SCENARIO EDILIZIA · arrivata dallo studio del Notariato 8 gennaio 2013, n. 129-2012-T, pagina 7....
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SCENARIO EDILIZIA
Rassegna Stampa del 20/02/2013
INDICE
ANIEM
Il capitolo non contiene articoli
SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI
20/02/2013 Corriere della Sera - Bergamo
Geromina, raddoppia il costo per la cittadella degli anziani5
20/02/2013 Il Sole 24 Ore
Detrazione al 50% anche se è l'impresa che ha ristrutturato6
20/02/2013 Il Sole 24 Ore
Quei sogni raggiungibili con l'efficienza energetica7
20/02/2013 Il Sole 24 Ore
Industria a metà strada verso l'obiettivo 20169
20/02/2013 Il Sole 24 Ore
Nel «riciclo edilizio» una sfida e un business11
20/02/2013 Il Sole 24 Ore
La recessione abbatte il riciclo di mille tonnellate al giorno13
20/02/2013 Il Sole 24 Ore
Una task force contro le chiusure15
20/02/2013 La Repubblica - Palermo
Finiti i soldi per il risanamento ora il Comune apre ai privati17
20/02/2013 La Repubblica - Palermo
La Procura ordina lo sgombero di 241 edifici storici19
20/02/2013 La Repubblica - Palermo
Ville sul mare di Sferracavallo l'Edilizia privata blocca i lavori20
20/02/2013 La Repubblica - Firenze
Nodavia mette in mobilità 43 addetti "C'è l'inchiesta, non possiamo lavorare"21
20/02/2013 La Stampa - Nazionale
Ina-case, quando l'utopia divenne (quasi) realtà23
20/02/2013 La Stampa - Imperia
Ortovero-Albenga da ieri ad ostacoli per tre cantieri aperti25
20/02/2013 Il Mattino - Nazionale
Grandi progetti la Regione: «Tutto pronto subito le gare»26
20/02/2013 Il Mattino - Salerno
Lavoro nero, denunce e 15mila euro di multa27
20/02/2013 Libero - Milano
Otto giorni per trovare i soldi Pedemontana a rischio stop28
20/02/2013 Il Secolo XIX - Genova
COSÌ FINISCE NEI GUAI IL REGISTA DEL MAXI CANTIERE SUL BISAGNO29
20/02/2013 Il Secolo XIX - Imperia
Gli edili: «Criminalizzati così le aziende muoiono»30
20/02/2013 L Unita - Firenze
Tav e Galileo, arrivano i licenziamenti32
20/02/2013 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Basilicata
«Quell'edificio storico in abbandono da 33 anni»34
20/02/2013 QN - La Nazione - Livorno
«Incompatibilità discutibile E l'azienda è di alta qualità»35
20/02/2013 QN - La Nazione - Lucca
Mura urbane, grazie a mamma Fondazione entro l'estate partono i primi cinquecantieri
36
SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI
22 articoli
L'iniziativa Il preventivo è salito da 20 ad almeno 38 milioni Geromina, raddoppia il costo per la cittadella degli anziani P.T. Non è ancora neanche iniziata la progettazione e il costo della cittadella degli anziani è già raddoppiato. Per
realizzare la megacasa di riposo da 54 mila metri cubi in programma alla frazione Geromina di Treviglio non
serviranno 20, ma almeno 38 milioni di euro. Il dato è stato reso pubblico all'assemblea di quartiere di lunedì
sera che ha visto la partecipazione del sindaco Giuseppe Pezzoni, del suo vice Juri Imeri e di un centinaio di
residenti.
A settembre la Blister (società fondata da Guido Pozzi, proprietario di boutique di moda in via Roma e Olivo
Foglieni, industriale dell'alluminio di Ciserano) ha presentato l'iniziativa che prevede la costruzione su un'area
di 44 mila metri quadrati a ovest della frazione, un'avveniristica cittadella di servizi per l'ospitalità per anziani,
malati d'Alzheimer e disabili, con un hospice, 96 appartamenti protetti per il sollievo, scuole per infermieri e
paramedici, ambulatori e negozi. «Una struttura d'eccellenza a livello italiano», l'aveva definita Pozzi, e in
grado di dare accoglienza a più di 300 persone. Il progetto, che prevederebbe l'apertura dei cantieri nel 2014,
però preoccupa non poco i residenti della frazione che ne hanno chiesto conto il sindaco. Impatto ambientale,
dimensioni mastodontiche, traffico generato, sono solo alcuni dei timori sollevati da Alvaro Tura e Gigi Di Cio
esponenti del comitato di frazione. Tura in particolare ha sottolineato i tempi velocissimi con cui il Comune ha
dato il suo benestare, rinunciando agli oneri di urbanizzazione perché la struttura è ritenuta un servizio di
interesse pubblico pur essendo realizzata da privati. Il timore maggiore però è che la mega casa di riposo non
venga realizzata e in futuro tutti quei metri cubi diventino abitazioni. Una soluzione smentita dal sindaco. «La
convenzione - spiega Pezzoni - è molto stringente. Non si può realizzare altro, a meno di tornare in Consiglio
comunale. Nel centro è prevista la costruzione di un hospice (un reparto di degenza per malati terminali), un
servizio assente nella Bassa ma sempre più necessario. Da anni il pubblico non riesce a realizzarlo. Secondo
gli accordi, invece sarà il primo a essere costruito».
Alla «sicurezza» del sindaco ha fatto da contrappeso il segretario del Pd Erik Molteni che sabato ha
incontrato i due imprenditori: «Ho chiesto loro di venire a illustrare il loro progetto in frazione - spiega -: mi
hanno detto che sono ancora in fase di definizione, perché i costi sono lievitati a 38 milioni e stanno cercando
soci. Non esiste un business plan e il rientro del capitale è spalmato su 18 anni. Per questo hanno voluto
scuole e negozi, per fare incassi. Tempi e costi danno adito a molti dubbi».
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Nuove strutture Da Bariano a Cologno
Oltre a quello di Treviglio, sono tre i progetti di strutture per la terza età nella Bassa occidentale. A Bariano è
stata vincolata un'area di 80 mila metri quadrati su terreni della Mia di Bergamo, con la prospettiva di
costruire una Residenza sanitaria assistita. Meno estesa ma sempre di grandi dimensioni l'area di Pagazzano
interessata dal progetto di una zona residenziale per over 65, nel piano di recupero Arsenal della Arrigoni. A
Cologno al Serio invece il Comune ha individuato nella cascina Casale (18 mila metri cubi di volumetria) una
futura residenza per disabili gravi e malati d'Alzheimer. La cascina diroccata Fattoria ospiterà una casa di
riposo
20/02/2013 9Pag. Corriere della Sera - Bergamo(diffusione:619980, tiratura:779916)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 5
Pagamenti da fare entro il 30 giugno Detrazione al 50% anche se è l'impresa che ha ristrutturato L'UFFICIALITÀ La conferma, dopo l'interpretazione del Notariato, nelle istruzioni per la compilazione di Unico Luca De Stefani
L'incremento della percentuale di detrazione Irpef dal 36% al 50%, per i pagamenti effettuati dal 26 giugno
2012 al 30 giugno 2013, si applica - chiede un chiarimento al Sole 24 Ore Fulvio Divina - anche agli acquisti
di abitazioni di fabbricati interamente interessati ad interventi di restauro e risanamento conservativo o di
ristrutturazione edilizia.
Lo stesso vale anche per l'importo massimo su cui calcolare la suddetta percentuale (pari al 25% del prezzo
di acquisto), il quale per i pagamenti effettuati dal 26 giugno 2012 al 30 giugno 2013 è passato da 48mila a
96mila euro.
L'agevolazione Irpef spetta solo se l'intero fabbricato dove è situata la casa acquista è stato interessato da
interventi di restauro e risanamento conservativo o di ristrutturazione edilizia, eseguiti da imprese di
costruzione o ristrutturazione e da cooperative edilizie. La cessione o l'assegnazione deve avvenire entro sei
mesi dalla fine dei lavori e lo sconto fiscale spetta all'acquirente o all'assegnatario (articolo 16-bis, comma 3,
Tuir).
Per l'agevolazione sugli acquisti di abitazioni in fabbricati interamente ristrutturati, non devono essere
effettuati gli adempimenti previsti per l'agevolazione base sulle ristrutturazioni (articolo 1-bis, decreto n.
41/1998), tra i quali si ricorda l'effettuazione dei pagamenti mediante bonifico (risoluzione n. 457/E/2008).
Lo sconto Irpef è pari al 36% (50% per i pagamenti effettuati dal 26 giugno 2012 al 30 giugno 2013) del 25%
del prezzo di acquisto, indipendentemente dal valore degli interventi eseguiti. Il 25% del prezzo di acquisto,
cioè la spesa su cui calcolare la detrazione del 36% o del 50%, non può superare l'importo di 48.000 euro
(96.000 euro dal 26 giugno 2012 al 30 giugno 2013), il quale deve essere riferito congiuntamente
all'abitazione e alla pertinenza (circolare n. 24/E/2004, risposta 1.3).
A scelta del contribuente, la detrazione può essere calcolata già per i pagamenti effettuati in acconto, senza
che sia stato ancora stipulato l'atto, a patto che vi sia un preliminare registrato di vendita degli immobili. Solo
quando l'agevolazione non era a regime (fino al 2011), l'alienazione doveva avvenire entro il termine
agevolato, per consentire la detrazione del 36% del 25% degli acconti (circolari n. 15/E/2002 e n. 24/E/2004,
paragrafo 1.7).
Anche se la norma che ha aumentato il bonus sulle ristrutturazioni dal 36% al 50% non era molto chiara, una
prima interpretazione a favore dell'innalzamento della detrazione anche per l'acquisto di case ristrutturate è
arrivata dallo studio del Notariato 8 gennaio 2013, n. 129-2012-T, pagina 7.
Questa, poi, è stata definitivamente confermata dalle istruzioni al modello Unico PF 2013, che a pagina 58
hanno chiarito che «se le spese per l'acquisto dell'immobile sono state sostenute dal 26 giugno 2012 al 30
giugno 2013 la detrazione spetta nella misura del 50 per cento, entro l'importo massimo di 96mila euro».
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Foto: Immobili
Strillo: IL CASO RISOLTO
20/02/2013 21Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 6
L'ANALISI Quei sogni raggiungibili con l'efficienza energetica diFederico Rendina Il 30% in meno dei consumi nell'industria a parità di produzione. Ed ecco, nel frattempo, la nostra automobile
che raddoppia il rendimento energetico tagliando del 40% i costi di esercizio. E poi la grande sorpresa (ma
non per gli esperti): le nostre case sono pronte a ridurre addirittura ad un terzo il consumo di energia, anche
se ruolo di apripista nella riconversione e modernizzazione all'insegna dell'efficienza andrà (o meglio,
dovrebbe andare) agli immobili pubblici, vere sanguisughe energetiche.
Sorprese davvero mirabolanti quelle contenute nelle stime e negli auspici degli esperti: è l'efficienza la vera
miniera di un'Italia certamente meno sprecona di altri (anche in Europa) ma maledettamente dipendente, più
di ogni altro, dalle fonti fossili di importazione, monopolizzata dal gas, protesa verso le rinnovabili ma a costi
esorbitanti distribuiti anch'essi all'insegna dell'inefficienza economico-finanziaria-amministrativa.
La bozza di strategia energetica nazionale messa in campo dall'ultimo governo super-tecnico? Forte, inutile
nasconderlo, il contrasto tra i buoni obiettivi e l'assenza delle scelte strategiche necessarie. Come dimostra
un suggerimento ricorrente nelle osservazioni emerse dalla consultazione pubblica sul progetto governativo.
Lo sintetizza bene non solo la Confindustria, che da almeno un quinquennio fa dell'efficienza il faro di ogni
studio sull'energia, ma anche, tra gli altri, in due paginette consegnate al Ministero dello Sviluppo, un
sindacalista stimato: Carlo De Masi, segretario dei lavoratori elettrici della Cisl.
Troppe centrali elettriche a gas nate in Italia sull'onda di una apertura del mercato forse mal governata?
Siccome il vettore elettrico è diventato il più efficiente, orientiamo lì, e non solo con lo sviluppo delle
rinnovabili, il sistema degli incentivi. Ecco allora la mobilità elettrica e la climatizzazione con l'ausilio delle
pompe di calore negli immobili. Ecco l'idea di accompagnare la progressiva chiusura delle centrali elettriche
più vecchie sostituendole con una quota più significativa di centrali a carbone pulito di ultima generazione
(almeno altre tre o quattro) rimediando così parzialmente alla nostra sciagurata mono-dipendenza dal gas
metano. Ottenendo oltretutto un prezioso effetto volano sulla produzione industriale e sull'occupazione,
insiste De Masi.
Il ministero ha qualche giustificazione. Parlare di carbone, ancorché pulito, è a molti indigesto. Premere con
vera decisione sulla sostituzione di auto tradizionali con quelle elettriche si scontra con interessi consolidati.
Ma qualche sensibilità in più dal nuovo governo di imminente arrivo potrebbe essere gradita. Perché i
traguardi da sogno che abbiamo tracciato in apertura di questo articolo sono considerati, non solo da noi, più
che raggiungibili.
Un report redatto nel novembre scorso dal Politecnico di Milano azzarda addirittura un possibile
dimezzamento della bolletta energetica dell'industria al 2020, sull'onda di una combinazione tra normative e
incentivi economicamente più che sostenibili (nulla a che fare con il salasso creato negli ultimi anni dal
fotovoltaico) che potrebbe tagliare il fabbisogno della sola elettricità delle imprese di 64 terawattora l'anno.
Per fare qualche esempio analitico prendiamo appunto i due settori dell'edilizia e dell'auto elettrica.
La stabilizzazione degli incentivi del 55% per interventi sull'efficienza energetica degli edifici, lo strumento
che ha dimostrato di garantire un buon ritorno sia tecnico che economico, è una richiesta praticamente
unanime. Ma le istituzioni non sono ancora in grado di dare certezze a lungo termine.
E che dire della proposta di assoluto buonsenso e di facilissima applicazione appena formulata dall'Enea nel
suo ultimo rapporto sull'efficienza energetica? Eccola: al groviglio di tasse che pesano sugli immobili, e che
dovranno comunque essere definite, si potrebbero incorporare e modulare tutti gli incentivi all'efficienza, sia
quella già realizzata negli ultimi anni sia quella da cumulare agli interventi già effettuati. Fino a legare
direttamente le future rendite catastali (peraltro in corso di revisione) «al miglioramento delle prestazioni
energetiche dell'edificio». Con «un effetto di forte stimolo per il settore», che come ben sappiamo è in crisi
profonda.
20/02/2013 43Pag. Il Sole 24 Ore - Sviluppo sostenibile(diffusione:334076, tiratura:405061)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 7
Sull'auto elettrica ecco gli incentivi all'acquisto appena varati. Ma basta scorrere i modelli sul mercato per
verificare l'imbarazzante assenza del made in Italy. Sulla creazione di una filera industriale nazionale pesano
preziose occasioni buttate al vento. C'era, sostenuta anche qui da ampio consenso politico (a parole), l'idea
di fare dello stabilimento siciliano dismesso dalla Fiat a Termini Imerese un polo consortile della mobilità
elettrica, in sinergia con la ricerca sul fotovoltaico, magari anche qui con produzione annessa. Un'idea, e
basta.
Auto elettrica ancora immatura? Ferve il dibattito. Ma in una prospettiva neanche troppo lunga la sfida potrà
e dovrà essere vincente. Già oggi, con uno sviluppo delle stazioni di ricarica e delle economie di scala nei
mezzi a quattro e a due ruote (oggi oggettivamente stracari) la maggiore efficienza energetica complessiva
del mezzo elettrico ne fa traguardare la competitività assoluta. Lo testimoniano, tra gli altri, un recentissimo
studio dell'Università della California e un report di Boston Consulting Group.
Guai - ammoniscono i ricercatori americani - a cadere nel mito dei biocarburanti nell'illusione di rivitalizzare il
futuro del motore a scoppio: i motori elettrici hanno rendimenti superiori al 90%, mentre biocarburanti che
finiscono nei motori a scoppio si disperdono per tre quarti in calore di scarto. E poi, fattore ancora più
indicativo, i biocombustibili richiedono fino a 200 volte più terreno per produrre energia rispetto agli stessi
kilowatt generati dal fotovoltaico. E le stesse proporzioni valgono anche per le emissioni di CO2.
I costi della componentistica necessaria all'auto elettrica? Prevede Boston Consulting che le batterie, il
componente più oneroso anche a causa della vita operativa relativamente breve, da qui al 2020 godranno di
un crollo dei costi vicino al 70%, raggiungendo la soglia di assoluta competitività di 400 dollari per kilowattora
di capacità. A quel punto non ci sarà storia, almeno per la mobilità urbana. Non fare di tutto per attrezzarsi
per tempo sarebbe, per il nostro paese, una scelta davvero sciagurata.
Federico Rendina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
20/02/2013 43Pag. Il Sole 24 Ore - Sviluppo sostenibile(diffusione:334076, tiratura:405061)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 8
Industria a metà strada verso l'obiettivo 2016 Lelli (Enea): il futuro Governo si impegni a coinvolgere la ricerca Celestina Dominelli
Finora i piani sull'efficienza energetica (Paee), che si sono succeduti dal 2007, hanno consentito di centrare
e superare il target fissato per il 2010, assicurando un risparmio energetico di circa 4 megatep (4 milioni di
tonnellate equivalenti di petrolio) l'anno, comunque al di sopra dell'asticella prefissata di 3,5 Mtep. Ora, però,
con l'ultimo Paee approvato a luglio 2011 e soprattutto con la successiva Strategia energetica nazionale
(Sen), fortemente voluta dal Governo Monti, il traguardo è divenuto ancora più ambizioso, sulla scia di quanto
suggerisce la direttiva Ue licenziata il 25 ottobre scorso. Che, certo, non fissa paletti stringenti - a prevalere è
stata la linea "soft" del Consiglio Ue - ma chiede agli Stati di predisporre un obiettivo nazionale, tenendo
conto di quello europeo: nel 2020 il consumo energetico dell'Unione non dovrà infatti superare i 1.474 milioni
di Tep.
Da qui la scelta del Governo di ribadire e rafforzare nella Sen il cronoprogramma dell'efficienza energetica
messo già nero su bianco nel Paee per arrivare, nel 2020, a 158 megatep per i consumi primari - sotto la
soglia Ue di 209 Mtep - con un risparmio di quasi il 25% rispetto allo scenario di riferimento europeo.
Evitando così l'emissione di circa 55 milioni di tonnellate di anidride carbonica l'anno e risparmiando 8 miliardi
l'anno di importazioni di combustibili fossili. Dai quali, come documenta puntualmente il secondo Rapporto
Enea sull'efficienza energetica presentato nelle scorse settimane, continua a dipendere la copertura di buona
parte del nostro fabbisogno energetico (nel 2011 il 37,5% dal petrolio e il 34,6% dal gas). «L'obiettivo è
assolutamente alla nostra portata - spiega il commissario dell'Enea, Giovanni Lelli - e dovremmo metterci
anima e corpo per cogliere tutte le opportunità che questa sfida ci mette davanti. Tenendo conto che la crisi
ha modificato lo scenario e che il nostro sistema industriale, per via di un costo dell'energia sensibilmente più
alto rispetto a quello registrato altrove, è sempre stato attento su questo versante».
Non a caso, come si legge nel report di Enea, nel 2011 gli impieghi finali di energia hanno toccato quota
134,9 megatep, con una riduzione del 2,65% rispetto all'anno prima, proprio a causa della difficile
congiuntura economica e della spinta arrivata dalle misure di incentivazione dell'efficienza energetica (in
primis, secondo Enea, standard minimi di prestazione nell'edilizia e certificati bianchi). E con l'industria che,
tra il 2000 e il 2011, ha fatto segnare la performance migliore, abbassando del 23% i suoi consumi.
Mostrando, poi, anche una buona reazione su un altro fronte: il 50% dell'obiettivo di risparmio energetico
fissato al 2016 è stato infatti già raggiunto nel 2011 (10.143 gigawattora a fronte di 20.140). Meglio ha fatto
solo il residenziale (al 67% del percorso), mentre terziario e trasporti vanno a rilento rispettivamente, all'8% e
al 25% per cento. Tanto che l'Esecutivo ha già studiato delle risposte ad hoc, ma serve, come suggerisce
Lelli, una politica energetica attorno alla quale predisporre indirizzi e incentivi. «È mancato - osserva il
commissario dell'Enea - un atteggiamento lungimirante. Ma sono convinto che l'impegno su questo versante
non mancherà nel prossimo Governo e nel futuro Parlamento. E dovrà passare attraverso un coinvolgimento
forte della ricerca, che può lavorare in stretta sinergia con le imprese per assicurare il raggiungimento di certi
obiettivi».
Insomma, serve una strategia di ampio respiro che punti anche sull'alleanza strategica tra ricerca e industria.
E che sappia sfruttare anche la leva fiscale per spingere sul pedale dell'efficienza energetica. «Se l'indice di
efficienza energetica - chiarisce Lelli - venisse, per esempio, incorporato nel valore dell'immobile è chiaro che
tutta la questione assumerebbe un altro peso». Non a caso il commissario dell'Enea snocciola una serie di
ricette per imprimere un'accelerazione partendo proprio dall'importanza di un'edilizia sostenibile e di reti
intelligenti che sappiano valorizzare le energie verdi. «Per offrire al Paese uno sviluppo sostenibile - chiosa
Lelli - bisogna ridurre le emissioni di carbonio, utilizzare in modo lungimirante il suolo, rendere sostenibile la
mobilità lavorando molto su infrastrutture e mobilità collettiva, consumare le materie prime con oculatezza e
20/02/2013 46Pag. Il Sole 24 Ore - Sviluppo sostenibile(diffusione:334076, tiratura:405061)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 9
predisporre politiche tariffarie che incentivino comportamenti ambientali corretti». Tutte sfide su cui l'Italia
dovrà misurarsi per raggiungere l'ambizioso traguardo tratteggiato dalla Sen.
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20/02/2013 46Pag. Il Sole 24 Ore - Sviluppo sostenibile(diffusione:334076, tiratura:405061)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 10
Riqualificazione del patrimonio esistente Nel «riciclo edilizio» una sfida e un business Nel residenziale il nuovo fattura la metà del re-building Michela Finizio
Re-building, riuso, rigenerazione. Dagli architetti alle società di sviluppo immobiliare, tutti ne parlano. Con
una sola certezza condivisa: la città metropolitana di domani nascerà solamente attraverso la riqualificazione
del patrimonio edilizio esistente. E il 2013 sarà l'anno dell'inversione di rotta per il mercato immobiliare: il
recupero degli edifici costituisce già oggi il business principale nel settore delle costruzioni, fatturando nel
residenziale 44,8 miliardi di euro l'anno, contro i 22,5 per la produzione di nuove abitazioni.
A confermare l'importanza del business delle riqualificazioni è il Cresme nel suo ultimo rapporto sul mercato
dell'edilizia, dove si registrano anche 36,2 miliardi spesi nell'ultimo anno in Italia per la manutenzione
ordinaria di condomini e palazzi che popolano le nostre città (residenziale e non, e opere del genio civile). Il
mercato italiano si inserisce in un contesto internazionale che va in un'unica direzione. Nel 2006, quando si
era registrato il picco della nuova produzione in Occidente, in concomitanza con il culmine dell'espansione
della bolla immobiliare, gli investimenti in nuove opere rappresentavano il 60% del mercato europeo e oltre il
70% di quello nordamericano (il 77% negli Stati Uniti). Ma oggi quasi la metà degli investimenti in Europa è
rappresentata da interventi di riqualificazione (il 64% in Germania, il 50% in Francia e il 47% in Spagna) e
anche nel Nord America il mercato del rinnovo dell'esistente è arrivato a detenere una quota superiore al 35
per cento.
Il rischio di invenduto frena le nuove costruzioni: operatori e investitori devono far fronte al calo demografico
e del tasso di assorbimento delle nuove costruzioni sul mercato (sceso nel residenziale al 35% nel 2012
rispetto all'80% del 2007, secondo Scenari Immobiliari). Ecco perché sugli interventi di recupero convergono
gli incentivi (dalla detrazione fiscale del 50% per gli interventi di ristrutturazione al Conto Termico) e le ultime
proposte politiche. Tra queste il disegno di legge dedicato alla valorizzazione delle aree agricole e al
contenimento del consumo del suolo, approvato a fine legislatura dal Consiglio dei Ministri e ancora da
dibattere nelle commissioni e in aula. Il nostro Paese, infatti, consuma suolo alla velocità di 8 metri quadrati al
secondo: ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli, mentre la
superficie agricola che viene "consumata" ogni anno è pari all'estensione dei comuni di Milano e Firenze
messi insieme. A dirlo è l'ultimo studio sul consumo di suolo dell'Ispra, presentato due settimane fa. Anche se
lo sviluppo delle aree urbane ha rallentato molto rispetto al picco registrato negli anni 90, in cui si sfiorarono i
10 mq al secondo, è necessario frenare gli eccessi dell'edilizia: «L'Italia dal dopoguerra a oggi ha consumato
suolo svuotando le città di residenze e servizi per spargerli nella campagna - afferma Damiano Di Simine,
responsabile per Legambiente del Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo, costituito insieme a Inu e
Politecnico di Milano -. Un paradosso, reso possibile dall'accesso generalizzato all'auto di proprietà, che però
oggi rivela tutti i limiti e i costi energetici ed economici dello sprawl insediativo. Per fermare il consumo di
suolo dobbiamo tornare ad investire sulle città, anziché assecondare, come si è fatto per decenni, la rendita
speculativa delle espansioni urbane».
Per sostenere il business del "riciclo edilizio" il Governo Monti ha approvato il Piano Città che, di recente, ha
finanziato con 318 milioni di euro 28 progetti di riqualificazione urbana, con particolare riferimento alle aree
degradate. A Roma, in particolare, andranno 113 milioni di euro per 11 interventi: si va dalle piste ciclabili a
un nuovo centro per disabili all'housing sociale nel quartiere di Pietralata. All'Aquila invece Piazza Armi sarà
trasformata in un grande parco con Auditorium. Un nuovo polo museale sorgerà con i fondi del Piano città a
Trieste dove saranno recuperate invece le ex caserme. A Napoli è previsto il recupero di edifici di archeologia
industriale, gli ex Corradini a San Giovanni a Teduccio, e in coordinamento con l'Autorità Portuale e la Porto
Fiorito Spa si procederà alla costruzione del nuovo porto turistico. A Milano sarà bonificata l'area della
Bovisa-Gasometri, strategica perchè collocata fra due importanti snodi ferroviari.
20/02/2013 47Pag. Il Sole 24 Ore - Sviluppo sostenibile(diffusione:334076, tiratura:405061)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 11
«L'occasione per ripartire potrebbe essere a portata di mano - ha detto Claudio De Albertis, presidente di
Assimpredil Ance -: il 70% degli edifici del nostro paese è antecedente agli anni Settanta. C'è molto da
recuperare e da ricostruire». Per dare un'idea, gli edifici residenziali e terziari incidono per oltre un terzo sui
consumi energetici in Italia.
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Giro d'affari
44,8
Miliardi di euro
È quanto fatturato dal mercato
della riqualificazione nel residenziale
20/02/2013 47Pag. Il Sole 24 Ore - Sviluppo sostenibile(diffusione:334076, tiratura:405061)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 12
La recessione abbatte il riciclo di mille tonnellate al giorno La crisi porta a una riduzione della raccolta di acciaio, legno, carta, elettrodomestici e oli I CAMBIAMENTI Loscorso anno sono state perse oltre 350mila tonnellate Pesa la riduzione della spesa alimentare ma anche lascelta di rinviare gli esborsi più impegnativi come casa, mobili e auto Luca Orlando
Con una raccolta diminuita di oltre 350mila tonnellate, quasi mille al giorno, il 2012 non sarà certo ricordato
come l'anno d'oro del riciclo in Italia. Per una volta però il problema non è legato ai comportamenti individuali
e collettivi più o meno virtuosi, quanto piuttosto all'effetto dirompente della crisi sulle abitudini di consumo
delle famiglie. Il sistema Conai, consorzio nazionale degli imballaggi, vede un tasso di "recupero" stabile al
64%, in presenza però di quantitativi totali immessi al consumo ridotti in media del 3%. L'unico comparto in
controtendenza resta la plastica, dove però il tasso di riciclo è inferiore al 40% e i margini di recupero restano
ampi. Per il resto, ad eccezione del vetro, che resta stabile, acciaio, alluminio, carta e legno mostrano frenate
evidenti, frutto soprattutto di comportamenti di acquisto diversi da parte delle famiglie, che per i soli imballaggi
riducono le quantità avviate al riciclo di 315mila tonnellate, una riduzione del 4,2% rispetto al 2011.
Cambiamenti che si "leggono" in modo trasparente guardando al settore degli elettrodomestici, dove nel 2012
la riduzione dei quantitativi avviati al recupero è di 22mila tonnellate, un calo del 9% rispetto all'anno
precedente. Frenata ancora più drammatica per i prodotti più impegnativi dal punto di vista economico come
lavatrici e lavastoviglie, dove il tracollo è del 13%.
Il legame con la crisi è evidente: se le famiglie acquistano meno prodotti i nuovi quantitativi immessi sul
mercato si riducono mentre si prolunga la vita utile dei "vecchi" apparati. Eloquente anche il caso degli oli
lubrificanti, dove le quantità immesse al consumo sono crollate dell'8,6% a 394mila tonnellate, abbattendo in
misura analoga i valori raccolti a 177mila tonnellate. Anche in questo caso il problema è il risparmio delle
famiglie, con utilizzo inferiore di auto, acquisti in calo, manutenzioni ridotte all'osso.
I dati definitivi non sono disponibili per tutti i consorzi di raccolta ma le prime stime indicano un trend
omogeneo verso il basso, con un calo dei principali consorzi di oltre 350mila tonnellate. La crisi dell'edilizia,
ad esempio, porta ad una riduzione dei quantitativi di legno avviati a riciclo nel circuito urbano, dove mobili e
infissi sostituiti diventano sempre più rari al diminuire di nuove costruzioni di case e al ridursi delle
ristrutturazioni di quelle esistenti. Il consorzio Rilegno stima per il circuito urbano un calo del 6%, che significa
30mila tonnellate in meno. «Porte, infissi e mobili dismessi - spiega Marco Gasperoni della direzione del
Consorzio Rilegno - valgono l'80% dei volumi nelle città, la riduzione del 6% che stimiamo nel 2012 è un
segno evidente delle difficoltà delle famiglie». Giù anche carta e cartone, dove il consorzio Comieco registra
una frenata del 15,4%, determinata in parte dal calo delle convenzioni e in parte (3-5%) da una riduzione
reale di consumi e raccolta, come stimata dallo stesso Conai.
Qui si concentrano diversi fenomeni, dal calo delle produzioni di imballaggi alla minore vendita di giornali, per
finire con i casi di furto, segnalati ad esempio a Milano e Torino. A resistere, come detto, è solo la plastica,
dove però la crescita dei quantitativi riciclati nel 2012 viene spiegata dal consorzio Corepla con gli ampi
margini di sviluppo del settore, dove il recupero effettuato in ambito urbano è inferiore alle 800mila tonnellate,
rispetto agli oltre due milioni di tonnellate immesse annualmente sul mercato. Se nei valori assoluti di
materiale riciclato nel 2012 l'Italia non brilla, altrettanto si può dire in termini relativi, dove la quota di rifiuti
urbani avviati al recupero è pari al 33%, quasi dieci punti al di sotto della media europea, esattamente la metà
di Austria, Belgio e Germania.
Il nodo resta il peso elevatissimo dello smaltimento in discarica, da noi in media pari al 49% mentre in
Europa il dato crolla al 30%. La percezione diffusa è che in periodo di crisi le amministrazioni locali siano più
restie a spingere sulla raccolta differenziata per paura di far lievitare i costi del servizio ma i dati mostrano il
contrario: in Lombardia, dove la differenziata vale il 47,4% il costo per abitante è 124,5 euro l'anno, cifra che
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 13
lievita a 150,77 euro in Sicilia, che però "differenzia" solo il 7,3%. Se questo è lo scenario passato, anche le
prospettive a breve per i quantitativi riciclati non paiono brillanti. «Dopo il brusco calo del 2009 - spiega il
direttore generale Conai Walter Facciotto - il biennio 2010-2011 ha registrato un incremento dei consumi che
ha fatto sperare in una decisiva ripresa del mercato globale. In realtà, i dati di preconsuntivo 2012
evidenziano una nuova contrazione rispetto all'anno precedente, facendo rivedere al ribasso anche le stime
per il 2013 avanzate nel primo semestre dell'anno in corso».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Nota: * preconsuntivi Fonte:Conai Migliaia di tonnellate Il recupero
Riciclaggio degli imballaggi MARKA 2009 2010 2011 2012* Var.% 2012/2011 Acciaio 356 358 353 300 -15,0
Alluminio 31 47 41 39,6 -3,4 Carta 3.291 3.416 3.526 3.420 -3,0 Legno 1.208 1.338 1.272 1.100 -13,5
Plastica 698 716 745 763 +2,4 Vetro 1.362 1.471 1.570 1.570 = Totale 6.946 7.346 7.507 7.192,6 -4,2
Oli lubrificanti usati
La raccolta 2012 si è ridotta del 6,3% rispetto ai valori del 2011.
Pesa sul comparto la riduzione
delle quantità immesse al consumo,
in calo dell'8,6% a 394 mila tonnellate
177 mila tonnellate
Elettrodomestici
La riduzione degli acquisti di lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi ha ridotto drasticamente il ritiro dei prodotti
usati
e dunque le quantità avviate al riciclo.
Il calo 2012 sfiora il 10% dei volumi
-22 mila tonnellate
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 14
Le imprese. ArcelorMittal congela il programma di ristrutturazione in attesa delle decisioni di Bruxelles Una task force contro le chiusure IL COMMISSARIO Tajani: «Tutti gli stabilimenti europei saranno coinvolti nel piano, compresi quelli pugliesi».È in gioco il futuro di 360mila addetti Matteo Meneghello
La soddisfazione tra imprenditori e operatori del settore per l'annuncio del nuovo piano per l'acciaio europeo
è palpabile. «Al di là delle azioni concrete, che speriamo possano essere presentate a giugno, quando sarà
licenziato il piano - hanno spiegato alcuni addetti ai lavori nei giorni scorsi, durante il 27esimo Steel market
outlook organizzato dal portale Siderweb -, la riunione della Commissione europea ha fatto segnare un punto
importante: per la prima volta, pur con distinzioni tra i diversi governi nazionali, la politica europea ha preso
atto che c'è un problema nel settore, ha riconosciuto l'importanza del comparto per l'economia europea e sta
cercando soluzioni concrete per affrontare questi nodi. Non siamo più un settore dimenticato». Segnali di
apprezzamento non solo dai piccoli operatori ma anche dai grandi gruppi: ArcelorMittal ha annunciato,
proprio ieri, il congelamento del suo piano di ristrutturazione, in attesa degli sviluppi del piano.
Le raccomandazioni messe nero su bianco dalla Commissione europea segnano una svolta importante
rispetto al silenzio degli ultimi mesi. Con oltre 360mila occupati, un giro d'affari di 170 miliardi ed il suo ruolo
nella catena del valore di molti settori manifatturieri a valle - si legge nel documento Ue - il settore dell'acciaio
ha un ruolo strategico nell'economia europea. L'acciaio, ricorda la Commissione, è centrale per il sistema dei
trasporti, per le infrastrutture, per l'edilizia, per la manifattura, per l'agricoltura, per il sistema idrico ed
energetico. È inoltre cruciale per i settori che possono contribuire allo sviluppo della green economy.
I produttori europei stanno affrontando un cambiamento epocale. La produzione di acciaio nell'Unione
europea è scesa del 17% dal 2007 e le previsioni per il 2012 sono di un'ulteriore discesa del per cento
rispetto all'anno precedente.
Tra le azioni caldeggiate per risolvere il problema occupazionale, la Commissione indica l'utilizzo delle
risorse Fse per la formazione dei lavoratori e del Fondo europeo per la globalizzazione, con lo scopo di
ridurre l'impatto dei costi sociali dei piani di razionalizzazione. A questo scopo, la Commissione sta studiando
anche la creazione di una task force che segua da vicino i piani di riduzione e di chiusura di impianti in
Europa. Negli ultimi mesi ArcelorMittal aveva manifestato la volontà di chiudere definitivamente alcuni
impianti in Francia (il sito di Florange, in Lorena è stato al centro di un pesante braccio di ferro con il Governo
Hollande) e in Belgio, dove ha annunciato 1.300 esuberi per la chiusura di sei siti. Il vicecommissario Antonio
Tajani ha annunciato ieri che il colosso siderurgico, grazie agli sforzi dell'Ue, è tornato sui suoi passi: ha
deciso di non fare nessuna ristrutturazione in Europa sino a quando la Commissione Ue presenterà il piano
per il settore. Tajani ha ricordato inoltre che tutti gli impianti per la produzione dell'acciaio in Europa saranno
coinvolti dal piano, Ilva inclusa. «L'Ilva ha un altro problema rispetto ad ArcelorMittal - ha spiegato il
commissario -, ma anch'essa rientra nel piano d'azione Ue in quanto questo riguarda tutti i siti siderurgici
europei».
L'intervento del ministro francese dell'industria, Arnaud Montebourg, durante la tavola rotonda che ha
preceduto la presa di posizione della commissione, è stato molto netto. «Adesso, che è un periodo difficile,
ArcelorMittal sta chiudendo acciaierie - ha detto -. Credo che sia una decisione miope: quando il mercato si
riprenderà, l'Europa si troverà nella necessità di importare acciaio, diverrà dipendente dall'estero. Ciò non è
accettabile. La Ue - ha aggiunto - deve perseguire uno sviluppo equo e rispettoso dell'ambiente, se i
produttori di acciaio che esportano nell'Unione non rispetteranno i parametri che l'Europa si è data, dovranno
essere messe in campo misure di equilibrio ed equità, dazi compresi, per riequilibrare la situazione». Il vice
primo ministro Belga Patrick Dewael ha invece sottolineato l'importanza di un piano «a breve, a medio e a
lungo termine».
20/02/2013 39Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 16
Il dossier Finiti i soldi per il risanamento ora il Comune apre ai privati SARA SCARAFIA LA DISCARICA accanto al monumento. Il museo tra i palazzi diroccati. «Maculato». Ecco com'è il centro
storico visto da Nicola Di Bartolomeo, il dirigente comunale che se ne occupa. Perle di rara bellezza - dallo
Spasimo alla Galleria d'Arte moderna - inserite in contesti di degrado. Nonostante su questo pezzo di città
siano piovuti milioni di euro.
SARA SCARAFIA DAI 70 milioni di euro spesi a partire dal 1995 per finanziare i privati che recuperano le
parti comuni degli immobili ai 94 milioni investiti da Palazzo delle Aquile e Iacp per realizzare 900 tra alloggi e
botteghe. E ancora i circa 66 milioni tra fondi europei, nazionalie regionali investiti per il recupero dell'edilizia
monumentale: dai 44 miliardi di lire del progetto Urban che ha consentito per esempio l'apertura del Kalhesa
di Foro Umberto I e il restauro di Villa Giulia, ai 28 miliardi di lire stanziati per la Conferenza Onu del 2000
che, per esempio, ha consentito di realizzare il prato del Foro Italico. Oppure gli 8 milioni di euro di fondi
europei stanziati per il rifacimento delle piazza Bellini, Vittoria e Marina (i lavori sono ancora in corso), i 4,5
milioni targati ancora Ue per il Teatro Garibaldi o i quasi 14 milioni per il recupero del complesso
monumentale Sant'Anna, quello che ospita la Galleria d'Arte moderna. Soldi, soldi a fiumi. Che però non
hanno cambiato la fisionomia del centro storico. «Perché - dice Di Bartolomeo - si è puntato al recupero dei
singoli edifici e meno a quello degli spazi esterni». E così il palazzo restaurato, per esempio alla Magione,
convive con la discarica a pochi metri. I mercati storici muoiono soffocati dal degrado mentre le palazzine
pericolanti continuano a sbriciolarsi. Nelle strade densamente abitate la fognature funzionano a mala pena -
basta fare un giro nei dintorni di piazza Rivoluzione dopo un acquazzone - e tra i vicoli spesso l'illuminazione
dà forfait. Per il nuovo assessore al Centro storico Agata Bazzi, la risposta per salvare il centro storico è sola
una: «Creare residenze: perché chi abita in un posto lo protegge». Case dunque, da realizzare recuperando
l'esistente.
Soprattutto se cade a pezzi. Da qui, l'idea di pubblicare un avviso per affidare alle cooperative edilizie il
recupero dei palazzi a rischio crollo. E anche il progetto di riallacciare un rapporto con lo Iacp - a breve ci
saranno i nuovi vertici - per edilizia residenziale pubblica. E ancora la proposta di rimettere in circolo le
economie dei bandi che in questi anni hanno finanziato i privati che recuperavano gli immobili, per incentivare
nuovi interventi: «Stavolta però- dice la Bazzi - invece di dare un contributo a fondo perduto, vorrei puntare su
mutui a conto interesse. Il privato accende un mutuo per il recupero dell'edificio e il Comune si fa carico degli
interessi». Le risorse a disposizione del resto non sono più quelle di una volta: al momento ci sarebbero circa
15 milioni. Siamo lontani dai 25 milioni dei primi quattro bandi finanziati con la legge regionale 25 del '93 tra il
1995 e il 1999 (182 i cantieri completati) o dai 26 milioni del bando 2002 con il quale sono stati finanziati 138
recuperi. L'ultimo bando del 2006, il sesto, ha investito 18 milioni per un totale di 162 concessioni rilasciate.
«Con il meccanismo del mutuo - spiega la Bazzi - posso accendere investimenti per 50 milioni immettendone
solo 15».
Ma la nuova idea sul centro storico passa soprattutto attraverso la partenrship pubblicoprivato: «È questa la
risposta alla carenza di risorse - dice l'assessore - una sinergia tra l'amministrazione e le imprese per
realizzare servizi e recuperare gli spazi pubblici». Il primo esperimento - un avviso per cercare un partner
privato e accedere a un finanziamento regionale - ha portato l'amministrazione a presentare alla Regione il
progetto della società del presidente dell'Ance Giuseppe Di Giovanna per la realizzazione di una residenza
universitaria in via Celso. Il Comune si occuperà del recupero delle aree circostanti. «Ecco come integrare
recupero di edifici e di spazi comuni», dice la Bazzi che sui privati conta anche per attivare nuovi project
financing. Un'ipotesi allo studio è quella di una finanza di progetto per realizzare un mega-ostello della
gioventù nel monastero di Santa Teresa di piazza Magione.
20/02/2013 1Pag. La Repubblica - Palermo(diffusione:556325, tiratura:710716)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 17
La riqualificazione degli spazi pubblici passa anche attraverso il recupero della vivibilità: «A breve
presenteremo il piano delle pedonalizzazioni sul quale cercheremo la piena condivisione della cittadinanza.
Entro l'estate molte strade e piazze sarà senz'auto». La Bazzi - assessore da sei mesi - deve fare anche i
conti con il piano particolareggiato esecutivo, il Ppe, decaduto dal 2003. «Non vuol dire che sia scaduto ma
che sono scaduti i vincoli preordinati all'esproprio». Per espropriare un'area, dunque, i vincoli devono essere
riapposti dal Consiglio comunale caso per caso. Al momento l'amministrazione non ha intenzione di varare
una revisione complessiva, ma di mettere a sistema le richieste di esproprio presentate dai privati: una
cinquantina che sono adesso all studio di una commissione tecnica insediata in assessorato che valuterà il
loro impatto e soprattutto la loro omogeneità. «Gli interventi - conclude l'assessore - devono essere coerenti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I privati GLI EDIFICI Con i sei bandi pubblicati a partire dal 1995 l'amministrazione ha finanziato il recupero
delle parti comuni degli edifici. I primi quattro escludevano dai finanziamenti le imprese, gli ultimi due no
Urban VILLA GIULIA E CO Con il progetto Urban sono stati investiti 44 milioni di vecchie lire che sono serviti,
a esempio, al recupero di Villa Giulia.
Ma anche dello Spasimo, delle Mura delle Cattive, dell'illuminazione della Kalsa e di piazza Marina
L'Onu IL PRATO In occasione della Conferenza Onu del 2000, arrivarono in città 28 miliardi di lire che
servirono, per esempio, per realizzare il prato del Foro Italico. Ma furono finanziati pure i restyling delle
facciate dei palazzi
La Gam SANT'ANNA Tra gli interventi finanziati con fondi europei c'è stato quello per il recupero del
complesso monumentale di Sant'Anna, quello che ospita la Galleria d'arte moderna, costato circa 14 milioni
di euro
Le piazze PIAZZA BELLINI Tra le ultime risorse stanziate per Palermo dall'Unione europea ci sono i 4,5
milioni di euro che stanno finanziando il recupero delle piazze Bellini, Vittoria e Marina. I lavori sono ancora in
corso
PER SAPERNE DI PIÙ www.comune.palermo.it www.palermo.repubblica.it
Foto: SINDACO E ASSESSORE Il sindaco Leoluca Orlando con l'assessore al Centro storico Agata Bazzi
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 18
La radiografia del centro storico La Procura ordina lo sgombero di 241 edifici storici Sono a rischio crollo e quasi tutti abitati. L'assessore: "Senza casa in hotel a spese dei proprietari" LA PROCURA ordina al Comune lo sgombero delle palazzine pericolanti del centro storico che i proprietari
non hanno messo in sicurezza. Per la prima volta la magistratura interviene pesantemente nei confronti dei
proprietari inadempienti e dispone il sequestro di case e palazzi che cadono a pezzi. Per la città sarà una
rivoluzione: gli immobili da bollino rosso sono 241. Molti sono abitati. Adesso il Comune dovrà notificare lo
sgombero a proprietari, affittuari- regolario in nero- ed esercenti. «Non abbiamo scelta - dice l'assessore al
Centro storico Agata Bazzi - ce lo impone la Procura». Che subito dopo apporrà i sigilli negli edifici. Le prima
nove ordinanze di sgombero sono già sul tavolo del Centro storico, mentre i vigili urbani stanno facendo la
ricognizione degli occupanti dei palazzi da svuotare. Ma dove mandare chi si ritroverà senza casa? Il rischio
infatti è quello di ritrovarsi con un esercito di affittuari irregolari, magari a basso reddito, che non sapranno
dove andare. «Noi non abbiamo alcuna soluzione - dice la Bazzi - l'unica strada è ospitare gli sgomberati in
albergo a spese del proprietario inadempiente». Le ordinanze di sequestro, e di relativo sgombero,
riguardano tutto il centro storico: via Maqueda, corso Vittorio Emanuele, l'Albergheria, il Capo. Ai primi 8
immobili, disabitati, sono già stati apposti i sigilli. I prossimi nove dovranno essere sgomberati dal Comune
entro 15 giorni.
Ma come si è arrivati a questo punto? La mappa del rischio del centro storico conta 241 edifici da bollino
rosso, che potrebbero cioè crollare da un momento all'altro. Per ciascuno di questo il Comune ha prima
emesso un'ordinanza a carico del proprietario, poi una diffida. Dal 2008 a oggi 240 proprietari hanno messo
in sicurezza gli edifici: cinque anni fa la mappa del rischio contava 481 immobili. Gli altri, invece, hanno
continuato a ignorare le diffide. Se prima la Procura avviava un processo penale che si concludeva con una
multa, oggi dispone i sequestri.
La Bazzi assicura che nonostante la fragilità della città antica la situazione è sotto controllo. «In centro
storico il danno lo ha creato l'abusivismo non la vetustà. Certo ci dobbiamo porre il problema di come
risolvere definitivamente la questione».
In 40 casi il Comune è intervenuto con la messa in sicurezza in danno, sostituendosi cioè ai privati
inadempienti ai quali poi presenterà il conto. Ma si tratta pur sempre di interventi tampone. L'idea
dell'assessore - che ha già inviato alla commissione consiliare una bozza di delibera - è quella di pubblicare
un avviso per affidare i palazzi che crollano alle cooperative edilizie: espropriarli, affidarli alle coop per il
restauro cedendogli poi la proprietà dei suoli. «Così risolveremmo anche in buona parte il problema
dell'emergenza abitativa». sa. s.
© RIPRODUZIONE RISERVATA GLI EDIFICI A RISCHIO CROLLO 241 Edilizia pericolante urgente Edilizia
pericolante Edilizia degradata 306 822 1.369
2,5 km quadrati di superficie suddivisi in 4 mandamenti 21 mila abitanti circa con densità di circa 8.600
abitanti per kmq 7 bandi di recupero immobili rivolti ai privati finanziati con 70 milioni di investimenti pubblici
dal 1993 740 alloggi e botteghe realizzati da Iacp e Comune con finanziamenti per 94 milioni
Foto: I DATI DEL DEGRADO Sono oltre 1300 gli edifici a rischio nel centro storico di Palermo, 241 dei quali
devono essere sgomberati per il rischio di crolli
20/02/2013 2Pag. La Repubblica - Palermo(diffusione:556325, tiratura:710716)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 19
Il caso Il provvedimento dopo la denuncia dei cittadini a "Repubblica" Ville sul mare di Sferracavallo l' Edilizia privata blocca i lavori CLAUDIA BRUNETTO IL COMUNE blocca i lavori delle due ville in costruzione nella borgata di Sferracavallo, vicino alla Baia del
Corallo, all'altezza dell'hotel Bellevue. Dopo la denuncia di "Repubblica Palermo",a seguito delle segnalazioni
di alcuni cittadini, ieri l'edilizia privata ha emesso il provvedimento di sospensione per difformità con il
progetto originario.
In particolare le falde di copertura delle due costruzioni gemelle risultano più alte di quelle previste. Ci sono
anche otto lucernari che nel progetto originario non esistono e alcune di quelle che erano finestre sulla carta
sono state trasformate in balconi.
Nei prossimi giorni la polizia municipale, insieme ai tecnici della Soprintendenza dei Beni culturali e del
Genio civile, tornerà sul posto per un secondo sopralluogo. È possibile, infatti, che accanto alla difformità
delle coperture, spuntino fuori altre irregolarità nelle due costruzioni gemelle.
Intanto gli uffici comunali dell'edilizia privata continuano a esaminare le carte che hanno consentito dal 1993
a oggi di proseguire i lavori delle due ville a ridosso della costa, dove resiste ancora una montagna di
materiali di risulta, esito dello scavo delle fondamenta, franata nel mare del golfo.
Una commissione di tre tecnici sta esaminando tutto l'excursus storico delle costruzioni della società
"Immobil sud srl", l'obiettivo è appurare la legittimità delle concessioni ottenute nel corso del tempo per
proseguire i lavori. L'edilizia privata conta di fare chiarezza sul caso di Sferracavallo entro venerdì. «Stiamo
esaminando tutte le carte - dicono dall'edilizia privata - a partire da tutte le concessioni rilasciate in questi
anni. Lavoreremo insieme alla municipale e alla Soprintendenza perché si tratta di un progetto edilizio
complesso che coinvolge più enti. Intanto abbiamo ritenuto opportuno sospendere i lavori».
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Foto: Le villette in costruzione a Sferracavallo
20/02/2013 2Pag. La Repubblica - Palermo(diffusione:556325, tiratura:710716)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 20
Nodavia mette in mobilità 43 addetti "C'è l'inchiesta, non possiamolavorare" Fermi i due cantieri , sequestrati milioni sul conto del consorzio Palazzo Vecchio: "Se le aziende fossero statetrasparenti non saremmo qui" ILARIA CIUTI «SIAMO angosciati, non vediamo certezze, non possiamo pagare noi che non abbiamo alcuna
responsabilità». I lavoratori di Nodavia si sentono nei guai, dicono. L'azienda ha appena annunciato l'apertura
della procedura di mobilità per tutti i 43 dipendenti, in maggioranza ingegneri, tecnici, impiegati e pochi
operai, dei due cantieri Tav di Campo di Marte e ex Macelli (la stazione Foster). Dal 1° marzo i dipendenti
saranno considerati esuberi e di conseguenza i cantieri, già praticamente fermi da quando è scattata
l'inchiesta sulla Tav fiorentina, si fermeranno del tutto. Oltretutto la mobilità è solo un mezzo per permettere ai
lavoratori licenziati di iscriversi alle liste perché gli edili non hanno indennità e il rischio è che i 43 restino del
tutto privi di entrate.
«E dire che la speranza si era riaccesa quando il ministero ha dato l'autorizzazione allo scarico del terre. Ma
il giorno dopo è arrivata l'inchiesta - sono disperati i lavoratori - E' una tragedia. Veniamo da fuori e tanta era
la gioia di questo lavoro nelle costruzioni in crisi che alcuni si sono portati la famiglia, hanno preso casa in
affitto o l'hanno comprata con mutuo. Ora rischiano di trovarsi affitto o mutuo sul gobbo. Né è facile trovare
un altro lavoro nell'edilizia». «Dispiace anche a noi, siamo pronti a tutto per evitare i licenziamenti. Ma per ora
non abbiamo altra scelta che aprire la procedura», dice il responsabile del personale di Nodavia, Luciano
Provasi. Perché, spiega l'azienda, l'inchiesta giudiziaria, che ha portato al sequestro sia della fresa che
avrebbe dovuto scavare il tunnel che di una somma sul conto corrente di Nodavia, impedisce di proseguirei
lavorie di pagare il personale. Secondo la procura si tratta di un contro corrente Unicredit su cui erano stati
versati più di 8 milioni provenienti da Rfi, di cui 6 già utilizzati per pagare ditte in subappalto e su cui sono
stati adesso sequestrarti i restanti 2.200.000: senza che la ditta abbia fatto ricorso. «Se non possiamo
attingere al conto non possiamo neanche pagare gli stipendi di gennaio - dice Provasi E il rischio è che non
possiamo poi pagare neanche le aziende in subappalto». Il che provocherebbe un effetto a cascata con le
dite che a loro volta potrebbero licenziare altri 150 lavoratori. «Non firmeremo mai un accordo di mobilità.
Nessuno deve essere licenziato», si impegnano tutti i sindacati, Fillea-Cgil, FilcaCisl e Feneal Uil. L'unica
alternativa sono gli ammortizzatori, concordano. Ma quali? Niente cassa integrazione ordinaria perché non
può essere accordata a datori di lavoro coinvolti in un'inchiesta, come Nodavia.
Dunque vanno trovate altre soluzioni. Il prefetto, Luigi Varratta, si è già incontrato al proposito con il direttore
dell'Inps. I sindacati chiedono un incontro a Comune, Provincia e Regione. Mentre Palazzo Vecchio teme
«che le aziende vogliano scaricare, tramite la mobilità, le colpe sulla magistratura cui invece non si può certo
addebitare questa situazione». Aggiunge: «Se le aziende avessero avuto un comportamento trasparente non
saremmo arrivati a questo punto».
Da parte loro, i sindacati esprimono «massimo rispetto per la magistratura», auspicano che «le indagini
vadano avanti rapidamente». Ma vogliono sapere da Rfi «cosa si farà se non ci saranno più lavoratori
quando, chiusa l'inchiesta, si dovranno riaprire i cantieri». E i lavoratori chiedono di separare i due discorsi:
«Si individuino le responsabilità che sono individuali ma intanto si prosegua con i lavori da subito».
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I punti I lavoratori In angoscia per il futuro Preoccupati per il loro futuro, per i mutui accesi per pagarsi casa,
per il lavoro che non c'è più: tensione fra i 43 addetti Nodavia presto in mobilità La maxi fresa Sigillata dalla
magistratura La maxi talpa che dovrebbe scavare il tunnel alta velocità a Campo di Marte è ancora sotto i
sigilli della magistratura che ne deve verificare la regolarità I sindacati Nessuno deve essere licenziato «Non
firmeremo mai un accordo di mobilità. Nessuno deve essere licenziato», si impegnano tutti i sindacati,
20/02/2013 2Pag. La Repubblica - Firenze(diffusione:556325, tiratura:710716)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 21
FilleaCgil, FilcaCisl e FenealUil
Foto: IL CANTIERE Campo Marte quando ancora si lavorava alla Tav: ora il cantiere è fermo. Sotto, il
procuratore Quattrocchi
Foto: SARANNO COSÌ I fanghi estratti dalla maxi talpa nei lavori autostradali a Pian del Voglio e classificati
come "terre e roccia": quelli estratti nel cantiere Tav a Campo Marte saranno così
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 22
Ina-case, quando l'utopia divenne (quasi) realtà 50 anni fa si chiudeva il piano ideato da Fanfani per l' edilizia popolare Cercava di sposare il cristianesimosociale e il collettivismo marxista GLI ARCHITETTI Vi misero mano tra gli altri Giò Ponti Quaroni e Mollino CARLO OLMO Cosa è stato il piano Ina-Casa? L'immagine forse più chiara la si ha da un aereo che atterra a Torino, Milano,
Roma, Bari o, se fosse possibile, a Carbonia, a Capri o a Cannobio. Al di là della città storica, le uniche parti
della città contemporanea, quella della dispersione insediativa, che, ancora oggi, hanno forma sono quelle
pubbliche: e dentro queste ancor più i quartieri realizzati nei quindici anni (1949-1963) dell'Ina Casa.
Approvata il 24 febbraio 1949, dopo un iter parlamentare di otto mesi, preceduta e accompagnata da molti,
altri piani o proposte - da quella di Puggioni a quella di Miniati, da quella di Bottoni a quella di Diotallevi e
Marescotti - il piano prende avvio il 7 luglio dello stesso anno con il primo cantiere a Colleferro. Nel maggio
dell'anno successivo sono già avviati 414 cantieri. A pieno regime il piano realizzerà settimanalmente 2800
alloggi, assegnando ogni sette giorni casa a 560 famiglie. Dal 1950 a tutto il 1962 i 20 mila cantieri del piano
hanno impegnato 102 milioni di giornate lavorative, corrispondenti a 40 mila lavoratori edili l'anno. Dei 17 mila
architetti e ingegneri italiani attivi in quegli anni, un terzo è coinvolto nel piano. Numeri importanti che
nascondono scelte e soluzioni ancor più interessanti. Perché dal nostro aereo in atterraggio si coglie così
tanto la differenza tra città pubblica e città e se vogliamo, privata, il contrario dell'ideologia del mercato
instillataci ormai da decenni? Il piano Ina-Casa nasce da storie individuali e collettive di un'Italia in guerra: le
storie di Amintore Fanfani e di Filiberto Guala, di Arnaldo Foschini e di Corrado Bozzoni, per non fermarsi che
ai principali responsabili della legge e della sua attuazione. Ma anche le storie del cristianesimo sociale, del
socialismo di impronta Fabiana, del comunitarismo Olivettiano, del collettivismo comunista, per non citare che
i più importanti movimenti di pensiero coinvolti nel dibattito che precede e accompagna l'approvazione della
legge. La gestione decentrata dei progetti individua poi su un'ipotetica carta d'Italia, dove e come le diverse
matrici hanno maggiormente influenzato le realizzazioni. Con, però, alcune radici comuni. Pensare la città per
quartieri non è certo un'idea originale. Nasce alla fine dell'Ottocento, ma si consolida, a partire soprattutto
dalla Germania prenazista, attraverso l'esperienza che si chiamerà architettura razionalista. Al centro di
quelle esperienze, come del Piano Ina, ci sono alcuni principi: la progettazione integrale di esterno ed interno,
la centralità della distribuzione - che nasce dalle infinite discussioni sulla casa minima - l'importanza
dell'integrazione tra casa e servizi per poter parlare di un abitare e non solo... di un posto per dormire, la
centralità dello spazio pubblico, dei luoghi di incontro per realizzare davvero un'idea di cittadinanza e non
solo di residenza. Idee tutte che si ritrovano, in maniera certo diseguale, nei progetti che l'ufficio, diretto sino
al 1952 da Adalberto Libera, doveva insieme indirizzare con normative tipo e poi approvare. Idee che
spiegano come al momento delle scelte dei responsabili del Piano, siano stati interpellati e cerchino di fare
parte del gruppo che ne indirizzava gli esiti, personaggi forse inattesi come ad esempio Giò Ponti a Milano,
Gabetti e Isola e Mollino a Torino, Quaroni a Matera e a Roma. Quei quartieri oggi si distinguono nella città
senza qualità che saturerà le distanze tra città costruita e quei quartieri, prima di inglobarli, perché il progetto
politico e quello professionale avevano al centro un'idea di cittadinanza e di solidarietà. Il piano viene
finanziato attraverso una trattenuta, alla fine dello 0,60 di tutti i lavoratori e dell'1,20 dei datori di lavoro, oltre
che attraverso investimenti dello Stato. Una partecipazione universale a favore di chi meno aveva, che spiega
molto del confluire in quel piano delle diverse radici solidariste che attraversano l'Italia del dopoguerra. Così
la geografia del piano comprende oltre le grandi città, Modena, Ferrara, Mestre sino a realtà come Colleferro.
Il Sud e le isole vedono, sull'intero quindicennio, investimenti che sfiorano il sessanta per cento di quelli del
Nord. Ma l'Ina-Casa è stata anche una grande occasione perduta di un riformismo keynesiano, come
sottolineano i diversi inviati del governo di Harry Truman: è per altro sui fondi Erp che si fonda l'avvio
finanziario del piano. In gioco poteva esserci una modernizzazione non solo tecnologica o costruttiva, se quel
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 23
piano fosse stato accompagnato, come si discusse nel convegno dell'Istituto Nazionale di urbanistica di
Venezia del 1952, almeno dalla completa applicazione della legge urbanistica del 1942 e da una
sperimentazione progettuale, tecnica, ma anche degli appalti e della burocrazia più convinta. In realtà il piano
assolse un'altra funzione sociale. Oltre che sollevare dalla miseria - l'inchiesta parlamentare del 1952 ne
traccia un quadro sconfortante - consentì a milioni di contadini italiani di passare dai campi alle fabbriche,
passando da un lavoro meno... industriale e più artigianale, rendendo quel passaggio un po meno traumatico.
Perché oggi guardando dal finestrino del nostro aereo oltre che riconoscere quelle parti di città, ci pervade un
senso di nostalgia? Quegli esperimenti ebbero ingenuità tali che già nel 1956 parte dei protagonisti, in primis
gli architetti più colti, le mettevano in luce: l'idea, ad esempio, che bastasse simulare un ambiente - la casa
rurale ha una tradizione fortissima nella discussione della cultura architettonica italiana dagli Anni Trenta in
poi - per ricreare una socialità. La nostalgia nasce dal percepire che la forma urbana si realizza se lo spazio è
pensato come bene comune, che il progetto funziona se ha basi condivise, che la città esiste se vi è un
progetto di spazio pubblico. Ed è una nostalgia che ha molte, buone ragioni di turbarci.
2800 ogni settimana È il numero di alloggi che il piano assegnava a pieno regime. Si trattava di alloggi «a
riscatto», chi voleva poteva dopo un certo numero di anni diventare proprietario
560 a settimana Il numero di famiglie che in media riceveva un alloggio grazie all'InaCase. Sui portoni di tutti
gli edifici una targa in ceramica disegnata da artisti come Burri o Cambellotti
20000 i cantieri È questo il numero dei cantieri complessivamente aperti nei quasi quindici anni di vita del
piano che consentì anche di rilanciare l'occupazione nel campo delle costruzioni
334 miliardi di lire È la cifra stanziata nei primi sette anni del piano InaCase che porterà nello stesso periodo
alla costruzione di 147 mila alloggi dal Piemonte alla Sicilia 41000 operai all'anno La realizzazione
dell'ambizioso piano di edilizia popolare vedrà la partecipazione di maestranze contribuendo a combattere
anche massicciamente la disoccupazione 14 anni È la durata, dal 1949 al '63, del piano voluto dall'allora
leader democristiano Amintore Fanfani, che era anche stato padre del tentativo di realizzare la riforma agraria
Foto: Il quartiere Ina-Casa di Frattamaggiore, in provincia di Napoli, come appariva negli Anni 50
Foto: Una palazzina del quartiere Ina-Case di Matera: per chi lasciava i Sassi
20/02/2013 28Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 24
Ortovero-Albenga da ieri ad ostacoli per tre cantieri aperti Coasco Cantiere anche all'altezza della rotatoria di Arnasco per i lavori di allargamento della carreggiata La
strada per Pieve di Teco cambia volto grazie a una serie di cantieri allestiti in questi giorni dalla Provincia.
L'ultimo intervento in ordine di tempo è iniziato lunedì mattina e consiste nella riasfaltatura del manto stradale
nel centro di Ortovero, per un importo di 33 mila euro. "L'opera è stata concordata col Comune ed è
finalizzata alla risoluzione di un problema che da diversi anni interessa quel tratto, provocato dal cedimento
della sottostante tubazione fognaria. Il progetto prevede la rimozione della pavimentazione deteriorata e la
successiva sostituzione. I lavori termineranno venerdì prossimo", dichiara l'assessore provinciale alla viabilità
Roberto Schneck, che ha coordinato nei mesi scorsi un'operazione simile sulla provinciale Cisano-Ceriale tra
San Giorgio e la polveriera di Pratogrande. "Al bivio di Vendone è ripreso l'allargamento della carreggiata sul
versante albenganese. Sarà realizzata una serie di micropali per ampliare la sede stradale in prossimità del
ponte all'ingresso di Ortovero. Nella rotatoria di Coasco, sempre sulla provinciale 453, l'intervento è giunto
alle battute conclusive. Gli operai stanno installando il guardrail sulla corsia riservata ai veicoli diretti verso
Albenga. Nella direzione di marcia opposta, sono già state montate le protezioni laterali e sono stati rivestiti i
muretti di contenimento", spiega l'ex vicesindaco di Albenga. La rete viaria della valle Arroscia è interessata
in queste settimane da un altro intervento. "Stiamo proseguendo l'allargamento della strada provinciale 19
per Arnasco. Dopo avere ultimato il primo chilometro, adesso il cantiere si sta concentrando sui quattrocento
metri successivi. Avevamo dovuto interrompere il lavoro perché nello scavo era emersa un'infiltrazione
d'acqua, che abbiamo deciso di risolvere con l'installazione di un tubo per evitare allagamenti", conclude
Schneck. ]
20/02/2013 56Pag. La Stampa - Imperia(diffusione:309253, tiratura:418328)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 25
Grandi progetti la Regione: «Tutto pronto subito le gare» «La Regione Campania sta andando avanti per l'attuazione dei grandi progetti. Sette di questi, per un valore
di 1,3 miliardi di euro, sono già stati ammessi a finanziamento (Parco urbano Bagnoli, metropolitana Linea 1 e
Linea 6, Metrocampania Nord est Piscinola-Capodichino, ripascimento Golfo di Salerno, messa in sicurezza
del fiume Sarno, statale 268 del Vesuvio). Sono già stati predisposti e nei prossimi giorni saranno firmati i
decreti di ammissione a finanziamento di altri sei grandi progetti, per un valore complessivo di 550 milioni di
euro (centro storico di Napoli-Unesco, Polo fieristico regionale-Mostra d'Oltremare, depurazione Litorale
Domitio, depurazione aree interne di Avellino, Benevento e Caserta, depurazione laghi flegrei, Banda larga)».
Lo annunciano il governatore Stefano Caldoro e l'assessore regionale ai Lavori pubblici Edoardo Cosenza,
che aggiungono: «Ciò consentirà agli enti beneficiari di partire immediatamente con le gare per le opere i cui
progetti sono già stati approvati. Nelle prossime settimane saranno avviate le gare, mentre per tutti gli altri
interventi previsti partirà subito la progettazione e si prevedono gare per i lavori entro l'anno». «La Regione
ha delineato anche la tempistica necessaria all'ammissione a finanziamento degli altri grandi progetti. Entro
marzo - aggiunge Cosenza - saranno pronti i decreti relativi al grande progetto "Tangenziale aree interne" e
alla "Riqualificazione Napoli Est" per un valore di 277 milioni di euro. Sono, invece, in fase di
approfondimento tecnico quelli relativi alla "depurazione dei Regi Lagni" e alla "depurazione in provincia di
Salerno" per complessivi 320 milioni di euro. In ogni caso la Regione ritiene che non vi siano problemi sulla
procedura di "aiuti di Stato"». Un tema, questo, su cui interviene il presidente dell'Unione Industriali di Napoli
Paolo Graziano: «Non possiamo che salutare positivamente la dichiarazione del presidente Caldoro con la
quale annuncia l'imminente firma dei decreti di ammissione al finanziamento per altri sei grandi progetti.
L'ammissione al finanziamento consentirà ai soggetti beneficiari di avviare subito le gare e le procedure di
evidenza pubblica per la realizzazione delle opere previste: finalmente si passerà alla fase dei cantieri e del
protagonismo realizzativo delle aziende e del mercato», aggiunge.
20/02/2013 39Pag. Il Mattino - Ed. nazionale(diffusione:79573, tiratura:108314)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 26
Lavoro nero, denunce e 15mila euro di multa Paolo Panaro Battipaglia. Blitz dei carabinieri in tre cantieri edili. I militari hanno sorpreso una decina di
manovali che lavoravano senza essere regolarmente assunti. Nei guai sono finiti i tre proprietari delle
imprese non in regola, subito segnalati all'autorità giudiziaria. Durante i controlli sono state riscontrate anche
irregolarità riguardanti il mancato rispetto delle norme di sicurezza. Nei confronti degli imprenditori
inadempienti sono state elevate contravvenzioni per l'ammontare di 15mila euro. L'operazione, che ha visto
impegnati più di venti carabinieri, è scattata all'alba di ieri. Alcuni manovali hanno tentato di fuggire, ma sono
stati subito bloccati dai militari. Le impalcature all'esterno degli stabili in costruzione non erano montate
adeguatamente e nessuno dei manovali era in possesso degli accessori infortunistici, da tempo obbligatori
per legge. I carabinieri hanno effettuato anche degli accertamenti di natura fiscale. Tutti i manovali non
assunti regolarmente sono stati interrogati e gli investigatori hanno accertato che, oltre a lavorare a nero,
prestavano la loro opera, quotidianamente, per almeno dieci ore percependo una misera paga. Purtroppo il
fenomeno del lavoro nero nel settore edile è molto diffuso e sono sempre di più gli imprenditori che non
versano i contributi agli enti previdenziali. Negli ultimi mesi i carabinieri di Battipaglia hanno individuato più di
deci titolari di imprese fuorilegge mentre, sinora, gli operai sorpresi a lavorare a nero superano la cinquantina.
I carabinieri da tempo hanno deciso di intensificare i controlli per limitare il dilagante fenomeno del lavoro
nero e per tutelare i manovali che spesso rischiano la propria vita. © RIPRODUZIONE RISERVATA
20/02/2013 6Pag. Il Mattino - Salerno(diffusione:79573, tiratura:108314)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 27
Buco da cento milioni Otto giorni per trovare i soldi Pedemontana a rischio stop La versione ufficiale che trapela dalla società è che di problemi non ce ne saranno. Ma la realtà è che quella
a cavallo della scadenza elettorale rischia di essere l'ultima settimana di lavoro nei cantieri della
Pedemontana in provincia di Varese. Dall'inizio di marzo in poi, infatti, non ci sono più garanzie. E se il
presidente della società, Salvatore Lombardo, non riuscirà a trovare entro il 28 febbraio i soldi per garantire la
prosecuzione dei lavori, il pericolo di uno stop immediato è tutt'altro che remoto. SERVIZIO a pagina 45 DINO
BONDAVALLI La versione ufficiale che trapela dalla società è che di problemi non ce ne saranno. Ma la
realtà è che quella a cavallo della scadenza elettorale rischia di essere l'ultima settimana di lavoro nei cantieri
della Pedemontana in provincia di Varese. Dall'inizio di marzo in poi, infatti, non ci sono più garanzie. E se il
presidente della società, Salvatore Lombardo, non riuscirà a trovare entro il 28 febbraio i soldi per garantire la
prosecuzione dei lavori, il pericolo di uno stop immediato è tutt'altro che remoto. A lanciare l'allarme è il
segretario generale della Feneal Uil Lombardia, Vito Panzarella. «Abbiamo chiesto un incontro con
l'azienda», spiega. «Mancano 100 milioni e se non ci sarà l'aumento di capitale si rischia lo stop. La
situazione è ferma a due mesi fa, paralizzata dalle elezioni e dal bando per la Serravalle. E qui si rischia il
disastro». Il riferimento è all'aumento di capitale di 100 milioni di euro che è già stato deliberato ma non
ancora interamente sottoscritto dai soci. Il suo mancato perfezionamento entro il 23 febbraio, termine già fatto
slittare rispetto a una prima scadenza fissata per fine gennaio, rischia di avere un effetto domino difficilmente
controllabile. Senza questo passaggio, anche il rinnovo e l'eventuale richiesta di incremento del prestito ponte
da 200 milioni di euro concesso dalle banche e scaduto a novembre, resterà in sospeso. E senza questa
nuova iniezione di denaro Impregilo, che guida la cordata di imprese che si è aggiudicata il primo lotto dei
lavori, potrebbe bloccare i cantieri già a partire dal 28 febbraio, se per quella data non ci saranno i 200 milioni
di euro necessari per pagare lo stato di avanzamento lavori. Una prospettiva che appena poche settimane fa
nessuno si sarebbe azzardato a considerare, ma che con il passare del tempo e l'avvicinarsi delle scadenze
di fine mese assume sempre più la forma di un'om bra buia sul futuro di Pedemontanta. «Di conferme ufficiali
non ce ne sono, ma a quanto pare i finanziamenti per l'aumento di capitale al momento non ci sono»,
conferma Antonio Massafra, della Feneal Uil di Varese, che domani, insieme alle altre sigle sindacali,
incontrerà i rappresentanti di Pedemontana in un incontro urgente fissato per parlare delle prospettive a
breve periodo. "Inutile dire che siamo molto preoccupati: qui è tutto paralizzato in vista delle elezioni, ma
intanto il tempo passa e se i soldi vengono a mancare, le ripercussioni saranno pesantissime" prosegue
Massafra. Il primo cantiere a fermarsi potrebbe essere quello di Lozza, in provincia di Varese, dove i lavori
sono già in stato molto avanzato e dove la tensione è già molto alta. «Oltre ai rischi per l'occupa zione
abbiamo interi comuni sventrati da quest'opera, disagi che colpiscono la popolazione e altri problemi da
gestire» spiega Massafra. Nelle ultime settimane Pedemontana si è infatti trovata a gestire anche la grana dei
Comuni della provincia di Varese sul piede di guerra per quel che riguarda i finanziamenti delle opere di
compensazione ambientale lungo il tracciato dell'infrastruttura. Una rivendicazione alla quale il presidente di
Pedemontana, Lombardo, aveva risposto assicurando che «non appena saranno sbloccati i fondi, noi
procederemo con i rimborsi delle opere a stato di avanzamento lavori». Ma il pagamento delle somme
spettanti, avverrà solo «di fronte alla presentazione di un giustificativo». Risposte che non sono certo bastate
ad azzerare le preoccupazioni, tanto più che il problema della mancanza di risorse non è esattamente una
novità. Sia come sia, in attesa che passi la scadenza elettorale, e che il quadro politico a livello regionale e
nazionale si faccia più chiaro, da Pedemontana si dicono comunque sicuri che alla fine i soldi per l'aumento
di capitale arriveranno. Per avere risposte certe si dovrà però aspettare la prossima settimana, quando è in
programma il consiglio di amministrazione della società, e quando le scadenze per il pagamento delle
imprese non potranno più essere rinviate.
20/02/2013 37Pag. Libero - Milano(diffusione:125215, tiratura:224026)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 28
L'INTERCETTAZIONE CHE LO INCHIODA: «LIVIO È UN AMICO...» IL RETROSCENA COSÌ FINISCE NEI GUAI IL REGISTA DEL MAXI CANTIERE SUL BISAGNO M. GRA. «LIVIO è un amico, dove mi può favorire lo fa. Ho avuto stamattina lo visita della direzione lavori e abbiamo
fatto il verbale di fine lavori del carcere». Ne andava fiero di quei legame l'imprenditore spezzino Renato
Gerosi, che negli uffici del Provveditorato aveva davvero buone entrature. Livio Montaquila, appunto, o
«Lello», alias Raffaele Vedova, funzionario già indagato nella prima inchiesta sul Provveditorato condotta a
Genova. E dire che Livio Montaquila, l'anno scorso, era stato l'uomo nuovo a cui il commissario straordinario
Giuseppe Romano aveva affidato la direzione dei cantieri per la copertura del Bisagno, di gran lunga l'appalto
più importante in corso a Genova, sia per l'ammontare della cifra, sia per la funzione strategica dell'opera,
determinante per prevenire i danni di eventuali alluvioni. Era il gennaio del 2012 e le figure chiave di quella
commessa erano state travolte dall'inchiesta: Francesco Caldani, ex direttore dei lavori (sostituito da
Montaquila), e Alberto De Vivo, ispettore dei cantieri. Per la cronaca, l'affidamento del secondo lotto, nel
frattempo, è stato cancellato da una sentenza del Tar, perché nel bando c'è stata per i giudici una lunga serie
di errori. È prossima alla chiusura l'inchiesta delle Procura di Genova in cui, oltre a Caldani (accusato di
turbativa d'asta) e De Vivo (corruzione e turbativa d'asta), sono indagati anche l'ex provveditore Francesco
Errichiello (abuso d'ufficio), gli ingengeri Salvatore Buonaccorso (corruzione e turbativa d'asta), lo stesso
Raffaele Vedova (abuso d'ufficio), Alessandro Pentimalli (abuso d'ufficio), Daniele Lo Presto (abuso d'ufficio);
oltre al grand commis Tullio Russo (turbativa d'asta). Con loro sono nei guai due imprenditori, i costruttori
Paolo Borchi (corruzione) ed Enrico Bertoni (corruzione). Accusato di abuso d'ufficio anche per il presidente
del Municipio medio-levante Fabio Orengo (Pdl).
Foto: I lavori per il rifacimento della copertura del Bisagno alla Foce così come si presentavano nel gennaio
2010
20/02/2013 13Pag. Il Secolo XIX - Genova(diffusione:103223, tiratura:127026)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 29
IL BILANCIO DELLA GUARDIA DI FINANZA LIGURE FOTOGRAFA UNA PROVINCIA DI FURBETTI EABUSIVI Gli edili : «Criminalizzati così le aziende muoiono» Dati choc su imprenditori evasori e lavoro nero: Confindustria all'attacco «È possibile che in Camera dicommercio si apra un'impresa in un'ora?» «Le tasse vanno pagate ma qui siamo in piena lotta per lasopravvivenza» GIORGIO BRACCO IMPERIA. Riviera patria di evasori e lavoratori in nero. Un marchio, quello che emerge dagli ultimi dati di
Finanza e Ispettorato del lavoro, che regala al Ponente ligure uno scomodo primo posto in regione e lo
scaraventa sul palco nazionale della vergogna. Fisco: quasi 200 evasori totali, di cui il 90% nel settore dell'
edilizia, 165 falsi poveri che non pagano ticket sanitari, rette e libri scolastici e usufruiscono pure dei bonus
comunali per l'affitto di casa. Lavoro nero: un'azienda su due, tra quelle controllate dagli "007" del ministero,
non è in regola. Eccola, la provincia di Imperia che non ti aspetti, fotografata da Finanza e Direzione del
lavoro. E meno male che in un quadro così desolante si scopre che i commercianti rivieraschi sono i più
onesti di tutta la Liguria: "soltanto" il 17% di loro (a Genova il 42%, a Savona il 33% e a Spezia il 24%) non
emette scontrini o ricevute fiscali. Nel 2012 le denunce della Finanza sono state 758 su 4.443 controlli.
Evasione e lavoro nero: nel mirino in particolare l'edilizia. «Noi edili i maggiori evasori nel ponente ligure?
Sono esterrefatto - attacca Olimpio Lanteri , presidente degli Edili della Confindustria imperiese - rispetto i
dati della Finanza ma non credo che le cose stiano così. Mi spiego: le nostre imprese oggi hanno un carico
immenso di responsabilità, impegni e doveri burocratici: fanno i salti mortali, per non chiudere baracca. E
invece finiscono nel mirino, criminalizzate e denigrate pubblicamente. In provincia ci sarebbero oltre 170
imprese che non pagano un euro di tasse? Con la morìa di aziende in atto, ci vuole tutta ad arrivare a 200
imprese attive. Siamo tutti evasori totali, allora. Lo abbiamo denunciato anche noi pubblicamente: gli abusivi
dell'edilizia ci sono e creano un danno d'immagine ed economico alla categoria. Ma è possibile che uno si alzi
la mattina, entri in Camera di Commercio alle 8.30 e alle 9.30 è già un'impresa edile?». Falsi poveri. Tanti,
troppi, secondo la Finanza. I "furbetti" sono in costante aumento. Gente senza scrupoli che per "tagliare" la
retta d'asilo del figlio o per ridursi il canone di affitto dell'attico, si dichiara, con tanto di falsa documentazione,
"povero" se non addirittura indigente. Il Comune di Imperia ha attivato un collegamento diretto con la Finanza
che prevede, in caso di una richiesta di contributo sospetto, l'immediato intervento delle Fiamme Gialle con
l'analisi di conti correnti e stato patrimoniale del potenziale "furbetto". E i risultati sono arrivati. Una decina i
casi già individuati. Il più emblematico: una famiglia di commercianti del centro, marito e moglie con due
redditi separati, ha chiesto al Comune il sostegno per l'affitto. Peccato che, oltre ad aver barato sul reddito, la
coppia era pure proprietaria di un alloggio dato in affitto. Gli scontrini . «I commercianti imperiesi sono i più
"onesti" in Liguria - dice Claudio Roggero , direttore provinciale della Confcommercio - la sempre maggiore
sensibilità della categoria, a fronte tra l'altro di controlli sempre più serrati, dimostra che i commercianti non
sono certamente la categoria principe tra gli evasori». Sulla stessa lunghezza d'onda Piero Denegri della
Confesercenti provinciale. «Battiamo tanti scontrini in più rispetto alle altre province liguri e non solo - precisa
- il problema vero è che le aziende non si reggono più in piedi: il carico fiscale ha raggiunto livelli assurdi». E
gli alberghi? «Lavoriamo al 70% con le agenzie di viaggio - precisa Americo Pilati, presidente regionale di
Federalberghi - tutto registrato e fatturato. Come facciamo a fare il "nero"? Ci vuole tutta a pagare i
dipendenti regolari, chi è che ha i soldi per il "nero"»? Enrico Calvi , ristoratore e presidente provinciale dei
pubblici esercizi della Confcommercio: «Evasione? Ma qui si lotta per sopravvivere, la crisi è spaventosa. Le
nostre imprese sono quasi tutte a livello famigliare e non ce n'è una che pensa di arricchirsi non battendo gli
scontrini. I grandi evasori non escono mai fuori, alla fine ci rimette il povero commerciante che fa fatica ad
arrivare a fine mese». Francesco Giribaldi , portavoce della Federconsumatori, rivolge un appello ai cittadini.
«Pretendete lo scontrino anche dopo un caffè - dice - l'evasione si comincia a combattere dal basso. Uno
scontrino, una ricevuta fiscale in più, significano meno tasse da pagare per ognuno di noi». Una
20/02/2013 14Pag. Il Secolo XIX - Imperia(diffusione:103223, tiratura:127026)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 30
manifestazione di protesta dei floricoltori a Palazzo Bellevue Controlli nei cantieri edili. Secondo i dati della
Finanza è il settore a maggior tasso di evasione
ABUSIVI DEL MATTONE IL VERO PROBLEMA PER IL FISCO sono quasi 200 gli evasori totali in provincia
di Imperia e il 90 per cento è nel settore dell'edilizia. Per il presidente della sezione edili di Confindustria a
creare un danno economico e d'immagine sarebbero i cosiddetti "abusivi" dell'edilizia
FALSI POVERI NON PAGANO LE RETTE DELL'ASILO SECONDO la Finanza in aumento i "falsi poveri"
che non pagano il ticket, i libri di scuola o le rette del nido. Il caso più emblematico è stato scoperto a Imperia:
una coppia di commercianti del centro ha chiesto aiuto per pagare l'affitto pur essendo proprietaria di immobili
COMMERCIANTI IMPERIESI I PIÙ "ONESTI" TRA I LIGURI I COMMERCIANTI della provincia sono i più
"onesti" della Liguria, nonostante il periodo buio. E' a Imperia infatti il record di scontrini battuti: soltanto il 17%
dei negozianti (a Genova il 42%, a Savona il 33% e a Spezia il 24%) non emette scontrini o ricevute fiscali
20/02/2013 14Pag. Il Secolo XIX - Imperia(diffusione:103223, tiratura:127026)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 31
Tav e Galileo, arrivano i licenziamenti Nodavia annuncia la mobilità per 43 dopo lo stop alla "talpa" L'azienda del gruppo Finmeccanica a Campidichiara 55 esuberi SONIA RENZINI [email protected] FIRENZE È un terremoto, licenziamenti alla Selex Galileo e tra i lavoratori Tav. Per il mondo del lavoro quella
di ieri è stata decisamente una giornata nera. Come largamente anticipato dalle parti sociali il conto del
progetto di fusione nella nuova azienda dell'elettronica per la difesa voluto da Finmeccanica, Selex Es, è
arrivato ed è salato, soprattutto per i lavoratori. Stessa cosa per la vicenda Tav, a pagare sono i dipendenti. A
PAG.24 È un terremoto, licenziamenti alla Selex Galileo di Campi Bisenzio e tra i lavoratori impegnati nella
costruzione della Tav a Firenze. Per il mondo del lavoro quella di ieri è stata decisamente una giornata nera.
E pensare che l'annuncio sulla Galileo è arrivato nel giorno stesso in cui i lavoratori e le Rsu di Galileo e Ote
erano stati protagonisti di un'iniziativa alla Flog di Firenze con i candidati al Parlamento toscani di tutti gli
schieramenti. L'intento era proprio quello di riuscire ad attivare una cooperazione con rappresentanti della
politica e delle istituzioni a difesa dell'eccellenze delle aziende di Finmeccanica nel territorio, che vuoi per i
guai giudiziari del management del gruppo, vuoi per il progetto di fusione nella nuova azienda dell'elettronica
per la difesa, Selex Es, venivano ritenute a forte rischio. Detto fatto, per conoscere il conto dell'operazione dei
vertici Finmeccanica da vicino è bastato attendere solo poche ore, in serata il capo del personale della
Galileo ha comunicato alle Rsu l'apertura ufficiale della mobilità per 55 lavoratori, tra 52 impiegati e tre operai
su un totale di 800 addetti, senza contare i 400 di Ote. «I lavoratori non devono pagare i conti di dirigenti
incompetenti - dice Simone Pellegrini della Rsu Fiom - Che il pericolo per l'occupazione ci fosse l'avevamo
detto più volte, ora c'è la certezza». La trattativa prosegue oggi a Roma presso l'associazione degli industriali.
«Ma a questo punto è condotta con una pistola puntata alla testa», conclude Pellegrini. Questo per quanto
riguarda Finmeccanica, poi ci sono gli esuberi Tav. L'INCHIESTA Dopo l'inchiesta arrivano i licenziamenti: dal
1 marzo Nodavia aprirà a Firenze una procedura di mobilità per 43 addetti impegnati nei lavori ai cantieri
dell'Alta velocità. Lanciano l'allarme Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil di Firenze che boccian o s e n z a a p p
e l l o l a d e c i s i o n e dell'azienda, chiedono la possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali e
sollecitano un tavolo con Regione, Provincia e Comune per trovare al più presto una soluzione. «Per quanto
ci riguarda questa comunicazione è irricevibile - dice Flavia Villani di Fillea Cgil - Fermo restando che la
magistratura debba fare il suo corso le conseguenza di questa vicenda non possono ricadere sulle spalle dei
lavoratori, i quali devono rimanere agganciati all'opera, magari con l'aiuto degli ammortizzatori sociali. Ora si
tratta di costruire un percorso specifico in questo senso, l'azienda stessa ha detto di rendersi disponibile a
soluzioni alternative». Ma le affermazioni di Nodavia non lasciano spazio a dubbi: «La causa è la temporanea
impossibilità di portare avanti i cantieri a seguito dell'intervento dell'autorità giudiziaria, che ha disposto il
sequestro della fresa e di una importante somma sul conto corrente del Consorzio, misura che tra l'altro
potrebbe impedire il pagamento dello stipendio ai dipendenti». Sì, perché, è vero che l'inchiesta riguarda solo
la fresa del cantiere di Campo Marte dove è avvenuto il sequestro, ma è altrettanto vero che il rallentamento
dei lavori c'è stato anche in via Circondaria, dove verrà costruita la stazione. Insomma il lavoro non procede e
per l'azienda la conseguenza è ovvia, per il sindacato molto meno. «Sono dichiarazioni che non stanno né in
cielo, né in terra - dice Simona Riccio di Filca Cisl - Il fatto che ci sia un'interruzione del lavoro non significa
che l'opera non si faccia, e se questa si fa bisogna che i lavoratori ci siano. Ora è importante capire i tempi,
una cosa è usare gli ammortizzatori sociali per una sospensione temporanea dei lavori, un'altra è
interrompere il rapporto di lavoro». Oltretutto il settore è in crisi nera e negli ultimi mesi ha subito una vera
emorragia in termini di posti di lavoro. Nel caso specifico poi, sembra quasi una maledizione. I 43 lavoratori di
Nodavia hanno finito solo a gennaio ben 26 settimane di cassa integrazione a causa dello stop causato dal
sospetto pericolo di inquinamento delle terre da scavo, finché è arrivato il parere favorevole dell'Unione
20/02/2013 25Pag. L Unita - Firenze(diffusione:54625, tiratura:359000)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 32
europea, il ritorno al lavoro dal 1 gennaio e poi di nuovo il fermo con l'inchiesta del 17 gennaio. «È incredibile
- dice Laura Zucchini di Feneal Uil - Per un motivo o per un altro quest'opera non si sta facendo, eppure la
città ne ha bisogno, senza contare che dà lavoro a tanta gente se consideriamo tutto l'indotto. Ma a Firenze
non c'è niente da fare, tutto si ferma, basti pensare alla tramvia, della seconda manca ancora la
cantierizzazione. L'edilizia è in ginocchio e nessuno fa niente per rilanciarla, mi sembra chiaro che è un
settore totalmente bistrattato». Intanto le organizzazioni sindacali hanno già incontrato il prefetto di Firenze al
quale hanno espresso tutte le loro perplessità, mentre è attesa a giorni la convocazione di un tavolo presso
gli enti locali.
20/02/2013 25Pag. L Unita - Firenze(diffusione:54625, tiratura:359000)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 33
RIONERO IN VULTURE «Quell'edificio storico in abbandono da 33 anni» l La vecchia, decrepita, struttura muraria della «Taverna Penta», è lì in simbiosi con il locale Ufficio postale.
Giace nel più obbrobrioso abbandono. Una costruzione che è in balia di se stessa. Flagellata dalle intemperie
da circa 33 anni. E' sor retta, sui suoi tre lati ad arco a tutto tondo, da una serie di assi e tavole marcite sotto
l'azione delle intemperie dal triste e fatidico sisma del 23 novembre 1980. «Quei pali e quelle tavole, allo stato
attuale, non reggono più, ma sono quei muri a reggere quei legni» dice il signor Nicola. È quasi un anno da
quando il Comune ha provveduto, a salvaguardia della pubblica e privata incolumità, ad isolare il fatiscente
immobile, con rete metallica e pannelli protettivi, installando, tanto di tabella di cantiere. Non c'è, però,
nessun accenno della tipologia di eventuali interventi di adeguamento, di messa in sicurezza del fabbricato.
La stessa segnaletica collaterale a quello che doveva essere un cantiere edile è stata quasi del tutto
asportata. Fanno bella mostra di sé, oltre al divieto di accesso e di transito, anche quello di indossare il casco
di protezione. Molti lamentano i disagi, evidenziano paure ed ironizzano, anche, sul fatto di dover mettere il
casco protettivo in testa per, non si sa mai, passare nei paraggi ed entrare nell'Ufficio PT. Quasi un anno fa si
sono verificati dei crolli dal cornicione. Nessuno è sicuro anche da eventuali infezioni non mancano ratti
d'ogni misura, dice qualcuno che in estate, ha avvistato ancher serpi. In pieno centro storico non è una bella
cosa. «Perché non si obbliga il proprietario, che vive a Roma, ad eseguire i necessari lavori?» dice l''anziano
Pasquale. [ddl]
20/02/2013 7Pag. La Gazzetta Del Mezzogiorno - Basilicata(diffusione:48275, tiratura:63756)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 34
CANTIERE BENETTI L'INTERVENTO DI MIRABELLI PD «Incompatibilità discutibile E l'azienda è di alta qualità» «I CANTIERI Azimut-Benetti sono una risorsa per la città di Livorno. Nei cantieri si realizza una produzione
Yacht di alta qualità che in questi anni non ha risentito della crisi». Dopo l'incendio divampato in uno dei
capannoni del cantiere, si è innescato il dibattito sulla coesistenza tra attività produttiva e abitazioni. Il Pd, con
Federico Mirabelli responsabile del settore lavoro, risponde così: «Questa realtà produttiva - ha scritto
Mirabelli - ha mantenuto i livelli occupazionali (170 lavoratori diretti e circa 500 nell'indotto) e può
rappresentare un fattore di sviluppo per l'economia della città. Le strutture portuali della nautica da diporto
sono situate prevalentemente vicino ai centri urbani, dove è possibile trovare per gli utenti vari servizi
collegati al turismo e alle attività cantieristiche. L'incompatibilità tra attività cantieristica, porti turistici e aree
residenziali è ampiamente discutibile». E CHIUDE la lettera: «In merito all'incendio avvenuto presso il
cantiere sono da apprezzare l'attività del servizio di protezione e prevenzione. Tale episodio ci ricorda che
non bisogna abbassare la soglia di attenzione in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e che è importante
ulteriormente rinforzare le attività finalizzate alla prevenzione.
20/02/2013 4Pag. QN - La Nazione - Livorno(diffusione:136993, tiratura:176177)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 35
Mura urbane, grazie a mamma Fondazione entro l'estate partono i primicinque cantieri Ufficializzata anche la data d'inaugurazione del complesso S.Francesco: il 6 luglio SEMPRE più mamma Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Eh sì, perché se nei prossimi mesi e anni si
realizzeranno alcune opere significative per la città, lo si dovrà proprio all'ente di S.Micheletto. Com'è noto,
infatti, con uno stanziamento di 28 milioni di euro, la Fondazione stessa (presieduta da Arturo Lattanzi) andrà
in soccorso degli enti locali sempre più alle prese con i tagli e quindi impossibilitati a investire grandi cifre in
operazione di di rilancio di alcune porzioni del centro storico ma non solo. Uno dei capitoli di spesa più
importanti previsti dalla «Carilucca» riguarda le Mura, in vista dell'avvio dei festeggiamenti per la ricorrenza
dei 500 anni dall'inizio della loro costruzione. SETTE i milioni di euro di stanziamento per la cerchia urbana, di
cui proprio in queste ore sono stati svelati i progetti che andranno in porto per primi, grazie anche ad
un'aggiunta di due milioni e mezzo da parte della Regione. Si parte dal prolungamento delle piste ciclabili
intorno al monumento per arrivare al rifacimento dell'ex canile sul baluardo San Salvatore (dove dovrebbero
essere realizzati spogliatoi e docce per chi fa jogging oltre a un punto ristoro) e ancora la messa in sicurezza
della Casa del Boia (attualmente transennata e che vedrà presto la ristrutturazione del tetto), poi con i sette
milioni di euro sono previsti interventi di restauro della sortita San Paolino e lavori per la riduzione dei tratti di
asfalto sopra l'anello alberato. I cantieri dovrebbero aprire tutti tra la primavera e l'estate, grazie anche al fatto
che l'iter di affidamento dei lavori verrà fatto dalla Fondazione a ditte locali: raggiungendo così il doppio scopo
di fare presto e dare contestualmente fiato all'economia locale attraverso l'individuazione di imprese lucchesi.
Un'altra buona notizia riguarda il complesso di San Francesco, in fase di ristrutturazione, e dove sorgeranno il
campus per gli studenti della scuola Imt oltre che l'auditorium nell'omonima chiesa. C'è infatti la data
d'inaugurazione: il 6 luglio. E per Lucca sarà un altro evento vero e proprio. INTANTO sempre la Fondazione
Cassa, in attesa di definire l'intervento per il nuovo ponte sul Serchio, ha emesso il bando rivolto agli enti
locali per finanziare, per complessivi 20 milioni di euro, la costruzione di nuovi edifici scolastici, la
ristrutturazione delle scuole esistenti e il loro adeguamento alle norme vigenti e alle moderne esigenze del
sistema scolastico. Un progetto che nasce quindi con l'obiettivo di contribuire a realizzare nella nostra
provincia una scuola di qualità. Il bando per l'edilizia scolastica riguarda tutte le scuole di ogni ordine e grado,
da quelle per l'infanzia alle medie superiori e resterà aperto dall'11 febbraio al 29 marzo. Insomma, grazie a
mamma Fondazione sia il Comune che la Provincia potranno realizzare opere concrete all'insegna di un fare
sistema tra pubblico e privato che può davvero rappresentare un volano per la città del futuro. L.Sar. Image:
20130220/foto/4483.jpg
20/02/2013 2Pag. QN - La Nazione - Lucca(diffusione:136993, tiratura:176177)
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SCENARIO EDILIZIA LAVORI PUBBLICI - Rassegna Stampa 20/02/2013 36