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SANTUARIO S. Francesco de Geronimo Grottaglie WWW.GROTTAGLIESITABLOG.WORDPRESS.COM 2011

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SANTUARIO S. Francesco de Geronimo

Grottaglie

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Grottaglie e San Francesco de Geronimo

Grottaglie, un comune del Salento settentrionale, deve il suo nome alla presenza di numerose grotte nelle quali

trovarono scampo gli abitanti del territorio durante le invasioni barbariche. È ritenuta patria del noto scrittore latino Quinto Ennio, ma è più famosa per aver dato i natali al più grande missionario urbano dei tempi

moderni ed uno dei più grandi taumaturghi: S. Francesco de Geronimo, gesuita. Conta circa 33.000 abitanti. Fu dotata di mura di fortificazione nel secolo XV. Ha un Castello Episcopio dove ha sede il museo

della ceramica, lavorazione caratteristica della cittadina. Un intero quartiere è dedicato a questa arte. A Grottaglie nacque nel 1642 Francesco de Geronimo da

una famiglia benestante e numerosa. Dalla mamma ebbe una profonda educazione religiosa. Si associò ben presto ad una comunità di sacerdoti presso la Chiesa Madonna del Lume. Sbocciò la vocazione religiosa. Compì gli studi secondari a Taranto presso i Padri Gesuiti, trasferendosi poi a Napoli dove si

laureò in utroque (diritto canonico e civile) e in teologia. A 24 anni fu ordinato sacerdote. A 28 anni entrò nella Compagnia di Gesù. Dopo il noviziato c il completamento degli studi fu destinato alle missioni popolari, dapprima in

Puglia, poi a Napoli fino alla sua morte nel 1716 a 74 anni. Predicò nei quartieri

più malfamati della Napoli del 1600 con strepitosi miracoli e incredibili conversioni. Per le sue opere sociali fu definito "Restauratore sociale" e amico del popolo. Fu beatificato da Pio VII il 2 maggio 1806 e canonizzato da Gregorio

XVI il 26 maggio 1839. Dallo stesso Pontefice, dietro richiesta delle autorità religiose, civili e militari, fu proclamato patrono di Grottaglie. Sul posto della sua casa i concittadini edificarono una chiesa. L'opera fu completata nel 1838, un anno prima della canonizzazione. Adiacenti al Tempio sono conservati l'ingresso

e due stanze della casa, adibite a piccolo museo delle sue reliquie e testimonianze storiche.

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Storia della costruzione della Chiesa

Nell'ottobre del 1827 passarono da Grottaglie, provenienti da Lecce, il P.

Provinciale della Provincia Napoletana, Giuseppe Vulliet accompagnato dai PP. Nicola Sorrentino e Luigi Solari. Furono accolti calorosamente, visitarono con devozione la casa del santo e, con gioia, appresero che si raccoglievano dei fondi per una erigenda chiesa.

La prima pietra fu posta nel 1830 dall'Ecc. Mons. Antonio De Fulgore, Arcivescovo di Taranto, come attestato da una lapide in latino, murata a destra di chi entra per la porta principale. Ne diamo una traduzione: Dove san Francesco de Geronimo nacque ora rifulge un tempio per la munificenza del canonico teologo Francesco Paritaro e per l'eccelsa devozione dei concittadini. La costruzione iniziò nel 1832 e fu completata nei 1838, con la generosa

collaborazione dell'Arcivescovo e l'opera munifica dei grottagliesi in denaro e in lavoro. Il Tempio fu consacrato il 28 aprile 1916.

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Prospetto

Il progetto, ideato dal P. Cavallo S.I., è un facsimile del Gesù di Napoli.

La rifinitura interna fu curata dal giovane architetto gesuita Giovanni Battista Iazeolla. La facciata è in stile neoclassico con pilastri e capitelli ionici che sostengono un timpano sormontato da tre acroteri. È in pietra calcarea dura, con tre porte.

L'insieme è armonico e grandioso.

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Interno della Chiesa

L'interno, in tre navate con abside e cupola, è elegante e luminoso. Le pareti sono adornate da stucchi, affreschi e tele e arricchite da quattro pregevoli quadri

provenienti dal Museo di Napoli, dono del Re Ferdinando II al Padre Quintino Rao S.I. Entrando, sulla destra, troviamo il primo quadro, la Madonna del suffragio con

le anime del Purgatorio, che risale al primo '500 napoletano; il secondo, di scuola fiamminga, dopo l'altare dell'Immacolata, riproduce il martirio di S. Orsola; il terzo vicino alla porta sinistra rappresenta la Madonna del Rosario; il quarto, prima dell'altare del Santo,il martirio di S. Bartolomeo.

Gli affreschi del Santuario sono dei pittori: Domenico Carella, Ciro Fanigliulo e

Arcangelo Spaginilo. Il tamburato centrale, con colonne scanellate in legno, è sormontato da una cimosa che rappresenta lo stemma della Compagnia, IHS, sorretto da due leoni,

opera in traforo di Francesco Quaranta. L'affresco di Carelli Domenico raffigura l'apoteosi del Santo che benedicente si eleva al cielo. Stemma e affresco sono ora coperti dall'organo.

Il tempio è a pianta greca con tre navate divise da simmetrici pilastri corinto-romani, quattro dei quali sorreggono la cupola, che svetta sugli edifici vicini e è inserita in un suggestivo panorama. Nella volta si ammirano pregevoli lavori di stucchi con arabeschi, rose, corone e ghirlande. È alta 24 metri. Il cupolino

slanciato è illuminato da 8 finestre. Alla sommità del cupolino una ventarola con

un angelo. Nelle velette della cupola sono dipinti i simboli dei quattro evangelisti, opera di

Domenico Carelli di Martina Franca. L'esterno è rivestito di piastrelle lucide policrome di ceramica. Nell'anello di raccordo del tamburo si legge la citazione biblica di Giobbe (29,15-16) "Pater eram pauperum, oculus fui caeco, pes claudo (Ero padre dei poveri. Fui occhio per il cieco, piede per lo zoppo).

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Altari delle navate laterali

Gli altari delle navate laterali, in legno, furono sostituiti nel 1916 da due altari di marmo lavorati a punta di scalpello. Quello a destra è dedicato all'Immacolata.

La statua fu fatta a Parigi e dipinta come la Vergine di Lourdes. Quello a sinistra è dedicato al S. Cuore, opera in cartapesta del Cav. Manso di Lecce. L'altare a destra dell'abside è dedicato a S. Giuseppe. Accanto si venera un

quadro della Madonna di Pompei con i misteri del Rosario, dono del beato Bartolo Longo.

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La cappella del Santo

In fondo alla navata sinistra si trova la cappella del Santo. All'ingresso una lapide

ricorda il 1941 anno nel quale la Chiesa fu dichiarata Santuario da S. E. Mons. Ferdinando Bernardi, Arcivescovo di Taranto e l'anno 1945 (26 agosto) in cui il corpo fu traslato a Grottaglie. La data ufficiale, però, è il 13 luglio 1946. La cappella è stata costruita nella stanza dove Francesco nacque. Alla sua sinistra

è custodita, in una teca dorata, la maschera in cera del Santo. Sull'altare l'artistica preziosa urna di bronzo, cesellata con fregi d'argento e rivestita di velluto rosso. L'opera fu realizzata dalla ditta Catello di Napoli e custodisce le ossa in un involucro di cera che riproduce le sue sembianze.

Nell'urna il Santo è disteso, rivestito con l'abito sacerdotale in cotta e stola.

Il bassorilievo che abbellisce la parte inferiore dell'altare rappresenta la sua nascita, raffigura la mamma, il padre e un fascio di luce che dalla finestra

illumina il volto del piccolo. Varie persone hanno constatato che questo fenomeno si ripete ancora il 17 dicembre alle ore 15 di ogni anno. Il bassorilievo è un solo pezzo in ceramica, opera degli artisti Arcangelo

Spagnulo e Vincenzo del Monaco. Il figlio di Vincenzo, Orazio, è artefice del gruppo sull'altare maggiore e il nipote, Vincenzo, dell'ambone. Secondo la tradizione il santo, appena nato, cadde e sul pavimento si nota una

rientranza concava, lasciata dalla sua testina. La balaustra di marmo, con cancelletti di ottone, è opera dell'architetto Michele

Giannico. L'arco della Cappella è sovrastato da una tela che riproduce il miracolo del pane di Ciro Fanigliulo (Lu Milordu).

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Nel 1929 la Signora Carmela Lazzaro Motolese fece rivestire di marmo le pareti e

il pavimento. Nel 1930 il predetto Ciro Fanigliulo dipingeva la volta della stanza

dove nacque il Santo con schiere di angeli osannanti e simboli della nostra fede: l'agnello, l'eucarestia, grappoli d'uva e spighe. Nei medaglioni sei teste: la

Vergine della Mutata, S. Ciro, S. Ignazio, S. Francesco Saverio, S. Luigi, S. Alfonso dei Liguori, S. Giovanni Berchmans. All'altare fu concesso il riconoscimento di "privilegiato" da Gregorio XVI (Documento della Congregazione delle Indulgenze 9 marzo 1845). Dagli archi pendono due

lampade: una in ceramica del prof. Vincenzo Spagnulo, dono del Comune di Grottaglie, l'altra in cesello veneziano dono del Gen. A. Cerbino. A sinistra dell'altare si conserva la porta d'ingresso alla casa, protetta da una grata di ferro.

All'esterno, la stessa porta, murata è protetta da un cancello.

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Una lapide in marmo recita così:

A DIO OTTIMO MASSIMO QUESTO TEMPIO SACRO A SAN FRANCESCO DE GERONIMO

L’ECC.MO FERDINANDO BERNARDI ARCIVESCOVO DI TARANTO NELLA RICORRENZA DELLA FESTA DEL III CENTENARIO

DALLA NASCITA DELLO STESSO SANTO PER CONFERMARE IL SINGOLARE MERITO E AD ACCRESCERE

SEMPRE PIÙ LA VENERAZIONE DEL POPOLO

IMPERVERSANDO PER IL MONDO LA TERRIBILE GUERRA NELL’ANNO 1941 VOLLE INSIGNITO

DEL TITOLO DI SANTUARIO QUASI VATICINASSE QUELLA GRANDE GLORIA ALLA QUALE IL VENERANDO CORPO DI

SAN FRANCESCO CON LA SUA VENUTA E CON LA BEATA PERMANENZA APPROVATE DALLA PAROLA

DEL PAPA PIO XII NELL’ANNO 1945 STAVA PER GIUNGERE

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L'altare Maggiore

L'altare maggiore, con balaustra, gradini e pavimento marmoreo fu costruito dal Canonico Pasquale Marinaro, Rettore del Tempio nel 1917.

È maestoso e ricco di marmi preziosi. Due colonnine incorniciano il ciborio che ha una cassa d'argento con elegante porticina raffigurante, in rilievo, l'Agnello. Fino al 1948 era situato più avanti all'altezza del pulpito, con alle spalle un ampio

coro. Quando il corpo del Santo fu traslato, per creare nuovo spazio, si decise di spostare l'altare maggiore in fondo al coro. Si ricuperarono alla chiesa 40 mq e un ampio presbiterio. Ai lati dello stesso altare furono sfondate le pareti per creare l'accesso in sacrestia, a destra, e a sinistra nelle stanze della casa del santo.

Le due tele di m. 4,50x2,40 di Francesco Capuano raffiguranti S. Francesco che

predica al popolo su una panca, vicino a Castel dell'Ovo e l'altra, Gesù che lo comunica, furono trasferite in sacrestia. Le pareti dell'altare maggiore furono adornate con quattro quadri in tela del

Comm. Arcangelo Spagnulo: La guarigione di un'ammalata, la comunione generale nel Gesù nuovo ogni terza domenica del mese, la profezia al piccolo S. Alfonso de' Liguori e la peccatrice ostinata Caterina che grida di trovarsi

all'Inferno. In alto, dietro l'altare, era situato l'organo con la cantoria. Trasportato in fondo alla Chiesa nel 1957, al suo posto fu costruita una grande nicchia con l'intenzione di collocarvi una statua simile a quella di Jerace nel Gesù Nuovo di Napoli. Il

sogno è stato realizzato 50 anni dopo. Con i dovuti permessi della Curia, ora

troneggia un gruppo in ceramica, opera dell'artista Orazio Del Monaco. Rappresenta S. Francesco con una famiglia: padre, madre e due figli. È la più

alta statua del mondo in ceramica. Misura m. 2,43. In attesa della statua, nella nicchia, fu collocato un devoto crocifìsso che è stato riportato dove era prima, accanto all'altare della Madonna. I fedeli lo sentono cosi più vicino. È aumentata la devozione e si sono intensificati i segni di affetto.

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L'organo

Meccanico e tubolare fu costruito dalla ditta Agati Tronci di Pistoia nel 1905. Nel 1932 fu applicato un motore elettrico tedesco Ventus Ang Laukhuff.

Dall'abside nel 1957 fu trasportato in fondo alla Chiesa sopra il tamburato. È unico nel suo genere, ma da anni tace.

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Il pulpito

Il pulpito non faceva parte del corpo architettonico originale. Fu progettato dall'architetto Michele Giannico, eseguito dal marmista Salvatore Puzzovio e

inaugurato il 31 luglio 1956. È un vero gioiello d'arte creato intorno ad un pilastro. L'arricchiscono alcuni pannelli di bronzo, opera dello scultore Cataldo Mariano e

del fonditore Francesco Bisceglia. Rappresentano: il piccolo Francesco che insegna il catechismo ai compagni, la predica al popolo napoletano presso il maschio Angioino, il Santo che protegge la sua città. Seguono alcuni simboli: un giglio, la spada con il Vangelo, la semina del grano, un manipolo di spighe.

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Museo Degeronimiano nelle due stanzette del Santo

Piano terra: Lo stipetto in direzione della scalinata che conduce alla stanza superiore è quello stesso che riguarda il primo miracolo: la moltiplicazione del

pane per i poverelli. Ora conserva una statua in cartapesta del santo. A destra il pozzo che raccoglieva l'acqua piovana per gli usi domestici. Una scaletta rivestita di legno porta al primo piano. Si conservano varie reliquie

e cimeli storici: indumenti, strumenti di penitenza, autografi, il sudario dove fu avvolto il cadavere, il lenzuolo che avvolse le ossa nella prima esumazione, le berrette, brandelli di stoffa del soprabito, la catenella acuminata che portava intomo alla coscia, la clessidra di legno, un reliquiario di argento con due costole,

la mandibola inferiore. Quadretti contenenti due lettere autografe di S.

Francesco, il decreto della santificazione con i due miracoli operati in Grottaglie, l'attestato di battesimo dall'archivio parrocchiale della SS. Annunziata. Un pannello su mattonelle di ceramica raffigura s. Francesco appena nato che

scivola dalle mani della levatrice e cade per terra senza riportare alcun segno.

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Preziosa la reliquia del sangue. Il fratello coadiutore De Giore, infermiere, decise

di tagliare un callo del santo morto per conservarlo come reliquia. Ma dal taglio

cominciò a "scorrere sangue vivo e rubicondo in tanta copia, che ne furono intinti molti pannilini ed anche riposta entro una caraffma la quantità di due

oncie". L'ampolla con il sangue è custodita in un reliquiario di legno rivestito da una lamina d'argento.

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Sacrestia

La sacrestia ha forma rettangolare. Sulle pareti le tele di Francesco Capuano, professore dell'Istituto delle Belle Arti di Napoli.

Rappresentano S. Francesco che predica al popolo napoletano nei pressi del Castel dell'Ovo; il Santo, sacerdote e novizio, che viene comunicato da Gesù. Sulla volta la gloria di S. Francesco del prof. Arcangelo Spagnulo e sulle pareti

quattro tele ovali di autore ignoto con fatti della vita simili a quelli descritti nei quadri del presbiterio dallo Spagnulo.

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