SAGGI POETICI DI S. GIACOMO DI SARUG (DAL SIRIACO)

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SAGGI POETICI DI S. GIACOMO DI SARUG (DAL SIRIACO) Author(s): Giovanni Rinaldi Source: Aevum, Anno 22, Fasc. 1 (GENNAIO-FEBBRAIO 1948), pp. 85-93 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/25819980 . Accessed: 16/06/2014 06:21 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 195.78.108.37 on Mon, 16 Jun 2014 06:21:34 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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SAGGI POETICI DI S. GIACOMO DI SARUG (DAL SIRIACO)Author(s): Giovanni RinaldiSource: Aevum, Anno 22, Fasc. 1 (GENNAIO-FEBBRAIO 1948), pp. 85-93Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25819980 .

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SAGGI POETICI DI S. GIACOMO DI SARUG

(DAL SIRIACO)

// testo delle Ire po sie seguenti, da un ms. vaticano, fu pubblicato, con versione tedesca, in parte m trica, da P. ZlNGERLE nella Zeits. d.

deuts. morgenl. Oes. del 1866, tra i saggi preparatori per una edizione

integrale, tuttora mancante.

Po ticamente hanno poco valore; contengono in massimo considera

zioni pie, che si sviluppano V una dall' altra per associazione di idee e

di sentiment/', per eui non v nessuna divisione, nessun pens i ero forte, intorno a eui si raggruppino degli svolgimenti particotari. Lo stesso sog

getto, che qui la morte, altre volte un fatto, o un personaggio della storia sacra, o una festivitd cristiana, non che un occasione per intro

dursi, presto dimenticata. Cosi nel IIIo di questi poemetti la morte dei

bambini appena accennata: in realt V argomento V allegoria dell al

bero e il pensiero del flusso inarrestabile della vita. Si noteranno molle

ripetizioni, est rema degenerazione del ttparallelismo", o ritmo del pensie ro, degli orientali antichi, qui trattato pi in forma oratoria che po tica.

Qualche immagine nuova e felice, e qualcuna, in mezzo a numer se

c htruzioni fredde, d un senso di vivezza singolare. Potrebbe riflettere un ricordo reale p. es. V allusione alla morte che entra a un banchetto nuziale (H, 9), quantunque i riferimenti a vedove e sposi nelle strofe pre cedenti possano forse spiegare quel cenno come un punto d' arrivo in

uno sviluppo immaginario graduate. M tricamente sono tetrastici di dodecasillabi, con moltissime asso

nanze interne, che sono un po' la risorsa di questa poesia. I tre componimenti possono valere come saggi della letteratura reli

giosa, che aliment la fede in quella parte nobilissima della Cristianit

dell'alto Medio Evo, che dovette dapprima lottare per difendersi dalle invasioni da Oriente (i Parti, eec), mentre era frauagliata da eresie, che

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COMUNIC ZIONi

presto la staccarono dalle Chiese del Mediterr neo, poi dovette quasi soccombere di fronte al dilagare delY Islamismo. Anche le vicende dolo

rose di quelle Chiese spiegano il carattere per lo pi pessimistico, for temente permeato da ideali ascetici, della loro produzione scritta. II ve

SCO O Giacomo di Sar g (Mesopotamia) mor il 29 novembre 521.

I. - Sulla morte dei re e dei signori

( ZDMG 1866, 513 ss. )

// titolo si riferisce alla morte, ma le considerazioni insistono piutto sto sulla vanita dei beni terreni, che sono supposti in massimo

u mam

mona in 'qui tat is ".

1. Ecco : poc'anzi eran potenti ne* loro imperi, e ora sono umiliati e diventan polvere nelle loro tombe.

Erano saliti e andati in alto; e venne la morte e li abbatt :

ch il mondo ingannatore cosi deride coloro che entra o in lui (1).

2. La morte fa scendere i governanti dai loro gradi, e ne fa marciume f tido nella dimora dello Sceol; umilia i superbi e ritira le corone delle signorie, e tutti abbracciano la terra come loro compagna alla soglia di quello

(dello Sceol). 3. Diventa il morto (2) come un maestro per i suoi compagni,

e ammonisce, corregge, insegna loro l'umilt :

giunge (3) le mani e detesta (4) le ricchezze, che abbandon , e come un gran dottore (5) spregia colui che la riguarda (la ric

chezza).

4. dotto il morto, ma non con la voce e le parole ch'egli insegna; invece fa vedere con lo stesso (suo) agire che cosa sia la vita :

(1) I suoi entratori .

(2) Un tal morto, rc, o potente, o ricco.

(3) Senso dubbio: planavit , quasi lisciare (la barba: Brockelmann), qui lisciare le mani , come per astergerle da impurit , o da residui di beni terreni; oppure parem fecit , mettere insieme le mani per poi allargarle, come per rifiutare, o gettar via qual che cosa.

(4) BROCK: aja'; ZINGERLE: er gibt wehm tig Abschied von .

(5) Forse con un senso idiomatico speciale, che ci sfugge.

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COMUNICAZIONI

egli lascia le sue ricchezze, spoglio se ne esce dalle sue fortune

ed come uno specchio per i suoi colleghi, perch lo guardino.

5. Non v' discorso, n vi son parole nel suo insegnamento, ma Tatto che svela e sta a conferma come un lume.

Non fa moite parole come un commentatore e neppure come un esegeta:

egli insegna cosi : solo (1) coll' essere l morto.

6. Tutti i dottori dicono delle parole nelle assembl e (2) :

ma il morto col suo silenzio fa vedere I'atto ai suoi compagni :

Cosi appunto avviene anche a voi, come avvenne a me :

gu rdate me e imparate, quale la fine di tutto il genere umano (3).

7. Io scorrazzai e acquistai, raccolsi e ammassai, divenni ricco e provai affanno,

ed ecco la mia sostanza (mi) tolta e nudo me ne vado dalia mia

fortuna ;

mi affaticai e costruii casa da estate e casa da invern (4), ed ecco che mi si tiene imprigionato in una caverna incavata, che

piena di tenebre.

8. Tutto il frutto del mio faticoso lavoro se lo son preso degli altri, per ndame fieri :

e che cosa ho guadagnato da quella eura, di eui ero acceso?

I miei peccati mi son venuti davanti (5) e al giudizio, ecco, mi aspettano, mentre la mia sostanza dopo di me rimane a disposizione di altri. Or

che cosa faro?

9. Chi dunque mi concede che passino le mie colpe con le mie sostanze

e con la mia fortuna tutti i miei eredi ricevano (pure) i miei peccati? (6). Se i peccati venissero lasciati con le sostinze, non sarei dolente di dover abbandonare le niie sostanze ai miei eredi (7).

(1) Dal senso proprio nisi .

(2) O scuole .

(3) Lett, nostro .

(4) Forse reminiscenza da Am. 3,15.

(5) Cfr. Sal. 50 (51), 5.

(6) Risuonano gli atteggiamenti stilistici di Giobbe, p. es. : 19, 23 ss.

(7) Le ultime parole sono lettura congetturale dello Zingerle, essendo il testo lacunoso.

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COMUNICAZION

10. Grande il dolore, ch i peccati sono miei: ecco, quelli sono miei; mentre non mi si da la mia sostanza, si ch'io ne sia padrone. A motivo della mia sostanza io praticai Y ingiustizia, quando quella

veniva raccogliendosi ; or hanno portato via la mia sostanza e mi hanno lasciato Y ingiusti

zia perche sia il mio guadagno.

11. Cattiva ripartizione: che i peccati siano miei e le ricchezze di altri; a me la geenna, mentre i miei eredi gavazzano nelle mie sostanze !

lo scorrazzai molto, raccolsi molto e possedetti pure molto :

or fuori dei peccati non mi tocc alcunch d lie mie sostanze ! (1).

II. - Apostrofe alla morte

( ZDMG 1866, 517 ss. )

// //7o/o proprio del manoscritfo sembra voler dire : u Sui poveri

defunti ".

1. Tu, o Morte, quanto ti mostri insolente verso Tumanit e (come) sei minacciosa verso il genere umano, per mandarlo in rovina!

Tiranno dello Sceol, fino a quando dunque non sarai sazio

d lie generazioni (2), che hai divorato vidamente? (3)

2. Ecco : tu ti metti in serbo man mano (4) tutte le stirpi (umane) e il tuo gran ventre ancora affamato di uomini.

Si, nella tua abitazione vi sono file di re e schiere di popoli, un grande bottino messo in serbo da te; e ancora sei indigente!

3. Chi non si lamenta (5) di te, o Morte, malvagia quai sei ; e quai la bocca che non ti impreca ? Eppure tu taci !

(1) L' editore del testo dichiara che que o che leggibile nelle ancora numer se strofe seguenti po ticamente di valore anche inferiore a ci che precede.

(2) Leggi Sarbdta. (3) L'avverbio non registrato nel Brockelmann, 32 b.

(4) Cosi letteralmente anche il sir., che ha la stessa formazione avverbiale dell'italia

no, di largo impiego.

(5) Anche i dati del Lessico del Brockelmann confermano questo significato di QBL e non favoriscono la possibilit lasciata aperta dallo Zingerle per il senso accusare .

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COMUN1CAZION

Dappertutto si discorre della tua brutta storia (1) e presso tutti i popoli per te dice ognuno : Ahi, ahi !

4. Ecco : ti imprecano le madri con voce lamentevole,

perch fin dal loro seno tu le privi (2) dei loro figliuoli. I padri con dolore gridano per te, quanto tu sei cattiva,

perch gran pena tu facesti loro sentir per i loro cari (perduti).

5. Ecco: lamenti (risuonano) da tutte le bocche, dappertutto, e tu continui indefessamente nel tuo lavoro, in quanto aumenti le sventure.

La tua spada priva le mogli dei loro mariti, tu fai le abitazioni vuote di eredi per la tua tirannia.

6. Ecco : la vedova si lamenta a causa tua amaramente,

perch tu strappasti via come bottino suo marito nella schiera delTor rore (3).

Con gran dolore grida per te l'orfano oppresso,

perch lo maltrattano, non v' (per lui) soccorso e ti impreca (4).

7. Tu dunque, o Morte, non risparmi i belli, e, senza essere dolente di alcun ornamento, tu lo deformi.

Fino a te (5) bella la bellezza, poi vien deformata :

perch tu rovini la bellezza delTuomo nella tua abitazione.

8. Lo sposo dalia radiante bellezza, se s' incontra con te, vien preso da

turbamento,

la sua luce s* oscura, la sua bellezza s* avvizzisce, il suo splendore

impallidisce, la sua lampada (6) si spegne, la sua corona eade, il suo ornamento

si dilegua, e nel suo talarno si fanno dense tenebre, perch vi entri tu.

(1) arbd : il corrispondente arabo vale anche comport amen to .

(2) Svuoti , come di cosa superflua.

(3) Espressione involuta e oscura.

(4) L'editore avverte qui che omette alcuni versi, in parte illeggibili nel ms. (5) Fino alla tua venuta.

(6) Cfr. la parabola delle vergini.

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COMUNICAZIONI

9. Se tu entri in una sala di nozze, vi si fa lo scompiglio, e invece della danza subentra lamento (1) e grido di dolore; se tu guardi nella camera della sposa, cadono i suoi ninnoli

e gli ornamenti in bell'ordine, a ci raccolti, diventano fumo.

10. Colui che ride, se s* incontra con te, gli passa (lavoglia),

perch la letizia tu gli tramuti in lutto grande; tu minacciosa verso i godimenti li fai dileguare (2)

poich di dolori (fu fatta) fin dall' inizio (3) la tua strada, gi fin dal T ternit (4).

III. - Sulla morte dei bambini.

( ZDMG 1866, 521 ss. )

Paragone del mondo a un magnific albero, su eui i bambini sono

come i fiori, che la morte spesso si prende come il suo pi bell*ornamento.

1. Come un albero questo mondo, ed bello e piacevole e carico di frutti e pieno di bellezze per chi lo guarda. Ma mentre Tocchio si compiace della sua bellezza e magnificenza, viene il Tempo e ne stacca i frutti, che erano si gradevoli.

2. V invern spoglia (e) porta via la bellezza dell' albero e la Morte rovina ogni belt di questo mondo.

Crescono i frutti e cadono i frutti dagli alberi :

vengono le generazioni e se ne vanno le generazioni di questo mondo.

3. Gu rdate i bambini, che come fiori il Tempo adduce

(e) che, ecco: si sviluppano, per divenire frutti suiralbero,

(1) In sir. it termine della stessa radice di danza .

(2) Per F Af. di 577? ritengo la nota dello Zingerle. (3) L'espressione del testo, fortemente ellittica, per s lito preceduta da men.

(4) L'editore nota che in un lungo tratto, in eui ancora continua la composizione, qua e Ia gravemente lacunoso e impossibile a restituirsi integralmente senza il sussidio di un

altro manoscritto, si lamentano sempre i disastrosi effetti della morte : la conclusione co

stituita dal pensiero del giorno della risurrezione, concepito come giorno dell'universale

trionfo della vita sulla tirannia della morte.

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COMUNICAZION

ma dopo un po' (1) li butta gi il Tempo, che sopraggiunge, perch di nuovo diano il posto ad altri, che devono crescere.

4. I frutti, ecco, vengon colti dagli alberi:

le generazioni, una dopo l'altra, passano ogni giorno dal mondo:

aprile fa crescere le foglie e i frutti sull'albero, dicembre spoglia (e) porta via la bellezza dei rami.

5. Nascita e morte rappresenta il Tempo nel (2) suo mutarsi

in questi mesi e nei cambi delle stagioni. Fioriscono e producono frutti sui rami, che acquistano bellezza

e poi col tempo (3) trapassano e marciscono e sono come se non

ci fossero stati.

6. Amabili sono i frutti (4) nel tempo estivo e molto belli, ma il tempo invernale butta gi anche loro dai loro rami.

(Anche) il tempo della vita, ecco, piacevole e amabile e pieno di cose belle,

ma triste e brutto il tempo della morte per chi lo considera.

7. O albero, da eui sono stati colti i frutti, dov' la tua bellezza ?

E dove sono i frutti amabili, che erano appesi a te?

E quanto a te, o mondo, dove sono le generazioni passate,

quelle che tu portasti e conducesti alla fine?

8. O fiori, che siete diventati frutti, aspettate, che vediamo

quanto siete amabili e quanto pur veloci ad andarvene.

O bambini, che siete diventati uomini giunto il tempo e velocemente passa: e quanto a voi, anche voi ndate alla fine.

9. O generazione presente (5), da il posto alla generazione che viene, come pure diede il posto a te quella generazione che era prima di te.

Tu hai accompagnato (alla tomba) il morto : vieni, diventa morto

(anche tu), che ti si accompagni (alla tomba),

(1) Leggi qaltl. (2) Leggi kad.

(3) Accus, avverb. : BROCKELMANN, Gramm? 210.

(4) Cfr. Gen. 3, 6.

(5) BROCKELMANN, S. V. QWM, in fine.

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COMUN C ZIONI

poich debito comune la via del mondo per tutti coloro che (ne) escono (1).

10. Non appena lin uomo entra nel mondo per la generazione (2), la sua via si dirige (come) a suo termine alla tomba e in essa egli

cammina;

qua, predecessori, liberate il posto per quelli che vengono dopo di voi,

poich il cammino procede veloce e non dev'essere impedito dai

passeggeri.

11. Gi dall'albero, o frutti; poich , ecco: altri fiori

sono spuntati, per av re essi pure Tesistenza, come l'aveste voi.

Ecco: dei bambini si fan grandi e vengono a occupare il posto: voi sgombrate il posto, perch essi vi si stabiliscano, finiti voi.

12. Ecco: sono passati e andati via tutti quelli che vi precedettero e sgombrarono il posto e fecero strada perch ci veniste voi:

voi li incalzaste ed essi avanzarono, si allontanarono davanti a voi

e voi vi prendeste il tempo della vita e lo godeste.

13. Gu rdate la via : ecco, altri (la) percorrono celermente (3) e vengono e vi spingono avanti per farvi ritirare davanti a loro.

Non vi arresta la strada, (n ) rist dall'andar e venire;

ndate, predecessori, date il posto ad altri, che vengano.

14. terminato il tempo che era toccato a voi, affinch conquistaste la

terra :

altri eredi sono venuti al mondo : qua voi, perch possano (quelli) stabilir(vi)si.

Il tempo di vita, che tocc a voi, voi l'avete trafficato (4), ed ecco che sono cresciuti altri trafficanti : voi dovete emigrare.

(1) Ossia: tutti coloro che escono dal mondo sono ugualmente obbligati a percorrere questa via.

(2) Mawl dU (cir. mawl d ), non registrato dal Brock.

(3) Senso che il Brock, cita per un luogo di un'omelia dello stesso Giacomo di Sa rug, mentre lo stesso autore non nota il senso intransitivo, adottato dallo Zingerle: ande

re darauf fortgetrieben werden .

(4) Allusione alla parabola dei talenti.

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COMUNICAZIONI

15. La generazione (presente) acc l ra (il cammino) e (gi ) sta allo

sbocco della strada, e un*altra generazione (gi ) entrata, per percorrer(la), per andar

sene anch' essa.

La tua estate finita, o bel frutto: e tu cadi dair albero; perch rimani ?

16. Quel fiore che spunto dopo di te ti sospinge,

per venire anch' esso, per farsi vedere sull'albero.

Dei bambini sono cresciuti (1) e son diventati uomini ed ecco che

gridano a te :

D a noi il posto sui ponte, perch possiamo passare alla fine !

17. Che tu ti fermi (e) stia zitto sui passaggio, non te lo concedono,

perch ognuno che viene passa: passa, ritirati anche tu.

Il cammino trascorre veloce e porta Ia generazione alla fine.

Beato colin che senza macchia percorre la strada !

18. Adamo 1'ha battuta e tutti i suoi figli, ecco, la percorrono. Benedetto cohn che fa passare tutte le generazioni ed egli stesso

non passa !

GIOVANNI RINALDI C. R. S.

(1) Per una svista nel testo caduto il R di rbaw.

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