sanissimi sole ottobre 2012:Layout 1 - Rinoplastica Estetica e … · cietà contemporanea ha...

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Il professor Paolo Gottarelliall’interno di una delle sale

operatorie della Casadi Cura Madre Fortunata Toniolo,

Bologna

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Semplice vezzo, parametro attraverso cui ela-borare la percezione di noi stessi, business,fattore in grado di aprire le porte del suc-cesso e di farci accettare dagli altri. La so-

cietà contemporanea ha declinato il significato dellaparola bellezza adeguandolo alle “necessità estetiche”delle nuove generazioni, ritenute, dalla comunitàscientifica, fisicamente più ro-buste ma psicologicamente piùfragili rispetto a quelle del pas-sato. Fragili, e di conseguenzapiù influenzate dai canoni det-tati dalle mode e dalle correnticulturali. Di rado, invece, il termine bel-lezza viene accostato al concetto di “diritto alla sa-lute”. Nonostante sia innegabile che il benesserepsicofisico passi anche dallo specchio. La medicina, attorno al desiderio di apparire al me-glio, ha sviluppato un mondo fatto di innovazioni,

ricerche ed eccellenze chirurgiche, allontanando sem-pre di più il limite del possibile, insinuando inognuno di noi l’idea che tutto si può correggere, mi-gliorare, ringiovanire. Ma fino a dove tale limite è so-stenibile? In molti penseranno che la sostenibilità èuna caratteristica che poco ha a che fare con ilmondo della chirurgia plastica. Eppure rappresenta il

cavallo di battaglia di PaoloGottarelli, che in questo ter-mine legge la sintesi perfetta trafunzionalità ed estetica. Il professore bolognese, grazie aquesta sintesi, è divenuto uncaso per chiunque abbia stu-diato, negli ultimi vent’anni,

chirurgia plastica e medicina estetica. Gottarelli, co-lonna della Casa di Cura Toniolo, una struttura cheattira nel capoluogo emiliano pazienti da tutto ilmondo, è infatti colui che ha saputo eliminare, dopoanni di ricerca e pratica, la dicotomia tra estetica e

HA INFRANTO GLI SCHEMI DELLA CHIRURGIA PLASTICA, CREANDO UNATECNICA CHE CONIUGA ESTETICA E FUNZIONALITÀ. PAOLO GOTTARELLI,TRA I MASSIMI ESPERTI IN RINOPLASTICA, SPIEGA PERCHÉ,LA SUA DISCIPLINA, DEVE CAMBIARE PASSO

di Andrea Moscariello

Paolo Gottarelli • IN COPERTINA

UNA RIVOLUZIONE,OLTRE L’ESTETICA

La bellezza non èla perfezione, ma un

rapporto tra dimensioni,proporzioni, equilibri

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funzionalità nella rinoplastica. Una rivoluzione rico-nosciutagli dai più eminenti luminari della chirurgiamondiale, oggi definita “rinoplastica globale”. Perché“apparire bene”, deve necessariamente equivalere a“stare bene”.A Barcellona, nel 2004, il noto chirurgo Jaime Pla-nas, assistette in diretta a un intervento del collegaitaliano, al termine del quale disse: «Caro Gottarelli,conosco tanti chirurghi che fanno dei bei nasi, mapochissimi che li sappiano anche fare respirare bene.Se è vero che la tua tecnica funziona, hai messo il ditonella piaga». Perché di questo si tratta. Con la Mit(Modified Inferior Turbinoplasty – TurbinoplasticaInferiore Modificata), non soltanto si è superata ladiatriba tra la rinoplastica cosiddetta “aperta” e la ri-noplastica “chiusa”, ma anche la distinzione tra in-terventi di sola chirurgia funzionale e di solachirurgia estetica. Paolo Gottarelli ha spiegato il valore di questa inno-vazione. «Su ognuno dei miei interventi vi sono com-ponenti dell’uno e dell’altro approccio – spiega ilprofessore –. Qui stiamo parlando di medicina con laM maiuscola. Io curo le persone, le faccio respiraremeglio».

Possiamo dire che lei ha cambiato l’approccioalla chirurgia plastica?«Certo. Ma non sono io a dirlo. Se un paziente michiede di ridurre le dimensioni del suo naso, devopreoccuparmi di modellarne anche le funzionalitàanatomiche interne, che inevitabilmente soffrono diuna forma esterna più piccola».

Mi perdoni, ma questo non dovrebbe esserescontato?«Purtroppo non lo è mai stato. Migliaia di persone sisono rifatte il naso e respirano male. Ancora adesso,nel mondo, gran parte dei chirurghi plastici agisconoper assecondare richieste meramente estetiche, scin-dendo dalle necessità funzionali».

Chi si rivolge al suo studio, però, immagino lofaccia principalmente per migliorare il suoaspetto.«Infatti è il sottoscritto a dover instradare le persone

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IN UN VOLUME, UN NUOVOAPPROCCIO CHIRURGICO

Ottanta pagine che racchiudono lastoria e la tecnica di una delle piùsignificative rivoluzioni chirurgi-

che degli ultimi anni. Una nuova conce-zione di rinoplastica, globale, apprezzatagià dal 1997 da illustri professionistidella disciplina. “La turbinoplastica in-feriore modificata – Un nuovo approcciochirurgico” è il titolo del volume redattodal professor Paolo Gottarelli edito daSpringer e tradotto in varie lingue. Il li-bro, dedicato a otorinolaringoiatri, chi-rurghi plastici e maxillofacciali, apre lastrada a un nuovo approccio per la solu-zione a numerosi problemi associati al-

l’ipertrofia dei turbi-nati inferiori.Dall’iter diagno-stico al tratta-mento del nasopost-traumatico,Gottarelli illustrauna metodicache infrange leregole della ri-noplastica tra-dizionale, su-perando ladicotomia trai n t e r v e n t oestetico efunzionale.Con questoa p p ro cc i o

vengono trattate tutte leparti anatomiche del turbinato: si ri-duce il cornetto osseo, il tessuto ca-vernoso erettile e, infine, si rimodellacon sutura il mantello mucoso. Una tec-nica che ha abolito l’utilizzo dei tam-poni nasali, da sempre un elementopoco gradito dai pazienti.www.paologottarelli.it

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verso un progetto che garantisca anzitutto uno statodi salute, di benessere. Un bel naso che respira malerappresenta una disarmonia, mentre io voglio dellearmonie».

Quale iter segue?«Poniamo i pazienti dinanzi a un asse cartesiano, convalori da -10 a +10. Più si scende al di sotto dellozero, più si hanno degli ibridi, delle distorsioni,come purtroppo se ne vedono di frequente sui gior-nali e in televisione. Più si sale verso lo 0, invece, piùil naso è regolare. Oltre lo 0 si ha un grado crescentedi dismorfia e di disagio del paziente. Attenzione, ionon impongo a nessuno un canone, questo test mioccorre per comprendere la percezione che il pa-ziente ha di se stesso. Non devo creare ciò che piacea me. Magari per lei il suo naso è un +7 mentre perme è un +4. Come medico, prima di intervenire,devo avere chiaro il concetto di bellezza del paziente.E in questo il computer interattivo si rivela uno stru-mento utilissimo. Fui il primo a utilizzarlo in Italia,agli inizi degli anni Novanta».

Poi come si procede?«Si stabilisce un piano di trattamento e, sempre tra-mite il computer, mostro numerose immagini.

Pongo i miei pazienti dinanzi a foto di interventi rea-lizzati o di fisionomie che fanno riflettere, magari de-costruendo preconcetti e fissazioni irrealizzabili ototalmente inadatte alla propria figura. Grazie a Pho-toshop, elaboriamo insieme il progetto da portare atermine. Ci tengo a precisare che, a differenza dimolti chirurghi, non uso software costosissimi checon un semplice clic ti mostrano un naso perfetto.Non dobbiamo illudere le persone, occorre mostrareloro modifiche sostenibili, fattibili, che non impli-chino un peggioramento della funzionalità nasale. Ein secondo luogo, preferisco superare le aspettativedi chi opero, non deluderle».

Tra gli esempi che mostra non ci sono sola-mente nasi. Ma anche dipinti, opere d’arte, archi-tetture.

Utilizzo soltanto i miglioribiomateriali. Nel mondocircolano sostanze che,nonostante la marcatura Ce,si sono rivelate tossiche

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«La bellezza non è la perfezione, è un rapporto tradimensioni, proporzioni, equilibri. Come insegnaFibonacci. In un certo senso cerco di trasmettere unacultura del bello, inteso come valore reale, non pla-stico. Dobbiamo metterci in testa che anche il di-fetto è un elemento imprescindibile del bello.L’attuale tendenza ad eliminare ogni imperfezionedel volto, porta a creare delle maschere di cera. Mase io non garantisco il movimento, l’espressività,l’umanità di un volto, allora che bellezza ho creato?Nessuna. Ho realizzato una maschera! Per fare il miomestiere occorrono, infatti, le cosiddette tre “G”:gusto, garbo e giudizio».

Un altro elemento fondamentale è la scelta deimateriali.«Utilizzo soltanto i migliori biomateriali. Nel mondocircolano delle sostanze che, nonostante la marca-tura Ce, si sono rivelate tossiche. In pratica si sonoavvelenate migliaia di facce. In merito a questo pro-blema, insieme a molti miei colleghi, si è presentatoun esposto al ministro della Sanità, Balduzzi».

Lei educa i pazienti, aiutandoli nel costruireuna percezione di sé più realistica e razionale.Molti suoi colleghi però, mi perdoni il gioco diparole, le storcono il naso.

«Qua si potrebbe aprire un dibattito infinito. In-tanto, la mia formazione, a differenza di quella ditanti altri, è multidisciplinare. Per anni mi sono in-teressato di ogni singolo aspetto del viso. In partico-lare, ho lavorato moltissimo con dentisti eodontoiatri, categoria per cui ho realizzato numerosicorsi e convegni. La loro categoria sin dalla scuola siforma sul presupposto che estetica e funzionalitàmarciano di pari passo. Nel mio ambito, invece, si èsentito persino di chirurghi che hanno rifatto unnaso senza prima fare una tac. Purtroppo tanti vo-gliono fare questo mestiere soltanto per guadagnare.Magari accontentando richieste assurde. Ma l’eticadi questi professionisti, se possiamo definirla tale,non ha nulla a che vedere con ciò che richiede laprofessione. Le faccio l’esempio più famoso: se-condo lei il chirurgo plastico di Michael Jackson hacreato un qualcosa di sostenibile e funzionale o si èsolo fatto staccare un assegno?».

Dunque la multidisciplinarietà è la risposta?«Sì, ne sono convinto. Microchirurgia, maxillofac-ciale, otorinolaringoiatria, odontoiatria, tutto è con-nesso. Se ho creato la Mit è anche per questomotivo. Pensi soltanto ai laser, sempre più utilizzati

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nel mio campo. Ho creato il più grande centro emi-liano romagnolo con laser ablativi e non. Ma senzaaffiancare l’utilizzo di questa tecnologia all’abilitàchirurgica sarei andato poco in là. Il problema, ri-peto, è culturale. Qualcuno mi spieghi perché, perfare il radiologo o l’anestesista, occorre la specializ-zazione, mentre per fare il mio mestiere basta la lau-rea in Medicina e Chirurgia. E non basterebbe, citengo a dirlo, una fantomatica specializzazione inchirurgia plastica. Questa professione andrebbe pra-ticata soltanto da chi dimostra particolari sensibilitàestetiche e psicologiche. Quando mi ritrovo dinanzia un paziente devo comprenderne l’emotività, lostato psichico. Dobbiamo essere medici e non occu-parci solo del taglio e cuci».

Ha citato il caso di Michael Jackson. Come lui,tante altre persone note si sono letteralmente ro-vinate l’aspetto a seguito di decine di interventi.Come mai chi ha grandi disponibilità economi-che finisce nelle mani di chirurghi dall’abilità pa-lesemente discutibile?«Anche qui il problema è culturale. Purtroppo, tal-volta, a tariffe alte non corrisponde il desiderio difare realmente bene. Altre volte, invece, si sceglie

solo in base al prezzo più basso. Ma scegliere unbuon chirurgo plastico è un po’ come scegliereun’auto. Una Ferrari non è semplicemente costosa,vale di più, è migliore, ha delle prestazioni netta-mente superiori alle altre auto. Dunque, ci sarà unmotivo se alcuni chirurghi costano poco e altri no.Consiglio comunque di non fermarsi mai alla primaconsultazione, ma di sentire più opinioni».

In molti affrontano addirittura i cosiddetti“viaggi della speranza” andando a operarsi al-l’estero. Lei cosa ne pensa?

«Che queste persone non sanno che, a seguito di unintervento di chirurgia plastica, è molto probabileche il paziente abbia bisogno di consigli o anche diessere rivisto. E se non possono tornare al volo dalloro chirurgo, anche la più piccola complicazione di-venta un problema. Così, alla fine, anziché sotto-porsi a un solo intervento, magari devono subirnealtri due. Pagandoli a caro prezzo e senza ottenere irisultati sperati».

A tal proposito lei ha creato una Onlus, “Io re-spiro”, che si rivolge proprio a chi ha scarse di-sponibilità finanziarie.«È un progetto a cui tengo moltissimo. Sono partitodall’idea che ogni grande professionista potrebbe de-dicare un giorno al mese, senza sforzi, per interveniregratuitamente su pazienti che non possono permet-tersi la parcella. Certo, il costo del chirurgo viene az-zerato e restano i costi agevolati della clinica. E quientrano in gioco le donazioni, che stanno già arri-vando numerose, dimostrando la generosità di noi ita-liani. Soprattutto, sono contento di costatare come acontribuire al progetto siano anche ex pazienti rima-sti soddisfatti del mio operato. Negli anni ho sempreeseguito interventi pro bono, ora tramite la Onlusposso coinvolgere molte più eccellenze».

Come medico, prima di intervenire, devoavere chiaro il concetto di bellezza delpaziente e la percezione che ha di se stesso

Paolo Gottarelli • IN COPERTINA