SADHANA - UN CAMMINO VERSO DIO - A. De Mello · Sadhana INTRODUZIONE Ho speso gli ultimi quindici...

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SÀDHANAUn cammino verso Dio

ANTHONY DE MELLO

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Anthony De Mello

NOTA

Anthony de Mello è divenuto per tanti di noi una personaamica. Attraverso i suoi aneddoti, le sue storie colorate, le suemassime a volte paradossali raccolti nelle opere Il Canto degliuccelli, Un minuto di saggezza nelle grandi religioni, AlleSorgenti, La Preghiera della rana, abbiamo capito di più di noistessi, esplorato i sentimenti più nascosti del nostro cuore, coltola vita nella sua semplicità e complessità. C'era solo un libroche non avevamo ancora pubblicato per completare il quadrodell'intera opera di De Mello ed è questo che ora presentiamo,in realtà il primo, in ordine cronologico, scritto dall'autore. QuiAnthony De Mello si rivela non tanto arguto narratore quantogrande maestro di vita spirituale ed è così che lo vogliamoricordare, colmi di gratitudine per quanto ci ha trasmesso.Pensiamo di rendere cosa gradita agli affezionati lettori di DeMello sigillare con questo libro, purtroppo dobbiamoaggiungere "l'ultimo", l'eredità lasciataci da questo grandegesuita indiano, cioè entrare in contatto con Dio attraverso lapiena consapevolezza di sé.

Firmato L'EDITORE

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INTRODUZIONE

Ho speso gli ultimi quindici anni della mia vita comeistruttore di esercizi e direttore spirituale, aiutando a pregare.Ho incontrato molte persone che si lamentano di non saperpregare; pare loro, nonostante tutti gli sforzi, di non fare alcunprogresso nella preghiera, che trovano insipida e frustrante.Nelle loro confidenze, molti direttori spirituali si confessanodesolatamente incapaci, quando cercano di insegnare a pregareo, per essere più precisi, a trarre soddisfazione e senso dipienezza e di realizzazione dalla preghiera. Tutto ciò mistupisce perché personalmente ho trovato relativamente facileaiutare gli altri a pregare. Non lo attribuisco soltanto a qualchemio personale carisma di cui sarei dotato. Lo attribuiscosoprattutto ad alcune semplicissime teorie che seguo, sia nellamia personale vita di preghiera, sia nel guidare altri nel campodella preghiera. Una prima teoria è che la preghiera è unesercizio che genera pienezza e soddisfazione ed èassolutamente legittimo cercare queste cose dalla preghiera.Una seconda teoria è che la preghiera dev'essere fatta meno conla testa e più con il cuore. Difatti quanto prima la preghiera sifa meno cerebrale e intellettuale, tanto più generalmentediventa saporosa, gioiosa e fruttuosa. La maggior parte deipreti e religiosi identificano preghiera e riflessione. E qui sta illoro errore.

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CONSAPEVOLEZZA

ESERCIZIO 1

LE RICCHEZZE DEL SILENZIO

Esporsi al silenzio - sapere e sperimentare - vagabondaggiodella mente e tumulto del cuore - Grado minimo del silenzio -rivelazione del mio io - cercare e osservare. "Il silenzio è lagrande tentazione", disse Lao-Tse. Secondo il nostro comunemodo di pensare, la Rivelazione si trova nella Sacra Scrittura.Ed è così. Ma oggi vorrei che scopriste quale rivelazione puòessere trovata nel Silenzio. Per penetrare la rivelazione cheoffre la Scrittura, dovete esporvi alla Scrittura. Per penetrare larivelazione che offre il Silenzio, dovete esporvi al silenzio. Equesto non è facile. Tentiamo di far questo nel nostro primoesercizio. Desidero che ciascuno di voi assuma una posizionecomoda... Chiudete gli occhi... Ora vi inviterò a conservare ilsilenzio per un periodo di dieci minuti. Anzitutto vi sforzeretedi raggiungere il silenzio più totale possibile del cuore e dellamente.

Raggiuntolo, esporrete voi stessi a qualunque rivelazioneesso vi apporterà. Alla fine di dieci minuti vi inviterò ad apriregli occhi e a comunicare, se lo desiderate, quel che avete fattoed esperimentato durante l'esercizio... Nel partecipare agli altriquel che avete fatto e quello che vi è capitato, dite qualitentativi avete fatto per raggiungere il silenzio e se e come sonostati coronati da successo. Descrivete il silenzio, se sietecapaci. Dite cosa avete sperimentato in questo silenzio. Ditetutto quel che avete pensato e sentito durante questo esercizio.L'esperienza di coloro che tentano questo esercizio èinfinitamente varia. I più scoprono, con loro grande sorpresa,

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che il silenzio è qualcosa cui semplicemente non sono abituati;che, qualunque cosa facciano, non riescono a calmare ilvagabondaggio continuo della mente o ad acquietare il tumultoemotivo del cuore. Altri sentono di avvicinarsi alle frontiere delsilenzio; ma poi, presi dal panico, si ritirano: il silenzio puòessere un'esperienza terrorizzante. Nessuna ragione discoraggiamento. Anche questi vostri pensieri vagabondi sonouna grande rivelazione, non è vero? Il fatto che la vostra mentedivaghi, non è forse una rivelazione su voi stessi? Ma SAPEREciò non basta.

Dovete prender tempo per SPERIMENTARE questa vostramente perennemente distratta. E' il TIPO di divagazione cui lamente indulge - anche questo quanto è rivelatore! Ancoraqualcosa di incoraggiante per voi: il fatto che eravateconsapevoli del vostro divagare mentale o del vostro intimotumulto o della vostra incapacità di acquietarvi, dimostra cheavete in voi un qualche piccolo grado di silenzio perlomenoquanto è sufficiente per essere consapevoli di tutto ciò. Orachiudete di nuovo gli occhi e rendetevi consapevoli della vostramente divagante... soltanto per due minuti... Poi percepite ilsilenzio che rende a voi possibile di essere consapevoli di talivagabondaggi... infatti tale consapevolezza può esisteresoltanto dove è silenzio. E' questo silenzio minimale dentro divoi che dovremo costruire negli esercizi seguenti. Nella misurain cui il silenzio cresce, esso rivelerà a voi più e più su voistessi. O, più precisamente, il silenzio rivelerà voi stessi a voi.Questa è la sua prima rivelazione: il vostro io. E dentro a e permezzo di questa rivelazione vi saranno donate cose che ildenaro non può comprare, quali saggezza e serenità e gioia eDio.

Se desiderate possedere queste cose, non serve che voisoltanto riflettiate su di esse o ne parliate. Quel che vi necessita

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è lavoro. Bene, mettetevi subito al lavoro. Chiudete gli occhi...Cercate il silenzio ancora per cinque minuti... Alla finedell'esercizio chiedetevi se il vostro tentativo questa volta èstato coronato da un successo maggiore o minore. Il silenzio viha rivelato, questa volta, qualche cosa che la volta precedentevi era sfuggito? Non cercate qualcosa di sensazionale nellarivelazione apportata dal silenzio illuminazioni, ispirazioni,introspezioni. Anzi non cercate affatto. Limitatevi ad osservaretutto quello che affiora alla vostra consapevolezza, non importase banale o ordinario. Ciò che osservate può consistere soltantonel fatto che le vostre mani sono sudate, o che avete urgenza dicambiare posizione, o che siete preoccupati della vostra salute.Non importa. La cosa importante è che voi personalmentediventiate consapevoli di ciò. Il contenuto della vostraconsapevolezza è meno importante della sua qualità. Manmano che la qualità migliora, il vostro silenzio si approfondirà.E, approfondendosi il vostro silenzio, sperimenterete uncambiamento. E scoprirete, con vostra grande gioia, cherivelazione non è conoscenza. Rivelazione è potere; unmisterioso potere che trasforma.

ESERCIZIO 2 SENSAZIONI CORPOREE

Diventare consapevoli di sensazioni - tensione nervosa erilassamento - uscire dalla propria testa - aumento di tensione -percepire e non formare un'immagine mentale - quiete epreghiera - quiete e autoipnosi.

Assumete una posizione che sia confortevole e riposante...chiudete gli occhi... Ora vi chiederò di rendervi consapevoli dicerte sensazioni nel vostro corpo, che ora provate, ma di cuinon siete esplicitamente consapevoli. Diventate consapevoli

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del tocco dei vostri abiti sulle spalle.... Ora diventateconsapevoli della sensazione dei vostri vestiti sulla schiena... odella vostra schiena che tocca la sedia su cui sedete... Orarendetevi conto della sensazione delle mani che si toccano eche riposano sulle vostre ginocchia... Ora diventate consapevolidelle vostre cosce o delle natiche che premono sulla sedia...Ora concentratevi sulla percezione delle piante dei vostri piediquando toccano le vostre scarpe...

Una seconda volta: le vostre spalle... la vostra schiena... lavostra mano destra... la vostra mano sinistra... le vostre cosce...i vostri piedi... Ancora: spalle... schiena... mano destra...manosinistra... coscia destra... coscia sinistra... piede destro... piedesinistro... Continuate a fare il giro di voi stessi, ora passando dauna parte del corpo all'altra. Nel passare da una all'altra, nonsoffermatevi più di un paio di secondi su ogni parte: spalle,cosce, ecc.... Potete indugiare sulle parti che vi ho indicato o suqualunque altra desideriate: la vostra testa, il vostro collo, levostre braccia, il vostro petto, il vostro stomaco... La cosaimportante è che raggiungiate la percezione, la sensazione diogni parte; che la percepiate per uno o due secondi e quindipassiate a un'altra parte del corpo... Fra cinque minuti vichiederò di aprire gli occhi con calma e terminare l'esercizio.Questo semplice esercizio provoca nella maggioranza un sensoimmediato di rilassamento. In parecchi gruppi, quandopropongo questo esercizio per la prima volta, qualcuno sirilassa talmente che si addormenta! Uno dei principali nemicidella preghiera è la tensione nervosa.

Questo esercizio vi aiuta a dissolverla. La formula èsemplicissima: vi rilassate mentre vi percepite: mentrediventate consapevoli il più possibile delle vostre sensazionicorporee, dei suoni attorno a voi, del vostro respiro, del gustodi qualcosa nella vostra bocca. Troppi tendono a vivere nella

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propria testa - sono per lo più consci dei loro pensieri e dellefantasie che si sviluppano nelle loro teste e non abbastanzaconsapevoli dell'attività dei loro sensi. Col risultato cheraramente vivono nel presente. Sono quasi sempre nel passatoo nel futuro. Nel passato, rimpiangendo errori, lamentandopeccati, godendo avidamente traguardi, adirandosi per offesericevute da altri. O nel futuro, temendo possibili calamità,anticipando gioie, sognando successi futuri. Richiamare ilpassato per trarne profitto, o anche per trarne forza rivivendonei momenti gioiosi, e anticipare il futuro per programmarerealisticamente - queste sono funzioni preziose, purché non cidistraggano dal presente troppo a lungo. La capacità di mettersiin contatto col presente e di conservarlo, è qualcosa che dovetesviluppare, se desiderate riuscire nella preghiera. E il metodomigliore per mettervi in contatto col presente è uscire dallavostra testa e rientrare nei vostri sensi. Sentite il caldo e ilfreddo dell'atmosfera che vi circonda.

Sentite la brezza che carezza il vostro corpo. Sentite ilcalore del sole a contatto con la vostra pelle. Sentite il tessuto ela temperatura dell'oggetto che state toccando... e osservatequale differenza produce. Osservate come diventate viviquando vi rendete presenti al presente. Quando avretedominato questa tecnica della consapevolezza sensoriale, saretesorpresi nello scoprire cosa produce in voi, se siete il tipo chesi preoccupa del futuro o si sente colpevole del passato. Unaparola sul fatto di uscire dalla propria testa: la testa non è unposto molto buono per la preghiera. Non è un posto cattivo perINIZIARE la preghiera; ma se la vostra preghiera vi si arrestatroppo a lungo e non riesce a procedere penetrando il cuore,gradatamente si inaridirà e si sperimenterà come frustrante enoiosa. Dovete imparare ad uscire dall'area del pensiero e delsoliloquio per entrare nel mondo della percezione e del

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sentimento. E' qui che nasce la contemplazione e che lapreghiera diviene una potenza di trasformazione, una sorgentedi inesauribile pace e gioia interiore. E' anche possibile chequalcuno - molto pochi - percepisca, come risultato di questoesercizio, non rilassamento e pace ma un aumento di tensione.Se è il vostro caso, passate alla consapevolezza della vostratensione. Osservate quale parte del vostro corpo è tesa.Osservate esattamente come percepite la tensione stessa.

Diventate consapevoli del fatto che voi state entrando intensione e rendetevi conto esattamente del come lo statefacendo. Desidero insistere che questo esercizio è unaquestione di sentire, di percepire, non di pensare. In effetti visono persone che, richieste di sentire le loro braccia o gambe omani, in realtà non le sentono. Producono soltanto un'immaginementale di queste loro membra - le loro dimensioni, la loroforma, la loro collocazione nel corpo. Ma esse nonpercepiscono gli arti stessi. Tutto quello che costoro fanno èformare una immagine mentale. La maniera migliore persuperare questo difetto (e per accertarvi che non stateprendendo un'immagine mentale per un'esperienza sensoriale)è quella di scovare quante più sensazioni riuscite in ognuno diquesti vostri arti: le vostre spalle, dorso, cosce, mani, piedi.Questo può aiutarvi a simpatizzare con quelli che non sentonoper nulla le loro membra, perché molto probabilmentescoprirete che soltanto una piccola parte della superficie diquesti arti vi genera, all'inizio, sensazioni. Può darsi che nonscopriate assolutamente nessuna sensazione su larghe aree delvostro corpo. Questo perché la vostra sensibilità è stataintorpidita dal vivere così tanto nella vostra testa. La superficiedella vostra pelle è coperta da miliardi di reazioni biochimiche,che chiamiamo sensazioni, e voi trovate difficile sperimentarneanche soltanto poche!

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Avete indurito voi stessi a non percepire - moltoprobabilmente a causa di qualche ferita emotiva o conflitto,dimenticati da lungo tempo. Così anche la vostra percezione, lavostra consapevolezza, i vostri poteri di concentrazione e diattenzione sono ancora notevolmente sviluppati. Più in làspiegherò quale relazione colleghi questo esercizio con lapreghiera e come, per molti, l'esercizio stesso sia una forma dicontemplazione. Per il momento utilizzatelo comepreparazione alla preghiera e alla contemplazione, come unmezzo per raggiungere rilassamento e quiete, senza i quali lapreghiera sarà impossibile. Chiudete nuovamente gli occhi esintonizzatevi sulle sensazioni nelle varie parti del vostrocorpo... L'ideale sarebbe che non pensiate nemmeno alle varieparti del vostro corpo, come "mani" o "gambe" o "dorso", masolamente che vi muoviate da una sensazione a un'altra senzanemmeno nominare o etichettare le membra o le sensazioni chestate sperimentando. Se sentite un impulso a muovervi, acambiare posizione, non assecondatelo. Soltanto rendeteviconto dell'impulso e del disagio fisico se c'è, che origina lostimolo. Sostate in questo esercizio per alcuni minuti.Percepirete gradualmente una certa quiete nel vostro corpo.

Non soffermatevi esplicitamente in questa quiete.Continuate con il vostro esercizio di consapevolezza e lasciateche la quiete abbia cura di se stessa. Se vi distraete, tornate allaconsapevolezza delle sensazioni corporee, passando dall'unaall'altra, finché il vostro corpo non ritorni ancora una voltacalmo e la vostra mente si quieti e la tonalità di voi siapacificata - un preludio alla contemplazione. Tuttavia, ripeto,non abbandonate esplicitamente l'esercizio per riposarvi nellacalma stessa. Perché vi metto in guardia contro il riposarvinella tranquillità, mentre questo risulta delizioso e rilassante?Perché, se fate questo, correte il rischio di indurre una mite

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trance o un vuoto mentale, e il rimanere in questo trance non viconduce da nessuna parte, per quanto concerne lacontemplazione. E' un poco come l'autoipnosi, e questo non hanulla a che fare né con l'approfondimento dellaconsapevolezza, né con la contemplazione. Perciò è importanteche non cerchiate deliberatamente di produrre nessuna calma osilenzio in voi e non sostiate esplicitamente in essi, quandocapitano. Ciò che dovete ricercare è un acutizzarsi diconsapevolezza, piuttosto che un suo affievolirsi, che deriva dastati simili al trance. Pertanto lasciate la quiete badare a sestessa mentre voi coltivate diligentemente la consapevolezza.

Vi saranno momenti in cui la calma diverrà così potente cherenderà impossibile ogni esercizio e ogni sforzo da partevostra. In tali momenti non siete più voi che cercate la quiete, èla quiete che prende possesso di voi e vi sopraffà. Quando ciòaccade, potete senza pericolo, anzi con profitto, abbandonareogni sforzo (che, del resto, è divenuto impossibile) e arrendervial soverchiante silenzio.

ESERCIZIO 3

SENSAZIONI CORPOREEE CONTROLLO DEL PENSIERO

Pazienza e perseveranza - Vieni e vedi - Rientrare in sédovunque - Una piccola area del corpo - Quando camminateQuesto esercizio è un approfondimento del precedente. Ilprecedente può esservi sembrato molto semplice - tantosemplice, di fatto, da parere deludente. Ma la contemplazione èuna cosa realmente molto semplice. E, per avanzare in essa,quel che vi abbisogna non è di complicare le vostre tecniche,

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ma di perseverare in semplicità: una cosa che la maggioranzatrova molto, molto difficile. Sopportate la noia. Resistete allatentazione di cercare novità e, al contrario, cercate profondità.Per ricavare beneficio da questo e dal precedente esercizio,dovete praticarli per un lungo periodo di tempo. Una volta hofatto un ritiro buddista nel quale impiegavamo da dodici aquattordici ore al giorno concentrandoci sul nostro respiro,sull'aria che entrava e usciva dalle nostre narici. Nessunavarietà, nulla di eccitante, nessun contenuto di pensiero con cuitenere occupate le nostre menti!

Ricordo vivamente il giorno in cui dedicammo qualcosacome dodici ore e più per diventare consapevoli di tutte lepercezioni nella sottilissima area compresa fra le narici e illabbro superiore! La maggior parte di noi fece fiasco per ore eore, e fu solo a forza di paziente e perseverante impegno diconsapevolezza che questa riluttante area cominciò amanifestare le sue sensazioni. Ma che cos'ha a che fare questoesercizio con la preghiera, chiederete. Per ora vi darò una solarisposta: non fate domande. Fate ciò che vi si chiede di fare escoprirete da voi stessi la risposta. La verità la si trova menonelle parole e nelle spiegazioni che nell'azione ed esperienza.Perciò impegnatevi con fede e perseveranza (e di queste neavrete bisogno in gran quantità!) e fra non molto voi stessiSPERIMENTERETE la risposta alle vostre domande.Sperimenterete inoltre una riluttanza a rispondere alle domandedegli altri su tali materie. Ciò che tutte queste domande diconoin realtà è "Mostrami". E per loro l'unica risposta convenienteè: "Apri gli occhi e vedi da te stesso". Preferisco che voicamminiate con me fino alla cima della montagna esperimentiate l'alba, piuttosto che descrivervi cosa un'albaalpina produce in voi. "Venite e vedete", disse Gesù a due suoidiscepoli che lo interrogavano. Molto saggio!

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Tutto lo splendore di un'alba montana e molto, molto di più,è contenuto in un esercizio così grigio come essere consapevolidelle vostre sensazioni corporee per ore e giorni interi. Venite evedete da voi stessi! E se non avete l'agio di dedicarvi ore egiorni interi, come penso, vi suggerisco di iniziare ogni periododi preghiera con questo esercizio. Sostate in esso finché trovatepace e tranquillità e poi passate alla vostra preghiera,qualunque tipo e forma di preghiera pratichiate normalmente.Potete farlo con molto profitto anche in altri momenti dellagiornata. Sforzatevi di farlo mentre state aspettano l'autobus oil treno, quando siete sotto stress e avete bisogno di un po' dirilassamento, quando avete alcuni minuti da sprecare e nonsapete cosa farne. Se vi sottoporrete ripetutamente a prolungatisforzi, verrà sicuramente il tempo in cui sperimenterete un grangusto e delizia in questa consapevolezza e sarete riluttanti apassare ad ogni altra forma di preghiera. Allora sarà ilmomento per voi di sostare semplicemente in essa e scoprire lacontemplazione nascosta nelle profondità di questo umileesercizio. Di questa misteriosa contemplazione parlerò più inlà. Procediamo ora ad un altro esercizio, che è faciledescrivere, ma che richiede una pratica frequente se desiderategustarne l'intima profondità e bellezza.

Nei miei gruppi di contemplazione non manco mai diiniziare con uno di questi esercizi, e raccomando vivamente atutti i membri del gruppo di praticarli per un breve lasso ditempo ogni giorno, mattina, mezzogiorno e notte. Chiudete gliocchi. Ripetete l'esercizio precedente, passando da una parteall'altra del vostro corpo e divenendo consapevoli di ognisensazione in ognuna di esse. Fatelo per alcuni minuti. Orascegliete solo una piccola area della vostra faccia: la fronte peresempio, o una guancia o il mento. Diventate consapevoli diogni sensazione di questa area. L'area può sembrare

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completamente priva di ogni sensazione. Se ciò accade,ritornate al precedente esercizio per un breve tempo. Poitornate a questa area. E continuate a fare ciò, finché non notiatequi una qualche sensazione per quanto debole. Quando ciòcapita, soffermatevi. Può scomparire. Può trasformarsi inun'altra sensazione. Altre sensazioni possono spuntare attornoalla prima. Siate consapevoli del tipo di sensazione cheemerge: pizzicore, puntura, bruciore, pressione, vibrazione,pulsazione, intorpidimento... Se la mente si distrae, riportatelapazientemente al momento in cui vi siete reso conto delladistrazione. Terminerò questo capitolo suggerendo un eserciziogemello da usare fuori del tempo della preghiera. Quandocamminate, rendetevi consapevoli del movimento delle vostregambe.

Potete farlo ovunque, anche in una strada affollata. Non sitratta di sapere che le vostre gambe si stanno muovendo, ma dipercepire il movimento. Questo avrà su di voi un effettocalmante e tranquillizzante. Potreste anche farne un regolareesercizio, ma allora dovete praticarlo in un posto dove nonsiate visto da altri, i quali potrebbero, moltocomprensibilmente, concludere, osservandovi, che sieteseriamente squilibrato! Ecco l'esercizio: Mentre passeggiate sue giù in una stanza o corridoio, rallentate i vostri movimentifino a che siate completamente consapevoli di ciascuno deimovimenti delle vostre gambe. Divenite consapevoli deiseguenti: l'alzare del vostro piede sinistro... il movimento inavanti del vostro piede sinistro... il piede sinistro tocca ilsuolo... il peso del vostro corpo si sposta sulla gamba sinistra...Ora il sollevare del vostro piede destro... il suo movimento inavanti... il suo posarsi sul terreno davanti a voi... ecc. Peraiutare la consapevolezza, potreste dire mentalmente a voistessi, mentre alzate il piede, "Sollevando... sollevando...

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sollevando". Mentre lo muovete in avanti, "Muovendo...muovendo... muovendo". E mentre lo posate sulla terra ferma,"Posando... posando... posando"... Questo esercizio non èassolutamente raccomandabile per i momenti di fretta!Praticandolo anche una sola volta, capirete perché vi hoavvertito di non farlo in qualsiasi luogo in cui è possibile esservisti da chicchessia, anche il più comprensivo.

ESERCIZIO 4

CONTROLLO DEL PENSIERO

Distrazioni, occhi socchiusi e fissi - La schiena eretta -Giacere supini? Osservare i propri pensieri - Distrazione a fortecarica emotiva. Ed ora una parola su quel veleno che intossicatutti coloro che praticano la meditazione: le distrazioni. Alcuni,concentrandosi, trovano difficoltà quando chiudono gli occhi.E' come se le palpebre chiuse formassero uno schermo biancosu cui la mente proietta ogni sorta di pensieri, che lidistraggono dal loro esercizio. Di qui il suggerimento di teneregli occhi socchiusi, fissi su un punto del pavimento a circanovanta centimetri (tre "piedi"). Ma fate attenzione a nonconcentrarvi su tale punto. Concentratevi sul vostro esercizio.E seguite questo consiglio solo se vi è di aiuto. Potreste esseredi quelli che si trovano esposti a distrazioni, sia con gli occhisemiaperti, che con gli occhi chiusi! Un altro aiuto percombattere le distrazioni è, credetelo o meno, avere la schienaeretta!

Finora non ho scoperto alcuna ragione scientifica per questofatto. Ma so dall'esperienza mia e di altri che è così. Laposizione ideale per questo è la posizione del loto, che viene

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insegnata agli studiosi dello yoga: gambe incrociate con ilpiede che poggia sulla coscia opposta e la spina dorsale eretta.Chi riesce a raggiungere questa posizione mi dice che ha cosìpoche difficoltà con le distrazioni che ha invece addiritturadifficoltà a far funzionare la propria mente raziocinante. Perciòessa è detta la posizione ideale, perfettamente adatta per lacontemplazione. Molti di voi tuttavia, non avranno la resistenzaper dominare questa posizione estremamente difficile, sebbenericompensi lo sforzo. Dovrete accontentarvi di star seduti dirittisu una sedia con schienale verticale o sul bordo di una sedia coldorso eretto. Ciò non è così scomodo come appare a primavista. Al contrario vi accorgerete, col passare del tempo, che laspina dorsale curva è molto più scomoda. E probabilmentescoprirete che il dorso eretto farà per la vostra concentrazioneun mondo di bene. So da esperti che alcuni maestri Zen,passeggiando in una stanza di meditazione, sono capaci di dire,soltanto dalla posizione del dorso, se uno è distratto o no.Questa a me pare una pretesa un tantino esagerata, perchéposso certamente ricordare le volte in cui il mio dorso eralontano dall'essere eretto, eppure io non ero distratto.

Alcuni fanatici della schiena eretta vanno tanto oltre dasuggerire di giacere supini sul dorso, su una superficie piana erigida (il pavimento o una tavola di legno), se non vi è altromodo in cui riuscite a tenere la schiena diritta. Unsuggerimento prezioso, per quanto può servire, e dasperimentarsi. Contro di esso ho una sola riserva: giacere sullapropria schiena generalmente porta molti ad addormentarsi,uno stato mentale, il sonno, che è ancora più disastroso per lacontemplazione che non le distrazioni. E' molto probabile che,dopo tutti i tentativi di dominare le distrazioni con un'adattaposizione degli occhi e del dorso, sarete ancora tormentati dauna mente errabonda. Non allarmatevi: una mente vagabonda è

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un fastidio professionale che ogni contemplativo serio deveaffrontare. La lotta per il controllo della mente è lunga e ardua,ma assolutamente degna di essere intrapresa per i grandi fruttiche alla fine essa apporta. Perciò, francamente, non esistesostituto a molta pazienza e perseveranza - e fiducia che allafine ci riuscirete, a dispetti di molta scoraggiante evidenza delcontrario. Terminerò con il metodo che ho trovato essere piùefficace per combattere le distrazioni. Chiudete gli occhi, olasciateli socchiusi, se lo trovate più giovevole. Ora osservateogni pensiero che penetra nella vostra mente...

Vi sono due maniere di trattare i pensieri: una è di seguirli ingiro, come un damerino per la strada segue ogni paio di gambeche trova in movimento, non importa in quale direzione essesgambettino. L'altra è di osservarli come un uomo che, sedutoalla finestra, guarda i passanti per la via. Questa è la maniera incui desidero che osserviate i vostri pensieri. Dopo aver fatto ciòper un po' di tempo, rendetevi consapevoli che state pensando.Potete addirittura dirvi interiormente: "Io sto pensando... io stopensando..." o, più brevemente, "Pensando... pensando...pensando..." per mantenervi consapevoli del processo dipensare che si sta svolgendo dentro di voi. Se vi trovate senzapensieri nella vostra mente e questa è vuota, aspettate che ilprossimo pensiero faccia la sua apparizione. State all'erta, eappena il pensiero appare, rendetevi consapevoli dello stesso odel fatto che state pensando. Insistete in questo esercizio per treo quattro minuti. Durante questo esercizio forse farete lascoperta sorprendente che, quando siete consapevoli del fattoche state pensando, il pensiero tende ad arrestarsi! Questoquindi è un modo semplice per trattare una mente vagabonda.Fate una breve pausa e fate attenzione al fatto che statepensando e il pensiero cesserà temporaneamente.

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Riprendete di tanto in tanto questo esercizio quando sietedistratto più del solito. E' quasi impossibile non esserefrequentemente distratto, quando inizialmente ci si lancia nelcampo della contemplazione. Ma la maggior parte delledistrazioni si eliminano semplicemente richiamando la menteal suo compito ogni volta che siete consapevoli che essa èdistratta. Vi è un tipo di distrazione che è carico di forteemozione: amore, paura, risentimento o qualche altro forteimpulso. Questo tipo di distrazione, a forte base emotiva, nonsi arrenderà facilmente all'esercizio or ora suggerito. Bisognautilizzare altri metodi. Ma di questi ne parlerò più in là.

ESERCIZIO 5

SENSAZIONI RESPIRATORIE

L'aria che entra ed esce - Decisione e tensione muscolare -Inalare ed esalare Allucinazioni e materiale subconscio - Pace,autocontrollo e gioia intima. Iniziate questo esercizioimpiegando circa cinque minuti per diventare consapevoli dellesensazioni nelle varie parti del vostro corpo... Ora spostate lavostra consapevolezza sul vostro respiro. Diventateconsapevoli dell'aria, quando entra e quando esce attraverso levostre narici... Non concentratevi sull'aria mentre entra neipolmoni. Limitate la vostra consapevolezza all'aria mentrepassa attraverso le narici... Fate attenzione a non controllare ilrespiro. Non tentate di renderlo più profondo. Questo non è unesercizio di respirazione, ma di consapevolezza. Perciò, se ilrespiro è poco profondo, lasciatelo così. Non interferite.Soltanto osservatelo. Ogni volta che vi distraete, tornate alvostro compito. Vi gioverà molto se, prima di iniziare,

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deciderete di non perdere consapevolezza di ogni singolorespiro.

Ma senza tensione! Iniziate questo esercizio con una speciedi seria giocosità. Continuate questo esercizio per dieci oquindici minuti. La maggioranza trova questo esercizio piùdifficile dei due precedenti. E tuttavia, per acuire laconsapevolezza, è il più remunerativo dei tre. Nel tentativo diessere consapevoli del vostro respiro, non tendete i muscoli.Decisione non dev'essere confusa con tensione. Doveteaspettarvi di essere notevolmente distratti all'inizio. Ma nonimporta quanto siate distratti; il semplice fatto di perseverarenel ritornare sempre di nuovo alla consapevolezza del vostrorespiro - questo solo sforzo di perseverante ritorno - porteràbenefici effetti che voi stessi gradualmente comincerete avedere. Una volta raggiunto un certo progresso in questoesercizio, avanzate ad una variante leggermente più difficile,ma più efficace: Diventate consapevoli della sensazionedell'aria che passa attraverso le vostre narici. Percepite il suotocco. Notate in quale parte delle narici percepite il toccodell'aria, mentre inalate, e in quale parte delle narici percepite iltocco dell'aria, mentre esalate.... Diventate consapevoli, sepotete, del calore o del freddo dell'aria... il suo freddo quandoentra, il suo calore quando esce...

Potete anche rendervi consapevoli che la quantità di aria chepassa attraverso una narice è maggiore di quella che passaattraverso l'altra.... Siate sensibili e all'erta al più lieve,trascurabile tocco dell'aria nelle vostre narici, mentre inspirateed espirate... Sostate in questa consapevolezza per dieci,quindici minuti. Il tempo dedicato per ognuno di questi eserciziè la durata minima richiesta perché voi stessi vi facciate unaqualche idea del suo valore. Ma più tempo siete in grado didare all'esercizio e maggiore, naturalmente, sarà il frutto che ne

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ricaverete. L'unica limitazione che vorrei apportare a questaaffermazione è la seguente: non concentratevi nellaconsapevolezza del solo respiro per molte ore di seguito per piùdi due o tre giorni. Può capitare che questo esercizio generi invoi una grande pace e un senso di profondità e di gratificantepienezza. Allora potreste avventurarvi per molte ore in questoesercizio, durante un ritiro, quando siete in silenzio perparecchi giorni. Non fatelo, a meno che non abbiate disponibileuna guida competente. I motivo è che una concentrazioneprolungata su una funzione così tenue come la respirazione puòprodurre allucinazioni o smuovere fuori dall'inconscio delmateriale che poi non siete capaci di controllare.

E' un pericolo remoto, è vero, e la probabilità che qualcunoinsista in questa sorta di esercizio per ore, tutto a un tratto, èestremamente ridotta. Ma egualmente ho preferito che ne siateavvertiti. Non posso sufficientemente esaltare il valore diquesto esercizio per coloro che desiderano raggiungere pace eautocontrollo e una profonda intima gioia in mezzo allepreoccupazioni. Un famoso maestro orientale avrebbe detto aisuoi discepoli: "La respirazione è il vostro più grande amico.Ritornare a lui in tutte le vostre pene e troverete conforto eguida". Una asserzione misteriosa - con la quale sarete propensia concordare, dopo aver investito una sufficiente quantità ditempo nel padroneggiare la difficile arte della consapevolezza.

CONSAPEVOLEZZA E COMPASSIONE

"Preghiera" e "Contemplazione" - Mente e fantasia(pensieri, parole e immagini), cuore (sentimenti) e Cuoremistico (intuizioni) - Comunicazione silenziosa Fissare unvuoto - L'udito di un cieco e la benda al nostro cervello

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raziocinante Un buio che risplende, un vuoto che riempie, unozio pieno di attività, un nulla che è - Zittire la mente esviluppo del Cuore - Una spina è rimossa da un'altra: immagineo mantra - Spina religiosa o no? - Esercizi di consapevolezzaMeditazione, contemplazione, azione - Distribuzione del tempoe guida spirituale - "Non pensare molto, ma amare moltoQuesto, forse, è il momento per affrontare l'obiezione a voltesollevata nei miei gruppi di contemplazione: questi esercizi diconsapevolezza mentre possono giovare per il rilassamento,non hanno nulla a che vedere con contemplazione o preghiera,come noi cristiani intendiamo questa parola. Ora mi sforzerò dispiegare come questi semplici esercizi possano essere presicome contemplazione, nello stretto senso cristiano della parola.

Se la spiegazione non vi soddisfa o anche soltanto vi creadei problemi, vi suggerisco di tralasciare completamentequanto dico su questo soggetto e di praticare questi esercizi diconsapevolezza come semplici mezzi per disporvi allapreghiera e alla contemplazione; oppure, ancora piùsemplicemente, ignorate totalmente questi esercizi e procedetea quegli altri che in questo libro siano più di vostro gusto.Spiegherò anzitutto il mio uso delle parole "preghiera" e"contemplazione". Uso la parola "preghiera" per indicare ognitipo di comunicazione con Dio che è portata avantiprincipalmente usando parole e immagini e pensieri. Proporròmolti esercizi, più avanti, che considero classificabili sottol'intestazione "preghiera". "Contemplazione" è invece per meogni tipo di comunicazione con Dio che fa il minimo uso diparole, immagini, concetti o elimina totalmente parole,immagini e concetti. Questo è il tipo di preghiera di cui parlasan Giovanni della Croce nella sua "Notte oscura" o chel'autore de "La nube della non conoscenza" spiega nel suomirabile testo. Alcuni degli esercizi che propongo in questo

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libro, connessi con la Preghiera di Gesù, potrebbero essereconsiderati sia preghiera sia contemplazione o una misturadelle due, secondo quanta enfasi mettete sulle parole e suipensieri nell'uso di questi esercizi.

E ora il cuore del nostro problema: quando praticol'esercizio di essere consapevole delle mie sensazioni corporalio respiratorie, posso dire che sto comunicando con Dio? Larisposta è si. Ora spiegherò la natura di questa comunicazione.Molti mistici ci dicono che, oltre la mente e il cuore con cuiordinariamente comunichiamo con Dio, noi siamo, noi tutti,dotati di una mente mistica e di un cuore mistico, una facoltàche ci fa capaci di conoscere Dio direttamente, di coglierlo e diintuirlo nel suo stesso essere, sebbene in una maniera oscura;oscura perché priva di concetti e priva di immagini.Ordinariamente ogni nostro contatto con Dio è indiretto -attraverso immagini e concetti che necessariamente distorconola sua realtà. Essere capaci di coglierlo al di là di questipensieri e immagini è il privilegio di questa facoltà che, nelcorso di questa spiegazione, chiamerò il Cuore (una parola caraall'autore de "La nube della non conoscenza") benché nonabbia nulla a che fare con il nostro cuore fisico o la nostraaffettività. In molti di noi questo Cuore giace assopito esottosviluppato. Se fosse destato, sarebbe costantemente intensione verso Dio e, data l'occasione, trascinerebbe tutto ilnostro essere verso di lui.

Ma, per far questo, bisogna che sia sviluppato, bisognarimuovere le scorie che lo circondano, in modo che possaessere attirato dal Magnete Eterno. Scorie sono la spessastratificazione di pensieri, parole e immagini che noicostantemente interponiamo fra noi stessi e Dio, quando siamoin comunicazione con lui. Le parole possono impedirel'intimità. Il silenzio costituisce la migliore comunicazione

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quando il cuore è colmo di amore. Tuttavia la comunicazionesilenziosa con Dio non è così semplice. Posso fissare con occhiinnamorati un amico e comunicare con lui senza parole. Macosa fisso quando fisso Dio? Una realtà senza immagini, senzaforma. Un vuoto! Ora è precisamente questo che ci èdomandato, se desideriamo approfondire la comunione conl'Infinito, con Dio: fissare un vuoto. Alcuni misticiraccomandano di fissare questo vuoto con amore. E si richiedeuna buona dose di fede, per fissare, con amore e con desiderio,ciò che ci appare come il nulla, quando per la prima volta cimettiamo in contatto con esso. Normalmente non arriverete anulla restando vicino a questo vuoto, anche supponendo unintenso desiderio da parte vostra, se la vostra mente non èridotta al silenzio. Finché la macchina cerebrale continua aribollire un inarrestabile flusso di pensieri logorroici, la vostramente mistica o Cuore rimane addormentato.

Avrete notato quanto acuto è l'udito di un cieco. Ha perso lasua capacità di vedere e questo l'ha forzato a sviluppare l'udito.Qualcosa di simile avviene nel mondo mistico. Se fossimo, percosì dire, mentalmente ciechi, se potessimo mettere una bendaal nostro cervello raziocinante, mentre siamo in comunicazionecon Dio, saremmo costretti a sviluppare qualche altra facoltàper comunicare con lui - quella facoltà che, secondo numerosimistici, già tende a muoversi in qualche maniera verso di lui,ma è bloccata dal chiasso che è dentro di noi: il Cuore. Il primodiretto, oscuro sguardo su Dio, sembra uno sguardo nel vuoto.Coloro che raggiungono questo stadio spesso si lamentano chenon stanno facendo nulla nella preghiera, che stanno perdendoil loro tempo, che rimangono oziosi, che nulla sembraaccadere, che sono nella totale oscurità. Per sfuggire a questascomoda situazione ricorrono, sfortunatamente, ancora unavolta alla loro facoltà raziocinante, tolgono il bavaglio alla loro

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mente e ricominciano a pensare a Dio ea parlare con lui -esattamente l'unica cosa che dovrebbero astenersi dal fare. SeDio è con loro misericordioso, rende loro impossibile l'usodella mente nella preghiera. Troveranno ogni pensieroripugnante; la preghiera vocale diverrà per loro insopportabileperché le parole si fanno senza senso; si sentiranno totalmentearidi ogni volta che tenteranno di comunicare con Dio inqualsiasi altro modo diverso da quello del silenzio.

Ma all'inizio anche questo silenzio è penoso e arido. Allorapotrebbero abbandonare totalmente la preghiera, perché sitrovano forzati a scegliere fra la frustrazione di non esserecapaci di usare la mente ragionante e la cupa sensazione distare sprecando il proprio tempo nell'oscurità che li investe,appena riducono al silenzio la propria mente. Se evitano questomale e perseverano nell'esercizio della preghiera e siespongono, con fiducia cieca, al vuoto, al buio, all'ozio, alnulla, scopriranno gradualmente - all'inizio in piccoli sprazzi,poi in modo più stabile - che vi è uno splendore nel buio, che ilvuoto misteriosamente riempie i loro cuori, che l'ozio è pienodell'attività di Dio, che nel nulla il loro essere è ricreato erimodellato... e tutto questo in una maniera che non riesconoassolutamente a descrivere né a sé né agli altri. Sapranno solo,dopo ognuna di queste sessioni di preghiera o contemplazionechiamatela come volete -, che qualcosa di misterioso è statoall'opera nel loro intimo, portando con sé refrigerio enutrimento e benessere.

Proveranno una fame crescente di tornare a questa oscuracontemplazione, che sembra insensata, eppure li riempie divitalità, addirittura di una tenue ebbrezza, a mala penaintelligibile dalla mente, percettibile solo dalla emotività etuttavia inequivocabilmente là, così reale e appagante che nonla cambierebbero con nessuna delle delizie che il mondo dei

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sensi-emozioni-idee può offrire. Strano che all'inizio tutto ciòdebba sembrare così oscuro e arido e insipido! Se voleteavvicinarvi a questa mistica oscurità e cominciare acomunicare con Dio attraverso questo Cuore di cui parlano imistici, la prima cosa che forse dovete fare è trovare qualchemaniera per ridurre al silenzio la vostra mente. Dico forseperché vi è qualcuno fortunato (ed è molto importante che losappiate, per non cadere nell'errore di pensare che ognipersona, che voglia fare progressi nella contemplazione, debbadi necessità passare attraverso questo processo di affrontarel'oscurità) che raggiunge questo spontaneamente, senzanemmeno dover zittire la propria mente discorsiva. Sono comecoloro che hanno tutta l'acutezza di udito dei ciechi, purgodendo il dono della vista. Essi assaporano la preghieravocale, profittano immensamente dell'uso dell'immaginazionenella preghiera, lasciano la briglia sciolta ai loro processiraziocinanti, mentre stanno trattando con Dio e, al di sotto ditutta questa attività il loro Cuore intuisce direttamente ilDivino.

Se non siete fra questi fortunati, dovete fare qualcosa persviluppare questo vostro cuore. Va da sé che non potete farenulla direttamente. Tutto quello che potete fare è di ridurre alsilenzio la vostra mente discorsiva: astenetevi da ogni pensieroe parola mentre siete in preghiera e lasciate che il cuore sisviluppi da solo. Zittire la mente è un compito estremamentedifficile - trattenere la mente dal pensare, pensare, pensare,sempre pensare, sempre produrre pensieri, in una successionesenza fine. I nostri maestri indù hanno un detto: una spina èrimossa da un'altra. Con questo intendono che sarete saggiousando un pensiero per liberarvi da tutti gli altri pensieri che siaffollano nella vostra mente. Un solo pensiero, una solaimmagine, una sola frase o massima o parola di cui la vostra

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mente possa nutrirsi. Poiché tentare coscientemente dimantenere la mente in uno stato senza-pensiero, in un vuoto, ètentare l'impossibile. La mente deve avere qualcosa di cuioccuparsi. Bene, allora datele qualcosa - ma soltanto una:un'immagine del Salvatore che fissate amorevolmente e allaquale ritornate appena vi distraete; un mantra che continuate aripetere senza sosta per prevenire la mente da divagare. Verrà ilmomento, lo spero, che l'immagine sparirà dalla coscienza; chela parola sarà tolta dalle vostra labbra, la vostra mentediscorsiva sarà perfettamente quietata e al vostro cuore saràdato libero orizzonte per fissare, senza impedimenti, dentrol'oscurità!

In realtà non dovete arrivare a questo stadio di totale quieteperché il vostro Cuore sia libero di funzionare. Una mentediscorsiva, che abbia avuto la sua attività così drasticamenteridotta, è tutto ciò che vi serve. Così anche se non arrivaste maiallo stadio senza-immagini e senza-parole, stareste crescendonella contemplazione. Noterete che i due mezzi che hosuggerito, l'immagine del Salvatore e la ripetizione di unagiaculatoria, sono ambedue di natura apertamente religiosa.Tuttavia fate bene attenzione che il nostro fine primario inquesto esercizio non è l'attività della mente discorsiva, ma laliberazione del Cuore. Purché questo fine sia raggiunto, hadavvero importanza che la spina usata sia religiosa o no? Se ilvostro proposito principale è di avere luce nel buio, è realmenteimportante che la candela non sia benedetta? Allora, ha moltaimportanza che vi concentriate su un'immagine del Salvatore,un libro, una foglia, un punto del pavimento? Un amicogesuita, che tratta tutte le teorie religiose con sano scetticismo,mi assicura che con la ripetizione costante e ritmica di "uno-due-tre-quattro", raggiunge gli stessi risultati "mistici" che ilsuo confratello più religioso afferma di raggiungere con la

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devota e ritmica recita del nome di Dio!E io gli credo. Vi è probabilmente un valore sacramentale

nell'uso di una spina religiosa. Ma, in vista del nostro presentescopo, una spina è esattamente valida quanto un'altra.

E così siamo condotti alla conclusione, apparentementesconcertante, che la concentrazione sul vostro respiro o sullevostre sensazioni corporee è un'ottima contemplazione, nelsenso stretto della parola. Ho avuto conferma di questa miateoria da alcuni gesuiti che hanno fatto il mese di Esercizi sottola mia guida e che acconsentirono di dare, oltre le cinque oreche dovevano dare a quelli che chiamiamo Esercizi ignaziani,quattro o cinque ore al giorno a questo semplice esercizio diconsapevolezza del loro respiro e delle loro sensazionicorporee. Non rimasi affatto sorpreso quando mi dissero che,durante gli esercizi di consapevolezza, dopo aver sviluppatouna certa familiarità con essi, le loro esperienze erano identichea quelle che essi avevano con la pratica di ciò che è conosciuto,con una terminologia cattolica, come preghiera di fede opreghiera di quiete.

Anzi, la maggior parte di loro mi assicurarono che questiesercizi di consapevolezza li avevano portati a unapprofondimento delle esperienze di preghiera che avevanoavuto in precedenza, dando a queste esperienze, per così dire,più vigore e nettezza. In un'altra parte di questo libro proporròdegli esercizi che sono più apertamente religiosi nel tono esoddisferanno le apprensioni di quelli fra voi che si sentono adisagio nell'impegnare una buona parte del loro tempo dipreghiera in esercizi di consapevolezza. Vi troverete una dosedi riflessione, che gli esercizi di consapevolezza non hanno;tuttavia questa dose è così tenue che è quasi trascurabile; perciònon esitate a scegliere questi a preferenza degli esercizi diconsapevolezza, se vi danno maggiore soddisfazione. In genere

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molti sono riluttanti ad abbandonare la propria preghiera (cioècomunicazione con Dio usando parole, immagini e concetti) infavore della contemplazione pura. E io ammetto che vi è untempo per la meditazione e la preghiera, e un tempo per lacontemplazione; così come vi è un tempo per l'azione e untempo per la contemplazione. Tuttavia, quando siete impegnatiin ciò che ho chiamato contemplazione, fate attenzione a noncadere nella tentazione di "pensare" - non importa quanto santopossa essere il pensiero.

Esattamente come scaccereste, nel vostro tempo dipreghiera, santi pensieri connessi col vostro lavoro, perché,sebbene santi in sé e utili nel tempo dell'azione, ora sono unadistrazione per la vostra preghiera; così, nel vostro tempo dicontemplazione, dovete energicamente scacciare tutti ipensieri, tutte le frasi, di qualsiasi natura, perché distruttivi diquesta particolare forma di comunicazione con Dio. Ora è iltempo di esporvi, in silenzio, al sole divino, non di rifletteresulle virtù e proprietà dei raggi del sole; ora è il momento difissare amorevolmente negli occhi il vostro amante divino,senza spezzare, con parole e riflessioni su di LUI, questaspeciale intimità. La comunicazione con parole può attendere edeve essere riservata per un'altra occasione. Ora è il tempo perla comunione senza parole. Vi è un punto importante sul qualenon possono, sfortunatamente, farvi da guida in questo libro:quanto del tempo, che quotidianamente riservate allacomunione con Dio, dovete dare alla preghiera e quanto allacontemplazione. Questa è una cosa che potete meglio deciderecon un direttore spirituale. Con l'aiuto di lui/lei potete anchevoler decidere se dobbiate o no impegnarvi per la"contemplazione". Forse siete una di quelle fortunate persone,di cui ho parlato prima, che hanno il pieno uso dell'udito senzadoversi bendare gli occhi; il cui Cuore è in comunione con Dio,

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mentre la loro mente comunica con lui con parole e pensieri;che con la preghiera vocale possono raggiungere il tipo diintimità con Dio, che altri ottengono soltanto attraverso ilsilenzio.

Se non vi riesce di trovare una guida spirituale, guidatevi davoi stessi. Date alcuni minuti ogni giorno alla"contemplazione", nella forma degli esercizi semidevozionaliche seguono. Ed anche nel vostro tempo di "preghiera" usatepiù il cuore che la mente. Santa Teresa d'Avila era solitaaffermare: "La cosa importante non è pensare molto, ma amaremolto". Fate questo e finalmente troverete la vostra stradaattraverso un periodo di tentativi ed errori.

ESERCIZIO 6

DIO NEL MIO RESPIRO

Attirare Dio dentro di noi - Il Signore Jhwh immette in noi ilsuo respiro. Nell'ultimo capitolo vi ho detto che vi avrei offertoalcuni esercizi che, pur essendo esplicitamente religiosi neltono, contengono molti dei vantaggi degli esercizi diconsapevolezza. Eccone uno: Chiudete gli occhi e praticate laconsapevolezza delle sensazioni corporee per un certo tempo...Quindi passate alla consapevolezza del vostro respiro, comedescritto nel precedente esercizio, e trattenetevi in questaconsapevolezza per alcuni minuti... Ora riflettete che questaaria che state inspirando è carica della forza e della presenza diDio... Immaginate l'aria come un immenso oceano carico dellapotenza di Dio... mentre immettete l'aria nei vostri polmoni, voistate inspirando Dio... Notate quel che sentite al pensiero chestate attirando Dio dentro di voi ad ogni respiro...

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Esiste una variante di questo esercizio: un'altra riflessione,ripresa dalla mentalità ebraica, come la ritroviamo nellaBibbia... Per gli Ebrei il respiro di un uomo era la sua vita.Quando voi morite, Dio riprende il vostro respiro; questo è ciòche vi fa morire. Se vivete è perché Dio continua a immettere ilsuo proprio respiro, il suo spirito dentro di voi. (Cfr. Genesi2,7: Allora il Signore plasmò l'uomo (âdâm) con polvere delsuolo (âdâmâh) e soffiò (rûah) nelle sue narici un alito di vita(nefes) e l'uomo divenne un essere vivente (nesâmah)". E' lapresenza di questo spirito di Dio che vi mantiene vivi. Mentreinspirate, immaginate lo Spirito di Dio che entra in voi...Riempite i vostri polmoni della sua divina energia... Mentreespirate, immaginate che state espellendo tutte le vostreimpurità... le vostre paure i vostri sentimenti negativi...Immaginatevi l'intero vostro corpo divenire radioso e pieno divita in questo processo di inspirare lo Spirito vivificante di Dio,ed espirare tutte le vostre impurità...

ESERCIZIO 7

COMUNICAZIONE RESPIRATORIA CON DIO

Preghiera intuitiva e devozionale - Desiderio, fiducia,abbandono, amore, intimità, adorazione, gratitudine, lode...Nelle pagine precedenti ho fatto una distinzione fra preghiera econtemplazione. Vi è un'altra maniera di esprimere questadistinzione - parlando di due tipi di preghiera, la devozionale el'intuitiva. La preghiera intuitiva corrisponde pressappoco a ciòche chiamo contemplazione. La preghiera devozionale a ciòche chiamo preghiera. Ambedue le forme di preghieraconducono all'unione con Dio. Ognuna è più adatta a certe

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persone piuttosto che ad altre. O le stesse persone troverannopiù adatta alle proprie necessità una forma di preghierapiuttosto che l'altra in tempi diversi. Anche la preghieradevozionale deve essere una preghiera del cuore, poiché ognipreghiera, che si limiti alla sola mente raziocinante, non èrealmente preghiera, ma tutt'al più una preparazione allapreghiera.

Non esiste alcuna vera comunicazione personale che nonsia, almeno in un qualche grado, comunicazione del cuore, chenon contenga un qualche grado di emozione. Se unacomunicazione è interamente e totalmente priva di ogniemozione, cessa di essere personale. Vi suggerisco ora unavariante dell'esercizio precedente, che è più devozionale cheintuitiva. Tuttavia, poiché il suo contenuto di pensiero èminimo, è del tutto possibile che l'esercizio passi facilmente dadevozionale a intuitivo, dal cuore al cuore. Diventateconsapevoli del vostro respiro per breve tempo... Ora rifletteresulla presenza di Dio nell'atmosfera tutt'attorno a voi. Riflettetesulla sua presenza nell'aria che state inspirando ed espirando.Notate la sensazione che sorge mentre immaginate che stateinspirando ed espirando Dio. Ora esprimetevi con Dio. Mafatelo in modo non verbale, e l'espressione ne guadagnerà inintensità. Cominciate con esprimere un desiderio ardente perlui. Dite: "Mio Dio, ti bramo..." senza parole, soltanto colmodo di respirare. Potreste farlo inspirando profondamente,accentuando la vostra inalazione. Ora esprimete un altroatteggiamento o sentimento: uno di fiducia e di abbandono.

Soltanto col modo di respirare, ditegli: "Mio Dio, io miabbandono interamente a te...". Potreste farlo enfatizzandol'esalazione, espirando come se stesse sospirandoprofondamente. Mentre espirate, sentite l'intero vostro essereaffidarsi, abbandonarsi nelle mani di Dio... Ora prendete altri

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atteggiamenti ed esprimeteli col vostro respiro. Amore...vicinanza e intimità... adorazione gratitudine... lode... Se nelfare tutto ciò che vi stancate, ritornate all'inizio di questoesercizio e riposate pacificati nella consapevolezza di Dionell'aria tutt'attorno a voi. Poi, se appena la vostra mentecomincia a divagare, riprendete la seconda parte dell'esercizio eparlate a Dio non verbalmente...

ESERCIZIO 8

CALMA

"Calmati e saprai che io sono il Signore" - Malati ditensione nervosa Posizione comoda e concentrazione - Doloresenza sofferenza - Sensazione di prurito e tentazione digrattarsi. Il Signore dice: "Calmati e conosci che io sono Dio".Nei tempi moderni molti paiono malati di una tensione nervosache rende loro quasi impossibile lo stare quieti. Se desideranoimparare a pregare, per prima cosa devono imparare a rimaneretranquilli, a quietarsi. Questa calma spesso diventa preghiera,nella quale Dio misteriosamente rivela se stesso. Ripetetel'esercizio di diventare consapevoli delle sensazioni del vostrocorpo. Solo che questa volta passate tutto il vostro corpo,cominciando dalla cima della testa e finendo all'estremità deipiedi, senza trascurare alcuna parte... Rendetevi consapevoli diogni sensazione in ogni parte... Può darsi che troviate alcuneparti del corpo completamente prive di sensazioni... Arrestatevisu queste per alcuni secondi - e, se non emerge alcunasensazione, procedete oltre...

Man mano che progredite in questo esercizio, acuirete,spero, talmente la vostra consapevolezza, che non vi sarà

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alcuna parte del vostro corpo in cui non sentirete moltesensazioni. In un primo tempo dovrete accontentavi diarrestarvi brevemente nei vuoti e procedere alle parti doveprovate più sensazioni... Passate lentamente dalla testa aipiedi... poi ancora una volta, dalla testa ai piedi... e così via. Amisura che la vostra consapevolezza si acuisce, individueretesensazioni che prima non avevate notato... percepirete anchesensazioni che sono estremamente sottili, tanto sottili da poteressere percepite soltanto da una persona di profondaconcentrazione e profonda pace. Ora diventate consapevoli delvostro corpo come un tutto. Percepite l'insieme del vostrocorpo come una massa di vari tipi di sensazioni... Sostatevi perun po' di tempo, poi ritornate alla consapevolezza parte perparte, muovendo dalla testa ai piedi... quindi una volta ancorasostate nella consapevolezza del vostro corpo come un tutto...Il vostro corpo sarà invaso dalla calma. Non lasciatevi distrarredalla calma. Solo perseverate nell'esercizio... E' moltoimportante non muovere alcuna parte del vostro corpo, mentrestate facendo questo esercizio.

Al principio sarà difficile, ma ogni volta che sentitel'urgenza di muovervi o di grattarvi o di agitarvi, rendeteviconsci di questo stimolo... Non acconsentite, ma rendetevi soloconsapevoli del bisogno il più nettamente possibile... Laconsapevolezza dissolverà lo stimolo in qualche altrasensazione. E' estremamente penoso per molti il rimaneretranquilli. Addirittura fisicamente penoso. Divengono tesi. Sequesto vi capita, occupate tutto il tempo necessario perdiventare consapevoli della tensione... dove la percepite, a cosarassomiglia... e rimanete in questa consapevolezza, finché latensione sparisce. Per quanto comoda la posizione che haipreso per questo esercizio, è possibile che il tuo corpo protesticontro la calma, sviluppando dolori e sofferenze in varie parti.

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Quando ciò avviene, resisti alla tentazione di muovere l'artosofferente o di modificare la posizione in modo da ridurre lapena. Solo diventa consapevole acutamente del dolore. Duranteun ritiro buddista che feci, ci fu chiesto di sedere per un'oraintera, tutta di seguito, senza muoverci. Io stavo seduto con legambe incrociate e il dolore alle ginocchia e al dorso divennecosì intenso che era addirittura crocifiggente.

Non ricordo di aver mai sofferto tanto dolore fisico in tuttala mia vita. Dovevamo, durante questa ora, diventareconsapevoli delle nostre sensazioni corporee, passando da unaparte del corpo ad un'altra. La mia consapevolezza eratotalmente assorbita dal dolore acuto alle ginocchia. Sudavoabbondantemente. Pensai che sarei svenuto per il dolore -finché decisi di non combatterlo, di non scrollarmelo di dosso,di non desiderare che sparisse, ma di diventare consapevole diesso, di identificarne le parti componenti. Scoprii, con miagrande sorpresa, che ciò che avevo pensato come "dolore" erain realtà composto di molte sensazioni e non di una soltanto: viera una sensazione di bruciore, di stiramento, di spinta, dipressione, di strappo e un acuto senso di scarica che emergevadi quando in quando, una scossa pungente che continuava amuoversi da un posto all'altro. Identificai questo punto come ildolore. Appena mi concentrai, osservando tutto questo, miaccorsi che sostenevo il dolore molto bene e addirittura avevouna parte di consapevolezza libera per altre sensazioni in altreparti del mio corpo. Per la prima volta nella mia vita stavosperimentando il dolore senza sofferenza. Se durante questoesercizio non sedete con le gambe incrociate, è probabile che ildolore fisico che sperimenterete non sarà così acuto comequello da me sperimentato. Ma inevitabilmente sperimentereteuna qualche pena all'inizio, finché il vostro corpo non si siaabituato a rimanere perfettamente calmo.

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Affrontate la pena attraverso la consapevolezza. E quandofinalmente il vostro corpo raggiungerà la calma, avrete unaricca ricompensa nella quieta beatitudine che questa calma viarrecherà. La tentazione di grattarsi è un'altra tentazionefrequente per i principianti. Questo capita perché, con l'acuirsidella consapevolezza delle loro sensazioni corporali,divengono consapevoli delle sensazioni di prurito e pizzicore,che erano già presenti, ma nascoste alla consapevolezza a causadell'indurimento psicofisico, cui la maggior parte di noisottomette il proprio corpo e della rozzezza della loroconsapevolezza. Mentre stai passando attraverso lo stadio delprurito, devi rimanere perfettamente tranquillo e diventareconsapevole di ogni sensazione di prurito e sostare in questaconsapevolezza finché il prurito scompare - e resisti allatentazione di eliminare il prurito grattandoti!

ESERCIZIO 9

PREGHIERA CORPORALE

La comunicazione gestuale - offerta, desiderio, abbraccio,amore, lode, adorazione - Domanda - Periodi di aridità - Ingruppo. Ecco un'altra variante devozionale degli esercizi disensazione corporea: Dapprima calmati attraverso laconsapevolezza delle sensazioni nelle varie parti del tuocorpo... Acuisci la tua consapevolezza nel registrare anche lesensazioni più sottili, non soltanto le più rozze ed evidenti...Ora lentamente muovi mani e dita in maniera che le manivengano a riposare sul tuo grembo, con le palme rivolte versol'alto e le dita unite insieme... Il movimento dev'essere lento,molto lento... come lo schiudersi dei petali di un fiore... E

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renditi consapevole di ogni parte del movimento. Quando lemani riposano sul tuo grembo, palme verso l'alto, renditiconsapevole delle sensazioni nelle palme... Poi divieniconsapevole del gesto in sé: questa è una posizione di preghieraa Dio che è comune a molte culture e religioni. Qual è ilsignificato per te di questo gesto? Che stai dicendo a dio conesso?

Questa sorta di comunicazione non verbale attraverso ilgesto può essere praticata in un gruppo e non richiede alcuncambio notevole nella vostra posizione. Può darvi un certogusto di come potete pregare col vostro corpo. Ecco ora alcuniesercizi che puoi provare nell'intimità della tua stanza dovepuoi esprimerti liberamente col corpo senza l'imbarazzo diesser visto da altri. In piedi, eretto, con le mani abbandonatelungo i fianchi. Immagina di essere alla presenza di Dio... Oratrova qualche maniera per esprimergli, attraverso un gesto, ilseguente sentimento: "Mio Dio, io mi offro a te". Fai questogesto molto lentamente (ricorda i petali di un fiore che si apre),essendo totalmente consapevole dei tuoi movimenti eassicurandoti che movimenti e gesti esprimano il lorosentimento. Puoi esprimere l'atteggiamento di offerta di testesso così: solleva le mani molto lentamente fino ad allungarledi fronte a te, con le braccia parallele al pavimento... Oragradualmente ruota le mani con le palme verso l'alto, dita unitee allungate... Poi alza la testa molto lentamente fino a guardarein su verso il cielo... ora apri gli occhi con la stessa lentezza efissa lo sguardo al cielo... Mantieni questa posizione per unminuto... Ora fai scendere lentamente le mani nella loroposizione iniziale e abbassa la testa in modo da fissarel'orizzonte.

Chiudi gli occhi e sosta un istante per assaporare lapreghiera di offerta appena espressa. Poi ripeti il rito. Esegui

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questo rito tre o quattro volte... oppure fintanto che trovidevozione nel compierlo. Un'alternativa al gesto che hosuggerito or ora per esprimere l'offerta di sé: eleva le manicome suggerito sopra e volta le palme verso l'alto, le dita uniteinsieme e stese... Ora riunisci le due palme in maniera daformare una coppa o calice... lentamente porta questa coppavicino al petto... Quindi lentamente alza la testa verso il cielocome suggerito prima... Mantieni questa posizione per unminuto. Un altro esempio, questo per esprimere il desiderio diDio oppure il benvenuto a lui o a tutta la creazione: sollevaremani e braccia finché siano tesi in avanti, parallele alpavimento... Ora aprirle il più possibile nella forma di unabbraccio... Fissare con desiderio l'orizzonte... Mantieni questaposizione per un minuto, quindi ritorna alla posizione iniziale,sosta un momento per interiorizzare la preghiera appena fatta.Quindi ripeti il gesto tante volte quante rimane espressivo... Leazioni che ho suggerito nell'esercizio sono soltanto degliesempi. Inventa i tuoi propri gesti per esprimere amore... lode...adorazione...

Oppure quello che desideri dire a Dio rappresentalo conqualche azione. Falla con tutta l'eleganza possibile, in modoche divenga una lenta danza rituale... Supponiamo che ti sentaimpotente e sei incapace di pregare, oppure ti trovi senzarisorse. Esprimi tutto ciò togliendoti i vestiti, prostrandoti perterra e allungando le braccia in forma di croce... mutamenteaspettando che Dio versi le sue grazie sulla tua formaprostrata... Quando preghi così, dài corpo alla tua preghiera.Questo è particolarmente necessario nei periodi in cui ti sentiincapace di pregare, quando hai la mente distratta, il cuorepietrificato e lo spirito sembra morto. Allora cerca di stare allapresenza di Dio in una maniera molto devota, con le manidevotamente giunte davanti a te, con gli occhi supplichevoli

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rivolti a lui... Qualcosa di questa devozione, che staiesprimendo con il tuo corpo, è probabile che filtri dentro il tuospirito e dopo un po' forse puoi trovare più facile pregare. Visono alcuni che incontrano difficoltà nella loro preghieraperché omettono di condurre con sé i loro corpi nel tempio. Tuaffermi di stare alla presenza del Signore Risorto, eppure staigoffamente abbandonato sulla sedia o in piedi in posizionesciatta... Evidentemente non sei afferrato dalla Presenza. Se lofossi, lo dimostreresti nel tuo corpo.

Ecco una finale preghiera corporale che può essere praticatain un gruppo. Chiudi gli occhi. Pacificati con uno degli esercizidi consapevolezza... Ora lentamente solleva il viso in su versoDio... Continua a tener chiusi gli occhi... Che stai dicendo aDio con la faccia rivolta verso l'alto? Sosta in questacomunicazione per alcuni momenti.. Quindi diventa il piùpossibile consapevole della posizione del viso.. dellesensazioni sul viso...

ESERCIZIO 10

IL TOCCO DI DIO

Dio mi sta toccando - Succhiàti fuori di sé: estasi -L'incarnazione: il Messia in mezzo a noi, il Dio con noi. Se haidelle riserve ad accettare la consapevolezza delle sensazionicorporee come vera preghiera o contemplazione, ti propongoora una variante devozionale. Ripeti uno degli esercizi diconsapevolezza delle sensazioni corporee... Prendi tempo persperimentare quante più sensazioni ti è possibile in varie partidel corpo. Ora rifletti: ogni sensazione che percepisco, pocoimporta quanto leggera e sottile, è il risultato di una reazione

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biochimica che non potrebbe esistere senza l'onnipotenza diDio. Percepisci il potere di Dio al lavoro nella produzione diogni singola sensazione. Immagina che ti stia toccando inognuna di queste sensazioni che sta producendo. Senti il toccodi Dio nelle varie parti del tuo corpo: ruvido, delicato,piacevole, doloroso...

Molti sono desiderosi dell'esperienza di Dio e sonopreoccupati per non averla mai avuta. Ora l'esperienza di Dionon deve essere qualcosa fuori dell'ordinario. Naturalmente c'èl'esperienza di Dio che sembra diversa dall'ordinario succedersidi esperienze cui siamo abituati: vi è il profondo silenzio di cuiho parlato più su, la splendente oscurità, il vuoto che portapienezza... Ma vi sono anche improvvisi, imprevedibili lampidi eternità o dell'infinito che giungono a noi quando meno ce liaspettiamo; vi è la sensazione di essere succhiati fuori da noistessi quando siamo colti dalla bellezza o dall'amore...Raramente pensiamo a queste esperienze come sensazionali ofuori del normale. Ce ne accorgiamo appena, così che non lericonosciamo per quello che sono e continuiamo a cercarequalche straordinaria esperienza di Dio che finalmentetrasformi la nostra vita. In realtà si deve fare così poco persperimentare Dio. Tutto quello che si deve fare è quietarsi,divenire calmo - e divenire consapevole della percezione dellapropria mano. Renditi consapevole delle sensazioni nella tuamano... là tu hai Dio, vivente e operante in te, che ti tocca, cosìvicino a te come tu sei vicino a te stesso. Molti ritengono cheun'esperienza come questa sia estremamente pedestre.Certamente nell'esperienza di Dio vi è più che la semplicepercezione delle sensazioni della propria mano.

Essi sono come gli ebrei che scrutano il futuro nell'attesa diun Messia glorioso, mentre il Messia sta sempre in mezzo aloro, non riconosciuto. Noi tutti dimentichiamo troppo

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facilmente che l'incarnazione significa che Dio si trovanell'ordinario. Desideri vedere Dio? Osserva il viso dell'uomoche ti sta vicino. Desideri udire Dio? Ascolta il pianto di unneonato, la risata sonora in una festa, il vento che mormora fragli alberi, il rumore di un treno. Desideri sentirlo? Allunga latua mano e sostieni qualcuno; o tocca la sedia su cui siedi oquesto libro che stai leggendo; o semplicemente nella quieteavverti le sensazioni nel tuo corpo. Emmanuel: Dio con noi.

ESERCIZIO 11

SUONI

Suoni che disturbano e suoni che aiutano la preghiera -Mondo dei suoni come sinfonia - Facoltà dell'udito egratitudine, lode, adorazione - La causa prima e il sensodell'infinito operante - Canto di un'antifona o suono del gong. Imembri dei miei gruppi di contemplazione sono solitilamentarsi per i suoni dell'ambiente che li distraggono: iltraffico della strada, lo strepitio di una radio, una porta chesbatte, lo squillo di un telefono. Tutti questi suoni pare che siintromettano nella loro contemplazione. Alcuni suoni paionoturbare il silenzio, altri favorirlo. Ascoltare, per esempio, sulfar della sera il suono delle campane di una chiesa al vespro, oil canto degli uccelli a primo mattino, o la melodia di un organoche suona dolcemente in una cattedrale. Qui nessuna lamentela.Eppure non esiste suono, eccetto uno così intenso da provocareun danno ai vostri condotti auricolari, che necessariamentedisturbi il vostro silenzio. Se i suoni disturbano la vostraconsapevolezza, non cacciateli, accoglieteli e scoprirete che c'èsilenzio nel cuore di tutti i suoni.

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E' questa la ragione per cui amo tenere le mie sessioni dipreghiera in posti che non sono totalmente isolati. Una stanzasu una strada affaccendata è perfettamente adatta al mio scopo.Eccoti un esercizio che ti aiuterà a trasformare i suoni insilenzio: Chiudi gli occhi. Con i pollici blocca gli orecchi.Copri gli occhi con le palme delle mani. Ora non odi alcunsuono attorno a te. Ascolta il suono del tuo respiro. Dopo diecirespirazioni complete, porta lentamente le mani a riposare sulleginocchia. Resta con gli occhi chiusi. Ora ascolta attentamentetutti i suoni che ti circondano - quanti più puoi, quelli forti,quelli deboli, quelli vicini, quelli lontani... Dopo un po' ascoltaquesti suoni senza identificarli (suono di passi, ticchettio diorologio, rumore del traffico). Ascolta tutto il mondo dei suoniattorno a te come se fosse un'unica sinfonia. I suoni sono unadistrazione quando tenti di sfuggirli, quando tenti di eliminarlidalla tua consapevolezza, quando potresti perché non hannoalcun diritto di essere lì.

Appena impari a riconoscere la loro presenza e li accetti,cessano di distrarre e divengono un canale di silenzio - e diprofonda distensione. E anche di contemplazione! Puoiapplicare alla consapevolezza dei suoni la teoria che ti hoproposto circa lo sviluppo del Cuore. Invece di occupare lamente con la consapevolezza delle sensazioni corporee, puoioccuparla con la consapevolezza dei suoni, mentre la tua mentemistica, il tuo cuore, si dilata gradatamente e si occupa di Dio.Se però questa teoria non ti soddisfa, eccoti un mezzo perrendere esplicita la dimensione divina di questo esercizio:Ascolta tutti i suoni attorno a te come indicato nell'esercizioprecedente... Assicurati che avverti anche i suoni più tenui.Spesso un suono è composto di molti altri suoni... ha variazionidi tono e intensità... Osserva quante di queste sfumature seicapace di distinguere. Ora renditi consapevole non tanto dei

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suoni attorno a te, quanto dell'atto della tua audizione... Qualisentimenti sorgono in te quando ti rendi conto che hai la facoltàdell'udito? Gratitudine... lode... gioia... amore? Ritorna ora almondo dei suoni e trattieniti nell'alternare la consapevolezzadei suoni alla consapevolezza della tua attività uditiva...

Ora rifletti che ogni suono è prodotto e sostenuto dal poterecreativo di Dio.. Dio è "sonante" tutt'intorno a te... Rimani inquesto mondo dei suoni... Riposa in Dio. La capacità di vederel'attività di Dio in ogni cosa è tipica della mentalità ebraica cheritroviamo nella Bibbia. mentre pare che noi ci concentriamoquasi esclusivamente sulle cause seconde, gli Ebrei sembranoconcentrarsi quasi esclusivamente sulla causa prima. Il loroesercito era sconfitto in battaglia? Era Dio che li avevasconfitti, non i loro nemici! Pioveva? Era Dio che facevacadere la pioggia. I loro raccolti erano distrutti dalle cavallette?Era Dio che mandava le cavallette. Ancor più audacemente eraDio che induriva il cuore dell'uomo cattivo! Ammettiamo chela loro visione della realtà fosse parziale, poiché sembravanoignorare interamente le cause secondarie. La nostra modernavisione della realtà è egualmente, e più grossolanamente,parziale, poiché pare che noi ignoriamo interamente la causaprima. E' sparito il tuo mal di testa? Mentre l'Ebreo avrebbedetto: "Dio ti ha risanato", noi diciamo: "Lasciamo fuori Dio, èstata la pastiglia di aspirina che ti ha risanato". La realtà,naturalmente, è che è stato Dio a guarirti attraverso lacompressa di aspirina.

Noi tutti abbiamo perduto il senso dell'infinito operantenelle nostre vite e non percepiamo più Dio che guida il nostrodestino attraverso i governanti, Dio che risana le nostre feriteemotive attraverso i nostri consiglieri, Dio che ci curaattraverso i nostri medici, Dio che modella ogni evento che cicapita, che manda ogni persona che entra nella nostra vita, che

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produce la pioggia, che gioca attorno a noi nella brezza, che citocca in ogni sensazione e che produce i suoni che udiamo.Una gradevole addizione a questo esercizio è avere il gruppo, oil capogruppo, che canta una antifona con voce sommessa. Digrande aiuto è cantare la parola sanscrita OM. L'ideale ècantare una linea o sillaba, poi restare in silenzio, quindicantare ancora. Puoi tentare anche se sei solo. L'importante èascoltare non solo il suono ma anche il silenzio che segue ilsuono. Io introduco talvolta il canto nel silenzioso gruppo dicontemplazione. Approfondisce il silenzio se il gruppo sa comeascoltare. Un effetto simile si può raggiungere battendo ungong dal suono gradevole. Batti il gong, ascolta la risonanza,ascolta il suono che muore, ascolta il silenzio che segue. Poibatti di nuovo il gong.

ESERCIZIO 12

CONCENTRAZIONE

Spostamento di attenzione - Impulso allo spostamento -Autoconsapevolezza come forma di egoismo? -Concentrazione e amore di Dio e del prossimo. Questo è unesercizio di pura consapevolezza. Sceglie qualcosa comeoggetto base dell'attenzione: suggerisco di scegliere o lesensazioni in una parte del corpo oppure il respiro oppure isuoni attorno a te. Focalizza la tua attenzione su questooggetto, ma in tal maniera che, se la tua attenzione si sposta suqualcos'altro, immediatamente ti accorgi dello spostamento.Supponiamo che tu abbia scelto per oggetto base della tuaattenzione la tua respirazione. Bene, allora concentrati nel tuorespiro. E' molto probabile che dopo un po' la tua attenzione si

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sposterà su qualcos'altro - un pensiero, un suono, unsentimento... Ora, purché tu sia consapevole di questospostamento di attenzione su qualcos'altro, esso non deveessere considerato come distrazione.

Soltanto devi essere consapevole del cambiamento, o mentreesso sta avvenendo o immediatamente dopo. Calcolalo comedistrazione soltanto se te ne accorgi parecchio dopo che ècapitato. Il tuo esercizio procederà più o meno così: Storespirando, respirando, ora sto pensando, pensando, pensando,indietro, respirando... Ora sto ascoltando un suono, ascoltando,ascoltando, indietro, respirando... Ora sono irritato, irritato,indietro, respirando... Ora mi sento annoiato, annoiato,annoiato, indietro, respirando, respirando. In questo esercizio ladivagazione della mente non è considerata una distrazione,purché tu sia consapevole che la tua mente sta divagando...Appena consapevole del cambiamento, rimani sul nuovooggetto (pensare, udire, sentire) per un po' di tempo; poi ritornaall'oggetto base della tua attenzione (respirare). La tua abilitànell'auto controllo può divenire così grande che non solo tirendi consapevole dello spostamento della tua attenzione suqualche altro oggetto, ma addirittura dell'impulso e desideriodello spostamento. Come quando desideri muovere una mano,inizialmente sei conscio del desiderio che sorge in te dimuovere la mano, del tuo consenso a questo desiderio,dell'attuazione di questo desiderio, del primissimo movimentodella tua mano, eccetera.

Tutte queste attività vengono eseguite in una frazione disecondo ed è per questo che troviamo impossibile distinguerlel'una dall'altra, finché il silenzio e la quiete dentro di noi sonodiventati quasi totali e la nostra consapevolezza ha acquisito lasottigliezza di una lama di rasoio. L'auto consapevolezzaqualche volta viene considerata come una forma di egoismo, e

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quindi si spingono le persone a dimenticare se stesse erivolgere la propria attenzione agli altri. Per capire quanto puòessere disastroso questo tipo di consigli, tutto ciò che dovetefare è ascoltare la registrazione di un'intervista a un consigliereben intenzionato, estroverso, ma non autoconsapevole. Sequesto buon consigliere non è consapevole di ciò che stasuccedendo dentro di lui, certamente non potrà essereconsapevole di ciò che avviene nel suo cliente, né di ciò checapita fra loro due durante il dialogo. Così, non solo diverràmeno efficace nell'aiutare il suo cliente, ma addirittura èprobabile che lo danneggi, perché non è consapevole deisentimenti e motivazioni sottostanti ciò che sta facendo edicendo. La consapevolezza è un potente mezzo per aumentarel'amore di Dio e del prossimo. La consapevolezza intensifical'amore. L'amore, quando è genuino, nutre una più profondaconsapevolezza.

Non andate alla ricerca di mezzi astrusi per sviluppare lavostra consapevolezza. Cominciate da cose umili, come laconsapevolezza della percezione del vostro corpo, o quelladelle cose che vi circondano e poi dedicatevi ad esercizi comequelli che vi ho suggerito fin qui. Non passerà molto tempoprima che constatiate i frutti di pacificazione e amore che unaintensificata autoconsapevolezza porta con sé.

ESERCIZIO 13

TROVARE DIO IN TUTTE LE COSE

Gustare il qui adesso è un massimo di esistere con unminimo di fare - Sospirare per Dio - Riposare nel mondo totaledei sensi. Questa è una ricapitolazione di molti esercizi

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precedenti. Fate uno degli esercizi di consapevolezzaprecedenti. Per esempio prendete le vostre sensazioni corporeecome centro su cui focalizzare la vostra attenzione... Nonlimitatevi ad osservare solo le sensazioni che si presentanospontaneamente alla vostra attenzione, le sensazioni piùgrossolane, ma anche quelle più sottili... Se possibile, non datenessun nome alle sensazioni (bruciore, intorpidimento,pizzicore, prurito, freddo...). Limitatevi a provare le sensazioni,senza imporre loro un'etichetta. Fate lo stesso con i suoni...Catturatene il più possibile... Non cercate di identificare lesorgenti dei suoni. Ascoltate i suoni, senza cercare dietichettarli...

Man mano che procedete nelle varie fasi di questo esercizio,noterete che su di voi scende una gran pace, un profondosilenzio... Questo esercizio vi dà il gusto del qui adesso. Unminimo di fare. Un massimo di esistere. Esistere. Per chi è piùincline alla devozione: Fate il precedente esercizio fino asentire la serenità che con esso viene... Ora esprimete voi stessia dio non verbalmente. Immaginate di essere muti e di potercomunicare solo con i vostri occhi e col vostro respiro... Dite alSignore, non verbalmente: "Signore, è bello essere qui con te".Oppure non comunicate affatto col Signore. Semplicementeriposatevi alla sua presenza. Sempre per chi è incline alladevozione, un esercizio rudimentale per trovare Dio in tutte lecose. Tornate al mondo dei sensi. Diventate consapevoli il piùvivamente possibile dell'aria che respirate... dei suoni attorno avoi... delle vostre sensazioni corporee... Sentite Dio nell'aria,nei suoni, nelle sensazioni... Riposatevi in questo mondo totaledei sensi. Riposatevi in Dio. Arrendetevi a questo mondo totaledei sensi (suoni, sensazioni tattili, colori)... Arrendetevi a Dio...

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ESERCIZIO 14

CONSAPEVOLEZZA DELL'ALTRO

L'io come gradino a Dio - Consapevole di Dio e delprossimo - Il creato come "persona" - Parlate al sole, alle stelle,all'acqua, agli alberi, agli uccelli, alle pecorelle, al lupo, aipesci - Farsi bambino e i segreti nascosti "ai saggi e aiprudenti" - Io e un oggetto.

Finora tutti gli esercizi che avete fatto sono basati sullaconsapevolezza di ciò che chiamate il vostro "io". Questoperché per voi non c'è una realtà che è più vicina a Dio di voistessi. Perciò giustamente sant'Agostino insiste nell'affermareche dobbiamo restituire l'uomo a se stesso, in modo che possafare di se stesso un gradino verso Dio. Dio è il fondamento piùprofondo del mio essere, il Me di me stesso. Non posso entrarein me stesso senza entrare in contatto con lui. Laconsapevolezza di sé è anche un mezzo per sviluppare laconsapevolezza dell'altro. E' solo nella misura in cui io sono insintonia con le mie proprie sensazioni che sono in grado diessere consapevole delle sensazioni degli altri.

Solo nella misura in cui io sono consapevole delle miereazioni verso gli altri, divengo capace di aprirmi a loronell'amore. Mentre divento sensitivamente cosciente di mestesso, simultaneamente sviluppo anche una dedicataconsapevolezza del mio prossimo. Se ho difficoltà a rendermiconsapevole della realtà che è più vicina a me, cioè me stesso,come potrei non aver difficoltà a essere consapevole di Dio edel mio prossimo? L'esercizio sulla consapevolezza dell'altro,che sto per proporvi ora, non ha nulla a che fare con laconsapevolezza del prossimo che probabilmente vi aspettate.Ho intenzione di prendere in considerazione qualcosa di più

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facile: la consapevolezza del resto della creazione. Da questapoi potreste gradatamente arrivare alle persone. In questoesercizio desidero che sviluppiate un'attitudine di riverenza e dirispetto per le creature inanimate. Alcuni mistici ci narrano chequando raggiunsero lo stadio dell'Illuminazione, divenneromisteriosamente pieni di un senso di profonda riverenza per lavita in tutte le sue forme e riverenza anche per le creatureinanimate. E tendono a personalizzare l'intera creazione. Nontrattano più le cose come cose - è come se le cose fossero perloro diventate persone e, conseguentemente, il loro rispetto e illoro amore per le persone si potenziano.

Francesco d'Assisi riconobbe nel sole, nella luna, nellestelle, negli alberi, negli uccelli, negli animali, i suoi fratelli ele sue sorelle. Erano membri della sua famiglia coi qualidesiderava parlare amorevolmente. Antonio di Padova predicòun sermone ai pesci! Stupido, naturalmente, dal nostro punto divista razionalistico. Profondamente saggio e personalizzante esantificante da un punto di vista mistico. Desidererei che voipersonalmente sperimentaste qualcosa di queste realtà,piuttosto che solo leggere in proposito. Di qui questo esercizio.Per realizzarlo, però, dovete mettere da parte temporaneamentei vostri pregiudizi adulti e diventare come un bambino che,come Francesco d'Assisi, è capace di parlare col sole e con laluna e con gli animali. Allora, come un bambino, potretescoprire un Regno - e imparare segreti che sono normalmentenascosti al saggio e al prudente. "Allora Gesù disse: Tibenedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché haitenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hairivelate ai piccoli. Si, o Padre, perché così è piaciuto a te"(Matteo 11,25-26). Scegliete un oggetto che usate spesso: unapenna, una tazza.. Dovrebbe essere un oggetto che possiatetenere nelle vostre mani con facilità. Adagiate l'oggetto sulle

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palme delle mani distese.Ora chiudete gli occhi e cercate di cogliere la sensazione

provocata sulle vostre palme. Diventate consapevoli del suopeso... e della sensazione che questo produce sulle vostrepalme... Ora esploratelo con ambedue le mani. E' importanteche lo facciate con gentilezza e con rispetto: sperimentatene laruvidezza o levigatezza, se duro o molle, il suo calore o ilfreddo. Adesso toccatelo con altre parti del vostro corpo: levostre labbra... le vostre guance, la vostra fronte, il dorso dellevostre mani, e vedete se lo percepite differente. Avete fatto unaprima conoscenza dell'oggetto attraverso il tatto. Adessoapprofonditela, rendetevi consapevoli di esso attraverso ilsenso della vista. Aprite gli occhi e guardatelo da differentiangolazioni. Osservate ogni suo dettaglio: i suoi colori, le sueforme, le sue varie parti... Annusatelo, se possibile,assaggiatelo, ascoltatelo, accostandolo all'orecchio. Adesso condelicatezza poggiate l'oggetto davanti a voi o sul vostrogrembo, e parlategli. Ponetegli domande su di lui, la sua vita, lesue origini, il suo futuro. E ascoltatelo mentre vi rivela i segretidella sua essenza e del suo destino. Ascoltate mentre vi spiegacosa significa l'esistenza per lui.

Il vostro oggetto ha una qualche saggezza nascosta darivelarvi a proposito di voi stessi. Interrogatelo su ciò eascoltate che cosa ha da dirvi. C'è qualcosa che potete dare aquesto oggetto. Che cos'è? Che cosa desidera da voi? Ponetevoi stessi e questo oggetto alla presenza di Gesù Cristo, laParola di Dio, nella quale e per la quale ogni cosa è stata fatta.Ascoltate che cosa egli ha da dire a voi e all'oggetto. E cosadite in risposta voi due? Adesso guardate l'oggetto ancora unavolta. Il vostro atteggiamento nei suoi confronti è cambiato?C'è qualche mutazione nel vostro atteggiamento riguardo aglialtri oggetti che vi circondano, come risultato di questo

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esercizio?

CONSAPEVOLEZZA: VANTAGGI INDIVIDUALI

Esporsi al vuoto e al nulla, senso di frustrazione - Unanuova energia trasformante, un buon investimento. Quandoinizierete il tipo di contemplazione proposta negli eserciziprecedenti, probabilmente sarete molto diffidenti. Nonsembrano essere né meditazione né preghiera, nel sensotradizionale della parola. Se per preghiera si intende parlarecon Dio, qui il parlare è molto poco o addirittura nullo. Se lameditazione viene intesa come riflessione, illuminazioni eintuizioni, risoluzioni, in questi esercizi c'è veramente moltopoco spazio per la meditazione. Uscite da questi esercizi senzanulla di concreto da mostrare per lo sforzo da voi fatto. Nullache possiate scrivere nel vostro diario spirituale - per lo menoall'inizio, forse per sempre. Uscirete spesso con la sensazionespiacevole di non aver fatto nulla e di non aver raggiunto nulla.Questa forma di preghiera risulta particolarmente penosa percoloro che valutano molto il successo. Quelle persone per cui ilfare è molto più importante dell'esistere.

Ho il vivido ricordo di un giovane che pareva non ottenerenulla da questi esercizi. Trovava molto frustrante dover sedereimmobile ed esporre se stesso a un vuoto, anche se ammettevadi non riuscire assolutamente a pensare o a usare la sua mentein un qualsiasi altro modo mentre era in preghiera. Spendeva iltempo di preghiera combattendo le distrazioni - generalmentesenza successo - e mi supplicava di suggerirgli qualcosa chefacesse sì che quel tempo e quello sforzo ne valessero la pena.Fortunatamente perseverò in questi esercizi apparentementefrustranti e dopo circa sei mesi venne a riferirmi che stava

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traendo un immenso beneficio da essi - molto più di quello cheaveva ottenuto dalle sue precedenti preghiere e meditazioni eilluminazioni e risoluzioni. Che cosa era accaduto? Le suedistrazioni non erano diminuite. Trovava gli esercizi frustranticome prima. Nulla era cambiato negli esercizi. Ciò che eracambiata era la sua vita! Questo tentativo costante, penoso,pieno di distrazioni che stava facendo, giorno dopo giorno, peresporre se stesso a ciò che sembrava vuotaggine e nullità; iltentare solo di calmare la propria mente e di raggiungere unqualche grado di silenzio attraverso la concentrazione sullesensazioni corporee o sul respiro o sui suoni, stavanoportandogli nella sua vita quotidiana una nuova energia chenon aveva mai provato, la cui presenza nella sua vita eraindiscutibile.

Questo è uno dei maggiori vantaggi di questa forma dipreghiera: un cambiamento in se stessi che sembra avveniresenza sforzo. Tutte quelle virtù che precedentemente avevatetentato di ottenere attraverso l'esercizio della vostra forza divolontà sembrano adesso venire in voi senza sforzo - sincerità,semplicità, dolcezza, pazienza. Le cattive abitudini sembranomorire senza bisogno, da parte vostra, di risoluzioni o sforzi:abitudini legate a cose come il fumare o l'uso eccessivodell'alcol, abitudini legate a persone come infatuazioni eiperdipendenza. Quando questo vi accadrà, saprete che il tempoda voi dato a questi esercizi è stato davvero un buoninvestimento.

CONSAPEVOLEZZA: VANTAGGI DI GRUPPO

Unione di cuori in comunità o in famiglia - un silenzio checomunica e unisce. Se fate questi esercizi in un gruppo,

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noterete un aumento di amore fra i membri del gruppo. Oggi sistanno facendo molti tentativi, e molto lodevoli, per favorireuna maggiore unione di cuore tra i membri di comunitàreligiose o famiglie, attraverso il dialogo, condivisioni digruppo e incontri. C'è un ulteriore via per raggiungere questirisultati: attraverso la contemplazione di gruppo, quando tutti imembri del gruppo siedono insieme per almeno mezz'ora algiorno, preferibilmente in circolo (non so perché questo aiuti,ma così è), in totale silenzio. E' importante che il silenzio nonsia solo esteriore - assenza di movimenti fisici nella stanza,assenza di irrequietezza, assenza di preghiera articolata - maanche interiore, cioè che i membri del gruppo si sforzino dicreare un silenzio di parole e pensieri dentro se stessi,attraverso esercizi simili a quelli suggeriti finora.

Un uomo sposato mi disse che lui e sua moglie spendevanoun'ora al giorno in questa forma di contemplazione, sedendol'uno di fronte all'altra con gli occhi chiusi e, come risultato,dopo ciascun'ora sperimentavano un'unione di cuori e un amoreche andavano ben al di là di tutto ciò che avevano sperimentatoprima, anche nei loro momenti più romantici. Devo aggiungereche ambedue erano esperti nell'arte di quietare la mente. Unprete, che aveva fatto sotto la mia direzione un ritiro di trentagiorni con un gruppo di altri quaranta preti che gli eranototalmente sconosciuti, mi disse alla fine del ritiro che si erasentito più vicino a questo gruppo che a ogni altro con cuiaveva vissuto. Tutto quello che era accaduto durante il ritiroper fargli sentire quest'unità col gruppo, era stato un incontrodel gruppo ogni sera per circa 45 minuti di contemplazionecomune in silenzio. Il silenzio, quando è profondo, può unire.Le parole sovente impediscono la comunicazione! Un direttoredi ritiri che guida ritiri Zen nei quali i partecipanti passano oreinsieme nel vuotare la mente di tutti i contenuti di pensiero, mi

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disse che faceva sempre praticare agli esercitanti le lorocontemplazioni insieme in una stanza. La ragione: ciò nonfalliva mai nel portare tutte queste persone - anche ottanta,generalmente del tutto estranee le une dalle altre - insieme e neldare loro un profondo senso di reciproca unione.

CONTEMPLAZIONE: PIÙ' FACILE IN GRUPPO

Comunicazione inconscia o vibrazioni benefiche? Il luogosanto. Probabilmente troverete più facile raggiungere laconcentrazione se fare questi esercizi in un gruppo. E'importante che tutti i membri del gruppo si impegnino. Lapigrizia o la letargia mentale da parte di un partecipanteagiranno come un freno sugli altri, così come gli sforzi diqualche "contemplativo" nel gruppo saranno una spinta pertutti. Più e più volte gli esercitanti mi hanno detto la grandedifferenza riscontrata nella loro contemplazione se la fannoinsieme con un gruppo piuttosto che soli nelle loro stanze.Naturalmente non è una regola assolutamente universale, masono stato certamente colpito dal fatto che, quando l'uno ol'altro dei membri di un ritiro buddista al quale partecipavotrovava particolarmente difficile il concentrarsi, il nostrodirettore del ritiro lo invitava a sedersi accanto a lui - e questoinvariabilmente sembrava aiutarlo!

Esiste una sorta di comunicazione inconscia che si innescaquando i singoli individui raggiungono un profondo silenziostando fisicamente vicini? O sono vibrazioni generateattraverso questo esercizio, che hanno un effetto benefico suquelli che stanno abbastanza prossimi da essere esposti aqueste vibrazioni? Questa era la teoria del nostro direttorebuddista di ritiri. Egli raccomandava caldamente anche un'altra

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pratica che ho trovato benefica: cioè, per quanto possibile,cercate di fare la vostra contemplazione ogni volta nello stessoposto; cercate, se possibile, di riservare un angolo della vostrastanza a questo solo scopo; oppure che lo facciate in un postoche è usato normalmente da altri per la preghiera e lacontemplazione, un luogo santo. La ragione: una volta ancora,secondo lui, le vibrazioni benefiche che si generano con lapratica della contemplazione e che sembrano persistere in quelposto anche parecchio dopo che la contemplazione è finita. Siafondata o meno questa spiegazione, io so dalla mia e altruiesperienza che aiuta il pregare in luoghi "sacri", santificatidalla pratica frequente della contemplazione.

LO SPECIALE VALOREDELLA CONSAPEVOLEZZA CORPOREA

Respiro, suoni, sensazioni corporee - Comunione psico-fisica - Vantaggi spirituali e psicologici - Pace e gioia comefacoltà acquisita. Vi ho spesso suggerito di scegliere laconsapevolezza del vostro respiro o dei suoni o dellesensazioni corporee per la vostra contemplazione. Ma siequivalgono tutte? A parer mio, la consapevolezza dellesensazioni corporee ha un vantaggio rispetto alle altre due.Essa porta con sé vantaggi che sono spirituali e psicologici. C'èuna connessione molto stretta tra il corpo e la psiche e ognidanno arrecato a uno sembra influire sull'altro. Reciprocamenteogni progresso nella salute dell'uno sembra avere un beneficoeffetto sull'altro. Quando la vostra consapevolezza corporeadiventa così acuta che ogni parte del vostro corpo diventavivida di sensazioni, si stabilisce un grande rilassamento ditensioni, fisiche ed emotive.

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E così ho saputo di persone guarite da malattie psico-somatiche, come l'asma e l'emicrania, e anche da inclinazioniemotive, come risentimenti e paure nevrotiche, attraverso lapratica costante della consapevolezza corporea. Talvolta questoesercizio si risolverà in uno scoperchiamento dell'inconscio e intal modo potreste essere sommersi da forti sensazioni e fantasieconnesse con materiale represso, generalmente aggressività esesso. Ma in realtà non c'è alcun pericolo, purché continuiatecon il vostro esercizio di consapevolezza senza dare specialeattenzione alle fantasie e sensazioni. Solamente assicuratevi,come ho detto prima, di non spendere molte ore nello sforzodella consapevolezza del respiro, senza che abbiate disponibileuna guida competente. Così se desiderate intraprendereseriamente e sistematicamente questi esercizi, vi raccomandodi cominciare con la consapevolezza del vostro respiro e deisuoni per alcuni minuti, all'inizio di ciascun esercizio, per poiproseguire con la consapevolezza delle sensazioni corporee,spostando la vostra attenzione su tutte le parti del corpo finchéil vostro corpo intero non diventi un'unica, fertile massa disensazioni. Poi rimanete nella consapevolezza del vostro corpocome entità unica finché non vi accorgiate che vi statedistraendo e perciò di aver bisogno di passare nuovamente dauna parte all'altra. Questo vi porterà i benefici spiritualidell'apertura del vostro cuore al divino, e in più i vantaggi allapsiche e al corpo che accompagnano questo esercizio.

Un'ultima parola di incoraggiamento: la pace e la gioia chevi ho promesso, come ricompensa per la fedele pratica di questiesercizi, sono un sentimento a cui non siete probabilmenteabituati - qualcosa che all'inizio è così sottile da esseredifficilmente paragonabile a una sensazione o a un'emozione.Se non siete consci di questo, vi potreste scoraggiare troppofacilmente. Il godimento di questa pace e di questa gioia è una

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facoltà acquisita. Quando si dice a un bambino che la birra èpiacevole, probabilmente si avvicinerà al bicchiere della birracon la propria esperienza di ciò che significa piacevole e perciòrimarrà sorpreso e contrariato perché la birra non contienenessuna delle dolcezze che trae dalle sue bevande dolci. Gli èstato detto che la birra sarebbe stata piacevole - il suo concettodi piacevole era limitato a dolce. Quindi non avvicinateviall'esercizio di contemplazione con nozioni preconcette.Avvicinatevi ad esso pronti a scoprire nuove esperienze (cheinizialmente potrebbero addirittura non sembrare affatto"esperienze" tanto sono tenui) e ad acquisire gusti di nuovogenere.

IMMAGINAZIONE ESERCIZIO 15

LI' E QUI

Insospettata e inesauribile fonte di energia, la nostra facoltàdi immaginazione Il ritorno dal posto della fantasia a quelloreale può essere penoso - La fantasia rivive l'evento, lamemoria lo ricorda soltanto - Riportare qualcosadell'esperienza spirituale - Sognatore ad occhi aperti, se nonriesco a distinguere la realtà sensibile da quella fantastica. C'èun'insospettata e inesauribile fonte di energia e di vita nellanostra fantasia. Voglio che lo sperimentiate voi stessi, prima diintrodurvi all'uso della fantasia nella contemplazione. Chiudetegli occhi. Assumete una posizione riposante. Pacificatevi perun momento con uno degli esercizi di autoconsapevolezza. Perogni lavoro con l'immaginazione è importante che la vostramente sia quieta, riposata, piena di pace... Ora portatevi con lafantasia in un posto nel quale avete sperimentato felicità nel

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passato... Una volta che avete scelto il posto, spendete un po' ditempo ricatturando ogni particolare..

Usate per questo ognuno dei vostri sensi immaginativi:guardate gli oggetti in quel posto, i colori; udite ancora ognisuono; toccate; assaggiate; annusate, se possibile, finché ilposto divenga presente nel modo più vivo possibile, finchéabbiate la sensazione che realmente state lì di nuovo, rivivendol'evento che vi ha reso felici. Che state facendo? Che cosa stateprovando? Dopo aver sostato in questo posto per circa cinqueminuti, ritornate alla realtà presente, alla vostra esistenza inquesta stanza dove adesso state. Rendetevi consapevoli diquanti più dettagli vi è possibile della vostra situazione qui...Notate specialmente ciò che qui state provando... soffermatevisu questi per tre minuti circa. Ora tornate al posto della vostrafantasia. Cosa provate ora? C'è qualche cambiamento nel postoo nelle vostre sensazioni? Tornate ancora nella stanza... econtinuate a muovervi avanti e indietro, tra quel posto e questastanza. Siate consapevoli di ciò che provate in ognuno deiluoghi. Osservate ogni cambiamento che si genera nelle vostresensazioni. Dopo alcuni minuti vi chiederò di aprire gli occhi,terminare l'esperimento, e condividere con noi la vostraesperienza, se lo desiderate.

Nella condivisione che segue questo esercizio molte personemi dicono di sentirsi rinfrescate e rinforzate. Si ritirano con lafantasia in un posto dove nel passato avevano sperimentatoamore o gioia o pace e silenzio. Quando ricatturano la scenanella loro immaginazione, spesso ricatturano le emozioni cheoriginariamente avevano sperimentato in quella scena. Ilritorno nella stanza, dove attualmente si trovano, spesso sidimostra penoso. Ma non appena cominciano a muoversiavanti e indietro tra il posto della loro fantasia e la stanza,riportano indietro con sé, dal posto della fantasia, gran parte

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delle emozioni positive che lì hanno sperimentato. Ritornanorinfrescati e rinforzati. E, per quanto strano ciò possa sembrare,la loro percezione della realtà presente si raffina. Ben lungi dalservire come fuga dalla realtà, cosa che molti temono nelritirarsi nel loro mondo fantastico, questo ritirarsi li ha aiutati atuffarsi più profondamente nella realtà presente - a percepirlameglio e ad affrontarla con rinnovato vigore. La prossima voltache vi sentirete stanchi e annoiati, provate a fare questoesperimento e vedete quel che vi apporta. Potreste essere una diquelle persone che hanno usato raramente la loro capacità difantasticare e quindi all'inizio trovano difficile immaginarequalcosa vividamente, in tal caso avete bisogno di un po' dipratica prima di ottenere tutti i benefici di questo eserciziotonificante.

Assicuratevi, quando riprovate a fare questo esperimento,che realmente state fantasticando e non soltanto ricordando lascena o l'evento. La differenza tra fantasia e memoria è chenella fantasia attualmente rivivo l'evento. Non sono più consciodel mio ambiente presente. Per quanto concerne la mia mente ela mia coscienza, io sono realmente nel luogo della miafantasia. Così, se sto rivivendo una scena su una spiaggia, ècome se udissi ancora una volta il rombo delle onde, sento ilsole battere sulla schiena nuda, percepisco il contatto dellasabbia calda sotto i piedi e, come risultato risperimento tutte lesensazioni che ebbi, quando la scena realmente accadde. Neiprimi tempi credevo a quegli esercitanti che dichiaravano dinon essere capaci di usare la loro immaginazione nellapreghiera. Oggi mi sono convinto che, con un po' di pratica,quasi tutti possono sviluppare il potere di fantasticare e cosìacquisire grandi ricchezze emotive e spirituali. Se pensate dinon essere affatto capace di usare la vostra fantasia, provatequesto: fissate per un po' un oggetto che vi sta di fronte. Ora

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chiudete gli occhi e vedete se siete capaci di visualizzarel'oggetto mentalmente.

Quanti dettagli siete capaci di catturare? Quindi aprite gliocchi, guardate di nuovo l'oggetto e notate cosa avete omessonella vostra immagine mentale. Chiudete ancora gli occhi evedete quanti dettagli riuscite a ricatturare, e quantovividamente riuscite a vederli. Potete provare qualcosa disimile col vostro senso immaginativo dell'udito: ascoltatealcune battute di musica da un registratore... ricatturatelementalmente... riascoltate il nastro e notate cosa avetetralasciato. E' così che gradualmente svilupperete la vostrafacoltà immaginativa. Adesso ricaviamo un profitto spiritualedal precedente esperimento. Chiudete gli occhi e pacificateviper alcuni momenti. Ora ritiratevi con la fantasia in un qualcheposto dove avete, in passato, sperimentato Dio... Seguite lostesso procedimento suggerito nell'esperimento precedente...muovetevi avanti e indietro da quel posto al vostro... sequalcosa della passata esperienza spirituale vi è ridonata oranel rivivere l'evento, riporterete con voi nel presente qualcosadella forza spirituale che vi diede quella esperienza. Per usarecon successo la fantasia e trarre il massimo profitto da questiesercizi, dovete essere in uno stato di profonda solitudineinteriore.

Allora le vostre immagini diventeranno vivide quasi quantola realtà del mondo sensibile. Non dovete aver paura che questiesercizi facciano di voi uno che sfugge alla realtà o unsognatore ad occhi aperti. I sogni diurni sono pericolosi soloquando il sognatore non può distinguere la realtà sensibile dallarealtà fantastica o quando non ha il potere di uscire e rientrare avolontà nel sogno. Purché conserviate questa capacità, potretemuovervi in questi esercizi senza alcuna paura.

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ESERCIZIO 16

UN POSTO PER PREGARE

La natura: alba, tramonto, cielo stellato, spiaggia, lago,fiume, cima di una collina, terrazza, giardino... "Composizione,guardandomi nel luogo" (Esercizi spirituali: nn. 47, 55, 103,112, 192, 202, 220). Uno degli aiuti migliori alla nostrapreghiera è un posto che sia stimolante. Vi ho parlato inprecedenza di posti che contengono vibrazioni buone. Aprescindere da questo, avrete osservato anche voi ciò che puòfare un'alba o un bel tramonto per il vostro raccoglimento e lavostra preghiera. Oppure le stelle di notte. O la luna lunare chefiltra tra i rami d'un albero. La vicinanza con la natura aiutamolte persone a pregare - e le aiuta sostanzialmente. Ognuno,naturalmente, ha le sue preferenze: la spiaggia col rumore delleonde che battono sulla sabbia, un fiume che scorre tranquillo,la quiete di un lago, la pace di una vetta montana... Avete mairiflettuto che Gesù, maestro nell'arte del pregare, affrontava lafatica di salire in cima a un colle per pregare? Come tutti igrandi contemplativi era consapevole che il posto in cuipreghiamo influenza la qualità della nostra preghiera.

Gran parte di noi, sfortunatamente, vive in agglomerati checi tagliano fuori dalla natura. E i posti che siamo costretti ascegliere per pregare sono, ahimé, incolori e poco favorevoliall'elevazione del nostro spirito a Dio! Tutte buone ragioni peresporci a lungo e amorosamente ai posti che ci aiutano apregare, ogni volta che ne abbiamo l'occasione. Prendetevitutto il tempo necessario per immergervi nell'atmosfera di uncielo stellato, di una notte di luna, di una spiaggia, di una vettamontana. Potrete poi portare con voi tutto questo nel vostrocuore e anche se molto lontani geograficamente da questi posti,

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li avrete impressi con vivacità nella memoria e sapreterivisitarli con la fantasia. Ora provate questo. Dopo un po' ditempo speso per rilassarvi, ritiratevi con la fantasia in un postoche vi aiuta a pregare: una spiaggia, la riva di un fiume, unavetta montana, una chiesa silenziosa, una terrazza aperta alcielo stellato, un giardino inondato dalla luce lunare....Visualizzate il luogo il più vivamente possibile, tutti i colori.Udite tutti i suoni (le onde, il vento nelle fronde, gli insetti dinotte). Ora innalzate a Dio il vostro cuore e ditegli qualcosa.

Quelli che hanno familiarità con gli Esercizi Spirituali disant'Ignazio di Loyola si ricorderanno di ciò che vienecomunemente chiamato "composizione di luogo". Sant'Ignazioraccomanda di ricostruire il luogo dove accade la scena chestiamo per contemplare. Comunque, ciò di cui realmente parlanel testo originale spagnolo non è una composizione di luogo,ma una composizione, guardando il luogo. In altre parole non èil luogo che voi componete ma, nella fantasia, voi stessi mentrelo osservate. Se siete riusciti a eseguire con successo l'esercizioprecedente, avrete nel vostro cuore un centro di pace nel qualepotrete sempre ritirarvi, quando avete bisogno di quiete e disolitudine, anche se esteriormente vi trovate in un mercato o suun treno affollato.

ESERCIZIO 17

IL RITORNO IN GALILEA

Ritorno a giorni gioiosi: soffermarsi su sensazioni positive esenso di indegnità. Quando due innamorati hanno litigato evogliono rappacificarsi, è per loro di grande aiuto il ricordo deiperiodi felici trascorsi insieme in passato. Dio, tramite i profeti,

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ricordava costantemente agli Ebrei la luna di miele che avevaavuto con loro nel deserto. Mentre ora, nella terra ove scorrelatte e miele, andavano dietro falsi amanti, dimenticando i lorogiorni di luna di miele. In tempi di crisi spirituale è beneseguire il consiglio del Signore risorto agli apostoli scoraggiati:"Ritornate in Galilea". Ritornate ai giorni gioiosi trascorsi incompagnia del Signore. ritornate - e lo ritroverete in una nuovaluce, come fecero gli apostoli. Ma perché aspettare i giorni dicrisi? Fatelo subito e prevenite la crisi. Tornate conl'immaginazione a qualche scena in cui sperimentaste l'amoredi Dio per voi, in qualunque forma.

Soffermatevi su questo e accogliete in voi nuovamentel'amore di Dio. Ora tornate al presente e parlate con Dio.Oppure tornate su un fatto che vi fece sentire molto vicino aDio, o che vi fece provare un senso di intensa consolazione egioia spirituale. E' importante che voi riviviate l'avvenimentonella vostra immaginazione e non vi limitiate al semplicericordo. Prendetevi tutto il tempo necessario. Questo rivivereporterà con sé tutte le sensazioni che sperimentaste allora: gioiao intimità o amore. State attenti a non scappare in fretta daqueste sensazioni; soffermatevici il più a lungo possibile.Soffermatevi finché non proverete un senso di pace econtentezza. Solo allora tornate alla realtà presente. Parlate colSignore per un po' e terminate l'esercizio. L'ingiunzione disoffermarsi su queste sensazioni piacevoli è importante perché,per quanto strano possa sembrare, la tolleranza di moltepersone per le sensazioni positive è ridotta. Esse infatti hannoun senso di indegnità profondamente radicato che fa loroistintivamente interrompere anche il più momentaneo contattocon sensazioni piacevoli. Osservate se vi è questa tendenza invoi e assicuratevi di sapervi soffermare sulle sensazionipositive che sorgono in voi rivivendo i momenti di gioia,

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passati in compagnia del Signore.Alcuni santi avevano l'abitudine di annotare le esperienze

mistiche che facevano - una sorta di diario dei loro rapporti conDio. Non vi consiglio lunghi resoconti delle vostre esperienzespirituali. Ma se l'esperienza è stata molto forte, una breve notapotrà aiutarvi in seguito per il ritorno in Galilea. Una delletragedie dei nostri rapporti con Dio, come dei nostri rapporticon i nostri amici, è che siamo troppo inclini a dimenticare.

ESERCIZIO 18

I MISTERI GAUDIOSI DELLA NOSTRA VITA

Un album di belle foto - Fantasia, per cui io rivivo, potentemezzo terapeutico e di sviluppo della personalità: le stessereazioni psicologiche e fisiologiche Resistenza ad accogliereamore e gioia per un innato senso di colpa e indegnità Impararea trovare Dio in ogni momento della nostra vita. Ciascuno dinoi porta nel suo cuore un album di belle fotografia del passatoricordi di avvenimenti felici. Aprite questo album e richiamatequanti più di questi avvenimenti vi è possibile. Se non avetemai fatto questo esercizio in precedenza, è probabile che nonriusciate a trovare molti di questi ricordi al primo tentativo. Macon gradualità ne scoprirete sempre più numerosi, sepolti nellavostra memoria e gioirete nel disseppellirli e riviverli allapresenza di Dio. La vostra memoria diverrà un immenso tesoronel quale poter scavare ogni volta che volete portare nuovagioia e vigore nella vostra vita. Immagino che questo è ciò chefaceva Maria quando serbava con cura nel suo cuore i ricordidell'infanzia di Gesù, tesori ai quali sarebbe tornata in seguitocon amore.

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Riportatevi mentalmente a un momento della vostra vita incui vi siete sentiti profondamente amati... Come vi è statodimostrato questo amore: con parole, uno sguardo, unabbraccio, un favore, una lettera? Soffermatevi sulla scena finoa riprovare un po' della vostra gioia, quando l'avvenimento siprodusse. Riportatevi a qualche scena in cui sperimentastegioia. Cos'è che produsse in voi questa gioia? Buone notizieinattese? L'appagamento di un desiderio? La bellezza dellanatura? Ricatturate la scena originale e i sentimenti che laaccompagnavano. Soffermatevi quanto potete in questisentimenti. Questo ritornare su scene passate in cui provasteamore e gioia è uno degli esercizi più raffinati che io conoscaper costruirvi la vostra salute psicologica. Molti di noi passanoattraverso quelle che uno psicologo chiama esperienze forti.Purtroppo, quando una di queste esperienze viene vissuta nellarealtà, pochi sono capaci di abbandonarsi totalmente ad essa. Eperciò conservano nulla o molto poco dell'esperienza. Ciò chedebbono fare è ritornare a queste esperienze con la fantasia eimmergerle nell'intimo con la loro pienezza. Se farete cosìscoprirete in questa esperienza un'inesauribile sorgente dinutrimento per il vostro spirito.

Esse saranno una gioia per sempre. Assicuratevi, comunque,di non tornare su queste scene osservandole, per così dire, solodall'esterno. Esse debbono essere rivissute, non osservate.Rivivete di nuovo in esse, partecipatevi. Fate che la fantasia siacosì vivida, come se l'esperienza stesse avvenendo proprioadesso per la prima volta. Non vorrei andare avanti prima chevoi abbiate compreso il valore psicologico di quest'esercizio eabbiate acquisito un nuovo senso di rispetto per la fantasia,come fonte di energia e di vita. La fantasia è un mezzo moltopotente per la terapia e lo sviluppo della personalità. Sullapsiche ha lo stesso effetto, gioioso o penoso, della realtà stessa.

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Se poi si fonda sulla realtà (ricostruendo scene e avvenimentirealmente accaduti) ha gli stessi effetti (piacevoli o penosi)della realtà stessa. Se vedo venire verso di me un amico nellaluce incerta della sera e immagino che egli sia invece unnemico, tutte le mie reazioni, fisiologiche e psicologiche,saranno quelle che proverei se realmente ci fosse un nemico.Se un uomo è assetato nel deserto e immagina di vedere acqua,accadranno in lui le stesse cose che accadrebbero vedendodell'acqua reale.

Ritornando con la fantasia a momenti in cui provaste amoree gioia, otterrete tutti i benefici che vengono dall'amore e dallagioia... e questi benefici sono immensi. Che significatospirituale ha un esercizio come questo? In primo luogo, spezzala resistenza istintiva che molte persone hanno costruito in sécontro l'accoglienza di amore e gioia. Aumentata la lorocapacità di accettare e accogliere queste emozioni nella lorovita. E così aumenta la loro capacità di sperimentare Dioaprendo i loro cuori al suo amore e alla felicità che l'esperienzadi Dio porta con sé. Chi non permette a se stesso di sentirsiamato dal fratello che vede, come potrà permettersi di sentirsiamato da dio che non vede? In secondo luogo questo esercizioaiuta a superare un innato senso di indegnità e di colpa, che èuno dei principali ostacoli che noi opponiamo sulla strada dellagrazia di Dio. Infatti il primo effetto della grazia di Dio quandoentra nei nostri cuori è il farci sentire totalmente amati - eamabili. Esercizi come questo ci preparano per questa grazia.Ecco un altro modo di trarre benefici spirituali da questoesercizio: Ritornate a un tempo in cui vi sentisteprofondamente amati o pieni di gioia... Rivivete la scena.Cercate di trovare la presenza di Dio in questa scena. In qualeforma egli è presente? Questo è un modo per imparare atrovare Dio in ogni momento della vostra vita, passato e

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presente.

ESERCIZIO 19

I MISTERI DOLOROSI

Dolore, risentimento, paura, ansietà, colpa - Accettazione,perdono, serenità Prendersela con Dio: repressione ofranchezza? - Sicuri del suo incondizionato amore - Giobbe.Spesso molti portano con sé ferite dal passato che ancorasuppurano. Col passare del tempo il bruciore può non esserepiù percepito, ma l'effetto dannoso della ferita continua adurare. Per esempio, un bambino che perde sua madre saràsopraffatto dal dolore. Il dolore può essere represso edimenticato. Ciononostante esso continua a influenzare la vitadi questo bambino, ora diventato uomo: potrà trovare difficileavvicinarsi alle persone per paura di perderle, oppure potràsentirsi incapace di accettare l'amore che gli viene offerto,oppure perderà gradualmente ogni interesse per la gente e lavita in generale, perché emotivamente non s'è staccato dallatomba di sua madre, si rifiuta di lasciarla andare via, pretendeda lei un amore che non può più dargli. Oppure pensate a unadonna che è stata profondamente ferita da un amico.

La ferita si trasforma in risentimento che cova sotto lacenere e si mischia con l'amore genuino che essa ha per lui,cosicché, per qualche misteriosa ragione, il rapporto con luiperde il suo calore. Oppure qualcosa può avervi spaventati dabambini lasciando in voi un ricordo spiacevole e unapropensione alla paura e all'ansietà ogni volta che oggi vitrovate di fronte a situazioni simili. Oppure portate ancora ingiro con voi un senso di colpa per qualche passato misfatto. Il

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peccato è stato perdonato da tempo, ma la colpevolezza raggelain voi energia e gioia. E' utile ritornare sugli avvenimenti chehanno prodotto questi sentimenti negativi per spurgarli da ognieffetto negativo sulla vita presente. Tornate ad alcune scene delpassato in cui provaste dolore o afflizione, o vi sentiste feriti ospaventati o amareggiati. Rivivete l'avvenimento. Questa voltaperò cercate e trovate la presenza di Dio in esso. In che modoegli vi è presente? Oppure, immaginate che il Signore stessostia prendendo parte all'avvenimento. Che ruolo sta giocando?Parlategli. Chiedetegli il senso di ciò che accade. Ascoltatecosa vi dice in risposta.

E' utile tornare più e più volte con l'immaginazione su questifatti finché non siete più turbati dai sentimenti negativi chehanno prodotto; finché siete capaci di superare la vostraafflizione, di perdonare il denigratore, di affrontare con calmaciò che prima vi atterriva. Finché siete capaci di riviverel'avvenimento con un senso di pace; possibilmente addiritturacon sentimenti di gioia e gratitudine. E' molto probabile, cherivivendo questi avvenimenti nel modo in cui vi ho suggerito,cominciate a capire che Dio stesso ci ha messo lo zampino nelprovocarli... E' anche del tutto probabile che i vostri sentimentidi sdegno o collera o amarezza si rivolgano allora contro di lui.Se questo accade, dovete riconoscere la presenza di questisentimenti e dovete esprimerli al Signore senza paura. Dio sacosa c'è nei nostri cuori e non otterrete nulla reprimendovi. Alcontrario, una franca espressione di ciò che provate - anche sedovete usare parole dure e amare nel dirglielo - vi aiuterà achiarire l'atmosfera e ad avvicinarvi a Dio. E' meraviglioso chepossiate fidarvi tanto di lui ed essere così sicuri del suoincondizionato amore per voi che possiate dirgli perfino cosedure! E' significativo che Giobbe nelle sue sofferenze dissealcune cose molto dure a Dio, mentre i suoi scandalizzati amici

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lo rimproveravano e lo spingevano a biasimare se stesso e nonDio: quando alla fine il Signore appare sulla scena giustificaGiobbe e rimprovera i suoi amici, ben intenzionati mainsinceri!

ESERCIZIO 20

LIBERAZIONE DAL RISENTIMENTO

Veleno che intossica la nostra vita fisica, emotiva, spirituale- Esternarlo e volerlo dimenticare - Falsa indulgenza e mitezza- copertura di codardia Mettersi al suo posto - Neutralizzare lemie aspettative - Gesù crocifisso e perdonante. Il non volerperdonare gli altri per torti, reali o immaginari, da noi subiti, èun veleno che mina la nostra salute fisica, emotiva e spirituale.Si sente dire: "Posso perdonare, ma non posso dimenticare" o"Vorrei perdonare ma non ci riesco". Questo spesso significache non si vuol perdonare. Vogliamo crogiolarci nellasoddisfazione che ricaviamo nutrendo il risentimento.Impediamo che questo si affievolisca. Pretendiamo chel'offensore riconosca la sua colpa, ci chieda scusa e facciaammenda, come condizione per rinunciare al risentimento edisintossicarci da questo veleno. Oppure, si può provare undesiderio genuino di lasciar andare il risentimento, eppure essocontinua a bruciare dentro, perché non si è mai avutal'occasione di esternarlo e non si è mai cercato di dimenticarlo.

Un desiderio autentico di perdonare non è un sostituto albisogno di trovare una qualche liberazione dalla nostra rabbia edal nostro rancore, almeno nella fantasia. Ritengo inutiledichiarare che i risentimenti deliberatamente coltivati sono lamorte della contemplazione. Ecco un modo per liberarvi dai

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risentimenti che state cullando: Innanzitutto, generalmenteaiuta cercare di dimenticare il risentimento. Per questo,immaginate di vedere di fronte a voi la persona verso la qualeprovate rancore. Dite a lui/lei il vostro sdegno, esprimendo lavostra rabbia con tutta la forza possibile. Non controllatevinella scelta dei termini! Potrebbe addirittura essere utile unosfogo esteriore con espressioni fisiche, come il prendere apugni il cuscino o il materasso. Ci sono persone checollezionano risentimenti semplicemente perché sono troppopaurose per essere forti. E perciò rivolgono contro se stesse lafermezza che giustamente dovrebbero dimostrare verso glialtri. L'indulgenza e la mitezza, se praticate da persone troppopaurose per parlare chiaro e per sostenere con fermezza ciò cheritengono giusto, non sono virtù, ma una copertura per lacodardia.

Dopo aver espresso tutto il vostro risentimento, ma solodopo, considerate l'intero incidente, che vi ha causato ilrisentimento, dal punto di vista dell'altra persona. Mettetevi alsuo posto: come appare l'incidente attraverso gli occhi dilui/lei? rendetevi conto che non si ferisce per malizia. Ancheammessa l'intenzione di ferire, questa è il risultato di unaerronea interpretazione della realtà o di un'infelicità profondadell'altro. Le persone veramente felici non sono sgarbate.Inoltre, è molto probabile che non siate voi personalmente ilbersaglio dell'attacco altrui. Ha inconsciamente proiettatoqualcosa (o qualcun altro) in voi, che ora procede ad attaccare.Vedete se tutte queste considerazioni vi portano a provarecompassione piuttosto che risentimento - dopo aver sputatofuori l'ira dal vostro petto. Se tutti questi sforzi falliscono, èmolto probabile che siate il tipo di persona che, inconsciamentema attivamente, lavora a collezionare ferite e risentimenti. E'strano ma vero che spesso la gente crea realmente situazioni in

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cui saranno insultati ed offesi e, dopo aver ricevuto ciò che essistessi si sono preparati, si regalano i sentimenti di astio chedesideravano!

Riuscirete a superare questa vostra tendenza neutralizzandole vostre aspettative nei confronti degli altri. In altre parole,abbiate pure le vostre aspettative, se volete esprimetele ancheagli altri, ma lasciateli completamente liberi essendo ben chiaroche non c'è nessun obbligo da parte loro di soddisfarle dalmomento che sono vostre e non loro; questo vi eviterà tutte lecattive sensazioni che si provano quando viene delusaun'aspettativa. Molti si portano una scheggia nella carne lungotutta la vita: nei loro rapporti con gli altri partono da un assuntoimplicito: "Se veramente mi amassi tu avresti... evitato dicriticarmi, parlato gentilmente, ricordato la data del miocompleanno, fatto quel favore che chiedevo, ecc. ecc.". Perquesto tipo di persone è molto difficile capire che tutte questeloro aspettative possono non aver nulla a che fare con un amoregenuino da parte dell'altro. Infine, per rafforzare la vostradecisione di farla finita col vostro risentimento (questo è ilsegreto: volete realmente farla finita e proseguire con la vita econ le relazioni? O siete una di quelle persone che si tengonodentro il risentimento e si lamentano di non poterseneliberare?) provate a fare quello che segue: Immaginate divedere Gesù sulla croce... Prendetevi tutto il tempo necessarioper dipingerlo con vividi dettagli... Ora passate alla scena delvostro risentimento. Soffermatevi su di essa per un po'.Ritornate a Gesù crocifisso e fissatelo di nuovo.

Continuate alternando l'avvenimento che ha causato ilvostro risentimento e l'immagine di Gesù sulla croce... fino aquando vi accorgerete che il risentimento si sta eclissando esentirete la libertà e la leggerezza di cuore che ne conseguono.Non vi stupite se i sentimenti di rancore ritornano dopo un po'.

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Affrontateli pazientemente. Per molti il sacrificio insito nelrinunciare a sentimenti negativi e diventare felici è troppogrande per concentrarlo tutto in un breve esercizio!

ESERCIZIO 21

LA SEDIA VUOTA

Gesù seduto vicino a me - Pensare è parlare a noi stessi,pregare è parlare a Dio - Sperimentare la presenza di Cristo,incontrare il Signore risorto. Ho sviluppato questo eserciziodopo aver ascoltato la storia di un prete che era andato avisitare un paziente a casa sua. Aveva notato una sedia vuota afianco del letto del paziente e gli aveva domandato che cosa cistava a fare. Il paziente aveva risposto: "Immagino che ci siaGesù su quella sedia e prima che tu arrivassi gli stavo parlando.Per anni e anni avevo trovato estremamente difficile lapreghiera, finché un amico mi spiegò che la preghiera consistenel parlare con Gesù. Così ora immagino Gesù seduto su unasedia di fronte a me e gli parlo e ascolto cosa mi dice inrisposta. Da allora non ho più avuto difficoltà nel pregare".Qualche giorno dopo, la figlia del paziente era andata nellacanonica per informare il prete che suo padre era morto. Disse:"L'ho lasciato solo per un paio d'ore. Quando sono tornata nellastanza, l'ho trovato morto con la testa appoggiata su una sediache era accanto al suo letto".

Provate voi stessi a fare questo esercizio, anche se all'iniziopotrà sembrarvi puerile: Immaginate di vedere Gesù sedutovicino a voi... Nel fare questo state mettendo l'immaginazioneal servizio della vostra fede: Gesù certo non è presente quisotto la forma in cui voi lo state immaginando, però certamente

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è qui e la vostra immaginazione aiuta a rendere questo reale pervoi... Ora parlate con Gesù. Se intorno non c'è nessuno,parlategli a bassa voce. Ascoltate che cosa vi risponde Gesù oquello che immaginate lui vi dica. Se non sapete che cosa direa Gesù, fategli un resoconto degli avvenimenti di ieri ecommentateli. La differenza tra il pensare e il pregare staproprio qui. Quando pensiamo, generalmente parliamo a noistessi. Quando preghiamo, parliamo a Dio. Non preoccupatevidi immaginare i dettagli del suo viso, vestiario, ecc. Questopotrebbe soltanto distrarvi. Santa Teresa d'Avila, che pregavaspesso in questa maniera, diceva di non riuscire mai adimmaginare il volto di Gesù. Sentiva solo la sua vicinanza, cosìcome percepite la vicinanza di qualcuno che non riuscite avedere in una stanza buia. Questo metodo di preghiera è unodei mezzi più semplici che conosca per "sperimentare lapresenza di Cristo".

Immaginate Gesù al vostro fianco durante tutto il giorno.Parlategli in mezzo alle vostre occupazioni. A volte riusciretesolo a lanciargli degli sguardi, a comunicare con lui senzaparole. Santa Teresa, che patrocinava questa forma dipreghiera, prometteva che non ci sarebbe voluto molto tempoperché la persona che prega in questo modo sperimentassel'unione col Signore. Alcuni talvolta mi chiedono comepossano incontrare il Signore risorto nella loro vita. Nonconosco una strada più semplice di questa.

ESERCIZIO 22

CONTEMPLAZIONE IGNAZIANA

Rivivere la scena, prendendovi parte: accade ora e io sono

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presente, vedendo le persone, ascoltando le parole, guardandole azioni (Esercizi Spirituali: nn. 106107-108; 114-115-116;194; 222) - Difficoltà teologiche: valore simbolico, non irreale- Atteggiamento di Ramakrishna: "la tua purezza di cuore e latua semplice fede di bambino" - Le apparizioni del Signorerisorto. Questa è una forma di preghiera che usa la fantasia,raccomandata da Sant'Ignazio di Loyola nei suoi EserciziSpirituali e usata da molti santi. Essa consiste nello scegliereuna scena della vita di Cristo e riviverla, prendendovi partecome se stesse realmente accadendo in questo momento e voifoste presente. Il modo migliore per spiegarvi come praticarequesto tipo di esercizio è il farvelo fare. Come esempioprenderò un passaggio del Vangelo di Giovanni 51-9: Dopo diciò ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.Ora, a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c'è unapiscina, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici.Sotto quei portici giaceva una folla di infermi, ciechi, zoppi,paralatici

Attendevano che l'acqua si muovesse. Un angelo delSignore ogni tanto scendeva nella piscina e agitava l'acqua; chivi entrava per primo, dopo che l'acqua era agitata, venivaguarito dalla sua malattia, qualunque fosse. C'era lì un uomo,malato da trentott'anni. Gesù, vedendolo disteso e sapendo cheda molto tempo si trovava in quelle condizioni gli disse: "Vuoiguarire?" Gli rispose il malato: "Signore, non ho nessuno che,quando l'acqua viene agitata, mi cali nella piscina; così, mentremi avvio, un altro scende prima di me". Gli disse Gesù:"Levati, prendi il tuo giaciglio e cammina". All'istante, l'uomosi trovò guarito; prese il sua giaciglio e camminava. Rilassateviper un attimo, come preparazione alla contemplazione, facendouno degli esercizi di consapevolezza. Ora immaginate lapiscina di cui si è parlato, chiamata Betesda, i cinque portici, la

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piscina, i dintorni. Prendetevi il tempo necessario perimmaginare l'intera scena con la massima vividezza possibile,per comporre voi stessi mentre guardate il luogo. Che tipo diposto è? Pulito o sporco? Grande o piccolo? Osservatenel'architettura. Osservate le condizioni del tempo. Ora che avetepreparato il palcoscenico, lasciate che la scena prenda vita:guardate la gente vicino alla piscina. Quante persone ci sono?Che tipo di persone?

Come sono vestite? Cosa stanno facendo? Di che tipo dimalattia soffrono? Che stanno dicendo? Cosa stanno facendo?Non è sufficiente che osserviate l'intera scena dall'esterno,come se fosse un film proiettato su uno schermo. Doveteparteciparvi... Cosa state facendo lì? Perché siete venuti inquesto posto? Quali sono i sentimenti che provate osservandola scena e tutte queste persone? State parlando con qualcuno?Con chi? Ora osservate il malato di cui parla il Vangelo. In chepunto della folla si trova? Come è vestito? C'è qualcuno conlui? Andate verso di lui e parlategli. Che cosa gli dite? Cosa virisponde? Passate un po' di tempo cercando di ottenere ilmaggior numero di dettagli possibile sulla sua vita e sulla suapersona. Che tipo di impressione fa su di voi? Quali sono ivostri sentimenti mentre conversate con lui? Mentre parlate conlui vi accorgete, con la coda dell'occhio, che Gesù è entrato inquesto posto. Guardate ogni sua azione e ogni suo movimento.Dove va? Come agisce? Cosa pensate che stia provando? Eccoche ora viene verso di voi e il malato. Cosa provate ora? Vispostate di lato quando vi accorgete che vuole parlare con ilmalato. Che cosa gli sta dicendo?

Cosa risponde il malato? Ascoltate l'intero dialogo. Cercatedi riempire il racconto schematico del Vangelo... Soffermatevisoprattutto sulla domanda di Gesù: "Vuoi guarire?" Ascoltate ilcomando di Gesù quando dice all'uomo di alzarsi e

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camminare... la prima reazione del paralitico... il suo tentativodi alzarsi, il miracolo! Osservate le reazioni del paralitico, lereazioni di Gesù, le vostre.... Adesso Gesù si rivolge a voi. Vicoinvolge in una conversazione. Parlate del miracolo che èappena avvenuto. Anche voi state soffrendo di qualchemalattia? Fisica, emotiva, spirituale? Parlate a Gesù di questo.Che cosa ha da dirvi? Ascoltate le sue parola rivolte a voi:"Vuoi guarire?". Sei veramente sincero quando chiedi di essereguarito? Sei pronto ad affrontare tutte le conseguenze di unacura? Sei ora giunto ad un momento di grazia. Credi veramenteche Gesù possa curarti, che abbia intenzione di farlo? Oraascolta mentre pronuncia le miracolose parole di guarigione sudi te o impone le sue mani su di te. Quali sono i tuoisentimenti? Sei certo che queste parole che hai udito stanno peravere un effetto su di te, anzi, di fatto l'hanno già avuto, anchese sul momento non percepisci nulla di tangibile? Adesso passaun po' di tempo in serena preghiera alla presenza di Gesù. Nonvi scoraggiate se i vostri primi tentativi nel fare questo tipo dicontemplazione vanno incontro a dei fallimenti o non visoddisfano. Farete forse meglio nei tentativi successivi.Quando dirigo questo tipo particolare di contemplazione digruppo, invito i membri del gruppo a condividere ciò chehanno sperimentato. Talvolta imponiamo le mani sull'uno osull'altro nel nome di Gesù. Questo tipo di contemplazione creadifficoltà teologiche ad un gran numero di persone. Trovanodifficile tuffarsi in un esercizio che pensano essere totalmenteirreale. Hanno difficoltà particolari con fatti evangelici tipoquello che ho scelto o con i racconti dell'infanzia di Gesù. Nonriescono a cogliere il profondo valore simbolico (che nonsignifica irreale) di queste contemplazioni. Sono tantoinnamorati della verità della storia che sfugge loro la verità delmistero. La verità per loro è solo storica, non mistica. Quando

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Francesco d'Assisi distaccò amorevolmente Gesù dalla croce,sapeva sicuramente che Gesù non pende più dalla croce.

Quando Antonio di Padova prese in braccio Gesù bambino,egli, grande dottore della Chiesa, era sicuramente consapevoleche Gesù non è più un bambino. Eppure questi grandi santipraticavano queste forme di contemplazione e, al di sotto diqueste immagini fantastiche, qualcosa di profondo e dimisterioso avveniva nei loro cuori. E così Teresa d'Avilaaffermava che la sua forma preferita di meditazione consistevanell'essere presente a Cristo mentre pativa la sua agonianell'orto degli ulivi. E Ignazio di Loyola invita l'esercitante afarsi un piccolo servo e ad accompagnare amorevolmenteMaria e Giuseppe nel loro viaggio verso Betlemme, servendolinei loro bisogni, conversando con loro - traendo così profittospirituale nel trattare con loro. Egli non è interessato allaprecisione geografica e così, benché personalmente avessevisitato i luoghi sacri e avrebbe potuto dare una descrizioneaccurata di Betlemme e Nazaret, invita l'esercitante a inventarela sua propria Betlemme, la sua Nazaret, la strada perBetlemme, la grotta dove Gesù era nato, ecc. Evidentementenon era molto interessato all'accuratezza storica nel sensoodierno del termine. Non sarebbe certamente stato distolto daquesta forma di contemplazione dalla critica delle formeletterarie e dalle scoperte della ricerca moderna sulla Scrittura.

Queste contemplazioni devono essere intraprese con unatteggiamento descritto ammirevolmente in una storia, che eratra le preferite del mistico indù Ramakrishna. Un ragazzo di unpovero villaggio doveva andare a scuola in un villaggio vicino.Doveva andare la mattina presto, quando era ancora buio, etornare la sera, quando imbruniva. Per arrivare alla scuoladoveva attraversare una foresta. Siccome aveva paura di andaresolo, domandò a sua madre vedova di dargli un servo come

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compagno. Sua madre disse: "Figlio mio, siamo troppo poveriper permetterci un servo. Tuo fratello Krishna è il Signore dellagiungla. Digli di accompagnarti avanti e indietro a scuola".Questo è proprio ciò che fece il ragazzo. Il giorno dopo chiamòsuo fratello Krishna, e Krishna acconsentì alla richiesta delragazzo. Per un po' tutto andò bene. Poi venne il giorno delcompleanno del maestro e ci si aspettava che tutti i bambini gliportassero dei doni. La vedova disse a suo figlio: "Figlio,siamo troppo poveri per poter fare un regalo al tuo maestro.Chiedi a tuo fratelli Krishna di darti un regalo per lui". Equesto è ciò che Krishna fece. Diede al ragazzo un boccalepieno di latte che il ragazzo pose orgogliosamente ai piedi delmaestro, insieme ai doni degli altri scolari. Il maestro ignorò ildono, cosicché dopo un po' il ragazzo cominciò a lamentarsi,come usano fare i bambini. "Nessuno dedica alcuna attenzioneal mio regalo... nessuno apprezza il mio regalo".

Il maestro disse al suo servo: "Per amor del cielo, versa quellatte in un recipiente e restituisci il boccale al ragazzo,altrimenti non avremo più pace!". Il servo versò il latte in unrecipiente e stava per restituire il boccale quando, con suagrande sorpresa, si accorse che il boccale era di nuovo colmo dilatte. Lo vuotò ancora una volta, e ancora una volta si riempìfino all'orlo. Il maestro, avvertito di ciò, chiamò il ragazzo e glichiese dove avesse preso quel boccale di latte. "Me l'ha dato ilfratello Krishna", fu la sua risposta. "Il fratello Krishna? E chiè?". "E' il Signore della giungla", disse solennemente ilragazzo. "Mi accompagna ogni giorno a scuola e poi di nuovo acasa". "Bene", disse il maestro con evidente incredulità, "Cipiacerebbe conoscere questo Krishna di cui parli.Accompagnaci da lui". E così il ragazzo tornò indietro verso lagiungla alla testa di un piccolo gruppo di persona, il maestro, ilservo e i suoi compagni di scuola. Era deliziato dall'idea di

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poter presentare a tutti loro il suo meraviglioso fratelloKrishna. Quando raggiunsero il bordo della giungla dove egliincontrava Krishna ogni giorno, lo chiamò, sicuro che sarebbevenuto, come sempre faceva. Ma non ci fu risposta. Allorachiamò ancora. Poi ancora. Poi con voce più forte. Ancora piùforte. Nessuna risposta. Si era creato un clima di presa in giro edi divertimento fra tutti i suoi compagni. Il ragazzo scoppiò inlacrime. Cosa era accaduto?

"Fratello Krishna", egli gridò tra le lacrime, "Ti prego vieni.Se non vieni, diranno che sono un bugiardo. Non micrederanno più". Ci fu un momento di silenzio e quindi egli udìla voce di Krishna che gli diceva chiaramente: "Figlio, nonposso venire. Solo quando il tuo maestro avrà la tua purezza dicuore e la tua semplice fede di bambino, io verrò". La primacosa che mi ha colpito, quando ascoltai questa storia, fu il fattoche il Signore risorto apparve solo a quelli che avevano fede inlui. Poteva essere visto solo da quelli che credevano in lui. Eglidice: "Credete, e allora vedrete". E' come dire a qualcuno:"Amami e allora vedrai la mia bellezza!". "Beati i puri dicuore, perché vedranno Dio" (Matteo 5,8). "In verità vi dico: senon vi convertirete e non diventerete come i bambini, nonentrerete nel regno dei cieli". (Matteo 18,3; cfr. Marco 10,14-15; Luca 9,46-48). Questo è lo spirito con cui dobbiamoabbordare queste contemplazioni ignaziane. Quando ci saremolanciati completamente in esse, sapremo che attraverso ilsemplice uso "puerile" della fantasia, abbiamo raggiunto unaverità che va molto al di là della fantasia, la verità del mistero,la verità dei mistici.

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ESERCIZIO 23

FANTASIE SIMBOLICHE

Dalla cima di un monte in una città per trovare Dio; unsimbolo di Dio; guardarsi con gli occhi del simbolo - La nostrastatua - Fantasie e sogni: conoscenza di sé ed efficaciatrasformante. In un certo senso tutte le contemplazioniimmaginative sono simboliche. Però le contemplazioniignaziane sono fondate su precisi elementi storici, che mancanoin quelle che sto per proporvi adesso. Immaginate di essereseduti sulla cima di una montagna che domina dall'alto unagrande città. E' il crepuscolo, il sole è appena tramontato e voivedete le luci della città accendersi. Osservatele apparire finchétutta la città diventa un lago di luci. Voi sedete quicompletamente soli, contemplando questo bello spettacolo. Checosa provate? Dopo un po' udite dietro di voi un rumore dipassi e sapete che è un eremita che vive da queste parti. Egli viviene vicino, vi guarda con dolcezza e dice: "Se questa nottescenderai nella città, troverai Dio".

Detto questo, volta le spalle e se ne va. Nessunaspiegazione. Né tempo per fare domande. Voi siete convinti chequest'uomo sa quello che dice. Vi sentite spinti ad agiresecondo il consiglio e ad andare in città? O piuttosto preferiterestare lì dove siete? Qualunque sia la vostra inclinazione,immaginate ora di scendere in città alla ricerca di Dio. Cosaprovate mentre scendete? Ora siete giunti alla periferia dellacittà e dovete decidere dove andare a cercare Dio. Nella sceltadel posto dove andare, badate di seguire i dettami del vostrocuore. Non fatevi guidare da ciò che pensate che "dovreste"fare, né da dove pensare che "dovreste" andare. Andatesemplicemente dove il vostro cuore vi dice di andare. Cosa vi

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accade quando arrivate in questo posto? Che cosa vi trovate?Cosa fate? Che vi accade? Lo trovate Dio? In che modo? Osiete delusi? Che cosa fate in tal caso? Scegliere di andarealtrove? Dove? Oppure restate semplicemente dove siete? Oracambiate immaginazione. Abbiate "trovato" Dio o no, sceglieteun simbolo di Dio - il volto di un bambino, una stella, un fiore,un lago tranquillo. Prendete il vostro tempo per la scelta delsimbolo...

Una volta scelto il vostro simbolo, soffermatevi davanti adesso con riverenza. Cosa provate guardando questo simbolo?Ditegli qualche cosa. Ora immaginate che esso vi parli. Oradiventate questo simbolo... e osservate voi stessi mentre state inpiedi con atteggiamento riverente. Cosa provate ora,osservando voi stessi dal punto di vista del simbolo? Oratornate voi stessi, in piedi di fronte al simbolo. Restate per unpo' in contemplazione silenziosa... Poi salutate il vostrosimbolo, prendetevi un minuto o due per far questo, poi apritegli occhi e terminate l'esercizio. Alla fine di questo eserciziogeneralmente invito i membri del gruppo a condividere l'unl'altro quello che hanno sperimentato durante la fantasia.Spesso essi fanno scoperte sconcertanti su se stessi, su Dio, sulloro rapporto con Dio. Ecco un'altra fantasia simbolica: Unoscultore è stato incaricato di scolpire la vostra effigie. La statuaè ormai pronta e voi andate al suo studio per darle un'occhiata.Egli vi dà la chiave dello studio dove sta la statua, in modo chepossiate restare tutto il tempo che volete ad esaminarla, primache sia esposta al pubblico.

Aprite la porta. Al centro della stanza c'è la vostra statua,coperta con un panno. Voi andate verso la statua e levate ilpanno. Retrocedete di un passo e guardate la statua. Qual è lavostra prima impressione? Siete contenti o insoddisfatti?Osservate tutti i dettagli della statua. Quanto è grande. Di che

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materiale è fatta. Camminatele attorno. Guardatela da varieangolazioni. Guardatela da molto lontano, quindi avvicinatevifino a cogliere i dettagli. Toccatela. Osservate se è ruvida oliscia. Fredda o calda al tatto. Quali sono le parti della statuache vi piacciono? Quali le parti che non vi piacciono? Ditequalcosa alla vostra statua. Lei cosa risponde? Voi cosareplicate? Proseguite nella conversazione finché voi o la statuaavete qualcosa da dire. Ora voi diventate la statua. Cosa siprova ad essere la proprio statua? Che tipo di esistenza avetecome statua? Immaginate adesso, mentre voi siete la vostrastatua, che Gesù entri nella stanza. Come vi guarda? Cosaprovate mentre vi guarda? Cosa vi dice? Cosa rispondete?Continuate il dialogo fino a quando o voi o Gesù ha qualcosada dire. Dopo un po' Gesù se ne va. Ora tornate in voi stessi eguardate di nuovo la statua. C'è qualche cambiamento nellastatua?

C'è qualche cambiamento in voi o nelle vostre sensazioni?Salutate la vostra statua. Prendetevi un minuto o due per farequesto e quindi aprite gli occhi. Le fantasie, come i sogni, sonostrumenti utili per imparare qualcosa su voi stessi, perchéciascuno proietta il proprio io nelle fantasticherie. Le fantasienon solo vi danno una penetrazione nel profondo di voi stessi,ma anche, in modo misterioso, esse vi cambiano! Talvoltauscirete da una fantasia sentendovi cambiati, senza sapereesattamente come o perché il cambiamento è avvenuto. E'molto probabile che, nelle sue fantasie che vi ho suggerito,troverete che il vostro rapporto con Dio si è approfondito,anche se non sapete spiegarvi il perché. Non accontentatevi dipraticare queste fantasie solo una volta. Per ricavarne un pienoprofitto dovete ripeterle più e più volte. Quindi date sfogo alvostro istinto creativo e inventate voi stessi le vostre fantasiesimboliche.

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ESERCIZIO 24

GUARIGIONE DA MEMORIE DOLOROSE

Dinanzi a Cristo crocifisso Questa è una variantedell'esercizio 19 (I misteri dolorosi). Ritornate a qualcheavvenimento spiacevole del passato recente. Rivivetel'esperienza. Ora ponetevi dinanzi a Cristo crocifisso. Nonparlate. Limitatevi a guardare e a contemplare. Se dovetecomunicare qualcosa, fatelo senza parole. Continuate a passarementalmente dall'avvenimento spiacevole alla scena di Gesùsulla croce per alcuni minuti. Terminate l'esercizio.

ESERCIZIO 25

IL VALORE DELLA VITA

Diagnosi di malattia incurabile - Apprezziamo qualcosaquando la perdiamo Dall'oculista: la vista peggiora - Cosesecondarie: atterraggio ritardato per "difficoltà tecniche",prigioniero che cambia cella - Paralizzato in ospedale Contentoe grato - Risentiti con un amico. Immagina di andare daldottore per conoscere i risultati di alcuni esami cui sei statosottoposto. I test potrebbero rivelare una grave malattia.Renditi conto di tutto ciò che provi mentre cammini verso lostudio del dottore. Ora sei nella sala d'attesa... osserva tutti idettagli della stanza, il colore dei parati, le stampe appese, imobili, le riviste e i settimanali. C'è qualcun altro che staaspettando il dottore? Se c'è, osserva la o le personeattentamente: i lineamenti, i vestiti. Nota cosa provi nell'attesadi essere chiamato nello studio. Ora sei chiamato, osserva lo

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studio del dottore, nota ogni dettaglio, i mobili. La stanza èluminosa o buia?

Osserva attentamente il dottore, i suoi lineamenti, il modo incui veste. Che tipo di persona è? Egli incomincia a parlare e tuhai l'impressione che cerchi di nasconderti qualcosa. Gli dici diparlarti molto apertamente. Allora, con molta delicatezza, tidice che gli esami mostrano che tu hai una malattia incurabile...Tu gli chiedi quanto tempo ti resta da vivere. E lui risponde:"Due mesi al massimo di vita attiva quindi un mese o due aletto". Che reazione hai a questa notizia? Cosa provi?Soffermati un po' su queste sensazioni. Esci dall'ambulatorio escendi in strada. E' vuota o affollata? Com'è il tempo: sereno onuvoloso? Dove stai andando? Senti il bisogno di parlare conqualcuno? Con chi? Alla fine ritorni alla tua comunità (ofamiglia). Cosa dici al tuo superiore? Desideri che gli altrimembri della comunità lo sappiano? Il tuo superiore ti chiedecosa ti piacerebbe fare nei due mesi di vita attiva che tirestano... lasciando trapelare la disponibilità a farti scegliere illavoro che vuoi. Come pensi di spendere questi prossimi duemesi? Adesso sei a cena con la comunità. E' l'ora dellaricreazione. Hanno saputo gli altri di te? Cosa provi a stare inloro compagnia?

Ora vai nella tua stanza e scrivi una lettera al tuo superioreprovinciale, spiegandogli la situazione. Cosa dici nella tualettera? E' notte fonda. Tutti gli altri membri della comunitàsono a letto. Furtivamente entri nella cappella, completamentebuia eccetto il tenue chiarore del lume del Santissimo. Ti siedie fissi il tabernacolo. Cosa capita? Uno dei frutti che moltepersone acquistano da questo esercizio è un intensoapprezzamento e amore per la vita. Come risultato essi vi situffano più profondamente - per goderla e viverla con piùpienezza... Molti sono sorpresi nello scoprire di non temere la

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morte così tanto come avrebbero potuto pensare. Troppo spessonoi apprezziamo qualcosa e siamo grati per essa solo quando laperdiamo. nessuno è tanto grato per la vista, come chi diventacieco. Nessuno apprezza la salute così tanto, come l'inferno.Ma perché dobbiamo aspettare di perdere queste cose, prima diapprezzarle? Ecco alcuni altri esercizi per riempire la vostravita di gioia e di gratitudine: Immaginate che il dottore abbiaappena esaminato i vostri occhi e stia per fornirvi il risultato diquesto esame.

Come nell'esercizio precedente, visualizzate la scena convividezza, osservando tutti i dettagli del posto e delle persone.Il dottore vi dice che la vostra vista sta peggiorando, che lascienza medica non può fare nulla per aiutarvi e che con moltaprobabilità vi ritroverete ciechi entro tre o quattro mesi. Checosa provate? Ora siete coscienti di avere solo tre o quattromesi per imprimere nella vostra memoria immagini che nonpotrete mai più rivedere... Cosa è che vorreste guardare inparticolare, prima di diventare ciechi? Divenite consapevoli dicome osservate le cose ora. Ora immaginate di essereeffettivamente diventati ciechi. Che tipo di vita conducetecome ciechi? Prendetevi il tempo necessario per penetrare tuttele vostre disposizioni e sensazioni. Passate in rassegna un'interagiornata, vissuta come cieco, dal momento in cui vi alzate elavate al mattino, fino al momento in cui andate a dormire lanotte. Pranzare, leggere libri, conversare con gli atri, uscire apasseggio, come un cieco. Ora aprite gli occhi e guardate ilmondo attorno a voi. Cosa provate? Cosa dite a Dio? Voi avetela vista! Le cose più belle della vita sono gratuite.

Cose come vista e salute e amore e libertà e vita stessa. Ilguaio è che noi non le godiamo realmente. Siamo troppopreoccupati di non possedere a sufficienza cose che sono moltesecondarie: cose come denaro, vestiti eleganti, fama tra gli

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uomini. Ricordo che una volta, tornando a casa in aeroplano,ero irritato dal fatto che l'aereo era in ritardo. Poi, arrivati sopral'aeroporto, l'aeroplano cominciò a girare in cerchio per circamezz'ora, aumentando il ritardo, a causa di ciò che venivachiamato con discrezione "difficoltà tecniche". Fu unamezz'ora piena di suspense e di ansietà. Potete immaginare ilsollievo che provammo quando finalmente riuscimmo adatterrare. Che cosa era accaduto della irritazione per il ritardo?Neppure una traccia era rimasta. Eravamo tutti felici e contentidi essere sani e salvi... essere in ritardo era solo una minimasciocchezza. Eppure c'era voluta la possibilità di un serioincidente per farci apprezzare tutto questo. Una volta lessi ilracconto di un prigioniero dei nazisti che scriveva tuttocontento alla famiglia semplicemente perché era stato spostatoda una cella con quattro nude mura ad un'altra in cui c'eraun'apertura in cima ad una delle pareti, attraverso cui potevaintravedere il cielo azzurro al mattino e qualche stella di notte.Questo era per lui un immenso tesoro. Dopo aver letto questalettera, guardai fuori dalla mia finestra l'intera volta celeste.

Io ero un milione di volte più ricco di quel poveroprigioniero, eppure di tutta la mia ricchezza non traevonemmeno una frazione della gioia che lui ricavava dalla suapiccola provvista. A dire il vero, dalla volta celeste, io nonstavo ricevendo assolutamente nessuna gioia! Pensate a checosa è la vita per un prigioniero, per un uomo internato in uncampo di concentramento. E quando siete realmente entratidentro la sua vita e i suoi sentimenti, regalatevi un giro turisticoper la città, godendovi i vari siti e gustando la vostra libertà!Ecco un altro esercizio di questo tipo. Ne potete inventare altrisimili, così che il vostro cuore traboccherà di gratitudine a Dioper tutte le cose belle che possedete. Immaginate di essereparalizzato in un ospedale. Potrebbe esservi d'aiuto giacere per

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terra o sul vostro letto. Immaginate di non poter muoverenessun membro del vostro corpo dal collo in giù. Passate inrassegna la vostra intera giornata come paralitico. Cosa fatetutto il giorno? Cosa pensate? Cosa provate? Cosa fate pertenervi occupati? In questo stato, prendete coscienza del fattoche possedete ancora la vista. Siate grati di questo. Quindiprendete coscienza di possedere il senso dell'udito.

Anche di questo siate grati. Poi prendete coscienza di poterancora pensare lucidamente che potete parlare ed esprimervi,che possedete il senso del gusto. Siate grati, per ognuno diquesti doni di Dio... Rendetevi conto di quanto siete ricco,nonostante la vostra paralisi! Adesso immaginate checominciate a rispondere positivamente, dopo un po' di tempo,ad una cura e ora vi sono possibili i movimenti del collo.Dolorosamente all'inizio, poi con maggior facilità, potete girarela testa da un lato all'altro... vi si offre così un'area visiva moltopiù ampia. Ora potete guardare da un lato all'altro della corsiasenza che qualcun altro debba girare tutto il vostro corpo.Quanta gratitudine provate anche per questo. Ora ritornate allavostra esistenza presente e prendete coscienza del fatto che nonsiete paralizzati. Muovete le dita rendendovi conto che in essec'è vita e movimento. Piegate le dita dei piedi. Muovete bracciae gambe. Dite una preghiera di ringraziamento a Dio perciascuno di questi membri. Il giorno che sarete capaci di esseregrati per ogni realtà, anche la più banale della vostra vita - perun treno che parte, per l'acqua che esce dal rubinetto nonappena l'aprite, per la luce che si accende appena premetel'interruttore, per le lenzuola pulite nel vostro letto - il vostrocuore sarà pieno di contentezza profonda e di gioia perenne. Ilsegreto per essere sempre gioiosi è essere sempre grati. Provatelo stesso esercizio trasportato nel campo delle relazioni umane.Quando siete risentiti con un amico o con un familiare, passate

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un po' di tempo nel figurarvelo molto peggiore di quello chepensate sia ora, con molti più difetti di quelli che vedete in luiadesso. Poi osservate tutte le sue qualità. Imparerete adapprezzarlo di più, ad essere più grati per la sua esistenza, etroverete più facile perdonarlo.

ESERCIZIO 26

GUARDARE LA VITA DALLA FASE TERMINALE

Confinato in un letto con poco da vivere: momenti felici etristi, decisioni e persone; vivere una seconda volta?; l'ultimafrase - Ultime ore e ultima preghiera Gratitudine e spreco deltempo. Questa è una variante dell'esercizio precedente sulvalore della vita; Come prosecuzione dell'esercizio precedente,provate ad immaginare che, dopo i due mesi di vita attiva chevi restano, secondo quanto previsto dal dottore, ora sieteconfinato in un letto. Dove vi trovate? Esaminate attentamenteciò che vi circonda. Che tipo di vita state conducendo adesso?Come passate la giornata? Immaginate che sia sera e che voisiete stato lasciato solo. Come vi sentite per il fatto che nonavete più gran che da vivere? Che non potete più essere attivo?Nella solitudine in cui vi trovate, ritornate con la mente allavostra vita passata... Ricordate alcuni dei suoi momenti felici...Ricordate alcuni dei momenti tristi.

Cosa provate adesso, ricordandoli nella prospettiva dellamorte? Ricordate alcune delle decisioni importanti che avetepreso, decisioni che hanno segnato la vostra vita o quella dialtri. Siete contento o avete rimorso di averle prese? Ci sonodelle decisioni che sentite che avreste dovuto prendere e cheinvece non avete preso? Adesso passate un po' di tempo

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ricordando le persone significative della vostra vita. Quali voltivi ritornano spontaneamente alla memoria? Cosa provate nelpensare a ciascuna di queste persone? Se vi fosse offerta lapossibilità di vivere una seconda volta, accettereste? Metterestequalche condizione per accettare questa possibilità di unaseconda vita? Se doveste solo dare un consiglio ai vostri amicio dire loro un'ultima frase di addio, che cosa direste? Dopo unpo' ritornate a Cristo. Immaginatelo a fianco del vostro letto eparlategli. Ed ecco un altro esercizio connesso con la vostramorte: Gesù sapeva quando stava per morire, e programmò concura le ultime ore della sua vita. Scelse di spenderle con i suoiamici in un pasto finale e quindi con suo Padre nella preghiera.

Se vi fosse concessa la possibilità di programmare le ultimeore della nostra vita, come scegliereste di spenderle? Vorresteessere solo o in compagnia? Volendo qualcuno vicino, chiscegliereste? Alla fine dell'ultima cena, Gesù fece unapreghiera finale al Padre. Quale è l'ultima preghiera che voivorreste fare a Dio? Uno dei frutti più grandi di queste fantasiesulla morte è non solo un genuino senso di gratitudine per lavita, ma anche un senso di premura. Uno scrittore orientaleparagona la morte ad un cacciatore, accovacciato dietro alcunicespugli, che mira ad un'anatra che sta nuotandotranquillamente su di un lago, assolutamente ignara delpericolo imminente. Il fine di queste fantasie non è di riempirvidi paura, ma di aiutarvi ad evitare ogni spreco di tempo nellavostra vita.

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ESERCIZIO 27

DARE L'ADDIO AL PROPRIO CORPO

Parlare a ciascun membro: auto-accetazione di se stessi.Immaginate ora di aver dato il vostro addio finale a tutti e diavere appena un'ora o due di vita. Questo tempo l'aveteriservato per voi e per Dio... Iniziate a parlare al vostro corpo.Parlate a ciascun membro: le mani, i piedi, il cuore, i polmoni,il cervello... dando un addio finale a ciascuno di loro...Probabilmente, per alcuni di loro, vi fate esplicita attenzioneper la prima volta nella vostra vita - proprio ora che state permorire! Amate ciascuna delle vostre membra. Per esempio,prendete la mano destra. Ringraziatela per tutti i servizi che viha resi. Ditele quanto è stata preziosa. Dimostratele tuttol'amore e la gratitudine, ora che sta per diventare polvere...Ripetete tutto questo per ciascuna delle membra del vostrocorpo, quindi per tutto il vostro corpo, in una volta, con ognisua caratteristica particolare: la forma, l'aspetto, il colore,l'altezza, i lineamenti.

Ora immaginate di vedere Gesù accanto a voi. Ascoltatelomentre ringrazia ciascuna delle membra del vostro corpo per ilsilenzio che vi ha reso durante la vita. Guardatelo mentreriempie il vostro cuore del suo amore e della sua gratitudine.Ora ascoltatelo mentre dice qualcosa a voi. Questo esercizio èmolto utile per ottenere quell'amore sano e quell'auto-accettazione di se stessi senza i quali è impossibile dare ilnostro pieno amore a Dio e agli altri.

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ESERCIZIO 28

IL VOSTRO FUNERALE

I riti funebri "pre-vissuti" dalla bara: persone, predica,cimitero. Questo esercizio mira a rinforzare gli effetti beneficidel precedente, cioè più amore e accettazione della vita e di voistessi. Immaginate di vedere il vostro corpo nella bara, inchiesa per i riti funebri. Esaminate attentamente il vostro corpo,specialmente l'espressione del vostro viso. Ora guardate tutte lepersone che sono venute al vostro funerale. Passate lentamenteda un banco all'altro, fissandole in volto. Fermatevi di fronte aognuna, e indovinate cosa sta pensando e provando. Adessoascoltate la predica. Chi è il predicatore? Cosa provate nelsentirlo parlare? Potete accettare tutte le belle cose che stadicendo di voi? Se non potete, studiate la vostra resistenza adaccettarle. Osservate ancora le facce degli amici che sonovenuti al vostro funerale.

Immaginate tutte le cose buone che stanno dicendo di voi alritorno dal funerale. C'è qualcosa che vorreste dire a ciascunodi loro prima che se ne vadano a casa? Una sorta di addiofinale, in risposta a tutto ciò che stanno pensando e provandoper voi, una risposta che, ahimé, non potranno mai udire ora?Ditela ugualmente e guardate che effetto vi fa. I riti funebrisono ormai finiti. Voi siete sopra la tomba in cui giace il vostrocorpo, osservando i vostri amici che lasciano il cimitero. Qualisono i vostri sentimenti mentre state qui e guardate indietro allavostra vita e alle vostre esperienze. Sono state tutte valide? Orariprendete consapevolezza della vostra esistenza qui, in questastanza e accorgetevi di essere ancora vivi e che avete ancoradel tempo a vostra disposizione. Vedete i vostri amici conocchio differente, come risultato di questo esercizio? Vi sentite

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diversamente circa voi stessi?

ESERCIZIO 29

IMMAGINAZIONE SUL CADAVERE

Nella tomba: i nove stadi della decomposizione Ho preso inprestito quest'esercizio dalla serie buddista delle Meditazionisulla realtà. Se vi causa ripugnanza e vi sentite poco inclini afarlo, desidero sappiate che lo scopo di questa meditazione èoffrirvi il dono della pace e della gioia e aiutarvi a vivere lavostra vita con più profondità. Questa è stata l'esperienza dimolte persone. Potrebbe essere anche la vostra. Immaginate ilpiù vividamente possibile il vostro cadavere nella tomba eosservatelo decomporsi attraverso nove stadi successivi.Spendete circa un minuto per ogni stadio. Ecco i nove stadi: 1)il cadavere è freddo e rigido; 2) sta diventando bluastro; 3)appaiono delle fenditure nella carne; 4) incomincia ladecomposizione di alcune parti de corpo; 5) l'intero corpo è inpiena decomposizione; 6) appare lo scheletro con alcunibrandelli di carne che aderiscono qua e là; 7) ora resta solo loscheletro senza più assolutamente carne su di esso; 8) tutto ciòche rimane è un mucchietto di ossa; 9) anche le ossa si sonoridotte ad un pugno di polvere.

ESERCIZIO 30

COSCIENZA DEL GIORNO TRASCORSO

Il film della giornata visionato scena per scena dalla coda

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all'inizio - Sguardo non valutativo - Memorizzazione econcentrazione - Il sole della consapevolezza Cristonell'avvenimento. Per fare questo esercizio dovete pensareall'intera vostra giornata come ad un film. Supponiamo chefacciate questo esercizio di notte: proiettate il film dellagiornata all'indietro, una scena dopo l'altra, fino a ritornare allaprima scena del mattino, al momento del vostro risveglio. Peresempio, qual è l'ultima cosa che avete fatto prima di iniziarequesto esercizio? Vi siete seduti composti per la preghiera.Questa sarà la prima scena da contemplare. Cosa è accadutoprima di questo? Siete entrati in questa stanza. Questa sarà laseconda scena. E prima ancora? Vi siete fermati per strada achiacchierare con un amico. Questa sarà la terza scena...Prendete una scena, un'unità di vita per volta e osservate tuttociò che state facendo, pensando, provando nella scena. Nonrivivete la scena.

A differenza degli altri esercizi di fantasia che vi hoproposto in precedenza, non dovete partecipare a questiavvenimenti come se stessero accadendo di nuovo, masemplicemente osservarli dall'esterno. Guardateli adesso inmaniera distaccata, come farebbe un osservatore neutrale. Fateuno degli esercizi di auto-consapevolezza per calmare la vostramente e concentratevi sul momento presente. Ora cominciate afar scorrere il film, andando all'indietro, lungo ogniavvenimento della giornata. Impiegate tutto il tempo necessarioe osservate ogni fatto con un certo dettaglio. Fate attenzione inparticolare all'attore principale, voi stesso. Osservate comeagite e reagite, cosa state pensando e sentendo. E' importanteche, osservando questi eventi, voi adottiate un atteggiamentoneutrale, cioè che non condanniate né approviate ciò che stateosservando. Osservate soltanto. Non giudicate. Non valutate.Se vi siete distratti durante il corso di questo esercizio, cercate

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di risalire il percorso della distrazione fino al suo inizio, nonappena vi rendete conto di esservi distratti. In altre parole,supposto che vi ritroviate a pensare al vostro prossimo pasto,domandatevi come siete giunti a questo punto. Qual era ilpensiero che precedeva questo, riguardante il vostro prossimopasto?

E il pensiero prima di questo? E prima ancora? Finchégiungerete al punto in cui vi siete sganciati dal vostro compitodi rivedere all'indietro il film. Continuate con l'esercizio finchénon raggiungete il primo momento della giornata, il momentodel vostro primo risveglio... Questo è un esercizioestremamente difficile da portare a termine con successo.Richiede un grado intenso di memorizzazione e una grandemaestria nell'arte della concentrazione. Questo tipo diconcentrazione riesce solo a coloro che sono in pace con sestessi e la cui mente è pervasa da questa pace. Perciòpreparatevi a molti, molto fallimenti. Anche il solo tentativo difar scorrere quel film vi farà un gran bene; di fatto otterrete ungrande profitto anche dall'osservazione di non più di una o duescene o avvenimenti. I maestri orientali che propongono questoesercizio dichiarano che coloro i quali giungono apadroneggiarlo (e di conseguenza padroneggiano a sufficienzala mente in modo da essere capaci di eseguirlo con successo)sono capaci di ricordare con assoluta chiarezza non solo ognisingolo avvenimento del giorno passato, ma anche ogniavvenimento delle settimane passate e mesi e anni, fino almomento della nascita!

Se trovate che il tentativo di ricondurre le distrazioni al loroinizio è esso stesso una grossa distrazione, lasciatelo perdere;non appena vi accorgete di esservi distratti, ritornatesemplicemente all'ultima scena che stavate contemplandoprima della distrazione. Tentare di ricondurre le distrazioni alla

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loro fonte può significare dover affrontare troppi compitidifficili tutti insieme. L'ingiunzione di non approvare nécondannare è basata sull'insegnamento dei maestri orientali percui approvazione e condanna non sono necessarie per riformarela propria vita e le proprie azioni. L'uso della forza di volontàper fare propositi e l'auto-punizione implicata nella condannapossono provocare una resistenza dentro di voi e vi troveretecosì coinvolti inutilmente in un conflitto intimo poiché ogniazione produce una reazione uguale e contraria.L'autoconsapevolezza evita questo pericolo. Il postulato è chel'autoconsapevolezza da sola produrrà il cambiamentodesiderio, senza nessun bisogno di giudizi e risoluzioni. Il soledella consapevolezza distruggerà tutto ciò che è malsano e faràcrescere tutto ciò che è buono e santo. Non c'è bisogno di usarei vostri muscoli spirituali o psicologici per questo. Tutto ciòche si richiede è calma consapevolezza, osservazionedistaccata. Questo, naturalmente, è un postulato. Quando avretefamiliarizzato col potere dell'autoconsapevolezza esso cesseràdi essere un postulato e diventerà un fatto di esperienzapersonale.

Ora potete fare un passo avanti nel vostro esercizio: Fatescorrere all'indietro ancora una volta quel film e osservate gliavvenimenti della giornata una dopo l'altro. Dopo avervisionato una serie di avvenimenti, sceglietene uno, quello chevi sembra più significativo, e osservatelo con maggioridettagli... Ogni gesto, ogni parola, ogni sensazione, ognipensiero, ogni reazione, vi dice qualche cosa di voi. Cercate dicapire cosa vi dice... Non analizzate. Semplicemente guardate.E ora il passo finale: Ripetere l'esercizio precedente ritornandosu uno degli avvenimenti con maggior dettaglio. Cristo era inquesto avvenimento. Dov'era? Riuscite a sentirlo mentre agiscein esso?

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ESERCIZIO 31

CONSAPEVOLEZZA DEL GIORNO IMMINENTE

Prevedere gli eventi di oggi - Io, manifestazione di Dio alprossimo Questa è una variante dell'esercizio precedente, peròil soggetto stavolta è un evento del futuro, non del passato,perciò questo esercizio è più appropriato per la mattina, mentreil precedente per la sera. Partendo dal momento presente,prevedete gli avvenimenti futuri che probabilmente accadrannonella giornata. Non potete esserne del tutto sicuri,naturalmente, ma prendete quegli eventi che avverranno conmolta probabilità: un'intervista con qualcuno, i pasti, il tempodedicato alla preghiera, il vostro viaggio di andata e ritorno dallavoro. Osservate ciascuno di questi avvenimenti. Non cercatedi correggerli o di apportarvi delle migliorie. Semplicementeguardate. Semplicemente osservate. Il passo successivo: Oratornate di nuovo su questi avvenimenti e osservate voi stessimentre agite (pensate, sentite, reagite) nel modo in cui vipiacerebbe comportarvi.

Nessun proposito! Semplicemente osservatevinell'immaginazione mentre vi comportate come vi piacerebbecomportarvi. Quindi osservate questi avvenimenti come vipiacerebbe che si svolgessero. Il passo finale: Ritornate suciascuno di essi. Scoprite in ognuno di essi Cristo e la suaazione. Ritornate al momento presente e terminate l'eserciziocon una preghiera a Cristo, che immaginate presente qui,adesso, di fronte a voi. Un'altra variante: Riflettete un momentosul fatto che voi siete una manifestazione di Dio al mondo. Dioapparirà oggi a tutti coloro che incontrerete sotto le vostresembianze! Ora scorrete questi avvenimenti futuri e scopritequesta manifestazione di Dio in azione. Semplicemente

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guardate questi fatti come voi desiderate che si realizzino.

ESERCIZIO 32

CONSAPEVOLEZZA DEL CRISTO NELLE PERSONE

Il Signore risorto appare nelle sembianze delle persone cheincontreremo Immaginazione non come piacevoleintrattenimento - Santa Teresa e l'uso delle immagini Questa èuna semplice variante dei due esercizi precedenti. E' basata sulfatto che Gesù Cristo, il risorto Signore, fa le sue apparizioninelle nostre vite in forme sotto le quali non lo riconosciamo aprima vista. Fu questa l'esperienza degli apostoli dopo laresurrezione. All'inizio lo videro come uno sconosciuto pressola tomba dove apparve a Maria Maddalena come giardiniere,sulla strada di Emmaus, sulle sponde del lago di Tiberiade - esolo più tardi lo riconobbero per quello che gli era. Ripetetel'esercizio precedente, riportandovi su alcuni fra gliavvenimenti che probabilmente accadranno oggi... Oraconcentrate l'attenzione su ognuna di quelle persone che sonosolite entrare nella vostra routine quotidiana. Riflettete sul fattoche ognuna di loro è il Cristo risorto che appare a voitravestito.

Riconoscete il Signore in ciascuno di loro... Amatelo,adoratelo, servitelo nella fantasia abbandonatevi anche a formedi adorazione e di servizio che non vi permettereste di praticarenella realtà. Alla fine dell'esercizio tornate al momentopresente. Rendetevi consapevoli della presenza di Gesù con voiin questa stanza. Adoratelo. Parlategli. Questo esercizio èl'ultimo dei nostri esercizi di fantasia. L'immaginazione è unelemento prezioso per la nostra vita di preghiera, come per

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ogni sana vita emotiva. Se usata con discernimento, cioè comemezzo per approfondire il nostro raccoglimento e il silenziointeriore, piuttosto che come piacevole intrattenimento, lanostra vita di preghiera ne sarà fortemente arricchita, comeforse avrete sperimentato facendo alcuni di questi esercizi.Santa Teresa d'Avila, che scalò le più alte vette di unionemistica con Dio, era una grande sostenitrice dell'uso dellafantasia nella preghiera. Il suo modo di pregare, diceva, erarinchiudere se stessa dentro se stessa: però non riusciva a farequesto senza simultaneamente rinchiudere con se stessamigliaia di vane distrazioni. Alla fine, comunque, arrivò adessere grata di aver avuto una mente così distratta, perchéproprio questo l'aveva costretta a spostare la sua preghiera dalregno del pensiero a quello dell'affettività e della fantasia.

E' lei che raccomanda l'uso di immagini. Immaginate divedere Gesù in agonia nell'orto degli ulivi e consolatelo lì.Immaginate che il vostro cuore sia un bel giardino e che Cristovi passeggi tra i fiori. Immaginate che la vostra anima sia unmeraviglioso palazzo dai muri di cristallo e Dio un diamantesplendente nel cuore del palazzo. Immaginate che la vostraanima sia un paradiso, un Eden dove siete inondati di delizie.Immaginate di essere una spugna, imbevuta in ogni suo poronon di acqua, ma della presenza di Dio. Vedete Dio come unafontana nel centro intimo del vostro essere. Oppure come unsole brillante, che manda i suoi raggi dal centro del vostrocuore e che illumina ogni parte del vostro essere. Ciascuna diqueste immagini è sufficiente da sola per un'interacontemplazione di fantasia. Insieme all'uso della fantasia, santaTeresa raccomandava l'uso del cuore in preghiera. Ed è aquesta forma di preghiera che ci dedicheremo nei prossimicapitoli.

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DEVOZIONE ESERCIZIO 33

IL METODO BENEDETTINO

Lectio, Meditatio, Oratio - La lectio: scelta del libro - Lameditatio si fa con la bocca - La oratio senza distrarvi -Eccellente forma di preghiera, soprattutto per i principianti - ISalmi - In gruppo - Il gruppo canta due o tre volte la frase.Questa è una forma di preghiera che è stata per secoliampiamente usata nella Chiesa e viene attribuita a SanBenedetto, che la rese popolare. Tradizionalmente vienesuddivisa in tre parti: lectio (lettura sacra), meditatio(meditazione), oratio (preghiera). Ecco uno dei modi perpraticare questa forma di preghiera: Cominciate col pacificarevoi stessi alla presenza di Dio. Poi prendete un libro per lalettura sacra, lectio, e cominciate a leggere finché incontrateuna parola, una frase, un'affermazione che vi interessa, cheattira il vostro cuore. Giunti a questa frase, sospendete la lectio.Finisce qui la prima parte dell'esercizio e comincia la seconda,la meditatio.

Una parola circa il libro da scegliere per la lettura. Quasiogni libro può andar bene, purché abbia la caratteristica dinutrire l'unzione e la preghiera piuttosto che la speculazione. Illibro ideale per questo è la Bibbia. "L'imitazione di Cristo" diA. Kempis è un altro libro che si presta per questa forma dipreghiera. Lo stesso vale per i Padri della Chiesa e per ognialtro libro di devozione. Non scegliete per la vostra lettura unbrano con cui non siete affatto familiari. Lo scopo di questalettura è di risvegliare il vostro cuore alla preghiera, non distimolare la curiosità della vostra mente. La curiosità puòessere un'inestimabile risorsa per una mente creativa oppureuna sottile forma di pigrizia. Diventa una forma di pigrizia

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quando ci distoglie dal compito apparentemente stupido odifficile che abbiamo sottomano. Supponiamo ora che abbiatescelto per la vostra lectio un passo del Nuovo Testamento o deiSalmi, due libri della Bibbia che si prestano in modo ideale aquesto tipo di preghiera. Prendo come esempio uno dei mieipassi preferiti, Giovanni 7,37-38. Cominciate a leggere:L'ultimo giorno della festa era il più importante. In quel giornoGesù, levatosi in piedi, esclamò ad alta voce: "Chi ha setevenga a me e beva. Chi crede in me, fiumi di acqua vivasgorgheranno dal suo cuore"...

Supponiamo che, come accade sempre a me, voi restiatecolpiti da queste parole: "Chi ha sete venga a me e beva".Allora la lectio si interrompe e comincia la meditatio. Lameditatio si fa non con la mente, ma con la bocca. "La boccadel giusto mediterà saggezza" ci dice la Bibbia (Salmo 36,30).Quando il salmista ci dice quanto egli ami il meditare sullalegge di Dio, quanto lo trovi più dolce per il suo palato delmiele dei favi, come mediti la legge di Dio continuamente,giorno e notte, ci sta descrivendo un mero eserciziointellettuale, una riflessione razionale su ciò che è stabilitonella legge di Dio? Mi piace pensare che egli stia parlandoanche della recitazione costante della legge di Dio - cosicchéegli medita tanto con la testa quanto con la bocca. Questo è ciòche ora dovete fare con la frase surriferita: Ripetete la frase piùe più volte - lo potete fare mentalmente; non c'è bisogno dipronunciare le parole con le labbra o di dirle ad alta voce.Quello che è importante, invece, è che mentre continuate aripetere le parole riduciate la riflessione sul loro significato alminimo indispensabile. Lasciate ora che, con la lororipetizione, esse affondino nel vostro cuore e diventino parte divoi stessi... Chi ha sete venga a me e beva... Chi ha sete vengaa me e beva... Chi ha sete...

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Facendo questo assaporerete e gusterete le parole che stateripetendo... E' probabile che istintivamente accorcerete la frase,concentrandovi ora su una parola o gruppo di parole, ora su unaltro. Sete... sete... sete... venga a me... venga a me... Dopoesser andati avanti così per un po', avrete gustato a sufficienzale parole. Vi sentirete saturi di esse e stimolati dalla lorounzione. E' giunto il momento di interrompere la meditatio einiziare la preghiera, la oratio. Come va fatta l'oratio? Siaparlando spontaneamente al Signore, alla cui presenza voisiete, oppure osservando un silenzio amoroso dinanzi a lui,riempiti come siete della grazia, l'unzione, l'atteggiamento chele parole meditate hanno indotto in voi. Perciò, potresteproseguire così: "Chi ha sete... O Signore, tu vuoi realmentedire questo? Che sei pronto a dare a chiunque acqua viva dabere? E che ha scarsa importanza che io sia un peccatore o unsanto, che ti ami o no, che ti sia stato fedele o meno? E'sufficiente che io sia assetato - e che venga da te?..." Oppurepotreste dire: "Io ho sete, Signore, e così eccomi, vengo a te.Eppure vengo con un bel po' di diffidenza perché in passatosono venuto da te e tu non hai estinto la mia sete.

Cos'è questa misteriosa acqua viva di cui parli? C'è in me unqualche blocco che mi impedisce di vederla... di assaggiarla?Pregate spontaneamente in questo modo, oppure, come hodetto prima, rimanete soltanto in amante silenzio dinanzi alSignore, fino a quando lo potrete, senza distrarvi. Quandocomincerete a trovare difficile mantenervi in preghiera senzadistrazioni, riprendete il vostro libro e ricominciate la lectio...continuate nella lettura del passo scelto finché non incontrateuna nuova frase che fa presa su di voi. San Benedetto diceoratio sit brevis et pura (la preghiera sia breve e pura). E' chiaroche non sta parlando del tempo da dedicare in generale allapreghiera e alla meditazione. Sta parlando della terza fase di

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questo metodo di preghiera, l'oratio, che dovrebbe durare solofinché si mantiene pura, cioè priva di distrazioni. Quandosopraggiunge la distrazione è ora di passare alla lectio. Inparticolare l'oratio sarà spesso breve per i principianti, che nonsono capaci di andare avanti a lungo senza distrazioni. Questa èun'eccellente forma di preghiera da raccomandarsi a tutti coloroche vogliono iniziarsi nell'arte di pregare più col cuore che conla testa.

Essa offre alla testa quel po' di partecipazione che evita ledistrazioni. Nello stesso tempo, con delicatezza, sottrae lapreghiera dalla riflessione e dal ragionamento introducendolanella semplicità e nella devozione. Nei Salmi troverete unaminiera d'oro per poter praticare questa forma di preghiera. Chipuò resistere alla forza di frasi come queste, sparse conabbondanza in tutto il libro dei Salmi? A te anela la mia carne,come terra deserta, arida, senz'acqua. Penso a te nelle veglienotturne. Salmo 63 Una sola cosa io cerco, abitare nella casadel Signore. Il tuo volto, Signore, io cerco. Salmo 27 L'animamia attende il Signore, più che le sentinelle l'aurora. Salmo 130Solo in Dio riposa l'anima mia; da lui la mia salvezza. Salmo62 Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli, noi siamo forti nelnome del Signore, nostro Dio. Salmo 20

Nel mio affanno invocai il Signore. Mio Dio, mia rupe, incui trovo riparo. Tu, Signore, sei luce alla mia lampada. Con temi lancerò contro le schiere. Il Signore è scudo per chi in lui sirifugia. Salmo 18 Dico: "Chi mi darà ali come di colomba, pervolare e trovare riposo?" Getta sul Signore il tuo affanno edegli ti darà sostegno. Salmo 55 Non respingermi dalla tuapresenza e non privarmi del tuo santo Spirito. Rendimi la gioiadi essere salvato, sostieni in me un animo generoso. Salmo 51Esiste un modo per praticare questo tipo di preghiera ingruppo: il direttore del gruppo invita tutti a intraprendere un

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esercizio di consapevolezza come aiuto per raggiungere ilsilenzio interiore. Dopo un po' di minuti di silenzio, il direttoredel gruppo canta una frase della Scrittura, quindi ritorna insilenzio, concedendo tempo perché i membri lascino le parolesprofondarsi nel loro cuore. L'impatto delle parole sarà tantopiù potente quanto più profondo sarà il silenzio del vostrocuore. Se trovate che le parole vi distraggono, non fateattenzione al loro significato; semplicemente incorporate il lorosuono nel vostro mondo di consapevolezza.

Un'altra variante è che il gruppo canti le parole dopo ildirettore e canti ogni frase due o tre volte. Bisogna lasciarelunghi spazi di silenzio, al duplice scopo di permetterel'assimilazione delle parole e di creare un'atmosfera ricettivaper le prossime parole che saranno salmodiate.

ESERCIZIO 34

PREGHIERA VOCALE

Preghiera vocale e mentale - Versetti più facili e più difficili- Preghiere, inni, salmi preferiti - La preghiera vocale èimpersonale? Molti hanno familiarità con la distinzione trapreghiera vocale e preghiera mentale. Popolarmente lapreghiera vocale è considerata come una preghiera che vienerecitata. La preghiera mentale invece è generalmenteconsiderata quella preghiera che si fa con la mente e col cuore.Inoltre si pensa frequentemente che la preghiera vocale sia piùadatta ai principianti nella vita spirituale e così è consideratauna forma di preghiera decisamente inferiore a quella mentale.L'opinione popolare su questo argomento è decisamenteerronea. Storicamente, fu solo verso la fine del Medioevo che

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si cominciò a fare questa netta distinzione nella Chiesa trapreghiera mentale e vocale. In precedenza sarebbe statodifficile concepire una persona che pregasse senza l'uso delleparole. Il dire a uomini come sant'Agostino o sant'Ambrogio osan Giovanni Crisostomo quello che diciamo ai nostri odierniprincipianti nella vita spirituale: "Non dite preghiere, pregate",sarebbe stato dire qualcosa che loro non avrebbero capito.

Si sarebbero chiesti come uno possa pregare senza direpreghiere. Conoscevano perfettamente quei momenti dipreghiera che afferrano il contemplativo quando, per dirla consanta Teresa d'Avila, Dio vi toglie le parole dalla bocca,cosicché, anche se voleste parlare, ne sareste incapaci; equando un silenzio totale discende su di voi rendendo superfluiparole e pensieri. Ma essi, come la maggior parte dei grandimaestri nell'arte della preghiera, erano dell'opinione chepregare con parole è molto più probabile vi conduca a questostato che il pregare con pensieri. Uno di questi maestri fu sanGiovanni Climaco che iniziava la persone all'arte dellapreghiera con un metodo così ovvio da essere largamenteignorato. Ecco in sostanza il suo metodo: Prendete coscienza diDio, alla cui presenza voi siete mentre pregate. Quindiscegliete una formula di preghiera e recitatela con perfettaattenzione. Fate attenzione sia alle parola che state dicendo, siaalla Persona a cui le state dicendo. Supponiamo che abbiatescelto il Padre Nostro. Recitatelo dall'inizio alla fine congrande attenzione: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificatoil tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come incielo così in terra..." dando ad ogni parola che recitate tutto ilsuo significato.

Se a un certo punto vi accorgete di esservi distratti, ritornatealla parola o alla frase dove vi siete distratti e ripetetela, senecessario anche più volte, fino a che riuscite a dirla con la

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massima attenzione. Quando avrete finito l'intera recitazionecon tutta l'attenzione richiesta, ritornate su di essa più e piùvolte. Oppure passate a qualche altra formula di preghiera.Molti santi fecero progressi notevoli nell'arte della preghiera edella contemplazione basandosi solo su questo metodo. SantaTeresa d'Avila ci racconta di una suora laica che la pregò diinsegnarle la contemplazione. Teresa le chiese in che modo disolito pregava, scoprendo che l'unica cosa che questa suorafaceva era il recitare con grande devozione il Padre Nostro el'Ave Maria cinque volte, in onore delle cinque piaghe delSalvatore. Teresa scoprì anche come, sulla base di questesemplici preghiere vocali e niente altro, questa buona sorellalaica avesse raggiunto le più alte vette della contemplazione.Ecco ora un altro modo per praticare la preghiera vocale.Prendete una formula di preghiera qualsiasi o un salmo.Recitatelo tutto facendo caso a quelle parole che riuscite a direpiù facilmente e a quelle che dite con più difficoltà. Peresempio:

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascolierbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mirinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suonome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temereialcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuovincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari unamensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il miocapo. Il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi sarannocompagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa delSignore per lunghissimi anni. Salmo 23 Scegliete, in questosalmo, il verso che vi ispira di più, quello che viene piùspontaneo. Recitatelo più e più volte. Cibate con esso il vostrospirito affamato. Potete fare allo stesso modo con altri versi chevi ispirano particolarmente. Adesso scegliete la strofa che dite

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con maggior difficoltà. Recitatela molte volte analizzando ciòche provate... cosa accade in voi nel recitarla... cosa vi dice sudi voi e sui vostri rapporti con Dio...

Quindi pregate Dio con spontaneità su quanto provate.Viaggiando nel mondo della preghiera, se siete saggi, fate unaprovvista, un piccolo stock delle vostre preghiere vocalifavorite e inni e salmi, da portare con voi e da riprendere neltempo del bisogno. A volte ci si lamenta del fatto che questepreghiere pronte e preparate sono impersonali, trattandosi diformule già scritte. Ma ciò non è esatto. Non vi sono duepersone che recitano il Padre Nostro esattamente alla stessamaniera. Quando voi dite le parole, queste scendono inprofondità nel vostro cuore modellandovi e assumendo da voiuna colorazione particolare che voi date loro. Quindi salgono aDio con quell'impronta personale e distintiva che voi gli aveteimpresso. Queste formule non devono essere affattoimpersonali.

ESERCIZIO 35

LA PREGHIERA DI GESÙ

"I racconti di un pellegrino russo", "La Memoria del Nome"e il mahatma Gandhi; superare ogni paura, guarire da qualsiasiinfermità - Il nome di Gesù "Signore Gesù Cristo, abbi pietà dime". L'incessante ripetizione del nome di Gesù è il fondamentostesso di tutta la vita spirituale fra i cristiani ortodossi di ritogreco o russo. Per farvi un'idea del valore di questo tipo dipreghiera e del mondo in cui deve essere praticata, viraccomando la lettura del libro "I racconti di un pellegrinorusso". E' una forma di preghiera intensamente sviluppata per

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migliaia di anni dagli indù dell'India. Essa viene chiamata "LaMemoria del Nome". Il Mahatma Gandhi la propagò con zelo,proclamando che essa portava con sé benefici straordinari allospirito, al corpo e alla mente. Affermava che era riuscito asuperare ogni paura semplicemente con la ripetizioneincessante del nome di Dio, perché lì c'era maggior potenza chein una bomba atomica.

Sosteneva che chiunque recitasse il nome di Dio con fedesarebbe guarito di qualsiasi infermità - cosicché, se lui stessofosse morto per una qualsiasi malattia, il mondo era autorizzatoa dargli dell'ipocrita. Nell'esercizio seguente mi limiterò per lopiù al nome di Gesù. Tutti i maestri affermano che ogni nomedi Dio è efficace. Alcuni di voi preferiranno come mantra ilnome di Dio, che lo Spirito Santo grida nei nostri cuori, Abbà!Papà! (Romani 8,15). Cominciate questa preghiera invocandol'aiuto dello Spirito Santo, poiché è solo col suo sostegno chenoi possiamo pronunciare degnamente il nome di Gesù. Oraimmaginate Gesù di fronte a voi nella forma che preferite:come un bambino, o come Cristo crocifisso, o come il Signorerisorto... Dove immaginate di vederlo? In piedi di fronte a voi?O racchiuso nel vostro cuore? Alcuni maestri indù consiglianoil centro della fronte, un punto tra gli occhi... Scegliete il postoche ispira di più il vostro senso di devozione... Adessopronunciate il nome di Gesù ad ogni inspirazione o ad ogniespirazione. Oppure pronunciate la prima sillaba inspirando, laseconda espirando. Se questo vi sembra troppo frequente,pronunciate il nome ogni tre o quattro respiri.

E' importante che lo facciate con soavità, in manierarilassata, pacifica. Se ci sono altri insieme a voi, limitatevi apronunciarlo mentalmente. Se siete soli, potete pronunciarlooralmente, a bassa voce. Se dopo un po' siete stanchi di ripetereil Nome, riposatevi per breve tempo e poi riprendete, così come

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fa un uccello quando batte le ali per un po', poi plana, quindiribatte le ali nuovamente. Diventate consapevoli di ciò cheprovate nel pronunciare il suo Nome. Ora pronunciate il suonome cambiando atteggiamento e sentimenti. Primo, condesiderio. Senza dire le parole: "Signore, io ti desidero"trasmetteteglielo con la maniera stessa di recitare il suo Nome.Fate questo per un po', quindi cambiate atteggiamento. Peresempio di fiducia. Attraverso la recitazione del suo nomeditegli "Signore, io confido in te". Proseguite poi, dopo qualchetempo, passando a nuovi sentimenti come amore, adorazione,lode, pentimento, gratitudine, abbandono. Infine immaginateche sia lui a pronunciare il vostro nome così come pronunciò ilnome di Maria Maddalena la mattina della risurrezione.

Nessuno mai pronuncerà il vostro nome come Gesù. Conquali sentimenti pronuncia il vostro nome? Cosa provatenell'ascoltarlo chiamarvi per nome? Fra gli Ortodossi si usarecitare il nome di Gesù entro una formula particolare:"Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me". Ecco un metodo perusarla: Dopo un po' di tempo speso per raggiungere la quieteinteriore, divenite consapevoli della presenza del Signorerisorto. Immaginatelo in piedi davanti a voi. Ora concentratevisulla respirazione, diventando consapevoli dell'aria mentreentra in voi ed esce dai polmoni. Recitate, inspirando, la primaparte della formula "Signore Gesù Cristo" e, nel fare questo,immaginate di stare inspirando in voi l'amore, la grazia e lapresenza del Signore. Per un breve momento trattenete il fiatonei polmoni, e nel mentre immaginate che tutto il vostro esseresia inondato della sua presenza e della sua grazia... Durantel'espirazione recitate la seconda parte della formula "abbi pietàdi me", immaginando che state espellendo tutte le vostreimpurità e gli ostacoli che opponete alla sua grazia...

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Le parole abbi pietà di me non significano esattamenteperdona i miei peccati. La parola pietà, nell'uso che ne fannogli Ortodossi, significa molto di più: grazia e amorevolesoavità. Così, chiedendo pietà, in realtà chiedete la dolcezza el'amorevole soavità di Cristo e l'unzione del suo Spirito.

ESERCIZIO 36

I MILLE NOMI DI DIO

I nomi di Dio in sanscrito - Imitare il salmista - "Ma èrealmente Cristo a dirmi queste parole?" I devoti indùmemorizzano i mille nomi di Dio in sanscrito (ogni nome èpieno di significato e rivela un particolare aspetto delladivinità), per fare di questi nomi una forma di preghiera.Propongo che siate voi a inventare mille nomi per Gesù.Imitate il salmista, che non si accontenta dei nomi usuali di Diocome Signore, Salvatore Re ma, con la creatività che nasce daun cuore pieno d'amore, inventa dei nomi nuovi per Dio, "Tusei la mia roccia", egli dice, "Tu mio scudo, mia fortezza, miadelizia, mio canto". Date sfogo anche voi alla vostra creatività:Gesù mia gioia, Gesù mia forza, Gesù mio amore, Gesù miadelizia, Gesù mia pace. Ad ogni espirazione recitate uno diquesti nomi. Se ce n'è uno che vi attira particolarmente,ripetetelo più volte. Oppure recitatelo una volta e poisoffermatevi per un po', con amore, in silenzio su di esso.

Poi prendetene un altro, riposatevi in esso, poi passate a unaltro ancora... Ora inizia una parte dell'esercizio che dovrestetrovare molto commovente: Immaginate di udire Gesù cheinventa dei nomi per voi! Che cosa provate nel sentirvichiamati da lui con questi nomi? Molti, spesso, si rifiutano di

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ascoltare le parole amorevoli che Dio dice loro. E' più di quelche sono capaci di sopportare - è troppo bello per essere vero.E così o si ritrovano ad ascoltare Gesù che dice loro cosenegative come peccatore... ecc. oppure girano a vuoto e non loodono dir loro nulla! Devono ancora scoprire il Dio il cuiamore per loro è incondizionato e infinito e non concedono a sestessi di sentirsi amati da lui. Questo è esattamente ciò che ilpresente esercizio li aiuterà a fare. Ora fate un altro passaavanti, immaginando che Gesù inventi per voi esattamente glistessi nomi che voi avete inventato per lui - tranne quelli cheesprimono direttamente divinità... Non abbiate paura di esporviall'intensità del suo amore! Molti, e anche voi, potrebberoavere dei fraintendimenti riguardo al fatto di immaginare Cristoche vi dice qualcosa.

In alcuni degli esercizi di fantasia vi ho chiesto di parlarecon Cristo e immaginare le sue risposte. Giustamente potresteobiettare: "E come faccio a sapere se è realmente Cristo a dirmiqueste parole o se sono io che le sto semplicementeinventando? Se è Cristo che parla o se sono io che mi parlo,attraverso questa immagine di Cristo che mi sono creata?". Larisposta a questa obiezione è che, con tutta probabilità, siete voia parlare a voi stessi attraverso questa immagine di Cristoprodotta dalla vostra fantasia. Tuttavia è anche possibile cheDio usi la vostra immaginazione, le vostre parole e simboli, pertoccare il vostro cuore, per comunicarvi luce e ispirazione egioia e vigore. Riguardo a quanto è implicato in questoesercizio, comunque, non dovete preoccuparvi che le paroleche udite dalle labbra del Cristo forse sono una vostra purainvenzione. L'amore di Dio per voi in Gesù Cristo è totalmenteal di là di qualunque cosa voi possiate immaginate o inventare!

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ESERCIZIO 37

GUARDARLO GUARDARVI

"Mira que te mira" - Con amore e umiltà Ecco un altroesercizio (uno dei preferiti di Santa Teresa d'Avila) perpermettere a voi stessi di sperimentare l'amore di Cristo pervoi. E' uno di quegli esercizi fondamentali che raccomandava atutti. Immaginate Gesù in piedi davanti a voi. Sta guardandovoi. Tutto quello che dovete fare è guardarlo guardarvi. Tuttoqui! Teresa lo esprime in una formula molto breve: "Mira quete mira", "Guarda che ti guarda", cioè nota che sta guardandote. Aggiunge due avverbi molto importanti: "Guardalo mentreti guarda - essa dice amorevolmente e umilmente". State moltoattenti a sentire ambedue questi atteggiamenti in Cristo mentrevi guarda: vi sta guardando con amore; vi sta guardando conumiltà. Tutti e due questi atteggiamenti potrebbero causaredifficoltà. Per molti risulta difficile immaginare Gesù che liguarda con amore - questo perché la loro immagine di Gesù èquella di una persona dura ed esigente, qualcuno che, puramandoli, li ama solo se sono buoni.

Il secondo atteggiamento è per loro ancora più difficile daaccettare. Che Gesù possa guardarci con umiltà? Impossibile!Questo perché ancora una volta, non hanno capito il Gesù delNuovo Testamento. Non hanno mai preso sul serio il fatto cheGesù si è fatto loro servo e loro schiavo, colui che lava i loropiedi, colui che liberamente muore la morte di uno schiavo peramore loro. Dunque guardatelo guardarvi. E cogliete l'amorenel suo sguardo. Notate l'umiltà. Una delle suore di santaTeresa, praticando fedelmente per ore questo metodo dipreghiera, disse di aver finalmente superato quel senso diaridità che aveva sempre sperimentato nella preghiera. Quando

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le chiesero come aveva fatto, rispose: "Permetto semplicementea me stessa di essere amata".

ESERCIZIO 38

IL CUORE DI GESÙ

Il desiderio di contattare il Signore risorto e un pastoreevangelico - La devozione al Sacro Cuore - "Cosa ho fatto,faccio, devo fare per Cristo?" Un altro modo ancora per esporviall'amore di Cristo per voi. L'ho imparato da un pastoreevangelico che pareva avere il dono di mediare l'esperienza diGesù Cristo, il Signore risorto, per coloro che desideravanocontattare Cristo. Per quanto posso ricordare le parole delpastore, il suo metodo era all'incirca questo: Qualcuno andavada lui e gli chiedeva: "Desidero mettermi in contatto colSignore risorto". Il pastore lo conduceva in un angolotranquillo, entrambi chiudevano gli occhi e chinavano il capoin preghiera. Poi il pastore gli diceva più o meno così: "Ascoltabene quel che ti dico: Gesù Cristo, il Signore risorto, è presentequi con noi, in questo momento. Tu lo credi?". Dopo una pausal'uomo diceva: "Si, lo credo". "Ora desidero che tu prenda inconsiderazione una realtà ancora più difficile da credere.

Gesù Cristo ti ama e ti accetta così come tu sei. Non occorreche tu cambi per ottenere il suo amore. Non occorre che tudivenga migliore o che smetta di peccare. Ovviamente luidesidera che tu migliori e che tu smetta di peccare. Ma nondevi far questo come condizione per avere da lui amore eaccoglienza: queste le hai già, da ora, così come sei, ancheprima che tu decida se cambiare o no. Lo credi questo? Prenditiil tempo necessario. Poi decidi se ci credi o no". Dopo aver

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riflettuto, l'uomo risponde: "Si, io credo anche questo." "Beneallora" diceva il pastore "dì qualcosa a Gesù, dillo ad altavoce". L'uomo comincia a parlare al Signore... e non passamolto tempo che prende le mani del pastore e dice: "Oracapisco esattamente cosa vuoi dire quando parli disperimentare. Lui è qui! Posso percepire la sua presenza!".Immaginazione bizzarra? Speciale carisma dato al nostrodevoto pastore? Può darsi. Il fatto è che, sia o meno adeguatoquesto metodo per mettere qualcuno in contatto col Signorerisorto, la dottrina su cui si basa è certamente sana e il suometodo può condurre senz'altro a che una persona percepisca itesori infiniti dell'amore di Cristo. Provatelo per conto vostro:Richiamate la presenza del Signore risorto con voi...

Ditegli che voi credete che lui è veramente presente, qui convoi... Riflettete sul fatto che vi ama e che vi accetta così comesiete. Prendetevi tutto il tempo necessario per sentire il suoincondizionato amore per voi mentre vi guarda con amore eumilmente. Parlategli... oppure amatelo in silenzio, comunicatecon lui al di là delle parole. La devozione al Sacro Cuore, cosìvigorosa alcuni anni fa, così in declino oggi, rifiorirebbe ancorase si capisse che essa consiste essenzialmente nell'accettareGesù Cristo come amore incarnato, come manifestazionedell'amore incondizionato di Dio per noi. Chi veramenteaccetta questo è destinato a sperimentare frutti al di là di ognisua aspettativa, sia nella sua vita di preghiera che nel suoapostolato. L'essenziale svolta decisiva, il vero momentocritico, il giro di boa, la conversione a U della vostra vitaavviene non quando vi accorgete che voi amate Dio, maquando vi accorgete e accettate pienamente il fatto che lui amavoi incondizionatamente. Nei ritiri è solito che gli esercitanti sipongano quelle tre domande rese famose dagli EserciziSpirituali di Ignazio Loyola: "Cosa ho fatto per Cristo? Cosa

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faccio per Cristo? Cosa devo fare per Cristo?" (EserciziSpirituali nn. 53 e 197).

La risposta alla terza domanda generalmente prende laforma di ogni sorta di atti di generosità e sacrifici chel'esercitante si propone di fare come espressione del suo amoreper Cristo. Il mio consiglio agli esercitanti è questo: non c'ènulla che possiate fare per Cristo che gli sia più gradito checredere nel suo incondizionato amore per voi. Forse troveretepiù difficile far questo che realizzare alcuni dei generosisacrifici che vi eravate proposti. Troverete però che questoporta con sé un progresso spirituale molto maggiore che nontutte le cose che potreste fare per Cristo. Dopo tutto, cosadesiderate di più da una persona che amate profondamente?Che essa creda nel vostro amore e lo accetti pienamente.

ESERCIZIO 39

IL NOME COME PRESENZA

La recitazione del nome per giungere alla persona La praticadella preghiera di Gesù ha condotto talvolta alcuni a dare alnome di Gesù un valore quasi superstizioso, arrivandoaddirittura all'adorazione del Nome. Il nome di Gesù non ènient'altro che un mezzo per giungere a Gesù stesso, el'amorosa recitazione del suo Nome, se non ci porta alla suapresenza, è senza valore. Dopo aver raggiunto la quieteinteriore, pronunciate il nome di Gesù lentamente. Sentite lasua presenza crescere in voi. Sotto quale forma sperimentate lasua presenza? Come luce? Come devozione e ispirazione?Come oscurità e aridità? Quando la presenza diventa vivida,riposatevi in essa... Quando tende ad affievolirsi, riprendete

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nuovamente la recitazione del suo nome.

ESERCIZIO 40

PREGHIERA DI INTERCESSIONE

Come Gesù pregava - Obiezioni e risposte - Teilhard deChardin, l'apostolo Giacomo - San Paolo - Una chiamataspeciale - Unione con Dio e preghiera per gli altri, arricchendose stessi. Sappiamo molto poco sul modo di pregare di Gesù.Resterà per sempre un segreto custodito da quelle cimemontane e da quei deserti, dove egli si ritirava, quando volevapassare il suo tempo in preghiera. Sappiamo della suafamiliarità coi salmi che deve aver recitato come ogni devotoebreo. E conosciamo la sua abitudine di intercedere per quelliche amava. "Simone, Simone, ecco Satana vi ha cercato pervagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non vengameno la tua fede". Ecco una breve indicazione, nel Vangelo diLuca (22,31), di ciò che faceva Gesù nel suo tempo dipreghiera. Praticava la preghiera di intercessione. Un'altraindicazione l'abbiamo nel vangelo di Giovanni: "Io prego perloro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato...

Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato,perché siano una cosa sola, come noi. Non prego solo perquesti, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno inme; perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in mee io in te, siano anch'essi in noi una sola cosa, perché il mondocreda che tu mi hai mandato" (Giovanni 17,9 e segg.). Ancoraintercessione! Anche la Sacra Scrittura ci dice che questa è lafunzione attuale di Gesù Cristo. Il suo compito di redentore èfinito. Ora egli ha preso il compito di intercessore: "Egli poiché

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resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui siaccostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere aloro favore" (Ebrei 7, 24-25). "Chi accuserà gli eletti di Dio?Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi,che è risuscitato; sta alla destra di Dio e intercede per noi?"(Romani 8,33-34). Gesù raccomandava ai suoi discepoli questaforma di preghiera: "La messa è molta, ma gli operai sonopochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operainella sua messe!" (Matteo 9, 37-38). Possono venirci in menteobiezioni di ogni sorta: perché dovremmo chiedere a Dioqualcosa di cui egli sa già che abbiamo bisogno?

E per di più si tratta della sua messe! Non lo sa che habisogno di operai? Gesù sembra spazzare via tutte questeobiezioni per annunciarci una legge misteriosa del mondo dellapreghiera, cioè che Dio, per sua propria volontà, ha in certomodo messo il suo potere nelle mani di coloro che intercedono,in modo tale che, se essi non intercedono, il suo potere restainefficace. Questo è il grande fascino che ha la preghierad'intercessione: nel praticarla vi accorgerete del tremendopotere che c'è nella preghiera. E avendo sperimentato questopotere, non abbandonerete più la preghiera. Soltanto alla finedel mondo ci renderemo conto come i destini delle persone edelle nazioni sono stati plasmati non tanto dalle azioni esternedi uomini o donne potenti o da eventi che sembravanoinevitabili, quanto dalla preghiera, quieta, silenziosa,irresistibile, di persone che il mondo non ha mai conosciuto.Nel suo libro "L'ambiente divino", padre Teillhard de Chardinparla di una monaca che sta pregando in una cappella: mentreprega, tutte le forze dell'universo sembrano riorganizzarsi peradattarsi ai desideri di questa esile figura orante; l'asse stessodel mondo sembra passare per quella piccola cappella!

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E l'apostolo Giacomo dice: "Molto vale la preghiera delgiusto fatta con insistenza. Elia era un uomo della nostra stessanatura: pregò intensamente che non piovesse e non piovve sullaterra per tre anni e sei mesi. Poi pregò di nuovo e il cielo diedela pioggia e la terra produsse il suo frutto" (Giacomo 5, 16-18).Basta uno sguardo alle lettere di san Paolo per rendersi conto diquanto fece uso della preghiera d'intercessione durante il suoapostolato. Come egli stesso dichiarò ai Corinzi, non era ungrande oratore. Ecco un esempio di come intercedeva per isuoi: "Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre,dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome,perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, diessere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomointeriore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così,radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprenderecon tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e laprofondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogniconoscenza, perché siate colmi di tutta la pienezza di Dio. AColui che in tutto ha il potere di fare molto di più di quantopossiamo domandare o pensare, secondo la potenza che giàopera in noi, a lui la gloria nella chiesa e in Cristo Gesù pertutte le generazioni, nei secoli dei secoli.! Amen" (Efesini 3,14-21).

"Ringrazio il mio Dio ogni volta che mi ricordo di voipregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera... eperciò prego che la vostra carità si arricchisca sempre più inconoscenza e in ogni genere di discernimento, possiatedistinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibiliper il giorno di Cristo". (Filippesi 1,3-4. 9-10). Non vi è letterain cui non assicuri i cristiani che sta pregando per lorocostantemente, o che non chieda per se le loro preghiere:"Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiera e

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di suppliche nello spirito, vigilando a questo scopo con ogniperseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me,perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, perfar conoscere il mistero del Vangelo, nel quale sonoambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezzacome mio dovere" (Efesini 6,18-20). Anche voi potreste essereuna di quelle persone che il Signore chiama, in modoparticolare, a esercitare il ministero dell'intercessione pertrasformare il mondo e il cuore degli uomini con la potenzadella preghiera. "Nulla è così potente sulla terra come lapurezza di cuore e la preghiera" dice Theillard de Chardin. Seavete ricevuto da Dio questa chiamata, allora l'intercessionesarà la vostra forma di preghiera più usuale. Ma anche se nonsiete stato chiamato al ministero dell'intercessione, vi sentiretesovente spinto da Dio a intercedere.

Fra tanti modi di praticare questa forma di preghiera, ecconeuno: Impegnate un po' di tempo per diventare consapevoli dellapresenza di Gesù e per raggiungere il contatto con lui...immaginate che Gesù v'inondi con la sua vita, la sua luce, lasua forza... immaginate l'intero vostro essere illuminato dallaluce che viene da lui. Ora richiamate alla mente le persone percui volete pregare una per una... imponete le mani su ognipersona comunicandole la vita e la potenza che avete appenaricevuto da Cristo... Dedicato a ognuno/a tutto il temponecessario... invocate, senza parole per lui/lei l'amore diCristo... guardatelo/a mentre si illumina della vita e dell'amoredi Cristo... guardate lui/lei trasformato... poi passate allapersona successiva... e così via... Accertatevi di esservi resiidealmente consapevoli di Gesù e della sua presenza findall'inizio della vostra preghiera di intercessione. Altrimenti lavostra intercessione non sarà una preghiera ma un esercizio dibenevolo ricordo di persone care. Il pericolo è che la vostra

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attenzione si focalizzi solo sulle persone per cui state pregandoe non su Dio. Dopo aver pregato per alcune persone nellaforma suggerita è bene riposare un poco alla presenza di Cristopoi continuate la vostra intercessoria imposizione delle mani.

Dopo aver pregato così per ciascuna delle persone cheamate, pregate per loro che sono affidati alle vostre cure: iparroci pregheranno per i loro fedeli... i genitori per i figli, gliinsegnanti per gli alunni. Poi, dopo un'altra pausa, pregate per ivostri "nemici" perché Gesù ce l'ha comandato. Imponete levostre mani benedicenti su ogni persona a voi antipatica, o acui voi siete antipatici, o coloro che vi hanno fatto soffrire.Sentite la potenza di Cristo fluire attraverso le vostre mani neiloro cuori. Poi passate a pregare per tutte le nazioni, per laChiesa. I tesori di Cristo sono senza limiti, non abbiate paura diesaurirli versandoli su interi popoli e nazioni. Per un po' fate ilvuoto nella vostra mente, lasciate che lo spirito vi suggeriscapersone e situazioni per cui pregare. Quando qualcuno vi vienein mente, imponete le vostre mani su di lui/lei nel nome diCristo. E' mia esperienza, come direttore di ritiri, che alcunepersone quando hanno raggiunto un senso profondo di unionecon Dio, si sentono spinte ad intercedere per gli altri.

All'inizio temono che questo possa essere una distrazione,finché scoprono che Dio li aveva condotti a questo stato diunione profonda con lui proprio perché potessero intercedereper i propri figli; e così giungono a capire che questaintercessione lungi dal distrarli, di fatto favorisce un'unione conDio ancora più profonda. E vi è anche un'altra cosa che potretescoprire con la pratica frequente della preghiera diintercessione: più spandete sugli altri tesori di Cristo, più egliinonda con essi il vostro proprio cuore e la vostra vita, cosicchépregando per gli altri arricchirete voi stessi.

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ESERCIZIO 41

PREGHIERA DI DOMANDA

Il "Padre nostro": petizione, richiesta. La domanda è la quasiunica forma di preghiera che Gesù insegnò ai suoi discepoli,quando questi gli chiesero di insegnar loro a pregare. Condifficoltà potrebbe pretendere di essere stato istruito a pregareda Cristo stesso chi non ha imparato la pratica della preghieradi petizione. In Luca 11,1-4 si dice: "Un giorno Gesù si trovavain un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli glidisse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni hainsegnato ai suoi discepoli". Ed egli disse loro: "Quandopregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuoregno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonacii nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostrodebitore, e non ci indurre in tentazione". Ogni frase del PadreNostro è una richiesta! Ascoltate come Gesù stesso commentaquesta preghiera. Questa lettura farà parte dell'esercizio:

"Poi aggiunse: "Se uno di voi ha un amico e va da lui amezzanotte a dirgli. 'Amico, prestami tre pani, perché è giuntoda me un amico da un viaggio e non ho nulla da metterglidavanti'; e se quegli dall'interno gli risponde: "Nonm'importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono aletto con me, non posso alzarmi per darteli'; vi dico che, anchese non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a darglienequanti occorrono almeno per la sua insistenza. Ebbene io vidico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e visarà aperto. Perché chi chiede un pesce, gli darà al posto delpesce una serpe? O se gli chiede un pane gli darà unoscorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cosebuone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo

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Spirito a coloro che glielo chiedono!" (Luca 11,1-13). Questeparole fanno trasalire per la loro semplicità: "Chiedete e vi saràdato... poiché chiunque chiede ottiene...." Immaginate Gesù chesta dicendo proprio a voi queste parole. Domandatevi: "Ma ioci credo veramente? Che significato hanno per me questeparole?". Poi condividete con Gesù le risposte a questedomande.

Potete rifare lo stesso con Luca 18,1-6. Oppure prendetequesti passi: "La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbefame. Vedendo un fico sulla strada, gli si avvicinò, ma non vitrovò altro che foglie, e gli disse: "Non nasca mai più frutto date". E subito quel fico si seccò. Vedendo ciò, i discepolirimasero stupiti e dissero: "Come mai il fico si è seccatoimmediatamente?". Rispose Gesù: "In verità vi dico: Se avretefede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che è accaduto aquesto fico, ma anche se direte a questo monte: 'levati di lì egettati nel mare', ciò avverrà. E tutto quello che chiederete confede nella preghiera lo otterrete" (Matteo 21,18-22) "La mattinaseguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il ficoche hai maledetto si è seccato". Gesù allora disse loro:"Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: Chi dicesse a questomonte: Levati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo macredendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. Perquesto vi dico: Tutto quello che domandate nella preghiera,abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato. Quando vimettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno,perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdonia voi i vostri peccati" (Marco 11,20-25).

Dopo esservi soffermati sull'uno o l'altro di questi passi eaverne conversato con Gesù, cercate la quiete interiore inpreparazione alla preghiera di domanda... Perdonate ogni

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persona contro cui provate rancore. Ditele nell'immaginazione:"Ti perdono con tutto il cuore nel nome di Gesù Cristo, cosìcome il Signore ha perdonato me." Ora chiedete al Signore cheriempia il vostro cuore di quella fede che rende la preghiera didomanda onnipotente... "Signore io credo, aiuta la miaincredulità". Ora chiedete al Signore il dono che vi sta a cuore:la salute, il successo in qualche vostra impresa. Immaginate ilSignore che vi dà questo dono e voi che lo ringraziate con gioiaper questo.... Immaginate il Signore che vi toglie questo dono einsieme inonda di pace il vostro cuore, e voi che lo ringraziatecon gioia per questo.

ESERCIZIO 42

GESÙ IL SALVATORE

Il Nome come unguento, che guarisce da ogni male fisico,emotivo, spirituale. Questo è un altro modo per praticare lapreghiera di Gesù. La recita del nome di Gesù porta con sé nonsolo la presenza ma anche la salvezza di Gesù. Gesù èessenzialmente il Salvatore. Questo è il significato del suonome (Matteo 1, 21). "In nessun altro c'è salvezza; non vi èinfatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale èstabilito che possiamo essere salvati" (Atti 4, 12). Ma che tipodi salvezza porta Gesù? La salvezza che portò anni fa inPalestina: guarigioni da ogni male fisico, emotivo, spirituale e,come conseguenza, la pace col prossimo, con Dio e con noistessi. Vi ho già parlato delle proprietà curative della recitadevota del nome di Dio. Il Mahatma Gandhi la chiamava "lamedicina del povero". Il nome di Gesù ci guarisce se lorecitiamo con fede su ogni nostra ferita e malattia.

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La recita del nome di Gesù ci porta inoltre il perdono di tuttii nostri peccati. C'è una storia indiana di un re che avevaassassinato tutti i suoi fratelli e poi, preso dal pentimento, eraandato da un santone eremita in cerca di penitenza e perdono.Quando il re arriva sul posto, l'eremita non c'è. Uno dei suoidiscepoli però si prende l'incarico di dare al re la sua penitenza.Gli dice: "Recita per tre volte il nome di Dio e ogni peccato tisarà perdonato". Dopo un po' l'eremita torna e, informato dellacosa, si indigna assai col discepolo. Gli dice: "Non sai dunqueche basta pronunciare con amore anche una sola volta il nomedi Dio per cancellare i peccati di un intero regno? Allora comehai osato dire al re di recitare il nome di Dio tre volte?"Recitate il nome di Gesù lentamente, con amore, fermandoviogni tanto... desiderando di essere riempiti dalla presenza diGesù. Ora ungete col suo nome ognuno dei vostri sensi e dellevostre facoltà. La Bibbia dice: "Il tuo nome è un unguentoprofumato" (Cantico dei Cantici 1,3). Spargete l'unguento diquesto nome sui vostri occhi, sui vostri piedi, sul vostrocuore... sulla memoria, sull'intelligenza, sulla volontà,sull'immaginazione... nel far questo vedete ogni membro,sull'intelligenza, sulla volontà, sull'immaginazione... nel farquesto vedete ogni membro, ogni senso, ogni facoltà, illuminatidalla presenza e dalla forza di Gesù; finché tutto il vostro corpoe il vostro essere saranno luminosi e raggianti della suapresenza.

Ora procedete a ungere altre persone con il nome...Recitatelo con fede e amore su ognuno di loro, sopra il malatoe il sofferente, sopra i vostri amici, sopra le persone angosciatee sulle persone che hanno il compito di guarire, medici,infermieri, consiglieri, sacerdoti. Vedete ognuno di lororafforzato e vivificato dal Nome. Ogni qual volta vi sentitestanchi, tornate alla presenza di Gesù e qui riposate per un po'.

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ESERCIZIO 43

FRASI DEL VANGELO

Inviti e domande di Gesù. Per quest'esercizio dovetescegliere alcuni degli inviti e domande che Gesù nel Vangeloha indirizzato agli ascoltatori. Inviti sul tipo "Vieni e seguimi,Venite a vedere, pasci i miei agnelli, lasciate ogni cosa, vi faròpescatori di uomini, vegliate e pregate." Domande del tipo "Chidite che io sia? Tu mi ami? Credi che io possa fare questo? Cevuoi che io faccia per te? Vuoi essere guarito?" Scegliete unadomanda o un invito dalla vostra lista e cominciate l'esercizio:Immaginate di vedere il Signore risorto dinanzi a voi... Oraimmaginate che vi faccia una domanda o un invito: "Vieni avedere, tu mi ami?". Non rispondete immediatamente, uditeloripetere più e più volte le parole, lasciate che le parolerisuonino in tutto il vostro essere, rimanete in ascolto di questeparole, lasciate che queste parole vi sfidino, vi risveglino, viprovochino a una risposta... fino al momento in cui non potetepiù a lungo trattenere la vostra risposta. Solo allora dite alSignore quel che vi detta il vostro cuore.

Una lettura devota e frequente della Scrittura, in particolaredel Nuovo Testamento, arricchisce enormemente la vostrapreghiera e la vostra vita. Gradualmente scoprirete quelle frasie quei passi nei quali sembra che il Signore comunichi con voiin modo particolare. E spesso nei momenti di difficoltà ebisogno, o gioia, o solitudine, il Signore ridirà quelle parole alvostro cuore e si metterà in contatto con voi. E il vostro cuorearderà come quello dei discepoli di Emmaus, quandoascoltavano il Signore spiegare loro le parole della Scrittura.

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ESERCIZIO 44

SANTI DESIDERI

Uomini di grandi desideri, per gli altri e per se stessi. Questoè un modo di pregare semplice e delizioso, ispirato a una fraseusata frequentemente da Sant'Ignazio di Loyola: "Preghiere esanti desideri". Ai giovani gesuiti, che stanno studiando per ilsacerdozio, dice che devono dedicare agli studi il loro tempo ein conseguenza di ciò non ne resterà loro molto per lapreghiera. ma possono supplire a questa riduzione del tempo dipreghiera con i loro santi desideri di fare grandi cose per Dio eper il bene del prossimo. Ai superiori delle sue comunità diceche il loro primo dovere è quello di portare le loro comunitàsulle spalle per mezzo delle preghiere (intercessione per imembri della comunità) e dei santi desideri (desiderare per laloro comunità grandi cose). Lo stesso sant'Ignazio era un uomodi grandi desideri. Al tempo della sua conversione si lasciavaandare a un esercizio che era in realtà una sorta di santosognare ad occhi aperti, col quale rafforzava i suoi desideri difare grandi cose per Dio: con la fantasia si vedeva impegnato inimprese grandi e difficili per Dio.

Si rifaceva alla vita dei santi, dicendo a se stesso: "SanFrancesco ha fatto questo e questo per il Signore. Io farò di più.San Domenico compì queste grandi azioni per il Signore. Iofarò di più...". Ci dice ne "Il racconto di un pellegrino", cioè lasua autobiografia richiesta insistentemente dai suoi primicompagni, che questi santi esercizi lo lasciavano sempre conuna sensazione di pace, di devozione, di forza. Anche santaTeresa d'Avila raccomanda calorosamente di nutrireesplicitamente grandi desideri. Lo raccomanda soprattutto a chiinizia; dice: Che comincino con un senso di gioia e libertà, con

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grande coraggio, pieni di desideri di eccellere nel servizio diDio, perché Sua Maestà ama le anime audaci e coraggiose.Tutto questo ha un profondo significato psicologico. Non sipuò raggiungere una cosa che non si riesce neanche aimmaginare. Dovete essere una persona di grandi desideri eorizzonti se volete essere vigoroso nella realizzazione.Quest'esercizio si divide in due parti. La prima riguarda santidesideri per gli altri, la seconda santi desideri per voi stessi:Esponete a Dio i desideri che avete per ogni persona per cuidesiderate pregare... Vedete ognuna di loro,nell'immaginazione, come se stesse ricevendo le cose chedesiderate per lei.

Non c'è bisogno che facciate una preghiera esplicita perloro. Basta che esponiate Dio ai vostri santi desideri... e che"vediate" questi desideri realizzati. Quello che avete fatto perdei singoli individui ora fatelo per intere famiglie e gruppi ecomunità... per le nazioni... per la Chiesa... Superate ognidisfattismo e pessimismo; desiderate e sperate grandi cose... evedete queste grandi cose mentre sono realmente adempiutedall'onnipotenza di Dio... Ora ponete davanti a Dio i desideriche avete per voi stessi: tutte le cose grandi che vorreste fareper servirlo... E' irrilevante il fatto che non le farete mai o chevi sentiate incapaci di farle... Quello che è importante è che voirallegriate il cuore di Dio mostrandogli quanto sono grandi ivostri desideri benché la vostra forza è molto piccola... è cosìche parlano gli amanti, quando esprimono l'immensità dei lorodesideri che superano di gran lunga la propria limitatacapacità... Vi è un'altra maniera di fare questo: pensate allegrandi azioni dei santi: san Paolo, san Francesco Saverio... oaltri santi che amate e ammirate... Appropriatevi di questegrandi azioni, desiderandole, volendole, addiritturacompiendole nella fantasia... Identificatevi coi santi nel loro

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grande amore... Immaginate che, con la grazia di Dio, voi statefacendo quello che essi fecero, soffrendo quel che essisopportano per amor suo... e sfogate nella fantasia ogni ardentedesiderio, che la vostra debolezza non vi permette di realizzarein realtà...

Poi esprimete a Dio i desideri riguardanti la giornata che viaspetta... tutto ciò che vorreste fare in suo servizio...Nell'immaginazione vedete voi stessi essere realmente ciò chedesiderate essere e fare ciò che desiderate fare.... In un mondoin cui si dà tanta importanza ai risultati concreti, siamo portati asottovalutare l'enorme valore dei desideri, soprattutto quando irisultati non seguono immediatamente il desiderio stesso.

ESERCIZIO 45

TEOCENTRISMO

Gesù e gli interessi del Padre - I miei desideri, i mieiproblemi: qual è il posto di Dio? Quando i discepoli chiesero aGesù di insegnar loro a pregare, insegnò loro a dire: "Padrenostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuoregno, sia fatta la tua volontà...". Egli incomincia col regno disuo Padre, con gli interessi di suo Padre. Siamo soliti pensare aGesù come l'uomo per gli altri, e lo è davvero. Ma facilmentesottovalutiamo che egli fu anzitutto l'uomo per suo Padre. Fuun uomo essenzialmente teocentrico. Uno dei nostri pericoliattuali è di diventare soprattutto antropocentrici. Siamo pocofamiliari con i sentimenti del salmista che guarda su, verso lemontagne, da dove deve venire il nostro aiuto. Rischiamo dilegarci troppo a questo mondo, dimenticando gli aspettitrascendenti della nostra vita, senza i quali l'uomo cessa di

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essere pienamente uomo. Questo esercizio è concepito come unaiuto per rendere le nostre vite più teocentriche.

Fate una lista dei vostri desideri... grandi e piccoli,"romantici", prosaici. Fate una lista di alcuni problemi che viassillano, problemi familiari, di lavoro, di personalità. Oradomandatevi: nella realizzazione di questi miei desideri, qual èla parte che do a Dio? Dio gioca un ruolo perché essi sirealizzino? Quale? Sono soddisfatto del ruolo che egli ha? Luilo è? Poi domandatevi ancora: nella soluzione dei problemi chesto affrontando quotidianamente, qua è la parte che do a Dio?Quanto realmente confido in lui per la loro soluzione? Quantafiducia ho in lui? Infine ancora un'altra domanda: nella lista deimiei desideri, che posto occupa Dio? E' una delle cose chedesidero? Quanto? La ricerca di Dio a quale posto figura nellamia lista di desideri e di problemi? Ora scegliete, uno allavolta, un problema o un desiderio. Domandatevi: In che modocerco di soddisfare questo desiderio? Come tento generalmentedi risolvere questo problema? Lavorate di fantasia: immaginatedi osservarvi mentre realizzate il desiderio o risolvete ilproblema. E osservate che mezzi adoperate per fare questo.

Ora ciascuno di questi presentatelo a Dio, al suo influsso.L'importante è qui, questo esporre, non i risultati. Guardateogni vostro pensiero, ogni vostra azione, come qualcosa cheparte da Dio e a lui ritorna. Notate come vi sentite nel farequesto.

ESERCIZIO 46

FIAMMA VIVA D'AMORE

Una sorgente che zampilla verso Dio. Per questo esercizio

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mi sono ispirato a un libro veramente ammirevole, "La nubedella non conoscenza", che parla in modo affascinante di uncieco ribollio d'amore che nasce nei nostri cuori e s'innalzaverso Dio. Occupate qualche tempo nel fare la vostra quieteinteriore con uno degli esercizi di consapevolezza. Oraimmaginate di scendere nelle profondità del vostro essere, finoa raggiungerne il centro. C'è oscurità dappertutto, però làtrovate una sorgente che zampilla verso Dio. Oppureimmaginate di trovare là una fiamma viva di amore protesaverso Dio. Seguite il ritmo della fiamma, o dello zampillo, conuna parola, una breve frase, il nome di Gesù, o Abba, o Vieni,Spirito Santo, o mio Dio e mio tutto. Sentite queste paroleemesse dal profondo del vostro essere. Non pronunciatele. Voile udite debolmente, come se venissero da lontano.

Ora immaginate che il suono cresca gradualmente, fino ariempirvi completamente, cosicché lo udite nella testa, nelpetto, nello stomaco, in tutto il vostro corpo. Dopo un po' loudite riempire tutta la stanza, poi i dintorni, poi cresce inintensità e riempie tutta la terra e il cielo, cosicché tuttol'universo risuona delle parole scaturite dal profondo del vostrocuore. Soffermatevi un po' su questa parola, e ora, se volete,pronunciatela voi stessi, con amore.

ESERCIZIO 47

LA PREGHIERA DI LODE

Lodare e ringraziare Dio per ogni singola cosa, perché nullaaccade che non sia previsto da Dio - Ringraziarlo anche per inostri peccati - Pace e gioia - San Paolo - Favorisce indolenza efatalismo? Piuttosto un'eccessiva repressione di giusti

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risentimenti - "Fortuna? Sfortuna?" Chi lo sa? Se dovessiscegliere la forma di preghiera che ha reso più reale la presenzadi Cristo nella mia vita che mi ha dato la sensazione piùprofonda di essere circondato e sorretto dalla amorevoleprovvidenza di Dio, senza esitazione sceglierei questa, l'ultimaforma di preghiera che vi propongo in questo libro: la preghieradi lode. La sceglierei anche per la grande pace e la gioia che miha così spesso arrecato nei momenti di desolazione. Lapreghiera di lode consiste, molto semplicemente, nel lodare eringraziare Dio per ogni singola cosa. E' basata sulla certezzache nulla accade nella nostra vita che non sia previsto epianificato da Dio - assolutamente nulla, nemmeno i nostripeccati.

E' chiaro che Dio non vuole i peccati. E' chiaro che egli nonvoleva il più grande di tutti i peccati, l'uccisione di Gesù Cristo.Eppure la Scrittura, in modo assolutamente sconvolgente, ciripete più e più volte che la passione e la morte di Gesù eranoscritte e bisognava passarci. Anche san Pietro lo conferma nelsuo primo discorso, la mattina di Pentecoste (Atti 2,23): "Dopoche , secondo il disegno prestabilito e la prescienza di Dio, fuconsegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano diempi e l'avete ucciso". Quindi l'assassinio di Cristo era previstoe rientrava nel piano salvifico di Dio. E' ovvio che il peccato èqualcosa che dobbiamo odiare ed evitare. Eppure, dopo ilpentimento, noi possiamo lodare Dio anche per i nostri peccati,perché anche da essi egli sa trarre il bene. E' per questo che laChiesa, in un'estasi d'amore, canta nella liturgia pasquale,nell'antichissimo preconio della notte del Sabato santo: "Ohfelice colpa! Oh veramente necessario peccato di Adamo!". Esan Paolo dice esplicitamente ai romani: "Laddove haabbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia. Che diremodunque? Continuiamo a restare nel peccato perché abbondi la

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grazia? E' assurdo!" (Romani 5, 20; 6,1-2). E' una cosa che condifficoltà osiamo pensare: ringraziare e lodare Dio perfino per inostri peccati! E' giusto che ci pentiamo dei nostri peccati.

Eppure, fatto questo, dobbiamo anche imparare a lodare Dioper essi. Se Erode e Pilato si fossero convertiti, certamente sisarebbero pentito del ruolo avuto nella Passione. Ma poiavrebbero anche lodato Dio per aver realizzato la morte erisurrezione di Cristo utilizzando precisamente questo ruolo.Quante persone passano la vita trascinandosi un peso di colpaper i peccati commessi. Uno di loro mi disse del suo profondosenso di colpa, non per i peccati, dei quali era certo d'esserstato perdonato, bensì per il fatto che era arrivato alcuni minutiin ritardo al letto di morte di suo padre. Non gli riuscivaassolutamente di liberarsi da questo senso di colpa, per quantisforzi facesse. Quale sollievo e pace provò quando fu capace diringraziare e lodare Dio esplicitamente per esser arrivato tardial letto di morte del padre! All'improvviso percepì che tutto erabene, tutto era nelle mani di Dio, Dio poteva utilizzare inqualche modo anche questo e anche da questo avrebbe ricavatoqualcosa di buono. Ora provate voi stessi questo esercizio:Pensate a un avvenimento che vi sta causando dolore odesolazione o frustrazione o senso di colpa... Se in qualsiasimodo ne siete colpevoli, esprimete al Signore il vostro dolore eil vostro pentimento.

Ora ringraziate esplicitamente Dio per esso, lodatelo perquanto è accaduto. Ditegli che voi credete che anche questoentra nel suo piano su di voi e così egli saprà trarne un granbene per voi e per gli altri, anche se non riuscite a vederequesto bene. Affidate alle mani di Dio quest'avvenimento, etutti gli altri della vostra vita, passati, presenti, futuri,abbandonatevi alla pace e al sollievo che questo vi apporta.Tutto questo è strettamente coerente con gli insegnamenti di

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san Paolo ai cristiani: "Siate sempre lieti, pregateincessantemente, in ogni cosa rendete grazie" (1 Tessalonicesi5,16-18). "Intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, canticispirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostrocuore, rendendo continuamente grazie a Dio Padre per ognicosa, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo" (Efesini 5,19-20). "Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora,rallegratevi. Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessitàesponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche eringraziamenti; la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza,custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù"(Filippesi 4,47). Alcuni temono che il lodare Dio per ogni cosapossa condurre a una sorta di indolenza e di fatalismo.

E' una difficoltà più teorica che pratica. Chiunque abbiapraticato con sincerità questo tipo di preghiera sa bene chebisogna fare da parte nostra ogni possibile sforzo per fare ilbene ed evitare il male, e soltanto allora lodiamo Dio per ilrisultato, qualunque esso sia. L'unico pericolo che vedo inquesta forma di preghiera non è il fatalismo, ma la repressionedi ogni emozione spiacevole. Spesso è necessario provare sensidi dolore o rabbia o frustrazione, prima di ringraziare Dio eaprire il nostro cuore alla gioia e alla pace chequest'atteggiamento di lode porta con sé. Questa pace e gioiadiventeranno una disposizione quasi abituale in noi, nel mentreci abituiamo a lodare e ringraziare Dio costantemente. Mentreprima saremmo stati tesi e preoccupati per tutti i contrattempidella vita, anche i più piccoli (un treno in ritardo, il tempocattivo, un'osservazione fuori luogo in una conversazione), orafacciamo con calma quel che possiamo da parte nostra e tutto ilresto lo lasciamo gioiosamente nelle mani di Dio, certi cheogni cosa riuscirà bene, anche se in superficie non pare che siacosì. Una storia cinese narra di un vecchio contadino che

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possedeva un vecchio cavallo per coltivare i suoi campi. Ungiorno il cavallo scappò su per le colline e ai vicini checonsolavano il vecchio contadino per la sua sfortuna, questirispondeva: "Sfortuna? Fortuna? Chi lo sa?".

Dopo una settimana il cavallo tornò, portando con sé dallecolline una mandria di cavalli selvatici, e questa volta i vicini sicongratulavano col contadino per la sua fortuna. Ma la suarisposta fu: "Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa?". Poi accadde chesuo figlio, mentre cercava di domare uno dei cavalli selvatici,cadde, rompendosi malamente una gamba. Tutti pensarono chesi trattasse veramente di una grande sfortuna. Non il contadino,la cui unica reazione fu: "Sfortuna? Fortuna? Chi lo sa?"Qualche settimana più tardi, l'esercito entrò nel villaggio,imponendo a tutti i giovani abili la coscrizione obbligatoria:quando videro il figlio del contadino con la sua gamba rotta lolasciarono stare. Questa fu un fortuna? Una sfortuna? Chi losa? Ogni cosa, che ci appare alla superficie un male, può essereun bene travestito. E ogni cosa che ci appare come bene aprima vista, potrebbe essere realmente un male. Perciò siamosaggi se lasceremo decidere a Dio cos'è fortuna e cosa non lo è,e se lo ringrazieremo perché tutto concorre al bene di coloroche lo amano ("Del resto, noi sappiamo che tutto concorre albene di coloro che amano Dio": Romani 8,28). Anche noiallora condivideremo un po' di quella meravigliosa visionemistica che ebbe Giuliana di Norwich nel pronunciare la frasepiù dolce e consolante che io abbia mai letto: "Ma Gesù... mirispose: "Il peccato è inevitabile" (cfr. Matteo 18,7: "E'inevitabile che avvengano scandali"?, ma tutto sarà bene, etutto sarà bene, e ogni specie di cosa sarà bene" (Libro delleRivelazioni, tredicesima rivelazione).

"Prendi e ricevi, Signore, tutta la mia libertà, la miamemoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà: tutto ciò che

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ho e possiedo. Tu me lo hai dato: a te, Signore, lo rendo. Tuttoè tuo: disponi a tuo piacere. Dammi solo il tuo amore e la tuagrazia, e questo mi basta". Esercizi spirituali, n. 234.

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ANTHONY DE MELLO moderno guru Di carnagionescura, alto e robusto, sorriso aperto e accogliente, occhiintelligenti e arguti, inesauribile narratore di storie, aneddoti,leggende. Così si presentava "Tony" de Mello. Nato nel 1931 aBombay, entra nella Compagnia di Gesù a 16 anni (1947).Dopo i due anni di noviziato, dedicati alla formazionespirituale, affronta il lungo tirocinio intellettuale: tre anni diliceo, dove il suo ingegno brillante gli permette di insegnarel'Iliade di Omero ai compagni di classe. Tre anni di filosofia aSan Cugat (Spagna) dove, sotto la guida del famoso P.Calveras, approfondisce la spiritualità di Ignazio di Loyola,Teresa d'Avila, Giovanni della Croce. Un anno di Magistero nelcollegio St. Mary (Bombay) e due nello Scolastico per giovanigesuiti a Vinayalaya. Infine quattro anni di Teologia a Pune(India), durante i quali segue ritiri Zen e Buddisti e frequentaashram indù. Ordinato prete a 30 anni (1961), viene inviato inuna stazione missionaria a Shirpur. Ma la sua profondità ecreatività hanno rivelato in lui doti eccezionali di ottimoprofessore ed educatore. Può divenire anche un eccellentemaestro dei novizi o direttore spirituale: perciò i Superiori lofanno ulteriormente specializzare in Psicologia e "Couselling"alla Loyola University (Chicago) e in Spiritualità all'UniversitàGregoriana (Roma). Intanto il Concilio Vaticano II, con il suo"aggiornamento", impone un rinnovamento radicale nei metodidi formazione, troppo sovente allora inficiati di pelagianesimovolontarista, eliminando sovrastrutture, formalismi e ritualismiparalizzanti, mirando all'essenziale, riattivando filoni misticimortificati, per costruire personalità libere e responsabili.

Ci vuole intuito e creatività, uniti a profondità, saggezza,equilibrio. De Mello è l'uomo adatto (... forse talvolta un po'"squilibrato" nell'assumere rischi e nell'amare i paradossi; masempre ricco di genialità, rigorosamente onesto e sincero con

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sé e con gli altri, nella ricerca inesausta del vero, ortodosso finoin fondo, figlio obbediente della Chiesa, innamorato dellaCompagnia). E viene inviato come Rettore dello Scolasticato(Noviziato-Liceo) per i giovani gesuiti a Vinayalaya (India).Sono gli anni in cui matura il suo capolavoro e si estende la suanotorietà come maestro di vita spirituale, come guru, come"incantatore di serpenti" per il suo eloquio fluido, fresco,immaginoso, spesso imprevedibile, permeato di un sottilehumour, fiorito di aneddoti e burle, in dialogo col gruppo"catturato", magnetizzato, che lo ascolta anche per ore, attento,partecipante, mai distratto o stanco. Esperto com'è ormai, peraverle studiate di prima mano e soprattutto sperimentate evissute, delle tradizioni ascetiche e mistiche sia orientali cheoccidentali spiritualità dei Fondatori di Ordini religiosi, deiguru indù, degli ashram, dei mullah persiani, dei chassidici(mistici) ebrei -, concentrandosi sull'essenziale e sui tratti,metodi, tecniche sorprendentemente analoghe sotto espressionisuperficialmente differenti, ne opera una sintesi vitale, unapersonale fusione. Nasce così "un cammino spirituale", conspecifici esercizi ascetici (in sanscrito Sadhana). Il cuore diquesto cammino sta nell'aiutare l'esercitante a rendersidisponibile al contatto con Dio. "Sperimentare Dio", entrare incomunione estatica con lui nella preghiera contemplativa,accessibile a tutti, perché Dio vuole comunicarsi a tutti. Siamonoi che siamo sordi, ciechi, distratti, egoisti, perennementecentrati sul nostro angusto, ansioso, petulante, presuntuoso,permaloso, prepotente, avido, invidioso, iracondo, accidioso,superficiale "io": questo è il peccato, la natura "deformata" da"riformare", per poi "confrontarla" al Cristo uomo crocifisso, e"trasformarla" nel Signore risorto.

Bisogna perciò essere fedeli e costanti, bisogna fare silenzionel proprio intimo e così lasciar parlare il Cuore mistico,

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presente in ognuno di noi ma troppo spesso soffocato dallamente raziocinante, che sforna a getto continuo parole epensieri su Dio, rendendosi così impermeabile alla voce di Dio.Pace, gioia, crescita spirituale, guarigione e maturitàpsicologica, fecondità apostolica... seguiranno da sole, senzasforzo, perché innaffiate in noi dal divino Giardiniere, la cuiazione, sola, può far sbocciare i fiori e maturare i frutti. Questocammino, strutturato in esercizi progressivi, lo presenta al fiorfiore dei Gesuiti riuniti a Roma per tre mesi nellatrentaduesima congregazione generale, cui anch'egli è statoeletto (1974-75). Ne ottiene consensi e pubblicità mondiale. Illibro stesso può considerarsi un caso unico nell'editoria.Richiestissimo, è subito un best-seller in inglese. Viene tradottoin altre diciotto lingue. Nella sola India, in otto anni, raggiungela sedicesima edizione. Indice della fame di spiritualitàautentica sentita da milioni in tutto il mondo. Indice cheSadhana risponde a questa fame. Di edizione in edizione il DeMello raffina e perfeziona (avendo io tradotto in italiano laprima edizione del 1978, ho trovato nella sedicesima del 1985numerose rielaborazioni formali, non sostanziali, che ne hannomigliorato la presentazione) il testo. Il suo discorso ha il pregiodi essere anzitutto chiaro e comprensibile, senza perdere diprofondità. E' sempre aperto a nuovi apporti e sviluppi, nonimpositivo e dogmatica, ma propositivo e in perenne ricerca,conscio che soprattutto le realtà spirituali sono inesauribili eche Dio trascende ogni nostra possibilità di espressione e diconcezione. Ora qui sulla terra e domani nell'eternità. E quindiogni nostra affermazione è necessariamente parziale,imperfetta, strutturalmente inadeguata a "capire" (afferrare,contenere) il mistero di Dio. Ecco perché il linguaggiosimbolico, poetico dei mistici, è meno inadeguato a questarealtà inesprimibile, "apofatica" che si raggiunge più col

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silenzio che con la parola, più col "vuoto" che col pieno, piùcon l'oscurità che con la luce.

Del resto, non è forse vero che noi "vediamo" più lontano dinotte (fede) che non di giorno (ragione?) Di giorno, il sole -stella a 8 minuti/luce - ci nasconde Sirio e Arturo - stelle grandi60/100 volte il sole, e distanti vari anni-luce. La suaconversazione è stimolante e provocatoria. Predilige la terapiad'urto. Non chiede docili seguaci. Sfida ognuno a cercare, aesplorare, a osare di essere il vero "Sé", e perseguire unasempre maggiore autenticità. Lui stesso negli anni mutò, nonper incostanza, ma per la sua instancabile ricerca della veritàche rende liberi. Ama i paradossi. Afferma che la verità ècoincidenza degli opposti. mette in crisi molte forme religiosepuramente esteriori, superficiali, abitudinarie, che spessocelano sottili forme di orgoglio ed egoismo. Detesta schemiprefabbricati e stereotipi. Smonta i ragionamenti fatti. Odia ilgiusto fariseo che dall'alto della sua cattedra giudica econdanna gli altri, i peccatori. Evidenzia come anche la ricercadella "propria" santità e dell'efficacia apostolica possanonascondere una diabolica idolatria, un velenoso e deleterioautocompiacimento. Proprio se e quando rinuncio alla "mia"autorealizzazione io mi realizzo pienamente, realizzo cioè ilmio più vero, autentico, profondo io che è quello di essereimmagine e somiglianza di Dio. signore, tu ci hai fatti per te eil nostro cuore è inquieto finché non riposa in te (Agostino,Confessioni). L'auto-trascendenza costituisce la piùfondamentale essenza della persona umana, chiamata allacomunione estatica con le tre persone divine. Come terapeuta,ha l'innata capacità di mettersi in sintonia, sulla stessalunghezza d'onda del suo interlocutore, perché egli stesso rivelia se stesso il cuore del suo problema psicologico e spirituale eaffronti con decisione la via della guarigione. Dal punto di vista

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spirituale riabilita sensi e fantasia, mortificati da un eccesso dicervello e di pensieri chiari e distinti. Sottolinea l'unicità psico-fisica del sinolo (individuo), contro il dualismo schizofrenicodella "res extensa" e res cogitans di cartesiana memoria.

Soprattutto insiste sul contatto con Dio: è lui che opera, iodevo soltanto non ostacolarlo. Imitare Maria: totaledisponibilità: ha detto "fiat mihi" (si faccia di me), non"facciam" (io farò). Pericolo di quietismo, passività, pigrizia eaccidia spirituale? Nulla di tutto ciò. Infatti poiché per mettersiall'ascolto, all'unisono con Dio bisogna zittire il proprio io, epoiché zittire un io petulante non è facile, ma anzi terribilmenteimpegnativo, esigente un lungo, arido, paziente lavoro diautocontrollo e di purificazione, il De Mello escogita, scopre,sperimenta su di se e sugli altri e presenta con le opportune"istruzioni per l'uso" una multiforme varietà di metodi etecniche atti al raggiungimento di tale scopo. Essendosi cosìconfermata la sua fama di direttore di esercizi per formatorisuperiori di ordini religiosi maschili e femminili, vescovi,maestri delle novizie, direttori spirituali, cattolici e noncattolici, indù, buddisti, islamici -, i superiori provincialidell'India gli affidano la fondazione di un nuovo Istituto dispiritualità. Nel 1972 nasce a Pune il "Centro Ignaziano diSpiritualità", che nel 1974 prende il nome di Sadhana e nel1976 si trasferisce Lonavla, sempre in India. In esso si offronocorsi di direzione spirituale e di terapia psicologica. Letecniche del "counselling" sono applicate a risolvere problemianche spirituali, intimamente connessi a quelli psicologici, datala struttura psico-fisica umana. Poca teoria, molta esperienza;anzitutto per risolvere i problemi personali, per una maturitàpsicologica e una crescita interiore: spirito, psiche, soma. Inmini-midi-maxi Sadhana (corsi di tre giorni, un mese, novemesi). Richiestissimo nei paesi di lingua inglese e spagnola,

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muore sulla breccia. Nella notte fra l'1 e il 2 giugno 1987,durante il sonno, un infarto cardiaco da emorragia cerebrale, aNew York. Tre giorni prima vi era giunto dall'India per guidarel'ennesimo Seminario di preghiera. Da vero guru, non si erarisparmiato. Mancavano tre mesi al suo 56° compleanno e unmese al suo 40° di vita religiosa.

ARTURO DALLA VEDOVA SJ

INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE

OPERE COMPLETE DI ANTHONY DE MELLO

Il Canto degli uccelli, Edizioni Paoline, Milano 1989. Unminuto di saggezza nelle grandi religioni, Edizioni Paoline,Milano 1989. Alle sorgenti, Edizioni Paoline, Milano 1988. Lapreghiera della rana, vol. I Edizioni Paoline, Milano 1990; vol.II 1990. Sadhana un cammino verso Dio, Edizioni Paoline,Milano 1991. OPERE SU ANTHONY DE MELLO VallesCarlos G., Tony de Mello, Edizioni Paoline, Milano 1990.

FINE

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