Pazzini2011 Trattato Di San Gregorio Taumaturgo Circa La Non Passibilità o Passibilità Di Dio....

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  • 7/26/2019 Pazzini2011 Trattato Di San Gregorio Taumaturgo Circa La Non Passibilit o Passibilit Di Dio. Testo Siriaco e Tradu

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    Massimo Pazzini

    Trattato di San Gregorio Taumaturgocirca la non passibilit o passibilit di Dio.

    Testo siriaco e traduzione italiana

    Liber Annuus 61 (2011) 377-411

    Lo stimolo ad affrontare questo non facile testo mi venuto dal patrologo

    P. Gianni Sgreva (CP). Il suo interesse per questo scritto patristico, attribuito aSan Gregorio Taumaturgo, era ed tuttora rivolto in primo luogo allindaginecirca la paternit di questo trattato filosofico-teologico e apologetico-polemicodel II-III secolo; il secondo interesse riguarda la riflessione filosofico-teologicache qui trova un ambito molto originale e fecondo. Cos ho deciso di iniziare atradurre in lingua italiana e in forma assai letterale questo testo; ne sono statopreso a tal punto che ho deciso di continuare sino alla fine.

    Si tratta di uno scritto che tratta di filosofia, di teologia dogmatica e di apo-logetica, conservato nelle fonti antiche unicamente in lingua siriaca. Il linguag-

    gio usato assai ostico sia per largomento trattato che per lo stile*. Tuttavia ilmodo di procedere veramente stimolante, attraente e alquanto originale.

    Il testo siriaco stato pubblicato una prima volta da P. de Lagarde (1858) eripubblicato da J.-B. Pitra (1883) con qualche lieve modifica o correzione**.Questa seconda edizione stata corredata di una traduzione latina, operata daP. Martini, la quale divide il testo in diciassette paragrafi (numerati I-XVII) che,per comodit nostra e del lettore, anche noi seguiamo. La sua traduzione latinaera stata di poco preceduta da quella tedesca di V. Ryssel (1880). Pi recente-mente (1998) il trattato stato tradotto in inglese da M. Slusser basandosi sulle

    versioni precedenti di Ryssel e Martini.In parte per scelta e in parte per necessit allatto della traduzione abbiamoavuto sotto mano, oltre alle due edizioni del testo siriaco, solo la versione latina

    * La punteggiatura del testo tutta da interpretare. Spesso non si sa dove far terminare i perio-di e dove farli iniziare, ciononostante il senso complessivo risulta abbastanza chiaro.

    ** Oltre che per alcune variazioni nelluso dei segni di interpunzione e dei segni diacritici, ledue edizioni del testo siriaco si differenziano per piccoli particolari, perlopi scambi di lettere si-mili (da ritenersi, in parte, semplicemente errori di stampa). Segnalo, fra gli altri, i seguenti: lrbwt(Lagarde) / rbwt(Pitra), paragrafo IV; ndywhy(P) / ndlywhy(L), VI; byt syr(P) / byt syr(L), VIII; lbwt(P) / lrbwt(L), IX; nksyh(P) / nbsyh(L), IX; yyn(P) / yn(L), XII; bdy-hwn(P) / bdhwn(L), XIV; lt(P) / lt(L), XIV; lrn(P) / lrn(L), XV; kwrhn(P) / kwrhy(L), XVI;pylspwt(P) /pylsqwt(L), XVI; mtlq(P) / mtlq(L), XVII.

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    di Martini. Siamo stati, dunque, stimolati a ritradurre il testo in forma alquantoletterale. La nostra traduzione dovrebbe distinguersi dalle altre in quanto cercadi mantenere, per quando possibile, lo stesso ordine delle parole del testo siria-co, anche con qualche rischio di involuzione linguistica.

    Dopo un colloquio amichevole col prof. Christoph Markschies, Presidentedella Humboldt Universitt di Berlino in visita allo SBF (2/10/2009), e su suoconsiglio, abbiamo deciso di riscrivere il testo siriaco del trattato, basandocisulledizione di Pitra messa a confronto con quella di Lagarde (cf. le variantisegnalate nella nota **), e di metterlo a fronte del testo italiano per dare la pos-sibilit ai siriacisti di avere sottocchio i due testi nello stesso tempo.

    Bibliografia scelta

    Charasma C., Davvero Dio soffre? La tradizione e linsegnamento di San Tommaso,Bologna 2003. Lopera stata pubblicata anche sulla rivista Sacra Doctrina, nn. 1(3-190) e 2 (191-310) del 2003.

    Crouzel H., La Passion de lImpassible: un essai apologtique et polmique du IIIe,sicle, in Lhomme devant Dieu. Mlanges offerts au Pre Henri de Lubac. I:Exegse et patristique(Thologie 56), Paris 1963, 269-279.

    Lagarde P. de,Analecta Syriaca, Leipzig 1858.

    Pitra J.-B.,Analecta sacra Specilegio Solesmensi parata, vol. IV, Paris 1883, 103-120(testo siriaco) e 363-376 (traduzione latina di P. Martini).

    Ryssel V., Gregorius Thaumaturgus. Sein Leben und seine Schriften, Leipzig 1880.

    SlusserM., St. Gregory Thaumaturgus: Life and Works(The Fathers of the Church 98),Washington, D.C. 1998.

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    Trattato di San Gregorio il grande a Teopompo

    circa la non passibilit di Dio oppure la sua passibilit

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    Trattato di San Gregorio il grande a Teopompocirca la non passibilit di Dio oppure la sua passibilit

    I. Un giorno, mentre stavo per arrivare al luogo nel quale ero stabile, un uomodi nome Teopompo mi interrog se Dio fosse impassibile. Io poi, dopo essermiattardato un poco, [104]1ho fatto puh e gli ho detto: Come possiamo nondire che Dio non cade sotto la passione2, o Teopompo?. E mentre egli si prodi-gava a porre unaltra domanda alla mia risposta, io tanto pi mi affrettavo a pro-cedere e arrivare al luogo dove gli amici erano soliti ritrovarsi presso gli amici.Quando mi sedetti presso coloro che erano convenuti, aprii le mie mani verso diloro, accingendomi a interrogare circa le cose che da me erano state dette il gior-no prima; venne Teopompo e stette presso di me e cominci a dire cos: Ai

    semplici e a coloro che non sono vicini alla dottrina, o Gregorio, necessario chedai maestri e dai sapienti imparino ogni cosa con diligenza. Poich anche per me stabilito che di nuovo mi impegni circa questa domanda che ci sta a cuore, iovoglio da te che tu sia medico alle considerazioni, vicendevolmente contrarie, chesono fisse nella mia mente e mi affliggono senza tregua, rafforzandomi in esse coni tuoi argomenti chiari, circa la questione, detti con competenza.

    II. Essendoci un gran silenzio, dopo questa domanda, allora ho cominciato aparlare in questo modo: Un dono grande e buono ci ha portato il nostro caro Teo-

    pompo, volendo rinnovare, come credo, la richiesta che a lui preme ed necessariaa ognuno, ponendo la domanda se sia impassibile Dio; alla quale anche io pronta-mente ho dato la risposta: Come possibile che non confessiamo tutti noi che Dio impassibile, o Teopompo?. E poich un grande brusio era sorto fra coloro chestavano seduti, ho interrogato a mia volta Teopompo in che modo egli avesse accol-te le cose che da me gli erano state dette. Egli, allora, rispose cos: Se Dio ha unanatura impassibile, non mai possibile che patisca, neppure se lo voglia, perch lasua natura agirebbe contro la sua volont. Io allora gli ho detto: Non bestemmiare,o Teopompo, gettando Dio sotto la forza della necessit e ponendo la forza della sua

    natura contro la sua volont. Se, infatti, Dio non fa ci che vuole, questa una pas-sione grande che accade a Dio, perch diciamo che in questo modo la sua volont sotto la forza della sua natura. Non sia mai! Cos pensino coloro che hanno ricevutosolo un minimo soffio di educazione e collocano Dio sotto la forza della necessit;ma non neppure necessario che prendiamo in considerazione, o Teopompo, che cisia la forza potente della necessit che mai impedisca, anche solo un poco, Diodalloperare ci che vuole; poich conveniente a noi dire che al di sopra di tuttoe non sottomesso a nulla. O non sai, nostro caro, che Dio soltanto libero, al disopra di tutto, dominatore di tutto e non cade sotto la forza di una necessit qualsiasi? presuntuoso, dunque, che limitiamo a Dio la libert onnipotente. [105]

    1 Il numero fra parentesi quadre indica la pagina del testo siriaco nelledizione di J.-B. Pitra.2 La parola siriaca qui usata () pu indicare sia la passione di Cristo che le passioni umane.

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    III. Dopo di ci rispose Teopompo e mi disse: Sia cos come hai detto, cio cheDio libero. Infatti non presumiamo limitare dalla divinit la libert, ma questa tuarisposta non vicina alla mia domanda, o illustre maestro Gregorio. Io, infatti, ti hochiesto questo: Se Dio sia impassibile. Tu, invece, nella parola della tua rispostahai fatto sapere che Dio impassibile. Ho risposto di nuovo alla tua domanda: Senon impedisca la sua natura impassibile che provi passioni umane, perch la suanatura beata e incorruttibile; se perci egli per se stesso non sia impedito a patire,perch in ogni tempo come per limpassibilit della sua natura. Vorrei avvici-narmi anchio, per lamore di Dio che in te, in maniera chiara a questa interpreta-zione e imparare in maniera accurata dal tuo amore; infatti sono in ansia, nei mieiragionamenti, se possa Dio impassibile soffrire qualcosa che non conveniente alui, perch impassibile, come abbiamo detto. Mi venuto in mente anche questo,

    che dagli uomini in via ordinaria non viene detto, che se la sua natura si opponealla sua volont, allora vana ogni cosa. Se, invece, limpassibilit di Dio non recettiva delle passioni umane, come non ti risponder coraggiosamente e dir chela sua natura si oppone alla sua volont? Come ho detto anche prima, cio che la suanatura impassibile pi forte della sua volont, pur essendo Dio.

    IV. E mentre molti3, fra quelli che erano convenuti, aspettavano la mia replica aquesta domanda, immediatamente risposi con prontezza e gli dissi cos: Delluo-mo, la cui composizione di corpo e anima, o degno damore Teopompo, facile

    per noi dire e considerare che non pu operare nulla che vada contro la sua volont,poich la sostanza della sua natura e la materia del suo corpo racchiusa nella leggedel suo creatore. Per questa forza della necessit, che pi forte di lui, lontana dalui la turbolenza dellattivit della sua volont per fare senza impedimento ci chepensa, per il fatto che ognuno di essi attira al suo4. Per questo motivo luomo in-feriore in ogni cosa rispetto al suo creatore. Tutto ci, infatti, che sottomesso allanascita e alla corruzione, sottratto al dominio su tutto. Ci necessario, perci, checontempliamo quella natura divina ineffabile e inesplicabile che non ha somiglian-za interamente in nulla; non sottomessa alla legge, n alla necessit, n alla con-

    suetudine, n alla corruzione, n al timore, n alla magnificenza e neppure allamalattia. Invece, con la forza che vince tutto e non vinta da nulla, pu fare ognicosa. E non bisogna intendere, o Teopompo, circa Dio, che egli sta contro la suanatura per il fatto che ha dato se stesso alla passione, anche se Dio nella sua natu-ra im[106]passibile. Infatti noi non separiamo la volont della divinit da quellaessenza beatissima5che in ogni tempo cos come ; e nessuna cosa in lei, da leie a lei somigliante, in una essenza e in una volont immutabile, da s ha appreso,

    3 Lett.: un popolo numeroso.4 Cio: verso di s.5 Lett.: piena di beatitudini.

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    e a s comanda, e da s, in s e per s pu fare ogni cosa; e la sua volont non imprigionata interamente in un luogo dalla sua natura impassibile; egli che in ognitempo cos come per fare ci che vuole. Ho detto, infatti, che uno, e proprio luiesattamente Dio che dalla forza di qualcosa non limitato a operare ci che vuole,perch la sua natura non (costituita) da enti contrari vicendevolmente. La natura,infatti, e la sostanza degli uomini diciamo che (costituita) di nature che non sonosimili vicendevolmente, cio di anima e corpo. E siccome la volont di ognuna diesse non concorda con quella dellaltro, nellattivit per forza non si addice a loroche facciano interamente ci che sale alla volont di ognuna di esse che facciano,per il fatto che la natura di una, che divisa da quella dellaltra, sta contro di lei inogni situazione (occasione) di fare ci che vuole. Quello, invece, che solo lui bont e bellezza senza fine, con bont completa tutto, e tutto ci che fu ed , al di

    sotto di lui, che al di sopra di tutto, intelligenza non corruttibile, alieno e supe-riore a tutti i mali, come ho detto prima, lui solo semplice e non composto, nonmescolato ai mali perch una la sua essenza, e una la buona volont che non sidivide, e non disonorata, e non si agita, e non si debilita, e non afferrata, e nonvinta, e da nulla oppressa, e superiore a tutte le passioni, e si autodetermina in tuttoci che pensa di fare, non ha nessun impedimento dalla sua natura, poich lontanodal turbamento e nulla si scontra con lui, e non combatte e contro di lui nulla si ri-bella, e la sua volont libera e domina su tutto, e con la forza della sua potenza,che pi forte di tutto, pu fare tutto. Perci non pensare, o amico nostro, circa

    quella forza onnipotente, che in qualcosa sia completamente sottoposta a una dellepassioni, che sia limitata da qualcosa, dallimpeto dellattivit della sua volont.

    V. Allora rispose Teopompo e mi disse: So bene anchio, o maestro Grego-rio, che Dio ha una volont potente, una libert piena e dominio su tutto e non per nulla necessario che qualcuno disputi sulle cose che cos sono state dette.Ci, invece, circa il quale ero in dubbio questo: se la natura della divinit dase stessa non sia impedita di patire e la sostanza che impassibile, [107] ma stacontro la sua volont che sopporti la passione, la qual cosa sarebbe aliena ad

    essa6

    e non conveniente alla natura7

    . Queste cose, con argomenti chiari da partetua, sono state dette in maniera sufficiente. Se poi qualcuno si ponesse controqueste spiegazioni, non solo sarebbe uno stolto, ma anche temerario e malvagioquanto mai. necessario, infatti, che diamo a Dio il dominio e il potere su tutto;ma poich voglio essere nella scelta del bene e nel rifiuto del male, ho pensatodi esaminare e di ricercare se sia mai stata questa considerazione a Dio, che siain passioni umane, poich la sua natura impassibile in ogni tempo come 8.

    6 Cio alla sostanza.7 Letteralmente a lui, cio alla natura, maschile in siriaco.8 sempre cos come , cio immutabile.

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    VI. Io allora gli dissi: Fortemente e veramente, o Teopompo, vuoi tu allon-tanarti da quelle considerazioni di Isocrate, allontanandoti da esse una grandedistanza, e ti vuoi avvicinare alle considerazioni sane e vere che con chiari ar-gomenti da noi ti sono state dette? Ascolta, dunque, ascolta o Teopompo e met-titi in mente in maniera chiara, ricevendo nel tuo cuore fedelmente ci che danoi ti viene detto. La passione, dunque, (veramente) passione quando Dioconsidera qualcosa di inutile9e per s sconveniente. Quando, invece, la volontdi Dio si muove per il risanamento e per laiuto dei pensieri cattivi degli uomini,allora noi non diciamo che la passione di Dio, per il fatto che, con la sua umil-t e la sua benevolenza eccellente su ogni cosa, Dio serve gli uomini. Poich,dunque, ha deviato il cuore degli uomini dal vero timore e, a somiglianza deglianimali, ha onorato la materia pi che Dio, e, come conseguenza di ci, pasco-

    lava in passioni indiscriminate, mentre Dio voleva tirarlo fuori da queste cose,non sono ritenute passioni di Dio queste passioni che si trovano nella sua volon-t in vista di un beneficio comune, essendo la natura piena di bont (cose buone)e impassibile. Nella sua passione mostra limpassibilit. Ci che patisce, perci,colui che nella passione, quando il dominio della passione corruttrice dominasu di lui, allinfuori della volont di colui che patisce. Quello, invece, che, nelcontatto con le passioni, sottomesso alle passioni di sua volont, nellimpassi-bilit della sua natura, di questo non diciamo che caduto sotto la passione,anche se ha preso parte con la sua volont alle passioni. Guardiamo, allora, an-

    che i medici: quando vogliono dare se stessi alla cura di quelli che sono afflittida malattie gravi, con gioia ricevono la fatica del servizio degli ammalati su dis per laspettativa della gioia che viene a loro dalla guarigione e la scelta dellecongetture della sanazione dei mali fa passare lafflizione e la fatica del medico;quando mette al servizio il suo potere per poco tempo e sottomette la sua volon-t e si trova in abito di servo, servendo i malati, e trasforma la grandezza del suopotere in sottomissione; questa ristrettezza [108] non ristrettezza, noi diciamo,a causa della via della guarigione che viene da lui, e non lo estraniamo dallagrandezza del suo potere. Dopo che lo abbiamo visto portare a compimento il

    servizio di servo di sua volont, e dopo aver fatto tutto ci che doveva fare se-condo la convenienza dellarte medica, allora torna con gioia al potere preceden-te, mentre la guarigione dei malati gli conferisce e lo fa gioire pi che la gran-dezza del potere nel quale stava; e di nulla stato diminuito nel breve tempo chesi inchinato e ha compiuto il dovere del servizio della cura del corpo, poichsapeva che, nella difficolt di un breve tempo per s, avrebbe procurato la gua-rigione ai malati e da ci avrebbe ottenuto una gloria maggiore della sua soffe-renza. E come dunque non dovremo dire di colui che, solo, buono e superiorealla vana gloria, estraneo alla difficolt, impassibile nelle passioni, eccellente

    9 Che non comporta alcuna utilit.

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    pi di ogni cosa, che con la sua impassibilit ha prevalso sulle passioni quandola passione stessa pat10nella sua passione? Infatti limpassibile fu passione perle passioni affinch per lui patissero la passione, quando limpassibilit nella suapassione mostr la sua impassibilit. Ci che operano le passioni presso i passi-bili, allo stesso modo opera limpassibile nella sua passione verso le passioni,perch fu passione per le passioni con la sua impassibilit. Dopo che le passioninella loro azione furono vinte nella sua partecipazione a loro, che cosa altropossiamo dire che egli se non la passione delle passioni? Se, infatti, la pietradi diamante che nella percussione del ferro impassibile quando colpita daesso, ma rimane come , impassibile, e al percussore restituisce la causa dellapercussione perch la natura del diamante impassibile e non cade sotto lapercussione delle passioni come non diremo che limpassibile stato la pas-

    sione delle passioni? Infatti colui che non sottomesso alla percussione e non spaventato dal timore, come non sar descritto come passione delle passioni,anche se di sua volont si avvicini alla loro partecipazione? Oppure come non impassibile colui che, nella sua passione, non colpito dalle passioni? O comenon immortale colui che fu nella morte, ma dalla morte non stato afferrato?La venuta intangibile di Dio presso la morte fu, infatti, la morte della morte, elimpassibilit di Dio, quando fu nelle passioni, fu la passione delle passioni. Se,infatti, le cose che sono nel mondo mostrano la loro forza nel contatto di quelleche sono contro di esse e mostrano la loro natura impassibile, quanto pi dob-

    biamo considerare che la passione di Dio fu la passione delle passioni! Comeanche il ferro, nella percussione del diamante, al contrario soffre (o sopporta) eassorbe dalla solidit della pietra che gli sta di fronte, cos Dio, che forte nellasua volont e impassibile nella sua essenza, quando ricevette su di s le passio-ni, come non rimase nella sua impassibilit anche se sub la prova del ferro e delfuoco, perch la natura della divinit [109] pi potente di tutto anche se nel-le passioni? Questo deve essere detto, che una prova vera della sua impassibi-lit e della sua immortalit: quando sar nellattivit causa della passione, pro-prio lui apparir come causa delle passioni, essendo la prova maestra di ci che

    viene fatto. Infatti non avremmo conosciuto che questo impassibile impassibi-le se non si fosse avvicinato alla partecipazione delle passioni e se lattivitdelle passioni non si fosse avvicinata a lui. Irruppe, infatti, con impeto come dipassione, limpassibilit sulle passioni affinch, nella sua passione, mostrasse lapassione delle passioni. Infatti per nulla poterono reggere le passioni controlimpeto della potenza dellimpassibilit; e non era affatto necessario meravi-gliarci, o dotto Teopompo, che limpassibilit di Dio fosse confutazione dellepassioni, come vediamo che anche gli occhi, quanto pi fissano e perdurano,meno vedranno dei raggi del sole, prendendo la passione dai suoi raggi.

    10 Il soggetto la passione che soffre e patisce nella passione di Dio.

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    VII. La cosa, perci, circa la quale noi siamo assidui di parlare questa: Dio che al di sopra della corruzione e della passione, al di sopra della morte e della percus-sione e, come un uomo direbbe, insensibile a tutte le passioni, lui colui che affliggele passioni, poich le passioni non possono sussistere davanti alla sua impassibilit. Ecostui veramente impassibile, ed esattamente confutatore della morte, per il fattoche nella morte ha confermato la sua immortalit e nella sua passione ha mostrato lasua impassibilit. Ogni volta che, dunque, coloro che agli atleti e ai combattenti nellalotta vogliono dare la corona e i premi della vittoria, a coloro che sono stimati degnidi vittoria, non loro lecito dare se essi non siano stati testati prima nella lotta e abbia-no combattuto e abbiano preso la corona della vittoria. Allo stesso modo anche lacosa riguardo alla passibilit e allimpassibilit; infatti non pi eccellente limpassi-bilit rispetto alle passioni se non ha mostrato prima, nelle passioni, la potenza della

    sua impassibilit; e non, come dicono molti, che questo procura difficolt e debolezzaa Dio, perch leccellenza della divinit mostra la sua immutabilit trovandosi nellapassione; colui che era dentro le porte della morte e con la sua immortalit come Diosottomise la morte nella sua impassibilit, questi veramente sar proclamato Dio, chenon sottomesso a potest alcuna, non preso sotto alcun potere, non sottomessoalla corruzione, non agitato dal dolore e non catturato dalla morte; costui Dioonnipotente, questa la vera signoria e questo il potere che non sottomesso, perch,mentre camminava sulla morte, non ha patito dalla morte.

    VIII. Coloro, poi, che vogliono biasimare questa sapienza superiore a tutto equesta volont che nella sua maest nascosta da tutto, e leccellenza della potenzadi Dio per mezzo della cui morte limpassibilit [110] si diffusa su ogni uomo, ederidono la venuta di Dio alla morte, e non hanno considerato di vedere con locchiodella loro mente leccellenza del raggio della sua venuta, e ritengono finzione quel-la venuta incomprensibile e inafferrabile di Dio incorruttibile alla morte; essi sonoin conoscenza erronea, come se fossero nella tenebra, presso la morte e la corruzio-ne. Ogni volta, dunque, che un re o un principe entra in carcere e giudica i malfat-tori che sono detenuti l, ognuno secondo le sue azioni, e, nel suo entrare in carcere,

    sopporta un odore putrido e pieno di male (che sale) da l, non bisogna che anche ilre sia chiamato come uno dei malfattori, a causa dellentrata di sua volont pressogli uomini cattivi che si trovano in prigione. Cos bisogna che consideriamo ancheriguardo a Dio; al quale, a causa della sua impassibilit, non si avvicinata la mor-talit e, a causa della sua immortalit, gli compete che, senza paura, cammini sullamorte e, a causa della forza della sua divinit, sia senza passione, al di fuori dellamorte; nominalmente prese parte soltanto in qualit di spettatore della mortalit.Quando perci sentiamo che Dio ha patito nella sua venuta, lo consideriamo (lodobbiamo considerare) di Dio nei confronti della morte, non avendo preso nulladalle passioni della morte, non mortalmente e non passionalmente con la forza delsuo potere fu presso la morte, e si sottrasse dalla morte, come Dio che tutto pu. La

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    Trattato di San Gregorio Taumaturgo circa la non passibilit o passibilit di Dio 391

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    venuta intangibile di Dio presso la morte ha veramente mostrato, infatti, la forzadella sua divinit e limpassibilit della sua natura, allo stesso tempo. Infatti qualenatura dei mortali ha mai potuto disprezzare la morte? Oppure chi mai degli uomini potuto fuggire dalla violenza del suo dominio? Se questo non possibile, comenon possibile, allora necessario che a Dio soltanto attribuiamo il potere sopra lamorte. Entra dunque Dio dentro le porte della morte senza conoscere la morte; co-loro, invece, che, a causa della trasgressione di un comando, sono rei di morte, co-storo avranno unabitazione stabile presso la morte. Perch dunque come imputa-zione ripugnante e come ironia vile deridono la venuta sapiente di Dio alla morte emolti dicono semplicioneria e insipienza a coloro che cos annunciano?

    IX. Riguardo allimpassibilit di Dio, che per mezzo della morte e della soffe-

    renza apparso come vincitore, non pensare, o amico nostro Teopompo, che non siapossibile ci, cio che senza falsit venisse Dio alla morte e soffrisse cose che sonosimili alla morte. Se, infatti, un racconto degli antichi saggi narra di un animale che,con la sua poca forza, pi eccellente della natura del fuoco infatti, quando sitrova dentro la fiamma del fuoco che brucia tutto, si aggira e si muove al suo inter-no, in nulla colpito dal fuoco [111] come non diremo che pi eccellente delfuoco che brucia tutto, dato che questo animale non viene imprigionato sotto lazio-ne della fiamma, il quale (= lanimale) per labbondanza del freddo che possiede,modera la brutalit della fiamma, senza prendere nulla dallazione del fuoco che

    distrugge tutto? Se dunque la salamandra, un animale mortale che soggetto allacorruzione, ha reso inutile, con labbondanza del suo freddo, lazione della fiammabruciante, come non diremo riguardo a Dio, che pi eccellente della morte e dellacorruzione, che aveva limpassibilit nel suo venire alla morte, come anche un ani-male che soggetto alla corruzione, pu sopportare la partecipazione al fuoco? Secose che sono contrarie vicendevolmente a causa della forza della loro natura pos-sono sopportare e non periscono quando partecipano ad altre cose dannose, come cimeravigliamo se lessenza, che superiore alla materia, e in ogni cosa impassibi-le, abbia mostrato, con la partecipazione alla morte, limpassibilit della sua natura,

    e sia stata confutatrice delle passioni e della morte con la sua morte? Questa lim-mutabilit dellimpassibilit di Dio. In che cosa, infatti, stato danneggiato il bea-tissimo11nella sua venuta presso un mondo cattivo, come realmente, per laiutodelle anime divenne simile agli uomini mortali senza lasciare nulla della forza dellasua divinit, ma del tutto era come era, non essendo la sua essenza danneggiata inalcun modo, o la sua volont contrariata, oppure dalla disciplina condotta per forza?Colui che dalle cose che abbiamo elencato neppure una volta stato diminuito,come non sar detto impassibile e in ogni tempo cos come , non essendo innessun modo la sua essenza danneggiata, o la sua volont contrariata, oppure dalladisciplina condotta per forza? Colui che dalle cose che abbiamo elencato neppure

    11 Lett.: pieno di beatitudini.

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    una volta stato diminuito, come non sar detto impassibile e in ogni tempo coscome , egli che nella volont dominante della sua sostanza prese dai suoi doni edistribu? Prese un abito di uomini mortali per poco tempo perch nella sua inten-zione piena di sapienza ha operato ci che voleva e ha operato nella sua volontdominante ci che pensava mantenendo la sua potenza divina e rimase quello che, nulla pat nelle sue passioni perch la sua natura impassibile anche nelle sue pas-sioni rimase cos come . Se dunque di propria volont stata limitata lessenza delbeatissimo, nulla viene svilito perch la sua essenza cos come , perch limmu-tabilit della sua divinit mostrava la sua natura e colpo, divisione, corruzione edolore che fossero dannosi a Dio (per) nulla potevano. Le cose, invece, che sonodebitrici12alle passioni e vengono cambiate dalla corruzione, queste bisogna che lechiamiamo passioni. Quelle, invece, che sono con sapienza eccellente di Dio e con

    guida provvidente dellarte mirabile di Dio, queste non bisogna che le chiamiamopassioni di Dio perch neppure una causa che produce passioni conosciuta in essoa causa dellimpassiblit della sua natura. [112] Ogni volta che la lama passa nellafiamma del fuoco, non fa lacerazione col suo taglio, anche se un corpo attraversa unaltro corpo. Se dunque i corpi che sono sottoposti alla corruzione hanno un taglioincomprensibile13perch in s e in tutto s rimane lessenza del fuoco e non riceveper nulla il taglio nella connessione senza pausa che c nel taglio del ferro (infat-ti) la sottigliezza del fuoco ha in s (la caratteristica) di persistere non indebolita,anche se dal ferro viene interrotta perch da ogni parte la sua forza lo penetra e

    nellattraversamento del ferro che lo interrompe, da tutti i lati aderisce a s e non per nulla divisa ; se dunque riguardo al fuoco che un corpo tangibile, linvestiga-zione del suo taglio imperscrutabile e incomprensibile, quanto pi ci necessariodire che quel beatissimo, lontano dalla corruzione e pi eccellente dei corpi passi-bili, degli enti e delle nature, e superiore a tutti gli intelletti, anche nelle sue passio-ni in ogni tempo proprio lui rimane come ; che anche in nessun modo la sua natu-ra impassibile, nel suo contatto con le passioni, da esse passioni sia compresa. Nel-la sua inafferrabilit e nella sua insubordinazione alle passioni fu confutatore dellepassioni con la sua impassibilit, perch quando prese la prova del ferro allora mo-

    str in ogni modo la sua forza senza alcuna percossa da esso. La purezza della divi-nit, la prescienza e lincomprensibilit della sua finezza non solo rimane senzainterruzione per la leggerezza dei corpi che sono avvicinati a lei per tagliarla, perchegli pi eccellente e pi alto di tutti i corpi, ma anche la divisione, diciamo noi, chesoffrono i corpi che vogliono investigare e limitare la divinit, che non riceve divi-sione, a causa della sottigliezza della sua natura e la purezza della sua conoscenza;ed essa passa attraverso tutti i corpi e opera come colui che li taglia, perch a Dio facile il taglio di tutti i corpi.

    12 Sottomesse alle passioni.13 Letteralmente: senza comprensibilit il loro taglio.

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    X. Visto che queste cose finiscono in questo modo, ci necessario dire cos:che la divinit tramite le sue passioni mostra la sua impassibilit e, anche seviene introdotta nelle passioni, mostra in ogni modo la sapienza della sua poten-za. E non credere, o amato Teopompo, che la forza di quel beatissimo non possaattraversare tutti i corpi che producono le passioni; come noi vediamo che, asomiglianza dei raggi del sole in un vetro puro, la sua luce14attraversa e in nes-sun modo i corpi sono impediti dai corpi che non sono simili a loro di passare inessi sottilmente. Se, dunque, la materia non impedisce alla forza di unaltramateria di passare nella sua sottigliezza, come noi non lasciamo che lessenzadi Dio, che pi eccellente e superiore a tutto, con la forza della sua sottigliezza,attraversi i corpi che ne vengono a contatto, che non ne siano impediti, e in nes-sun modo la divinit dalle passioni [113] sia conquistata? Poich la natura bea-

    tissima e incorruttibile conosciuta per rimanere in ogni tempo come . Daquella similitudine dei raggi del sole che abbiamo detto, la luce rimane in s,(rimane) come in nulla impoverita, anche se dia agli indigenti (parte) del suosplendore. Quanto pi il beatissimo che eccellente pi di tutto, Dio ricco nellasua misericordia, che distribuisce dalle sue cose buone agli indigenti rimanendocos come , e mancante di nulla, e non come dicono (alcune) persone nelle loronarrazioni folli, che la venuta di Dio presso gli uomini che imperscrutabile einesplicabile, la chiamano passione impossibile. E non hanno considerato primache Dio non per nulla investigabile e limitato, non dalla sua natura e non da

    qualcosa daltro, di operare ci che vuole. Questo, e questo solo, noi diciamoche supremo e libero: colui che dalla legge della sua natura non soffre violen-za e non condotto per forza alla ribellione del potere, non preso nel poteredella ricchezza, non istruito alla grandezza della sua divinit e non viene fattotremare dalla morte. Se, invece, ha timore del fuoco e viene fatto tremare dalferro, viene terrorizzato dallabisso, e non vuole venire alla prova delle bestieferoci, come possiamo chiamare Dio costui che teme le passioni dannose degliuomini? Se dunque Dio beatissimo e incorruttibile viene al fuoco, non avendotimore del fuoco, perch in ogni tempo come , e disdegna il fuoco divorante,

    che in ogni tempo non come il fuoco infatti che cessa dalla sua opera come(lo) diremo che in ogni tempo come ? Dio dunque che disdegna il ferro edisprezza anche il fuoco e non teme la morte, come non sar impassibile luisolo che anche nelle sue passioni mostra come , prendendo di sua volont anchele passioni umane su di s senza soffrire i dolori che provengono dalle passioniumane? Colui che in nulla colpito dalle passioni Dio e pu mostrare in ognitempo come . Colui, invece, che colpito dalle passioni ed perseguitato daidolori ed impedito dalla forza della necessit di operare cose buone (belle),

    14 La sua luce pu riferirsi a Dio, oppure, concordando ad sensum, al sole. Il contesto cispinge verso questa seconda soluzione.

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    questo starebbe in silenzio15anche se venisse chiamato Dio. Colui che, invece,non sottomesso alla morte e nella sua passione mostra la sua impassibilit,viene e opera ci che conveniente (opportuno) operare a Dio che aiuta e sicambia in me, pur rimanendo senza cambiamento, ed in ogni cosa pur essendoal di fuori di tutto; questa volont impassibile che dai legami della forza dellanecessit non impedita di venire agli uomini i quali desiderano la vita divina.Colui, invece, che interamente vede la grandezza della sua divinit, e nella di-gnit (onore) della sua beatitudine ha scelto per s il silenzio, lui solo si dilettanel bene della sua natura [114] gettando il disprezzo sopra tutto (su ogni cosa) acausa delleccellenza del silenzio che si scelto.

    Come non parleremo del genere delle mortalit, molto pi eccellente di que-sto beatissimo, di coloro che per le loro citt e per amore dei loro amici non ri-

    sparmiarono le loro vite e furono al di sopra delle passioni con la loro volont,e per leccellenza della loro diligenza le loro passioni non furono loro computa-te come passioni? Prima uno che si chiama Theos: scelse la morte affinch nonfossero schiavi dei Lacedemoni; e anche Epaminonda si immol affinch gliAteniesi non fossero sottomessi; Leucippo fu ucciso affinch non fossero depor-tati gli Etoli; Teodoro si tagli la lingua per non tradire i suoi amici; Pisone fucrocifisso per non umiliare la fiducia che si era acquistata; Anaxarco fu segatoper non turbare con linganno Nicoclo; Diogres poi fu esiliato dagli Ateniesi eSocrate fu eliminato; Filosseno, invece, fu comandato di tagliare le pietre16;

    quanto a Callimaco e Cinegiro non solo bisogna che li lodiamo, ma anche che(li) ammiriamo; essendo infatti ferito, per la quantit delle frecce, in tutto il suocorpo, e come un uomo diremmo morto nel corpo, era terrore per i suoi nemici,mentre era un aiuto e un protettore per i suoi concittadini; Chirone, a sua volta,senza risparmio diede la sua testa con gioia ai suoi nemici. Come non dobbiamoammirare Ammonio il quale disprezz il dolore della sua ferita e giunse di corsaalla sua citt e fu annunciatore della loro vittoria sui propri nemici, e dopo chearriv alla sua citt e a tutti insieme, allo stesso tempo, disse: Rallegratevi,perch siamo vincitori, subito dopo fu privato della vita? Di nuovo, anche Eu-

    rotas, giacente a letto ammalato, sent che la battaglia era pesante in quel tempo,dei Macedoni contro i suoi concittadini; non ordin altro ai suoi servi, per lamo-re che aveva verso i figli del suo popolo, se non che lo trasportassero e lo con-ducessero alla battaglia per essere ucciso con i figli della sua citt17. Aristodemo,invece, che si ritir dalla battaglia e disert a Sparta, fu ritenuto maledetto ereietto da tutti.

    15 Oppure: nella quiete.16 Fu condannato ai lavori forzati, cio a tagliare le pietre.17 I suoi concittadini.

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    XI. Considera dunque, o carissimo, gli uomini mortali quale e quanto disprezzoebbero riguardo alla morte per le loro citt e i loro amici, e mostrarono eccellenza,saggezza e coraggio e, in favore dei loro amici, non ebbero piet delle loro mogli edisprezzarono la loro vita e, a causa delle loro citt, prontamente scelsero per s laconsumazione delle proprie vite; costoro che nella libert che non sottomessa enella disciplina delleccellenza con gioia non solo vennero segati dai tiranni, maanche non temettero di essere affissi con chiodi al legno, e acquisirono il dominiodella franchezza della loro mente per mezzo delle loro morti. [115]

    XII. Dio, invece, che non ha bisogno della gloria ed molto pi eccellentedelle passioni, venne alla morte di sua volont senza che timore e tremore pernulla si avvicinassero a lui. Se poi, pur essendo Dio nella gloria, prese su di s la

    ristrettezza che veniva a lui nella sua passione, siamo forse impediti a ricevere ilsuo aiuto umano in vista della nostra gloria presso di lui? Quale obbrobrio soffrDio nella sua passione dato che, nella sua immortalit, con la sua morte fece mo-rire la morte? Ma neppure la passione della vergogna conobbe Dio, come se pro-vasse vergogna di soffrire, perch la superbia del tutto lontana da lui. Quale de-bolezza o vergogna o ristrettezza prov Dio quando venne alla morte per mutilarela morte degli uomini? Colui, infatti, che desidera la vana gloria e teme di perderla,non si compiace mai di soffrire la passione della morte. Come, infatti, pu sussi-stere presso Dio quel timore che la sua gloria gli sia sottratta e la possa perdere del

    tutto? Ma preferibile a Dio la passione del ferro e del fuoco pi che laspettativadella vana gloria; questa passione neppure Dio potrebbe guarire se la passionedella vana gloria fosse presso di lui. Se dunque Dio non si concesso alla gloria,visto che superiore a tutte le passioni, viene alla morte, perch egli vita e supe-riore alla morte, come chi non prese (nulla) dalle passioni della morte, per chiama-re i mortali dalla morte, per il fatto che egli era Dio che permane nella sua impas-sibilit in ogni tempo anche se fosse nelle passioni. Colui che, nella sua impassibi-lit, prese la passione e la rigett da s, come non si affretter a venire con gioiaalla morte per mutilare la morte? La vita che teme che forse pu soffrire la morte

    dalla morte, non vita! Se dunque la vita non sottomessa alla morte, ecciter lamorte cosicch nella sua morte mostri che egli vita. Cos anche la luce: noi ve-diamo che, quando prende parte18alla tenebra, in nessun modo i suoi raggi pren-dono parte e si oscurano, anche se fossero nella tenebra. Nellassociazione dellatenebra con la luce (la tenebra) non oscura la luce, ma piuttosto la luce illumina dipi la tenebra con il suo splendore. E come un debole viene inghiottito da chi pigrande e pi eccellente di lui e pi forte di lui, nel cambiamento della luce la tene-bra rimane nella sua tenebra. Proprio in questo esempio rientra anche Dio; quandodi sua volont venne alla morte, non fu per lui stoltezza che mostr la sua potenza

    18 Quando viene a contatto con la tenebra.

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    su tutto, quando dalla ribellione del potere della morte fu perseguitata (la potenza)e fu spogliata della signoria che aveva su ogni cosa, rimanendo, la natura di Dio,anche nella morte, senza corruzione e nella forza della sua impassibilit sottomisele passioni, sullesempio della luce quando [116] si mescol con la tenebra. Lepassioni, perci, sono credute veramente potenti quando si mescolano con coloro19che sono di fronte e rimangono nella stessa forma nella quale sono; e non bisognache laffermazione della commistione sia in fantasia o in immaginazione, ma ab-biano preso veramente la certezza della loro unione, anche se siano enti che sonovicendevolmente contrari; quando rimangano senza corruzione e senza passionenella potenza delle loro nature, nella commistione con altri enti, come lanimalesalamandra che pu disprezzare la fiamma e come il diamante quando percossodal ferro; non in fantasia o immaginazione, come abbiamo detto, rimane impassi-

    bile, se anche la salamandra quando riceve il fuoco su di s rimane integra, nonessendo in alcun modo colpita nella partecipazione al fuoco; se perci noi vediamoche gli enti materiali passibili non subiscono alterazione alla loro natura nella loropartecipazione con altre nature che producono corruzione, rimanendo integri eincorruttibili, non recedendo in alcun modo dalla loro essenza, quale ripugnanza oquale riluttanza avremo a dire, circa quella essenza (o sostanza) incorruttibile diDio, che sia anche nella dimora dellimpassibilit, anche se si trover nelle occa-sioni che producono passioni?

    XIII. E non credere, o degno damore Teopompo, come da uomini con parola diacquiescenza con astuzia viene detto, che costui beatissimo, colui che non ha atti-vit e non la concede a un altro. Chi cos, anche egli nella debolezza. Quale pa-rola potrebbe descrivere costui come beatissimo e operatore di cose buone, se nonfu informatore di eccellenza, non rende saggi, e con sapienza non insegna agli altri,non comprende le cose buone, non procura la guarigione delle anime ed impeditodalloperare cose buone? Quale beatissimo e incorruttibile Dio sarebbe colui chenon vuole troncare la radice della germinazione dei pensieri cattivi e, nellabbon-danza della bont che gli vicina, non vuole troncare le turbolenze piene di morte

    delle anime, con un bruciante rimprovero? Questi incorruttibile e beatissimo, coluiche uccide le passioni, fa saggi, impianta la conoscenza divina e mostra eccellenza.Questa, noi diciamo, una grande passione presso Dio: la sua non cura verso gliuomini, la sua non volont riguardo alle opere buone, e la negligenza della sua curaverso gli uomini. Colui che perseguita le passioni corruttrici dalla radice stessa del-la mente degli uomini e, nella sua diligenza, da spregevoli li trasforma e li rendeeccellenti, come costui non sar chiamato impassibile, lui che perseguit le passio-ni umane e divenne uccisore delle passioni? [117]

    19 Oppure: con le cose.

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    XIV. Tu, perci, o Teopompo, considera nel tuo cuore, come in un tribunalescelto, come chi stabile nelle orme della sapienza, e fissa gli occhi e guarda conpensieri, senza impedimento e con mente vigile, se dobbiamo considerare che cla passione presso lincorruttibile e beatissimo quando aiutante e misericordiosoe ci fa partecipi della sua bont, oppure quando esecrabile e non misericordioso,e privato della misericordia e di ogni piet. Ma noi, invece, conosciamo maggior-mente questo Dio impassibile: colui che operatore di opere buone, e che da stol-ti fa saggi. Non giusto che sia chiamato beatissimo e incorruttibile colui che nonha per nulla cura delluomo. Se infatti noi conosciamo luomo saggio e intelligen-te per mezzo delle opere che dalla sua arte sono portate a compimento, e non primaun uomo detto artefice e intelligente se non prima apparso che da cose confuseo vili della materia cambia forme e opera e, con lintelligenza dellarte che possie-

    de, conduce apertamente allopera. La percezione delle opere darte, quando vieneallo scoperto, fa conoscere il pensiero silenzioso dellartista apertamente. Quantopi chiaramente, perci, bisogna che consideriamo, e chiamiamo beatissimo quelbeatissimo, dopo che venuta alla luce la natura beatissima che ha ed con lui inogni tempo, perch conosciamo maggiormente, a riguardo di quel beatissimo, do-po che ne vediamo le opere. Di quelli, poi, che cos hanno pensato e cos hannoconsiderato riguardo al beatissimo: che occupato soltanto presso le sue abitazioni,e a s rivolto, e vede se stesso, disprezza tutto allo stesso modo, si scelto laquiete piuttosto che la cura di tutte le cose, si compiace in s, e gli attribuiscono

    passioni quando si prende cura degli uomini, non so che dire. Come potremmochiamarlo beatissimo quel beatissimo e incorruttibile se la natura degli uomini nonha intrapreso la sua investigazione? Se le cose stanno cos, smetti di considerareriguardo a Dio che questa la sua vera natura, perch ancora non hai conosciutoper nulla Dio, quello che, come dici tu, da sempre e per sempre nella sua essenza(o sostanza), nella quiete. Come potrebbe essere beatissimo e incorruttibile coluiche da te non (stato) conosciuto, oppure saggio e dispensatore delle sue cosebuone colui che non venuto al tuo discernimento? Io, invece, dico che beatissimoe dispensatore di cose buone colui che aiutante degli uomini e aiutante di colo-

    ro che sono senza speranza. Come non possiamo calpestare con la nostra parola lacattiveria dei cattivi se prima non abbiamo visto le loro opere cattive infatti lacompletezza delle opere delle azioni, quando sono nascoste nei pensieri di ognuno,non possiamo vederle in maniera esatta se prima non vengono alla luce cos ancheil beatissimo e in[118]corruttibile diciamo noi che beatissimo quando avr finitole opere che sono convenienti alla sua bont, nellesattezza della rivelazione delleopere buone che sono mostrate da lui. La visione delle cose rivelate rende testimo-nianza alle cose nascoste; infatti non conosciuto un uomo (come) saggio e mise-ricordioso, quale sia leccellenza della sua mente, se non abbia dato prima congioia la completezza delle azioni che sono convenienti alleccellenza. Come pos-siamo poi narrare agli uomini la bellezza della mente del beatissimo se neppure una

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    cosa della comprensibilit del beatissimo stata data a noi affinch ne parliamo?Colui che, con le sue opere buone, non ci provoca e, con la sua fama non ci attiraa s, come possiamo adattare a lui la bont, se la scoperta della sua bont e dellab-bondanza della sua bont in ogni modo del tutto nascosta a noi?

    XV. Se tu, dunque, hai questa aspettativa riguardo a Dio, questa una que-stione tua, non di Dio il beatissimo e abbondante nei suoi doni, della cui com-prensibilit hai avuto una pausa20, che non ha mostrato a te la sua natura incor-ruttibile che superiore a tutto, per il fatto che occupato nel godimento, supe-riore alla ricchezza, che conviene a Dio, come hai detto nel tuo ragionamento:che ci che conviene a Dio in maniera esatta che egli si rivolga a se stesso ein se stesso si compiaccia, non abbia attivit e neppure agli altri conceda di

    operare. Chiunque cos, infermo! Di a noi, dunque, o saggio (Teopompo):quale passione o quale infermit prov Dio beatissimo e incorruttibile a causadellaiuto tangibile agli uomini, e maggiormente a causa di coloro che, permancanza di conoscenza, sono lontani dalle sue cose buone e per la forza dellin-solenza delle passioni sono condotti al baratro e non possono arrivare da solialleccellenza? Se dunque bisogna che parliamo in maniera presuntuosa, questo in verit, non beatissimo e incorruttibile colui che non ha chiamato e con-dotto presso di s coloro che sono caduti da una nave e sono affogati a causadella non conoscenza della sua bont; costoro sono stati condotti come in un

    grande mare nel mondo senza comprensibilit delleccellenza, e sono diventatiestranei a Dio. Chi , dunque, questo Dio beatissimo e abbondante nei suoidoni e pi eccellente nella ricchezza della sua bont, se non vicina a lui ladisponibilit, non la comunione, n labbondanza e neppure le opere che sononecessarie alleccellenza, che sono aiuti di Dio ricco nei suoi benefici?

    XVI. Se, perci, tu sei agitato in grande fantasia, e vuoi galoppare e dipin-gere Dio che ama se stesso [119] e si compiace della sua ricchezza, gratificatonella sua gloria, e non vuole essere condotto in aiuto degli altri, che del tutto

    rigetta e scaccia chiunque ed estranea dallaiuto del beatissimo, oh quanta cru-delt che senza conoscenza delleccellenza molti vanno in perdizione! Ma, in-vece, lasciamo ora Dio, questo beatissimo e abbondante di cose buone, e venia-mo presso gli uomini saggi e da essi apprendiamo la disciplina delleccellenzadella filosofia; (essi), con molta diligenza, chiamarono e si avvicinarono a co-loro che caddero ed errarono da questo mondo naturale. Se i filosofi fosserorimasti silenziosi circa la perdizione dei molti, Crizia sarebbe perito, per amoredella dignit, restando in silenzio; Alcibiade sarebbe perito, per labbondanzadel dono, mentre parlava; eccellenti sarebbero poi stati i Persiani e i Medi in

    20 Oppure: un ritardo.

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    Susa quando non si armavano per venire in Macedonia. Perch taci, dunque, tuo beato, mentre periscono tutti costoro, perch, in vista dellaiuto, da uominisaggi non scelsero per s il silenzio (la quiete)? Questa la sostanza delleccel-lenza, o beato (Teopompo), questo il frutto della filosofia: questi bisogna chesiano ritenuti beati e abbondanti di cose buone, quelli che non sono stati solle-citi soltanto per la cura della loro vita, ma anche per i loro vicini e maggiormen-te per coloro che erano afferrati dalla passione dellanima. Anche Diogene ilcinico, quando era accusato da un giovane dellAttica (dicendo): Per qualemotivo, mentre lodi i Lacedemoni e disprezzi gli Ateniesi, non abiti a Sparta?.Egli, allora, gli rispose cos: Sosteniamo anche che i medici vengano per gliammalati e non per i sani. Se dunque la filosofia degli uomini insegna a guari-re le malattie dellanima a coloro che sono dati alleccellenza e non lascia di-

    sprezzare o rigettare neppure una passione di unanima di un (solo) uomo, maaccuratamente spinge a correre e a rivolgersi alla guarigione coloro che sonoscivolati dalleccellenza dei comportamenti; questo Dio, che maestro di tuttala filosofia e lui in verit beatissimo e abbondante di cose buone, come nondiremo che venne di sua volont dove le bande delle passioni avevano presoservizio, presso coloro che sono stati resi schiavi dalle passioni? O forse nondiciamo noi che c la passione dellanima quando un uomo non faccia le opereche si addicono allordine delleccellenza? Lo stesso Isocrate, (menzionato)poco prima, scrivendo agli Abderitensi, disse che lamore per il denaro la

    malattia dellanima; aggiunse ancora e disse che labitazione degli uomini misera, perch in ogni cosa, come vento invernale, entra lamore del denaro alquale nessuno pu resistere. A questo riguardo volesse il cielo che tutti i medicisi radunassero e venissero a sanare il tormento della pazzia della cattiveria delsuo tormento, perch lo (= lamore del denaro) chiamano benedetto, mentreprocura malattia e sofferenza anchio, infatti, credo che di tutte le malattie[120] dellanima la pazzia la pi dura, essa che produce il prurito e la fantasiadei pensieri cosicch per la loro eccellenza (= dei medici) sia purificata eguarisca! E se fosse possibile troncare la radice amara dellamore del denaro, al

    punto che non si trovi un qualsiasi resto di essa, e se potessi sapere che gli uo-mini sono puliti e purificati, con i loro corpi anche le loro anime ammalate!Poich, dunque, un grande male ha assalito gli uomini nel mondo, allora il be-atissimo detto beatissimo e abbondante di cose buone quando, per limpassi-bilit della sua natura, appare nella bont che conviene a Dio, in ringraziamen-to dei doni che ad ogni uomo da lui sono divisi. Anche Platone cos disse:Linvidia sta al di fuori del confine divino.

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    XVII. venuto, dunque, o beato (Teopompo), venuto Ges che re su ognicosa, per curare le passioni difficili degli uomini, come beatissimo e abbondantedi doni; egli rimase come era e le passioni nella sua impassibilit sono state vani-ficate come per mezzo della luce svanisce la tenebra. venuto, dunque, venuto,affrettandosi, e ha creato i beati e pieni di cose buone e, invece di mortali, immor-tali, rinnovando e creando di nuovo i beati che ci sono in ogni tempo. A lui lagloria, al re glorioso, nei secoli. Amen.

    terminato il trattato di S. Gregorio il grandecirca la non passibilit di Dio oppure la sua passibilit.

    Massimo Pazzini, ofmStudium Biblicum Franciscanum, Jerusalem

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