San Valentino Riflessioni di una sociologa delle emozioni · fila cento testi da Dante a Fabrizio...

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San Valentino Riflessioni di una sociologa delle emozioni Il simbolo. «Il bacio» di Francesco Hayez (particolare; 1859, Pinacoteca di Brera, Milano) Nella Festa degli innamorati intervista a Gabriella Turnaturi «ECCO PERCHÉ A TUTTI NOI NON RESTA CHE L'AMORE» Andrea Grillini D ifficile spiegare l'amore: «Non credo che si possa definire l'amore, che resta, almeno nell'immaginario, l'unica forma d'incantamento nel mondo contemporaneo del disincanto». La prof. Gabriella Turnaturi, che si occupa di sociologia della cultura e delle emozioni, è quasi INTERLINEA

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San Valentino Riflessioni di una sociologa delle emozioni

Il simbolo. «Il bacio» di Francesco Hayez (particolare; 1859, Pinacoteca di Brera, Milano)

Nella Festa degli innamorati intervista a Gabriella Turnaturi

«ECCO PERCHÉ A TUTTI NOI NON RESTA CHE L'AMORE»

Andrea Grillini

Difficile spiegare l'amore: «Non credo che si possa definire l'amore, che resta, almeno nell'immaginario,

l'unica forma d'incantamento nel mondo contemporaneo del disincanto». La prof. Gabriella Turnaturi, che si occupa di sociologia della cultura e delle emozioni, è quasi

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drastica nell'esporre il suo punto di vista: «L'amore è sempre e comunque un paradosso, come scrive Musil "si ama l'altro nonostante tutto e per nessuna ragione". A me interessa la relazione amorosa, che vedo come un processo di conoscenza di sé e dell'altro, come una passione per la propria individualità e per quella dell'amato. Come tutte le forme di conoscenza più profonde, comporta momenti di esaltazione e momenti di

sofferenza. Bisogna essere pronti e consapevoli del fatto che nessuna di queste due esperienze emozionali sia eludibile. Ma oggi, proprio perché s'idealizza l'amore come l'unica possibilità di felicità, ci si stupisce che faccia anche soffrire».

In «Non resta che l'amore» (Il Mulino, 120 pp., 12 euro), la Turnaturi traccia «quasi una fenomenologia seppure incompleta delle aspettative, dei sogni, dei comportamenti riguardo all'universo amore», e i «Paesaggi sentimentali italiani» che «fotografa» sono eloquenti per capire perché l'amore «oggi sembra essere per gli italiani, almeno nei sogni, un rifugio in un mondo senza cuore».

Professoressa, che cosa ci rende tanto dipendenti dagli affetti in un «mondo senza cuore»?

Più che di dipendenza, parlerei di un'aspirazione verso qualcosa che fa sentire unici, vivi, trasportati in un mondo magico che solleva dalle

contraddizioni, difficoltà e routine della vita quotidiana. È per questo che l'immaginario dell'amore romantico continua a persistere. L'illusione è che si possa fare di due uno, creare un mondo di completezza. Ma è qui che risiede la sua realtà più paradossale: l'amore può vivere solo se si crea e si conserva spazio per l'Io e per il Tu, solo se sopravvivono e si esaltano reciprocamente due individualità. È questo, credo, che fa della relazione amorosa una relazione molto corrmlessa. La difficoltà sta nel

trasformare la relazione amorosa in una relazione amorevole. Per dirla con Rainer Maria Rilke «l'amore in questo consiste che due solitudini si custodiscano, delimitino e salutino a vicenda».

Chiediamo troppo all'amore? Proprio perché resta l'unico bene

democratico, l'unica forma d'incantamento in una realtà quotidiana sempre più faticosa e spesso priva di senso, si tende a depositare nell'amore tutte le aspettative di riscatto, di riconoscimento, di gratificazione, di giustizia, di parità. Si carica così l'amore di un eccesso di richieste e di aspettative che non possono essere realizzate. Da qui le delusioni, le sofferenze che a volte si trasformano in rabbia e risentimento.

Dalle testimonianze che ha raccolto, è possibile trarre un «modello» del rapporto di coppia?

Dalle numerose interviste e storie che ho raccolto emerge una gran confusione, una grande incertezza, un essere in bilico fra i vecchi rassicuranti modelli di relazione divenuti però insoddisfacenti e nuovi modelli ancora tutti in fieri. Inoltre la continua ridefinizione dei ruoli dei generi, la crescente affermazione delle donne rendono sempre più complicati i rapporti di coppia. Si

desidera e si teme contemporaneamente la relazione con l'altro. Ciascuno sperimenta vecchie e nuove strade.

Il romanticismo è sempre di moda o, come sosteneva Bauman, anche l'amore è un bene «liquido» che si volatilizza

facilmente? Bauman sostiene che la paura

d'impegnarsi, di consegnarsi a un altro, la cultura dei consumi e della flessibilità rendono anche le relazioni amorose fugaci e volatili. Ma forse questa liquidità produce l'aspirazione verso la solidità, verso un'esperienza totalizzante, coinvolgente, e verso l'idealizzazione dell'amore.

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Un libro e cento poesie per dire: «Ti amo»

La festa di San Valentino, oggi, 14 febbraio, è la Festa degli innamorati, celebrata in Europa,

nelle Americhe e in Estremo Oriente. Le librerie offrono titoli da regalare alla persona amata per questa occasione. Ad esempio, un'originale storia d'amore è quella narrata da Daniel Pennac nel recente romanzo dal titolo «Un amore esemplare» (Feltrinelli). «Le cento più belle poesie d'amore italiane» sono invece la proposta di Interlinea, che, con la cura di Guido Davico Bonino, mette in fila cento testi da Dante a Fabrizio De André, in un'antologia con illustrazioni d'arte, che porta sulla copertina proprio il celebre «Il bacio» di Hayez.

Come ogni forma di conoscenza profonda, l'innamoramento comporta esaltazione e sofferenza

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Otto secoli di amore in un libro DARIO CAPRAI

«Dolze meo drudo, e vaténe! / meo sire, a Dio t'a-comano, / che ti diparti da mene / ed io tapina riman-no». Queste le parole di Fede­rico II scelte per inaugurare Le cento più belle poesie d'a­more italiane. Da Dante a De André, un viaggio attraverso secoli di letteratura che sele­ziona i migliori testi dedicati al sentimento più travolgente per l'uomo, pubblicato in oc­

casione di san Valentino. Il curatore è Guido Davico Bonino,

critico letterario storico e teatrale, autore dell'introduzione che racconta come la poesia d'amore sia nata in Sicilia grazie a una élite di poeti venutasi a formare alla corte del principe svevo. Con rapidi balzi si giunge alla donna stilnovista di Dante che «tanto gentile e tanto onesta pare», ai maestri Petrarca e Boccaccio, all'inquietudine di Matteo Maria Boiardo («Non vi meravigliati perch'io avampi») che sfocia nel dramma esistenziale dì Torquato Tasso. Dopo la parentesi bucolica dell'Arcadia, tocca ai contrasti insolubili di Ugo FoscoLo e Giacomo Leopardi («di qua dove son gli anni infausti e bre­vi, / questo d'ignoto amante inno ricevi»). Si giunge infine ai sempre più recenti testi di Giosuè Car­ducci, Gabriele D'Annunzio, Fabrizio De André («io t'ho ama­to sempre, non t'ho amato mai, / amore che vieni, amore che vai») ed Erri De Luca («Quando saremo due, nessuno sarà uno, / uno sarà l'uguale di nessuno / e l'unità consi­sterà nel due») accompagnati, come tutti gli altri, da note a pie di pagina, che rendono fruibili i testi da chiunque, e im­magini di alcuni celebri quadri e sculture dedicate all'amore, seguendo II bacio di Francesco Hayez in copertina. GUIDO DAVICO BONINO (A CURA DI) Le cento più belle poesie d'amore italiane. Da Dante a De André Interlinea, 2018 pp. 184 + XII, euro 14,00

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Quando il cuore batte in versi

FRANCO FORTINI

L'Edera

Molti anni fa, quando non eravamo ancora marito e moglie, in un pomeriggio di marzo o aprile, lungo le rive di un lago, un poco scherzando, un poco sul serio, colsi al piede di un abete un breve ramo di edera, simbolo di fedeltà di sentimenti, per ricordo di quella passeggiata tranquilla ultima di una età di nostra vita.

•B Senza turbamento non so guardarla. La luce ha scolorito a poco a poco le foglie che erano verdi e nere. Mutamenti impercettibili, sintesi molto lente, alterazioni invisibili come se non vent'anni ma molti secoli fossero passati. Ora quel ramo somiglia tante cose che è inutile qui nominare.

Pure, solo così impallidendo, ha vissuto. Se una volta era degno di sorriso ora è più somigliante figura d'amore.

NELO RISI

Vali più tu

coi tuoi piedini piatti d'orsacchiotta coi tuoi occhi asimmetrici col tuo codino d'anatraoccola che alzo quando bacio la tua nuca vali più tu con tutti i tuoi malanni i tuoi veri spaventi immaginari con la tua contentezza appresr (e non ti fu mai tenera!)

N»>y

vali più tu indifesa di me che mi difendo vale più un tuo sfogo del mio stare zitto vale più un tuo sogno di una mia conquista vale più un tuo sabath di una mia domenica vale più la tua fame del mio appetito vale più un tuo detto di un mio verso vale più un tuo accento sghembo di una mia rima vale più la tua mente fresca della mia mente libresca vali più tu che canti della tua Tosca vali anche più tu con me vicino.

mia mente

(Da: "Le cento più belle poesie d'amore italiane da Dante a DeAndrè" a cura di Guido Davico Bonino. Pagg. 184, Edizioni Interlinea, Novara).

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