Assisi Patrimonio Mondiale dell'Umanità Unesco

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Assisi, la Basilica di San Francesco e altri siti francescani Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO Hotel Frate Sole - Via San Bernardino da Siena, 28 - 06081 S.M.A. ASSISI (PG) Tel. +39 075 8043848 - email: [email protected] - url: www.hotelfratesole.com

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Guida ai siti Unesco Patrimonio Mondiale dell'Umanità di Assisi, la Basilica di San Francesco e altri siti francescani

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Assisi, la Basilica di San Francesco

e altri siti francescani

Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO

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Assisi, la Basilica di San Francesco e altri siti francescani

ell’anno 2000 Assisi con il suo Centro Storico, incluse la Rocca Maggiore e Minore, la Basilica di San Francesco e altri siti francescani: la Cattedrale di San Rufino, la Basilica di Santa Chiara, il Convento della Chiesa Nuova, il Tempio di Minerva, la Chiesa di Santa Maria Maggiore, l’Abbazia di San Pietro, la Basilica di Santa Maria degli Angeli

con la Porziuncola, il Santuario di Rivotorto, l’Eremo delle Carceri e il Monastero di San Damiano, insieme alla quasi totalità del territorio comunale, è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità. L’UNESCO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Istruzione, la Scienza e la Cultura, è l’Agenzia dell’ONU che promuove l’istruzione per tutti, lo sviluppo culturale, la protezione del patrimonio naturale e culturale del pianeta, la cooperazione internazionale, la libertà di stampa e la comunicazione. “Assisi rappresenta un esempio unico di continuità di una città-santuario all’interno della sua posizione ambientale…”, questo ed altri criteri, …un’insieme di capolavori del genio creativo come la Basilica di San Francesco, il contribuito significativo allo sviluppo dell’arte e dell’architettura nel mondo, la nascita dell’Ordine Francescano, il messaggio di pace e di tolleranza…, hanno spinto il Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco ad includere Assisi nella World Heritage List, Elenco dei Beni Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco.

Assisi, panorama

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Riconoscimento di valore universale: Assisi, la Basilica di San Francesco e altri siti francescani Anno di iscrizione: 2000 Sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale: 24 tenutasi a: Cairns, Australia 11/2000 Categoria: sito culturale Tipologia sito culturale: edificio storico e complesso monumentale Breve descrizione: Assisi, antico santuario e città medievale costruita su una collina, è il luogo di nascita di San Francesco ed è strettamente associata all’attività dell’ordine dei francescani. I capolavori dell’arte medievale, come la basilica di San Francesco e le pitture di Cimabue, Pietro Lorenzetti, Simone Martini e Giotto, hanno fatto di Assisi un punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo artistico e architettonico in Italia e Europa. Criteri riconosciuti: (I) Assisi rappresenta un esempio di capolavoro del genio creativo dell’uomo e la Basilica di San Francesco costituisce un riferimento fondamentale per la storia dell’arte in Europa e nel resto del mondo. (II) La diffusione del messaggio artistico e spirituale dell’Ordine dei Francescani ha contribuito in modo significativo allo sviluppo dell’arte e dell’architettura nel mondo. (III) Assisi rappresenta un esempio unico e continuativo di città santuario sviluppatosi naturalmente a partire dalle origini umbro-romane e medievali per arrivare fino ad oggi; costituisce infatti un paesaggio culturale, un insieme di religioni, un sistema di comunicazione e un tradizionale uso del territorio. (IV) La Basilica di San Francesco è un eccezionale esempio di un tipo di architettura che ha influenzato in modo significativo la sviluppo dell’arte e dell’architettura. (VI) Assisi, luogo di nascita dell’ordine del francescani, fin dal Medio Evo è stata strettamente associata al culto e alla diffusione del movimento francescano nel mondo, con il relativo messaggio di pace e tolleranza anche per le altre religioni e credenze.

Assisi, Basilica di San Francesco, basilica superiore

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Assisi, la città di Francesco Centro internazionale di pace, spiritualità e arte, il mondo guarda ad Assisi soprattutto perché ha bisogno di San Francesco. « Intra Tupino e l'acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo, fertile costa d'alto monte pende, onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole; e di retro le piange per grave giogo Nocera con Gualdo. Di questa costa, là dov'ella frange più sua rattezza, nacque al mondo un Sole, come fa questo talvolta di Gange. Però chi d'esso loco fa parole, non dica Ascesi, ché direbbe corto, ma Oriente, se proprio dir vuole. » (Dante Alighieri, Paradiso XI)

Assisi, tramonto sulla Basilica di San Francesco

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Assisi è la città di Francesco. Lo è per le vicende biografiche del grande santo che vi nacque il 5 luglio 1182, vi trascorse parte importante della vita e morì non lontano dalle sue mura, alla Porziuncola il 3 ottobre 1226 e perchè per Francesco furono costruite le due chiese sovrapposte di cui si compone la Basilica che gli è intitolata, pagina capitale, grazie agli affreschi che riassuntivamente si dicono di Giotto, dell’arte italiana e del mondo. Al momento della nascita del figlio del mercante Pietro Bernardone dei Moriconi e della nobile Pica Bourlemont, la città era già vecchia di secoli, considerando che era stata fondata dagli Umbri, a cui subentrarono prima gli Etruschi e quindi i Romani di cui divenne municipio. Probabilmente città natale del poeta latino Properzio, da cui fu descritta com’è anche adesso, disposta a terrazze successive risalenti il declivio del monte Subasio, intorno al fulcro del tempio di Minerva. Assisi condivise per secoli le sorti dell’Urbe. La sua gente conobbe la gioia cruenta della conquista, sentì l’orgoglio del dominio, amò paganamente i beni della vita e gustò con terrena raffinatezza i diletti dello spirito. Ma, quando il Messaggio di Cristo, rendendo l’uomo consapevole della sua dignità di figlio di Dio, rovesciò i valori sociali e ridimensionò quelli politici, ai quali fino ad allora si era uniformata la vita, in tutte le terre dell’Impero si scatenarono le persecuzioni e anche Assisi ebbe, col sangue dei suoi martiri, il Battesimo Cristiano. Alcuni secoli dopo l’Impero cadeva e anche Assisi conobbe la furia barbarica degli invasori e fino all’aprirsi dell’epoca comunale passò di assedio in assedio. Il Comune sorse poco dopo l’anno 1000, con insegna Ghibellina, fu impegnato in lunghi conflitti con la vicina Perugia che era invece di parte Guelfa e da cui fu sopraffatta, perdendo l’indipendenza, nel 1300. Dopo pochi decenni assieme all’antica rivale entrò a far parte dello Stato della Chiesa, che dal Lazio, si era gradatamente esteso fino a comprendere anche l’Umbria e sotto il cui dominio, salvo la parentesi napoleonica, rimase fino al 1860 con la nascita dello Stato Italiano. La storia di Assisi potrebbe considerarsi chiusa nel Medioevo, che ha stampato la più suggestiva impronta di sé nella pietra cittadina bianca e rosata del Subasio, se così fosse Assisi ci parlerebbe solo col fascino decadente del ricordo; ci offrirebbe il piacere di ripercorrere, da occasionali turisti in un passato irripetibile, le sue strade anguste che non lasciano spazio agli autobus né alle automobili; ci suggerirebbe l’eco di antiche parole d’amore mentre indugiamo ad ammirare un ponticello fiorito che unisce casa a casa, o, per un gioco teatrale della fantasia ci illuminerebbe di un rapido balenar di spade un andito buio. E invece no, Assisi non è ricordo, ma perenne esperienza di vita perché qui nacque e qui continua a vivere in spirito d’amore San Francesco, il più sensibile interprete del messaggio cristiano. Assisi è il miracolo di questa presenza francescana, è il miracolo di un amore che non si spense quando il cuore del Poverello cessò di battere, ma si effuse in tutte le forme che può assumere il sentimento assecondando le varie inclinazioni degli uomini. Ed è ardore di carità, è magia d’arte, è incontro mistico universale, è spiritualità di pace, è gentilezza di popolo, è soave rispetto per i luoghi dove visse il Santo. Scrive Cesare Angelini in “Frammenti del Sabato”: «Qui, uno è subito preso di lui, da lui, il capo spirituale della città. Veramente il luogo possiede una presenza che costringe o meglio abbatte: - il soprannaturale è penetrato nel naturale, insostenibile quasi alla nostra misura, ma è una prima impressione che passa perché anche il credere qui è un modo leggero; più che un intendere è un amare… - E’ la novità di Assisi e il beneficio del Santo, il quale ci ha insegnato che più giova parlare a Dio che parlare di Dio. Parlare di Dio è del teologo che spesso sillogizza e spesso non ama; parlare a Dio è dell’anima innamorata. Un parlare che diventa un cantare. E allora si capisce che vivere in Assisi è un privilegio. E, naturalmente, una responsabilità». E infatti la città del Poverello è meta di pellegrini più che di turisti. Il turista, di solito, suddivide il suo tempo secondo un itinerario ordinato, ma frettoloso. Invece chi viene ad Assisi non tiene conto del tempo che non è una dimensione dello spirito.

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Assisi, Basilica di San Francesco, primavera

Perfino la curiosità dello scettico qui è già inconsapevole o inconfessata ricerca del Vero. Il poeta danese J.J. Joergensen, nel periodo più confuso e desolato della sua vita, cercando conforto nell’amicizia, venne ad Assisi per rivedere Mogens Ballin, suo carissimo amico di origine ebraica, che si era convertito al cristianesimo e che risiedeva allora in questa città. E qui Joergensen ritrovò Dio e se stesso.

Assisi, Basilica di San Francesco, inverno

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Basilica di San Francesco

San Francesco parla veramente all’anima in ogni via, in ogni scorcio di paesaggio che si intravede tra casa e casa; ma nella grande Basilica che porta il suo nome e che Frate Elia, primo Vicario Generale dell’Ordine, volle simile ad una fortezza proprio per l’aspetto guerresco del complesso architettonico, comprendente le chiese e il convento dei Frati minori, ci resta difficile ritrovare subito la semplicità e la dolcezza del Cantore di tutte le creature. Invece, appena entrati nella Basilica, dal sagrato che ha la vastità di una piazza d’armi, ci sentiamo avvolti da un silenzio vivo ed eterno che è già musica del Cielo. Lo stupore innamorato di San Francesco, che fu così fertile ispiratore d’arte, è scritto su ogni parete dalla concretezza pittorica di Cimabue e di Giotto, dalla magica levità di segno di Simone Martini e di Pietro Lorenzetti.

Assisi, Basilica e bosco di San Francesco

All’erezione della Basilica, di cui pose la prima pietra il 17 Luglio 1228 Papa Gregorio IX, da poco asceso al soglio pontificio, concorse tutto il popolo di Assisi con tale fervore che, in meno di due anni fu completata la prima basilica, che allora si presume in forma di semplice chiesa ad aula coperta a capriate, e vi vennero traslate le spoglie del santo. Il progetto originario probabilmente prevedeva già i due edifici sovrapposti e tra il 1232 e il 12339 fu dato proseguimento ai lavori del grandioso complesso di due chiese sovrapposte: l’inferiore fu ampliata, dotata di transetto e abside, voltata a crociera, in funzione di chiesa tombale, la superiore pensata come chiesa monastica e di predicazione. Ne sia stato, oltre che l’ideatore e il promotore, il vero e proprio architetto, l’opera venne come Elia la sognava: “magna”, per dimensioni, valore spirituale e richiamo universale per le genti del mondo. Essa consiste in due chiese sovrapposte (tre se si considera la cripta dove sono

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conservate le spoglie del Poverello) aventi l’abside in comune. Due le fabbriche poggianti dieci metri una sopra l’altra, relativamente oscura e bassa quella inferiore, che risente di influssi romanici, la cui gravità è però attenuata dalla ricchissima decorazione pittorica, meno celebre rispetto a quella della basilica superiore, ma certamente più rappresentativa dell’arte italiana dell’epoca, data la quantità e la qualità degli artisti che vi lavorarono; slanciata e luminosa, ispirata a modelli gotici transalpini quella superiore, strutturata dalla decorazione pittorica, che si divide sostanzialmente in due blocchi principali: gli affreschi dell’abside, del transetto e della crociera, di Cimabue e della sua scuola, e quelli della navata e delle volte, dove la vita di San Francesco viene messa in relazione con episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Di Giotto gli affreschi che raccontano con francescana semplicità il ciclo della vita di San Francesco, suddividendola in trentadue episodi, uno dei massimi capolavori dell’arte di tutti i tempi. Il 26 Settembre 1997 le scosse di un forte terremoto hanno provocato danni gravissimi alla Basilica, facendo crollare in due punti la volta, sbriciolando affreschi di Cimabue e altri attribuiti al giovane Giotto e causando lesioni al transetto. Un’eccezionale opera di ricostruzione, consolidamento e restauro ha permesso, due anni dopo il sisma, di riaprire la Basilica alle visite e al culto. “E fra l’altra è bellissima una storia dove un assetato, nel quale si vede vivo il desiderio dell’acqua, beve stando chinato in terra a una fonte, con grandissimo e meraviglioso effetto, in tanto che par quasi una persona viva che beva.” Giorgio Vasari in questo brano tratto da: “Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri”, traslasciando il significato allegorico della scena, mentre esalta l’arte mirabile di Giotto, coglie, forse senza avvedersene, il punto di contatto tra il genio del pittore e il misticismo di Francesco, in quell’appassionata contemplazione della natura che guidò l’uno e l’altro per diverso cammino. La Basilica ci fa sentire veramente quale fascino esercitò il Santo sui suoi contemporanei: essa è un’opera corale compiuta da un popolo anonimo che ne innalzò la gran mole, e da un’illustre schiera di artisti che ne affrescarono gli interni.

approvazione della regola cacciata dei diavoli da Arezzo Francesco riceve le stimmate

Assisi, Basilica superiore, Giotto di Bondone (1266-1336), scene della vita di San Francesco

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Basilica di Santa Chiara La notte tra il 27 e il 28 Marzo del 1211, Chiara degli Offreducci esce di nascosto dal palazzo paterno e raggiunge Santa Maria degli Angeli, dove Francesco e i compagni l’aspettano. Le vengono rasati i capelli, oggi visibili in un reliquiario nell’oratorio del crocifisso, e dato da indossare un saio nero e grigio. Per sottrarla alla violenta reazione della famiglia è necessario nasconderla: prima nel monastero delle monache benedettine di San Paolo a Bastia, poi in quello di sant’Angelo di Panso sul monte Subasio. Infine Chiara potrà stabilirsi in San Damiano, dove raduna, a seguito di un sogno, la sua comunità di Clarisse, in strettissima clausura e coraggioso isolamento fuori delle mura della città, nemmeno da Papa Gregorio IX accetterà l’offerta di mitigare la totale povertà. Muore a San Damiano nel 1253, cinquantanovenne, 17 anni dopo Francesco, testimone dello stesso spirito.

Assisi, Basilica di Santa Chiara, vista notturna

La Basilica fu iniziata nel 1257 e consacrata otto anni dopo da Papa Clemente IV, sorge sul sito dell’antica chiesetta di San Giorgio, luogo della prima tumulazione sia di Francesco che di Chiara e di cui incorpora parti, per inglobarla furono anche ampliate le mura e intorno al nuovo fulcro religioso andò definendosi un nuovo polo urbano sul lato opposto della città rispetto alla Basilica francescana. La chiesa di pure forme gotiche ha una sobria facciata, in pietra calcarea bianca e rosa del Subasio, ornata da un semplice portale sovrastato da un rosone, mentre sul lato che si affaccia

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verso la strada poggiano tre grandi archi rampanti. L’interno è a croce latina e a una sola navata, da cui si accede alla cripta sotterranea che conserva il corpo della Santa, intatta entro un’urna preziosa, miracolosamente sfuggita al corrompersi della materia, essa sembra attendere il giorno della Resurrezione e restituisce una gioia mistica a colui che la incontra. Gli affreschi alle pareti sono di scuola giottesca, è quanto rimane del ciclo prezioso che illustrava la vita di Chiara. Nel transetto destro spicca la tavola con “Santa Chiara e otto storie della sua vita” attribuita al Maestro di Santa Chiara. Dio non si manifestò a Francesco solo indirettamente, ma nella Chiesa di San Damiano gli parlò, gli parlò da un Crocifisso che secondo l’agiografia del Santo pronunciò le parole: “va’ Francesco e ripara la mia casa che come vedi è tutta in rovina”, questo ora si trova nell’Oratorio del Crocifisso della Cappella di San Giorgio (dipinto nel dodicesimo secolo da un pittore umbro, l'opera presenta una forte influenza della pittura siriana, come conseguenza della presenza in Umbria di monaci siriani) portato qui nel 1257 quando le Clarisse lasciarono San Damiano e partirono alla volta della Chiesa di San Giorgio, con loro è rimasto per ben 700 anni, nella Settimana Santa del 1957 venne mostrato al pubblico per la prima volta nella sua nuova collocazione sopra il nuovo altare nella Cappella di San Giorgio della Basilica di Santa Chiara d'Assisi. Per i cristiani dell'Est, l'icona è una rappresentazione del Dio vivente, attraverso il quale si ha l'incontro personale con Dio per mezzo dello Spirito Santo. Il Crocifisso di San Damiano è quindi un incontro personale con il Cristo trasfigurato, Dio fatto uomo. Il Crocifisso contiene la storia della morte, resurrezione e ascensione in gloria. Invita tutti noi ad aprire le porte al Cristo con una fede viva e vissuta, proprio come ha fatto San Francesco. La morte salvifica di Gesù è mostrata nel Vangelo di Giovanni nella sua maestà serena e questo Crocifisso ne è la testimonianza pittorica. Non è quindi sorprendente che San Francesco fosse attirato da quest'icona e che l'ispirazione per la sua vita venisse da questo Cristo che gli parlò.

Assisi, Basilica di Santa Chiara, facciata

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Cattedrale di San Rufino San Rufino Vescovo di Assisi e martire. Sembrerebbe naturale per quelli che arrivano ad Assisi per la prima volta che il Duomo sia la Basilica di San Francesco, che invece per la città è una chiesa “nuova”. La chiesa cattedrale è San Rufino, patrono principale della diocesi, venerato come primo vescovo della città, la cattedrale è a lui dedicata fin dalla prima metà del secolo XI. Una ‘passio’ scritta nel sec. IX dice che Rufino vescovo della città di Amasia nel Ponto, arrivò per predicare il Vangelo ad Assisi nel III secolo, ma qui dopo un po’ di tempo venne scoperto dal proconsole Aspasio che, dopo averlo sottoposto a diversi supplizi, lo condannò a morte perché cristiano, Rufino morì gettato nelle acque del fiume Chiascio con una pietra legata al collo. Un’antica tradizione indica come luogo del martirio, il paese Costano della diocesi di Assisi, ora facente parte del Comune di Bastia Umbra, situato sulla riva del fiume. Una pergamena dell’archivio della cattedrale, ricorda che già nel 1038 a Costano vi era una chiesa dedicata a s. Rufino martire. Il suo corpo venne trasportato da Costano ad Assisi nel 412, secondo una lapide conservata nella navata sinistra e secondo quanto scritto in un documento del 1007 conservato nell’archivio, proprio nel luogo dove ora sorge la cattedrale eretta dalla fede del popolo di Assisi e dall’opera di Giovanni da Gubbio.

Assisi, Cattedrale di San Rufino

La chiesa cattedrale è la terza ricostruita sulla tomba del vescovo martire, fu edificata una prima volta nel VII secolo sulle rovine di un tempio romano dedicato a Cerere e rifatta una seconda volta nel 1036 dal vescovo Ugone che le diede anche il titolo di Cattedrale. Secondo San Pier Damiani (1052) le spoglie di san Rufino, vescovo di Assisi e martire, sono state oggetto di contesa tra il vescovo Ugone ed il popolo. Il vescovo voleva portare il corpo del santo nell’allora cattedrale di Santa Maria Maggiore, a un tale proposito si opposero fermamente i cittadini e una gara di “tiro alla

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fune”, con la cassa funebre del santo patrono, stabilì i vincitori: soli sette uomini di Assisi riuscirono a battere i sessanta del vescovo. Dopo lo straordinario prodigio, Ugone decise di trasformare radicalmente la primitiva piccola basilica dove erano ospitate le spoglie di San Rufino fin dal 412. La nuova e terza ricostruzione, nelle forme in cui la vediamo adesso, fu avviata nel 1140 l su disegno di Giovanni da Gubbio, ma solo nel 1253 venne consacrata da Papa Innocenzo IV. La forma a imbuto del sagrato crea un effetto a lente di ingrandimento per chi la osserva dalla piazza, la facciata, austera e maestosa, con tre portali e tre rosoni, è un capolavoro del romanico umbro, nella lunetta posta sopra il portale si vede la più antica scultura raffigurante San Rufino, risalente al XII secolo. Accanto si innalza la possente torre campanaria con doppie bifore, per la fondazione della quale è stata utilizzata una cisterna romana perfettamente conservata. L'interno è a tre navate divise da pilastri, con pianta basilicale e fu completamente rinnovato nel 1571 da Galeazzo Alessi; all’inizio della navata destra, è collocato l’antico fonte battesimale nel quale, secondo la tradizione, furono battezzati San Francesco e Santa Chiara e forse nel 1197 Federico II di Svevia. Sempre a destra è la Cappella del Sacramento del 1663, una composizione barocca di Giacomo Giorgetti sul tema dell’Eucarestia, il più organico ambiente barocco di Assisi. Nell’abside è custodito un magnifico coro ligneo intagliato nel 1520. La massima suggestione, però, si ha probabilmente nella Cripta a cui si accede a destra della facciata, dove si trovano resti di antichi marmi e pitture della prima metà del secolo XI, una sedia vescovile e un sarcofago romano del III secolo che custodisce il corpo di San Rufino. La sera del Giovedi Santo, prima giornata del Triduo Pasquale, ha luogo nella cattedrale il tradizionale rito della “Scavigliazione”, o rievocazione della Deposizione del Crocifisso, resto di una lauda trecentesca sulla Passione di Cristo, durante la quale un crocifisso in legno del XV secolo viene esposto per la venerazione. La mattina del Venerdi Santo il Cristo in croce è trasportato, con brevi soste nei monasteri di clausura durante il percorso, in San Francesco, dove rimane fino a sera, quando in una suggestiva processione notturna è riportato in Cattedrale, accompagnato da tutte le confraternite cittadine. La data di celebrazione di San Rufino, sin dal sec. XI è posta all’11 agosto, la festa di S. Rufino però è stata spostata con un decreto vescovile al 12 agosto in quanto l'11 si sovrapponeva ai festeggiamenti per S. Chiara.

Assisi, Cattedrale di San Rufino, lunetta del portale, scultura raffigurante San Rufino (sec. XII)

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Abbazia di San Pietro La chiesa venne fondata assieme al monastero nel X secolo, in un terreno allora fuori le mura, dai benedettini del monte Subasio, in un periodo di espansione “strategica” dell’Ordine. Agli inizi del 1200 fu ricostruita e assunse le attuali forme romanico-gotiche, particolarmente armoniche. La facciata rettangolare, costruita con la caratteristica pietra rosa del Monte Subasio, è scandita da tre portali, altrettanti rosoni e due fasce tra loro divise da un cornicione ad archetti pensili. Il portale centrale è affiancato da due leoni. Originariamente, la facciata terminava con un timpano, demolito in seguito ai danni provocati da un terremoto nel XIX secolo. Venne consacrata da Papa Innocenzo IV nel 1253. L’interno, restaurato nel 1954, si presenta a tre navate separate da pilastri, con il presbiterio rialzato, abside semicircolare e cupola; in controfacciata e ai lati del presbiterio, si conservano monumenti funebri di nobili assisiati del XIII e XIV secolo, alle pareti e nelle cappelle dipinti dello stesso periodo. Interessante è la cappella del Santissimo Sacramento, in stile gotico, con un prezioso trittico di Matteo da Gualdo.

Assisi, Abbazia di San Pietro

Ma la sua caratteristica principale, benché questo possa sembrare un fatto non rilevante, è quella di non appartenere all'Ordine Francescano, l'appartenenza all’ordine benedettino costituisce per questo edificio il segno di maggiore identità nel panorama degli altri luoghi di culto di Assisi, in quanto, per un editto della fine del 1200, ad Assisi non fu più permesso costruire o lasciare terreni ad ordini religiosi diversi da quello Francescano.

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Monastero di San Damiano Uno spirito di santità aleggia intorno a noi quando, usciti da Porta Nuova con una suggestiva passeggiata tra gli olivi, si raggiunge il Santuario di San Damiano, uno dei luoghi più importanti della vita di Francesco. Sorto intorno all’oratorio di campagna, in cui nell’autunno del 1205 il santo udì il Crocifisso parlargli, “invitandolo” a riparare la sua casa. Cosa che Francesco fece non metaforicamente, attrezzato di pietre e calce. Sono gli avventurosi commoventi inizi della parabola umana del santo, quando matura la sua tormentata scelta di fede, trasgredendo alle regole sociali e paterne. Il Monastero di San Damiano, che dal 1212 accolse Chiara con le sue clarisse, e dove la santa rimase fino alla sua morte l’11 Agosto 1253, è un’architettura evangelica: il Vangelo quando diviene norma di vita, può anche ispirare uno stile architettonico; la povertà del materiale usato per la costruzione, che è in pietra e legno, la modestia delle dimensioni, la severa semplicità della linea, la nudità delle piccole celle e del refettorio, conferiscono una purezza straordinaria a questo monumento della fede cristiana. L’unica concessione alla gioia dei sensi, che si traduce poi sempre in gaudio dello spirito e quindi in esaltante preghiera, è la vista della valle e delle dolci colline umbre che si gode da un balconcino in legno rustico. Su quel terrazzino Francesco nel 1224-25 compose il “Cantico delle Creature”, incunabolo della poesia italiana: Il Cantico di Frate Sole o Cantico delle Creature Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual'è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione. Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle: in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento. Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si', mi' Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore et sostengo infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.

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Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male. Laudate e benedicete mi' Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate.

Assisi, Monastero di San Damiano Nel Monastero di San Damiano si svolsero tutti gli episodi della vita ritirata e penitente di Santa Chiara. Qui, nel settembre del 1240, la Santa, malata, prostrata dinanzi al Santissimo Sacramento e "fattasi trascinare" dalle consorelle sino all'uscio del refettorio con l'Ostensorio in mano, da cui uscì una luce accecante, respinse coraggiosamente i Saraceni, liberando il monastero e la città di Assisi. Qui, nella notte di Natale del 1252, volendo la Santa partecipare alla messa celebrata nella chiesa di san Francesco in Assisi, ma costretta a letto a causa della sua infermità, le sarebbe apparsa una visione della celebrazione; motivo per cui per il particolare episodio, la Santa è stata dichiarata "patrona della televisione". Nel 1260, quando le clarisse cedettero il convento al capitolo della Cattedrale, avendone in cambio la Chiesa di San Giorgio, poi ricostruita in Santa Chiara, e si trasferirono in città presso le spoglie

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della loro santa, il Crocifisso di San Francesco le seguì dove oggi si vede nell’Oratorio del Crocifisso della Cappella di San Giorgio nella Basilica di S. Chiara. Oggi il Santuario di San Damiano è di proprietà dell’Ordine dei Frati Minori. La rustica facciata della chiesa è preceduta da un portico; sulla destra si accede alla cappella di San Girolamo, con dipinti del XVI secolo di Tiberio d’Assisi. Nel semplice interno a navata unica l’abside è decorata con affreschi trecenteschi, mentre il coro ligneo è del 1504, sopra l’altare maggiore è collocata una copia del Crocifisso che parlò a san Francesco: dalla finestrella parzialmente coperta, attraverso la quale si confessavano, Santa Chiara e le Clarisse videro passare nel 1226 il corpo di Francesco trasportato dalla Porziuncola ad Assisi.

Assisi, Monastero di San Damiano, chiostro

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Piazza del Comune La piazza del Comune, centro civile medievale, definito dal ‘200 sul sito del Foro Romano, è il cuore della città, luogo di raccolta serale tanto dei pellegrini, che dei turisti e dei tanti gruppi di giovani che quotidianamente arrivano ad Assisi. Tutti si siedono ai tavolini del bar sotto i portici, o sugli scalini della fontana del ‘300, a respirare quell’aria di quiete assoluta che il luogo trasmette, avvolti dal suggestivo scenario e dalle testimonianze medievali e romane delle architetture. Sulla piazza del Comune si trovano: a chiudere il lato meridionale con il suo lungo fronte, il Palazzo dei Priori, l’antica sede della magistratura assisiate, opposto il duecentesco Palazzo del Capitano del Popolo che si appoggia alla Torre Civica, ma a spiccare accanto è soprattutto lo slanciato pronao del Tempio di Minerva, tempio romano risalente al periodo tardo repubblicano (I secolo a.C.), perfettamente conservato. Palazzo dei Priori. L’edificio risale alla metà del XIV secolo anche se la costruzione del palazzo iniziò a partire dal 1275 con l’accorpamento di tre corpi di fabbrica preesistenti. Nel XV secolo subì numerosi danneggiamenti a causa delle lotte cittadine e nel 1442 le milizie di Niccolò Piccinino lo abbatterono quasi integralmente. L’edificio venne restaurato nel 1493 per volere di papa Sisto IV e dei cardinali Orsini e Savelli ampliandosi ulteriormente fino a comprendere il Monte di Pietà e la residenza del governatore apostolico. I Priori, documentati con certezza a partire dagli anni ’30 del Trecento, abitavano il piano superiore mentre al di sotto si aprivano le botteghe. Lungo la facciata si possono ammirare stemmi della seconda metà del Quattrocento. Nel primo corpo di fabbrica è stata aggiunta la merlatura guelfa durante l’importante restauro del 1927. Palazzo del Capitano del Popolo. Costruito tra la metà del XIII secolo ed il 1282, fu ripristinato ampiamente nel restauro del 1927, quando l’originario tetto a capanna venne sostituito da una merlatura guelfa che corona anche la vicina torre campanaria. Il palazzo ha tre ordini di finestre ai quali corrispondono altrettanti piani interni; al piano terra si aprono tre ampi archi a tutto sesto che accolgono ancora oggi attività commerciali. Tempio di Minerva. Conservato in tutto il suo alzato, rappresenta l’edificio romano più integro dell’intera regione. La sua visita trova essenziale complemento in quella dell’area sottostante piazza del Comune, dove recenti lavori di sistemazione hanno reso godibile al pubblico una vasta porzione della piattaforma coeva alla pianificazione urbanistica di epoca romana, cui si appoggiano i monumentali muri di terrazzamento del tempio. Trasformato nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva, presenta uno stretto pronao esastilo, formato da una sola fila di sei colonne corinzie poste su alti plinti inseriti direttamente nel corpo della scalinata di accesso. Sull’architrave sono visibili i fori di fissaggio delle lettere bronzee di un’iscrizione dedicatoria con i nomi di coloro che lo costruirono: i fratelli Gneo Cesio Tirone e Tito Cesio Prisco, magistrati supremi del municipio intorno al 30 a.C. Il tempio era dedicato ai Dioscuri (contrariamente al nome), come suggerisce la dedica dell’edicola che occupava il centro della terrazza sottostante, visitabile negli ambienti del museo del Foro Romano. L’attuale aspetto della chiesa, realizzata all’interno e adibita al culto nel 1539 per volere di papa Paolo III, risale ai secoli XVII-XVIII; nel 1634 venne rialzata e prolungata su progetto di Giacomo Giorgetti. La volta è stata interamente affrescata nella metà del XVIII secolo da Francesco Appiani con la Gloria di San Filippo e Virtù Cardinali e Teologali. Dello stesso periodo sono i due altari laterali, su disegno di Pietro Carattoli, la cantoria ed i coretti. L’altare di destra è ornato da una tela con la Morte di Sant’Andrea Avellino di Anton Maria Garbi mentre

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quello di sinistra da la Morte di San Giuseppe dipinta da Martin Knoeller. L’altare maggiore è decorato da pregevoli stucchi seicenteschi.

Assisi, Piazza del Comune, Tempio di Minerva e Palazzo del Capitano del Popolo

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Rocca Maggiore e Minore La Rocca, anzi le rocche, la Maggiore e la Minore con le mura trecentesche che salgono sinuose a congiungerle, sono esempi mirabili di architettura militare, in sé e per l’effetto scenografico che se ne ha salendo, oltre che per la splendida vista che si gode dall’alto del mastio. Della Rocca Maggiore, edificata sui resti di una cittadella romana o forse di un luogo di culto pagano, si hanno notizie a partire dal 1173-74 e pare che vi abbiano soggiornato anche Federico Barbarossa e Federico II ancora bambino. Distrutta nel 1198, nel corso di una sollevazione popolare, nel 1356 il cardinale Albornoz ebbe cura di farla ricostruire a beneficio del papa sull’impianto originario: una cinta trapezioidale con torri angolari e cassero con alta torre quadrata del mastio. Nel 1360 si aggiunse la Rocca Minore, per difendere l’angolo nord-orientale delle mura verso il monte. Infine nel 1459-60, al tempo di Pio II, fu alzata la torre poligonale a nord-ovest, collegata alla Rocca Maggiore da un corridoio fortificato. Interessante la visita degli interni della Rocca Maggiore, per quanto della serie di passaggi segreti tramandati dalla leggenda si possa solo fantasticare, e grandiosa la vista dalla sommità scoperta del mastio, sulla città e sulla Valle Umbra.

Assisi, la Rocca Maggiore

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Santuario di Rivotorto Il Santuario di Rivotorto, o chiesa di Santa Maria di Rivotorto, si raggiunge a piedi, oltrepassato il Monastero di San Damiano, scendendo verso valle o da Santa Maria degli Angeli lungo la strada che porta al borgo di Rivotorto. Il Santuario custodisce al suo interno il Sacro Tugurio il modestissimo riparo scelto intorno al 1208 da San Francesco come luogo di dimora per sé e per i suoi primi compagni e che viene definito da molti come “la culla della Fraternità francescana”.

Assisi, loc. Rivotorto, Santuario di Santa Maria di Rivotorto

Infatti Francesco detta qui la Prima Regola, approvata da Innocenzo III nel 1209 e definita in seguito “Protoregola”, e chiama Frati Minori i suoi discepoli, iniziando con loro la pratica della mortificazione interiore ed esteriore in santa povertà, dedicando la vita alla preghiera, al raccoglimento e al lavoro manuale. La tradizione narra che sono di questo periodo alcuni eventi prodigiosi, come l'apparizione di Francesco ai suoi compagni su di un carro risplendente di luce, che fu visto aggirarsi tre volte intorno al Tugurio, mentre in realtà il Poverello si trovava a predicare nella Cattedrale di Assisi. A meglio chiarire la formazione che segnò la storia dell’Occidente cristiano ci pensò lo stesso Santo Serafico nel “Testamento” del 1226 allorquando dice: “E dopo che il Signore mi donò dei frati, nessuno mi mostrava che cosa io dovessi fare; ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del Santo Vangelo. Ed io con poche parole e semplicemente lo feci scrivere e il signor Papa me lo confermò. E quelli che venivano per ricevere questa vita, davano ai poveri tutte le cose che potevano avere; ed erano contenti di una sola tonaca rappezzata dentro e fuori, quelli che volevano, del cingolo e delle brache. E non volevamo avere di più. E dicevamo l’ufficio, i chierici come gli altri chierici; i laici dicevano o Pater noster; e assai lavoravo con le mie mani e voglio lavorare, e tutti gli altri frati voglio che lavorino di lavoro quale si conviene all’onestà. Coloro che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro, ma per dare l’esempio e tenere lontano l’ozio. Quando poi non ci fosse data

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la ricompensa del lavoro, ricorriamo alla mensa del Signore chiedendo l’elemosina di porta in porta. Il Signore mi rivelò che dicessi questo saluto: il Signore ti dia pace”. L’umile tugurio in pietra a vista, con il tetto in tegole, deriva da numerose modificazioni avvenute nei secoli XV, XVI e XX, attualmente si presenta come un edificio molto basso, lungo circa nove metri, largo sei e si trova a circa m. 1,40 sotto il livello della strada; è formato da tre piccoli ambienti: il centrale aperto sul fronte è adibito a cappella con altare quattrocentesco, mentre ai lati sorgono due celle di ridotte dimensioni cui si accede tramite due piccole porte; la cella di destra viene detta del letto di San

Assisi, loc. Rivotorto, Santuario di Santa Maria di Rivotorto, il Sacro Tugurio

Francesco: vi è custodita infatti una statua lignea settecentesca di San Francesco dormiente; quella di sinistra viene detta del fuoco o la cucina. Una prima grande chiesa, in grado di contenerlo, venne costruita tra la fine del XVI e la prima metà del XVII secolo. Nello stesso periodo venne costruito, sul lato est del Santuario, un grande convento. Il grave sisma del 1832 distrusse la chiesa e gran parte del convento. L’attuale edificio in stile neogotico risale al 1854, ricostruito a protezione del “Sacro Tugurio” per volontà di Papa Sisto IV. Sulla facciata si aprono tre oculi e tre portali, nel timpano, la nicchia terminale è decorata da un mosaico con San Francesco sul carro di fuoco. Sopra il portale principale le parole “hic primordia Fratrum Minorum” ricordano la tradizione secondo la quale il santo avrebbe redatto proprio qui la prima stesura della Regola. All’interno, diviso in tre navate, decorano le pareti della chiesa dodici tele del XVII sec. di Cesare Sermei con episodi della vita di Francesco. Dal 1945 vi si celebra ogni anno, nelle domeniche dopo la Pasqua, una suggestiva Festa dedicata alla Regola di San Francesco in ricordo della Protoregola dettata dal Santo per sé e i suoi primi compagni fin dagli inizi della loro vita in comune.

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La Basilica di Santa Maria degli Angeli e La Porziuncola Nella piana di Assisi che spesso all’alba si vede davvero avvolta, come nelle foto, in una foschia azzurrina, spicca la monumentale, elegante cupola della Basilica di Santa Maria degli Angeli, posta nella omonima località. In effetti tutto, la grande Basilica e il piccolo paese che gli sta intorno, si è sviluppato su una minuscola cappella: “La Porziuncola” che però non si vede finchè non si entra.

Assisi, loc. Santa Maria degli Angeli, Basilica di Santa Maria degli Angeli

E già si ravvisa la magia di questo luogo, il suo sentore mistico. Era una pieve di campagna, costruita ai piedi di Assisi, in una zona detta della ”Portiuncola”, e già aveva fama, racconta Bonaventura da Bagnoregio, di frequenti visite di spiriti celesti. Francesco la vide malconcia e dopo che i monaci benedettini del Subasio gliela concessero in uso la restaurò e andò a viverci intorno al 1209, insieme ai confratelli. Fu il primo villaggio francescano, fatto di capanne di pietre e canne e divenne la prima sede dei frati minori. La biografia del santo e la storia del movimento non se ne staccarono più, pur partendone, è il caso di dire, verso il mondo. Nel 1211 Chiara ricevette qui da Francesco l’abito religioso; qui il santo ebbe la visione di Cristo rivestito di luce e della sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli e fece richiesta che concedesse ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe, a tutti quanti, pentiti e confessati, avessero visitato questa chiesa, indulgenza poi confermata da Papa Onorio III, oggi la ricorrenza della Festa del Perdono, così chiamata comunemente, si celebra il 1 e 2 Agosto, e ha dato una vastissima risonanza alla chiesina diffondendone la fama di santità e richiamando da ogni luogo flussi sempre più imponenti di pellegrini; qui Francesco radunò i “capitoli” ossia le adunanze generali dell’Ordine, quello del 1219 che risolse di inviare frati in Europa e in Marocco e quello del

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1221 detto delle “stoie”, perché altro non avevano per dormire i 5.000 convenuti. Qui Francesco morì nella “Cappella del Transito” il 3 Ottobre del 1226, sulla nuda terra. Sul protoconvento francescano fu eretto il grande santuario, settima chiesa più grande del mondo, per volere di Papa Pio V su progetto, con sensibilità manieristica, di Galeazzo Alessi; i lavori si conclusero oltre un secolo più tardi, nel 1679, con la costruzione della grande cupola e di una delle due torri campanarie.

Assisi, loc. Santa Maria degli Angeli, Basilica di Santa Maria degli Angeli, la Porziuncola

Entrando, nel mezzo, tra le grandi navate e il profondo presbiterio, sotto la cupola, ecco la Porziuncola, non più tra le selve, ma in uno spazio disseminato di stucchi e di affreschi, protetta

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dalla vastità della basilica. Così come appare oggi ai nostri occhi, è molto diversa da quella piccola e modesta chiesetta scelta da San Francesco quale luogo privilegiato di preghiera. Numerose sono state le modifiche da essa subite a causa del suo divenire Santa Reliquia e luogo privilegiato di “Perdono” dai peccati. L’esterno della cappella è decorato da pitture tre-quattrocentesche, sul fronte un affresco del 1829 di Friederich Overbeck da Lubecca: “San Francesco implora da Gesù e da Maria la concessione dell’indulgenza del Perdono” ; sul retro una “Crocifissione” attribuita al Perugino; all’interno dipinti trecenteschi di Ilario da Viterbo. Poco a destra, all’inizio del presbiterio c’è l’umile cella, detta Cappella del Transito, il luogo dove Francesco volle essere trasportato per morire la sera del 3 ottobre 1226, porta e chiavistelli sono ancora quelli del tempo, le pareti esterne sono decorate dal perugino Domenico Bruschi nel 1886 e raffigurano “La Morte e i Funerali di san Francesco”.

Assisi, loc. Santa Maria degli Angeli, Basilica di Santa Maria degli Angeli, cappella del Transito

Le pitture all’interno con “Santi e beati francescani” sono opera di Giovanni di Pietro detto lo Spagna. Una teca trasparente custodisce il cingolo del santo, donato alla basilica da papa Pio IX. Sopra l’altare trecentesco si trova la statua di san Francesco, terracotta smaltata eseguita intorno al 1475 da Andrea della Robbia. Fuori, altri luoghi francescani: il celebre roseto con i rosai senza spine, la Cappella del Roseto affrescata da Tiberio d’Assisi; la Cappella del Pianto; il Museo della Porziuncola, notevole per un ritratto di San Francesco, del Maestro, detto perciò, di San Francesco e un “Crocifisso” di Giunta Pisano. In cima alla facciata, oltre la cupola dell’Alessi, il pellegrino è accolto dall’imponente statua in bronzo dorato della Madonna, simbolo rilucente che svetta sulla piana e si ammira dall’alto, da Assisi e anche da San Damiano, a meno che la nebbia non lo renda misteriosamente invisibile, come in certe giornate in cui il Poverello scendeva solitario dal borgo di Assisi.

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Eremo delle Carceri L’Eremo immerso entro una fitta selva di querce e lecci, all’interno del suggestivo territorio di tutela del Parco del Monte Subasio, gode di uno splendido panorama che si apre sulla Valle Umbra, è uno dei siti francescani tra i più ricchi di memorie e suggestioni. Collocato sul colle san Rufino, a circa quattro chilometri da Assisi, e a quasi ottocento metri di quota, questo è il luogo dove Francesco e suoi compagni, intorno al 1211, si “carceravano”, ovvero si ritiravano in preghiera, raggiungendo l’antica chiesetta di Santa Maria delle Carceri, circondata da grotte naturali frequentate da eremiti già in età paleocristiana. L’Eremo è formato da un cortiletto e da alcune cellette, ora adattate a cappelle sovrapposte le une alle altre e congiunte da strettissimi corridoi e scalette, così da formare come un’unica costruzione di incantevole purezza nelle sue linee architettoniche. Alcune di queste piccole costruzioni sono dell’epoca del Santo, le altre sono venute nei secoli, ma non hanno mai corrotto le linee e le misure primitive, né guastato il mistico sapore di tutto l’insieme.

Assisi, loc. colle san Rufino, Eremo delle Carceri

Nel 1373 il beato Paoluccio Trinci costruì le prime celle in forma di dormitorio intorno alla grotta di San Francesco, oggi divisa in due ambienti: uno con il giaciglio ricavato nella roccia, l’altro dove si vede un masso su cui Francesco sedeva per meditare. L’affresco trecentesco raffigura la predica agli uccelli. All’esterno la “buca del diavolo” dove sarebbe precipitato il demonio sconfitto dalle

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preghiere di San Francesco. Il convento vero e proprio venne costruito nel quattrocento su iniziativa di Bernardino da Siena. Il refettorio, conserva ancora gli arredi originali. La chiesa quattrocentesca conserva sopra l’altare una Crocifissione di scuola umbro-senese del XV secolo. Attraverso un cancello di ferro si accede alla chiesetta originaria, sull’altare si trova la croce che il santo portava nelle sue opere di evangelizzazione e dietro un affresco con Madonna con Bambino e San Francesco del XVI secolo attribuito a Tiberio d’Assisi. Il cosidetto “Viale di San Francesco”, la suggestiva passeggiata nel bosco, si apre con la statua in bronzo di Vicenzo Rosignoli “San Francesco che libera le tortorelle” del 1882. Il percorso, dove si trova anche un antichissimo elce sopra il quale gli uccelli sarebbero accorsi per essere benedetti da Francesco, conduce alla grotta del beato Leone, sono oltre il torrente le grotte degli altri compagni del santo.

Assisi, loc. colle san Rufino, Eremo delle Carceri, ingresso Santuario

Proseguendo ancora si trovano la grotta di san Masseo e di san Rufino, primo vescovo e protettore di Assisi martire nel 238. Ma quello che ci rapisce l’anima, lassù tra il verde silenzio della selva, è lo spirito di gaudiosa e austera povertà che fu l’inalienabile ricchezza del figlio di Pietro Bernardone. Qui c’è davvero ancora lo spirito di Francesco d’Assisi, in questo silenzio che respira preghiera e contemplazione, in questa natura così intrisa di bellezza spirituale, nel suo ininterrotto colloquio con Dio.

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Chiesa di Santa Maria Maggiore Situata fuori dalla prima cinta muraria, in piazza del Vescovado, fu cuore della cittadella vescovile medievale e centro del potere religioso fino all’XI secolo, quando cedette il titolo di cattedrale a S.Rufino. La semplice facciata, ripartita verticalmente da paraste, presenta un portale d’ingresso inserito in una arcata a sesto acuto ed un rosone, datato 1162 e firmato Johannes, forse Giovanni da Gubbio, lo stesso architetto che costruì la Cattedrale di San Rufino. Il campanile è romanico-gotico ed è stato innalzato nel Trecento. Nel tempio è stato battezzato San Francesco. L’interno è a pianta basilicale a tre navate, separate da pilastri. Nelle navate, nell’abside semicircolare e nella sacrestia affiorano resti di affreschi del XIV e del XV secolo: tra questi, una Pietà, opera forse di Tiberio d’Assisi, e alcune opere di Pace di Bartolo. Secondo la tradizione la Chiesa di Santa Maria Maggiore fu fondata dal vescovo Savinio nel IV secolo sopra un tempio pagano intitolato al dio Giano, sulla terrazza inferiore della città romana di Assisi.

Assisi, Chiesa di Santa Maria Maggiore, facciata

Una conferma sulle preesistenze archeologiche è avvenuta attraverso gli scavi effettuati nel 1864 e nel 1954 col ritrovamento sotto le navate dei resti di una domus romana risalente al I sec. d.C., identificata come la casa del poeta latino Properzio, originario di Assisi e vissuto alla corte dell'imperatore Ottaviano Augusto. Gli scavi hanno riportato alla luce anche un sarcofago risalente al VIII sec., attualmente posizionato in fondo alla navata sud. La basilica paleocristiana fu ricostruita poco prima dell'anno mille, epoca a cui risale la cripta sotto il presbiterio. Nell'alto medioevo era residenza episcopale, attestata per la prima volta nel 963 dalla più antica pergamena locale, risalente all'episcopato di Eremedio. Nel 1035, al tempo del vescovo Ugone, il titolo di

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cattedrale fu trasferito da Santa Maria Maggiore alla chiesa di San Rufino, dove erano conservate le reliquie del santo patrono. San Francesco fu più volte ospite del vescovo Guido I nell'attiguo Palazzo Vescovile, davanti al quale si spogliò delle vesti, nutrendo speciale legame con la chiesa di Santa Maria Maggiore. Al Poverello, Guido I fu particolarmente vicino nel periodo della sua conversione (1206) e ne favorì la visita al papa Innocenzo III (1210), grazie alla sua familiarità con il pontefice. Una pietra all'esterno dell'abside è testimone di lavori eseguiti al tempo di Francesco e del vescovo Guido nell'anno 1216.

Assisi, Chiesa di Santa Maria Maggiore, cripta

Una seconda iscrizione con un ritratto del santo era dipinta sulla tribuna absidale, ma andò perduta nel disastroso terremoto del 1832, quando caddero i tetti delle navate e fu gravemente danneggiata la decorazione della chiesa. I dipinti superstiti sono opera di pittori umbri attivi nei secoli XIV-XVI. Dal giardino si scorgono resti delle mura romane.

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Convento della Chiesa Nuova La gente di Assisi chiama questo luogo, poco distante dalla Piazza del Comune, "Chiesa Nuova", già in un documento del 1398, viene citata una piccola chiesa, costruita sul luogo che la tradizione identifica come la Casa Paterna di San Francesco d'Assisi, che era un'importante tappa dei pellegrinaggi sulle orme di Francesco d'Assisi. Qui vissero il papà Pietro di Bernardone dei Moriconi, la mamma Pica Bourlemont, il fratello minore Angelo e Francesco fino all'età di 24 anni, si rammentano di quel periodo le feste coi giovani amici, l'assalto alla rocca dominata dai tedeschi, la guerra contro Perugia. Nel 1610, per volere del Re di Spagna Filippo III, fu fatta costruire una nuova chiesa al posto di quella medioevale. Sulla sommità del portale esterno della chiesa è scritto quello che storia e tradizione hanno tramandato: "La casa dei genitori di Francesco è diventata tempio di Dio, mentre il carcere dove fu rinchiuso dal padre è ancora visibile".

Assisi, Chiesa Nuova, facciata

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All'esterno la chiesa si affaccia sull'omonima piazzetta, dove trova posto un monumento in bronzo di Roberto Joppolo (1984) che raffigura i genitori di San Francesco, con la semplice facciata barocca realizzata in mattoncini e movimentata verticalmente da varie lesene e da due nicchie vuote situate nei settori laterali; in quello centrale, invece, si trovano il portale con cornice in travertino e la finestra rettangolare che dà luce all'interno. Poco più sopra vi è, infine, il frontone triangolare. La chiesa è una elegante costruzione a croce greca, con una cupola maggiore e quattro minori sui bracci della crociera, ispirata al disegno raffaellesco di Sant'Eligio degli Orafi in Roma. L'interno è decorato da affreschi di Cesare Sermei e di Giacomo Giorgetti, entrambi del secolo XVII. La decorazione parietale interna della chiesa è pressoché interamente pittorica: il vano centrale è decorato da alcune lesene dipinte a finto marmo e da quattro pennacchi raffiguranti gli Evangelisti, nei transetti si trovano alcuni dipinti seicenteschi monocromi raffiguranti storie della vita di San Francesco, sull'altar maggiore si trova una bella tela del Settecento.

Assisi, piazzetta della Chiesa Nuova, genitori di San Francesco

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Di fianco alla chiesa, all'interno dell'edificio del Convento, sono ancora visibili alcuni vani dell'antica casa di San Francesco, come la sua camera, il sottoscala, detto "carcere", in cui fu rinchiuso dal padre per punirlo della sua decisione di lasciare tutto per vivere da povero, il magazzino del negozio del padre ed è ancora conservata la vecchia strada della città, su cui si affacciava l'ingresso della casa dove, come dice Dante Alighieri: "nacque al mondo un sole". Nell'area della casa paterna si ricordano due decisivi avvenimenti della vita del Santo: probabilmente nella attuale zona del presbiterio, Francesco ebbe il sogno illustrato dal Sermei sulla pala d'altare, vide un castello con armi e vessilli ed udì una voce: "questo è preparato per te e per i tuoi se mi seguirai", Francesco pensò di essere chiamato a diventare cavaliere non comprendendo ancora che il suo "cavalierato" non era per la guerra, ma per la predilezione divina di essere fratello in Cristo; qui il giovane, incarcerato dal padre nel sottoscala, decise di rispondere alla chiamata con un gesto evangelico: la rinuncia all'eredità. La casa era a tre piani, a piano terra il negozio di stoffe del ricco mercante Pietro di Bernardone e forse anche i laboratori e la tintoria; al primo piano, il piano attuale della chiesa, i locali diurni della famiglia; al secondo piano, ora scomparso, le camere da letto. Da questo luogo iniziò l'avventura cristiana del Santo, che lo portò all'incontro con il lebbroso, alla voce del Cristo in San Damiano che lo coinvolge per il restauro della chiesa, all'addio alla famiglia con la rinuncia dei beni davanti al vescovo. Il Convento ospita inoltre un ricco Museo francescano e un’importante Biblioteca dove sono raccolte preziose edizioni antiche. La biblioteca è ricca di 60 codici pergamenacei anche miniati, 114 incunaboli, 174 bolle e pergamene con rispettivi cataloghi a stampa, cinquecentine e molte edizioni antiche e rare per un totale di 16.000 volumi riguardanti il francescanesimo.

Assisi, Basilica superiore, Giotto di Bondone (1266-1336), distacco dal padre

Page 32: Assisi Patrimonio Mondiale dell'Umanità Unesco

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Indice Assisi, la Basilica di San Francesco e altri siti francescani - U.N.E.S.C.O. World Heritage List 1

Assisi, la città di Francesco ……………………………………………………………………... 3

Basilica di San Francesco ……………………………………………………………………..... 6

Basilica di Santa Chiara ……………………………………………………………………........ 8

Cattedrale di San Rufino ……………………………………………………………………....... 10

Abbazia di San Pietro ……………………………………………………………………............ 12

Monastero di San Damiano ……………………………………………………………………... 13

Piazza del Comune……………………………………………………………………................. 16

Rocca Maggiore e Minore ……………………………………………………………………..... 18

Santuario di Rivotorto ……………………………………………………………………........... 19

La Basilica di Santa Maria degli Angeli e La Porziuncola ……………………………………... 21

Eremo delle Carceri …………………………………………………………………….............. 24

Chiesa di Santa Maria Maggiore ………………………………………………………………... 26

Convento della Chiesa Nuova …………………………………………………………………... 28