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SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA NEVE E DI SAN CARLO Chiuro (Sondrio) RESTAURO 2018

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SANTUARIOdellA MAdONNA dellA Neve

e dI SAN CARlOChiuro (Sondrio)

RestauRo 2018

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Cenni storici

All’inizio del secolo XVI esisteva in loco una chiesetta dedicata alla Madonna della Neve. Negli Atti della visita pastorale del vescovo Ninguarda del 1589 si nomina una chiesa campestre dedicata a S. Maria della Verità dai patroni i nobili Francesco e Vincenzo Quadrio; la dedicazione a S. Maria della Verità conferma la tradizione orale secondo la quale il nobile Giovanni Antonio Quadrio viene accusato ingiustamente di omicidio e, dopo aver fatto voto alla Madonna che in caso fosse stata riconosciuta la sua innocenza avrebbe fatto erigere una chiesa, viene effettivamente scagionato per la confessione del vero colpevole.La chiesa della Madonna della Neve

e di S. Carlo di Chiuro, intitolata originariamente anche alla Madonna della Verità, viene iniziata nel 1620 come santuario, in origine costruito isolato nella campagna con la facciata singolarmente rivolta ad ovest, verso il paese. La chiesa presenta un’unica navata con presbiterio a pianta rettangolare, quattro cappelle laterali, due per lato, alcuni locali accessori e la sacrestia sul lato sud ed un ampio portico davanti all’ingresso. La chiesa nasce con un impianto a due sole cappelle laterali centrali (S. Giuseppe e S. Francesco d’Assisi), una per parte; più tardi se ne aggiungono altre due verso l’ingresso (S. Vincenzo Ferreri e S. Francesco da Paola).

descrizione della chiesa

PresbiterioL’altare maggiore è realizzato con marmi policromi ed è collegato armonicamente con l’ancona superiore che fa da cornice alla nicchia della Madonna. La parete di fondo dell’altare presenta al centro la nicchia con la Madonna e il Bambino e ai due lati due dipinti su tela con S. Carlo a sinistra e S. Andrea a destra, di autore ignoto che esistevano già nel 1629 essendo citati da una relazione vescovile.In origine l’ancona era in stucco, sostituita poi, fra il 1714 e il 1744, da quella in marmi policromi. La statua in legno dipinto della Madonna con Bambino, posta nella nicchia al centro dell’altare, è sempre stata oggetto di particolare venerazione.

Alta m 1,45 è una “Madonna vestita” con l’abito e il mantello in broccato e ricami in fili d’oro. Ai lati del presbiterio si trovano due grandi tele attribuite a Giacomo Parravicini detto il Gianolo, quella di sinistra rappresenta S. Carlo che distribuisce le elemosine e quella di destra S. Carlo che distribuisce la Comunione agli appestati. Il presbiterio è coperto da una volta a botte decorata con dipinti e stucchi.I lati destro e sinistro del coro sono occupati da due serie di stalli corali settecenteschi in legno scolpito e intarsiato.

Veduta generale da est prima del restauro. Veduta generale da est dopo il restauro.

Statua della Madonna con Bambino.

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Arco trionfaleIl presbiterio è separato dalla navata con il consueto arco trionfale decorato nella superficie rivolta verso i fedeli, secondo tradizione, con il dipinto dell’Annunciazione attribuito a Giacomo Parravicini, detto il Gianolo (1660-1729).

La controfacciataLa controfacciata è occupata nella parte centrale dall’organo con la balconata al primo piano che occupa in larghezza tutta la parete e al di sotto dalla bussola d’ingresso. L’organo viene costruito nel 1804 dalla ditta G. B. Ettòrri di Breno (BS). All’organo si accede da una piccola scala in legno con porta che si apre sulla parete laterale della cappella di S. Vincenzo Ferreri. Il mantice dell’organo occupa parte del sottotetto sopra il portico, ispezionabile dalla balconata. L’organo è stato restaurato dalla ditta Giovanni Pradella nel corso del 2003.La parte superiore è stata dipinta da Cesare Ligari

Particolare dell’Angelo.

Particolare della Madonna.

L’arco trionfale prima del restauro. Particolare del re Salomone.

Controfacciata.

e da Giuseppe Coduri nella parte lasciata libera dalla grande finestra arcuata centrale. Vi sono rappresentate due imponenti figure bibliche sedute tipiche dei santuari mariani: re Davide a sinistra e re Salomone a destra. Re Davide mostra la scritta “Veritas de terra orta est nive dealbatur” “La Verità è sorta dalla terra - sarà resa bianca come la neve”. Re Salomone mostra invece la scritta: “Qui me invenerit inveniet vitam et hauriet salutem a Domino” “Chi trova me trova la vita e ottiene la salvezza dal Signore”.

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Cappella di S. GiuseppeGli stucchi della cappella realizzati nel 1650 sono attribuiti ad Alessandro Casella (o

ad un suo collaboratore) e comprendono le due statue ai lati dell’altare: S. Rocco (1650) a destra e S. Sebastiano a sinistra. La pala d’altare raffigurante lo Sposalizio delle Vergine è attribuita al pittore fiorentino Luigi Reali e reca l’iscrizione in basso a sinistra “ex devotione Mathei Quadrii et Catherinae eius uxoris”.

Cappella di S. Vincenzo FerreriSopra l’altare si trova una copia a grandezza naturale della tela raffigurante il santo in contemplazione opera di Giuseppe Antonio Petrini (1677-1759) databile attorno a metà del sec. XVIII.Sulle pareti vi sono le tele che raccontano i miracoli del santo, opera di Alessandro Parravicini (1703-1780).

Cappella di S. Francesco da PaolaLa tela originaria dedicata al santo era posta al centro della pala d’altare fino alla seconda guerra mondiale. Poi, essendo ritenuta deteriorata e irrecuperabile, viene sostituita dal dipinto murale di Torildo Conconi nei primi anni ’50 del 1900.Il pittore Alessandro Parravicini di Milano, nipote del Gianolo, dipinge nel 1752 le due tele sulla pareti laterali: a sinistra raffigurante il miracolo della trota, a destra il santo con il re di Napoli Ferrante.

Lo stemma dei Quadrio compare nello sfondo della tela. Risale forse al 1650 in occasione delle nozze di Matteo e Caterina Quadrio.

Cappella di S. Francesco d’AssisiGli stucchi, realizzati nel 1640, sono attribuiti ad Alessandro Casella e comprendono le due statue ai lati dell’altare: S. Chiara a destra e S. Bernardino a sinistra, fondatore della confraternita dei Disciplini della Beata Vergine.

Saggio stratigrafico del 2016

Saggio stratigrafico del 2016

Saggio stratigrafico del 2016

Saggio stratigrafico del 2016

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Volta della navataLa navata è divisa in tre campate, pressochè uguali come dimensioni, coperte da tre volte a vela senza costolature o unghiature che lasciano così ampio spazio all’intervento pittorico che si sviluppa in tre medaglioni con gli sfondati del cielo a colori vivacissimi.

La decorazione pittorica ad affresco, con rifacimento dell’intonaco, viene affidata molto più tardi, nel 1767, a Cesare Ligari (1716-1770) per la parte figurativa dei medaglioni centrali e a Giuseppe Coduri (1720-1802) per le quadrature architettoniche. Le volte suggeriscono tre acclamazioni

di Maria. La prima partendo dall’ingresso è dedicata alla Madonna della Neve (con i simboli della colomba, del giglio e della neve con la planimetria della chiesa di S. Maria Maggiore su un foglio candido e con l’immagine della nuova chiesa della Madonna della Neve sullo sfondo), la seconda raffigura l’Assunta e la terza

vicino all’arco trionfale rappresenta la Madonna della Verità (con i simboli della luna, dello specchio, della bilancia e del libro).L’opera pittorica del Ligari e del Coduri prosegue senza soluzione di continuità anche nelle lunette semicircolari dipinte attorno alle finestre dove sono

Volta della prima campata con la Madonna della Neve prima del restauro. Volta della seconda campata con l’Assunta prima del restauro.

Volta della prima campata con la Madonna della Neve dopo il restauro. Volta della seconda campata con l’Assunta dopo il restauro.

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rappresentati due angeli attinenti al soggetto del medaglione. Nella lunetta centrale a nord sono ben evidenziate le scritte con le “firme” degli artisti pittori: “Cesar Ligarius pin(xit) 1767” e “Ioseph Codurus dic.(t)us Vignolis com.(ens)is pin(geb)at”.

Volta del presbiterioIl presbiterio è coperto da una volta a botte con l’Assunta con gli angeli musicanti dipinta nell’ultimo quarto del Seicento da Giacomo Parravicini detto il Gianolo.

Fra il 1951 e il 1958 il pittore-restauraore Torildo Conconi, nel contesto di un intervento manutentivo complessivo sulla chiesa, restaura anche le volte sigillando le lesioni e ritoccando la superficie pittorica in più zone degradate e in corrispondenza delle sigillature.

A distanza di tempo si sono resi evidenti i ritocchi pittorici a causa dell’alterazione dei colori utilizzati.

Volta della terza campata con la Madonna della Verità prima del restauro. Volta del presbiterio prima del restauro.

Volta della terza campata con la Madonna della Verità dopo il restauro. Volta del presbiterio dopo il restauro.

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Stucchi del presbiterioLa parte superiore del presbiterio è arricchita da stucchi attribuiti ad Alessandro Casella.La parte superiore della parete di fondo è caratterizzata da una grande apertura a tre specchiature, una serliana, sovrastata

da stucchi: due angeli con i simboli mariani della luna e del sole. In basso, a destra e a sinistra, due angeli con i simboli episcopali e altri due, alla stessa altezza, con simboli analoghi, in corrispondenza dell’arco trionfale.

Il portico L’ampio portico addossato alla facciata poggia su due antiche colonne in pietra trasportate dalla originaria chiesa parrocchiale ed è coperto da volta a vela dipinta. Costruito nel 1670 viene decorato con motivi geometrici e vegetali dal sondriese Giovanni Pedranzini circa un secolo dopo: sopra l’arcata sud si legge infatti la data 1776 con il nome dell’autore. Il ricco portale di ingresso, in marmo policromo lavorato con timpano spezzato curvilineo, viene costruito nel 1774 e probabilmente dello stesso periodo è l’elegante cancello ad arco sagomato davanti al portone di ingresso.

a destra: il portale in marmo ad est.In basso: volta del portico.

Serliana del presbiterio con stucchi.

Particolari stucchi.

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Stucchi della facciata estLa grande finestra centrale della facciata est è attorniata da tre nicchie, ciascuna con una statua in stucco, attribuite a Alessandro Casella. In quella superiore è posta una grande Madonna incoronata con Bambino ai piedi della quale sono tre piccole teste di angeli, mentre ai due lati in quella di destra vi è la statua di S. Andrea e in quella di sinistra la statua di S. Carlo Borromeo.

Il progetto di restauroNel 2016 è stato redatto dall’architetto Aurelio Benetti un progetto generale di restauro che interessa tutta la chiesa e il campanile (importo dei soli lavori: euro 566.423,61) dal quale è stato stralciato il progetto del primo lotto di lavori (importo complessivo per lavori e spese generali: € 385.738,76) per il quale sono state chieste le necessarie autorizzazioni e i relativi contributi economici. Sono stati ottenuti rilevanti contributi dal Fondo di Rotazione della Regione 2016 e dalla Fondazione Pro Valtellina - Cariplo (Fondi Emblematici Minori) che, uniti ai fondi della parrocchia, hanno consentito di eseguire alcuni importanti lavori del primo lotto sotto la direzione dell’arch. Aurelio Benetti e con la supervisione della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio nelle persone degli architetti Silvia Zanzani, Claudia Zanlungo e del Soprintendente Luca Rinaldi.

Si sono rimandati i previsti lavori di restauro delle due cappelle laterali e del pavimento in quanto è stato maggiore del previstol’onere per il restauro delle volta della navata.

PonteggiImpresa Edil-Piemme sas di Grosio (SO)

Interventi ediliziImpresa Edilerre srl di Mazzo (SO) -impresa Scamozzi di Piateda (SO).• Realizzazione dell’intera intercapedine

ventilata esterna di areazione comprendente la foratura delle murature tramite carotaggi passanti eseguiti dall’interno per favorire il risanamento dall’umidità di risalita nella parte inferiore dei muri perimetrali su tutti i lati delle chiesa e contestuale abbassamento del livello del terreno sugli stessi lati laddove questo è superiore alla quota del pavimento interno (nord, ovest, sud),

PIANTA

Statue in stucco diMadonna con Bambino,Sant’Andrea e San Carlo Borromeo.

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PoRTICoStato di conservazione

Le decorazioni che rivestono i pospettii, la volta e la parete che definisce l’ingresso principale sono opera di Giovanni Pedranzini di Sondrio che le eseguì nel 1776.Le condizioni ambientali hanno particolarmente influito sullo stato di conservazione degli intonaci dipinti dei tre prospetti come anche su quelli della volta. Omogeneo era il deposito di particellato atmosferico che attutiva la percezione cromatica.Erano presenti distacchi pronunciati dell’intonaco dal supporto, in corrispondenza delle lesioni. Le concause del degrado hanno impoverito la struttura dell’intonaco esterno, le azioni chimiche e fisiche hanno esercitato dilatazioni sino al sollevamento dal supporto. Diffuso era il fenomeno di decoesione superficiale che ha reso pulverulento il film pittorico sino alla sua scomparsa nelle superfici maggiormente esposte agli agenti atmosferici.

Intervento di conservazione

Cornicione

Rimozione con pennello dei depositi superficiali incoerenti e a bisturi delle sovrapposizioni pittoriche e malte effettuate negli anni ottanta del Novecento. Successivamente la superficie è stata pulita con soluzione satura di carbonato d’ammonio seguita da un accurato

lavaggio con tamponature di acqua demineralizzata. Questa operazione ha consentito con un accurato lavaggio l’eliminazione dei depositi superficiali e dei sali solubili.Sono state rimosse le malte incongrue presenti sugli elementi decorativi; le lacune dell’intonaco sono state ricostruite a livello con uno strato di fondo a base di malta di calce idraulica e sabbia a media granulometria e uno strato di finitura con malta di grassello stagionato, sabbia fine e polvere di marmo Botticino.La puntuale ripresa pittorica delle lacune con pigmenti naturali stemperati nell’acqua di calce ha ricreato continuità cromatica alla materia.

Prospetti

I depositi superficiali di particellato atmosferico sono stati rimossi mediante pennello. Gli intonaci sono stati sottoposti ad uno scrupoloso intervento di pulitura mediante la stesura di soluzione satura di carbonato d’ammonio mediante la predisposizione di un foglio di carta giapponese. Il passaggio di una spugna naturale imbibita di acqua demineralizzata ha favorito l’asportazione dei sali solubili migrati in superficie ed ha evitato un’azione meccanica sul film pittorico già indebolito dal degrado. Terminata la pulitura si è provveduto al consolidamento dei distacchi dell’intonaco dal supporto. Ove vi erano distacchi pronunciati, si è predisposta una velinatura della superficie con garza di cotone fissata con ciclododecano. Completata la

l’intervento di conservazione

esecuzioine di intonaci macroporosi sulla parte basale delle pareti e riordino, ove occorrente, dell’area a verde attrezzata esterna con sostituzione del marciapiede preesistente con altro in acciottolato.

• Riordino del sistema di raccolta e smaltimento dell’acqua piovana.

Intervento di conservazioneCooperativa per il Restauro di Milano direttore tecnico di cantiere Simonetta Offredicoordinatore di cantiere Giorgio Baruta

• Restauro della volta della navata (tre campate con volte a vela) e del presbiterio (volta a botte) pulitura dei dipinti, consolidamento dei distacchi dell’intonaco, stuccatura e ripresa pittorica

• Restauro del portico di ingresso pulitura, consolidamento distacchi dell’intonaco compresi quelli in corrispondenza delle lesioni diffuse nella volta. Stuccatura delle lacune e ripresa pittorica.

• Restauro conservativo della facciata principale rimozione delle malte

incongrue e degli strati pittorici applicati nel corso del secolo scorso. Integrazione delle lacune dell’intonaco e tinteggiatura.

• Restauro delle tre statue in stuccoTrattamento biocida, pulitura, consolidamento.

• Restauro dei pinnacoli esistenti sopra la linea di copertura

Trattamento biocida e pulitura.

Rinnovo dell’impianto di riscaldamento ad aria esistente.Impresa Rovedatti Omar di Piateda (SO).

Revisione dell’attuale impianto elettrico.Impresa Tampini Giorgio di Tresivio (SO).

Progettista degli impianti: ing. Giorgio Micheletti di Piateda (So).

Scossalina mobile in acciaio, nell’intercapedine di ventilazione, per allontanare l’acqua piovana dalle murature

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Intervento di conservazione

Statue: Madonna col Bambino, S. Carlo e S. Andrea.

Innanzitutto si è proceduto con il trattamento dei manufatti con biocida; trascorsi i tempi di reazione del prodotto applicato,, le statue sono state accuratamente lavate con acqua e spazzolini di setola.II colore bianco/grigio di natura sintetica è stato rimosso per mezzo di bisturi; la pulitura è stata completata mediante acqua demineralizzata vaporizzata utilizzando sempre spazzolini di setola per rimuovere accuratamente i residui superficiali coerenti e incoerenti.Le piccole integrazioni incongrue sono state rimosse con martello e scalpello; ove si sono evidenziate fessurazioni profonde e in presenza di distacchi degli elementi plastici, si è iniettata resina epossidica bicomponente fino a completo risarcimento delle discontinuità. Le mancanze sono state colmate mediante una prima stesura di malta di calce idraulica e aggregati di media granulometria, completata da uno strato di malta a base di grassello di calce stagionato, sabbia fine, polveri di marmo Botticino e nero bardiglio. La malta di finitura, è stata scelta sulla base di prove preliminari, per garantire un migliore rapporto con l’originale dal punto di vista cromatico nel rispetto delle caratteristiche materiali del manufatto.

Intonaci e cornici

La rimozione della tinteggiatura di natura sintetica è avvenuta mediante l’applicazione di sverniciatore steso sulla superficie a pennello e terminata la reazione gelificante, con spatola di

metallo. L’operazione ha interessato le campiture, il cornicione e le lesene e ha riportato in luce la disomogeneità dell’intonaco che presentava pochi brani originali superstiti. Sul fronte infatti, si sono succeduti diversi momenti manutentivi che hanno compromesso irrimediabilmente l’intonaco originale.Le lacune e le abrasioni sono state risarcite mediante malta di calce idraulica naturale e aggregati lapidei. Si è poi proceduto con una velatura generalizzata con colori silicati minerali. La tonalità è stata scelta sulla base di campionature con riferimento gli esigui brani di intonaco originale riemersi dopo la pulitura. La croce posta a coronamento del timpano in cemento decorativo è stata pulita con acqua e con lo stessa metodologia sono stati interessati i due vasi in pietra di Tresivio con fiamma in rame posti ai lati.

STuCChI Stato di conservazione

Il restauro ha interessato gli stucchi dell’arcone e del presbiterio (finestra serliana sopra l’altare maggiore e quattro angeli a tutto tondo posti ad ogni angolo del cornicione d’imposta della volta). L’opera è unitaria dal punto di vista stilistico e materiale. Il plasticatore ha realizzato in situ i manufatti utilizzando per la formulazione delle statue un’anima in pietra locale, legata da malta di calce e sabbia a grossa granulometria. Sul retro sono evidenti gli elementi in metallo e le corde in canapa utilizzati come ancoraggio del manufatto alla volta. A completamento, sulla malta di corpo è stata stesa la finitura in stucco

polimerizzazione del fissativo, si è proceduto all’iniezione graduale di malta con caratteristiche idrauliche per mezzo di siringhe. Gli intonaci decoesi sono stati imbibiti sino a rifiuto con consolidante a base di nanosilici. Le ampie ed estese lacune sono state colmate mediante la stesura di malta di grassello di calce, sabbia, polveri di marmo Botticino e giallo mori.Le piccole lacune e le abrasioni pittoriche sono state colmate con colori ad acquarello. L’intervento estetico è stato limitato alla riequilibra tura delle campiture di fondo in quanto la perdita della materia pittorica piuttosto consistente sulle parti più esposte agli agenti atmosferici, avrebbe richiesto la ricostruzione dei passaggi tonali del finto marmo policromo, non previsto dal progetto conservativo.

Volta

Rimosso il particellato atmosferico incoerente mediante pennello, la pulitura è stata affrontata in modo omogeneo mediante la stesura di soluzione satura di carbonato d’ammonio, previa stesura di carta giapponese. Le stuccature di lacune e fessurazioni sono state eseguite mediante malta di grassello di calce, sabbia e polvere di marmo Botticino.Le superfici che presentavano decoesione della pellicola pittorica sono state consolidate mediante l’applicazione di prodotto a base di nanosilici. Ove vi era perdita dello strato pittorico e la lettura della decorazione risultava interrotta, per ridare omogeneità alla composizione, si è proceduto alla ripresa a tono con pigmenti naturali stemperati in acqua di calce.

FACCIATAStato di conservazione

Le tre statue Madonna col Bambino, S. Carlo e S. Andrea furono messe in opera al completamento del fronte. Sono in stucco forte: struttura in muratura e malta di calce e sabbia, per l’anima della composizione; il plasticatore ha poi proseguito la modellazione con uno strato di intonaco di rivestimento sino al completamento con la finitura levigata di calce ed aggregati finissimi.Emerge la padronanza del plasticatore nella resa dei dettagli fisionomici, dei panneggi, di quelli liturgici del di S. Carlo, ma soprattutto l’imponenza dei corpi che si protendono verso l’esterno della nicchia.Dall’analisi visiva si riscontravano sui manufatti diversificati fenomeni di degrado dovuti agli agenti atmosferici: acqua e azione eolica. Questi fenomeni hanno innescato processi di disgregazione del materiale, a tratti particolarmente gravi.In precedenti restauri furono applicate malte incongrue che in alcuni punti avevano perso la loro funzione sigillante. Nell’ultimo intervento di manutenzione della facciata, anche le statue non furono risparmiate nella stesura di un colore bianco/grigio di natura sintetica, tinta che mostrava diffusi sollevamenti. Nelle parti particolarmente esposte agli agenti atmosferici e al ristagno di acqua vi era anche un non trascurabile biodeterioramento: muschi e colonie algali che si erano insinuate nel substrato, habitat ideale per la proliferazione di queste specie.

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campate, con fessurazioni profonde - soprattutto in chiave - e un’evidente slittamento della struttura verso il lato meridionale della chiesa. Le fessurazioni furono stuccate dal Conconi con un impasto di calce, colla organica e aggregati ben pressati all’interno della fessura, ma anche debordanti sulla superficie dell’intonaco originale. Successivamente cercò di ritoccare le stuccature con pigmenti che si sono alterati cromaticamente, interferendo con i valori spaziali e volumetrici delle composizioni.Indistintamente si ravvisava sulle opere figurative come sulle quadrature una grande quantità di riprese pittoriche e di estesi rifacimenti eseguiti su stuccature manutentive e su zone degradatesi in seguito a infiltrazioni d’acqua dalla copertura.In prossimità delle finestre come nei pennacchi delle volte, il degrado aveva causato la perdita della materia pittorica. Si sopperì dal punto di vista estetico attraverso risarcimenti pittorici, che poiché alteratesi creavano una dicotomia percepibile soprattutto a distanza ravvicinata. La presenza di queste ridipinture estese e coprenti, modificava in modo sostanziale l’aspetto materico ed estetico dell’opera.In alcune zone in corrispondenza dei rifacimenti,

accuratamente levigata e lucidata.I manufatti risultavano integri, non erano evidenti fenomeni di degrado che avevano alterato la materia. Gli stucchi, durante i restauri che interessarono tutto l’interno della chiesa effettuati dal Conconi nel 1951-55, furono tinteggiati con terra d’ombra che ne ha occultato la percezione cromatica e materica.

Intervento di conservazione

I depositi incoerenti sono stati aspirati e veicolati con pennello. La tinteggiatura è stata rimossa nella prima fase mediante acqua demineralizzata vaporizzata e leggera azione meccanica con spazzolino di setola; laddove risultava maggiormente coerente, si è proceduto con la rimozione a bisturi. Ha completato l’operazione un lavaggio con acqua demineralizzata.Le stuccature sono state eseguite con malta di grassello di calce, sabbia e polvere di marmo Botticino e Carrara.

DIPINTI MuRALI INTERNIStato di conservazioneIl restauro ha interessato i dipinti murali di volte e lunette dell’aula e del presbiterio, del fronte dell’arcone e della controfacciata.Anche’essi furono interessati dalla campagna di restauri ad opera del Conconi avvenuta nel 1951-55. I depositi di particellato atmosferico depositatisi sulle superfici impedivano di riconoscere i confini esatti delle ridipinture ormai alteratesi in modo disomogeneo rispetto alla pittura originale.Infatti le ridipinture e gli ampi rifacimenti soprattutto in prossimità delle finestre dell’aula, non consentivano di valutare l’estensione e la consistenza reali delle lacune in quanto debordavano in modo irregolare sull’originale.I distacchi dell’intonaco dal supporto presenti in prossimità delle fessurazioni e ricostruzioni, sono da imputarsi a fenomeni di dissesto strutturale: movimenti di assestamento del terreno a valle,

hanno causato un parziale cedimento con formazione di fessurazioni che solcavano la volta estendendosi fino alle finestre, indistintamente su ogni campata.Questi fenomeni strutturali interessavano anche gli archi che scandiscono le

La pulitura degli stucchi con bisturi.

Stato di conservazione.

La pulitura e la stuccatura.

La ripresa pittorica.

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Terminata questa prima fase della pulitura, è stato opportuno riflettere sul proseguimento nell’asportazione o nella conservazione degli ampi rifacimenti manutentivi, soprattutto in corrispondenza delle finestre dell’aula. La loro rimozione avrebbe inciso notevolmente sul risultato estetico in

vi erano evidenti fenomeni di degrado causati soprattutto dalla condensa ambientale e identificabili dalla formazione di efflorescenze saline.

Intervento di conservazioneDopo una serie di prove comparate, la pulitura dei dipinti è stata eseguita con la metodologia ampiamente sperimentata su questo tipo di manufatti: applicazione sulla superficie di carbonato d’ammonio in soluzione acquosa satura, previa interposizione di un foglio di carta giapponese. Naturalmente questa operazione ha subito delle variazioni in corso d’opera, riferite ai tempi di permanenza della soluzione in presenza delle ridipinture.La pulitura, si è presentata particolarmente difficoltosa in corrispondenza delle stuccature messe in opera nell’ultimo restauro, che hanno necessitato un’applicazione ad impacco della soluzione. Ciò ha permesso la rimozione delle stuccature superficiali ammorbiditesi mediante una calibrata azione meccanica con bisturi, evitando di compromettere la superficie pittorica limitrofa. Le parti più profonde sono state invece rimosse mediante scalpello sottile e martello.

quanto si sarebbero formate ampie lacune da colmare soprattutto in prossimità dell’opera del quadraturista. In accordo con la Soprintendenza e la Direzione lavori si è optato per la scelta conservativa per poi procedere ad un intervento di “raccordo cromatico” rispetto alla superficie originale, riequilibrando le parti dissonanti e consentendo così il recupero di volumi e profondità spaziali. Le piccole lacune superficiali, sono state stuccate con malta di grassello di calce, sabbia di fiume, polveri di marmo Botticino e Carrara.In corrispondenza delle fessurazioni, si è proceduto con una stuccatura in profondità con malta di arriccio a base di grassello di calce e sabbia a media granulometria, fissando contestualmente le cannule in pvc predisposte per il consolidamento dei distacchi dell’intonaco

mediante iniezioni di malta specifica per il restauro di affreschi.Dopo il consolidamento è stata ultimata la stuccatura delle fessurazioni con malta di grassello di calce, sabbia, polvere di marmo Botticino e Carrara.Il restauro pittorico ha interessato una alta percentuale della superficie dipinta. Oltre alle zone ridipinte che hanno richiesto un intervento di reintegrazione piuttosto ampio utilizzando pigmenti minerali stemperati in acqua di calce, si è proceduto nella ripresa di stuccature e all’abbassamento di tono a velatura con colori ad acquarello di piccole lacune diffuse come anche di quelle estese causate dalla solfatazione.

Stato di conservazione. La stuccatura delle fessure e la predisposizione al consolidamento dei distacchi dell’intonaco.

Dopo la ripresa pittorica.

La rimozione delle malte incongrue con bisturi. Il consolidamento dei distacchi dell’intonaco.

Tutte le foto sono di Aurelio Benetti tranne quelle di pagina 8-9-10-11 che sono di Andrea Basci e quelli delle pagine 20-21-22-23 che sono della Cooperativa per il Restauro.

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Cooperativa per il Restauro

Progetto1 26-06-2007 9:51 Pagina 1

Parrocchia dei Santi Giacomo e andrea

di chiuro

Largo Valorsa, 4 - Tel. 0342 [email protected]

IBAN: IT87H0521652130000000003874

Fondo di Rotazione Cultura 2016

Fondi emblematici minori