Sacri Monti Patrimonio Mondiale UNESCO · Patrimonio Mondiale UNESCO Il sito “I Sacri Monti del...

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1 Il Comitato per il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, durante la ventisettesima sessione svoltasi a Parigi dal 30 giugno al 5 luglio 2003, ha iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale ventiquattro nuovi siti e fra questi il sito deno- minato “I Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia” proposto dalla Regione Piemonte, dalla Soprinten- denza Regionale per il Piemonte e dal Ministero per i Beni e le Atti- vità Culturali, in collaborazione con la Soprintendenza Regionale per la Lombardia, con la Regione Lombardia e con le autorità civili e religiose interessate. Fanno parte del sito i Sacri Monti di Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta, Ossuccio, Varallo, Varese. Sabato 22 maggio 2004 il Direttore del Centro per il Patrimonio Mondia- Sacri Monti Patrimonio Mondiale UNESCO Il sito “I Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia” inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO le dell’UNESCO, Francesco Bandarin, e il Sottosegretario di Stato per i Beni e le Attività Culturali, Nicola Bono, hanno presenziato alla cerimonia di consegna ai rappresentanti dei Sacri Monti del Certificato di Iscrizione UNESCO e di apposizione delle Targhe commemorative. La cerimonia è avvenuta simboli- camente in due delle nove località Crea, Francesco Bandarin, Direttore del Centro Patrimonio Mondiale UNESCO The Site “The Holy Mountains of Piedmont and Lombardy” included in UNESCO’s World Heritage List UNESCO’s World Heritage Com- mittee, during the session in Paris from the 30 th June to 5 th July 2003, included in the World Heritage List the Site called “The Holy Mountains of Piedmont and Lombardy”, pro- posed by the Piedmont Region, the Piedmont Regional Superin- tendence and by the Ministry for Cultural Assets and Activities, in collaboration with the Regional Superintendence for Lombardy, with the Lombardy Region, and the civil and religious authorities concerned. On Saturday 22 nd May 2004, the Director of UNESCO’s World Her- itage Centre, Francesco Bandarin, and the Under-Secretary of State for Cultural Assets and Activities, Nicola Bono, presided over the entrusting of UNESCO’s Inscription Certificate to the Holy Mountains representatives, and the placing of the commemoration plates. The ceremony was held symboli- cally in two of the new locations making up the Site, respectively on the Holy Mountain of Crea and on the Holy Mountain of Varese. In Crea, Manuel Roberto Guido, from the Cultural Assets and Activities Ministry, also present- ed the Proceedings of the “First National Conference of Italian Sites included in UNESCO’s World Heritage List”, which took place in Noto (Sicily) from the 9 th to 10 th May 2003. Among the Complexes analogous to the Piedmont Holy Mountains, the Sanctuary of Kalwaria Zebrzydowska (Poland) was already declared Heritage of Humanity by UNESCO, in December 1999. UNESCO Crea, da sinistra Ugo Cavallera, Assessore regionale Parchi e Nicola Bono, Sottosegretario Beni Culturali

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Il Comitato per il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, durante la ventisettesima sessione svoltasi a Parigi dal 30 giugno al 5 luglio 2003, ha iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale ventiquattro nuovi siti e fra questi il sito deno-minato “I Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia” proposto dalla Regione Piemonte, dalla Soprinten-denza Regionale per il Piemonte e dal Ministero per i Beni e le Atti-vità Culturali, in collaborazione con la Soprintendenza Regionale per la Lombardia, con la Regione Lombardia e con le autorità civili e religiose interessate. Fanno parte del sito i Sacri Monti di Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta, Ossuccio, Varallo, Varese.

Sabato 22 maggio 2004 il Direttore del Centro per il Patrimonio Mondia-

Sacri Monti Patrimonio Mondiale UNESCOIl sito “I Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia” inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO

le dell’UNESCO, Francesco Bandarin, e il Sottosegretario di Stato per i Beni e le Attività Culturali, Nicola Bono, hanno presenziato alla cerimonia di consegna ai rappresentanti dei Sacri Monti del Certificato di Iscrizione UNESCO e di apposizione delle Targhe commemorative. La cerimonia è avvenuta simboli-camente in due delle nove località

Crea, Francesco Bandarin, Direttore del Centro Patrimonio Mondiale UNESCO

The Site “The Holy Mountains of Piedmont and Lombardy”included in UNESCO’s World Heritage List

UNESCO’s World Heritage Com-mittee, during the session in Paris from the 30th June to 5th July 2003, included in the World Heritage List the Site called “The Holy Mountains of Piedmont and Lombardy”, pro-posed by the Piedmont Region, the Piedmont Regional Superin-tendence and by the Ministry for Cultural Assets and Activities, in collaboration with the Regional Superintendence for Lombardy, with the Lombardy Region, and the civil and religious authorities concerned.

On Saturday 22nd May 2004, the Director of UNESCO’s World Her-itage Centre, Francesco Bandarin, and the Under-Secretary of State for Cultural Assets and Activities, Nicola Bono, presided over the entrusting of UNESCO’s Inscription Certificate to the Holy Mountains representatives, and the placing of the commemoration plates.The ceremony was held symboli-cally in two of the new locations making up the Site, respectively on the Holy Mountain of Crea and on the Holy Mountain of Varese.In Crea, Manuel Roberto Guido, from the Cultural Assets and Activities Ministry, also present-ed the Proceedings of the “First National Conference of Italian Sites included in UNESCO’s World Heritage List”, which took place in Noto (Sicily) from the 9th to 10th May 2003.

Among the Complexes analogous to the Piedmont Holy Mountains, the Sanctuary of Kalwaria Zebrzydowska (Poland) was already declared Heritage of Humanity by UNESCO, in December 1999.

UNESCO

Crea, da sinistra Ugo Cavallera, Assessore regionale Parchi e Nicola Bono, Sottosegretario Beni Culturali

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costituenti il sito e precisamente presso il Sacro Monte di Santa Ma-ria Assunta di Crea e presso il Sacro Monte del Rosario di Varese.In occasione della manifestazione te-nutasi a Crea, Manuel Roberto Guido, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha inoltre presentato gli Atti della “Prima Conferenza Na-zionale dei siti italiani iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale del-l’UNESCO”, svoltasi a Noto (Sicilia) dal 9 al 10 maggio 2003.

Fra i Complessi analoghi ai Sacri Monti piemontesi, il Santuario di Kalwaria Zebrzydowska (Polonia) era già stato dichiarato dall’UNE-SCO Patrimonio dell’Umanità, nel dicembre 1999.

Crea, Cerimonia all’interno del Santuario

Sacri Monti costituenti il Sito:

PIEMONTESacro Monte o Nuova Gerusalemme di Varallo Sesia (1486)(Comune di Varallo Sesia - Vercelli)

Sacro Monte di Santa Maria Assunta di Serralunga di Crea (1589)(Comune di Ponzano Monferrato, Serralunga di Crea - Alessandria)

Sacro Monte di San Francesco di Orta San Giulio (1590)(Comune di Orta San Giulio - NO)

Sacro Monte della SS. Trinità di Ghiffa (1591)(Comune di Ghiffa - Verbania)

Sacro Monte della Beata Vergine di Oropa (1617) (Comune di Biella)

Sacro Monte Calvario di Domodossola (1657), (Comune di Domodossola - Verbania)

Sacro Monte di Belmonte Valperga (1712)(Comuni di Cuorgnè, Pertusio, Prascorsano, Valperga - Torino)

LOMBARDIASacro Monte del Rosario di Varese (1598) (Comune di Varese)

Sacro Monte della Beata Vergine del Soccorso di Ossuccio (1635)(Comune di Como)

Crea, consegna del Certificato di IscrizioneCrea, Enzo Ghigo, Presidente Regione Piemonte

Holy Mountains making up the Site:

PIEDMONT

Sacro Monte o Nuova Gerusalemme di Varallo Sesia (1486)(Municipality of Varallo Sesia, VC)

Sacro Monte Santa Maria Assunta di Serralunga di Crea (1589)(Municipality of Ponzano Monferrato, Serralunga di Crea, AL)

Sacro Monte di San Francesco di Orta San Giulio (1590)(Municipality of Orta San Giulio, NO)

Sacro Monte della SS. Trinità di Ghiffa (1591)(Municipality of Ghiffa, Verbania)

Sacro Monte della Beata Vergine di Oropa (1617)(Municipality of Biella)

Sacro Monte Calvario di Domodossola (1657)(Municipality of Domodossola, Verbania)

Sacro Monte di Belmonte Valperga (1712)(Municipalities of Cuorgné, Pertusio, Prascorsano, Valperga, TO)

LOMBARDY

Sacro Monte del Rosario di Varese (1598)(Municipality of Varese)

Sacro Monte della Beata Vergine del Soccorso di Ossuccio (1635) (Municipality of Como)

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Mostra fotograficanei Sacri Monti di Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta, Ossuccio, Varallo, Varese, e nei Comuni di Milano e Torino

EVENTO ITINERANTE2003-2004

La mostra fotografica sui Sacri Mon-ti piemontesi e lombardi a cura dei Proff. Jörg Winde e Jürgen Zänker della Fachhochschule (Scuola di Specializ-zazione in Design) dell’Università di Dortmund, in Germania, è già stata esposta nei locali dell’Università di Dortmund nel periodo 22 gennaio - 28 febbraio 2003 ed è frutto della collaborazione tra l’autore delle fo-tografie, Prof. J. Winde e lo storico dell’arte Prof. J. Zänker. I 40 pannelli (dimensioni cm 48x73) che compon-gono la mostra sono il risultato di una selezione operata dagli autori di un

L’architettura dei Sacri Monti in Piemonte e Lombardia

Architecture of Holy Mountains in Piedmont and Lombardy

centinaio di fotografie riferite ai Sacri Monti di Belmonte, Crea, Domodos-sola, Ghiffa, Oropa, Orta, Ossuccio, Varallo, Varese, inseriti dal luglio scorso nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.“Ho preso come oggetto di ricerca i Sacri Monti che poi il mio collega Jörg Winde ha ripreso con l’obiettivo. Si tratta di complessi ambientali circon-dati da numerose cappelle-stazioni a forma di piccole chiese o templi. In questi edifici dall’interessante archi-tettura viene rappresentata la vita di Gesù o di un Santo”, riferisce il Prof. Jürgen Zänker. E così continua: “I Sacri Monti dell’Italia settentrionale non hanno pari in Europa e nel mondo. Co-stituiscono un genere particolarissimo, che oltre alla sua importanza religiosa, alla sua rilevanza nella storia delle religioni, nonché in quella spirituale, nella storia dell’arte e nell’architettura, riveste un grande significato anche in relazione alla straordinaria interazio-ne tra arte e natura. Famose sono le

Photographic exibition in the Holy Mountains of Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Ossuccio, Varallo, Varese, and in the municipalities of Milan and Turin.

TRAVELLING EVENT

2003 – 2004

The photographic exhibition on the Piedmont and Lombardy Holy Mountains organized by Professors Jörg Winde and Jürgen Zänker from the School of Design Specialization, at the University of Dormund, in Germany, has already been exhibited in the University itself from the 22nd January to the 28th February 2003 and it’s the result of collaboration between the author of the photo-graphs, Professor J. Winde and the Art Historian, Professor J. Zänker. The 40 panels which make up the exhibition are the result of a care-fully chosen selection of about a hundred photographs referring to the Holy Mountains of Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta, Ossuccio, Varallo, and Var-ese, included since last July in the UNESCO World Heritage List.“I made a research on Holy Moun-tains while my colleague Jörg Winde took snapshots of them. We’re talking about environmental complexes surrounded by numer-ous chapel-stations in the shape of small churches or temples. In these architecturally interesting structures the life of Jesus or of a Saint is rep-resented”, reports Professor Jürgen Zänker. And he adds, “The Holy Mountains in Northern Italy cannot be equalled in Europe or anywhere else in the world. They have great meaning also in relation to the extraordinary interaction between art and nature. They are famous for their scenic representations, which are full of characters and in part very realistic. But the miniature

Varallo, allestimento della mostra

SACRI MONTI

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loro raffigurazioni sceniche, ricche di personaggi ed in parte molto realisti-che. Ma le architetture in miniatura meritano la stessa considerazione e sono la testimonianza di una grande originalità, assolutamente adeguata alle rappresentazioni sceniche ivi contenute. Ancora relativamente poco conosciuti nell’area di lingua tedesca, in Italia i Sacri Monti han-no ottenuto numerosi riconoscimenti, nella letteratura artistica, turistica e regionale, corrispondenti all’impor-tanza di questi monumenti; ricono-scimenti che si vorrebbero augurare loro anche nella cultura e letteratura di lingua tedesca”.La mostra itinerante è iniziata nel settembre 2003 e si protrae fino all’agosto 2004 in tutti i nove sacri monti piemontesi e lombardi e presso i Comuni di Milano e Torino.

In ciascun luogo l’esposizione avrà la durata di tre settimane per un periodo complessivo di circa un anno.

A corredo della mostra è stato rea-lizzato un catalogo che è stato messo in vendita nei luoghi che ospitano la mostra. Esso illustra con pregevoli foto in bianco e nero i Sacri Monti piemontesi e lombardi, corredati ciascuno da una scheda storica introduttiva. Il catalogo è bilingue italiano - tedesco.

Si tratta di un’azione di valorizzazio-ne per l’intero territorio piemontese anche per la diffusione che il catalogo avrà presso le Biblioteche delle mag-giori città tedesche, contribuendo così a far convergere l’attenzione sui Sacri Monti che del Piemonte rappresenta-no una delle espressioni più felici.

architecture also merits the same consideration and it is testimony of great originality, absolutely adequate to the scenic representations con-tained therein. However they are still practically unknown in the German language area, whereas in Italy the Holy Mountains have received numer-ous acknowledgements… which one would wish them to have in the German language and culture also”.The travelling exhibition began in September 2003 and will continue until August 2004 in all the nine “Holy Mountains” in Piedmont and Lombardy and in the municipalities of Milan and Turin. In each place the exhibition will last three weeks for an entire period of about one year.As a support to the exhibition a catalogue has been edited which has been put on sale in the places of exhibition, which illustrates the “Holy Mountains” in Piedmont and Lombardy with precious black and white photographs, each one accom-panied by a historical introductory paragraph. The 96 page catalogue is bilingual Italian – German.Certainly it’s an act of improvement for the whole Piedmont territory also because of the widespread circulation of the catalogue in the libraries of the main German cities thus helping to focus attention on the “Holy Mountains” which repre-sent one of the happiest Piedmont expressions.

Varallo, Jürgen Zänker Varallo, Jörg Winde

Milano, la mostra al Palazzo delle Stelline

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Il Monte Calvario di Eisenstadt è uno dei più importanti beni culturali e religiosi del Burgenland, in Austria. Il Monte Calvario, la chiesa parroc-chiale della “Visitazione di Maria”, il mausoleo di Haydn e la cappella delle Grazie formano un imponente complesso di edifici.Dalla sua costruzione, avvenuta tra il 1701 e il 1707, l’intero complesso è stato continuamente ristrutturato e restaurato. Dopo la seconda guerra mondiale, negli anni cinquanta, ini-ziarono, sotto il reverendo Josef Köller, i lavori di restauro. Dal 1970 al 1974 il prevosto di quel periodo, il reverendo Wilhelm Grafl, investì quasi 2,5 milio-ni di scellini in una ristrutturazione generale che si era resa necessaria, e particolare attenzione fu prestata so-prattutto alla struttura del tetto. L’ultimo grande restauro dell’intero complesso (chiesa sul monte con facciata esterna, organo di Haydn, la cappella delle Grazie e anche il Mon-te Calvario) fu effettuato dal 1988 al 1995, mentre era parroco il reverendo Johann Bauer. L’associazione, appositamente fondata, “Amici della chiesa sul monte” e molti importanti sponsor privati crearono le basi finanziarie per il restauro. In totale furono spesi oltre 16 milioni di scelli-ni. Ora questo eccezionale complesso si trova in uno stato che ben si addice alla sua importanza ed è, più che mai,

Il Monte Calvario di Eisenstadt

The Calvary of Eisenstadt

un punto di attrazione per credenti e per persone interessate all’arte e alla cultura di tutto il mondo. Ai nostri giorni gli equilibri sono pe-rò cambiati. Se in passato a visitare questo bene culturale di fama mon-diale erano soprattutto i pellegrini, oggi prevalgono i turisti e le persone con interessi culturali. Purtroppo il numero dei visitatori non presenta un andamento positivo.Ecco alcuni dati statistici:1970 visitatori 94.0001980 visitatori 91.0001990 visitatori 85.0002000 visitatori 30.000

Si può dunque vedere quanto siano importanti una rete di comunicazione e un punto d’informazione centrale. Con l’Atlante dei Sacri Monti, Calva-ri e Complessi devozionali europei si sono create, in Europa, una base scientifica e soprattutto una banca dati che saranno utili non solo per Eisenstadt e per l’Austria, ma per tutto il mondo. La città di Eisenstadt e le autorità ecclesiastiche di Eisen-stadt-Oberberg vedono in questa rete di comunicazione un’occasione eccezionale per far meglio conoscere in tutto il mondo questo importante bene culturale e religioso.

Kurt FleischhackerComune di Eisenstadt

The Calvary of Eisenstadt is one of the most important cultural and religious heritages of Burgenland, in Austria.Along with the Calvary, the parish church of the “visitation of Mary”, Haydn’s mausoleum and the chapel of Graces form an important complex of structures. From the time of its construction between 1701 and 1707, the whole complex has been continually restructured and restored. After the second world war some restorations and renovations were done. The most recent restoration of the entire devotional complex (the church on the mount with external façade, Haydn’s organ, the chapel of Graces and also the Calvary), was carried out between 1988 and 1995 and cost over 16 mil-lion schillings. This exceptional complex is now in a condition worthy of its importance and is an attraction for believers and for people interested in art and culture. Nowadays however things have changed. If, in the past, these monuments were visited above all by pilgrims, today tourists and people interested in culture prevail and unfortunately the number of visitors doesn’t show a positive trend.

So one can see the importance of an information network and a central information point. With the publica-tion of the Atlas of Holy Mountains, Calvaries and devotional Complexes in Europe, a scientific base has been created and especially a data bank which will be useful not only for Eisenstadt and Austria, but for the whole world. The town of Eisenstadt and the Church authorities of Eisenstadt-Oberberg see this communication network as an exceptional occasion to make this important cultural and religious her-itage known throughout the world.

AUSTRIA

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Sulla fondazione del Monte Calvario di Ahrweiler, avvenuta attorno al 1440, c’informa la cronaca del con-vento dei Francescani, iniziata 200 anni dopo. Secondo tale fonte, l’ini-ziativa era partita da un “cavaliere, tornato, dopo circa 15 anni, da un pellegrinaggio in Terra Santa”1. In merito all’identità di questa figura leggendaria possiamo avanzare solo vaghe ipotesi. Potrebbe trattarsi di un membro di una famiglia nobile renana, benestante, che nell’Alto Medio Evo viveva ad Ahrweiler (per esempio i Blankenheim o gli Harff). Del fondatore si racconta inoltre2 che nel Convento di S. Salvatore di Gerusalemme era stato insignito, per mano del guardiano dei Frati Minori, dell’“Ordine cavalleresco del Santo Sepolcro”3. Più tardi l’amministrazio-ne comunale di Ahrweiler trasferì il

Mount Calvary in Ahrweiler was found-ed around 1440 according to the Fran-ciscan convent chronicle dated to 200 years later. According to these sourc-es, the construction was begun by a knight, who had returned from a pil-grimage in the Holy Land. Besides, of the founder it is also said, that in St. Saviour’s Convent in Jerusalem he was nominated, by the Minor Friars Guardian, “Knight of the Holy Sepul-chre”. Later the Ahrweiler municipal administration built the first chapel on ‘Kopp’ hill, which is certified as being consecrated on the 14th Septem-ber 1505. Since then the height has been called “Mount Calvary”. In 1625 the architect Johann Gohr began the construction of a chapel in stone, which is the present-day crypt. In 1629 some Franciscans obtained per-mission to build a convent, but because of the Thirty years War the first stone for “Holy Cross” convent church was laid on the 31st January 1664. It was completed thanks to the donations by the Von der Leyen/Adendorf fam-ily, who have had the family tomb in the church since 1672. Because of the Napoleonic expropriation the Fran-ciscans left the convent definitively in 1803. Since the 28th August 1838 a community of Ursuline nuns reside in Mount Calvary.

The Via Crucis – seven stationsAlready at the time of the consecra-tion of the first chapel (1505) the Via Crucis must have also existed. The first station was located in or around the gate of Ahr. The other stations, from the 2nd to the 6th were located by the side of the road that leads from the gate of Ahr to the chapel on Mount Calvary. The 7th station, a late-gothic group made of oak, represents a natu-ral-sized crucifixion.

Mount Calvary in Ahrweiler

Il Monte Calvario di Ahrweiler

posto delle esecuzioni, che fino ad allora era ubicato sulla collina “Kopp” e costruì, al suo posto, una prima cap-pella con travatura a traliccio, la cui consacrazione è attestata in data 14 settembre 15054. Da allora l’altura si chiama “Monte Calvario”. Nel 1625 l’architetto comunale del tempo, Johann Gohr, cominciò, di propria iniziativa, la costruzione di una cappella di pietra, l’attuale cripta. Nel 1629 alcuni Francescani di Brühl, presso Colonia, ottennero il permesso di erigere un convento. Ma a motivo del caos legato alla Guerra dei Trent’Anni la prima pietra della chiesa del convento della “Santa Croce” poté essere posata solo il 31 gennaio 1664. Il completamento avvenne grazie al-le donazioni della famiglia von der Leyen/Adendorf, che dal 1672 ebbe nella chiesa anche la propria tomba di famiglia5. I Francescani lasciarono definitivamente il convento nel 1803, a causa dell’espropriazione napoleo-

GERMANIA

La particolarità arcaicizzante della Via Crucis

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nica. Dal 28 agosto 1838 nel Monte Calvario risiede una comunità di suore orsoline, che gestiscono scuole e un collegio6.

La Via Crucis a sette stazioniGià all’epoca della consacrazione della prima cappella (1505) doveva esistere anche una Via Crucis. Non ci è dato sapere se si trattasse di opere scultoree di pietra o di legno.La prima stazione si trovava nella o attorno alla porta dell’Ahr, una delle quattro porte della città di Ahrwei-ler. Le altre stazioni, dalla 2 alla 6, fiancheggiavano la via che va dalla porta dell’Ahr alla cappella sul Monte Calvario. La settima stazione, un gruppo tardo-gotico di quercia raffigurante una crocifissione a grandezza natu-rale, probabilmente un ex-dossale della vecchia cappella, è conservata nell’attuale chiesa del convento, ad eccezione del personaggio di Maria Maddalena. Per quanto riguarda il gruppo, po-trebbe trattarsi di un’opera dello scultore di Colonia, e scalpellino comunale, Tilmann von der Burch. A von der Burch fanno pensare in particolare i personaggi del Crocifisso e di Giovanni7, mentre la Madonna probabilmente non proveniva dalla sua bottega.Particolare attenzione merita l’opera a rilievo “Veronica porge a Cristo il sudario”, alta 220 cm, che dal 1993 si trova nel Museo della città di Bad Neuenahr-Ahrweiler e che a sua volta è un elemento di una stazione di una precedente Via Crucis. Fino al 1989 era appesa nel passaggio della porta dell’Ahr. In un vasto raggio è possibile trovare solo pochi lavori analoghi di questa qualità artistica. In occasio-ne di lavori di restauro, nella chiave dell’arco gotico fu messa in luce la data “1542”, che può essere quella della sua creazione o di un primo restauro. La parte inferiore rettangolare, di 160 x 100 cm, è impostata come altorilievo, e una banda sovrastante la separa da un bassorilievo nel timpano dell’arco, con corteo di cavalieri orientali e carro tirato da buoi. L’opera viene attribuita allo scultore e pittore Jacob Abel, che lavorava ad Ahrtal. Il popolo è raffigurato secondo la moda rinascimentale del tempo, mentre se ne distaccano nettamente

Gesù, Veronica, la Madonna e Maria Maddalena, raffigurati nelle loro anti-che “vesti bibliche”. La pia Veronica è l’unico elemento delle sette stazioni a non essere citato nei quattro Vangeli canonici. Si tratta di una figura di origine leggendaria, molto presente nella religiosità popolare del tempo8. È invece scomparso un lavoro a stucco con stemma, che ancora negli anni trenta faceva parte del rilievo, sotto forma di frammento, e che probabil-mente rimandava alla famiglia dei donatori.

La Via Crucis a quattordici stazioniNel 18° secolo il francescano Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751) fece erigere in Italia oltre 500 Viae Crucis, la più nota delle quali è sicuramente quella del Colosseo, risalente al 1750. Tutte le Viae Crucis create da Leo-nardo, successivamente canonizzato, comprendevano 14 stazioni. Nel 1731 il papa Clemente XII riconobbe la va-lidità della Via Crucis a 14 stazioni e concesse numerose indulgenze. Ad Ahrweiler, già il 18 maggio 1732 s’iniziò a dare attuazione al decreto papale e si costruì una nuova Via Crucis a 14 stazioni, cominciando di nuovo dalla porta dell’Ahr. La Via Crucis è costituita da 12 cappelline di discreta dimensione con tetti a due spioventi coronati da croci, da un gruppo che rappresenta la cro-cifissione fissato esternamente alla

It is preserved in the present-day church of the convent, (with the exception of Mary of Magdala), and it could be a work by the sculptor from Cologne Tilmann von der Burch.The work “Veronica offering the shroud to Jesus”, merits particular attention. 220 cm tall, it’s exibited in the city museum of Bad Neuenahr-Ahrweiler and it is an element of a station of a previous Via Crucis. Until 1989 it was hanging in the passageway of the gate of Ahr. The rectangular inferior part, 160 x 100 cm is set as high-relief work and an overhanging band separates it from the bas-relief in the arch tympanum, with a proces-sion of oriental horsemen and an oxen drawn cart. The work is attributed to the sculptor Jacob Abel. The crowd is represented according to renaissance style of the time, while Jesus, Veronica, Our Lady and Mary of Magdala, clearly distinguished, are represented in their antique “biblical dress”.

The Via Crucis – fourteen stationsIn the 18th century the Franciscan Leonardo from Porto Maurizio erected over 500 Viae Crucis in Italy, the most famous of which must surely be the Colosseum. All the Viae Crucis cre-ated by San Leonardo included 14 stations, thence becoming traditional. In 1731 Pope Clement XII acknowl-edged the validity of the Viae Crucis - 14 stations and granted numerous indulgences. Already in May 1732 the papal decree began to be put into practice in Ahrweiler and a new Via Crucis - 14 stations was built. The Via Crucis comprises 12 small chapels, a group that represents the crucifixion externally fixed on the north wall of the church, and the “Holy Sepulcre” dated 1680, which is located in the crypt of the church. The stations are donations from institutions and wealthy citizens. The chapels constitute a sort of lit-tle houses of saints which are often found throughout Europe and in their

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parete nord della chiesa, su un alto basamento9, e dal “Santo Sepolcro” del 1680, che si trova nella cripta della chiesa. Le stazioni sono donazioni d’istitu-zioni e di cittadini benestanti, come viene ricordato dagli stemmi al di sopra dei motivi. Le cappelline costituiscono una sorta di casette di santi che si ritrovano frequentemente in tutta Europa e che nel loro sviluppo rappresentano un preludio a più ampie cappelle di stazioni (soprattutto nei Sacri Mon-ti italiani).La Via Crucis è costituita dalle 14 stazioni seguenti:I cappellina: Gesù è condannato a morteII cappellina: Gesù è caricato della croceIII cappellina: Gesù cade per la prima voltaIV cappellina: Gesù incontra la madre addolorataV cappellina:Simone di Cirene aiuta Gesù a por-tare la croceVI cappellina:Santa Veronica asciuga il volto di GesùVII cappellina:Gesù cade per la seconda volta sotto il peso della croceVIII cappellina: Gesù parla con le donne che pian-gonoIX cappellina: Gesù cade per la terza volte sotto il peso della croceX cappellina:Gesù è spogliato delle vesti

1 Chronicon Montis Calvariae prope Arweilerium ab Anno 1440.2 “Rheinischer Antiquarius”, III 9, pagine 615 ss. (Autore: Josef Weidenbach, insegnante ad Ahrweiler).3 L’“Ordine cavalleresco del Santo Sepolcro” – che ha come motto “Deus lo vult” (Dio lo vuole) – deve la sua origine all’usanza, attestata dal 14° secolo, di ricevere l’accollata sul luogo della morte e della risurrezione di Gesù Cristo. In qualità di guardiani del Santo Sepolcro di Gerusalemme, i Francescani hanno mantenuto viva l’usanza nel corso dei secoli, su delega e su stimolo dei papi.4 La cappella fu demolita il 21 aprile 1671.5 Un noto membro della famiglia fu l’arcivescovo di Treviri, Carl Caspar von der Leyen.6 Fondatrice dell’ordine fu sant’Angela Merici (1474-1540), della quale si ricordano, tra l’altro, anche parecchi pellegrinaggi al Sacro Monte di Varallo.7 Tilman von der Burch ha lasciato tracce della sua opera, tra il 1470 e il 1510, in diverse chiese di Colonia (tra le quali San-t’Andrea e Sant’Orsola), come pure nella zona attorno a Colonia (Steinfeld, Marienstatt).8 Ciò risulta anche da un confronto con la Via Crucis a sette stazioni, ancora interamente conservata, di Homberg/Elze, che risale all’incirca allo stesso periodo e che raffigura i seguenti episodi: flagellazione, corona di spine, condanna, Veronica, Simone di Cirene, trasporto della croce e Golgota.9 Stazione più recente della Via Crucis, risalente al 173310 Gesù tra i due ladroni; ai suoi piedi Maria e Giovanni.11 Sotto la travata occidentale della chiesa del convento si estende una cripta a due travate e a due navate, costruita tra il 1625 e il 1627. Coperto da una volta a crociera, qui si trova, dal 1680, il “Santo Sepolcro”. Il 30 marzo 1731 l’amministrazione comunale decise un restauro della grotta nella roccia. Le attuali figure di gesso sono tuttavia più recenti e risalgono al 19° secolo.

development represent a prelude to bigger chapel stations (especially in Italian Holy Mountains). In 1897 there was a reconstruction of the access to the convent which brought about the moving of stations 1 to 10 and a shortening of the Via Crucis by about 200 meters. Today the total length is about 700 meters. A peculiarity is the splendid statue of Saint Helen with the cross, placed on the banister of the stairs in the convent, on a base with double ‘coat of arms’. The representation of Saint Helen in connection with the Via Crucis is mostly found in Alpine areas. Since 1999 the Via Crucis in Ahrweiler has been restored with the participation of the Superintendent of the Fine Arts of the Renania-Palati-nate. From the financial point of view the restoration project was possible thanks to numerous private dona-tions. On the 14th of September 2002 the restored Via Crucis was solemnly inaugurated.

XI cappellina: Gesù è inchiodato alla croce XII gruppo crocifissione: Gesù è innalzato e muore in croce 10

XIII cappellina: Gesù è deposto dalla croce dai suoi discepoli Giuseppe e NicodemoXIV cappellina: Santo Sepolcro11

In base a una decisione dell’ammini-strazione comunale del 24 luglio 1897, alcuni lotti urbani furono ceduti o scambiati col convento, per il rifaci-mento della via d’accesso al convento. Nel corso dei lavori le stazioni da I a X furono spostate sulla nuova via d’accesso. La prima stazione divenne la stazione IV, per cui la Via Crucis fu accorciata di circa 200 metri e la lunghezza totale è oggi di circa 700 metri. Una particolarità è la splendi-da statua di sant’Elena con la croce, collocata sulla ringhiera della scala del convento, su una basamento con doppio stemma, che a sua volta risale circa al 1732. La rappresentazione di sant’Elena abbinata alle Viae Crucis si trova prevalentemente nell’area alpina. Dal 1999 la Via Crucis di Ahrweiler è stata restaurata con la partecipazione del Soprintendente delle Belle Arti della Renania-Palatinato. Il progetto è stato reso possibile grazie a numerose donazioni private. Il 14 settembre 2002 la Via Crucis restaurata è stata solennemente inaugurata.

Heinz SchönewaldDirettore dell’Ufficio Turistico

Bad Neuenahr - Ahrweiler

Rilievo della Veronica, 1542 (?)

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La pubblicazione Monti Calvari e Viae Crucis in Slovacchia è la prima tratta-zione monografica dell’argomento, e insieme il primo elenco monotematico di questo tipo in Slovacchia. La parte principale della pubblica-zione è costituita da un elenco dei 114 luoghi (da pagina 61 a pagina

The publication Calvaries and Viae Cru-cis in Slovakia is the first monograph on the subject in Slovakia. The main part of the publication is made up of a list of 114 sites. The presentation of each place includes an introduction with a description of the characteristic aspects followed by a dissertation on the art history of every single Calvary or Via Crucis, accompanied by notes and a bibliography. In the work the structured cycles with a certain number of stations, are taken into consideration, as are also simple groups, with only the crucifixion. In fact, they are expressions of devotion towards the Passion and are themati-cally related to Calvaries. This worship became widespread in Hungary and in the territory of present-day Slovakia in the 17th century, at the time of the Coun-ter-Reformation. During that period the first examples of the Viae Crucis appeared, usually made up of seven stations, which were possible thanks to the lay brotherhoods of the “suffering Saviour”, founded by the Jesuits. During the 18th century Calvaries with a richer iconographic programme and a greater number of stations were constructed. The first Viae Crucis with fourteen sta-tions date back to this period, which were to be built on a large scale in the 19th century and in the first half of the 20th century. During the 40 years of the communist regime no monuments referring to or showing devotion to the Passion, were built in the open air; on the contrary many of those existing were neglected or destroyed. It was only after November 1989 that they were “rediscovered”. In the introduction, the knowledge acquired while elaborating the infor-mation, gives an opportunity of an overall view of the beginning of the Calvaries creation in the historical context of Hungary at that time, and of its belonging to the Jesuit Austrian province. Also in the introduction, the construction of the Calvaries, and the financing and artistic planning is described. Regarding the structure, the richness of the iconographic pro-

388). La descrizione di ogni singolo luogo comprende un’introduzione con una breve descrizione degli aspetti caratteristici: nome storico, regione e diocesi in cui si trova il luogo in questione, epoca di origine degli oggetti indicati, informazioni su importanti modifiche delle co-

Un volume su Monti Calvarie Viae Crucis in Slovacchia

SLOVACCHIA

A volume on Calvaries and Viae Crucis in Slovakia

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struzioni, ubicazione geografica in relazione a insediamento e terreno. Segue, quindi, una dissertazione di storia dell’arte, di solito basata sulle fonti, sui singoli Calvari o sulle singo-le Viae Crucis, accompagnata da note e da un elenco bibliografico. Nell’opera sono presi in considerazio-ne non solo i cicli strutturati con un certo numero di stazioni che portano ad un gruppo della crocifissione, ad una chiesa o ad una cappella finale, ma anche semplici gruppi con la sola crocifissione che si trovano nei villaggi e presso chiese. Anch’essi, infatti, devono essere inte-si come espressione della devozione verso la Passione e dell’adorazione del Cristo che soffre e muore in cro-ce, e pertanto sono tematicamente collegati ai Calvari. Questo culto cominciò a diffondersi in Ungheria e sul territorio dell’attuale Slovacchia nel 17° secolo, all’epoca della Controriforma. In quel periodo compaiono anche i primi esempi di Viae Crucis, soli-tamente costituite da sette stazioni, che nascevano grazie all’attività delle confraternite laiche del “Sal-vatore sofferente”, fondate e dirette dai Gesuiti. Nel corso del 18° secolo sorsero Cal-vari con un programma iconografico più ricco e un maggior numero di stazioni, come a Bratislava, a Košice, a Banská Štiavnica. A quell’epoca risalgono anche le pri-me Viae Crucis con un programma ben definito e con quattordici stazio-ni, che vennero costruite in misura

maggiore solo nel 19° e nella prima metà del 20° secolo. Nei 40 anni di regime comunista non furono costruiti all’aperto monumenti che esprimessero la devozione verso la Passione; anzi, in tale periodo molti di essi furono trascurati o addirittura distrutti. Solo dopo il novembre 1989 essi furono “riscoperti”, e ne sono sorti anche alcuni nuovi. Parecchie opere, conservate solo come frammenti o non sufficiente-mente documentate, non sono citate nell’elenco, ma sono riportate sulla carta geografica che costituisce un allegato del libro.Le conoscenze acquisite nell’elabora-zione del materiale dell’elenco sono riassunte nel capitolo introduttivo della pubblicazione (da pagina 9 a pagina 56). Esse presentano una panoramica, nell’ambito della storia della devo-zione, degli inizi della creazione dei Calvari nell’ampio contesto dell’Un-gheria storica di allora, e della sua appartenenza alla provincia austriaca della Compagnia di Gesù. Inoltre nell’introduzione sono de-scritti la costruzione vera e propria dei Calvari, il loro finanziamento (so-prattutto da parte delle confraternite laiche, che di solito supportavano la creazione dei Calvari anche dal punto di vista finanziario), nonché la loro impostazione artistica. Per quanto riguarda le strutture, ven-gono mostrati e trattati dettagliatamen-te anche i programmi iconografici e la loro ricchezza di motivi. Le strutture dei Calvari vengono seguite anche dal

punto di vista della funzione religio-sa, e come importante espressione della devozione barocca. Alla fine vengono presentate le Viae Crucis che “portano avanti” fino ai giorni nostri la tradizione dei Calvari. Dal punto di vista storico questa pub-blicazione presenta i Calvari e le Viae Crucis nei loro tempi migliori. Nello stesso tempo il libro richiama l’attenzione sui problemi attuali della conservazione e intende contribuire a rivitalizzare la loro sostanza e l’im-portanza che spetta loro nel quadro dell’eredità culturale e spirituale dell’attuale Slovacchia, ma, in sen-so più ampio, anche nell’intera area mitteleuropea.

Katarina KosováDirettrice Generale

Istituto dei MonumentiBratislava

Martin Čičo, Michaela Kalinová, Silvia Paulusová et alii, Kalvárie a Križové cesty na Slovensku, Bratislava, Parmiatkovŷ ustav (Istituto Monumenti), 2002.408 pagine con figure a colori e in bianco e nero e con presentazioni grafiche; riassunto in tedesco e in inglese; indice dei nomi e indice analitico. Allegato: Carta geografica dei Calvari e delle Viae Crucis in Slovacchia. Prezzo: 50.

grammes are shown and dealt with in detail. The structure of the Calvaries are also discussed from the religious point of view, and as an important expression of Baroque devotion. At the end the Viae Crucis which “carry on” the tradition of Calvaries to the present day, are presented. The book also focuses attention on the problems of conservation of Calvaries and Viae Cru-cis and wants to stress their importance in the cultural and spiritual heritage of present-day Slovakia, and of the entire middle-European area.

Martin Čičo, Michaela Kalinová, Silvia Paulusová et alii, Kalvárie a Križové ces-ty na Slovensku, Bratislava, Parmiatkovŷ ustav (Monuments Institute), 2002. 408 pages with colour and black and white plates; summaries in German and English. Attached: A map of Calvaries and Viae Crucis in Slovakia. Price: 50

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In occasione dell’Anno Santo Jacobeo che si tiene a Santiago de Compostela nel 2004 – grazie ad una collabora-zione tra la Regione Galizia, il Mu-seo del Pellegrinaggio di Santiago, la Regione Piemonte (Settore Piani-ficazione Aree Protette), il Centro di Documentazione dei Sacri Monti, Calvari e Complessi devozionali europei, le Amministrazioni regio-nali, comunali e religiose dei Sacri Monti di Belmonte, Crea, Domodos-sola, Ghiffa, Oropa, Orta, Ossuccio, Varallo e Varese –, è stata realizzata nell’aprile scorso presso il Museo das Peregrinacións la mostra: Luoghi e vie di pellegrinaggio Sacri Monti piemontesi e lombardi.

Francisco Singul della Regione Galizia scrive sul pieghevole di

On the occasion of the year of Saint James which is held in Santiago de Compostela in 2004 - thanks to the collaboration with the Galizia Region, the Pilgrimage Museum in Santiago, the Piedmont Region (Protected Area Planning Sector), the Holy Mountains, European Calvaries and Devotional Complexes Documentation Centre, the Regional, Municipal and Religious Administrations of the Holy Moun-tains of Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta, Ossuccio, Varallo and Varese -, an exhibition was held in Museo das Preregrinacións in San-tiago de Compostela last April:Places and Pilgrimage ways Holy Mountains in Piedmont and Lombardy.

Francisco Singul from the Galizia Region writes on the leaflet which presents the exhibition… “If the Way of Saint James is the First European Cultural itinerary of Humanity, this cat-egory is seen to be strengthened by the improvements which are made in the areas surrounding these sacred places connected to the western pilgrim ways. The result of the promotional commit-ment of the Piedmont and Lombardy Holy Mountains is that the itineraries which lead to Rome and to Santiago de Compostela. … are growing in their capacity of attraction...”

Some Piedmont Regional Authorities and some of the Authorities from the “Holy Mountains” were present at the opening of the exhibition, as well as the exhibition organizers Federico Fontana, Renata Lodari and Paolo Sorrenti.

Mostra sui Sacri Monti a Santiago de Compostela

“Holy Mountains” Exhibition in Santiago de Compostela

presentazione della mostra “…Se il Cammino di San Giacomo è il Primo Itinerario Culturale Europeo dell’Umanità, questa categoria si vede rinforzata dai miglioramenti che si realizzano nelle zone circo-stanti agli ambiti sacri legati alle vie del pellegrinaggio occidentale. L’esito dell’impegno promozionale dei Sacri Monti piemontesi e lom-bardi accresce, pertanto, nella loro capacità di attrazione gli itinerari che conducono a Roma e a Santiago de Compostela…”.

All’inaugurazione sono intervenuti responsabili della Regione Piemonte e dei Sacri Monti piemontesi, non-ché i curatori della mostra Federi-co Fontana, Renata Lodari e Paolo Sorrenti.

Pannello espositivo

Inaugurazione della mostra

SPAGNA

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Silvano Colombo, Sculture dei Sacri Monti, sopra Varese, fotografie di Vivi Papi, 2002. Il volume analizza patrimonio artistico delle sculture ospitate nei luoghi sacri del Monte: dal Monastero delle Romite Am-brosiane, al Santuario, alle Cappelle.

This volume analyses the rich artistic patrimony of the sculptures that are kept in holy places on the Mount: from the Romite Ambrosiane Monastery, to the Sanctuary, and the Chapels.

Il restauro della prima cappella del Sacro Monte di Ossuccio, 2004. Promosso dalla Fondazione Carlo Leone e Mariena Montandon, il volume illustra i restauri che hanno interessato la cappel-la dell’Annunciazione, che si affaccia sul pendio soprastante il lago di Como.

The volume gives an account of the restoration that has been done on the chapel of the Annunciation on Ossuccio Holy Mountain.

Sacro Monte di Ghiffa. Arte e storia nella Riserva naturale della S.S. Trinità, 2000. Particolare importanza è data alla valenza culturale del luogo caratterizzato dall’arte e dalla natura, espressa nei secoli dalla devozione popolare improntata ad una semplice, ma salda, religiosità.

Pubblicazioni - Publications

The volume gives an account of the

This volume analyses the rich artistic

This volume brings to light the cultural importance of the place characterized by art and nature, and which has been testimony through the centuries of a simple but solid popular devotion.

Libri di fabbriceria del Sacro Monte di San Francesco d’Orta (1606-1694), a cura di Pier Giorgio Longo e Fiorella Mattioli Carcano, 2003. Dalla penosa diaspora subita dai documenti che accompagnavano le vicende del Sacro Monte, si sono salvati due registri che sono stati trascritti ed illustrati.

In this volume two registers, which have survived down through the ages, and which are testimony to the events on the Holy Mountain from 1606 to 1694, have been transcribed and illustrated.

Gerusalemme nelle alpi. Per un Atlante dei Sacri Monti prealpini, a cura di Luigi Zanzi, prefazione di Franco Cardini. Interventi di Silvano Colombo, Santino Langé, Giuseppe Pacciarotti, Stefania Stefani Perrone. Foto-grafie di Paolo Zanzi, 2002. I Sacri Monti prealpini sono analizzati a par-tire dal modello iniziale di Varallo. L’opera è corredata da un repertorio dei Sacri Monti, degli elementi comparativi dell’architettura, dei protagonisti delle opere.

The pre-alpine Holy Mountains are analysed beginning from the earliest example of Varallo. The book is completed with a repertory of the Holy Mountains, architectural elements, and of the protagonists of the works.

EventiEventsVarallo - Il 12 giugno 2003 si è inaugurato, presso il Sacro Monte di Varallo, il restauro della Cappella della Crocifissione, eseguito a cura dell’Istituto Cen-trale per il Restauro di Roma.Varallo - On the 12th June 2003 restoration on the Chapel of Crucifixion, on the Holy Moun-tain of Varallo, was inaugurated. The works were carried out by the Central Restoration Institute, Rome.

Domodossola - Un artista del Seicento tra Piemon-te e Lombardia. L’opera dello scultore Dionigi Bussola nei Sacri Monti. Il 5 giugno 2004 presso il Sacro Monte Calvario di Domodossola si è tenu-to un Convegno relativo all’attività di un grande interprete del realismo lombardo.Domodossola - An artist in the seventeenth century in Piedmont and Lombardy. The opera by the sculptor Dionigi Bussola on the Holy Mountains. On the 5th June 2004, on the Holy Mountain of Domodossola, a meeting was held on the great interpreter of Lombardy realism.