SALVADOR DALÌ - webiamo.it · La prima espressione teoretica del surrealismo si deve ad André...
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SALVADOR DALÌ
S. Dalì e Gala, Spagna, 1942. Photograph by Philippe Halsman.
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“L’unica differenza fra me e un
pazzo è che io non sono pazzo.”
Salvador Dalì
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IL SURREALISMO
Salvador Dalì è uno degli artisti più conosciuti al mondo. Egli non era solo pittore ma anche
scultore, scrittore, fotografo, cineasta, designer e sceneggiatore. La sua esistenza fu all’insegna della
stranezza e dell’eclettismo. Amava il lusso e tutto ciò che era dorato ed era cosi stravagante che aveva
come animali domestici un formichiere, che portava al guinzaglio, un gallo e un Ocelot (o Gattopardo
americano).
Prima di affrontare la grande esistenza e la figura di Dalì è prima necessario analizzare il
movimento a cui apparteneva e cioè il Surrealismo una delle più grandi avanguardie formatasi nel
periodo tra le due guerre che ha lasciato un segno profondo nella storia dell’arte.
L’aggettivo surréaliste fu usato per la prima volta da Apollinaire per indicare la sua tragedia
Les mamelles de Tirésias (1916) che definì un «dramma surrealista» e appare poi in altri scritti
successivi.
Il precursore in campo artistico del surrealismo fu il Dadaismo nato nel 1916, anno in cui si
stava combattendo la tragica battaglia di Verdun, a Zurigo in Svizzera l’unico paese neutrale
dell’Europa sconvolta dalla Grande Guerra. Il Dadaismo si caratterizzava per il rifiuto di ogni
atteggiamento razionalistico allo scopo di abbattere tutte le convenzioni della classe borghese.
«Poneva la “negazione” come unica “verità” possibile di contro i valori usati e abusati dalla civiltà
umana: logica, morale, patria, famiglia, religione e arte»1. Il fine ultimo dei dadaisti era distruggere
l’arte per poter ripartire con una nuova arte non più influenzata dai valori borghesi ma coincidente
con la vita stessa e non separata da essa.
La prima espressione teoretica del surrealismo si deve ad André Breton che nel 1924 pubblica
a Parigi, con la collaborazione di Aragon, Soupault, Èluard, Péret e Raymond Queneau, le Manifeste
du Surréalisme («Manifesto del Surrealismo») che segna la nascita dell’avanguardia surrealista. In
quest'opera, Breton definisce il surrealismo come «un mero automatismo psichico, col quale ci si
propone di esprimere, verbalmente o per iscritto, l'attività reale del pensiero, ciò che detta il pensiero,
indipendentemente da qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, fuori da qualsiasi preoccupazione
estetica o morale»2. Al manifesto viene allegata la raccolta di Breton Poisson soluble e nel giugno
dello stesso anno nasce la rivista Révolution surréaliste. Nel dicembre 1929 Breton pubblica il
Secondo manifesto del surrealismo che creò disaccordi all’interno del gruppo a causa della sua
venerazione per l’esule Trockij perseguitato da Stalin che era ormai il capo indiscusso dell’Unione
Sovietica. L’idea dominante del secondo manifesto è la "rivoluzione" totalitaria dello spirito, al di là
da ogni distinzione:
«Tutto induce a credere che esiste un punto dello spirito da cui la vita e la morte, il reale e l'immaginario, il
passato e il futuro, il comunicabile e l'incomunicabile, l'alto e il basso, cessano di esser percepiti come contraddizioni.
Ora, invano si cercherebbe nell'attività surrealista un altro movente che la speranza di determinare questo punto».
Il Surrealismo è profondamente influenzato dalla psicoanalisi di Freud, il suo scopo è di fare
dell’arte non più una semplice rappresentazione ma un mezzo con cui manifestare l’inconscio senza
l’intervento della ragione, evocando tutte quelle pulsioni represse dalla religione, dalla morale e dalla
società. Altre caratteristiche sono l’esaltazione dell’individualità e dell’interiorità, l’aspirazione a
trasformare radicalmente la società e la totale libertà dell’uomo da ogni condizionamento. Questo
desiderio di una libertà radicale, condiviso anche dai dadaisti, porterà molti surrealisti ad aderire al
marxismo e ai partiti di ispirazione comunista. Nel 1927 Breton entra nel Partito comunista francese
insieme a Péret, Aragon ed Eluard, ma ne esce nel 1933 a causa del carattere filo-sovietico del partito
1 G. Serafini, Surrealismo, Giunti, Milano 2015, p. 8. 2 A. Breton, Manifesto del Surrealismo, trad. it., Einaudi, Torino 1966, p. 30.
André Breton (1896 –1966), allievo del filosofo André Cresson, è stato poeta, saggista e critico d'arte. È il maggior teorico
del surrealismo, che favorì con la stesura dei manifesti e curando riviste, mostre e incontri.
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e del suo attaccamento all’idea di rivoluzione permanente che Stalin aveva messo da parte con
l’idea della rivoluzione in un solo paese. Altrettanto deciso era stato lo schieramento dei surrealisti
contro i regimi totalitari di Mussolini, in Italia, di Hitler, in Germania, e di Francisco Franco in
Spagna.
Tra i primi surrealisti oltre a Breton è importante ricordare L. Aragon, R. Crevel, R. Desnos,
P. Eluard, B. Péret, G. Ribemont-Dessaignes, Ph. Soupault. A essi si aggiungono poi, tra gli altri, H.
Arp, R. Char, S. Dalì, M. Duchamp, M. Ernst, A. Giacometti, G. Hugnet, G. Limbour, J. Miro, P.
Naville, G. Rosey, Y. Tanguy, R. Vitrac.
VITA E OPERE DI SALVADOR DALÌ
Salvador Dalì nasce l’11 maggio 1904 a Figueres in Catalogna3, figlio dell’avvocato e notaio
Salvador Dalì i Cusi, persona rigida ed autoritaria, e di Felipa Domènech i Ferrés. Egli era fiero delle
sue origini catalane che rivendicava come un privilegio e nella sua autobiografia afferma che:
«I miei genitori mi avevano dato lo stesso nome di mio fratello: Salvador4, e, come il nome indica chiaramente,
ero destinato a salvare il mondo dalla vacuità dell'arte moderna, e a farlo precisamente nell'abominevole epoca di catastrofi
mediocri e meccaniche, a cui abbiamo il desolante onore di appartenere»5.
Fin dall’infanzia il piccolo Salvador dimostra un’intelligenza e un talento artistico fuori dal
comune e a soli sei anni dipinge il suo primo quadro. Suo padre non condivideva le sue aspirazioni
artistiche che furono tuttavia sostenute dalla madre e dal vicino di casa e pittore Ramon Pichot che si
accorge del suo talento. Nel 1919 Dalì frequenta la scuola d’arte e a soli sedici anni perde la madre,
colpita da un tumore, a cui era molto affezionato. Qualche anno dopo scriverà:
«È stata la disgrazia più grande che mi sia capitata nella vita. La adoravo. Non potevo rassegnarmi alla perdita
di una persona su cui contavo per rendere invisibili le inevitabili imperfezioni della mia anima»6.
Nel 1921 diciottenne lascia Figueres, si trasferisce a Madrid e si iscrive all’accademia di belle arti di
san Fernando. Si accosta al realismo, al cubismo di Picasso, al fauvismo di Matisse,
all’impressionismo francese, al puntinismo, al dadaismo e ai grandi modelli classici come Leonardo,
Raffaello, Michelangelo, El greco, Velazques, Vermeer. Nel 1924 Dalì viene arrestato perché
accusato di aver provocato una rivolta a san Fernando e viene recluso per un mese nel carcere di
Gerona, in seguito a questo evento dipinse Il bambino malato, e nel 1926 è espulso dall’accademia;
più tardi descrisse così la fine della sua carriera accademica:
«Mi presentai all'esame di storia dell'arte. Ero ansioso di mostrarmi brillantissimo e avevo studiato
indefessamente. Salii sulla piattaforma dove sedeva la commissione e il soggetto della mia esposizione orale fu estratto a
sorte. Ebbi una fortuna inaudita: era esattamente il soggetto che avrei preferito trattare. Ma improvvisamente
un'invincibile indolenza mi sopraffece, e quasi senza esitare, tra lo stupore dei professori e di tutti gli astanti, mi alzai e
dissi testualmente: «Chiedo scusa, ma io sono infinitamente più intelligente di questi tre esaminatori e rifiuto dunque di venir giudicato da loro. Conosco l'argomento troppo bene». Di conseguenza venni citato davanti al consiglio di disciplina
ed espulso dalla scuola»7.
3 La Catalogna e i suoi paesaggi erano così amati da Dalì che se ne serve come sfondo in molte delle sue opere. 4 Salvador Dalì non era figlio unico, nel 1903, un anno prima della sua nascita, i suoi genitori ebbero un altro bambino
anch’esso di nome Salvador che però mori a causa di una meningite. Dalì veniva portato spesso dai genitori a visitare la
tomba del fratello ed egli si convinse di essere la sua reincarnazione. Aveva anche una sorella Ana Maria che nel 1949
pubblicò il libro Dalì visto da sua sorella. 5 S. Dalì, La mia vita segreta, trad. di I. Brin, Abscondita, Milano 2006, p. 14. 6 Id., pp. 152-153. 7 Ibidem, p. 26.
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L’anno dopo si reca a Parigi e li incontra Picasso per il quale nutriva una profonda
ammirazione, tanto da considerarlo come un Papa, e grazie a Mirò entra a far parte del movimento
surrealista di Breton. È in questo periodo che decide di farsi crescere i famosi baffi ispirati a quelli di
Diego Velazquez e che divennero il tratto distintivo della sua personalità. «Nel 1927, a ventiquattro
anni, era già il Dalì che conosciamo e l’amico d’infanzia, Federico Garcia Lorca, gli dedicava un’”ode
didattica”»8. Lo stesso Lorca era cosi innamorato di Dalì che aveva tentato, senza successo, di
sodomizzarlo.
All’interno del movimento surrealista Dalì introduce, con il saggio La conquista
dell’irrazionale, il metodo paranoico-critico9, procedimento sviluppato in seguito all’incontro con il
filosofo e psichiatra francese Jaques Lacan. A Parigi conosce Paul Eluard che insieme a Breton era
la guida intellettuale del movimento surrealista. Eluard era sposato con Gala, il cui vero nome era
Elena Dimtrievna D’Jaconova, una donna molto bella e affascinante figlia di un funzionario
moscovita. L’incontro con Gala rivoluzionò la vita di Dalì, essa era la donna delle sue fantasie
erotiche e diventa la sua principale musa ispiratrice e futura consorte10. Nella sua autobiografia Dalì
descrive Gala come colei che ha:
«Raggiunto un piano di vita paragonabile alle serene perfezioni del Rinascimento, e quest'essere è
precisamente Gala, la moglie che per un autentico miracolo ho potuto scegliere. Gala è composta dalle divine attitudini,
dalle espressioni tipo-nona-sinfonia che, traducendo i contorni architettonici di un animo perfetto, si cristallizzano nelle
linee della carne, nella superficie della pelle, nelle spume marine di gerarchie privatissime e rigorose, schiarite da un
delicatissimo alitare di sentimenti, e si induriscono, si organizzano, si fanno architetture umane»11.
Al 1929 risalgono due opere importanti: Il gioco lugubre, che scandalizzò i surrealisti a causa
delle mutande imbrattate di escrementi del personaggio di destra, il film Un chien andalou in
collaborazione con il suo amico Luis Bunel regista e sceneggiatore surrealista e Il grande
masturbatore, testimonianza del primo incontro con Gala. Nello stesso anno rompe definitivamente
i legami con il padre che lo bandì dalla casa paterna perché non approvava la sua adesione al
movimento surrealista e la relazione con una donna già sposata e più grande.
In seguito alla rottura con il padre Dalì acquistò insieme a Gala un capanno di pescatori
presso Port Lligat che nel corso degli anni ingrandirono fino a farlo diventare una splendida villa sul
mare e nel 1931 dipinge quello che è il suo quadro più famoso, La persistenza della memoria, con i
famosi orologi molli. Il successo di Dalì cresce a dismisura, e il suo stile artistico suscita grande
attenzione. «Nel 1934 il pittore catalano trionfa a New York e Breton lo insulta appioppandogli [nel
1939] il nomignolo di Avida Dollars12»13 e nello stesso aumentano i suoi dissidi con il movimento
surrealista a causa delle discordanze politiche. Mentre gli altri surrealisti prendevano posizioni di
sinistra Dalì era apolitico, non aveva alcun minimo interesse per la politica, e Breton scambiò questo
suo rifiuto di militare nelle file comuniste come un consenso al nazismo di Hitler ma egli si difese da
queste accuse dicendo: «Non sono un seguace di Hitler né nei fatti né nelle intenzioni».
Nel 1936 la Spagna cade nella guerra civile tra i nazionalisti del genale Francisco Franco,
sostenuto militarmente da Mussolini, che fornisce a Franco mezzi militari e un corpo d’armata
composto da oltre 50.000 italiani, e da Hitler, che interviene con la sua aviazione, e il fronte
8 G. Néret, Salvador Dalì. La conquista dell’irrazionale, Taschen, 2016, p. 7. 9 Nel suo libro Diario di un genio Salvador Dalì fornisce una spiegazione del suo metodo e scrive che non sa ancora in
cosa consista. «Grosso modo si tratterebbe della sistemazione più rigorosa dei fenomeni e dei materiali più deliranti, con
l’intenzione di rendere tangibilmente creative le mie idee più ossessivamente pericolose. Questo metodo funziona soltanto
alla condizione di possedere un dolce motore d’origine divina, un nucleo vivo, una Gala. E ce n’è soltanto una». 10 Dalì sposa Gala, che era undici anni più grande di lui, nel 1934 con una cerimonia civile e nel 1958 con il rito cattolico. 11 S. Dalì, La mia…, cit., p. 15. 12 Avida Dollars («bramoso di dollari») è un modo per deridere la commercializzazione delle opere di Dalì. 13 R. G. de La Serna, Dalì, a cura di S. Grasso, Abscondita, Milano 2002, p. 93.
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repubblicano (formato anche da comunisti e anarchici), supportato da Stalin e da migliaia di volontari
antifascisti provenienti da Italia e Francia. Dalì scriveva:
«Da tutta la Spagna martirizzata si levò un odore d’incenso, di carne di prete bruciato, di carne spirituale
straziata, misto al tonfo potente del sudore delle folle fornicanti tra loro e con la morte»14.
E a proposito di Costruzione molle con fagioli bolliti – Premonizione della guerra civile
spagnola commentava:
«Mi ossessionava il presentimento della guerra civile. Pittore dei parossismi viscerali, sei mesi prima che
scoppiasse la guerra in Spagna terminai Premonizione della guerra civile spagnola, quadro decorato con fagioli secchi
bolliti, in cui un grande corpo umano pullula di braccia e gambe che si stringono a vicenda nel delirio. Premonizione della
guerra civile, il titolo che avevo dato a questo dipinto sei mesi prima dell’inizio della guerra, si inserisce pienamente tra
le profezie daliniane»15.
Nel 1938 a Londra Dalì incontra Sigmund Freud, che considerava come il suo santo patrono,
di cui fece ritratti e disegni incredibili. Il padre della psicoanalisi, esule in Inghilterra a causa delle
politiche antisemite del Terzo Reich, nel suo diario scrive:
«Fino ad oggi ero tentato dal prendere in considerazione i surrealisti, che a quanto pare mi hanno scelto
come un santo patrono... Il giovane spagnolo, con i suoi splendidi occhi fanatici e l'innegabile maestria tecnica,
mi ha spinto a riconsiderare la mia opinione».
Quando nel 1939 scoppia la Seconda Guerra Mondiale Dalì e Gala si trasferiscono negli Stati
Uniti dove restano per otto anni. Nel 1940 dipinge il Volto della guerra in cui presenta occhi pieni di
teschi che simboleggiano la morte, che sarà sempre una sua ossessione, e nel 1942 scrive la sua
autobiografia The secret life of Salvador Dalì (trad. it. La mia vita segreta). Nel 1945 preparò per
Walt Disney i disegni del cartone animato Destino, prodotto poi nel 2003, e nel 1950, in occasione
dei settecento anni dalla nascita di Dante Alighieri, gli venne commissionato dal governo italiano
l'illustrazione della Divina Commedia. La commissione venne poi ritirata perché l'opinione pubblica
italiana era contraria al fatto che fosse uno spagnolo a illustrare il più grande capolavoro della
letteratura italiana. Nonostante questo, l'artista continuò a lavorare al progetto per quasi nove anni,
dando vita a cento acquerelli firmati, inerenti all’inferno, purgatorio e paradiso, che nel 1960 vengono
esposti a Parigi. Nel 1951 ritorna in Catalogna e si dedica all’olografia e alle illusioni ottiche che
anticipano la Pop Art. Continua la sua produzione artistica e si interessa alla scienza, all’anatomia,
alla fisica nucleare, viene colpito dalla scoperta del DNA e si avvicina molto alla religione cattolica.
Alla fine degli anni 60 lavora anche per la televisione, nel 68 realizza un filmato pubblicitario per la
cioccolata Lanvin e nel 69 disegna il logo dei Chupa Chups.
Nel 1980 a settantasei anni viene colpito dal Parkinson che non gli permette più di dipingere
a causa del tremore alla mano destra e il 10 giugno 1982 muore la sua amata Gala. Dalì si sentiva
perso senza la sua musa ispiratrice e tentò il suicidio ma sopravvisse per altri sette anni e morì il 23
gennaio 1989 a ottantaquattro anni a Figueres, dove era nato, per un attacco di cuore. La sua creatività
e la sua arte, oltre alla pittura, hanno influenzato molte altre espressioni artistiche: teatro, letteratura,
architettura, cinematografia, musica. È rimasta famosa la sua affermazione:
«Ogni mattina mi sveglio e, guardandomi allo specchio, provo sempre lo stesso ed immenso piacere: quello di
essere Salvador Dalì».
Gianmarco Cima
14 S. Dalì, La mia…, cit., p. 44. 15Id., p. 47.
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10
Il grande masturbatore, 1929 Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia.
Persistenza della memoria, 1931 New York, The Museum of Modern Art
11
Costruzione molle con fagioli bolliti- Premonizione della guerra civile, 1936 Filadelfia, Philadelphia Museum of Art.
Volto della guerra, 1940 Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen.
12
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