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ASPHÁLEIA SAGGI DI TEOLOGIA FONDAMENTALE

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ASPHÁLEIA

SAGGI DI TEOLOGIA FONDAMENTALE

Direttore

Valentino SFacoltà Teologica del Triveneto

Comitato scientifico

Sergio GFacoltà Teologica del Triveneto

Maksym Adam KPontificia Università Antonianum

Lluis OPontificia Università Antonianum

Pier Giorgio TFacoltà Teologica Pugliese

ASPHÁLEIA

SAGGI DI TEOLOGIA FONDAMENTALE

La mente è impari ad un’analisi completa delle ragioni che la portano ad unaparticolare conclusione, ed è influenzata e determinata da un corpo di prove cheessa riconosce solo come un insieme, e non nelle sue parti costitutive.

John Henry N

Mostrare la solidità (aspháleia) dell’insegnamento già accolto da Teofiloè ciò a cui mira l’ordinato racconto dell’evangelista Luca. Ne emergeuna prospettiva invitante anche per la teologia fondamentale, al cuiinterno sembra salutarmente superabile la separazione fra narrazionee argomentazione, in vista di un’articolazione delle ragioni della fedeche brillano come un tutto, sia per il credente che per ogni uomoassetato di senso. A queste esigenze vorrebbe rispondere la collana.

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Valentino Sartori

Deus viator

L’incontro della Rivelazione

Aracne editrice

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via Sotto le mura, Canterano (RM)

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I edizione: settembre

A papà Carlouomo di fede semplice, ma non senza ragioni

Indice

IntroduzioneQuale Rivelazione per quale teologia fondamentale?

Capitolo ILa Rivelazione

.. La Rivelazione come (auto)offerta di Dio: il momento costitutivo, – ... A mo’ di introduzione, un concetto denso e problematico: Rivelazionecome “esperienza”, – ... La Rivelazione secondo l’Antico Testamento, – ... La Rivelazione secondo il Nuovo Testamento: dal Gesù che annuncia ilregno al Cristo predicato dalla Chiesa, – .. La Rivelazione “concepita”: ilmomento interpretativo, – ... Le tre concezioni della Rivelazione nellastoria, – ... La Rivelazione nell’età patristica: sfide culturali ed elementicomuni, – ... La Rivelazione nel passaggio dall’età medievale all’etàmoderna, – ... Difficoltà e feconde provocazioni dell’età moderna, –... Il recente magistero sulla Rivelazione, – .. Conclusione, .

InterludioLegittimazione della Rivelazione?

Capitolo IILa Rivelazione fedelmente trasmessa nella storia

.. Aggancio antropologico al tema, – .. Premesse di ordine teolo-gico, – .. Verso un concetto di Tradizione istruito da Dei Verbum, – ... Il contenuto: la “Traditio obiectiva”, – ... Il processo: la “traditioactiva”, – ... I soggetti: la “Traditio subjectiva”, .

Capitolo IIILa Rivelazione accolta nella fede

.. Ingresso antropologico al tema della fede, – .. La fede nellaBibbia, – ... Antico Testamento, – ... Nuovo Testamento, – .. Natura, oggetto e struttura dell’atto di fede, – ... Fides quacreditur — Fides quae creditur, – ... Credere Deo — credere Deum —

Indice

credere in Deum, – ... In Spiritu — cum Christo (per Christum) —ad Patrem, – ... . . . in Ecclesia, – .. Ragionevolezza e libertàdell’atto di fede, – ... Introduzione, – ... Breve inquadramentostorico del problema affrontato da Rousselot, – ... Analogie con la situa-zione contemporanea?, – ... Proposta del pensiero di Rousselot delineatain Gli occhi della fede, – ... Osservazioni, – .. Conclusione, .

Conclusioni

Bibliografia

Introduzione

Quale Rivelazioneper quale teologia fondamentale?

Opportunamente limate dove occorre, queste pagine sono animateda un duplice intento: didattico e storico, prevalentemente, non esclu-sivamente e non separatamente. Il primo intento è didattico, perchéesse vengono dall’insegnamento della teologia fondamentale: umil-mente e utilmente vorrebbero tornarvi. Il secondo è storico, perché lastoria va insegnata, ma essa insegna a sua volta. In questo caso non sitratta della storia delle res gestae, ma di quella stricto sensu di un concet-to: quello di Rivelazione. Inutile ricordarne l’importanza fondativa estrutturale per la teologia, se questa, nella necessità di caratterizzarsiin modo inconfondibile accanto a quella svolta filosoficamente nelcontesto universitario, si definì a partire dalla Rivelazione (secundumrevelationem).

Sposando qui una classificazione ormai largamente condivisa daicultori di teologia fondamentale, secondo la quale nella storia del pen-siero teologico si sono succeduti tre modelli di Rivelazione (esperien-ziale, teoretico–istruttivo, teoretico–autocomunicativo), si vorrebbedar corpo e dignità alla seguente ipotesi storiografica: il progressivoaffermarsi di un modo di concepire la Rivelazione come instructio— il secondo modello di Seckler — sembra aver collocato in salitail destino dell’intellectus fidei come apologia, fino a confinarla in un

. Cfr. il preciso e documentato G. B, L’epistemologia teologica di Tommasod’Aquino, in G. G — L. G (a cura di), Rivelazione e conoscenza, Rubbettino,Soveria Mannelli (Cz) , pp. –. Sempre illuminante è M.–D. C, La teologia comescienza nel XIII secolo, Jaca Book, Milano , spec. pp. –; cfr. anche M. O —G. B, Teologia medievale, in J.–Y. L (ed.), Storia della teologia, Queriniana,Brescia , pp. –.

. Cfr. M. S, Il concetto di rivelazione, in W. K — H.–J. P — M.S (edd.), Corso di Teologia Fondamentale, vol. , Queriniana, Brescia , pp. –.

Introduzione

territorio pre–teologico, come dottrina dei praeambula fidei. Ormai,bastava ricavare un diritto di cittadinanza alla Rivelazione accanto adaltre fonti di conoscenza, perché subito dopo la particolarità dei suoicontenuti diventava competenza della dogmatica. Con tutta evidenza,il confronto con la modernità (la contemporaneità di allora) ha avutoper l’apologetica benefici che non sarebbe onesto misconoscere, maanche pesanti costi teoretici.

Positivamente, si è dell’avviso che la figura di Rivelazione elabo-rata in sede conciliare e poi consegnata alle righe della costituzionedogmatica Dei Verbum faccia cadere molte delle obiezioni fiorite nellamodernità, secondo cui l’appello ad una qualche rivelazione contrad-direbbe gravemente una legittima esigenza di maturità fatta presentenella celebre definizione kantiana di Illuminismo, che impone l’usoaudace e autonomo della ragione (sapere aude). La struttura trinitariadella Rivelazione cristiana, inoltre, così come emerge con chiarez-za dal n. di Dei Verbum, può dissipare ogni timore nutrito dallacontemporaneità circa un legame che si vorrebbe mortalmente neces-sario fra monoteismo e violenza, a fronte di un’indole presuntamentetollerante del politeismo.

È vero che l’insoddisfazione sofferta dai padri conciliari nei confron-ti dell’apologetica ormai consacrata dall’uso ha provocato, quasi comeeffetto collaterale, una sorta di crisi identitaria che può riassuntivamen-te giungere a sintesi in due nomi corrispondenti ad altrettanti lati diun unico fenomeno: frammentazione e ampliamento di competenze.Frammentazione, perché molti temi solitamente parte dell’apologe-tica entrano nelle competenze della cristologia, della filosofia dellareligione e di altre discipline; ampliamento delle competenze, perché lanuova disciplina che sta per nascere sulle ceneri dell’apologetica viene

. Cfr. I. K, Risposta alla domanda: che cos’è illuminismo, in A. T (a curadi), Che cos’è l’illuminismo? I testi e la genealogia del concetto, Bruno Mondatori, Milano, pp. –: «L’illuminismo [Aufklärung] è l’uscita dell’uomo da una condizione diminorità [Unmündigkeit] di cui è egli stesso responsabile [selbstverschuldeten]. Minorità èl’incapacità [Unvermögen] di servirsi del proprio intelletto [Verstand] senza la guida d’altri. Laresponsabilità di tale minorità va attribuita all’uomo stesso, quando la sua causa non risiedein una carenza dell’intelletto, ma dipende dalla mancanza di determinazione [Entschließung]e di coraggio [Muth] nel servirsene, appunto, senza la guida d’altri. “Sapere aude!”, “Abbi ilcoraggio di servirti del tuo stesso intelletto!”. È questo il motto dell’illuminismo».

. Cfr. C T I, Dio Trinità, unità degli uomini,Libreria Editrice Vaticana, Roma , nn. –.

Introduzione

strattonata verso le mille direzioni dei contesti e delle prospettive (ecu-menismo, dialogo interreligioso, ateismo, secolarizzazione. . . : tuttequestioni che hanno trovato attento ascolto nel Vaticano II).

Solo un mancato confronto con la storiografia teologica può dareun intonaco di paradossalità a questa osservazione: lo stesso eventoecclesiale (il Vaticano II), che ha conferito un assetto epistemologi-co innovativo e preciso alla teologia, ha anche aperto un travagliotrentennale alla disciplina cui Giovanni Paolo II ha, prima, applicatoun’etichetta consacrata definitivamente con Sapientia Christiana ()e per la quale ha fissato, poi, compiti precisi con Fides et Ratio ().Così, mentre per la teologia emergono con chiarezza i principi gno-seologici, l’oggetto d’indagine, l’indole (critica, normativa, sistematica,metodica), il carattere ecclesiale, l’impostazione di metodo, per lateologia fondamentale occorre il percorso di tre decenni esatti dallafine del Vaticano II e culminato con un convegno internazionale ospi-tato alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, perché venisseroindividuate alcune importanti linee di convergenza, sostanzialmenteriecheggiate dalla Fides et Ratio.

. Cfr. S. P–N, La teologia fondamentale, Queriniana, Brescia , pp. –.. Cfr. L. Ž, Il Concilio Vaticano II e il rinnovamento epistemologico della teologia, in

«Centro Vaticano II. Studi e Ricerche» VII (/) pp. –.. Non sfugga il fatto che il primo a servirsi dell’espressione “teologia fondamentale”

è il tedesco V. Pichler (–), mentre J.N. Ehrlich (–) della scuola teologica diVienna è il primo a pubblicare un’opera intitolata Fundamentaltheologie (–).

. Cfr. P. C, Teo–logia. La parola di Dio nelle parole dell’uomo, Lateran UniversityPress, Roma , pp. –; M. S, La teologia come scienza della fede, in W. K —H.–J. P — M. S (edd.), Corso di Teologia Fondamentale, vol. , Queriniana,Brescia , pp. –.

. Il carattere ecclesiale sarebbe frutto di molteplici e intrecciati motivi: la teologiaarticola in modo riflessivo una fede ecclesiale (fides quae) ed ecclesialmente professata (fidesqua: cfr. R. F, Ecclesialità dell’atto di fede, in I. (ed.), Noi crediamo. Per una teologiadell’atto di fede, Edizioni Dehoniane, Roma , pp. –) e nella quale il popolo di Dioentra progressivamente, dotato del sensus fidei (cfr. C T I-, Il sensus fidei nella vita della Chiesa, EDB, Bologna , spec. nn. –); all’internodel popolo di Dio emerge la particolare vocazione del teologo (cfr. C D F, Istruzione “Donum Veritatis” sulla vocazione ecclesiale del teologo,Libreria Editrice Vaticana, Roma ).

. Giustamente L. Žàk, senza isolare il decreto conciliare Optatam Totius dal corodi altri importanti documenti, vede nel n. del succitato decreto la consacrazione delpassaggio dal metodo regressivo al metodo genetico in teologia: cfr. Ž, Il Concilio VaticanoII e il rinnovamento epistemologico della teologia, pp. –.

. Nel n. dell’enciclica, Giovanni Paolo II individua tre compiti irrinunciabili per la

Introduzione

Con l’aiuto di R. Fisichella tali linee possono essere così schemati-camente riassunte:

a) la connotazione teologica della disciplina: non siamo più davanti aduna riflessione di carattere preteologico;

b) la duplice qualificazione, dogmatica (in riferimento cioè alla dot-trina) e apologetica (in riferimento alla credibilità): cioè, l’ogget-to della fondamentale è costituito dalla Rivelazione e dalla suacredibilità;

c) necessità di una peculiare e qualificata presenza nell’organigram-ma degli studi teologici (dunque: teologia fondamentale comedimensione di tutta la teologia, ma anche disciplina specifica e“visibile” accanto agli altri studi);

d) l’importanza dell’“altro” quale destinatario della fondamentale;e) l’importanza dei rapporti fra “ratio theologica” e “ratio philo-

sophica” all’interno della teologia fondamentale (dialogo frametodologie diverse).

In una ponderosa pubblicazione già citata, che ha il pregio di offrireuna ricognizione dei principali orientamenti di teologia fondamentaleproposti dalle scuole più prestigiose a livello internazionale, il teologocatalano S. Pié–Ninot avanza una proposta che tiene presenti le recenticonvergenze e che qui si intende prima sintetizzare e, poi, seguire,fatti salvi limiti e destinazione di queste pagine.

Punto di partenza, innanzitutto, di ogni teologia fondamentale è il“perché?”: quello che sgorga da cuore del credente che vuole accertarela solidità del fondamento della propria fede; quello del non credenteche viene provocato dalla prassi cristiana; quello di ogni uomo cheriflette sul senso dell’esistenza. Dove c’è “perché?”, c’è teologia e,soprattutto, teologia fondamentale.

teologia fondamentale, così emergenti da altrettante operazioni: «ha il compito di rendereragione della fede» (Pt ,); «giustifica ed esplicita la relazione tra la fede e la riflessionefilosofica»; «studia la rivelazione e la sua credibilità insieme con l’atto di fede».

. Cfr. R. F, La rivelazione. Evento e credibilità, EDB, Bologna , p. .. Non manca chi continua a vederla come disciplina dei preambula fidei.. Questa duplice dimensione era comunque emersa anche ad un importante simposio

internazionale di teologia fondamentale nel , a Gazzada.

Introduzione

L’oggetto della disciplina in parola è, globalmente inteso, l’eventodella Rivelazione trinitaria di Dio in Cristo Gesù e la sua credibilità. Aquesto proposito, va sottolineato che la teologia fondamentale, dato ilsuo oggetto teologico, è disciplina teologica a tutti gli effetti e si differen-zia tanto da una semplice introduzione epistemologica/metodologicaalla teologia (anche se questo compito rientra fra le sue competenze)quanto da una forma di teodicea (alla quale non può restare del tuttoestranea, dati i legami privilegiati tra la “ratio philosophica” e la “ratiotheologica”).

L’oggetto (l’evento e la sua credibilità) segna in profondità an-che il metodo, caratterizzato da un polo dogmatico e uno apologeti-co. Il polo dogmatico sollecita l’operatività di un tavolo di lavorotematico/materiale/dottrinale, su cui la teologia fondamentale inda-ga il mistero dell’autocomunicazione di Dio nella storia seguendoil duplice movimento che caratterizza la teologia, cioè l’auditus fi-dei e l’intellectus fidei. Nella cornice d’insieme, diventano individua-bili alcuni temi o plessi tematici privilegiati: Rivelazione, Scrittu-ra–Ispirazione–Tradizione. . . Il polo apologetico, invece, sollecital’operatività di un tavolo di lavoro contestuale/dialogico, poiché la disci-plina in questione deve dare conto della responsabilità morale dell’attodi fede (rationi consentaneum): credere è un atto sensato, anche dalpunto di vista umano. Così, da una parte, essa è chiamata a vaglia-re l’attendibilità storica dei segni che nel loro convergere indicano inCristo l’universale concretum reale (cristologia fondamentale) e nellachiesa l’universale concretum sacramentale (ecclesiologia fondamentale);dall’altra, la teologia fondamentale deve farsi carico della domandadi senso dell’uomo contemporaneo, cercando di rintracciare in luiuna costitutiva capacità di ascolto, un’apertura verso un’eventualerivelazione che la tradizione teologica chiama potentia oboedientialis.

Come si vede abbastanza agevolmente, l’aggiornamento terminolo-gico implica una sana integrazione fra la giusta istanza dell’apologeticaclassica (insistenza sui segni di credibilità) — ora corretta da un rigoreermeneutico più forte — con le esigenze altrettanto legittime ed urgenti

. Parlare di “poli” vuol dire che compito dogmatico e compito apologetico noncostituiscono due scomparti vicini, ma separati. Costituiscono, invece, i due aspetti distinti,ma inscindibili di una medesima polarità.

. Vedi conferenza di S. P–N, Fonti ed istanze della teologia fondamentale del..: http://www.unigre.it/pug/teofon/studio.htm/fonti.htm.

Introduzione

dell’apologetica dell’immanenza (l’attenzione al soggetto): la preoccupa-zione per i segni di credibilità, infatti, ha la sua controparte soggettualenell’attenzione all’uomo assetato di senso, che nella lettura disponibilee intelligente di tali segni può trovare una risposta alla sua ricerca.

La polarità del metodo (dogmatico e apologetico) aiuta la TF a rea-lizzare un compito altrettanto polare: fondazionale–ermeneutico (ad intra)e dialogale–contestuale (ad extra). L’aggettivo “polare” deve renderciaccorti di un duplice fatto: il compito fondazionale/ermeneutico nonè privo di rilevanza dialogico contestuale, se è vero che una presenta-zione accorta ed attenta di alcuni temi può già incontrare la domandadi senso dell’interlocutore della teologia fondamentale; il compitodialogale/contestuale ricadrebbe nelle secche dell’apologetica classica,se non facesse riferimento al vivo comunicarsi di Dio nella storia.

Per quanto riguarda il destinatario, la teologia fondamentale intenderaggiungere l’uomo contemporaneo a gradi: il credente, perché loaiuta a raggiungere più in profondità le motivazioni della sua fede; ilnon credente, perché ascolta la sua esigenza di chiarimento e di legitti-mazione della vita di fede; ogni uomo, perché accoglie la sua domandadi senso.

Nella fedeltà creativa all’impostazione esplicitata in queste righe,la trattazione si articolerà in tre capitoli, il primo dei quali (La Rivela-zione), più corposo degli altri, sarà dedicato al momento costitutivodella stessa e sarà, quindi, impegnato nella descrizione sommaria dellaRivelazione secondo la testimonianza dell’Antico e del Nuovo Testa-mento. A rendere più spesso il numero delle pagine dedicate al temacontribuirà il tentativo di seguire le sorti della sua concettualizzazionedall’età patristica fino al Vaticano II, con un’attenzione particolare allamodernità, luogo di nascita dell’apologetica.

Un agile interludio si prenderà cura di segnalare alcune esigenze inmerito al delicato tema della legittimazione della Rivelazione come ap-proccio razionalmente rispettabile al mistero unitrino di Dio. Questepoche pagine vivranno della convinzione che una corretta presenta-zione della Rivelazione è già capace di superare alcune perplessità inmerito ad una forma di conoscenza che si pone in concorrenza conaltre, dando, però, l’impressione di evitare di sottoporsi agli standarddi rigore critico che caratterizzano le altre.

. Cfr. S. P–N, La teologia fondamentale, pp. –.

Introduzione

Un secondo, schematico capitolo (La Rivelazione fedelmente trasmessanella storia) muoverà i suoi passi, dando per acquisiti alcuni preziosi datibiblici in merito, per proporre una salutare distinzione che tratteggiun profilo dinamico della tradizione ecclesiale all’altezza delle fecondeindicazioni conciliari e che sia, per questo, ecumenicamente ricevibile.

Un terzo e conclusivo capitolo (La Rivelazione accolta: la fede) verràdedicato alla risposta disponibile, obbediente e globale che l’uomodà con tutto se stesso alla Rivelazione. Alla luce della fede come ri-sposta, senza la quale non può darsi Rivelazione giunta a segno, puòsuscitare sorpresa una simile disposizione dei capitoli, ma appare im-mediatamente giustificabile non appena si consideri che, nel concreto,il darsi ogni volta nuovo della fede è intimamente correlato ad unaRivelazione fedelmente trasmessa.