tutti gli

schieramenti. L'intento era proprio quello di riuscire ad attivare una cooperazione con rappresentanti della

politica e delle istituzioni a difesa dell'eccellenze delle aziende di Finmeccanica nel territorio, che vuoi per i

guai giudiziari del management del gruppo, vuoi per il progetto di fusione nella nuova azienda dell'elettronica

per la difesa, Selex Es, venivano ritenute a forte rischio. Detto fatto, per conoscere il conto dell'operazione dei

vertici Finmeccanica da vicino è bastato attendere solo poche ore, in serata il capo del personale della

Galileo ha comunicato alle Rsu l'apertura ufficiale della mobilità per 55 lavoratori, tra 52 impiegati e tre operai

su un totale di 800 addetti, senza contare i 400 di Ote. «I lavoratori non devono pagare i conti di dirigenti

incompetenti - dice Simone Pellegrini della Rsu Fiom - Che il pericolo per l'occupazione ci fosse l'avevamo

detto più volte, ora c'è la certezza». La trattativa prosegue oggi a Roma presso l'associazione degli industriali.

«Ma a questo punto è condotta con una pistola puntata alla testa», conclude Pellegrini. Questo per quanto

riguarda Finmeccanica, poi ci sono gli esuberi Tav. L'INCHIESTA Dopo l'inchiesta arrivano i licenziamenti: dal

1 marzo Nodavia aprirà a Firenze una procedura di mobilità per 43 addetti impegnati nei lavori ai cantieri

dell'Alta velocità. Lanciano l'allarme Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil di Firenze che boccian o s e n z a a p p

e l l o l a d e c i s i o n e dell'azienda, chiedono la possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali e

sollecitano un tavolo con Regione, Provincia e Comune per trovare al più presto una soluzione. «Per quanto

ci riguarda questa comunicazione è irricevibile - dice Flavia Villani di Fillea Cgil - Fermo restando che la

magistratura debba fare il suo corso le conseguenza di questa vicenda non possono ricadere sulle spalle dei

lavoratori, i quali devono rimanere agganciati all'opera, magari con l'aiuto degli ammortizzatori sociali. Ora si

tratta di costruire un percorso specifico in questo senso, l'azienda stessa ha detto di rendersi disponibile a

soluzioni alternative». Ma le affermazioni di Nodavia non lasciano spazio a dubbi: «La causa è la temporanea

impossibilità di portare avanti i cantieri a seguito dell'intervento dell'autorità giudiziaria, che ha disposto il

sequestro della fresa e di una importante somma sul conto corrente del Consorzio, misura che tra l'altro

potrebbe impedire il pagamento dello stipendio ai dipendenti». Sì, perché, è vero che l'inchiesta riguarda solo

la fresa del cantiere di Campo Marte dove è avvenuto il sequestro, ma è altrettanto vero che il rallentamento

dei lavori c'è stato anche in via Circondaria, dove verrà costruita la stazione. Insomma il lavoro non procede e

per l'azienda la conseguenza è ovvia, per il sindacato molto meno. «Sono dichiarazioni che non stanno né in

cielo, né in terra - dice Simona Riccio di Filca Cisl - Il fatto che ci sia un'interruzione del lavoro non significa

che l'opera non si faccia, e se questa si fa bisogna che i lavoratori ci siano. Ora è importante capire i tempi,

una cosa è usare gli ammortizzatori sociali per una sospensione temporanea dei lavori, un'altra è

interrompere il rapporto di lavoro». Oltretutto il settore è in crisi nera e negli ultimi mesi ha subito una vera

emorragia in termini di posti di lavoro. Nel caso specifico poi, sembra quasi una maledizione. I 43 lavoratori di

Nodavia hanno finito solo a gennaio ben 26 settimane di cassa integrazione a causa dello stop causato dal

sospetto pericolo di inquinamento delle terre da scavo, finché è arrivato il parere favorevole dell'Unione

20/02/2013 25Pag. L Unita - Firenze(diffusione:54625, tiratura:359000)

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europea, il ritorno al lavoro dal 1 gennaio e poi di nuovo il fermo con l'inchiesta del 17 gennaio. «È incredibile

- dice Laura Zucchini di Feneal Uil - Per un motivo o per un altro quest'opera non si sta facendo, eppure la

città ne ha bisogno, senza contare che dà lavoro a tanta gente se consideriamo tutto l'indotto. Ma a Firenze

non c'è niente da fare, tutto si ferma, basti pensare alla tramvia, della seconda manca ancora la

cantierizzazione. L'edilizia è in ginocchio e nessuno fa niente per rilanciarla, mi sembra chiaro che è un

settore totalmente bistrattato». Intanto le organizzazioni sindacali hanno già incontrato il prefetto di Firenze al

quale hanno espresso tutte le loro perplessità, mentre è attesa a giorni la convocazione di un tavolo presso

gli enti locali.

20/02/2013 25Pag. L Unita - Firenze(diffusione:54625, tiratura:359000)

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RIONERO IN VULTURE «Quell'edificio storico in abbandono da 33 anni» l La vecchia, decrepita, struttura muraria della «Taverna Penta», è lì in simbiosi con il locale Ufficio postale.

Giace nel più obbrobrioso abbandono. Una costruzione che è in balia di se stessa. Flagellata dalle intemperie

da circa 33 anni. E' sor retta, sui suoi tre lati ad arco a tutto tondo, da una serie di assi e tavole marcite sotto

l'azione delle intemperie dal triste e fatidico sisma del 23 novembre 1980. «Quei pali e quelle tavole, allo stato

attuale, non reggono più, ma sono quei muri a reggere quei legni» dice il signor Nicola. È quasi un anno da

quando il Comune ha provveduto, a salvaguardia della pubblica e privata incolumità, ad isolare il fatiscente

immobile, con rete metallica e pannelli protettivi, installando, tanto di tabella di cantiere. Non c'è, però,

nessun accenno della tipologia di eventuali interventi di adeguamento, di messa in sicurezza del fabbricato.

La stessa segnaletica collaterale a quello che doveva essere un cantiere edile è stata quasi del tutto

asportata. Fanno bella mostra di sé, oltre al divieto di accesso e di transito, anche quello di indossare il casco

di protezione. Molti lamentano i disagi, evidenziano paure ed ironizzano, anche, sul fatto di dover mettere il

casco protettivo in testa per, non si sa mai, passare nei paraggi ed entrare nell'Ufficio PT. Quasi un anno fa si

sono verificati dei crolli dal cornicione. Nessuno è sicuro anche da eventuali infezioni non mancano ratti

d'ogni misura, dice qualcuno che in estate, ha avvistato ancher serpi. In pieno centro storico non è una bella

cosa. «Perché non si obbliga il proprietario, che vive a Roma, ad eseguire i necessari lavori?» dice l''anziano

Pasquale. [ddl]

20/02/2013 7Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Basilicata(diffusione:48275, tiratura:63756)

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CANTIERE BENETTI L'INTERVENTO DI MIRABELLI PD «Incompatibilità discutibile E l'azienda è di alta qualità» «I CANTIERI Azimut-Benetti sono una risorsa per la città di Livorno. Nei cantieri si realizza una produzione

Yacht di alta qualità che in questi anni non ha risentito della crisi». Dopo l'incendio divampato in uno dei

capannoni del cantiere, si è innescato il dibattito sulla coesistenza tra attività produttiva e abitazioni. Il Pd, con

Federico Mirabelli responsabile del settore lavoro, risponde così: «Questa realtà produttiva - ha scritto

Mirabelli - ha mantenuto i livelli occupazionali (170 lavoratori diretti e circa 500 nell'indotto) e può

rappresentare un fattore di sviluppo per l'economia della città. Le strutture portuali della nautica da diporto

sono situate prevalentemente vicino ai centri urbani, dove è possibile trovare per gli utenti vari servizi

collegati al turismo e alle attività cantieristiche. L'incompatibilità tra attività cantieristica, porti turistici e aree

residenziali è ampiamente discutibile». E CHIUDE la lettera: «In merito all'incendio avvenuto presso il

cantiere sono da apprezzare l'attività del servizio di protezione e prevenzione. Tale episodio ci ricorda che

non bisogna abbassare la soglia di attenzione in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e che è importante

ulteriormente rinforzare le attività finalizzate alla prevenzione.

20/02/2013 4Pag. QN - La Nazione - Livorno(diffusione:136993, tiratura:176177)

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Mura urbane, grazie a mamma Fondazione entro l'estate partono i primicinque cantieri Ufficializzata anche la data d'inaugurazione del complesso S.Francesco: il 6 luglio SEMPRE più mamma Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Eh sì, perché se nei prossimi mesi e anni si

realizzeranno alcune opere significative per la città, lo si dovrà proprio all'ente di S.Micheletto. Com'è noto,

infatti, con uno stanziamento di 28 milioni di euro, la Fondazione stessa (presieduta da Arturo Lattanzi) andrà

in soccorso degli enti locali sempre più alle prese con i tagli e quindi impossibilitati a investire grandi cifre in

operazione di di rilancio di alcune porzioni del centro storico ma non solo. Uno dei capitoli di spesa più

importanti previsti dalla «Carilucca» riguarda le Mura, in vista dell'avvio dei festeggiamenti per la ricorrenza

dei 500 anni dall'inizio della loro costruzione. SETTE i milioni di euro di stanziamento per la cerchia urbana, di

cui proprio in queste ore sono stati svelati i progetti che andranno in porto per primi, grazie anche ad

un'aggiunta di due milioni e mezzo da parte della Regione. Si parte dal prolungamento delle piste ciclabili

intorno al monumento per arrivare al rifacimento dell'ex canile sul baluardo San Salvatore (dove dovrebbero

essere realizzati spogliatoi e docce per chi fa jogging oltre a un punto ristoro) e ancora la messa in sicurezza

della Casa del Boia (attualmente transennata e che vedrà presto la ristrutturazione del tetto), poi con i sette

milioni di euro sono previsti interventi di restauro della sortita San Paolino e lavori per la riduzione dei tratti di

asfalto sopra l'anello alberato. I cantieri dovrebbero aprire tutti tra la primavera e l'estate, grazie anche al fatto

che l'iter di affidamento dei lavori verrà fatto dalla Fondazione a ditte locali: raggiungendo così il doppio scopo

di fare presto e dare contestualmente fiato all'economia locale attraverso l'individuazione di imprese lucchesi.

Un'altra buona notizia riguarda il complesso di San Francesco, in fase di ristrutturazione, e dove sorgeranno il

campus per gli studenti della scuola Imt oltre che l'auditorium nell'omonima chiesa. C'è infatti la data

d'inaugurazione: il 6 luglio. E per Lucca sarà un altro evento vero e proprio. INTANTO sempre la Fondazione

Cassa, in attesa di definire l'intervento per il nuovo ponte sul Serchio, ha emesso il bando rivolto agli enti

locali per finanziare, per complessivi 20 milioni di euro, la costruzione di nuovi edifici scolastici, la

ristrutturazione delle scuole esistenti e il loro adeguamento alle norme vigenti e alle moderne esigenze del

sistema scolastico. Un progetto che nasce quindi con l'obiettivo di contribuire a realizzare nella nostra

provincia una scuola di qualità. Il bando per l'edilizia scolastica riguarda tutte le scuole di ogni ordine e grado,

da quelle per l'infanzia alle medie superiori e resterà aperto dall'11 febbraio al 29 marzo. Insomma, grazie a

mamma Fondazione sia il Comune che la Provincia potranno realizzare opere concrete all'insegna di un fare

sistema tra pubblico e privato che può davvero rappresentare un volano per la città del futuro. L.Sar. Image:

20130220/foto/4483.jpg

20/02/2013 2Pag. QN - La Nazione - Lucca(diffusione:136993, tiratura:176177)

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