Sabato 14 aprile 2012 Splendori barocchi - belcomposto.net Istria.pdf · Sommario Cronologia...

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Splendori barocchi dell’Istria veneziana tra storia, arte e musica CON ENRICO LUCCHESE, ASCOLTI MUSICALI A CURA DI VALENTINO SANI Sabato 14 aprile 2012 BEL COMPOSTO storia arte musica

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Splendori barocchi dell’Istria veneziana tra storia, arte e musicaCON ENRICO LUCCHESE, ASCOLTI MUSICALI A CURA DI VALENTINO SANI

Sabato 14 aprile 2012

BEL COMPOSTOstoria arte musica

Sommario

Cronologia istriana

Luoghi

PIRANOCasa natale di Giuseppe TartiniDuomo di San Giorgio

BUIEChiesa della Madonna della MisericordiaDuomo di San Servolo

MONTONACollegiata di Santo Stefano

Biografie degli artisti

Giuseppe Bernardino Bison

Giuseppe Camerata

Gaspare Muttoni, detto della Vecchia

Sante Piatti

Giambattista Pittoni

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I viaggi di Bel composto: storia, arte, musicafascicolo n. 2/2012

a cura di Pamela Volpi e Valentino Sanisabato 14 aprile 2012

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BarbeanoProvesano

Prodolone

S. DANIELE

S. VITO AL TAGLIAMENTO

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Istria veneta Istria asburgica

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Cronologia dell’Istria in Età modernaTratta da Egidio Ivetic, L’Istria moderna 1500-1797. Una regione di confine, Verona, Cierre edizioni, 2010.

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PiranoCasa natale di Giuseppe TartiniDuomo di San Giorgio

StoriaPirano o Pirano d’Istria (in lingua slovena Piran) è un comune di 17.687 abitanti della Slovenia sud-occidentale, sulla costa adriatica.La località di Pirano viene citata per la prima volta dall’Ano-nimo Ravennate nel VII secolo d.C., col nome di Piranòn (Πιρανòν). È opinione diffusa che l’insediamento urbano non sia di origine romana, ma probabilmente celtica, sorto alla fine dell’impero romano in seguito al rifugio in questo luogo di popolazioni che sfuggivano alle invasioni barbariche. L’origi-ne celtica del nome è indubbia, derivando dalla radice pyrn, col significato di monte alto. Un’interpretazione alternativa fa invece derivare il nome da bior-dun, col significato di «inse-diamento in una collina», mentre il suffisso latino in -anum farebbe presupporre un predio romano. Secondo una lettura minoritaria – invece – il nome sarebbe di origine traco-greca, derivando dalla radice πυρ (pyr, fuoco), forse per l’esistenza di un antico punto luminoso per i naviganti.Stando alle descrizioni di Teopompo e Floro, il luogo sarebbe stato conosciuto dai Greci fin dal IV secolo a. C. Secondo un’altra tradizione, Pirano sarebbe stata fondata – come Venezia – da profughi aquileiesi fuggiaschi di fronte agli Unni.Per la sua favorevole posizione, Pirano non fu toccata dalle invasioni barbariche, né dalle popolazioni slave che nei secoli seguenti si spostarono verso le campagne istriane. Sotto i Bi-zantini accettò le forme di governo disposte dall’Esarcato di Ravenna, al quale tutta l’Istria era sottoposta. Dall’830 fino al 935, fu soggetta al Regno d’Italia, in seguito divenne possedimento bavarese assieme al Friuli, per passare nel 976 sotto la Carinzia: un dominio che durò fino al 1040.I duecento anni successivi furono molto turbolenti: la cittadina passò da un dominatore all’altro, iniziando ad intrecciare pro-prio in questo periodo i rapporti commerciali e politici con Ve-nezia, alla quale venne unita in modo definitivo nel 1283. Ebbe così inizio il lungo periodo di dominazione veneziana, che ebbe termine solo con la caduta della Serenissima nel 1797.Circondata da possenti muraglie, Pirano resistette a vari assalti pirateschi o di vari nemici di Venezia, respingendo due assedi genovesi nel 1354 e nel 1379.Dotata di Statuto fin dal 1270, Pirano si resse anche nel perio-do veneziano in maniera semi-autonoma: a capo del territorio era preposto un delegato veneziano, che abbinava le funzioni giurisdizionali a quelle di governo vero e proprio; a suo fianco, un consiglio dei nobili locali ne condivideva ed indirizzava le scelte.Una serie di epidemie che colpirono Pirano in questi secoli – l’ultima fu la grande pestilenza che nel 1558 – ridusse di due terzi i suoi abitanti.L’economia piranese fu legata ai commerci e alle vicine saline di Fasano, Strugnano e Sicciole.Allorché Trieste divenne il porto principale dei domini degli Asburgo, il declino di Venezia segnò anche il regresso dell’in-

dustria salinaria e per Pirano iniziò una lenta parabola discen-dente finché, dopo la caduta della Serenissima nel 1797, passò all’Austria, salvo una breve parentesi napoleonica durante la quale fu sottomessa al distretto di Capodistria.Nei primi decenni dell’Ottocento l’attività salinaria riprese l’antico vigore: Pirano divenne un porto succedaneo di Trieste, e fu in quel periodo che – verso Portorose – sorse il cantiere navale cittadino. Città abitata in maniera quasi esclusiva da italiani, partecipò alle lotte fra italiani e slavi (sloveni e croati) per l’esercizio del potere nella penisola istriana, insorgendo nel 1894 contro l’imposizione di tabelle bilingui (italiano-slovene) da parte del governo austriaco.Nella seconda metà del XIX secolo, risentì positivamente dei flussi turistici, che fecero della vicina Portorose uno dei luoghi di maggior richiamo dell’intero Impero austroungarico.Evacuata in parte durante la Grande Guerra, venne in seguito assegnata all’Italia.Alla fine della seconda guerra mondiale, dopo l’occupazione tedesca, Pirano venne inserita nella zona-B del Territorio Libe-ro di Trieste, soggetta all’amministrazione militare della Jugo-slavia di Tito. A seguito del Memorandum di Londra del 1954, la quasi totalità della popolazione autoctona esodò, sostituita da popolazioni jugoslave dell’interno, in maggioranza slovene ma anche croate e bosniache.L’abitato, fatto di strette e piccole vie dal sapore veneziano, si divide in due storici rioni: Punta e Marciana (o Marzana) divisi dall’insenatura del porto e dallo spazio che fu dell’antico mandracchio.

Casa natale di Giuseppe TartiniPirano è la città natale del compositore e violinista Giuseppe Tartini (nato l’8 aprile 1692), che svolse un ruolo importante nel dar forma all’eredità culturale della città. A lui è dedicata la piazza principale: piazza Tartini/Tartinijev trg.Per celebrare il 200º anniversario della sua nascita, la popola-zione eresse un monumento in suo onore, affidando l’incarico allo scultore Antonio Dal Zotto. La statua di bronzo venne messa sul suo piedistallo nel 1896 al centro della piazza, creata pochi anni prima con l’interramento dell’antico mandracchio.La casa natale di Giuseppe Tartini è uno dei più antichi edi-fici del tessuto urbano della città. Alcuni scritti del 1384 la indicano come struttura gotica denominata casa Pizagrua, ma fu successivamente riedificata in forme neoclassiche. L’edifi-cio, restaurato nel 1991, sede della Comunità degli Italiani e adibita all’organizzazione di attività, laboratori e manifestazio-ni culturali, presenta in alcune stanza interessanti tempere su muro della scuola del Piranesi. In una stanza al primo piano sono esposti vari oggetti legati alla vita ed all’opera del celebre musicista, tra di essi la sua maschera mortuaria, un ritratto, numerosi scritti di teoria acustica e il suo violino, un prezioso Amati.

Luoghi

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Duomo di San GiorgioL’edificio, con annesso battistero ottagonale, sorge sopra l’antico castrum, ad un’altezza di circa 36 metri sul livello del mare, do-minando la città con il proprio campanile, costruito fra il 1608 ed il 1609, ad imitazione di quello veneziano di San Marco. La parrocchia arcipretale di San Giorgio Martire, in qualità di “pieve”, appare nei documenti per la prima volta nell’XI secolo ed è collegiata fin dal 1203. La chiesa venne ricostruita in forme gotiche fra il 1317 ed il 1344. Nel 1580 l’ispettore pa-pale Agostino Valier visitò l’edificio e, constatando le precarie condizioni in cui versava, ne impose al Vescovo di Capodistria e al Podestà di Pirano il rinnovamento. I lavori, finanziati dalla Municipalità, ebbero inizio dopo il 1592.Il nuovo duomo assunse un aspetto barocco veneto e venne consacrata nel 1637 dopo alterne vicende, che videro il capo-mastro Niccolò Petronio Caldana recarsi a Venezia per consul-tare vari architetti ed ingegneri, fra cui Giammaria Lazzarini.La facciata è del lapicida veneziano Bonfante Torre (1601-1608); davanti all’ingresso vi è un sagrato erboso, già adibito a cimitero, cinto da un parapetto di arenaria, costruito nel 1696, sul quale sono murate alcune pietre tombali. Il battistero di San Giovanni Battista, risalente al IX secolo ma ricostruito nel quarto decennio del Seicento, si trovava inizial-mente davanti al duomo, come documentato in una pala del Carpaccio e nella Madonna con Bambino e Venerandi di Pirano di Domenico Tintoretto (Pirano, palazzo Gabrielli, Museo del Mare “Sergej Masera”). All’interno, facente funzione di fonte battesimale, vi è il più antico reperto lapideo di Pirano, un sarcofago sepolcrale romanao del II secolo.Interno:

volte a botte e a crociera del presbiterio decorate da Filippo •Borgolavatti e Domenico Divora (1882);

altare maggiore di Gasparo Albertini (1778);•prima campata del presbiterio: • San Giorgio che protegge Pi-

rano e Il miracolo della messa di Bolsena di Angelo de Coster (1705-1706);

seconda campata del presbiterio: • Il martirio di San Giorgio di Giovanni Pagliarini (1844).

altare di San Cristoforo: altare di Bonfante Torre (1615, fa-•miglia Venier), San Cristoforo e San Diego di Odorico Politi (1758-1846);

altare delle Anime del Purgatorio: altare della bottega di •Bonfante Torre (1649, Francesco e Domenico Petronio), Cro-cifisso, Sant’Elena, San Giorgio e le anime purganti di Giuseppe Camerati (1676-1762);

altare della Madonna del Carmine: altare di Bonfante, Ste-•fano e Girolamo Torre (1614), Madonna del Carmine (1625) della bottega di Domenico Tintoretto (1560-1635);

altare della Sacra Famiglia: altare (inizio XVII sec), • Sacra Fa-miglia e Santi con il donatore Andrea Marcello (seconda metà XVI sec);

altare del Santissimo Sacramento: altare di Paolo Groppelli •(1714), Trinità e Santi (prima metà XVII sec);

Altare della Madonna del Rosario: altare di Paolo Groppelli •(1723), già Madonna del Rosario di Giuseppe Angeli (1762 ca., oggi Trieste, Civico Museo Sartorio);

gruppo ligneo con • San Giorgio e il drago di Giovanni Maria Gasparini (1677);

gruppo ligneo con • San Nicola di Domenico Bevilacqua (1640);organo di Pietro Nacchini (1746);•soffitto del portico d’accesso: • Cacciata dei mercanti dal Tem-

pio di Ambrogio Bon (fine XVII sec).Pirano, piazza Tartini con il municipio e il monumento a Giuseppe Tartini nel 1929

StoriaBuie (in croato Buje) è una città di 5.127 abitanti della Croazia situata nella parte settentrionale dell’Istria, tra i fiumi Quieto (Mirna) e Dragogna (Dragonja). Ai piedi del colle, nell’estre-mità del quale si estende il centro storico, passava la via Flavia dell’antica Roma. Per la sua posizione strategica, nel passato veniva definita la «sentinella dell’Istria». Le origini di Buie si perdono nella preistoria quando il colle fu probabile sito di un castelliere. Insediamento denominato Bulya, divenne foro Romano con il nome di Bulia o Bullea. Testimonianze medie-vali parlano di Castrum Bulgia, Bugia, Bugle e Castrum Uvege. Sottomessa dai Bizantini, dai franchi e dall’impero germani-co, divenne parte del patriarcato di Aquileia dal 1102 al 1412. Non essendo mai stata infeudata né dai marchesi imperiali né dai patriarchi, nel 1257 divenne libero comune. Dal 1294 Buie combattè guerre contro Pirano per la contesa dei territori nella zona di Castelvenere. La storia dei secoli successivi è strettamente legata alla storia istriana della Serenissima che, una volta caduta, vide passare Buie all’Impero e divenire parte della Contea di Trieste. Nel 1918 fu annessa al Regno d’Italia e nel 1945 divenne il punto nevralgico della Zona B del Territorio Libero di Trieste sotto l’amministrazione Jugoslava. Con il trattato di Osimo Buie fu definitivamente annessa alla Jugoslavia e con la disgregazione di quest’ultima venne a far parte del neonato stato della Cro-azia.

La chiesa della Madonna della MisericordiaLa chiesa della Madonna della Misericordia è situata in piazza della Libertà (ex Piazza Le Porte), che si trova all’esterno del perimetro sul quale sorgevano le mura di cinta. La leggenda narra che nel 1497 al buiese Paolo Razizza apparve in sogno la Madonna. In seguito al sogno vendette tutte le sue proprietà e andò a Venezia. Qui volle comperare una statua che assomi-gliasse a quella del sogno. Dopo aver visitato parecchie bot-teghe, ne scelse una. L’acquistò ma, ritornato a Buie di notte, trovò le porte delle mura chiuse e dovette pernottare in un orto. Al mattino, appena svegliatosi, volle alzare la statua ma non riuscì a farlo neanche con l’aiuto di molti amici. Questo fu interpretato come la volontà della Madonna di rimanere in quel posto. E dunque fu lì che l’anno dopo, nel 1498, si decise di costruire la cappella diventata in breve meta di pellegrinag-gi. La primaria chiesetta venne ampliata diverse volte fino a raggiungere nel 1587 le dimensioni attuali, come testimonia l’iscrizione sull’architrave della porta laterale sinistra della chiesa. Tra il 1671 e il 1684 venne completamente restaurata.Interno:

coro: otto tele con • Scene del Nuovo Testamento di Gaspare Muttoni detto della Vecchia (1711);

Sant’Anna e i santi Massimo, protovescovo di Cittanova, For-•tunato ed Ermagora, patroni del patriarcato aquileiese di GiaM-battista pittoni (1740).•

Il Duomo di San ServoloLa chiesa di San Servolo, collegiata sottoposta alla diocesi di Cittanova il cui Capitolo fu soppresso nel 1840, si presenta oggi a navata unica. L’ultima ristrutturazione importante risale al XVIII secolo. Prima di tale intervento aveva tre navate ed era stata edificata sulle fondamenta di un tempio romano. La costruzione dell’attuale duomo in stile barocco, su progetto del maestro Zuane Dongetti di Pirano, ebbe inizio nel 1754 con il materiale della chiesa medievale; fu ultimato nel 1768 e consacrato nel 1784. Sulla facciata sono incastonati gli ele-menti della precedente chiesa romanica e colonne e capitelli di epoca romana. L’unica parte portata a compimento rispetto al progetto iniziale è il portale con arco a conchiglia, opera del capomastro buiese F. Urizio; al culmine è posta la statua di San Giovanni Evangelista, appartenente ad un’altra chiesa del XIII sec., probabilmente San Pietro in Montrino; alla destra del portale vi è una patera con il Corpus Domini provenien-te dalla precedente chiesa del XIV sec. Sul lato sinistro della chiesa sono murati reperti romani quali due lapidi dei Valeri e dei Ceppuleio, parti di una lastra tombale trovata a Baredine, un bassorilievo con i simboli del lavoro nei campi.Il campanile, distaccato dal duomo, alto 48 metri, con fregi incastonati – tra cui il leone di San Marco del 1480 ricordato nella lapide murata sotto l’orologio in cui compare il nome del podestà Barozzi –, anticamente era punto di vedetta che diede a Buie l’appellativo di «sentinella dell’Istria». Ottimo osserva-torio, nel 1414 la Repubblica di Venezia concesse ai Piranesi la sua demolizione. In seguito alle proteste dei cittadini, fu rico-struito nel 1482 sulle rovine del precedente e venne successi-vamente restaurato nel 1519 e nel 1691.San Servolo, patrono della cittadina di Buie (si festeggia il 24 maggio), giovane cristiano dell’antica Tergeste, all’età di dodici anni si ritirò in una grotta dove rimase un anno e nove mesi pregando e digiunando. Al rientro a casa incontrò un enorme serpente, che si dileguò non appena egli si fece il segno della croce. Nel 284, a soli quattordici anni fu martirizzato. Alcune reliquie vennero portate a Buie. Sono conservate nell’altare maggiore.Interno:

soffitto a volta: architetto Giovanni Righetti (1816);•altare maggiore: statue dei santi• Servolo e Sebastiano opera

dello scultore veneziano Giuseppe Marchiori (1737); due di-pinti con le Storie di San Servolo di Giuseppe caMerata;

pala con • Madonna con il Bambino e i santi Gaetano da Thie-ne, Lorenzo Giustiniani e Pietro Orseolo di sante piatti (1734 ca.);

Morte del vescovo Negri con veduta di Buie• , commissionata dal vescovo stesso che resse la diocesi di Cittanova dal 1732 al 1742;

organo di Gaetano Callido (1791). •

BuieChiesa della Madonna della MisericordiaDuomo di San Servolo

GIUSEPPE TARTINI (Pirano d’Istria, 12/4/1692 - Padova, 26/2/1770)

1) Concerto in Mi minore per violino, archi e b. c. D 57 (1735 ca.) • Allegro• Grave• Allegro L’ARTEDELL’ARCOconstrumentioriginaliDIRETTORE GiovanniGuglielmo.VIOLINOSOLISTA FedericoGuglielmoCD Dynamic, 2001

2) Sonata in Sol minore per violino e basso continuo «Il trillo del diavolo» (1749 ca.) • Larghetto affettuoso• Grave• Andante-Allegro-Adagio

(1°movimento:Larghettoaffettuoso)esecuzionefilologicaconstrumentioriginaliVIOLINO BAROCCO Marco SerinoCLAVICEMBALO Francesco CevaCD PARAGON, 2011

(3°movimento:Andante-Allegro-Adagio)esecuzione con strumenti moderni VIOLINO Anne-SophieMutterORCHESTRADACAMERA TrondheimsoloistsCD DeutscheGrammophon,1999

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ASCOLTI 3-4

Montona (in croato Motovun) è un comune croato di 1.001 abitanti, nell’Istria settentrionale, a circa 270 m sul livello del mare, nella valle del Quieto.Come Albona, Fianona e tante altre cittadine nell’alta Italia, quali Cremona e Tortona, porta la desinenza -ona, caratteristi-ca dei luoghi abitati dai Celti, che dovrebbe significare «luogo abitato». Ciò conferma che fu città di origine antica. Il Kandler ipotizzò che i primi abitanti dell’antico castelliere fossero i Se-cussi, una delle tribù più civilizzate della grande stirpe celtica. Essi ebbero, come gli altri centri celtici, vita autonoma, forse federati alle altre comunità. Montona significherebbe dunque «città di monte». Nel 27 a. C. l’imperatore Cesare Ottaviano Augusto, ristrutturò amministrativamente l’impero romano con l’istituzione di undici Regioni e la Venetia et Histria diven-ne la X Regio. Sotto di esso l’Istria conobbe diversi secoli di pace e prosperità. Le navi romane si addentravano nell’Istria attraverso il fiume Quieto lugo il quale sono state rinvenute lapidi e tombe.L’Istria rimase indenne dalle prime invasioni barbariche, es-sendo lontana dalle grandi strade imperiali. L’invasione degli Unni lasciò integre le sue città e fuggiaschi di Aquileia, distrut-ta da Attila nel 452 d.C., vi trovarono un posto sicuro. Rimase indenne anche durante il dominio dei Goti e dei Bizantini. Il nome non fu cambiato dai Romani dopo la conquista dell’Istria nel II sec. a. C. e neppure in seguito, sotto i domini bizantino e franco, se venne così nominata nel documento re-lativo al placito del Risano nell’anno 804, con il quale i rappre-sentanti di Montona insieme alle altre cittadine protestavano contro le prime calate degli Slavi.Nel 929 Montona insieme a Pisino, Visinada, Campo, Nigri-gnano e Torre vennero cedute dal re Ugo d’Italia ai Vescovi di Parenzo. Nel 1209 i patriarchi di Aquileia conquistarono il potere poli-tico in Istria, ma la cittadina rimase sotto il governo ecclesiale e baronale del patriarcato per un breve periodo perché nel 1278, per liberarsi dal regime feudale, quinta tra le cittadine istriane, si diede a Venezia. La dedizione segnò il definitivo passaggio dal sistema feudale al trionfo del municipio italico. Nello stes-so anno Andrea Dandolo fu eletto primo podestà di Montona. Nel 1797, con l’avvento delle armate napoleoniche si conclud-se la lunga serie dei podestà veneti.Per cinque secoli, Montona fu una fedele città veneta e una sentinella contro i tentativi di espansione territoriale dell’Au-stria che nel frattempo aveva acquisito la vicina contea di Pisi-no. Montona però era importante non solo dal punto di vista militare ma anche da quello economico. Il vicino bosco di San Marco forniva legname per l’Arsenale e per l’edilizia di Ve-nezia. Nei secoli seguenti fu colpita molte volte da guerre e pestilenze, ma il ripopolamento attuato da Venezia per motivi economici e demografici, non ne alterò mai, a livello etnico, il tessuto urbano.Nel 1797, con la fine della Serenissima, Montona passò all’Au-stria e vi rimase fino al 1803 quando, occupata dai Francesi, fu

posta sotto il governo di Trieste. Nel 1805, per volontà di Na-poleone, passò sotto il Regno d’Italia e nel 1813 ritornò sotto il dominio dell’Austria.Con il crollo dell’Impero austroungarico nel 1918, Montona fino al 1947 fece nuovamente parte del Regno d’Italia. In seguito alla seconda guerra mondiale, nel 1947, fu ceduta alla Repubblica di Jugoslavia e infine dal 1991 con la disgre-gazione di quest’ultima passò alla neonata repubblica di Cro-azia.L’occupazione da parte della Jugoslavia ebbe come conseguen-za l’esilio forzato della maggioranza della popolazione italiana autoctona, il cosiddetto esodo istriano, fenomeno che portò ad una drastica riduzione della popolazione.

Collegiata di Santo StefanoAll’interno del castello sorge la chiesa più importante di Mon-tona, dedicata a Santo Stefano Protomartire. Ha sul suo fianco destro, staccata, l’ultima ma la più imponente delle cinque tor-ri che una volta ornavano Montona. Questa torre campanaria risale al XIII secolo e fu restaurata tre volte, rispettivamente nel 1426, nel 1658 e nel 1708.La chiesa, che secondo la tradizione sarebbe stata disegnata dal Palladio, fu costruita su un edificio preesistente, di mag-giori dimensioni. L’attuale chiesa, a tre navate, fu consacrata nel 1614. La navata mediana, la più alta, è sostenuta da un duplice ordine di colon-ne monolitiche culminanti in dieci archi. Le colonne marmo-ree provengono dalle cave di Brioni. Interno:

soffitto centrale: affresco con • S. Stefano e S. Margherita di Giuseppe bernardino bison;

altarolo portatile, detto del Colleoni, di oreficeria friulana •(prima metà del Trecento). Secondo la tradizione, nel 1571, nel giorno della famosa battaglia di Lepanto, sulla nave am-miraglia di Don Giovanni d’Austria, su questo altare sarebbe stata celebrata la S. Messa propiziatrice;

statue dei • Santi Stefano e Lorenzo di Francesco Bonazza (1735).

Di fronte alla chiesa vi è una vera da pozzo del XV secolo con lo stemma cittadino con le cinque torri e un leone di S. Mar-co; fianco, il palazzo dei marchesi Polesini, risalente al XVI secolo. Un tempo era chiamato Castello ora è trasformato in un albergo. La tradizione vuole che anche questo palazzo sia stato progettato dal Palladio. Di fronte c’è un altro pozzo del 1322. Attorno al duomo e al castello, corre una cinta muraria lunga 436 metri. Le mura hanno un’altezza variabile dai 9 ai 15 metri. Lungo le mura si ergevano altri 4 torrioni. Al loro po-sto ora vi sono altrettanti belvedere. Secondo Kandler le mura sarebbero risalenti ai tempi preromani e nel corso dei secoli rinforzate e rifatte.

MontonaCollegiata di Santo Stefano

ANTONIO VIVALDI (Venezia, 4/3/1678 - Vienna, 28/7/1741)

3) Concerto in Re maggiore per violino, archi e basso continuo op. III n. 9 RV 230 (1711), dalla raccolta «L’Estro Armonico»

• Allegro• Larghetto• Allegro

EUROPA GALANTE, direttore Fabio BiondiesecuzionefilologicaconstrumentioriginaliVIOLINO SOLISTA Fabio BiondiCD VirginClassicsVeritas,1998

BENEDETTO MARCELLO (Venezia, 24/7/1686 - Brescia, 24/7/1739)

4) Dall’Estro Poetico-Armonico. Parafrasi sopra i primi cinquanta Salmi, Venezia, F. Rosati, 1724-1726 (2 parti per complessivi 8 tomi), libere parafrasi italiane di Girolamo Ascanio Giustinian:

- Salmo XXXI O beati color per contralto, tenore, basso, ripieni (piccolo coro) e basso continuo

GLIERRANTI,direttoreeorganistraAlessandroCasariesecuzionefilologicaconstrumentioriginaliCD Stradivarius, 2011

SALMO XXXIO beati color

O beati color,Cui l’opre inique,

L’Onnipossente DioTutte perdona,

E le ricopreDi pietà col manto.

Beato l’uom, cui dei commessi falli

l’altoSignorNon lo fa reo,

EscopreingannoDentro al suo cuor,

E de’ delittiLagrimemenzognere

E pentimento.

BARTOLOMEO TROMBONCINO (Verona, 1470 - Venezia, 1535 ca.)

5) Vergine bella, che di sol vestita, frottola su testo di Francesco Petrarca, in Canzoni nove con alcune scelte di varii libri de canto, Roma, Andrea Antico con Giambattista Columba e Marcello Silber, 1510

ENSEMBLEACCORDONE,direttoreeorganistaGuidoMoriniconstrumentioriginaliVOCE Marco BeasleyCD Cypres, 2005 Verginebella,chedisolvestita,coronatadistelle,alsommoSolepiacestisí,che’nteSualuceascose,amormispingeadir

di te parole:

manonso’ncominciarsenzatu’aita,etdiColuich’amandointesipose.Invocoleichebensemprerispose,chilachiamòconfede:

Vergine,s’amercedemiseriaextremadel’humanecosegiàmaitivolse,almiopregot’inchina,soccorrialamiaguerra,bench’i’

siaterra,ettudelcielregina.[…]

Vergine,quantelagrimeògiàsparte,quantelusingheetquantipreghiindarno,purpermiapenaetpermiogravedanno!Dapoich’ionacquiinsularivad’Ar-no, cercando or questa et or quel’altra parte, non è stata mia

vitaaltroch’affanno.

Mortalbellezza,attietparolem’ànnoingombratatuttal’alma.Verginesacraetalma,nontardar,ch’i’sonforseal’ultimoanno.

Idímieipiúcorrentichesaettaframiserieetpeccatisen’sonandati,etsolMorten’aspetta.[...]

BALDASSARRE GALUPPI (Burano, 18/10/1706 - Venezia, 3/1/1785)

6) Kyrie in Sol minore per coro, 2 trombe, 2 corni, archi e basso continuo (1746)

GHISLIERI CHOIR & CONSORT, direttore Giulio PrandiCD DeutscheHarmoniaMundi,2011

Kyrieeleison,Christeeleison,Kyrieeleison

TOMASO ALBINONI (Venezia, 8/6/1671 - ivi, 17/1/1751)

7) Concerto VI a cinque per 2 violini, alto[viola], tenore [viola], violoncello e basso continuo da Sinfonie e Concerti a5dedicatiaFerdinandoCarloGonzagaducadiMantovaedelMonferrato op. II, Venezia, Giuseppe Sala, 1700 • Allegro assai • Largo• Presto• Adagio• Allegro INSIEMESTRUMENTALEDIROMA,direttoreGiorgioSassoesecuzione con strumenti moderniVIOLINI GiorgioSasso,RiccardoMinasi,PieroMeldolesiVIOLA FabrizioDeMelis,GabrieleFolchiVIOLONCELLO Luca PeveriniCLAVICEMBALO SalvatoreCarchioloCD Stradivarius, 2006

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GIUSEPPE BERNARDINO BISON(Palmanova, 1762 - Milano, 1844)NacqueaPalmanova(Udine) il16giugno1762.IlpadreeranativodiCastelfrancoVeneto,lamadrediVenezia;lafamigliasitrasferìaBresciaquando Giuseppe Bernardino era ancora bambino e in tale città, per la suavivadisposizioneall’arte,fuiniziatoaglistudipittoricidaGirolamoRomanieSaverioGandini,prospetticoedecoratore.LafamigliasistabilìpoiaVenezia,edeglicontinuòglistudiconAntonioMariaZanettiilGio-vane; si iscrisse quindi all’Accademia di pittura, dove fu allievo del pittore C.Cediniperlostudiodelnudo,dalquale,terminatiglistudiaccademici,apprese anche la tecnica della pittura ad affresco; di A.Mauro, notoscenografoequadraturista,nellostudiodellaprospettiva,perlaquale,fin da bambino, Giuseppe Bernardino avevamostrato una particolareinclinazione.Frequentòl’Accademiadal1779al1789,meritandoalcunideipremiannualichevenivanoassegnatiaimiglioridisegnidinudo.AVeneziafusuoamicol’architettoG.A.Selva,l’autoredelTeatrolaFenice,ilqualegliprocuròalcuniincarichineiprimiannidiattivitàeglidiedelapossibilitàdilavorarequalescenografoaTreviso,allaFenicediVenezia,alNuovodiTrieste.Siconservanosoloquattrosceneeseguite, intaleteatro, per il Don GiovannidiMozart(Trieste,coll.M.Piacere).AncheaGorizialavoròperilTeatroNuovoedinquestacittà,comeaTrieste,fre-quentòilpittoreG.Tominz,delcuistilesitrovanoricordineisuoiritratti.Illavoroloportònel1787aFerrara,nel1791nelTrevigiano,nel1793aTreviso,nel1807aZaraeaTrieste,nel1810-11aGorizia,nel1831aMilano,dovesiimpegnòaconsegnareannualmenteunacertaquantitàdi dipinti a un intenditore e mercante d’arte, R. Tosoni, professore di chimicaallaScuolasuperiore.Partecipòalleesposizionidell’AccademiadiBreradel1833,1837,1839,1840,1842.Lavoròmoltissimo,mamorìpovero,aMilano,il24ag.1844.A Venezia Giuseppe Bernardino aveva potuto conoscere, oltre ai maestri ricordati,IacopoGuarana,iGuardieMicheleMarieschi,PietroeAlessan-droLonghi;tuttiebberoimportanzanell’evoluzionedelsuogusto.Ma,oltrechedallaconoscenzadell’artecontemporanea,lasuaformazionesicompieassimilandolagrandetradizioneveneziana,eperciò,purvivendoinpienoneoclassicismoenonestraniandosìdaimovimentiartisticipiùaggiornati,eglisipalesa,qualefrescante,pittorediveduteeritratti,unepigonodelSettecento.Eseguì,traglialtri,iseguentiaffreschi:Lancenigo,villaZannini,scenogra-fieinquattrosale(1791,giàfirmati);BredadiPiave,villadalVesco(exSpineda),riquadriachiaroscuroinquattrostanze,fintearchitetturesullascala, allegorie epaesaggi nel salone (c. 1792, firmati);Venegazzù,S.Andrea,soffitto;Treviso,casinoSoderini,soggettimitologicinelvestibolo,in una saletta e nella sala centrale (c. 1800); Trieste, palazzo Carciotti, soggettimitologicinellavoltadelsalone(c.1805),e,palazzodellaVecchiaBorsa, L’imperatore Carlo VI concede il porto franco a Trieste, nel salone (c.1808);Vippacco,S.Vito,soffitto(c.1810);Trieste,chiesadeigesuiti,IquattroEvangelistiedecorazioniafintearchitetturenellacupolaeneipennacchi(1816);Montona(Istria),CollegiatadiS.Stefano,soffitto.Ope-reatemperaedisegnidiBisonsiconservano,tralealtre,nelleseguenticollezioni:Vienna,coll.Planiscig,Il ponte di Rialto;Bologna,coll.Mazzoli,Paesaggioconrovine; Milano, Castello Sforzesco, Galleria d’arte moderna, Pinacoteca di Brera, coll. A. Bisson, U. Osio, C. e V. Bisson; Firenze, coll. U. Procacci; Bassano, Museo Civico; Venezia, Museo Correr; Trieste, coll. O. Basilio e M. Piacere; Tricesimo, coll. T. Miotti.

GIUSEPPE CAMERATA(Venezia, 1676 - 1762)Nacquenel1676aVeneziadapadrebergamascodiMugiascad’AveraradinomeFrancesco.Figuranella fragliapittoricanel1700enel1726.StudiòlapitturaconilcelebreGregorioLazzarini,cheglichieseditermi-narequellesueoperechesarebberorimasteincompiute.Allasuascuolastrinse amicizia con un nobile dilettante di pittura, il cavaliere Marco Miani,ilquale,comesileggeinunoZibaldonedellaBibliotecacivicadiBergamo,lopreseacasasua«considerandolocomepropriofratello...».

CameratarimasepressoiMianianchedopolamorteprematuradelsuoprotettoreedamico,continuandoadipingeresinoaottantacinqueanni.InquellaavanzataetàavrebbepersinoincominciatounsoffittoperunavilladiGiacomoMiani,figliodiMarco.Morìnel1762nellapropriacasaa S. Marziale.Dovetteraggiungereunacertanotorietà,datocheilsuonomefiguranel1755 fra i fondatori dell’Accademia di Venezia, ma le sue opere restano ancoraingranpartedarintracciare.L’autoredelloZibaldonebergamascoconsiderafralecosepiùsingolarileNozze di Cana nel refettorio dei padri servitiaUdineeunsoffittoperipadriminoriaCapodistria;loZanetticita una CrocefissioneaS.Ermagora(vulgoS.Marcuola)aVenezia,unS. Paolo ad Efeso a S. Polo e un Crocefissochesistaccadallacrocepertoccare un santo servita (ossia il MiracolodiS.PellegrinoLaziosi) nel convento dei Servi, opere tutte smarrite. Delle pitture documentate del CameratarimangonosoloIlmiracolodiS.EustachionellachiesadiS.Stae, forse il suo capolavoro, e S. Girolamo Miani,giànellasagrestiadiS. Giacomo dell’Orio e ora nella curia patriarcale. Conosciamo, inoltre, attraverso un’incisione di A. Faldoni (Biblioteca del Museo civico di Bas-sano) un suo Davidchefuggel’iradiSaulchesaràutilizzatonell’Estro poetico-armonico di B. Marcello e G. A. Giustiniani, 1724-27, e Davidchesuona la lira.IlMorazzonigliattribuisceancheildisegnodell’antiportadelle Storie venezianediM.C.Sabellico(1718).PeraffinitàstilisticaglisipossonoancheattribuireilCristo e la Veronica e una Annunciazione, attualmentenelcorodellachiesadelloSpiritoSanto,sempreaVenezia,provenientidalconventodelleagostiniane,nonchéunbell’affrescodico-loreperlaceosullascaladellacanonicadiS.SimeonePiccolo,raffiguran-teunAngeloinattodipresentareilmodellodellachiesaaiss.SimeoneeGiuda.Inbaseaconsiderazionistilistiche,sembrapureesserestatoterminato da Camerata un Miracolodi S. Antonio di Padova, ora nella parrocchialediFrattaPolesine,delqualeesisteunoschizzoapennaeacquerelloall’AshmoleanMuseumdiOxford.SecondoV.daCanal,Camerataavrebbe«lavoratoconbuongiudizioedimaniera assai spedita», avrebbe avuto «buon colorito» e avrebbe inteso «ilchiaroscuro».Lopreferivaperò«inpochefigurepoichénelleteledigrandimensioneparechenonsifermiechenonamimoltolacorrezio-ne».Considerava«adognimodo[che]haunbuonpennelloecavasidalcomunedeipittoriviventi».A.Longhidicecheavrebbe«presolama-nieradeldipingerediGregorioLazzariniperlaqualefustimatoassai»,eanchesecondoloZanettiegliavrebbe«seguitolevestigiadelMaestroconfelicità».MabenpiùvicinoalveropareinveceV.daCanalopinandoche«s’allontanòdeltuttodallamanieradelsuomaestro».Lapitturava-porosairidiscentediCamerata,impreziositadaperlaceicangiantismi,èdifattiassaipersonale,sebbenenellacomposizioneenellatipologiaeglisembri talvolta ispirarsi al Balestra.Ebbeunnipoteediscepolo,anch’eglidinomeGiuseppe,notoincisore.

GASPARE MUTTONI, DETTO DELLA VECCHIA All’iniziodelsecondodecennioGaspareVecchiasidimostralapersona-litàartisticacertamentepiù interessante inIstria.PrimogenitoeunicomaschiodeiquattrofiglidiPietroVecchia,Gaspareereditò labottegapaternaveneziana:loconfermal’orgogliosaiscrizioneconladata1711sulbacilecongliunguentidiMariadiMagdalanellaCena in casa del fariseonella chiesadellaBeataVerginedellaMisericordiaaBuie,unadelleottogranditeledelciclocristologicocommissionatodalvescovodiCittanovaNicolòGabrielli.Comeilpadre(«letteratoebuonfilosofo»loricordavailTemanza),GaspareVecchiadimostròdicoltivaremoltepliciinteressi, dallamatematica alla cartografia alla teoriamusicale: il suotrattato Pratica di musica moderna fu edito, sempre nel 1711, a Venezia. Nella serie istriana, la sola testimonianza documentata della sua maniera pittorica, l’autorearticola lescenedellavitadiGesù«condisinvolturaneglisfondiarchitettonici(dovenonmancanoreminescenzeveronesianecome nelle Nozze di Cana) condotte con certa rettorica naturalistica, ereditata evidentemente dai ‘tenebrosi’, non senza residui di tipologiacaricatapaterna»(Pallucchini).Sutalipremesseglistudiosihannopro-vatoaricostruireunembrionalecatalogodellasuaproduzionepittorica,

Biografie degli artisti

rivolgendosiesclusivamenteaoperenelterritorioistriano:aIsola,nellaparrocchialediSanMauro,glisiattribuisconoalcunipennacchidellana-vatacentrale;aParenzo,orainSantaMariadegliAngelimaprovenientidall’Eufrasiana, Moséeilserpentedibronzo e San Simone apostolo); a Grisignana,nellachiesadeiSantiVitoeModesto,San Pietro d’Alcantara. Infine,fapartedeibeniprovenientidell’IstriadiproprietàdeiFratiminoridella Provincia Veneta la PresentazionediGesùBambinoalTempiooggiesposta presso il museo Raffaelli del convento di Sant’Antonio di Gemona delFriuli,darestituireconsicurezzaaGaspareVecchia,versioneinpic-colodellecomposizioniscenografichesulleparetidellachiesadellaMise-ricordianel1711:forseunsaggiopittoricodaproporrealcommittente,in questo caso il vescovo di Cittanova, ma residente a Buie, Gabrielli, chepuòaversceltodirivolgersiaquest’artistaancheinvirtùdel‘telero’dipinto dal padre Pietro per il duomo di Pola su commissione del vescovo Alvise Marcello.

SANTE PIATTI(Venezia, 1687 - 1747?)ScolarodelDiamantini,sidedicaallagrandedecorazioneafrescoeadolio.NellaChiesadiS.MoisèfiguralasuatelaLa lapidazione di S. Ste-fano,diintonazionericcesca.DiluisiricordaanchelapalaL’Assunzione sull’altare della Sala terrena della Scuola di Santa Maria del Carmine.PiattièautoreaSanSimonPiccoloaVeneziadelledecorazionipittorichedeltabernacolodell’altarmaggiore,incuil’insegnamentoriccescoviene«ridottoinformepiùmollieconcoloripiùzuccherosi»(Moretti).Maestrodi«eruditestorie»nelletestimonianzecontemporanee,che«sidiedeallostudio delle belle lettere, e d’istoria, per poter propriamente e convenien-temente rappresentare quello che doveva dipingere» (Orlandi), trovònelvescovodiCittanovaGaspareNegri,unraffinatocommittenteperilquale dipinse una pala per il duomo di Buie.

GIAMBATTISTA PITTONI (Venezia, 1687 - 1767) Provenientedaunafamigliadipittori,imparòl’artedallozioFrancescoPittoni,conilqualeeseguìnel1716ildipintoSansone e Dalila (Pordeno-ne, Collezione Querini).Unapiùchiara indicazionesugliorientamentidelpittoreall’iniziodellasuaattività,ancoralegataaimodidelbarocco,èsuggeritadabenin-dividuati riferimenti stilistici con la pittura di Antonio Balestra, operante a Venezia nel primo ventennio del Settecento. Attraverso alcune opere compiute dall’artista subito dopo quest’epoca, come il Martirio di San Tommaso (Venezia, Chiesa di San Stae) eDiana e Atteone (Vicenza, Museo)siprecisanogiàicaratteriessenzialidellasuapittura:ricchezzadelcolore,scioltodispiegarsidelleforme,unestremononchémanieratorigoreneldefinireiparticolarieunsoffusosensodilanguorecheaggiun-geallecomposizioniunanotadiraffinataeleziosapreziosità,propriadelrococòeuropeo.AlgustodiSebastianoRicciedelTiepolo,perplasticitàformaleefre-schezzadelcolore,appartengonolapalaconiSanti Pietro e Paolo e Pio VcheadoranolaVergine(Vicenza,ChiesadiSantaCorona)eilGiura-mento di Annibale(Milano,Brera).IntornoaglianniventidelSettecentolasuapersonalitàsidelineaconpiùprecisione,rivelandouncaratterevigorosoemonumentalenegliaffreschi.Nel1720dipingeperlachiesaveneziana di San Stae Il Martirio di San Tommaso e tra il 1722 e il 1730 lavoraaquattrotelediunciclomoltopiùampio(intuttoeranoventi-quattro) dei TombeauxdesPrinces ideato da McSwiney, in cui erano rap-presentatialcunideipiùcelebriuominidellastoriabritannica.AllastessarealizzazionefuronochiamatiancheCanaletto,iRicci,GiovanniBattistaCimaroliedaltriartistivenezianiebolognesi.Pittonilavoraquisoprattut-tocomeritrattista.Neglistessiannilacomposizionedellefigurediventapiù sicura, il lavoro sulla resa del chiaroscuro si può dire ultimato, lostudio sui colori rivela la capacità di usarli in modo contrapposto e vivace elaresadeiparticolarièmoltopiùprecisa;diquestosonotestimonianzadueopereconservatenellachiesadiSantaCoronaaVicenza,San Pietro, SanPaoloePioVadoranti laVergine.Pertuttalavitaalternailfilonedevozionale a quello storico e mitologico, maggiormente richiesti daicollezionisti.Seguono,neldecennio1730-1740alcunicapolavori,comeLa Natività(Rovigo,AccademiadeiConcordi),laContinenza di Scipione (Parigi,Louvre)eleallegoriedelsoffittodiCàPesaroaVenezia.Uncertoripiegamentosuivalorisicuridelpassatodenuncianoleoperepiùtarde,qualiilMartirio di Santa Esteria(Bergamo,Duomo),l’Allegoriadelle Scienze e delle Arti (Valdagno,CollezioneMarzotto)el’Annuncia-zione del 1757 delle Gallerie veneziane.

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