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Anno XXII - Mensile Settembre-Ottobre 2012 (1/10) APPUNTI DI VIAGGIO 123 Sped. abb. post. D.L. 353/03 [conv. in L. 27/02/04 n. 46] art. 1 c. 1 - DCB - Roma Note di ricerca spirituale NON SAPEVO DI SAPERE [Psicologia yoga, intuizione, meditazione. Teoria e pratica] La mappa – Shalom – L’addio a Martini [Intervista] – Ricordando padre Pino Puglisi – Dove lei non è – Di fronte al mistero della sofferenza [La sacra inutilità del silenzio] – VEDERE CON CUORE Vivere l’insperato – La Comunità di Taizé – Pellegrinaggio di fiducia sulla terra: incontro euro- peo di Roma – Il punto rosso nel fazzoletto – I significati dell’asana nello Yoga – Corsi di meditazione e di preghie- ra – Popoli in cammino – NOVITÀ IN LIBRERIA Edizioni La parola NON SAPEVO DI SAPERE [Psicologia yoga, intuizione, meditazione. Teoria e pratica], di Matteo Karawatt – Edizioni Appunti di Viaggio IL CUORE DI CRISTO CENTRO DELLUNIVERSO [Una proposta per il terzo millennio], di Luciano Mazzoni Benoni – IL CATALOGO di Matteo Karawatt Edizioni La parola

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Anno XXII - Mensile Settembre-Ottobre 2012 (1/10)

APPUNTI DIVIAGGIO 123

Sped. abb. post. D.L. 353/03 [conv. in L. 27/02/04 n. 46] art. 1 c. 1 - DCB - Roma

Note diricerca spirituale

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La mappa – Shalom – L’addio a Martini [Intervista] –Ricordando padre Pino Puglisi – Dove lei non è – Di fronteal mistero della sofferenza [La sacra inutilità del silenzio] –VEDERE CON CUORE Vivere l’insperato – La Comunità diTaizé – Pellegrinaggio di fiducia sulla terra: incontro euro-peo di Roma – Il punto rosso nel fazzoletto – I significatidell’asana nello Yoga – Corsi di meditazione e di preghie-ra – Popoli in cammino – NOVITÀ IN LIBRERIA Edizioni Laparola NON SAPEVO DI SAPERE [Psicologia yoga, intuizione,meditazione. Teoria e pratica], di Matteo Karawatt –Edizioni Appunti di Viaggio IL CUORE DI CRISTO CENTRODELL’UNIVERSO [Una proposta per il terzo millennio], diLuciano Mazzoni Benoni – IL CATALOGO

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La mappaShalomPasquale ChiaroL’addio a Martini [Intervista]Georg Sporschill e Federica Radice FossatiRicordando padre Pino PuglisiEnza DicembrinoDove lei non èPierpaolo PatriziDi fronte al mistero della sofferenza [La sacra inutilità del silenzio]Ferdinando CancelliVEDERE CON CUOREVivere l’insperato, di Frère Roger di Taizé, La Comunità di Taizé[28], Pellegrinaggio di fiducia sulla terra: incontro europeo diRoma [31]Il punto rosso nel fazzolettoRoberto BoldriniI significati dell’asana nello YogaGioia LussanaCorsi di meditazione e di preghieraPopoli in camminoNOVITÀ IN LIBRERIAEDIZIONI LA PAROLA:NON SAPEVO DI SAPERE [Psicologia yoga, intuizione, meditazione.Teoria e pratica], di Matteo KarawattEDIZIONI APPUNTI DI VIAGGIO:IL CUORE DI CRISTO CENTRO DELL’UNIVERSO [Una proposta per il ter-zo millennio], di Luciano Mazzoni BenoniIL CATALOGO

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Sommario

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L’ADDIO A MARTINIL’ULTIMA INTERVISTA

Il puntino rosso èin noi o meglio è ciòche noi pensiamo diessere quando siamocompletamente iden-tificati con i corpo, ipensieri e tutta laschiera di credenze eattaccamenti che l’ac-compagnano. Il puntorosso è quello che iosono quando coincidocon la mia storia, con imiei condizionamen-ti, quando insommami considero solo unessere con un nome euna forma (nama-rupapotremmo dire secon-do la tradizione indui-sta). Non vedo altrose non il Visibile. [35]

I SIGNIFICATI DELL’A-SANA NELLO YOGA

Don Pino curava leferite dove c’erano eandava ben oltre l’anali-si dell’origine di quelleferite. Il suo esserepedagogo lo portava perla strada tra i ragazzinel tentativo di strap-parli alle mani dell’ille-galità per cui non cono-scevano alternative. Adessi non offriva nulla distraordinario ma coseovvie: un campetto pergiocare a pallone, unabiblioteca, un asilo, unascuola decente, luoghitalmente normali, mache a Brancaccio diven-tavano eccezionali.

E proprio in questosuo tentativo di stabili-re la normalità che lamafia lo ha visto comeun avversario irriduci-bile e davanti a tantaforza solo una cosa sipoteva fare: eliminarlo,barbaramente e vigliac-camente. [9]

RICORDANDOP. PINO PUGLISI

Con il popolo diDio, unito agli uominidi tutta la terra, seiinvitato a vivere l’in-sperato. Se sei dasolo, come potraiconoscere la manife-stazione di Dio?

Troppo abbaglian-te per essere visto,Dio è un Dio che acce-ca lo sguardo. Il Cristocapta il suo fuocodivorante e, senzastrepito, lascia tra-

sparire Dio.Conosciuto o no,

Cristo è là, vicino adognuno. È tanto lega-to all’uomo che abitain lui, anche a suainsaputa. Vi si trovacome un clandestino,fuoco bruciante nelcuore dell’uomo, lucenella oscurità.

Ma il Cristo èanche altro da te. Egli,il Vivente, sta davan-ti, sta oltre te. [23]

IL PUNTO ROSSONEL FAZZOLETTO

Oggi sono tre mesiche mia mamma se neè andata.

Ho sentito che iltempo era maturo perscrivere queste righe.

Il titolo è un omag-gio e una citazione dellibro di RolandBarthes, che questiscrisse, riprendendo ilsuo diario, dopo lamorte della madre.

Anche io ho credu-to di riprendere leparole del mio (conpoche variazioni ecorrezioni) come basee filo conduttore delloscritto. [17]

La mappa

‘Stabilire la propriadimora’ nell’asana è inprimo luogo un invitorivolto a noi stessi, unapredisposizione a rice-vere, ad ascoltare, alasciar essere. C’è quin-di un primo tempo percosì dire di assesta-mento, in cui facciamospazio e sistemiamo lecose, invitiamo noistessi ad accomodarcinel luogo prescelto, lapostura. [39]

DOVE LEI NON È

VIVERE L’INSPERATO

«La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni.Come mai non si scuote? Abbiamo paura?Paura invece di coraggio? Comunque la fede èil fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia,il coraggio. Io sono vecchio e malato e dipendodall’aiuto degli altri. Le persone buone intornoa me mi fanno sentire l’amore. Questo amoreè più forte del sentimento di sfiducia che ognitanto percepisco nei confronti della Chiesa inEuropa. Solo l’amore vince la stanchezza. Dioè Amore.

Io ho ancora una domanda per te: checosa puoi fare tu per la Chiesa?». [6]

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Shalom

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Carissimi amici e compagni diviaggio,

sono finite le vacanze, ed è for-tunatamente in via di estinzione ilcaldo che ci ha accompagnato pertutta l’estate, provandoci dura-mente. Sembra che le estati sianosempre più calde. Ad ogni modosiamo di nuovo insieme, e questo èciò che conta.

Spero che abbiate passato dellebelle vacanze, vacanze di riposoma anche di esperienze spiritualiimportanti.

Per quanto mi riguarda, que-st’estate sono finalmente riuscito afare degli Esercizi Spirituali di tipoignaziano: la prima volta nella vita.Un corso dal titolo Luce: bellezza diDio che si rivela, tenuto da p. Jean-Paul Hernandez sj, devo dire, mol-to bravo. Avevo una idea di massi-ma di cosa fossero gli Esercizi peralcune cose che avevo letto suSadhana, di A. de Mello. Con la pra-tica del corso mi sono però resoconto che sono un’esperienza spiri-

tuale molto potente che, se ci èpossibile, è comunque utile e bellofare, almeno una volta nella vita,anche se si seguono altri cammini.

La cosa che mi è sembrata piùbella di questi Esercizi è l’utilizzodell’immaginazione nel pregare ilVangelo e nel rapportarsi a Gesù.Con l’immaginazione si dà vita albrano che si sta meditando, e cosìal rapporto con Gesù, altrimenti sirischia di praticare la preghiera alivello solo mentale. Per questomotivo, con questo numero dellarivista inizieremo a riportare nellarubrica dei “Corsi di meditazione edi preghiera” anche qualche corsodi Esercizi Spirituali Ignaziani,perché siamo convinti che possanoessere utili a molti.

E veniamo ora ai contenuti diquesto numero della rivista.

Credo che questo sia un nume-ro ricco di spunti importanti e dibuoni articoli. Qui vorrei segnalar-vi solo due notizie importanti cheapprofondiremo nella rivista, ma

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che certamente molti di voi già co-noscono.

La prima è la morte del card.Carlo Maria Martini, avvenuta il31 agosto scorso dopo un lungoperiodo di malattia. Questa morteha destato molto scalpore, sia perla notorietà del cardinal Martini,che è stato per molto tempo unafigura di spicco del panorama cat-tolico, uomo aperto al dialogo conle altre fedi e al superamento di ta-lune rigidità nelle posizioni dellaChiesa che sono spesso di ostacoload un confronto sereno con la so-cietà, sia per la sua volontà, mani-festata alla nipote, l’avvocatoGiulia Facchini, di non gradire diessere sottoposto all’“accanimentoterapeutico” venuto alla ribalta inoccasione della morte di EluanaEnglaro. Abbiamo voluto ricordareil cardinale con la sua ultima inter-vista, rilasciata l’8 agosto a PadreGeorg Sporschill, il confratello ge-suita che lo intervistò in“Conversazioni notturne aGerusalemme”, e Federica Radice.

La seconda cosa che voglio se-gnalarvi è che la comunità di Taizé,in collaborazione con il Vicariatodi Roma, ha organizzato un incon-tro europeo di giovani a Roma, dal28 dicembre 2012 fino al 2 gen-naio 2013: si riunirà nella capitalequalche decina di migliaia di giova-ni. Questa sarà una nuova tappadel “pellegrinaggio di fiducia sullaterra” cominciato da frère Roger35 anni fa, alla fine degli anni ’70.

Per i libri, volevo inoltre segna-larvi l’uscita di due belle novità chepresentiamo su questo numerodella rivista. La prima, per leEdizioni La parola, ha per titoloNON SAPEVO DI SAPERE [Psicologiayoga, intuizione, meditazione. Teoriae pratica], ed è il secondo testo diuna trilogia di Matteo Karawatt. Laseconda, per le Edizioni Appunti diViaggio, ha per titolo IL CUORE DICRISTO CENTRO DELL’UNIVERSO[Una proposta per il terzo millennio],di Luciano Mazzoni Benoni.Sempre per Appunti di Viaggio, ab-biamo ristampato il libro La via del-la non-conoscenza di John Main,che era esaurito da molti anni.

Prima di salutarvi, vi ricordoche questo è il primo numero delnuovo anno [settembre 2012/ago-sto 2013], ufficialmente il XXII, eche va quindi rinnovato l’abbona-mento alla rivista con il bollettinopostale allegato. Le quote sono ri-maste invariate:

35, ordinario,50, amici100, sostenitori[Per l’estero]70, paesi europei80, paesi extra-europei.

Vi saluto con affetto, e che ilSignore vi benedica tutti.

Roma, 27 Settembre 2012

Pasquale Chiaro

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EDIZIONI LA PAROLA

NON SAPEVO DI SAPERE [Psicologiayoga, intuizione, meditazione.Teoria e pratica]di Matteo Karawatt

L’AUTORE

Matteo Karawatt, nato in India,ha compiuto studi di Filosofia,Teologia, Psicologia e PsicologiaAnalitica in India, Germania eItalia. Oltre alla prassi clinicainsegna Filosofia Indiana ePsicologia presso le scuole diformazione per gli insegnanti diYoga. Da molti anni si dedicaallo studio e all’approfondimen-to del rapporto tra psicologia espiritualità, e ha pubblicatonumerosi articoli dedicati all’ar-gomento.Questo libro è il secondo di unatrilogia (il precedente è OLTREIL CORPO, OLTRE LA MENTE),che l’Autore sta pubblicandocon le Edizioni La parola.

PREFAZIONE

Oltre il corpo, oltre la mente erail titolo di un precedente libro diMatteo Karawatt. E anche questavolta la parola “oltre”, tanto cara amistici e illuminati di ogni tradi-zione, sembra essere la chiave deltesto che vi apprestate a leggere.Non sapevo di sapere. Ovvero, misentivo confinato dentro un limi-te e invece ne ero già fuori.Credevo di essere in un recinto,ma in realtà ero già al di là di esso.

Karawatt si pone nel solcodella migliore tradizione indiana,il cui intento è sempre quello diliberare, di estrarre la persona daiconfini angusti e illusori dentro iquali l’io tende a collocarla.L’affermazione del titolo – Nonsapevo di sapere – è la destinazio-ne a cui il testo intende portarci.“Oltre l’avidya – oltre l’ignoran-za.”

Per essere fuori dal recinto

Novità in libreria

EDIZIONI LA PAROLAE APPUNTI DI VIAGGIO

Di seguito riportiamo le ultime due novità inviate in libreria

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occorre infatti che si infranga lacausa prima, la radice stessa diogni confinamento, ovvero l’igno-ranza della nostra “vera natura”.Finché crediamo e affermiamo diessere semplicemente il nostrocorpo, o la nostra psiche, o lanostra mente, o la nostra storiaindividuale, nessuna liberazione èpossibile. Finché non ri-conoscia-mo di essere un insieme unificatodi corpo-mente-anima e finchénon ri-conosciamo di essere untutt’uno con l’Assoluto, siamodestinati a restare intrappolati nelregno delle dualità, dei falsi desi-deri, delle opposizioni insanabili.

La tradizione occidentale(ovviamente con delle eccezioni)è stata ed è tuttora, per la granparte, vittima di tali trappole. Ese lo è stata e lo è, è perché lostrumento di cui si è servita èstato perlopiù quello della razio-nalità fredda, analitica, sezionan-te. Attraverso la quale ha pensatodi poter arrivare a “sapere”. Sononate così le scienze, sia quellerivolte a conoscere l’esterno chequelle rivolte a conoscere l’inter-no. È nata così la psicologia euro-pea moderna, che si è presentatacome uno strumento in grado dipenetrare dentro l’essere umano.Ma – e qui rientra in giocol’“oltre” – non può bastare. Nonpuò bastare a chi conosce beneanche la tradizione indiana, la

quale non dà la priorità allo stru-mento mente e ci riporta a unavisione olistica e integrata.

Uno dei pregi di questo testo èquello di far parte di un ambizio-so quanto affascinante progettodell’Autore: formulare una psico-logia yoga, ovvero una psicologiabasata sulle conoscenze teorico-pratiche tramandateci dalla tra-dizione indiana, quella yogica inparticolare, che tanto accurata-mente ha indagato la strutturadell’essere umano, per riportarcia una visione più ampia dellarealtà, a un contatto più direttocon la verità dell’essere.

Se vogliamo penetrare all’in-terno dell’essere umano dobbia-mo recuperare innanzitutto lacoscienza di ciò che l’essereumano è. Da sempre. “L’anima è ilriflesso dello Spirito Assoluto, ecome tale è identica all’Assoluto,come la goccia dell’oceano è iden-tica all’oceano” (p. 19). Lo yoga ciprende per mano e ci porta gra-dualmente a “ri-conoscere” lanostra identità con l’Assoluto, ilnostro essere una cosa sola colDivino. Infatti lo siamo. Lo siamoda sempre. Ma tendiamo adimenticarlo. Così come tendia-mo a dimenticare che “l’uomo èun insieme di corpo, mente eanima”. Che è un tutt’uno in séstesso, un essere “programmato”per l’unificazione e non per la

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frammentazione.Questo significa la parola

yoga: “unione”. E a questo lo yogavuole condurci: a ri-conoscere l’u-nità che siamo in noi stessi e colDivino di cui siamo scintilla.

La dimenticanza – o, come lachiamano gli antichi testi dellatradizione indiana, l’ignoranza(avidya) – di questa unità è laradice di ogni sofferenza. La per-dita dell’unificazione è la radicedello squilibrio. Dimenticando –ignorando – di essere un tutt’unoin noi stessi, finiamo per nutrireeccessivamente una parte di noi,facendola divenire ipertrofica edominante, e affamare altre partiugualmente importanti, che ven-gono messe da parte, nascoste, senon addirittura rimosse.Perdiamo l’equilibrio, l’armoniatra le diverse componenti delnostro essere e tradiamo lanostra “completezza”, la “pienez-za” di cui siamo potenzialmenteportatori.

Similmente, dimenticando –ignorando – di essere un tutt’unocol divino, ci separiamo da Esso edagli altri esseri, rinchiudendociin una pretesa di autonomia eautosufficienza che ci fa mettereil nostro ego sempre più al centrodel mondo, con le sue identifica-zioni, i suoi meccanismi di attra-zione-repulsione, i suoi desideri,provocandoci un’esistenza estre-

mamente dolorosa, in balia di unrapporto conflittuale con larealtà, esterna e interna.

“Colui che non ricorda, non ri-conosce il proprio Sé, è come ‘ilpesce che nuota nel mare cercan-do il mare’ (Kabir). Appunto, nonsa di sapere”. E “il non sapere èuguale all’oblio, da parte dell’uo-mo, delle sue divine risorse (che èil risultato del cattivo uso fattodel libero arbitrio) ed è la radice ditutti i mali, di ogni specie di soffe-renza (Paramahansa Yogananda)”(p. 137).

Dobbiamo invertire la direzio-ne del processo, scrive giustamen-te Karawatt: non partire, come hafatto finora la psicologia occiden-tale, dallo studio della fisiologia,della neurologia ecc., ovvero dalbasso, dalla fisicità, per poi ascen-dere a una visione più globale,bensì provare a seguire la metodo-logia inversa, quella discendente,mantenendo vivo uno sguardolargo, comprensivo, abbracciante.Nel processo ascendente, infatti,si rischia sempre di perdere divista la globalità e si finisce perfocalizzarsi su una parte a scapitodell’insieme. Nel processo discen-dente, invece, lo sguardo, proprioperché proveniente costantemen-te da un “oltre”, non può che man-tenersi ampio.

È chiaro che per fare questo lamente razionale non è più uno

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strumento di indagine adeguato.Abbiamo bisogno di altro, di unostrumento più legato alla parteanimica, che è quella più vicinaall’Assoluto. Ed è qui che l’Autorechiama in causa l’intuizione, defi-nendola lo “strumento d’indagi-ne per eccellenza della psicologiayoga” (p. 23), in quanto strumen-to privilegiato dell’anima. Chedavvero può aiutarci a “realizza-re” la nostra “vera natura” (svaru-pa), ovvero a farcene fare l’espe-rienza e a “stabilirci” in essa.

Prezioso e interessante il cap.2, in cui Karawatt descrive lediverse facoltà interne utilizzabilie utilizzate dall’essere umano nelprocesso conoscitivo, aiutando illettore a capire la differenza trabuddhi, manas, citta, ecc. Unadescrizione che ci fa sentire quan-to accurata e precisa è la cono-scenza che la tradizione indiana èandata formulando intorno allanostra struttura interna. Al di làdi facili generalizzazioni e sempli-ficazioni.

L’intuizione è facoltà dell’ani-ma, perché strumento caldo, cheunisce il cuore alla mente.“Quando la mente e il cuore lavo-rano insieme, nasce l’intuizione”(p. 136). “Così l’intuizione, che èuna visione immediata dellaRealtà, è anche una conoscenzaempatica del cuore” (p. 55). Eccoun altro yoga, un’altra unione: la

mente non scissa dal cuore, ilcuore non scisso dalla mente. Inquesta reciproca compensazione,i due diventano capaci di sospen-dersi per un attimo ed è proprioallora che la conoscenza intuitivaha luogo. In un attimo di silenziomeditativo in cui la mente cessaper un po’ di analizzare e il cuoredi adorare. “Come un lampo”,dicono gli antichi testi.

Le vie per coltivarla sono mol-teplici e anche qui Karawatt èestremamente esaustivo.Mantenendo ferma l’equazionesecondo cui lo yoga è sempre ecomunque un cammino meditati-vo, i vari sentieri che la tradizionepropone tengono conto dei diver-si temperamenti delle persone eintendono favorire la maturazio-ne armoniosa di ciascuno. Sipotrà privilegiare la via dellaconoscenza, o quella della devo-zione, o quella dell’azione, o delloYoga Regale, o dello Yoga integra-le… l’importante è che non siscambi la via per la meta e che cisi ricordi che ogni cammino è infunzione di chi lo percorre e dun-que è fatto per essere poi trasce-so. Ogni strada è fatta per esserebattuta e lasciata.

Alla fine, solo la meta resta. Lascoperta di “sapere già”; di avere,in fondo, sempre saputo. La realiz-zazione del Sé dentro di sé.

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Antonia TrontiEDIZIONI APPUNTI DI VIAGGIO

IL CUORE DI CRISTO CENTRO DELL’U-NIVERSO [Una proposta per il terzomillennio]di Luciano Mazzoni Benoni

L’AUTORE

Luciano Mazzoni Benoni èstudioso di antropologia e teo-logia delle religioni, animatoredi gruppi di meditazione. Haconseguito titoli accademicinelle Università di Bologna,Parma, Urbino, PontificiaUniversità della S. Croce eAntonianum. Direttore dellaRivista trimestrale Uni-ver-sum. Vicepresidente dell’Asso-ciazione italiana Teilhard deChardin. Coordinatore delForum interreligioso di Parma.

PREFAZIONE

Un filo rosso attraversa que-ste pagine e seguirne la tramaaiuterà il lettore a rendersi fami-liare un messaggio accattivante,espresso però con categorie e ter-mini che esigono un certo accli-matamento nel nostro pensare eprima ancora nel nostro sentire.

Valga dunque la pena ripren-

dere in sintesi la visione teilhar-diana, caratterizzata da duepostulati: una profonda esigenzaunificante, oggi si direbbe olisti-ca, della realtà umana, cosmica edivina (cosmoteandrica, nel lin-guaggio di R. Panikkar), e il carat-tere dinamico-evolutivo da cuidetta realtà è segnata.

Teilhard de Chardin avverteun imperioso “bisogno di organi-cità” che superi ogni dualismo o,se si vuole, che mostri come ladualità si risolva in unità.Aspetto che riluce nel mistero delDio Unitrino. Ne consegue chemateria e spirito, umano e divi-no, immanente e trascendente,spirituale e cosmico sono aspettipolari destinati a integrarsi. Lascienza stessa ci pone su questalinea, con la famosa equazionetra materia ed energia elaboratada Einstein.

Comprendiamo quindi come leparole d’ordine del gesuitapaleontologo e mistico sianoarmonizzare, convergere, centrare.Ciò conduce a ripensare il divinoin termini cosmici e in questoTeilhard è sostenuto dalla rivela-zione biblica che mette in luce latrasparenza di Dio nell’universo,il quale universo diventa “teofani-co”. Una “teofania” che si risolvein “cristofania” (sempre per usareun termine caro a Panikkar). Ladensità cristica del cosmo emerge

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infatti nell’incarnazione delVerbo, nella sua risurrezione e nelsegno eucaristico! Teilhard affer-ma ripetutamente che i suddetti“misteri-eventi” rivelano come ilcosmo è stato assunto nel disegnosalvifico realizzatosi in Cristo.

Le conseguenze di questa visio-ne sul piano della prassi sono deci-sive. L’incarnazione ci sollecita avivere “l’immersione nel mondo” enel contempo nel Cristo risortonoi viviamo “l’emersione dalmondo”, trascendendone la fini-tudine e la precarietà.

L’ascesi da logica della rinun-cia diventa logica della pienezza,finalizzata com’è alla vera evolu-zione della persona, chiamata,come direbbe san Paolo, a rag-giungere “la statura di Cristo”.

La percezione del “cuore diDio nel cuore del mondo” si tra-duce, per Teilhard, nell’immaginedel Sacro Cuore. Egli ne restaincantato, poiché vi ravvisa ilsimbolo dell’incontro tra quegliopposti, o meglio tra quelle pola-rità, di cui si parlava all’inizio. Diqui nasce la sua visione mistica,visione che definisce “pancristia-na”, vale a dire tale da abbraccia-re nella totalità ogni aspetto chesegna l’esperienza umana.

Una lettura meditata e parte-cipe di queste pagine consentirà,come si diceva, di renderci fami-liare un messaggio che risponde

pienamente alla “nuova coscien-za” che si sta facendo stradanell’uomo del Terzo millennio.

Antonio Gentili

POSTFAZIONE

Concludendo la lettura di que-ste pagine, dense e luminose, e diquanto lasciano nell’animo,provo, con pochi tratti, a compen-diare un possibile itinerario e uneventuale esercizio spirituale.Ambedue, non vogliono essere piùche un contributo, una voce som-messa che si affianca, e non un’a-nalisi di contenuti e di metodi.

Tutti percepiamo l’ampiezza ela complessità di questo approc-cio all’universo, all’uomo e a Dio,il Dio di Gesù Cristo, che il padreTeilhard ci squaderna. Come, inmare aperto, la rotta di attraver-samento non ha un percorsoobbligato ma può scegliere comeorientarsi, così l’itinerario cheoso proporre è soltanto uno deimolti possibili: lascia certamenteda parte elementi preziosi, maforse offre una via percorribile.Anzi, è un invito a ritracciare, cia-scuno personalmente, un propriocammino.

Teilhard è sensibile alle pola-

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rità dell’esistente: terra/cielo,materia/spirito, cristianesimo/tempo moderno, natura/fede,Cristo/Mondo. Identificarle è pernoi un primo passo, che permettedi uscire da una visione confusa,umanamente pesante e critica-mente insoddisfacente. A distan-za ormai di molti decenni dallosvilupparsi del suo pensiero pos-siamo, nel nostro contesto attua-le, riconoscerne anche altre, inspecie quelle che, interiormente,provocano tensione e disagio, erischiano di nutrire in noi deidualismi irrisolti. Identificare lepolarità è soltanto un inizio: nonsignifica accettare passivamenteopposizioni e conflitti.

Teilhard ha combattuto la suabattaglia, sul piano personale e suquello della ricerca, e poi su quellodella comunicazione della suariflessione, con il desiderio arden-te di superare estraneità recipro-che e irriducibili, separazioni erotture. Si è costantemente dedi-cato a trovare non semplicementeuna composizione e un accomo-damento fra polarità, ma unadirezione unificante, che scopreiscritta nel grande processo evo-lutivo del creato. “Non distrugge-re niente, ma far salire. Perchétutto ciò che sale converge versoil Cristo”, il quale tutto assume etutto dona di sé. La prospettiva è

nuova, nel senso di un nuovoorientamento del nostro vivere edel pensare il nostro vissuto. Maanche nel senso che è rinnovabilee va rinnovata costantemente,senza considerarla compiuta unavolta per sempre.

Nasce così una spiritualitàcalda e insieme vigile. Il dinami-smo evolutivo, accolto in profon-dità, provoca un benefico disgeloe sblocca inerzie deleterie. Rendeciascuno presente a tutta interala realtà del cosmo, dell’umano,del singolo e della moltitudine.Non consente selezioni, prefe-renze, particolarismi. L’accettaredi muoversi verso il Cristo, cen-tro e cuore irradiante dell’univer-so, comporta il riconoscimentodella consistenza di tutto il crea-to, di una, e unica, nuova pola-rità, di una crescente divinizza-zione dell’esistente, “divinizzato,divinizzante, divinizzabile”.

La vigilanza si estende alla“verità sulla nostra situazione:(…) in questo mondo, siamo incroce”. Teilhard non distoglie losguardo dal dolore umano e daifallimenti di una vita. Alcunevicende familiari, la sua esperien-za al fronte nella guerra del ’14-’18, le ripetute e mai sopite con-trarietà che il suo pensiero haincontrato, fino alla fine, hanno a

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Page 13: APPUNTI DI VIAGGIO 123 · Sadhana, di A. de Mello. Con la pra- ... rivista inizieremo a riportare nella rubrica dei “Corsi di meditazione e di preghiera” anche qualche corso di

più riprese fatto di lui un uomoprovato, che ha conosciuto il sof-frire. Ancora e sempre, Cristo è alcentro, “centro di confluenza e dipacificazione di tutte le sofferen-ze terrestri”. Senza di lui, “la sof-ferenza e il peccato erano come le‘scorie’ della Terra (…). Per virtùdella Croce, tutto quel cumulo dirottami è diventato prezioso”. LaCroce è “un aprirsi largamente eteneramente, con il Cristo e nelCristo, alla simpatia di ogni dolo-re, alla compassione cosmica”.Nella visione teilhardiana nullarimane escluso: sta a noi collocar-ci in modo vitale entro questovasto orizzonte, mosso perchépotentemente attratto.

Un esercizio spirituale possibi-le, a partire da queste pagine,potrebbe essere quello di una pre-ghiera meditativa, che sceglie dinutrirsi dell’uno o l’altro dei temirievocati, o di altri che si sentonopiù consoni. Il capitolo centraledel volume offre un’ampia sceltadi testi di Teilhard. Data per scon-tata una concreta ‘messa in condi-zione’, che renda possibile untempo tranquillo, appartato, pro-vare a scorrere, molto lentamentee assaporando, il testo prescelto,pagina o paragrafo, fermandosi,

senza fretta, là dove si coglie unsenso più spiccato, o che comun-que ha a che fare con se stessi.Lasciare che parli, porgendo l’o-recchio interiore. Confrontare glispunti con la propria situazionepersonale, qui e ora.

Fra le pagine, specie verso lafine, ve ne sono alcune che ripor-tano quelle forti preghiere di cuipadre Teilhard dissemina, quasiimprovvisamente, i suoi scrittinei momenti in cui la riflessionesi fa più incandescente. Sonosovente parole appassionate, chesgorgano da un suo colloquiointeriore, ma che egli volentiericondivide. Se ci sentiamo in con-sonanza, possiamo farle nostre,riprendendole liberamente e par-tecipando allo slancio che leanima. La loro stessa collocazio-ne all’interno del pensiero cheTeilhard va sviluppando suggeri-sce di non estrarle dal contesto,ma di porle sul buon terreno diuna meditazione o di un momen-to libero, per se stessi.

Con l’augurio che il libro aprastrade buone e ‘convergenti’.

Eugenio Costa

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