Sarabanda barocca con figure - Luca Ronconi

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r~ Sarabanda barocca con figure a cura di Ubaldo Soddu Le due commedie in commedia è il secondo testo di Giovan Battista Andreini che Luca Ronconi mette in scena. Il primo, la Centaura, offrì il destro per uno straordinario saggio- spettacolo con gli Allievi dell'Accademia nazionale di Arte drammatica, nel 1972. Di questo attore-autore del Seicento, figlio di Francesco (famoso Capitan Spavento) e della celebrata virtuosa Isabella, nessun regista moderno ha mai tentato una rilettura, pur trattandosi di una delle più significative personalità del teatro barocco in Italia. Quali impulsi la spingono verso l'opera dell'Andreini? «Anzitutto si tratta di un periodo di storia del teatro assai poco frequentato e generalmente liquidato dai manuali o dalie enciclopedie con giudizi molto sommari; inoltre Giovan Battista Andreini era un uomo di grande fascino e fortuna, molto intelligente, estroso, versatile e poi ricco, famoso, onoratissimo in vita e assai legato agli spiriti più eminenti della Controriforma. Esistono archivi dove si scopre una cultura della Controriformacon fasi di crescita e stasi e con vette sontuose. Egli scrisse e rappresentò la Centaura per dimostrare che la Provvidenza predispone ogni evento per un fine complessivo e stupefacente; quest'altra commedia invece sembra più arida della Centaura, pur se il disegno a incastro è grandioso, e lo scopo è di inquietare moralisticamente e cioè di far ravvedere un peccatore. Intanto l'Andreini raccoglieva successo nella professione e nella vita aveva la sua compagnia («I Fedeli») viaggiava da Firenze a Parigi, da Ferrara a Venezia, si scambiava effusioni e male parole con sua moglie (la prima donna Virginia Ramponi) e con l'amante preferita che sposò poi in seconde nozze (l'altra prima donna Virginia Rotari). E scrisse moltissimo: talvolta commedie giudicate molto licenziose, altre volte tragedie in versi come Adamo, di cui si disse che Milton ne aveva poi fatto man bassa, lo spero, un giorno, di poter mettere in scena un altro suo testo, L'amore nello specchio (soJo di qualche anno antecedente a Le due commedie in commedia), che gioca con estro brillantissimo sul personaggio di una "ragazza che rifiuta la corte di qualsiasi uomo perché innamorata dell'immagine che lo specchio le rinvia di sé stessa; si innamorerà poi perdutamente dell'immagine di un'altra donna che le parla da quello specchio e nasceranno amori sognati e fantasticati: non è lesbismo ma stravaganza. Da successivi e cangianti mutamenti, Andreini pare affascinato e Le due commedie in commedia è un esempio classico di teatro della meraviglia, della sorpresa, dell'innesto incredibile». In quale rapporto sta questo testo di Andreini con la Commedia dell'Arte e dunque anche con gli spazi a disposizione delle invenzioni mimiche dell'attore, dei lazzi, delle acrobazie? Fino a che punto le vicende speculari della trama consentono interventi all'improvviso? «Questa commedia di Andreini non è una commedia dell'Arte; occorre precisare subito che i comici dell'Arte sono una delle compagnie che, nel testo, recita una delle commedie; l'intreccio è assai complesso a descriversi a parole mentre prende vita sulla scena ove le si adatta come un abito prezioso: per quanto io abbia provato, ogni taglio risultava impossibile e tutta la vicenda giocata come una partita a scacchi; con le ovvie differenze, ho notato analogie di impianto con Thomas Middleton. E dunque, in estrema sintesi, tutto si svolge attorno a un personaggio centrale, tale Rovenio (da rovente), ricco, non più giovane, legato alla tessitura. Un giorno, costui si fa cogliere, dalla passione di far rappresentare commedie in casa propria. Assolda e stipendia profumatamente Lelio, autore drammatico e una giovane che suona la chitarra. Dopo altri fatti, ecco che Rovenio assiste alle due commedie scritte su commissione: la prima è rappresentata da una compagnia di comici dilettanti, pur se di diversi livelli artistici; la seconda gli è offerta da una compagnia di comici dell'Arte, di professionisti cioè che passano per Venezia. Ora accade che, precedute da segnali che informano sugli antefatti, le due commedie di Lelio rappresentino a Rovenio, inopinatamente, la storia della sua vita passata. Tra gli attori che recitano, il pubblico (in palcoscenico) che contempla e si ritrova in eventi della memoria, e il pubblico (in sala) cominciano così a scatenarsi proiezioni, lampi, corsi e ricorsi geometrici. Rovenio credeva di avere un amico che gli è diventato poi nemico acerrimo per tornargli infine il più fido dei confidenti in una gara di smemoratezza e mutamenti per cui-il protagonista incassa ogni improvviso riapparire di persone, situazioni, storie che si accavallano e alla fine crolla». Sorpreso, dunque dagli avvenimenti del suo passato che gli ricompaiono in miscele mai prima intese, scosso da una consapevolezza nuova, Rovenio sembra, in termini moderni, un mago, un esploratore di profondità sconosciute. Quali sono in realtà le sue reazioni quando subisce le trafitture che gli provocano le due commedie ? «È sempre teatro barocco, intendiamoci: se Rovenio avesse una vera consapevolezza o reagisse o esprimesse concetti nel concludere questa sarabanda, ci troveremmo di fronte a un capolavoro assoluto che la commedia di Andreini comunque non è. Essa è però, con l'artificio del teatro nel teatro, un inquietante arazzo ove chiunque mette piede si distilla, si

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Sarabanda baroccacon figurea cura di Ubaldo Soddu

Le due commedie in commedia è ilsecondo testo di Giovan BattistaAndreini che Luca Ronconi mette inscena. Il primo, la Centaura, offrì ildestro per uno straordinario saggio-spettacolo con gli Allievidell'Accademia nazionale di Artedrammatica, nel 1972. Di questoattore-autore del Seicento, figlio diFrancesco (famoso Capitan Spavento)e della celebrata virtuosa Isabella,nessun regista moderno ha maitentato una rilettura, pur trattandosi diuna delle più significative personalitàdel teatro barocco in Italia.Quali impulsi la spingono verso l'operadell'Andreini?

«Anzitutto si tratta di un periodo distoria del teatro assai poco frequentatoe generalmente liquidato dai manuali odalie enciclopedie con giudizi moltosommari; inoltre Giovan BattistaAndreini era un uomo di grandefascino e fortuna, molto intelligente,estroso, versatile e poi ricco, famoso,onoratissimo in vita e assai legato aglispiriti più eminenti della Controriforma.Esistono archivi dove si scopre unacultura della Controriforma con fasi dicrescita e stasi e con vette sontuose.Egli scrisse e rappresentò la Centauraper dimostrare che la Provvidenzapredispone ogni evento per un finecomplessivo e stupefacente;quest'altra commedia invece sembrapiù arida della Centaura, pur se il

disegno a incastro è grandioso, e loscopo è di inquietare moralisticamentee cioè di far ravvedere un peccatore.Intanto l'Andreini raccoglieva successonella professione e nella vita aveva lasua compagnia («I Fedeli») viaggiavada Firenze a Parigi, da Ferrara aVenezia, si scambiava effusioni emale parole con sua moglie (la primadonna Virginia Ramponi) e conl'amante preferita che sposò poi inseconde nozze (l'altra prima donnaVirginia Rotari). E scrisse moltissimo:talvolta commedie giudicate moltolicenziose, altre volte tragedie in versicome Adamo, di cui si disse che Miltonne aveva poi fatto man bassa, lospero, un giorno, di poter mettere inscena un altro suo testo, L'amore nellospecchio (soJo di qualche annoantecedente a Le due commedie incommedia), che gioca con estrobrillantissimo sul personaggio di una

"ragazza che rifiuta la corte di qualsiasiuomo perché innamoratadell'immagine che lo specchio le rinviadi sé stessa; si innamorerà poiperdutamente dell'immagine di un'altradonna che le parla da quello specchioe nasceranno amori sognati efantasticati: non è lesbismo mastravaganza. Da successivi e cangiantimutamenti, Andreini pare affascinato eLe due commedie in commedia è unesempio classico di teatro dellameraviglia, della sorpresa, dell'innestoincredibile».

In quale rapporto sta questo testo diAndreini con la Commedia dell'Arte edunque anche con gli spazi adisposizione delle invenzioni mimichedell'attore, dei lazzi, delle acrobazie?Fino a che punto le vicende specularidella trama consentono interventiall'improvviso?

«Questa commedia di Andreini non èuna commedia dell'Arte; occorreprecisare subito che i comici dell'Artesono una delle compagnie che, neltesto, recita una delle commedie;l'intreccio è assai complesso adescriversi a parole mentre prendevita sulla scena ove le si adatta comeun abito prezioso: per quanto io abbiaprovato, ogni taglio risultavaimpossibile e tutta la vicenda giocatacome una partita a scacchi; con leovvie differenze, ho notato analogie di

impianto con Thomas Middleton. Edunque, in estrema sintesi, tutto sisvolge attorno a un personaggiocentrale, tale Rovenio (da rovente),ricco, non più giovane, legato allatessitura. Un giorno, costui si facogliere, dalla passione di farrappresentare commedie in casapropria. Assolda e stipendiaprofumatamente Lelio, autoredrammatico e una giovane che suonala chitarra. Dopo altri fatti, ecco cheRovenio assiste alle due commediescritte su commissione: la prima èrappresentata da una compagnia dicomici dilettanti, pur se di diversi livelliartistici; la seconda gli è offerta da unacompagnia di comici dell'Arte, diprofessionisti cioè che passano perVenezia. Ora accade che, preceduteda segnali che informano sugliantefatti, le due commedie di Leliorappresentino a Rovenio,inopinatamente, la storia della sua vitapassata. Tra gli attori che recitano, ilpubblico (in palcoscenico) checontempla e si ritrova in eventi dellamemoria, e il pubblico (in sala)cominciano così a scatenarsiproiezioni, lampi, corsi e ricorsigeometrici. Rovenio credeva di avereun amico che gli è diventato poinemico acerrimo per tornargli infine ilpiù fido dei confidenti in una gara dismemoratezza e mutamenti per cui-ilprotagonista incassa ogni improvvisoriapparire di persone, situazioni, storieche si accavallano e alla fine crolla».

Sorpreso, dunque dagli avvenimentidel suo passato che gli ricompaiono inmiscele mai prima intese, scosso dauna consapevolezza nuova, Roveniosembra, in termini moderni, un mago,un esploratore di profonditàsconosciute. Quali sono in realtà lesue reazioni quando subisce letrafitture che gli provocano le duecommedie ?

«È sempre teatro barocco,intendiamoci: se Rovenio avesse unavera consapevolezza o reagisse oesprimesse concetti nel concluderequesta sarabanda, ci troveremmo difronte a un capolavoro assoluto che lacommedia di Andreini comunque nonè. Essa è però, con l'artificio del teatronel teatro, un inquietante arazzo ovechiunque mette piede si distilla, si

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sublima: il personaggio muta, sidisarticola e diventa altro da quel cheè stato; il palcoscenico si trasforma inalambicco e il testo in una commediadella metamorfosi umana. Ecco alloraspiegarsi la natura moralistica edidattica del copione, tutt'altro cheordinato all'intrattenimento ma, invece,alla rappresentazione di un fenomeno.Se, ad esempio, la suonatrice dichitarra Arminia (da arma) è la chiavedi scioglimento della prima commedia,eccola poi protagonista della secondaove si ritroverà diversa, al termine diuna personale metamorfosi; cosìcome capiterà, in seguito, a Rovenio.Queste trasformazioni seguono ilcorso della natura, della vita, delteatro: a differenza dell'autosacramentai, che è trattato tutto su unsolo piano di svolgimento, lacommedia di Andreini segue ognipersonaggio nelle sue modificazioni.Rispettando allora un procedimentobarocco e perciò non naturalistico, èpossibile così disegnare tre universicontigui: il primo conterrà le memorie ele colpe del passato, il secondo leapparenze e i sorrisi-dei presente, ilterzo offrirà le metamorfosi dellarappresentazione: ogni personaggiopossiede tre nomi e l'incastro dei tremondi è suggerito dai corsi e dairicorsi dei nomi, dal rincorrersi deipersonaggi, guidati dalle parole in unaspecie di labirinto della sintassi.Insomma non sono le passioni masono i nomi a definire le persone etutto si presenta come uno sfolgoranterebus».

Sfolgorante o nero ? È una commediao un processo contro Rovenio?

«È una commedia secca, scandita conscopi moralistici ma è giocata secondotappe non rinviabili; neppure puòesser troppo colorita di lazzi oclowneries giocchè la sua tinta base èil nero. Si tratta di un tipo di teatroremoto per noi e assoluto è il miodistacco di interprete; ciò non toglieche, profittando di un impiantonarrativo realistico, apparirannosegnali e oggetti fantastici perché ognivita dell'uomo vien traversata dasorprese, meraviglie, tesori, scafi cheriemergono».