SANT’ANGELA E LA BIBBIA GIUSEPPE SCIMÈ · se quella anima fusse per qualche peccato nelle pene...

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SANT’ANGELA E LA BIBBIA GIUSEPPE SCIMÈ Con il presente contributo vorrei incominciare a mostrare il carattere di biblicità degli scritti di Angela: la Regola, i Ricordi e il Testamento 1 . Tale biblicità è presente non solo nelle citazioni esplicite della Sacra scrittura, ma anche e soprattutto nelle allusioni continue a essa: il linguaggio di Angela appare di fatto impregnato di parole, espressioni, immagini e categorie di origine biblica. Su questo aspetto sono veramente pochi e parziali i contributi finora pubblicati 2 . 1. Elementi della struttura letteraria della Regola . Nel testo del codice trivulziano della Regola troviamo una struttura letteraria che richiama non solo analoghi testi legislativi ecclesiastici ma anche l’epistolario paolino: all’inizio l’invocazione del Nome («Nel nome della beata et individua Trinitade») 3 , poi un Prologo («Prologo sopra la vita de virgine, novamente principiata, che per nome si chiama Compagnia di Santa Orsola») 4 , poi un saluto nel quale si indica il destinatario dello scritto («Alle dilette figlie et sorelle dela Compagnia de Sant’Orsola») 5 . Il Prologo o proemio occupa la prima parte del testo, e ne costituisce una sorta di introduzione. Seguono undici capitoli, che rappresentano il corpo fondamentale dello scritto e terminano con un paragrafo conclusivo: «Quando qualch’una sarà morta, all’hora tutte le altre la voglian compagnare alla sepoltura, andando a due a due, con carità et con una candela in mano per una. Et che saprà leggere, dica l’Officio da morti; et chi non saprà lezzere, dica trentatre Pater Noster et tante Ave Maria, acciò che, se quella anima fusse per qualche peccato nelle pene del purgatorio, il nostro dolce et benigno sposo Giesù Christo la cave da quelle pene, et la conduca alla gloria celeste con le altre vergini, incoronata di quella aurea et chiarissima virginal corona» 6 . In esso, se da una parte si continua e prolunga il cap. XI 1 In tutto il contributo utilizzo per gli scritti di Angela i testi riportati nell’appendice documentaria di L. MARIANI - E. TAROLLI - M. SEYNAEVE, Angela Merici. Contributo per una biografia, Pres. di M. Marcocchi, intr. di C. Cairns, Milano, Àncora, 1986. In particolare: La Regola (= R), pp. 491-506; I Ricordi (= Rc), pp. 507-512; Il Testamento (= T), pp. 512-517. Il primo numero (romano) indica il numero del cap. per la R., del ricordo per Rc, del legato per T. Il secondo numero (arabo) indica la pagina dell’ed. MARIANI - RAROLLI - SEYNAEVE. Se non si aggiunge altra precisazione, il testo della R è quello del codice trivulziano. 2 Vedi B. DASSA, La fondazione di S. Angela Merici come prima forma di vita consacrata a Dio nel mondo, Pres. di P. J. Beyer, Milano - Brescia, Àncora - Pavoniana, 1967, pp. 127-160, il quale, commentando la Regola, riporta le più importanti ed evidenti citazioni bibliche presenti nel testo. Inoltre D. CASTENETTO, «La spiritualità di Angela Merici», in Angela Merici. Vita della Chiesa e spiritualità nella prima metà del Cinquecento. Convegno di studi storici (Mascalucia 21-22 luglio 1997), a cura di C. NARO, [Studi del Centro “A. Cammarata” 27], Caltanissetta-Roma, Sciascia, 1998, pp. 107-136, la quale segnala alcune citazioni bibliche riportate nella Regola, nei Ricordi e nel Testamento. 3 R, Prologo (= Pr), 491. 4 R, Pr, 491. 5 R, Pr, 491. 6 R, XI, 506.

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SANT’ANGELA E LA BIBBIA GIUSEPPE SCIMÈ

Con il presente cont rib uto vor rei inco mi n cia re a most r a re il ca r at te re di biblici t à degli scri t t i di A n gela: la Regola, i Ricordi e il Testamento 1. Tale biblici t à è presente non solo nelle cit azioni esplici te della Sac r a scri t t u r a , m a a nc he e soprat t u t to nelle all usioni contin ue a essa: il ling u a g gio di An gel a appa re di fat to i mp reg n ato di pa role, espressioni, i m m a gi ni e categorie di origine biblica .

Su questo aspetto sono ve r a me nte poch i e pa rziali i cont rib ut i fino r a pubblicat i 2. 1. Ele men t i della stru t t u ra le t tera ri a della Regola .

Nel testo del codice t r i v u lziano della Regola t ro v i a mo u n a st r u t t u r a letter a ri a c he ric hia m a non solo an aloghi testi legisla ti vi ecclesiastici m a a nc he l’epistola rio paolino: all’inizio l’in vocazione del No me («Nel no me dell a beat a et indi v id u a T rin it ade»)3, poi un Prologo («Prologo sopra la vi t a de v i r g i ne , no v a m e nte principia t a , c he per no me si chia m a Co mpa g ni a di Sa nt a Orsola»)4, poi un sal uto nel quale si indica il destinat a rio dello scri t to («Alle dilet te figlie et sorelle dela Co mp a g nia de Sant’O rsola»)5. Il Prologo o proemio occ up a la pri m a pa rte del testo, e ne costit u isce u n a sort a di in t roduzione. Seg uono u ndici capitoli, c he r appresent a no il corpo fonda me n t a le dello scri t to e ter m i n a n o con un pa r a g r afo concl usi vo: «Qu a ndo qualc h’ u n a sa r à mort a , all’hor a t ut te le alt re la voglia n co mpa g n a re alla sepolt u r a , anda ndo a due a due, con ca rit à et con u n a ca n dela in m a no per u n a . Et che sapr à legge re , dica l’Officio da morti; et c hi non sapr à lezzere, dica t rent at re Pater Noster et t ante A ve Ma ria , acciò che , se quella a ni m a fusse per qualc he peccato nelle pene del pu r g a torio, il nost ro dolce et benig no sposo Giesù C h risto la ca v e da quelle pene, et la conduc a all a g loria celeste con le alt re ve r gi n i, incoronat a di quella a u re a et chia rissi m a v i r g i n a l corona» 6. In esso, se da un a pa rte si contin u a e prolu n g a il cap. XI 1 In tutto il contributo utilizzo per gli scritti di Angela i testi riportati nell’appendice documentaria di L. MARIANI - E. TAROLLI - M. SEYNAEVE, Angela Merici. Contributo per una biografia, Pres. di M. Marcocchi, intr. di C. Cairns, Milano, Àncora, 1986. In particolare: La Regola (= R), pp. 491-506; I Ricordi (= Rc), pp. 507-512; Il Testamento (= T), pp. 512-517. Il primo numero (romano) indica il numero del cap. per la R., del ricordo per Rc, del legato per T. Il secondo numero (arabo) indica la pagina dell’ed. MARIANI - RAROLLI - SEYNAEVE. Se non si aggiunge altra precisazione, il testo della R è quello del codice trivulziano. 2 Vedi B. DASSA, La fondazione di S. Angela Merici come prima forma di vita consacrata a Dio nel mondo, Pres. di P. J. Beyer, Milano - Brescia, Àncora - Pavoniana, 1967, pp. 127-160, il quale, commentando la Regola, riporta le più importanti ed evidenti citazioni bibliche presenti nel testo. Inoltre D. CASTENETTO, «La spiritualità di Angela Merici», in Angela Merici. Vita della Chiesa e spiritualità nella prima metà del Cinquecento. Convegno di studi storici (Mascalucia 21-22 luglio 1997), a cura di C. NARO, [Studi del Centro “A. Cammarata” 27], Caltanissetta-Roma, Sciascia, 1998, pp. 107-136, la quale segnala alcune citazioni bibliche riportate nella Regola, nei Ricordi e nel Testamento. 3 R, Prologo (= Pr), 491. 4 R, Pr, 491. 5 R, Pr, 491. 6 R, XI, 506.

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sul go ve r no descri v e ndo co me procedere in occasione della morte di u n’orsolin a («Et se la fusse per mori re , v o glie lassare qualc he cosett a all a Co mp a g nia , in segno d’a mo re et ch a rit ade»)7, dall’alt r a si concl ude l’in tero scri t to della Regola in voca ndo nuo v a m e nte il No me («il nost ro dolce et benig no sposo Giesù Ch risto»)8 e au g u r a n do il pre mio fina le riser v a to alle figlie di An gela ri m aste fedeli fino alla fine al ca ris m a della fondat rice («l a ca v e da quelle pene, et la conduc a alla g loria celeste con le alt re ve r gi ni , incoronat a di quella a u rea et chia rissi m a v i r g i n a l corona») 9.

In concl usione, An gela inizia e concl ude la Regola , m a in real t à a nc he i Ricordi e il Testamento, con le stesse for m u le util izzate nell’epistola rio paolino, in voc a ndo il No me e present a n dosi, co me Paolo, «ser v a di Iesu C h risto». 2. Figlie e sorelle.

Nel Prologo, an aloga me nte a qua nto accade nei testi legisla ti v i ecclesiastici antic hi e moder ni , si t ro v a no en u cleati alc u ni fonda me nt a li principi teorici, così co me nelle lettere dell’epistola rio paolino si t ro v a solit a me nte un a pri m a pa rte di ca r at tere teologico fonda me nt a le, cui seg u e poi un a seconda pa rte di t ipo pa renetico.

Possia mo osser v a re anzit ut to l’appella tiv o con c ui A n gela si ri volge preferibil mente ai me m b ri presenti e fu t u ri della su a fondazione: «Alle dilet te figlie et sorelle»10, «figliole et sorelle diret tissi me»11, «sorelle mie, v e essorto»12, «sorelle mie, bisogn a …»13, «sorelle mie, per questo …»14. Tali espressioni ve n gono ribadite negli Arricordi: «Alle sue dilet te figlie e t sorelle»15, «le mie figlie et sorelle nel Sa n g ue di Iesu C h risto ca rissi me»16. La pa rt icola re nat u r a del testo dei Ricordi, ri volt i alle Colonnelle dell a Co mp a g nia , port a A n gela a s vil uppa re il senso fonda me n t ale di m ate r nit à assegn ato alle fig u re di go ve r no del suo ist it uto, c he de ve a ve re e conser v a r e u n ca r a t te re di fa mi glia («se Dio co m m a nd a che se debba honor a re li pad ri et m ad re ca r n ali , t a nto più le spiri t u a le se deno apprezzare»)17, e conseg uente me nte a insistere sull’identi t à delle orsoline co me «figlioline»: «Siate piazze voli et ho m a ne alle vost re figlioline»18; «Sa rete sollicite et v i g il a nte a cog nosser et in tender del depor t a rse delle vost re figliole»19; «Voi

7 R, XI, 506. 8 R, XI, 506. 9 R, XI, 506. 10 R, Pr, 491. 11 R, Pr, 491. 12 R, Pr, 492. 13 R, Pr, 492. 14 R, Pr, 493. 15 Rc, Pr, 507. 16 Rc, I, 507. 17 Rc, III, 509. 18 Rc, II, 207. 19 Rc, IV, 509.

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v i v e t i et deport at i ve così che le vost re figlioline se spechien in voi»20; «al ho r a con bel modo teneti vi a da aldir si mile persona le vost re figlioline»21; «A m a t i le vost re figlioline eg u al me n te»22. Infine, nel Testamento , pa rt icola r me n t e destin ato alle Mat rone, è enfatizzat a la di me nsione della m a te r nit à spiri t u a le at t r a v e rso appella ti v i che ripr endono i precedenti a r ricc hendoli app u nto del titolo di m ad re: «alla contessa Madon n a Luc recia , m ad re principale»23; «et alle alt re go ve r n a t rici et mad re le nobili m at rone»24; «le m ie cordialissi me nel San g ue di Iesu Ch ri sto sorelle et m ad re honora nde»25; «cordialissi me m ad re et sorelle mie in Iesu Ch risto»26; «h a v e r in mente e t nel core scolpite t ut te le vost re figli uole»27; « met ter ogni st udio et cu r a in fa r c he le vost re figlioline»28; «Qu a nto più voi questo far do vete cerc a queste celeste figliole vost re»29; «sopr a quello che li colonnelli ve riferi r a n no delli deport a me nt i delle vost re figlioline»30; «do ve reti ha v e r c u r a di fa r cong re g a r alle fiade le vost re figlioline»31; «se habbia n a vedere sicco me ca re sorelle»32; «sia te buone et ve re m ad re … secondo che la discretione et a mo r m a t e r no vi detta r à» 33; «e lì t ut te , con t ut t e le vost re figliole, far caldissi m e oratione»34; «do ve sa r a n no le figliole, lì anc or sa r a n no le m ad re»35.

A pa rte il fat to e viden te che A n gela most r a di con cepire il proprio r apporto di m ate r nit à con le sue figlie, e cor rispondente mente quello delle responsabili con le loro figlie, co me conseg ue nza diret t a del rapporto con Gesù Cristo («St ate subdite alle m ad re principali … obedendo alloro, obediret i a mi stessa; obedendo a mi, obedireti a Iesu Ch risto»)36, appa re chia r a l a pro ve nienza biblica dei ter m i ni e dei concet ti util izzati da A n gela con gli appella ti vi figlie e sorelle.

T ut t a la ri ve lazione biblica , dall’ A nt ico al N uo vo Test a me nto, present a i c redenti ebrei e crist ia ni co me figli e fra telli. Per es., figli e fra telli è la ter mi nologia abit u a le at test at a a pa rt i re dal pri mo libro della Bibbia, il libro della Genesi, per indica re gli ebrei, denom i n a t i «figli d’Israele»37, «figli di Giacobbe»38, «f ratelli di Giuseppe»39.

20 Rc, VI, 510. 21 Rc, VII, 511. 22 Rc, VIII, 511. 23 T, Pr, 512. 24 T, Pr, 512. 25 T, Pr, 512. 26 T, I, 513. 27 T, II, 513. 28 T, IV, 514. 29 T, IV, 514. 30 T, VII, 515. 31 T, VIII, 515. 32 T, VIII, 515. 33 T, IX, 515. 34 T, Legato Ultimo, 516. 35 T, Legato Ultimo, 517. 36 R, III, 508. 37 Gen 42,5; 45,21; 46,5.8. Es 1,1.7.9.12.13. 38 Gen 34,7.13.25.27; 35,5.22.26; 46,26; 49,2. 39 Gen 37,2.4.5.8.9.10.11.12.13.14.16.17.23.26.27.30; 42,3.6. Et passim.

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Al cuore dell’in ter a ri ve lazione biblic a c’è la nozione dell’uo mo co me figlio di Dio in qu a nto da lui creato. Nel Nuo vo Test a me nto t ale ri vel azione r a g gi u n ge la su a pienezza di esplicit azione mediante l’a v v e ni me nto di Ges ù Cristo, figlio di Dio, che è ve n u to nel mondo per ri vela re co mplet a me n te e definit i v a m e n te il Padre . Nei Va n geli Gesù pa rla dei suoi discepoli co me figl i di Dio40. Qu a ndo poi si ri volge a loro, oppu re a persone da cu r a re e da c hia m a re al discepolato, li chia m a diret t a me nte figli: «Cora g gio, figlio, t i sono ri messi i peccat i»41; «I discepoli ri m asero st upefat ti a queste sue pa role; m a Gesù riprese: “Figli, co m’è difficile ent r a re nel regno di Dio!”»42. In alt r a ci rcost a nza Gesù è present ato ment re si riv olge ai discepoli con l’appella ti vo pa rt icola r me nte affett uoso di figlioli: «Fig lioli, ancor a per poco sono con voi; v oi mi cerc he rete, m a co me ho già detto a i gi udei, lo dico or a a nc he a voi: do ve v ado io voi non potete veni re»43; o di fanci ulli, ba m bini o rag azzi: «Ges ù disse loro: “Fanci ulli, non a vete n ulla da m a n gia re? ”. Gli risposero: “No”» 44. Nei Va n geli sinottici Gesù incont r a anc he la donn a e mor roissa alla quale si r i volge con l’appella ti vo di figlia: «Gesù, v olt a tosi, la vide e disse: “Cora g gio, figlia , la t u a fede t i ha sal v a t a ”. E in quell’ist a nte la donn a fu sal v a t a» 45.

A n c he il ter mi ne fr a tello o sorella , che nel giud ais mo indica v a il me m b ro del popolo d’Israele e quindi «conn azion ale»46, nei V a n geli si t ro v a a t t rib uito da Gesù ai suoi discepoli47. Tr a i nu m e rosi riferi me nti se mb r a no pa rt icola r me nte significat i v i , in relazione al ling u a g gio e alla ment a lit à presenti negli scrit t i di An gela , i t re seg u enti passi e v a n gelici: «Ment re egli pa rla v a ancor a alla folla, sua m ad re e i suoi fra telli, st a ndo fuori in dispa rte , cerc a v a no di pa rla r g li . Qu alc u no gli disse: “Ecco di fuori t u a m ad re e i t uoi fra telli c he vogliono pa rla r t i ” . Ed egli, rispondendo a chi lo infor m a v a , disse: “C hi è mi a m ad re e chi sono i miei fra telli? ” . Poi stendendo la m a no ve rso i suoi discepoli disse: “Ecco mia m ad re ed ecco i miei fra telli; perc hé chi u nque fa la volont à del Padre mio che è nei cieli, questi è per me f ratello, sorella e m ad re ”» 48; «Ma voi non fa te v i chia m a re “ r abbì ”, perc hé u no solo è il vost ro m aest ro e voi siete t ut ti f ra telli»49; «Rispondendo, il re dir à loro: “In ve ri t à v i dico: ogni volt a c he a vete fa t to queste cose a uno solo di questi miei fra telli più piccoli, l’a vete fat to a me ”» 50. Si de ve al t resì ag gi u n ge re la const at azione del fat to che , secondo i r acconti dei V a n geli della risu r rezione, nel giorno stesso della risu r rezione Gesù se mb r a solennizzare il t itolo di fra telli assegn ato ai suoi discepoli: «Allora Gesù disse loro: “Non te mete; andate ad

40 Mt 5,9.45; 7,11; Lc 6,35; 11,13; 20,36; Gv 1,12; 12,36. 41 Mt 9,2; Mc 2,5. 42 Mc 10,24. 43 Gv 13,33. 44 Gv 21,5. 45 Mt 9,22; Mc 5,34; Lc 8,48. 46 Cf. «Fratello, prossimo», Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento, in L. COENEN, E. BEYREUTHER - H. BIETENHARD (edd.), Bologna, EDB4, 1991, p. 721. 47 Cf. Mt 5,22-24.47; 7,3-5; 18,15.21. 48 Mt 12,46-50. Cf. Mc 3,31-35; Lc 8,19-21. 49 Mt 23,8. 50 Mt 25,40.

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a n n u nzia re ai miei f ra telli che v ada no in Galilea e là mi ved r a n no”» 51; «Gesù le disse: “Non mi t r a t tene re, perc h é non sono ancor a salito al Padre; m a v à dai miei fra telli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vost ro, Dio mio e Dio vost ro”» 52.

L’uso di ri volge rsi ai propri discepoli com e figli e fra telli è special me nt e a t test ato nell’epistola rio paolino. An gela, a nc he e ve nt u al me nte senza accor ge rsene, concepisce il proprio rappor to con i me m b ri del suo ist it uto esat t a me nte co me l’apostolo Paolo vi v e e descri ve le sue relazioni con i suoi discepoli.

Si rileg g a al rig u a rdo un a pri m a serie di testi paolini , che espri mono i ter mi ni che A n gela fa propri nei suoi scri t t i, la funzione pater n a e m ate r n a esercit a t a da Paolo ve rso i destinat a ri delle sue lettere:

«Non per fa r v i ve r gogn a re vi scri vo queste cose, m a per a m moni r v i , co m e figli miei ca rissi mi. Pot reste infatt i a v e r e anc he dieci mil a pedagog hi i n Cristo, m a non certo molti padri, perc hé sono io che vi ho gene r ato in Cristo Gesù, mediante il v a n gelo. Vi esorto dunque, fate vi miei i mit atori! Pe r questo appu n to vi ho m a ndato Ti moteo, mio figlio diletto e fedele ne l Signore: egli v i ric hia me r à alla me mo ria le vie che vi ho indicato in Cristo, co me inseg no dappert u t to in ogni Chiesa»53; «La nost r a bocca v i ha pa rl a to fra n c a me nte , Corinzi, e il nost ro cuore si è t ut to aperto per voi. Non siete da v v e ro allo st ret to in noi; è nei vost ri cuor i in vece che siete allo st ret to. Io par lo co me a figli: rendeteci il cont r acc a m bio, aprite anc he voi il vost ro c uore!»54; «Ecco, è la terza volt a c he sto per veni r e da voi, e non vi sa rò di peso, perc hé non cerco i vost ri beni , m a voi. Infat t i non spett a ai figli met tere da pa rte per i genitori, m a ai genitori per i fig li. Per conto mio mi prodig he rò v olentieri , anzi consu me rò me stesso per le vost re ani me. Se io vi a mo pi ù intensa me nte , do v rei essere ria m a to di m eno?»55; «È bello in vece essere circondati di prem u re nel bene se mp re e non solo qua ndo io mi t ro vo presso di voi, figli miei, c he io di n uo vo pa rtorisco nel dolore finc hé non sia for m a to Cristo in v oi! Vor rei essere vicino a voi in questo mo me nto e poter ca m bia re il tono della mi a voce, perc hé non so cosa fare a vost ro rig u a rdo»56; «Fate vi du nque i mit atori di Dio, quali fig li ca rissi mi, e ca m m i n a te nell a ca ri t à , nel modo che anc he Cristo vi h a am a to e ha dato se stesso per noi , offrendosi a Dio in sac rificio di soa ve odore»57; «Figli, obbedite ai vost ri genitori nel Sig nore , perc hé questo è giusto. Onor a t uo padre e t u a m ad re: è questo il pri mo co m a nda me nto associato a u n a pro messa: perc hé t u sia felice e goda di un a vi t a l u n g a sopra la ter r a . E voi ,

51 Mt 28,10. 52 Gv 20,17. Cf. anche Gv 21,23. 53 1 Cor 4,14-17. 54 2 Cor 6,11-13. 55 2 Cor 12,14-15. 56 Gal 4,18-20. 57 Ef 5,1-2.

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padri , non inasprite i vost ri figli, m a a lle v a teli nell’educ azione e nell a disciplina del Signore» 58; «Voi, figli, obbedite ai genitori in t ut to; ciò è gr adito al Sig nore. Voi, padri , non esasper ate i vost ri figli, perc hé non si scora g gino»59; «In vece sia mo st ati a mo re voli in mezzo a voi co me un a m ad re n u t re e h a c u r a delle proprie creat u re. Così affezion at i a voi, a v re m mo desiderato da r v i non solo il v a n gelo di Dio, m a la nost r a stessa vi t a , perc hé ci siete di ve nt at i ca ri»60; «Paolo, apostolo di Cristo Gesù, per co m a ndo di Dio nost ro sal v a tore e di Cristo Gesù nost r a spera nza , a Ti moteo, m io ve ro figlio nella fede: gr azia , m isericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Sig nore nost ro»61; «Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volont à di Dio, per an n u nzia re l a pro messa della vi t a in Cristo Gesù, al diletto figlio Ti moteo: gr azia , m isericordia e pace da pa rte di Dio Padre e di Cristo Gesù Sig nore nost ro»62; «A Tito, mio ve ro figlio nella fede co m u ne: gr azia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nost ro sal v a tore» 63.

Se poi ci soffer m i a mo sull’appella ti vo di fra tello o sorella , logica me n t e con nesso a quello appen a ve rif icato di figli, possia mo riprendere u n a second a serie di testi paolini assai sign ificat i v a . Se Angela non cit a esplicit a me nte e cosciente me nte t ali testi, v i allude con u n a nat u r a lezza e se mplici t à disa r m a n t i:

«Vi esorto du nque, f ra telli, per la misericordia di Dio, ad offri re i vost r i corpi co me sac rificio vi ve n te, santo e gr a dito a Dio; è questo il vost ro c ul to spiri t u a le. Non confor m a te v i alla m ent a lit à di questo secolo, m a t r asfor m a te v i rin no v a ndo la vost r a me nt e, per poter discer ne re la volont à di Dio, ciò che è buono, a l ui g r adito e perfet to»64; «Vi esorto pert a nto, fra telli, pe r il no me del Signore nost ro Gesù Cristo, ad essere t ut t i u n a ni m i nel pa rla re, perc hé non vi sia no di v isioni t r a voi, m a siate in perfet t a u nione di pensiero e d’intent i»65; «Perciò, fra telli miei ca rissi mi, ri m a nete sa ldi e ir re mo v ibili, prodig a ndo v i se mp re nell’oper a del Signore , sapendo ch e la vost r a fa tica non è v a n a ne l Signore»66; «Vi sal ut a no i fra telli t ut t i. Sal ut ate v i a vicenda con il bacio santo. Il saluto è di mi a m a no, di Paolo. Il mio a mo r e con t ut t i voi in Cristo Gesù!»67;

58 Ef 6,1-4. 59 Col 3,20-21. 60 1 Ts 2,7-8. Vedi Rc, II, 508: «Siate piazzevole et homane alle vostre figlioline. Et sforzative siché solamente ve moviate per il solo amor de Dio et per il solo zelo delle anime, quando le ammonireti et consigliareti, o le essortareti a qualche bene et le rimovereti da qualche [948v] male. Imperoché più fareti con le charezze et piazzevolezze, che con acerbitade et aspre riprensione». E ancora T, III, 514: «Tertio: pregovi di gratia, vogliate sforzarve de tirarle con amore, et la man soave et dolce, et non imperiosamente, né con asprezza, ma in tutto vogliate esser piazzevole». 61 1 Tm 1,1-2. 62 2 Tm 1,1-2. 63 Tt 1,4. 64 Rm 12,1-2. 65 1 Cor 1,10. 66 1 Cor 15,58.

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«Desidero che a nc he voi sappiate co me sto e ciò che faccio; di t ut to v i infor me r à Tìc hico, fra tello ca rissi mo e fedele minist ro nel Signore . Ve lo m a ndo proprio allo scopo di far v i conoscere mie notizie e per confort a re i v ost ri cuori . Pace ai fra telli, e ca ri t à e fede da pa rte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo. La gr azia sia con tu t t i quelli c he a m a no il Signo re nost ro Gesù Cristo, con a mo re incor r u t t ibile»68; «Perciò, fra telli miei a m at i e t anto desiderat i, mi a gioia e mia coron a , r i m a nete saldi nel Signore così co me a v ete i mpa r ato, a m a ti!»69; «T ut to qua nto mi rig u a rda ve lo riferir à Tìc hico, il ca ro fra tello e minist ro fedele, mio co mpa g no nel ser v izio del Signore , che io m a ndo a voi, perc hé conosciate le nost re condizioni e perc hé rechi conforto ai vost ri cuori . Con lu i ve r r à a nc he Onèsi mo, il fedele e ca ro fra tello, che è dei vost ri . Essi v i infor me r a n no su t ut te le cose di qui»70; «Noi ben sappia mo, f ra telli a m a t i da Dio, che siete st a ti elet t i da l ui» 71; «Rig u a rdo all’a mo re fra te r no, non a vete bisogno che ve ne scri v a ; voi stessi infatti a vete i mpa r ato da Dio ad a m a r v i g li u ni gli alt r i , e questo voi fate v e rso t ut ti i fra telli dell’in ter a Macedonia . Ma vi esortia mo, fra telli, a farlo a ncor a di più e a far v i u n pu nto di onore: vi v e re in pace, a ttendere alle cose vost re e la vo r a re con le vost re m a ni , co me vi abbia mo ordin ato, al fine di cond u r re un a vi t a decorosa di fronte agli est r a nei e di non a ve r bisogno di nessu no»72; «Noi però dobbia mo rendere se mp re g r azie a Dio per voi, fra telli a m a t i da l Signore , perc hé Dio vi h a scelt i co me prim izia per la sal vezza, a tt r a v e rso l’opera san t ifica t rice dello Spiri to e la fede nella ve ri t à , chia m a n do vi a questo con il nost ro v a n gelo, per il possesso della gloria del Signore nost ro Gesù Cristo. Perciò, fra telli, st a te saldi e m a n te nete le t r adizioni che a vet e apprese così dalla nost r a pa rola co me dalla nost r a let ter a . E lo stesso Signore nost ro Gesù Cristo e Dio Padre nost ro, che ci h a a m a t i e ci ha dato, per su a g r azia , u n a consolazione eter n a e un a buona spera nza , conforti i v ost ri cuori e li confer m i in ogni oper a e pa rola di bene»73;

In concl usione all’an a lisi degli appella tiv i figlie e sorelle util izzati da A n gela , se mb r a necessa rio not a re c he an c he u n certo cli m a di affett uosit à c he t r apela al rig u a rdo dai suoi scri t t i (figliole, figlioline, a m a te, ca re , ca rissi me, a mo re m ate r no etc.) si rit ro v a a n cor a nel N uo vo Test a me n to, non solo nel Va n gelo di Gio v a n ni e nelle lettere di Paolo già cit a ti , m a a nc he nell a Pri m a letter a di Gio v a n ni: «Figliolini miei, v i scri vo queste cose perc hé non pecc hiate; m a se qualc u no ha pecc ato, abbia mo un a v voc ato presso il Padre: Gesù Cristo giusto»74; «Sc ri vo a voi, figliolin i , … scri vo a voi, padri , … scri vo

67 1 Cor 16,20-21.24. Vedi Rc, V, 510: «Et quando le visitareti, io vi do sta impresa de salutarle, et tocchargli la mano ancor da mia parte». 68 Ef 6,21-24. 69 Fil 4,1. 70 Col 4,7-9. 71 1 Ts 1,4. 72 1 Ts 4,9-12. 73 2 Ts 2,13-17. 74 1 Gv 2,1.

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a voi, gio v a ni , … ho scri t to a voi, figliolin i , … ho scri t to a voi, padri, … ho scri t to a voi, gio v a ni» 75; «E ora , figliolini , r i m a nete in lu i, perc hé possia mo a v e r fiducia qua ndo appa ri r à e non ven ia mo s ve r gogn at i da lui alla su a v e n u t a» 76. 3. La grazia di Dio.

All’inizio del Prologo An gela dice: «Poi ch e, figliole et sorelle dilet t issi me, Dio vi ha concessa g r atia de sepa r a r v i dalle tenebre de questo misero mondo, et uni r v e insie m a a ser v i r a sua di v i n a Maiest ade, h a v eti da rin g r a tia rlo infinit a me nte» 77. La g r azia concessa da Dio alle figlie e sorelle di An gel a co mport a il do ve re da pa rte loro di rin g r azia rlo senza li mite di te mpo. La con nessione t r a l’in v ito a riconoscere la g r azia rice v u t a da Dio e la consape volezza del do ve r rin g r azia rlo è la stessa c he rit ro vi a mo abit u a l me nte nell’epistola rio paolino. Si legg a per es.: «Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volont à di Dio, e il fra tello Ti moteo, ai sant i e fedeli fra telli in Cristo di mor a n ti in Colossi gr azia a voi e pace da Dio, Padre nost ro! Noi rendia mo contin u a m e n te g r azie a Dio, Padre del Signore nost ro Gesù Cristo, nelle nost re preg hiere per voi, per le notizie rice v u t e della vost r a fede in Cristo Gesù, e della ca ri t à c he a v ete v erso t ut t i i san ti , in vist a dell a spera nza c he vi a t tende nei cieli. Di quest a spera nza voi a vete già udito l’a n n u nzio dalla pa rola di ve ri t à del v a n gelo che è gi u n to a voi, co me pu re in t ut to il mondo fr ut t ifica e si s vil uppa; così anc he f ra voi dal gior no in c ui a v ete ascolt a to e conosciuto la g r azia di Dio nella ve ri t à , c he a vete appres a da Epafr a , nost ro ca ro co mpa g no nel ministero; egli ci supplisce co me u n fedele minist ro di Cristo, e ci h a pu re m a nifest ato il vost ro a more nello Spirito. Perciò anc he noi, da qua ndo abbiamo saputo questo, non cessia mo di prega re per voi, e di c hiedere che abbiat e un a conoscenza piena della s u a v olont à con ogni sapienza e in telligenza spirit u a le, perc hé possia t e co mport a r v i in m a nie r a degn a del Signor e, per piacer gli in t ut to, port a ndo fr ut to in ogni oper a buon a e crescendo nella conoscenza di Dio; rafforzando v i con ogni ener gi a secondo la potenza della sua gloria , per poter essere forti e pazienti in t ut to; rin g r azia ndo con gioia il Padre che ci ha messi in g r ado di pa rtecipa re alla sorte dei santi nella luce . È lui infa tt i che ci ha liber at i dal potere delle teneb re e ci ha t r asferi t i nel reg no del suo Figlio dilet to, pe r opera del qu ale abbia mo la redenzione, la r e missione dei peccat i»78.

La g r azia è descri t t a mediante due azioni compi ute da Dio: egli h a sepa r ato le orsoline dalle tenebre di questo misero mondo e le ha u n ite insie me pe r ser v i rlo. Il ling u a g gio util izzato è biblico. Ent r a m be queste due azioni sono di origine biblica . 4. Separa te dal mondo.

75 1 Gv 2,12-14. 76 1 Gv 2,28. 77 R, Pr, 491. 78 Col 1,1-14.

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Pot r à forse sorprendere c he la pri m a azione at t u at a dalla g r azia di Dio v e rso le figlie e sorelle di An gela sia di sepa r a rle dal mondo, se si pensa che la ca r a t te rist ica pi ù vistosa della Co mpa g nia consiste precisa me nte nel vi v e r e la consac r azione religiosa nel mondo an zic hé t r a le m u r a di un chiost ro. Eppu re, per co mp re ndere adeg u a t a me nte il sig nificato teologico e spiri t u a le di u n certo stile di vi t a consac r at a nel mondo occor re proprio pa rti re dall’in t uizione profonda me n te biblica di Angela . I Va n geli, soprat t u t to il V a n gelo di Gio v a n ni , m a a nc he il resto del N uo vo Test a me nto, util izzano il ter mi ne e il concet to di mondo in senso neg at i vo, co me fa An gela in questo e in al t ri pu nt i dei suoi scri tt i . Il mondo nel Nuo vo Test a me nto, infat ti , è u n si m bolo che ri m a nda diret t a me nte il crist ia no all’Egit to, ter r a dell a schia v i t ù dei padri ebrei. Co me YH WH liber a i gi udei dalle teneb re del misero Egit to per condu rl i alla libert à della ter r a pro messa , così «Dio vi h a concessa g r a t ia de sepa r a r v i dalle teneb re de questo misero mondo, et uni r v e insie m a a ser v i r a sua di v i n a Maiest ade»79. La sepa r azione, perciò, propria me nte no n è dal mondo in senso fisico, do ve le orsoline vi vono la loro consac r azione, m a «dalle tenebre de questo misero mondo», o v v e ro dalla sc hia v it ù del m ale, cioè del peccato e della morte . Leggia mo in proposito alc u ni testi del N uo vo Test a me nto che de vono a ve r ispir ato la f rase di A n gela su c ui stia mo rif let tendo:

«Se foste del mondo, il mondo a me rebbe ciò che è suo; poiché in vece no n siete del mondo, m a io vi ho scelt i dal mo ndo, per questo il mondo v i odia»80; «Io ho dato a loro la t u a pa rola e il mondo li ha odiati perc hé essi non sono del mondo, co me io non sono del mondo. Non c hiedo che t u li tolga dal mo ndo, m a c he li custodisca dal m alig no. Essi non sono del mondo, co me io non sono del mondo»81; «Quindi, co me a ca usa di u n solo uo mo il peccato è ent r ato nel mondo e con il peccato la morte, così anc he la morte ha ra g gi u n to t ut ti gli uo mi ni , perc hé t ut t i ha n no peccato. Fino alla legg e infat ti c’era peccato nel mondo e, anc he se il peccato non può essere i mpu t ato qua ndo m a n c a la leg ge, l a mo r te regnò da Ada mo fino a Mosè anc he su quelli che non a ve v a no peccato con u n a t r asg ressione si mile a quella di Ad a mo, il quale è fig u r a di colu i c he do ve v a ve ni re. Ma il dono di gr azia non è co me la cad ut a: se infat ti pe r la cad ut a di u no solo mori rono t ut ti , molt o di più la gr azia di Dio e il dono concesso in g r azia di un solo uo mo, Gesù Cristo, si sono ri ve rsat i i n abbondanza su t ut ti gli uo mi ni»82; «La pa rola della croce infat ti è stoltezza per quelli ch a v a n no in perdizione , m a per quelli c he si sal v a no, per noi, è potenza di Dio. St a scri t to infat t i: “Dist r u g ge rò la sapienza dei sapienti e an n ullerò l’in telligenza degli in telligenti ” . Do v’è il sapiente? Do v’è il dotto? Do ve m ai il sottile r a gionatore di questo mondo? Non ha forse Dio reso stolt a la sapienza di

79 R, Pr, 491. 80 Gv 15,19. 81 Gv 17,14-16. 82 Rm 5,12-15.

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questo mondo? Poiché , infat ti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con t ut t a la su a sapienza , non ha conosci uto Dio, è piaci uto a Dio di sal v a re i c redenti con la stoltezza della predicazione . E ment re i gi udei c hiedono i m i r a coli e i g reci cerc a no la sapienza , noi predic hia mo Cristo crocifisso, scand alo per i gi udei, stoltezza per i pa g a ni; m a per coloro c he sono c hia m a t i, sia gi udei che g reci, predic hi a mo Cristo potenza di Dio e sapie nza di Dio. Perc hé ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uo mi ni , e ciò c he è debolezza di Dio è più forte degli uo mi ni . Consider ate infat ti la vost r a c hia m a t a , fr a telli: non ci sono t r a voi molti sapienti secondo la ca r ne , non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole pe r confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ig nobile e disprezzato e ciò che è n ulla per ridu r re a n ulla le cose che sono, perc hé nessu n uo mo possa gloria rsi da v a n ti a Dio. Ed è per lu i c he voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è di ve nt ato per noi sapienza , gi ustizia, sant ificazione e redenzione, perc hé , co me st a scri t to: Chi si v a n t a si v a n t i nel Sig nore»83; «Vi ho scri t to nella letter a precedente di non mescola r v i con gli i mp udic h i . Non mi riferi vo però agli i mp udic hi di questo mondo o agli a v a ri , ai lad ri o a g li idolat ri: alt r i me nti do v reste uscire dal mondo! Vi ho scrit to di non m escola r v i con chi si dice fr a tello, ed è i mp udico o a v a ro o idolat r a o m a ldicente o ubriacone o ladro; con questi t ali non do vete nea nc h e m a n gia re insie me» 84; «Abbia mo addirit t u r a rice v u to su di noi la sentenza di morte per i mp a r a r e a non ripor re fiduci a in noi stessi, m a nel Dio che risuscit a i mort i. Da quella morte però egli ci ha liber ato e ci libere r à , per la sper a nza che abbia mo riposto in lu i, che ci liberer à a ncor a , g r azie alla vost r a cooperazione nella preg hie r a per noi, affinc hé per il fa vo re di v i no otten utoci da molte persone, siano rese g r azie per noi da pa rte di molti . Q uesto infat t i è il nost ro v a n to: la testi m onianza della coscienza di esserci co mport at i nel mondo, e pa rticola r me nt e ve rso di voi, con la sant i t à e sincerit à c he ve n gono da Dio»85; «Ecco, io faccio u n alt ro ese mpio: per t ut t o il te mpo che l’erede è fanci ullo, non è per n ulla differente da uno schia v o, pu re essendo padrone di t ut to; m a dipende da t utori e a m m i nist r a tori , fino al ter m i ne st abilito dal pad re . Così anc he noi qua ndo era v a mo fanci ul li, era v a mo co me schia v i degl i ele men ti del mondo. Ma qua ndo ven n e la pienezza del te mpo, Dio m a n dò il suo Figlio, nato da donn a, n ato sotto la leg ge, per riscat t a re coloro che era no sotto la legge , perc hé rice vessi mo l’adozione a figli. E che voi siete figli ne è pro v a il fat to c he Dio ha m a nd ato nei nost ri c uori lo Spirito del suo Figlio c he g rida: Abbà, Padre! Qui ndi non sei più schia vo, m a figlio; e se figlio, sei anc he erede per volont à di Dio. Ma u n te mpo, per la vost r a ignor a nza di Dio, era v a te sotto messi a div i n it à , che in realt à non lo sono; ora in vece c he a vete conosciuto Dio, anzi da lui siete st a ti conosci uti , co m e

83 1 Cor 1,18-31. 84 1 Cor 5,9-11. 85 2 Cor 1,9-12.

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potete ri volge r v i di n uo vo a quei deboli e miserabili ele ment i, ai quali di n uo vo co me u n te mpo volete ser v i re?»86; «Qu a nto a me in v ece non ci sia alt ro v a nto che nella croce del Signore nost ro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è st a to crocifisso, co me io per il mondo»87; «Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volont à di Dio, ai santi che sono in Efeso, c redenti in Cristo Gesù: gr azia a voi e pace da Dio, Padre nost ro, e dal Signore Gesù Cristo. Benedet to sia Dio, Padre del Sig nore nost ro Gesù Cristo, c he ci ha benedet ti con ogni benedizione spiri t u a le nei cieli, in Cristo. In lu i ci ha scelt i pri m a della creazione del mondo, per essere santi e i m m a colat i a l suo cospetto nella ca ri t à , predestin a ndoci a essere suoi figli adotti vi pe r opera di Gesù Cristo, secondo il beneplac ito della su a volont à . E questo a lode e gloria della sua g r azia , che ci h a dat o nel suo Figlio dilet to»88; «A nc he voi era v a t e mort i per le vost re colpe e i vost ri pecc ati , nei quali u n te mpo vi v este alla m a nie r a di questo m ondo, seg ue ndo il principe delle potenze dell’a ria , quello spiri to c he ora opera negli uo mi ni ribelli. Nel n u m e ro di quei ribelli, del resto, sia mo vi ssuti anc he t ut t i noi, un te mpo, con i desideri della nost r a ca r ne, seg ue ndo le voglie della ca r ne e i desideri ca t t i v i; ed era v a mo per n at u r a me rite v oli d’ira , co me gli alt r i. Ma Dio, r icco di misericordia , per il gr a nde a more con il quale ci ha a m a ti , da mort i c he era v a mo per i peccati , ci ha fa tt i ri vi v e re con Cristo: per g r azia infat t i siete st a ti sal v a ti . Con lui ci h a anc he risuscit a ti e ci ha fa t t i sedere ne i cieli, in Cristo Gesù, per most r a re nei secoli fut u ri la st r aordin a r i a r icc hezza della sua g r azia media nte la sua bont à ve rso di noi in Cristo Gesù . Per quest a g r azia infat ti siete sal vi mediante la fede; e ciò non viene da voi , m a è dono di Dio; né vie ne dalle opere, perc hé nessuno possa v a n t a rsene»89; «Fate t ut to senza mor mo r azioni e senza cr it ic he , perc hé sia te ir rep rensibil i e se mplici , figli di Dio i m m a colati in mezzo a u n a gener azione per v e rsa e degene re, nella qu ale do vete splendere com e ast ri nel mondo»90; «Badate c he nessu no vi ing a n ni con la sua filosofia e con v uoti ra g gi r i ispir at i alla t r adizione u m a n a , secondo gli ele ment i del mondo e non secondo Cristo. È in Cristo che abit a corporal me nte t ut t a la pienezza dell a di v i n it à , e voi a vete in lui pa rte alla su a pienezza, di lui cioè c he è il capo di ogni Principato e di ogni Potest à . In lui v oi siete st a ti anc he circoncisi, di u n a circoncisione però non fa tt a da ma no di uo mo, mediante l a spogliazione del nost ro corpo di ca r ne , m a della ve r a circoncisione di Cristo. Con lui infat t i siete st a ti sepolti insie me nel bat tesi mo, in lu i anc he siete st a ti insie me risuscit a t i per la fede nella potenza di Dio, che lo h a ris uscit a to dai mort i. Con lu i Dio ha dat o vi t a a nc he a voi, che era v a t e mo r ti per i vost ri peccat i e per l’incir concisione della vost r a ca r ne , perdona ndoci t ut ti i peccati» 91;

86 Gal 4,1-9. 87 Gal 6,14. 88 Ef 1,1-6. 89 Ef 2,1-9. 90 Fil 2,14-15. 91 Col 2,8-13.

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«Se pert a nto siete mort i con Cristo ag li ele ment i del mondo, perc hé lascia r v i i mpor re , co me se vi v este ancor a nel mondo, dei precetti qua l i “Non prendere , non g ust a re , non tocca re ”? Tut te cose destinate a sco mpa ri re con l’uso: sono infat t i prescrizioni e insegn a me nt i di uo mi ni! Q ueste cose ha n no un a pa r v e nza di sapienza , con la loro affett a t a religiosit à e u m ilt à e austerit à rig u a rdo al corpo, m a in real t à non ser vo no c he per soddisfa re la ca r ne»92; «Rendo gr azie a colui c he mi ha dato la forza , Cristo Gesù Sig nore nost ro, perc hé mi ha gi udicato degno di fiducia c hia m a ndo mi al mistero: io che per l’in n a nzi ero st a to un beste m m i a tore, u n persec utore e un v iolento. Ma m i è st a t a usat a misericordia , perc hé a g i vo senza saperlo, lont a no dall a fede; così la g r azia del Signore nost ro ha so v r a bbondato insie me alla fede e a lla ca ri t à c he è in Cristo Gesù. Quest a parola è sicu r a e degn a di essere da t ut ti accolt a: Cristo Gesù è ve n u to nel m ondo per sal v a re i peccatori e di questi il pri mo sono io. Ma appu nto per questo ho otten uto misericordia , perc hé Gesù Cristo h a voluto di most r a re in me, per pri mo, t ut t a la su a m a g n a ni mit à , a ese mpio di quant i a v rebbero cred uto in lu i per a v e re la v i t a eter n a . Al Re dei secoli incor r u t tibile, in v isibile e unico Dio, onore e g loria nei secoli dei secoli. A me n» 93; «Una religione pu r a e senza m a cc hi a da v a nt i a Dio nost ro Padre è quest a : soccor re re gli orfani e le vedo ve nelle loro afflizioni e conser v a rsi pu ri d a questo mondo»94; «Gente infedele! Non sapete che a m a re il mo ndo è odia re Dio?»95; «Si mon Piet ro, ser vo e apostolo di Gesù Cr isto, a coloro che ha n no rice v u t o in sorte con noi la stessa preziosa fede per la gi ustizia del nost ro Dio e sal v a tore Gesù Cristo: gr azia e pace sia concessa a voi in abbondanza nell a conoscenza di Dio e di Gesù Sig nore nost ro. La sua potenza di v i n a ci ha fa t to dono di ogni bene per qua n to rig u a rda la vi t a e la piet à , mediante l a conoscenza di colui che ci ha c hia m a t i con la sua gloria e potenza . Co n queste ci ha donato i beni g r a ndissi mi e preziosi c he era no st ati pro messi , perc hé di ve nt aste per loro mezzo partecipi della nat u r a di vi n a , essendo sfug giti alla cor r uzione che è nel mondo a ca usa della conc upiscenza»96; «Dio infat ti non rispa r miò gli an geli che a v e v a no peccato, m a li precipitò negli abissi teneb rosi dell’infer no, serba ndoli per il giudizio; non rispa r miò il mondo an tico, m a t ut t a v i a con alt r i sette sal vò Noè, ba nditore di g i ustizia , ment re face v a pio mb a re il dil u v io su un mondo di e mpi; conda n nò alla dist r uzione le cit t à di Sodom a e Go mor r a , riduce ndole in cenere , ponendo un ese mpio a qua nt i sa rebbero vissuti e mpia me nte . Liberò in vece il giusto Lot, an g ustia to dal co m port a me nto i m m o r ale di quegl i sceller at i. Quel gi usto infatt i , per ciò che v ede v a e udi v a me nt re abit a v a i n m ezzo a loro, si tor me nt a v a ogni giorno nella sua ani m a gi ust a per t al i igno mi nie. Il Signore sa liber a re i pii dalla pro v a e serba re gli e mpi per il

92 Col 2,20-23. 93 1 Tm 1,12-17. 94 Gc 1,27. 95 Gc 4,4. 96 2 Pt 1,1-4.

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castigo nel giorno del giudizio, soprat t u t to coloro che nelle loro i mp u r e passioni v a n no diet ro alla ca r ne e disprezza no il Signore»97; «Pro met tono loro libert à , m a essi stessi sono schia v i della cor r uzione. Perc hé uno è schia vo di ciò c he l’ha vi n t o. Se infatti , dopo a ve r fu g gito le cor r uzioni del mondo per mezzo della conoscenza del Signore e sal v a tore Gesù Cristo, ne ri m a n gono di n uo vo inv isc hiati e vi nt i, la loro ult i m a condizione è di ve n ut a peggiore della prim a . Meglio sarebbe st a to per loro non a ve r conosci uto la vi a della gi ustizia, pi ut tosto che , dopo a ve r l a conosciut a , volt a r le spalle al santo precetto che era st a to loro dato. Si è v e rificato per essi il pro ve rbio: “Il ca ne è torn ato al suo vo mito e la scrofa la v a t a è torn at a ad a v vol tola rsi nel br a go”» 98; «Non a m a te né il mondo, né le cose del mondo! Se uno a m a il mondo, l’a mo re del Padre non è in lui; perc hé tu t to quello che è nel mondo, la conc upiscenza della ca r ne, la conc upiscen za degli occ hi e la superbia dell a v i t a , non vie ne dal Padre , m a dal mondo. E il mondo passa con la s u a conc upiscenza; m a c hi fa la volont à di Dio ri m a ne in eter no!»99; «Ca rissi mi, non prest ate fede a ogni ispir azione, m a met tete alla pro v a le ispir azioni , per sag gia re se pro ve n gono v e r a m e n te da Dio, perc hé molt i falsi profeti sono co mpa rsi nel mondo. Da questo potete riconoscere lo spiri to di Dio: ogni spiri to che riconosce c he Gesù Cristo è ven u to nella ca r ne , è da Dio; ogni spiri to che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spiri to dell’ant ic risto c he, co me a vete udito, vien e, anzi è già nel mondo. Voi siete da Dio, figlioli, e a vete vi nto questi falsi profeti, perc hé colui che è in voi è più g r a nde di colui c he è nel mondo. Costoro sono del mondo, perciò insegn a no cose del mondo e il mondo li ascolt a . Noi sia mo da Dio. C hi conosce Dio ascolt a noi; chi non è da Dio non ci ascolt a . Da ciò noi distin g ui a mo lo spiri to della ve ri t à e lo spiri to dell’er rore»100; «Per questo l’a mo re h a ra g gi u nto in noi la su a perfezione, perc hé abbia mo fiduci a nel giorno del gi udizio; perc hé com e è lui , così sia mo anc he noi, in questo mondo»101; «Se u no vede il proprio fra tello co m m et t ere un peccato che non conduce a lla morte, preg hi , e Dio gli da r à la vi t a; s’in tende a coloro c he co m m et tono u n peccato c he non conduce alla morte: c’è infa t ti un peccato che conduce a lla morte; per questo dico di non prega re . Ogni iniquit à è pecc ato, m a c’è il peccato che non cond uce alla morte. Sappia mo che chi u nque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preser v a se stesso e il m alig no non lo tocc a . Noi sappia mo che sia mo da Dio, ment re t ut to il mondo giace sotto il potere del m a li g no»102;

97 2 Pt 2,4-10. 98 2 Pt 2,19-22. 99 1 Gv 2,15-17. 100 1 Gv 4,1-6. 101 1 Gv 4,17. 102 1 Gv 5,16-19.

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«Il sett i mo an gelo suonò la t ro mb a e nel cielo eche g gi a rono voci potenti che dice v a no: “Il reg no del mondo appa rt iene a l Signore nost ro e al suo Cristo: egli regne r à nei secoli dei secoli”» 103.

5. Uni te per servi re .

La seconda azione pro ve niente dalla g r a zia di Dio e opera nte nella vi t a delle figlie di An gela è «u ni r v e insie m a a ser v i r a su a di vi n a Maiest ade»104. A n c h’essa , indissolubil mente legat a al la pri m a, h a un indiscut ibile ca r a t te re biblico. Essa allude all’azione liberat rice e unific at rice co mpi ut a da YH WH ve rso la m assa degli ebrei schia v i in Egitto e condotti insie me co m e popolo eletto alla ter r a pro messa . A nc he le ricor re nti esperienze degli isr aelit i, deport at i e dispersi in esil io, dall’Egit to a Babilonia , conoscono ri tor ni e ri u nificazioni. Dall’esilio do ve si finisce per a ve r vol uto ser v i re alt r i dei si ri torn a insie me in Israele per torn a re a ser v i re l’u nico ve ro Dio. Nel N uo vo Test a me nto t ale azione di ri u nificazione per ser v i re «a sua di vi n a Maiest ade» è legat a soprat t u t to all’e ve n to cent r a le della pasqua di Ges ù Cristo e ai suoi effett i nei confron ti dei discepoli. Il N uo vo Test a me n to present a infat t i la pasqua di Gesù co me u n mo mento di liber azione di lui e del mondo intero - a pa rt i re dai pri mi discepoli - dalla schia v it ù della mort e per ser v i re a Dio, che è ritorn ato a essere re del mondo. Si legg a no in proposito i seg uenti testi biblici:

«E dopo a ve r c a nt ato l’inno, usci rono v erso il monte degli Uli vi . Allor a Gesù disse loro: “ Voi t ut t i vi scandalizzerete per ca usa mi a in quest a notte . St a scri t to infat ti: Perc uoterò il pastore e sar a n no disperse le pecore del g reg ge , m a dopo la mi a ris u r rezione, v i pr ecederò in Galilea ”» 105; «Allora i so m m i sacerdoti e i farisei ri u nirono il sinedrio e dice v a no: “C he faccia mo? Quest’uo mo co mpie molti segn i. Se lo lascia mo fa re così, t ut t i c reder a n no in lu i e ve r r a n no i ro m a ni e dist r u g ge r a n no il nost ro luogo santo e la nost r a nazione”. Ma u no di loro, di no me Caifa , che era so m mo sacerdote in quell’a n no, disse loro: “ Voi non capite n ulla e non consider at e co me sia meglio che m uoia u n solo uo m o per il popolo e non perisca l a n azione inter a ” . Questo però non lo disse da se stesso, m a essendo so m mo sacerdote profetizzò che Gesù do ve v a mori re per la nazione e non per la n azione solt a nto, m a an c he per ri u n i re insie me i figli di Dio che er a no dispersi. Da quel giorno dunque decisero di u cciderlo»106; «Allora ap rì loro la mente all’in telligenza delle Scri t t u re e disse: “Così st a scri t to: il Cristo do v r à pati re e risuscit a re dai morti il terzo giorno e nel suo no me sar a n no predic ati a t ut te le genti la con ve rsione e il perdono dei peccat i, co mi ncia ndo da Ger usale m m e. Di questo voi siete testi moni. E io m a nde rò su di voi quello che il Padre mi o ha pro messo; m a voi rest ate in cit t à , finc hé non siate ri vestit i di potenza dall’al to”. Poi li condusse fuori v e rso Bet ania e, alzate le m a ni , li benedisse. Ment re li benedice v a , si st accò

103 Ap 11,15. 104 R, Pr, 491. 105 Mt 26,30-32. Cf. Mc 14,27. 106 Gv 11,47-53.

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da loro e fu port ato ve rso il cielo. Ed essi, dopo a ve rlo adorato, torn a rono a Ger usale m m e con g r a nde gioia; e st a v a no se mp re nel te mpio lodando Dio»107; «Egli si most rò ad essi vi vo, dopo la sua passione, con molte pro ve , appa rendo loro per qua r a n t a giorni e pa r lando del reg no di Dio. Ment re si t ro v a v a a t a vola con essi, ordinò loro di non allont a n a rsi da Ger usa le m m e , m a di a t tendere che si ade mpisse la pro m essa del Padre “quella - disse - che v oi a vete udito da me: Gio v a n ni h a bat tezzato con acqu a, voi in v ece sa ret e bat tezzati in Spiri to Santo, fr a non molti giorni ”. Così ve n u t isi a t ro v a r e insie me gli do m a nd a rono: “Sig nore, è questo il te mpo in cui ricostit u i r a i il reg no di Israele? ”. Ma egli rispose: “Non spett a a voi conoscere i te mpi e i mo me nt i che il Padre ha riser v a to alla su a scelt a , m a a v rete forza dallo Spirito Sa nto che scender à su di voi e mi sa rete testi moni a Ger usale m m e , in t ut t a la Gi udea e la Sa m a ri a e fino agli est re mi confini della ter r a ”» 108; «Allora ritorn a rono a Ger usa le m m e dal monte detto degli Uli v i , che è v i ci no a Ger usale m m e qua n to il ca m m i n o per messo in u n sabato. Ent r at i in cit t à sali rono al pia no superiore dov e abit a v a no. C’er a no Piet ro e Gio v a n ni , Giaco mo e And re a , Filippo e To m m aso, Bartolo meo e Mat teo, Giaco mo di Alfeo e Si mone lo Zelot a e Gi u da di Giaco mo. T ut ti questi era no assidui e concordi nella preg hier a , insie m e con alc u ne donne e con Maria , la m ad re di Gesù e con i f ra telli di lui»109; «Ment re il giorno di Pentecoste st a v a per fini re, si t ro v a v a no t ut t i insie m e nello stesso luogo»110; «Allora coloro c he accolsero la sua pa rola fu rono bat tezzati e quel gior no si u ni rono a loro circ a t re mila person e. Erano assid ui nell’ascolt a re l’insegn a m e n to degli apostoli e nell’u nione fra ter n a , nella f razione del pan e e nelle preg hiere . Un senso di ti more era in t ut ti e prodigi e segn i a v v e ni v a no per opera degli apostoli. Tu t t i coloro che era no di ve nt at i c redenti st a v a no insie me e tene v a no og ni cosa in co m u ne; chi a v e v a propriet à e sost a nze le vende v a e ne face v a pa rte a t ut ti , secondo il bisogno di ciasc u no. Og ni giorno t ut t i insiem e f requent a v a no il te mpio e spezza v a no il pa ne a casa prendendo i past i con letizia e se mplici t à di cuore , lodando Dio e godendo la si mpat ia di t ut to il popolo. Int a nto il Signore ogn i g iorno ag gi u n ge v a alla co m u nit à quelli c h e er a no sal v a t i»111; «La molti t udine di coloro che era n ve n u t i alla fede a ve v a u n c uore solo e u n’a ni m a sola e nessuno dice v a sua propriet à quello che gli appa rte ne v a , m a og ni cosa era f ra loro co m u ne. Con g r a nde forza gli apostoli rende v a no testi monia nza della risu r rezione del Sign ore Gesù e t ut ti essi gode v a no di g r a nde si mpat ia . Nessuno infat ti t r a loro era bisognoso, perc hé qua nt i possede v a no ca mpi o case li ve nde v a no, port a v a no l’i mporto di ciò c he e r a st a to ve nd uto e lo depone v a no ai piedi degli apostoli; e poi ven i v a dist rib uito a ciasc u no secondo il bisogno. Così Gi useppe, sopra n no mi n ato

107 Lc 24,45-53. 108 At 1,3-8. 109 At 1,12-14. 110 At 2,1. 111 At 2,41-48.

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dagli apostoli Bar n ab a , che significa “f ig lio dell’esort azione”, un le v it a origin a rio di Cipro, c he era padrone di u n ca mpo, lo vendet te e ne consegnò l’i mporto deponendolo ai piedi degli apostoli»112; «Molti mi r acoli e prodigi a v v e ni v a no fra il popolo per opera degli apostoli . T ut t i er a no solit i sta re insie me nel portico di Salo mone; degli alt r i, nessu no osa v a associa rsi a loro, m a il popolo li esalta v a» 113; «Per mezzo del bat tesi mo sia mo dunque st a ti sepolti insie me a lu i nell a mo r te, perc hé co me Cristo fu risuscit a to dai morti per mezzo della glori a del Padre, così anc he noi possia mo ca m m i n a re in u n a v i t a n uo v a» 114; «Paolo, c hia m a to ad essere apostolo di Gesù Cristo per volont à di Dio, e il fra tello Sostene, alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono st a t i santificat i in Cristo Gesù, chia m a t i ad essere santi insie me a t ut ti quell i c he in ogni luogo in voc a no il no me del Sig nore nost ro Gesù Cristo, Signore nost ro e loro: g r azia a voi e pace da Dio Padre nost ro e dal Sig nore Ges ù Cristo»115.

A n c he in alt re pa rt i dei suoi scri tt i A n gela insiste sull’ele me nto cent r a le dell’u n it à e della co m u nione che de v e ca r at te rizzare i me m b ri dell a Co mp a g nia . Pu re questo moti vo, già rica v a bile dai testi biblici sopr a cit a ti , deri v a in pa rt icola re dall’epistola rio paolino e dai n u me rosi appelli all’u n it à c he di volt a in vol t a Paolo ri volge ai di ve rsi destinat a ri delle sue lettere:

«E in real t à noi t ut t i sia mo st ati bat tezzati in u n solo Spiri to per for m a r e u n solo corpo, gi udei o greci , sc hi a v i o liberi; e t ut t i ci sia mo abbe ve r a t i a u n solo Spiri to. Ora il corpo non risult a di u n me m b ro solo, m a di molte m e m b r a» 116; «Quindi se u n me m b ro soffre, t ut te le m e mb r a soffrono insie me; e se u n m e m b ro è onorato, t ut te le me m b r a gioiscono con lu i . Or a voi siete corpo di Cristo e sue me m b r a , ciasc u no per la su a pa r te»117; «Vi esorto du nque io, il prigioniero nel Sig nore , a co mport a r v i in m a nie r a deg n a della voc azione che a v ete rice v u to, con ogni u m il t à , m a ns uet udine e pazienza , sopport a ndo vi a vicenda con a mo re , cerc a ndo di conser v a r e l’u nit à dello spiri to per mezzo del vi ncolo della pace. Un solo corpo, u n solo spiri to, co me u n a sola è la spera nza alla quale siete st a ti chia m a ti , quell a della vost r a vocazione; u n solo Signore , un a sola fede, un solo bat tesi mo. Un solo Dio Padre di t ut t i, che è al di sopra di t ut ti , ag isce per mezzo di t ut ti ed è presente in t ut ti . A ciasc u no di noi, t ut t a v i a , è st at a dat a la gr azi a secondo la misu r a del dono di Cristo»118.

Infine, l’appa rte nenza alla stessa real t à e l’insistenza sulla su a u nit à t ro v a riscont ro nel concetto biblico fonda m ent a le di popolo. Non potendo diffonderci , baster à riferi rsi in senso rica pitola ti vo al seg ue nte br a no dell a Pri m a let ter a di Piet ro: «St ri n gendo vi a lui , piet r a v i v a , r iget t a t a dagli

112 At 4,32-37. 113 At 5,12-13. 114 Rm 6,4. 115 1 Cor 1,1-3. 116 1 Cor 12,13-14. 117 1 Cor 12,26-27. 118 Ef 4,1-7.

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uo mi ni , m a scelt a e preziosa da v a nt i a Dio, anc he voi venite i mpieg ati co m e piet re vi v e per la cost r uzione di u n edificio spiri t u a le, per un sacerdozio santo, per offri re sacrifici spiri t u a li gr adit i a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Si legge infatt i nella Sc rit t u r a: “Ecco io pon go in Sion u n a piet r a an gola re , scelt a , preziosa e chi crede in essa non rester à confuso”. Onore du nque a voi c he credete; m a per gli inc reduli la piet r a che i cost r u t tori h a n no sca rt ato è di ve n u t a la piet r a an gola re , sasso d’incia mpo e piet r a di sca ndalo. Loro v ’ i nci a mp a no perc hé non credono alla parola; a questo sono st ati destinat i . Ma voi siete la stirpe elet t a , il sacerdozio reg a le, la nazione sant a , il popolo c he Dio si è acquist ato perc hé procla m i le opere me r a v i g liose di lui che vi h a c hia m a to dalle tenebre alla sua a m m i r a bi le luce; voi, c he un te mpo er a v a t e non-popolo, ora in v ece siete il popolo di Dio; voi, un te mpo esclusi dall a m isericordia , ora in vece a vete otten u to m isericordia»119.

Il concet to della vi t a delle orsoline co me ser v izio in co m u ne del Signore «u ni r v e insie m a a ser v i r» 120 è anc h’esso di origine biblica . Gli ebrei, schia v i in Egitto, ven gono liber at i da YH WH, costit u it i popolo, uniti sotto la legge di Mosè e chia m a t i a ser v i re Dio121. Il ser v izio im plic a spesso, nella Bibbia, l’ide a di u n a seg reg azione per il cu l to122. Nel N uov o Test a me nto Gesù è present ato co me il ser vo di YH WH di cui pa rla v a il libro del profet a Isaia 123, che non è v e n u to per essere ser v ito m a per ser v i re 124. Con la la v a nda dei piedi e con l’offert a della propria vi t a Gesù do m a n da a i suoi discepoli di ser v i rsi gli un i g li al t ri e ser v i re t ut t i gli uo mi ni nell’u n ica Chiesa 125. La di mensione dell a v i t a c rist ia n a co me ser v izio del Signore 126 è perciò con t ut t a e videnza di deri v azione biblic a . Del resto, co me abbia mo a m pia me n te at test ato m edia nte le nu me rose e inequi vocabili citazioni degli At ti degli Apostoli, la not a essenziale della pri m a co m u nit à cr ist ian a di Ger usale m m e è quell a della vi t a in co m u ne che si s volge in un cli m a di ser v izio reciproco e di liet a fra te r n it à ve rso t ut ti . 6. Spose del Figlio di Dio.

A pa rti re dal Prologo della Regola che stia mo esa mi n a ndo, t ro v i a mo diffusa me n te negli scrit t i di An gela l’appella ti vo fonda me nt a le di spose assegn ato alle sue figlie e sorelle127.

119 1 Pt 2,4-10. 120 R, Pr, 491. 121 Cf. Es 3,12; 7,26; 8,16; 9,1.13; 10,3.26; 12,31; 14,12; 23,25. Et passim. 122 Cf. Lv 8-9. 123 Cf. Mt 12,15-21. 124 Cf. Mt 20,28; Mc 10,45. 125 Cf. Gv 13,1 sgg. 126 Cf. Rm 6,16; 12,11; Col 3,24. 127 È stata appena notata, e non adeguatamente studiata, l’importanza e la centralità, negli scritti di Angela, della dimensione sponsale di ogni figlia di s. Angela con Cristo. Vedi per es. P. G. CABRA, «Angela Merici e lo Spirito Santo», in Angela Merici donna dello Spirito. Atti del XXIII Convegno - Conferenza Italiana Mericiana, (18-20 agosto 1998 Mericianum - Desenzano del Garda - BS), Bologna, Grafiche Dehoniane, 1998, p. 9; A. MARGONI, Angela Merici. L’intuizione della spiritualità secolare, Pres. di P. Borzomati, [Spiritualità e promozione umana 19], Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 2000, p. 72.

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L’idea della vi t a del credente co me esperienza di n uzialit à con Dio è t ipica me n te biblica . Per quest a ra gione per gli ebrei è assolut a me nt e inconcepibile uno st a to di vi t a non m a t ri mo ni ale. Le nozze u m a ne sono l’a m bito n at u r a le nel qua le vi v e re la propria n uziali t à con Dio. Israele è present ato co me sposa di YHWH 128. Il libro dell’A nt ico Test a me nto pi ù significat i vo in questo senso è il Cantico dei Cant ici, c he nella t r adizione interp ret ati v a gi ud aica e cristia n a v i ene inteso co me descri t t i vo del r apporto a mo roso t r a Dio e Israele, t r a Cristo e la C hiesa 129.

Nel N uo vo Test a me nto Gesù è present a to co me sposo, a pa rti re dal l a testi monia nza c he ne dà Gio v a n ni Bat tist a 130. Nel V a n gelo di Gio v a n ni il pri mo segno ri ve la t i vo dell’identi t à di Gesù di Naza ret h co me Figlio di Dio a v v ie ne a Can a di Galilea du r a nte un ba nc hetto per un m a t ri monio131. I discepoli di Cristo non possono digi u n a re qu a ndo lo sposo è con loro132. Cerc a ndo di descri ve re la real t à misteriosa del reg no dei cieli Gesù raccont a la pa r abola del banc het to nuziale insistendo sul fa t to che t ut ti de vono senti rsi in v it a t i a pa rtecipa re alla fest a di nozze e possono aderi r v i se port a no l’abito n uziale133. Per indica re la necessa ria vi gila nza ve rso il co mpi me nto finale della storia u m a n a C risto pa rla di v ergin i c he a t tendono l’a r ri vo dello sposo ed ent r a no da lui nella ca me r a n uzia le134. Paolo intende il suo mi nistero a nc he co me u n r uolo di prepa r azione dei propri figli spiri t u a li all’incont ro con lo Sposo135. Infine, la Bibbia ter m i n a present a ndo la n uo v a c reazione, i cieli n uo v i e la ter r a n uo v a , la n uo v a Ger usa le m m e, co me la sposa di Dio136. Conclusione.

Il la vo ro appena abbozzato nel presente cont rib uto pot rebbe significat i v a m e nte estendersi al resto del Prologo della Regola, all’in tero testo t ri v u lzia no della Regola, debit a m ente confront ato con le edizioni successi ve della stessa, e giu n ge re all’an a lisi siste m at ica degli alt r i scrit t i a t t rib uiti ad A n gela , i Ricordi e il Testam ento. Si t r a t te rebbe di un’i mp res a i mpegn at i v a e senz’al t ro utile, m a non pertinente all’a m bito rist ret to di quest a sede. Tut t a v i a , qua nto rile v a to ha già offerto un interessant e spaccato dell’a t t it udine biblic a di An gela . In un’epoca in cui legge re la Bibbi a co mi ncia v a a di ve ni re proble m a t ico per le crescenti pole mic he con la g r a nde rifor m a lute r a n a , A n gela risente ancor a della spiri t u a lit à biblic a di origi ne pat rist ica e medie v a le, probabil mente m ediat a dal frequente cont at to con i mo v i m e nt i pa uperistici ancor a opera nt i nel suo te mpo. Le pa role degli scri t t i di An gela e soprat t u t to i concet ti a esse sottese sono ind ubit abil me nte di

128 Vedi, per es., Is 62,4-5, Ez 16 e il libro del profeta Osea. 129 Cf. P. MELONI, «Cantico dei Cantici», Dizionario Patristico e di Antichità Cristiane I, Casale Monferrato, Marietti, 1983, coll. 580-584. 130 Cf. Gv 3,29. 131 Cf. Gv 2,1 sgg. 132 Cf. Mt 9,15; Mc 2,19; Lc 5,34. 133 Cf. Mt 22,1 sgg. 134 Cf. Mt 25,1 sgg. 135 Cf. 2 Cor 11,2. 136 Cf. Ap 21,1 sgg.

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origine biblica ed è cert a me nte quest a un a r a gione non seconda ria della loro a t t u a l it à e freschezza, così incisi v a per i nost ri te mpi.