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n.2/3 – febbraio/marzo 2012 la Biblioteca di via Senato Milano mensile, anno iv Dal Quattrocento al Novecento nella Biblioteca di via Senato

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n.2/3 – febbraio/marzo 2012

la Biblioteca di via SenatoMilanomensile, anno iv

Dal Quattrocento al Novecentonella Biblioteca di via Senato

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125-BIBL VIA SENATO 200x250.indd 1 10/02/12 11:46

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Sommario4

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BvS: la mostraAUREÆ LIGATURÆDal Quattrocento al Novecento nellaBiblioteca di via Senato di Milano

BvS: la mostraSCHEMI GENERALI DI LEGATURA MEDIEVALE E MODERNA

BvS: legature nel Quattrocento e CinquecentoTRA LEGATURE MONASTICHE E TASCABILI AI FERRI ALDINI

BvS: legature nel SeicentoTRA L’OPULENZA BAROCCA E LE COPERTE ALLE ARMI

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BvS: l’Appuntamento TRE GIORNI DI LIBRIDINEPIÙ “AL PASSO” CHE MAI

BvS: legature nel SettecentoIL VALORE DELLA CORNICEE LO STILE ROCOCÒ

BvS: legature nell’OttocentoIL SECOLO DI LODIGIANI E LE COPERTINE FIRMATE

BvS: legature nel NovecentoTRA LE LEGATUREFUTURISTE E QUELLE D’ARTISTA

MENSILE DI BIBLIOFILIA – ANNO IV – N.2/29 – MILANO, FEBBRAIO/MARZO 2012

la Biblioteca di via Senato - Milano

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Consiglio di amministrazione dellaFondazione Biblioteca di via SenatoMarcello Dell’Utri (presidente)Giuliano Adreani, Carlo Carena, Fedele Confalonieri, Maurizio Costa,Ennio Doris, Fabio Pierotti Cei,Fulvio Pravadelli, Miranda Ratti,Carlo Tognoli

Segretario GeneraleAngelo De Tomasi

Collegio dei Revisori dei contiAchille Frattini (presidente)Gianfranco Polerani,Francesco Antonio Giampaolo

Fondazione Biblioteca di via SenatoElena Bellini segreteria mostreArianna Calò sala consultazioneValentina Conti studio bibliograficoSonia Corain segreteria teatroGiacomo Corvaglia sala consultazioneMargherita Dell’Utri sala consultazionePaola Maria Farina studio bibliograficoClaudio Ferri direttoreLuciano Ghirelli servizi generaliLaura Mariani Conti archivioMalaparteMatteo Noja responsabile dell’archivio e del fondo modernoDonatella Oggioni responsabile teatro e ufficio stampaAnnette Popel Pozzo responsabile del fondo anticoBeatrice Porchera sala CampanellaGaudio Saracino servizi generali

Direttore responsabileMatteo Noja

Ufficio di redazioneMatteo Tosi

Progetto grafico e impaginazioneElena Buffa

Coordinamento pubblicitàMargherita Savarese

Fotolito e stampaGalli Thierry, Milano

Referenze fotograficheSaporetti Immagini d’Arte Snc,Milano

L’editore si dichiara disponibile a regolare eventuali diritti perimmagini o testi di cui non sia statopossibile reperire la fonte

Immagine in copertina: Particolari di legature storicheconservate presso la Biblioteca di via Senato

Organizzazione Mostra del Libro Anticoe del Salone del Libro UsatoInes LattuadaMargherita SavareseUfficio StampaEx Libris Comunicazione

Direzione e redazioneVia Senato, 14 – 20121 MilanoTel. 02 76215318Fax 02 782387segreteria@bibliotecadiviasenato.itwww.bibliotecadiviasenato.it

Bollettino mensile della Biblioteca di via Senato Milano distribuito gratuitamente

Stampato in Italia© 2012 – Biblioteca di via SenatoEdizioni – Tutti i diritti riservati

Questo periodico è associato allaUnione Stampa Periodica Italiana

Reg. Trib. di Milano n. 104 del11/03/2009

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Come di consueto, nel mese di marzola Biblioteca di via Senato organizza nel palazzo della Permanente di Milano la Mostra del Libro Antico, cui partecipanonumerose librerie antiquarie italiane estraniere. Per la ventitreesima volta, infatti,si offre l’opportunità, sempre straordinaria,di contemplare tutti insieme, ammirare,desiderare (e perché no, acquistare…) moltitra i libri più significativi della nostra storia,gli incontrastati, almeno finora, mezzi di trasmissione della civiltà del mondooccidentale.

Oggetti a prima vista accessori nella vita dell’uomo, talvolta negletti

e perseguitati, i libri, decantati dal tempo,riescono a sommare in sé valori diversi:dalla rarità e peculiarità della propria fatturaalla storia che hanno subìto e influenzato,dalle mani che li hanno avidamenteposseduti e sfogliati ai pensieri e ai sogniche hanno generato.

In questa occasione la BvS esibisceun’altra parte dei “tesori” che conserva,inaugurando una mostra dedicata alla “pelle” dei propri libri, dal titolo Aureæ Ligaturæ dal Quattrocento al Novecentonella Biblioteca di via Senato, che, finita la manifestazione, continuerà nella Sala Campanella sino al 27 aprile.

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Di fronte al contenuto testuale, ben poca cosa sembraessere la veste esterna del libro, intesa come unaserie complessa di operazioni che comprendono la

cucitura dei fascicoli, la copertura e l’eventuale decorazione.Tuttavia, materiali, stili, ferri, stemmi, emblemi e monogrammi di regnanti, pontefici, bibliofili e letterati si sono avvicendati nel corso dei secoli a conferire lustro (spessoanche grazie all’uso della foglia d’oro) alle coperte dei libri.Non a caso la Mostra – presentando volumi e legature dalQuattro/Cinquecento fino al Novecento, realizzati in Italia,Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna e Inghilterra –s’intitola Aureæ Ligaturæ.

Al di là di un’innegabile attrazione estetica e del richiamo storico, una legatura, manufatto di immediatafruizione visiva e tattile, completa il senso di possesso del volume. Se il libro è forse il più importante multiploinventato dall’uomo, è la legatura insieme agli indizi sullaprovenienza che lo rende unico: essa rispecchia l’evolversi di canoni stilistici e, se arricchita dal supra libros o da unostemma araldico, si propone come viva e spesso emozionantetestimonianza storica.

I più antichi volumi proposti nella Mostra affondano le radici nel Medioevo, periodo in cui le legature sonoprevalentemente eseguite nei monasteri e nelle bottegheoperanti nelle città universitarie. Sono caratterizzate da assilignee ricoperte in cuoio oppure in tessuti pregiati. La decorazione generalmente a secco (non in oro) fin verso la fine del XV secolo presenta dei fregi ispirati al regnoanimale, a quello vegetale, in versionesia al naturale sia stilizzata, e alla liturgia sacra. Si diffonde l’usodella rotella e delle placche.

In Italia il Rinascimento, di oltremezzo secolo più precoce rispetto alle altrenazioni europee, fa presto sentire i suoifrutti anche nella legatura. Vari fattoriconcorrono a porla in una situazione

di avanguardia: l’attività di studio delle università chepromuove la più intensa circolazione libraria e la richiesta di libri ad opera delle classi laiche e borghesi.Queste circostanze comportano l’adozione della carta comemateriale scrittorio nel corso dei secoli XIV e XV chesostituisce progressivamente la pergamena. Lo spirito creativodel Rinascimento italiano si manifesta anche nella ricerca di nuove forme: la legatoria, che deve inventare per i nuovilibri a stampa una nuova veste più pratica ed economica. I caratteri di stampa, facilmente leggibili perché chiari e uniformi, portano ad una riduzione dei formati. In questo periodo, il veloce aumento della produzione librariamoltiplica anche il lavoro dei legatori.

Oltre all’invenzione della stampa, un secondo motivogenera la ricca produzione di legature in Italia nel primoRinascimento: una nuova classe di committenti e didestinatari di libri che hanno preso le redini della vita politicaed economica. Essi vogliono incrementare il prestigio del loropotere, anche accumulando manoscritti miniati e incunabolicostosamente legati. Grazie alla rapida diffusione del cuoio di capra da utilizzare per le legature di pregio, si evidenzia il legame culturale con il mondo islamico: il formato piùmaneggevole, l’uso dei piatti in cartone in luogo del legno,l’utilizzo della ribalta che protegge il piatto anteriore. Il terzo motivo riguarda la doratura a foglia d’oro, cui ilmarocchino si presta ottimamente: d’ora in avanti il binomiocuoio di capra – decorazione in oro diventa inscindibile.

La riflessione sul significato delle legature per la storiadel libro ha portato con sé un indubbiomomento di crescita per la Biblioteca di via Senato, che non a caso propone deivolumi che, oltre all’importanza del testo,dell’Autore o dell’edizione, si distinguonoper l’eleganza e la particolarità dellelegature: si tratta di aspetti che nella lorototalità contribuiscono a determinarel’eccellenza di un libro.

La Mostra prosegue dal 21 marzo al 27 aprile presso la Biblioteca, sala Tommaso Campanella, via Senato 12, da lunedì a venerdì, 10-13, 14.30-18 (chiuso sabato e domenica; chiuso 6-9 aprile e 25 aprile).Visite guidate su prenotazione tel. 02 76215318

TESTI A CURA DI FEDERICO MACCHI E ANNETTE POPEL POZZO

AUREÆ LIGATURÆDal Quattrocento al Novecento

nella Biblioteca di via Senato di Milano

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SCHEMA GENERALE DI LEGATURA MEDIEVALE

A COPERTAB CANTONALEC BORCHIAD UMBONEE GRAFFAF PUNTALE

G ASOLAH CONTROGRAFFAI TENONEL CUFFIAM CAPITELLON TAGLIO

O LABBROP NERVOQ COMPARTIMENTOR CAVALIERE

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SCHEMA GENERALE DI LEGATURA MODERNA

1 COPERTA2 SPECCHIO3 LABBRO4 MORSO5 MORSO INTERNO6 UNGHIATURA7 ANGOLO

8 CONTROPIATTO9 GUARDIA

10 GUARDIA BIANCA11 TAGLIO SUPERIORE12 TAGLIO ANTERIORE13 TAGLIO INFERIORE14 CAPITELLO

15 CUFFIA16 DORSO17 COMPARTIMENTO18 NERVO19 UNGHINO

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BvS: legature nel Quattrocento e Cinquecento

TRA LEGATURE MONASTICHE E TASCABILI AI FERRI ALDINI

sto è stato stampato rispettivamentea Venezia o a Roma, posto che la le-gatura era realizzata nel luogo divendita e non di stampa del volume.

Nell’impegnativo lavoro di de-codificazione delle tracce inscrittenel complesso manufatto qual è lacoperta, dove cercherà lumi il biblio-filo? Ancora poco si è scritto sulla le-gatura italiana: nota è la scarsità disupporti critici per quanto riguardail Seicento e il Settecento. L’atten-zione degli studiosi, primo fra tuttiTammaro De Marinis nel secoloscorso, si è infatti concentrata sul pe-riodo rinascimentale.

Da alcuni lustri tuttavia, si stamanifestando un risveglio di studi dimaggiore respiro: ne fanno fede i la-

vori pubblicati o patrocinati da alcu-ne storiche biblioteche quali la Casa-natense, la Vaticana e l’Angelica diRoma, la Braidense di Milano, laNazionale di Napoli e alcune impor-tanti ma isolate pubblicazioni a ca-rattere monografico.

I cultori della legatura italiana,tributari da sempre di ricerche di ori-gine inglese e tedesca, da anni atten-dono una volgarizzazione di questosapere unico, pubblicato in rivistespecializzate, prevalentemente notein ambiente accademico. Un aggior-nato compendio generale della lega-tura a carattere divulgativo e mono-grafie ben documentate avrebbero ilplauso dei bibliofili, a molti dei qualial piacere di possedere legature fa ri-scontro l’insoddisfazione di non po-terle conoscere.

I più antichi volumi propostinella Mostra affondano le radici nelMedioevo, periodo in cui le legaturesono prevalentemente eseguite neimonasteri e nelle botteghe operantinelle città universitarie. Sono carat-terizzate da assi lignee ricoperte incuoio oppure in tessuti pregiati. Ladecorazione generalmente a secco(non in oro) fin verso la fine del XVsecolo, presenta dei fregi ispirati alregno animale (l’aquila, il leone, altrianimali reali o fantastici), a quellovegetale, in versione sia al naturalesia stilizzata (margherite, ghiande,trifogli, foglie di vite, rosette), alla li-

Di fronte al contenuto testua-le, ben poca cosa sembra es-sere la veste esterna del li-

bro, intesa come una serie complessadi operazioni che comprendono lacucitura dei fascicoli, la copertura el’eventuale decorazione. Tuttavia,materiali, stili, ferri, stemmi, emble-mi e monogrammi di regnanti, pon-tefici, bibliofili e letterati si sono av-vicendati nel corso dei secoli a confe-rire lustro alle coperte dei libri.

Al di là di un’innegabile attra-zione estetica e del richiamo storico,una legatura, manufatto di immedia-ta fruizione visiva e tattile, completail senso di possesso del volume. Se illibro è forse il più importante multi-plo inventato dall’uomo, è la legatu-ra che lo rende unico: essa rispecchial’evolversi di canoni stilistici e, se ar-ricchita dal sigillo araldico, si propo-ne come viva e spesso emozionantetestimonianza storica. Sono proprioqueste sensazioni che sono all’origi-ne del passaggio dalla bibliofilia alcollezionismo di legature.

Alla soddisfazione della pro-prietà, può far riscontro l’insoddisfa-zione per la difficoltà di un’adeguataconoscenza. Ci troviamo di fronte auna materia ostica, sfuggente, che ri-chiede approfondite conoscenze inogni campo e che non si improvvisaper non cadere in errori grossolani:ritenere ad esempio veneziana o ro-mana una legatura solo perché il te-

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turgia sacra (Cristo, la Madonna, iSanti, l’agnello crucifero). Caratte-rizzano questo periodo anche lescritte Maria, Ave Maria, Laus Deo.Si diffonde l’uso della rotella (ferroper la decorazione costituito da uncilindro metallico di vario spessoresulla cui superficie curva è incisa lamatrice di sottili filetti o di motivi or-namentali) e delle placche (lastra dimetallo impressa a bilanciere).

�In Italia il Rinascimento, di ol-

tre mezzo secolo più precoce rispet-to alle altre nazioni europee, fa pre-sto sentire i suoi frutti anche nella le-gatura. Vari fattori concorrono aporla in situazione di avanguardia:l’attività di studio delle università,che promuove la più intensa circola-zione libraria, e la richiesta di libri,non più ritenuti un prodotto diesclusivo utilizzo monastico, ad ope-ra delle classi laiche e borghesi. Que-ste circostanze hanno per effetto l’a-dozione della carta come materialescrittorio nel corso dei secoli XIV eXV che sostituisce progressivamen-te la pergamena, materiale diventatotroppo costoso per una produzioneoramai industriale. L’Italia è uno deiprimi paesi ad adottare e a fabbricarela carta, come testimonia la cartieradi Fabriano, attiva sin dal 1278.

Lo spirito creativo del Rina-scimento italiano si manifesta anchenella ricerca di nuove forme, sia nel-la veste tipografica sia nell’aspettoesteriore dei volumi: viene dato unampio impulso anche alla legatoria,che deve inventare per i nuovi libri astampa una nuova veste più praticaed economica che soddisfi le esigen-ze di una nuova produzione che si vamoltiplicando, e rivolta ad un pub-blico più vasto.

I caratteri di stampa, facil-mente leggibili anche se molto pic-coli, proprio perché chiari e unifor-mi, portano ad una riduzione deiformati: si continuano a produrredei voluminosi tomi per i testi litur-gici o giuridici, mentre per gli altrisi preferiscono i formati più piccolinei quali la minore necessità di cartagenera inferiori costi, costituendoun fattore importante ai fini dellaloro diffusione. Questi ultimi, piùleggeri e maneggevoli, non necessi-tano inoltre di legature particolar-mente robuste. In questo periodo, ilveloce aumento della produzionelibraria moltiplica anche il lavorodei legatori. Nelle città in cui si in-sediano delle tipografie si apronoanche dei laboratori di legatoria.

Oltre all’invenzione dellastampa, un secondo motivo genera laricca produzione di legature in Italianel primo Rinascimento: una nuovaclasse di committenti e di destinataridi libri. Questa committenza ha sedenelle corti di città grandi e piccole: èformata dai nuovi signori che hannospesso avventurosamente preso leredini della vita politica ed economi-ca: vogliono incrementare il presti-gio del loro potere, anche accumu-lando ogni sorta di oggetti d’arte, trai quali manoscritti miniati e costosa-mente legati.

Con la rapida diffusione delmarocchino (cuoio di capra prove-niente dal Marocco, nazione segna-latasi per l’importanza delle conce-rie dedite a quest’attività) da utilizza-re per le legature di pregio, si rivela illegame culturale con il mondo isla-mico, sotto forma delle componentiin uso nell’artigianato arabo, persia-no e turco: il formato più manegge-vole tratto dai manoscritti islamici,l’uso dei piatti in cartone in luogo del

legno, l’utilizzo della ribalta che pro-tegge il piatto anteriore. Il terzo mo-tivo riguarda la doratura a fogliad’oro, cui il marocchino si prestaottimamente: d’ora in avanti il bi-nomio cuoio di capra – decorazionein oro diventa inscindibile. NelMedioevo e per molto tempo anco-ra, le lussuose legature, a causa del-la scarsa qualità delle pelli disponi-bili, sono in stoffa: sono preferiteda principi o da facoltosi privati.

LEGATURE DELLA FINE DEL XV E DEL XVISECOLO

Le legature sono caratterizzatedal graduale abbandono delleassi di legno in favore del sup-

porto di cartone, dalla scomparsadelle borchie – ancora presenti nellalegatura sull’incunabolo delle Epi-stole di Marsilio Ficino, stampato nel1495 a Venezia da Matteo Capcasa diCodeca per Hieronymus Blondus(foto 2 e 3) – e dalla sostituzione deifermagli metallici con delle bindellein tessuto. Si adotta un rinforzo dellalegatura sotto forma di strisce di car-ta o di pergamena aderenti al dorso.Come elemento di copertura, vieneutilizzato per le legature di pregio ilcuoio di capra: in Italia sin dall’iniziodel secolo, più tardi in Europa. Pro-segue il decoro del genere moresco,fiorito in Spagna dal XIII agli inizidel XVI secolo, caratterizzato dapiccoli ferri ad imitazione di cordo-netti, cordoncini a rigatura diagona-le riuniti in una miriade di combina-zioni a formare nodi, anelli, lacci,rombi, circoli, croci. Impressi a sec-

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co e disposti secondo vari schemi,questi ferri possono ricoprire l’inte-ra coperta. In tutte le sue manifesta-zioni questa decorazione a seccopresenta degli schemi puramenteastratti, come per tradizione religio-sa è regola nei manufatti islamici.

A Venezia, per l’influenza dellacultura islamica, qui particolarmen-te viva per ragioni storiche e geogra-fiche, la decorazione in oro assumealcune caratteristiche delle coperteorientali: cornici e angolari muniti diarabeschi e di una mandorla centralecon una coppia di pendagli.

Accanto a queste legatureorientaleggianti compare nella Se-renissima all’inizio del secolo, inconcomitanza con la pubblicazionedei classici di piccolo formato di Al-do Manuzio, un genere di legaturadenominata aldina (foto 12). In Mo-stra è disponibile l’esempio de Il Phi-locopo di messer Giovanni Boccaccio infino a qui falsamente detto Philocolo, cu-rato dall’umanista Gaetano Tizzone(scomparso verso il 1530) e stampa-to a Venezia nel 1538 da BernardinoBindoni. Queste legature, eseguitegeneralmente in marocchino brunocon dei supporti di cartone, presen-tano ai piatti una cornice di filetti asecco e una singola dorata, con deipiccoli ferri a motivo vegetale (foglied’edera, rosette) all’esterno e all’in-terno degli angoli e un semplice fre-gio al centro dei quadranti. Sul piattoanteriore in alto, possono essere im-pressi a lettere capitali dorate il no-me dell’autore e il titolo dell’opera,mentre in basso compaiono ora ilnome del possessore, ora la data diesecuzione della legatura, indicazio-ni che talvolta figurano inserite alcentro del piatto entro un cerchio oun cartiglio. Compare anche la For-tuna (foto 4), figura simbolica im-

pressa con un intento decorativo, se-condo l’iconografia classica della di-vinità femminile: con i capelli scioltisulla nuca e la vela al vento, sola o inequilibrio sul dorso di un delfino,immagine questa diffusa in Italia.L’aspetto che i legatori italiani ama-no far risaltare è la fuggevolezza: lacollocano quindi sul dorso di un del-fino, simbolo di velocità. Di essa siconoscono numerose versioni nellevarianti maschile e femminile. InItalia la Fortuna si manifesta preva-lentemente su involucri in maroc-chino bruno o rossiccio, ma anche in

A pag. 8: Libro del 1584composto di copie di diversescritture con legatura d’archivio:diffuso l’impianto dorato e inusuale la data di esecuzione(1584) in caratteri arabi; a pag. 9 e qui sopra: piatto posteriore e piatto anterioredi una legatura verosimilmentebolognese della fine del secolo XV(sull’incunabolo delle Epistoledi Marsilio Ficino del 1495 in prima edizione)

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cuoio bianco, della prima metà delsecolo, prevalentemente eseguiti aVenezia, a Padova e a Bologna. Le al-dine, manufatti di buona qualità e dicosto non eccessivo, rappresentanol’alternativa al lusso delle legatureorientaleggianti in uso a Venezianella prima metà del Cinquecento.

Il semplice schema in uso neiprimi decenni si modifica in seguitoper la sostituzione delle sobrie cor-nici dorate dai motivi vegetali e daifregi di gusto orientale; a partire dal1530 circa compare nello specchiouna losanga o un fregio a contornimossi e variati. Il dorso presenta deinervi rilevati, talvolta alternati anervi apparenti, circostanza testi-moniata dalla legatura proposta (fo-to 5) su una prima edizione dell’Œ-conomia Bibliorum di Georg Eder

(1523-1586), uno dei protagonistidella controriforma nella Germaniameridionale del Cinquecento. Aquesta evoluzione partecipa l’ignotabottega del Maestro veneziano deiFugger o Venezianischer Fugger-Meister, connotazione riferibile aibanchieri e ai bibliofili tedeschi per iquali lavorò, attiva tra il 1535 al 1555circa, le cui creazioni sono state ri-prese da ignoti epigoni.

Il naturale sviluppo dello stileveneziano viene a spezzarsi negli an-ni 1550-1570: la cartella a contornimossi si frantuma per dare spazio anuove forme che valorizzano sem-pre più lo specchio. Giova segnalarein proposito il Maestro dalle more-sche vuote o Leermauresken-Meister,artefice della legatura sull’edizionede Il cortigiano del conte Baldessar Ca-

Sopra da sinistra: legaturaveneziana del secondo quarto del secolo XVI contenente laFortuna che incita a coglierel’occasione propizia e il delfino,simbolo di velocità; legaturaveneta del terzo quarto del secoloXVI sull’Œconomia Bibliorumdi Georg Eder (1568); pag. 13 da sinistra: l’impiantoornamentale della copertina è riferibile al Maestro delle moresche vuote, attivo versoil 1560-1570: una trentina gli esemplari noti; legaturabergamasca della fine del secoloXV con attualmentedue esemplari a figuraantropomorfa censiti

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stiglione nella diffusa stampa di Ga-briele Giolito de Ferrari del 1549(foto 6), e operante nel periodo1560-1570: pare tuttavia che in quelperiodo a Venezia più legatori uti-lizzassero degli analoghi ferri vuoti araffigurare delle moresche in ele-ganti schemi dalle limitate varianti.Note nel 1990 in una ventina diesemplari, sono giunte a una trenti-na negli ultimi anni.

In reazione probabilmente aquesto affastellamento ornamenta-le del rettangolo centrale, i lavoridel Maestro dell’ovale, una quindi-cina realizzati verso il 1580, carat-terizzati da un vistoso ovale al cen-tro della coperta e da un arco in te-sta e al piede della cornice. Questoschema, in cui è peculiare l’impiegodi ampi ferri tratteggiati nell’ovale

centrale e negli angolari, fu adotta-to a Venezia negli ultimi decennidel Cinquecento.

Nella seconda metà del seco-lo, sempre a Venezia, si eseguono trail 1565 e il 1610 circa nel genereorientaleggiante delle sontuose co-perte in marocchino a comparti-menti incavati, provviste di cornicifogliate e fiorite di foggia araba, di-pinte a lacca dai vivaci colori, su fon-do dorato con il leone di San Marcoal centro del quadrante anteriore:sono denominate “dogali” in quan-to contengono documenti ufficialidella Repubblica Veneta.

Si distingue tra i possedimentiveneziani la città di Bergamo (foto7): il sostanziale isolamento ha con-sentito una personale, ininterrottaproduzione di manufatti dal Quat-

trocento fino all’Ottocento non pri-va di originalità. La legatura espo-sta, provvista di una figura antropo-morfa, è nota in due soli altri esem-plari preservati nella civica Bibliote-ca di Bergamo. Il testo dal pronun-ciato capolettera dipinto in rosso eblu nell’incipit, riguarda l’editio prin-ceps delle Quæstiones de duodecimquodlibetales di san Tommaso d’A-quino, stampata nel 1470 circa daGeorg Lauer, originario di Würz-burg e attivo a Roma dal 1469 al1481, città in cui creò la sua tipogra-fia nel convento di S. Eusebio.

�A Bologna è proprio a partire

da questo secolo che può essere deli-neata la produzione di numerosi le-gatori, la maggior parte dei quali si

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specializza in lavori decorati a fogliad’oro. Dal 1530 circa, Bologna di-venta, insieme con Venezia e Roma,uno dei principali centri di produ-zione della legatura di pregio in Ita-lia. Soltanto un paio i cittadini degnidi nota come committenti. Di granlunga più importanti gli studenti te-deschi, tra i quali Nikolaus Pflug eNikolaus ab Ebeleben, membri del-la facoltosa natio Germanica. Tra le

numerose botteghe, è da ascrivereuna probabile provenienza felsineaa un manufatto su una prima e unicaedizione aldina di Ausonio del 1517a cura di Girolamo Avanzi, filologodi gran fama che ebbe grande suc-cesso nel mondo accademico dell’e-poca (foto 8), affiancato da unesemplare verosimilmente riferibi-le al Maestro alla vignetta (foto 9),segnalato tra il 1525 e il 1545 circa:legatore e libraio, rifornisce laclientela italiana, non straniera, co-piosa a Bologna in quel tempo: col-loca al centro del piatto anterioreentro una vignetta costituita da co-rolle bucate, il titolo del volume, oun Cupido oppure un cartiglio aquattro lobi con la Fortuna.

�Dell’attività libraria fiorita a

Firenze si hanno ampie notizie,mentre pressoché sconosciuti sonorimasti i maestri legatori. Si trattadi anonimi artigiani che dipendonostrettamente da cuoiai, dai cartolaie dai librai che spesso per sopravvi-vere non si limitano a cucire e a co-prire, ma esercitano anche altre at-tività. I legatori fiorentini conti-nuano a lavorare secondo l’anticatradizione monastica: le legaturealla fiorentina nello stile classicodella città, in marocchino marronemontato su assicelle di legno e de-corato a secco, quasi mai in oro, re-sistono fino ad almeno al primoquarto del secolo. Si iniziano a no-tare delle novità, quali le piccole fo-glie aldine dorate e le bindelle rica-mate in sete multicolori, in quantodal 1520 circa a Firenze come altro-ve si avverte l’influsso dello stile ve-neziano e della legatura aldina cheproduce un processo di appiatti-mento e uniformità delle caratteri-

Sopra: legatura bolognese o fiorentina del primo quarto del secolo XVI sulla prima e unica ediziona aldina di Ausonio del 1517; a destra: legatura bologneseriferibile al Maestro dellavignetta, legatore e libraiosegnalato tra il 1525 e il 1545circa, la cui cartella a fogliebucate è caratteristica

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stiche locali. Con riguardo alla legatoria in

Roma, essa si snoda durante quasicinque secoli nell’ambito della cortepontificia e di poche altre famiglielocali che, annoverando fra i proprimembri dei papi e dei prelati di ele-vato rango, prosperano entro questoambito, circostanza che ha conferitoalla legatura romana una invidiabilecontinuità. Attraverso i volumi rac-colti nella Biblioteca vaticana e inpoche altre biblioteche storiche ro-mane, si dispone oggi di una cospi-cua documentazione.

Agli inizi del Cinquecentoanche la produzione romana su-bisce un’importante suggestioneveneta, che si manifesta nella mag-giore semplicità ornamentale, nel-l’uso di ferri aldini e più tardi di vi-ticci o di tipici ferri veneziani comeil delfino, la Fortuna, il putto con lafiaccola e nell’apporre il titolo del-l’opera sui piatti entro semplici fi-letti dorati e a secco, oppure ampiee solenni cornici rettangolari adarabeschi o a motivi vegetali entrocui spicca il decoro centrale, stem-ma o cartella ornamentale. Nonsussiste in queste legature alcun ri-sparmio di spazio anche in quanto ivolumi tendono al grande formatoe i limitati motivi sono impressi iso-latamente. Il lusso non implica nel-la legatura romana sovrabbondan-za decorativa, ma si concentra neimarocchini tinti prevalentementein rosso, nel nitore dei ferri impres-si, nella solennità degli stemmi edelle placchette: colonne, archi, ar-chitravi, cartigli, grottesche, aqui-le, putti, mascheroni, foglie diacanto e di vite sono altrettanti fat-tori ornamentali in vista lungo lefacciate e all’interno di palazzi o dimonumenti antichi, ora assorbiti

dalla decorazione libraria. A Roma il contatto diretto con

l’arte classica si esprime in modoparticolare nelle legature a cammeoe crea gli esempi più significativi del-la legatoria romana, tra i quali le le-gature eseguite per il patrizio geno-vese Giovanni Battista Grimaldi,dette “Canevari”. Tra i decori checontraddistinguono questa città,compaiono tra l’altro dei piccoli gigli

e i nervi a tratteggio obliquo, purerinvenuti in fattura analoga nel volu-me appartenuto ad Annibale Caro(1507-1566), poeta e autore d’un li-bro di Rime d’impronta petrarche-sca, che ne reca il nome sul piatto po-steriore (foto 11).

Ed è proprio un Petrarca connuove, e brevi dichiarationi la nostracopia, nella rinomata edizione a curadi Lucantonio Ridolfi (1510-

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1570), gentiluomo fiorentino che sitrasferì a Lione con l’intenzione didedicarsi al commercio, ma diven-ne poi collaboratore di GuillaumeRouillé (considerato il più impor-tante tipografo-libraio cinquecen-tesco a Lione e inventore del libroin sedicesimo) nella veste di editoree traduttore di testi italiani.

La legatoria è caratterizzatadalla presenza di maestranze pro-venienti da Venezia e dalla Francia:queste producono manufatti in-fluenzati dai motivi stilistici deipaesi di origine.

Sempre a Roma, dopo le anti-che cornici a cordami e barrette ditipo moresco di inizio secolo equelle provviste di ampie cornici adarabeschi, compare il caratteristico

impianto ornamentale costituitoda una coppia di rettangoli ornaticon dei melograni nello specchioche circonda una cartella circolare(foto 10).

Dopo il 1540 si affacciano le le-gature a nastri incrociati agli angoli enel mezzo dei lati: nello specchiospicca uno stemma, una targa o unaplacchetta. Quest’ultimo decoro ri-prende la consuetudine rinascimen-tale del collezionismo di medaglie,tanto da costituire uno dei più costo-si generi di legatura rinascimentale.Non è un caso che le più ricercate co-perte siano di scuola italiana: lo com-prova la quantità di contraffazionieseguite. In queste placchette diffusea Roma, Milano e Venezia (foto 12)alla fine del XV e all’inizio del XVI

A sinistra: legatura romana del secondo quarto del secolo XVI.Malgrado il gusto veneziano della cornice, la coppia di rettangoli circostanti la cartella circolare e i melogranitestimoniano l’origine capitolina;sopra: Il Petrarca con nuove, e brevi dichiarationi nella stimata edizione di Lione,Guillaume Rouillé, del 1551nella copia appartenuta ad Annibale Caro (1507-1566)

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diventano più frequenti. Il numerocomplessivo è stimato in 500 esem-plari. Tale decorazione è stata ripre-sa in modo sporadico nell’Ottocen-to, dove, a differenza dei soggettiscelti per i cammei rinascimentali, sisono preferite le statue antiche; isoggetti sono in genere bianchi sufondo scuro.

Sono da ricordare le legatured’archivio, eseguite su registri, attinotarili, documenti, in cuoio o in

pergamena. Si caratterizzano per unprolungamento della coperta che,passando sopra il taglio del volume,viene a coprire anche la superficiedel piatto anteriore. Questo prolun-gamento, sotto forma di una banda,viene allacciato al centro della co-perta tramite l’ausilio di una fibbia.

La cucitura dei fascicoli di que-ste legature presenta numerose va-rianti. L’eventuale decorazione è asecco, meno frequentemente a fogliad’oro, e colma i compartimenti nonoccupati da bande di rinforzo; negliesemplari più antichi è ottenuta condei semplici disegni geometrici, inquelli successivi con i fregi propridelle varie epoche. Verso la fine delsecolo compare la doratura, limitataalla sola data sulla coperta anteriorenegli esemplari ornati a secco. Il vo-lume proposto, un manoscritto Librodel 1584 composto di copie di diversescritture come da annessa pandetta (fo-to 1 e 14), si distingue per i motivi digusto veneto (a forma di cuore e dimela) e bolognese (i corni d’abbon-danza intrecciati nella falda), mentrepiù rari sono invece quelli nella cor-nice, ancora utilizzati a Napoli versola metà del Seicento. Del tutto inu-suale l’anno di esecuzione espressoin numeri arabi: abitualmente com-pare infatti in numeri romani.

�La legatura francese risente

ancora agli inizi del secolo di un in-flusso tardo gotico che si protrarràfino alla prima metà del periodo,specie con riguardo alla decorazio-ne caratterizzata dalla cornice amotivi fioriti e dall’utilizzo di plac-che anche ornate a ghiande: un raroesemplare (foto 13) (12 i volumicensiti) firmato da Jehan Norvis,attivo verso il 1524-1542, è presen-

secolo, prevalgono delle scene alle-goriche o mitologiche, mentre inFrancia, ove saranno di moda versola metà del XVI secolo, sono decora-te a foglia d’oro e riportano quasisempre i ritratti di personaggi storicie di sovrani quali Enrico II, visti, se-condo la consuetudine classica, diprofilo. Le placchette, prima riser-vate a esemplari di dedica o a legatu-re realizzate per clienti particolari,nel secondo quarto del Cinquecento

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tato in Mostra, e riveste una miscel-lanea di tre opere di Erasmo daRotterdam che comprende, in pri-ma edizione, la Lingua (Basilea, Jo-hann Froben, 1525) e il Detectiopræstigiarum cujusdam libelli (Basi-lea, Johann Froben, 1526), recantela provenienza seicentesca dell’o-landese Cornelius Waghemans.

Sostenuta tuttavia dalla passio-ne di sovrani illuminati (Francesco I,Enrico II) e di facoltosi bibliofili(Jean Grolier, Tommaso Maioli, Jac-ques-Auguste de Thou), la legaturafrancese, dopo aver assorbito ed ela-borato nei primi decenni del secolo imotivi ornamentali provenienti dal-l’Italia sia per quanto riguarda i ferrisia per lo schema a cornici rettango-lari concentriche, darà vita dalla me-tà del secolo ad una serie di prestigio-se invenzioni stilistiche e influenze-rà, di ritorno, la legatura italiana diquel periodo e dei secoli successivi.Verso il 1520, i legatori parigini, as-sieme al classico schema francese dibande verticali circondate da unacornice, iniziano ad utilizzare loschema italiano a cornici concentri-che, associato a motivi provenientianch’essi dall’Italia, evenienza atte-stata da un significativo volume rife-ribile a Pierre Roffet (foto 15) sullaRhetorica ad Herennium di Cicerone,uscita dai torchi della Tipografia Al-dina nel 1514, la cui cornice e freginello specchio sono di gusto italiano.Legatore e libraio parigino attivo al-l’inizio del secolo e mancato verso il1533, è all’origine di numerose edi-zioni e tra i primi ad adottare a Parigiun decoro dorato; il dorso provvistodi un mezzo nervo nelle porzioni su-periore e inferiore attesta comunquel’origine transalpina del volume. Iltesto aldino a fronte della legaturaparigina certifica che la coperta è 13

A sinistra: legatura veneziana di tipo aldino del secondo quarto del secolo XVI (sul testo del Philocopo diGiovanni Boccaccio del 1538);sotto: manufatto a placca conghiande firmato da Jehan Norvis,attivo a Parigi verso il 1524-1542; 12 gli esemplari individuati

eseguita nel luogo di vendita del vo-lume, non di stampa del testo.

In seguito, verso il 1535-1540,gli artigiani migliorano la qualitàdella produzione: impiegano il cuoiodi capra in aggiunta all’usuale vitelloe introducono delle nuove e variega-te ornamentazioni. In pochi anni, ilegatori parigini superano quelli ita-liani in tecnica, ingegno e invenzio-ne creativa, dando inizio ad una su-premazia che dura tuttora.

In particolare, a Parigi prendevita e si perfeziona una complessacomposizione di filetti diritti e cur-

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vi, intrecciati in giochi di cerchi ediagonali: è la decorazione a nastriintrecciati, arricchita da ferri vuotio tratteggiati. Nei più prestigiosiesemplari, essa è ravvivata dal mo-saico colorato. Il taglio è dorato ecesellato con dei motivi floreali(foto 16) o arabeschi.

Sempre verso la metà del seco-lo, si diffonde in Francia, a Lione e aParigi, una decorazione, general-mente realizzata su libri di piccoloformato, impressa a placca e coloratacon delle cere in varie tinte: destinataa una vasta clientela, si impone perl’eleganza degli schemi decorativi,della doratura in oro di buona qualitàe per l’attenta rifinitura.

Nel medesimo periodo si uti-lizza ampiamente in Francia e in ge-nere in Europa, ma poco in Italia,un’ornamentazione detta “a centro eangoli” (foto 19, foto 20)o à centre etcoins che indica un tipo di decoro diorigine orientale. Il motivo centrale

e gli angolari sono impressi con delleplacche a fondo dorato, pieno o stria-to. La piastra centrale, di varie di-mensioni, è a forma di mandorla, diovale o di cartella entro la quale deisottili nastri si intrecciano variamen-te. Gli angolari sono anch’essi dispiccate dimensioni, sotto formaprevalentemente di triangolo rettan-golo contenente delle volute e degliarabeschi. La decorazione à centre etcoins non richiede la fantasia e l’abili-tà necessarie per realizzare legature apiccoli ferri o a filetti: l’interesse èprevalentemente legato alla qualitàdei motivi impressi nelle placche.Questo decoro risulta curiosamentemeno impiegato nei paesi europeiche meglio degli altri sembrerebbe-ro aperti all’influsso orientale: in Ita-lia, Spagna e persino a Venezia nonsarà mai particolarmente diffuso.

Un poco più tardi a Parigi,verso il 1560, prende forma e si svi-luppa, specie nella bottega degli

Ève, un lussuoso modello di deco-razione detto à la fanfare, caratte-rizzato da numerosi compartimen-ti, delineati da nastri intrecciati,decorati con numerosi piccoli ferrispesso a fogliami impressi singolar-mente e che progressivamente oc-cupano l’intera coperta. Ha comecommittenti i sovrani e gli autore-voli bibliofili del tempo quali CarloIX, Caterina de’ Medici e Tomma-so Maioli. Poiché in tutte le fanfaresmanca la firma del legatore, questesono state classificate secondo ilnome delle botteghe, tratto da unloro caratteristico fregio.

Non mancano esempi di lega-tura a emblema, talora particolar-mente rare (foto 17).

�A fine Quattrocento, i manu-

fatti realizzati in area tedesca sonoancora di fattura gotica, caratteriz-zati dalla copertura in pelle di porco

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o in vitello, dai supporti in legno, dauna coppia di fermagli con agganciosul piatto anteriore, da nervi visibil-mente rilevati e dal taglio grezzooppure colorato. Il ricco decoro èrealizzato a secco, con l’impressionedi singoli punzoni. A queste caratte-ristiche risponde la legatura (foto23) verosimilmente prodotta a No-rimberga, nel cui decoro spicca ilcaratteristico cuore trafitto, allego-ria dell’amore divino, noto in alme-no 130 varianti. Le losanghe realiz-zate a placca nello specchio testimo-niano già allora l’esigenza di velo-cizzare la decorazione dei libri. In-teressante è inoltre il fatto che que-sta legatura d’area nordica racchiu-de la princepsdelle Opere latinedi An-gelo Poliziano nella rinomata edi-zione aldina del 1498, un’ulterioreprova dell’importanza scientifica etipografica di Aldo Manuzio il vec-chio per l’intera Europa durantel’umanesimo.

�Nel Cinquecento continua la

produzione delle tipiche legature inpelle di porco o di vitello, contrad-distinte da una decorazione a corni-ci concentriche realizzate a rotellache raffigurano i personaggi biblicidel vecchio e nuovo Testamento, levirtù (carità, giustizia, speranza), ivizi (avarizia, invidia, pigrizia) (foto18), le scene di caccia (foto 25), imotivi floreali e le palmette: al cen-tro dei piatti compaiono frequente-mente le placche con i motivi ispira-ti alla sacra scrittura, alla storia o coni ritratti di Lutero e di Melantone – iprotagonisti della Riforma – al cen-tro dello specchio. In molti di questimanufatti permangono, fino alla fi-ne del secolo e oltre, le componentidi tipo medievale come le assi li-

gnee, le borchie, i fermagli metalli-ci, i nervi rilevati che si prolunganosui piatti, il taglio tinto in colorazio-ni vivaci (blu o rosso).

Nel XVI secolo, la legatura ri-nascimentale tedesca è dominatadalla figura di Jakob Krause(1526/27-1585), che a Dresda è tra iprimi a introdurre in Germania ladecorazione in oro, per essere poinominato fra il 1566 e il 1585 legato-re di corte dell’elettore di Sassonia,regione in cui Lipsia e Wittenbergassumono particolare rilievo comecentri di produzione e di commerciolibrario: proprio in questa città è atti-vo Jörg Bernutz (foto 21 e 22), delquale sono note solo due placche. Leiniziali dell’ignoto destinatarioWGS confermano l’origine sassonedel manufatto: gli artigiani locali sol-gono prima ricoprire con una pastanera adesiva i motivi da dorare, perapplicarvi poi la foglia d’oro che conil tempo si è consumata lasciandotrasparire il colore sottostante. L’e-sempio di testo italiano, qui una pri-ma edizione di Platone a cura dell’u-manista Niccolò Liburnio (1474-1557) in una legatura firmata di areanordica prodotta nel 1570, testimo-nia inoltre l’importante scambio cul-turale e scientifico dell’epoca.

�In Spagna, dopo l’ornamenta-

zione di tipo moresco dei primi de-cenni del secolo, si afferma lo stileplateresco (foto 24, 26 e 28) tra il1520 e il 1590 circa, derivato dai mo-tivi presenti sulle suppellettili in ar-gento, plataappunto in spagnolo, ca-ratterizzato da riquadri concentricirealizzati a rotella e collegati alleestremità, così da formare un unicocomplesso decorativo, analogo aquello tedesco, ma dai tipici motivi

Pag. 20 da sinistra: legaturad’archivio del 1584; legaturaparigina del primo (?) quarto del secolo XVI riferibile a PierreRoffet, legatore e libraio attivoall’inizio del secolo (m. 1533), tra i primi ad utilizzare il decoro a foglia d’oro(sull’edizione aldina della Rhetorica ad Herennium di Cicerone del 1514); dettaglio del taglio cesellato

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Da sinistra: esemplareappartenuto a Margherita di Valois (1553-1615), figlia di Caterina de’ Medici e primamoglie di Enrico IV di Francia; il suo sole raggiante si aggiungeai 10 esemplari a emblemasegnalati; legatura eseguita in area tedesca nel 1550 in scrofa con allegorie cristiane; pag. 23: esemplare appartenuto a Enrico III di Francia; il ristretto gruppo di legatureindividuate su testi classicidestinati all’educazione del futuro re e l’insolito emblemaconcorrono alla rarità della legatura

spagnoli, circostanza dovuta aglistretti legami politici e culturalicreatisi fra questi paesi sotto il domi-nio degli Asburgo: personaggi entromedaglioni, faretre, frecce, archi,corazze, trofei, teste di toro, tartaru-ghe. Nello spazio rettangolare cen-trale si riscontra una numerosa va-rietà di singoli, piccoli ferri (i vasi fio-riti, l’agnello crucifero, il leone pas-sante, la cicogna, la croce a base allar-gata), il cui numero e la cui varietàsono lasciati alla libera inventiva dellegatore. Completano il genere, ilmarocchino e il vitello di colore bru-no o talora testa di moro, i ferri fine-mente incisi e poco profondamenteimpressi e la chiusura con agganciosul piatto posteriore del libro.

Nei Paesi Bassi si registra l’am-pia diffusione delle placche, ottenute

mediante fusione: quelle di dimen-sione maggiore consentono di orna-re totalmente il piatto di un volume,mentre quelle piccole possono essereaccostate per creare delle diversecombinazioni adatte alla misura delpiatto da decorare o possono esserecompletate da cornici e altre decora-zioni impresse con delle rotelle o deipiccoli ferri. L’ornamento riguardadei motivi fogliati, fioriti e fruttati,delle ghiande e degli animali fantasti-ci, religiosi, talora circondati da iscri-zioni in caratteri gotici (foto 29). Ilvolume in Mostra costituisce un ulte-riore esempio del valore di alcune ti-pografie quattro-cinquecentesche,dimostrabile anche e specialmenteattraverso la legatura. Accanto alleaccurate edizioni aldine (indicate neiprecedenti esempi in legature d’area

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nordica), godono di gran fama leopere del tipografo svizzero JohannFroben (ca. 1460-1527), in primis ri-cordato per le sue numerose primeedizioni di Erasmo da Rotterdam:naturale quindi poter presentare unaprima edizione del Catalogus omniumlucubrationum di Erasmo (considera-ta la prima autobiografia), stampatada Froben nel 1523 a Basilea.

Sin dal secolo XV, le legatureprodotte in Inghilterra, caratteristi-ca presente anche in quello successi-vo, non propongono ancora dei ca-ratteri specificamente autonomi: ladecorazione dei manufatti è infattieseguita da stranieri con dei ferriimportati dall’Europa, specie daiPaesi Bassi e dalla Francia. La mag-gior parte dei legatori inglesi delXVI secolo è attiva a Londra (foto30 e 31) e a Oxford. Le legature del-la seconda metà del Cinquecento re-cano frequentemente una decora-zione dorata, di derivazione islami-ca, del tipo “a centro e angoli”, allorapopolare in tutta Europa; in partico-lare, un motivo a quarto di cerchioche ricorda le stecche di un venta-glio caratterizzò alcuni tipi di ango-lari di questo periodo.

Alla fine del periodo si amplifi-ca il decoro sia per l’impressione diun maggior numero di motivi sia perla loro accresciuta dimensione, se-gnando così il passaggio dallo stile ri-nascimentale a quello barocco.

Una inusuale legatura del terzoquarto del secolo XVI eseguita in Inghilterra, probabilmente a Londra (foto 30 e 31)

Una recente attribuzione hapermesso di individuare una infre-quente legatura inglese cinquecen-

tesca in vitello su cartone decoratoa secco e in oro, che racchiude unvolumetto di appena 7x12 cm, con-tenente le Epistolae ad Atticum, adBrutum, ad Quintum fratrem diMarco Tullio Cicerone, stampatoin formato sedicesimo nel 1546 aLione dall’editore e tipografo Sé-bastien Gryphius (1493-1556), na-tivo di Reutlingen in Svevia, cheprima di trasferirsi nel 1524 circa aLione lavorò anche a Venezia.

Malgrado alcune caratteristi-che peculiari delle legature rinasci-mentali francesi (quali il dorso anumerosi nervi in relazione al pic-colo formato e un mezzo nervo intesta e al piede e i fregi negli angolidello specchio), il corno d’abbon-danza al centro dei piatti, pureadottato in foggia analoga dal KingEdward and Queen Mary Binder,1

suggerisce un’origine inglese, pro-babilmente londinese, della coper-ta. Il testo stampato a Lione e la le-gatura realizzata oltremanica ram-mentano che il volume era legato

nel luogo di vendita. In evidenza, lamaculatura di un lembo di mano-scritto pergamenaceo a rinforzodel dorso, talora all’origine di for-tunate scoperte. Il contropiattoscoperto, senza le usuali carte diguardia, rivela l’ex libris di John L.Weir, curatore del fondo dei mano-scritti presso la biblioteca dell’uni-versità di Glasgow.

Spirito greco ad uso di un uma-nista tedesco attraverso un tipo-grafo veneziano in una legaturadi scrofa prodotta nella Germa-nia meridionale (foto 25 e 27)

Una copia della rara editioprinceps in greco delle Historiae diTucidide, stampata a Venezia nel-l’officina di Aldo Manuzio il vec-chio nel 1502 e conservata nella no-stra Biblioteca, presenta un volumestoricamente complesso sotto l’a-spetto dell’edizione, della legaturae della provenienza. I De bello Pelo-

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ponnesiaco libri VIII in greco furonocurati dallo stesso Aldo Manuzio ilvecchio, come indicato nella dedi-ca, che molto probabilmente basòla sua collazione del testo su un ma-noscritto redatto a Creta.2

Sul foglio di guardia volanteanteriore recto, campeggia la se-guente nota di possesso: “AnnoD[o]mi[ni] | 1533 | Benedictionedei conservantur familiae | Diony-

sius Capnion | junior Waiblingen-se”. Sotto il nome di “Capnion” (an-che nelle varianti di Capnio, Kapnion,Phorcensis) si nasconde la versionegrecizzata (dal greco kapnós, fumo)del nome “Reuchlin” utilizzata dalnoto umanista tedesco JohannesReuchlin (1455-1522). Insigne stu-dioso di greco a Parigi (insieme a Ro-dolfo Agricola) e Basilea, fu il primoprofessore a insegnare il greco priva-tim e publice in un’università euro-pea. Inoltre, è noto che Reuchlin fual servizio del conte Eberhard vonWürttemberg, il fondatore dell’uni-versità di Tubinga, e che per suoconto viaggiò più volte in Italia(1482, 1490 e 1498), città in cui è ac-certato che incontrò, fra gli altri,Ermolao Barbaro, Marsilio Ficino ePico della Mirandola.3 Sposato duevolte, Johannes non ebbe figli. Lasorella Elisabeth fu però la nonnadell’umanista e teologo Filippo Me-lantone e il fratello Dionysius (n. ca.1460) ebbe a sua volta un figlio,Dionysius il giovane, nato nel 1517 aWaiblingen, il villaggio posto traPforzheim e Stoccarda in cui visseJohannes Reuchlin, che determinòil nome del partito dei ghibellini.Queste informazioni coincidonocon le indicazioni “Waiblingense” e“Dionysius Capnion junior”, pre-senti nella nota. È peraltro assodatoche Johannes Reuchlin si occupòmolto del fratello,4 che a sua voltacompì un viaggio in Italia, per poiinsegnare greco all’università diHeidelberg a partire dal 1498. Diconseguenza, è lecito ipotizzare cheil figlio Dionysius abbia ottenuto lapresente copia direttamente dal pa-dre o dallo zio.

Particolarmente interessante èanche il fatto che la legatura realizza-ta nel Württemberg in pelle di porco

Sopra: prima edizione francesedell’Historia d’Italia di FrancescoGuicciardini nella copiaappartenuta a Caterina de’ Medici, regina di Francia; pag. 25: piatto anteriore e posteriore di una legaturaeseguita a Wittenberg (Sassonia)nel 1570, firmata dal legatoreJörg Bernutz in bassoall’allegoria

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su assi decorata a secco, raffiguri an-che delle scene di caccia che possonoevidenziare una valenza allegorica:essa vede i cristiani impegnati nellosforzo di convertire i peccatori.Questo scopo religioso calato adesempio nell’inseguimento di lepri,caprotti, cinghiali selvatici e cervi,allude rispettivamente all’inconti-nenza, alla fierezza, alla ricchezza ealla sapienza.5 Si tratta di un esempioassai raro e decorato, che unisce at-traverso l’edizione, la legatura e laprovenienza, aspetti dello scambioculturale italo-tedesco in epocaumanista: se non è da dimenticarel’importanza scientifica e tipograficadi Aldo Manuzio per l’intera Euro-pa, occorre anche sottolineare i chia-ri riferimenti moralistici e religiosidella legatura.

Les plaisirs de la lecture – com-portamenti di lettura alla cortefrancese attraverso volumi diMargherita di Valois e di EnricoIII di Francia conservati pressola Biblioteca di via Senato (foto17 e 19)

Per lo storico del libro la rico-struzione di biblioteche antiche rap-presenta uno strumento fondamen-tale sotto più di un aspetto: spaziadall’analisi di una biblioteca intera-mente o almeno in gran parte inte-grata in una raccolta già esistente fi-no a una ricostruzione virtuale nelcaso in cui la collezione sia stata dis-persa a causa di un trasferimento, diuna vendita o di un’asta.

Presso la nostra Biblioteca so-

no conservati due rari esempi di ope-re appartenute a Margherita di Va-lois (1553-1615; figlia di Enrico II diFrancia e dell’italiana Caterina de’Medici) e al fratello Enrico III diFrancia e di Polonia (1551-1589),entrambi identificabili e inquadra-bili grazie alla legatura. La coperta diMargherita di Valois raffiguraun’ampia placca centrale dal soleraggiante che si aggiunge alle dieci6 aemblema attualmente censite, men-tre quella di Enrico III, in cuoio testadi moro decorato in oro e a mosaico,evidenzia sul piatto anteriore le armidella città di Orléans circondate dalcollare dell’Ordine di S. Michele, suquello posteriore l’enigmatico me-daglione provvisto del motto Qui re-git haec regnat (chi li domina regna)datato 1562, in cui figurano tre ani-

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mali: un orso (la pigrizia) e un lupo(la crudeltà) alla base di una colonnasormontati, fatto inusuale, da un ca-prone (la lussuria). L’impianto orna-mentale a volute fogliate e a semina-to è stato ereditato dai fastosi decoridella fine del regno di Enrico II.7

Inusuali per le legature francesi co-eve le bindelle. Il Musée du Petit Pa-lais di Parigi custodisce un esempla-re8 così caratterizzato. È noto un ri-stretto gruppo di legature di piccoloformato su testi classici destinati aperfezionare l’educazione di Enri-co, tutti stampati a Lione tra il 1554 eil 1562 dagli eredi di SébastienGryphius, rivestiti in marocchinorosso, tranne l’esemplare proposto.Nel contesto educativo di un princi-pe si colloca la nostra copia, anche senon impressa da Gryphius ma daGiolito de Ferrari nel 1550: trattan-dosi tuttavia di un’edizione delle Hi-storiedi Niccolò Machiavelli, essa al-lude ai futuri doveri di un uomo distato.

Per quanto riguarda Marghe-rita di Valois, data nel 1572 in sposaal protestante Enrico III di Navar-ra, il futuro Enrico IV di Francia(un matrimonio che doveva esseresimbolo di una riconciliazione tra icattolici e gli ugonotti dopo anni diguerre religiose), sono noti i suoiinteressi culturali.9 Come duranteil soggiorno nel castello di Néracfece della corte di Navarra un im-portante centro culturale (tra i fre-quentatori anche Michel de Mon-taigne), così si dilettò di letteraturae di musica durante il periodo di re-clusione a Usson. È tuttavia solodopo l’annullamento del matrimo-nio nel 1599 che la regina formònell’Hôtel de la Reine Margueriteuna corte in cui si ritrovarono imaggiori artisti, poeti, scrittori e fi-

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losofi del tempo. Le inclinazioniculturali e letterarie di Margheritasi evidenziano distintamente nellasua biblioteca, ricca di circa trecen-to volumi, documentata grazie a uninventario compilato il 17 dicem-bre del 1608. “Les livres avaient étéclassés assez vaguement selon quel-

ques rubriques: histoire, humani-sme, théologie, philosophie. Ho-mère est présent. C’est le seul par-mi les poètes grecs. L’Illiade est tra-duite en français par Salel, etl’Odyssée, en espagnol, traduit dugrec par Gonzalo Perez”.10 Mar-gherita conosce perfettamente il

Pag. 26 da sopra: legatura di fineQuattrocento, eseguitaprobabilmente a Norimberga;legatura spagnola dell’ultimoquarto del secolo XVI; sopra da sinistra e sotto: prima edizione aldina di Tucidide (1502) in legatura delWürttemberg del primo quartodel secolo XVI, appartenutaall’umanista tedesco JohannesReuchlin (1455-1522), con scenedi caccia, riferite ai cristiani impegnati a convertire i peccatori; sopra a destra: legatura spagnoladell’ultimo quarto del secolo XVIcon decoro plateresco derivatodai fregi presenti nellesuppellettili in argento (plata)

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latino e l’italiano. Considerando laparentela con i Medici attraverso lamadre Caterina, non stupisce il fat-to che siano collocate nella libreriadelle opere di “Ovide, Horace et lagrande poésie italienne. Dante estévidemment présent à travers ‘Lacomedia’, avec les commentairesde Landino. Elle possède trois édi-

tions de Pétrarque, le ‘Décameron’de Boccace, l’‘Orlando furioso’ del’Arioste et les ‘Nouvelles’ de Ban-dello”.11 Non mancano i testi diestetica, sulla buona conservazionee sul corretto comportamento acorte (figurano nell’inventario peresempio il Cortegiano di BaldassareCastiglione e la Civil Conversatione

di Stefano Guazzo). Numerosi so-no anche i volumi di scienza, astro-nomia, storia naturale e filosofia,argomenti comunque insoliti peruna biblioteca femminile del Cin-quecento. Margherita si rivela at-traverso i suoi comportamenti dilettura una difenditrice del neopla-tonismo: “Elle possède un Platon

NOTE1 HOWARD M. NIXON, Five centuries of

English Bookbindings, London, Scolar Press,1978, plate 14, Strena Galteri Deloeni, ms.1552, British Library, Royal MS. 7.d.xx; HO-WARD M. NIXON - MIRJAM M. FOOT, The hi-story of decorated bookbindings in England,Oxford, Clarendon Press, 1992, Fig. 22, SirRichard Morison, Plan addressed to HenryVIII for a codification in Latin of the common

law, Ms. ca. 1540, British Library, Ms. Royal18, A.I. Bottega attiva a Londra tra il 1545 fi-no ad almeno il 1558; 64 le legature censite.

2 MARTIN SICHERL, Griechische Erstau-sgaben des Aldus Manutius, Paderborn,Schöningh, 1997; J. ENOCH POWELL, TheCretian Manuscripts of Thucydides, in: “TheClassical Quarterly” 32 (1938), pp. 103-108.

3 LUDWIG GEIGER in Allgemeine Deut-sche Biographie, vol. 28, p. 785-799.

4 GEIGER, vol. 28, p. 786. 5 EDITH DIEHL, Bookbinding. Its back-

ground and technique, New York, Hacker artbooks, 1979, I, p. 141.

6 MARIE-NOËLLE MATUSZEK, La biblio-thèque de Marguerite de Valois, in: ISABELLEDE CONIHOUT, JEAN-FRANÇOIS MAILLARD,GUY POIRIER (a cura di), Henri III mécène desarts, des sciences et des lettres, Parigi, PUF,2006, pp. 278-280; ANTONY HOBSON &

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dans le texte avec une traduction deMarsile Ficin, le maître de l’écoleplatonicienne de Florence. Ficin atraduit également beaucoup d’œu-vres néoplatoniciens tels quePorphyre, Plotin ou Proclus. Mar-guerite de Navarre, fut une de sesdisciples. Elle détient également ‘leTimée’, ‘le Banquet’, ‘la Républi-

que’ ”.12 Il volume consiste infatti inun’edizione che unisce tre dialoghisull’amicizia di Platone, Cicerone eLuciano a cura di Blaise de Vigenè-re, intitolata Trois dialogues de l’ami-tié, e stampata nel 1579 a Parigi daNicolas Chesneau (tipografo cat-tolico militante durante le guerredi religione).

PAUL CULOT, Legature italiane e francesi delXVIo secolo, Palazzo della Permanente, Mi-lano, 11 marzo – 4 aprile 1991, Milano, Fon-dazione Luigi Berlusconi, 1992, p. 165.GEOFFREY D. HOBSON, Les reliures à la fan-fare. Le problème de l’s fermé, Amsterdam,van Heusden, 1970, pp. 80-84: Appendice cLes reliures de Marguerite de Valois (1553-1615): “Cette reliure est à ajouter aux neufvolumes mentionnés”.

7 FABIENNE LE BARS, Les reliures deHenri III. Essai de typologie, in: ISABELLE DECONIHOUT, JEAN-FRANÇOIS MAILLARD,GUY POIRIER (a cura di), Henri III mécène desarts, des sciences et des lettres, Parigi, PUF,2006, p. 229.

8 Collection Dutuit, n. 626, Diodore deSicile, Bibliothecae Historicae libri XVII,Lyon, hér. S. Gryphe, 1559.

9 JEAN-HIPPOLYTE MARIÉJOL, La vie de

Marguerite de Valois, reine de Navarre et deFrance (1553-1615), Parigi, Hachette, 1928.

10 MICHEL MOISAN, L’exil auvergnat deMarguerite de Valois (la reine Margot): Car-lat-Usson, 1585-1605, Nonette, Créer,1999, p. 128.

11MOISAN, 1999, p. 128. Cfr. anche MA-RIE-NOËLLE MATUSZEK, 2006, pp. 273-283.

12 MOISAN, 1999, p. 132.

Pag. 28 da sinistra: legaturaspagnola del terzo quarto del secolo XVI sul testodell’Opera omnia di Senofonte(Basilea, 1569); legatura eseguitanei Paesi Bassi nel secondo quartodel secolo XVI (la placca a volutefogliate entro iscrizioni in caratteri gotici è conforme alleproduzioni coeve dei Paesi Bassi);sopra e a destra: malgrado alcunecaratteristiche delle legature coeve francesi, il cornod’abbondanza suggerisceun’origine inglese, probabilmente londinese, del terzo quarto del secolo XVI(da notare la maculatura, cioè il riutilizzo parziale di un manoscritto)

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BvS: legature nel Seicento

TRA L’OPULENZA BAROCCA E LE COPERTE ALLE ARMI

genere, continuano sin dal secoloprecedente (1580 circa) fin verso il1630, le coperte a tralci ricurvi dialloro o a branchages, inizialmenterealizzate con dei piccoli ferri an-che lungo il dorso per essere poieseguite con una placca ornamen-tale al centro dei piatti (foto 2). Iltermine si applica anche a decora-zioni impiegate occasionalmenteper legature del XVIII e XIX seco-lo, con dei motivi costituiti da ramicurvi e da volute accostati tra loro a

formare le più varie composizioni. Inizia sino da questo evo l’ap-

plicazione di supra libros, anche no-biliari, su coperte realizzate in passa-to, come esemplifica il volume cin-quecentesco alle armi del cardinaledi Alphonse-Louis du Plessis (foto 1e 3), duca di Richelieu (1582-1653),fratello del più celebre Armand-Jean du Plessis, statista francese(1585-1642).

La copia della prima edizionedel trattato politico Il sacro regno

de’l gran’ patritio, de’l vero reggimen-to, e de la vera felicità de’l principe, ebeatitudine humana (Venezia, Co-min da Trino, 1547) di FrancescoPatrizi (1413-1492) fa sicuramenteparte dei testi correnti nella biblio-teca di un uomo di stato dell’epoca,considerando che Patrizi nella suaopera esalta l’istituto della monar-chia. È noto che Alphonse-Louispossedette, come il suo celebre fra-tello Armand-Jean, una ricca bi-blioteca che fu acquistata dal suo

Apartire della seconda metàdel Cinquecento, lo stileitaliano cede il passo alle

novità provenienti dalla Francia. Inquesta nazione, negli ultimi decen-ni del XVI secolo, le classiche cor-nici rinascimentali italiane sonoman mano sostituite da una deco-razione basata su ferri di ampie di-mensioni che ricoprono l’intera su-perficie della coperta.

Questa tendenza, manifesta-tasi a Parigi con la decorazione à lafanfare, continua in Europa per qua-si un secolo con un’infinità di va-rianti dette post-fanfare che prendo-no a modello questo stile. In Franciaè contraddistinta da nastri intreccia-ti ampiamente provvisti di fogliamiche delimitano numerosi comparti-menti ricolmi di volute e di fregipuntinati. La decorazione è talvoltadelineata da una rotella ornata, se-condo uno schema utilizzato nellaprima metà del XVIII secolo, anchesotto forma di grossolane placche sulibri da messa e su almanacchi stam-pati fra il 1725 e il 1750 circa, con lequali si spegnerà in Francia senzagloria lo stilema iniziato quasi duesecoli prima. Le caratteristiche vo-lute che compaiono su queste pia-stre del Settecento si riallacciano ailoro più lontani modelli: niente al-tro, tra i restanti motivi, ricordaquelli del Cinquecento.

Sempre nella scia di questo

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successore Camille de Neufville deVilleroy (1606-1693), anch’egli ar-civescovo di Lione.

In Italia nelle legature post-fanfare prevale uno schema di tipogeometrico con ampi comparti-menti e larghi inquadramenti deli-neati da filetti diritti e curvi. Unafitta decorazione affolla i piatti: vo-lute, volute fogliate, spirali, stelli-ne, palmette.

Questa tipologia assume unaparticolare connotazione a Roma(foto 4), ove dal 1650 al 1680 circa,si eseguono delle legature in ma-rocchino di monumentale solenni-tà, contraddistinte da piatti suddi-visi in numerosi compartimenti divaria forma, occupati da reticolati eseminati, ventagli, grottesche, per-le degradanti, e nelle legature allearmi, da tipici putti alati.

La bottega vaticana Andreoli,nota anche sotto l’appellativo diRospigliosi bindery con riferimento apapa Clemente IX Rospigliosi(1667-1669) per il quale lavorò, sidistingue per l’eccellenza dellaproduzione ed è in stretta relazionecon il genere.

L’attività si svolge tra il 1630 eil 1700 circa. Verso la metà del seco-lo compaiono, agli angoli e al centrodei piatti, i ventagli (foto 5 – Marty-rologium romanum, edizione stam-pata da Filippo De Rossi nel 1651 aRoma) e i rosoni con dei ferri soven-te lavorati a filigrana (a puntini). Apartire dagli anni Settanta, lo sche-ma decorativo si orienta verso dellelinee rette, anziché curve. L’apogeosi evidenzia negli anni del papato, al-lorché gli Andreoli producono lepiù significative legature. Queste

Pag. 30: legatura di area nordica(Francia?) della metà del secoloXVI con stemma di Alphonse-Louis du Plessis, duca di Richelieu(1582-1653) applicato in epocaposteriore. Pag. 31 sopra: legaturafrancese del secondo quarto delsecolo XVII; dettaglio del tagliocesellato della copia di Richelieu.Pag. 32 da sinistra: legatureromane probabilmente della metàdel secolo XVII e del terzo quartodel secolo XVII (la cornice pareriferibile alla bottega vaticanaAndreoli); pag. 33 da sinistra:legature romane del terzo quartodel secolo XVII (sulla primaedizione della Musurgiauniversalis di Athanasius Kircher)e del primo quarto del secolo XVII(i delfini ricordano quelli utilizzatidalla bottega vaticana Soresini)

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sono riconoscibili per lo schema de-corativo geometrico, solenne egrandioso, di lontana derivazionefanfare, i compartimenti ripartiti arettangolo e/o ad arco ricolmi dipiccoli ferri tratteggiati, gigli, fiam-melle, squame, maschere. È moltofrequente la combinazione maroc-chino rosso, gusto post-fanfare a se-minato, e armi del committente so-stenute dai caratteristici cherubinialati visti di profilo o di tre quarti, ineleganti e varie posture.

L’identificazione di questoatelier è stata possibile grazie allepreziose informazioni tratte dal Re-gistro contabile dell’Amministra-zione Centrale dello Stato e dellaChiesa Romana, e dai registri dellaDepositeria Generale e della Teso-reria Segreta. Essi erano legati annoper anno, anche datati: l’intera serie

costituisce una testimonianza unicadell’evoluzione della decorazionenel corso di 250 anni.

�La produzione napoletana

(foto 6), il cui studio non è stato an-cora intrapreso, mutua i decori del-l’Urbe: lo attestano i motivi a falcenella cornice, pure utilizzati in fog-gia non troppo dissimile dai legatorivaticani. Al piatto anteriore del vo-lume contenente la prima enciclo-pedia della musica (Musurgia uni-versalis) a cura del gesuita Athana-sius Kircher (1650), vi è lo stemmanobiliare di Domenico Marzio Pa-cecco Carafa, principe e duca diMaddaloni (1672-1750) applicatoin epoca verosimilmente posteriore.

È questo il secolo che vedel’ampio utilizzo della pergamena

(foto 7 e 8), spesso provvista di bla-soni, in Italia eseguiti anche a filetti(foto 9) in assenza della piastra delproprietario. Quest’ultima coper-ta, contenente la prima edizione al-dina dei Discorsi di Niccolò Ma-chiavelli (Venezia, 1540), si presen-ta alle armi del cardinale LudovicoLudovisi (1595-1632), freneticocollezionista d’arte con una prezio-sa raccolta di antichità, ben prestoin grado di competere, per consi-stenza e qualità, con le celebri rac-colte della collezione Borghese.Nipote del papa Gregorio XV(Alessandro Ludovisi), il cardinaledimostra uno spiccato talento di-plomatico: suo l’intervento che as-sicura l’arrivo a Roma della brama-ta Biblioteca Palatina dal castello diHeidelberg.

Continua a comparire al cen-

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tro dei piatti l’emblema gesuita (fo-to 10), contrassegno della Compa-gnia di Gesù, fondata da sant’Igna-zio di Loyola nel 1540, soppressada Clemente XIV nel 1773 e rico-stituita da Pio VII nel 1814: è carat-terizzato dal trigramma IHS inse-rito in un ovale, con una croce lati-na in testa e i tre chiodi della Passio-ne al piede. Compare sovente comesupra libros nel XVII e XVIII secoloquale segno di possesso e di prove-nienza dalle ricche biblioteche ge-suitiche sparse in tutta Europa.Esempio di congruenza tra testo elegatura, il volume contiene pro-prio le Constitutiones Societatis Iesu,in latino e spagnolo (Roma, Tipo-

grafia del Collegio Romano deiGesuiti, 1606).

�Agli inizi del secolo XVII, a

Parigi e più tardi altrove, registra unnotevole successo un impianto a ri-petizione detto “a seminato” (foto12), costituito da uno o due ferri al-ternati, disposti in serie sull’interopiatto, a distanza regolare tra loro: isingoli fregi creano di solito una de-corazione di piacevole aspetto, cheper la varietà e per la finezza dei ferrie per l’accuratezza dell’esecuzione,fa dimenticare l’uniformità del mo-dulo stilistico. Non è raro che unacoppia di ferri si alterni regolarmen-te per ricoprire il piatto o circoscrittisettori della coperta o i comparti-menti del dorso. L’impegno esecuti-vo consiste nell’apporre a distanzaregolare i fregi interessati alla deco-razione, difficoltà che cresce con ilcrescere delle dimensioni del volu-me. Questa rigorosa composizione,di origine medievale e probabilmen-te mutuata dalle decorazioni dei tes-suti del tempo, inizia ad affermarsidurante il regno di Enrico IIIper du-rare sino alla seconda metà del seco-lo successivo. Il seminato, ripreso intutta Europa, è spesso utilizzato sulegature di mediocre qualità e su vo-lumi premio dei collegi religiosi, as-sociato alle armi del donatore. Ilsemplice cambiamento di fregiopermette una facile utilizzazionedello stesso schema di esecuzione.La rigorosa decorazione a seminato,non priva talvolta di una severa ele-ganza, vale in genere più per la quali-tà dell’esecuzione che per l’origina-lità del motivo.

Avanzando nel Seicento, l’or-namento si arricchisce di nuovi, ele-ganti motivi, realizzati mediante dei

Sopra: legatura seicentescaromana alle armi e con bindelle,provvista delle caratteristichecornici esterna gemmata einterna a monticelli; pag. 35: prima edizione aldina dei Discorsi di NiccolòMachiavelli (Venezia, 1540) in legatura seicentesca romanaalle armi della casata Ludovisi

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ferri formati da numerosi, piccolipunti disposti in serie a costituire undisegno che richiama i lavori di ore-ficeria a filigrana (a puntini): sonodetti motivi en pointillé oppure im-propriamente à le Gascon, dal nomedel legatore francese che, sembra,per primo li utilizzò.

�Verso la metà del secolo com-

pare sempre in Francia un motivoche avrà molta fortuna in Italia (fo-to 8): il ventaglio, molto in uso a Bo-logna e a Padova, città universitarie,nella decorazione dei diplomi dilaurea. A lungo si è creduto che que-sto modello di decorazione fosse

stato creato da legatori francesi ispi-randosi alla moda, portoghese pri-ma, spagnola poi. Ispirata ai merlet-ti che, di gran moda all’epoca, furo-no oggetto di manuali illustrati siain Italia che in Francia, questo stile ècaratterizzato da un ferro a forma dipetalo stretto e lungo: noto sotto ilnome di lancetta, contiene al suo in-terno una fine decorazione di arabe-schi o geometrici. Termina a punta,con un motivo geometrico o a fiam-ma; è sovente sormontato da un ar-co puntinato. Negli esemplari piùantichi, le lancette non possiedonoalcun fregio al loro interno. Acco-state e disposte in serie lungo unquarto di cerchio, formano l’imma-

gine di un ventaglio aperto; situatelungo i 360°di un cerchio a pieno gi-ro, o attorno a un ovale, danno inve-ce luogo all’immagine di un rosone.Generalmente inseriti nel contestodi esuberanti composizioni orna-mentali, i primi sono collocati agliangoli interni delle cornici mentre isecondi occupano in genere il cen-tro dei piatti, soli o associati ai ven-tagli angolari. Entrambe questecomposizioni sono spesso arricchi-te verso i margini da una serie distelle, di fiamme o di motivi floreali,oppure da una fascia di arabeschi odi motivi stilizzati.

In alternativa ai lussuosi ed ela-borati abbellimenti del tipo post-fan-

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fare, a seminato e a ventaglio, conce-piti e realizzati come segno di presti-gio del committente, si contrappon-gono dal 1630 circa alcuni tipi di in-volucri, semplici ma eleganti, ese-guiti in funzione prevalentementepratica di protezione del libro: sononoti con il nome di legature à la DuSeuil (foto 11 – edizione italiana dicritica letteraria dell’Aminta di Tor-quato Tasso a cura del francese Gil-les Ménage, stampata nel 1655 a Pa-rigi da Augustin Courbé), provvistedi due cornici, costituite ciascuna daun riquadro all’antica caratterizzatoda tre filetti, due dei quali ravvicina-ti. La prima cornice forma un’inqua-dratura che delimita all’esterno ipiatti, mentre la seconda è posta alloro interno, a metà distanza circadal centro. Gli angoli esterni dellacornice interna sono arricchiti cia-scuno da un fregio floreale, talvoltafiligranato, di forma romboidale, da

un simbolo araldico o da un mono-gramma. Al centro possono figurarele armi del possessore. Al tutto som-mato mitigato abbellimento deipiatti, adeguato a valorizzare il ma-teriale di copertura spesso di note-vole qualità, corrisponde il dorsoriccamente ornato anche con un fre-gio a forma di rombo entro unosfondo vuoto al centro dei comparti-menti. A questo genere, che ebbemolto successo durante tutto il pe-riodo, imitato anche in Italia, ma cheera noto fin dal XVI secolo, venne inseguito erroneamente attribuita laconnotazione à la Du Seuil, dal nomedel legatore francese Augustin DuSeuil che l’aveva semplicemente ri-messa in onore molto tempo dopo lasua prima comparsa. Legatore pari-gino (1673-1746), dal 1717 relieurdu Roy (legatore de Re), apprezzatoper la perfezione del corpo dei librida lui prodotti, la qualità dei maroc-

Da sinistra: legatura romana del primo quarto del secolo XVII su un testo gesuitico con l’emblema dell’ordine ai piatti; legatura franceseseicentesca in stile à la Du Seuil; pag. 37 da sinistra: legaturafrancese con il decoro a seminatodi croci che sembra riferibile aCarlo IV di Lorena (1604-1675);il Mondo simbolico di FilippoPicinelli (1669) in legatura allearmi del consigliere di Statofrancese Jean-Baptiste Colbert (1619-1683)

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chini e le dorature. A lui si devono al-cuni tra i più prestigiosi manufatti amosaico del Settecento.

�Dopo la metà del secolo com-

pare il merletto (foto 12), motivoderivato dall’uso dei pizzi tipici del-la moda del tempo. Impresso gene-ralmente a rotella nelle cornici, pre-senta un aspetto rettilineo. Alla son-tuosità esterna dei piatti, specie nel-la seconda metà del secolo, si ac-compagna talora quella interna deicontropiatti in cuoio, riccamentedecorata in oro.

Sono in proposito da menzio-nare le legature gianseniste. Que-st’attribuzione, senza alcun fonda-mento storico, si riferisce ai rifor-matori francesi dell’Abbazia di PortRoyal, nelle vicinanze di Parigi, se-guaci del teologo olandese Gianse-nio (1585-1638) che raccomanda

l’assoluta semplicità di vita: riunitisiin un gruppo religioso dal 1640, de-precano e bandiscono ogni manife-stazione di lusso, anche nel libro. Inquesta tipologia tuttavia, il primiti-vo principio di austerità è successi-vamente contraddetto dall’adozio-ne di contropiatti e di carte di guar-dia in marocchino riccamente deco-rati, talvolta anche a mosaico.

Le legature alle armi registra-no in questo periodo un’importan-te diffusione tra i bibliofili.

Da nominare in primo luogoJean-Baptiste Colbert (1619-1683),uomo di stato (inizia la carriera alservizio del cardinale Giulio Maza-rino), funzionario nella pubblicaamministrazione dal 1643, ministrodi Luigi XIV e soprattutto freneticobibliofilo. Per lunghi anni Colbert èresponsabile della politica culturalefrancese: crea tra l’altro l’Académiedes inscriptions et belles lettres, det-

ta Petite Académie per distinguerladall’Académie française, creata daRichelieu, fondando parimentil’Accademia di Francia a Roma. Lesue raccolte di pitture, monete e me-daglie, andate disperse tra le variecollezioni dopo la morte, sono cele-bri in tutta Europa, come del resto lacelebrata Bibliotheca Colbertinache, grazie anche all’attività miratadel suo bibliotecario Étienne Balu-ze, ha annoverato oltre 20.000 volu-mi, molti dei quali ricercati per la lo-ro rarità. Colbert possiede inoltreun gran numero di manoscritti chesono stati successivamente quasitutti acquistati dalla biblioteca del redi Francia, mentre la vendita dellapropria biblioteca in un’asta nel1728 porta alla dispersione dei libria stampa. Alcuni testi acquisiti dalconte milanese Carlo Pertusati sitrovano oggi alla Braidense. I volu-mi legati per Colbert si caratterizza-

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no in genere per l’utilizzo del ma-rocchino rosso su cartone, una cor-nice all’antica, e lo stemma ai piatti,provvisto, al suo interno, di una bi-scia (lat. coluber) circondata dal col-lare degli ordini di San Michele edel Santo Spirito. Il dorso reca tal-volta il monogramma semplice odoppio JBC, come nella nostra co-pia (foto 13).

Un altro conosciuto bibliofilodell’epoca è Jean-Jacques Charron,marchese di Ménars (1643-1718),cognato di Colbert e presidente delParlamento di Parigi, il cui famosogabinetto, arricchitosi nel 1679 digran parte della biblioteca di Jac-

ques-Auguste de Thou (all’epocapiù di 12.000 volumi, e da Charronrivenduto al cardinale de Rohan), èstato disperso in una vendita all’Aianel 1720. In Mostra una copia dellaGerusalemme liberata di TorquatoTasso, stampata nel 1617 a Genovada Giuseppe Pavoni, rinomata perl’apparato iconografico (foto 14) eun’edizione spagnola della Política deDios di Francisco Gómez de Queve-do y Villegas, impressa a Barcellonanel 1629 da Pedro Lacavallería (foto15). Entrambi volumi recano al cen-tro dei piatti le armi del marchese.

L’elenco dei celebri bibliofiliinclude anche Antoine de Sève,

morto nel 1662, consigliere e con-fessore reale, all’origine di legaturericercate dai collezionisti per lacongiunta presenza delle armi e delmonogramma costituito dalle let-tere ADS, alcuni esempi dei qualipresenti nelle biblioteche milanesiBraidense e Sormani. Il nostroesemplare su una prima edizioneDell’historia siciliana di GiuseppeBuonfiglio Costanzo (Venezia, Bo-nifacio Ciera & Compagnia de Li-brai Disuniti di Messina, 1604) recainfatti oltre alle armi, il mono-gramma intrecciato negli angolidei piatti e nei compartimenti deldorso (foto 16).

Un altro personaggio cheadorna i suoi libri con il supra librosè il principe di Savoia o Eugène-François de Savoie-Carignan(1663-1736), che costituisce du-rante il poco tempo libero tra le nu-merose campagne militari, uno tra imaggiori gabinetti di oggetti cu-riosi, di libri rari e di preziosi ma-noscritti, dispersi dopo la scompar-sa e pervenuti in gran parte alla Bi-blioteca Nazionale di Vienna, isti-tuzione in cui le coperte originalisono state rimosse. La nostra copiain marocchino citron sul testo diDominique Chabré, Stirpium iconeset sciagraphia (Ginevra, Jean Antoi-ne Chouët, 1677) reca le armi aipiatti e il monogramma alternatocon uno stemma più semplice neicompartimenti del dorso (foto 17).

L’abitudine di imprimere lostemma araldico a secco e in oro suipiatti dei libri per indicarne l’ap-partenenza risale alla fine del XVsecolo.

Specie in Francia, dal Cinque-cento in poi e in particolare nell’etàbarocca, una classe di bibliofili coltie dotati di ampie possibilità finan-

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ziarie, decide di imprimere questocontrassegno personale di proprietàsui nuovi volumi, ma anche su quelliantichi che entrano via via a far partedelle loro biblioteche. I blasoni sonoimpressi di solito in oro su cuoio dicapra, vitello di qualità o su perga-mena, a secco sulla pelle di porco inlibri di area nordica; più raramentesono ricamati su tessuto. Le armi dicelebri personaggi, in particolare disovrani, prelati e aristocratici sonogeneralmente apposte su marocchi-no; sulla più economica bazzana, in-vece, quelle di libri assegnati comepremio ai migliori allievi dei rino-mati collegi del tempo. Nei rivesti-menti più semplici, le insegne spic-cano solitarie sul quadrante anterio-re o su entrambi, oppure sono deli-mitate lungo i margini da un filettosemplice o doppio o da una sottile fa-scia in oro. Negli esemplari più lus-suosi e in quelli di dedica, esse sonoinquadrate da una decorazione inoro più o meno ricca, che rispecchia

il genere di ornamento in voga nelperiodo di esecuzione. In aggiuntaalle insegne, poste al centro dei piat-ti, si manifesta anche la pezza araldi-ca più significativa (leone, torre, gi-glio, e altri) negli angoli, negliscomparti del dorso o in entrambi,isolata o nel contesto della decora-zione. I blasoni appartenenti a per-sonaggi maschili sono rappresentatida un solo scudo, mentre per le don-ne maritate l’emblema è costituitoda due scudi posti l’uno accanto al-l’altro: a destra dell’osservatore (si-nistra araldica), le armi della fami-glia d’origine, a sinistra invece (de-stra araldica) quelle acquisite dopoil matrimonio. Rara eccezione, learmi personali del noto bibliofilofrancese Jacques-Auguste de Thou(foto 18), che, dopo il matrimonio,presentano contemporaneamenteun doppio scudo: quello della fami-glia de Thou (un tafano) affiancato aquello della prima moglie e, succes-sivamente, della seconda.

Pag. 38 e sopra a sinistra: La Gerusalemme liberatadi Torquato Tasso (Genova, 1617)e la Política de Dios di FranciscoGómez de Quevedo y Villegas(Barcellona, 1629) – entrambivolumi alle armi di Jean-JacquesCharron, marchese di Ménars(1643-1718); sopra a destra: peculiare il monogramma complesso, qui ADS, riferito ad Antoine de Sève (m. 1662), cappellano di Luigi XIII di Francia, sulla princeps Dell’historiasiciliana di Buonfiglio Costanzo(1604)

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Proprio la coperta in parolache ricopre la prima edizione De re-bus Siculis decades duæ di TommasoFazello (1498-1570), impressa daGiovanni Matteo Mayda & Gio-vanni Francesco Carrara nel 1558 aPalermo, è ornata con le armi diJacques-Auguste e della prima mo-glie Marie de Barbançon decedutanel 1601. Lo stemma centrale e ildorso sono ornati con il mono-gramma IA (Jacques-Auguste) M(Marie). L’intersezione delle lette-re A e della M costituisce un Theta,traduzione greca di Th (Thou).Uno schema molto più raro è quel-

lo dello stemma maritale sul piattoanteriore e quello uxorio sul piattoposteriore. Caratteristico delledonne nubili è generalmente unoscudo a forma di losanga.

Per ogni personaggio possonoesistere parecchi modelli di placcaalle armi, sia perché eseguiti da dif-ferenti artisti sia perché evocano ilpersonaggio in differenti momentidella vita: le armi del delfino, peresempio, mutano con l’ascesa al tro-no. Esse possono modificarsi perl’acquisizione di nuovi titoli, per in-vestiture successorie o ecclesiasticheo in seguito alle nozze. Uno stemmadipinto invece che impresso sui piat-ti di una legatura lascia presupporreche essa non sia originaria del luogodi residenza del personaggio al qualelo stemma appartiene: in tale luogoinfatti non sarebbe mancato un ferropronto per imprimerlo. Almanac-chi, libri di devozione e anche librid’ore, pur ornati con delle armi reali,non autenticano necessariamentel’appartenenza al sovrano, ma pos-sono indicarne solo la provenienza:è noto che libri di questo genere era-no offerti in dono a personaggi o acomponenti di corte.

Le armi dei prelati si ricono-scono dalle insegne religiose, comela croce, la mitra, il pastorale, il cap-pello e i fiocchi: questi ultimi in nu-mero diverso, a seconda della digni-tà del possessore. A questo proposi-to, sarebbe errato basarsi sulle rego-le araldiche che quantificano i fioc-chi pendenti dai cappelli prelatiziper indicare l’importanza del perso-naggio, in quanto la norma spessonon è applicata negli stemmi prelati-zi posti sulle legature: le regole circail numero e l’ordine dei fiocchi furo-no fissate dalla Congregazione delcerimoniale nel 1832.

Sopra: legatura francesedell’ultimo quarto del secolo XVIIalle armi di Eugène-François de Savoie-Carignan (1663-1736). A destra: prima edizione De rebus Siculis decades duædi Tommaso Fazello (1558) alle armi dello statista e bibliofilofrancese Jacques-Auguste de Thou (1553-1617) e alla moglie Marie de Barbançondeceduta nel 1601

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Questi esemplari rifletterononella composizione lo stile domi-nante nel periodo di esecuzionedella legatura.

Affiancano frequentementegli stemmi, i monogrammi compo-sti dalle iniziali di un nome e di uncognome riunite in un solo segnografico. Non infrequentemente lelettere sono intrecciate, così da for-mare delle complesse composizio-ni (foto 15). Diffusi in Francia apartire dalla metà del Cinquecento,avranno fortuna per un secolo cir-ca, mentre in Italia, nello stesso pe-riodo, sono piuttosto rari.

�In area tedesca i volumi segui-

tano spesso ad essere legati secondoi canoni del secolo precedente, fat-ta eccezione per i supporti in carto-ne in luogo del legno e la decora-zione a foglia d’oro. Se permango-no i simboli religiosi (foto 19) inuso sin dal Quattrocento, tendonoper converso a scomparire quellidella Riforma, per essere sostituitida volute fogliate e fiorite. Non in-frequenti le semplici legature inpergamena provviste del solo stem-ma, qui dell’influente casata deiFugger di Augusta (foto 20).

�Nei Paesi Bassi le edizioni del-

l’officina Plantiniana registranol’ampio utilizzo della pergamenaprovvista di una decorazione in legad’oro – soggetta ad annerimento(foto 21) a causa dell’ossidazione(reazione chimica legata all’azionedell’ossigeno) dell’argento o piom-bo in essa presenti – o in oro: verosi-milmente confezionato in Anversaverso il 1605, il manufatto segnalato(foto 22), nobilitato dal misurato

decoro a cornice cordonata e a plac-ca centrale, evidenzia appunto unadoratura a foglia d’oro di elevata ca-ratura abilmente eseguita. Le irre-golarità del materiale di coperturaillustrano le numerosi variabili allequali soggiace la sua produzione. Iltesto consiste nella prima edizionedel libro emblematico Occasio arrep-ta di Jan David (1545-1613) conte-nente numerose tavole di TheodorGalle (1571-1633), impressa nel1605 da Johannes Moretus (1543-1610), genero dello stampatoreChristophe Plantin dell’omonimatipografia. Moretus ne fu il proprie-

tario dal 1589. L’officina fu vendutanel 1876 da Edward Moretus allacittà di Anversa e ospita oggi il Plan-tin-Moretusmuseum.

�Impossibile non evocare gli at-

lanti geografici, volumi general-mente di grande formato, che costi-tuiscono nel XVII secolo una prero-gativa dei Paesi Bassi: editi daBlaeau, Hondius, Kaer, per evitaredegli errori in legatoria sono vendutigià legati dall’editore, di solito inpergamena rigida decorata in orocon una placca centrale e delle plac-

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che angolari di foggia orientaleg-giante. Limitate le differenze nell’u-tilizzo dei ferri. Gli atlanti, su richie-sta, possono essere ottenuti in foglisciolti oppure provvisti dello stem-ma e del monogramma del commit-tente. Il volume è così venduto diret-tamente provvisto di una legatura,considerando la difficoltà di cucire ifogli del blocco dalle dimensionicosì rilevanti. Il confezionamento èritenuto tra i più complessi, speciese il taglio deve essere dorato. For-nire al cliente una coperta editoria-le costituisce senz’altro un vantag-gio per il cliente che non è pertantocostretto a ricercare un artigiano,generalmente presente solo nellegrandi città, in grado di realizzare illavoro. Evita inoltre di ricevere unvolume caratterizzato dall’inver-sione o peggio, dalla mancanza di

alcune pagine e di dover quindiperdere tempo per riportarlo all’e-ditore e di riceverlo correttamenteripristinato. Caratteristici sono icapitelli e le bindelle di colore ver-de squillante, a contrastare il coloremonocromo del materiale di co-pertura. Si ha notizia di legatori diarea tedesca che hanno imitato imanufatti di questo genere. Alcunitomi così caratterizzati sono pre-senti nella Biblioteca di via Senato.

Di rilevanza, la diffusione dellibro premio (foto 23 – un’edizionedelle Comœdiæ di Plauto, stampatanel 1684 ad Amsterdam da Pieter &Joan Blaeu), qui provvisto di unacoperta dal sobrio decoro in legad’oro, oggi ossidata, ricompensacomunemente distribuita nei colle-gi gesuiti agli alunni più meritevolialla fine d’ogni anno scolastico. La

Da sinistra: legatura seicentescad’area tedesca sul testoDisputationum in quatuorpartes suæ philosophiæ realis di Campanella (1637): curiosa la presenza del supralibros gesuita, nonostantel’Autore del testo fosse stato messoall’Indice; prima rara edizione de Il Saggiatore di GalileoGalilei (1623) alle armi dei banchieri Fugger; pag. 43 da sinistra: due legatureeseguite nei Paesi Bassi nel primoquarto del secolo XVII

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pubblicazione contiene di solitodei testi educativi, delle edizioni diclassici come attesta l’esposto testoplautiano, o dei libri di storia. L’u-sanza, molto diffusa nel Seicento enel Settecento, si è perpetuata finoquasi ai nostri giorni. Il libro pre-mio è caratterizzato dalla costantepresenza, al suo interno, della men-zione del premio, generalmente inlatino, e del sigillo a secco dell’isti-tuto. Nel Seicento questa menzio-ne è in genere manoscritta, postasulla prima pagina di guardia. Èverso la fine di quest’ultimo secoloche compaiono le menzioni pre-stampate per le parti fisse, lascian-do in bianco quelle variabili, incol-late sul contropiatto anteriore.Queste menzioni comportano, ge-neralmente e secondo un ordinevariabile, il nome del collegio, il

nome e i titoli del donatore, la di-sciplina oggetto del premio, il no-me dello studente, la classe di ap-partenenza, una firma generalmen-te riferibile al prefetto o ad un pro-fessore.

Esse sono in gran parte scom-parse: molti nuovi possessori han-no cancellato i riferimenti ai pro-prietari precedenti. Se i Gesuitiusano regalare libri pubblicati damembri dell’ordine, negli altri col-legi predominano i testi di autoriclassici. Curiosa la differenza tra ladata di stampa del testo e quella diconferimento del volume, a volteanche di decenni posteriore. Sullacoperta sono impresse le armi delcollegio, della città, delle ammini-strazioni locali o dell’eventualeprotettore che offre il libro: il ve-scovo o il notabile locale. Il valore

del libro dipende esclusivamentedalla generosità del donatore.

Generalmente le legature deilibri premio offerti da collegi sonodi modesta fattura, sia per quantoriguarda i materiali (bazzana o per-gamena), sia per la decorazione: ipremi scolastici legati in pergame-na sono di solito ornati con lo stem-ma della città in cui è ubicata lascuola. Le legature dovute alla libe-ralità di un donatore sono costitui-te da materiali più nobili (vitello omarocchino), nobilitati da ridon-danti decorazioni.

Le Sette Province Unite deiPaesi Bassi (1581-1795), costituiteda Olanda, Zelanda, Utrecht,Gheldria, Overijssel, Frisia eGroninga nascono come Repub-blica: una libera federazione di pro-vince autonome dominate dalle cit-

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tà, fra le quali è la potente Amster-dam a decidere la politica estera e ainfluenzare in molte altre questioniil debole governo centrale. Questacircostanza spiega l’esistenza di nu-merose legature membranaceeprovviste di una placca centrale so-litamente dorata con l’effigie dellacittà in cui il manufatto è stato pro-dotto, usanza che proseguirà anchenel secolo successivo: Amsterdam,Arnhem (foto 23), Dordrecht,Edam, Leida (foto 24), Rotter-dam, Utrecht.

�La seconda metà del Seicen-

to, considerata l’età aurea della le-gatura inglese, si caratterizza per laproduzione delle più elaborate e si-gnificative legature forse mai ese-guite in Inghilterra. I legatori in-glesi creano un vero stile nazionale,il cottage style, connotato da un ret-tangolo centrale chiuso alle estre-mità, a formare il tetto di una casa.Quest’espressione è da ritenersi ti-picamente locale: sperimenta unavasta popolarità e si protrae fino alprimo quarto dell’Ottocento, spe-cie su libri devozionali e su alma-nacchi, e dura più a lungo di qua-lunque altra decorazione nel Re-gno Unito. Sembra che il legatoreSamuel Mearne (1624-1683) ne siastato l’inventore.

Il secondo impianto orna-mentale, il rectangular style, conferi-sce particolare risalto, al centro deipiatti, a una cornice rettangolarecostituita da una coppia di filetti allecui estremità spiccano dei motivifloreali oppure un monogrammacoronato: talvolta è caratterizzatada una decorazione rettilinea del ti-po a pizzo. Lo schema è semplice,ma elegante per le proporzioni e la

qualità del materiale di copertura. Completa il panorama stili-

stico l’all over style: indica un tipo dilegatura della seconda metà delSeicento, caratterizzata da fregiimpressi simmetricamente che oc-cupano completamente la superfi-cie dei piatti, spesso associati a ferria maniglia, rilevati con della pastadi cera colorata o con delle rosette oancora associati a delle volute e afiori filigranati. Quattro sono lebotteghe ad aver legato secondo

L’autonomia decisionale nei PaesiBassi spiega l’esistenza di legaturea placca recanti l’effigie della cittàin cui il manufatto è statoprodotto: esempi di una legaturaseicentesca eseguita a Leida (pag. 44) e di una settecentescaeseguita ad Arnhem (sopra)

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questo canone. Nei primi decenni del Seicen-

to inizia l’impiego delle carte deco-rate nelle controguardie, secondola tradizione ad opera del legatorefrancese Macé Ruette, attivo dal1606 al 1637.

In questo secolo non avven-gono sostanziali cambiamenti neimateriali e nella tecnica di esecu-zione della legatura rispetto al se-colo precedente. Si perpetua l’usodel marocchino, specie per le lega-ture lussuose, mentre inizia a dif-

fondersi la marmorizzazione sullecoperte in bazzana e in vitello. Ilsupporto di copertura è il cartone.Sul labbro compare spesso una de-corazione di filetti e fregi a rotella,in oro.

Il dorso è a nervi o liscio: neicompartimenti, delineati da uno odue filetti in oro, compaiono alcentro dei tipici fregi romboidali adarabeschi e dei piccoli abbellimentinegli angoli. Un particolare tipo didecorazione detto “alla grottesca”identifica il dorso seicentesco: è co-stituito da una serie di piccole spi-rali giustapposte, impresse lungol’intero dorso, così da formare unaspecie di reticolato. Scompare po-co a poco, nel Seicento, il taglio ce-sellato, tipico del XVI secolo, sosti-tuito dal taglio liscio, dorato bril-lante o semplicemente colorato inrosso nelle legature correnti.

La fantasia delle coperte delSeicento si esaurirà agli inizi delSettecento per cedere il passo aduna sobria, poco invasiva decora-zione limitata al margine dellospecchio. L’abbandono della partecentrale della coperta e il recuperodella cornice segnano il passaggiodal barocco allo stile rococò.

Una princeps di Galileo Galileiappartenuta ai banchieri Fuggerin una legatura all’olandese (foto20 e 25)

Si presenta l’editio princeps deltrattato Il Saggiatore nel quale con bi-lancia esquisita e giusta si ponderano lecose contenute nella Libra astronomicae filosofica di Lotario Sarsi Sigensanodi Galileo Galilei (1564-1642),pubblicata a Roma per GiacomoMascardi nel 1623 a cura dell’Acca-

Sopra: frontespizio della primaedizione di Galileo Galilei, Il Saggiatore (Roma, GiacomoMascardi, 1623).Nella pagina accanto: frontespiziodella rara edizione, censita per ovvi motivi in Italia in poche copie, del Disputationum in quatuorpartes suæ philosophiæ realis(Parigi, 1637)

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demia dei Lincei e dedicata a papaUrbano VIII.1 Il frontespizio figu-rato e inciso su rame da FrancescoVillamena (1566-1625) è sormon-tato dallo stemma papale, mentre iltitolo è affiancato da due statue cherappresentano la Filosofia Natura-le e la Matematica. L’edizione con-tiene inoltre una tavola, opera sem-pre di Villamena, con il ritratto diGalilei assieme a numerose illu-strazioni esplicative astronomichenel testo. Come è noto, a motivodel libro una disputa tra Galileo eOrazio Grassi (1583-1654) sull’o-rigine delle comete, visto che pochianni prima ne erano apparse tre, di-venute subito oggetto di discussio-ni da parte di scienziati e filosofi. Ilgesuita Orazio Grassi pubblica untrattato, la Disputatio astronomica,proponendo una spiegazione aquesto fenomeno. Galileo rispon-de tramite un suo discepolo, Ma-rio Guiducci, col Discorso sulle co-mete. Grassi allora, sotto lo pseudo-nimo di Lotario Sarsi, replica con laLibra astronomica ac philosophica, eGalileo, fingendo di credere cheSarsi sia una persona ben distinta daGrassi, scrive Il Saggiatore.

Il titolo dell’opuscolo derivadalla bilancia di precisione, il “sag-giatore” appunto, con la quale gliorefici pesano l’oro in contrapposi-zione alla grossolana “libra” con laquale Grassi, secondo il parere diGalileo, pesa le opinioni, siano esseproprie o altrui.

La copia della Biblioteca divia Senato è protetta da un involu-cro coevo all’olandese, proprio del-le coperte in pergamena, con o sen-za decorazioni. Il genere derivaprobabilmente dal fatto che venneadottato per molte edizioni degliElzevier (Olanda, secoli XVI-

XVII). Caratteristiche principalisono la flessibilità, dovuta al fattoche il materiale di copertura nonviene incollato su cartoni ma sem-plicemente ripiegato su piatti incarta o cartoncino, e la cucitura,eseguita su strisce di pergamena odi cuoio. I supporti della cucitura el’anima dei capitelli sono apparentipoiché attraverso un foro fuorie-scono dalla legatura in corrispon-denza della cerniera e rientrano at-traverso i piatti. Queste legaturesono generalmente munite di bin-

delle, talvolta colorate. In diversicasi i labbri della coperta si prolun-gano formando un risvolto a prote-zione del taglio. Genere largamen-te utilizzato, probabilmente per ilcosto contenuto del materiale e lamaneggevolezza, è risultato parti-colarmente resistente nel tempo.

La decorazione riposa su unsemplice riquadro che riporta alcentro dei piatti lo stemma del pos-sessore. Nel nostro caso si tratta didue stemmi in lega d’oro, oggi ossi-data, della famiglia Fugger-Kirch-

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berg, alternati sul piatto anteriore eposteriore. Un identico manufattosulle Epistole amorose di Cesare Orsi-ni (Venezia, Evangelista Deuchino,1620) è conservato presso la BritishLibrary. Quella dei Fugger è stata lapiù potente e influente casata dibanchieri e mercanti tedeschi tratardo Medioevo e Rinascimento. Lafamiglia, tra l’altro, ha finanziato inmodo determinante l’elezione diCarlo V a Imperatore del Sacro Ro-mano Impero, oltre a fare credito aipapi e imperatori. Soprattutto iFugger si sono rivelati dei veri me-cenati. La celebrata biblioteca di Jo-hann Jakob Fugger comprendevaanche l’intera collezione di Hart-mann Schedel; acquistata nel 1558dal duca di Baviera, costituisce oggiil nucleo centrale della Biblioteca diStato Bavarese, mentre importantimanoscritti di Ulrich Fugger sonostati inseriti nella Bibliotheca Pala-tina, incorporata in seguito nella Bi-blioteca Vaticana.

La Città del Sole di TommasoCampanella in una legatura sei-centesca d’area nordica (foto 19e 26)

Le opere di Tommaso Cam-panella (1568-1639) sono, come ènoto, rare in Italia. L’Editto delMaestro del Sacro Palazzo, Gio-vanni Maria Guanzelli da Brisi-

ghella, affisso il 7 agosto 1603 alleporte della Cancelleria Apostolicadi Roma, contiene la proibizione diuna sessantina di libri. La condanna“opera omnia omnino prohiben-tur” di Giordano Bruno e Tomma-so Campanella è definitiva. Nell’E-ditto si intima “di provedere con di-ligenza, e sollecitudine, che in que-st’Alma Città di Roma non si stam-pi, vendi, ò in qualsivoglia modotratti, e maneggi libro alcuno pro-hibito, ò sospeso”. Una condannatanto perentoria suscita un ben di-verso impatto nei paesi d’oltralpe,segnati dallo spirito della Riforma.Lo stesso Campanella, giunto fi-nalmente nel 1634 in esilio in Fran-cia dopo decenni di carcere in Ita-lia, si dedica toto corde alla stampadei suoi scritti, primi tra tutti il Me-dicinalium iuxta propria principia li-bri septem (Lione, 1635), la Me-taphysica (Parigi, 1638), la Philoso-phia rationalis (Parigi, 1638), alla ri-stampa dell’Atheismus triumphatus(Parigi, 1636), del De sensu rerum(Parigi, 1636 e 1637) e della Philoso-phia realis (Parigi, 1637). In questaBiblioteca è conservata la raccoltapressoché completa in prima edi-zione degli scritti di TommasoCampanella; tra questi spicca la ra-ra edizione, censita per ovvi motiviin Italia in poche copie, del Disputa-tionum in quator partes suae philoso-phiae realis libri quatuor, impressanel 1637 a Parigi da Denys Houssa-

ye. Peraltro, una volta assunta ladecisione di costituire una colle-zione organica delle opere, Cam-panella mette mano alla rielabora-zione della sua enciclopedica Philo-sophia realis tra il 1635 e il 1636, ap-portando delle modifiche, a volteanche significative, con il risultatodi poter considerare la presenteedizione una seconda, ma in parteoriginale edizione della Philosophiarealis e della Civitas Solis (già l’edi-zione del 1623 conteneva la tradu-zione latina della Città del Sole).2

Lo stampato si presenta inuna legatura coeva in pelle di porcosu assi lignee. La struttura del volu-me non evidenzia delle particolaridifferenze rispetto a quelle del se-colo precedente: analoghi il mate-riale di copertura, i supporti ligneiqui scavati lungo il margine ester-no, l’aggancio dei fermagli sul piat-to anteriore la cui foggia si registranel periodo 1550-1600, il dorso ar-rotondato, i numerosi nervi rileva-ti, il decoro a secco, le palmette nel-la cornice interna. Divergono percontro, gli ornamenti floreali e on-divaghi nei riquadri esterni e l’as-senza dei motivi religiosi dell’Anti-co Testamento di cinquecentescamemoria, qui un ricordo, che con-corrono a testimoniare l’avventodel nuovo evo.

Curiosa la presenza del supralibros gesuita sul piatto anteriore emariano su quello posteriore, afronte del testo il cui autore fu mes-so all’Indice dalla Chiesa cattolica.

L’esemplare reca inoltre laprovenienza di un convento vien-nese. Anche questa, dunque, unatestimonianza di come la forza del-le idee sia in grado di oltrepassare iconfini: eretiche in Italia, legittimeoltralpe.

NOTE1 DINO CINTI, Biblioteca Galileiana, Fi-

renze, Sansoni, 1957, pp. 152-156. PIETRORICCARDI, Biblioteca matematica italianadalla origine della stampa ai primi anni delsecolo XIX, Modena, Società tipograficamodenese, 1870-1893, vol. 1, colonna 511.

U. BALDINI, Galileo Galilei, in: DBI, vol. 51,pp. 473-486.

2 EUGENIO CANONE, GERMANA ERNST(a cura di), Tommaso Campanella. L’icono-grafia, le opere e la fortuna della “Città delSole”, Milano, Biblioteca di via Senato Edi-zioni, 2001, pp. 35, 40-41.

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BvS: l’Appuntamento

TRE GIORNI DI LIBRIDINEPIÙ “AL PASSO” CHE MAI

Palazzo della Permanente, appuntamento con 48 librai antiquari

crisi e che la gente non legge più… mentre accade tuttoquesto, si scopre, come ricordano tanti altri addetti ailavori, che i dati commerciali degli e-book sono ancorarisibili (l’1% circa del mercato…), che le catene dibookstore continuano ad allungarsi, che i grandi gruppieditoriali diventano sempre più grandi, e che addirit-tura bancarelle e mercatini del libro usato aumentanola propria clientela.

E soprattutto che mai si è scritto e si è pubblicatotanto come oggi: nel mondo si stampa un nuovo titoloogni mezzo minuto, 120 all'ora, 2800 al giorno, 86milaal mese, e solo in Italia, tra novità e ristampe, escono

60-65mila libri l’anno. E quindi? E quindi gli amanti del libro

di carta – nuovo, vecchio o anticoche sia - ci sono eccome, più ag-guerriti che mai.

Alla faccia di chi pensa che siaun settore di nicchia, quello dei li-bri antichi e rari in Italia supera idieci milioni di euro di fatturato,conta migliaia di collezionisti (ingenere tutti di buon portafoglio) efa lavorare almeno quattrocento li-brerie antiquarie specializzate.

�Solo a Milano (che peraltro

vanta la poco invidiabile contraddi-zione di essere capitale dell’edito-ria italiana e nello stesso tempo l’u-

Un lungo, ammaliante e sempre applauditissimodéfilé di “capi” di altissima - e costosa c’è da ag-giungere - moda libraria: incunaboli del Quat-

trocento impreziositi da miniature sacre, libri antichidi preghiere con legature in marocchino, trattati reli-giosi sopravvissuti all’Indice e ai roghi, testi di astrolo-gia del Cinquecento, volumi illustrati di poesie eroti-che, atlanti e mappe geografiche, manuali di caccia set-tecenteschi e rari ricettari di cucina dell’Ottocento...Sono i “modelli” Haute couture che sfilano ogni prima-vera (e quest’anno siamo alla ventitreesima edizione)all’interno della Mostra del Libro Antico organizzata aPalazzo della Permanente a Mila-no, uno degli appuntamenti più at-tesi dai bibliofili e collezionisti ditutto il mondo. È il Paradiso. Perchi è posseduto dall’infernale feb-bre dei libri.

�Mentre sempre più persone,

anche in Italia, pubblicano video suYouTube, fotografie su Flickr, mes-saggi su Twitter, chiacchiere su Fa-cebook, riflessioni sui vari blogpersi nei labirinti infiniti della Retee mentre molti addetti ai lavori so-stengono che il futuro è nel digita-le, che prevarranno gli e-book, checentinaia di librerie indipendentistanno scomparendo, che i piccoli emedi editori sono in grandissima

LUIGI MASCHERONI

XXIII MOSTRA DEL LIBRO ANTICODal 16 al 18 marzo 2012 Milano, Palazzo della Permanentevia Turati 34Orari: venerdì e sabato, 10 - 19domenica, 10 - 18Ingresso: intero €5 - ridotto €2

Info: www.mostradellibroantico.it

SPECIALE MOSTRA LIBRO ANTICO, MILANO, DAL 16 AL 18 MARZO 2012

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50 la Biblioteca di via Senato Milano – febbraio/marzo 2012

nica grande città senza un Salone o un festival del librodegno di tale nome…) è sufficiente frequentare l’an-nuale Mostra del Libro Antico alla Permanete, o quel-la del Libro Usato in Fiera ogni dicembre, o il mercati-no di piazza Diaz ogni seconda domenica del mese, perrendersi conto della mirabile passione - “quasi un ger-me di positiva follia” - che si agita attorno a questostrano e curioso oggetto domestico che da cinque se-coli infesta la nostra vita quotidiana: il libro a stampa.

Incunaboli, cinquecentine, edizioni di pregio,prime stampe… capolavori di tipografia, oggetti pre-ziosi e irresistibili di desiderio.

�Ma cosa significa andare a caccia di un libro anti-

co? Cercare, trovare, sfogliare, acquistare e imposses-sarsi di un trattato cinquecentesco di astrologia, o di unatlante geografico di Tolomeo, un libro d’Ore stampa-to da Geoffrey Tory, un volume settecentesco di mala-cologia, una plaquette di poesie libertine, un’edizionedi Pinocchio illustrata da Enrico Mazzanti, o una prima

edizione del Dottor Zivago edita da Feltrinelli nel 1957e sopravvissuta all’incendio che devastò la tipografia…O anche solo un vecchio trattato di cucina ottocente-sco, una copia del dizionario Tommaseo - Bellini, unromanzo perduto di Carlo Coccioli. Oppure una lito-latta futurista, l’edizione marradese dei Canti orfici, lepoesie del "novissimo" Alfredo Giuliani, qualche pri-ma edizione di Pasolini – che valgono già qualche cen-tinaio di euro - o anche soltanto Porci con le ali nella pri-ma tiratura della Savelli… qualsiasi cosa, purché sia unpezzo unico!

�Già, cosa significa andare a caccia di libri antichi?Collezionare libri è un passatempo, notoriamen-

te tra i più impegnativi e costosi, che richiede pazienzafrancescana e volontà d’acciaio.

Arricchire la propria collezione “a tema”, “chiu-dere” una collana, completare l’opera omnia di un au-tore, rincorrere gli aggiornamenti di una serie, recupe-rare i numeri mancanti di una rivista o i cataloghi delle

Per il ventitreesimo anno consecutivo,Milano si concede una tre giorni dacapitale del libro antico e dell’edito-

ria di pregio, ospitando 48 espositori alta-mente specializzati all’interno del Palazzodella Permanente, “casa” ormai consuetadella più prestigiosa manifestazione libra-ria dello Stivale, nonché appuntamentoprincipe tra le tante attività della nostraFondazione.

L’appuntamento con la “Mostra delLibro Antico”, quest’anno è fissato dal 16 al18 marzo, e sarà impreziosito dall’antepri-ma di una raffinata esposizione (di cui si dàampio conto all’interno di questo numerospeciale del nostro “bollettino”) dedicataalle “Aurae Ligaturae. Dal Quattrocento alNovecento nella Biblioteca di via Senato”,oltre che da un elegante catalogo dell’in-tera manifestazione (€15,00).

Il cuore dell’evento resterà comun-que l’ammaliante teoria di librai antiquarigiunti da tutta italia e dall’Europa interaper presentare alcune tra le loro più pre-ziose rarità “di carta”, volumi e “oggetti”belli e affascinanti anche solo da vedere eda sfogliare, prime edizioni, carte nautichee mappe geografiche, testi storici, trattati

di architettura e antichi manuali scientifi-ci, codici miniati, incisioni, stampe d’arte,fotografie e documenti originali.

Proprio in materia di documenti, disicuro interesse lo scatto autografato daHimmler in cui lo stesso gerarca è ritrattoinsieme a Hitler, Mussolini e Goebbels inoccasione della visita del Fuhrer in Italia(1938), proposto da “Il Pensatoio”, ma an-che il primo catalogo di un museo (1601)illustrato da Jakob Schrenck von Notzingcon 125 incisioni a piena pagina, offertoda “Prometheos”.

Naturalmente, non mancheranno i“classici” del pensiero né alcuni rari testi diletteratura, come uno straordinario esem-plare su carta azzurra della prima edizionedella prima traduzione italiana - a opera

LA MOSTRA DEL LIBRO ANTICO Qualche altra buona ragione per non perderselae qualche dritta per sapere cosa e dove cercare

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febbraio/marzo 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 51

mostre di un artista, i volumi fuori commercio di unoscrittore, le strenne di una casa editrice…

Per fare tutto questo, per potersi concedere unhobby così lussuoso - come diceva quel tale - occorro-no soldi, spazio e una moglie paziente… Tre cose nonfacili da mettere insieme.

Collezionare libri, però, è anche un investimen-to, perché se è vero che il prezzo della maggioranza deilibri antichi oscilla tra i 500 e i 5.000 euro (anche se bi-sogna fare attenzione a valutazioni gonfiate da mer-canti senza scrupoli), è altrettanto vero che esiste unanicchia di mercato con cifre molto più alte - nuovi benirifugio con quotazioni a cinque o sei zeri - e che co-munque l’acquisto di alcuni “pezzi” particolari può of-frire in pochi anni ottimi ritorni.

�Oggetti di pregio volti perlopiù a gratificare l’in-

telletto, i libri sono sì insostituibili intellettualmente,ma anche preziosi materialmente. Insomma, i libri nonsono solo uno sfizio o un vizio…

E per quantificare dal punto di vista economico ilvalore di tomi, volumi&affini, basta rivolgersi all’Os-servatorio Libri (www.osservatoriolibri.com), fondatonel 1992 a Milano e diretto da Daniele Mugnaini,ingrado di consultare il catalogo completo e omogeneodi tutti i titoli disponibili presso le librerie antiquarie egli studi bibliografici, offrendo (a una modica cifra)consulenze sulla reperibilità, la quotazione, i prezzi diacquisto e di vendita ma anche il restauro e la conserva-zione dei vostri (e nostri) libri, dai manoscritti del Tre-cento ai primi libri a stampa, fino alle riviste del Nove-cento e alle rarità in prima edizione dei giorni nostri.

�Ma collezionare libri è - soprattutto - una passio-

ne irrefrenabile. Così, ad esempio, ha cercato di de-scrivere la bibliofilia Umberto Eco, a sua volta bibliofi-lo eccelso, in una celebre lectio magistralis alla Fiera delLibro di Torino di qualche anno fa, nel 2007: «Cos’è labibliofilia? Narra la leggenda che Gerberto d'Aurillac,papa Silvestro II, il papa dell'anno mille, divorato dal

del geografo veneziano Livio Sandro,1530-1587 - del poema De raptu Proserpi-nae, scritto da Claudiano (Philobiblon) o ilmanoscritto autografo di Jorge Luis Bor-ges Pierre Menard, autor del Quijote del1939 (Lame Duck Books) o quello di Ippoli-to Nievo, Pindaro Pulcinella. Commedia intre atti (Pontremoli).

Ma anche una prima edizione deiPromessi Sposi del 1825 o il Commentariosopra il libro dei delitti e delle pene redatto

da Voltaire (entrambi da Libreria EditriceGoriziana) e ancora l’edizione del 1595 deLes Essais di Michel de Montaigne (SokolBooks), una rara prima edizione in volgaredei Ragionamenti sopra la moneta l’inte-resse del denaro le finanze e il commercioscritti e pubblicati in diverse occasioni diJohn Locke (Galleria Gilibert), due lettereautografe di Umberto Boccioni datate giu-gno 1913 e novembre 1915 (LetteraturaTattile), o Mensagem di Ferdinando Pessoa(Livreria Castro e Silva).

Spazio anche alle scienze e alla trat-tatistica, partendo dalla stravagante sca-tola di compensato con coperchio serigra-fato e inciso con il ritratto di Ubu, il fanto-matico “patafisico” nato dalla penna di Al-fred Jarry (Caficute), per arrivare all’operache ha segnato la nascita dell’anatomiapatologica moderna, il De sedibus et causis

morborum per anatomen indaginis diMorgagni, proposto nell’edizione origina-le del 1761 (Il Polifilo).

Numerose anche le edizioni illu-strate sia da maestri dell’arte occidentalecome Goya (Los Desastres de la Guerra. Co-lecciòn de ochenta làminas, Gonnelli Casad’Aste) sia da alcuni autori simbolo dellacultura orientale come la celebre raccolta,Keinen Kacho Gafu - 1892 -, delle più affa-scinanti stampe giapponesi con fiori e uc-celli come soggetto (Lella e Gianni Morra).

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to, trova che il libro è monco, che ne manca anche soloil colophon o un foglio di errata, prova la sensazione diun coitus interruptus…».

�Follie di carta, crimini di inchiostro. Per un libro

ci si può giocare un patrimonio, vivere un’esistenza de-vastata dai debiti e dai sensi di colpa, si può perdereamici, moglie e lavoro, e persino il regno…

E si può rubare. O uccidere. Uno dei casi più fa-mosi riguarda Johann Georg Tinius, un ecclesiasticoche nella Sassonia del XIX secolo compì numerosiomicidi per impadronirsi del denaro necessario a com-prare nuovi libri. Scoperto nel 1813, fu condannato a12 anni di prigione. La sua storia, nel 1994, ispirò alloscrittore Klaas Huizing il racconto Il bevitore di libri,concedendogli fama immortale.

�Rispetto a un crimine del genere, il furto è il mi-

nore dei mali. Del resto, di fronte a una patologia comela libridine poco si può fare. La chiamano “a gentle

suo amore per i libri abbia un giorno acquistato un in-trovabile codice della Farsaglia di Lucano, prometten-do in cambio una sfera armillare in cuoio.

«Gerberto non sapeva che Lucano non aveva po-tuto terminare il suo poema, perché nel frattempo Ne-rone lo aveva invitato a tagliarsi le vene. Cosicché rice-vette il prezioso manoscritto ma lo trovò incompleto.Ogni buon amatore di libri, dopo aver collazionato ilvolume appena acquistato, se lo trova incompleto lorestituisce al libraio. Gerberto, per non privarsi alme-no di metà del suo tesoro, decise di inviare al suo corri-spondente non la sfera intera, ma solo mezza. Trovoquesta storia mirabile, perché ci dice che cosa sia la bi-bliofilia.

«Gerberto voleva certamente leggere il poema diLucano - e questo ci dice molto sull'amore per la cultu-ra classica in quei secoli che ci ostiniamo a ritenereoscuri - ma se fosse stato solo così avrebbe richiesto ilmanoscritto in prestito. No, lui voleva possedere queifogli, toccarli, forse annusarli ogni giorno, e sentirlicosa propria.

«E un bibliofilo che, dopo aver toccato e annusa-

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madness”, un’elegante pazzia. La bibliofilia - destinata spesso a tramutarsi nella

più pericolosa bibliomania o peggio bibliofollia - è unamalattia che non conosce rimedi né cure. Anzi: accre-sce e peggiora con l'aumentare dell'oggetto stesso del-la passione.

Per fare un esempio recente e terribile, un “dia-bolik da biblioteca”, un cinquantenne di Caponago,nel milanese, per anni prese in prestito in varie biblio-teche pubbliche di Milano oltre 5.000 volumi di parti-colare valore, senza mai restituirli. Fino a che, tre annifa, il direttore della Sormani, una delle biblioteche piùcolpite dal “ladro di carte”, segnalò il caso alla poliziamunicipale.

Dalle indagini risultò che l'onnivoro lettore - daigusti molto raffinati, c'è da dire - utilizzava una cartad'identità contraffatta e che in dieci anni di disonestolavoro si era costruito, a spese dello Stato, una raccoltapersonale (e diligentemente archiviata nel propriobox) da far invidia a bibliofili e collezionisti.

�In fondo, alle prestigiose istituzioni lombarde è

andata meglio che alle centinaia di biblioteche prese dimira da Gilbert Bald, il ladro di mappe più famoso d'A-merica, che ritagliava con tecniche di smembramentoraffinatissime le carte geografiche più preziose conte-nute in codici e atlanti antichi: l’Arsenio Lupin dellacartografia a metà degli anni Novanta fu arrestato dal-l'Fbi, ma il suo tesoro finì disperso nelle collezioni pri-vate di mezzo mondo.

Qualche tempo prima, invece, l'illustre accade-mico professor Farhad Hakimzadeh per sette anni,

nella British Library di Londra, asportò con un taglie-rino illustrazioni, tavole e mappe da una serie di volu-mi del XV e XVI secolo per un valore che la culturanon può calcolare, ma che il mercato delle stampe anti-che stima attorno alle 400mila sterline, più o meno600mila euro. Lo incastrarono con una videocamera.

�Cose di oggi, ma ieri era peggio. Il furto libresco

ha una tradizione così antica e protagonisti così illustrida nobilitarlo (o quasi).

«Per i libri provo un desiderio insaziabile che fi-nora mi è stato impossibile controllare», confessò a unamico il poeta bibliomane Francesco Petrarca in unalettera del 1346. Un impulso che durante il Rinasci-mento, quando la cultura del collezionismo raggiunselivelli senza precedenti, degenerò in crimine. Giovan-ni Boccaccio saccheggiò la biblioteca di un monastero

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pur di mettere le mani su un volume di opere classiche.E Poggio Bracciolini, uno dei bibliofili più famosi del-la sua epoca, giustificò candidamente un furto in unabiblioteca asserendo che «i libri non erano conservatiin conformità al loro valore, ma erano tenuti in unadisgustosa e buia segreta». E poi, certo, c'è il leggenda-rio matematico fiorentino, conte Guglielmo Libri Ca-rucci dalla Sommaja - nomen omen - che nell’Ottocentofu protagonista di una tale quantità di furti di libri darenderlo il più “avido” ladro di libri di tutti i tempi.

�Ci torna in mente l’aneddoto - di cui siamo stati

testimoni diretti - di quell’elegante bibliofilo che, unasera a cena, raccontò di quando era stato invitato, or-mai professionista famoso, nel vecchio collegio doveera stato studente, e i sacerdoti, come si conviene inquesti casi, gli avevano riservato la “stanza del Vesco-vo”, quella per l’ospite più importante.

«Non potevo credere ai miei occhi - confessò -,nella camera c'era una vecchia libreria con alcune cin-quecentine, bellissime. E incustodite. Volevo infilarneuna in valigia, ma non ce l'ho fatta».

«Hai sbagliato - lo rimproverò un amico altret-tanto bibliofilo, seduto tra noi - lo sai meglio di me: inuna situazione del genere, il vero crimine è lasciarlo lì,il libro. Non ti capiterà più un'occasione così».

Il bibliofilo impenitente finì il sorso di vino. Sipassò il tovagliolo sulla bocca e sorrise con un lampo dilibridine negli occhi. «Tu dici? Mi hanno rinvitato ilmese prossimo...».

Cosa si fa per un libro… E cosa si fa per i libri an-tichi… Dai demoni di carta non ci libereremo mai. Perfortuna.

Anzi, per tornare a pralare di “moda”, i tanto ce-lebrati trendsetter registrano che manifestazioni del ge-nere, oltre a collezionisti e addetti ai lavori, affascinanoun sempre crescente numero di semplici curiosi.

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BvS: legature nel Settecento

IL VALORE DELLA CORNICE E LO STILE ROCOCÒ

Frequenti in questa città le le-gature papali, come attesta questoesemplare (foto 2): lo certificano ilgenere di cornice a tralicci e i vasi ac-cantonati. Secondo le aspettative, ildecoro di gusto rococò è nel secondocompartimento del dorso, il tasselloin cuoio nero, di colore diverso ri-spetto a quello del materiale di co-pertura, tale da essere più facilmentevisibile nella libreria del possessore.

Papa Clemente XIV, al secoloGiovanni Ganganelli (1769-1774),protettore delle arti e delle lettere,fondò il Museo Pio-Clementino ed èricordato per la soppressione dellaCompagnia di Gesù (1773). Lo scrit-to concerne l’editio princeps dell’Opusmajus di Ruggero Bacone (ca. 1214-1294), considerato l’opera più im-

portante sulla scienza medievale,scritta nel 1266-1267, e pubblicataqui per la prima volta dopo la scoper-ta del manoscritto nel Trinity Colle-ge di Dublino.

In senso lato, si consideranopapali tutte quelle legature che reca-no le armi dei pontefici, general-mente impresse su libri di dedica o suraccolte di documenti o di suppliche.Le armi papali che ornano numeroselegature di pregio ancora reperibilisul mercato librario hanno in genereun significato puramente ornamen-tale. Questi involucri riflettono disolito nella composizione ornamen-tale lo stile dominante nel periododell’esecuzione.

Le legature dell’Italia centro-meridionale si caratterizzano perl’adozione di un decoro di gusto ro-cocò, che offre talvolta degli spunticuriosi, come attesta la coperta inMostra su una prima edizione delleTragedie cristiane del duca AnnibaleMarchese, stampata nel 1729 a Na-poli da Mosca (foto 3): si caratteriz-za infatti per un infrequente decorodalle reminiscenze spagnole cin-quecentesche. Ad arricchire ulte-riormente l’ornamento, contribui-sce l’applicazione della pasta di ceracolorata: più economica, tende tut-tavia a seccare e a scomparire, comenel caso della legatura (foto 4) cheracchiude una prima edizione, cen-sita in poche copie, di Francesco

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Se il principale parametro pergiudicare la legatura di un vo-lume del Seicento è la ricchez-

za dell’abbellimento che occupagran parte o l’intera superficie dellacoperta, nel Settecento è la cornicead acquistare importanza: non man-cano in questo secolo delle lussuosedecorazioni in cui lo specchio suddi-viso in vari compartimenti è ricca-mente ornato con dei motivi a squa-ma di pesce, dei reticolati e dei fo-gliami rococò, ampiamente diffusi aRoma anche nella legature edite daifratelli tipografi Salvioni. Sembrache gli stretti rapporti d’affari con ilVaticano ne abbiano favorito l’ac-cesso all’omonima legatoria per laproduzione di una serie ben ricono-scibile di manufatti. La coperta pre-sentata (foto 1) in particolare si se-gnala per i simboli della Passione(ricordata anche nella dedica mano-scritta nel volume: “Questo Libroche ricorda la Passione del NostroRedentore Divino è offerto in affet-to di stima, e sincera amicizia”): lacroce, le tenaglie, il martello, la sca-la, la lancia e la spugna associati adaltri simboli religiosi.

Simboli di questo tipo com-paiono in legature della secondametà del Settecento e della primametà dell’Ottocento entro un ovaleraggiato al centro dello specchio,nei cantonali e nei compartimentidel dorso.

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i complementi d’arredo con dellecalcografie colorate è antica, datoche risale almeno al Seicento. Nellaseconda metà del Settecento, il rin-novato interesse che la committen-za accorda in generale alle cineseriee in particolare all’arredo laccato,trova in Venezia terreno fertile. Gliartigiani veneti, sollecitati dallagrande richiesta, ideano una proce-dura di veloce esecuzione, a costocontenuto, con dei risultati di evi-dente soddisfazione, tanto che lalacca povera veneziana diverrà unfenomeno che travalicherà gli stessiconfini della Serenissima. La tecni-ca posta in opera è al contempo sem-plice e ingegnosa: ritagliando e in-

collando degli stampini colorati allasuperficie lignea, è sufficiente uni-formare la carta e il supporto ligneocon delle ripetute stesure di san-dracca, resina utilizzata nella prepa-razione delle vernici, conseguendoun prodotto finito di rilucente niti-dezza cromatica, tanto da simularel’ambita lacca orientale.

Il nuovo orientamento orna-mentale, sottoposto come per il Sei-cento all’influenza transalpina, ten-de a creare uno spazio libero attornoal motivo centrale o addirittura a farea meno di esso, per valorizzare la cor-nice che diventa la porzione più si-gnificativa della coperta: può esserecostituita da un motivo a pizzo rego-lare o irregolare, floreale, associato omeno a fasce con fregi vegetali, al na-turale o stilizzati impressi a rotella.

L’ornamento a pizzo regolareo à la dentelle droite in particolare, èpeculiare della seconda metà del se-colo XVII e di buona parte delXVIII, e s’ispira ai merletti di modanell’abbigliamento sia maschile siafemminile; i disegni, infatti, vengo-no copiati dai volumi che riproduco-no la trama dei pizzi e delle trine de-gli abiti dei signori di qualità. Le den-telles pongono in risalto la cornicestrettamente rettangolare del piatto,il cui centro rimane vuoto o è occu-pato da uno stemma. Sono caratte-rizzate da un disegno continuo im-presso con una rotella dai caratteri-stici motivi: delle volute, dei sottilifregi floreali non infrequentementeterminanti a punta inizialmente, deimotivi spiccatamente floreali poi.

La decorazione a pizzo irrego-lare o à la dentelle irrégulièreè impres-sa sempre in oro, ma per mezzo dipiccoli ferri, a creare un andamentoirregolare dello specchio. Questostile si adatta ottimamente alla deco-3

Testa, Relazione istorica della peste,che attaccossi a Messina nell’anno millesettecento quarantatre, impressa aPalermo nel 1745, nota per le vedu-te a volo d’uccello.

La rara legatura bolognese(foto 5) (una coppia di altri esem-plari segnalati contraddistinti dal-l’inusuale schema ornamentale)rammenta l’intenso lavoro di ricer-ca ancora da svolgere nella cono-scenza delle coperte italiane ese-guite in questo periodo.

Prosegue l’utilizzo della per-gamena, il cui talvolta inusuale de-coro sembra derivare dalla tecnica alacca povera veneziana (foto 6). Laconsuetudine di ornare le mobilia o

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razione: i fregi, disponibili in diversedimensioni, si accomodano così aidiversi formati dei volumi da ornare,rendendo tuttavia più difficoltosa l’i-dentificazione dell’esecutore. Il di-segno a combinazione è realizzato inuna larga varietà di piccoli motivirappresentanti uccelli, fiorellini,cuori, conchiglie, anelli, simbolicampestri, stelline, contenuti in vo-lute di fogliami stilizzati, prominentiagli angoli o al centro dei lati: in augedal 1720 circa, resteranno in uso peroltre cinquant’anni.

Lo specchio della coperta puòpresentare al centro dei piatti un fre-gio, di solito di gusto rococò, inno-vativo per il periodo (il nome scher-zoso deriva dal francese rocaille chesignifica roccia, di cui lo stile rococòimita gli aspetti bizzarri e imprevedi-bili, sotto forma di modelli mossi esinuosi), associato o meno a fregi ti-pici dall’epoca: le cartelle a reticola-to, le volute, i fogliami, i monogram-mi, gli stemmi.

Un altro tipo di ornamento im-piegato nel Settecento mai caduto indisuso dal secolo XVI, è quello a mo-saico eseguito con la tecnica detta diapplicazione mediante dei cuoi didifferenti colori, illustrata da un in-frequente volume (foto 7) in cuispicca l’ampia cartella centrale rea-lizzata in corame bicromo: il disegnoè tracciato con dei filetti e ricopertomediante l’applicazione di sottili in-serti di pellame colorato. I bordi deldisegno sono quindi nuovamentecontornati. Circa 370 gli esempi cosìcaratterizzati individuati in Francia,realizzati pressoché esclusivamentea Parigi nelle botteghe dei Padeloup,Derome e Le Monnier, con buonaapprossimazione fra il 1715 e il 1785.

Il decoro alle armi, assai spessogià presente nelle lussuose legature

del Seicento, prosegue nel Settecen-to: è in genere più significativo sulpiano storico che su quello stilistico.

L’utilizzo delle placche, maicessato, vive una seconda giovinezzacon i legatori Dubuisson (foto 8),attivi a Parigi verso il 1750. Nel casodella copia in Mostra, si tratta dellaprima edizione del Discours sur l’ori-gine et les fondemens de l’inegalité par-mi les homesdi Jean Jacques Rousseau(1712-1778), stampata nel 1755 adAmsterdam da Marc-Michel Rey.

Nell’ultimo quarto del secolo eanche agli inizi di quello successivo,

A pag. 58: legatura romana con i simboli della Passione quali la croce, le tenaglie, il martello, cheanticipano l’allusione al testo; pag. 59: la prima edizionedell’Opus majus ad ClementemQuartum di Ruggero Bacone (1733)alle armi di Papa Clemente XIV(1769-1774). Pag. 60: legaturanapoletana della seconda metà delsecolo XVIII. Sopra: legaturaromana o napoletana della metà delsecolo XVIII sulla Relazioneistorica della peste, che attaccossia Messina di Francesco Testa (1745)

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compare lo stile neoclassico, caratte-rizzato dalla semplicità dello schemacompositivo e da motivi ispirati al-l’arte classica, che in quegli anni si variscoprendo grazie agli scavi di Er-colano e Pompei. Una legatura diPierre-Joseph Bisiaux (foto 9) pro-pone un esempio di impianto orna-mentale mitigato. Il volume in Mo-stra, l’Ethica Nichomachea nella sti-mata edizione di Oxford, TheatrumSheldonianum, 1716, è stato acqui-stato da Antoine-Augustin Re-nouard (1765-1853) con il nome im-presso al piede della cornice sul piat-to anteriore. Libraio, bibliografo ecelebre bibliofilo, fonda a Parigi unacasa editrice che pubblica soprattut-to delle lussuose edizioni, rinomateanche per l’esattezza. Sulla sua bi-blioteca dichiara: “Ma bibliothèque

fut commencée en 1778 avec le pre-mier écu que me donna mon père etdont je fis usage pour acheter un Ho-race; j’avais alors treize ans”. Re-nouard va ricordato inoltre per le sueopere bibliografiche delle edizioni diGiambattista Bodoni (1795), con ilquale ebbe una fitta corrispondenza,dei Manuzio (1802-1813) e degliEstienne (1837-1843). Gustave Bru-net nel suo elogio su Renouard, pub-blicato nel secondo volume de Le Bi-bliophile Français del 1868, precisasulla biblioteca, poi andata in venditain asta: “On accueillit avec enthou-siasme la Bible latine de RobertEstienne, 1541, 2 vol. in-8, exem-plaire de Thou (adjugé à 561 fr.); laBible grecque de 1590, in-folio,grand papier, dont la rareté est extrê-me (2650 fr.); le Virgile d’Aide, 1527,

Da sinistra: legatura bolognesedell’ultimo quarto del secoloXVIII; legatura veneziana in materiale povero: spicca la diffusa decorazione dipinta sui piatti, sul dorso e sul taglio.Pag. 63 da sinistra: legaturaparigina con un decoro a mosaico;manufatto della bottega di René e Pierre-Paul Dubuisson: la qualità delle placche le farà utilizzare anche da altre botteghe parigine

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in-8 (1600 fr.); les Œuvres de Co-quillart, Paris, Galiot du Pré, 1532(501 fr.) ; les Marguerites de la Mar-guerite des princesses, Lyon, J. deTournes, 1537, parfaite reliure dePasdeloup en maroquin rouge (685fr.). Mais nous pourrions remplir despages entières si nous nous laissionsentraîner à cette énumération; te-nons nous en aux Grandes Croni-ques du grata et énorme géant Gar-gantua (Lyon, vers 1532); c’était leseul exemplaire connu de cette facé-tie où l’on peut voir un premier essaidu début de l’immortelle épopéebouffonne de maître François Rabe-lais ; il fut l’objet d’une lutte acharnéequi ne s’arrêta que sur l’enchère de1825 fr.”.

Questo genere, che sarà allabase dello stile Impero, vede inten-

samente coinvolti i fratelli François eJean-Claude Bozerian, il primo, det-to l’Aîné, esercita a Parigi dal 1795 al1810. La sua opera è rilevante per lastoria della legatura, anche perchédiffonde una tecnica, la legatura à laBradel, che consente un’apertura piùagevole del libro e il mantenimentoin posizione orizzontale dei fogli ri-spetto ai tradizionali volumi cuciti sunervi, che tendono a richiudersi. Ètra i primi a utilizzare la seta per rive-stire le controguardie. Il fratelloFrançois, detto le Jeune, si stabiliscepure nella capitale francese tra il1800 e il 1802, ritirandosi dall’attivi-tà nel 1818. Pur ispirandosi ai mo-delli inglesi, i Bozerian ricercano deinuovi motivi: l’abbellimento deipiatti si concentra nella cornice, ca-ratterizzata da fregi con i disegni più

vari, quali le palmette, le greche, lesfingi, le rose, i fiori, le vigne, le cop-pie di C intrecciate e d’aspetto ver-miforme. Alcuni piatti si distinguo-no per la losanga centrale entro unacornice a filetti. Molto amato dai le-gatori di corte Bozerian, il decoro amille punti si caratterizza per una fit-ta puntinatura in oro, utilizzata spe-cialmente negli scompartimenti deldorso (foto 6, pagina 75) comesfondo per il fogliame impresso pre-valentemente in oro, disposto attor-no a un centro: essa richiede un con-siderevole lavoro da parte del dora-tore, che si complica ulteriormenteallorché si afferma l’uso del puntina-to vuoto, un punto in oro, vuoto alcentro, alternato a punti pieni. Alpiede del dorso, la firma Relié par Bo-zerian o Rel. p. Bozerian. Per le lega-

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ture di pregio, i Bozerian utilizzanogeneralmente il cuoio dai colori bluscuro, rosso chiaro, verde scuro e li-mone chiaro, tipici del periodo Im-pero. Il tipo di decorazione è diretta-mente influenzato dalle committen-ze di corte.

�In Spagna, se al pari di altre na-

zioni vengono assorbiti i modellitransalpini di genere a pizzo e rococò(foto 10), si sviluppa d’altro cantonella seconda metà del secolo unapropria, caratteristica produzionedal cuoio opaco, spesso di colore ros-

so, identificato da una minuta corni-ce che delimita le armi del regnantenel periodo di esecuzione del manu-fatto (foto 11).

Da ricordare tra i legatori, ilvalenziano Pascal Carsi y Vidal (foto14 e 15), scomparso prima del 1819,uno dei maggiori artigiani spagnoli arealizzare dei manufatti ornati in sti-le neoclassico nei quali introduce perprimo uno specchio muto; produceanche delle coperte in pergamenadipinta, contrastata dal cuoio mar-morizzato a colori vividi, secondouna tecnica innovativa. Particolareattenzione è riposta nella rifinituradei contropiatti in cuoio e in tessutodai riflessi cangianti.

Anche l’Inghilterra si adegua aicanoni dell’impianto ornamentaleconcentrato nella cornice, come il-lustra la legatura raffigurata (foto12) che riveste la prima edizione delDecamerone di Giovanni Boccaccio acura di Antonio Brucioli (Venezia,Giolito de Ferrari & Zanetti, 1538),considerata rara: numerosi gli esem-plari distrutti per la messa all’Indice.

Uno degli aspetti più caratteri-stici del periodo è l’impiego dei pel-lami marmorizzati.

Si tratta di una tecnica antica,utilizzata in Europa sino dal XVIsecolo, volta a ottenere sul cuoiodei particolari effetti cromatici cherichiamano le venature del marmoo le macchiettature del granito, ot-tenuti con l’applicazione a spugna,a tampone o a spruzzo di colori o diacidi mordenti. I corami frequen-temente utilizzati sono la bazzana eil vitello nei colori nocciola e mar-rone. Si presta a rendere meno visi-bili eventuali imperfezioni delcuoio e può assumere moltepliciaspetti. L’impiego di acidi si è rive-lato nel tempo causa di degrado del

Sopra: legatura parigina a operadi Pierre-Joseph Bisiaux, attivotra il 1777 e il 1801: copiaappartenuta ad Antoine-AugustinRenouard (1765-1853). Pag. 65 da sinistra: legaturaspagnola della fine del secoloXVIII nella quale si evidenzia il diffuso gusto rococò; legaturaspagnola della fine del secoloXVIII con le armi a placca di Carlo IV (1748-1819)

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cuoio che, a seconda della concen-trazione, presenta nel tempo dellecorrosioni e delle bruciature anchegravi. In genere le coperte marmo-rizzate vantano delle scarne deco-razioni in oro: una semplice filetta-tura a volte dentellata, un sottilemerletto o una greca lungo il bordodei piatti.

�Si affermano le carte decorate

quale materiale di copertura.Le carte goffrate, per la copia

in Mostra su una pubblicazione dinuptialia del 1740 (foto 13), sonocaratterizzate da un abbellimento arilievo ottenuto da matrici in rameimpresse a caldo, che imita quellodei broccati e dei tessuti damascatidel tempo. La tecnica di lavorazio-ne consiste nell’unire un foglio co-lorato, perlopiù in tinta unita, e una

foglia di metallo dorato o argenta-to. Si applica sul foglio così trattatola matrice in rame opportunamenteriscaldata; la parte di oro o argentoa diretto contatto con il disegno arilievo della matrice resta impressasul foglio, mentre il metallo ecce-dente viene asportato. Queste viva-ci carte, rallegrate da colori sma-glianti dal fondo in oro, su cui spic-cano fiori, frutta, fogliami, uccelli,insetti, mascheroni, belve, scene dicaccia e di vita, cineserie, sonoquelle che attirano maggiormente icollezionisti.

Per le difficoltà tecniche diesecuzione, le carte dorate sono unprodotto costoso che per gli stam-patori costituisce una notevole fon-te, oltreché di guadagno, di presti-gio: ciò spiega perché sovente suifogli sono indicati il privilegio distampa e il nome del produttore.

Ad Augusta Abraham Mieser, nel1698, sollecita per primo il privile-gio imperiale per una nuova inven-zione di carta metallica impressa inoro ed argento, mentre MathiasFröhlich introduce degli animali edei fiori come soggetti. Anche i Re-mondini di Bassano producono dal1739, con privilegio della Serenis-sima, delle carte dorate molto sug-gestive, simili a quelle tedesche.Generalmente si tratta di produ-zioni locali delle legature, conside-rando il carattere economico del li-bro. Inoltre, il limitato peso dei vo-lumi implica non infrequentemen-te l’assenza dei capitelli e delle cartedi guardia, data la notoria fragilitàdel materiale di copertura.

Le carte silografiche sonoquelle più conosciute e diffuse in Ita-lia. Le matrici in legno di pero o dimelo, incise a rilievo, misurano in

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Grappa che dal 1648 al 1860 affian-cano alla produzione di editoriapovera quella di carte decorate diogni genere.

Completano la panoramica, lecarte marmorizzate attestate in Cinasin dal VI secolo eseguite con dei co-lori in sospensione sull’ acqua.

Attraverso l’India e la Persiaqueste carte giungono in Turchia,dove la tecnica di lavorazione sievolve: gli artigiani turchi rendonoinfatti gelatinoso il liquido di sup-porto, migliorando il risultato.

È proprio con il nome di carteturche che le carte marmorizzateconquistano dal Seicento il favoredell’Europa, dove sono inizialmenteutilizzate per farne dei fogli sui qualiscrivere, quindi per la legatura.

Benché i primi a produrre inEuropa delle carte marmorizzatesiano stati i tedeschi e gli olandesi, èstata la Francia che si è arrogata lapaternità della marbrure.

Da sinistra: legaturaprobabilmente inglese del secoloXVIII; legatura romana in carta dorata a rilievo tramiteimpressione a caldo di unamatrice calcografica stampatasulla foglia d’oro.Pag. 67: piatto anteriore e contropiatto di una legaturaspagnola firmata Pascal Carsi y Vidal, uno dei maggioriartigiani che decora in stile neoclassico

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genere 30 x 40 cm; dapprima impres-se a mano, in seguito con l’aiuto deltorchio tipografico, richiedonotante matrici quanti sono i coloridella decorazione. Sono delle cartedagli schemi decorativi molto sem-plici, con dei fiorellini o dei disegnigeometrici senza grandi effetti dicolore. Per ottenere due o più colo-ri si applicano differenti metodi: ilpiù complesso e costoso consistenell’usare più matrici sovrapposte,inchiostrate con dei diversi colori.Risultati tecnicamente più regola-ri, si ottengono applicando una ma-scherina traforata. Dei produttoridi queste carte poco è noto: sonopervenuti soltanto i nomi, o pocopiù, di coloro che imprimevano an-che il nome sui fogli prodotti: LuigiAntonio Laferté a Parma, CarloBertinazzi e Bettuzzi a Bologna,Antonio Benucci a Firenze e EgidioPetit a Roma. I più celebri sono inItalia, i Remondini di Bassano del

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Queste carte sono prodottemescolando dei pigmenti finementemacinati con dell’acqua e dei legantidi vario tipo. I colori più usati sono ilrosso, il blu, l’ocra, il verde e il nero.

Le due categorie più diffuse didecorazione marmorizzata sono:

• marmorizzato semplice (ocaillouté), con delle macchie irregola-ri globose, da cui derivano tutti i varitipi che prendono il nome di venati,granito, agata, pietra, onda, occhiodi tigre;

• marmorizzato pettinato, lacui caratteristica consiste nello span-dere con un bastoncino i colori get-tati a spruzzo sulla gelatina e lavorar-li con dei pettini, generalmente dimetallo e di diverse misure, che pas-sati in vario modo consentono di ot-tenere dei motivi pettinati dritti, on-dulati, a conchiglia, a coda di pavone,a foglia di quercia.

Con riguardo alle caratteri-stiche delle legature settecente-sche, l’eventuale presenza di acces-sori metallici (foto 16) quali le la-mine lungo i piatti e i fermagli,tranne per i volumi di ampio ferma-to e peso, non hanno più ragiond’essere: sono quindi da conside-rarsi puramente ornamentali.

Il dorso a più nervi rilevati oliscio, spesso provvisto di un tassel-lo in cuoio di colore diverso rispet-to al materiale di copertura, carat-terizzato dal titolo e/o dal nomedell’autore oltre al numero del vo-lume, rispettivamente nel secondoe terzo compartimento, è vistosa-mente decorato come nel secoloprecedente: vi compaiono il tipicomelograno, il tulipano o altri fiori,monogrammi, disegni geometricio simboli religiosi, per divenire li-scio verso la fine del secolo. I capi-telli rivelano un’anima semplice omultipla, rivestita anche da spaghi

o fili in seta a più colori.Le legature molto curate pos-

sono presentare i contropiatti fo-derati in seta o in cuoio. Si genera-lizza l’uso delle palette ornate, ferrida doratura a mezzaluna per la de-corazione del dorso, in testa e in co-da come decorazione sui nervi ap-parenti e dei titoli su tasselli. Il ta-glio oltreché dorato brillante, puòessere marmorizzato più o menominutamente a uno o più colori,oppure dipinto con dei motivi fio-riti e fogliati.

Il libro continua a utilizzare isupporti in cartone e a essere cucitosu nervi semplici o doppi, anche sesi manifesta il progressivo avventodella legatura à la Bradel, di esecu-zione più economica e più velocerispetto alla legatura tradizionale,che segna il passaggio dal libro an-tico a quello moderno prodotto inserie che si affermerà nel secolosuccessivo.

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corazione delle gratulatorie si sonoquasi sempre impiegate delle ma-trici di legno; raro l’uso di quellecalcografiche, secondo la tecnicatedesca delle carte decorate e gof-frate. Non prive di fascino, costi-tuiscono forse il più significativocontributo veneziano del periodo.Le carte decorate per le gratulato-rie sono state tra le specialità deiRemondini di Bassano, che nel1735 ottengono il monopolio distampa ventennale dal GovernoVeneto. Le ultime risalgono al1796, l’anno che precede la cadutadella Repubblica Veneta.

Presso la nostra Biblioteca sitrovano, oltre al volume esposto cheè una copia per nozze delle Lettere sule belle arti (Venezia, Carlo Palese,1793), recante alla legatura edito-riale lo stemma dei Barbarigo-Pisa-ni, un buon numero di gratulatoriecon queste caratteristiche. La pub-blicazione Memoria storica intornoalla Repubblica di Venezia, scritta daPaolo Morosini e Giovanni Corna-ro (Venezia, Carlo Palese, 1796) ri-corda l’insediamento del cavaliereAlvise Pisani alla dignità di procura-tore di San Marco e si presenta nellalegatura editoriale in cartonato co-lor verde smeraldo con gli ampistemmi della famiglia Pisani al cen-tro dei piatti. Molte tra esse si diffe-renziano per un ricco apparato ico-nografico, come è il caso ad esempiodella pubblicazione per nozze Rimefestive in applauso delle faustissimenozze di sue eccellenze il N.H. signorconte Antonio Savorgnano e la nobildonna la signora Marina Tiepolo, im-pressa a Venezia da Giovanni Batti-sta Albrizzi nel 1777, tipografo ri-cordato per la pregiata edizione del-la Gerusalemme Liberatadi TorquatoTasso con le figure di Giambattista

Sopra: legatura veneta. Il limitato formato del volumerende la lamina metallica e ifermagli puramente ornamentali; pag. 69: legatura gratulatoria.Queste raccolte di poesie per matrimoni, anniversari e insediamenti in pubblichecariche, rappresentano un tipicoprodotto editoriale di area veneta

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NOTE1 SEYMOUR DE RICCI, English collectors

of books and manuscripts (1530-1930) andtheir marks of ownership, Cambridge, TheUniversity Press, 1930, p. 42.

2 SUSAN JENKINS, Portrait of a Patron.The Patronage and Collecting of JamesBrydges, 1st Duke of Chandos (1674-1744),Aldershot, Ashgate, 2007, p. 121.

3 JENKINS, 2007, p. 121.

Le gratulatorie nella Biblioteca divia Senato (foto 17)

La gratulatoria nasce, stam-pata in pochi esemplari, come pla-quette in carta decorata di varie tin-te, spesso con al centro le armi deldedicatario. Sui sottili piatti in car-ta bianca o colorata (rossa, verde,celeste, rosa) si imprime, general-mente a silografia, una ricca deco-razione analoga a quella delle lega-ture in cuoio dell’epoca: di solitodelle ampie cornici rococò con deifiori, delle ghirlande, dei comparti-menti a reticolato, delle armi o deimonogrammi al centro. Per la de-

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Tiepolo stampata nella sua officina.In una legatura in brossura di cartaremondiniana si presentano i Com-ponimenti poetici per le nozze di Ro-dolfo conte di Colloredo Mels e del-la contessa Claudia di Maniago,usciti dai torchi di Antonio Zatta nel1765 a Venezia.

Sir Andrew Fountaine of Narforde la Historia Florentina di PoggioBracciolini

Nel Fondo Antico della nostraBiblioteca è custodita una copia dellaprima edizione in volgare della Hi-storia Florentina di Poggio Braccioli-ni (1380-1459), stampata nel 1476 aVenezia da Jacques Le Rouge. Con-siderata la più importante storia diFirenze d’età umanistica, l’opera,inizialmente elaborata da Poggio in-torno al 1445 e uscita varie volte allestampe nell’originaria veste latina,fu tradotta dal figlio Jacopo e dedica-ta con un evidente intento politico aFederico da Montefeltro.

L’esemplare si presenta in unalegatura inglese del secolo XVIII eproviene dalla raccolta di Sir An-drew Fountaine of Narford (1676-1753), con il suo emblema (l’elefan-te) applicato nei compartimenti deldorso.1 Fountaine, dopo aver stu-diato a Eton e Oxford, intraprendedue lunghi viaggi in Germania eFrancia e soprattutto in Italia (1701-1703 e 1714-1715).2 Questi grandtours, destinati di regola ai rampollidell’aristocrazia europea, servono aperfezionare la conoscenza dellapolitica, della cultura, dell’arte edelle antichità dei paesi visitati.Fountaine dimostra uno spiccato ta-lento nel costituire una prestigiosacollezione di libri (la biblioteca nel 17

suo castello di Narford Hall risale al1718), quadri, statue, medaglie emaioliche (una parte delle medagliefu incorporata in epoca posteriorenella raccolta dell’ambasciatore ve-neziano Cornaro). La “connois-seurship” di Fountaine è conferma-ta dalla seguente testimonianza:“but of 23 years of age, to come outof England with so rich a stock ofknowledge and experience in me-dals, statues and carvings […] and tofind so little to learn in countrieswh[ich] boast themselves to be themost famous schools of these scien-ces, this in truth is a secret to provo-ke envy rather than to make

friends”.3 Ben presto, Fountaine di-venta il corrispondente dell’in-fluente filosofo Gottfried Wilhelmvon Leibniz (dal 1691 direttore del-la Biblioteca di Wolfenbüttel) e so-prattutto amico di Cosimo III de’Medici, granduca di Toscana dal1670 al 1723. Traccia certa del suosoggiorno italiano ci è arrivata nelquadro “Andrew Fountaine and hisFriends in the Tribuna”, commis-sionato nel 1715 ed eseguito da Giu-lio Pignatta (1684-1751): del resto,perché non ipotizzare che la HistoriaFlorentina, posseduta da Sir AndrewFountaine, sia una reminiscenza delsoggiorno italiano e fiorentino?

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BvS: legature nell’Ottocento

IL SECOLO DI LODIGIANI E LE COPERTINE FIRMATE

l’Incoronazione di S.M.I.R.A. Ferdi-nando I. a Re del Regno Lombardo-Ve-neto con sacra solenne pompa celebratanell’insigne Metrop.na di Milano il VIsett.re 1838, volume donato da Ales-sandro Sanquirico (1777-1849) almonarca, provvisto di significativetavole acquerellate, il cui materialedi copertura in velluto ne ha tratto unevidente giovamento.

La Francia prosegue l’egemo-nia iniziata sin dal Cinquecento, an-che se l’Inghilterra ne contende, conun certo successo, la supremazia.

Nella prima metà del secolo, ladecorazione è contraddistinta da di-

versi stili, alcuni influenzati da moti-vi antichi, altri da moduli di nuovaconcezione:

• neoclassico: in voga nel pe-riodo di transizione tra la fine delXVIII e l’inizio del XIX secolo. In-fluenzato dai rinvenimenti archeo-logici di Pompei della metà del Set-tecento, utilizza le greche, le urne,le anfore, le sfingi, componenti chefaranno parte anche dello stile Im-pero;

• Impero: nato e sviluppatosiin Francia con l’epopea napoleoni-ca, è caratterizzato sia da abbelli-

Nel corso di questo secolosopravvengono alcune im-portanti modifiche nella

struttura del libro: compare il dorsoliscio, senza nervi, staccato e non piùincollato al corpo del volume (dorsomobile), il capitello eseguito a mac-china, applicato direttamente e nonpiù cucito sulla cuffia. È di moda l’u-so dei cuoi e delle tele zigrinati, delmarocchino a grana lunga e a granarilevata.

Si diffondono nella secondametà del secolo l’economica mezzalegatura e le legature editoriali: traesse spiccano i cartonati a litografia,tecnica di stampa destinata a ripro-durre su carta delle scritte oppure deidisegni incisi sopra una pietra calca-rea, appositamente preparata, anchea colori, in percallino, materiale intela di cotone. In evidenza il caratte-re simbolico del volume, come illu-strano le farfalle personificate in re-lazione al testo Les papillons di An-tony Méray (1817-1871?), stampataa Parigi da Gabriel de Gonet nel1852 (foto 8).

Nella decorazione interna dellibro compare la carta lucida (papierglacé), quella a riflessi cangianti (pa-pier moiré) e, sul taglio del libro, la de-corazione marmorizzata e dorata. Simantiene l’utilizzo delle ferramenta,generalmente per necessità pura-mente ornamentali, tranne per il li-bro esposto (foto 2) che riguarda 2

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menti neoclassici sia da elementipropri dell’Ottocento stimolati dallacampagna napoleonica in Egitto: lesfingi alate, le palmette, le aquile e itrofei. Predomina la linea retta: inparticolare, le cornici settecenteschea contorni ondulati sono sostituiteda inquadrature dal tracciato diritto,contenenti motivi classici e greche;

• alla Cattedrale: di gusto neo-gotico, in uso dal 1825 al 1855 circa,in cui il piatto è interamente occupa-to da una placca raffigurante la fac-ciata di una chiesa o parti di essa (leguglie, le ogive, le trifore, i rosoni) ealtri motivi di gusto medievale. Il ge-nere si diffonde in tutta Europa, Ita-lia compresa: l’esemplare in parola(foto 3), che racchiude un’edizioneper nozze Milan-Masseri e Comelli

del 1843, evidenzia una cornice cosìcaratterizzata;

• Restaurazione: in vigore inFrancia dal 1815 al 1825 circa, utiliz-za anch’esso delle placche, caratte-rizzate da volute fogliate stilizzateassociate a un decoro derivato damotivi architettonici, il tutto in unarilevante varietà di composizioni;

• rocaille o neorococò (1825-1850 circa): è contraddistinto damotivi che si ispirano al repertorioornamentale dello stile rococò e siestrinseca in volute piene e om-breggiate, di solito impresse incoppia agli angoli;

• pastiche: fedele copia di unalegatura artistica, senza limitazioni

Pag. 72: legatura milanese –opera di Luigi Lodigiani che si segnala per la rarità della cornice, nota in un paio di esemplari – alle armidell’arciduca Ranieri, viceré delLombardo Veneto (1818-1848). Pag. 73: Incoronazione diS.M.I.R.A. Ferdinando I. a Redel Regno Lombardo-Veneto di Alessandro Sanquirico (1838)nella copia donata dall’Autore al monarca; sopra da sinistra:legatura veneta di gustoneoclassico; manufatto parigino di Marcelin Lortic (1852-1928).Pag. 75 da sinistra: legaturaparigina (firmata Gruel) di gustoretrospettivo; serie di legaturefirmate (Bozerian, Simier eLefebvre) con decoro a mille punti

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di epoca o stile, che costituisce unfalso dichiarato. Il Maestro del ge-nere è Trautz: soffocato dalle com-mittenze, trattiene i volumi ancheper anni prima di iniziarne la lega-tura. Le opere firmate Trautz, perla sontuosità la perfezione hannoconseguito dei prezzi molto eleva-ti, tanto da diventare oggetto dispeculazione;

• stile retrospettivo: si diffe-renzia dal pastiche in quanto i fregi ele decorazioni subiscono delle ela-borazioni rispetto al modulo orna-mentale originario e sono rivissutedal legatore ottocentesco secondoil proprio bagaglio culturale e allaluce della propria visione del perio-do storico imitato.

A questo modulo si ispira il vo-

lume (foto 4) realizzato da MarcelinLortic (1852-1928), in cui coesisto-no dei fregi stilizzati cinquecente-schi (le coppie di volute nella corni-ce) e ottocenteschi (lo sfondo a millepunti negli angoli dello specchio).

Figlio del legatore PierreMarcelin Lortic (1822-1892), eser-cita a Parigi in proprio sin dal 1891.Disegna, realizza e dora le proprierealizzazioni. Lavora per celebratibibliofili del tempo: La Croix-La-val, Bellenac, Coudert de Saint-Chamant, Descamp-Scrive.

Anche Léon Gruel (1841-1923), è tra i legatori seguaci di que-sto genere (foto 5). Il decoro pro-posto su una prima edizione de Lavita di Cleopatra di Giulio Landi(1500-1580) del 1551, non è infattiuna copia fedele del modulo d’ori-

gine, in uso su legature parigineprodotte nella seconda metà delCinquecento: lo dimostrano tral’altro, la cartella rettangolare prov-vista di fregi negli angoli esterni einterni, oltre alla losanga arcuatacentrale con il titolo dell’opera, ca-ratteristiche assenti nelle copertedel Rinascimento transalpino.

Come per lo stile neogotico,anche questo genere ebbe largo se-guito all’estero. L’esempio italiano(foto 7)che riveste un album di calli-grafia con dedica “A Sua AltezzaReale il Principe di Napoli” operadel milanese L. Lombardi, ne costi-tuisce una dimostrazione.

•Art Nouveau: verso la fine delsecolo, nasce in Francia uno stile chesi dissocia dalle precedenti formule,

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limitate nei secoli da una sostanzialeinvariabilità dei ferri e delle orna-mentazioni. Per la prima volta, l’ArtNouveau permette al legatore diideare una decorazione conforme alcontenuto del libro mediante l’im-piego di elementi tratti dalla flora edalla fauna, o ispirati ad ambienti epaesaggi secondo quanto sostienenegli anni Ottanta del secolo l’ÉcoleLorraine d’Art Décoratif, fondatadal Maestro vetraio Émile Gallé edal legatore René Wiener. Questonuovo stilema, che durerà fino al1920 circa, si manifesterà soprattut-to nello stile floreale o stile MariusMichel, decoro che riproduce sullecoperte, con eleganza, a mosaico, deimotivi al naturale come il vischio, ilcardo, i rami di glicine, l’agrifogliomescolati spesso a nastri intrecciati,

decorazione realizzata con dei filettie dei ferri ornati a mosaico.

Nello stesso periodo, le biblio-teche parigine si trovano invase daaltri tipi di legature: a cuoio inciso,sbalzato, tinto o dipinto, inciso a pi-rografo. Per questi lavori, più facili erapidi che non la doratura, i legatorisi affidano a tecnici o ad illustratorinoti (Guétant, Lepère, Séguy, Robi-da) affrancandosi da ogni problemacreativo. La legatura parlante, ca-ratterizzata da un decoro diretta-mente riferito al contenuto del volu-me (evenienza manifestatasi in ge-nere non prima della seconda metàdel XIX secolo, periodo nel quale siinizia correntemente ad attribuirlequesto carattere) diventa così lega-tura pittorica. Con l’apparizione dicreatori non legatori il dialogo è

Sopra: opera del milanese L. Lombardi a mosaico in stileretrospettivo, come testimonial’ampia cartella a nastriintrecciati in uso a Parigi nel Cinquecento; nella pagina accanto: legaturaeditoriale parigina su cartonato a litografia (riproduce i disegniincisi su una pietra calcarea) in percallina, tela di cotone.Allusive al testo sono le farfallepersonificate

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aperto tra legatura d’artista e legatu-ra di legatore. Tipico delle legatureArt Nouveau è l’impiego del mosai-co, talvolta applicato a più strati, an-che sui contropiatti. Marius Michelsi esercita anche nella tecnica delcuoio inciso, ripresa da procedi-menti in uso nel Medioevo.

Le legature Art Nouveau sonoinizialmente viste con sospetto daibibliofili del tempo, inclini piutto-sto a preferire i pastiches nello stiledi Trautz-Bauzonnet. A Parigi, lelegature di Wiener destano inizial-mente sorpresa, disorientamento eindignazione tra i professionisti delsettore.

Se il nome del legatore (foto 5e 6), per intero o abbreviato, è statoriscontrato impresso sui libri già nelQuattro e Cinquecento nei paesinordici, è tuttavia a partire dall’Ot-tocento, in Francia come in Inghil-terra, che esso compare impresso di-rettamente a secco, in oro o a inchio-stro, oppure su etichette.

�Con riguardo all’Italia, oltre

una trentina di legature emerse du-rante il censimento sono riferibili almilanese Luigi Lodigiani (1778-1843), operante tra il 1805 e il 1840circa, di cui è noto oltre un migliaiodi esemplari. L’attività iniziata neiprimi anni dell’Ottocento si svolgeprevalentemente nell’ambito dellacorte milanese di Eugène de Beau-harnais, viceré d’Italia dal 1805 al1814, per il consigliere conte Étien-ne Méjan, il bibliofilo milanese Gae-tano Melzi, la Regia Stamperia e laBiblioteca di Brera. Dal 1815, dopola riannessione del Lombardo Vene-to da parte degli Austriaci, Lodigianiesegue delle legature per l’Impera-tore d’Austria Francesco I, l’Arcidu-

ca Ranieri, viceré del Lombardo Ve-neto dal 1818, e la moglie di Napo-leone, Maria Luisa d’Austria, du-chessa di Parma dal 1816 al 1831. Leetichette, che hanno consentito di ri-costruire l’opera del Maestro, carat-terizzano parte dei manufatti.

Lo schema decorativo è carat-terizzato in gran parte dei suoiesemplari da una sobria cornicerettangolare che riprende lo stileneoclassico della fine del XVIII se-colo: specchio vuoto, dorso più omeno riccamente decorato e con-tropiatti in carta marmorizzata in-quadrata dall’ornamento di unasottile rotella. Nelle legature dimaggior pregio e di presentazione,compaiono sui piatti una o più cor-nici, angolari, armi e decori. I dorsisono spesso decorati con degli ela-borati motivi a mille punti e dellelussuose fodere in seta. Un buonnumero, una dozzina, le placcheromantiche a secco, cui si aggiungeun nuovo, fino ad oggi ineditoesemplare sulla prima edizione im-pressa a Milano da Stella & Pirottanel 1826 del Martirio de’ santi padridel monte Sinai e dell’eremo di Raitu

composto da Ammonio Monaco diGiacomo Leopardi.

Lodigiani si avvale di ferri di al-ta qualità, finemente incisi, in granparte provenienti da Parigi, evenien-za testimoniata da una coperta esibi-ta la cui cornice raffigura dei motivi afiore di loto alternati a fregi cuorifor-mi puntinati, utilizzati da Mathurin-Marie Lesné, nato a Parigi (1775-1839), legatore non particolarmenteabile ma assai appassionato della suaarte.

Un’analoga provenienza è ve-rosimilmente applicabile a un altrovolume (foto 1) su Pietro Confi-gliachi, Atti della solenne distribuzio-ne de’ premj d’agricoltura e d’industriadel 1832 alle armi dell’arciduca Ra-nieri d’Austria, viceré del Regno delLombardo Veneto: il riquadro èpresente in due soli altri esemplaridel Maestro custoditi alla Bibliote-ca statale di Cremona.

Un ultimo esemplare (foto10), che racchiude un’edizione el-zeviriana dell’Opera di Cesare del1635, caratterizzato dai contropiat-ti foderati in cuoio e da una custo-dia, attesta la cura riposta dalla bot-tega nell’approntamento dei manu-fatti. In evidenza negli angoli deipiatti e lungo il dorso, l’ornamentoa mille punti, alla moda in Francianei primi anni del secolo: si qualificaper una fitta puntinatura dorata,spesso utilizzata nei compartimentidel dorso come sfondo per il foglia-me, disposto attorno a un centro.

Le legature prodotte da Lodi-giani per Eugène de Beauharnais(1781-1824) recano talora il mono-gramma E(ugène) A(malia) (moglie,figlia del re Massimiliano I di Bavie-ra), presente anche su coperte pro-dotte in Emilia, quale l’involucro(foto 9) che riveste Pericle di Karl8

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Theodor von Dalberg (1744-1817),stampato nel 1813 a Genova da Bo-naudo Giacinto: l’origine è suggeri-ta dalla cornice notata in analogafoggia su una coperta emiliana cu-stodita nella civica Biblioteca Passe-rini-Landi di Piacenza.

L’esemplare romano (foto 11)sulla editio princeps italiana de Il prin-cipe perfetto e ministri adattati di An-drés Mendo del 1816, verosimil-mente alle armi di Ferdinando IIId’Asburgo Lorena, Granduca di To-scana (1769-1824), documenta co-me sia usuale il riutilizzo di motiviadottati in epoche passate e in nazio-ni diverse. Caratteristico del perio-do, l’andamento della grana delcuoio, disegno che la superficie delpellame presenta dopo la concia. Es-sa è stata in questo caso stirata in unasola direzione, ricavando così unagrana lunga particolarmente ap-prezzata: l’innovazione rende tutta-via più complesso riconoscere i dif-ferenti tipi di corami utilizzati.

Volgendo l’attenzione al meri-dione, è da segnalare la produzionenapoletana, rappresentata ad esem-pio dai legatori Luigi Bianconcini,

Alberto Detken e Angelo Trani, difattura talora semplice: si guardi lostemma borbonico impresso sulcuoio marmorizzato dalle venaturedi colore verde (foto 13) che avvol-ge l’edizione Memoria intorno allecautele, e mezzi per conservar la salutedi un’armata, stampata a Palermopresso la Stamperia Reale nel 1800.

�Espressione tipicamente ita-

liana è la legatura bodoniana, dal no-me di Bodoni, celebre tipografo estampatore (1740-1813) che ha uti-lizzato questa coperta economica eprovvisoria, caratterizzata da unsemplice involucro in cartone gri-gio, o più spesso arancione (le più ce-lebri, su edizioni successive al 1796,recano generalmente il titolo stam-pato su un’etichetta bianca incollataal dorso) o rosso cromo. Si pensa chequesta semplicità sia intenzionale,perché consente a Bodoni di porre inevidenza i celebrati caratteri dei suoitesti: interpretazione romantica diun realistico vantaggio, ottenuto conuna legatura solida e poco costosa.Alcuni ritengono che queste legatu-

re sono provvisorie, mentre secondoaltri esse consentono l’uso continua-to del libro senza dover ricorrere auna legatura vera e propria. In talsenso si possono considerare uno deiprimi esempi di cartonato d’editore.

Sempre in cartoncino, le co-perte tipografiche, comparse a Pari-gi quindi riprese in Italia, decoratecon dei minuscoli fregi che, varia-mente combinati, formano dellecornici, delle cartelle e dei motivi divario tipo. Si generalizzano in questaforma dal primo quarto dell’Otto-cento, come illustra l’esemplare pre-sentato (foto 12) di Alcuni ritratti didonne illustri delle provincie veneziane,recante la dedica autografa dell’Au-tore Bartolomeo Gamba (1776-1841) alla contessa Lucia MemmoMocenigo, consorte di Alvise Moce-nigo, creatore di Alvisopoli.

A questo genere di legatura èstata accordata relativamente scarsaattenzione, spesso per la modestiadella decorazione. Tuttavia esso as-sume importanza in quanto rivela ledate, i nomi e i cognomi di editori edi stampatori, di annunci librari ed ètalvolta ingentilito sui piatti o suldorso da vignette a volte inedite enon riprodotte nel testo. L’aspetto èpeculiare per ogni nazione e interes-sa di solito gli almanacchi, i libri discuola, i messali o i periodici.

La stampa sulla coperta è ca-ratteristica della fase preindustrialelegata allo stampatore-editore. Lostesso volume può esistere con delledifferenti copertine. La legatura incarta deve consentire anche all’ac-quirente con pochi mezzi, l’acquistodi un libro economico, dignitoso,esteticamente gradevole. La copertastampata, spesso a vivaci colori, èprovvista di decorazioni, semplici ocomplesse, del titolo del volume o9

A fianco: dettaglio di unalegatura emiliana alle armi di Eugène de Beauharnais, viceré d’Italia (1805-1814) e alla moglie Amalia.Nella pagina accanto da sinistra:legatura milanese da attribuire a Luigi Lodigiani (1778-1843),inusuali i contropiatti foderati; legatura romana del primoquarto del secolo XIX alle armiAsburgo-Lorena: di gustorinascimentale italiano la cornice a torciglione

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dell’elenco di altre pubblicazionidella stesso editore. Dal punto di vi-sta tecnico, queste legature presen-tano delle numerose varietà, a se-conda dei paesi di origine. General-mente sono in brossura (semplicecoperta di carta o cartoncino incol-lata lungo il solo dorso) o in cartona-to (vera e propria legatura editorialeeseguita con la tecnica della legaturaa cartella). I margini dei volumi sonodi rado rifilati, a comprovare che sitratta di legature provvisorie desti-nate a essere successivamente dotatedi una legatura definitiva.

�Proseguono il defilato cam-

mino, le coperte in tessuto spessoricamate (foto 16), anche provvistedello stemma del destinatario (foto14, Visconte Maria Proto, vescovodi Cefalù).

Impiegata fin dal Medioevo, lalegatura in stoffa ornata con dei rica-mi è destinata ad ornare libri religio-si. Nel Rinascimento le legature ri-camate compaiono anche su librinon devozionali, in genere di pre-

sentazione; tuttavia, almeno sino allametà del XVIII secolo, la decorazio-ne a ricamo ricopre prevalentemen-te libri liturgici e libri devozionalid’uso privato: libri d’ore, libri diesercizi spirituali e simili. Questi la-vori d’abilità e pazienza sono esegui-ti in comunità religiose femminili.

In Italia le legature in tessutoregistrano una rilevante popolari-tà, specie nel Settecento, per esem-plari di presentazione.

La moda della decorazione aricamo declina, in Italia, nel perio-do neoclassico: fanno eccezione al-cuni libretti d’opera scaligeri del1803 e 1805.

I materiali impiegati per i rica-mi sono i fili d’oro e d’argento, oppu-re di lana, di lino e di seta in vari colo-ri. Talvolta le perle, i coralli, i lustriniarricchiscono questo raro e lussuosotipo di abbellimento. La base è invelluto, in raso o in seta. Ben difficil-mente le legature in tessuto si con-servano in perfette condizioni: tendea sfilacciarsi sul labbro e a staccarsidalla coperta, lasciando scoperti isupporti in cartone. Poiché il ricamo

va realizzato a piatto sulla legatura, labase di appoggio non deve presenta-re alcuna irregolarità: il dorso dellelegature ricamate, perciò, è tenden-zialmente liscio, senza nervature. Ladecorazione fa spesso riferimento alpossessore o al testo del libro, e ri-prende in genere lo stile dell’epoca.Datare con precisione queste legatu-re non è semplice: gli aspetti tecnicidella legatura e del ricamo fornisco-no scarne indicazioni cronologiche etopografiche. L’identificazione de-gli esecutori è ancor più complessa:si può solo affermare che questi lavo-ri erano in genere realizzati nell’am-bito di comunità religiose femminili.

�In Inghilterra, l’eclissi dell’at-

tività legatoriale francese dopo la Ri-voluzione è significativamente rap-presentata da Roger Payne, dall’ac-certata vanità: redige delle inusualifatture con un’esagerata dovizia didettagli spesso autocelebrativi. Il Regno Unito erediterà il primatodella Francia e lo conserverà nel pri-mo terzo dell’Ottocento.

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Come spesso attestato nei se-coli precedenti, non mancano inquesta nazione dei generi particolariquali, in questo evo, le coperte orna-te secondo lo stile etrusco o Etruscanstyle (foto 17), termine coniato daibibliofili inglesi per designare un ge-nere di legatura diffuso tra la fine delSettecento e l’inizio dell’Ottocento,caratterizzato da un abbellimentoneoclassico con delle palmette e del-le greche in oro su vitello brunitocon dell’acido, a imitazione dei vasidi terracotta greci ed etruschi. Il di-segno è derivato dagli stili antichi,greco ed egizio: è impropriamentedenominato etrusco perché allora siritenevano tali i vasi della MagnaGrecia, alla cui decorazione lo stile siispirava. Con il termine etrusco si in-tendono quelle legature in vitelloche sono state colorate per imitarel’aspetto dei vasi di terracotta deiGreci e degli Etruschi. Questa tipo-logia fu particolarmente apprezzatain Inghilterra, dove John Whitaker egli Edwards di Halifax la adottanoper la legatura.

Da ricordare la bottegaZaehnsdorf, riferibile a Joseph(1816-1886), che non si sottrae algusto retrospettivo (foto 15), consi-derato il cinquecentesco testo diGuillaume Paradin, Historiarummemorabilium, nell’edizione lionesedi Jean de Tournes del 1558: se il to-mo evidenzia infatti la cartella cen-trale rilevata in cuoio nero confor-me ai manufatti dell’ignota bottegaparigina Wotton’s binder C in attivitàtra il 1540 e il 1563 circa, dal nomedel bibliofilo inglese Thomas Wot-ton (1521-1587), non così i fregi do-rati di aspetto stilizzato che ricorda-no latamente quelli del periodo. Ap-prendista a Stoccarda e a Vienna, ap-proda a Londra nel 1837, città in cui,

dopo aver lavorato presso un paio dilegatori, apre una propria botteganel 1842. Partecipa, tra l’altro, alleLondon International Exhibition(1862), Anglo-French WorkingClass Exhibition (1865), ExpositionUniverselle (1867): i suoi manufattisono prontamente identificabili da-gli estimatori di legature di qualità.Gli succede il figlio Joseph William,legato al genere emblematico se-condo cui il decoro realizzato sullacoperta allude direttamente e im-mediatamente all’argomento del te-sto, come per Peter Pan in KensingtonGardens del 1907.

Il carattere simbolico è propriodi un altro volume inglese (foto 18)in cui campeggia un vistoso supra li-bros che raffigura l’ancora aldina inallusione al testo, la prima edizionealdina dell’Opera di Claudio Clau-diano del 1523, tale da essere appli-cabile anche su volumi di formatomaggiore.

Nella seconda metà del XIXsecolo, il rinnovamento introdottoin Francia da Marius Michel con laflore ornamentale sarà seguito in In-ghilterra da Thomas J. Cobden-Sanderson (1849-1922), definito ilpadre della moderna legatura in-glese. Apre nel 1883 un atelier chenell’arco di dieci anni esegue circa170 legature; nel 1893 abbandonal’attività, ma continua a interessarsidi decorazione e delle operazioni dilegatura. Nel 1900 è fondata la casaeditrice Doves Press, che avrebbeassicurato una regolare fornitura dilibri alla legatoria. La Doves Presschiude nel 1917, mentre la legato-ria cessa nel 1921. Il tipo di abbelli-mento prodotto da questa espe-rienza è originale: inizialmente ri-flette i canoni dell’Arts and CraftsMovement, corrente inglese d’avan-

guardia, attiva verso il 1900, inte-ressata alla forma estetica del libro,per orientarsi successivamente ver-so un ornamento di tipo astratto.

Sorge in Inghilterra nel 1955l’associazione Guild of contempo-rary Bookbinders, rifondata nel1968 sotto il nome di Designerbookbindings, che analogamentealla francese Société de la Reliureoriginale, propugna l’integrazionedi motivi d’avanguardia dell’artegrafica e pittorica nei disegni dellelegature.

�Esauriscono questa sezione al-

cune riflessioni sulle legature con-traffatte. L’interesse sempre cre-scente dei bibliofili per le legature dipregio o di attestata, quando non ce-lebre, provenienza, ha favorito, spe-cie nel XIX secolo, la produzione dinumerose legature con degli abbelli-menti ad imitazione dell’antico,spacciate per originali o sulle qualivenivano apposti, per aumentarne ilvalore commerciale, delle armi o deisupra libros di personaggi quali Enri-co II, Jean Grolier e altri celebri col-lezionisti del passato.

I falsari hanno prediletto inparticolare le legature del XVI seco-lo, e tra queste quelle italiane a cam-meo di tipo “Canevari”, di tipo aldi-no e le legature francesi decorate acera colorata. Sono invece meno fre-quenti i falsi realizzati su legature delXVII e del XVIII secolo, dato che sitendono a falsificare le opere piùpregiate, dunque le più antiche.

Per il bibliofilo collezionista ècomunque fondamentale conoscerele caratteristiche di quelle legatureche più di altre sono state soggette afalsificazione. È noto, per esempio,che circa la metà delle legature cata-

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sione recente oppure da errori aral-dici, ma può contare sul fatto che leincongruenze stilistiche non sono inquesto caso sinonimo di falso, per-ché l’abitudine di apporre armi su le-gature più antiche era in effetti diffu-sa nel XVII e nel XVIII secolo.

Il bibliofilo, per difendersidalle trappole tese dai legatori,spesso dotati di grande abilità e im-

maginazione, dovrebbe essere ingrado di riconoscere, per esempio,un dorso parzialmente o totalmen-te rifatto, delle cuffie rinnovate, deifregi nuovamente dorati, una deco-razione aggiunta, delle armi appo-ste tardivamente. Dovrebbe poianche disporre di alcune informa-zioni elementari di carattere stori-co. Per verificare l’autenticità di

logate come appartenenti a JeanGrolier recano la celebre scritta Io.Grolierii et amicorum: se è scontatoche un falsario riproduca il motto, èmeno verosimile che si premuri diinserire, come nei veri Grolier, duefogli di guardie in pergamena perpiatto. A proposito del celebre mottoIo. Grolierii et amicorum e dei titolipresenti sulle coperte dei suoi libri,nei Grolier originali i titoli impressi amano non sono mai perfettamenteallineati, a differenza di quelli con-traffatti che, se eseguiti con il com-positoio, come spesso si è verificato,sono perfettamente rettilinei e condei caratteri a distanza uniforme.

Tra i falsari di legature più notie fortunati figura Louis Hagué, lega-tore e restauratore a Bruxelles neidecenni centrali del XIXsecolo, spe-cializzato in sontuose legature cin-quecentesche di Carlo V, Jean Gro-lier, Tommaso Maioli. Per conferiremaggior credito ai suoi falsi, lega sol-tanto i libri importanti. Anche se ri-esce a ingannare in rari casi bibliofilinon sprovveduti, le fraudolente le-gature di Hagué sono oggi facili dariconoscere: le sue decorazioni in-fatti sono del tutto immaginarie. Dalui sono state eseguite le coperte chel’antiquario Bernard Quaritch havenduto al bibliofilo inglese JohnBlacker, la cui imponente bibliotecaè stata battuta all’asta nel 1897, macome collezione di libri moderni.Non tutte le legature consideratefalse sono integralmente tali: spessola falsificazione consiste, infatti, nel-l’apporre su una legatura d’epocaoriginale le armi di un bibliofilo ce-lebre o di un importante personag-gio storico. In questi casi si può par-lare di legature falsificate: il falsariopuò essere tradito, in questi lavori,dall’oro meno patinato dell’impres-

Sopra: legatura veneziana del secondo quarto del secolo XIX in brossura editoriale con la dedica autografadell’Autore Bartolomeo Gambaalla contessa Lucia MemmoMocenigo.Accanto: legatura napoletana con dettaglio dello stemma

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una legatura occorre ricordare cheè rara la presenza del titolo sul dor-so prima della fine del Cinquecen-to. Il titolo infatti compare nel Sei-cento, impresso in oro, abbreviato,costituito di solito da caratteri nonperfettamente allineati e talvoltaerrati. L’imitazione delle legatureantiche è molto impegnativa: chi neha viste molte, scopre le anomalienel materiale, nell’esecuzione enella decorazione. Un’imitazionepecca sempre in qualche punto.

L’Ottocento dei falsari e l’incu-nabolo della Divina Commedianella legatura di “Apollo e Pega-so” (foto 19)

Nel Fondo Antico della Bi-blioteca di via Senato è custodita unacopia dell’ultimo incunabolo dellaDivina Commedia dantesca, stampa-to nel 1497 da Pietro Quarengi diVenezia. Riccamente illustrata, si

presenta in una legatura in cuoiobruno su cartone decorato a secco, inoro e a colori. Segno di notevole di-stinzione è la placchetta posta al cen-tro dei piatti, impressa a secco e poidipinta, che imita un cammeo anticoraffigurante Apollo che guida unabiga verso la cima di un monte dovesi trova Pegaso, il cavallo alato. Leplacchette sono colorate nello stessomodo per tutti i volumi: in verde perle rocce, in argento per Pegaso, ilcorpo di Apollo e il carro, in oro levesti di Apollo, in nero e in argento idue cavalli del carro. Il cammeo è in-corniciato dal motto greco OR-THOS KAI ME LOXIOS, impresso amano con singoli caratteri, a signifi-care l’invito per l’uomo saggio ad af-frontare la vetta per la via più diretta,anche se più ardua. Secondo il for-mato, le placchette sono disposte sudi una base orizzontale nei formatiin-quarto e in-ottavo, e su base verti-cale per quelli in-folio. Esse sonoinoltre caratterizzate dal taglio do-

Sopra e in alto a sinistra: dueesempi di legature italianemeridionali in tessuto ricamato.In alto a destra: legaturalondinese a firma di JosephZaehnsdorf (1816-1886), in stileretrospettivo. Nella paginaaccanto, legatura inglese in Etruscan style, abbellimentoneoclassico a imitazione dei vasidi terracotta greci ed etruschi

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rato ma non cesellato e dall’assenzadi bindelle. Queste legature, com-parse sul mercato librario londineseverso la metà dell’Ottocento, dopoun’iniziale generica attribuzione diappartenenza a un ignoto bibliofilomecenate, sono state denominate“Canevari” nell’Ottocento, dal bi-bliofilo Guglielmo Libri che, erro-neamente, le ritenne eseguite per ilmedico genovese Demetrio Cane-vari (1559-1625), vissuto a lungo aRoma ove costituì una cospicua bi-blioteca. Queste coperte in realtàsono state eseguite per il bibliofilogenovese Giovanni Battista Gri-maldi, ad opera di differenti legatoriattivi nell’ambito della corte ponti-ficia nel decennio 1540-1550: Ma-stro Luigi (per un totale di 32), Nic-colò Franzese (40 circa) e Marcan-tonio Guillery (70 circa), su libriediti dal 1540 al 1548. Se queste le-gature sono da sempre ricercate daicollezionisti e molto rare sul merca-to antiquario con prezzi elevati, ap-paiono sempre dall’Ottocento inpoi (secolo tristemente famoso perdiversi tipi di falsari del libro) le ce-lebri false “Canevari” ovvero le false“Apollo e Pegaso”, a cui appartieneanche la nostra copia della Comme-dia dantesca.1 Diversi i dettagli chedifferiscono nella copia rispetto al-l’originale: il cammeo risulta di fat-tura piuttosto grossolana. Si posso-no rilevare delle differenze nel man-to di Apollo e nelle nuvole; i raggidelle ruote del carro sono quattroinvece di sei; l’iscrizione circostanteil cammeo è impressa a placca inveced’essere realizzata con delle lettereseparate. Considerato il genere dilegatura, non è da escludere che essasia l’opera di Vittorio Villa (m.1892), legatore bolognese della finedell’Ottocento (i suoi fregi sono sta-

ti successivamente adoperati da Do-menico Conti-Borbone), trasferito-si successivamente a Milano, città incui si associa al libraio Monte. Va in-fine ricordato che, rispetto alle ori-ginarie “Apollo e Pegaso” anche lefalse “Canevari”, censite attualmen-te in almeno 45 volumi, sono ormaidi costo apprezzabile.

Legatura papale appartenuta aGregorio XVI eseguita in Italiada L. Olivieri (foto 20)

La copia di presentazione alpontefice Gregorio XVI (nato Bar-tolomeo Alberto Cappellari, che harepresso duramente i moti per l’In-

dipendenza) contenente 55 specimi-na di caratteri tipografici vari, di lin-gue asiatiche, europee, africane eamericane, intitolata Specimen cha-racterum typographei S. Concilii chri-stiano nomini propagando sanctissimodomino nostro Gregorio XVI. Pont.Max. idem typographeum invisentioblatum (Roma, 1843) si presenta inuna sontuosa legatura, firmata L.Olivieri di Roma, in velluto rosso sucartone decorato in oro e a mosaico.

La stoffa nelle sue varietà (vel-luto, seta, damasco, tela di cotone) èmateriale che ben si presta a ricopri-re i libri. In Italia, e particolarmentenel tardo Medioevo, legature in tes-suto sono state eseguite a Roma, Fi-renze, Ferrara, Urbino; notizie sul-

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l’esistenza di questi antichi manufat-ti vanno però ricercate in documentid’archivio, in quanto pochi esempla-ri sono scampati all’usura del tempo.

Seta e velluto si riscontrano co-me tessuti di fondo nelle legature aricamo: queste, già note dal Medioe-vo, sono state eseguite sino ai nostrigiorni. Nel XVIII e XIX secolo sonostati impiegati tessuti di pregio, qualiil velluto (intreccio di fili perpendi-colari tra loro che presenta un fittopelo sul lato diritto), il damasco (co-stituito da filati di seta di diversi colo-ri in cui il disegno, per lo più a fiora-mi, risalta sul fondo per contrasto dilucentezza), il moerro (tessuto di se-ta a riflessi marezzati ondulati), il ta-bis (tessuto di seta ondivago), il raso(o satin, tessuto in seta di particolarebrillantezza) e il taffettà (tessuto diseta compatto, liscio e uniforme).

Il loro utilizzo richiede unagrande accuratezza nella manipo-lazione, sia per non macchiarli siaper farli aderire correttamente sen-za far trasudare l’adesivo. Prima diessere applicati, i tessuti sono stira-ti a caldo. Possono anche riceveredelle decorazioni in oro. Nella se-conda metà del XIX secolo, il vellu-to e il taffettà ricoprono le strenne egli almanacchi, spesso riccamentedorati, e ripropongono talvoltal’antica abitudine di arricchire lelegature di tessuto con dei metallipreziosi, completandole con delleplacche, delle borchie e dei ferma-gli in argento lavorato. Molte lega-ture editoriali di questo periodosembrano in seta ma sono invece incarta ad imitazione del tessuto.

In evidenza gli ampi fregi à larocaille, variazioni arricchite dell’a-canto classico, pieni e ombreggiati,derivati dai ferri rococò settecente-schi, il cui fondo, inciso con estre-

ma finezza, conferisce all’immagi-ne una gamma di differenti sfuma-ture. Questi motivi sono stati adot-tati secondo vari schemi: ferri a vo-lute piene e ombreggiate impressisoltanto agli angoli delle coperte,collegati tra loro da un gruppo disottili filetti di cui il volume è testi-monianza; ferri impressi a coppielungo l’intero margine dei piatti, inmodo da formare un’ampia corni-ce; una rilevante composizionecentrale impressa con una placca incavo o in rilievo, sola o associata auna cornice. Sorprende l’abile ac-coppiamento dei colori. Lo statopristino del volume non aiuta a ri-cordare la fragilità del materiale dicopertura, specie nelle porzionisoggette ad attrito: angoli dei piat-ti, labbri e nervi lungo il dorso.

Il volume d’omaggio di Alessan-dro Sanquirico all’imperatoreFerdinando I (foto 2)

Il 6 settembre 1838 l’impera-tore Ferdinando I d’Austria e Red’Ungheria (1793-1875), duranteuna fastosa cerimonia, cinto con la

Corona Ferrea, è proclamato Re delRegno Lombardo-Veneto. L’even-to rimane immortalato grazie anchealla pubblicazione dell’architettomilanese e scenografo AlessandroSanquirico (1777-1849), Incorona-zione di S.M.I.R.A. Ferdinando I. a Redel Regno Lombardo-Veneto con sacrasolenne pompa celebrata nell’insigneMetrop.na di Milano il VI sett.re 1838descritta e rappresentata dall’architet-to pittore scenico Alessandro Sanquiricomembro delle Imp.li e Reali Accademiedi Belle Arti di Vienna, Milano, Vene-zia, Torino, Napoli, ecc. ecc. (Milano,Tipografia Pirola, 1838). Al fronte-spizio in cui campeggiano le armidell’imperatore Ferdinando I, se-guono XIII carte numerate checontengono oltre alla dedica in cuisi specifica che “Alessandro Sanqui-rico questo sacro solenne apparatoda lui stesso inventato ed eseguitodedica e consacra tenue testimo-nianza di somma venerazione”, an-che l’Idea generale della presente operae l’Elenco degli sovrani e distinti perso-naggi che hanno assistito o presero partenella solenne incoronazione. Adorna-no il volume 41 tavole incise su dise-gno di Sanquirico da Falckeisen,Campi, Cassina, Bramati, Citterio,Camera, Cherbuin e Cagnolo in ac-quaforte lineare e acquatinta. Lesingole tavole di mm 370x305 condidascalia calligrafica sono applica-te alle carte in-folio oblungo di mm480x410, entro un triplice riquadrocalligrafico, e raffigurano le diversefasi dell’incoronazione: il Padiglio-ne erettosi a capo dello stradone co-siddetto di Loreto, la consegna del-le chiavi della città, i ricchissimi ad-dobbi esterni e interni del Duomo,il sontuoso banchetto nella Sala del-le Cariatidi di Palazzo Reale con ladisposizione di tutte le autorità cit-18

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tadine e tutti gli altri dettagli dellafestività, la Corona Ferrea e le im-magini dei regnanti della dinastiaaustriaca.

Il volume conservato presso lanostra Biblioteca è la copia d’o-maggio di Sanquirico per l’impera-tore Ferdinando I stesso, che si pre-senta in una sontuosa legatura invelluto rosso con una bordura, fio-roni in punta d’angolo e al centro,le armi di Ferdinando, applicati arilievo in metallo dorato sui piatti. Itasselli dorati e un fermaglio a rilie-vo con risguardi in moerro rossocompletano la decorazione.

L’apparato del testo e delle ta-vole è completamente acquarella-to, creando l’effetto di scenografiaper il quale Sanquirico, allievo diGiuseppe Perego, è rinomato. La-

vora infatti con successo alle sceno-grafie e agli allestimenti del Teatroalla Scala di Milano (dal 1817 al1832 ebbe la direzione della sceno-grafia). Stendhal in una lettera a DeMareste parla di “une fête pour l’i-magination” con riferimento all’al-lestimento creato da Sanquiricoper il ballo eroico La Spada di Ken-neth di Salvatore Viganò. Identica-mente memorabile anche la sceno-grafia de Il Crociato in Egitto di Gia-como Meyerbeer per la rappresen-tazione alla Scala nel 1826. Le inci-sioni dei suoi allestimenti sono sta-te pubblicate da Stanislao Stucchi(1819-1824; 1827), mentre i suoibozzetti e gli acquerelli sono con-servati a Milano presso il Museoteatrale alla Scala e la Civica raccol-ta delle stampe Achille Bertarelli.

A pag. 84: dettaglio di unalegatura inglese su un testo aldino;l’ancora (marca dei Manuzio)allude alla celebrata tipografiaveneziana. Sopra da sinistra:esempio di una falsa legaturarinascimentale “Apollo e Pegaso”sull’ultimo incunabolo della DivinaCommedia dantesca del 1497;legatura romana alle armi delpapa Gregorio XVI (1765-1846)

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NOTE1 MICHEL WITTOCK, À propos de reliures

vraies ou frelatées, au médaillon d’Apollonet Pégase. Une enquête à travers les sourcesbibliographiques, in: Bulletin du Bibliophi-le, 1998, pp. 330-364. MICHEL WITTOCK, Ilmedaglione di Apollo e Pegaso, in: L’oggettolibro, Milano, Sylvestre Bonnard, 2000, pp.88-113.

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LA TUA TV. SEMP

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PRE PIÙ GRANDE.

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BvS: legature nel Novecento

TRA LE LEGATURE FUTURISTEE QUELLE D’ARTISTA

tattili termiche di Filippo TommasoMarinetti e Tullio d’Albisola com-pare L’anguria lirica, ancora di Tul-lio d’Albisola, ma questa volta incoppia con Bruno Munari, edita nel1934 a Roma dalle Edizione Futuri-ste di “Poesia”. L’edizione in 101copie viene stampata su 21 fogli dimetallo, con un ritratto dell’Autoredi N. Diulgheroff, prefazione di Fi-lippo Tommaso Marinetti e 11 ta-vole litografiche di Bruno Munari, esi offre in una legatura editoriale inmetallo con il dorso a cilindro: saràesposta e premiata a Parigi alla mo-stra di grafiche decorative (foto 1).

Il mito della macchina sugge-rirebbe l’utilizzazione del metallo,dalla limitata applicazione per i co-sti e la scarsa praticità. Si produconoin alternativa delle legature in allu-minio prima, poi sostituito dal car-toncino argentato o da un sottile

strato di colore argento su carta. Lecoperte sono talvolta provviste divistosi bulloni e di copiglie: ne è unesempio la legatura che l’editoreDinamo Azari fa realizzare per il li-bro Depero futurista del 1927 (foto2): stampato in formato rettango-lare, tipo album, riassume tutte letrovate parolibere con degli inchio-stri e delle carte di differenti colori,delle tavole ripiegate che si aprono,dei giochi tipografici. FortunatoDepero è tra i primi autori futuristia creare dei libri d’artista con moltialtri esempi di arti pure e applicate,riferibili al movimento capeggiatoda Filippo Tommaso Marinetti.

I libri sono degli esemplariunici o numerati in serie limitate apochissimi esemplari, realizzati condelle tecniche miste tra le quali pri-meggia il collage, tecnica utilizzataper la realizzazione di opere pro-dotte tramite la sovrapposizione dicarte, di ritagli di giornale o di rivi-sta, tratti dalla quotidianità e dalmondo della pubblicità.

Tra le legature di questo perio-do, sono da ricordare anche quellein cuoio realizzate da Fedele Azari,Paolo Alcide Saladin e Cesare An-dreoni, in metallo, proprie di d’Al-bisola e Munari e quelle senza dorsolegate da una spirale metallica.

Mostre di libri d’artista sonosempre più diffuse anche in Italia:grande interesse ha suscitato nel

Dall’inizio del secolo si affer-ma in Italia il movimentofuturista (1910-1935 circa)

che nasce dall’esigenza di calarsi nel-la realtà e riscattarla, rivendicandol’esaltazione senza compromessidella materia. La rivoluzione deveavvenire in tipografia, con gli stru-menti della stampa, i caratteri, la car-ta con il suo peso e colore, l’inchio-stro, la pagina intesa non comeschermo passivo e vincolato a rigideleggi d’armonia, ma al contrario vis-suta come campo dinamico da utiliz-zare in funzione espressiva. I futuri-sti sono coinvolti in una riflessioneche riguarda la grafica, l’impagina-zione dei volumi e le legature.

In questo ambito si registra ne-gli anni Venti e Trenta la comparsadel libro d’artista, con cui si propu-gna la smaterializzazione del libro fi-no ad allora conosciuto per un muta-mento in forme e materiali che cele-brino il contenuto di un libro-oggettod’arte, destinato a risvegliare i sensi.Compaiono delle audaci sperimen-tazioni sui materiali da utilizzare nelsuo approntamento.

Per conseguirne la sublima-zione nascono i libri indistruttibiliquali le lito-latte, ideate dall’indu-striale Vincenzo Nosenzo di Savo-na, produttore di scatole metalli-che, con l’aiuto di Tullio d’Albisola,suo amico, per la veste grafica. Do-po Parole in libertà futuriste olfattive

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2008 Un libro in maschera – Operain 5 atti e 25 artisti, a cura e su proget-to di Gioia Mori, una Mostra propo-sta dalla Biblioteca di via Senato.

A questi sperimentatori si af-fiancano i più tradizionali legatoriche eseguono dei pregevoli manu-fatti secondo i canoni tradizionalidel pastiche o seguendo gli orienta-menti della libera interpretazione,tra i quali Pio Colombo, GiovanniDe Stefanis, Vittorio de Toldo eGiovanni Pacchiotti.

Oramai poco diffuse nel mer-cato antiquario, le legature di epocafascista, probabilmente per l’elimi-nazione in seguito al crollo del regi-me. I motivi presenti sulle legatureeditoriali alludono direttamente algoverno (i fasci littori specie lungo ildorso, le aquile ad ali patenti, le asce)e al testo (gli aeroplani talora anchein palladio, a fronte di testi riferibiliall’aeronautica militare).

Più che mai, il decoro della co-perta è in sintonia con il contenuto,come per I dopolavoro aziendali in Ita-lia, edizione stampata a Roma dallaDirezione Generale dell’OND inoccasione del Congresso Mondialedel Dopolavoro nel 1938, contenen-

te un disegno a colori di Depero perciascuna provincia italiana, ispiran-dosi alle qualità storiche ed econo-miche di ogni città (foto 3). Nell’a-zione di propaganda e assistenza aimilitari è infatti mobilitata l’OperaNazionale Dopolavoro (OND),l’ente che, nelle intenzioni del regi-me, deve rappresentare il raccordofra il lavoro e la spada, fra la societàcivile e l’esercito in armi. L’OND hail compito di organizzare e inqua-drare entro uno spazio controllato esicuro il tempo libero dei lavoratori.Nei dopolavoro si svolgono svariateattività, che spaziano dallo svago (losport amatoriale, ballo, il cinema, glispettacoli di varietà), alla cultura (iconcerti, gli spettacoli di lirica e pro-sa, le biblioteche circolanti, le bandemusicali, i corsi di tecnica agraria o dieconomia domestica, le conferenze,la prevenzione sanitaria), all’escur-sionismo (le gite a piedi o in biciclet-ta, i treni popolari, le crociere e viag-gi all’estero, le colonie estive per i fi-gli dei lavoratori), sino allo sportagonistico e all’organizzazione di ra-duni e feste popolari (la Befana fasci-sta, la Festa dei fiori, la Festa dell’u-va, la Festa delle mondine, la Festa

della pesca). Con questi interventiche diffondono l’immagine di un re-gime impegnato nella modernizza-zione del Paese e preoccupato delbenessere popolare, lo Stato estendeil controllo alla sfera della vita priva-ta e dei divertimenti.

In quegli anni il costrutto de-ve essere privo di fronzoli, realizza-to con dei materiali modesti e au-tarchici, talora realizzato non senzaingegno.

Un doveroso cenno si imponeper le legature contemporanee ita-liane.

Ne costituiscono un esempiole botteghe di Mario Rigoldi (tra l’al-tro noto per aver realizzato su richie-sta del tipografo Franco Riva alcunecelebrate legature da quest’ultimodisegnate) con un suo manufatto amosaico la cui foggia sembra allude-re più che al testo (Poesie di CarloPorta del 1958; foto 13) ai disegni diRenato Guttuso che lo affiancano, eGiovanni De Stefanis che, attento altesto I lumi a Milano. Pagine di civiltàlombarda nell’edizione di AlbertoTallone del 1962, propone una vedu-ta del capoluogo milanese con ilDuomo sullo sfondo.

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Di non immediata fruibilità, ilcarattere allusivo del volume diignota bottega raffigurato su un te-sto di Oscar Wilde, The Happy Prince(Bologna, Giuseppe Zanasi, 2001).L’edizione, in una tiratura non giu-stificata, è stata ideata da GiuseppeZanasi in occasione della XII mostradel Libro Antico nel marzo del2001, e si presenta in una legaturaeditoriale in pieno marocchino neroa grana grossa, con cornice in oro aipiatti costituita da una serie di ret-tangoli paralleli, posti verticalmen-te rispetto ai margini superiori e in-feriori, e orizzontalmente rispetto aimargini interni ed esterni. Al centrocontiene una tavoletta in legno di-pinto in nero, con decorazione flo-reale a secco e in oro e titoli in oro,applicata al piatto anteriore, ri-

sguardi neri con motivo di nastri do-rati paralleli che richiamano i ret-tangoli dorati ai piatti; il tutto entrocofanetto di legno nero.

Tra le recenti legature d’arti-sta, la sorprendente realizzazione inbase al disegno di Enrico Baj (1924-2003) sul testo di Roberto Sanesi(1930-2001), Alterego e altre ipotesi,contenente 5 acqueforti a colori diEnrico Baj, stampata in 93 copie conil torchio privato da Gino Castiglio-ni e Alessandro Corubolo a Veronanel 1970 (foto 6). Questa tipografiaprivata, tra le più raffinate dell’attua-le panorama, il cui solo nome Chime-rea Officina indica l’utopia, il sognoirrealizzabile dell’impresa, mantie-ne un approccio tradizionale, tutta-via mai convenzionale nei confrontidei libri impeccabilmente impressi,

A pag. 88: copertine futuriste –L’anguria lirica di Tulliod’Albisola in lito-latta e Deperofuturista nella legatura di Dinamo Azari. A pag. 89: legatura fascista, I dopolavoro aziendali del 1938. A pag. 90 da sinistra: legaturafrancese a firma di Geneviève de Léotard su Le Cantique des Cantiques di François-LouisSchmied; copertina in stile Art Nouveau, a firma dell’École Estienne. Sotto da sinistra: Alterego e altre ipotesi (1970),realizzazione in base al disegnodi Enrico Baj; contropiatto a mosaico del manufatto a firmadel francese Georges Levitzky su Poésies di Baudelaire

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dalle produzioni sempre differenti,come attestano i diversi formati, lacarta e i caratteri di ciascuna edizio-ne. L’utilizzo del torchio non è ca-suale ma costituisce un percorso ob-bligato per controllare le diverse fasidi stampa. Il catalogo contemplaun’ampia varietà di autori, soggetti elingue con una particolare attenzio-ne rivolta ai poeti moderni. Tra gliartisti sono da annoverare Adami,Paladino e appunto Baj, consideratouno dei più importanti artisti italianicontemporanei, che per la presenteedizione ha pure realizzato la sovra-coperta a colori e a collage e la custo-dia confezionata con due telai di le-gno incernierati e ricoperti di tela damaterasso; sul piatto anteriore spic-ca incollata un’immagine.

In Italia è ancora vivo il ricordodel Concorso internazionale di lega-tura Maestri rilegatori per l’Infinito,tenutosi a Macerata nel 1998, e quel-lo dell’Esposizione di legature mo-

derne svoltosi a Venezia nel 1999, inoccasione del VI Forum Internazio-nale della rilegatura d’arte.

�In Francia proseguono lo stile

emblematico e quello floreale finoal 1920 circa: un esempio lo offre lacoperta il cui ornamento si riferisceall’argomento del volume, Poésiesdi Charles Baudelaire (Parigi, LeLivre Français & H. Piazza, 1926)circostanza che giustifica i motivifioriti a mosaico negli angoli deicontropiatti (foto 7) e il serpenteentro fiori di cardo lungo il dorso.La legatura è prodotta da GeorgesLevitzky, nato in Ucraina nel 1885,emigrato nel 1907 a Parigi, città incui esordisce nel 1911 al Salon desArtistes Français. Le opere si carat-terizzano in quel periodo per undecoro convenzionale applicato alcuoio e alla pergamena. Dopo laprima guerra mondiale, l’attività

diventa più dinamica e originalecon manufatti in marocchino persi-no intarsiati in madreperla.

Anche la coperta sul volumeExposition Internationale du Livre etdes Arts Graphiques de Leipzig 1914.Catalogue Officiel de la Section Fran-çaise, stampato a Lipsia dal Syndicatpatronal des Imprimeurs Typogra-phiques con la collaborazione delCercle de la Librairie et de l’Impri-merie (foto 5), del quale è arteficel’École Estienne, ricorre ai motivilatamente proposti dalla flora. L’É-cole Estienne è il nome informaleper l’École Supérieure des Arts etIndustries Graphiques, scuolafrancese di legatura e di altre spe-cialità dell’arte grafica costituitanel 1889, con sede a Parigi, che haformato molti importanti legatori eartisti francesi del Novecento: tragli altri, Étienne Brindeau, Geor-ges Cretté, René Kieffer, AlainLobstein. Trae il nome dalla nota

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famiglia di eruditi e stampatorifrancesi del XVI secolo: è statacreata allo scopo di formare allieviabili e colti nell’arte e nell’industriadel libro.

�Il sorgere di un nuovo tipo di

decorazione, l’Art Déco, consacratodall’ Exposition des Arts Décoratifsdi Parigi del 1925, soppiantò en-trambi i generi.

Questo stile privilegia motivigeometrici nettamente stilizzati oastratti. Portato al pieno riconosci-mento ufficiale da Pierre Legrain,presenta una decorazione priva diogni riferimento al passato, eseguitacon l’aiuto di un tiralinee, una squa-dra e un compasso, e dall’impiego dinuovi materiali: metalli laminabili,madreperla, legni preziosi, avorio,galalite, gusci d’uovo. La copertadiviene una specie di frontespiziosul quale possono figurare il nomedell’autore e il titolo dell’opera.Con l’Art Déco la legatura entra nel-l’età moderna, adottando il designd’avanguardia. Per i seguaci dellostile, la legatura del volume rappre-senta in ogni caso una superficiecontinua sulla quale il disegno puòscorrere da un piatto all’altro; que-sta circostanza comporta l’abolizio-ne dei nervi del dorso e l’uso dellelettere del titolo come parte inte-grante del motivo ornamentale. Apartire dal 1923, il decoratore di-venta il Maestro dell’opera e firmaquasi sempre da solo il suo lavoro.

Impossibile non ricordare aquesto proposito Paul Bonet, il piùcelebrato tra i creatori francesi di de-corazioni per legature, di originebelga, attivo a Parigi (1889-1971).Può essere considerato il successoredi Pierre Legrain, capace di domina-

re il mondo della legatura francesedurante tutta la sua lunga carriera(65 anni). Le sue prime creazionifanno riferimento diretto al conte-nuto del libro, creando così delle le-gature parlanti. Ben presto la suaineguagliata creatività prenderà ledirezioni più svariate. A partire dal1931, egli fa eseguire delle legaturescolpite, intagliate, a rilievo o in me-tallo, ponendo i suoi numerosi colla-boratori di fronte a difficoltà tecni-che d’esecuzione la cui soluzioneporterà la legatura francese a un li-vello mai prima raggiunto. Stregatodalla magia degli alfabeti, inseriscespesso nelle sue decorazioni dellelettere dell’alfabeto: la serie di 30 le-gature che progetterà tra il 1931 e il1949 per Calligrammes rappresenta ilmassimo risultato raggiunto in que-sto genere. Nel 1934 crea alcune le-gature surrealiste con l’inserimentodi ritagli fotografici. Nel 1935 inven-ta un nuovo genere di decorazioneeseguito a filetti curvi: è la legaturairradiante, di cui eseguirà numerosevarianti. Il Maestro disegna pure del-le legature editoriali per l’editore pa-rigino Gallimard, oltre ad essere unodei promotori della Societé de la Re-liure Originale. Oltre 1700 le deco-razioni per legature da lui create.Presso la nostra Biblioteca viene cu-stodito qualche esempio di legaturaeditoriale su disegno di Bonet.

�A Parigi, verso la metà del se-

colo (1945), fondata dal legatorePierre Bonet e da Jules Cain, ammi-nistratore generale della Bibliothè-que Nationale, nasce la Sociétè de laReliure Originale con sede presso lastessa Biblioteca: si prefigge di rag-gruppare gli sforzi isolati dei miglio-ri legatori francesi di espressione

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Nella pagina accanto: copertine a decoro erotico, la legatura sulla sinistra firmata da René Kieffer (1876-1963).Sopra: un’opera di AlainDevauchelle sull’edizionedell’Utopia di Tommaso Moro(Tallone, 1989) e legaturafrancese su un testo di Uzanne, firmata da RenéWiener (1855-1940)

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moderna e consolidare l’orienta-mento della legatura francese versouna decorazione creativa e origina-le. È composta in origine da dodicibibliofili, tre librai e sei legatori(Rose Adler, Georges Cretté, Ro-bert Bonfils, Jacques-Antoine Le-grain, Henri Creuzevault, Paul Bo-net). La selezione molto severa nel-la scelta dei membri obbliga gli ar-tisti a impegnarsi senza tregua perconservare la supremazia della le-gatura francese nei confronti deglialtri paesi. L’associazione è impe-gnata a organizzare delle manife-stazioni e delle mostre di legatura ea pubblicare dei cataloghi illustratidelle sue esposizioni. La scomparsadegli ultimi legatori dell’antica ge-nerazione, associata a un conflittogenerazionale, porta nel 1971 alloscioglimento della Société de laReliure Originale. Nel 1979 si ope-

ra il cambiamento del nome dellaSociété in quello di Les amis de laReliure Originale.

Infrequentemente evocata, lalegatura femminile inizia a manife-starsi in modo autonomo e brillan-te con l’Exposition des Arts Déco-ratifs del 1925, a Parigi, ove regi-strano un notevole successo alcunedonne di talento: Jeanne Langrand,Martitia Garcia, Madeleine Gras,Rose Adler (dalla personalità origi-nale, che firma le opere datandoleper segnare le tappe della loro evo-luzione) e Geneviève de Léotard,quest’ultima legatrice e doratriceche frequenta l’École des Arts Dé-coratifs di Parigi presso la quale hainsegnato. Abbandona l’attivitàpoco prima della Seconda guerramondiale. Le sue coperte sono mar-catamente avanguardistiche nella li-nearità e nella scelta dei moderni

materiali. Spesso intarsiate le lega-ture in cuoi colorati di serpente e disqualo. Particolarmente vario e in-cisivo lo stile grafico caratterizzatoda combinazioni di linee divergentio sovrapposte, interrotte da grigliepuntinate in oro e in alluminio.L’involucro presentato racchiudeLe Cantique des Cantiques, stampatada François-Louis Schmied (1873-1941) in sole 110 copie ai suoi tor-chi a braccia con la collaborazionedi Pierre Bouchet nel 1925 (foto4). Ward Ritchie segnala nella suapubblicazione su Schmied che que-sto volume racchiude le illustrazio-ni più elaborate e originali, dallaricchezza cromatica e dallo stile ac-cattivanti, tali da considerarlo unadelle più rappresentative pubblica-zioni dell’Art Déco.

Alla fine del secolo XX, la le-gatura d’arte moderna, che negli

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A sinistra: La Città del Soledi Campanella (Tallone, 1983) in legatura eseguita da AlainDevauchelle su disegno di ElenaMezzadra. Sotto: legatura italianadi Mario Rigoldi, il mosaico ai piatti – più che allo scritto –sembra alludere ai disegni diRenato Guttuso presenti nel testo

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ultimi decenni si è arricchita di im-portanti apporti femminili, è in co-stante evoluzione, aperta a nuoveforme d’arte e a nuove tecniche: daoggetto preminentemente funzio-nale, è diventata anche un mezzo diespressione artistica.

�Più che in altri secoli, il Nove-

cento sembra meno inquadrabile incorrenti, per fare invece spazio alleindividualità dei singoli artigiani,come François-Louis Schmied(1873-1941), pittore, incisore, illu-stratore, tipografo, designer di librie legatore. Dopo la prima guerramondiale, si dedica sempre più allaproduzione di lussuose edizioniche investono l’illustrazione, la ti-pografia, la composizione dei ca-ratteri, il progetto grafico. Risalgo-no al 1920 le opere più sfarzose,dalle edizioni comprese tra 25 e 100esemplari. Lo stile grafico esotico ei colori marcati rivelano il fascinodell’Africa settentrionale esercita-to sull’artista. In questo periodopartecipa a diverse mostre da luistesso organizzate. Il crollo di WallStreet nel 1929 genera delle riper-cussioni disastrose sul lavoro: la do-manda di libri costosi diminuisceimmediatamente. Per mantenerneil valore, tenta di acquistarne uncerto numero peggiorando così lasituazione finanziaria. Nel 1935chiude la sua bottega in rue d’Italie,quindi i suoi i libri sono venduti al-l’asta. Si ritira in Marocco.

Forse meno multiformi manon privi di personalità rispetto aquella di Schmied, altri rilevanti ar-tigiani di questo periodo.

Pensiamo in primis a RenéKieffer (1876-1963), la cui attivitàè a tutto campo. Allievo di Marius

Michel, adotta lo stile Art Déco ne-gli anni Venti, quindi è a capo dellapropria legatoria, molto attiva nelperiodo 1920-1940, e all’originesia di legature correnti sia di manu-fatti pregiati dal decoro di avan-guardia; non mancano lavori daldecoro erotico (come il volume Dixcontes choisis ornés de dix gravures encouleurs di Jean de La Fontaine; fo-to 8), pure offerto da un altra lega-tura (foto 9) in Mostra, di fatturapiù recente. Sin dal 1909 si lancianell’edizione di lussuosi libri illu-strati per aprire verso il 1920 unnegozio nei locali attigui alla lega-toria. Tutte le sue attività, tra lorocomplementari, sono legate da unmedesimo oggetto: il libro.

In questo contesto va pure ri-cordato René Wiener (1855-1940),attivo a Nancy, che si avvicina allalegatura allorquando nel 1883 i pit-tori Victor Prouvé e Camille Mar-tin lo incaricano di eseguire propridisegni per alcune legature. Purnon essendo un legatore vero e pro-prio (si era impratichito nella dora-tura e nella stampa di riviste), parte-cipa per la prima volta nel 1892 alSalon de la Société Nationale desBeaux Arts: è contestato dato che idisegni realizzati non gli sono pro-pri. Nel 1893 presenta per primouna legatura-manifesto a mosaicoall’Exposition du Champs-de-Marsin Parigi che divide la critica. Aderi-sce alle legature in cuoio inciso, an-che a mosaico, nell’edizione Les évo-lutions du bouquin di Louis OctaveUzanne del 1897 (foto 11), tecnicascomparsa dal Cinquecento e ri-messa in auge verso il 1880 da Ma-rius Michel. La sua collezione di le-gature è oggi custodita nel MuséeLorrain. Introduce l’Art Nouveaunei bastioni del conservatorismo.

Le opere di Lapersonne sonoconnotate dal decoro lineare e inprospettiva, mentre il dorso costi-tuisce il naturale proseguimentodell’impianto ornamentale.

Un altro legatore francese de-gno di nota è Maurice Trinckwel,legatore e apprendista di MariusMichel. Agli inizi della carriera la-vora per Paul Bonet, evenienza ri-scontrabile in questo manufatto suLe Paradis Musulman, celebrataopera di François-Louis Schmied(1930) contenente anche un dise-gno originale dell’Artista, in cui ilgioco di filetti continui, tratteggiatie a stelline ne ricorda l’opera. Nel1926 apre un laboratorio a Parigi alQuai de Jemmapes nº 175, per di-ventare poi professore all’ÉcoleEstienne. Dopo la guerra si dedicaall’editoria.

Ultimo in data è Alain Devau-chelle (foto 10 e foto 12), vissutotra il 1944 e il 2011, erede di un’af-fermata tradizione di legatori deri-vata dal padre Roger (1913-1993).Allievo dell’École Estienne, inizial’attività nella bottega di famigliadella quale assume la direzione nel1990. Molto attivo, organizza nelsolo periodo 1970-1990 una trenti-na di mostre di proprie sobrie crea-zioni, utilizzando spesso diversipellami tradizionali (il marocchi-no, il cuoio di Russia, il box – cuoiodi vitello o di vacchetta sottopostoalla concia al cromo –, il vitello, lozigrino) e innovativi (il bufalo, ilserpente, lo struzzo) sotto forma dimosaico (foto 10) che sorprendo-no i bibliofili, dai quali è molto ap-prezzato.

Il decoro, che allude frequen-temente al testo, è variegato: ArtDéco, mosso, lineare, cubista, pitto-rico, naturalistico, ricamato.

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FRANÇOIS-LOUIS SCHMIEDE IL MERCATO DELLE LE-GATURE

F rançois-Louis Schmied(1873-1941) non è soltantostato pittore, incisore ed

editore di pubblicazioni, ma anchelegatore. Gli elevati prezzi spuntatidalle sue legature (basti citare la co-pia di Daphne provvista di una lega-tura di Georges Cretté su suo dise-gno venduta nel 2006 da Christie’sper oltre 20.000 dollari) costitui-scono lo spunto per alcune consi-derazioni.

�I libri, rari e di pregio, specie se

provvisti di rilevanti legature, costi-tuiscono, nel tempo, un interessanteinvestimento. Già Madame dePompadour, negli anni in cui Dide-rot e d’Alembert s’accingevano al-l’impresa dell’Encyclopédie, consi-gliava ai propri amici d’investire inlibri importanti. Il valore delle edi-zioni pregiate è andato costante-mente aumentando nel corso dei se-coli. La considerazione va essenzial-mente riferita a titoli selezionati siaper la rarità del testo e dell’edizione,sia per la qualità delle illustrazioni edella legatura, nonché per il presti-gio dei possessori.

In Italia molti ritengono di ri-ferimento per il Rinascimento la edi-tio princeps aldina dell’Hypnerotoma-chia Poliphili, mentre un libro di otti-mo livello potrebbe essere nel Sette-cento la Gerusalemme Liberata nel-l’edizione veneziana di Albrizzi illu-strata da Piazzetta, provvisto di unacoperta coeva alle armi di uno deiventi diversi dedicatari. Anche per isoggetti e i titoli di qualità più mode-sta e più recenti, si registra un incre-

mento di valore: in Italia, ad esem-pio, questa evenienza riguarda le pri-me edizioni del Novecento. Già nel-la seconda metà dell’Ottocento unostudioso e bibliofilo come Jacques-Charles Brunet segnalava i prezzi, asuo giudizio eccessivi, spuntati da al-cuni volumi durante le pubblicheaste: cosa direbbe dell’impennata deiprezzi che il mercato del libro anticoe d’artista ha sperimentato nella se-conda metà del XXsecolo? Dagli an-ni Trenta agli anni Novanta il valoredei libri battuti all’asta o immessi sulmercato è cresciuto costantementead un ritmo ben più elevato rispettoai classici beni d’investimento, l’oro,i terreni, il mattone e la borsa. Inol-tre, dal 1950 al 1989 questo processosi è accentuato: l’incremento è di cir-ca dieci volte il valore, indipendente-mente dall’inflazione. Importantiincrementi di valore sono avvenutinel mercato antiquario, anche per lelegature, e soprattutto per quelleeseguite nel XX secolo.

La comparsa di bibliofili ame-ricani prima, asiatici poi, ha proiet-tato il valore delle selezionate coper-te contemporanee o ispirate da quel-l’altro fenomeno del Novecento cheè il livre de peintre, a livelli un tempoimpensabili. L’interesse per questiambiti volumi si è accresciuto ecce-zionalmente.

�Nel 1988, durante un’asta

pubblica a Parigi, sono stati battutidei prezzi mai visti prima. PierreLegrain, Rose Adler e Paul Bonet,insieme a François-Louis Schmiedcon le lacche di Jean Dunand, sem-brano i nomi più popolari, come in-dicano le ragguardevoli cifre. Nonè da meno il mercato delle legatureantiche: in una vendita all’asta

(1996) presso Sotheby’s a Londra,un gruppo di tre legature “Caneva-ri” su un esemplare del Dictiona-rium seu latinae linguae thesaurus èstato aggiudicato al prezzo di230.000 sterline.

Perché questo fenomeno diinarrestabile rivalutazione del libroantico? Una prima considerazione èche la domanda di esemplari da col-lezione continua a crescere mentrel’offerta tende a diminuire. La do-manda aumenta in conseguenzadell’innalzamento generale del li-vello culturale, del numero dei nuo-vi bibliofili e dell’aumento interna-zionale degli scambi. Il libro, inol-tre, soffre meno di altri soggetti dacollezione, come ad esempio i qua-dri, dei capricci della moda, e a diffe-renza dei quadri presenta una mino-re alea di rischio dei falsi: quelli esi-stenti sono poco numerosi e cono-sciuti. Nuovi adepti sono pervenutialla bibliofilia a fini speculativi, es-sendo il libro considerato, a torto o aragione, come un bene rifugio, al-meno il libro moderno che non esi-ge una lunga e difficile iniziazioneper essere apprezzato. Di contro,l’offerta tende a ridursi per la sem-pre minore disponibilità di libri, siain conseguenza di eventi bellici, in-cendi o altri incidenti, sia perché au-menta il numero dei collezionisti,sia infine perché molti esemplarivengono donati a o acquistati da bi-blioteche, musei e istituzioni che as-sai raramente rivendono quantohanno comprato. Il libro non è, enon sarà mai un supporto di investi-mento speculativo a breve termine;può costituire una sana e prudentediversificazione del proprio patri-monio, oltre a costituire un gratifi-cante ed appassionato atto di culturae di bibliofilia.

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