SAIB, mezzo secolo di lavoro, passione, innovazione.

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1962 2012 mezzo secolo di lavoro, passione, innovazione SAIB

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50° ANNIVERSARIO 1962-2012

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19622012

mezzo secolo di lavoro, passione, innovazione

SAIB

mezzo secolo di lavoro, passione, innovazione

Roberto Codazzi

SAIB

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Roberto Codazzi

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Questo libro che desideriamo offrire a Voi tutti è una raccolta che per

immagini e brevi testi riassume la storia di una azienda, la SAIB , dal lontano 1962 ai giorni nostri. Una di quelle storie che non di rado si ascoltano nelle terre che si snodano lungo il percorso del Po: è una storia di padri (o madri) che con passione e forza intraprendono un lavoro e di figli e di nipoti che con altrettanta passione e forza portano avanti, con successo, “l’impresa”.Visibilia ex invisibilius: il visibile nasce dall’invisibile, e anche l’impresa, ancor più quella a carattere familiare, non fa eccezione.Dietro i capannoni, gli impianti e i macchinari, oltre gli uffici e i magazzini, al di là del complesso e formidabile meccanismo di dipendenti, dirigenti, fornitori e stakeholders di ogni tipo, c’è il sogno di un uomo, c’è quel colpo di diapason che ha fatto nascere tutto questo e che ancora fa vibrare ogni cellula dell’organizzazione .Ma un’impresa è un essere vivente, ha un’ anima e se non si sa trasferire “il sogno” di chi l’ha fatta nascere e ne ha permesso la crescita a coloro che terranno per il futuro le redini , allora l’impresa muore. Con questo libro vogliamo ringraziare i nostri genitori, i fondatori di SAIB, che ci hanno trasmesso, insieme al “sogno” il senso concreto del “fare”, che ci hanno insegnato che un imprenditore, dietro l’apparente ricerca di un tornaconto, di un profitto, più profondamente di quanto lui stesso possa

Adriana e Valeria RinaldiPresidente e Amministratore Delegato SAIB spa

sapere, è al servizio di un progetto, è un uomo (o una donna) che fa per gli altri, e che sa che il loro miglioramento è il suo successo.Ma vogliamo ringraziare anche i nostri figli, nei cuori dei quali leggiamo il coraggio e la sincerità, la forza e la passione, l’indipendenza di pensiero, l’amore per “l’impresa SAIB” e per i propri collaboratori tutti.Raccomandiamo loro di mantenere intatto quello spirito ribelle capace di mettere in gioco reputazione e mezzi per modificare la realtà, per rompere schemi ed equilibri preesistenti e crearne altri più vantaggiosi inseguendo, coraggiosamente, il “sogno” di una SAIB sempre più protagonista del mercato.

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Sono sinceramente compiaciuto di poter annoverare, tra le varie attività presenti

sul territorio di Caorso, una realtà economica come quella rappresentata dalla società SAIB, avviata nel 1962 per volontà dei fratelli Eva e Guido Bosi e di Giorgio Rinaldi ed oggi azienda di truciolare tra le più importanti in Italia e che esporta i suoi prodotti in tutto il mondo.L’idea di riutilizzare gli scarti delle altre lavorazioni del legno per costruire un prodotto innovativo e al tempo stesso assolutamente economico, quale il pannello truciolare, ha consentito di rendere “il mobile” un bene di consumo e all’industria del mobile stesso di espandersi in modo esponenziale.I continui investimenti in ricerca, design e tecnologia hanno consentito a SAIB di ampliare continuamente la propria offerta e di diventare un partner strategico per i principali mobilifici italiani, assicurando al contempo molti posti di lavoro, soprattutto per i nostri concittadini.E’ doveroso sottolineare che le sue strategie commerciali hanno sempre posto particolare attenzione alla sicurezza, alla qualità e al rispetto dell’ambiente, sia in termini di

Fabio CalloriSindaco di Caorso

miglioramento del ciclo di produzione e di aumento di produttività delle risorse, sia in termini di immagine e di accettabilità sociale. Voglio ricordare anche il particolare l’impegno profuso da SAIB nel campo sociale, la collaborazione con varie associazioni del territorio e con l’Amministrazione Comunale di Caorso, in questo ultimo periodo particolarmente proficua. E’ infatti grazie ad una convenzione con SAIB che ha finanziato in gran parte l’intervento, che si è potuto recuperare il Cine Fox e renderlo ancora accessibile alla comunità caorsana.Auspico che anche negli anni futuri SAIB possa proseguire, con il successo che fin ora ha sempre riscontrato, nuovi processi di innovazione e di ricerca per confermare e superare gli ambiziosi e prestigiosi risultati già conseguiti, nell’ottica dell’attuale trasparente gestione che pone il rispetto dell’ambiente come prioritario obiettivo e di importante opportunità di ulteriore crescita e sviluppo ed esprimo a SAIB, da parte mia, di tutta l’Amministrazione e della cittadinanza, i più fervidi auguri per i suoi “primi” 50 anni”.

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Se mi chiedessero di sintetizzare in una frase il percorso compiuto da SAIB nei

suoi primi cinquant’anni, credo che nulla potrebbe meglio rappresentare la formula imprenditoriale di questa azienda se non l’espressione “fare impresa in un mondo che cambia”.Oggi, dopo la pesante crisi che ha investito l’economia mondiale, tutti affermano che si è arrivati alla fine di un ciclo di sviluppo e per andare avanti bisogna cambiare gli elementi fondamentali dei modelli di business e di organizzazione che hanno generato la crescita degli ultimi trenta anni poiché il ciclo che ormai abbiamo alle spalle ha esaurito la sua forza propulsiva.Ma per SAIB è quasi sempre stato così. Per SAIB le regole sono cambiate molte volte in questi cinquant’anni e in SAIB lo hanno sempre capito per tempo ed hanno agito di conseguenza.Ebbene, in questa impresa al femminile – e già in questo si è dimostrato di precorrere i tempi e che le differenze di genere contano solo se le vogliamo far contare – è stato sempre chiaro che le cose non rimangono mai uguali troppo a lungo e che le imprese vivono in un mondo che cambia continuamente regole, contesti, prospettive, rapporti.Allora per sopravvivere, ma anche per crescere, come è stato in questo caso, bisogna essere affamati di conoscenza ed avere in sé il germe della sfida. Le trasformazioni profonde che questo settore

Cesare BettiDirettore Confindustria Piacenza

ha subito, le difficoltà oggettive dei mercati, i nuovi competitor che si sono affacciati con nuovi tipi di prodotti, l’esigenza prima che in altri comparti di misurarsi con una richiesta ineludibile di rispetto ambientale e di rapporto etico con il contesto, sono stati per questa famiglia di imprenditori non ostacoli insormontabili ma stimoli straordinari ed opportunità da cogliere.Quello che sa rendere particolarmente significativo il percorso imprenditoriale è che tutto ciò è stato fatto non in un settore dell’industria spaziale o dell’high tech, ma in un settore tradizionale tipico del made in Italy, tipico del made in Piacenza. E questo è ciò che dà valore a questa esperienza.Ho conosciuto Eva Bosi e le sue figlie Adriana e Valeria quasi subito dopo il mio ingresso in Associazione ed ho seguito passo passo tutta l’evoluzione che l’azienda ha subito fino ad oggi, compreso l’ingresso delle nuove generazioni.Conoscendo le nuove generazioni mi sono convinto di una cosa: l’azienda sarà in grado di affrontare anche i prossimi cinquant’anni.Il perché è presto detto. Anche se non è ancora ora di un passaggio di testimone, pure la terza generazione sarà una generazione di imprenditori veri. Di quelli per i quali la finanza non è un fine ma un mezzo. Forse il segreto sta proprio lì.

I primi 50 anni di SAIB

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Gli anni Sessanta

E’ l’anno del Concilio di Giovanni XXIII, il Papa buono, che sconcerta, rivoluziona la Chiesa e la stessa società. E’ l’anno

in cui Marilyn viene trovata morta nella sua casa di Los Angeles. L’anno dopo uscirà di scena un’altra icona, John Fitzgerald Kennedy. Escono in Inghilterra il primo 45 giri dei Beatles e il primo film di James Bond. A Cuba scoppia la Crisi dei missili, fibrillazione di quella Guerra Fredda che contrappone America e Russia, sempre più ai ferri corti. Nella politica italiana, tra dorotei e fanfaniani, spunta un giovane cavallo di razza: Giulio Andreotti. Farà parecchia strada, com’è noto. E’ l’anno delle idee: delle Regioni, della riforma della Scuola, della prima Nazionalizzazione, della Riforma urbanistica, della Riforma pubblica, della Mezzadria e della cedolare. E’ l’anno dove si tenta di frenare i consumi pubblici e privati. E’ il 1962 e metà del Paese è in pieno boom, con il Pil che tocca le sue più alte vette. L’Italia ha già 5 milioni di telefoni (quelli fissi, va da sé), 6 milioni di radio e 3 milioni di televisori. Tre anche i milioni di auto che circolano per le strade, tra cui tante 500 e 600 Fiat, senza contare le innumerevoli Vespa, veicolo a due ruote simbolo dell’epoca, sull’onda delle Vacanze romane di una Audrey Hepburn modello di stile e di eleganza. E’ in questo anno di straordinari fermenti che appena a sud del Po, dove la terra piacentina sente ancora il respiro della vicina Cremona, vede la luce un’azienda che cavalca l’onda dello sviluppo tecnologico del Paese partendo da una materia prima che più antica e affascinante non si può: il legno.

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Nasce per volontà dei fratelli Guido e Eva Bosi e del marito di lei, Giorgio Rinaldi. L’intuizione di fondo è tanto semplice quanto geniale: riutilizzare gli scarti delle altre lavorazioni del legno per costruire un prodotto assolutamente innovativo e incredibilmente economico rispetto al legno massello: il pannello truciolare.

L’idea si rivela da subito vincente. Lo stabilimento ha sede a Fossadello di Caorso, dove il profilo della campagna ha come ideale quinta – qua e là – filari di pioppi. Tutto attorno il paesaggio è quello del melodramma Verdiano, immobile nei colori densi come cartoni di scenografia teatrale, che può confondere il Po con l’Eufrate di Nabucco e il Nilo di Aida. “Dai vapori di questa terra Verdi traeva ispirazione per gli ardori e i dolori dei suoi personaggi” ha scritto Riccardo Muti. Ma per la gente che questa terra la lavora, lo scenario naturale induce molto meno al sogno: c’è da lavorare duro, bisogna rimboccarsi le maniche, questa è la realtà del quotidiano. Si impara a non avere nulla in regalo nella vita. Meglio così: si impara ad apprezzare la concretezza. Ed è una bella lezione.

Il primo impianto di SAIB è piccolo ma intorno il podere acquistato dai Bosi concede ampie possibilità di sviluppo, scelta lungimirante che si rivelerà azzeccata nel corso degli anni, quando si renderanno necessari diversi ampliamenti. Progettista del complesso è l’architetto Pietro Berzolla, piacentino di Pontenure che nella Grande Guerra ha combattuto sul Carso, meritandosi la Croce al Merito. Una ideale croce al merito la guadagna anche con la professione, ampliando i suoi orizzonti con ripetuti viaggi di studio all’estero (Olanda, Germania, Austria) per poi tornare in terra piacentina a realizzare opere di notevole respiro in campo architettonico e urbanistico, tra cui il Piano Regolatore di Piacenza e numerosi lavori in città quali la sede della Camera di Commercio in

Primo progetto dello stabilimento SAIB

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Piazza Cavalli, il monumento alla romanità della Lupa - che accoglie ancora oggi coloro che arrivano in città -, palazzi, chiese e scuole, il complesso Agip a Cortemaggiore, molto altro ancora. A Caorso prima della SAIB la feconda matita di Berzolla firma il cinema Fox (1949), la cui storia curiosamente andrà a incrociarsi, mezzo secolo dopo, proprio con l’azienda di pannelli truciolari che negli anni Duemila finanzia il restauro del cinema tanto caro ai caorsani, dimostrando un legame fortissimo con la comunità.

Torniamo a quel 1962 in cui nasce quell’intuizione che porta oggi il nome di SAIB, acronimo di Società agglomerati industriali Bosi, nome che campeggia a grandi lettere sugli enormi capannoni che a Fossadello fiancheggiano la strada per Cremona. Eva Bosi, che di questi trucioli nobili è stata definita suggestivamente “la regina”, ha vissuto l’esperienza di SAIB dal primo momento, anzi da prima, avendo passato un apprendistato nella segheria del padre Luigi a Roncaglia, quindi nel magazzino di Cremona, per poi passare appunto tra i trucioli.

Eva Bosi, terza di quattro femmine e un maschio, è praticamente “nata nella segatura”, come è stato scritto in un articolo per il quarantennale dell’azienda, seguendo passo passo la sua creatura, nella prima fase assieme al marito Giorgio Rinaldi e al fratello Guido, fino alla scomparsa di questi, avvenuta rispettivamente nel 1984 e nel 1985. E’ lei che ha fatto crescere questa sua figlia con dedizione e cuore trasformandola da una piccola struttura in uno dei quattro colossi nazionali del pannello truciolare, con un salto di produzione da 30 metri cubi al giorno del 1962 a 1500 metri cubi al giorno negli anni 2000.

Come nacque, all’alba degli Anni Sessanta, l’idea di dedicarsi completamente al truciolare? Come sempre le buone idee nascono dall’incontro tra intuito, opportunità e motivazione. Un giorno di autunno del 1962 il fratello di Eva, Guido, incontrò l’ingegnere che aveva seguito per loro l’avvio della fabbrica di compensato, allora prodotto di punta dell’industria del mobile. L’ingegnere stava andando a vedere una nuova fabbrica nel Reggiano che produceva proprio truciolare e invitò il fratello ad andare con lui. Quando Guido tornò a Piacenza raccontò

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alla sorella ciò che aveva visto e insieme decisero di raccogliere questa nuova sfida, in zona, infatti c’era il problema degli scarti dei pioppeti: si bruciavano perché la gente non andava più a raccogliere la legna come invece si faceva in precedenza. Guido capì immediatamente che quel tipo di pannello prodotto con gli scarti rappresentava il futuro anche se, pur diventando socio di Eva, preferì andare avanti con la gestione della fabbrica di famiglia che produceva compensato. Eva decise invece di trasferirsi a Fossadello per avviare la nuova ambiziosa impresa insieme al marito.

All’inizio, va da sé, ci volle molto coraggio. I primi pannelli furono prodotti all’alba del 1963. Una fatica enorme anche perché in quegli anni era molto più difficile vendere 30 metri cubi di quanto lo sia oggi con 1.500. In seguito il mercato capì però i vantaggi economici di questo prodotto innovativo tanto che nel 1968 si decise di intraprendere l’ulteriore grande

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passo: l’acquisto di un nuovo impianto completo che permise a SAIB di passare da una produzione di 30 metri cubi al giorno a una di 120, in pratica di quadruplicare di colpo la quantità di prodotto, niente male per una ditta che aveva solo sei anni di vita.

Eva Bosi ricorda ancora che era il giorno di San Giuseppe quando suo fratello e suo marito partirono per la Germania per comprare il primo impianto dell’azienda, e così lei vedeva pian piano realizzarsi un sogno. “Ancora oggi le emozioni sono le stesse – confessa –: il primo pannello prodotto dalla nostra ultima linea di produzione, avviata nel 1998, mi ha emozionato come allora. Forse perché quando si parte dal fondo, dal basso, ogni traguardo è come una conquista, ti dà una gioia immensa. Una gioia che ti fa vivere, che ti permette di vivere”. In effetti, come Eva Bosi ha avuto modo più volte di affermare, la forza della gente che ha fatto grande SAIB è stata quella di sapersi sentire umile, di impegnarsi ogni giorno nel lavoro per ottenere qualcosa. Si impara a rialzarsi dopo le tante avversità che in mezzo secolo hanno scandito, assieme alle grandi soddisfazioni, la vita di SAIB, come la grande alluvione che nel 1999 ha drammaticamente invaso i capannoni dell’azienda.

Una volta il numero di concorrenti era notevole, nel giro di pochi anni anche altri imprenditori hanno capito le potenzialità di questo nuovo prodotto e negli anni ‘70 il numero dei fabbricanti di pannello truciolare ha sfiorato quota 50 aziende, poi negli anni ‘80/90 si è drasticamente ristretto, ma i pochi sono tutti agguerritissimi. Attualmente in Italia rimaste solo in 4-5 aziende – spiega Eva Bosi – e nemmeno tutte sullo stesso piano: c’è chi ha investito come noi e chi non lo ha fatto”.

Ma se negli anni ‘60 la signora Bosi ha gettato le solide basi dell’azienda di Fossadello, uno straordinario e determinante sviluppo si è verificato a partire dal decennio successivo grazie all’ingresso in SAIB della seconda generazione della famiglia.

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Giorgio Rinaldifondatore SAIB

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Lo stabilimento SAIB nell’estate del ‘63

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Il piazzale dello stoccaggio del legno a fine anni ‘60

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L’impianto Bison

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Gli anni Settanta

All’inizio degli anni ‘70 la primogenita Adriana comincia a lavorare in azienda insieme al marito ingegner Carlo Conti,

che, dopo i primi anni in affiancamento a Giorgio Rinaldi, assume la conduzione tecnica dello stabilimento e che nel corso degli anni farà crescere SAIB portandola ad essere un’azienda razionale, efficiente e tecnologicamente avanzata. Da 40 anni per tutti è “l’ingegnere” . Nel ‘75 entra anche la figlia Valeria. Per la seconda generazione è una scuola dura perché Adriana e Valeria non entrano come le ‘figlie del padrone’, dalla porta principale e con la strada spianata, bensì con una disciplina e un rigore che parte dallo svolgimento delle mansioni più umili per poi arrivare, una volta dimostrato il merito, a posizioni di maggiore responsabilità.Essere figli di un ‘grande capo’ non è facile. “All’ombra di un grande albero non nasce niente’”, recita il famoso detto, in realtà la signora Bosi trasmette alle figlie la forza di lottare per l’azienda. Inoltre la generazione più giovane ha uno sguardo più aperto su ciò che sta accadendo intorno, capisce che le tecnologie si stanno evolvendo, che il mercato richiede prodotti non solo qualitativamente migliori ma anche più raffinati, e si dirige verso un’anima non solo prettamente industriale ma che inizia ad abbracciare una componente di creatività. Si rende quindi necessario dar vita a quel settore del marketing che in seguito si sarebbe rivelato fondamentale, strategico. Tuttavia non fu semplice affermare questi nuovi principi all’interno dell’azienda perché ciò provocò un confronto generazionale tra chi era fondatore e fin lì aveva prodotto pannello grezzo e chi invece si rendeva conto che il mercato richiedeva via via prodotti più finiti e personalizzati, gamme più ampie, che

1975 E’ appena stato costruito il quarto capannoneSi intravedono anche le fondamenta dell’ampliamento dellla palazzina-uffici

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occorreva maggiore attenzione verso i fabbricanti di mobili, realtà sempre più importanti in Italia. Furono anni di confronti anche aspri, superati grazie alla forza della famiglia perché, pur ciascuno col proprio carattere, tutti furono sempre concordi nell’andare avanti per il bene dell’azienda. SAIB uscì da questo confronto, verso la fine degli anni ‘80, con una struttura più

forte, più ampia e con le mansioni principali affidate alla seconda generazione, coadiuvata da preparati collaboratori, e non più incentrate sulla figura della fondatrice Eva Bosi, la quale nel frattempo si era ritagliata un proprio ambito di azione, l’acquisto del legno, che in fondo la riportava all’affascinante periodo delle origini.

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Maggio ‘75Giorgio Rinaldi in bicicletta osserva i lavori di costruzione del 4° capannone

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Prevedini in posa davanti alla linea Bison

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1975L’interno del nuovo capannone

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Una giovane Adriana Rinaldi intenta a far quadrare i conti

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Negli anni ‘70 capitava di lavorare in ufficio con il cappotto perchè l’impianto di riscaldamento era legato all’impianto di pressatura, per cui quando si fermava la linea per manutenzione, si stava tutti al freddo...

Adriana Rinaldi Attuale Amministratore Delegato SAIB ”

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1977Eva Bosi, a destra, osserva i lavori di armatura della fondazione per l’installazione della pressa Bison

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Gli anni Ottanta

La grande svolta dell’azienda avviene negli anni ‘80 quando SAIB decide di entrare nel mercato del pannello nobilitato.

Il pannello nobilitato, ottenuto attraverso l’applicazione di carte decorative melaminiche al pannello grezzo permette di riprodurre l’effetto del legno massello e in poco tempo diventa il prodotto maggiormente richiesto dall’industria del mobile. Infatti, se i grandi nomi brianzoli progettano mobili di alta gamma per una ristretta fascia di clienti, l’introduzione di questo nuovo prodotto permette ai mobilifici di “riprodurre” la bellezza del mobile di fascia alta realizzato in puro legno in un prodotto bello ma accessibile a tutti. Per fare un paragone con la moda, i mobili di fascia alta dettano le linee e le tendenze che poi migliaia di aziende trasformano nel “Prêt-à-porter”. Furono gli anni in cui SAIB dovette affrontare sia le difficoltà di investire su nuovi impianti per la produzione di pannello nobilitato sia l’uscita dalla compagine sociale degli eredi di Guido Bosi.

In questo mezzo secolo SAIB è diventata davvero una seconda famiglia per quanti vi hanno lavorato o ancora vi lavorano, a testimonianza del forte rapporto umano, oltre che meramente professionale, che si instaura tra titolari e collaboratori. Ciò si evince dalle testimonianze raccolte all’interno dell’azienda.

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Nella foto in alto, Giorgio Rinaldi in bicicletta e un giovane Roberto Negrini intento a riparare il truciolatore

Nella foto a lato, un giovane ing. Conti, sulla destra, osserva i lavori di scavo

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Reparto di mobilitazione impianto Siempelkamp C075

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Sono stati anni di grande soddisfazione ma anche di grande fatica. La SAIB cresceva velocemente. Siamo passati nel giro di qualche anno da una produzione di 120mc. a 600 mc. al giorno. Quante notti ho trascorso in SAIB !All’epoca non avevamo il telefono, per cui, quando capitava qualche guaio di notte, venivano a casa mia a suonarmi il campanello.

Emilio SubacchiStorico Capofabbrica SAIB ”

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SAIB contro compensati BOSI: 5-1 Era il 1985, io feci il primo e l’ultimo goal... Ricordo che terminammo con una gran mangiata a Vigolo Marchese...

Angelo Bianchi Responsabile acquisti legno ”

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In alto da sinistra: Storti, Pelati, Papalini, Donati,Negrini, ConsoliniIn basso da sinistra: Frescaroli, Bianchi, Paini, Ferrari, Ghidelli

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A lato, Bianchi primo da sinistra, Corini, terzo, assieme a due fornitori di legname

In basso da sinistra: Negrini, Orsi e Prevedini, ritratti nei magazzini SAIB nei primi anni ‘80

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Lavoro qui dal settembre 1975. Trascorrere una vita in SAIB significa essere maturato assieme all’azienda. Sono arrivato a 19 anni, fresco di diploma all’istituto professionale. Pensavo fosse una sistemazione provvisoria, invece mi ritrovo ancora qui dopo 36 anni. L’azienda mi ha dato fiducia. Sono entrato come aiutante meccanico, poi sono passato alla supervisione degli impianti, per arrivare al ruolo attuale. Ci ho messo del mio, ma bisogna essere in due per arrivare a raggiungere dei risultati. Ho sempre avuto un rapporto diretto con la proprietà, parliamo tranquillamente come fossimo in famiglia e alla fine traiamo delle conclusioni. L’azienda mi ha sempre coinvolto nelle decisioni importanti e io ho sempre potuto dare il mio parere, è un bello scambio.

Roberto NegriniResponsabile di stabilimento

Sono qui dal 1976, una vita. Una vita in SAIB significa un impegno costante perché l’approvvigionamento della materia prima lo necessita. Bisognava viaggiare molto, anche all’estero, soprattutto in Francia, Svizzera, Germania, Repubblica Ceca, perché fino al 1994 la materia prima era il legno vergine; poi si è passati al legno di riciclo, per salvare i boschi, per salvare gli alberi. Oggi il materiale viene perlopiò recuperato sul territorio nazionale, e in parte in Francia. Per me SAIB è una famiglia perché sono cresciuto a contatto con la fondatrice Eva Bosi, è stata lei la mia maestra. Anzi, lo dico sempre: provengo dall’università Bosi. Sono entrato a 20 anni con i calzoni corti, ero un ragazzo e portavo i pezzi di ricambio per il magazzino, poi ho fatto carriera, ho conosciuto le varie essenze del legno grazie alla signora Bosi. La mia fortuna è stata quella di lavorare con la fondatrice, con le sue figlie, adesso con i nipoti. Attualmente collaboro con la terza generazione e per me è un oroglio poter trasferire ai giovani il mio bagaglio di esperienza.

Angelo BianchiResponsabile ufficio acquisti

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Era l’85 l’anno della grande nevicata; la temperatura si abbassò a -17° e la prepressa che funzionava ad acqua, gelò. Dovemmo scaldare tutto l’impianto per qualche settimana con delle stufette elettriche per farlo ripartire.

Ing. Carlo Conti Direttore di stabilimento ”

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1989Il nuovo essicatoio in funzione

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Gli anni Novanta

1998Inaugurazione della pressa continua Siempelkamp

Negli anni ‘90 si decide di aumentare la capacità produttiva di pannello grezzo abbandonando la produzione con i vecchi

sistemi per fare un grande salto di tipo tecnologico installando una nuova linea di produzione di pannelli truciolari con pressa continua. Solo con l’innovazione, infatti, si può giocare un ruolo fondamentale in un settore altamente competitivo. Il nuovo impianto inizia la produzione rapidamente e con ottimi risultati e da lì si aprono nuovi scenari e, soprattutto, nuovi mercati. SAIB conquista mercati esteri e vengono installati nuovi impianti di nobilitazione del pannello con investimenti importanti. A questo punto il passaggio gestionale alla generazione di mezzo è completamente avvenuto e da lì comincia quella grandissima selezione nel settore dei produttori di pannello truciolare che nel giro di una decina d’anni porta il numero di aziende da una trentina a quattro o cinque.

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1998 Adriana e Valeria Rinaldi durante il discorso per l’inaugurazione della pressa

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La pressa continua fu un investimento epocale per SAIB. Non avevamo scelta se volevamo continuare a restare sul mercato. Fu un misto di coraggio e incoscienza che ci spinse ad investire più di sessanta miliardi di lire in una tecnologia a noi sconosciuta.

Eva Bosi ”“

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All’inizio ci sembrava un’impresa ciclopica, invece riuscimmo a montare la pressa a tempi di record. Nel novembre del 1997 iniziammo i lavori di fondazione della pressa, a marzo seguì il montaggio della linea e il 16 settembre 1998 producemmo il primo pannello con la pressa continua. Tre giorni dopo la produzione era già a pieno regime.

Roberto NegriniResponsabile di stabilimento ”

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Lo staff tecnico di SAIB Dall’alto a sinistra: Stragliati, Negrini, Balestreri Seduti: Conti, Biaggi e Saluto

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Rulliera

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Nella foto da sinistra Ferruccio Ancora storico collaboratore della signora Eva, Rino Pelizzoni, responsabile amministrativo SAIB dal 1967 al 2000

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1998 Castello di San Pietro in Cerro, festa per l’inaugurazione della pressa continua

Nella foto da sinistra: un fornitore SAIB, Ing. Conti, Paolo Bruschi, Enrico Negrini, Pierangelo Sibra, Marzia Subacchi, Clara Conti, Elisabetta Archetti

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Lavoro qui dal ‘90 e in qualche maniere rappresento la terza generazione di famiglia perché mio padre e mio nonno facevano i trasportatori per SAIB come padrocinini. Sono cresciuto a pane e SAIB, si può dire, visto che in famiglia si parlava sempre di questa fabbrica e fin dall’età di 12 anni venivo a curiosare cosa succedeva qui dentro. Quando sono stato assunto è stata una gioia e spero che questo resti il mio lavoro per sempre. Ho vissuto da testimone lo sviluppo di un’azienda che per quelli di Caorso è sempre stata una realtà a cui fare riferimento, specie per i giovani del paese. E’ sempre passato il messaggio che in SAIB la meritocrazia c’è, ed io ho potuto constatarlo di persona. Non è la FIAT dove sei un numero, qui ti chiamano ancora per nome nonostante la dimensione importante raggiunta dalla fabbrica. In questi vent’anni ho fatto la gavetta. Quando sono entrato facevo le bolle di trasporto a mano, poi nel tempo ho avuto le mie gratificazioni, penso da una parte di essermele meritate, tuttavia non è facile trovare un datore di lavoro che riconosca le tue capacità e le valorizzi. Attualmente sono responsabile dell’ufficio vendite per l’Italia, pertanto sono a stretto contatto con la direzione. I miei interlocutori in primis sono i nostri agenti di commercio, i cosiddetti rappresentanti, poi gli utilizzatori, i grossi clienti. Tra i dipendenti nessuno si è mai stancato di SAIB anche perché questa ha sempre dato l’idea di essere un’azienda in continua evoluzione. Quando sono arrivato c’erano 3 capannoni, oggi ce ne sono 6. All’inizio era più un lavoro di quantità, adesso prevale la qualità. La cosa che dà più soddisfazione è il riscontro che ci viene dato dalla clientela, e questo altre aziende non lo possono vantare. Lavorare in SAIB vuol dire essere fieri dell’azienda in cui si lavora.

Paolo Bruschi Direttore vendite Italia

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Alle 3 del mattino il fiume Nure straripò e nel giro qualche ora ci trovammo l’azienda completamente allagata.Fu un danno enorme, i capannoni erano invasi dal fango. Ricordo che i vigili del fuoco furono costretti ad utilizzare i gommoni per accedere al nostro stabilimento. Le presse erano completamente intrise di fango. Fummo costretti a smontarle pezzo per pezzo per ripulirle.

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La nostra gente in quell’occasione dimostrò, oltre ogni aspettativa, quanto fosse attaccata all’azienda. Lavorarono giorno e notte per fare ripartire il più presto possibile gli impianti. Questo evento avrebbe potuto metterci in ginocchio ed invece ci fece scoprire quanto forti eravamo.

Valeria Rinaldi Amministratore SAIB ”

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Gli anni Duemila

Negli anni Duemila anche Clara e Giuseppe, figli di Adriana, entrano in azienda e apportano nuove idee, nuove

tecniche di gestione. In particolare, con l’arrivo di Clara Conti vengono ridefinite le logiche di vendita e ripensate le politiche commerciali. Con l’arrivo di Giuseppe Conti si mette a punto un nuovo sistema di controllo di gestione, con il perseguimento di attestazione di certificati a livello nazionale e internazionale, e un occhio di riguardo sempre maggiore agli aspetti dell’ambiente e della sicurezza, così da posizionare SAIB ad un livello aziendale improntato alla qualità assoluta.Se i fondatori dell’azienda si sono distinti per la grande forza, sono stati tuttavia favoriti dal fatto di trovare un mercato ancora vergine, ancora tutto da costruire. Ben diverso il risultato conseguito dalla seconda generazione, che ha dovuto lottare affinando le strategie, ha sgomitato per combattere una selezione che si è rivelata durissima. All’inizio, questo sì, è stata dura far capire la bontà di un prodotto che era innovativo, ma il mercato era completamento aperto, pronto a recepire la novità, mentre dagli anni ‘90 in poi la lotta si è fatta dura e ha investito tutti i campi, dalla tecnologia alla qualità del prodotto, alle certificazioni, al contenimento dei costi, all’immagine.L’orgoglio maggiore è stato quello di essere riusciti ad affrontare il cambiamento epocale e a garantire lo sviluppo attingendo, per gli investimenti, al capitale dell’azienda e della famiglia e contando relativamente poco sul sistema bancario. Se inizialmente ciò ha provocato qualche rallentamento, oggi questa scelta si è rivelata strategica. Eva Bosi ha dato alla generazione successiva un grande insegnamento, quello di valutare bene le risorse prima di prendere decisioni importanti, e di basarsi essenzialmente sulle proprie forze e sulla capacità dell’azienda. Questa filosofia alla lunga si è rivelata vincente e ha costituito un punto d’incontro tra le generazioni, una sorta di cemento su cui gettare le basi per il futuro.

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Capita spesso che nella seconda generazione le aziende possano essere lacerate da conflitti interni di potere tra chi subentra al capostipite. In SAIB ci sono stati confronti, a volte anche accesi, ma con un unico obiettivo: il bene dell’azienda. Un altro messaggio che tutti hanno recepito è che SAIB, oltre a essere una grande azienda, è una grande famiglia. Anche in anni di crisi si è sempre cercato di salvaguardare tutti i posti di lavoro e di preservare il potere di acquisto dello stipendio dei dipendenti, e l’affetto reciproco tra maestranze e operai, tra titolari e collaboratori è la ‘benzina’ che fa andare avanti SAIB più di ogni altra cosa. Oggi è molto bello vedere che anche la terza generazione si appassiona al lavoro, con notevoli riscontri all’esterno. Ciò dà un senso di grande continuità all’azienda. I clienti hanno sempre apprezzato la compattezza e la continuità della famiglia che ha costantemente tenuto in mano le redini di SAIB. E apprezzano il clima di serenità e amicizia che fa di SAIB una grande squadra.Nel cassetto ci sono ulteriori progetti di sviluppo. Lo scenario invita oggi alla prudenza, alla luce di quanto è avvenuto nel mondo negli ultimi anni, ma i dirigenti contano di poter riprendere questi progetti di ampliamento e crescita quanto prima.

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2002Festa dei quarant’anni di SAIB

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alcuni momenti della premiazione di alcuni dipendenti SAIB

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Da sinistra:Chiara Conca, Francesca Nempi

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In alto da sinistra: AldoValla, Giuseppe Varano, Pier Luigi Roman, Luciano SubacchiSeduti: Emilio Subacchi, Ousmanne Kamissoko, Gianni Roman

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Tiziano Pelizzoni alla guida di tutta la squadra SAIB

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Caro Tiziano,da quel lontano 21 Aprile del ‘70 quante vittorie e sconfitte, soddisfazioni e delusioni. Quante lotte fra il computer e la Tua inossidabile memoria , quasi un confronto fra il male e il bene. Quante ore passate al telefono!Quante discussioni su chi era piu’ forte fra la beneamata e la sempreodiata, e visto che il capo eri Tu, la piu’ forte era sempre la stessa... Alle ragazze mancheranno le Tue mimose l’8 di Marzo e i cioccolatini a Natale.Alla Sig. ra Eva mancherà quella mezz’ora seduta davanti a Te a parlare di prezzi, clienti, qualità, legno, colla e di come andava a Zerbio o a Caorso. Ma se oggi siamo tutti qui è anche un po’ grazie a Te.

Tratto dal saluto dedicato dai colleghi a Tiziano Pelizzoni storico responsabile commerciale, in SAIB dal 1970 al 2007 ”

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All’ingresso degli uffici della SAIB c’è una fotografia con il profilo dell’azienda su sfondo azzurro in campo verde. Un pennacchio di fumo bianco campeggia nel mezzo dell’immagine. Assomiglia tanto a un treno che viaggia verso il futuro mosso da quelle nere locomotive a vapore spettacolo di potenza ed energia. Su quel treno ci sono salito 30 anni fa insieme ad tanti altri che poi sono diventati amici e colleghi. Allora a trainare il convoglio erano due presse-motrici con tanta meccanica e pochissima elettronica. Dal quel treno molti sono scesi; parecchi sono ancora in carrozza perché la destinazione è lontana, e il viaggio ancora pieno di sorprese. Il treno che mi ha portato fin qui ha attraversato situazioni e paesaggi diversi, a volte difficili. Ha arrancato in salita, procedendo piano, però senza mai fermarsi; riprendendo, poi, velocità in discesa. Dal finestrino ho visto e vissuto un mondo che si trasformava. Ho visto la fede nelle proprie forze e capacità, le preoccupazioni per i momenti di crisi, le gioe e le soddisfazioni per i risultati ottenuti e le delusioni per quelli sfumati o per gli incidenti di percorso. Nelle difficoltà nessuno ha tirato il freno di emergenza; avrebbe significato la resa, e il conducente ha sempre trovato la giusta velocità per non far deragliare il convoglio. In questo viaggio ogni tanto veniva aggiunta una carrozza, perché più il treno è lungo più è bello ed affascinante. Così più persone hanno avuto la possibilità di viaggiare, quindi conoscere, aggiornarsi, crescere. Arrivò anche il momento di cambiare una delle locomotive perché ormai aveva fatto il suo tempo. Faticava a trainare le carrozze vedendosi frecciare di fianco treni ad avanzata tecnologia. Stanca ma piena di ricordi è andata a svernare sulle rive del lago Ontario nella lontano Canada. Con la nuova siamo ripartiti di slancio toccando nuovi traguardi e nuove frontiere. Ora il viaggio si è fermato alla stazione dei 50 anni. Una sosta necessaria dopo questa lunga corsa, per ricordare il passato e far festa, ma soprattutto per capire e aprirsi al futuro. Un futuro che sta a cuore al mondo SAIB; alla proprietà, ai dipendenti con le loro famiglie, ai collaboratori, ai clienti e ai fornitori, ai

Maurizio Paini Responsabile personale

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2005 Maurizio Paini viene festeggiato per i suoi 25 anni in azienda, accompagnato dalle sue inseparabili colleghe Elena e Marzia

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piccoli artigiani, ai trasportatori, alle banche e assicurazioni insomma tutto quell’universo che orbita attorno all’attività dell’azienda. Un piccolo sistema solare, ove i pianeti girano per forza di gravità attorno alla loro stella. SAIB arriva dal passato come l’immagine della locomotiva a vapore, tutta acciaio ed energia. Si tratta ora di agganciare questo passato al futuro. E il futuro, per questa realtà produttiva proiettata sempre più sul mercato nazionale e internazionale, esigente nella qualità, nel prezzo, nel servizio, e nelle novità, è lo sviluppo e l’innovazione. Una sfida dettata dalla globalizzazione, da un mondo che è in continua e veloce trasformazione, che guarda sempre più ad una crescita sostenibile, che cerca di salvaguardare l’ambiente in cui viviamo, di combattere le crisi. Per affrontare e vincere queste sfide ci vogliono mezzi adeguati, persone motivate e determinate e condottieri che sappiamo osare e trasmettere coraggio e sicurezza, sempre. Per questo si dovrà: continuare a svilupparsi con l’innovazione tecnologica dei processi produttivi e dei prodotti, ricercando materie prime sempre più adeguata a tali necessità e fonti di energia alternative; raggiungere l’ottimo nella qualità e nella soddisfazione del cliente; mantenere sempre la massima sensibilità e attenzione per l’ambiente; continuare a motivare e a valorizzare il patrimonio umano interno, che è fattore determinante e imprescindibile per il successo di un’azienda; rimanere flessibili come i piccoli ma avere le strategie dei grandi. Credo che in questa sfida SAIB non resterà semplice spettatore. La vedo protagonista; capace di collegare il patrimonio di esperienza e conoscenza del passato con le necessità del futuro, in grado di incidere nella realtà locale ed essere riferimento per il mercato del mobile. Se tutti, ognuno nel proprio ruolo, saremo capaci di operare con passione, determinazione, umiltà e riconoscenza il viaggio continuerà ad essere ancora lungo e affascinante.

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Seguo tutte le produzioni di pannello e mi occupo di eventuali problemi di qualità. Sono entrato come collaudatore, poi carrellista alla pressa, poi ho fatto esperienze in vari reparti. In SAIB se dimostri di saper fare puoi crescere. Dopo quasi trent’anni posso dire che lavorare in questa azienda è bello e gratificante. C’è un buon rapporto umano, i proprietari sono alla mano, sempre disponibili nelle situazioni belle o brutte, sempre pronti ad affrontare eventuali problemi. Il clima è di collaborazione anche con i colleghi, d’altra parte il buon esempio viene dall’alto. Anche qui esiste una gerarchia, come è giusto che sia, ma quando è il momento di fare anche il capo non si tira indietro.

Angelo DonelliResponsabile produzione

Da sinistra: G. Roman, P. Roman, L. Ziliani, A. Donelli, E. Sbarra

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2009 Valeria Rinaldi ringrazia lo staff tecnico per i risultati conseguiti, durante l’inaugurazione della quarta linea di nobilitazioneDa sinistra: Ing. Conti, G. Conti, Balestreri, Negrini, Donelli, Stragliati, Biaggi, Ferrari, Barba, Gritti(seminascosto), Padrini e Antonelli

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13 novembre 2010 Un omaggio di SAIB al Comune di Caorso Nel 2010 il Cine Fox, lo storico cinema di Caorso, chiuso da decenni, è tornato all’originario splendore grazie ad una sapiente opera di ristrutturazione finanziata da SAIB

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Il taglio del nastro all’inaugurazioneDa sinistra: Consigliere regionale Stefano Cavalli, l’Onorevole Tommaso Foti, Adriana Rinaldi, il sindaco di Caorso Fabio Callori, il presidente della Provincia di Piacenza Massimo Trespidi

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Negli ultimi due lustri l’azienda di Fossadello ha conquistato posizioni sul mercato grazie a investimenti mirati che consentono di offrire prodotti di elevata qualità tecnologicamente avanzati e innovativi. Una linea di produzione in continuo di pannello grezzo e quattro impianti per la nobilitazione assicurano l’offerta di un servizio personalizzato. “In Saib siamo convinti che rispettare l’ambiente è rispettare se stessi e tutti coloro che credono in noi”, recita il documento di mission aziendale. Per questo i prodotti che vengono realizzati a Caorso sono certificati FSC. SAIB ha inoltre la tripla certificazione ISO per la qualità, per l’ambiente e per la sicurezza. “In SAIB siamo convinti che l’innovazione debba essere orientata a offrire prodotti sicuri per la nostra salute. Ed è per questo che produciamo i pannelli con la minore emissione di formaldeide al mondo, oltre che i pannelli con superficie naturalmente antibatterica”.Per restare in tema di filosofia aziendale, la mission aziendale recita: “In SAIB siamo abituati a crescere insieme: insieme con i nostri fornitori, i nostri clienti, le istituzioni e la comunità che ci ospita”. E ancora: “In SAIB siamo convinti che uniti si vince, che condividere le idee e gli obiettivi sia l’unico modo per continuare a essere protagonisti sul mercato. Protagonisti in termini di qualità e di innovazione”. Una filosofia che nella pratica ha visto applicazione in una famiglia che in cinquant’anni ha sempre gestito direttamente la propria azienda, senza passaggi di mano, e questo è stata la base per un successo duraturo.L’altro segreto, se così si può dire, è la condivisione dei successi con i propri dipendenti, con quella che diventa una vera e propria famiglia allargata. In mezzo secolo sono entrate e uscite dai capannoni di SAIB intere generazioni di collaboratori, padri che hanno passato il testimone ai figli, famiglie che hanno potuto mettere a frutto sogni e aspirazioni grazie a SAIB. E l’azienda è stata sensale di amori e matrimoni, di belle storie di vita, della nascita di tanti figli. “Perché in SAIB siamo convinti

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che i sogni aiutino a crescere le persone e le aziende”. Tutto questo sempre in osmosi con la comunità caorsana, il bacino da cui lo stabilimento ha attinto in modo particolare, creando uno scambio – umano e sociale – fortissimo. Sul lavoro nasce l’amicizia, che può scaturire nella squadra di calcio aziendale o dalla serata goliardica di paese.Se da una parte un occhio di riguardo è, fatalmente, per il contesto locale in cui SAIB è nata e cresciuta, dall’altra c’è stata un’apertura al mondo globalizzato di oggi. Per questo, e nel tentativo di mettere la propria ‘briciola’ per cercare di migliorare la qualità del pianeta in cui viviamo, SAIB sostiene la missione di ForPlanet, l’organismo che acquista foreste tropicali per tutelarle attraverso lo sviluppo di programmi di conservazione. ForPlanet è un’associazione patrocinata dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Ministero delle Politiche Agricole e forestali. SAIB aderisce inoltre al GMI, organizzazione nata per la ricerca e la valorizzazione di prodotti, processi e servizi di alto contenuto ambientale. SAIB, una azienda nata cinquant’anni fa si presenta oggi con un profilo altamente tecnologico, all’avanguardia nella ricerca, nella sicurezza e nella protezione dell’ambiente. “I nostri valori di fondo , ovvero serietà e impegno, ci hanno guidato sia nelle scelte strategiche sia nella pratica del lavoro quotidiano. Abbiamo sempre pensato che per crescere avessimo bisogno di condividere ogni giorno le sfide con i nostri collaboratori e la comunità di Caorso. Ho sempre creduto che le radici fossero importanti quanto le fronde degli alberi e che non possono esserci alberi alti e possenti con radici deboli”, dice Adriana Rinaldi AD di SAIB. “In conclusione posso dire che in mezzo secolo in SAIB si è lavorato sodo e tutti hanno contribuito a rendere grande questa azienda, dirigenti e collaboratori. Forse non sogniamo più come i primi giorni, come negli anni Sessanta, quando era più facile sognare, ma abbiamo ancora tanta voglia di crescere, di fare. Come dire: abbiamo cinquant’anni, ma non li dimostriamo”.

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Quando ero bambina la SAIB era soprattutto il telefono che squillava durante la notte. Non c’erano ancora i cellulari, ricordo il suono del telefono nel silenzio della notte, parole per me incomprensibili e la voce di mio padre che quasi sempre chiudeva dicendo “arrivo”. Poi, il suo vestirsi in silenzio, scendere le scale al buio e il rumore di una macchina che si allontanava. La sera dopo ascoltavo il racconto di quanto era successo. Per me e i miei fratelli erano parole sconosciute: essiccatoio, coclee, reparto secco, capivamo che in quella fabbrica dove ci si riempivano le scarpe di segatura, c’era qualcosa che non andava. Mi chiedevo perchè il mostro meccanico che sbuffava dalla ciminiera non si aggiustasse da solo e perchè dovevano sempre chiamare mio padre. Lui rispondeva che era suo dovere, che il mostro di ingranaggi bisognava affrontarlo in squadra e lui era uno della squadra anche se lo chiamavano “Ingegnere”. Per una bambina è difficile capire davvero cosa sia un lavoro e cosa significhi avere delle responsabilità e mi sorprendeva vedere mio padre, dopo una notte passata in fabbrica, stanco ma felice che il problema fosse stato risolto, che nessuno si era fatto male, che il “mostro” era stato domato e aveva ripreso a camminare. Vedevo la fatica nei suoi occhi ma anche un’incredibile determinazione a fare bene, a non arrendersi mai. Ed era la stessa sensazione che mi trasmetteva mia madre: non fermarsi di fronte alle difficoltà, trovare la forza per affrontarle, non farsi vincere, essere più forte dei problemi.Il futuro non è mai tutto roseo e i tempi recenti sono ancora più incerti e difficili. E oggi, che tocca a noi affrontare le sfide di un mondo che cambia ad una velocità impensabile fino a qualche anno fa, il rumore di quell’auto che si allontana nella notte mi è di grande aiuto e conforto. Non mollare, andare avanti. Con coraggio. Insieme.

Clara ContiDirettore commerciale

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In SAIB realizzo i desideri e i sogni dei nostri clienti. Collaboro con gli uffici tecnici e i designer di tutti i marchi che forniamo, in pratica sono il tramite tra SAIB e i produttori di mobili che si avvalgono del nostro truciolare. Lavoro qui dal ‘90. Rispetto ai primi anni il mercato si è fatto via via più esigente e sofisticato. All’inizio veniva richiesto genericamente un pannello noce, poi si è arrivati al colore specifico, al disegno minimalista o di un certo tipo, una richiesta diventata più raffinata grazie anche al maggiore grado di informazione della clientela. E di pari passo è aumentata la qualità della carta che viene impressa sul pannello truciolare, ‘nobilitandolo’. In pratica è una pellicola di carta stampata con inchiostro ad acqua che viene collocata con la pressa sul pannello grezzo. Se da una parte il lavoro si è fatto più impegnativo, dall’altra è diventato più immediato nei tempi: quando sono entrato in SAIB per realizzare una stampa ci volevano mesi, poi ha preso piede la tecnologia del computer e gli scanner hanno agevolato incredibilmente la realizzazione di tutti i progetti. Sono solito affermare che il mio lavoro è il più bello in SAIB, perché lo vedi sui mobili fotografati sulle più importanti riviste di arredamento. Lavorare in SAIB per noi dipendenti è un vanto perché questa è una bellissima azienda. La cosa che in questi vent’anni ho respirato e fatta mia è l’aver appreso il modo di pensare dei nostri titolari e averlo in qualche modo riversato sui clienti con cui vado a interloquire. Mi riferisco alla calma e alla serenità che si respira qui dentro, questo modo tranquillo di affrontare i problemi. Spiego questo concetto con una metafora: il bambino è bravo quando sono bravi i genitori. Oltretutto qui dentro si raggiungono risultati importanti ma nulla viene sbandierato, ostentato. Noi siamo degli specchi che riflettono i nostri titolari, e questo i nostri clienti lo riconoscono. Credo sia una bella soddisfazione.

Pier Angelo Sibra Responsabile marketing

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In SAIB siamo convinti che i sogni aiutino a crescere le persone e le aziende. In SAIB, siamo abituati a crescere insieme.Insieme con i nostri fornitori, i nostri clienti, le istituzioni e la comunità che ci ospita.

Da sinistra: Saluto, Biaggi, Balestreri, Negrini, Donelli, G. Conti

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In SAIB siamo convinti che uniti si vince, che condividere le idee e gli obiettivi sia l’unico modo per continuare ad essere protagonisti sul mercato. Protagonisti in termini di qualità e di innovazione.

Tratto dalla Mission Aziendale ”

Da sinistra: Saluto, Biaggi, Balestreri, Negrini, Donelli, G. Conti

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Carlo e Giuseppe Conti

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Io sono l’ultimo di famiglia ad essere entrato in SAIB, 10 anni fa. In questi dieci anni ho imparato molto, soprattutto cosa vuol dire amare la propria azienda e credere nel proprio lavoro. Me lo ha naturalmente insegnato la mia famiglia, ma non solo, perché un ruolo importante lo hanno avuto anche molti dei miei collaboratori. Ho avuto la fortuna di intravedere ancora di che tempra fosse mia nonna, che mi ha insegnato l’importanza del controllo e del risparmio in un’azienda, a partire dalle piccole cose.Mio padre ancora oggi è il primo che arriva in azienda ed è l’ultimo che se ne va. Mi trasmette ogni giorno con il suo modo di lavorare lontano dai riflettori, quanta attenzione, sacrifici e responsabilità comporti condurre uno stabilimento. Mi fa capire quanto deve essere stata dura arrivare fin qua. Mi ripete spesso che un buon imprenditore sa ascoltare i suoi uomini. Con mia madre, grande timoniere, lavoro ogni giorno a stretto contatto. Il suo intuito e la sua tenacia, miscelata dalla profonda capacità di riflessione di mia zia Valeria, hanno permesso a SAIB di navigare nel mare burrascoso di questi ultimi anni. Ammiro la sua capacità di portarsi addosso il peso della SAIB senza farlo pesare. In questi anni ho maturato la consapevolezza che uno dei principali meriti della mia famiglia nell’avere condotto quest’azienda per 50 anni sia stato di trasferire alla nostra gente, con il proprio esempio, la filosofia e la cultura del lavoro. Ogni giorno vedo la passione e l’impegno con cui molti dei miei collaboratori trattano con un fornitore o con un cliente, riparano un motore, curano la qualità della produzione o fanno tardi per sistemare il magazzino. Ed è questo che mi da grande fiducia per il futuro.

Giuseppe Conti Direttore di Pianificazione

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Sono qui dal 1989. Sono entrato come aiutante dell’ingegner Carlo Conti, poi con l’impegno e, credo, con la serietà e la correttezza sono riuscito a raggiungere l’attuale posizione. La proprietà è sempre stata da esempio per tutti noi. Loro arrivano la mattina presto e vanno via la sera tardi, non hanno grilli per la testa, niente Ferrari o Rolls Royce. Hanno sempre curato l’azienda come fosse un bambino e hanno trasmesso a noi questa mentalità. Lo vedi nei risultati quando la proprietà è vicina ai dipendenti e affronta con loro i problemi. E’ un’azienda flessibile, duttile, reattiva a ciò che chiede il mercato, a quello che succede intorno, nulla viene procrastinato. Non è un’azienda in cui le cose vanno per le lunghe. Far girare una fabbrica così non è facile. Il bello è che il lavoro è vario, in modo tale che ogni giorno hai uno stimolo nuovo, un incentivo.

Andrea Lucini Responsabile ufficio acquisti

SAIB è una seconda famiglia, ci conosciamo tutti molto bene, da tanti anni. Questo è ciò che ci caratterizza ed è il valore aggiunto di questa azienda, un rapporto di familiarità a tutti i livelli, siamo tutti nella stessa casa tutti i giorni. Ribadisco, il mio non è un ufficio, è una seconda casa, entriamo al mattino e usciamo alla sera, quando si fanno certi lavori non si guarda l’orologio. E la soddisfazione è enorme.

Ho iniziato al centralino, poi sono passata agli acquisti della carta grezza, sono entrata in maternità, quindi sono passata alla programmazione. Mi è sempre stata data la possibilità di crescere professionalmente in un ambiente familiare. I titolari hanno sempre avuta fiducia nelle mie capacità. E questo in un luogo di lavoro è il massimo.

Silvia Battaglia Ufficio programmazione

Marzia Subacchi Assistente alla direzione

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Da sinistra:Marzia Subacchi, Tiziana Bisi, Alessandra Aguggini, Francesca Nenmpi, Jessica Scalera

Andrea Lucini

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Sono in SAIB dal 1984 e per me quest’azienda significa tutto, sul piano professionale e personale: mi ha dato la possibilità di comprare casa, di avere una famiglia, mi ha portato a conoscere tante cose e tante persone, mi ha permesso di fare tante esperienze. Sono entrato tanti anni fa col badile in mano, poi ho constatato sulla mia pelle che se sai farti valere, qui le soddisfazioni arrivano.

Gianluca Ferrari Responsabile controllo qualità

e lavorazione materia prima

Dal 1998, quando sono entrato, a oggi l’esperienza professionale da me maturata in SAIB è stata molto gratificante perché ho visto crescere l’azienda di pari passo con la mia carriera. Positivo il riscontro anche a livello umano: qui si lavora in un ambiente molto cordiale e informale dove viene lasciato ampio margine decisionale ai responsabili dei vari settori. Ognuno nel proprio ambito è dotato di autonomia, e non è cosa di poco conto.

Sono di Mortara e lavoro in SAIB dal 1998. Prima ero alla concorrenza, nel senso che lavoravo in un’altra azienda del settore, dove ho fatto la gavetta. Sono venuto a Fossadello per una sfida con me stesso, per vedere se riuscivo a fare di meglio. Il reparto in cui opero adesso ha quattro impianti di nobilitazione del pannello truciolare e funziona a ritmo continuo. Mi piace tantissimo lavorare in SAIB, la considero la mia seconda famiglia, c’è un rapporto diretto coi titolari, non sei costretto a passare attraverso mille filtri come succede altrove. Naturalmente ciò è gratificante per un dipendente.

Paolo Biaggi Responsabile nobilitazione

Gian Mario BalestreriResponsabile sistemi informativi e della automazione industriale

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Il tiro alla fune Da sinistra : Scalera, Villa,Consolini, Pedretti, Cardillo, , Consolini

In SAIB tiriamo tutti dalla stessa parte

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Sono entrato in SAIB nell’agosto del 1973. In quegli anni, qualche volta capitava che il sig. Rinaldi al pomeriggio ci portasse al Magaton a Roncarolo in riva al Po a far certe merende a base di vino bianco, coppa e pesce gatto... che nostalgia!

Aldino Barbieri Storico meccanico della SAIB

che da 30 anni si prende cura dei macchinari

Franco Gritti Storico meccanico della SAIB

Sono in SAIB da quasi trent’anni. Qui ho trovato una famiglia. In tutti questi anni ho avuto l’onore di essere guidato dall’Ing.Conti, una persona speciale a cui devo davvero tanto.

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Roberto Arisi, per anni rappresentante sindacale interno ritratto durante una delle cena aziendali di Natale, dove era solito allietare tutti i commensali con canzoni cantate a squarciagola

Quante volte, con il mio collega e amico Barabaschi, mi sono trovato a trattare come rappresentante sindacale con l’azienda. Quante accese discussioni! Ma alla fine si è sempre trovato un accordo. C’è sempre stato grande rispetto e stima reciproca. Abbiamo sempre voluto tutti solo il bene di SAIB.

Roberto Arisi ”

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SAIB è sponsor delle squadre dilettantistiche di Caorso

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Voglio ricordare anche il particolare l’impegno profuso da SAIB nel campo sociale, la collaborazione con varie associazioni del territorio e con l’Amministrazione Comunale di Caorso, in questo ultimo periodo particolarmente proficua.

Fabio Callori Sindaco di Caorso ”

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Eva Bosi La mia storia

E’ una storia di donne e di uomini quella di SAIB. Una storia di donne,

soprattutto. Donne forti, coraggiose e intraprendenti. Donne d’altri tempi, si direbbe. Donne semplici e pragmatiche, molto concrete. Donne cresciute in luoghi in cui il lavoro è una sorta di religione laica e dove la sfida è il più forte stimolo di vita. Eva Bosi, classe 1919, è la fondatrice di SAIB. O meglio, lei ha seguito la traccia segnata dal padre e ha intrapreso il cammino assieme al marito Giorgio Rinaldi, ma indiscutibilmente l’azienda di Fossadello è stata plasmata dallo spirito di questa donna forte e carismatica.

Eva Bosi e i nipoti

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Com’è nata questa straordinaria avventura che si chiama SAIB, signora Bosi?“Mio padre aveva una piccola falegnameria, ha sempre amato il legno, poi però dovette interrompere perché fu chiamato sotto le armi”.

Che azienda aveva?“Una piccola segheria, anche perché non c’era il trasporto su ruote e con mezzi meccanici come oggi, allora si usavano i cavalli”.

Dove era stato in guerra papà?“Sulle Alpi al confine con la Francia. Quando tornò comprò dei cavalli, indebitandosi. Si chiamava Luigi Bosi ed era di Roncaglia, la frazione prima di Piacenza, percorrendo la Caorsana. Rientrato dalla guerra, non trovò più nulla della sua azienda, dovette perciò ripartire da zero. Ricominciò col trasporto del legno, ma questo era un lavoro estremamente povero, gli venne perciò l’idea di fare il commerciante, ritenendola più redditizia. Comprava boschi e li vendeva. Già in quegli anni si parlava di compensato, materiale che avrebbe creato una vera e propria rivoluzione,

in Italia e nel mondo, nel campo della fabbricazione di mobili. Decise allora di seguire questa strada. Successivamente, nella seconda metà degli anni Cinquanta, in Germania si iniziò a parlare di truciolare, altro materiale che avrebbe portato una ventata rivoluzionaria. Noi fummo tra i primi in Italia a realizzarlo, utilizzando gli scarti del pioppo, pianta che da queste parti era presente in abbondanza”.

Quindi la prima pietra di SAIB fu posata da Luigi Bosi.“Diciamo che io e papà fummo gli artefici, quelli che ebbero l’idea”.

Il primo impianto dove nacque?“Dove è ora, non ci siamo più mossi”.

E come si chiamava?“SAIB, anche il nome non è mai cambiato”.

E’ l’acronimo di...?“Società agglomerati industriali Bosi”.

Questa passione per il legno è dunque nel suo Dna, oltre che in quello di suo padre.“Ho lavorato a lungo nelle segherie di

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Fare il truciolare sembra un mestiere facile in realtà è molto difficile: necessita di grandi spazi, di grandi investimenti e di grandi innovazioni tecnologiche, per questo molti si sono persi per strada. Inoltre bisogna lavorare 24 ore al giorno, domenica compresa, e in tanti non ce l’hanno fatta.

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47 iscritti, oggi in Italia siamo rimasti in cinque. Ciò perché quasi tutti i produttori di compensato si convertirono al truciolare”.

Una drastica selezione, si vede che voi siete stati più bravi di altri.“Diciamo che tanti si sono improvvisati perché il compensato è stata sì una rivoluzione importante ma il truciolare richiede molto di più. Fare il truciolare sembra un mestiere facile in realtà è molto difficile: necessita di grandi spazi, di grandi investimenti e di grandi innovazioni tecnologiche, per questo molti si sono persi per strada. Inoltre bisogna lavorare 24 ore al giorno, domenica compresa, e in tanti non ce l’hanno fatta”.

Il fatto di essere donna a capo di un’azienda così è motivo di orgoglio, no?“Mio padre era un uomo che aveva molta stima di me e mi dava mano libera, tutto qui”.

Però in anni in cui la donna stentava ad affermarsi nella società e nella professione, il suo è stato un caso

papà prima della guerra, durante la guerra avevamo boschi anche in Francia, poi dopo la guerra durante la ricostruzione ci si dovette rimboccare le maniche, acquistavamo boschi interi di pioppo, che lavoravamo e vendevamo poi le piante. Successivamente, nel ‘55-’56 papà diede vita alla compensati Bosi, finché all’orizzonte arrivò SAIB. Nel 1962 sono arrivate le prime macchine. Ma non mancavano le difficoltà: uno dei nostri confinanti ci impedì di far arrivare gli allacci della corrente elettrica, tant’è che fummo costretti a utilizzare dei generatori nella fase di partenza”.

D’altra parte vi avranno visti come dei marziani, voi che volevate creare un impianto del genere in mezzo alla campagna.“Non proprio, pian piano anche il territorio piacentino si stava industrializzando. Eravamo una realtà unica nella lavorazione del truciolare, questo sì, almeno nella provincia di Piacenza, mentre sulla fascia da Torino a Ravenna, dunque lungo tutta la pianura padana, aziende del genere stavano fiorendo, tanto è vero che fu creata un’associazione: i primi anni contava

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emblematico.“All’inizio dovetti subire qualche sfottò da parte chi vedeva la donna solo incline a certi lavori, ma ho sempre avuto l’appoggio di mio padre e di mio marito, pertanto è diventato un fatto normale”.

Il legame con Caorso: in 50 anni avete dato lavoro a centinaia di famiglie caorsane, come si è sviluppato questo rapporto?“Possiamo distinguere due fasi in questo lungo rapporto con Caorso e con le amministrazione che si sono susseguite. Nella prima fase il rapporto è stato piuttosto conflittuale perché il Comune non veniva incontro a certe nostre richieste, non intuendo che volevamo fare il bene della comunità prima ancora che il nostro. Negli ultimi anni il rapporto è decisamente migliorato e ora è improntato alla collaborazione. Un significativo momento d’incontro è stato il restauro del cinema teatro Fox, sponsorizzato da noi”.

Voi siete visti un po’ come gli Agnelli di Caorso?“Assolutamente no, siamo sempre state persone modeste”.

Non dal punto di vista economico, intendo dire se siete la famiglia importante per antonomasia.“Abbiamo sempre voluto mantenere un rapporto alla pari con tutti, a partite dagli operai. Abbiamo sempre lavorato tanto dimostrando un impegno personale e fisico che tutt’ora permane. Per conquistare la stima della gente è necessario mettere in campo impegno, entusiasmo e dedizione, specie nei momenti difficili”.

Come è cambiato il mondo del lavoro, e il modo di lavorare, in questo 50 anni?“Ricordo, quelli che erano al truciolatore d’inverno i primi anni, un grosso sacrificio, là fuori al freddo, di sicuro oggi le cose sono migliorate di molto, e in meglio”.

E l’Italia come è cambiata da allora?“Le persone allora erano molto attaccate al lavoro e avevamo allora come adesso delle ottime persone. Tuttavia allora c’era una speranza più diffusa, oggi c’è più timore. Se guardi come si viveva allora e come si vive oggi, il progresso ha certamente migliorato le cose, ma la gente allora aveva più voglia di fare, anche a costo di sacrifici, adesso c’è forse meno entusiasmo, c’è più

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Al centro: Eva Bosi a braccetto con il suo storico capofabbrica Subacchi e circondata dai suoi uominiDa sinistra: L. Subacchi, Molinari, Donelli, Conti, Stragliati, Valla, Rossetti, Negrini, Moroni

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rassegnazione, direi”.

Però questo spirito di corpo, di squadra, l’avete ancora nei vostri dipendenti?“Sempre, questo non è mai venuto meno. E’ uno spirito che abbiamo cercato e abbiamo sempre voluto alimentare nel corso dei decenni. E non attraverso il pranzo aziendale che si consuma una volta all’anno, a noi non interessa questo: a noi interessa ritrovarci tutti i giorni e se uno deve andare in battaglia, se così si può dire, si va tutti assieme. Quando ci sono i problemi li condividiamo con le nostre squadre tecniche e commerciali, perché le persone sono la ricchezza di Saib. Io dico sempre: non servono solisti, serve una squadra per vincere. Una volta c’erano più solisti a cantare, adesso in SAIB hanno capito che ci vuole il coro”.

Come affrontate la crisi di questi anni, ammesso che l’abbiate sentita anche voi?“L’abbiamo sentita eccome, nonostante questo non abbiamo mai fatto una sola ora di cassa integrazione, questo è il nostro maggiore vanto. Abbiamo vissuto una notevole crisi con un calo di fatturato

forte nel 2009, fatturato che abbiamo subito in parte recuperato nel 2010. E speriamo nel 2012 di riportarci sui fatturati precedenti, anche se la situazione rimane molto instabile, molto fluida. Abbiamo però coraggio, voglia di andare avanti e l’impegno maggiore è quello di mantenere tutti i posti di lavoro”.

Nella mente del capitano d’azienda capita di avere l’angoscia verso il futuro, o è un’angoscia minore rispetto a quella dell’operaio che perde il posto di lavoro?“E’ la stessa cosa, noi e gli operai siamo sulla stessa barca, lo dico sempre, dobbiamo remare tutti dalla stessa parte perché o ci salviamo tutti o non si salva nessuno. Se da una parte l’operaio perde il posto, ed è indubbiamente un dramma che si riflette immediatamente sulla sua famiglia, dall’altra il proprietario oltre all’angoscia di aver perso l’azienda sente il grave peso di aver messo in difficoltà numerose famiglie di questi operai“.

In 50 anni lei ha visto crescere tanti operai, i loro figli, le loro famiglie. Per lei è come una grande famiglia?

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voluta grande forza per andare avanti. Non so cosa sarebbe avvenuto in altre parti d’Italia, so che mio marito diceva: ‘Tutte le volte che dobbiamo fare un investimento, è come gettare il cuore oltre l’ostacolo’. Allora la metafora mi sembrava esagerata, invece mi sono resa conto che era la verità. Tutte le volte che devi progredire, in un’azienda come la nostra devi riprogettare tutta la linea produttiva, altrimenti è come non fare nulla. E tutte le volte è come ripartire da zero, non sai se ce la farai, se ce la farai a pagare, soprattutto, ma un misto di forza e di follia te lo fa fare, ti fa andare avanti”.

Le capita a volte di pensare che in questa avventura avrebbe potuto fare più e meglio, oppure si sente soddisfatta?“Si può sempre fare meglio, si può sempre fare di più, ma dopotutto, se devo fare un bilancio, il bilancio fin qui è positivo”.

Cosa ha rinunciato nella vita per la SAIB?“Ho fatto poche ferie nella mia vita, tre giorni, quattro giorni, non so se sia una rinuncia. Dopotutto Saib è la realizzazione di un sogno, e strada facendo mi ha aiutato

“E’ così, è una delle più belle soddisfazioni del nostro lavoro”.

E di questa Italia a due velocità, dove gli imprenditori hanno saputo crescere e i politici sono rimasti al palo, che ne pensa?“E’ stato sempre come remare controcorrente, abbiamo sempre dovuto combattere con una burocrazia lenta farraginosa. Gli italiani sono gente capace, creativa, qualcuno è anche geniale. Per quanto ci riguarda, abbiamo ancora voglia di fare ma ci sentiamo sempre vincolati. Usando una metafora, ho sempre detto ai politici: state attenti a non ammazzare la mucca che dà il latte, perché questo hanno fatto. E non parlo delle tasse, perché se guadagni è giusto che le tasse le paghi, semplicemente si chiede di avere in cambio servizi adeguati, di avere meno burocrazia”.

SAIB avrebbe potuto crescere così anche in un altro contesto dell’Italia, o il fatto del pragmatismo di questa terra e di questa gente vi ha favorito in questa avventura?“E’ stata un’avventura in tutti i sensi, c’è

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via via ad alimentare dei sogni, credo che questa sia la cosa più bella”.

L’azienda viene al primo posto nella sua vita, oppure prima c’è la famiglia?“A volte non voglio riconoscerlo a me stessa, ma la SAIB è stata importante quanto la famiglia”.

Il futuro di SAIB come lo vede?“Come il passato: lavoro, lavoro, lavoro”.

E la prossima frontiere della SAIB qual è, si apriranno nuovi mercati?“Potenzialmente sì, ma il limite di questo nostro lavoro sono gli enormi investimenti necessari per affrontare ulteriori sviluppi”.

L’innovazione è una voce importante per voi?“Importantissima, per avere sempre la migliore qualità del prodotto”.

E la creatività che importanza riveste? Ovvero: il genio italiano è servito, oppure se questa azienda fosse stata a Monaco di Baviera sarebbe stata la stessa cosa?“E’ un’azienda in cui è sempre contata

più la tecnica della creatività, devo essere sincera, non è un caso che abbiamo competitor tedeschi molto agguerriti”.

Ha rinunciato in qualche maniera al suo essere donna dovendo rivestire questo ruolo di capitano d’industria?“No, non ho rinunciato a nulla, d’altra parte il lavoro mi ha abituata ad avere sogni personali molto limitati. I sogni più grandi, quelli di far andare bene l’azienda e la famiglia, si sono entrambi realizzati”.

Se le due cose vanno di pari passo, è il massimo.“Non c’è dubbio, e il fatto di aver lavorato in azienda assieme a mio marito ha dato un contributo determinante al menage della famiglia”.

Questo vuol dire che anche gli uomini in SAIB hanno avuto un ruolo importante.“Sicuramente. Io ho imparato a fare l’amministratrice, ma mio marito era un bravissimo perito industriale, che allora era come essere ingegnere, ed è stato lui di fatto a impiantare la prima linea di produzione”.

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Valeria Rinaldi, Eva Bosi e Campoantico, agente della SiempelKamp

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Il vostro scopo principale in questo 50 anni qual è stato?“Non abbiamo voluto diventare i più grandi, abbiamo voluto essere i migliori, questo è lo scopo. Speriamo di esserci riusciti, almeno in parte. Vogliamo perseguire la qualità non la quantità. Questo potrebbe essere il nostro motto”.

Si dice che stare assieme nel lavoro può essere penalizzante nel privato, è vero?“L’importante è non portare il lavoro a casa, purché non si tratti di cose particolarmente urgenti o importanti; la vera ricetta è staccare la spina a casa, sennò diventa un incubo. Per tornare agli uomini di SAIB, si dice che questa sia una azienda di donne, ma dopo mio padre e mio marito gli uomini hanno continuato a essere la spina dorsale, penso adesso a mio genero Carlo, a mio nipote Giuseppe”.

E’ ancora giusto fare distinzione tra uomo e donna nel lavoro?“Forse no, noi qui dobbiamo tantissimo agli uomini, in questo mi ripeto, tuttavia se debbo riconoscere un merito alle donne di SAIB, a me stessa e alle mie figlie, è quello di avere buon senso, quanto meno di avere senso del limite. Certo anche noi abbiamo rischiato, abbiamo acceso mutui, ma in modo ragionato. La donna è più pratica, forse perché è abituata a gestire una famiglia e a far quadrare i bilanci, mentre l’uomo ha più questo strano senso della vittoria, gioca a soldatini anche da grande”.

Valeria Rinaldi, Eva Bosi e Campoantico, agente della SiempelKamp

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grafica: Elisabetta Farnè

Questo volume è stato stampato nelmese di novembre 2011 presso la tipografia Fantigrafica di Cremona.

Senza autorizzazione è vietato riprodurre questo volume, anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia per uso interno o didattico.