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Tesina per l'esame di Comunicazione Giornalistica. Prof. Mauro Sarti

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Alma Mater Studiorum Universit di Bologna Facolt di lettere e filosofia Corso di laurea in Scienze della Comunicazione A.A. 2009-2010

IL RESTO DELL'UMANITA'PER LISETTA CARMI

Tesina di Comunicazione Giornalisitica (10 cf) Professore Mauro Sarti

Barbara Domenichinimatricola.0000343155

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INDICE

1. Introduzione Lisetta Carmi e il giornalismo sociale Vita e Opere p. 3 p. 5

2. I Fotoreportages Il porto di Genova Cos si nasce Staglieno I travestiti p. 8 p. 9 p. 10 p. 12

3. Appendice Mostre personali e collettive Libri e cataloghi Sitografia p. 15 p. 16 p. 17

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INTRODUZIONE Lisetta Carmi e il giornalismo sociale Conoscevo e leggevo Ryszard Kapuscinski anche prima di affrontare la preparazione dellesame di Comunicazione giornalistica, per il semplice fatto che i miei librai puntualmente allestiscono vetrine con i suoi libri. Sono quindi partita con lidea che avrei fatto una tesina su Kapuscinski, che appunto gi leggevo, e dunque il compito mi pareva piuttosto semplice. Consultando il sito giornalismi.net ho poi notato che Kapuscinski ovviamente oggetto di molte tesine e a quel punto il compito mi pareva davvero troppo semplice, ho pensato che in 20/30mila battute non avrei potuto aggiungere molto altro a ci che gi sappiamo sui fondamentali fotoreportages di Kapuscinski. E allora ho iniziato a pensare che doveva pur essermi capitato di avere visto altri fotoreportage, che, per quanto grande possa essere Kapuscinski, dovevano pur esistere altri fotoreporter, o, magari, altre fotoreporter. Ed stato l che mi sono ricordata dellincontro con Lisetta Carmi un giorno di gennaio del 2009 in occasione dellinaugurazione di una sua mostra a Ravenna. Ho letto on line tutto ci che ho trovato digitando Lisetta Carmi, e poi, per essere proprio sicura che stavo facendo la scelta giusta, ho abbandonato lo studio della Carmi e ho riletto Kapuscinski e tutto il programma dellesame. Ho scoperto cos un intreccio fittissimo tra ci che dice Mauro Sarti nel suo saggio Giornalismo sociale, in particolare nei capitoli Il giornalismo sociale in Italia e Cronache dal basso, Autoritratto di un fotoreporter di Kapuscinski e molte affermazioni di Lisetta Carmi. Sarti inizia la sua analisi illustrando la dialettica del vuoto-pieno che guidava negli anni 70 le redazioni dei giornali, ovvero i media preferiscono segnalare prodotti gi presenti sul mercato piuttosto che scavare e eventualmente scoprire vuoti e mancanze. Nessuna capacit dunque di recuperare quella porzione di vita reale che, senza una adeguata ricerca, sembra destinata a non avere voce, ma solo lattitudine a riflettere il gi emerso, proponendolo ripetitivamente. Dunque fino agli anni 70 tutta quella parte di informazione che riguarda la voce di chi non ha voce completamente ignorata dai media italiani. Non solo Lisetta Carmi ha lavorato dando voce a chi non ha voce - penso ai fotoreportages sugli operai del porto di Genova, sui travestiti, a quello sulle tombe del cimiero di Staglieno e sulla 3

nascita ma lo ha fatto a partire dagli anni 60, anticipando di quasi un decennio la nascita ufficiale del giornalismo sociale. La Carmi ha infatti un particolare interesse per unumanit interrotta, per lumanit dolente, per quelle parti negate e rimosse della vita come la morte, il sesso, la diversit, il parto, il dolore, quella parte di umanit che ha il coraggio o la disgrazia di essere differente, di sfuggire alle convenzioni e alle rigide regole di un sistema omologato e omologante e che proprio per questo mostra una sua particolare bellezza epica. E la stessa Carmi a dichiarare: Sono sempre stata dalla parte di chi soffre, dalla parte di chi lotta, di chi il potere lo subisce: di coloro che hanno meno la possibilit di decidere del proprio destino. Non stata una scelta, ma uninclinazione, forse perch, nella mia coscienza, c questo retaggio antichissimo di persecuzione. Similarmente in Autoritratto di un fotoreporter Kapuscinski scrive: Non c giornalismo possibile fuori dalla relazione con gli altri esseri umani. La relazione con gli altri lelemento imprescindibile del nostro lavoro. Tutte le immagini della Carmi sono da collocare in quel preciso momento di rottura e di profondo mutamento della storia della cultura e della societ italiana che ha la sua origine nei movimenti antiautoritari e che rappresenta un nuovo modo di vedere, di raccontare e interpretare la realt. Ripercorrere oggi la storia professionale di Lisetta Carmi significa cogliere da una parte lalto significato sotteso di esperienza umana e dallaltra recuperare i valori di una fase storica che ha segnato in maniera forte la societ e la cultura italiana tra gli anni 60 e 80 del Novecento.

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Vita e Opere Considerata la grande quantit di materiale a disposizione, ho pensato di raccontare la biografia di Lisetta Carmi assemblando interviste, dichiarazioni e riflessioni, presenti sulla stampa, online e in file audio del tutto inedito. Per costruire questo capitolo ho cercato di cogliere la sollecitazione proposta da Marco Pratellesi nel suo libro New Journalism del giornale integrato definita come la sfida pi delicata e importante del futuro dell'editoria. La contaminazione cross-mediale, ovvero redazioni dove i giornalisti dell'online sono perfettamente integrati con i giornalisti della stampa tradizionale, per Pratellesi l'unica direzione di lavoro per un possibile futuro del giornalismo. Sono nata Genova il 15 febbraio del 1924 in una famiglia ebraica, borghese, benestante, con dei bravissimi genitori. Ho avuto un'infanzia abbastanza serena e felice. Mi amavano moltissimo ma io non mi sentivo molto amata. Ero molto ribelle, non accettavo le regole borghesi, la disciplina, lo studio: mi sentivo molto diversa dalla mia famiglia. Il dramma iniziale della mia vita sono state le legge razziali perch a 14 anni sono stata espulsa dalla scuola, mio padre ha perduto il lavoro, dalla Germania arrivavano notizie dei campi di concentramento. Dunque la mia giovinezza stata molto dura, ho sofferto la solitudine pi bieca e una infinita tristezza. Per scappare dalle persecuzioni siamo andati in Svizzera. A quel tempo studiavo il pianoforte, ho fatto un'audizione al Conservatorio e sono stata presa. 1 Ho sempre sentito nella mia anima questa millenaria sofferenza degli ebrei che hanno vissuto nella diaspora perseguitati dagli altri popoli comunque isolati in ghetti. Questa mia ascendenza ebraica sempre stata una ricchezza immensa per me. Questa mia eredit ebraica mi ha portato a capire gli altri, a capire la sofferenza degli altri ed questo che mi ha portato a fotografare le situazioni pi estreme degli esseri umani. Ho girato molto il mondo. Sono stata in Israele, moltissime volte, prima a fare dei concerti e poi a fare delle fotografie. Per l'ultima volta che sono andata in Israele, nel 1967, dopo la guerra dei 6 giorni, ho visto delle cose cos tremende contro i palestinesi che non sono mai pi voluta tornare in Israele e anche oggi che c' questa tragedia in Palestina, anche se sono ebrea sono dalla parte dei palestinesi perch sono i pi deboli, i pi poveri. Lo stato di Israele uno stato ricchissimo, con un esercito enorme e sono sostenuti da molti paesi del mondo, i palestinesi molto meno. Questa la mia convinzione dal 1967, da quando sono entrata nei campi profughi di Kalkilya e ho capito che1. Intervista rilasciata a Gigetto Dattolico pubblicata su YouTube

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Israele si avviava in una china non molto bella, proprio per gli abitanti di Israele, per tutti gli ebrei che sono andati in Israele pensando di andare a vivere in un paese sicuro e invece non per niente un paese sicuro.2 Dopo il 25 aprile del 1945 sono tornata in Italia e ho ripreso i miei studi di pianoforte ed e ricominciata la mia vita con il pianoforte. Da quando sono nata avevo sempre un'apertura verso i pi deboli verso coloro che non hanno potere, che non possono parlare, che non hanno voce e che sono la parte pi ricca e pi vera della societ. E infatti dopo 25 anni ho lasciato la mia vita di concertista, per amore degli altri. Ero appena tornata da una tourne in Israele, Tambroni era capo del governo italiano e a Genova stavano per organizzare un congresso dell'Msi. Era il 1960. Io volevo andare in piazza e protestare insieme ai portuali e il mio maestro di musica mi ha detto: Non andare. Se ti rompono una mano, come fai? Non puoi pi suonare. Se le mie mani sono pi importanti del resto dell'umanit, smetto immediatamente di suonare. E cos, dall'oggi al domani ho smesso di suonare. Ho fatto un viaggio in Puglia con il mio amico Leo Levi, un grande etno-musicologo, e siccome tutti dicevano che la Puglia cos bella ho comprato una piccola macchinetta Agfa e ho scattato nove rullini. Tornata a Genova ho fatto sviluppare le fotografie e tutti mi hanno detto che sembrava Cartier Bresson e ho pensato: Beh, allora far la fotografa! Cos ho cominciato a studiare da sola. Facevo degli esercizi. Prendevo qualunque tipo di argomento, il pi semplice, il pi normale, e scattavo delle fotografie. Volevo imparare a scrivere con la fotografia. Raccoglievo molto materiale, poi di queste fotografie ne sceglievo otto o dieci e facevo un piccolo reportage, che per me voleva dire riuscire, con dieci fotografie a raccontare una storia.3 Ho lavorato come fotografa di scena per il Teatro Duse di Genova. Dopo tre anni mi sono licenziata perch volevo girare il mondo. E infatti sono stata in Israele, in Messico, in Venezuela, in Colombia, in India, in Afganistan e in Pakistan, producendo reportages che a volte sono un'intensa testimonianza sociale e altre volte hanno un carattere pi intimista ma nei quali l'obiettivo sempre puntato sopra realt emarginate o isolate e comunque ignorate. Ho fatto la fotografa per 18 anni ma stato come se l'avessi fatto per 50 anni, lavoravo con una tale passione, con un tale trasporto, lavoravo fino alle tre di notte, 18 ore al giorno, infatti ho fatto un lavoro immenso. Ho sempre lavorato per capire, mai per fare fotografie, non me ne frega niente di fare fotografie. Infatti successo cos: con la fotografia ho capito gli altri e ho capito me stessa.2. Intervento del 17 gennaio 2009 tenuto a Ravenna in occasione dell'inaugurazione della mostra Lisetta Carmi fotografa registrato da Barbara Domenichini 3. Poi c' la storia del libro... in Una citt n. 166/giugno-luglio 2009

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Io adesso non fotografo pi, non mi interessa pi fotografare. Ho smesso di fare la fotografa quando nel 1976 mi ha chiamato il maestro induista Babaji. Da allora vivo a Cisternino nella solitudine e nel silenzio e dipingo in cinese. Da tre anni ho iniziato a studiare il Tao, Confucio, e la calligrafia cinese, che una grande arte. 4

4 Ibidem nota 2

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I FOTOREPORTAGES Il porto di Genova Quando Lisetta Carmi entra in contatto per la prima volta con il mondo degli operai del porto di Genova il 1964 e probabilmente la grande e recente involuzione autoritaria del governo Tambroni, e le relative reazioni, sono ancora molto presenti nella vita e nella mente della Carmi. Lisetta Carmi una fotografa indipendente e autodidatta che trova nella macchina fotografica lo strumento migliore per soddisfare un urgente bisogno di scoprire, conoscere e confrontarsi con la pi semplice e sincera umanit. Negli anni '60 in Italia i giornali, le riviste e tutto il mondo dell'informazione si affidano a una ristretta selezione delle fonti ufficiali, poche agenzie di stampa nazionali e internazionali forniscono prodotti informativi da immettere direttamente nei testi giornalisitici. Inoltre prevalgono gli argomenti istituzionali e la cronaca nera mentre sono ancora pressoch inesistenti le tematiche di tipo sociale. E' infatti solo a partire dagli anni '70 che la cronaca sociale fa la sua comparsa , se pur timida, nel mondo dell'informazione. E' dunque in questo difficile contesto che, in virt di una preziosa collaborazione con il sindacato dei portuali della Cgil, Lisetta Carmi inizia il suo racconto per immagini sulle condizioni di lavoro degli operai del porto di Genova. Un reportage che nasce da un forte impegno politico nel luogo per eccellenza simbolico della radicale trasformazione economica e sociale in atto in Italia. La Carmi infatti racconta: [...] non mi avrebbero mai dato l'autorizzazione ad entrare nel porto. Sapevano che ero di sinistra e il porto aveva una serie di problemi tremendi di cui certo erano a conoscenza gli armatori e la gente del porto ma di cui la cittadinanza era in gran parte tenuto all'oscuro e quindi io ho cominciato a fare amicizia con i portuali [] e cos ho fotografato tutto, tutto, i portuali che non avevano scarpe e per lavorare si legavano dei giornali sui piedi, che non avevano tute e si mettevano addosso per coprirsi degli stracci scaricati dalle navi, entravano nelle celle frigorifere senza nessuna protezione, con il caldo che c'era fuori entravano nelle celle frigorifere delle navi e uscivano con questi quarti di bue sulle spalle... Stavo sulla diga foranea e vedevo tutti i problemi del porto, i rimorchiatori che non c'erano, le navi che aspettavano una settimana all'ancora prima di poter scaricare e invece c'erano tutte le banchine preferenziali dei Costa [] L'ho fatto con grande gioia perch ho aiutato una classe di lavoratori intanto molto consapevoli e poi molto importanti per Genova [] allora i portuali erano una delle anime della citt. 8

Cos si nasce Nel 1966 Lisetta Carmi lavora a due reportage che hanno come obiettivo quello di documentare gli unici due eventi, tanto opposti quanto complementari, davvero significativi di ogni esistenza umana: la nascita e la morte. La Carmi ha voluto soffermare il suo sguardo sugli aspetti della vita che appaiono al nostro quotidiano come impresentabili, come qualche cosa di cui meglio non parlare e di cui meglio non vedere. Nella fotografia italiana dal dopoguerra a oggi, cos come nell'informazione, la nascita raccontata solo attraverso ritratti di madri secondo uno stereotipo che le vuole paghe di stringere al petto il proprio figlio che faranno da specchio e da proiezione ideale alle sempre pi numerose donne che, nell'Italia del benessere vedranno nel proprio ruolo di mogli e di mamme una soddisfacente realizzazione di se stesse. Lisetta Carmi ci offre un racconto totalmente inedito su come si nasce che testimonia la sua capacit di andare oltre la visione corrente delle cose e di offrire un punto di vista totalmente altro rispetto al modo in cui comunemente si guarda al mondo. Uno sguardo dall'interno, che infrange ogni visione precostitutita e che spinge l'occhio oltre un'idea di nascita romantica e allo stesso tempo evita la narrazione truculenta e sceglie piuttosto di raccontare la nascita adottando il punto di vista della verit e della naturalit. Di questo lavoro Lisetta dice: E' un parto naturale. E' la verit di come si viene al mondo, questa la verit di come si viene al mondo e pochissimi la fotografano cos perch sono romantici e cedono alla retorica del dare la vita..., ma un corno dai la vita, io non sono una persona romantica, sono una persona semplice e vera [] Le persone non vedono quello che c', ma vedono quello che hanno in mente, a seconda di come uno pensa che sia venire al mondo, cos lo vede: il bambino nasce il braccio alla madre. Invece io vedo le cose per quello che sono. [] Allora se uno vede le cose per quello che sono, tutto ha un significato molto diverso.

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Staglieno Con lo stesso punto di vista libero da sovrastrutture e da ideologismi, Lisetta Carmi nel 1966 si occupa della morte, il pi grande tab dell'Occidente. Carmi infatti fotografa le tombe del cimitero monumentale di Staglieno. Nelle tombe della borghesia genovese dell'Ottocento era immortalata la vita cos com'era concepita all'epoca: gruppi famigliari costruiti su un'idea di sudditanza. Il figlio in una posizione di sudditanza rispetto al padre, la moglie rispetto al marito e l'intera famiglia in atteggiamento di venerazione nei confronti del nonno. Lisetta Carmi legge nelle tombe di Staglieno l'autocelebrazione della borghesia genovese nel senso del possesso tipico dell'istituzione familiare ma con le sue fotografie rende anche evidenti gli aspetti di erotismo e di autoritarismo che da sempre la morte comprende in s. Da un punto di vista giornalistico interessante e significativo andare a vedere come stato accolto questo lavoro pubblicato pi volte all'esterno e mai in Italia. La Carmi racconta: Quando le ho portate al direttore della Domenica del Corriere lui mi ha detto: Guardi Lisetta lei ha fatto un servizio meraviglio, nessuno guarda le tombe di Staglieno come le guarda lei ma se le pubblicassi perderei il 50% dei lettori perch penserebbero che lei irride la morte. Quindi non glielo posso comprare. [] Per me stato un lavoro importantissimo perch sono capolavori d'arte dell'Ottocento che nessuno per guarda in questo modo rivoluzionario, attento al valore artistico dell'opera, certo, ma soprattutto critico verso la cultura di cui esso era espressione. Dunque ancora negli ani '60 i fotoreporter che lavorano per raccontare ci che della vita appare come impresentabile, quelli che offrono, attraverso i loro racconti, intense riflessioni sugli stereotipi su cui si fonda la nostra societ, quelli che cercano di costruire un'informazione realmente democratica, fanno molta fatica a lavorare per le riviste e i quotidiani italiani. I direttori dei giornali tendono ancora a proporre racconti corredati da immagini ordinarie, composte, piacevoli, facilmente decifrabili e il pi possibili neutre. C' in tutto questo una precisa ragione storica bene illustrata da Marco Pratellesi nel suo gi citato New Journalism: In un paese con pochi lettori e un mercato pubblicitario che stenta a decollare [] i proprietari delle grandi testate sono prevalentemente editori impuri, che puntano a fare politica attraverso i giornali, piuttosto che a costruire aziende autosufficienti in grado di sviluppare ricchezza. Giornali cos concepiti finiscono per deragliare dal compito di raccontare i fatti:l'opinione, la cronaca

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piegata alle esigenze di schieramento costituiscono le colonne portanti di molti giornali italiani votati alla battaglia politica, piuttosto che al compito-dovere di informare i cittadini.

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I travestiti Per il reportage sui travestiti Lisetta Carmi ha inizialmente il problema delle fonti di informazione, problema su cui ha a lungo riflettuto tanto Kapuscinscki quanto i pionieri cronisti del sociale. Sappiamo da Kapuscinscki appunto quanto sia importante in situazioni che fuoriescono dall'ordinario non essere percepiti come stranieri, come diversi, non apparire ricchi di connotati socialmente riconoscibili. Il rischio di non riuscire a instaurare una relazione con le persone che ci interessano e di conseguenza non poter accedere a importanti informazioni di prima mano. Infatti per Lisetta Carmi l'incontro con i travestiti dei vicoli di Genova un'esperienza fondamentale per la sua stessa vita che solo successivamente diventer materiale di un lavoro che durer 6 anni. Lisetta Carmi conosce i travestiti ad una festa di Capodanno, scatta loro molte fotografie, le stampa e torna il giorno dopo a regalarne una a ciascuno/a. Infatti l'obiettivo della Carmi non fare belle fotografie quanto piuttosto fotografare semplicemente per capire, sia gli altri che me stessa. E' cos che inizia un rapporto che si trasforma presto in una affettuosa amicizia fatta di protezione e cura reciproca. In un'intervista raccolta da Lea Melandri, Lisetta Carmi dice: Sono stata attirata dal loro essere e non essere uomini e donne nello stesso corpo; vedevo in loro una verit, un'allegria, un vivere altro che mi ha aperto quella porta che il mondo borghese non vuole varcare, chiuso nella finzione e nelle false sicurezze. Da queste parole capiamo che la Carmi quando prepara il reportage sui travestiti ha un interesse di tipo giornalistico forse pi di tanti giornalisti perch si pone delle domande importanti e profonde: chi sono i travestiti? perch cercano cos disperatamente la condizione femminile? che cosa significa per loro il mito della donna? e che cosa "la donna"? i travestiti svolgono un servizio sociale? sono lespressione enfatizzata ed esasperata di un modo ormai superato di considerare la donna come un bene di consumo? sono lavanguardia paradossale e contraddittoria di un modo nuovo di concepire, o di abolire, i ruoli assegnati alluomo e alla donna? O sono tutte queste cose insieme? Tutte domande a cui difficile dare una risposta, ma che sono vive e presenti nel nostro tempo. Domande oggi pi che mai attuali, che mettono in crisi il rapporto uomo-donna e, lo scopriamo proprio in questi giorni, il rapporto sesso-potere. 12

Quando la Carmi scrive: Non un caso per se il mio interesse e la mia partecipazione ai loro problemi ha creato fra me e loro una fiducia, un affetto e una comprensione che mi hanno permesso di fare questo lavoro con un rapporto che andava al di l di un normale rapporto fra fotografo e fotografati. conferma ci che sostiene Marco Pratellesi: non si tratta solo di individuare le tematiche che possono suscitare un grande interesse, ma si tratta di trovare i modi della rappresentazione. Quelli della Carmi, cos obiettivi, diretti e solidali, segnano una cesura con la fotografia di quegli anni e anticipano, attraverso un percorso personale e autonomo, le tendenze nel campo della fotografia documentaria e d'impegno sociale che caratterizzer gli anni '60 e '70 del Novecento. Nell'introduzione a I travestiti, Cosimo Schinaia dopo aver definito i travestiti eroici viaggiatori nel mondo delle nuove identit scrive: ...eroica viaggiatrice anche Lisetta Carmi che abbandonando soggetti tradizionali, ha attraversato le colonne d'Ercole del consueto e del conformismo e si immersa [] nella ricerca di quanto di basale esiste nell'uomo, aldil di ogni identit e di ogni sua tradizionale rappresentazione Sono parole, queste, che ci aiutano anche a comprendere meglio la vicenda tanto paradossale quanto simbolica della pubblicazione del libro. Nel 1972 Sergio Donnabella, amico di Lisetta Carmi, si innamora di questo reportage e decide a sue spese di pubblicarlo con la grafica di Beppe Aliprandi e l'introduzione di Elvio Fachinelli. Ma quando il libro pronto, le librerie non lo vogliono, lo rifiutano o, se lo prendono, non lo espongono. Il libro censurato e viene ritirato dal mercato. Per evitare che tutto finisca al macero , gli amici ne prendono diverse centinaia di copie e la scrittrice Barbara Alberti si fa recapitare a casa scatole e scatole di libri da un camion. La Carmi dice: si praticamente ammobiliata la casa con i miei libri... i libri sotto e i cuscini sopra.... Cos, negli anni successivi, l'Alberti porta con s e diffonde il libro in tutti i paesi del mondo che visita. Oggi I travestiti non si trova pi, ricercato dai collezionisti disposti a pagare prezzi esorditanti. Sembra una storia incredibile ma, a pensarci bene, non lo poi tanto, forse solo una tipica storia italiana ancora molto attuale. Sappiamo, purtroppo anche dalla cronaca nera, quanto negli anni '70 la societ ha criticato e attaccato aspramente il mondo altro dei travestiti in nome di una necessaria rettitudine morale. Purtroppo sappiamo anche quanto nella vita reale ci si attenesse a questo comportamento virtuoso solo nella sfera pubblica e quanto nel privato si ricercasse e si frequentasse quel mondo diverso di eroici viaggiatori delle nuove identit che scoprivano, a loro spese, la profonda ipocrisia su cui quel tipo di societ si costruiva. 13

Oggi accade qualcosa di diverso e allo stesso tempo di molto simile. Diverso perch i confini tra vita pubblica e privata sono ampiamente e mediaticamente sempre pi dibattuti. Simile nell'ipocrisia e nella discriminazione delle persone transessuali. I fotoreportages di Lisetta Carmi sono l a ricordarci da dove veniamo e su cosa sarebbe meglio che ancora indagassimo e ragionassimo a lungo e nel profondo.

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APPENDICE Mostre personali e collettive Genova Porto, Societ di Cultura, Genova, 1964 Genova Porto, Centro della Cultura, Milano,1964 Genova Porto, Centro Gobetti, Torino, 1965 Ezra Pound, Prix Niepce, Amsterdam - Bruxells - Parigi - Zurigo, 1966 Provos, World Press Photo, Amsterdam, 1967 I travestiti, Festival dei popoli, Firenze, 1969 I travestiti, Congresso di Antropologia Culturale, Perugia, 1970 Lanagrafe. Chi? Per chi?, Concerned Photograohy Gruppo italiano, Sala Apolline del Teatro La Fenice, Venezia, 1973 I travestiti, Galleria Il Diaframma, Milano, 1974 Lanagrafe di Genova, Salone della fotografia Sicof, Milamo Praga, 1974 I travestiti, Canon Photo Gallery, Amsterdam, 1977 I travestiti, Contrejour Gallery, Parigi Voir Photogallerie, Tolosa, 1978 Polo donna, indagine nel sociale, Galleria civica dArte Moderna, Ferrara, 1989 Regards et Sourires, Maison du Quartier de Villejean, Rennes, 1992 I travestiti 1965-1971, Fotografie di Lisetta Carmi Raddoppi in Assenza di Paolo Ferrari, Teatro della Tosse, Genova Teatro Franco Parenti Salone Pier Lombardo, Milano, 2000 Babaji, Torre Civica, Cisternino, 2000 Lisetta Carmi fotografa, Castellanza, 2002 Ezra Pound 1966, Fotografie di Lisetta Carmi Raddoppi in Assenza di Paolo Ferrari, Teatro della Tosse, Genova, 2002 Genova Porto, Fotografie di Lisetta Carmi Raddoppi in Assenza di Paolo Ferrari, Palazzo San Giorgio, Genova, 2003

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Mamme dItalia, Milano Roma, 2003 La memoria e limmaginario, No Arte Rassegna di arti visive, San Sperate, Cagliari, 2003 Una vita complessa, Galleria dArte Fotografica Lebowski, Genova, 2003 Lisetta Carmi, Art Woman, Castello Carlo V, Lecce, 2003 Su la testa, Milano Roma, 2004 Attraversare Genova: linguaggi e percorsi internazionali del contemporaneo anni 60 70, Villa Croce, Genova, 2004 Oltre il limite della visione: il percorso fotografico di Lisetta Carmi, Le antiche stanze di Santa Caterina, Prato, 2005 Il fotogiornalismo in Italia linee di tendenza e percorsi 1945-2005, XI Biennale Internazionale di Fotografia, Palazzo Bricherasio, Torino, 2005 Lisetta Carmi, fotografie, Sala Murat, Bari, 2006 I travestiti, One Piece Contemporary Art, Roma, 2008 Lisetta Carmi fotografa, Santa Maria delle Croci, Ravenna, 2009

Libri e cataloghi Viaggio in Israele, Bompiani, Milano, 1965 Ezra Pound 1966, Marcatr, n. 30/34, luglio 1967 I travestiti, Ed. Essedi, Roma, 1972 Acque di Sicilia, testo di Leonardo Sciascia, Ed. Dalmine, Bergamo, 1977 Il teatro in Italia, Torino, Fadini, 1977 Una vita alla ricerca della verit: lesperienza fotografica in Lisetta Carmi, tesi di laurea in D.A.M.S di Patrizia Pentassuglia, Relatore Alfredo De Paz, Universit degli studi di Bologna, 1991-1992 Mamme dItalia, Mazzotta, Milano, 2003 La memoria e limmaginario, San Sperate, Cagliari, 2003 16

Per una scuola genovese nella fotografia, Ed. Microarts, Genova, 2003 Limmagine fotografica 1945-2000, Einaudi, Torino, 2004 Grandangolo intorno alla fotografia e oltre, Lecce, 2004 Su la testa, Mazzotta, Milano, 2004 Attraversare Genova: linguaggi e percorsi internazionali del contemporaneo anni 60-70, Skira, Genova, 2004 Interpretazione grafica del Quaderno musicale di Annalibera di Luigi Dellapiccola, Ed. Sedizione, 2005 Lombra di un poeta: incontro con Ezra Pound, Ed. 0 Barra 0, 2005 Oltre i limiti della visione: il percorso fotografico di Lisetta Carmi, Quaderni AFT 3, Prato, 2005 Il fotogiornalismo in Italia linee di tendenze e percorsi 1945-2005, Fondazione Italiana per la Fotografia La Stampa Torino, 2005

Bibliografia Marco Pratellesi, New Journalism, Bruno Mondadori, 2008 Mauro Sarti, Il giornalismo sociale, Carocci, 2007 Ryszard Kapuscinski, Il cinico non adatto a questo mestiere, E/O, 2000

Sitografia www.unacitta.it www.photocompetition.it www.undo.net www.universitadelledonne.it www.agoramagazine.it

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www.aft.it www.cinetecadibologna.it www.exibart.com www.nove.firenze.it www.youtube.com

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