Saper studiare con metodo - Libero.it

98
Scritti di carattere pedagogico / 2 1 Saper studiare con metodo Roberto Nava ScP/2

Transcript of Saper studiare con metodo - Libero.it

Scritti di carattere pedagogico / 2

1

Saper studiare con metodo Roberto Nava

ScP/2

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

2

INDICE

PREMESSA ............................................................................................................................... 5

Capitolo 1 - IL LAVORO INTELLETTUALE .................................................................................... 6

1.1 Lo studio come e perché 1.2 L'importanza di un metodo efficace 1.3 Che cos'è il lavoro intellettuale 1.4 Alla ricerca del metodo

Capitolo 2 - IL CONTESTO MATERIALE ..................................................................................... 14

2.1 Conoscere e rispettare il corpo 2.2 I luoghi di studio 2.3 Organizzare il tempo 2.4 Organizzare lo studio

Capitolo 3 - IL CONTESTO AFFETTIVO SPIRITUALE ................................................................... 28

3.1 Le motivazioni 3.2 Le risorse 3.3 I momenti di crisi

Capitolo 4 - LE QUATTRO ABILITA’ FONDAMENTALI ................................................................ 35

4.1 Ascoltare 4.2 Parlare 4.3 Leggere 4.4 Scrivere

Capitolo 5 - PRENDERE APPUNTI ............................................................................................ 50

5.1 La memoria di carta 5.2 Prendere appunti ascoltando 5.3 Prendere appunti leggendo 5.4 La classificazione degli appunti

Capitolo 6 - IMPARARE AD APPRENDERE ................................................................................ 61

6.1 Strategie per la comprensione 6.2 La memorizzazione 6.3 L'arte di apprendere 6.4 Ricerca e uso dei documenti

Capitolo 7 - L’USO DEL COMPUTER ......................................................................................... 75

7.1 Che cos'è il computer 7.2 Il computer a scuola 7.3 Il computer a casa

Capitolo 8 - GLI ESAMI ........................................................................................................... 83

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

3

8.1 Preparare gli esami 8.2 Il giorno prima 8.3 Il giorno della prova 8.4 I risultati

Capitolo 9 - LA FORMAZIONE PERMANENTE ........................................................................... 90

9.1 Giovani e adulti di fronte allo studio 9.2 Il senso della formazione permanente

Appendice: ALLA SCUOLA DI TOMMASO…………………………………………………………………………………… 93

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

4

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

5

PREMESSA

“Le verità più preziose sono quelle che si scoprono per ultime; ma le verità più preziose sono i metodi”.

(Nietzsche) Queste pagine che raccolgono appunti e in parte approfondimenti degli appunti presi nel

corso di metodologia all’università, vogliono essere una guida, fornendo strumenti e consigli preziosi per lo studio, necessaria a ottimizzare l’impegno dei miei studenti, attraverso un metodo efficace e flessibile.

Si trovano inseriti consigli per:

come organizzare il proprio tempo di studio,

come ascoltare, come parlare, come leggere, come scrivere,

come migliorare la propria capacità di attenzione e concentrazione,

la tecnica migliore per prendere appunti,

come lavorare in gruppo,

come documentarsi in biblioteca,

come preparare un esame e una interrogazione,

come recuperare i voti bassi,

tutte le novità sull’uso del computer e come utilizzarlo al meglio. E ancora tutto ciò che riguarda il contesto affettivo e spirituale dello studente:

motivare se stessi e predisporsi verso gli altri,

come risolvere i momenti di crisi e di incertezza,

come alimentarsi quando si studia. Questo semplice lavoro lo dedico ai miei alunni, affinché possano acquisire una

metodologia mirata e migliorare la propria crescita personale, perché è un dovere essere intelligenti.

***

Dico grazie ai carissimi Marco Robbiati per i consigli tecnici-informatici su come usare il

computer; a Sara Mariani per la parte dedicata alla psicologia del ragazzo e dell’adulto; e a Giorgio Ferrario per la trascrizione degli appunti e la grafica. Senza i loro preziosi consigli, questo lavoro sarebbe stato più povero e meno interessante.

Penso che ogni uomo o donna, qualunque sia l’ufficio o il mestiere esercitato, dovrebbe dire sottovoce, davanti a qualche amico, quanto ha ricevuto dai suoi maestri e quanto la sua esperienza gli ha permesso di aggiungervi. Dovrebbe confidare le sue riflessioni sul proprio lavoro per far partecipare gli altri, nel limite del possibile, alle sue opere. Ciò avrebbe conseguenze utili anche per la vita dello spirito.

Roberto

Milano, 17 settembre 2010, memoria del Bellarmino

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

6

Capitolo 1 IL LAVORO INTELLETTUALE

“Non posso concepire l’uomo senza pensiero:

sarebbe una pietra o un bruto. Il pensiero fa la grandezza dell’uomo”

(Blaise Pascal)

1.1 Lo studio come e perché Molti studenti usciti brillantemente dalla scuola superiore fanno fatica negli studi

universitari. Altri che sono partiti male nel loro itinerario scolastico, con il passare degli anni iniziano a migliorare lentamente, ma costantemente. Spesso alunni che studiano moltissimo trovano difficoltà a superare interrogazione, compiti in classe o esami, mentre altri, apparentemente pigri ma dotati di una brillante intelligenza superano le interrogazioni, i compiti e gli esami in modo soddisfacente.

Anche nel mondo del lavoro e nella vita professionale capita che persone preparate, in possesso di un'ottima laurea, fanno fatica ad adattarsi nel mondo del lavoro. Altre, invece, che hanno conseguito soltanto un diploma di scuola media superiore, riescono ad affermarsi brillantemente e fanno carriera. Perché questi paradossi? Perché molti risultati deludenti in giovani e meno giovani, procurano profonde inquietudini per il futuro?

L'esito più o meno buono dei risultati raggiunti non è sempre e solo imputabile alla volontà degli studenti. Spesso entrano in gioco altri fattori. Ecco perché davanti a un voto negativo mi pongo sempre la domanda del "perché?" diversamente da molti miei colleghi che rimangono fissi sul voto e non si schiodano da quel risultato.

La riuscita nella scuola o nell'università dipende da molti fattori che non possono essere sottovalutati e bisogna conoscerli per poterli modificare a proprio vantaggio. La capacità intellettiva, affettivo/spirituale di uno studente non viene sempre sfruttato pienamente. E' necessario, pertanto, scoprire poco alla volta e proprie risorse, renderle al meglio e sfruttarle interamente e favorevolmente.

Spesso, certi risultati negativi non dipendono da uno scarso impegno, ma da una difettosa utilizzazione delle nostre capacità e da un contesto svantaggioso che si vive. La poca capacità di utilizzazione della memoria e la mancanza di stimoli possono seriamente compromettere lo svolgimento degli studi e avere un esito negativo. Eppure, nello studio come nella vita, risultati parziali di scarso valore non sono il segno di una sconfitta finale. Possiamo e dobbiamo cercare i rimedi a situazioni sgradevoli che pregiudicano i nostri sforzi.

Uno sviluppo insufficiente delle nostre capacità mentali o un uso improduttivo delle nostre potenzialità porta alla perdita di tempo e ovviamente a risultati scadenti. Occorre quindi adottare un metodo di studio che naturalmente sia efficace, ma anche flessibile per poterlo adattare alle varie condizioni personali e ambientali. Non esiste uno stress psicologico peggiore di quello che si prova quando si ha la sensazione - sgradevolissima! - di sprecare energie o di non sfruttare pienamente le proprie capacità.

E' importante quindi avere un metodo di studio che agisca con efficacia sulla mente. Ovviamente non si tratta di trovare un metodo rivoluzionario che porta al successo senza

fatica. La bacchetta magica non esiste! Quindi saper studiare equivale a:

Conoscere i principi secondo i quali funziona l’intelletto;

Scoprire i fattori che favoriscono o danneggiano il lavoro intellettuale;

Utilizzare regole appropriate per ogni singola operazione relativa allo studio;

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

7

Organizzarsi in funzione degli obiettivi a medio e lungo termine che s’intende perseguire, (es. un’interrogazione, un compito in classe o un esame).

Ma saper studiare significa anche saper cambiare! Bisogna sapersi adattare ai cambiamenti che intervengono nei diversi ordini scolastici, ma

anche ai profondi mutamenti che riguardano la persona dello studente. E' importante acquisire una mentalità elastica che non si fossilizzi in rigidi schemi, ma sia in grado di adeguarsi gradualmente al mutare delle situazioni.

Nel corso degli anni le materie oggetto d'insegnamento cambiano, i professori sono diversi. A chi studia, si richiede abilità sempre più particolari, mentre le conoscenze si moltiplicano velocemente. La maggior parte del lavoro viene affidato all'iniziativa personale.

Anche noi cambiamo. Da ragazzi si diventa adolescenti, da adolescenti si diventa giovani, da giovani si diventa adulti... Chi non sa adattarsi alle diverse e progressive situazioni o chi non sa adeguare le proprie attitudini e i propri metodi, è difficile che raggiunge la maturazione.

Lo studio e tutte le attività a esso collegate non si pongono soltanto l'obiettivo del successo scolastico. Non si studia solo per il voto o per la promozione, ma anche e soprattutto per acquisire una solida formazione morale e intellettuale, cioè una forma mentis senza la quale è impensabile sviluppare una personalità equilibrata e conseguire una riuscita umana soddisfacente.

“Non posso concepire l’uomo senza pensiero:

sarebbe una pietra o un bruto. Il pensiero fa la grandezza dell’uomo”.

Blaise Pascal

1.2 L’importanza di un metodo efficace Non sempre il rimedio a risultati insoddisfacenti consiste nello studiare di più. Se non

mancano capacità, impegno, buona volontà, molto probabilmente è solo una questione di metodo. La parola deriva dal greco méthodos che significa “ricerca, itinerario”, esattamente come il cammino che ciascuno intraprende nella vita e – a maggior ragione – nella crescita morale e intellettuale. Senza un metodo di lavoro efficace non si combina nulla di buono né in ambito scolastico, né in altri campi.

Se vogliamo fare un paragone, chi non sa adottare un valido metodo di lavoro è simile al bambino che - di fronte ad un compito anche impegnativo - procede a tentoni, in preda agli impulsi del momento, senza riflettere né ragionare.

E’ chiaro che un metodo simile a questo produce effetti deleteri nelle attività di un giovane o di un adulto. Si tratterrà allora di studiare meglio, organizzando bene il tempo a disposizione, le risorse psichiche, l’impegno fisico. Occorre pertanto facilitare l’apprendimento, ricorrendo a opportuni strumenti di aiuto, senza trascurare ovviamente le condizioni ambientali in cui si lavora.

In seguito cercheremo di fornire gli strumenti e consigli preziosi necessari a ottimizzare l’impegno di ogni studente, organizzati in modo sistematico e spiegati in maniera razionale e scientificamente fondata. Ti propongo metodi di studio, suggerimenti e indicazioni concrete, affinché ciascuno possa scegliere quelli che maggiormente si adattano al proprio caso personale.

I metodi sono dotati di grande flessibilità e di numerose possibilità di applicazione. Ciascuno potrà interpretarli e usarli con la massima libertà, secondo il proprio carattere, le abitudini ormai consolidate, il livello culturale raggiunto. Ma è evidente che gli spunti e i consigli offerti richiedono un grande impegno di interiorizzazione personalizzato per non perdere la loro efficacia.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

8

1.3 Che cos’è il lavoro intellettuale? L’intelligenza è il requisito principale del lavoro intellettuale e dello studio in particolare.

Indipendentemente dal proprio livello d’intelligenza che possediamo – e che potremo considerare un po’ come il nostro capitale di partenza – nel corso degli anni l’intelligenza è destinata a svilupparsi, se educata con rigore e stimolata opportunamente. Spesso, l’errore di molti insegnanti e educatori consiste proprio nel bloccare un giovane e una giovane mente ai primi passi, tarpandone le ali e impedendone uno sviluppo vivace.

In più esistono notevoli differenze l’uno dall’altro. Non siamo tutti uguali. Non tutti sono dotati della stessa intelligenza. Così come non tutti sono tagliati per lo stesso

tipo di studi nelle medie, alle superiori e all’università. Mettiamoci allora con calma a valutare attentamente e serenamente le nostre

caratteristiche e le opportunità che ci vengono offerte. Cerchiamo di essere obiettivi e ottimisti. L’uomo non è costituito dalla sola ragione, contrariamente a quanto si pensa. Ha anche un cuore, e il cuore ha ragioni che la ragione non ha!

Non dimentichiamoci che non esistono ricette prodigiose per diventare brillanti studenti. Accanto all’intelligenza e alla buona memoria, è necessario un solido contesto materiale, affettivo e spirituale.

A parità di potenziale intellettivo, la differenza tra uno studente mediocre e uno brillante sta nell’avere solide motivazioni e nel seguire un metodo efficace con una regolare pianificazione del lavoro. Per il credente, poi, l’attività di studio non sarà mai separata dalla vita cristiana e dalla preghiera.

Lo studio è certamente il lavoro intellettuale più faticoso, anche se abbondante di soddisfazioni. Ma quali sono le caratteristiche principali del lavoro intellettuale?

Il lavoro intellettuale è costituito da alcuni punti importanti che si possono riassumere così:

Raccolta dei dati e delle informazioni,

Ricerca dei rapporti esistenti tra i singoli dati,

Strategie di quanto si deve fare,

Elaborazione di nuove informazioni con strumenti adatti,

Controllo del lavoro svolto. Una buona metodologia di studio interviene in ciascuna fase dell’attività intellettuale.

Innanzitutto ci guiderà nella raccolta di dati e delle informazioni che ci servono, per completarla nel più breve tempo possibile e compiendo il minor numero di errori. Nella selezione delle informazioni fondamentali non ci disperderemo in una miriade di notizie, ma sapremo evidenziare rapidamente quelle più importanti. Analogamente, sarà meno difficile e più redditizio cercare i rapporti esistenti tra le singole informazioni e far nascere nuove idee.

1.3.1 Il senso del lavoro intellettuale

Io studi permette di cogliere la realtà nella sua complessità e nel suo incessante divenire. Ma anche nella sua gratuità. Il mondo che ci circonda non è solo l’ambiente che fornisce i mezzi di sussistenza oppure la materia da utilizzare per le nostre necessità. La realtà in un certo senso ci trascende. E’ un dato che ci precede. E continuerà ad esistere anche dopo di noi. L’uomo non l’ha creata, si limita a trasformarla. Dovremmo abituarci di più a contemplarla nella sua bellezza e verità.

A questo scopo, lo studio ci offre l’occasione per un approccio disinteressato. E’ vero che

si studia per acquistare competenze intellettuali e professionali adeguate. Ma il fine pratico della nostra attività non ci deve far dimenticare che la ricerca e l’amore della verità sono altrettanto

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

9

importanti. Cerchiamo di non farci coinvolgere troppo dai nostri interessi immediati, la promozione o il diploma.

Dobbiamo guardare più avanti. Qualsiasi verità porta in sé qualcosa della Verità ineffabile, l’impronta del Dio

trascendente. Le cose visibili ci parlano dell’Invisibile. La bellezza della natura è un canale privilegiato per arrivare al Creatore.

Lo studio può anche essere occasione d’incontro con persone culturalmente valide e intellettualmente stimolanti. Ci potrà capitare di discutere con insegnanti o compagni che hanno opinioni molto diverse dalle nostre. Cerchiamo di essere onesti. Non bariamo. L’apertura e la disponibilità al confronto ci faranno apprezzare la ricchezza umana dei nostri interlocutori. E le conoscenze che possediamo non dovranno mai servire per schiacciare gli altri. Piuttosto per aiutarli.

Sarebbe illusorio nasconderci i rischi delle attività intellettuali e in particolare dello studio. L’orgoglio minaccia molto più chi studia rispetto a chi svolge lavori manuali, specialmente quando si ottengono risultati positivi che fanno sentire superiori ai compagni. Anche la scuola e lo studio possono trasformarsi in esercizio di amore: “Se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i mestieri e tutta la scienza […], ma non avessi l’amore, non sono nulla” (1Cor13,2).

Non facciamo sfoggio di sapere. Chi fa così e spesso vittima della propria superbia e non sa stare in mezzo alla gente. Evitiamo l’orgoglio. All’inizio ci succederà spesso di sbagliare, di non sapere e di sentirci incerti. Riconosciamolo con umiltà e gli insegnanti apprezzeranno la nostra franchezza.

Lasciamoci guidare da chi ha più esperienza di noi. Non è segno di debolezza. Spesso anche chi è meno colto o più modesto di noi può insegnarci qualcosa. Teniamolo presente. E impariamo a ringraziarlo. L’istruzione non fa la coscienza!

L’esperienza scolastica e universitaria saranno occasione di conquiste, ma probabilmente anche di qualche delusione. Sforziamoci di mantenere l’equilibrio. Non esaltarsi troppo per i successi e non lasciarsi demoralizzare e abbattere negli insuccessi fa parte del bagaglio di una persona saggia e prudente.

Infine, ancora un consiglio prezioso: ricordiamoci che chi studia sempre da solo manca di termini di paragone e corre maggiormente il pericolo di insuperbirsi e di scoraggiarsi.

Cerchiamo sempre l’appoggio e la collaborazione dei nostri compagni di studio e di fatiche. Ne riparleremo più avanti.

1.4. Alla ricerca del metodo 1.4.1 Collegare pensiero e azione

L’evoluzione dell’intelligenza avviene per gradi. Ci vuole tempo per imparare a organizzare in modo logico il pensiero. I ragazzi e i giovani sperimentano molto spesso una sfasatura fra pensiero e azione. Spesso l’azione anticipa il pensiero. Prima si agisce, poi si riflette con risultati non sempre esaltanti. Qualche volta succede anche agli adulti. Saper studiare vuol dire saper coordinare con la massima razionalità pensiero e azione. Non agire a caso, spinti dall’impulso del momento, ma realizzare nel concreto ciò che ci sembra più logico.

Tra gli aspetti peculiari dell’intelligenza sta la capacità di scegliere – fra tutte le azioni possibili - in modo metodico e cosciente quelle più efficaci al raggiungimento di un certo scopo. L’arte di studiare non ha altro che l’applicazione delle regole che si possono trarre dalle molteplici operazioni della vita scolastica, per portare al massimo il nostro rendimento.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

10

1.4.2 Analisi e sintesi, induzione e deduzione Ogni processo intellettuale può essere ogni volta analitico e sintetico, induttivo e deduttivo. Per comprendere un fatto o orientarsi all’interno di una situazione, dobbiamo prima scomporla in elementi semplici (analisi), poi ricomporre tali elementi in una veduto d’insieme (sintesi). Se vogliamo studiare con profitto, dobbiamo innanzitutto analizzare minuziosamente l’argomento proposto per comprenderlo a fondo. Dopo e soltanto dopo, saremo in grado di sintetizzare per impadronirci della materia e controllare i risultati raggiunti.

Una buona capacità di sintesi è essenziale al raggiungimento di risultati soddisfacenti. Il processo intellettuale si avvale anche dell’induzione che parte dai fatti per ritrovare e

ricostruire i principi. E’ quanto si deve fare se si vuole essere obiettivi davanti a un evento. La deduzione, invece, parte dalle regole generali per trarre applicazioni particolari, caso

per caso. Anche nella nostra condotta personale sarà necessario adottare questo movimento - dalle regole ai fatti e viceversa - per verificare se il comportamento che abbiamo risponde ai principi generali di un efficace metodo di studio.

1.4.3 Operare con ordine Gli psicologi hanno elaborato una descrizione molto significativa del modo in cui si sviluppa

il processo intellettuale. Noi iniziamo a renderci conto dei fenomeni quando:

li descriviamo, li confrontiamo, li sappiamo classificare.

Ma per comprendere i fenomeni bisogna:

scoprire i diversi aspetti, mettere in evidenza problemi e contraddizioni, collocarli in un contesto spazio-temporale bel definito.

In un momento successivo:

andiamo alla ricerca delle cause che li hanno determinati, ipotizziamo le conseguenze che potranno avere, definiamo le leggi e le teorie che le riguardano, precisiamo i principi e gli scopi della loro utilizzazione, prepariamo i metodi, i mezzi e le tecniche per il loro impiego.

E’ ovvio che queste operazioni non si possono effettuale senza un ordine preciso. Non si

può comprendere un dato fenomeno o un evento, se prima non lo si sa descrivere. Non si possono confrontare fenomeni sconosciuti, o noti solo superficialmente, né d’altra parte si possono definire le norme che regolano un fenomeno, se prima non lo si è compreso.

A maggior ragione, tutto ciò vale per qualunque argomento di studio.

1.4.4 L’importanza del gruppo Abbiamo già ricordato l’importanza di cercare costantemente l’appoggio e la collaborazione

dei compagni di studio. Spesso si trascura il fatto che studiare insieme e lavorare in gruppo aumenta sensibilmente la capacità di comprensione e sviluppa in modo significativo la memoria.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

11

Ognuno porta il proprio contributo e questo è molto importante dal punto di vista psicologico e sociale. Essere in grado di capire un dato argomento dipende in larga misura dal contesto culturale più o meno stimolante in cui operiamo.

Analogamente, registrare e conservare in memoria conoscenze molto complesse sarà più agevole se avremo a disposizione il supporto di un lavoro compiuto insieme ad altri. Comunicare oralmente o per iscritto facilita senz’altro l’apprendimento e il ricordo.

In questo senso si può affermare che lo studente è un essere sociale. Non può vivere chiuso nel suo guscio, senza confrontarsi continuamente con gli altri.

1.4.5 Fattori positivi e fattori negativi L’intelligenza dell’uomo non è isolata e indipendente dall’esterno. Si sviluppa anche

attraverso le relazioni che riesce a stabilire con l’ambiente circostante. Il contesto familiare e scolastico esercita pertanto una vasta influenza sui risultati conseguiti dall’alunno.

Proviamo a passare in rassegna i principali fattori che intervengono positivamente o negativamente sul nostro rendimento.

L’esito degli studi dipende innanzitutto dall’interesse e dalle motivazioni che si

sostengono durante la fatica quotidiana. E’ necessario pertanto interrogarsi onestamente in proposito, prima di iniziare la scuola superiore o l’università. Bisogna poi mantenere, approfondire e ridestare opportunamente l’interesse, soprattutto nei momenti di difficoltà o quando se ne avverte un calo.

Un altro elemento fondamentale è la fiducia in se stessi. La certezza di potercela fare ci assicura quell’equilibrio psichico che è indispensabile al lavoro intellettuale. Rinunciamo a traguardi troppo ambiziosi e in pratica irrealizzabili, che rischierebbero di farci cadere nello scoraggiamento. Preferiamo invece mete ragionevoli e obiettivi alla nostra portata, che ci permettano di mantenere e ravvivare tale fiducia. Specialmente dopo un insuccesso parziale. Non facciamo il passo più lungo della gamba.

Occorre avere una visione chiara di ciò che dobbiamo fare e delle condizioni necessarie alla realizzazione dei nostri progetti. Meglio avere poche idee, ma chiare piuttosto una mente vulcanica e altrettanto confusa. Questa è la base del successo.

Cerchiamo di raggiungere un buon grado di maturità psichica. Molto spesso, difficoltà affettive, problemi irrisolti, mancanza di serenità, impossibilità di dialogare in famiglia complicano drammaticamente lo sforzo intellettuale e conducono ad esiti insufficienti. Al contrario, superare una crisi, o vincere una situazione di stallo esaltano le nostre capacità e ci predispongono a nuovi successi.

Anche l’ambiente di studio ha una influenza non trascurabile sulla riuscita finale. E’ meglio, ad esempio, lavorare un’ora in un contesto favorevole piuttosto che due in una situazione dispersiva in cui la concentrazione è praticamente impossibile.

Cerchiamo di predisporre tutti i mezzi materiali adatti allo studio. Per citarne uno, una scrivania ampia e ordinata; un’agenda o diario per i compiti, le lezioni e gli incontri; quel particolare dizionario senza il quale ci sentiremmo a disagio; il quaderno per gli appunti sempre a portata di mano durante le lezioni; schede e classificatori indispensabili per ordinare gli argomenti di una certa materia. Anche il computer può costituire un valido strumento di supporto sia a casa. (Su questo argomento ne parleremo nelle pagine dedicate al computer).

Il nostro potere di concentrazione non è illimitato. Ogni tanto è necessario fare qualche sosta. E le pause saranno più frequenti, se il lavoro intellettuale è molto intenso e impegnativo. Una buona bibita o un cibo leggero ci aiuteranno a riprendere con maggiore lena la nostra attività.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

12

Non affidiamoci a quei metodi rudimentali di studio che sono presentati come toccasana. Se qualche argomento è di difficile comprensione, meglio farselo spiegare direttamente dall’insegnante oppure ricorrere all’aiuto dei genitori, o ancora interpellare compagni e amici che lo conoscono meglio. Lasciamo perdere quei volumetti che pretendono di insegnare tutto con la bacchetta magica. Ci accorgeremo ben presto che i trucchi per eliminare lo sforzo non semplificano le cose. Anzi, le complicano. E lasciano vistose lacune. Portiamo avanti il nostro impegno personale con fiducia e serenità, affidandoci alle persone giuste.

I contatti con persone più anziane o più capaci di noi sono sempre utili, nello studio come nella vita. Ovviamente, i consigli di chi ha maggiore esperienza non vanno intesi come dogmi, ma devono costituire materiale privilegiato di riflessione. Non aspettiamo che sia l’insegnante a scoprire i nostri punti deboli. Facciamoci avanti noi, vincendo la naturale timidezza o vergogna. Non aver capito bene e chiedere spiegazioni è sinonimo d’interesse per la materia, che sarà certamente apprezzato dal docente. E ricordiamoci che senza contatti con gli altri, il lavoro intellettuale ben difficilmente sarà fecondo.

Se, nonostante i nostri sforzi e la buona volontà, in certi momenti ci viene la tentazione dello scoraggiamento e di dubitare di tutto, non dimentichiamo che l’incertezza è tipica dell’uomo che pensa. Anzi, in molte occasioni nella storia il dubbio è stato motivo di progresso. Naturalmente, l’incertezza va controllata, impedendo che diventi un atteggiamento costante o la scusa delle nostre svogliatezze.

L’esito degli studi dipende soprattutto da tre fattori:

il potenziale e le caratteristiche dell’intelligenza,

la capacità di sforzo o buona volontà,

un efficace metodo di studio. Nei momenti d’incertezza, facciamo appello a uno di questi elementi e ci sarà più facile

superare la crisi.

1.4.6 Memoria e comprensione Un elemento di fondamentale importanza è la memoria. Lo sappiamo. Se non riusciamo a

ricordare quanto abbiamo studiato, la nostra fatica è vana. Questo può essere mortificante e difficile da ammettere, ma è così. Se però impareremo a utilizzare meglio la memoria, avremo sicuramente maggiori successi.

Ecco alcuni suggerimenti per migliorare la nostra capacità di ricordare.

Studiare con uno scopo preciso. In questo modo possiamo concentrare la nostra attenzione su un unico obiettivo. Di conseguenza l’apprendimento ne risulterà facilitato.

Avvalersi di mezzi espressivi e visivi adatti. Per esempio, riflettere ad alta voce, riassumere o schematizzare su fogli, ripetere quanto si è studiato, non da soli ma di fronte a qualcuno. Teniamo presente che, in ogni caso, scrivere sviluppa la memoria fotografica e rende più agevole l’apprendimento.

Effettuare ripassi mirati. Ripetere ad intervalli prima brevi, poi gradualmente sempre più lunghi. Tenere sottomano schemi e note personali gioverà moltissimo al lavoro di revisione.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

13

Selezionare dati e informazioni fondamentali, estrapolandoli da tutto ciò che è marginale. Separare la sostanza dai dettagli. Non lasciamo che la nostra memoria, spesso non particolarmente efficiente, si riempia con un mucchio di nozioni irrilevanti.

Far convergere su uno stesso argomento attività anche molto diverse fra loro. Leggere, scrivere, spiegare, discutere con i compagni. In questo modo, l’argomento è preso da più parti e si scolpisce con minore difficoltà nella memoria.

Studiare insieme. L’abbiamo già detto. Lavorare in gruppo è molto importante per la memoria. Si possono fare controlli, verifiche e confronti che aiutano quelli effettuati in classe dall’insegnante. In mancanza di ciò, si può supplire ponendosi personalmente domande che ricalchino la tipologia di quelle che ci saranno rivolte durante l’interrogazione.

Controllare l’emotività. La memoria funziona tanto peggio, quanto più è elevato il grado di emotività in cui l’individuo si trova.

Non trascurare gli aspetti fisiologici della memoria. Durante il periodo degli studi tutto il nostro organismo ha bisogno di un’alimentazione adatta. Inoltre, il cervello deve lavorare nelle migliori condizioni. E a bisogno di una costante ossigenazione. (Ne parleremo nel capitoletto dedicato a questo argomento).

Cercare l’accordo tra memoria e comprensione. Imparare a memoria invece di capire è un errore gravissimo e rappresenta una delle principali cause d’insuccesso, soprattutto nel corso delle scuole superiori. Ogni ragionamento, infatti, è simile ad una catena costituita da numerosi anelli. Se uno degli anelli salta e lo studente studia solo a memoria, presto o tardi tutto il ragionamento salterà. E’ meglio non ricordare o ricordare in modo approssimativo piuttosto che ricordare senza aver capito. Sarà possibile rimediare la lacuna in tempi brevi.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

14

Capitolo 2 IL CONTESTO MATERIALE

Il segreto che mi ha fatto capire le cose è uno solo, il metodo. (Confucio)

Durante l'esperienza scolastica e universitaria, gli studenti devono affrontare e vincere due

ostacoli fondamentali:

la mancanza di tempo,

le condizioni di vita non sempre favorevoli.

Per ottenere dei buoni risultati è necessario utilizzare al massimo le nostre facoltà mentali:

intelligenza,

memoria,

sensibilità.

Quanto più gli ostacoli sono rilevanti, tanto più sarà necessario sfruttare in pieno le proprie risorse.

Il rendimento delle proprie facoltà dipende principalmente:

dalla scelta degli obiettivi;

da una conveniente utilizzazione del tempo;

dalle condizioni generali della nostra vita;

dai mezzi materiali di cui disponiamo. Il comportamento più o meno adeguato in ciascuno di questi campi di azione aumento o

diminuisce sensibilmente le possibilità di successo. E' solo una buona organizzazione del materiale in cui avviene lo studio e solide motivazioni di ordine affettivo e spirituale consentiranno di raggiungere gli obiettivi prefissati dall'inizio dell'anno di scuola o di università.

2.1 Conoscere e rispettare il corpo Il nostro corpo è un amico, non uno schiavo da trattare male. Dobbiamo imparare a

lavorare in armonia con il nostro organismo rispettandone i ritmi e le esigenze. Cerchiamo anche di riconoscerne e rispettare i segnali di allarme: calo della concentrazione, mal di testa, sonnolenza. Se trascuriamo questi indizi di sovraffaticamento, presto o tardi ci pentiremo degli abusi che abbiamo sottoposto il nostro corpo e della negligenza con la quale l'abbiamo trattato. Insorgeranno fastidiosi disturbi - per esempio, dolori alla schiena, calo della vista - che sarebbe stato meglio prevenire anziché curare. Vediamo insieme, quindi, qualche consiglio.

Facciamo in modo di studiare sempre al solito posto, nella nostra camera e lontano da fonti di disturbo. Se per qualche motivo in casa non è possibile ottenere condizioni ottimali, andrà benissimo la biblioteca comunale o quella universitaria, dove il silenzio è d'obbligo. Ma attenzione a non perdere tempo traslocando troppo spesso libri e quaderni da una parte all'altra. Nell'ambiente di studio e bene mantenere sempre la solita posizione, che però non deve favorire la sonnolenza o le fantasie. Il letto non è mai il posto adatto.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

15

Rispettiamo gli occhi. Teniamo il libro o il quaderno su cui studiamo almeno a 40 cm di

distanza dagli occhi (due spanne). Illuminiamo il piano di lavoro (tavolo o scrivania) con luce naturale oppure con una lampadina da 60 W. In ogni caso la luce deve provenire da sinistra.

Cerchiamo di non danneggiare le articolazioni e la colonna verticale. Sforziamoci di

mantenere una postura corretta, verificando di tanto in tanto se la schiena rimane diritta, la testa è appena inclinata sulla pagina e i gomiti poco divaricati sopra la scrivania. E' sconsigliabile accavallare le gambe.

2.1.1 L'alimentazione E' importantissimo nutrirsi in modo equilibrato durante lo studio. Il cervello funziona

soprattutto grazie al glucosio e all'apporto di vitamine (B12), di proteine (acido glutammico) e di sali minerali (calcio, fosforo, magnesio).

Nell'alimentazione non devono mancare:

frutta fresca in abbondanza (zuccheri a rapida combustione);

formaggio, uova, latte yogurt (calcio, fosforo, vitamine e proteine);

frutta secca (sali minerali, vitamina B12);

pane integrale, cioccolato, verdura fresca (magnesio);

fegato (acido glutammico);

acqua (contro i rischi di disidratazione almeno 1,5 l al giorno). E ancora. Evitiamo l'uso di eccitanti e di calmanti. Cerchiamo di non superare le due tazzine di caffè al giorno. Il bisogno di bere caffè si

collega ad un disagio più generale, come riposo insufficiente, pasti squilibrati, nervosismo. Ed è in questi punti che dobbiamo intervenire per risolvere il problema.

Non prendiamo l'abitudine di assumere farmaci colmanti. All'occorrenza, meglio infusi di erbe, valeriana o camomilla.

E le bevande alcoliche? E' superfluo dirlo, sono da escludere. Ricordiamoci ancora che è una sana abitudine dedicare almeno mezzora o tre quarti d'ora a

ciascuno dei due pasti principali (pranzo e cena). Un pasto consumato troppo velocemente può causare mal di stomaco o mal di testa con

effetti deleteri per la salute e la concentrazione nello studio. La nostra giornata dovrebbe iniziare con una robusta prima colazione. E' un errore grave, anche se molto diffuso, trangugiare in fretta un po' di caffè latte prima di correre a scuola o all'università. Ma in questo modo l'apporto calorico è ridotto al minimo e provocherà un vistoso calo dell'attenzione verso metà mattina. Una prima colazione sostanziosa richiede almeno un quarto d'ora. Alziamoci per tempo la mattina. Possiamo scegliere quello che ci piace di più fra pane, burro e marmellata, latte zuccherato con caffè o cacao, tè al latte o al limone, biscotti o fette biscottate, yogurt, cereali, succhi di frutta e spremute d'arancia.

A scuola durante l'intervallo o a metà pomeriggio si può consumare una bevanda e un po' di frutta. Evitiamo negli intervalli tutti quei pasticci che sono patatine fritte, salse, ecc. I distributori nei corridoi hanno l’unico scopo di rimpinzare le tasche dei gestori e nulla più.

Anche in questo siamo furbi. Purtroppo in molte scuole manca davvero uno stile educativo anche per quanto riguarda

l’alimentazione.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

16

2.1.2 L'ossigenazione

Il nostro cervello ha bisogno di un'ottima ossigenazione per funzionare al meglio. Bisogna

favorire il ritmo respiratorio anche durante le ore dedicate allo studio. Ecco perché è importante:

mantenere una corretta postura sulla sedia evitando di sdraiarsi in modo scomposto sul divano o sul letto;

aerare spesso il luogo dove si lavora, aprendo ogni tanto le finestre per cambiare l'aria (anche in inverno, tranquillo/a che non muori assiderato/a);

ossigenarsi regolarmente durante le pause, specie se si avvertono sintomi di affaticamento o avete inizio di mal di testa: talora sono consigliati brevi esercizi di ginnastica respiratoria;

2.1.3 Pause e intervalli Il cervello affaticato è un cervello poco efficiente. Occorre alternare lo studio con momenti di pausa, in cui la nostra attenzione si rivolga a

oggetti gradevoli e non troppo impegnativi. Ad esempio, l'intervallo di metà mattina può essere utilizzato per un breve relax nel cortile della scuola, consumando qualcosa di gustoso.

Anche se dovesse far freddo, ci si copre e si esce all’aria fresca. All'università, i tempi di attesa fra una lezione e l'altra offrono l'occasione per prendere una

boccata d'aria fuori dall'edificio. Concediamoci, se possibile, almeno un pomeriggio alla settimana per svolgere un'attività

sportiva gratificante (palestra, corsa, altro sport che piace). Preferibilmente, uno sport di squadra che permetta di scaricare nel gioco le tensioni accumulate durante le lunghe ore di scuola e di studio.

Non restiamo tutto il giorno chiusi in casa. Facciamo almeno una breve passeggiata quotidiana di mezz'ora (anche una corsetta), durante la quale non penseremo assolutamente al lavoro che si aspetta.

Rispettiamo le esigenze del sonno. Almeno sette, otto ore per notte. Ricordiamoci che le attività a noi più gradite riposano e rinfrescano la mente affaticata. La musica preferita, una serata con gli amici, un fine settimana se puoi da qualche parte (magari uscire con gli amici) al mare o in montagna, non possono che rigenerare le forze e farci riprendere lo studio con maggior forza e vigore.

2.1.4 Le condizioni di lavoro

“Soltanto una cosa dà realmente riposo: la gioia. Distrarsi con l’ozio e la noia non porta a nulla”

(Tommaso d’Aquino)

Cerchiamo di mantenere costanti le condizioni in cui lavoriamo. La certezza di poter disporre con regolarità delle proprie cose e del proprio tempo favorisce la concentrazione. Quindi:

Facciamo in modo di studiare sempre al solito posto, nella nostra camera e lontano da fonti di disturbo. Se per qualche motivo in casa non è possibile ottenere

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

17

condizioni ottimali, andrà benissimo la biblioteca comunale o quella universitaria, dove il silenzio è d'obbligo. Ma attenzione a non perdere tempo traslocando troppo spesso libri e quaderni da una parte all'altra.

Nell'ambiente di studio e bene mantenere sempre la solita posizione, che però non deve favorire la sonnolenza o le fantasie. Il letto non è mai il posto adatto.

Rispettiamo gli occhi. Teniamo il libro o il quaderno su cui studiamo almeno a 40 cm di distanza dagli occhi (due spanne). Illuminiamo il piano di lavoro (tavolo o scrivania) con luce naturale oppure con una lampadina da 60 W. In ogni caso la luce deve provenire da sinistra.

Cerchiamo di non danneggiare le articolazioni e la colonna verticale. Sforziamoci di mantenere una postura corretta, verificando di tanto in tanto se la schiena rimane diritta, la testa è appena inclinata sulla pagina e i gomiti poco divaricati sopra la scrivania. E' sconsigliabile accavallare le gambe.

2.1.5 I piccoli disturbi

Specialmente a livello di scuola superiore e di università, lo studio esige uno sforzo psico-fisico non indifferente che, si sovrappone al nostro sviluppo che interessa tutta la nostra persona. Spesso possono verificarsi piccoli ma fastidiosi disturbi come mal di testa persistenti (emicrania o cefalee) e una stanchezza eccessiva.

Mal di testa. se si tratta solo di episodi occasionali, ai primi accenni di emicrania, proviamo ad ossigenare la mente. Una pausa con le finestre aperte o una breve passeggiata potrebbero essere la soluzione conveniente.

Anche un'alimentazione non idonea e disordinata è spesso responsabile di vari malesseri come il classico cerchio alla testa o un senso di pesantezza. Correggiamo eventuali abitudini alimentari sbagliate.

Gli analgesici (medicine) sono consigliati solo se il dolore è persistente. Non bisogna assolutamente superare le dosi prescritte. Comunque, assumere farmaci di questo tipo deve essere solo un espediente momentaneo.

Il problema va risolto alla radice. Se nessuno dei rimedi adottati è efficace, potrebbe trattarsi di un disturbo di natura oculistica. Sarà bene pertanto consultare uno specialista. Anche i nostri occhi devono essere protetti: prova a pensare a chi è cieco... Eh?

Stanchezza eccessiva. Dobbiamo essere senz'altro esigenti e rigorosi con noi stessi.

Ma è meglio non superare una certa soglia di affaticamento, oltre la quale si rischia di danneggiare seriamente la salute. Sospendiamo la lettura e lo studio quando siamo stanchi.

Il lavoro intellettuale è un atto cosciente che va intrapreso e interrotto volontariamente.

Il primo rimedio ad una stanchezza eccessiva consiste nel prolungare il sonno e le pause di svago per qualche giorno. Se la situazione non migliora, sarà opportuno pensare ad una breve vacanza se si può (altrimenti pazienza non bisogna farsene una malattia). Mettiamo da parte lo studio e cambiamo aria, nel vero senso della parola. Qualche giorno al mare, in montagna o in campagna con le persone care non potrà che farci bene, favorendo il recupero delle energie. contrariamente a quanto si potrebbe supporre, non si tratta di una perdita di tempo, neppure in prossimità di esami. Tre settimane di studio intenso, ad alto rendimento, seguite da qualche giorno di assoluto riposo valgono ben più di quattro settimane di lavoro stentato con rendimento mediocre.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

18

2.2. I luoghi di studio

2.2.1 La scuola

Se è vero che noi svolgiamo i compiti e studiamo le lezioni prevalentemente a casa, è

altrettanto vero che il luogo privilegiato per imparare è la scuola. La lezione dell'insegnante non può essere sostituita. Lo studio inizia in classe.

La spiegazione è il momento forte che ci introduce nell'argomento e - in genere - ci consente di superare le inevitabili difficoltà di approccio e di comprensione. Occorre quindi prestare la massima attenzione e mantenere costante la concentrazione nell'ascolto. Spesso sarà necessario prendere appunti per capire meglio e assimilare gli argomenti esposti (ne parleremo in un'altra pagina).

E' evidente che atteggiamenti di disinteresse o azioni di disturbo verso i compagni, oltre che a infastidire il docente, danneggiano anzitutto noi stessi. Pensare ad altro ci ostacola non poco nella concentrazione e nel capire la lezione. E non ci permette neppure di collegare le conoscenze già in nostro possesso con i nuovi concetti - a volte un po' complessi - presenti durante la spiegazione.

Salvo eccezioni gli insegnanti svolgono il loro compito con competenza e dedizione. E non possono sentirsi offesi personalmente dagli elementi che turbano il regolare svolgimento delle lezioni. E' maleducazione impedire ad un professionista di svolgere il proprio lavoro professionale serenamente e ai compagni di trarre beneficio dall'impegno con cui seguono l'attività scolastica.

L'ideale sarebbe conoscere in anticipo gli argomenti che saranno oggetto delle lezioni, per ricavare il massimo profitto dalla spiegazione dell'insegnante. Spesso ciò non è possibile; il docente, tuttavia, sollecitato dagli alunni, potrebbe annunciare l'oggetto della futura lezione, presentandolo a grandi linee e fornendo quel minimo d’indicazioni indispensabili per un'informazione preliminare.

A questo punto, i ragazzi dovrebbero utilizzare i consueti strumenti di studio e di consultazione per familiarizzare con l'argomento che sarà approfondito in seguito.

In questo modo si ottengono due vantaggi:

a) Si può operare una selezione all'interno delle argomentazioni e delle idee prodotte dal docente nel corso della lezione. Si prenderà nota solo di ciò che non è possibile reperire sul libro di testo, evitando la fatica di appuntarsi ogni parola pronunciata dall'insegnante.

b) Non si correrà il rischio di trovarsi completamente sprovveduti di fronte ad un argomento sconosciuto. Gli alunni incontreranno senz'altro minore difficoltà a comprendere qualcosa in un certo senso già conosciuto. E sopratutto saranno sostenuti da una più viva disponibilità a seguire le lezioni, favoriti anche dall'interesse suscitato da un primo, seppur sommario approccio.

Anche le interrogazioni possono diventare un momento privilegiato di approfondimento.

Perché ciò avvenga, è necessario: prestare attenzione alle domande rivolte dall'insegnante1, eventualmente annotarsele, per giungere più preparati quando sarà il nostro turno; fornire mentalmente una risposta personale, prima che il compagno inizi a parlare; seguire attentamente la risposta del compagno;

1 Durante gli studi universitari, può essere molto utile partecipare a qualche esame che dovremo

sostenere, per capire come interrogano i docenti e i suoi collaboratori e farsi un'idea anche solo approssimativa delle domande ricorrenti.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

19

confrontare la nostra risposta mentale con quanto il compagno ha detto ad alta voce e le eventuali correzioni dell'insegnante.

La continuità dell'attenzione è ritenuta a buon diritto la componente fondamentale di un intelligente ed efficace lavoro di comprensione. Non solo a scuola, ovviamente, ma anche all'università e durante conferenze, incontri, dibattiti. E bisogna saper mantenere altra l'attenzione fino al termine dell'attività.

2.2.2 La casa

La propria casa è l'ambiente dove passiamo la maggior parte del nostro tempo per fare i compiti e studiare le lezioni. Un luogo favorevole allo studio, però, deve rispondere a cinque criteri:

Stimolare il lavoro personale. Se è accogliente e ordinato, sarà più piacevole trascorrervi le lunghe ore dedicate allo studio. Il caos e il disordine scoraggiano anche i più dotati per lo studio. Ricordiamolo sempre: "L’ordine dà forma alle cose"!

Invogliare la concentrazione. Bisogna eliminare ogni fonte di distrazione: no a giornali, riviste, fumetti, telefonate in partenza e in arrivo. Meglio un ambiente poco rumoroso. La scelta di ascoltare musica durante lo studio è molto discutibile. Chi non ne può fare a meno, scelga se non altro una musica rilassante e un volume di ascolto molto, molto basso.

Limitare la stanchezza fisica. Occorre innanzitutto procurarsi una buona illuminazione naturale e artificiale, che non proietti ombre o fastidiosi riflessi sul foglio, per non affaticare la vista. La scelta della giusta combinazione sedia/scrivania consentirà una distanza ottimale fra occhi e piano di lavoro e favorirà la corretta postura della colonna vertebrale.

La temperatura dell'ambiente non deve mai essere troppo elevata. Il sistema di

riscaldamento centralizzato dei condomini tende a surriscaldare le singole stanze. (Possiamo sempre regolare i termosifoni comunque). Questo eccessivo surriscaldamento degli ambienti favorisce l'insorgere di malattie di raffreddamento e debilita l'organismo, impedendo un'adeguata ossigenazione del cervello. D'altra parte, al di sotto dei 16°C leggere, scrivere e studiare diventano problematici. Pertanto, la temperatura ottimale della camera in cui viviamo dovrebbe aggirarsi sui 20°C. Tranquilli che non si muore assiderati!

Privilegiare la praticità. Mettiamoci al lavoro su una scrivania abbastanza ampia e

soprattutto sgombra di tutto quello che non riguarda strettamente la materia cui ci stiamo dedicando. Eviteremo di doverli cercare qua e la per la casa. Conservare i quaderni e i libri in ordine verticale ci consentirà di scegliere facilmente il necessario, senza scombussolare tutto. Sarebbe ancora meglio utilizzare un cassetto o un ripiano per ciascuna materia. Se ciò non fosse possibile per mancanza di spazio, facciamo in modo almeno che tutto l'occorrente sia facilmente accessibile e non ammucchiato alla rinfusa in un angolo o sparpagliato in giro. Penne, matite e oggetti di cancelleria vanno collocati in un apposito contenitore sulla scrivania.

Per chi è credente, poi, favorire lo spazio per la preghiera. Se la nostra camera è accogliente, sarà anche più facile raccogliersi nella preghiera. La presenza del Crocefisso, della Bibbia e di qualche buon libro a carattere spirituale tenuto in ordine su un ripiano, incoraggia senz'altro la preghiera e la meditazione.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

20

2.2.3 La biblioteca

Studiare in biblioteca può essere una soluzione efficace, sopratutto - ma non solo - quando

non è possibile raggiungere una buona concentrazione in casa propria. La biblioteca dovrebbe rispondere a questi requisiti:

Favorire la concentrazione. I locali devono essere sufficientemente silenziosi. Il silenzio è d'obbligo in sala lettura ma questa disposizione è spesso disattesa purtroppo. Anche se all'inizio il brusio di fondo sembra irrilevante, col passare delle ore potrebbe stancarci e indebolire la nostra capacità di concentrazione. Cerchiamo di sistemarci in un angolo appartato, voltando le spalle alla porta d'ingresso per vincere la tentazione di guardare tutti quelli che entrano o escono.

Essere completa e aggiornata. L'interesse di una biblioteca risiede in buona parte nella sua completezza e nel suo grado di aggiornamento. In più dovrebbe facilmente essere accessibile e corredata di validi sussidi, quali riviste, quotidiani, apparato bibliografico, schedari per autori, per titoli e per soggetti. Il tempo che dovremo spendere, specialmente in principio, per familiarizzare con il sistema di schedatura e di ricerca, non sarà mai tempo perso. (Parleremo altrove come muoversi in biblioteca).

Il tempo che dovremo spendere, specialmente in principio, per familiarizzare con il sistema

di schedatura e di ricerca, non sarà mai tempo perso. (Vedremo in un altro capitoletto come muoversi in biblioteca).

Consentire il lavoro di gruppo. La biblioteca è un ottimo luogo per ritrovarsi e

studiare fra amici e compagni. Purché - beninteso - se ne rispetti il regolamento e non si disturbino gli altri frequentatori. Documentarsi insieme e lavorare in gruppo è un'ottima palestra per imparare ad allacciare rapporti positivi con gli altri.

Cerchiamo quindi la biblioteca, se ne abbiamo la possibilità, che meglio risponde alle nostre possibilità. Non accontentiamoci della prima che troviamo. Chiediamo l'aiuto e il consiglio di compagni più esperti di noi o insegnanti capaci e che hanno dimestichezza con le biblioteche.

2.3 Organizzare il tempo

Il tempo di cui disponiamo deve essere rigorosamente pianificato, per evitare di sprecarlo o di utilizzarlo male.

Ognuno è giustamente geloso del proprio tempo e non vuole perderlo inutilmente. Dedicare agli altri e a titolo gratuito una parte anche minima del nostro tempo, ci sembra molto più difficile che prestare o regalare una modesta somma di denaro.

2.3.1 Determinare le priorità Se vogliamo ottenere buoni risultati dall'uso del tempo, occorre programmare la nostra

giornata e la nostra settimana con un certo ordine, rispettando - in ordine di importanza - i vari

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

21

impegni cui siamo tenuti. Un'agenda planning può essere utile a questo scopo. E' ovvio che dobbiamo riconoscere il diritto di precedenza agli obblighi e agli impegni di una vita equilibrata.

Le necessità materiali. Mangiare, dormire, tenere in ordine e pulita la propria persona e la stanza, coltivare i rapporti familiari e di amicizia.

Lo studio cui spetta senz'altro la priorità. Avere attenzione verso gli altri. Non è inutile ricordarci che è molto importante fare del

bene verso qualche persona che ha bisogno. Una parola “gentile”, uno sguardo, un sorriso, sono poca cosa ma che possono essere di grande aiuto a chi magari ci sta vicino... Condividere un po' di tempo libero con quanti sono più sfortunati o hanno meno di noi, ci permette di non rinchiuderci a riccio nei nostri problemi. Ci stimola a riscoprire valori e fini altrettanto importanti.

Gli amici, lo sport, il divertimento.

2.3.2 Non perdere tempo

Una pianificazione efficace non conosce tempi morti. Cerchiamo di sapere sempre cosa fare, in qualunque momento. Non c'è bisogno di escludere dalla nostra giornata lo svago e il riposo.

Anche i ritagli di tempo non vanno sprecati. Impariamo, ad esempio, a sfruttare in modo intelligente e utile gli spazi di trasferimento da casa a scuola.

Quando? Durante il viaggio sull'autobus o in treno. E' il momento di ripassare la lezione o rileggere gli appunti della giornata. Una semplice scheda o un foglio riassuntivo ci permetteranno di seguire il filo della lezione. Se non li abbiamo sotto mano, basterà chiudere gli occhi e riflettere mentalmente sull'argomento prescelto.

Come? E' solo questione di volontà e di concentrazione. Insomma, dobbiamo essere motivati. Chi ha l'abitudine di studiare soltanto a casa, potrebbe organizzarsi diversamente, portando con sé un quaderno o un libro adatti allo scopo.

2.3.3 Il piano di lavoro

Nel preparare il piano di lavoro della giornata o della settimana, bisognerà tenere conto delle priorità stabilite.

In particolare:

Per le necessità materiali, sarà bene ricordare che il tempo medio da dedicare al sonno dovrebbe essere di otto ore giornaliere. Teniamo presente però che il lavoro intellettuale è molto più redditizio se ci andiamo a coricare entro mezzanotte e ci alzeremo entro le otto. Tuttavia, non bisogna essere particolarmente rigidi. In certi periodi è senz'altro possibile concedersi una lunga notte di studio, se in breve tempo si potrà recuperare il sonno perduto. (Il sonno comunque non si recupera mai).

Questo non significa comunque arrivare impreparati all'interrogazione o agli esami ed

essere costretti a numerose notti insonni, che potrebbero incidere e pregiudicare sul nostro equilibrio psico-fisico. Una buona organizzazione dei tempi di studio ci permetterà di evitare questi errori.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

22

Per i pasti vedi l'argomento già trattato. Ricordiamoci di non dimenticare questi tempi, ingoiando in fretta e male poco cibo. Potremmo avere delle conseguenze poco piacevoli per il nostro stomaco.

“Non c’è nessun prezzo per il tempo” (Lucio Anneo Seneca)

Il tempo dedicato allo studio occuperà ovviamente la maggior parte del tempo della nostra giornata. Teniamo presente la nostra capacità di concentrazione e le esigenze den nostro organismo. In genere, è preferibile affrontare le materie più difficili per noi a mente fresca, ad esempio se abbiamo dei giorni di vacanza, il mattino appena alzati.

Sarebbe interessante anche dedicare un po’ di tempo al volontariato magari due tre volte al mese, compatibilmente con gli impegni di studio. E’ chiaro che se gli impegni di studio o una sessione di esami particolarmente impegnativa assorbono completamente le nostre energie, bisognerà rinunciare al servizio intrapreso e declinare inviti anche pressanti.

Nella scaletta del piano di lavoro giornaliero o settimanale, gli amici, lo sport e il divertimento occupano l'ultimo posto. Ciò non significa che non siano importanti o li dobbiamo trascurare. E’ necessario dare priorità al dovere da compiere poi dedicarsi agli amici, allo sport, al divertimento. Tutto questo sarà possibile al termine dell'impegno oppure al sabato sera o la domenica. (Divertirsi con la ragione si gode di più non dimentichiamolo mai).

2.3.4 Quando studiare E' chiaro che una seria programmazione deve avvenire in funzione del tempo che

impieghiamo a eseguire i compiti e a memorizzare le lezioni. Impariamo perciò a conoscere noi stessi! Se lavoriamo meglio al mattino, al pomeriggio o in un'altra ora della giornata, dedichiamo

allo studio delle materie meno agevoli tutto il tempo che per noi è maggiormente redditizio. Alcuni rendono il massimo nelle prime ore della mattinata, altri sono più lenti a svegliarsi e a entrare nel pieno delle attività. Con un po' di buona volontà potremmo sfruttare al massimo i momenti maggiormente favorevoli.

“Ciascuno vive soltanto il presente, questo istante infinitamente piccolo. Tutto il resto, o già è stato vissuto o è nel buio delle sorti future”

(Marco Aurelio)

Cerchiamo di adattare i tempi di studio alla materia e non viceversa. Una volta sarà necessario ripassare la materia la sera, subito dopo averla imparata, altre

volte sarà necessario un altro ripasso il mattino, prima di entrare a scuola. Teniamo presente infine che rivedere appena possibile, ad esempio nel pomeriggio, quanto

appreso durante la lezione in classe, contribuisce in modo espressivo a imprimerlo nella memoria. Le nozioni ancora fresche nella mente ci consentono di completare o correggere gli appunti, finché siamo in tempo.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

23

A proposito, ricordiamoci che progredire giorno dopo giorno nell'apprendimento della materia senza ripassare quanto acquisito, è un errore grave, anche se molto comune. Non raggiungeremo mai una sufficiente padronanza dei vari argomenti, se non li assimiliamo gradualmente e nell'ordine con cui ci vengono proposti dall'insegnate.

Può capitare a tutti di accumulare ritardo nella preparazione. Nell'organizzare il tempo, manteniamo sempre qualche margine di sicurezza da dedicare

eventualmente a ripassi o esercitazioni supplementari. Evitiamo tempi troppo stretti che ci costringono a sforzi eccessivi. Il giorno ideale per recuperare potrebbe essere il sabato, che sarà dedicato ai libri o allo svago, a seconda di come procedono le cose.

2.3.5 Quando studiare

Quanto tempo dedicare ad ogni singola materia? Possiamo attenerci ai seguenti criteri:

Difficoltà dell'argomento. Lezioni e argomenti molto densi richiederanno anche un paio d'ore di studio intenso. Al contrario, un quarto d'ora di attento ripasso può bastare per una materia meno impegnativa.

Tipologia del lavoro da svolgere. Evidentemente, i tempi d’impegno varieranno a seconda del grado di difficoltà dell'esercizio da svolgere, della lezione da studiare o della versione da preparare.

Grado di motivazione. Qual è la materia che ci appassiona di più? Sarà un piacere studiarla. Ma dedichiamo più tempo e pazienza a ciò che ci piace meno.

Valutazione dell'importanza. Investiamo il tempo e le energie in modo proporzionale all'importanza di ogni singola materia nel contesto generale degli studi intrapresi. Prendiamo nota del tempo medio impiegato per risolvere certi esercizi, eseguire una traduzione o imparare un determinato capitolo. Potrà essere utile in futuro sapere in anticipo quanto tempo - e quanto impegno! - ci verrà richiesto in circostanze analoghe. E... non scoraggiamoci! I risultati mediocri dei primi momenti sono destinati a migliorare.

2.3.6 Quali materie studiare

Tutte le materie di studio devono figurare nel programma. Non dimentichiamo le più antipatiche e neppure quelle in cui siamo più deboli.

Cerchiamo di studiare soltanto il necessario. Questo non significa studiare solo per arrivare alla sufficienza, piuttosto rifiutare la tendenza ad approfondire in maniera grossolana ogni spunto. Nella smania di perfezionismo si nasconde spesso la tentazione di tralasciare le materie più noiose.

In certi casi, può essere utile suddividere la materia per poterla studiare meglio. A patto poi di operare la doverosa sintesi all'interrogazione o all'esame. 2.4 Organizzare lo studio 2.4.1 La pianificazione del lavoro

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

24

Mettiamoci al lavoro, cominciando dall'impegno più noioso o più faticoso. In ordine crescente di fatica, troviamo:

riordinare quaderni e appunti;

rileggere e sottolineare i passi più importanti di un capitolo;

leggere un libro prendendo appunti;

svolgere un esercizio piuttosto complesso;

eseguire una traduzione;

memorizzare un capitolo o una lezione. In linea di massima, cerchiamo di lavorare non più di un'ora ininterrottamente sullo stesso

argomento. Tuttavia, non dobbiamo essere rigidi. La regola vale soprattutto per gli studi che richiedono una concentrazione intensa e una grande memorizzazione. Non avrebbe senso applicarla a composizioni, traduzioni, versioni, ricerche, ecc.

Se dobbiamo passare diverse ore su una materia, potremo dedicare allo studio tempi di 50-60 minuti, intervallati da una pausa di 5 o 10 minuti. Ma se è difficile raggiungere la concentrazione o se la materia è particolarmente difficile, proviamo a lavorare per spicchi di 15-20 minuti l'uno. Può essere opportuno adottare questa soluzione, purché il rendimento delle singole sezioni di lavoro rimanga elevato. Poco alla volta anche il rendimento globale migliorerà. E' senz'altro preferibile un quarto d'ora di lavoro col massimo sforzo a mezz'ora di studio svogliato su argomenti dei quali non riusciamo a venire a capo.

Ma che cosa fare durante le pause? L'abbiamo già visto. Tutto, fuorché un'attività intellettuale o faticosa per la vista. Quindi, no alla lettura, ma anche alla televisione. Meglio sgranchirsi le gambe con una bella passeggiata o eseguire qualche esercizio di ginnastica respiratoria. Mangiamo pure qualcosa di energetico, beviamo acqua o prendiamo altre bibite. 2.4.2 Lavorare da soli o in gruppo?

Il lavoro di gruppo correttamente inteso si presta a ottimizzare il rendimento di ciascuno e a

rispettare la pianificazione dello studio. Non serve essere numerosi, un gruppo efficiente e affiatato conterà 4-5 persone.

Se qualcuno se la sente di coordinare il lavoro o si presta volentieri ad assumersi delle responsabilità, tanto meglio. Altrimenti ciascuno cerchi di intuire quando c'è troppa tensione o di cogliere un calo di concentrazione in qualche compagno. In questi casi, s’impone una sosta più o meno lunga. Interrompiamo il lavoro sempre di comune accordo.

Ma quali sono le differenze tra studiare da soli e studiare in un gruppo? Quali i vantaggi dell'una o dell'altra scelta? Schematizzando si può affermare che lavorare da soli offre alcune opportunità.

Permette di sfruttare intensamente tutte le proprie attitudini mentali, poiché non ci si può appoggiare sugli altri;

Sviluppa le capacità di autonomia e di autocontrollo; Pone di fronte agli ostacoli senza mediazioni, dal momento che le difficoltà non

vengono risolte da interventi altrui; Sviluppa in modo decisamente intensivo le capacità di sforzo, la perseveranza nel

perseguire la meta e la ricerca della soluzione idonea; Consente infine di utilizzare il tempo secondo criteri personali.

Il lavoro di gruppo, invece:

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

25

Favorisce un notevole guadagno di tempo, sia direttamente nella ripartizione del lavoro, sia indirettamente nel reciproco controllo di ogni componente del gruppo sugli altri;

Permette uno sfruttamento estensivo delle proprie possibilità, dato al diverso apporto culturale di ogni componente. Il confronto con gli altri è sempre stimolante per l'intelligenza;

Predispone favorevolmente alle esigenze della futura vita professionale; Promuove la comunicazione interpersonale e il sorgere di un genuino spirito di

collaborazione. All'interno del gruppo, è più facile accettare con tolleranza divergenze sempre possibili tra amici o compagni.

E’ evidente che i due metodi possono essere utilizzati a fasi alterne, a seconda delle

esigenze del lavoro. Lo studio personale effettuato da soli sarà indispensabile per:

assimilare in profondità conoscenze che richiedono notevoli sforzi di analisi e di sintesi;

avvicinarsi ai contenuti nuovi o materie nuove che esigano un impegno iniziale piuttosto elevato.

Il lavoro di gruppo potrà rivelarsi utilissimo per:

ricercare documentazioni e confrontare le esperienze, in un'attività comune che trae beneficio dal contributo di punti di vista diversi;

ripassare quanto studiato specialmente nell'ambito delle materie letterarie, tenendo presente anche le interpretazioni dei compagni;

impadronirsi di contenuti o argomenti molto impegnativi, potendo alleviare in questo modo la tensione e lo sforzo individuale.

Insomma, le due opzioni di lavoro sono complementari e non si escludono a vicenda.

Tutt'altro. Il loro alternarsi a seconda delle necessità contribuisce a rendere dinamica l'azione, evitando di cadere nella monotonia. 2.4.3 Predeterminare gli obiettivi

Dire che nel mondo dello studio bisogna predeterminare degli obiettivi sembra superfluo.

La promozione o il superamento degli esami non sono già di per sé degli obiettivi? In realtà, no! Sono obiettivi minimi.

Necessari, ma non sufficienti ad una piena riuscita. Il giudizio espresso dall'insegnante o dalla commissione d'esame è inevitabile, formale e limitato. Non può tener conto dell'atteggiamento e delle condizioni di lavoro specifiche di ogni singolo studente. Non può valutare come il giovane si pone di fronte alla materia, o le ragioni profonde che lo sostengono e lo spingono a impegnarsi nello studio.

Per essere valido ogni obiettivo deve essere personalizzato, cioè basarsi su dati concreti e verificabili durante tutto il corso dell'anno. Dobbiamo chiederci, insomma, quale livello di preparazione vogliamo raggiungere in una determinata materia, tenendo conto dei nostri interessi, dell'importanza di tale materia nella futura professione o dei legami che essa può avere o avrà con le altre discipline.

L'impegno è di alta responsabilità ma inderogabile. Non si può procedere a caso, andando avanti alla meno peggio. Sopratutto all'università, dove la possibilità di seguire piani di studio molto diversi fra loro richiede scelte consapevoli e ponderate. Ogni piano di studio vincola

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

26

abbastanza rigorosamente ogni studente. All'inizio dell'anno accademico, infatti, bisogna indicare quali corsi si vuole frequentare e quali esami si vogliono sostenere all'interdo dell'indirizzo prescelto.

Eventuali ripensamenti possono costare cari! Cambiare improvvisamente piano di studi può far perdere molto tempo e - nel caso di un cambiamento radicale d’indirizzo - portare addirittura all'annullamento di esami già superati.

In questa prospettiva conviene chiedersi per tempo:

Quale livello di assimilazione necessario per ogni parte del programma di studio? Bastano informazioni a grandi linee oppure si richiedono conoscenze molto approfondite o, ancora, abilità tali da superare prove complesse?

Quante pagine ci saranno da studiare? E' importante saperlo con un certo anticipo per programmare efficacemente il proprio tempo.

Quali e quanti lavori, ricerche, esercizi dobbiamo svolgere per arrivare preparati all'esame?

Molti studenti si presentano agli esami con una conoscenza soltanto parziale del programma e spesso con vistose lacune. Ma fin dall'inizio ciascuno dovrebbe porsi due domande fondamentali:

Qual è l'estensione del programma da portare all'esame?

Quale grado di preparazione o di approfondimento posso realmente raggiungere? Per trovare la risposta, bisogna valutare serenamente le proprie effettive capacità di lavoro. Facciamo un esempio: il programma di un certo corso universitario prevede più di mille

pagine. Quante ore di studio mi saranno necessarie per coprirlo tutto, tenendo conto del livello di approfondimento che intendo raggiungere? E in particolare, quanto tempo ci vorrà per una prima lettura e per conoscere le linee fondamentali della materia? E per la registrazione mnemonica dei dettagli e l'esecuzione degli eventuali esercizi? E' ovvio che non posso rimandare le risposte a questi interrogativi fino ad un mese prima della sessione di esami cui intendo presentarmi.

La pianificazione del lavoro dipenderà soprattutto da alcune variabili:

il grado di difficoltà dell'esame e il risultato che mi propongo di ottenere;

il ritmo di lavoro che posso ragionevolmente sostenere;

il rendimento personale più o meno elevato;

il tempo effettivamente disponibile;

l'importanza dell'esame all'interno del piano di studi prescelto. Occorre essere realisti. Non minimizzare le difficoltà. E non sopravvalutiamo le nostre

capacità, per quanto notevoli. Cerchiamo invece di calcolare il volume generale del lavoro da svolgere, materia per materia. Tutto questo non è facile, soprattutto il primo anno, ma possiamo sempre informarci da studenti più esperti.

Definire le variabili, faremo una scelta fra differenti ipotesi di lavoro. Fisseremo obiettivi della nostra portata: quante e quali discipline affrontare durante l'anno e quale livello di conoscenza raggiungere per ciascuno di esse.

Il programma tuttavia non deve essere rigido. Lo sottoporremo periodicamente a revisioni e controlli sia per valutare più concretamente i diversi tempi di studio, sia per precisare ulteriormente il livello di approfondimento da dare a ciascuna materia. D'altronde preparare un programma definendo con chiarezza e precisione gli obiettivi possibili, offre alcuni vantaggi:

permette di utilizzare nel modo migliore tutti i mezzi a disposizione;

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

27

elimina almeno in parte quella sottile inquietudine che si insinua nella mente e procura angoscia a molti studenti;

infonde calma per il presente e fiducia nel futuro, senza le quali il lavoro intellettuale è pressoché impossibile.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

28

Capitolo 3 IL CONTESTO AFFETTIVO SPIRITUALE

3.1 Le motivazioni

Cerchiamo di essere persone motivate, ricche di desideri. Ma non tanto e non solo di cose

materiali. Il desiderio porta lontano. Avere delle mete da raggiungere è molla che ci spinge avanti. Diventeremo vecchi solo quando non avremo più nessun desiderio o quando vivremo senza entusiasmo e senza interessi.

Anzitutto, prima di intraprendere gli studi, dobbiamo chiarire di fronte a noi stessi le motivazioni che ci sostengono e valutare le risorse di cui disponiamo. Onestamente e con la massima chiarezza. E' davvero miserevole iscriversi in una scuola o all'università solo per avere un titolo. Successivamente vedremo come risolvere i momenti di crisi.

Quali sono i nostri desideri? In ciascun uomo e donna esiste il desiderio naturale di conoscere la verità. Non soffochiamolo con atteggiamenti superficiali o presuntuosi. Apriamo il nostro cuore e la nostra mente, come un bambino desideroso di apprendere il meglio per sé. Non permettiamo alla noia e alla banalità di sostituire l'entusiasmo iniziale. Conoscere la realtà ci porterà ad amare quello che ci sta intorno e anche la nostra stessa vita.

Insomma amare lo studio è il modo migliore per avere successo a scuola. Facciamo in modo che le motivazioni che ci spingono siano:

precise, non generiche né confuse;

positive e stimolanti;

concrete: materiali, ma anche spirituali. Domandiamoci perché lavoriamo e studiamo. Perché non abbiamo altra scelta o piuttosto

per migliorare noi stessi e il mondo che ci circonda? Richiamiamo spesso alla mente le ragioni del nostro impegno! In genere si tende a perdere

di vista lo scopo ultimo delle azioni, lasciandosi completamente travolgere dal quotidiano e dal contingente. Proviamo a prendere le distanze. A volare più in alto con il cuore e con l'immaginazioni. Chiarire a se stessi le proprie mete è sicuramente un atto di grande libertà, perché "la verità fa liberi" (Gv8,32).

Non trascuriamo d'altra parte neppure le motivazioni più concrete e immediate. Dopo un buon risultato condiamoci pure la sospirata serata libera. Lo svago è la ricompensa che favorisce il recupero delle forze. 3.2 Le risorse 3.2.1 Conoscere se stessi

Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, conoscere se stessi, è piuttosto difficile,

soprattutto durante l'adolescenza. La personalità si evolve, ma le capacità maturano in maniera discontinua. Le esigenze cambiano ed esistono penose discrepanze tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere2.

2 Ti consiglio per questo approfondimento due piccoli volumetti molto belli, Conosci te stessa e

Conosci te stesso entrambi di A. Sanna e Perché ho paura di dirti chi sono di J. Powell editi da Gribaudi che

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

29

Confrontarsi con gli altri non è facile, né incoraggiante. Il nostro rendimento scolastico dipenderà sia da come impiegheremo le nostre attitudini e

capacità, sia dal livello di maturazione raggiunto. Si rende necessario, quindi, conoscere il nostro profilo intellettuale e il modo migliore di farne uso.

A questo scopo poniamoci in tutta serenità alcune domande:

La mia intelligenza e le mie attitudini mentali si rivolgono più facilmente al concreto o all'astratto?

Riesco ad assimilare facilmente oppure studiare mi costa enormi difficoltà? Mi perdo nei dettagli o miro all'essenziale?

Possiedo uno spirito critico giusto, sereno e tollerante? Mi esprimo oralmente o per iscritto con chiarezza e lucidità? La mia capacità di analisi è precisa o palesa gravi incertezze? La capacità di sintesi è matura o stentata?

Solo dopo aver fatto con franchezza il bilancio consuntivo delle nostre capacità intellettuali

e morali, potremo affrontare proficuamente gli studi. Ed evitare il pericolo di considerare i consigli e le indicazioni che ci vengono suggerite come semplici ricette per risolvere magicamente qualunque problema. Occorre ricordare che ogni essere umano è un caso particolare, unico e irripetibile. Non ha senso assegnare al lavoro intellettuale regole da seguire rigidamente, come se l'uomo fosse una macchina. Nello studio come nella vita ciascuno è il solo responsabile degli esiti che riesce ad ottenere. Talvolta, siamo noi i peggiori nemici di noi stessi.

Non conosciamo oppure sorvoliamo troppo facilmente sui nostri difetti. Cerchiamo invece di individuarli e vincerli. Certe abitudini sbagliate si radicano in profondità. E ci impediscono di conseguire risultati ottimali. Se ci rendiamo conto, ad esempio, che stiamo perdendo troppo tempo in una certa attività o che l'impegno non è sufficiente, dobbiamo cambiare radicalmente. Superiamo la pigrizia e diamo un taglio netto al nostro atteggiamento negativo. 3.2.2 L’attenzione e la concentrazione

L'attenzione è un atto volontario con le quali applichiamo le facoltà mentali su un

determinato evento. In particolare sull'oggetto dello studio. L'attenzione intensa e costante genera concentrazione, che è quindi prima di tutto una questione di volontà e non d’intelligenza. Pertanto, è alla portata di tutti.

Esistono due tipi di attenzione:

a) l'attenzione immediata e istantanea, indispensabile nella vita di tutti i giorni; b) l'attenzione mediata e prolungata, necessaria per gli studi, che bisogna sviluppare

in modo conveniente. In sostanza, la concentrazione nel lavoro deriva da una forma perfezionata di

quell'attenzione che usiamo quotidianamente. L'attenzione e molto di più la concentrazione sono le condizioni base per seguire una

lezione, per comprendere quanto stiamo studiando e per memorizzare dati e informazioni. Non ci siamo mai chiesti perché riusciamo a concentrarci facilmente su ciò che ci interessa di più?

E' logico che sia così, ma questo dimostra che:

forniscono strumenti per la conoscenza e il miglioramento delle proprie attitudini con un linguaggio semplice e coinvolgente.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

30

siamo senza dubbio capaci di intensificare l'attenzione e di prolungarla nel tempo;

le motivazioni sono lo stimolo che tiene sveglia l'attenzione.

“E’ assai rara un’attenzione piena e costante, che si mantenga tale per due ore consecutive”

(J.Guitton)

Dobbiamo quindi essere obiettivi ed esigenti. Bando alle fantasie e alle distrazioni. Il lavoro intellettuale non è un atto puramente meccanico. Ripetere all'infinito una lezione

senza assimilarla non serve a niente. 3.2.3 Migliorare le condizioni base

Come concentrarsi durante lo studio? Il segreto sta nell'impedire che pensieri estranei irrompano nella mente, provocando una

vera e propria deviazione all'interesse e un vistoso calo dell'attenzione. Il segreto di un'attenzione vigile o di una concentrazione efficace risiede nelle giuste condizioni materiali, affettive e spirituali in cui ci troviamo.

Riassumiamo in breve quanto abbiamo già detto:

Scegliamo un ambiente che favorisce lo studio ed eliminiamo tutte le distrazioni possibili e immaginabili.

Curiamo la nostra forma fisica. Non lasciamoci condizionare da cattive abitudini, alimentari e non (caffè e tabacco in eccesso, liquori e farmaci vari). La stanchezza è il peggior nemico dell'attenzione. D'estate, se ci sentiamo lenti e spossati per il caldo, possiamo rinfrescare viso e polsi con acqua fredda oppure fare una doccia anche più volte al giorno. Ricordiamoci di bere abbondantemente.

Cerchiamo di suscitare in noi l'interesse per ciò che studiamo, cogliendo gli aspetti più positivi o più stimolanti e superando quelli meno gradevoli. L'interesse facilita l'apprendimento.

Verifichiamo di possedere realmente le cognizioni basilari indispensabili per affrontare argomenti nuovi, specie se molto complessi.

Non si può progredire nell'approfondimento di una certa disciplina, se non se ne

padroneggiano i principi fondamentali. O se ci mancano i prerequisiti essenziali. Ricordiamoci che l'attenzione svanirà rapidamente, se fatichiamo troppo a capire le idee, il linguaggio, la logica interna di ogni capitolo.

Tentiamo di collegare efficacemente quanto stiamo studiando con quanto abbiamo

già imparato. E' molto più importante di quanto si creda, sia per trarre nuovi stimoli dal lavoro, sia per evitare di procedere a compartimenti stagni.

Non lasciamo passare una solo parola di cui il significano non lo conosciamo. Teniamo a disposizione un buon vocabolario e consultiamolo spesso. Mettiamo da parte pigrizia e orgoglio.

Nell'eventualità che qualche argomento ci è abbastanza difficile, ci si può documentare su altre fonti e chiedere il parere dell'insegnante o di altri compagni più esperti. Nel lungo cammino dell'apprendimento e della formazione personale, tutti percorrono grosso modo le stesse tappe.

Come rimediare a una poca capacità di concentrazione? Prima di tutto, eliminiamo le fonti

di disturbo. Passiamo a rassegnare i fattori che favoriscono la concentrazione e cerchiamo di

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

31

migliorarli. Facciamolo con obiettività, pazienza e umiltà. Possiamo anche ricorrere a esercizi propedeutici, di cui faccio qualche esempio:

Osserviamo attentamente un oggetto. Poi, tenendo gli occhi chiusi ce lo

raffiguriamo mentalmente per una trentina di secondi. Richiamiamo alla mente il viso di una persona cara con quanta maggiore precisione

possibile. Abbassiamo progressivamente e molto lentamente il volume di ascolto della radio

o della televisione, fino a non sentire più nulla. Cerchiamo di impiegare almeno tre minuti.

Concentriamo l'attenzione su un solo oggetto per alcuni minuti. Poi, proviamo con oggetti anche molto diversi fra loro.

Questi esercizi non sono per niente banali come sembrerebbe a prima vita. Devono essere

ripetuti costantemente nell'arco della settimana. Se non otteniamo successi immediati, non scoraggiamoci: i risultati sono garantiti.

Infine, se non riusciamo a mettere a fuoco la causa che ci procura un calo di attenzione,

parliamone con i genitori, gli insegnati, gli amici... in molti casi, il rimedio è a portata di mano. Un pensiero fisso - ad esempio un invito di amici o una telefonata da fare - potrebbero disturbarci durante le ore di studio. Ripromettiamoci di dedicare tempo a quanto ci interessa, non appena avremo finito di studiare. Se ci metteremo al lavoro con impegno, avremo trasformato un motivo di distrazione in un nuovo stimolo all'impegno. 3.2.4 Vivere con realismo

Oggi, gli sforzi che la vita scolastica o i corsi universitari richiedono ai giovani sono molto intensi. Riuscire a unire le esigenze dello studio con una vita equilibrata rappresenta senz'altro una sfida impegnativa e non facile.

Il problema di fondo è vivere con realismo, evitando di lasciarsi coinvolgere emotivamente o di rimanere isolati, avulsi dalla realtà.

Occorre ricordare che lo studio comporta uno sforzo che coinvolge a fondo le nostre capacità intellettuali, ma anche la resistenza fisica. Ai primi sintomi di affaticamento eccessivo, conviene prendere qualche giorno di riposo. E' meglio rinunciare allo studio momentaneamente, per dieci o quindici giorni, che doverlo fare poi per mesi rischiando un esaurimento.

Se qualcosa non va, non chiudiamoci nel nostro problema. Parlare con gli altri delle nostre difficoltà dà fiducia.

"L'arte del vivere somiglia piuttosto

all'arte della lotta, che a quella della danza" (Marco Aurelio)

Se possibile, manifestiamo il nostro disagio innanzitutto ai genitori, ma anche agli

insegnanti. Possiamo rivolgerci a un amico di fiducia, o a un professore che ci ha a cuore e che ci ispira fiducia e competenza e capace di ascoltare. Ma stiamo lontani dalle persone sempre pessimiste e cerchiamo quelle che hanno una visione positiva dello studio e della vita in generale.

Se anche noi siamo tentati di cadere in una visione negativa, sforziamoci di scoprire le

cause e trovare le energie per reagire. Il pessimismo è uno dei nemici più subdoli della riuscita e del successo, negli studi come nella vita.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

32

Ognuno di noi, anche quando studia, deve vivere in pieno la propria esistenza di essere umano. Tutto questo significa:

Vivere con gli altri e non ripiegati su se stessi. Dare a ogni cosa il suo posto e trovare il posto giusto per ogni cosa (non studiare

quando non è il momento, né... fare il contrario!). Evitare lo spirito di competizione. Nella vita non serve a nulla essere stati i primi

della classe! Ringraziare Dio per i doni ricevuti e sviluppare armoniosamente tutte le doti umane

di cui siamo in possesso. E' sempre presente il rischio che la fatica dello studio inaridisca la nostra sensibilità o spenga gli entusiasmi, con cui siamo partiti.

Affermare la propria personalità, ovviamente nel rispetto degli altri. Non lasciarsi condizionare dalle mode passeggere, assumendo atteggiamenti che il tempo dimostrerà superati.

Mantenere vivo uno spirito tollerante verso gli altri e giustamente critico verso noi stessi, evitando di arroccarsi su posizioni intransigenti.

Vivere immersi nella realtà familiare e sociale, conservando una personalità calda e viva.

Saper riconoscere i propri errori. Quasi sempre l'errore può diventare occasione di progresso. Ma è indispensabile mettere da parte l'orgoglio.

Qualunque azione comporta dei pericoli, non dimentichiamolo. Nella vita, rischiare è

necessario e bisogna accettare di sbagliare. Solo chi non fa nulla non sbaglia mai. Come diceva la mia nonna: "Solo i sassi fermi fanno la muffa"!

"Inizio di salvezza è la conoscenza dell'errore”.

Epicuro (341-271 a.C.).

3.3 I moneti di crisi

E' inevitabile che prima o poi qualcosa vada storto. Risultati mediocri e disastrosi, ritardi impressionanti nella preparazione, la sensazione di

aver sbagliato tutto, compresa la scelta del tipo di studio. Sono un po' queste le principali fonti di angoscia per ogni studente, angoscia soprattutto all'approssimarsi degli esami, ma anche alla scarsa fiducia in se stessi e nelle proprie possibilità. Proviamo a non drammatizzare e a utilizzare positivamente gli incidenti di percorso, trasformandoli in opportunità per crescere dal punto di vista morale e intellettuale. 3.3.1 I voti bassi

Cerchiamo di impedire che i voti bassi mettano in discussione la nostra intelligenza. Non lasciamoci condizionare da esiti negativi, specialmente all'inizio degli studi superiori o

al primo anno di università. E' normale incontrare difficoltà anche serie quando s’incomincia un nuovo tipo di studi.

Non scoraggiamoci. Piuttosto raddoppiamo l'impegno. Teniamo presente però che il successo scolastico dipende anche da molti altri fattori.

Memoria, metodo, fortuna concorrono in misura diversa a determinare il risultato finale. Del resto se un voto ottimo - da solo - non basta a farci credere intelligenti, dobbiamo ragionare allo stesso modo anche nel caso contrario.

Non sarà un voto mediocre o scarso a mandarci in crisi. Segui attentamente questi consigli.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

33

Molto spesso, però, risultati scolastici deludenti possono essere spia di memoria insufficiente, scarsa capacità di concentrazione e metodo di lavoro inadeguato. Ricordiamoci che possiamo e dobbiamo migliorare il rendimento su tutti i fronti.

“Persisterò fino al successo.

Io non sono nato per la sconfitta, né il fallimento scorre nelle mie vene”.

Og Mandino (1923-1996)

Se poi uno è credente, anche la preghiera è in grado di liberare l’intelligenza (Gb32,8-9). Spesso un brutto voto ci insegna a essere umili e a non sopravvalutare le nostre forze. Un

insuccesso parziale non porta necessariamente a una sconfitta finale. Il lavoro intellettuale implica delle difficoltà che dobbiamo sopportare da uomini. Anche l'insuccesso fa parte del gioco. Nei momenti di crisi, perseverare e impegnarsi di più solo le sole cose che contano. Invece di imprecare contro la mala sorte, non cedere! Gli insuccessi scolastici ci fanno toccare con mano i nostri limiti. Sono quindi un'occasione da non sprecare. Ciò significa maturare e imparare gradualmente a reagire da adulti davanti alle difficoltà della vita.

3.3.2 Essere in ritardo A volte può anche succedere di trovarsi in ritardo con la preparazione. La soluzione del problema sta in una rigorosa organizzazione del tempo e in un'efficace

pianificazione del lavoro (vedi quanto abbiamo detto a proposito dell’organizzazione del tempo). Correggiamo eventuali errori di metodo e miglioriamo le condizioni generali in cui studiamo.

Attenzione però! Non riduciamo troppo i momenti dedicati la riposo, assillati dalla necessità di recuperare il tempo perduto. Se tiriamo troppo la corda, si spezzerà. Senza rendercene conto, possiamo arrivare alla saturazione e alla fine subire un crollo. Le conseguenze sarebbero spiacevoli al momento, ma molto gravi nel futuro. Rischiamo di arrivare a pezzi al giorno fatidico. E di presentarci agli esami non sereni. Sarà difficile allora sostenere il colloquio, non riusciremo a orientarci neppure negli argomenti che conosciamo meglio.

3.3.3 Le incertezze sul futuro Cerchiamo di capire se si tratta innanzitutto di una crisi di sconforto passeggera o qualcosa

di più serio, che getta ombre sul nostro futuro. Se incominciano a sorgere gravi dubbi sugli studi intrapresi o alla professione cui ci prepariamo, è importante parlare con qualcuno immediatamente.

Siamo sicuri di aver fatto la scelta giusta? Con i genitori, gli amici, i parenti discutiamo sulle motivazioni che ci guidano, sulle spiegazioni e sui progetti. E' necessario che le persone cui ci rivolgiamo sappiano ascoltare! In molti casi, sarà utile consultare un esperto in materia di orientamento scolastico e professionale.

3.3.4 Sentirsi stupidi Se siamo stati rimandati o abbiamo ripetuto un anno, ci troveremo nelle condizioni migliori

per credere veramente di essere meno dotati degli altri o comunque nettamente inferiori ai compagni.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

34

In una parola stupidi. E' una situazione senz'altro difficile, perché è in gioco l'autostima e l'immagine di sé. Rimediare costa impegno e fatica.

Cerchiamo intanto di capire che chi ci vuole bene ci ama per quello che siamo, non per come rendiamo a scuola. Accogliamo con gratitudine l'amore di chi ci vuole bene e impegniamoci a corrispondere, compiendo nel miglior modo possibile il nostro dovere.

In molti casi, un colloquio approfondito con un educatore attento e sensibile metterà in luce i punti focali del problema. Una guida affettuosa e partecipe è senz'altro un aiuto irrinunciabile, se si vuole uscire dalla crisi.

Bisogna soltanto avere il coraggio di provare. Se poi si vive da credenti, anche la preghiera può aiutate tantissimo. Un’intensa vita

spirituale può farci superare molti dubbi. In genere è lo sconforto ad annebbiare la mente e il cuore. Ma se siamo capaci di vincere lo

scoraggiamento, capiremo facilmente di non essere più stupidi degli altri. Anzi, di avere le carte in regola per riuscire oggi nello studio, domani nella vita.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

35

Capitolo 4 LE QUATTRO ABILITA’ FONDAMENTALI

“Prendi l’abitudine di prestare la più intensa attenzione a ciò che dice un altro.

Per quanto possibile entra nella mente di chi parla”. (Marco Aurelio)

In casa e a scuola noi dedichiamo la maggior parte del nostro lavoro di studenti a quattro

operazioni importantissime: ascoltare, parlare, leggere e scrivere. In ogni fase dell'apprendimento interviene almeno una di queste attività, attraverso le quali possiamo acquisire le conoscenze necessarie oppure esprimere i risultati ottenuti. Ognuno elabora progressivamente un metodo personale e tende a considerarlo adeguato allo scopo, sebbene esso sia per lo più empirico (teorico).

La rapidità della lettura ad esempio varia molto da un individuo all'altro a seconda della strategia adottata. La velocità potrebbe sembrare ininfluente, ma lo studente che legge rapidamente ha maggiori possibilità di memorizzare rispetto a chi legge lentamente, perdendosi in mille particolari.

E' ovvio che leggere rapidamente non significa leggere superficialmente, ma saper cogliere con buona velocità gli elementi essenziali di un testo, di un capitolo o di un intero volume. E chi ascolta una conferenza o una lezione senza adottare un criterio idoneo, afferra in genere solo una minima parte di quanto gli viene detto (e non necessariamente ciò che l'oratore giudica più importante).

Occorre invece affinare scientificamente le proprie capacità in ciascuna delle quattro abilità fondamentali, in modo da ottenere un rendimento soddisfacente. 4.1 Ascoltare

Il primo requisito per seguire proficuamente le lezioni, riunioni, conferenze, dibattiti è saper

ascoltare. Ma non è facile. Parlare, leggere, scrivere sembrano apparentemente più semplici. Ci sentiamo coinvolti in

prima persona, il nostro impegno è più diretto. Siamo più attivi. Ascoltare, invece, richiede fatica, volontà, costante applicazione. Troppo spesso prestiamo

semplicemente orecchio a chi parla, senza ascoltare. Saper ascoltare invece significa esercitare la curiosità intellettuale. Significa mettere alla prova la propria abilità nel ricevere il messaggio. E' suscitare in se stessi le migliori capacità di analisi e sintesi, di valutazione e critica, di rispetto per sé e per gli altri, che ci fanno maturare come uomini e donne pienamente realizzati.

Operazione, apparentemente semplice, nasconde però alcune difficoltà. Saper ascoltare non è una scienza innata. Bisogna imparare!

Si richiedono:

attitudini e disponibilità che non sono per nulla scontate; attenzione e concentrazione che non possono essere tenute costanti per molto

tempo, come si è già detto; metodologia corretta che permetta di superare gli ostacoli presenti in ogni tipo di

comunicazione, quindi anche nella comunicazione orale.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

36

4.1.4 Predisporsi all'ascolto Ascoltare presuppone innanzitutto un atteggiamento positivo. Sediamoci comodamente, manteniamo una posizione corretta. Anche il posto in cui ci

troviamo ha la sua importanza. Non possiamo trarre profitto da una lezione o da una conferenza se non vediamo bene chi parla o se non riusciamo a sentirlo con chiarezza.

Cerchiamo di scegliere il posto più favorevole: sarà quello vicino alla cattedra o al tavolo degli oratori, per recepire quanto verrà detto nella migliore condizione. D'altra parte è impossibile prestare attenzione, se ci troviamo in fondo all'aula o in un ambiente dispersivo, accanto a persone che seguono distrattamente l'esposizione o chiacchierano tra loro.

Ma le distrazioni sono sempre in agguato. L'atteggiamento di chi parla, il tono della voce, il modo di esprimersi sono tentazioni per

lasciarsi andare a riflessioni personali che inevitabilmente fanno perdere il filo del discorso. Anche la presenza di compagni o movimenti all'interno dell'aula possono diventare occasione di distrazione.

Potremo evitare inutili divagazioni solo con una volontà determinata. Prima di una lezione orale è necessario trovarsi fisicamente a posto e psicologicamente

distesi. Nei pochi minuti che precedono l'inizio della lezione, cerchiamo di muovere le gambe e respirare profondamente. Tutto questo ci aiuterà a creare in noi le condizioni ottimali per l'ascolto. 4.1.2 Adottare un atteggiamento attivo

In partenza sembra tutto semplice: ci sediamo, il docente comincia a parlare, noi lo

ascoltiamo. Ma il più delle volte, invece di ascoltare realmente, adottiamo un atteggiamento passivo: seguiamo l'insegnante senza un grande interesse, spesso la mente rincorre altri pensieri, è altrove.

L'ascolto richiede invece un atteggiamento attivo. Non è facile, poiché spesso chi parla è monotono e non sa suscitare l'interesse dell'uditorio. Gli studenti si accontentano di subire rassegnati la lezione.

Ci vorrebbero tre motivazioni e stimoli ben diversi.

Bisogna convincersi che vale la pena studiare la materia, sia perché fa parte del curriculum scolastico, sia per la propria formazione, sia eventualmente per ... ottenere un voto positivo.

La lezione e le spiegazioni del docente sono una tappa essenziale dello studio: è impossibile impadronirsi di argomenti o materie difficili senza che nessuno ce le spieghi.

Il compito dell'insegnante è quello di semplificare quanto è possibile il lavoro dei suoi allievi, ma è essenziale prestare la massima attenzione alle sue parole. Solo così saremo in grado di assimilare il discorso e porre successivamente domande pertinenti.

E' necessario sforzarsi di capire il punto di vista di chi parla e tentare di mettersi sulla sua stessa linea d'onda. Non dimentichiamo che l'insegnante capisce immediatamente dal semplice atteggiamento del viso, se un allievo segue attentamente una lezione o se sta divagando altrove con la fantasia.

La comunicazione fra docenti e alunni non è sempre facile. Bisognerebbe cercare di

apprezzare colui che parla e interessarsi al soggetto di cui parla, per creare le condizioni più favorevoli all'ascolto e alla comprensione. Cerchiamo di stabilire rapporti positivi con i docenti,

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

37

facciamo il possibile per conoscerli più a fondo e simpatizzare con le materie che insegnano. Ma sforziamoci di vincere la naturale diffidenza che ci trattiene. Vale la pena tentare. 4.1.3 Creare le condizioni favorevoli

Trovarsi in una buona posizione e adottare un atteggiamento attivo sono condizioni

necessarie, ma non sufficienti, per trarre il massimo profitto dall'ascolto. Bisogna realizzare un contesto più vantaggioso tramite la preparazione della lezione, l'identificazione della scansione degli argomenti, la selezione e la classificazione delle idee esposte dal docente.

Innanzitutto la preparazione della lezione. Sarebbe opportuno che l'insegnante

presentasse all'inizio della lezione un quadro sintetico della materia che si appresta a trattare; ma spesso ciò non avviene purtroppo.

In questo caso, basta un'occhiata anticipata al libro di testo o ad altre fonti di

documentazione. La conoscenza sia pure superficiale degli argomenti che saranno svolti dal docente in classe

facilita moltissimo l'ascolto e la comprensione. Ci evita di arrivare del tutto impreparati alla lezione. Un quarto d'ora di preparazione preliminare può far risparmiare più di mezzora di faticoso lavoro in tempi successivi (chiedere spiegazioni all'insegnante, ritornare su quanto non abbiamo capito bene, rivedere appunti stesi in modo poco comprensibile, ecc.).

Al termine della lezione sarebbe opportuno che il docente annunciasse l'argomento della lezione seguente, per dare modo agli studenti di prepararsi. Se non lo fa, possiamo chiederglielo, cogliendo l'occasione per avviare un dialogo che potrà rivelarsi fecondo anche per l'avvenire.

La seconda condizione per un ascolto fruttuoso è individuare l'esatta scansione

degli argomenti principali trattati nel corso della lezione. Non lasciamoci fuorviare dai particolari. Badiamo al sodo. Se la scansione viene indicata dal

docente, tanto meglio. Prendiamone nota su un foglio e teniamolo sott'occhio durante l'ascolto. Se ciò non avviene, dovremo ricostruire la successione degli argomenti man mano che la lezione si svolge oppure - nella peggiore delle ipotesi - al termine della lezione stessa. Ma non oltre.

La terza condizione consiste nella selezione e classificazione delle idee.

Mentre si segue il discorso, bisogna fare una cernita fra quanto è necessario alla

comprensione degli argomenti esposti e quanto non lo è. Sugli appunti metteremo in evidenza i concetti cardine della trattazione, sottolineando quello che risulta chiaro e facile. Oppure evidenziando quello che non lo è e quanto richiede una discussione.

In questo modo al termine della lezione saremo in gradi di recuperare la trama del discorso senza troppe difficoltà.

In seguito, potremo approfondire i punti più difficili o dissipare eventuali dubbi, rivolgere domande pertinenti e impostare una discussione con cognizione di causa3.

Per sistemare secondo criteri opportuni il materiale il materiale raccolto a seguito di un ciclo di lezioni, possiamo usare supporti cartacei raccolti in classificatori e schedari, ma anche il computer e di dischi magnetici (come vedremo nell’argomento dedicato al computer).

Tenere tutto in ordine è importantissimo per poter utilizzare gli appunti quando ci servono. Non dimentichiamo di scrivere subito, in forma definitiva e con la massima chiarezza, le preziose

3 Saper prendere appunti è indispensabile, ma non facile. Ed è importante sviluppare subito questa

capacità. Per questo motivo all’argomento ho voluto dedicare un intero capitolo.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

38

annotazioni prese durante la lezione. Riscrivere non significa semplicemente ricopiare, ma integrare gli appunti con ricordi finché rimangono vivi nella mente.

Durante la lezione non è certo facile e capire e annotare tutto. Dobbiamo farlo subito dopo. Sarà utile avvalerci dell'aiuto e della collaborazione dei compagni, iniziando proprio da qui un lavoro di gruppo vantaggioso per tutti. (Vedi quanto abbiamo scritto a proposito del lavorare in gruppo). 4.2 Parlare

Le prove orali fanno emergere le capacità personali di ciascuno di noi e coinvolgono la nostra emotività in misura maggiore delle prove scritte. Come vedremo, nelle prove scritte è necessario saper esporre, in quelle orali bisogna soprattutto saper convincere. Ma è più difficile. 4.2.1 La preparazione della prova orale

Nella preparazione della prova orale, vogliamo sottolineare alcuni aspetti caratteristici del

lavoro preliminare.

In primo luogo, pare importante allenarsi costantemente a esporre e a discutere le proprie idee nelle numerose occasioni che si presentano durante l'anno scolastico. Acquisire sicurezza e disinvoltura nell'esposizione orale non può essere frutto di improvvisazione, ma deriva dall'esercizio quotidiano e dall'abitudine della parola. Non dobbiamo lasciarci sfuggire le opportunità di intervenire nelle discussioni, in classe e fuori.

Non ci facciamo prendere dalla "paura" di parlare davanti agli altri o di esporre ai docenti i

problemi o le difficoltà che incontriamo davanti allo studio. Durante il ripasso che precede un'interrogazione o un esame, sarà bene verificare la nostra capacità di esposizione e la chiarezza del linguaggio studiando con uno o più compagni. Come dicevamo altrove, ripassare insieme è stimolo per l'impegno ed è uno dei vantaggi del lavoro di gruppo.

E' necessario basarsi sulle linee essenziali della lezione o del programma d'esame.

Bisogna essere ovviamente preparati a fondo sui punti principali dell'argomento e svilupparli con precisione, in modo soddisfacente. In un secondo tempo, potremmo svolgere anche gli elementi secondari che più rispondono ai nostri personali interessi.

Non dimentichiamo che durante la prova orale c’è concessa maggiore libertà, proprio perché si tratta di un dialogo tra docente e alunno. Cerchiamo di usufruire di tale possibilità, ricavandone il maggior vantaggio. Potremmo così orientare le risposte, ampliare certi argomenti invece di altri, influenzare positivamente l'interlocutore con un’esposizione viva e piacevole.

Cerchiamo infine di conoscere gli esaminatori, le loro abitudini e le... eventuali manie. Nell'orale, tutto ciò ha un'importanza maggiore rispetto alla prova scritta, perché dobbiamo essere in grado di adattarci istantaneamente alle varie situazioni, dimostrando notevole elasticità mentale.

Non dimentichiamo che se l'emotività svolge un ruolo determinante nell'interrogazione

orale, è dannoso lasciarsi dominare dall'emozione.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

39

4.2.2 Durante la prova orale Si può dire che la prova orale ha esito positivo quando il candidato ha saputo convincere il

docente, sfruttando al meglio tutte le proprie risorse intellettuali e psicologiche. Per arrivare a questo risultato, è necessario innanzitutto creare un rapporto di stima

suscitando l'interesse dell'esaminatore, poi riordinare mentalmente la materia prima dell'esposizione, infine parlare con la massima chiarezza e precisione possibili. E' ovvio che sarà più facile tutto questo (o meno difficile), se la preparazione sarà solida e avremmo capito esattamente le domande dell'esaminatore. In caso contrario non dobbiamo avere paura a chiedere spiegazioni.

Sforziamoci di creare prima di tutto un rapporto di stima suscitando l'interesse e la

simpatia dell'esaminatore. Non sarà difficile se ci presentiamo alla prova con un aspetto personale curato e siamo in grado di esporre con una dizione corretta. Non dimentichiamoci che - fin dal primo istante - il modo di esprimerci, il tono della voce, il comportamento esteriore possono dare un'impressione favorevole, lasciare indifferenti, o addirittura renderci ostili i docenti. Cerchiamo di mantenere la calma anche nei momenti più ... terribili e di mostrare sicurezza senza strafottenza e ostentazione. Parliamo senza affanno né precipitazione. Chi espone affrettatamente tradisce insicurezza.

Sarà anche bene seguire le reazioni dell'esaminatore per adeguare la propria esposizione

agli interessi e alle attese di chi ci sta di fronte. Ciò non significa rinunciare a impostare il discorso in maniera viva e personale, ma saper adattare in modo flessibile le risposte alle domande.

Le capacità che sapremo acquisire in questo campo durante l'iter scolastico e universitario saranno molto utili anche nella futura professione e nei contatti con gli altri.

Molte volte durante un'interrogazione o al momento di un esame, si devono

sviluppare ragionamenti di grande complessità. Teniamo presente che tutto ciò sarà ancora più faticoso, se non sapremo riordinare mentalmente la materia da esporre. Occorre quindi:

preparare il piano del discorso,

individuare le idee chiave,

collegare ad essi argomenti e fatti significativi,

utilizzare tutti i mezzi sussidiari che abbiamo a disposizione,

usare la massima precisione possibile, con termini rigorosamente definiti. A questo proposito, ricordiamoci che è controproducente usare parole o concetti oscuri e

discutibili oppure citare argomenti male assimilati, perché tutto ciò induce l'esaminatore a porre domande supplementari che ci metterebbero sicuramente in imbarazzo.

Quando ci troviamo di fronte alla prima domanda è preferibile non avere fretta e

aspettare qualche istante prima di rispondere. Potremo organizzare le idee in tempo oppure chiedere qualche delucidazione se non abbiamo capito bene.

Soprattutto, occorre esporre gli argomenti con chiarezza, in modo vivo e convincente, anche se rischiamo di incorrere in qualche inesattezza o dimenticanza: l'esaminatore sorvolerà più facilmente su pochi, piccoli errori, se le cose essenziali saranno esposte con proprietà.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

40

Ricordiamoci infine che uno studente abile può condurre il colloquio dove vuole lui, citando elementi interessanti senza svilupparli compiutamente. Questa tattica in genere funziona. Il docente stimolato dall'argomento rivolgerà all'alunno proprio le domande che egli attende e lo trovano più preparato.

Ma bisogna naturalmente evitare di fare il contrario. Per quanto possibile, sorvoliamo sugli

argomenti che conosciamo poco, cercando però di dare l'impressione di essere preparati. Non lasciamoci trascinare su terreni poco sicuri che renderebbero l'interrogazione un vero supplizio.

Non commettiamo l'errore di ostinarci su certe posizioni. E' bene invece seguire con elastica semplicità gli argomenti dell'esaminatore. Impuntarsi su un argomento discutibile o non riconoscere immediatamente uno sbaglio, depongo a sfavore,irritando il docente facendogli perdere la pazienza.

Ricapitolando, la prova orale richiede tre requisiti principali:

buona conoscenza della materia,

chiara organizzazione intellettuale,

maturità psicologica ed emotiva. Non sempre gli studenti comprendono l'importanza del secondo e terzo punto. Generalmente si tende a preparare la materia in modo approfondito, quasi maniacale, ma

si trascurano gli altri punti. Eppure, il significato più profondo dello studio in genere - e della prova orale in particolare - risiede nell'acquisire chiarezza di vedute e una forma mentis equilibrata anche di fronte all'esaminatore.

Più delle nozioni o delle conoscenze dunque, conta la formazione dell'uomo. Di tutto l'uomo. E dobbiamo mirare a questo, al di là dei risultati più o meno favorevoli.

4.3 Leggere

La lettura è un'operazione fondamentale per ogni attività intellettuale. Esiste un metodo per leggere? La domanda può sembrare superficiale, dal momento che siamo abituati a leggere ormai da

tanti anni. Così ci riteniamo capaci di leggere senza problemi. Riflettiamoci su. Non tutti sanno leggere con profitto. La maggior parte degli adulti legge come fanno i

bambini, senza utilizzare pienamente la propria intelligenza. Perché? Una risposta viene da uno studioso americano il professor Robinson4 sui piloti

dell'aeronautica militare. Per il controllo della sofisticata strumentalizzazione di bordo e per le altre delicate mansioni di volo, saper effettuare una lettura rapida e corretta e un’operazione importantissima. Il metodo elaborato consiste in alcune fasi, applicabili anche all'apprendimento scolastico.

Vediamole rapidamente:

1. preview (esame preliminare del testo o veduta d'insieme), 2. question (porre domande ossia interrogare il testo), 3. read (lettura vera e propria), 4. state (ripetere con parole proprie),

4 Studyng to learn, Air University, Maxwell Air Force Base, Alabama. Il metodo è arrivato in Europa

attraverso un testo dal titolo Saper studiare, di R. Bosquet pubblicato in Italia da Gribaudi nel 1970.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

41

5. test (controllare o verificare quanto appreso). Vediamo nei dettagli questo metodo.

4.3.1 L'esame preliminare L'esame preliminare del testo consiste in una veduta d'insieme (preview), effettuata molto

rapidamente. Si tratta, in sostanza, di una specie di volo sopra il testo, concentrando l'attenzione sulle idee generali e trascurando i particolari.

Quest’atto di comprensione globale permette di afferrare l'insieme e costituisce un'operazione essenziale della lettura. Infatti, solo dopo aver colto la struttura portante del testo, saremo in grado di collegare i particolari che via via emergeranno, senza pericolo di confusioni.

Molti volumi favoriscono questo primo, impegnativo passo della lettura. Mettono a disposizione del lettore numerosi titoli riepilogativi, sommari all'inizio dei capitoli, indici molto dettagliati. Al contrario, altri libri non offrono queste facilitazioni. Il lettore dovrà allora leggere in fretta utilizzando il metodo che ho descritto più avanti.

L'esame preliminare del testo deve diventare abituale. Molti studenti ignorano che la prima cosa da fare quando si prende un libro in mano, è scorrere attentamente l'indice. L'indice può fornirci molte informazioni, basta saperle trovare con un po' di attenzione. Tra l'altro, quest’abitudine non solo è untile per lo studio, ma anche per sapersi orientare in una libreria, davanti alla grande quantità di libri oggi in commercio.

4.3.2 Interrogare il testo Se il primo approccio ci offre le idee generali del libro che abbiamo in mano, il passo

successivo sarà quello di interrogare il testo. Prima di iniziare a leggere, è necessario capire quali informazioni ci offrirà il libro, ponendoci domande mirate alla comprensione (question). soprattutto nel caso di testi universitari, sarà opportuno chiederci che cosa vogliono dire le pagine che dobbiamo affrontare. E che cosa possiamo legittimamente attenderci dalla lettura, tenendo conto del livello di preparazione richiesto per quell'esame.

Insomma, interrogare il libro è indispensabile soprattutto per verificare se esso è in grado di offrirci due opportunità:

rispondere alle nostre esigenze di conoscenza o approfondimento;

mettere in evidenza i punti di maggiore interesse per il nostro studio. Immaginiamo di dover studiare il problema dell'energia di un Paese dell'Europa

occidentale. Cercheremo di elencare per iscritto gli argomenti-chiave, ponendo al testo precise domande. ad esempio, sulla disponibilità delle fonti, sull'approvvigionamento e sulle importazioni, sui rapporti con gli altri Paesi, sul costo dell'energia elettrica, sull'impiego del nucleare, ecc. L'interesse che sapremo porre in tali domande, faciliterà non poco la concentrazione necessaria per scoprire le risposte del testo e fissare i dettagli della memoria.

Teniamo presente infine che - al momento dell'interrogazione o dell'esame - i docenti

pongono innanzitutto domande di carattere generale, per passare solo in un secondo tempo ad argomenti più specifici. Rispondere correttamente alle prime domande è un buon biglietto da visita per dimostrare la propria preparazione e proseguire positivamente il colloquio.

Concentrare la lettura sui punti-chiave dell'argomento è un'abitudine eccellente per acquisire una forma mentis essenziale, in grado di cogliere con buona rapidità il nocciolo della questione. E' possibile, anzi consigliabile conservare per iscritto le domande fatte al testo e le

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

42

risposte che abbiamo trovato. Ci serviranno come traccia per il ripasso e molto probabilmente finiranno per coincidere con quelle che ci sentiamo rivolgere all'esame.

4.3.3 La lettura vera e propria Solo dopo aver completato questa preparazione, siamo in grado di leggere (read) con

profitto. Sappiamo quali informazioni il libro ci può offrire. Sappiamo anche se il libro risponde alle nostre esigenze di preparazione.

Leggere, non sarà quindi, seguire pedissequamente una frase dietro l'altra, lasciandosi trascinare dalle parole scritte. Quasi istintivamente, direi automaticamente, andremo alla ricerca dei fatti fondamentali e delle idee-base espresse dall'autore.

In questo modo, potremo interagire con il testo. Ed è la nostra personale reazione di fronte al testo l'elemento capace più di ogni altro di imprimere nella memoria la materia che stiamo studiando.

E' ovvio che memorizzare sarà più facile se potremo concretizzare la reazione al testo con note, osservazioni varie, sottolineature, brevissimi sunti in margine.

In questa foto troviamo un esempio tratto da un manuale di storia della filosofia5 (poteva

essere anche un’altra materia) di come sottolineare, scrivere appunti a margine e note.

4.3.4 Ripetere con parole proprie La lettura condotta attivamente sul testo ci ha portato a comprendere a fondo le parole e le

argomentazioni dell'autore. Ma noi sappiamo che è difficile memorizzare qualcosa che riguardi altri, qualcosa che non p nostro e che in un certo senso non ci appartiene. Per ricordare quanto

5 N. Abbagnato, Storia della filosofia, vol. I, Utet, Torino 1974, cap.XIV, § 98.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

43

letto è perciò necessario personalizzarlo. Bisogna ripeterlo con parole proprie (state), facendo nostro il modo di pensare dell'autore.

Il metodo migliore è ancora una volta quello di porsi delle domande. Nel caso della foto sopra dove abbiamo fatto vedere un esempio di sottolineatura, ci

chiediamo: qual è lo scopo del paragrafo? Quali sono i caratteri salienti dell'epicureismo? In quante e quali parti si può suddividere la filosofia epicurea?

Si possono segnare su una scheda le risposte a tali domande sul modello che ti presento qui sotto.

Scopo del paragrafo Illustrare i caratteri salienti dell’epicureismo.

Idee fondamentali Definizione della felicità Il valore della filosofia è strumentale Il quadruplice farmaco Il significato dell’epicureismo

Parti della filosofia epicurea Sono 3: canonica, fisica, etica.

Tieni presente che ho scelto la materia di filosofia solo a caso, potevo sceglierne un'altra

senza problemi. Qui m’interessa farti vedere un ipotetico lavoro schematico. Questa quarta fase del metodo è indispensabile per tradurre la lettura in termini di lavoro e

per comprendere a fondo il testo. In sostanza, se la lettura ci fornisce il materiale, la comprensione attiva consente di utilizzarlo al meglio, secondo le necessità della competenza che dobbiamo raggiungere.

4.3.5 Controlli e verifiche La quinta e ultima fase del metodo (test) serve a controllare se tutto quanto serve è stato

appreso con completezza e se non esistono lacune grazi o errori nella preparazione. Confrontiamo il contenuto delle schede e degli appunti in nostro possesso col testo. Se possibile, è opportuno attivare le verifiche in gruppo, chiedendoci ad un compagno di farci le domande che presumibilmente l'insegnante porrà durante l'interrogazione. la fase di controllo diventerà allora un ottimo mezzo supplementare di approfondimento e di assimilazione.

Il tempo necessario per affrontare le varie fasi varia naturalmente a seconda del testo e della personalità del lettore. In linea di massima,tuttavia, sarà possibile condurre le fasi di preview, question e test piuttosto rapidamente; invece le fasi di read e state richiederanno tempi di lavoro più lunghi.

4.3.6 I principi basilari del metodo Il metodo appena descritto è relativamente semplice e alla portata di tutti. non è possibile

applicarlo tale e quale alle materie scientifiche. In questo caso, dopo un esame preliminare della materia, conviene:

evidenziare i concetti di base, teoremi o leggi; verificare con semplici esercizi se li abbiamo capiti; comprendere e studiare le dimostrazioni e le esperienze; effettuare esercizi con difficoltà crescenti.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

44

I principi su cui si basa il metodo per una lettura consapevole e produttiva sono gli stessi che abbiamo descritto nell'argomento "Alla ricerca del metodo" che puoi vedere nella pagina apposita e in particolare:

a) utilizzo complementare di analisi e sintesi per entrare proficuamente nel testo, b) coordinamento di memoria e comprensione, c) uso della ripetizione, d) attivazione dell'interesse personale per tenere sveglia l'attenzione favorire

l'apprendimento.

La riuscita nella lettura è influenzata anche dalle condizioni fisiche in cui ci troviamo. E' importante mantenere una postura corretta, rimanendo seduti, non sdraiati. altrettanto si può dire per il locale in cui ci troviamo, che deve essere ben illuminato e sufficientemente areato.

Cerchiamo di ripartire la lettura e lo studio in spazi di tempo inversamente proporzionali alle difficoltà. E' bene far coincidere tale ripartizione con quella dei capitoli o delle parti in cui si suddivide il volume che abbiamo in mano.

Possiamo intervallare le singole fasi della lettura con alcuni momenti di distensione. Se dopo alcune ore la fatica si fa sentire, è inutile e dannoso voler insistere a tutti i costi. E' meglio sospendere momentaneamente e riprendere più tardi oppure passare ad altra attività meno impegnativa.

Attenzione, però, a non cedere al minimo segno di stanchezza. Ricordiamoci che la stanchezza sopraggiunge tanto più rapidamente, quanto più è basso il livello di interesse con cui ci impegniamo. Cercare di tener desto l'interesse è senz'altro una delle risorse più importanti per alzare la nostra capacità di lavoro e per procedere con profitto nello studio e nella vita.

“Quando si legge troppo in fretta o troppo adagio, non si capisce nulla”

(Blaise Pascal)

4.3.7 La lettura rapida Saper leggere rapidamente è importantissimo. Un lettore medio non supera

generalmente le 200 parole al minuto, mentre chi è abituato alla lettura rapida può raggiungere le 500 parole al minuto, ovviamente a parità di comprensione.

La lettura rapida si basa su alcuni fattori che vanno attivati contemporaneamente:

Leggere per gruppi di parole e non le parole isolate.

Raramente le parole isolate hanno senso da sole: lo acquistano nel contesto della frase poiché si collegano ad altre espressioni verbali.

Facciamo un esempio con la pagina che ho sopra fotocopiata, paragonando due modi diversi di leggere il brano:

Epicuro / vede / nella / filosofia / la / via / per / raggiungere / la / felicità / intesa /

come/ liberazione / dalle / passioni. / Il valore / della filosofia / dunque / è / puramente / strumentale: / il / fine / è / la / /felicità. / Mediante / la / filosofia / l'uomo / si / libera / da / ogni / desiderio / irrequieto / e / molesto; / si / libera / pure / dalle / opinioni / irragionevoli / e / vane / e / dai / turbamenti / che / né / derivano.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

45

Epicuro vede nella filosofia / la via per raggiungere la felicità / intesa come liberazione

dalle passioni. / Il valore della filosofia dunque è puramente strumentale: / il fine è la felicità. / Mediante la filosofia / l'uomo si libera da ogni desiderio irrequieto e molesto; / si libera pure dalle opinioni irragionevoli e vane / e / dai turbamenti che ne derivano.

E' evidente che leggere le parole senza collegarle tra loro ostacola non poso la

comprensione. Quanto più le parole sono lette secondo un criterio logico, tanto più saranno facilmente comprensibili.

S’intuisce facilmente allora come il secondo modo di lettura sia il più rapido e il più produttivo, quello che consente una migliore comprensione in minor tempo.

Leggere senza pronunciare le singole parole, poiché in questo caso si rende difficile quella visione d'insieme dei concetti che è essenziale per l'apprendimento.

Condurre la lettura in modo regolare.

Il segreto tecnico della lettura rapida sta nella padronanza del movimento degli occhi. L'andamento deve essere uniforme, evitando scatti irregolari dell'occhio. Spesso gli occhi di chi legge compiono spostamenti corti e rapidi, si fermano, corrono avanti, ripartono. Oppure saltano le parole, tornano indietro sulla stessa riga e su righe precedenti o si portano avanti su righe successive. E' ovvio che tutto ciò fa perdere molto tempo e impedisce una veloce comprensione di quanto si legge. Procedere regolarmente, senza anticipi né inutili ritorni, è indispensabile per guadagnare tempo. Bisogna allenarsi in questo senso, usando eventualmente una mascherina di cartone per coprire le righe già lette e scandire con ordine il ritmo della lettura.

Variare volontariamente la velocità in funzione della difficoltà del testo. Un volume di filosofia, un'opera scientifica, un romanzo, un articolo di giornale presentano ovviamente livelli di difficoltà diversi di cui è opportuno tenere conto.

E' possibile ed è altrettanto utile per selezionare le idee chiave presentate in ogni singolo paragrafo, leggendone l'inizio. Se i concetti presenti sono interessanti per l'economia della nostra preparazione, procederemo avanti. se invece si tratta di una ripetizione di concetti enunciati precedentemente o comunque di idee secondarie, ci porteremo direttamente al paragrafo o al capoverso successivo.

Seguire questa metodologia è indispensabile per ottenere rapidamente una visione d'insieme generale, che ci consenta poi di passare ai particolari. Nel caso che la struttura del testo sia messa in evidenza dall'indice o da un'efficace impostazione grafica del volume, si potrà fissare l'attenzione direttamente su pochi elementi presi come punti di riferimento. Potremo scoprire così le idee chiave dell'opera e passare dall'uno all'altra. Al termine della lettura, esse formeranno una specie di lunga catena, che rappresenterà la struttura portante del testo.

Prestiamo attenzione infine all'apparato iconografico del volume.

Molto spesso, grafici, diagrammi, fotografie sono estremamente significativi e in grado di riassumere o condensare con chiarezza le principali idee-chiave esposte nel testo scritto. Inoltre, tenere a mente un'immagine può essere di grande aiuto nella memorizzazione dei concetti contenuti nel testo scritto.

Con un po' di impegno e seguendo un metodo adeguato, è possibile migliorare la velocità della lettura e ottenere notevoli progressi nella capacità di apprendimento.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

46

4.4 Scrivere Se leggere un libro o ascoltare la lezione significa raccogliere materiale, scrivere equivale a

costruire qualcosa di personale. Rappresenta perciò un impegno molto serio, basilare nell'iter naturale di ogni studente. Non possiamo ignorare come esprimerci correttamente con lo scritto, tanto più che l'esposizione scritta rappresenta per eccellenza il momento della sintesi.

“Nello scrivere e nel leggere non potrai essere maestro, se prima non sarai stato discepolo.

Nella vita – a maggior ragione – si verifica la stessa cosa”. (Marco Aurelio)

4.4.1 Gli scopi dell’esposizione scritta

Gli scopi formativi dell'esposizione scritta sono essenzialmente tre:

a) Formare la mente sollecitando l'impiego di tutte le risorse intellettuali: ricerca di uno schema logico, costruzione e concatenazione di ragionamenti, distinzione fra aspetti obiettivi e punti di vista soggettivi, ricerca di chiarezza e precisione.

b) Permette di verificare il grado di assimilazione delle conoscenze acquisite. Esporre per iscritto significa controllare se e come sappiamo utilizzare quanto appreso. In molti casi, scrivere è un potente aiuto alla memoria e facilita l'assimilazione dei concetti più di altri mezzi.

c) Costringere a comunicare. La comunicazione è il fondamento della vita sociale e professionale.

Noi non siamo naturalmente predisposti a comunicare, non dimenticarlo mai, la natura è per natura dissipatrice. Ci esprimiamo soprattutto per noi stessi. Ma se vogliamo diventare comprensibili agli altri, dobbiamo imparare a uscire dalla soggettività, operando un decentramento del nostro io. E ogni comunicazione obbliga in qualche modo l'emittente a utilizzare le proprie abilità nel senso atteso dal ricevente.

Una caratteristica importante dell'esposizione scritta è quella di permettere allo studente di evidenziare il suo livello di preparazione, specialmente in occasione di esami. E' difficile perciò raggiungere tale obiettivo, se non si è capito a che cosa serve l'esposizione scritta e qual è il significato fondamentale di quest’attività.

Quanto ai lavori scritti, in molte circostanze non sono altro che esposizioni realizzate in condizioni restrittive. Sono una specie di specchio deformante, che amplifica sia le nostre qualità, sia i difetti. Raramente la personalità degli studenti emerge pienamente da quanto scrivono.

Tuttavia, al di là del voto, i risultati di un lavoro scritto rappresentano un ottimo punto di riferimento per giudicare se stessi. Sarà utile verificare rispetto a quel punto siamo carenti.

Se le nostre lacune riguardano la forma mentis, cioè la capacità della costruzione del ragionamento (punto a); oppure l'assimilazione delle conoscenze (punto b); o ancora l'efficacia comunicativa dell'esposizione (punto c). A questo proposito ricordiamoci che conoscere un argomento, ma non saper comunicare - oralmente o per iscritto - le cognizioni di cui siamo in possesso, equivale a non conoscerlo.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

47

4.4.2 La preparazione della prova scritta La preparazione della prova scritta non s’improvvisa e deve essere condotta seguendo

alcuni criteri basilari.

Prima di tutto bisogna evitare una preparazione accelerata.

Gli esami scritti e orali non sono una prova di forza o uno scontro fra studenti e docenti. Al contrario, le verifiche orali o scritte sono un controllo ai quali partecipano sia la scuola che lo studente. Esse tendono a rilevare non solo e non tanto le conoscenze acquisite, ma soprattutto il livello di preparazione e maturazione raggiunto dall'alunno. E' ovvio che una preparazione accelerata effettuata su riassunti o manualetti disponibili sul mercato non sviluppa capacità intellettuali e le attitudini personali. Anzi, le comprime e le avvilisce, lasciando la mente disorganizzata.

Quanto più si concentra la preparazione a un'interrogazione o a un esame in tempi brevi, tanto più le conoscenze acquisite saranno posticce e non ci serviranno per la continuazione degli studi. Negli esami successivi ci troveremo senz'altro in difficoltà. Aver superato un ostacolo fortunosamente, renderà più arduo affrontare proficuamente i gradini successivi del nostro percorso scolastico e universitario.

Una preparazione rapida e superficiale ha esiti positivi soltanto nel caso di interrogazioni o esami nei quali avvenga un controllo prettamente quantitativo e non qualitativo delle nozioni apprese. Ma non si può ragionevolmente prevedere una riuscita nell'ambito degli studi universitari, se si adotta una strategia di questo tipo già a partire dalla scuola media superiore.

Preparare bene un esame esige invece uno sforzo di sintesi molto approfondito.

Durante i giorni che precedono un'interrogazione scritta o nelle settimane che precedono un esame, non ci perderemo nei dettagli, anche perché all'ultimo momento sarebbe impossibile registrare nella memoria un'enorme quantità di nuovi dati. Ci impegneremo, invece, in uno sforzo di revisione a carattere sintetico, che risulterà molto più proficuo: rileggeremo gli appunti, ripasseremo le formule, cercheremo le leggi, metteremo in evidenza le idee-chiave della materia.

Cerchiamo di dedicare a questo ripasso la stragrande maggioranza del tempo a disposizione. Tale revisione dovrà offrirci quella veduta d'insieme che costituisce la trama all'interno della quale collocare tutti i concetti e le nozioni apprese. Non dimentichiamo che i particolari affioreranno alla memoria con facilità tanto maggiore, quanto meno ne avremo accumulati nella mente degli ultimi tempi.

L'esaminatore capirà di primo acchito se il nostro elaborato è frutto di una reale assimilazione della materia o se invece è stato realizzato attraverso una preparazione rapida o improvvisata.

E' opportuno, laddove è possibile, informarsi su come il docente concepisca la prova scritta d'esame. Questo è facile soprattutto in ambito universitario. Ad esempio, quali sono i punti che l'esaminatore ritiene più importanti, se bada maggiormente alla veduta d'insieme o ai dettagli, ecc. E' ovvio che se alla fine dovrà correggere trecento elaborati, mirerà essenzialmente alla veduta d'insieme, mentre se ne dovrà esaminare trenta, darà importanza anche ai dettagli di ogni singolo compito.

Non dimentichiamoci che la prova scritta è una delle forme di comunicazione. E come tale è rivolta ad un altro. Bisogna tener conto della mentalità e dell'impostazione culturale di chi legge. Non si tratta ovviamente di scrivere le cose che vuole il professore, ma semplicemente di ricordarsi che non stiamo scrivendo per noi stessi. Molte cose che paiono scontate per noi

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

48

possono non esserlo per gli altri. Ancora una volta la comunicazione richiede all'emittente un atteggiamento di rispetto e di chiarezza nei confronti del ricevente.

La conoscenza dell'esaminatore non basta. E' necessario anche conoscere noi stessi. Analizziamo in tutta onestà e chiarezza i punti deboli che emergono dalle precedenti prove scritte sostenute e teniamone conto nella preparazione. Utilizzare positivamente gli errori compiuti in passato ci consente di evitare di ripeterli nel futuro.

Infine, alla vigilia dell'esame non dimentichiamo di verificare se abbiamo messo nello zaino tutto l'occorrente per la prova scritta. Un oggetto dimenticato a casa ci potrebbe mettere in serio imbarazzo. Non aspettiamo l'ultimo momento a preparare la cartella.

4.4.3 Durante la prova scritta

La prima cosa da fare, prima ancora di iniziare a scrivere, è leggere il testo, la serie di domande, i problemi proposti dall'esaminatore.

Cerchiamo di prestare la massima attenzione a quanto ci viene richiesto, analizzando con calma l'argomento che costituisce il nucleo della prova. Spesso gli studenti falliscono un esame scritto per non avere compreso bene qual era il punto focale da sviluppare. Se l'argomento esige qualche istante di riflessione, non dobbiamo avere fretta. Non lasciamoci prendere dall'ansia. Meglio dedicare cinque minuti in più alla valutazione preliminare dell'enunciato che andare fuori tema, pregiudicando l'esito della prova. Vietato iniziare a scrivere prima di aver capito esattamente che cosa dobbiamo scrivere.

Durante la dettatura o la prima lettura, è bene rendersi conto dei punti che presentano le maggiori difficoltà e devono essere sviluppati approfonditamente. In questo modo potremo suddividere con razionalità il tempo concesso per la prova.

Iniziamo il lavoro proprio dai punti meno difficili che potremo risolvere agevolmente e con buona rapidità. Poi passeremo alla parte più complicata, dedicandole la maggior parte del tempo. In questo senso, è necessario sin dall'inizio programmare i tempi secondo i quali svolgeremo il lavoro, per evitare di giungere alla fine affannati e nervosi.

Nel caso di temi a carattere letterario, è bene raccogliere le idee su un foglio di brutta, man mano che affiorano alla mente. In un secondo tempo le riuniremo in uno schema ordinato, che rispetterà tre parti fondamentali: l'introduzione, il corpo centrale, la conclusione. Sarà necessario verificare che i collegamenti tra le parti siano coerenti con la logica e l'importanza degli argomenti trattati.

Prima di stendere in bella copia l'elaborato, controlleremo se ogni passaggio del testo corrisponderà al tema assegnato. Il pericolo di andare fuori tema è sempre possibile sia perché possiamo lasciarci prendere la mano da argomenti marginali a scapito dell'essenziale, sia perché rischiamo talora di inserire molte idee valide ma scollegate tra loro.

Bisogna avere anche il coraggio di eliminare dalla minuta tutto quando non ci pare indispensabile all'esposizione. Sopprimiamo considerazioni troppo soggettive che potrebbero nuocere all'obiettività del discorso, dettagli non essenziali, esempi non perfettamente calzanti. Teniamo presente che è meglio sviluppare a fondo pochi punti fondamentali che perdersi in mille particolari, senza cogliere il nocciolo della questione.

Per quanto riguarda la stesura, cerchiamo di usare frasi brevi e logicamente concatenate l'una all'altra.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

49

La nostra principale preoccupazione dovrà avere un duplice aspetto:

venire capiti senza possibilità di equivoci, suscitare l'interesse dell'esaminatore.

Non esitiamo a evidenziare opportunamente i punti che riteniamo più importanti, manifestando la nostra personale capacità di sviluppare le idee e costruire le dimostrazioni.

Nei compiti a carattere scientifico, per i quale si richiede la massima precisione, impieghiamo il tempo disponibile a verificare l'esattezza di operazioni, formule, grafici e disegni. Usiamo con proprietà di linguaggio i termini tecnici e controlliamo più volte i calcoli eseguiti.

Non trascuriamo neppure la presentazione formale del nostro elaborato. Un documento disordinato o illeggibile predispone sfavorevolmente l'esaminatore. Curiamo la calligrafia, sulla bella copia evitiamo cancellature e correzioni.

Utilizziamo infine tutto il tempo a nostra disposizione. Se avanza mezz'ora, usiamola con profitto per rileggere, verificare, migliorare il nostro lavoro.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

50

Capitolo 5 PRENDERE APPUNTI

L'argomento può sembrare a prima vista banale. Eppure, per saper prendere appunti bene è indispensabile un certo criterio.

La nostra memoria è spesso limitata nel tempo e siamo costretti a fissare sulla carta i dati e le informazioni che non vogliamo dimenticare. L'operazione ci consente inoltre di moltiplicare i riferimenti uditivi e visivi ed è utilissima perché libera la memoria dalla necessità di conservare troppe cognizioni.

Ma prendere appunti è tutt'altro che semplice, poiché presuppone l'uso simultaneo e coordinato di due abilità fondamentali. Bisogna saper ascoltare e scrivere oppure leggere e scrivere, a seconda che gli appunti riguardano la sintesi di una lezione o di una conferenza, di un libro o di un documento scritto.

Che cosa vuol dire prendere appunti? Significa cogliere - con buona rapidità e precisione - i passaggi essenziali di un'esposizione orale o di una trattazione scritta.

Lo scopo è triplice:

conservare nel tempo la struttura portante e le idee-chiave di quanto abbiamo ascoltato o letto;

ricreare l'evento da cui provengono i dati fondamentali, riprendendoli integralmente al momento opportuno;

avvalerci di informazioni esatte per agire nel migliore dei modi. Ma perché è utile, a volte indispensabile, fissare sulla carta i ricordi? Innanzitutto, perché la nostra memoria è piuttosto labile. Ricordiamoci che il nostro

cervello è un organo fatto per dimenticare. A distanza di qualche ora da una lezione o da una lettura altri interessi, nuove preoccupazioni, la stessa fatica contribuiscono a cancellare il ricordo della maggior parte di quanto abbiamo in mente. A meno che si possiede una memoria fotografica eccezionale, perfettamente allenata per questo tipo di lavoro.

Non solo, in genere la memoria è infedele e tende ad impoverire dati e concetti. I ricordi che si basano esclusivamente sul sentito dire si deformano in fretta, con poche possibilità di recupero.

Ecco allora l'importanza, direi la necessità, di fissare per iscritto il messaggio che giunge alle nostre orecchie, con rimedio alla dimenticanza e al dubbio. Abbiamo bisogno di una memoria di carta, come la definiva Montaigne. Una memoria che non si alteri col passare del tempo, ma sia in grado di restituirci - integralmente e nel momento opportuno - le informazioni che cerchiamo.

La registrazione scritta è essenziale per imparare e consolidare nella mente quanto appreso. La ripetizione dei concetti suscita il ricordo, solo se abbiamo la possibilità di rivedere frequentemente e materialmente un testo che ci appartiene: gli appunti stesi ed elaborati di persona. 5.1.1 Obiezioni e ragioni principali

Molti studenti sono contrari a prendere appunti e considerano quest’attività come una tortura. Ecco alcune principali obiezioni che vengono mosse.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

51

Prendere freneticamente appunti durante una lezione o durante una conferenza ci obbliga a tenere una postura innaturale, affatica eccessivamente la vista e peggiora la calligrafia. Guardare alternativamente chi parla, la lavagna e il foglio provoca una prolungata tensione mentre ascoltiamo.

il docente e l'oratore parlano più velocemente di quanto si riesce a scrivere. Il tempo limitato rischia di farci perdere passaggi importanti del filo del discorso. Non riusciamo a scrivere tutto quello che vorremmo. Ne consegue una forma di profonda insoddisfazione, quasi una frustrazione.

E poi chi parla si esprime con frasi troppo dense o lunghe, ci troviamo nell'impossibilità di trascriverle per esteso o in forma sintetica. Perdiamo sia le conclusioni, sia i passaggi intermedi, cosicché alla fine tutto il lavoro è praticamente inutilizzabile.

“La scrittura è una seconda memoria”. Marcel Prévost

Nel caso di ragionamenti di tipo matematico o scientifico, basta saltare un dato o confondere dei termini per compromettere il valore di quanto abbiamo scritto.

Se il docente o l'oratore mancano di uno schema preciso che sorregga il discorso, i nostri appunti saranno incoerenti. E se iniziamo argomenti secondari senza collegarli con l'argomento principale, sarà estremamente difficile per noi annotare sugli appunti le necessarie connessioni.

Gli appunti sono strettamente personali sia per il linguaggio utilizzato, sia per le idee che esprimono. In questo senso non sono comunicabili ai compagni, perché impoveriscono necessariamente il discorso da cui sono tratti e, letti dagli altri, non potranno evocare le stesse idee.

Infine, prendere appunti potrebbe nuocere all'attenzione, anziché stimolarla. E potrebbe indebolire la facoltà di ricordare senza sussidi. Chi è abituato a segnare tutto ciò che deve tenere a mente, perde la capacità di memorizzare in modo più diretto e veloce.

Tutte le obiezioni sopra citate sono senz'altro fondate, ma gli studiosi concordano sull'importanza di prendere appunti, nonostante le non lievi difficoltà. con un po' di tempo, di pratica e soprattutto con un metodo efficace, prendere appunti diventerà semplice e redditizio. Anche perché non tutto si può imparare dai libri. Spesso la lezione del docente è insostituibile. In ogni modo, persino i libri non ci saranno utili, se non siamo in grado di prendere appunti dal testo. Si tratta dunque di una sfida che richiede costanza e buona volontà. Spesso sarà necessario ricominciare da capo. Non scoraggiamoci di fronte agli ostacoli. Non dimentichiamo che spesso quello che ci costa è la cosa migliore!

5.1.2 Un sussidio alla formazione mentale

Non dobbiamo considerare gli appunti come il fine dell'attenzione che prestiamo, ma come mezzo valido per raggiungere alcuni scopi:

raccogliere e selezionare le informazioni; delineare uno schema anche solo approssimativo di un argomento ignoto; riordinare e sviluppare concetti appena abbozzati.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

52

Insomma, uno strumento per vivificare le ricerche o gli studi e favorire l'apprendimento. Ma anche per confrontarsi con i compagni di scuola o i componenti del proprio gruppo.

La necessità di annotare per iscritto non scompare con il termine degli studi. Molti adulti coltivano e perfezionano la propria capacità di prendere appunti, spinti dalle esigenze del lavoro. Soprattutto se la professione o l'impiego si evolvono rapidamente e bisogna continuamente tenersi aggiornati. Se non avremo imparato a prendere appunti fin dalla scuola media, sorgeranno grossi ostacoli nell'adattarsi alle richieste della vita professionale e prima ancora durante gli studi universitari. In mancanza di un metodo efficace, utile alla memorizzazione e in grado di indirizzare l'attenzione verso gli autentici obiettivi dell'ascolto, le difficoltà appariranno davvero insormontabili. 5.1.3 Favorire la registrazione dei ricordi

L'evocazione volontaria dei ricordi avviene mediante lo sviluppo dei legami associativi. Ed

essi s’imprimeranno nella memoria tanto più profondamente, quanto più ci sentiremo coinvolti affettivamente. in altre parole, se sapremo amare ciò che studiamo, impareremo più in fretta.

La psicologia della forma ha messo in evidenza l'importanza della struttura del processo di memorizzazione. Le osservazioni strutturate con ordine si ricordano meglio di quelle recepite confusamente. Ma per creare una struttura viva è necessario uno schema dinamico. Si riesce ad imparare solo ciò che si capisce e si capisce solo ciò che si colloca all'interno delle cose, per coglierne la trama essenziale. Ricorderemo più facilmente ciò che abbiamo capito, strutturato inquadrato in un ragionamento. Di qui l'importanza di schemi e tavole che contengono gli elementi fondamentali, indispensabili per una rievocazione completa dell'argomento. Gli appunti dovranno quindi mettere in evidenza le idee principali, per collegare ad esse le idee secondarie, in modo da inquadrare logicamente ogni elemento e inserirlo nel tessuto di relazioni logiche.

“Pensare serve più che ricordarsi”

Jean Guitton

E' noto che le tavole sinottiche possiedono una notevole forza rievocatrice, proprio perché favoriscono l'impiego della memoria visiva. Molte volte esse sono presenti nei testi e nei manuali, ma in certi casi possiamo realizzarli noi stessi, utilizzando le migliori capacità di sintesi di cui siamo in possesso.

Riusciremo così a personalizzare la materia, ricreando in modo molto fruttuoso i legami personali con le nozioni e i concetti da apprendere. Appunti concepiti in questo modo sono veri amici della memoria, ma per ottenere questo risultato non possiamo procedere alla meno peggio. E' indispensabile impadronirsi di una tecnica efficace.

5.1.4 Preparare il materiale

E' bene impiegare materiale adatto alla notevole flessibilità d'uso degli appunti.

Carta. Fogli o schede di identico formato per la stessa materia, riuniti in uno o più raccoglitori ad anelli. Il vantaggio di tale supporto rispetto ai quaderni tradizionali e ai blocnotes è evidente. E' possibile aggiungere nuovi fogli contenenti nuovi appunti o staccare un foglio alla volta per prestarlo. Per i riepiloghi o brevi annotazioni sintetiche si possono usare schede, da custodire in un classificatore.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

53

Matite, penne, righello, piccoli blocchetti con fogli staccabili. Utilissimi, a volte necessari per cogliere al volo notizie o idee che vengono in mente.

Impegniamoci a tenere in ordine i fogli nei raccoglitori, evitando di confondere appunti di materie diverse. Anche i classificatori devono essere ordinati e riposti su uno scaffale ben in vista. Tutto deve essere pronto all'uso, per evitare perdite di tempo in affannose ricerche.

Ogni tanto passiamo in rassegna il nostro archivio, per controllare le scorte di carta e di cancelleria e riordinare quanto è stato collocato provvisoriamente fuori posto. Evitiamo il caos e la polvere che scoraggiano i più volonterosi.

“Ciò che è in ordine si trova facilmente” (Jean Guitton)

5.2 Prendere appunti ascoltando 5.2.1 Accorgimenti per un ascolto mirato

Chi ascolta e prende appunti non deve presumere di possedere le chiavi del discorso. Se non è aperto alla comunicazione, ma parte da alcuni presupposti o pregiudizi che

possono risultare completamente errati, rischia di realizzare uno schema che insensibilmente finisce di ricalcare, ripetere o confermare le proprie posizioni. Senza contare che non ricaverà nessun arricchimento personale dell'ascolto.

Si tratta di un comportamento inconscio a cui tutti siamo esposti, soprattutto quando assistiamo ad una lezione o a una conferenza riguardo a temi sui quali abbiamo già alcune idee. E' un rischio dell'ascolto, che si traduce in una distorsione di quanto percepiamo con le orecchie e di quanto annotiamo sugli appunti.

Un altro rischio è quello di alterare la gerarchia dei valori che il docente o l'oratore intendono dare alle proprie argomentazioni, modificando l'equilibrio dei diversi punti trattati. Dobbiamo essere molto prudenti nell'annotare singoli fatti isolati dal contesto, poiché verrebbero ad assumere un significato diverso. Un'eccessiva insistenza sui punti secondari può essere altrettanto fuorviante e grave, quanto la dimenticanza dei punti principali. Possiamo usare simboli diversi per caratterizzare le diverse idee portanti, esposte da chi parla: asterischi, frecce, trattini ci aiuteranno a richiamare concetti fondamentali senza doverli riscrivere per intero.

Un altro accorgimento spesso trascurato, ma efficace, è quello di prestare la massima attenzione alla voce dell'oratore. Molto spesso le variazioni del tono, dell'intensità e dell'altezza ci guidano a cogliere l'essenziale. Non sprechiamo questa possibilità, che ci aiuta a scoprire i temi principali, i loro rapporti con gli argomenti secondari, i passaggi e le connessioni basilari del discorso che stiamo ascoltando. Per familiarizzare con questa tecnica di ascolto è necessaria una certa preparazione che si acquisisce solo con la pratica e con un assiduo esercizio. 5.2.2 Validità e attendibilità

Fino a quando nella scuola o all'università sarà in vigore l'insegnamento verbale seguito

da controlli mnemonici, dovremo adattarci a prendere una grande quantità di appunti, praticamente in tutte le materie. Tuttavia, nei casi in cui è possibile utilizzare dispense o riassunti preparati dal docente, il lavoro di annotazione potrà svolgersi in modo meccanico e più flessibile.

Per risparmiare tempo, ci si dovrebbe abituare a prendere appunti stendendoli subito in maniera definitiva o quasi. Raramente saremo costretti a ricopiarli, se lasceremo sul foglio larghi margini e spazi vuoti,che permetteranno di rivederli, completarli e arricchirli. Nella stesura

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

54

dobbiamo essere estremamente vigili, poiché la fiducia che riponiamo negli appunti è direttamente proporzionale alla loro attendibilità. Per questo è senz'altro utile esercitarsi a scrivere velocemente e in forma semplificata, senza perdere in esattezza e in completezza.

Parrebbe conveniente a questo punto dotarsi di un registratore o imparare a stenografare, per poter annotare integralmente tutte le parole pronunciate dal docente o dall'oratore. Ma gli svantaggi di tale scelte sono essenzialmente due:

le registrazioni su nastro magnetico sono incredibilmente lunghe da trascrivere, anche per

chi sa sfrondare o riassumere via via; usare la stenografia significa adottare un procedimento automatico che escluda ogni

intervento critico e ci obbliga successivamente ad una faticosa decodifica in lingua corrente, con notevoli perdite di tempo. Dunque, cerchiamo di annotare il più possibile, soprattutto se si tratta di una materia

nuova o difficile. Prestiamo attenzione ai termini specifici da ricordare. E' molto meglio abbondare nella registrazione dei dati che raccoglierne pochi. In sede di revisione, sarà agevole ridurre, quasi impossibile integrare nozioni ormai perdute.

“Fermate l’oracolo nel momento in cui parla per voi, un attimo dopo sarà tardi.

Portate sempre un blocchetto di appunti” (Jean Guitton)

Non è facile per nessuno imparare a prendere appunti in modo intelligente, usando la

testa. Ma è un esercizio propedeutico, irrinunciabile per le future attività professionali, che ci abitua a cogliere l'essenziale di una lezione o di una conferenza e a separarlo dal superfluo. Bisogna imparare ad ascoltare, e imparare a capire ascoltando. 5.2.3 Una proficua utilizzazione nel tempo

Per portare l'attendibilità degli appunti a livelli accettabili, è necessario mettere in

evidenza ogni annotazione dubbia e incompleta per poterla riprendere in un secondo momento, chiarendola e integrandola. Occorre svolgere questo lavoro immediatamente dopo la lezione, anche avvalendoci della collaborazione dei compagni, quando i ricordi di ciò che si è ascoltato sono ancora freschi e vive nella memoria di tutti.

Alla sera, a casa, si dovranno completare le lacune, correggere gli errori, sottolineare le riflessioni, evidenziare lo schema generale. Vale la pena dedicare un po' di tempo a questa revisione, anche se potrà sembrare noiosa. Nei giorni successivi, la stessa operazione richiederà il doppio di tempo e di fatica, perché il ricordo di quanto ascoltato si sarà in gran parte dimenticato. Nella stesura, ricordiamoci di annotare esattamente le cifre, di scrivere i nomi proprio in modo preciso e di citare i riferimenti bibliografici integralmente. Tutto questo per evitare affannose ricerche nei giorni successivi, in molti casi senza raggiungere l'esito sperato.

Materialmente gli appunti rimangono sempre gli stessi sia subito dopo la lezione, sia ad un mese o a un anno di distanza. Fanno la differenza la ricchezza dei dettagli e la sottigliezza delle annotazioni che avremo saputo aggiungere in seguito. Ricordiamoci che il lavoro che si realizza sugli appunti in vista della loro futura utilizzazione è di capitale importanza. Occorre non tanto ricopiarli - a meno che siano stati stesi in una forma impresentabile - quanto rileggerli e decifrarli per poterli riutilizzare facilmente in futuro. I ricordi allora saranno svaniti rapidamente e gli

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

55

appunti costituiranno l'unico aggancio con tutto ciò che abbiamo udito. Non devono diventare inutili nel giro di pochi giorni.

Dobbiamo farli durare nel tempo. A tale scopo bisogna:

precisare i passaggi o le abbreviazioni incerte, delineare esattamente le annotazioni imprecise o lasciate in sospeso, completare gli spazi rimasti in bianco, portare schemi e tabelle ad una forma definitiva.

Quest'opera di riorganizzazione si deve accompagnare generalmente a un lavoro intellettuale di revisione, che deve testimoniare la perfetta comprensione di tutto quanto è stato detto.

5.2.4 Che cosa annotare

Come stendere gli appunti non deve farci dimenticare che cosa annotare. La prima raccomandazione è quella di distinguere l'essenziale di un discorso da ciò che è

accessorio. Le idee principali da quelle secondarie. Si tratta di cogliere le frasi-chiave che riassumono un determinato concetto e di annotarle

con la maggiore precisione possibile. In realtà, non esiste una soluzione valida per tutti i casi. E' evidente che le annotazioni

varieranno nel contenuto e nell'estensione a seconda che si conosca o no l'argomento.

Per un argomento per il quale possediamo una buona conoscenza preliminare, possiamo limitarci ad annotazioni abbastanza succinte, tenendo conto che quanto ascoltiamo non aggiunge molto al bagaglio personale di conoscenza. Inoltre, sarà ovviamente più facile reperire la documentazione che ci interessa per completare ciò che abbiamo scritto.

Per un argomento assolutamente nuovo o quasi ignoto, teniamo presente che è impossibile prendere appunti che - da soli - siamo sufficienti all'apprendimento della materia. Sarà meglio, invece, annotare i riferimenti e i dati utili per un’ulteriore documentazione. In sostanza, la nostra maturità culturale ci suggerirà di seguire soprattutto ciò che non riusciamo a reperire altrove.

Se il docente o l'oratore ripetono in diverse forme lo stesso concetto, non dobbiamo temere di riscriverlo più volte.

Dobbiamo stare attenti soprattutto a cogliere la formulazione più ricca, quella - ad esempio - che mette in evidenza le cause e non solo le conseguenze dei fatti. Successivamente, durante la revisione degli appunti, faremo la selezione delle informazioni e cancelleremo quelle meno significative.

In ambito universitario, quando si seguono le lezioni tenute dal docente, bisogna sforzarsi di afferrare qualcosa di diverso da quello che si trova sul manuale. Non annoteremo, quindi, eventi, date, formule già contenute nei libri di testo, ma il pensiero e la visione dei fatti offerti da quell'insegnante. 5.2.5 La costruzione dello schema

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

56

Gli appunti costruiti secondo una metodologia efficace presenteranno uno schema breve e conciso, che non pregiudica ovviamente l'essenza fondamentale del discorso. Per evitare di appesantire le annotazioni non è opportuno annotare i chiarimenti a noi superflui, che tuttavia l'insegnante deve produrre per consentire ai meno preparati di seguire il discorso.

Bisogna mirare alla sostanza. Rinunciamo al desiderio di prendere nota supinamente dell'intesa esposizione. Altrimenti, ci troveremo nelle condizioni di non saper estrarre le informazioni che ci interessano da una massa informe di dati ammucchiati alla rinfusa. Ad una lettura seguente, infatti, molte notizie risulteranno scollegate fra loro, senza nessi con il discorso, che pure ci era parso rigoroso e coerente.

Occorre però comprendere bene il significato del termine schema. Sovente chi parla adotta uno schema del tutto personale, trattandosi di una breve sintesi di un vasto campo di conoscenza. Ora, gli studenti che seguissero pedissequamente tale schema, copiandolo distrattamente dalla lavagna, andrebbero incontro ad una grave disillusione. Infatti, nei tempi successivi non riuscirebbero più a ricuperare la grande ricchezza di notizie in esso contenute.

L'attenzione deve essere dinamica, la capacità di ascolto flessibile, la sensibilità attenta e vigile per poter interagire con quanto ascoltiamo. 5.2.6 La disposizione materiale

La buona disposizione del materiale degli appunti dipende innanzitutto dall'esatta discriminazione dei concetti principali da quelli secondari.

Si dovrebbe articolare i vari concetti secondo uno schema di base chiaro e coerente, con titoli e sottotitoli. Accorgimento indispensabile per evitare confusioni è adottare una numerazione uniforme per i titoli fra loro equivalenti per importanza. I titoli principali, ad esempio, possono essere collocati a sinistra ed eventualmente preceduti da un numero. I sottotitoli dovranno venire rientrati verso destra ed eventualmente posposti ad un numero romano. Per altre suddivisioni si potranno impiegare le lettere maiuscole (A,B,C) o minuscole (a,b,c), sempre tenendo conto dell'esigenza di trattare allo stesso modo concetti o idee che si equivalgono. E' necessario infine che tutte le righe di un certo paragrafo incomincino dallo stesso punto. Usiamo pure le sottolineature e le matite colorate, se questi mezzi ci permettono di evidenziare i passaggi più importanti e ci aiutano anche visivamente a cogliere le idee-chiave del discorso.

Un discorso a parte meritano le abbreviazioni. E' opportuno inventarsi un sistema personale per abbreviare le parole, senza il quale è praticamente impossibile seguire il discorso e scrivere. Non bisogna però abusarne, né escogitare troppi segni che alla fine risulterebbero indecifrabili anche per noi stessi. Le abbreviazioni via via adottate dovranno inequivocabilmente richiamare una certa parola o un gruppo di parole. Vietato abbreviare allo stesso modo parole appena diverse. Se prevediamo di utilizzare abbreviazioni non immediatamente comprensibili, indichiamole in apertura in una legenda ben chiara. Non devono sussistere dubbi, altrimenti quando riprenderemo gli appunti in mano il lavoro di decodifica risulterà impossibile oppure ci farà perdere troppo tempo.

Cerchiamo di rispettare un minimo di ordine nella stesura, anche se ci capita di scrivere in condizioni disagiate. Non dimentichiamo di indicare la disciplina o l'argomento alla quale gli appunti si riferiscono e la data della lezione o della conferenza cui abbiamo assistito. Gli sforzi che faremo in questa direzione saranno utili ed eviteranno in seguito faticose interpretazioni di quanto scritto, in modo incomprensibile forse anche a noi stessi.

Scriviamo in modo leggibile per non rischiare di fraintendere le parole e dover perdere tempo a decifrare tutto. Ove possiamo, usiamo fogli di grande formato per ottenere il massimo degli appunti con il minimo ingombro. Evitiamo fogli microscopici o foglietti volanti. E' buona idea scrivere solo su una facciata del foglio: sarà più comodo studiare avendo tutto sotto gli occhi. L'altra facciata della pagina potrà servire per annotazioni o riflessioni supplementari.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

57

La documentazione così contenuta sarà utilizzabile in più occasioni. Nel caso che la stesura non ci soddisfi poiché non siamo riusciti a realizzare uno schema

organico, dobbiamo impegnarci a rivedere gli appunti subito dopo la lezione, chiedendo ove necessario spiegazioni al docente. Se, ad esempio, le idee essenziali sono state confuse con quelle accessorie, saremo ancora in tempo per apportare le correzioni necessarie, prima che il ricordo di quanto udito svanisca dalla memoria. 5.3 Prendere appunti leggendo

Durante la lettura di un documento o di un libro, bisogna evitare di prendere appunti in

modo automatico, senza pensare al loro significato e allo scopo ultimo del nostro lavoro. Anche nel caso in cui avessimo a disposizione delle dispense, non dobbiamo copiare semplicemente il testo che stiamo leggendo.

A prima vista prendere appunti durante una lettura può sembrare un'operazione noiosa e forse inutile. Infatti, chi non prende appunti terminerà di leggere molto prima i chi li prende.

Ma con quali risultati? Se non cerchiamo di fissare per iscritto i passi fondamentali del libro che stiamo

studiando, avremo perso l'occasione di lavorare seriamente sul testo. Non riusciremo a trasformarlo in qualcosa di nostro, usando un linguaggio personale. Sarà impossibile giungere ad una rapida assimilazione dei concetti.

5.3.1 Leggere e annotare Perché gli appunti della lettura servano allo scopo per cui vengono presi, bisogna prima di

tutto comprendere bene il pensiero dell'autore attraverso un'analisi attenta e consapevole del testo. Non serve a nulla trascrivere in modo automatico interi passi del libro. Cerchiamo di affinare il nostro senso critico e di porre domande al testo. E' ovvio che ognuno deve trovare la formulazione migliore da dare alle annotazioni, formulazione che risulterà strettamente individuale, fedele alla sostanza, ma non alla forma del testo.

E' più opportuno prendere appunti a parte oppure sottolineare l'opera e arricchirla di annotazioni? Non si può dare una regola generale. Molto spesso la combinazione di entrambe le opzioni consente di ottenere i risultati migliori. Teniamo presente che solo un libro ben annotato diventa veramente nostro.

Si possono sottolineare le parole e le frasi che danno forma alle idee principali. A questo scopo utilizzeremo, per esempio, una sottolineatura doppia (o in colore) per i

concetti fondamentali e una sottolineatura semplice (o in matita) per i concetti accessori, ma importanti. Attenzione, però, a non sottolineare troppe righe per ovvi motivi. L'eccesso di segnalazione all'interno della pagina ci farà perdere il filo del discorso principale e finirà di banalizzare gli argomenti chiave.

Quando vale la pena di sottolineare tre o più righe consecutive, è meglio utilizzare una linea verticale sul margine esterno del testo. L'uso di asterischi o di cerchiolini neri è utile per evidenziare immediatamente passi particolarmente importanti. 5.3.2 Lettura e riflessioni personali

Spesso accade di voler realizzare brevi sintesi di un paragrafo, in margine al testo scritto.

Ottima idea, purché la sintesi sia concisa e completa. E' perfettamente inutile ricopiare quanto

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

58

scritto dall'autore. Ancora una volta, quanto scriviamo ci sarà utile solo se è espresso con parole nostre e porta l'impronta di riflessioni personali.

Mettiamo in evidenza i brani poco comprensibili o dubbi, usando un punto interrogativo segnato a matita. Li ritroveremo facilmente il momento in cui dovremo chiedere spiegazione agli insegnati.

Se durante la lettura ci vengono in mente idee personali o collegamenti con quanto appreso precedentemente, annoteremo le nostre osservazioni sul margine superiore o inferiore della pagina o su foglietti che lasceremo tra le pagine.

Ricordiamo infine di non rimandare questo minuzioso lavoro di riflessione personale e di annotazione in una seconda lettura dell'opera. E' meglio farlo bene e completamente, subito dopo una prima, sommaria lettura. essa ci consentirà almeno di comprendere i passi essenziali del volume e il punto di vista dell'autore.

Non dimentichiamo che prendere appunti da un volume richiede molto tempo, almeno quanto una lettura accurata. Regoliamoci di conseguenza almeno nel prevedere tempi e modalità del nostro studio.

Un discorso a parte meritano le citazioni, che devono essere sempre fatte con la massima esattezza. Potremo, ad esempio, elencarle su schede e utilizzarle successivamente per illustrare argomenti diversi. Riportiamo con la massima precisione il numero della pagina, autore, titolo, anno di pubblicazione ed editore delle opere da cui sono stati tratti i brani che utilizziamo. Se si prevede di dover imparare a memoria o inserire nei propri lavori citazioni diverse, sarà opportuno catalogare per argomenti, formando in tal modo una specie di antologia di riferimento.

Riassumendo, se il libro su cui studiamo ci appartiene, possiamo:

a) sottolineare le frasi che permettono di seguire il ragionamento e di riassumere i paragrafi;

b) sottolineare le parole importanti o evidenziare le citazioni che ci serviranno; c) annotare in margine le idee personali, i punti da approfondire e le nostre osservazioni.

Se invece in libro è in prestito, possiamo segnare le frasi più importanti a matita, con un tratto leggero. Quando avremo messo in evidenza tutto quanto ci interessa, prima di restituire il libro dovremo:

riportare lo schema di ogni capitolo su fogli a parte che conserveremo gelosamente; cancellare tutte le annotazioni a matita, in modo da riconsegnare il libro come ci è

stato prestato.

Gli appunti di lettura saranno più o meno consistenti secondo il valore del libro cui si riferiscono. Per la ricchezza degli spunti offerti, molte opere meriteranno una sintesi dettagliata e parecchie schede: e questo indipendentemente dal numero di pagine. Spesso testi brevi e concisi, contengono un'enorme quantità di nozioni che non si possono trascurare. 5.3.3 Gli appunti di ricerca e documentazione

Gli appunti che forniscono un sostrato di dati raccolti un po' dovunque in vista di una

relazione scritta si chiamano appunti di ricerca e di documentazione. Sono soprattutto gli studenti delle scuole superiori e dell'università a utilizzare questo tipo di appunti per la preparazione di interrogazioni, esami e della tesi di laurea.

Ma come ci si muove in questi casi?

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

59

Innanzitutto, bisogna evitare di trascrivere per intero o quasi il documento originale. Anche riassumere semplicemente il testo è poco produttivo, perché il tale modo otteniamo un compendio che non ci dirà nulla di nuovo.

Dovremo invece preparare appunti in forma schematica per avere sott'occhio la struttura generale dell'opera. Ma non dimentichiamo che quest’operazione, sebbene necessaria, non è sufficiente e ci fornirà soltanto il materiale da utilizzare. Il risultato finale avrà senz'altro una struttura completamente diversa. Le sole cose utili sono le idee, che entreranno a far parte della nostra esposizione in una forma del tutto nuova.

Mettiamoci al lavoro, suddividendo l'opera nelle idee principali e compilando una scheda per ciascun’idea. In questi casi, non è consigliabile preparare appunti in modo continuo, su fogli zeppi di annotazioni. E' molto meglio lavorare per schede, diversamente da quanto avviene durante le lezioni orali.

Su ogni scheda annotiamo le citazioni che riguardano i concetti fondamentali contenuti nel libro e le riflessioni che ci vengono in mente. Non trascuriamo neppure di mettere in evidenza il titolo del testo da cui proviene il materiale e la data in cui abbiamo raccolto i riferimenti.

Le schede non devono evidentemente contenere informazioni ininterrotte, ma fatti, argomentazioni, spunti riferiti a un solo problema. In tale modo sarà possibile basarci su un vasto repertorio di idee e nozioni specifiche per ogni argomento che ci interessa, con innegabili vantaggi organizzativi.

Teniamo presente infine che è bene adottare un formato unico per tutte le schede, al quale ci atterremo costantemente. Poter continuare la propria attività sempre sulle stesse basi è un vantaggio non indifferente.

Raccogliere informazioni in questo modo ci consente di prestare le schede ad altri senza il rischio di non saperle più catalogare e favorisce per tanto un proficuo lavoro di gruppo. 5.4 La classificazione degli appunti

Saper prendere appunti in modo intelligente è condizione necessaria, ma non sufficiente

per una proficua utilizzazione che duri nel futuro. A tale scopo l'elemento più importante è senz'altro la schedatura, che deve consentire di reperirli facilmente e nel più breve tempo possibile. Gli appunti dovranno essere divisi o raggruppati per soggetti, in ordine alfabetico ed entreranno in un dossier tenuto a portata di mano.

"Un appunto è ben schedato, quando è facilmente reperibile"

(J. Guitton).

Nel caso di appunti presi durante una lezione la suddivisione per argomenti è possibile,

purché si annoti la data e il nome del docente o la disciplina. Non sarà quindi essenziale conservare gli appunti in ordine cronologico: spesso e volentieri si potranno ripartire per temi di interesse con un notevole vantaggio per la completezza delle informazioni su un determinato argomento.

Per quanto riguarda poi il problema di sapere se volta in volta possediamo appunti riguardanti una certa materia, la soluzione migliore è possedere un indice in tutte le schede in nostro possesso.

L'indice permetterà non solo di sistemare gli appunti man mano che crescono in quantità, ma anche di richiamare alla memoria tutta la documentazione su un certo tema. Sarà possibile infine eliminare dalla schedatura appunti ormai superati o documenti privi di importanza.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

60

Per ottimizzare il lavoro di ricerca, è necessario e indispensabile allestire un repertorio alfabetico di parole-chiave, basato sulla combinazione di numeri e abbreviazioni, che ci consenta di accedere rapidamente alle schede che ci interessano.

Un ultimo consiglio. Per classificare le schede non basiamoci solo sulla diversità dei colori adottati senza fare uso di altri segni distintivi. E' più facile di quanto non si creda confondere un argomento al posto di un altro. Non ci si può mai attenere con assoluta sicurezza a un criterio così labile.

In conclusione, prendere appunti è un mezzo, non un fine. Il modo di annotare, che è abbastanza soggettivo, è senz'altro importante, e lo è ancor

più sapere:

quando bisogna prendere appunti,

come catalogarli,

come utilizzarli al meglio.

La sistemazione e la classificazione degli appunti obbligano la mente ad operazioni puramente organizzative e certamente poco creative. Eppure, esse vanno svolte bene, se si vogliono porre basi affidabili per le attività seguenti, senz'altro molto più complesse.

Raccogliere elementi utili per pensare e riflettere è solo un momento propedeutico al lavoro intellettuale vero e proprio. E' qui che entrano in gioco le nostre energie migliori, è qui che siamo coinvolti in prima persona.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

61

Capitolo 6 IMPARARE AD APPRENDERE

6.1 Strategie per la comprensione

Per fissare nella memoria ciò che stiamo studiando, è essenziale comprenderlo a fondo.

Un'ottima strategia di studio non può prescindere da tre momenti fondamentali, successivi l'uno all'altro:

a) visione globale dell’argomento, b) formulazione di domande, c) ricerca di risposte.

a) Visione globale dell’argomento

E' bene farsi un'idea generale di quello che si deve studiare. In primo luogo, perché la

capacità di comprensione e quindi l'intelligenza procedono dal generale al particolare, in qualunque modo avvenga il processo di memorizzazione. In secondo luogo, per far fronte alle domande di carattere generale che possono essere le prime al momento dell'interrogazione o dell'esame.

Non è bene pertanto affrontare a testa bassa un'opera, una lezione o una ricerca. Concediamoci il tempo necessario per scoprire la struttura e le finalità. Soffermarsi sulla

prefazione e sulle note introduttive non è mai una perdita di tempo. Il discorso è valido non solo nei confronti di un libro, ma anche di un semplice capitolo. Se dobbiamo riprendere una lettura interrotta da molto tempo, sarà indispensabile chiederci a che punto siamo rimasti o dove vuole arrivare l'autore.

Come procedere?

Leggiamo innanzitutto la prefazione, spesso trascurata senza motivo. In molti casi essa espone l'argomento per sommi capi e ci da un'idea della preparazione minima richiesta per capire il testo vero e proprio.

Allo stesso modo, sarà utile conoscere le linee fondamentali di un corso universitario, così come spesso vengono annunciate dal docente all'inizio delle lezioni. Questi preamboli - considerati a torto superflui - hanno il pregio di circoscrivere l'argomento e di permetterci un confronto con la rete di conoscenza già in nostro possesso.

Leggiamo con attenzione l'indice. Annotiamo i punti principali del testo come emergono da una prima, veloce lettura.

Scorriamo rapidamente l'opera, leggendo titoli e sottotitoli e soffermiamoci su paragrafi riassuntivi, se esistono. Avremo così una visione globale che ci impedirà di muoverci alla cieca, consentendoci di

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

62

partire con il piede giusto. A questo scopo, puoi andare a rivedere i consigli che ti ho messo a disposizione sulla lettura e in particolare sulla lettura rapida.

Dopo aver familiarizzato con i criteri di suddivisione e titolazione adottati dall'autore,

saremo pronti ad esaminare i dettagli di ciascun capitolo. Non trascuriamo grafici e tabelle che, in molti casi, hanno il pregio di sintetizzare efficacemente dati e informazioni assai complesse.

Se si tratta di un'opera discorsiva o ripetitiva, cercheremo di fare una lettura traversale, cogliendo i concetti principali e i punti di maggiore interesse e tralasciando eventuali ripetizioni. Un buon metodo per capire se il volume è fluido o denso consiste in una lettura per campioni. Qualche riga significativa colta qua e là nei paragrafi dovrebbe rivelarci se l'opera è omogenea, vale a dire se possiede un andamento lineare.

Se invece il libro è ricco di dati, come avviene per manuali tecnici piuttosto complessi, bisognerà leggerlo da cima a fondo, quasi parola per parola. E prestare la massima attenzione a tabelle grafici.

b) La formulazione di domande Perché è opportuno porsi delle domande? Leggere un testo e cercarlo di capire non basta. Solo domande stimolanti mettono in

moto tutte le facoltà intellettuali, rendendo consapevole l'apprendimento. Altrimenti, lo studio resterà passivo e si ridurrà a una semplice questione di memoria senza incidere sulla nostra formazione culturale e umana.

Chi scrive un'opera, ad esempio, cerca di esporre un pensiero, un ragionamento, un'opinione. Chiediamoci dunque dove vuole arrivare l'autore con le sue argomentazioni. O che cosa vuole dimostrare il docente con la sua lezione.

Ricordiamoci che una domanda formulata propriamente contiene già una mezza risposta. La maggior parte degli insuccessi, soprattutto negli esami scritti, è dovuta da una lettura frettolosa dell'enunciato o del problema. E alla nostra incapacità di interrogare il testo che ci sta di fronte. cerchiamo quindi di valutare i diversi aspetti espliciti e impliciti della questione. Non buttiamoci alla cieca alla ricerca di che cosa scrivere, ma riflettiamo prima alcuni istanti.

Qualunque forma di colloquio orale con l’insegnante si svolge tramite domande, da una semplice interrogazione di scuola media all’esame universitario. Saremo più pronti a rispondere, se ci abitueremo a formulare domande pertinenti fin dal momento della preparazione, a casa. E a cercare le risposte.

Ricordiamoci, infine, che vivere nella verità e nella trasparenza del pensiero e del comportamento è un modo di tradurre i valori nella vita di tutti i giorni. Senza contare che la luce tiene viva l’intelligenza, le tenebre la soffocano.

Ma quali domande porsi? Essenzialmente due: perché? e che cosa? Sono adatte a qualunque testo e si possono fare

in qualsiasi momento. In caso di impossibilità a rispondere a tali domande, ripercorriamo le tappe del nostro

ragionamento fino a individuarne i punti deboli. Di fronte ad una parola sconosciuta, poi, è obbligatorio chiedersi che cosa vuol dire, se non vogliamo perdere l'occasione di arricchire il nostro vocabolario personale in maniera significativa. Gli sforzi della memoria saranno infruttuosi, se non siamo in grado di ricostruire logicamente il discorso dell'autore o dell'insegnante. E' inutile di tentare di impararlo a memoria, senza capirlo. Afferrare le tappe di un ragionamento è la conditio sine qua non per ricordarle tutte stabilmente e in ordine di successione.

Prestiamo attenzione anche alle domande esplicite o implicite che possiamo trovare nel corso della trattazione. Ogni singola domanda indica non solo le risposte alle quali l'autore darà

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

63

forma, ma rivela anche tutta l'impostazione del suo pensiero. Cerchiamo infine di conoscere con buona approssimazione quali sono le domande più frequenti che l'insegnante rivolge agli alunni, o il docente universitario fa durante gli esami. (Vedi quanto abbiamo detto nel § 2.2.1).

Prendiamo nota delle domande più importanti e sui nostri appunti lasciamo ampi spazi per scrivere le risposte.

Ma quando formulare domande? Prima della lezione, per farsi un'idea anche solo generica dell'oggetto del discorso e

collegarlo con quanto ascoltato precedentemente. Durante la lezione, specialmente quando ci accorgiamo di non riuscire più a seguire con

disinvoltura i ragionamenti di chi parla. Non esitiamo ad esporre le nostre difficoltà all'insegnante. Dopo la lezione, per chiarire punti rimasti oscuri e facilitare la sintesi di quanto appreso. E a chi formulare domande? Innanzitutto a noi stessi, ma anche al docente, ai genitori o ai compagni più preparati.

Attenzione, diffidiamo di chi ha la presunzione di sapere tutto. 6.1.3 La ricerca di risposte

Impadronirsi di una buona tecnica di studio e disporre di appunti attendibili sono il primo

passo per un'intelligente strategia di apprendimento. Per trovare risposta alle domande che abbiamo formulato, occorrono alcuni passaggi che

esaminiamo in rapida sintesi:

Andiamo alla ricerca delle parole-chiave riguardanti il problema. Segnamole in colore o mettiamole in evidenza: sarà più facile ritrovarle durante la lettura.

“Un buon libro semina punti interrogativi” Jean Cocheau

Stabiliamo poi un ordine tra una parola e l'altra. Mettiamo in risalto la successione logica necessaria e sufficiente a ricostruire il pensiero dell'autore e dell'insegnante.

Per una maggiore chiarezza, dobbiamo badare a non inserire un numero eccessivo di titoli nei nostri appunti. Una struttura agile ed efficace potrebbe articolarsi in questo modo:

enunciato del problema e tesi da dimostrare,

dimostrazione con esempi oppure senza,

conseguenze e riflessioni,

eventuali obiezioni e critiche.

Cerchiamo di essere brevi nell'indagare le risposte. La prolissità è nemica della chiarezza. Se ci troviamo di fronte ad una lezione particolarmente ripetitiva o a una spiegazione macchinosa, bisogna azzerare tutto e riordinare gli appunti secondo canoni maggiormente rispondenti a esigenze di chiarezza. E' un lavoro lungo e faticoso, di cui però non ci pentiremo soprattutto al momento del ripasso.

Sviluppiamo una visione sintetica delle conoscenze apprese. La capacità di combinare analisi e sintesi produce effetti molto positivi sulla maturazione intellettuale ed umana. Possiamo elaborare dunque tabelle comparative, grafici, schemi riguardanti le diverse nozioni della materia o del corso universitario che

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

64

frequentiamo. Queste semplificazioni sono utili allo studio, purché giungono al nocciolo della questione.

1.1.4 Le difficoltà di comprensione

A volte non riusciamo a capire ciò che studiamo neppure con il massimo impegno. Le

difficoltà sembrano insormontabili. In questi casi dovremo:

a) accertarci della validità degli appunti, confrontandoli con quelli dei compagni o ricorrendo anche ad altri testi di consultazione,

b) non sottovalutare il fatto che i docenti non possiedono tutti la stessa capacità di esporre chiaramente la materia e possono essere più o meno preparati.

Poi, sarà opportuno adottare anche il seguente procedimento di analisi/sintesi.

Analisi. Frammentiamo, spezziamo letteralmente il pensiero dell'insegnante o il contenuto dell'opera che studiamo, fino ad analizzarlo nei dettagli. Questa tecnica ci permette di stabilire dei collegamenti tra le singole parti, che apporteranno benefici non indifferenti alla chiarificazione e alla memorizzazione. Sintesi. Consideriamo poi globalmente tutta la questione, sintetizzando i dati e le informazioni ricavate e tralasciando le distinzioni superficiali.

In genere, le difficoltà di un testo sono strettamente intrecciate fra loro. Superata la

prima, anche le altre non opporranno più molta resistenza. Se poi tutti questi sforzi fossero vani, non facciamoci prendere dallo sconforto. Chiediamo aiuto agli insegnanti o ai compagni. In questo senso può giovare molto studiare in gruppo. Il lavoro svolto insieme affina le capacità individuali e consente spesso di vincere barriere altrimenti insormontabili. (Per il credente poi anche il ricorso alla preghiera può giovare a creare in noi uno stato d'animo più sereno).

Ricordiamoci comunque che non tutti gli ostacoli hanno la stessa importanza. Talvolta si tratta di problemi marginali rispetto al nucleo centrale della materia. Non vale la pena di accanirsi su cose secondarie, perdendo tempo ed energie preziose. Valutiamo attentamente caso per caso. A volte è meglio lasciar perdere. 6.1.5 Le difficoltà di problemi ed esercizi

Nel caso s’incontrino grosse difficoltà nella soluzione di problemi ed esercizi, bisogna procedere per gradi.

Accertiamoci di possedere tutti i prerequisiti, cioè le conoscenze indispensabili a

capire l'enunciato del problema e a risolverlo correttamente. E' il momento di sfruttare al meglio i nostri appunti, ricercando le schede che riguardano l'argomento e attingendovi tutto il necessario (formule, cronologia, biografie, informazioni varie).

“Dividere ogni difficoltà nel maggior numero di parti possibili

è necessario per risolverla meglio” (Cartesio)

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

65

Leggiamo attentamente l'enunciato e ricopiamo i dati a parte, chiarendoli innanzitutto a noi stessi. Non insisteremo mai abbastanza sulla necessità di leggere con calma e con la massima concentrazione l'enunciato o il testo del problema, senza lasciarsi prendere dall'ansia. Suddividiamo il problema e soffermiamoci pacatamente a considerarne ogni aspetto.

Ripensiamo a situazioni precedenti affini a quella che stiamo vivendo.

Impariamo dai nostri errori. Cerchiamo di capire perché non siamo stati capaci di trovare da soli la soluzione di un certo problema. Parliamone con l'insegnante. Le cause possono essere molteplici: un vuoto di memoria, una lacuna negli appunti, una confusione di dati, una dimenticanza, un metodo errato, una lezione imparata male o latro ancora. Annotiamo per iscritto le conclusioni: ciò che si impara per esperienza, non lo si dimentica facilmente. L'importante è non sfuggire alle proprie responsabilità, trascurando problemi ed esercizi insoluti o errati.

Nelle materie di carattere matematico e scientifico, è importante mantenere un buon equilibrio fra lezione, preparazione personale e soluzione degli esercizi. Non dimentichiamo che in queste discipline è fondamentale saper risolvere esercizi e problemi. Dedichiamo perciò la maggior parte del tempo a familiarizzare con formule e operazioni.

Nelle materie letterarie bisogna applicarsi con altrettanto rigore. Anche qui sono obbligatorie precisione e chiarezza. Evitiamo espressioni prolisse che spesso nascondono lacune o rivelano un'incapacità di esprimersi con proprietà di linguaggio. 6.2 La memorizzazione 6.2.1 I tre sostegni della memoria

La capacità di memorizzare si basa essenzialmente su tre pilastri:

i riflessi condizionati;

l'equilibrio psicologico;

le associazioni di idee.

Passiamo brevemente in rassegna questi potenti aiuti alla memoria e vediamo come si possono impiegare al meglio nella nostra attività di studenti.

1. I riflessi condizionati. La memoria è per definizione un atto di ripetizione e i riflessi condizionati concorrono a fissare i ricordi. Cerchiamo perciò di mantenere costanti le condizioni di lavoro. Mettiamoci allo studio sempre nella medesima stanza, al solito posto e nella medesima posizione.

2. L'equilibrio psicologico. Una memoria efficiente fa affidamento su un buon equilibrio psicologico e affettivo. Se studiamo con interesse e piacere, potremo assimilare la lezione con maggiore facilità.

Ricordiamoci di alcune parole fondamentali. Essere fiduciosi, motivati, concentrati. Tutti possiedono una discreta memoria. Migliorarla è più questione di metodo che di talento naturale. Ci riusciremo mettendo in pratica un impegno serio e costante e studiando nelle condizioni più favorevoli. Saremo in grado di ricordare di più e meglio, se porremo solide motivazioni a sostegno del nostro sforzo. Anche la capacità di concentrazione fa aumentare la memoria. Bando alle distrazioni, mentre studiamo.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

66

3. Le associazioni di idee. Se ci sono note le tappe di un ragionamento, sarà sufficiente ricordare il primo passaggio, il resto verrà di conseguenza. Lo stesso discorso vale per dati che si possono collegare fra loro. E' ovvio che bisogna aver capito a fondo ciò che studiamo.

Ma come costruire le associazioni?

Con un ordine logico. Quando possibile, usiamolo sempre. E' il caso di una dimostrazione di lettere, filosofia o matematica. In genere, se si va dal particolare all'universale o si procede per analogia. Se la memoria tentenna, uno schedario gestito razionalmente è senz'altro di grande aiuto, perché solo così è possibile sapere dove recuperare le informazioni dimenticate.

“Ogni associazione di idee è un appiglio per la memoria”

William James

Oppure, possiamo costruire associazioni di idee con un ordine personale, quando l'ordine logico non funziona o è impossibile. E' il caso di una materia che non offra nessun appiglio per ricorrere a principi logici e razionali. Dobbiamo usare allora la nostra immaginazione e giocare di fantasia. Proviamo ad associare i termini nuovi a qualcosa di noto o a creare legami anche stravaganti, ma corrispondenti in qualche modo alla realtà che vogliamo imparare. Se la nostra immaginazione ne sarà colpita, avremo buone probabilità di ricordare con esattezza6. Utilizziamo questa opportunità con moderazione. Non abusiamone. l'ordine logico è senz'altro preferibile.

6.2.2 Le fasi della memorizzazione Per incidere nella memoria gli argomenti che stiamo studiando, è necessario attraversare

tre fasi e conferire ad esse andamento ciclico:

leggere,

ripetere,

ricordare.

Vediamole insieme.

Leggere. Impariamo a leggere con attenzione, senza lasciarci distrarre da pensieri estranei. Se la concentrazione diventa difficile, proviamo ogni tanto a fare una pausa (sulla modalità per ottenere il massimo profitto della lettura vai a vedere l'argomento che abbiamo già trattato § 4.3).

Ripetere. Leggere non basta, ovviamente. non impareremo nulla, se ci limitiamo alla lettura, per quanto attenta. Bisogna ripetere la lezione con parole nostre, bisogna personalizzarla. La semplice rilettura è un atto troppo passivo. E' necessario esercitare la forza di volontà ed eseguire l'elaborazione orale di quanto letto. In questo modo renderemo più tenace la memoria e ci prepareremo meglio all'interrogazione, quando l'insegnante ci chiederà di ripetere quanto abbiamo appreso. E' superfluo dire che il lavoro di ripetizione va fatto con il libro chiuso, per evitare di sbirciare anche solo inavvertitamente. Soprattutto in sede di ripasso, verifichiamo di non aver dimenticato nulla e di non commettere errori nell'esposizione. Ripetere la lezione con i propri amici e

6 Supponiamo di non riuscire a ricordare quante gobbe ha un cammello o un dromedario. Ci può

aiutare un'associazione di idee strampalata, ma efficace. La parola cammello si scrive con due m, quindi questo animale ha due gobbe: la parola dromedario ha una sola m e l'animale una sola gobba.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

67

compagni è positivo. Ma non bisogna abusare. Dobbiamo imparare ad essere autonomi, anche perché durante l'esame o l'interrogazione saremo soli davanti ai professori.

Ricordare. Le condizioni necessarie per poter ricordare sono essenzialmente quattro:

Concentrazione. Facciamo attenzione a studiare in un contesto che favorisca il raccoglimento e la riflessione.

Tempo. il processo di memorizzazione richiede molto tempo e ... fatica. Non possiamo mettere fretta alla memoria, tentando di imparare tutto subito. E non perdiamo la calma. L'impazienza e la collera sono controproducenti.

Astuzia. Se il metodo tradizionale di apprendimento non funziona, proviamo a cambiare. Utilizziamo la memoria logica, gli artifici personali oppure il punto di vista del docente che, non di rado, può essere più chiaro del libro di testo.

Gradualità. Procediamo per tappe successive. Non impuntiamoci a voler imparare immediatamente l'intera lezione. Suddividiamo quanto dobbiamo ricordare e affrontiamolo progressivamente. non passiamo ad un concetto nuovo senza aver bene assimilato quello precedente. Proviamo a pensare ad argomenti che presentano analogie con la materia che stiamo studiando7.

6.3 L’arte di apprendere 6.3.1 Memorizzare un capitolo o una lezione

Per memorizzare un capitolo o una lezione, è necessario suddividere l'impegno in due fasi:

apprendimento e ripasso.

Apprendimento. Per favorire l'apprendimento, poniamoci due domande: quando studiare e come studiare. La riuscita dipenderà essenzialmente dall'esito delle risposte che sapremo dare.

Quando studiare? Ovviamente dalle ore previste dal nostro programma di lavoro. Ma teniamo presente che, in genere, la maggior parte di una lezione viene completamente dimenticata entro ventiquattr'ore dall'ascolto. Sforziamoci pertanto di rivedere la lezione la sera stessa, anche se la cosa non è particolarmente esaltante e la stanchezza si fa sentire.

Come studiare? Scomponiamo il capitolo o la lezione in più parti. Ogni parte deve essere equilibrata rispetto alle altre: deve corrispondere, ad esempio, a uno o più paragrafi oppure contenere tutti i concetti che siamo in grado di ripetere integralmente dopo un'attenta lettura. Durante la ripetizione di quanto studiato, il criterio discriminante per stabilire se sappiamo o no la lezione consiste nel contare il numero di errori commessi. La meta cui tendere è recepire la lezione senza incorrere in dimenticanze o equivoci.

Facciamo un esempio pratico. Scomponiamo la lezione in quattro parti, che chiameremo

a, b, c e d. Incominciamo a leggere e studiare la parte a. Ripetiamola, fino a quando non commetteremo errori. Se ne facciamo troppi, ricominciamo daccapo oppure suddividiamo la parte a in due sezioni.

7 Per chi è credente, invece, non sottovalutiamo, infine, l'efficacia della preghiera. Nei momenti di

crisi la preghiera è un potente mezzo per chiedere l'aiuto di Dio e risollevare lo spirito.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

68

Passiamo alla parte b. Leggiamola più volte e ripetiamola prima isolatamente, poi con a. Quando ci sembra di poterla ritenere, leggiamo la parte c e ripetiamola da sola. Poi ripetiamo in successione le parti a, b e c. Stesso discorso per la parte d. Sul momento il metodo potrà sembrare noioso, ma ne vale la pena. Imparare con queste modalità diventerà spontaneo e, con il passare del tempo, darà i suoi frutti. Non dimentichiamoci che tale procedimento è utilizzabile anche nei casi in cui si debba studiare a memoria.

“Il vantaggio di una cattiva memoria

è quello di assaporare più volte le stesse cose”. Friedrich Nietzsche

Ripasso. La lezione appresa deve essere ripassata nella sua totalità due o tre volte, a seconda dei casi. Se la materia è particolarmente ostica, dobbiamo pensare ad uno sforzo supplementare.

Facciamo un altro esempio. La lezione appresa il martedì, dovrà essere ripassata il giovedì

e il sabato seguenti. Oppure, un'altra lezione molto impegnativa seguita il mercoledì e studiata il giovedì, dovrà essere ripassata il sabato, il martedì e il mercoledì successivi per essere pronti all'interrogazione di giovedì. Bisogna adattare l'intervallo fra un ripasso e l'altro alle esigenze di un apprendimento costante. Specialmente all'inizio, se la memoria ha bisogno di familiarizzare con la materia, sarà necessario riprendere gli argomenti anche tutti i giorni.

Con il procedere delle conoscenze, invece, si potrà raddoppiare il lasso di tempo che separa i due ripassi consecutivi, mentre anche il tempo impiegato per ciascun ripasso tenderà a diminuire progressivamente.

6.3.2 Che cosa evitare Il modo peggiore di ripassare consiste nel prendere il libro e sfogliarlo, tralasciando

quanto sappiamo bene e rileggendo più o meno attentamente ciò di cui non siamo sicuri. E' un sistema molto superficiale, indegno di uno studente serio, poiché non consente di verificare le conoscenze acquisite, né fa emergere eventuali lacune. il fatto che sia molto diffuso tra gli studenti non ne giustifica l'impiego.

E' ovvio che se saltiamo o scorriamo rapidamente quanto studiato, tutto sembra già noto. Ma siamo sicuri di poterlo ricordare - con precisione nell'esatta successione - al momento dell'esame, quando non avremo il testo sotto gli occhi?

Non sopravvalutiamo le nostre forze. La memoria si esercita soltanto recitando la lezione a libro chiuso.

Durante il ripasso, dunque, sforziamoci di ripetere oralmente tutto quello che abbiamo studiato, anche avvalendoci dell'aiuto di un compagno.

6.3.3 Memorizzare in lingua straniera Nello studio delle lingue straniere, le condizioni più favorevoli alla memorizzazione si

creano quando noi riusciamo a pensare nella lingua che vogliamo studiare. Immaginiamo di dover imparare regole grammaticali o vocaboli nuovi e difficili. Evitiamo

innanzitutto di imparare una parola traducendola in italiano. cerchiamo invece di seguire una strategia diversa, articolata in due fasi:

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

69

a) proviamo ad associare al vocabolo nuovo l'oggetto o l'idea che esso richiama8; in questo modo l'apprendimento sarà più duraturo.

b) collochiamo il vocabolo nuovo in un contesto di senso compiuto; la frase che formeremo ci aiuterà non poco a ricordare il vocabolo.

Se si tratta invece di un termine astratto o troppo difficile da ricordare, facciamo ricorso ad associazioni di idee anche strane, purché efficaci.

Per imparare a memoria le regole grammaticali, è necessario collegarle agli esempi che illustrano. Sarà sufficiente imparare le diverse esemplificazioni per essere in grado di ricordare più facilmente le regole generali.

Leggiamo e rileggiamo spesso testi significativi per l'apprendimento, in modo che i vocaboli e le espressioni idiomatiche si fissino gradualmente nella memoria. Anche la lettura ad alta voce può giovare. Non tentiamo di esprimerci oralmente con frasi troppo elaborate. Specie all'inizio utilizziamo poche, semplici strutture, impariamole con sicurezza e non rischieremo di commettere errori.

6.3.4 I vuoti di memoria Può succedere che, nonostante tutta la buona volontà, noi non riusciamo a memorizzare

qualche dato o informazione. Oppure qualcosa che sembrava acquisito, venga dimenticato e sia difficile recuperarlo.

Nel primo caso non conviene ostinarsi nel perdere la pazienza. Annotiamo la questione a parte, su un foglio ad esempio. Teniamolo a portata di mano e ritorniamoci di tanto in tanto, anche nei momenti liberi della scuola. Rileggiamolo con attenzione tutti i giorni o anche solo due, tre volte la settimana. Ben presto, il problema diventerà familiare e sarà meno difficile ricordarlo.

Nel secondo caso, bisogna riprendere le fonti delle nostre informazioni (libri, schede, appunti, ecc.) e impiegare le opportune strategie per la comprensione come dicevamo al § 6.1. Allo scopo di evitare dimenticanze e omissioni, è bene ripassare regolarmente i punti più difficoltosi della materia e, in ogni caso, effettuare un ripasso generale nel periodo precedente l'interrogazione o l'esame.

6.3.5 I frutti della memoria Nonostante tutti i nostri sforzi, ricordiamoci che non potremo mai conoscere ogni

materia alla perfezione. La coscienza dei nostri limiti ci mantenga in un atteggiamento umile ed equilibrato. Stiamo attenti a non cadere nella superbia intellettuale e nella frenesia di sapere tutto. La pace del cuore e la serenità d'animo si acquistano attraverso uno studio condotto sotto la spinta della ragione. Se applicheremo con perseveranza una corretta metodologia, non giungeremo impreparati al momento dell'interrogazione o dell'esame. Anzi, potremo goderci un pomeriggio di riposo proprio il giorno precedente la prova, lasciando che gli ultimi ripassi si fissino senza affanno nella memoria.

A questo punto, è evidente che le strategie e gli accorgimenti saranno utili solo se accompagnati da solide motivazioni e da una forza di volontà adeguata. E' vano preparare un piano di lavoro o ricorrere a sofisticate tecniche di apprendimento se manca la voglia di studiare. Uno studente brillante si distingue da uno scadente non tanto per l'intelligenza più o meno vivace, quanto per la capacità di impegnarsi seriamente e costantemente, ottenendo buoni risultati.

8 Per imparare la parola inglese dog, non associamola alla traduzione italiana. Non pensiamo che in

inglese cane si dice dog, ma visualizziamo piuttosto un cane e diciamo dog;

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

70

“Più si impara, più si conosce;

più si conosce, più si dimentica; più si dimentica, meno si conosce; meno si conosce, meno si ricorda; meno si ricorda, meno si è saggi.

Ma allora perché imparare?” (Ernest Hemingway)

Le condizioni di partenza possono essere molto diverse da un individuo all'altro. Ciò che

conta è sforzarsi di migliorare. La nostra crescita morale, intellettuale e spirituale non si ottiene a buon mercato.

Studiare costa fatica e richiede sacrifici. Ma ne vale la pena. Motivazioni e forza di volontà sono due risorse fondamentali per riuscire, nello studio

come nella vita. Per certi aspetti, gli esiti della carriera scolastica preannunciano puntualmente i traguardi che sapremo raggiungere nell'età adulta. 6.4 Ricerca e uso dei documenti

Oggi viviamo in un contesto storico dove circolano migliaia di informazioni contenute in

una gran quantità di documenti, cioè di mezzi che le supportano e le trasmettono. Solo chi sa trovare, leggere e interpretare i documenti, può sopravvivere e districarsi nella rete sempre più fitta di notizie che provengono da ogni parte del mondo.

D'altronde, , in ogni campo dell'agire umano non si può più improvvisare. Bisogna sempre aggiornarsi e documentarsi su fonti diverse. Anche in ambito scolastico e universitario, la ricerca e l'uso di documenti sono il presupposto di ogni attività seria e di ogni valida iniziativa.

Ma che cosa si intende per documento? Un documento è un oggetto materiale in grado di offrire informazioni o nuove

conoscenze. In questo senso qualunque cosa può essere un documento, poiché qualunque cosa comunica dati o informazioni per il solo fatto di esistere.

“Bisogna andare dal noto all’ignoto”. Aristotele

6.4.1 L’importanza dei documenti La necessità di documentarsi è imprescindibile. Infatti, nella scuola e nella professione avrà successo soltanto chi saprà integrare in un

sistema coerente le informazioni e le conoscenze che via via acquisisce da fonti diverse, dimostrando maturità di giudizio e competenze approfondite.

Teniamo conto di questo, quando ricerchiamo o ci accostiamo ai documenti di nostro interesse. Supponiamo, ad esempio, di dover preparare una breve dissertazione o una tesi di laurea. può accadere che un documento a noi utilissimo sia introvabile o inaccessibile per varie ragioni. non perdiamoci d'animo. cerchiamo di sostituirlo con un altro equivalente. , che possa fornire informazioni diverse, ma altrettanto valide, oppure chiediamo all'insegnante di indicarci qualcosa di utile.

Anche gli appunti costituiscono per noi documenti importantissimi, a volte irrinunciabili. non scordiamolo. Anzi, proviamo a considerarli da questo punto di vista. Potremo utilizzarli con profitto solo se saranno perfettamente leggibile se li terremo in ordine negli schedari.

Una lettura attenta e feconda di un'opera presuppone che noi facciamo interagire il testo scritto con le conoscenze già acquisite. Quindi, per raccogliere le informazioni necessarie per

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

71

svolgere un certo compito, dobbiamo possedere i prerequisiti cognitivi che ci permetteranno di consultare senza troppa fatica i testi sull'argomento. Ricordiamocene. In questa prospettiva, non possiamo prescindere dalla preparazione personale e dallo studio costante.

D'altra parte, può succedere di incontrare libri particolarmente difficili. In tal caso è opportuno rallentare il ritmo di lettura per consultare documenti esplicativi, che si aiutino a comprendere meglio quanto studiato illustrandolo sotto una prospettiva diversa. Occorre però saper selezionare le informazioni. ci soffermeremo sui dati essenziali all'apprendimento, trascurando le notizie superflue. 6.4.2 Il valore dei documenti

I documenti non conservano soltanto i ricordi del passato, ma sono anche oggetti della

realtà presente e preparano la cultura del futuro. Di fronte ad un documento la domanda fondamentale riguarda il suo valore. Molto spesso

la realtà viene deformata a sostegno di una tesi o di un obiettivo parziali. E' il caso dei quotidiani, che presentano le notizie in modo da soddisfare soprattutto le attese dei lettori (ecco perché non mi bisogna mai prendere i giornali come "oro colato").

Prestiamo la massima attenzione ai mass-media che possono presentarci un'immagine deformata della realtà, ignorando alcuni aspetti o amplificando e attenuandone altri, che vengono assunti con parzialità come unici ed assoluti.

E' opportuno tener conto di questi limiti nelle nostre ricerche. D'altronde, è certamente difficile controllare il valore di ogni documento e forse non è

neppure necessario, almeno nella maggioranza dei casi. Per avere una visione il più ampia possibile, occorre piuttosto confrontare documenti diversi e diverse fonti di informazione. In pratica, i documenti si integrano, si convalidano o si correggono a vicenda.

Operare una sintesi dei dati raccolti sarà il modo migliore per documentarci con serietà, prudenza e completezza in qualunque campo. ad ogni modo, di fronte ad un documento che solleva dubbi, dobbiamo chiederci due cose:

a) qual è la competenza dell'autore nel trattare la materia? b) quali interessi ha nel darci questa o quella informazione?.

Possiamo fissare così due criteri-base per l'azione nei confronti del documento:

valutare le competenze professionali e l'onestà intellettuale di chi l'ha compilato,

cercare le motivazioni che hanno guidato gli autori nella redazione del testo.

Applicare questi criteri nella consultazione di un libro, una rivista o un giornale è doveroso e realmente produttivo. Se desideriamo attrarre dal testo tutte le informazioni utili al nostro lavoro, eviteremo di accostarci al documento senza una precisa consapevolezza. E' un atteggiamento che ci servirà anche nella futura vita professionale che apprenderemo. 6.4.3 Le biblioteche e i centri di documentazione

Anche con cospicui mezzi finanziari è impossibile tenere a disposizione in casa propria

tutta la documentazione di cui si può avere bisogno. E' indispensabile perciò saper utilizzare i documenti che si trovano raccolti un po' ovunque nei numerosi edifici deputati a tale scopo.

“Se hai la vista acuta,

fa’ in modo di usarla per rendere i tuoi giudizi assai prudenti”

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

72

(Marco Aurelio)

Biblioteche e centri di documentazione costituiscono per tanto luoghi privilegiati di diffusione della cultura e dell'istruzione. Alcune biblioteche sono in grado di soddisfare quasi tutte le esigenze, poiché raccolgono migliaia di volumi e offrono quindi una grande varietà di strumenti di consultazione con innegabili vantaggi e scelte di chi le frequenta. Oggi, in Italia, esistono 1200 biblioteche tra statali, pubbliche e private.

Le due maggiori biblioteche statali si trovano a Firenze ce a Roma. Possiedono milioni di volumi e migliaia di manoscritti e documenti rarissimi.

Le biblioteche pubbliche sono presenti nelle grandi città, ma anche nei centri minori. Si suddividono in biblioteche civiche e biblioteche circoscrizionali, entrambe gestite direttamente dai rispettivi Comuni. Molto spesso comprendono pure un’emeroteca9 una sezione per ragazzi e una videoteca con corsi di lingue, dischi e cassette audio e video.

Le biblioteche private appartengono generalmente a organizzazioni religiose, fondazioni culturali, istituti scientifici, associazioni di categoria, ecc. In genere sono specializzate in settori particolari: arte, storia, locale, geografia, religione e molti altri ancora.

Soprattutto in sede di ricerca e reperimento del testo che ci interessa, è utile tenere presenti le opportunità che ciascuna biblioteca è in grado di offrirci e l'eventuale specializzazione. Sapere esattamente dove cercare ci farà risparmiare tempo e fatica e le probabilità di trovare il volume aumentano considerevolmente se la nostra indagine è mirata.

I requisiti fondamentali cui ogni biblioteca deve rispondere sono:

garanzia di buona conservazione delle opere raccolte,

facilità e comodità di reperire e consultare i testi,

possibilità di ampliare gli spazi disponibili.

Alle esigenze di sicurezza si sopperisce costruendo o ristrutturando gli edifici secondo le vigenti norme antincendio.

La buona conservazione delle opere custodite in biblioteca dipende dalla salubrità dei locali ed è affidata al personale di servizio. La professione di bibliotecario esige infatti precise doti morali e intellettuali, capacità di memoria e astrazione e una buona disposizione al contatto col pubblico.

La corretta funzionalità si ottiene con una razionale destinazione d'uso dei locali, in modo da favorire l'afflusso dei frequentatori, il reperimento e la consultazione dei testi e la gestione ordinaria della biblioteca. Pertanto, troveremo:

a) locali assegnati al pubblico (sala dei cataloghi e sala di lettura), b) locali riservati alla custodia dei libri (magazzini non accessibile ai lettori), c) locali occupati dagli uffici amministrativi.

I responsabili della biblioteca non trascureranno neppure la possibilità di ampliare gli spazi

disponibili, in funzione delle sempre maggiori acquisizioni del catalogo. 6.4.4 Dentro la biblioteca

9 Il termine moderno deriva da due parole greche: ἡμἐρα = "giorno" e θήκη = "custodia". Si sarebbe

dovuto dire, più propriamente, «efemeroteca», da ἐφημερίς = "giornale" e θήκη = "custodia", ma il termine errato è ormai entrato nell'uso corrente.

Nel locale detto emeroteca possiamo trovare quasi tutti i quotidiani pubblicati in Italia e periodici maggiormente diffusi. Questi documenti sono raccolti secondo criteri che favoriscono la consultazione di annate anche molto vecchie.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

73

Ma noi sappiamo servirci adeguatamente dell'immensa mole di informazioni contenute in

una biblioteca? Come dobbiamo muoverci all'interno dell'edificio? Appena entrati in biblioteca, è obbligatorio deporre borse, zaini e ombrelli nel deposito

che si trova all'ingresso. Possiamo trattenere soltanto il necessario per scrivere. il personale di servizio ci consegna una contromarca che avremo cura di conservare fino al momento dell'uscita.

Passiamo quindi al riscontro per ritirare una scheda - che reca il timbro della biblioteca e la data - sulla quale dovremo indicare cognome, nome, professione, indirizzo e, successivamente, i libri che chiederemo di consultare.

Ed eccoci nel primo dei locali accessibili al pubblico: la sala dei cataloghi. Qui, all'interno di mobili dotati di cassetti comodamente accessibili, possiamo trovare

tutte le schede bibliografiche relative ad ogni opera custodita nella biblioteca. Ciascuna scheda contiene tutte le informazioni indispensabili per l'identificazione di uno e di un solo testo: nome dell'autore, titolo, casa editrice, luogo e anno di pubblicazione e segnatura. La segnatura è un codice alfanumerico annotato in modo ben visibile sul dorso di ciascuna delle opere che giungono via via in biblioteca, e corrisponde all'esatta collocazione a magazzino di ogni volume. Tale collocazione, essenziale per reperire il libro fra migliaia di testi conservati negli appositi locali, viene ovviamente trascritta sulla scheda bibliografica a beneficio del lettore.

Raccolte in ordine alfabetico, le schede sono riunite in cataloghi messi a disposizione del pubblico per la ricerca dei singoli volumi.

La suddivisione dei cataloghi più comunemente adottata è la seguente:

per autori (elenco alfabetico degli autori), per titoli (elenco alfabetico dei titoli), per soggetti (elenco alfabetico degli argomenti trattati).

Quando avremo finalmente trovato l'opera che cerchiamo, sulla scheda ritirata al

riscontro scriviamo con cura e con la massima chiarezza il nome dell'autore, il titolo e la segnatura del volume desiderato. Il personale di servizio ci fornirà in visione o in prestito i libri richiesti. Le modalità per ottenere un prestito variano da biblioteca a biblioteca. Chiediamo informazioni all'ufficio competente.

Ci rechiamo quindi alla sala lettura, dove possiamo metterci al lavoro, leggendo e prendendo appunti dall'opera che abbiamo sottomano.

E' importante osservare la regola del silenzio per non disturbare i frequentatori . Ricordiamoci di non danneggiare in nessun modo e di non scrivere nulla sul volume in visione, impedendo così ad altri una lettura spedita e agevole.

Terminato il lavoro, siamo tenuti a restituire le opere consultate. Prima dell'uscita, dobbiamo riconsegnare al riscontro la scheda che riporta l'elenco dei testi consultati e ritirare borse e zaini affidate al deposito.

Ricordiamo infine che nelle biblioteche più attrezzate possiamo consultare anche i microfilm. si tratta di una pellicola di piccolo formato, che riproduce fotograficamente le pagine di opere molto antiche e rare: stampe, libri, codici, disegni, ecc. Il sistema consente di visionare il documento attraverso la proiezione, senza bisogno di toccarlo con le mani. e' ovvio che il microfilm non può essere concesso in prestito.

Il microfilm offre molteplici vantaggi per la salvaguardia dei testi assai preziosi:

evita che si deteriorano vere e proprie opere d'arte;

favorisce la consultazione di documenti altrimenti inaccessibili;

facilita gli scambi culturali consentendo di ottenere molte copie dell'originale e di trasportare documentazioni voluminose.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

74

6.4.5 La tipologia dei testi

Ancora un cenno sulla tipologia dei volumi oggi in commercio o reperibili in biblioteca. Possiamo distinguere due grandi filoni:

editoria scolastica,

editoria varie.

L'editoria scolastica riunisce le pubblicazioni per docenti e allievi di ogni scuola di ordine e grado: testi di adozione, volumi di sussidio e approfondimento, manuali di aggiornamento, opere parascolastiche, guide didattiche, ecc.

Il secondo filone, l'editoria varia, comprende le diverse forme di narrativa (romanzi, racconti, fiabe e novelle), la saggistica (studi critici, biografie, ecc.), le grandi opere. Tra le grandi opere ricordiamo le enciclopedie, i vocabolari e i dizionari.

L'enciclopedia è una pubblicazione solitamente in più volumi, che riunisce in maniera organica e sistematica tutte le conoscenze che fino ad oggi acquisite in una disciplina o in un gruppo di discipline.

La distinzione fra vocabolario e dizionario è più sfumata, anche perché i due termini vengono usati differentemente nel linguaggio comune.

Il vocabolario riporta in ordine alfabetico parole ed espressioni di una lingua, fornendone il significato nella stessa lingua o traducendoli in un altra.

Il termine dizionario indica invece tre diverse pubblicazioni:

a) repertorio dei lemmi ed espressioni di una lingua con definizioni e spiegazioni nella stessa lingua (dizionario monolingue),

b) raccolta delle parole appartenenti ad una lingua accompagnate dalla traduzione in un'altra (dizionario bilingue),

c) trattazione piuttosto ampia della terminologia e dei nomi propri riguardanti un certo argomento o una determinata disciplina, in genere con ampie note bibliografiche (dizionario enciclopedico, monotematico, biografico, ecc.).

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

75

Capitolo 7 L’USO DEL COMPUTER

7.1 Che cos’è il computer? 7.1.1 Il computer come elaboratore di dati

Prima di analizzare quali possono essere le applicazioni pratiche del computer nel campo

degli studi, e in particolare l'uso che se ne può fare a scuola e in casa, analizziamo brevemente che cos'è e come si lavora con un computer.

Innanzitutto, è necessario fare chiarezza nell'uso dei termini con un distinguo preliminare tra calcolatore e computer. Il calcolatore (o calcolatrice) è una macchina più o meno sofisticata, in grado di eseguire rapidamente calcoli matematici più o meno complessi. Pensiamo alle macchinette tascabili ormai diffusissime, ma anche ai registratori di cassa dei supermercati e le calcolatrici scientifiche usate dai professionisti, ingegneri o tecnici.

L'elemento che accomuna tutte queste macchine è la capacità di svolgere operazioni anche molto sofisticate con eccezionale velocità di esecuzione. Ma rispetto al computer le calcolatrici non possiedono un autentico programma che ne permetta il funzionamento e non sono idonee ad elaborare dati. Esse applicano semplicemente un operatore matematico al numero digitato dall'utente e forniscono il risultato ottenuto su un display o su carta. Anche la loro memoria è assai limitata.

Invece il termine inglese computer designa una macchina costituita da un insieme di componenti collegati fra loro, che agiscono secondo un programma prestabilito. La macchina non si limita ad eseguire calcoli, ma può intervenire sui dati, interpretandoli, confrontandoli, trasformandoli in base a direttive contenute in un programma. Il programma è una rigida sequenza di istruzioni, opportunamente codificate10, indispensabili per fare funzionare la macchina. E' ovvio che senza un programma adatto che consenta di lavorare, un computer è inservibile.

Tutte le attività che possono essere realizzate attraverso il computer possono essere interpretate con elaborazione di informazioni.

Elaborare le informazioni implica essenzialmente due cose:

introdurre informazioni sotto forma di dati attraverso le periferiche di input, che permettono all'operatore di comunicare con la macchina,

ricevere le informazioni elaborate attraverso le periferiche di output, che permettono alla macchina di comunicare con l'operatore.

Ma che differenza c'è tra informazione e dato?11 Le informazioni sono tutte le notizie riguardanti un certo ambito di conoscenza, e

soltanto quelle. Così, ad esempio, per una società che eroga servizi telefonici costituiranno informazioni il cognome e il nome degli abbonati, il loro indirizzo, il numero telefonico. Invece, non saranno considerate informazioni la composizione del nucleo familiare o la data di nascita

10 Istruzioni codificate significa comandi scritti i un linguaggio comprensibile al computer, detto

linguaggio di programmazione. 11 I due termini tendono a sovrapporsi nel linguaggio comune, tanto che ormai uno può sostituire

indifferentemente l'altro.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

76

dell'utente, le quali viceversa sono alcune delle informazioni essenziali per il servizio anagrafico del comune di residenza dei cittadini.

Le informazioni si traducono in dati, nel momento in cui diventano effettive entità di un programma, cioè quando vengono trattate come elementi suscettibili di elaborazione ed eventualmente registrate nella memoria del computer. Ecco un altro esempio. Qualche libro contiene informazioni trasmesse al lettore tramite le pagine di carta. Ma facciamo un passo indietro. Durante le fasi di lavorazione del testo, nel momento in cui l'operatore si mette a digitare il manoscritto sulla tastiera, le informazioni vengono trasmesse in dati, che saranno elaborati dal computer insieme alle specifiche di stampa, per realizzare materialmente il volume. Quindi il libro non è fatto dal computer, ma da uomini che si sono serviti del computer come strumento potente per la pubblicazione dell'opera. E le informazioni contenute nel testo diventeranno nuovamente dei dati, quando il lettore prenderà in mano il libro e ne utilizzerà il contenuto per rielaborarlo a proprio uso. 7.1.2 Le componenti del computer

Quali sono le principali componenti del computer? Possiamo distinguere due livelli:

a) i componenti hardware, b) i componenti software.

Con il termine hardware si intende tutto ciò che costituisce la struttura fisica del

computer, cioè il macchinario inerte, tangibile, dotato di consistenza materiale.

Le apparecchiature hardware si possono suddividere in tre raggruppamenti:

l'unità centrale di elaborazione dei dati, nella quale sono contenuti il sistema operativo, i programmi e le memorie del computer (hard disk),

le periferiche input, in particolare la tastiera, il mouse, i floppy disk e i cd rom, le periferiche di output, in particolare il video, la stampante e il plotter, ma anche

i floppy disk e i cd rom (se considerati come supporti magnetici di memoria, in grado di conservare un enorme numero di dati e di comunicarli all'utente).

Tra le periferiche di input, è indispensabile la tastiera che permette di dialogare con il computer e immettere dati che saranno oggetto di elaborazione. E' molto simile, anche se non identica, ad una tastiera di macchina da scrivere.

Si possono considerare periferiche di input anche floppy disk e i cd rom. I floppy disk sono supporti magnetici di memoria molto capaci, contenenti dati che l'operatore può visualizzare ed eventualmente modificare. I cd rom sono supporti audiovisivi che contengono dati leggibili a video, ma non modificabili. La loro funzione può essere interpretata anche come periferica output, in quanto forniscono all'utente un enorme massa di informazioni registrate.

Tra le periferiche di output, il video ha la funzione di visualizzare i caratteri e i comandi digitali sulla tastiera, ma anche i messaggi prodotti dal computer, che l'utente deve saper leggere e interpretare correttamente.

Un'altra periferica è la stampante, un apparecchio in gradi di fissare su supporto cartaceo le informazioni elaborate dal computer. I modelli più sofisticati offrono la possibilità di stampare in bianco e nero o a colori e hanno una velocità di esecuzione sbalorditiva. Il plotter è invece una macchina che può tracciare disegni e grafici particolarmente complicati, in tempi brevissimi e con notevole accuratezza dei particolari.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

77

Ovviamente, esistono altre periferiche di input e di output (altoparlanti, modem, fax, segreteria telefonica, ecc.) ma quelle descritte sopra si trovano associate comunemente ai computer impiegati nella scuola o usati a casa.

Con il termine software si intende l'insieme dei programmi che regolano il funzionamento del computer, permettono di dialogare con la macchina, consentendo di elaborare i dati immessi e visualizzare i risultati ottenuti. Hardware e software, insieme, costituiscono il sistema di elaborazione dei dati, cioè il computer, inteso appunto come macchina in possesso di una struttura fisica ben precisa e di una capacità elaborativa più o meno elevata.

7.1.3 Capacità e limiti del computer

Che cosa si può fare e che cosa non si può fare con il computer? Spesso i computer - e soprattutto le macchine molto sofisticate dell'ultima generazione -

vengono presentati come apparecchi straordinari, in grado di compiere operazioni prodigiose. Si tende a considerare il computer come un cervello umano estremamente potenziato, tanto da definirlo cervello elettronico. Ma il termine è scorretto e questa interpretazione, giustificata dai messaggi superficiali e parziali diffusi proprio dai mass-media, è del tutto errata.

Il computer è senz'altro capace di prestazioni eccezionali, che rendono possibili progressi tecnologici impensabili fino a pochi anni fa, ma è soltanto una macchina. Le sue caratteristiche, ma anche i suoi limiti, coincide con quelle delle macchine attuali più evolute. La componentistica elettronica impiegata nella costruzione consente di memorizzare ed elaborare i dati ad una velocità infinitamente superiore a quella della mente dell'uomo.

E' soggetto ad errori, anche se in modo estremamente limitato - e comunque diverso da quello umano - ma non è dotato di capacità critiche, decisionali o interpretative. Insomma, pur essendo uno strumento molto flessibile, non possiede intelligenza.

E' solo un ottimo esecutore di ordini. Il computer non può quindi essere equiparato alla mente umana, che è senza dubbio la

realtà più complessa e inconoscibile dell'intero universo. A questo punto, si capisce come sia di fondamentale importanza saper fornire in modo

chiaro, univoco e corretto gli ordini riguardanti le operazioni che il computer dovrà eseguire. Se le istruzioni impartite al computer in input, pur coerenti con le possibilità di elaborazione della macchina, sono sbagliate, non possiamo attenderci in output altro che risposte non corrispondenti alle nostre aspettative. Se l'errore è concettuale, la risposta sarà completamente errata; se l'errore è commesso dall'utente ed è soltanto formale, l'istruzione viene rifiutata e deve essere digitata di nuovo nel modo corretto.

Per ottenere risposte giuste è necessario:

a) immettere dati corretti sui quali la macchina dovrà operare, b) specificare quali operazioni la macchina deve eseguire, c) indicare l'esatta sequenza temporale secondo cui eseguire tali operazioni, d) precisare quali risultati ottenere e con quali modalità presentarli.

Ricordiamoci che il computer non ha possibilità di autocorrezione. Come abbiamo già visto, il computer non si limita a eseguire operazioni matematiche, per

quanto complesse. E' in grado di elaborare i dati, cioè il compiere confronti, effettuare operazioni logiche e relazionali, trattare test e dati non numerici, dirigere il funzionamento di altre macchine ad esso collegate, relazionare l'utente con il mondo in cui vive mediante una strumentazione molto sofisticata (apparecchiature modem e fax, collegamento ad internet, ecc.).

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

78

7.1.4 Definizione di informatica Il termine informatica è la traduzione italiana del francese informatique, che deriva a sua

volta dalla contrazione di due parole: information e automatique. Il significato letterale è "trattamento automatico dell'informazione".

All'inizio, il termine indicava semplicemente la computer science, una sorta di tecnologia applicata al computer. Con il passare degli anni, ha assunto il significato di scienza che studia l'informazione e, in particolare, l'elaborazione dei dati e il loro trattamento mediante gli elaboratori elettronici.

Attualmente, l'informatica coinvolge l'insieme delle tecniche e delle discipline destinate a:

progettare e gestire gli hardware, migliorando sempre più la capacità di memoria e la velocità di esecuzione,

progettare nuovi software o migliorare quelli esistenti,

reperire o creare supporti fisici efficienti sui quali immagazzinare i dati,

organizzare la rappresentazione logica e fisica dei dati,

studiare linguaggi di programmazione sempre più sofisticati per consentire un dialogo uomo/macchina estremamente produttivo,

individuare e realizzare procedure di automazione di calcoli, istruzioni ed elaborazioni dei dati.

L'informatica si pone dunque in una duplice prospettiva nei confronti del proprio progetto: dal punto di vista teorico, studia codici e linguaggi, indaga nuove metodologie, realizza programmi sempre più sofisticati e flessibili; dal punto di vista pratico, produce nuova strumentazione, crea supporti sempre più capaci, costruisce computer veloci ed efficienti.

Senza rinunciare ad una precisa individualità, la nuova scienza si avvale anche del contributo di numerose, altre discipline quali la matematica, la fisica, l'ingegneria elettronica, ecc. Presenta dunque un carattere molto interdisciplinare, poiché si fonda sull'integrazione coordinata di conoscenze e competenze differenti che provengono da diversi contributi, e le finalizza tutte al trattamento automatico dell'informazione.

7.2. Il computer a scuola

7.2.1 Il computer entra in classe

Il computer è entrato ufficialmente nella scuola italiana già da diversi anni. La diffusione

dell'informatica come disciplina di insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado è ormai un dato di fatto.

L'introduzione dei computer nell'insegnamento ha modificato almeno in parte la didattica. L'avanzata del mezzo informatico nel campo dell'istruzione, ma anche nelle nostre case avviene in una velocità incredibile, che è nettamente superiore alla capacità di aggiornamento dei docenti e degli utenti. Io, per esempio, faccio lezione supportato dal materiale informatico, diversamente da molti miei colleghi che manco sanno usare il computer... Dobbiamo imparare ad usarlo con tutti i vantaggi che può offrire, senza ingiustificati timori, ma anche senza abbandonarci a facili illusioni.

Ricordiamoci che gli insegnanti, oltre che ha costituire prezioso tramite di conoscenza e di trasferimento di esperienza, sono soprattutto i gestori del processo di apprendimento degli allievi, indipendentemente dagli strumenti didattici che usano.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

79

Con la velocità di apprendimento tipica della giovane età, i ragazzi imparano facilmente ad adoperare il computer, ma spesso cercano di evitare un approccio consapevole e tentano di usarlo soprattutto per attività ludiche.

Difficilmente, però, i ragazzi possiedono spiccate capacità di discernimento rispetto al mezzo, che ne facciano emergere senza equivoci le possibilità educative. Spesso il computer diventa il giocattolo un po' speciale, impiegato essenzialmente per divertirsi. 7.2.2 Il ruolo dell’insegnante

Nasce quindi la necessità di un intermediario tra alunni e mezzo informatico, un

mediatore che nella scuola sappia indirizzare l'interesse dei ragazzi verso autentici traguardi di apprendimento e di crescita.

Gli alunni dovranno considerare l'impiego del computer nella scuola come aiuto all'apprendimento sotto la guida del docente, senza preoccuparsi inizialmente di conoscerne tutti i segreti, ma anzi realizzando un contatto realmente cosciente e produttivo con la macchina.

Se non a tutti gli insegnanti si richiedono competenze specifiche in campo informatico, tutti possono e debbono trovare un sistema migliore per servirsi del computer nella scuola in modo personale e creativo. Se, ad esempio, gli alunni vedono nel computer uno strumento che offre stimoli interdisciplinari, il docente guidi e orienti tali stimoli. Se il mezzo porta gli alunni ad assumere atteggiamenti induttivi, sarà compito del docente controbilanciare questa tendenza, sviluppando atteggiamenti deduttivi.

Spesso, il computer offre in vantaggio di affrancare l'insegnante da attività meno qualificate e ripetitive, quali il controllo delle verifiche, la stesura dei test, l'addestramento a certe abilità. 7.2.3 Le principali applicazioni didattiche

Numerose sono le applicazioni didattiche del computer che, di volta in volta e a seconda

della materia insegnata, il docente può attivare in classe. Ne indichiamo le principali.

Istruzione programmata. Esistono in commercio programmi che espongono determinati argomenti sotto forma di testo scritto, corredato di un ricco apparato iconografico (illustrazioni, tabelle, grafici, filmati). Tali programmi interagiscono con l'allievo-utente, ponendogli domande e valutando l'adeguatezza delle risposte. A seconda che queste siano idonee oppure no, il programma decide tra varie opzioni: proseguire con l'esposizione, ritornare indietro per riprendere concetti rimasti lacunosi o, eventualmente, rallentare il ritmo di apprendimento. La flessibilità di tali programmi consente di integrare positivamente la lezione tradizionale dell'insegnante.

Strumento di calcolo. Altri programmi permettono di eseguire calcoli molto complicati con grande velocità e precisione. In queste occasioni, l'uso del computer consente all'alunno di concentrarsi sul metodo per risolvere il problema e all'insegnante di elevare il livello di difficoltà dei problemi proposti. A volte, certi problemi non possono essere affrontati per il solo fatto che richiedono l'esecuzione di calcoli strettamente complessi per i quali ci vorrebbe troppo tempo.

Strumento di elaborazione. Come dicevamo, il computer non è solo uno strumento di calcolo, per quanto sofisticato. E' un mezzo potente, che può elaborare dati non numerici in modo molto flessibile: possiamo raccogliere informazioni di ogni genere, catalogare, classificare secondo un certo ordine, variare i criteri di classificazione, trovare relazioni fra i dati immagazzinati, ecc.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

80

Simulatore di sistemi discreti. il computer può simulare perfettamente un sistema a componenti discreti, per esempio un laboratorio di elettronica. Un programma adeguato farà comparire a video tutto quanto necessario alle nostre esperienze. Potremo definire le caratteristiche del circuito e stabilire a piacimento il valore della tensione, visualizzando le diverse grandezze. In un secondo tempo sarà possibile modificare i parametri di sistema, variare i valori della frequenza e della tensione, passare dalla corrente continua alla corrente alternata e ricominciare da capo. I vantaggi di un laboratorio simulato non sono trascurabili: basso costo di realizzazione, grande flessibilità di impiego, possibilità di diversificare le esperienze, costo nullo di manutenzione. L'esempio vale ovviamente anche per effettuare simulazioni in molte altre discipline.

Simulatore di sistemi continui. il discorso si applica perfettamente anche alla simulazione di sistemi continui, sottoposti alle leggi della probabilità e della statistica. Così, ad esempio, con un programma adatto si può simulare a computer il verificarsi delle leggi di Mendel, evidenziando i diversi esiti dei possibili incroci e comprimendo in poche ore o minuti i tempi necessari alla nascita e alla riproduzione di organismi viventi. si possono anche simulare centinaia di lanci di una o più monete per effettuare il calcolo delle probabilità e verificare la legge dei grandi numeri. Oppure ancora simulare l'esistenza di un ecosistema, modificando le variabili in gioco e registrando - supponiamo - i cambiamenti che avvengono a causa dell'inquinamento. Si riescono a prevedere, così, con buona approssimazione gli squilibri che si vengono a creare e i danni subiti da animali e piante.

Valutazione della preparazione personale. Esistono programmi che consentono all'insegnante - come dicevamo poco prima - di utilizzare il computer per sottoporre test, valutare l'esito delle verifiche o addestrare l'apprendimento di certe abilità. Ve ne sono alcuni che mettono a disposizione del docente quesiti adatti all'autovalutazione degli studenti. Altri ancora contengono una serie di domande per sondare a che punto è la preparazione della classe riguardo ad una determinata porzione di materia. Esiste anche la possibilità di paragonare i voti attribuiti da insegnanti diversi nelle diverse discipline, normalizzandoli su una scala uniforme e confrontando con una certa oggettività il profitto ottenuto da ciascun allievo in questa o quella materia.

7.2.4 Vantaggi e limiti del software didattico

Il mercato dei prodotti software per la didattica è in forte espansione e offre un ampio ventaglio di scelte. Vengono proposti programmi già pronti: simulatori di fenomeni fisici e ottici, risolutori di equazioni, tracciatori di grafici o curve, ecc.

In genere, tali prodotti non impongono vincoli particolari e possono essere adattati facilmente alle esigenze didattiche dell'insegnante.

Il discorso diventa diverso per programmi più specifici, i cosiddetti corsi di istruzione programmatica C.A.I. (acronimo di Computer Aided Istruction, istruzione assistita dal computer). Essi presentano alcuni limiti che sarebbe troppo lungo elencare, dovuti soprattutto alla loro rigidità d'uso.

Il funzionamento avviene nel modo seguente: a) verificare se l'allievo possiede i prerequisiti necessari all'apprendimento

attraverso test di ingresso visualizzati su una griglia, b) condurre l'utente a raggiungere gli obiettivi prefissati attraverso un percorso

graduale, le cui tappe sono controllabili di volta in volta,

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

81

c) consolidare gli apprendimenti parziali tramite azioni di rinforzo positivo, a seconda che si possa approvare o respingere la risposta dell'alunno,

d) verificare le conoscenze e le abilità finali acquisite attraverso test di uscita in grado di valutare obbiettivamente le prestazioni fornite.

E' importante che docenti e allievi non si affidino al mezzo informatico senza una precisa consapevolezza. La massiccia introduzione del computer nella scuola deve basarsi su valutazioni fondate scientificamente, evitando di adeguarsi alla moda del momento. il computer possiede certamente le potenzialità per crescere le capacità didattiche dell'insegnante, purché egli rimanga il responsabile della formazione dei suoi alunni. Gli allievi devono continuare a lavorare per raggiungere gli obiettivi previsti dei programmi, senza allentare l'impegno e demandare al computer quanto devono compiere personalmente.

Non ci si può illudere che il computer consenta di imparare senza fatica!

7.3 Il computer in casa Il computer è entrato ormai in quasi tutte le nostre case. In commercio esistono modelli più o meno sofisticati e computer multimediali dell'ultima

generazione. Possiamo utilizzare il computer come una potente macchina per aiutarci a studiare.

Attenzione però! Gli strumenti offerti dal computer semplificano un certo tipo di lavoro a casa, ma non possono sostituirsi al nostro impegno di studio.

Un primo modo di utilizzare le possibilità offerte dai programmi più diffusi, è

l'elaboratore di testi. Tale programma consente di ottenere in modo semplice e veloce qualsiasi tipo di documento. E' possibile riordinare gli appunti, realizzare composizioni, scrivere lettere e racconti, riassumere i risultati delle ricerche effettuate, c elencare note bibliografiche, o mantenere le tracce degli esperimenti svolti nel laboratorio della scuola.

Per iniziare a scrivere un documento, è necessario innanzitutto avviare il programma e scegliere l'opzione che ci invita a creare un nuovo documento. sul video compare la prima pagina, , completamente bianca, sulla quale possiamo iniziare a scrivere. Le parole digitate sulla tastiera vengono visualizzate sullo schermo in tempo reale.

Ricordiamo brevemente le possibilità offerte dall'elaboratore di testi:

andare a capo quando lo si desidera premendo semplicemente il tasto INVIO,

correggere rapidamente eventuali errori di battitura, senza dover cancellare il testo sbagliato con la gomma o il bianchetto,

giustificare automaticamente il testo, cioè giustificare gli spazi tra una parola e l'altra in modo da ottenere righe di eguale lunghezza,

inserire nuovi testi all'interno di un testo già realizzato, digitandoli semplicemente sulla tastiera e provocando lo scorrimento del testo successivo, senza dover rifare l 'intera pagina,

applicare al testo opzioni differenti per quanto riguarda il carattere di stampa e gli stili adottati (grassetto, corsivo, sottolineato, posizione di apice o pedice, allineamento al margine sinistro o destro, centratura, bordi e ombreggiatura, ecc.),

salvare in modo permanete il documento realizzato sull'hard disk oppure su un floppy disk facilmente trovabile,

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

82

impaginare il testo secondo specifiche scelte a piacere e verificare a video, in anteprima, come risulterà ogni singola pagina una volta stampata,

stampare il testo su un supporto cartaceo. I software più evoluti offrono anche l'assistenza di una guida ad accesso diretto, che viene

visualizzato sullo schermo tramite un tasto-funzione. La guida contiene istruzioni particolareggiate che guidano passo passo l'utente, aiutandolo ad eseguire le operazioni necessarie per creare e gestire il documento. L'utilità di questa opzione è fuori discussione: in qualsiasi momento si possono richiamare le funzioni necessarie a risolvere un problema riguardante la stesura del testo o la stampa di qualunque documento. Se si lavora bene, i risultati saranno accurati e precisi.

Una seconda possibilità di elaborazione dei dati effettuabile a computer è il foglio

di calcolo. Si tratta di una griglia suddivisa in righe e colonne nella quale è possibile attivare numerose funzioni matematiche. si possono gestire le proprie finanze con semplici operazioni contabili, redigere bilanci e creare resoconti delle entrate e delle uscite mensili. Anche per questo ambito di operazioni, è prevista un'assistenza di una guida ad accesso diretto, che insegna a scrivere esattamente le parole e i numeri, utilizzando al meglio le numerose formule previste. L'uso del figlio di calcolo è molto semplice e consente di svolgere con precisione e rapidità calcoli e analisi anche molto complessi.

Un'altra possibilità di utilizzare le risorse del computer è la creazione di database. Si tratta di un archivio di informazioni, che consiste in una rubrica elettronica nella quale si inseriscono tutti i dati relativi a un determinato argomento. Tutte le informazioni possono essere ordinate secondo criteri prefissati, che tuttavia non rimangono rigidi, ma sono modificabili a piacere. Il database si rivela uno strumento di lavoro molto flessibile, indispensabile per archiviare gli appunti o realizzare una bibliografia ragionata.

Se, da una parte, vogliamo catalogare i libri che possediamo nella biblioteca di casa, possiamo utilizzare proprio un database. Ad ogni volume presente in biblioteca dedicheremo una scheda, che sarà visualizzata a video. In ogni scheda registreremo le informazioni fondamentali riguardanti quel certo volume. E in particolare: nome dell'autore, titolo dell'opera, casa editrice, luogo di edizione, anno di pubblicazione, prezzo di copertina, tipologia del testo, numero di tomi, materia o argomento principale, collocazione nella biblioteca di casa, ecc.

sarà nostra cura riportare i dati di ogni singola scheda, seguendo criteri di uniformità, che consentiranno al computer di rielaborare le informazioni ed effettuare le ricerche secondo le specifiche fornite. solo se le parole-chiave risultano poche e mirate, sarà possibile ordinare alfabeticamente i libri per autore titolo, casa editrice, anno di pubblicazione, argomento, ecc. e individuare con grande facilità il testo o i testi che stiamo cercando.

E' ovvio che questo modo di catalogare può essere applicato proficuamente anche agli appunti o alle dispense universitarie. A questo punto reperire il documento che ci interessa per la preparazione di un esame sarà molto semplice, anche perché potremo confrontarlo con altri documenti analoghi e allargare eventualmente la nostra indagine.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

83

Capitolo 8 GLI ESAMI

8.1 Preparare gli esami

Nelle settimane precedenti gli esami, a scadenze regolari, dovremmo dedicarci a:

ripasso generale della materia con particolare attenzione ai punti in cui siamo più incerti e meno preparati,

esposizione orale della lezione, dell'opera o del corso che frequentiamo, in modo da mettere alla prova le nostre capacità espressive (in questa occasione è molto utile il lavoro di gruppo),

prova generale dell'esame, cercando di anticiparne verosimilmente le condizioni di tempo e di lavoro e rendendosi conto di eventuali lentezze o carenze.

Non trascuriamo neppure la preparazione affettiva e psicologica. Cerchiamo di mettere un

po' entusiasmo di fronte alla prova. dovrebbe venirci la voglia di sostenere l'esame. Una pausa di riflessione (e se sono credente di preghiera) non potrà che farci del bene. Presentarsi all'esame con questo atteggiamento umile e rispettoso apre il cuore a renderci più fiduciosi.

Non dimentichiamo che vi sono motivi assai validi per apprezzare le interrogazioni e gli esami. Gli esami scandiscono tutto l'itinerario che ci porterà alla futura professione. E sono indispensabili ai docenti per valutare il livello di preparazione e di maturazione di ogni singolo allievo. Nei momenti di crisi ripensiamo alle nostre motivazioni personali.

“Io compio il mio dovere. Tutte le altre cose non mi tengono in ansia.

Di che si tratta infine?” (Marco Aurelio)

Non solo. Gli esami mettono alla prova sia il valore delle conoscenze, sia la nostra capacità di autocontrollo. Serenità di fronte alla commissione e padronanza di sé sono doti indispensabili per riuscire. Se sorgono dei problemi parliamone coi genitori o con gli amici più fidati. Nn viviamo nell'angoscia.

Oltre ad essere un esempio incoraggiante per gli altri, affrontare serenamente gli esami sarà un anticipo delle prove che dovremo inevitabilmente sostenere nella vita. 8.2 Il giorno prima 8.2.1 La pianificazione del tempo

Alcuni brevi consigli per arrivare in forma al giorno fatidico.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

84

Terminiamo di studiare nel pomeriggio e concediamoci qualche ora di svago. Non sarà questo a pregiudicare la prova. Ricordiamoci che si lavora meglio con una mente distesa e riposata.

Il tempo del risposo deve essere realmente distensivo. Una passeggiata o una serata trascorsa in casa sono perfettamente adatte allo scopo. Assistere ad un concerto o andare in discoteca la sera prima dell'esame invece non sono il modo migliore per rilassare la mente. Rischieremmo di affaticarci più del dovuto.

Andiamo a riposare abbastanza presto, in previsione di un po' di insonnia, che è del tutto normale. Evitiamo la tentazione di lavorare fino a tarda notte per non sforzare la memoria. Non è consigliabile neppure andare al cinema o fuori con gli amici, perché si verificherebbe un rilassamento della mente o una deconcentrazione che possono essere pericolosi.

Se avvertiamo una sensazione di timore o se non riusciamo a prendere sonno

immediatamente, non spaventiamoci. E' naturale, soprattutto se l'emotività gioca un ruolo determinante nel nostro modo di vivere l'esame. Ritroveremo la serenità il momento di entrare "in gioco", pensando di avere compiuto il nostro dovere e di aver lavorato per quanto era nelle nostre possibilità. conoscere i propri limiti, ma anche le nostre capacità, infonde fiducia. Quindi, vietato agitarsi o angosciarsi.

8.2.2 La pianificazione dello studio Alla vigilia di un esame, imponiamoci di non abbordare nessun argomento nuovo, sarebbe

controproducente. Inutile cercare di imparare ulteriormente, servirebbe soltanto a confondere le idee. ciò che si apprende all'ultimo momento, in fretta e senza metodo, lo si dimentica subito, forse la mattina stessa dell'esame.

E' molto meglio invece ripassare a grandi linee le parti più significative della materia e soffermarsi semmai sui punti più difficili.

Cerchiamo di variare il nostro studio. Evitiamo di fossilizzarci su una sola materia. Lavoriamo su più fronti. Proviamo a non esaurire completamente un soggetto o un argomento, prima di passare al successivo,ma al contrario studiamo contemporaneamente più materie.

Tutto questo dovrebbe impedirci di arrivare all'esame ricordando solo i ripassi dell'ultima ora.

Usiamo i libri, ma anche la testa. Se dobbiamo sostenere diversi esami nell'arco di qualche giorno, facciamo in modo di terminare il ripasso di ciascuna materia esattamente il giorno prima di essere interrogati.

D'altra parte, se per qualche motivo (scarso impegno, disordine o imprevisti) non ci è stato possibile studiare tutto il programma d'esame, organizziamoci in questo modo:

Adattiamoci a non sapere tutto. Cerchiamo almeno di esporre bene quello che conosciamo.

Non leggiamo affannosamente tutto, illudendoci di imparare. ciò che non si è studiato nelle settimane precedenti la prova,non lo si potrà apprendere all'ultimo momento. E' molto meglio dedicarsi allo studio di una parte anche esigua del programma, ma essere sicuri di saperla bene.

Ripassiamo le materie principali e quelle di nostra preferenza, anche perché di questo siamo più motivati.

8.2.3 La preparazione intellettuale

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

85

Per affrontare positivamente la prova, cerchiamo di mettere nelle migliori condizioni la memoria e tutte le facoltà intellettuali. Intanto, evitiamo l'uso di caffè o di altre bevande eccitanti (liquori ecc.).

Se possibile, rileggiamo le nostre precedenti prove e rivediamo approfonditamente gli esercizi sbagliati. Ritornare sugli sbagli commessi e ripensare alle soluzioni giuste dovrebbe impedirci di cadere nuovamente in errore.

Verifichiamo attentamente di non aver trascurato nulla di ciò che abbiamo imparato con fatica. Questo vale soprattutto nelle settimane precedenti l'esame, durante le quali bisognerà ritornare con maggior attenzione sulle parti che ci hanno creato maggiori problemi.

Non facciamo affidamento sulle... voci di corridoio,che circolano a proposito di questo o quel professore. Non si tratta di gareggiare a chi è più furbo, ma di dimostrare seriamente la propria maturità e preparazione.

8.2.4 La preparazione materiale Non dobbiamo trascurare neppure la preparazione dell'occorrente per la prova. Passiamo

in rassegna il materiale e verifichiamo di avere tutto il necessario. Soprattutto nel caso di esami universitari, se dobbiamo sostenere quel certo tipo di prova

per la prima volta, controlliamo dove si svolgerà la sessione e accertiamoci anche dell'ora esatta di inizio.

Infine, stabiliamo l'ora della sveglia, tenendo conto dei tempi di spostamento per raggiungere la sede. Non dimentichiamo il tempo necessario per una buona prima colazione, che ci offrirà la carica per affrontare al meglio una giornata molto impegnativa.

8.3 Il giorno della prova

8.3.1 Prima dell’esame

Non ripassiamo all'ultimo momento, magari in treno o in autobus. E' solo un'inutile fonte

di angoscia o di smarrimento: ci sembrerà di non ricordare nulla! Non è così per fortuna. Riposiamo la mente, guardando il paesaggio (e se siamo credenti recitando una

preghiera). Naturalmente, cerchiamo di essere elastici. Se non ricordiamo un passaggio importante,

impariamolo a memoria. Non avremo il tempo di dimenticarlo. Cerchiamo di non arrivare all'ultimo momento, ma neppure con troppo anticipo: una

lunga attesa potrebbe rivelarsi snervante. Stiamo alla larga dai compagni troppo sicuri di sé e da quelli troppo paurosi. La loro

influenza potrebbe farci perdere a torto la fiducia nelle nostre capacità. Cerchiamo la compagnia degli amici più equilibrati.

8.3.2 Durante l’esame scritto

Se l'esame prevede una o più prove scritte, potremo muoversi secondo la seguente indicazione:

Leggiamo per intero l'enunciato, soffermandoci con la massima attenzione su ogni

aspetto del problema o della questione. (cfr. § 4.4.2).

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

86

Se le domande sono numerose, calcoliamo grossomodo il tempo necessario per rispondere a ciascuna di esse. L'obiettivo deve essere quello di dare risposta soddisfacente a tutti i quesiti: un elaborato consegnato incompleto depone a sfavore del candidato. Stabiliamo il limite di tempo da dedicare ad ogni punto, in base a coefficienti di difficoltà e al tempo massimo concesso per la consegna.

Se, ad esempio, disponiamo di un'ora per risolvere cinque quesiti della stessa importanza,

non dobbiamo mediamente dedicare più di dodici minuti ciascuno. Non attardiamoci inutilmente su una domanda con il pretesto che conosciamo bene la

risposta. Evitiamo di dilungarci in considerazioni superflue. Cominciamo dalle domande più facili o da quelle più gradite. Guadagneremo fiducia in

noi stessi. Salvo clamorosi vuoti di memoria, non dovremmo impiegare più tempo del dovuto. Di

tanto in tanto, confrontiamo il cammino compiuto e il tempo impiegato con la previsione di massima fatta all'inizio della prova. A che punto siamo? Vietato soffermarsi su aspetti marginali, che fanno perdere tempo e possono distogliere dal nocciolo dell'enunciato o dal problema.

Nel caso non riuscissimo a rispondere a una certa domanda, non blocchiamoci. Andiamo avanti. Non vale la pena perdere tempo ed energie a scapito delle domande successive, rischiando di compromettere la prova. Non perdiamo la pazienza. Ci torneremo sopra quando abbiamo finito il resto, pensando - se questo può aiutarci - che probabilmente pochi riusciranno a rispondere correttamente.

Dopo la lettura dell'enunciato e qualche istante di riflessione, cominciamo ad elencare per iscritto, in brutta copia, tutte le idee o gli spunti che ci vengono in mente. Facciamolo subito. Non fidiamoci della memoria. Più tardi potrebbe essere impossibile risalire ad un dato ormai dimenticato.

Soprattutto nel caso di prove scritte assai complesse, è bene elaborare un piano razionale

di lavoro, per essere sicuri di svolgere tutti gli aspetti focali richiamati dall'enunciato. Non rischiamo di procedere a caso. Ciò significa: introduzione, sviluppo delle idee-chiave, conclusione.

Poi cerchiamo di trattare ogni argomento in modo vivace e critico. Al termine della stesura provvisoria, rileggiamo con attenzione sia l'enunciato o i

problemi proposti sia l'elaborato, finché siamo in tempo. Eviteremo così di copiare errori, fare dimenticanze, incorrere in contraddizioni o ripetizioni, saltare punti importanti.

Nella stesura della bella copia:

semplifichiamo lo stile, mantenendolo sobrio senza cadere nella banalità,

non dilunghiamoci troppo per impressionare l'esaminatore (è perfettamente inutile, per non dire controproducente),

nell'introduzione dell'elaborato, presentiamo un piano generale di quanto scriveremo con chiarezza ed efficacia,

nella conclusione, tiriamo le fila del discorso, ricordandoci che introduzione e conclusione sono le parti cui l'esaminatore presterà probabilmente maggiore attenzione,

la presentazione dell'elaborato deve essere pulita ed ordinata: evitiamo le cancellature e gli errori di ortografia, che indispongono l'esaminatore e faranno senz'altro abbassare il voto finale,

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

87

al termine, rileggiamo l'elaborato e confrontiamolo con la minuta realizzata in precedenza, soprattutto per verificare se non abbiamo saltato nulla.

Se terminiamo in anticipo sul tempo, rileggiamo attentamente quanto scritto. non lasciamoci sfuggire errori compiuti per la fretta. Se siamo tentati di cambiare una risposta all'ultimo momento, riflettiamo con calma. La stanchezza e l'ansia possono giocare brutti scherzi. Spesso la prima soluzione è la migliore.

Ricordiamoci infine di rispettare il regolamento della prova. Non copiamo e non bariamo in nessun caso.

8.3.3 Durante l’esame orale

Molte volte ad un esame scritto segue una prova orale, nel corso della quale l'esaminatore valuta il nostro elaborato e ci interroga sugli argomenti del programma. Anche n questi casi cerchiamo di agire con lucidità. Presentati anche ben vestito/a, è importante: l'ordine da forma alle cose!

Presentiamoci davanti al docente, cercando di conoscere in anticipo i tempi della valutazione, le domande più ricorrenti, l'umore di chi interroga (cfr.§ 4.2). Ricordiamoci, però, che spesso un giudizio allarmistico dato da un compagno può essere dovuto non tanto ad una reale severità dell'esaminatore, quanto alla scarsa preparazione del candidato al conseguente insuccesso.

Proviamo ad attivare tutte le nostre migliori capacità di adattarci all'interlocutore,

stabilendo per quanto possibile una corrente di simpatia. Teniamo un volto sorridente e uno sguardo franco, ma non sfacciato. Concediamoci qualche istante per riflettere prima di iniziare a parlare. E' segno di

intelligenza. Come abbiamo già detto (nell'argomento "Imparare ad apprendere" alla voce "La formulazione di domande"), una domanda formulata correttamente contiene già una mezza risposta, nel senso che offre gli spunti per rispondere. Salvo deplorevoli eccezioni, l'esaminatore non tenta di imbrogliare in candidato!

Parliamo al ritmo consueto, come d'abitudine. Con alcuni respiri profondi, superiamo l'ansia che rischia di farci confondere.

Iniziamo a esporre la struttura del nostro discorso. Cominciamo pure da quanto conosciamo meglio, ma non soffermiamoci con troppa insistenza. Sorvoliamo per quanto possibile sulle eventuali lacune. Prendiamo il tempo per pensare a recuperare notizie della memoria, ma non tentiamo di dissimulare ciò che sappiamo bene. il docente se ne accorgerà comunque.

Facciamo attenzione a giustificare le nostre risposte, evitando di dare per scontato ciò che non lo è. Mettiamo al bando affermazioni perentorie o scarsamente documentate.

Ascoltiamo con attenzione ed evidente interesse la replica dell'esaminatore. Riprendiamo a parlare tenendo conto di quanto ha detto. Potremmo essere d'accordo con il suo punto di vista o no. In ogni caso, non è questa la sede più adatta per iniziare una discussione sulle divergenze o tentare di convincerlo!

Può succedere di non essere in grado di rispondere ad una domanda. E' meglio ammetterlo apertamente che tentare di rabberciare una risposta quanto mai approssimativa o errata. Se il punto che ci coglie impreparati non è di importanza cruciale, passiamo oltre. Probabilmente non inciderà più di tanto sulla valutazione finale. Se invece è un punto-chiave,cerchiamo di eludere la difficoltà e di salvare il salvabile. Specialmente negli esami universitari è meglio rifiutare il voto che rimediare una figuraccia che farà abbassare sensibilmente la media.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

88

8.3.4 Dopo l’esame

Terminata la prova orale, cerchiamo di essere discreti e corretti con i nostri compagni.

Non rifiutiamoci di fornire - a proposito dell'esame appena trascorso - tutte le informazioni che potranno maggiormente aiutarli nel momento della prova. Anche una parola amichevole di incoraggiamento non guasta.

Se abbiamo l'impressione che l'esame sia andato bene, ringraziamo il Signore. Se invece ci pare di aver sbagliato tutto, preghiamo per ricevere la forza necessaria a non disperare e a recuperare quanto prima.

E' molto diffusa l'abitudine di sostare nei corridoi della sede d'esame e commentare i risultati. Ma non soffermiamoci più di tanto. Non sempre le discussioni coi compagni arrivano a individuare l'esatta soluzione, anzi spesso sono confuse e fonte d' inutile angoscia in più.

Se siamo di buon umore, possiamo dare un'occhiata ai libri e ai quaderni, per tentare di conoscere in anticipo il risultato conseguito. Non fidiamoci, però, del nostro stato d'animo. Potremmo valutare troppo severamente o troppo generosamente quello che abbiamo scritto o detto durante l'esame. D'altronde, è quasi impossibile mantenere l'equilibrio in queste situazioni. Per tentare di immaginare quale sarà il giudizio degli esaminatori, possiamo al massimo risalire con la memoria ad esami analoghi sostenuti in passato o a circostanze simili del nostro iter scolastico.

Nel dubbio mettiamoci nelle mani della Provvidenza. Abbiamo fatto nel migliore dei modi quanto era in nostro potere. A questo punto i risultati non ci appartengono più. Non pensiamoci troppo. Non siamo padroni né del passato, né del futuro.

Dedichiamo il resto della giornata allo svago e al riposo, anche nel caso di esami da sostenere in più giorni consecutivi.

“Lascia dietro di te il passato come cosa morta, affida il futuro alla provvidenza

e cerca di regolare solo l’azione presente secondo santità e giustizia”.

(Marco Aurelio)

8.4 I risultati Durante l'attesa di conoscere i risultati, evitiamo di parlare o di discutere continuamente

degli esami appena trascorsi. Provocherebbe una tensione eccessiva e, tutto sommato, inutile. Sforziamoci di esercitare la nostra capacità di giudizio e di vivere in modo equilibrato anche questo periodo.

Tuttavia, non abbandoniamo i libri e lo studio per mesi, ad esempio durante il periodo delle vacanze estive. Lo spirito critico, l'intelligenza e la volontà devono essere tenuti costantemente attivi. Anche la memoria tende ad intorpidirsi se non viene esercitata per lungo tempo.

Non dimentichiamolo: infondo il nostro cervello è un organo fatto per dimenticare! La soluzione sta nel saper alternare con equilibrio lo studio e lo svago, le attività sportive e

quelle impegnative, il divertimento e i ripassi. Naturalmente concedendo la priorità a hobby e interessi gratificanti.

Qualunque risultato ci venga comunicato dopo l'esame, per quanto è possibile cerchiamo di non perdere né l'equilibrio, né la serenità di fronte a un esito più o meno positivo.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

89

Se abbiamo superato brillantemente la prova, non fingiamo indifferenza. E non esaltiamoci neppure oltre misura. E' pericoloso, perché favorisce atteggiamenti di superbia, che ci porterebbero a sopravvalutare le nostre forze. Con il rischio di non impegnarci più con tanta diligenza nelle prove che ancora ci attendono.

Se i risultati non sono quelli sperati, non lasciamoci abbattere. Non scoraggiamoci e non sottovalutiamo le nostre capacità, anche perché molto spesso gli insuccessi sono dovuti - almeno in parte - anche ad una buona dose di sfortuna.

"Non devi mai permettere che i dolori, le barriere e gli ostacoli del momento

rovinino il tuo atteggiamento e i tuoi progetti per il futuro".

Og Mandino

Impariamo a trarre profitto anche da una sconfitta. Sul piano intellettuale, ma anche sul versante umano. Non lasciamoci turbare a tale punto da perdere la pace del cuore. Se l'esito negativo non è imputabile a scarso impegno, la nostra coscienza può rimanere tranquilla. Abbiamo lavorato al meglio, la cosa è al di fuori della nostra portata, bando allo scoraggiamento. Parliamone con i genitori e, se possibile, con gli insegnanti per scoprire i motivi dell'insuccesso e preparare immediatamente la riscossa.

Sarà impossibile non provare sentimenti contrastanti di collera e dolore, di rabbia e senso di impotenza. Ma evitiamo di affliggere gli altri. Non scarichiamo il disappunto all'interno della famiglia. Sui genitori, ad esempio.

Il loro affetto non dipende dall'esito più o meno brillante dei nostri studi. Padre e madre amano il figlio/a per se stesso/a. Parliamo con loro di questo piccolo fallimento. Analizziamo insieme le cause. Trovare chi ci ascolta è un aiuto potente per alleggerire la tensione. E i genitori ascolteranno con pazienza uno sfogo dettato dall'affetto e dalla confidenza.

E nemmeno l'amore di Dio cambia a seconda della nostra riuscita negli esami. E' e rimante immutato per ciascuno! Non restiamo chiusi nel nostro guscio.

Se non possiamo essere allegri - a volte è davvero impossibile - cerchiamo almeno di rimanere sereni e aperti al prossimo, specialmente verso coloro che ci stanno intorno.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

90

Capitolo 9 LA FORMAZIONE PERMANENTE

9.1 Giovani e adulti di fronte allo studio

Fino a non molti anni fa, la qualifica di studente si applicava solo ai giovani. In genere, non si pensava di proseguire gli studi dopo i 26 anni: si riteneva che le capacità intellettuali connesse con l'apprendimento iniziassero a declinare proprio a partire da quell'età, mentre le esigenze di aggiornamento legate alla professione non erano impellenti. Oggi, invece, la necessità di una specializzazione post laurea e di un costante aggiornamento professionale occupa un numero sempre maggiore di persone a continuare o riprendere gli studi. Molto spesso i risultati conseguiti dagli adulti sono notevoli e derivano dall'uso di mezzi diversi da quelli impiegati dai giovani. Ed è molto interessante analizzare questa differenza e confrontare il modo di studiare o di apprendere dei ragazzi con quello degli adulti. Conoscere il significato del riscontro è utile per tre ordine di motivazioni:

percepire chiaramente la direzione verso cui si muove lo sviluppo intellettuale,

portare a maturazione le capacità acquisite durante gli studi,

sviluppare nuove possibilità di relazione alle competenze professionali.

“Chi non sa cos’è il mondo, non sa neppure dove si trova”

(Marco Aurelio)

9.1.1 I principi di apprendimento degli adulti Ma quali sono i principi di apprendimento degli adulti? Come influenzano la loro

formazione professionale e umana? Bisogna distinguere innanzitutto due tipi di apprendimento: a) l'apprendimento semplice, b) l'apprendimento complesso. L'apprendimento semplice coincide con la memorizzazione meccanica di informazioni

elementari, così come avviene spesso nell'istruzione primaria e nelle medie inferiori e superiori. I docenti lo richiedono per fini prettamente propedeutici nelle fasi iniziali dello studio di

discipline piuttosto difficili12. Ovviamente, è solo una parte dell'apprendimento scolastico, e nemmeno la più importante.

12 Così, ad esempio, imparare a memoria l'alfabeto greco nel primo anno degli studi classici è un

apprendimento semplice, finalizzato allo studio vero e proprio della lingua e della letteratura greca, che si compirà negli studi successivi.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

91

Tale apprendimento non interessa se non marginalmente la formazione degli adulti. Per l'adulto, il punto-chiave è l'apprendimento complesso, vale a dire un apprendimento che non sia solo un aumento delle conoscenze, ma provochi anche una conoscenza cognitiva nel campo cognitivo, grazie all'acquisizione di nozioni sofisticate.

Pertanto, i nuovi apprendimenti degli adulti saranno efficaci, solo se saranno in grado di trasformare la loro forma mentis, alla luce delle esperienza maturate fino a quel momento. Soprattutto in una situazione di formazione professionale o nell'esercizio delle proprie competenze, tutto quanto viene insegnato agli adulti non deve rimanere a livello di rappresentazione mentale nuova, che vada semplicemente a sovrapporsi a un sapere precedente. Le nuove acquisizioni possono influenzare le idee e i collegamenti logici, le rappresentazioni mentali e le concezioni teoriche, il comportamento operativo e gli atteggiamenti pratici nei confronti del lavoro.

E' fondamentale quindi acquisire una mentalità molto flessibile, per poterci adattare - anche dopo il compimento degli studi - ad apprendimenti complessi, che possono modificare profondamente le nostre capacità e le competenze sul piano umano e professionale.

9.1.2 Caratteristiche dell’apprendimento di giovani e adulti

Di fronte all'apprendimento giovani e adulti si pongono in atteggiamenti molto diversi. Variano soprattutto quattro parametri.

Disponibilità ad apprendere. La disponibilità ad apprendere dei bambini e dei

giovani è quasi illimitata. Ciò è dovuto da una parte al loro sviluppo biologico, che li predispone per natura all'apprendimento e - dall'altra - alle pressanti richieste, che il sistema educativo formula incessantemente ed essi percepiscono come del tutto normali. Gli adulti invece possiedono una disponibilità ad apprendere decisamente più mirata, ma anche più limitata rispetto a quella dei giovani. Prevale il carattere strumentale della conoscenza, soprattutto per il fatto che l'individuo sente il bisogno di aggiornarsi per svolgere con sempre maggiore competenza il proprio ruolo sul lavoro, in famiglia e nella società.

Importanza dell'esperienza. E' ovvio che i giovani hanno un' esperienza limitata rispetto a quella degli adulti. Ciò implica che le differenze tra i ragazzi siano meno marcate di quelle che esistono tra gli adulti, i quali possono vantare una molteplicità di esperienze in grado di segnare profondamente la personalità, in positivo e in negativo. I giovani si impossessano di nuovi apprendimenti con una mente più aperta, proprio perché non li devono necessariamente vagliare alla luce delle esperienze precedenti. Gli adulti invece utilizzano tutta l'esperienza accumulata negli anni come base per nuovi apprendimenti. Questi avranno senso se - e soltanto se - si saranno integrati in modo significativo con quanto essi già conoscono.

L'immagine di sé. I ragazzi e maggiormente i bambini possiedono un'immagine di sé basata soprattutto sulla dipendenza dagli altri. Un bambino si presenta per lo più secondo definizioni che lo caratterizzano esteriormente: chi sono i propri genitori, dove abita, quale scuola frequenta, ecc. Non così per un adulto. L'adulto si percepisce come personalità autonoma e ha un grande bisogno psicologico di essere riconosciuto come tale anche dai suoi simili. Inoltre, un adulto giunto in età

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

92

matura identifica se stesso nelle proprie esperienze, tanto che l'esperienza rappresenta ciò che egli è. E il rifiuto ad accogliere la propria esperienza da parte di altri significa per lui rifiuto della sua persona.

Possono nascere problemi quando l'adulto si trova in situazioni di dipendenza, ad

esempio frequentando un corso di aggiornamento o di formazione professionale. Spesso sorgono conflitti tra l'immagine che egli possiede di sé e il ruolo subalterno che deve svolgere nei confronti del docente.

L'orientamento dell'apprendimento. Bambini e ragazzi possono essere pesantemente condizionati dall'apprendimento per materie, a tale punto da rischiare di formarsi una mentalità a compartimenti stagni. I giovani, quindi, imparano per poter utilizzare successivamente nel tempo le cognizioni acquisite, anche se tale atteggiamento andrebbe corretto e rivisto.

L'apprendimento degli adulti, invece, avviene essenzialmente per problemi. Per l'adulto,

acquisire nuove cognizioni in modo stabile ha senso soltanto se utile per imparare a risolvere i problemi che lo riguardano direttamente.

“Per le cose future, nessun turbamento. Arriverai ad essere portando con te

quella medesima ragione di cui ti avvali ora per le cose presenti”.

(Marco Aurelio)

Formazione permanente significa apprendere di volta in volta tutto quanto serve ad una applicazione immediata. Lo stesso vale per tutte quelle iniziative atte a migliorare il suo ruolo di coniuge e di genitore, di responsabile della vita familiare e membro di associazioni professionali, di utente del tempo libero, o delle nuove tecnologie, ecc. 9.2 Il senso della formazione permanente

9.2.1 L’immagine di sé e del proprio ruolo

Il fatto di apprendere nuove conoscenze e di acquisire nuove capacità nella vita

professionale comporta inevitabilmente un cambiamento dell'immagine di sé e del proprio ruolo. Facciamo un esempio. Se un adulto impara ad usare il computer e ad applicarlo alla

funzione che svolge, cambierà necessariamente anche l'immagine che possiede della propria professionalità e - parimenti - l'immagine di sé nel proprio lavoro. Nelle aziende il fenomeno si verifica con molta frequenza.

Se l'adulto migliora sensibilmente le proprie capacità, è probabile che anche i superiori e i colleghi migliorino l'immagine che hanno di lui. Questo fatto genera una reazione a cascata, poiché molto spesso nel mondo del lavoro l'immagine che abbiamo di noi stessi dipende sensibilmente dall'immagine che gli altri hanno di noi. A un miglioramento da una parte corrisponde un miglioramento dall'altra.

Le nuove acquisizioni di un adulto inserito in un sistema culturale e professionale modificano profondamente non solo la sua professionalità, ma anche l'ambiente in cui egli vive e lavora.

Questo avviene per sue ordini di motivazione:

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

93

a) le variabili che entrano in gioco nella psicologia dell'adulto sono connesse fra loro molto più di quanto lo siano in un ragazzo, la cui personalità è ancora in fase di costruzione,

b) la formazione professionale di un adulto avviene in una situazione cognitiva ed esperienziale già consolidata, mentre le materie scolastiche raramente trovano riscontri significativi nell'esperienza del bambino o del ragazzo.

9.2.2 Le motivazioni all'apprendimento

Generalmente, le motivazioni profonde che muovono gli adulti a intraprendere un corso di aggiornamento si possono riassumere in una parola. Si tratta di apprendere per un fine ben chiaro e preciso che si identifica in un bisogno irrinunciabile a migliorare la propria professionalità, perseguire obiettivi ambiziosi, risolvere nuovi problemi o vincere sfide stimolanti.

Gli adulti non sono disposti a delegare ad altri il fine del proprio apprendimento. In altre parole, nuovi apprendimenti hanno senso solo se il fine riguarda direttamente il loro ruolo nella vita familiare o professionale.

Nella maggior parte dei casi, la molla che fa scattare l'interesse per la formazione è il divario esistente fra ciò che noi conosciamo e ciò che dovremmo conoscere. E' proprio su questo divario che bisogna far leva per stimolare l'apertura a nuovi apprendimenti, che determineranno cambiamenti positivi nel nostro modo di vivere e lavorare.

Il mondo del lavoro propone continuamente sfide e obiettivi, rispetto ai quali occorre un costante impegno di preparazione e formazione. Molto spesso bisogna superare un certo torpore intellettuale, che si fa adagiare pigramente su quanto già conosciamo o sappiamo fare. E' necessario invece porsi interrogativi e problemi che stimolino la mente a saperne di più per giungere ad una soluzione significativa.

Ricordiamoci infine che nella formazione professionale gli adulti si sentono coinvolti in prima persona, non solo dal punto di vista intellettuale e razionale, ma anche sul piano emotivo. tutto questo con buona pace di chi si illude che nel mondo del lavoro la componente emozionale deve restare fuori. Entrano in gioco invece molteplici fattori, di importanza tutt'altro che secondaria: passiamo per il lavoro e immagine di sé, tensione verso gli obiettivi e fiducia negli altri, disponibilità alla collaborazione e attaccamento ai valori, ecc. Queste stesse molle devono ispirare la nostra azione nel frequentare corsi di aggiornamento o partecipare a momenti di formazione professionale.

9.2.3 I modelli di apprendimento

Gli adulti possiedono in genere una visione globale della materia di apprendimento sia perché sono già abbastanza esperti, sia perché hanno elaborato una rappresentazione mentale che - se non è sempre valida oggettivamente - è invece psicologicamente rilevante. Tutto ciò che di nuovo viene proposto interagisce con le conoscenze precedenti e il risultato finale sarà il prodotto delle nuove cognizioni acquisite e dell'esperienza maturata sino a quel momento.

Fin dalla scuola elementare, ma anche nelle superiori e all'università, i bambini e i ragazzi manifestano un' indiscussa disponibilità verso l'apprendimento. Questo comportamento è insito nell'età evolutiva e nell'adolescenza: è naturale che l'adulto insegni e il giovane impari. Nell'età adulta, invece, questa prospettiva non è più del tutto accettabile.

Gli adulti devono trovare in se stessi le ragioni che li spingono a imparare. Devono scoprire le motivazioni per accettare che un altro si ponga di fronte a loro come docente.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

94

realizzare un apprendimento complesso implica un grande dispendio di energie psichiche, non impiegabili se non sorrette da motivazioni se non psicologicamente valide. Per conseguire risultati apprezzabili, occorre perciò una felice combinazione di motivazioni estrinseche e intrinseche.

Le motivazioni estrinseche sono quelle legate al risultato che l'adulto otterrà dopo l'apprendimento: ad esempio, un premio, la possibilità di far carriera, l'aumento della propria personale preparazione, il raggiungimento di nuovi obiettivi o la soluzione di problemi impellenti, ecc.

Le motivazioni intrinseche consistono nelle gratificazioni recate all'individuo durante l'apprendimento: l'interesse per la materia, l'esercizio delle proprie capacità intellettuali, la crescita umana e professionale, ecc.

9.2.4 L'apprendimento come ricerca

Molto spesso, l'educazione impartita ai bambini e ai ragazzi si configura come capacità di

adeguarsi al modello prestabilito che gli adulti hanno in testa. Non sarà sempre così, ma i bambini percepiscono la questione in termini di rispondenza più o meno idonea al progetto proposto dagli educatori (genitori, insegnanti, ecc.).

La crescita e lo sviluppo degli adulti non possono invece coincidere con un modello preconfezionato. Nel campo della formazione professionale, le materie d'insegnamento si presentano come linee di tendenza piuttosto che come oggetti ben precisi di apprendimento, così come avveniva a scuola o all'università.

Per gli adulti insegnamento e apprendimento si configurano come azioni di ricerca. non si tratta tanto di lezioni frontali, il cui contenuto deve essere imparato pedissequamente. Il punto di arrivo dell'attività didattica rivolta ad un gruppo di adulti è senz'altro stabilito in anticipo, almeno per buona parte, ma è anche da costruire e ricercare insieme, docenti, e allievi.

Questo itinerario sarà possibile se sapremo mettere da parte orgoglio e spirito di rivalsa e se - fin dai tempi della scuola - avremo sviluppato buone capacità di collaborazione al lavoro di gruppo.

Non dimentichiamo, infatti, che spesso un docente di un corso di aggiornamento professionale possiede conoscenze molto teoriche rispetto alle esperienze pratiche e collettive di coloro che lavorano nell'azienda. Anche il docente dovrebbe quindi fare ricerca sulle possibilità di applicazione di quanto insegna alle situazioni concrete vissute quotidianamente dai partecipanti.

Ci vuole una buona dose di umiltà per fare ricerca insieme. Tuttavia ci sempre irrinunciabile per ottenere risultati significativi a vantaggio di tutti.

9.2.5 La scuola come punto di partenza Anche nella scuola, l'apprendimento dovrebbe svilupparsi come un processo di ricerca da

parte dell'allievo che, sotto la guida dell'insegnante, si appropria gradualmente della materia. D'altra parte, non si può dire di conoscere un argomento se non lo si è assimilato, cioè se non lo si è trasformato in qualcosa di nostro.

Nel caso degli adulti questa metodologia ha valore ancora maggiore. Nessun adulto accetta di imparare passivamente. Anzi. tutta la persona partecipa al processo di apprendimento, partendo dall'esperienza personale e ponendo precisi scopi alla propria azione. La vita degli adulti è sottoposta a molte limitazioni: il declino di certe abilità del corpo e della mente, gli enormi sforzi

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

95

richiesti dai nuovi apprendimenti, la diminuzione del tempo libero, le esigenze della famiglia e della professione e altre ancora.

Tuttavia, le possibilità che si perdono da una parte sono compensate dall'altra. Gli adulti vantano una maggiore esperienza, una migliore organizzazione del tempo, la regolarità degli impegni, la soddisfazione per aver raggiunto risultati duraturi.

Ma un dato di fatto rimane fuori discussione. L'uomo non può basarsi pigramente su ciò che ha acquisito un giorno a scuola o all'università. Deve cambiare costantemente. Deve trasformare e aggiornare continuamente le proprie conoscenze, se non vuole rimanere fermo e tagliarsi fuori dal vero progresso, che è culturale e morale prima che tecnologico.

Saper studiare significa soprattutto imparare ad apprendere. Non esiste un atteggiamento più umile e nello stesso tempo più produttivo di questo, nelle grandi ma anche nelle piccole cose.

In qualsiasi età della vita, non potremmo raggiungere traguardi importanti senza sforzi impegnativi e faticoso tirocinio, umiltà vera e voglia di imparare.

La scuola è solo l'inizio. E' il punto di partenza. La scuola della vita, la vera scuola comincia dopo.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

96

Appendice

Intelligenza e amore ALLA SCUOLA DI TOMMASO

Per chi è credente e non

Tommaso d'Aquino13 (1226-1274) è uno dei più grandi pensatori della scienza teologica e filosofica del Medioevo. Nato a Roccasecca, nei pressi di Cassino, nel sud del Lazio, entrò giovanissimo nell'Ordine dei Domenicani a Napoli. Era dotato di memoria straordinaria, tenace e vasta e divenne in poco tempo una personalità eminente nella cultura teologica e filosofica del tempo.

Leggere, comprendere e memorizzare erano per lui un'unica azione. La sua capacità di afferrare rapidamente si accompagnava a profondissime facoltà speculative, con i quali indagava il mondo spirituale.

La maniera con cui esponeva questioni anche complicatissime era così semplice, chiara e limpida che la sua fama si affermò con prodigiosa rapidità all'Università di Parigi - dove era docente - e in tutta Europa.

Tommaso rivelò una fecondità di studio e di scrittura sorprendente. A stento si riesce a comprendere come abbia potuto realizzare una produzione così ampia e profonda, un uomo impegnato assiduamente nell'insegnamento universitario e in un arco di vita di neppure cinquant'anni.

Leggiamo i consigli di Tommaso sullo studio, contenuti in una lettera indirizzata al proprio

discepolo. "Dal momento che mi hai chiesto, Giovanni, (...) in che modo tu debba applicarti allo studio per acquistare il tesoro della scienza, ecco in proposito il mio consiglio: non voler entrare subito in mare, ma arrivaci attraverso i ruscelli, perché è dalle cose più facili che bisogna pervenire alle più difficili. Questo è dunque il mio parere, che ti servirà di regola. Voglio che tu sia prudente e attento nel parlare e che non scendi a discorsi inutili e superflui: abbi una coscienza pura; non tralasciare la vita dello spirito; sii amante della tua camera, mostrati amabile con tutti; non essere per nulla curioso dei fatti altrui; non dare troppa confidenza a nessuno,

13 Teologo e filosofo italiano. Attorno al 1239 si iscrisse all’Università di Napoli. Proseguì gli studi a

Parigi (1245) e Colonia (1248) dove ebbe come maestro Alberto Magno. Insegnò a Parigi e dal 1259 al 1269 in Italia come maestro di teologia alla corte pontificia. Sommo teologo medievale, operò una magistrale sintesi tra il cristianesimo e l’aristotelismo ed esercitò un grande influsso – paragonabile solo a quello di Agostino d’Ippona – sulla tradizione teologica e filosofica occidentale.

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

97

perché la troppa confidenza genera il disprezzo, e dà occasione di trascurare lo studio; non ti intromettere in nessun modo nei fatti e nei discorsi che non ti appartengono; non pretendere di sapere tutto di tutto; imita le persone intelligenti, sagge, oneste e buone; non guardare chi è colui che parla, ma tieni a mente tutto ciò che di buono egli dice; comprendi tutto quello che leggi e ascolti. Certificati delle cose dubbie e studiati di riporre nello scrigno della memoria tutto ciò che ti sarà possibile; non cercare cose superiori alle tue capacità. Seguendo queste norme, produrrai molti frutti, in tutti i giorni della tua vita. Mettendo in pratica questi insegnamenti, potrai raggiungere la mèta alla quale aspiri e ottenere tutto quello che il tuo cuore desidera. Addio!"

Roberto Nava - APPUNTI DI METODOLOGIA: Saper studiare con metodo

Scritti di carattere pedagogico / 2

98