S P E C I A L E LEGGERE L’ANARCHIA · Tesi e ricerche Anarchismo e ... Furio Biagini, Ornella...

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7 Memoria storica: Ricordo di Paolo Gobetti Storia per immagini: L’esperienza del Pacific Street Film Projects Testimonianze orali: Paul Avrich intervista Frank Brand La rete: Mappa libertaria nella CSI Cose nostre: I fondi dell’Archivio Pinelli Informazioni editoriali: L’istruzione integrale di Paul Robin SPECIALE LEGGERE L’ANARCHIA

Transcript of S P E C I A L E LEGGERE L’ANARCHIA · Tesi e ricerche Anarchismo e ... Furio Biagini, Ornella...

7Memoria storica:Ricordo di Paolo Gobetti

Storia per immagini:L’esperienza del PacificStreet Film Projects

Testimonianze orali:Paul Avrich intervistaFrank Brand

La rete:Mappa libertaria nella CSI

Cose nostre:I fondi dell’Archivio Pinelli

Informazionieditoriali:L’istruzione integrale diPaul Robin

S P E C I A L ELEGGERE L’ANARCHIA

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Cose nostre•I fondi dell’Archivio Pinelli• Spagna 1936

Tesi e ricercheAnarchismo e accademia

Memoria storica• Documenti rari:«La Scuola Moderna»a cura di F. Codello• Documenti inediti:Paul Eltzbacherdi L. Bettini

Informazioni bibliograficheLeggere l’anarchiaa cura di S. Vaccaro

Informazioni editoriali• Paul Robina cura di F. Codello• Atti del convegno suKropotkina cura di B. Morel

Memoria storicaTestimonianze orali:• Brand alias Arrigonia cura di P. Avrich• Ricordo di Paolo Gobetti;• Intervista a CorradoQuaglinoa cura di T. Imperato

La retePiccola mappa libertaria nellaCSI

Storia per immaginiL’obbiettivo del Pacific Streetsull’anarchismo americanoa cura di O. Buti

Varie ed eventuali

Blob anarchia

Hanno collaborato a questo numero, oltre agli autori delle varie schede informative, Furio Biagini, OrnellaButi, Rossella Di Leo, Lorenzo Pezzica per la redazione testi e Fabrizio Villa per la redazione grafica.

Foto di copertina: Venezia '84, Incontro internazionale anarchico: la libreria.Foto retro di copertina: Manifestazione studentesca, Firenze, 16 maggio 1968.

Foto all'interno: bandiere di gruppi anarchici storici.

uesto 1996 è per noi un anno di celebrazioni. Il

Centro studi libertari e l’Archivio Pinelli si sono infatti costituiti

venti anni fa, nel 1976, intorno al convegno internazionale di

studi bakuniniani tenutosi a Venezia nel settembre di quell’anno

e intorno alla consistente biblioteca donata da Pio Turroni che

ha formato il nucleo iniziale dell’archivio. Venti anni vengono

una volta sola ed è dunque nostra intenzione celebrare degna-

mente l’avvenimento.

In realtà lo stiamo già facendo secondo il nostro stile, e cioè or-

ganizzando attività di ricerca che quest’anno – 60° della rivolu-

zione spagnola – ci vedranno impegnati a Milano e a Roma in

alcune iniziative. Ma stiamo pensando anche a un incontro con i

nostri soci e collaboratori – per fare un bilancio complessivo di

questi venti anni e parlare di progetti futuri – che pensiamo di

indire a metà settembre a lato di un’altra celebrazione in pro-

gramma: quella della cooperativa Editrice A, che in quest’anno

cruciale festeggia il 50° anniversario di «Volontà» (fondata nel

1946 da Giovanna Berneri e Cesare Zaccaria), il 25° anniversa-

rio di «A rivista anarchica» (il cui primo numero è uscito nel

febbraio 1971) e il 10° anniversario delle edizioni Elèuthera

(nate nel settembre 1986).

L’idea è quella di organizzare un incontro conviviale tra quanti

hanno partecipato, sostenuto, incoraggiato e, perché no?, anche

criticato queste quattro iniziative. Festa vera, magari un po’ au-

tocelebrativa, senza discorsi e commemorazioni (o quasi), giu-

sto per ritemprarci al calore della comunità anarchica e conti-

nuare con tenacia il nostro lavoro. Come è ovvio, questo edito-

riale è un invito».

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4Cose nostre

Fondidell’Archivio

PinelliNel corso dei vent’anni diattività dell’Archivio moltesono state le donazioni chehanno concorso a costituireil consistente patrimonio dilibri, opuscoli, testate, foto-grafie e documenti conser-vati. Per la maggior parte siè trattato di una miriade didonazioni quantitativamen-te modeste pur se spessoqualitativamente significati-ve, vuoi perché ci venivanodonati testi rari e introvabili,messi generosamente a di-sposizione di tutti, vuoi per-ché ci venivano affidati pic-coli pezzi di storia persona-le, ricordi, affetti importantiper chi ci donava questi ma-teriali. Alcune di queste do-nazioni sono invece statemolto importanti, sia quali-tativamente che quantitati-vamente, e hanno contribui-to a costituire la strutturaportante dell’Archivio. Quidi seguito presentiamo, conbrevi note biografiche, que-sti fondi principali, elencan-doli nell’ordine cronologicodi acquisizione.A tutti questi grandi e pic-coli donatori va il nostroringraziamento (anche se

alcuni, che per noi sono sta-ti molto importanti, non cisono più per poterlo riceve-re), che poi è il ringrazia-mento di tutti coloro chevogliono conservare la me-moria per inventarsi il futu-ro.

Pio TurroniTurroni nasce a Cesena il30 maggio 1906. Schedatodalla Questura già a sedicianni, per sfuggire alle per-secuzioni fasciste nel 1923emigra in Belgio. Da quinel 1925 si trasferisce inFrancia partecipando attiva-mente alla lotta antifascista.Dal 1933 al 1935 anima, in-sieme a Camillo Berneri, ilGruppo Edizioni Libertariedi Brest, che pubblica tral’altro L’operaiolatria dellostesso Berneri e La guerrache viene di Simon Weil.Allo scoppio della guerracivile spagnola parte per laSpagna e si arruola volonta-rio nella Sezione italiana

della Colonna Ascaso, re-stando ferito due volte: laprima il 20 ottobre 1936 sulfronte di Huesca, la secondail 3 marzo 1937 sul frontedi Teruel. Riparato in Fran-cia dopo i tragici fatti delmaggio ’37 a Barcellona,viene arrestato e internato inun campo di prigionia dalquale evaderà poco dopo.Raggiunta Marsiglia, coor-dina fin quando gli eventiglielo consentono gli aiuti airifugiati antifascisti che arri-vano dal movimento anar-chico italo-americano. Ar-restato allo scoppio della se-conda guerra mondiale, riu-scirà nuovamente a fuggirepartendo prima per il Ma-rocco e in seguito, dopoaver ottenuto un passaportomessicano in quanto com-battente volontario in Spa-gna, per il Messico rima-nendovi per alcuni anni.Nel 1943 rientra in Italia edopera subito per riorganiz-zare il movimento anarchi-co, stabilendosi inizialmen-te in Puglia e poi risalendoverso nord via via che le vi-cende belliche lo consento-no. Nel dopoguerra diventaredattore responsabile dellarivista «Volontà», fondatada Giovanna Berneri e Ce-sare Zaccaria, sin dal primonumero uscito a Napoli nel1946. Nel 1950, insieme aGigi Damiani, fonda il

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quindicinale «L’Antistato»e poco dopo il gruppo edi-toriale con lo stesso nomeche gestirà fino alla metàdegli anni ’70. Accanto alsuo impegno editoriale, èanche un instancabile mili-tante e partecipa attivamen-te soprattutto alle attivitàdei Gruppi di IniziativaAnarchica (G.I.A.), di cuinel 1965 è stato uno deifondatori.Già prima della sua morte,avvenuta a Cesena il 7 apri-le 1982, la ricca bibliotecache Turroni ha messo insie-me nel dopoguerra è statadonata all’Archivio Pinelli,costituendone il nucleo ini-ziale. Successivamente èstata integrata anche dal suoarchivio personale, grazie alquale è possibile ricostruire

la sua fitta rete di contattisia in Italia sia all’estero, inparticolare con il movimen-to italo-americano raccoltointorno all’«Adunata delRefrattari».

Michele DamianiMichele Damiano (anche seassumerà poi il nomeDamiani) nasce a Canosa diPuglia il 29 marzo 1903.Giovanissimo, nel 1919 co-mincia la sua attività nelmovimento operaio e si fasubito notare per gli accesicontraddittori pubblici chetiene con gli avversari poli-tici, abitudine che manterràper tutta la vita. Dopo unabrevissima esperienza nelpartito socialista, già nel1920 milita nelle file anar-chiche e insieme ad altrifonda il gruppo «Luce».Nel 1921, dopo dieci mesidi latitanza, viene incarcera-to con l’accusa di propagan-da anarchica e incitamentoalla ribellione, ma vieneprosciolto. In quanto antifa-scista notorio subisce arrestie persecuzioni continue.Nel 1929 riceve due anni diammonizione per attivitàantifascista. Nel gennaio1933 viene arrestato con al-tri venti anarchici canosini,dodici dei quali vengono in-viati al confino per un quin-quennio, e tra questi c’è an-che Damiani. Rilasciato alla

scadenza dei termini conti-nua la sua lotta alla dittaturae l’8 settembre fa già il pri-mo comizio pubblico. Nonappena sconfitto il nazifasci-smo, la sua denuncia pubbli-ca si rivolge verso i «libera-tori», che si affrettano a proi-bire agli anarchici la pubbli-cazione delle loro testate.Ciononostante esce in formaclandestina il foglio «Rivo-luzione Libertaria», organodell’Alleanza dei gruppi li-bertari dell’Italia liberata.Nel dopoguerra partecipa at-tivamente al ricostituito mo-vimento anarchico, tenendospesso comizi e conferenze epartecipando attivamentealle attività dei GIA. Muorea Canosa il 17 gennaio 1977,a seguito di un incidente au-tomobilistico, lasciando al-l’Archivio Pinelli la bibliote-ca da lui raccolta nel dopo-guerra.

6Cose nostre

Leonardo BettiniLigure di nascita e toscanodi adozione, Bettini ha fat-to durante la sua vita moltie bizzarri mestieri, come ilbaro e il derattizzatore. Mala sua passione era la ricer-ca storica e il suo maggiorimpegno è stata la compila-zione dei due volumi sullaBibliografia dell’anarchi-smo, pubblicati all’iniziodegli anni ’70, nei quali hacatalogato la quasi totalitàdei periodici anarchici dilingua italiana pubblicati inItalia (vol.I) e all’estero(vol.II). Quest’opera, già diper sé imponente e prezio-sa, era solo l’inizio di unlavoro ancor più monu-mentale che purtroppo nonè stato possibile portare atermine per la sua precocemorte. Nel corso di questaricerca Bettini aveva rac-colto in microfilm circa500 testate in lingua italia-na che sono poi state acqui-site dall’Archivio Pinellinel 1982, poco prima delsuo suicidio.

Max SartinÈ lo pseudonimo con cuiRaffaele Schiavina [vedianche «Il Fondo l’Aduna-ta», Bollettino 6] ha firma-to per cinquant’anni i suoiarticoli su «L’Adunata deiRefrattari» (USA). Nato aFerrara nel 1894, giovanis-

simo diventa anarchico epoco prima dello scoppiodella prima guerra mondia-le emigra negli Stati Uniti,dove continua la sua attivi-tà militante. Redattore eamministratore del periodi-co anarchico «Cronacasovversiva», diretto da Lui-gi Galleani, nel giugno1919 viene arrestato insie-me allo stesso Galleani edeportato in Italia. Qui nel1920 i due danno vita aduna edizione italiana della«Cronaca sovversiva», dicui inviano 4.000 copie inUSA con il falso titolo di«A stormo» per aggirare lacensura statunitense cheaveva proibito questa testa-ta. L’edizione italiana ces-sa però le pubblicazioninell’ottobre del 1920 perl’arresto di Schiavina cheviene accusato di essere

uno degli organizzatori de-gli Arditi del popolo. Dopodue anni di carcere preven-tivo viene assolto il 22 ot-tobre 1922 e ripara a Parigidove nel 1925 fonda unodei più importanti foglianarchici dell’emigrazione:«Il Monito». Dopo aver at-tentato con successo alconsole fascista di Parigi sirifugia nuovamente negliStati Uniti dove entra clan-destino (e tale rimarrà finoalla morte avvenuta nel1987 a Salt Lake City,Utah). Nel 1927 assume ladirezione del periodico«L’Adunata dei Refratta-ri», che dirigerà sino allachiusura nel febbraio del1972.Max Sartin ha donato al-l’Archivio Pinelli, oltre aun centinaio di foto sul mo-vimento italo-americano,opuscoli difficilmente re-peribili, pubblicati a Parigidurante il ventennio fasci-sta o negli Stati Uniti tra il1920 e il 1972.

Vincenzina VanzettiSorella di BartolomeoVanzetti, anarchico italianocondannato con NicolaSacco alla pena di mortedalla magistratura america-na nel 1927, era la penulti-ma dei quattro figli diGiovanBattista. Nata nel1903 e morta nel 1993,

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Vincenzina ricorda a mala-pena il fratello maggioreemigrato negli Stati Unitinel 1908. Se all’epoca deifatti è la sorella Luigia chefa di tutto per ottenere lagrazia per il fratello, è in-vece Vincenzina che, apartire dalla fine degli anni’60, s’impegna attivamenteper ottenerne la riabilita-zione dal governatore delMassachusetts. Nel 1977 ilgovernatore democraticoDukakis pronuncia la fa-mosa dichiarazione che ria-bilita la memoria dei due

anarchici italiani ingiusta-mente condannati. L’abita-zione di Vincenzina a Cu-neo è stata fino al 1987 unvero e proprio museo dellavicenda Sacco e Vanzetti.Dopo il convegno diVillafalletto, tenutosi inquello stesso anno, ha do-nato tutto il materiale pos-seduto all’Istituto storicodella Resistenza di Cuneocon copie depositate al-l’Archivio FamigliaBerneri e all’ArchivioPinelli.

Eliane VincileoniNata intorno alla metà de-gli anni ’30 in Corsica, sistabilisce a Milano alla finedegli anni ’50, dove rimanefino alla morte avvenutanel 1989. Vive il mondodella moda (come modelladi Christian Dior prima,come creatrice e artigianapoi), ma vive soprattutto econ grande intensità e pas-sione la «politica» deglianni ’60. «Figlia d’arte»del resto: un suo zio è statodeputato comunista per laCorsica. La sua solidarietàva innanzi tutto alla resi-stenza anti-franchista spa-gnola, con la quale collabo-ra a lungo. Nel 1963 è tra ipromotori, a Milano, di«Materialismo e libertà»,una rivista di azione e studilibertari. Nel 1969 vienearrestata, e poi liberata eprosciolta in istruttoria,nell’ambito dell’inchiestasu alcuni attentati della pri-mavera di quell’anno falsa-mente attribuiti agli anar-chici. Dopo la morte, persua esplicita volontà, i libridi carattere politico (di cuiuna buona parte in francesee spagnolo) sono andati al-l’Archivio Pinelli.

Luce FabbriFiglia di Luigi Fabbri, unodei più noti anarchici italia-ni (Fabriano 1877 - Monte-

8Cose nostre

video 1935) e militanteanarchica lei stessa, nasce aRoma il 25 luglio 1908.Nel 1928 è costretta a la-sciare clandestinamentel’Italia per sfuggire alla re-pressione fascista. Riparacon la famiglia in Uruguaye si stabilisce a Montevi-deo, dove risiede ancoroggi. Dopo la morte del pa-dre, dirige la rivista «StudiSociali», da lui fondata,fino al 1946. Negli anni’40 diventa docente di Let-teratura italiana nella localeuniversità ed ancora oggi,sebbene già in pensione,tiene alcuni corsi. Attivamilitante anche a Montevi-deo, ha avuto notevoli dif-ficoltà, sia in ambito lavo-rativo sia nella vita privata,durante gli anni della ditta-tura militare in Uruguay.Oggi, a 87 anni d’età, pub-blica la rivista «Opción Li-bertaria» e ha appena finito

di scrivere una biografiadel padre [Luigi Fabbri.Storia d’un uomo libero,BFS, Pisa, 1996].Luce Fabbri ha donato al-l’Archivio Pinelli le colle-zioni complete di una qua-rantina di pubblicazionianarchiche e non pubblica-te in vari Paesi negli anni’30 e ’40. Di particolare ri-levanza «La revistablanca» spagnola, i numeriunici pubblicati a Parigidall’emigrazione anarchicae la collezione completadel periodico «Giustizia elibertà».

Luciano FarinelliDi famiglia anarchica,Farinelli [vedi anche Bol-lettino 6] milita nel movi-mento sin dall’immediatodopoguerra divenendo benpresto un punto di riferi-mento per il movimentomarchigiano, e tale rimarràfino alla morte avvenutanel giugno 1995. Autodi-datta, diventa il responsabi-le de «L’Internazionale»,testata prima mensile e poiquindicinale che uscirà,sotto la sua direzione, dal1965 al 1990, e sarà unodei militanti di punta deiGruppi di Iniziativa Anar-chica. Fondatore e anima-tore della Casa Malatesta,la sede storica dell’anarchi-smo anconetano, Farinelli

raccoglie nel corso deglianni un’importante biblio-teca/emeroteca. Tutto que-sto materiale, unitamenteall’archivio de «L’Interna-zionale», sono stati donatiall’Archivio Pinelli costi-tuendo quantitativamentela donazione più consisten-te finora ricevuta e ora incorso di catalogazione.

Pag. 5 in basso: Pio TurroniPag. 5 in alto: MicheleDamianiPag. 6: Max Sartin (diprofilo)Pag. 7: Bartolomeo Vanzettie Nicola SaccoPag. 8 sinistra: Luce FabbriPag. 8 destra: LucianoFarinelli

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Spagna1936

In occasione del 60° anni-versario della rivoluzionespagnola ci sono in pro-gramma alcune iniziative.A Milano, mercoledì 10 lu-glio (ore 18-23), presso lasede dell’USI/Sanità in via-le Bligny 22 ci sarà l’in-contro intitolato Spagna1936-1939: libertà rivolu-zione utopia. Questo incon-tro è organizzato dal Cen-tro studi libertari, dalla Co-operativa Alekos e dal-l’USI/Sanità all’interno del«Luglio Libertario» lom-bardo, che prevede decinedi iniziative, promosse dauna ventina di gruppi diMilano e della Brianza, chesi terranno nel corso delmese. Il dibattito sulla rivo-luzione spagnola vedrà lapartecipazione di NicoBerti (Utopia e politica.Gli anarchici spagnoli e ilparadigma del potere),Alfonso Botti (Chiesa eguerra civile), MarcoNovarino (Tra Stalin eDurruti, i comunisti dissi-denti), Marco Puppini (Gliantifascisti italiani in Spa-gna) e Claudio Venza (La«lezione» spagnola).Dal punto di vista editoria-le tra settembre e novem-

bre sono stati annun-ciati alcuni volumisugli eventi di quelperiodo. Elèutheramanda in stampa unlibro di CarlosSemprun Maura inti-tolato Libertad! Ri-voluzione econtrorivoluzione inCatalogna (224 pp. /25.000 lire). Si trattadi una versione rivi-sta dall’autore e connuova prefazione deltitolo già stampatodalle edizioni Anti-stato esattamente venti annifa. Il libro parla soprattuttodel periodo rivoluzionario,ovvero dei mesi che vannodal luglio 1936 ai tragicifatti del maggio 1937, chechiudono la fase rivoluzio-naria, anche se alcune im-portanti realizzazioni(come numerosecollettivizzazioni agricole eindustriali) verranno spaz-zate via solo con la vittoriafranchista. Anche la rivista«Volontà» annuncia un nu-mero speciale a più vocisulla rivoluzione spagnolacon un taglio che non saràesclusivamente storico.Sono previsti contributi diNico Berti, Claudio Venza,Antoni Castells, WaltherBernecker, Rudolf DeJong, Paco Madrid Santos,Carlos Semprun Maura, e

le testimonianze di PepitaCarpena, AntoniaFontanillas, DiegoCamacho e Vicente Martì.Infine, le edizioni Zero inCondotta annunciano pernovembre la pubblicazionedi un libro fotografico suBuenaventura Durruti, unacollaborazione internazio-nale che vede questo librouscire contemporaneamen-te in altre quattro edizioni.Elèuthera, C.P. 17025,20170 Milano,tel. 02/26 14 39 50Volontà, C.P. 10667,20110 Milano, tel. 02/2846 923Zero in condotta, vialeMonza 255, 20126 Milano,tel. 02/25 51 994

In alto: l'immagine simbolodell'iniziativa

10Tesi e ricerche

ANARCHISMO E ACCADEMIALa novità dell’anno accademico 1995-1996, che sta ormai per concludersi, è la

ricomparsa in diversi atenei, dopo alcuni anni di assenza, di corsi specificisull’anarchismo o che lo includono in piani di studio più generali. Qui di seguito

riportiamo le schede di presentazione di due corsi, entrambi tenutisi all’università diVenezia, il primo nell’insegnamento Storia dei movimenti e dei partiti politici e il

secondo nell’insegnamento Storia delle dottrine politiche.

L’altra Italia. Alle sorgenti laiche,libertarie ed anarchiche della democrazia

corso tenuto dal prof. Giannantonio Paladini

Il corso si propone di trattare le vicendedella democrazia italiana nell’Europa traOttocento e Novecento. Gli studenti siavvarranno, per un quadro di riferimentogenerale, del volume di G. Candeloro,Storia dell’Italia moderna. VI. Lo svilup-po del capitalismo e del movimento ope-raio: 1871-1896, Feltrinelli, Milano1970.La prima parte del corso sarà dedicata al-l’impianto del nuovo stato unitario. Perquesta parte del corso è richiesta la letturadel volume a cura di G. Sabbatucci e V.Vidotto, Storia d’Italia. 2. Il nuovo statoe la società civile, Laterza, Bari 1995.La seconda parte del corso si soffermeràsulle principali forze e correnti della de-mocrazia italiana: quelleeterodosse del risorgimento,quelle anarchiche, marxiste eoperaiste del periodopostunitario, quella repubbli-cana e quella radicale, quelleeretiche del campo liberale,socialista, sindacalista rivolu-zionario e comunista, finoall’azionismo degli anni del-l’esilio antifascista. Per questa

parte del corso, nella quale potranno esse-re avviati specifici approfondimenti, glistudenti concorderanno con il docente lascelta dei testi da leggere tra quelli indica-ti nelle lezioni. Fin d’ora si segnalano:R. Zangheri, Storia del socialismo italia-no. 1. Dalla rivoluzione francese a An-drea Costa, Einaudi, Torino, 1993;N. Rosselli, Mazzini e Bakunin. Dodicianni di movimento operaio in Italia(1860-1872), Einaudi, Torino, 1967[1927];G. Berti, Francesco Saverio Merlino.

Dall’anarchismo socialista alsocialismo liberale (1856-1930), Franco Angeli, Milano,1993;G. Santarelli, Il socialismoanarchico in Italia, Feltrinelli,Milano, 1973;S. M. Ganci, L’Italiaantimoderata. Radicali, repub-blicani, socialisti, autonomistidall’Unità ad oggi, Parma,1968;A. Galante Garrone, I Radicaliin Italia. 1849-1925, Garzanti,Milano, 1973;

11 Tesi e ricerche

P.C. Masini, Storia degli anarchici italia-ni da Bakunin a Malatesta, Rizzoli, Mila-no, 1969;P.C. Masini, Cafiero, Rizzoli, Milano,1974;P. C. Masini, Eresie dell’Ottocento, Edi-toriale Nuova, Milano, 1978;C. Malandrino, Socialismo e libertà. Au-tonomie, federalismo; Europa da Rossellia Silone, Franco Angeli, Milano, 1990;

P. Bagnoli, La rivoluzione delliberalismo. Saggio su Piero Gobetti,Bulzoni, Roma, 1986;E. Civolani, L’anarchismo dopo la Comu-ne. I casi italiano e spagnolo, Franco An-geli, Milano, 1981;A. Dadà, L’anarchismo in Italia: fra mo-vimento e partito. Storia e documenti del-l’anarchismo italiano, Teti, Milano,1984.

Il pensiero anarchico «classico»corso tenuto dalla prof.ssa Bruna Bianchi

Il corso si propone di offrire un’introdu-zione al pensiero anarchico tra la fine delSettecento e la fine dell’Ottocento. Nellaprima parte le lezioni presenteranno ilpensiero di William Godwin, Pierre-Joseph Proudhon, Mikhail Bakunin, ecc.,soffermandosi in particolare sulla vita ele opere di Godwin.La seconda parte sarà dedicata alla lettu-ra di testi su base seminariale,focalizzando l’attenzione sulle caratteri-stiche di un pensiero antiautoritario che,nella sua storia, ha rivelato forti legamiideali con il pacifismo e la nonviolenza.Gli studenti potranno scegliere percorsiindividuali d’approfondimento sulla based’un elenco di testi che sarà illustrato nelcorso delle lezioni. Per accostarsi altema del corso monografico si consigliala lettura d’una delle seguenti opere disintesi: Giampietro N. Berti, Un’ideaesagerata di libertà, introduzione al pen-siero anarchico, Elèuthera, Milano,1994; G. Crowder, Classical Anarchism,Clarendon, Oxford, 1991.

Nell’ambito del corso si sono tenute an-che le seguenti conferenze: ClaudioVenza, L’anarchismo spagnolo tra Otto-cento e Novecento; Giampietro Berti,L’idea di libertà nel pensiero anarchicoclassico; Antonello Salomoni, Il pensie-ro politico e religioso di Tolstoj in Italia.

Memoria storica 12

DOCUMENTI RARI

«La Scuola Moderna»rivista quindicinale di cultura popolare

a cura di Francesco Codello

Tra il novembre del 1910 (16-30nov., a.I n.1) e il maggio 1911 (a.In.10) viene pubblicata a Bologna que-sta rivista che si inserisce a pieno ti-tolo nel panorama politico e pedago-gico italiano, concorrendo a caratte-rizzare in senso educazionista unaparte del movimento anarchico italia-no di questi primi anni del secolo.Tra i redattori figurano personalità dispicco come Pietro Gori, Luigi Fabbrie Domenico Zavattero, che insieme aAngelo Tonello e Adele Sartini costi-tuiscono un gruppo redazionale dispiccate vocazioni educazioniste ma,al contempo, di accesa fede rivoluzio-naria e libertaria.«La Scuola Moderna» vedela luce dopo l’esperienzadella Escuela Moderna e lafucilazione di Ferrer edopo l’iniziativa della rivi-sta «La Scuola Laica» diRoma [vedi Bollettinon°6], in un periodo in cuiforte è anche in Italia l’at-tenzione del movimentoanarchico verso i temi del-l’educazione e della scuo-la. Il che avviene grazieanche alla vivace iniziativadi Luigi Molinari, al com-plessivo movimento delle

Università Popolari e all’esperienzadell’asilo razionalista di Clivio.La rivista assolve, nell’intento deisuoi redattori e nella suastrutturazione, al duplice compito didivulgare, da un lato, le teorie e leesperienze degli anarchici europeinell’ambito della pedagogia e, dal-l’altro, di dare attenzione ai problemianche quotidiani del rapporto inse-gnanti/alunni e genitori/figli.Scorrendo le pagine della rivista sipossono infatti trovare riprodottiscritti significativi e importanti dieducatori anarchici come Paul Robine libertari come Leone Tolstoj accan-to a rubriche come La pagina dellemammine nella quale si fornisconoconsigli pratici di igiene e educazio-ne alimentare, insieme ad interventi

di carattere più psico-peda-gogico. Non mancano artico-li di critica politica allascuola e di analisi pedagogi-ca, così come si possono leg-gere brevi sunti di divulga-zione scientifica. Una rivistainsomma che si misura conla complessità delleproblematiche che caratteriz-zano l’educazione nei variaspetti teorici, storici, psico-logici e politico-sociali.

Memoria storica13

Nell’editoriale dipresentazione l’im-

pegno dei redattori èproprio quello di non farneuna rivista astrusa e avulsadalla realtà: «Non trascurerà,nel suo corso, la trattazione diquesto o quel problema peda-gogico, e sarà quindi anche

una palestra per quegli educatori emaestri di scuola che vorranno direle proprie idee; ma il suo compitoprincipale è quello di diffondersifuori dallo stretto ambito dei maestrie degli scolari. Noi siamo convintiche oramai tutti sono un po’ maestrie scolari nella vita; e che la scuola airagazzi si fa più fuori dell’edificioscolastico che dentro».Lo scopo è dunque quello di portarela discussione sull’educazionelibertaria nell’ambito più ampio pos-sibile e di dare voce a tutte quelleesperienze e quelle voci che ancheall’interno della scuola e di altre isti-tuzioni educative si muovono nel

senso della libertàe dell’uguaglianza.Insomma un impianto decisamentemoderno caratterizza questa pubbli-cazione che dimostra e testimoniacome fosse vitale e diffusa la presen-za delle idee anarchiche in Italia tan-to da potersi permettere la pubblica-zione di riviste tematiche come que-sta.Sull’ultimo numero uscito (maggio-giugno 1911), nell’articolo di apertu-ra viene riassunta in modo chiaro edesplicito la concezione educazionistache fa da sfondo a quest’esperienzabolognese e che ben coglie il proble-ma essenziale di ogni trasformazionedella società: «Nell’impazienza diraggiungere la fase risolutiva dellaquestione sociale, gli elementi cosid-detti sovversivi hanno trascuratosempre un fattore importantissimo ditrasformazione: la mentalità degliuomini».

In alto: la testata della rivista

Memoria storica 14

DOCUMENTI INEDITI

Paul Eltzbacherbreve nota bio-bibliografica scritta da Leonardo Bettini

Giurista tedesco (1868-1928), nacque aCologna e insegnò fino al 1906 all’Uni-versità di Halle, quindi allaHandelshochshule di Berlino. Non fu unmilitante anarchico e neppure un simpa-tizzante, scrisse tuttavia un’opera sullastoria del pensiero anarchico da Godwin aTolstoj, Der Anarchismus, Berlino, 1900,pp. XII-305, che venne molto apprezzatanegli ambienti libertari per «l’esposizionealtamente imparziale», venendo pronta-mente tradotta in varie lingue: spagnolo(1901); francese (1902 e 1923); russo(1906); inglese (1908 e 1960); yiddish(1909); e perfino in bulgaro e giapponese.Kropotkin, recensendone l’edizione tede-sca su «Les Temps Nouveaux» (Parigi, 6-14 settembre 1900), lo definì «un libroonesto sull’anarchia [...], un libro che faràepoca nella letteratura degli studi seri sul-l’anarchia». Lo stesso Tolstoj ne diede ungiudizio altamente positivo: «È un’operabuona; l’esposizione delle mie dottrine viè fatta in modo esatto e coscienzioso alpiù alto grado [...]. L’anarchia entra nellafase in cui il socialismo si trovava or sonotrent’anni: ha acquistato diritto di cittadi-nanza nel mondo scientifico».Per altri giudizi sull’opera vedi ancoraE.Z.[Zoccoli], in «Il Marzocco» Firenze,1902, n. 16, p.3; Catilina [L. Fabbri], in«Il Pensiero», 1° maggio 1907, p.143. Dellibro di Eltzbacher non esistono fino adoggi edizioni italiane, se si eccettua unaparziale traduzione apparsa a puntatesull’«Università Popolare» del 1914. Nel

1926, su autorizzazione dell’autore, CarloFrigerio ne aveva portato a termine la tra-duzione italiana (condotta sull’edizionefrancese curata da Otto Karmin), corre-dandola di chiose e di una prefazione. Illavoro doveva essere pubblicato alla finedi quell’anno o dell’anno successivo, maper motivi che si ignorano all’epoca restòinevaso e venne riesumato solo molti annipiù tardi dai redattori della rivista «Vo-lontà» (Pistoia), che lo pubblicarono apuntate sui n.8-12 del 1967, e 1-8 del1968.

Bibliografia essenziale:James J. Martin, Premessa all’edizioneamericana, New York, 1960; Wer Ist’s?,7a ediz., Leipzig, 1914, p. 376; ID., 9a

ediz., Berlino, 1928, p. 353;Giuseppe Rose, Gli storiografi dell’anar-chismo: P.E., in «Volontà», a. XV(1962), n. 1, pp. 9-16; n. 3, pp. 166-176;n. 5, pp. 284-294.Per dettagli sulle varie traduzioni di DerAnarchismus e di altri lavori diEltzbacher (di lui è noto un altro scrittominore, sullo stesso soggetto: DerAnarchismus, in «Handbuch der Politik»,vol. I, Berlin und Leipzig, 1912, pp. 168-179), vedi Deutsche Literatur Kalenderauf das Jahr 1902, Leipzig 1902, p. 315;Kürschners Deutscher Literatur-Kalender, Berlin 1916, p. 371;Kürschners Deutscher Gelehrten -Kalender, 1928-1929, Berlin und Leipzig1929, p. 463.

15 Informazioni bibliografiche

Leggere l’anarchiabibliografia ragionata

a cura di Salvo Vaccaro

Istruzioni per l’usoNon ho la presunzione di esaurire in questabibliografia la pubblicistica significativa perun approccio all’anarchismo. La costruzioneè senza dubbio soggettiva, il che non vuoldire arbitraria o faziosa o biografica. Vengonopresi in considerazione per lo più libri (i nu-meri monografici del trimestrale «Volontà», apartire dal 1987, nei fatti possiedono caratteri-stiche peculiari di libro), quasi tutti reperibilisul circuito ufficiale e, più facilmente, suquello «ufficioso» militante, vale a dire libre-rie, remainders, biblioteche, ar-chivi, sedi, occasioni di convegni,congressi, fiere, ecc. Importantesarebbe un lavoro sulla produzio-ne di opuscoli, qui quasi preva-lentemente tralasciati per il taglioadottato; altrettanto importantesarebbe una più ampia ricognizio-ne di singoli articoli o saggi in ri-viste e giornali la cui valenza su-peri il contesto temporale che die-de i natali a tali scritti. Affermociò avendo ben presente come ilrifiuto di sistematizzazione «para-accademica» della produzione dipensiero, anche militante, disper-da i materiali prodotti, dando luo-go a un mosaico complesso eintricato. Tale stile, poi, benverificabile in quei saperi di fron-tiera in cui il pensiero anarchico elibertario si misura con altre for-me di pensare, produce testi inprogress, reperibili appunto in

luoghi agevoli e non in costruzioni sedimen-tate quali sono i libri.

CLASSICIL’identità e la dignità di un pensiero si misu-rano, tra l’altro, anche attraverso l’articola-zione che alcuni pensatori, la maggior partedei quali sono stati attivi militanti del movi-mento anarchico, hanno dato ai vari aspet-ti di una teoria che ha raggiunto la massima

visibilità da un paio di secoli.

E. ARMAND, Vivere l’anarchia,Antistato, Milano, 1982

Michail BAKUNIN, Libertà,uguaglianza, rivoluzione,Antistato, Milano,1976

Michail BAKUNIN, Stato e anar-chia, Feltrinelli, Milano,1996

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Giampietro BERTI (a c.), La di-mensione libertaria diPierre-Joseph Proudhon,Città Nuova, Roma, 1982

Charles FOURIER, Il nuovo mon-do amoroso, Einaudi, Tori-no, 1971

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William GODWIN, La giustiziapolitica, Trimestre, Chieti,1994

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Etienne de LA BOËTIE, La servitù volontaria,Olivares, Milano, 1995

Errico MALATESTA, Rivoluzione e lotta quoti-diana, Antistato, Milano, 1982

Pierre-Joseph PROUDHON, Filosofia della mi-seria, Anarchismo, Catania, 1975

Pierre-Joseph PROUDHON, La giustizia nellarivoluzione e nella chiesa, UTET, Torino,1968

Rudolf ROCKER, Nazionalismo e cultura, 2voll., Anarchismo, Catania, 1977

Max STIRNER, L’Unico e la sua proprietà,Adelphi, Milano, 1991

Per un ulteriore approfondimento si fa pre-sente che le edizioni Anarchismo di Cataniahanno pubblicato sette volumi delle Operecomplete di Michail BAKUNIN, mentre le edi-zioni del Movimento Anarchico Italianohanno pubblicato in tre volumi tutti gli scrittidi Errico MALATESTA (Pagine di lotta quoti-diana, 2 voll. e Pensiero e Volontà, Carrara,1975). Infine, l’Archivio della FamigliaBERNERI ha in catalogo una serie di lavoriberneriani, editi a Pistoia a partire dagli anniSettanta.

STORIALa storia è un campo prediletto dalle rifles-sioni anarchiche, forse perché in essa sembraripetersi, pure in mutate condizioni, lapersistenza del dominio contro cui il pensie-ro si scaglia. L’anarchismo privilegia lachiave di lettura storica perché l’immersione

negli eventi consente una pratica militanteconiugata con la valorizzazione di una me-moria duplice: quella vincitrice, contro la cuiegemonia reinventare nuove occasioni dilotta, e quella vinta, da far riemergere comepossibilità non sempre perduta.

Opere in generale:Gino CERRITO, Dall’insurrezionalismo alla

settimana rossa, CP, Firenze, 1977Daniel GUERIN, L’anarchismo dalla dottrina

all’azione, Samonà e Savelli, Roma,1969

James JOLL, Gli anarchici, Il Saggiatore, Mi-lano, 1970

Pier Carlo MASINI, Storia degli anarchici ita-liani da Bakunin a Malatesta (1862-1892), Rizzoli, Milano, 1969 (BUR,1974)

Pier Carlo MASINI, Storia degli anarchici ita-liani nell’epoca degli attentati, Rizzoli,Milano, 1981

Louis MERCIER VEGA, La pratica dell’utopia,Antistato, Milano, 1978

George WOODCOCK, L’anarchia, Feltrinelli,Milano, 1966

Sulla rivoluzione inglese:Pietro ADAMO, Il dio dei blasfemi, anarchici

e libertini nella rivoluzione inglese,Unicopli, Milano, 1993

Sulla rivoluzione francese:Daniel GUERIN, Borghesi e proletari nella ri-

voluzione francese, La Salamandra, Mila-no, 1979

Pëtr KROPOTKIN, La grande rivoluzione,Anarchismo, Catania, 1975

Sul periodo della Prima Internazionale:Eva CICOLANI, L’anarchismo dopo la Comu-

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Sull’anarchismo americano:Antonio DONNO (a c.), America anarchica,

Lacaita, Manduria-Bari-Roma, 1994Antonio DONNO (a c.), La sovranità dell’in-

dividuo, Lacaita, Manduria-Bari-Roma,1994

Rudolf ROCKER, Pionieri della libertà, Anti-stato, Milano, 1982

Sulla rivoluzione sovietica:Paul AVRICH, L’altra anima della rivoluzio-

ne, Antistato, Milano, 1978Paul AVRICH, Kronstadt 1921, Mondadori,

Milano, 1971Pëtr ARSINOV, La rivoluzione anarchica in

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La storia attraverso la vita:Maurizio ANTONIOLI, Pietro Gori, il cavalie-

re errante dell’anarchia. Studi e testi,BFS, Pisa, 1995

Armando BORGHI, Mezzo secolo d’anarchia,Anarchismo, Catania, 1978

Costantino CAVALLERI, L’anarchico diBarrali, Editziones de su Arkiviu-Bibrioteka «Tommaso Serra», Guasila

Luce FABBRI, Luigi Fabbri. Storia d’unuomo libero, BFS, Pisa, 1996

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Antonio MARGARITI, America! America!,Galzerano, Casalvelino Scalo (Salerno),1993

Umberto TOMMASINI, L’anarchico triestino,Antistato, Milano, 1984

Corrado STAJANO, Il sovversivo, Einaudi, To-rino, 1975

A cinquant’anni dalla Liberazione:AA.VV., L’antifascismo rivoluzionario,

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Condotta, Milano, 1995Pietro BIANCONI, La resistenza libertaria,

18Informazioni bibliografiche

TraccEdizioni, Piombino, 1984Paola FERI, Il movimento anarchico in Italia

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Il dopo-guerra:Adriana DADÀ, L’anarchismo in Italia: fra

movimento e partito, Teti, Milano,1984Italino ROSSI, La ripresa del movimento

anarchico italiano, RL, Pistoia, 1981VOLONTÀ, La dimensione libertaria del

Sessantotto, Milano, n. 3, 1988

Dal 1994 le edizioni Biblioteca FrancoSerantini di Pisa pubblicano una «Rivistastorica dell’anarchismo»,semestrale alla cuirealizzazione concorrono quasi tutti gli stori-ci militanti e non attualmente attivi in Italia.

PENSIERO POLITICOÈ quasi impossibile ricondurre ad unitàl’idea politica dell’anarchismo. Lo scartocon le teorie classiche deriva da diversi fat-tori: sensibilità differenziate, tempi perenne-mente in mutazione, nuove emergenze sucui riflettere ed elaborare un taglio analiticospecifico, integrazione con approcci libertariutili per vivificare il corpus teorico dell’anar-chismo; il panorama, allora, può sembrareeterogeneo, ma ciò segna, in linea di massi-ma, la ricchezza e la pluralità di voci di cuisi alimenta la libertà di pensare.

L’idea anarchica:AA.VV, Anarchici e anarchia nel mondo

contemporaneo, Fondazione Einaudi, To-rino, 1971

AA.VV, Il prisma e il diamante, riflessionianarchiche sulla libertà, L’Antistato, To-rino, 1991

Pierre ANSART, La sociologia di Proudhon,

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Murray BOOKCHIN, L’ecologia della libertà,emergenza e dissoluzione della gerar-chia, Elèuthera, Milano, 19964

Murray BOOKCHIN, Democrazia diretta, ideeper un municipalismo libertario,Elèuthera, Milano, 1993

Gino CERRITO, Il ruolo dell’organizzazioneanarchica, RL, Catania, 1973

Noam CHOMSKY, I nuovi mandarini,Einaudi, Torino, 1969

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Daniel GUERIN, Né dio né padroni, 2 voll.,Jaca Book, Milano, 1970

Mirella LOLLI LARIZZA, Stato e potere nel-l’anarchismo, Angeli, Milano, 1986

Colin WARD, La pratica della libertà, anar-chia come organizzazione, Elèuthera, Mi-lano, 1996

Gli avversari:Karl MARX, Friedrich ENGELS, Critica del-

l’anarchismo, Einaudi, Torino, 1972

Studiosi libertari:Georges BATAILLE, La struttura psicologica

del fascismo, Chersi, Brescia, s.d.Albert CAMUS, L’uomo in rivolta, Bompiani,

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ginaria della società, Bollati Boringhieri,Torino, 1995

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Michel FOUCAULT, Poteri e strategie,Mimesis, Milano, 1994

Marcel GAUCHET Il disincanto del mondo,

19 Informazioni bibliografiche

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1994VOLONTÀ, Il politico e il sociale, Milano, n.

4, 1989

Infine, per dirla con Berlusconi, «mi si con-senta...»:Salvo VACCARO, Anarchia e progettualità,

Zero in Condotta, Carrara, 1996

TEATROLa messa in scena non è solo una forma dispettacolo. Anzi, per quel che qui ci interes-sa, è un volto con cui si presenta una passio-ne libertaria che, nel teatro, trova momentialti di espressione che scatenano emozioni eriflessioni, vicende esistenziali e contributicritici, spesso in un linguaggio quanto piùvicino a cogliere l’enigma della forza, del-l’ansia di libertà, del mistero dell’animoumano, della crudeltà di una vita rappresen-tata.Antonin ARTAUD, Il teatro e il suo doppio,

Einaudi, Torino, 1972Julian BECK, La vita del teatro, Einaudi, To-

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Palermo, 1979Cristina VALENTI, Conversazioni con Judith

Malina, l’arte, l’anarchia, il LivingTheatre, Elèuthera, Milano, 1995

ESTETICAChi l’ha detto che l’estetica debba essere pa-rente povera della critica libertaria? Chi l’hadetto che debba essere affare di privilegiatidal tempo libero? Con essa si intendono nonsolo gli studi sull’arte, sul cinema, sulla let-teratura collegati, sia per trame storiche cheper vicende intellettuali, col pensiero e colmovimento anarchico. Si intende anche unostile che fa del gusto riappropriato e diffusoun criterio di giudizio singolare che non silascia assoggettare a scale di valori domi-nanti né assoggetta valutazioni differenti.AA.VV., Jean Vigo. Zero in condotta,

Nautilus, Torino, 1994Enrico BAJ, Che cos'è la patafisica, L’Af-

franchi, Salorino [Svizzera], 1994Pino BERTELLI, Jean Vigo, La Fiaccola,

Ragusa, 1995Alberto CIAMPI, Futuristi e anarchici, quali

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20Informazioni bibliografiche

URBANISTICAAlcuni pensatori anarchici e libertari hannocercato di delineare la configurazione delnostro vivere associato in agglomerati urba-ni. Spesso sono stati capifila riconosciuti diimportanti studi e teorie sulle città e le me-tropoli, coniugando brillantemente qualitàdel vivere e utopia.Murray BOOKCHIN, I limiti della città,

Feltrinelli, Milano, 1975Carlo DOGLIO, La città giardino, Gangemi,

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John TURNER, L’abitare autogestito, JacaBook, Milano, 1978

VOLONTÀ, La città è nuda, Milano, n.2-3,1995

ANTROPOLOGIAQuanto è insito il dominio nella natura uma-na? Esiste davvero una natura umana? Èvero che l’anarchia è esistita nell’antichità esolo allora perché si trattava di società sem-plici? A questi e ad altri interrogativi rispon-dono quegli antropologi libertari che hannodato vitalità ad un’importante sfera del sape-re.Pierre CLASTRES, L’archeologia della violen-

za, La Salamandra, Milano, 1980Pierre CLASTRES, La società contro lo sta-

to, Feltrinelli, Milano, 1977Jacques GODBOUT, Lo spirito del dono, Bol-

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Elèuthera, Milano, 1987

VOLONTÀ, Uomini e lupi, Milano, n. 3, 1990

PSICOLOGIA/PSICANALISIDa quando Freud ha «inventato» la psicana-lisi, essa è sulle labbra di tutti, quasi a volerdare risposte a ciò che è, per definizione,insondabile, enigmatico, ineffabile, pertur-bante. Alcuni autori si sono interrogati sulleconseguenze degli studi sull’inconscio ai finidella ricerca e della possibilità di una societàlibera e trasparente a se stessa. Con esiti avolte sorprendenti e programmaticamenteambivalenti, hanno magari finito con lo sco-prire cose diverse da quelle che cercavano...Giorgio ANTONUCCI, Alessio COPPOLA, Il Te-

lefono Viola, contro i metodi della psi-chiatria, Elèuthera, Milano, 1995

Giorgio ANTONUCCI, Il pregiudizio psichiatri-co, Elèuthera, Milano, 1989

Alex COMFORT, Potere e delinquenza,Elèuthera, Milano, 1996

David COOPER, La morte della famiglia,Einaudi, Torino, 1972

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Herbert MARCUSE, Saggio sulla liberazione,Einaudi, Torino, 1980

Wilhelm REICH, Psicologia di massa del fa-scismo, Sugar, Milano, 1971

21 Informazioni bibliografiche

ECONOMIAPerché gli studi economici non sono il piattoforte della teoria anarchica? Un po’ per mar-care una differenza dalle mode marxiste (chevedono in essa l’ombelico del mondo e ilmotore della storia), un po’ perché un’analisidei processi economici scissa dalla comples-sità dei fattori organizzativi della società èciò che l’anarchismo mette proprio in di-scussione, interrogando la condizione stessadella disciplina; e tuttavia, anche relativa-mente ad alcune indicazioni, emergono net-tamente gli indirizzi.Stanley MARON, Mercato e comunità,

Elèuthera, Milano, 1994Juan MARTINEZ ALIER, Economia ecologica,

Garzanti, Milano, 1991Pierre-Joseph PROUDHON, Che cos’è la pro-

prietà, Laterza, Bari, 1967Ernst SCHUMACHER, Piccolo è bello,

Mondadori, Milano, 1980VOLONTÀ, Al di là dell’economia, Milano, n.

1-2, 1990

FEMMINISMOFarne una sfera a sé significa probabilmenteessere già caduti nella trappola del pensaremaschile unilaterale. Lo sguardo del femmi-nismo, e quello libertario è antesignano per-sino dei movimenti di questi ultimi trent’an-ni, si posa su ogni aspetto dell’esistenza por-tandovi la carica dissacrante e dissonantedella propria specificità, della propria diffe-renza.Rosi BRAIDOTTI, Dissonanze, La Tartaruga,

Milano, 1994Emma GOLDMAN, Vivendo la mia vita, La

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Donna HARRAWAY, Manifesto Cyborg,Feltrinelli, Milano, 1995

Mary NASH, Mujeres Libres, La Fiaccola,Ragusa, 1991

VOLONTÀ, Differenza che passione, Milano,n. 1-2, 1988

EPISTEMOLOGIASapere è potere. Lo slogan orecchia le analisidi Michel Foucault, ma non occorre scomo-dare il filosofo francese per trovare confermestoriche. Allora, una critica anarchica non puòtrascurare lo studio delle condizioni in cui sidà la scienza e degli effetti sociali e culturaliche mutano l’orizzonte di ciò che è pensabilee praticabile in una data epoca. Oltrepassarela soglia del divieto e comprendere il ruolodella scienza nella politica quotidiana sono gliobiettivi dell’epistemologia libertaria.Elisabetta DONINI, Conversazioni con Evelyn

Fox Keller, una scienziata anomala,Elèuthera, Milano, 1991

Paul FEYERABEND, Contro il metodo,Feltrinelli, Milano, 1979

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Humberto MATURANA, Francisco J. VARELA,Autopoiesi e cognizione, Marsilio, Vene-zia, 1985

VOLONTÀ, Lo scienziato e il filosofo, Milano,n.4, 1987

VOLONTÀ, Il pensiero eccentrico, Milano, n.1, 1992

VOLONTÀ, Tutto è relativo. O no?, Milano, n.2-3, 1994

ECOLOGIAL’ecologia libertaria si caratterizza non solo

22Informazioni bibliografiche

per la radicalità con cui affronta i temi am-bientali, inquinamento, produzioni nocive,ecc., ma anche e soprattutto perché essa sot-tolinea la stretta relazione che esiste tra strut-tura politica del dominio nella società e in-cultura del territorio, dell’atmosfera, delle ri-sorse naturali che consentono la riproduzio-ne delle specie attraverso le generazioni.Murray BOOKCHIN, Per una società ecologi-

ca, Elèuthera, Milano, 1989René DUMONT, Un mondo intollerabile,

Elèuthera, Milano, 1990Ivan ILLICH, H

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tura, Elèuthera, Milano, 1989VOLONTÀ, Pensare l’ecologia, Milano, n. 2-

3, 1987

UTOPIAIl sogno della società libera ed uguale, soli-dale e pacifica, alimenta tutte le utopie anar-chiche. Spirito romantico a parte, l’utopia ètalvolta eterotopia, cioè viaggio mentale inluoghi altri da quelli del dominio. Siprefigurano società diverse non tanto percullarsi nei sogni, quanto per vivificare unatensione da tradurre in pratica quotidiana diconflittualità e di estraneità con ciò checontraddistingue le società in atto.Maria Luisa BERNERI, Viaggio attraverso

utopia, MAI, Carrara, 1981Martin BUBER, Sentieri in utopia, Comunità,

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Elèuthera, Milano, 1987Michael LÖWY, Redenzione e utopia, Bollati

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3, 1989

PEDAGOGIAIn tempi in cui conoscenze e informazionierano segni di privilegio, gli anarchici hannodato grande spazio, nelle loro pratiche, allapedagogia di segno libertario, intuendo con-sapevolmente quanto importante fosse l’au-tonomia intellettuale e culturale (in sensolato, di condotta e orientamento nel mondo)dei singoli individui, sin da bambini. Quinditante esperienze pedagogiche, dentro e fuorigli apparati educativi e le famiglie nucleari.E tanti spiriti educati in e alla libertà che han-no spesso segnato la società dei loro tempi.Marcello BERNARDI, Sessualità ed educazio-

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Ipazia, Ragusa, 1984W.K. RICHMOND (a c.), La descolarizzazione

nell’era tecnologica, Armando, Roma,1975

Michael P. SMITH, Educare per la libertà,Elèuthera, Milano, 1990

Joel SPRING, L’educazione libertaria,Elèuthera, Milano, 19882

Max STIRNER, Il falso principio della nostraeducazione. Le leggi della scuola, Anar-chismo, Catania, 1982

Leone TOLSTOJ, Quale scuola?, Mondadori,Milano, 1989

Tina TOMASI, Ideologie libertarie e forma-zione umana, La Nuova Italia, Firenze,1973

VOLONTÀ, Il bambino fra autorità e liber-tà, Milano, n.3, 1992

ETICAIl senso di responsabilità individuale è l’uni-co antidoto affinché l’assenza di dominionon si traduca in violenza indefinita e so-praffazione senza regole. L’etica anarchica èpiù una formazione di sé nel rispetto deglialtri che una norma che pone valori superioricui ossequiarsi. È anche la riflessione su undifficile cammino che fa della libertà non illimite, bensì il moltiplicatore della libertà diagire e pensare di tutti e di ciascuno.Pëtr KROPOTKIN, L’Etica, La Fiaccola,Ragusa, 1990Giuliano PONTARA, Filosofia pratica,Saggiatore, Milano, 1988Fernando SAVATER,Etica con amor proprio,

Laterza, Bari, 1994David Henry THOREAU, La disobbedienza ci-

vile, Mondadori, Milano, 1993

ANTICLERICALISMODue aspetti prevalgono nell’anticlericalismoanarchico: il rigetto dell’autorità divina, contutti i suoi ipocriti precetti, che dall’alto, in-visibile, pretende di dettare norme di com-portamento e ricatti spirituali – autorità con-tro cui l’anarchismo si dichiara ateo e/oagnostico – e la lotta contro l’ingerenza el’invasione delle istituzioni clericali (qui inItalia la chiesa cattolica) negli apparati delleistituzioni sociali: scuola, famiglia, società,sessualità, ecc.Antonin ARTAUD, Per farla finita con il giu-

dizio di dio, El Paso, TorinoAntonin ARTAUD, La vera storia di Gesù

Cristo, Nautilus, Torino, 1995A. DAL CANTO, C. DE PLANCY, Il culto e le

sacre reliquie della vergine maria, LaFiaccola, Ragusa, 1987

Mimmo FRANZINELLI, Ateismo laicismoanticlericalismo, La Fiaccola, Ragusa,1990-92

Brenda MADDOX, La dottrina diabolica,Elèuthera, Milano, 1992

Millelire Anticlericale, Stampa Alternativa,Roma, 1993

Johann MOST, Sébastien FAURE, La peste re-ligiosa. Dio non esiste, La Fiaccola,Ragusa, 1960

Oskar PANIZZA, Il concilio d’amore, L’Af-franchi, Salorino [Svizzera], 1988Oskar PANIZZA, L’immacolata concezionedei papi, L’Affranchi, Salorino [Svizzera],1991Domenico TARANTINI, Né in cielo né in terra,Bertani, Verona, 1977

24Informazioni bibliografiche

ANARCOSINDACALISMOPer tanta parte della sua vita l’anarchismosi è identificato e intrecciato strettamentecon i movimenti operai, tesi all’emancipa-zione dei lavoratori attraverso l’azione di-retta espressa in idonee strutture sindacalidi base e antagoniste all’organizzazioneimposta dalle esigenze del capitale. Così ilfilone anarcosindacalista risulta determi-nante nelle vicende storiche dei movimentianarchici e socialisti-libertari.Maurizio ANTONIOLI, Armando Borghi e

l’Unione sindacale italiana, Lacaita,Manduria-Bari-Roma, 1990

Maurizio ANTONIOLI, Azione diretta e orga-nizzazione operaia. Sindacalismo rivolu-zionario e anarchismo tra la fine dell’ot-tocento e il fascismo, Lacaita, Manduria-Bari-Roma, 1990

Pierre BESNARD, Il mondo nuovo, Anarchi-smo, Catania, 1977

Alain BIHR, Dall’assalto al cielo all’alterna-tiva, BFS, Pisa, 1995

Arthur LEHNING, L’anarcosindacalismo,BFS, Pisa, 1994

Louis MERCIER VEGA, Azione diretta e auto-gestione operaia, Antistato, Milano, 1979

Fernand PELLOUTIER, Storia delle Borse dellavoro, Jaca Book, Milano, 1976

Cosimo SCARINZI, L’idra di Lerna, Zero inCondotta, Carrara, 1991

Alberto TONINELLO, Sindacalismo rivoluzio-nario, anarco-sindacalismo, anarchismo,La Rivolta, Catania, 1978

SOCIETÀSotto quest’etichetta, al limite del residuale,si trova una serie variegata di studi che trat-tano ambiti e temi altrettanto differenziati.È un po’ lo specchio della complessità diuna società parcellizzata e frammentata in

tanti sottoambiti, ciascuno dei quali ponesfide e problemi particolari ai quali il pen-siero deve e dovrà trovare, pescando nellapropria creatività, una soluzione di segnolibertario, magari da mettere in pratica quo-tidianamente.

Opere generali:AA.VV., Cyberpunk, Shake, Milano, 1990Hakim BEY, TAZ, Shake, Milano, 1993Noam CHOMSKY, Illusioni necessarie, mass

media e democrazia, Elèuthera, Milano,1992

Guy DEBORD, I commentari sulla societàdello spettacolo, Sugarco, Milano, 1990

Paul GOODMAN, La gioventù assurda,Einaudi, Torino, 1964

Ivan ILLICH, La convivialità, RED, Como,1993

VOLONTÀ, Nostra patria è il mondo intero,Milano, n.2-3, 1991

John ZERZAN, Ammazzare il tempo, Nautilus,Torino, 1995

Antimilitarismo:Gino CERRITO, L’antimilitarismo anarchico

in Italia, RL, Pistoia, 1968Agostino MANNI, Non-sottomissione e car-

cere militare, Senzapatria, Carrara, 1989

Diritto:Marco COSSUTTA, Anarchismo e diritto,

Coop. Studio, Trieste, 1987Pio MARCONI, Libertà selvaggia, Marsilio,

Venezia, 1979VOLONTÀ, Il diritto e il rovescio, Milano, n.

4, 1990VOLONTÀ, Droga, il vizio di proibire, Mila-

no, n. 1, 1991VOLONTÀ, Delitto e castigo, Milano, n. 1,

1994

25 Informazioni editoriali

Paul Robin: notizie bio-bibliografichea cura di Francesco Codello

Paul Robin nasce il 3 aprile del 1837 aToulon in una famiglia della vecchia bor-ghesia di provata fede cattolica e patriota.Fa i suoi studi in città diverse a causa dellavoro del padre, un alto funzionario dellaMarina, e scopre ben presto la sua vera vo-cazione professionale, cioè l’insegnamen-to.Prende parte attiva al dibattito all’internodella Prima Internazionale sulleproblematiche dell’educazione e dell’istru-zione popolare e il Congresso di Bruxelles(1868) adotta un rapporto sull’insegnamen-to integrale da lui preparato. Isuoi impegni politici lo porta-no prima in Belgio, poi inSvizzera, infine a Parigi (1870)dove viene incarcerato per lesue idee e per la sua attività diagitatore internazionalista.Viene liberato a seguito dellaproclamazione della Repubbli-ca.Nel 1870 su «Le Progrès» diLocle scrive un articolo, dal ti-tolo L’educazione dei bambini,nel quale getta le basi dei con-tenuti propri all’istruzione inte-grale e sulla «Revue dephilosophie positive» scrivedue articoli (il primo nel 1869)sui medesimi argomenti. Redi-ge anche un rapporto su questitemi destinato al congresso diMayence per il Circolo di Stu-di Sociali.Tra il 1870 e il 1879 vive a

Londra dove entra in contatto, tra gli altri,con J. S. Mill e K. Marx dal quale dissente,motivo per cui viene espulso dal ConsiglioNazionale dell’A.I.T. Pubblica il terzo arti-colo sull’istruzione integrale nella rivistadi filosofia positiva e in questi anni diventaneo-malthusiano, sintetizzando così il suopensiero e il suo programma rivoluziona-rio: «1. Buona nascita; 2. Buona educazio-ne; 3. Buona organizzazione sociale».Nel 1880 inizia la sua esperienza educativaa Cempuis, vicino a Grandvilliers,nell’Oise, in un orfanotrofio che egli tra-sforma in un esempio irripetibile di educa-zione libertaria. In questa esperienza statutta la migliore tradizione delle teorieanarchiche sull’educazione che si trasfor-mano in un illuminante esempio per tuttele realizzazioni successive di scuole liber-tarie.

Francisco Ferrer, SébastienFaure e molti altri devono all’in-traprendenza, alla tenacia, allalungimiranza e alle intuizioni pe-dagogiche di Robin laconcretizzazione delle loro espe-rienze di educazione libertaria.Coeducazione dei sessi, istruzio-ne integrale, egualitarismo eantiautoritarismo sono i princìpiispiratori della sua opera di edu-catore libertario.Nel 1894 viene però rimosso dal-l’incarico a seguito di una inten-sa campagna clericale e reazio-naria contro questa scuola cheaveva anticipato di diversi anni i

26Informazioni editoriali

capisaldi della didattica più avanzata e pro-gressiva.Un anno prima Robin aveva firmato il Ma-nifesto agli amici dell’istruzione e del pro-gresso per la diffusione dei principali me-todi e procedimenti dell’istruzione integra-le (Gand 1893), mentre nel 1895, dopoaver chiuso l’esperienza di Cempuis, fondaa Bruxelles il periodico «L’istruzione inte-grale» e si prodiga in un’intensa attività diconferenziere e insegnante nelle UniversitàPopolari e in altre iniziative di educazionee istruzione popolare.Nel 1898, condannato per un opuscolo sul-l’emancipazione della donna, è costretto adandare esule in Nuova Zelanda, da cui ri-torna nel 1900 in seguito a un’amnistia.Collabora poi a varie pubblicazioni, comel’«Ecole Renovée» di Ferrer, ma il preca-rio stato di salute e le cattive condizionieconomiche ne determinano il suicidio cheavviene il primo settembre del 1912.

Sopra: un ritratto di Paul Robin

Una biografia su RobinNella collana «La France au fil dessiècles» l’editore Publisud di Parigiha pubblicato nel 1994 un libro suPaul Robin a cura di ChristianeDemeulenaere-Douyère, docente distoria all’università di Parigi-I, at-tualmente impegnata in una serie diricerche sull’ambiente anarchico pa-rigino alla fine del secolo scorso. Illibro, che s’inti tola Paul Robin(1837-1912). Un mil i tant de laliberté et du bonheur (478 pp. ill. /308 franchi francesi, ISBN 2-86600-686-0) ripercorre l’intensa vita mi-litante di Robin concentrandosi sul-l’educazione integrale da lui propo-sta e messa in pratica nell’esperi-mento di Cempuis.Per richieste: Éditions Publisud,5 rue des Cinq-Diamants,75013 Paris, Francia,

27 Informazioni editoriali

Kropotkin back in townatti del convegno internazionale di studi, Mosca 1992

a cura di Bas Morel

Nel dicembre del 1992, dopo laliberalizzazione del regime nell’ex URSS,ambienti accademici, già attivi in un Co-mitato per la rivalutazione del pensieroscientifico di Kropotkin, organizzano aMosca, Pietroburgo e Dmitrov un conve-gno di studi in occasione del 150° anni-versario della sua nascita. Il convegnovede un’ampia partecipazione sia di stu-diosi russi sia di studiosi provenienti datredici Paesi. Gli organizzatori hanno orapubblicato gli Atti del convegno, checomprendono le 54 relazioni presentate,raccolte in 4 volumi. Di queste relazioni,solo 2 sono in inglese, mentre le altre 52sono in russo, precedute da un breve rias-sunto in inglese. Il volume, che costa 16dollari più le spese di spedizione, può es-sere richiesto a Het Fort Van Sjakoo, unalibreria libertaria attiva ad AmsterdamQui di seguito diamo l’elenco delle rela-zioni presenti negli Atti.

VOLUME IL.I. Abalkin (Russia), About Kropoktin.,

prolusione al convegno;L.Akai (USA), Which Way Kropotkin?;V.M.Artemov (Russia), The problem of

freedom: M.A.Bakunin and P.A.Kropotkin;

V.G. Belous (Russia), The meeting ‘InCommemoration of Kropotkin’ in theFree Philosophic Association (Volfil)at Petrograd;

S.A. Gomujanov (Russia),P.A.Kropotkin’s philosophical andhistorical views in the context of

Russian thinking at the end of the 19thand the beginning of the 20th century:a dialogue that did not take place;

A.V. Gordon (Russia), Kropotkin in theRussian reception of the Great FrenchRevolution;

M.K. Green (USA), Kropotkin. Socialstructure, metaphysical metaphors;

A.P. Kropotkin (Russia), Outlines ofscientific universalism inP.A.Kropotkin’s times and today;

L.de Llorens (Spagna), ‘Esquisse d’unemorale sans obligation ni sanction’(The influence of J.M. Guyau onP.A.Kropotkin) ;

A.L. Nikitin (Russia), Anarcho-mystics ofthe Kropotkin Museum andfreemasonry;

N.M. Pirumova (Russia), Peter Kropotkinand Lev Tolstoj;

P.V. Ryabov (Russia), The problem of theindividual in Kropotkin’s doctrine;S.F. Udartsev (Kazakhstan), Anarchistconscience and chaos (on the nature ofa certain phenomenon);

Yu.P. Chukova (Russia), Thephenomenon Kropotkin;

VOLUME IIF.van der Bruggen (The Netherlands),

The influence of Kropotkin’s ideas inThe Netherlands;

H. Cleaver (USA), Kropotkin, self-valorisation and the crisis of marxism;

H. Kubo (Giappone), P.Kropotkin andA.Chekhov;

Ya.V. Leontyev (Russia), The Kropotkin

28Informazioni editoriali

committee and the Narodnaya VolyaCircle: on the history of a relationship;

V.V. Miroshnikov (Russia), Collectiveand individual forms of agriculture ina totalitarian set-up in the light of P.A.Kropotkin’s theory on cooperatives;

A.A. Nazarov (Russia), P.A.Kropotkin’snew view on the historicaldevelopment of the State and of istinfluence on economic development;

I.V. Petushkova (Russia), PëtrAlekseevich Kropotkin and the firstworld war;

S.F. Pivovar (Ukraina), P.A. Kropotkin’sanarchist views in the context ofgrowing statism during the birth of theUkrainian State;

V.F. Pustarnakov (Russia), Problems ofethnography and ethnology in P.A.Kropotkin’s geosociological

conception;K.E. Sumitelniy (Russia), P.A.

Kropotkin’s pedagogical views;N.K. Figurovskaya (Russia), P.A.

Kropotkin on cooperation;L.B. Sheynin (Russia), Cooperation: from

Kropotkin to Smith?;A. Yassour (Israele), Peter Kropotkin’s

influence on Jewish social thinkingand on the Jewish cooperativemovement;

VOLUME IIIO.V. Budnitskiy (Russia), P.A. Kropotkin

and the problem of revolutionaryterrorism;

R.G. Iskakova (Russia), PeterKropotkin’s image in the Russiannarodniki movement in the 1870s;

A. Kaminskiy (Polonia), PeterKropotkin’s ideas in Poland;

D.G. Kostenko (Russia), Kropotkin’s‘defence attitude’ during the firstworld war and the controversy in theanarchist world;

A.P. Lebedeva (Russia), P.A. Kropotkin’sideas and the contemporary anarchistmovement;

M.A. Miller (USA), The psychologicalroots of Kropotkin’s anarchism;

E.R. Olkhovskiy (Russia), P.A.Kropotkin’s essay (1873) ‘Should weengage in a discussion about an idealfuture structure of society?’;

L. Perovic (ex Jugoslavia), The influenceof the ideas of P.A. Kropotkin onSerbian scientific and social thought;

G. Richter (Germania), ‘The policecannot be the builder of a new life’:

P.A. Kropotkin and the Octoberrevolution;

T. Sakon (Giappone), ‘Morito-Djiken’ –

29 Informazioni editoriali

the trial against T. Morito for propa-ganda of P.A. Kropotkin’s ideas;

S.F. Udartsev (Kazakhstan), Theevolution of anarchist theory in Russiain the 19th and 20th centuries (classicand postclassic periods);

A.I. Ulyanov (Russia), Anarchists in theKaluga gubernia in the beginning ofthe 20th century;

M.A. Tsovma (Russia), Aleksei Borovoiand Peter Kropotkin

P. Tsolov (Bulgaria), Bulgariananarchists and Peter Kropotkin;

VOLUME IVKropotkin’s ideas and scienceA.V. Biryukov (Russia), P.A. Kropotkin

and West European scientists;M.G. Grosvald (Russia), P.A. Kropotkin

and the problem of the early glaciationof Siberia;

S.S. Korzhuev, D.A. Timofeev (Russia),P.A. Kropotkin’s role in the researchon the relief and the early glaciation ofSiberia;

V.A. Markin (Rus-sia), P.A.Kropotkin and na-ture;

A.A. Neiman (Rus-sia), The problemsof biology andevolution theory inP.A. Kropotkin’sthinking;

A.V. Postnikov (Rus-sia), P.A.Kropotkin as acartographer;

N.G. Sudakova, A.I.Vvedenskaya, L.T.Voskovskaya,

G.M. Nemtsova,A.A. Nosov, V.V.Pisareva (Russia), New data on theglaciation of the Klin-Dmitrov hill-chain in the light of P.A. Kropotkin’stheory on glaciation;

Kropotkin’s biographyA.V. Biryukov (Russia), The site of

P.A.Kropotkin’s escape in 1876;H. Wada (Giappone), Peter Kropotkin

and Vera Figner;V.Ya. Grosul (Russia), The colony of

revolutionary emigrés in London andKropotkin (1870s and 1880s);

B.S. Itenberg (Russia), T. Sasaki (Giap-pone), The Kropotkin brothers andPeter Lavrov;

J. Slatter (Gran Bretagna), Thecorrespondence of P.A.Kropotkin ashistorical source material;

A.I. Ulyanov (Russia), The villageNikolskoye in the life of P.A.Kropotkin.

Nella pagina accanto: Pëtr Kropotkin

Memoria storica 30

TESTIMONIANZE ORALI

Brand alias Arrigonimemoria raccolta da Paul Avrich

New York, 7 Novembre 1972

Il mio vero nome è Enrico Arrigoni.«Brand» è uno pseudonimo tratto da unpersonaggio di Ibsen, un individualistaspinto: me l’ha dato una mia amica, quan-d’ero nella Foresta Nera nel 1918. Sononato il 20 febbraio 1894 in un paese deidintorni di Milano. Mio padre era un sartodi origine contadina. Sono diventato anar-chico nel 1908, quando avevo quattordicianni. Ero l’unico anarchico in un paese ditremila anime. C’è chi dice che l’anarchiaè innata e magari ha ragione. I primi sin-tomi cominciarono a manifestarsi nel1900. Quando Bresci uccise Umberto I ec’era qualche bambino che lo chiamavaassassino, io lo difendevo – per un attonaturale di ribellione – affermando cheanch’io un giorno sarei diventato un anar-chico. Era una definizione chemi affascinava. Avevo solo seianni. A nove anni, finita la ter-za elementare, andai a lavora-re a Milano. Trovai lavoro daun fornaio: dalle sei di matti-na andavo in giro a fare leconsegne con un cordone atracolla, sette giorni alla setti-mana, circa cento ore di lavo-ro per venti lire, più o menoquattro dollari dell’epoca, piùvitto e alloggio. Ancora nonesistevano leggi che vietava-no il lavoro minorile. Quandotornavo al paese a trovare imiei, un prete mi dava dei li-

bri da leggere. A quattordici anni comin-ciai a lavorare al tornio in una fabbrica dilocomotive. Nel 1909, quando fu giusti-ziato Ferrer, frequentai un corso organiz-zato dai socialisti per i giovani, ma allafine fui l’unico di un gruppo di venti ra-gazzi che si rifiutò di aderire all’organiz-zazione giovanile socialista. Quando ave-vo dodici anni avevo letto un opuscolo diTolstoj intitolato Non posso tacere, oqualcosa del genere, che attaccava la ti-rannia zarista. Questo libretto mi avevalasciato una profonda impressione. Daquando avevo nove anni ero affamato diletture. Leggevo due o tre libri alla setti-mana, me li portavo dietro nel mio giro diconsegne, li leggevo per la strada, cammi-nando: un’abitudine che mi è rimasta tut-tora. Arrivato all’età di quattordici anniavevo già letto centinaia di storie, ro-manzi, racconti di avventure. Quando uninsegnante socialista mi chiese perché

non volevo iscrivermi, gli rispo-si che consideravo il socialismol’ultima fase del capitalismo eio volevo essere un anarchico...Così, a quattordici anni, già miconsideravo un anarchico. Manon avevo ancora avuto alcuncontatto con i gruppi o con lastampa anarchica. Cominciai acercarla in giro e presi a leggerei giornali e i libri anarchici. Iprimi anarchici in carne e ossali incontrai a una grande mani-

Memoria storica31

festazione di protesta in seguito allafucilazione di Ferrer. Per uno o due giornile strade si riempirono di dimostranti. Eraquasi una rivolta. E lì incontrai gli anar-chici. La mia prima azione da anarchicofu la partecipazione a uno sciopero in fab-brica per ridurre l’orario del sabato dadieci a otto ore (gli anni che precedetterola Grande Guerra furono un periodo diforti agitazioni operaie in Italia). Gli ope-rai non volevano restare fuori, così io ealtri due o tre giovani anarchici ci met-temmo davanti alla porta impedendo atutti di entrare. Lo sciopero andò bene,ma ovviamente noi fummo licenziati. Celo aspettavamo: non avevamo paura. Eraun onore essere licenziati... e così giova-ni! Ci guadagnammo in questo modo igalloni di rivoluzionari. Noi giovani anar-chici partecipavamo attivamente a moltiscioperi e manifestazioni di strada; tirava-mo su i sampietrini dal pavé e li tiravamocontro i poliziotti. Eravamo il gruppo piùmilitante e i giovani socialisti ci venivanodietro. Eravamo anarchici individualisti,perché Milano era un centro dell’indivi-dualismo anarchico; chi stampava il piùdiffuso giornale anarchico era appunto unindividualista e la prima traduzione italia-na de L’Unico e la sua proprietà fu pub-blicata proprio a Milano.Quando scoppiò la guerra avevo vent’an-ni. Non appena la mia classe fu chiamataalle armi, cercai di fuggire dall’Italia conun amico. Andammo a Genova e ci im-barcammo su una nave (non sapevamonemmeno dove fosse diretta), ma fummopresi e arrestati. Il mio primo arresto eraavvenuto nel 1909 o nel 1910, mentre di-stribuivo un foglio anarchico a un concer-to per banda in un parco di Milano: restaiin prigione per otto giorni e poi fui rila-

sciato. Avevo lasciato il mio lavoro daoperaio, non sopportando la routine e l’at-mosfera claustrofobica della fabbrica, ecampavo vendendo frutta per la strada(non avevo voluto fare il sarto, come miopadre, perché detestavo i lavori sedenta-ri). All’entrata in guerra dell’Italia, nel1915, molti socialisti e radicali cambiaro-no strada a favore dell’impegno bellico.Ma gli anarchici milanesi si opposero finoall’estremo alla guerra. Non seguimmoKropotkin e gli altri, ma fino all’ultimomantenemmo il nostro impegnoantimilitarista.L’ultima grande manifestazione contro laguerra a Milano fu organizzata da noianarchici. Stampammo cinquemila volan-tini: «Tutti in piazza del Duomo per pro-testare contro la guerra!». In un gruppettogirammo da una fabbrica all’altra per di-stribuirlo e due di noi furono arrestati. Mail successo fu grande. La piazza erastracolma di giovani operai che gridavano«Abbasso la guerra!». Si venne allo scon-tro e io persi due denti [Brand mi fa vede-re due denti finti: tutti gli altri sono anco-ra i suoi!]. Gli scontri andarono avanti percinque ore, fino all’una di notte.Poco dopo mi arrivò la cartolina di leva,ma in quanto esperto meccanico mi fupermesso di lavorare in una fabbrica (inuniforme) e fare le esercitazioni ogni sa-bato. Fu allora che mi organizzai perscappare dal Paese. I miei compagni UgoFedeli e Francesco Ghezzi (che più tardicercammo invano di far uscire dalla Rus-sia) lavoravano nella stessa fabbrica, maper il momento io ero l’unico con l’uni-forme. Dopo due mesi di militare io e altridecidemmo di indire uno sciopero, e iofui nominato a capo del comitato di scio-pero. La fabbrica era sotto il comando mi-

Memoria storica 32

litare (produceva riflettori per l’esercito)e così fui costretto a fuggire. Mi ci volle-ro due giorni per attraversare le Alpi e ar-rivare in Svizzera. Riuscii a raggiungereGinevra, ma dopo una manifestazionecontro la guerra fui arrestato anche là contre compagni e rimasi tre mesi in prigio-ne. Una volta, mentre passavo una scatoladi sardine a un amico che stava sotto dime, un cane da guardia sentì l’odore e simise a latrare. Così mi ficcarono nel bucodove Luccheni, a quel che mi raccontò ilsecondino, aveva passato sei anni. Inquattro facemmo lo sciopero della fame eLuigi Bertoni lanciò una campagna per lanostra liberazione, che alla fine ebbe suc-cesso. In quei giorni c’era qualche centi-naio di disertori italiani in Svizzera emetà di questi erano anarchici.Avevo deciso di imparare il tedesco e perquesto andai a Lucerna dove lavoravocome tornitore sotto la stretta sorveglian-za della polizia elvetica. Ogni giorno ipoliziotti mi scortavano da casa al lavoroe dal lavoro a casa. Dopo tre mesi mi spo-stai a Zurigo e lavorai ancora in una fab-brica, per circa un anno. Alla fine del1917, dopo la rivoluzione bolscevica, anoi anarchici italiani di Zurigo venne inmente di fare anche lì la rivoluzione orga-nizzando una manifestazione contro laguerra che si sarebbe dapprima diffusaper tutta la Svizzera e poi fino alle nazio-ni belligeranti. L’idea oggi sembra fanta-siosa, ma a quel tempo c’era un diffusomalcontento contro la guerra e un altret-tanto diffuso sentimento di ribellione neiconfronti dell’ordine sociale di tutta l’Eu-ropa. Ma dopo due o tre giorni di manife-stazioni e di scontri violenti con la poliziafummo costretti a rinunciare. Quando siapprovò una legge che stabiliva che tutti i

disertori dovevano essere internati finoalla conclusione del conflitto, decidemmodi riparare, attraverso la Germania, inOlanda. Si era all’inizio del 1918.Mentre attraversavamo la Germania intreno, vicino a Karlsruhe fui arrestato e ri-masi diverse settimane in prigione. Poi milasciarono andare e mi concessero di la-vorare come tornitore in una piccola fab-brica nella regione della Foresta Nera. Sa-botai il mio tornio, come atto di sabotag-gio contro la guerra, e finii di nuovo incarcere a Karlsruhe. Rischiavo lafucilazione, perciò cominciai a pensare acome venirne fuori. Smisi di mangiare,per debilitarmi, nella speranza che mi tra-sferissero in ospedale. Di proposito migraffiai la testa sul pavimento e, sangui-nante, finsi di essere svenuto. Arrivò unmedico, mi visitò e disse: «È un po’ mal-nutrito, ma per il resto sta benissimo!».Allora scrissi al comando militare diKarlsruhe chiedendo di essere processatoo rilasciato. Per mancanza di prove deci-sero di lasciarmi andare. Tornai al lavoro,prima a Karlsruhe e poi a Francoforte,dove rimasi fino alla fine della guerra,sempre lavorando da tornitore.Finita la guerra, noi anarchici italiani ar-devamo dalla voglia di andare a Berlino,prevedendo che lì sarebbe scoppiata unarivoluzione. Avevo imparato da solo asuonare il violino e, spacciandomi permusicista, me ne andai in treno a Berlinoper «tenere un concerto». Berlino era nelpieno delle agitazioni rivoluzionarie. Percampare vendevo la «Rote Fahne» di KarlLiebknecht e Rosa Luxemburg.Quando nel gennaio 1919 esplose la ri-volta spartachista, io con altri anarchici esocialisti italiani partecipai all’occupazio-ne della redazione del «Vorwaerts», men-

Memoria storica33

tre altri spartachisti occupavano la stazio-ne ferroviaria e altri punti strategici intor-no alla città. L’occupazione durò ottogiorni e io fui l’unico che riuscì a sfuggireall’arresto da parte delle truppe di Noskeperché ero stato mandato a cercare abitipuliti. Al ritorno, quando mi accorsi chele truppe avevano circondato il palazzodel «Vorwaerts», mi finsi uno del posto(ormai parlavo un ottimo tedesco). Mi na-scosi in diversi posti (soprattutto in casedi spartachisti) per otto giorni. A qualcu-no venne l’idea di mandare me e un altrocompagno in Russia come prigionieri diguerra rimpatriati.Restammo in Russia per tre mesi. Si eraall’inizio del 1919. Non avevamo docu-menti, così a Mosca ci prese la Cheka,

che pensò chefossimo spie. Maio mi ricordaidella Balabanova,che era stata inItalia, e chiesi diincontrarla. Bastòche citassi il suonome e come permagia fummo im-mediatamente ri-lasciati. Mentreeravamo laggiù,era stata infattifondata la TerzaInternazionale(marzo 1919),della quale laBalabanova era lasegretaria. Lei ciaccolse con cor-dialità (amaval’Italia e gli ita-liani) e ci aiutò a

lasciare il Paese. Era già delusa del regi-me bolscevico e molto pessimista sullasorte della rivoluzione. Ci mandò comecorrieri in Italia, con documenti dell’In-ternazionale, facendoci passare per pri-gionieri di guerra ungheresi da rimpatria-re. Arrivammo a Budapest in tempo per larivoluzione di Bela Kun. Per noi fu unasorpresa totale. Incontrammo Kun in per-sona e gli mostrammo i documenti del-l’Internazionale. Poi raggiungemmoVienna e ci recammo al consolato italia-no, dichiarando di essere stati prigionieriitaliani in Ungheria. Così, rientrammo inpatria da eroi e non da disertori! Una vol-ta a Milano, dovetti restare nascosto perquattro mesi perché lì ero ricercato comedisertore. Tornai a Berlino per sei mesi,

Memoria storica 34

dove per campare insegnavo l’italianoalla Berlitz School. Andai a trovareRudolf Rocker, che mi aiutò a raggiunge-re Parigi, dove restai per poco più di unanno, per poi trasferirmi in Spagna. Lì la-vorai per un breve periodo in una fabbricadi Barcellona (eravamo nel 1920), maebbi dei guai con la polizia e mi imbarcaiclandestinamente su una nave per l’Ar-gentina.A Buenos Aires restai per un anno e mez-zo, facendo l’operaio e il carpentiere(1920-21). Per cinque mesi divisi unastanza con [Diego Abad de] Santillán,mio compagno di lavoro, più giovane dime di tre anni. Entrai nella redazione de«La Protesta» (vado sempre a trovarequelli della redazione quando sono in Ar-gentina). Un giorno si unì a noi un com-pagno tedesco di nome Wilckens, che erastato espulso dagli Stati Uniti (Wilckenspiù tardi sparò al capo della polizia diBuenos Aires e Santillán si distinse nellaguerra civile spagnola). «La Protesta»mandò Santillàn a Berlino come corri-spondente. Lì imparò il tedesco, fece ami-cizia con Rudolf Rocker e sposò la figliadi Fritz Kater, che sta ancora con lui aBuenos Aires. A Wilckens, che lavoravaal porto come spedizioniere, raccontai delmio desiderio di andare negli Stati Unitied egli riuscì a nascondermi su un mer-cantile inglese che mi scaricò a Tampico.Era il 1921. Attraversai il Rio Grande apiedi ed entrai negli Stati Uniti. Ma fuipreso, messo in prigione per sette mesi epoi spedito a New York dalle autorità del-l’Immigrazione che mi espulsero riman-dandomi in Italia come immigrante illega-le (ottobre 1922). In Italia (si era a pochigiorni dall’ascesa al potere di Mussolini)mi toccava ancora scontare una condanna

a diciassette mesi di carcere. Saltai giùdalla nave a Palermo e in qualche modoraggiunsi Roma, dove Malatesta pubbli-cava «Umanità Nova». Mi aiutò ad attra-versare il confine riparando in Francia.Rimasi a Parigi fino al 1924, poi per varimesi fui a Cuba (scrivevo su un giornaleanarchico dell’Avana con lo pseudonimodi «Brand»). Su un mercantile tedescoraggiunsi poi New Orleans: il mio secon-do ingresso clandestino negli Stati Uniti.Restai a New York (illegalmente) dal1924 al 1928, per poi rientrare a Parigi.Nel 1930 ero di nuovo negli Stati Uniti eda allora sono rimasto qui (anche se hofatto diversi viaggi all’estero).A New York nel 1924 avevo trovato lavo-ro come tornitore in una fabbrichetta diHarlem. Mi impegnai subito nel movi-mento anarchico, soprattutto nel gruppospagnolo e in quello che si chiamavaRoad to Freedom, sulla VentitreesimaStrada, ma anche in quello italiano diBrooklyn, il Circolo Volontà. Di tanto intanto scrivevo per «L’Adunata dei Refrat-tari», per «Cultura Obrera» (pubblicato,dopo la morte di Pedro Esteve,dall’argentino Roberto Muller, che poicollaborò a «Eresia») e con qualche brevepezzo in inglese anche per «The Road toFreedom». Frequentavo soprattutto que-st’ultimo gruppo (volevo imparare l’in-glese in fretta) e quello spagnolo (la lin-gua l’avevo imparata nei miei soggiorniin Spagna, Argentina e Cuba e la miacompagna, che morì poco dopo, era spa-gnola). In pratica non sono mai statomembro del gruppo italiano, mentre misentivo del tutto a mio agio con gliispanici. Fondai il giornale «Eresia»(Brooklyn 1928-1932), una rivistaeclettica con forti tendenze individualiste,

Memoria storica35

anche se tra i col-laboratori c’eranocomunisti anar-chici come UgoFedeli, vecchiocompagno del pe-riodo milanese.Joe Conti, che fa-ceva l’ammini-stratore, mi inse-gnò anche il lavo-ro di muratore. Ioero il redattore emi firmavo«Brand» o «HarryGoni» (cioèArrigoni). I disegni li faceva un altro mu-ratore del New Jersey. Tiravamo duemilacopie della rivista. Ghezzi, un altro deivecchi compagni italiani, mi spediva arti-coli dalla Russia, mentre noi cercavamodisperatamente e senza risultato di farlouscire di lì. Più tardi collaborai con rego-larità a «Controcorrente», pubblicato aBoston da Felicani, e partecipai alla fon-dazione di «Intesa Libertaria», verso lafine degli anni Trenta. Cercavo di mette-re insieme le varie tendenze anarchiche,ma senza successo. L’«Adunata» non vol-le collaborare, anche se qualcuno di quelgruppo ci aiutò a titolo individuale. CarloTresca in un primo tempo collaborò, maben presto si tirò indietro, e il giornalechiuse poco tempo dopo.Dovrei anche ricordare che sono stato inSpagna durante la guerra civile: ci rimasicinque mesi scrivendo due articoli allasettimana per «Cultura Proletaria» di NewYork. Fui anche arrestato e fu EmmaGoldman che andò dal console americanoper farmi rilasciare. Infine, ho scritto di-versi brevi pezzi per il teatro, pubblicati

in Italia dopo laseconda guerramondiale colmio vero nome,Enrico Arrigoni.Negli ultimivent’anni misono impegnatonel LibertarianBook Club diNew York, unicoindividualista delgruppo.Sono sempre sta-to un anarchicoindividualista.

Noi crediamo a organizzazioni tempora-nee, per fini specifici, organizzazioni che,una volta realizzato lo scopo, si dissolvo-no. Non accettiamo organizzazioni per-manenti, perché tendono a diventare auto-ritarie nonostante le buone intenzioni dichi ne fa parte. Ma non siamo controqualsiasi tipo di organizzazione: ancheStirner credeva in un’Unione degli Egoi-sti.Non è solo la questione organizzativa checi separa dai comunisti anarchici. Abbia-mo anche un’idea diversa di libertà. Pernoi la libertà è il bene più grande, e con lalibertà non facciamo compromessi. Perciòrespingiamo qualsiasi istituzione che ab-bia anche una minima traccia di autorità.Comunque, ogni anarchico deve seguirela tendenza che meglio si adatta alla suapsicologia. Per questo non sono contro icomunisti anarchici. Né ho intenzione diconvertirli! L’anarchismo individualistanon è meglio del comunismo anarchico.Dipende tutto dal carattere, dalla psicolo-gia. L’anarchismo individualista va beneper me, ma non va bene per altri.

Memoria storica 36

La mia concezio-ne dell’anarchianon è molto cam-biata negli anni.Santillán invece,per citarne uno, èarrivato a respin-gere la rivoluzio-ne, proprio comefacciamo noi in-dividualisti. Noimettiamo l’ac-cento sull’educa-zione. Qualcunodi noi ha parteci-pato alla rivoluzione, nell’illusione che po-tesse venirne fuori qualcosa di meglio. Macon la rivoluzione violenta non si apre lastrada all’anarchia. Le rivoluzioni sono in-trinsecamente autoritarie. Per di più, neiPaesi più progrediti, come gli Stati Uniti,abbiamo molti mezzi di propaganda pacifi-ca e non abbiamo bisogno di una rivolu-zione. Se dovessi scegliere, preferirei sem-pre il capitalismo al comunismo, perchésotto il capitalismo io posso almeno scrive-re, parlare, fare riunioni, fondare coopera-tive e così via. Quando vedo che gli anar-chici si mettono insieme ai comunisti, mene dispiaccio, perché non si rendono contodi quel che fanno. Su «Controcorrente» hoportato avanti una campagna per evitarequalsiasi rapporto o contatto con i comuni-sti.Sono individualista per natura. Tra gli au-tori anarchici, quello che più mi ha in-fluenzato è Stirner. Gli altri (comeArmand, per esempio) non hanno svilup-pato nuove idee, ma sono essi stessistirneriani. In realtà non si può andare oltreStirner, perché egli ha respinto qualunqueforma di autorità. È stato l’unico anarchico

capace di sma-scherare ognimanifestazionedi autorità, siaistituzionale siaconcettuale…stato, religione,dovere, onore,patria: tutta latradizione pre-sunta sacra. PerStirner sono tutteimmagini vuote.Fu l’unico chenon ha fatto

compromessi di alcun tipo, l’unico che hamirato a un individuo completo, un indivi-duo che realizzi la sua piena personalità eraggiunga una totale libertà. Ciò detto,posso stare benissimo in mezzo agli anar-chici di altre tendenze, anche se probabil-mente sono l’unico individualista che ri-mane oggi tra gli anarchici italiani.

[Nel febbraio 1984 il Libertarian BookClub di New York festeggiò il novantesi-mo compleanno di Brand con una torta euna festa. Brand morì domenica 7 dicem-bre 1986 nel suo appartamento nelleILGWU Houses di New York. I suoi vec-chi compagni Valerio Isca e PasqualeBono trovarono il suo corpo steso a terraaccanto al letto. Aveva novantadue anni.Lasciava due figlie (una a Brooklyn e unain Florida), una ex-compagna (in Florida)e un fratello, l’ultimo, in Italia. Le suepassioni erano stati i viaggi e l’opera liri-ca. Lasciò i suoi libri e la sua raccolta didischi al Libertarian Book Club. Il suocorpo fu cremato l’11 dicembre 1986].

A pag. 33: Federico Arcos e Paul Avrich

Memoria storica37

Ricordo di Paolo Gobettia cura di Tobia Imperato

Il 25 novembre dello scorso anno è mortoa Torino Paolo Gobetti, figlio di Piero.Sebbene il padre muoia a Parigi nel ’26 –in seguito alle percosse ricevute dai fascistil’anno precedente – quando Paolo è ancorain fasce, egli cresce formandosi negli am-bienti antifascisti che avevano costituitol’entourage paterno.Giovanissimo partecipa alla resistenza, inuna banda partigiana in val Susa, assiemealla madre Ada. Questa giovanile esperien-za di lotta «darà il senso» a tutta la sua esi-stenza successiva.Critico cinematografico, regista egli stesso,edita la rivista «Il nuovo spettatore». Nel1966 fonda l’ANCR (Archivio NazionaleCinematografico della Resistenza) che sioccupa di rintracciare, conservare (e quindisalvare) numerose immagini, fotografie espezzoni cinematografici della lotta antifa-scista.In quest’ottica di recupero della memoriavengono realizzate centinaia di intervistein video-tape in cui gli eventi sono narratidalla viva voce dei protagonisti. Particola-re interesse desterà in Paolo la rivoluzionespagnola, la prima «grande prova»dell’antifascismo, che lo spingerà a regi-strare numerose interviste a militanti italia-ni e spagnoli, tra cui molti anarchici.Da questo materiale nascerà il video, rea-lizzato assieme a Claudio Venza e in colla-borazione con il Centro studi libertari, Glianarchici italiani in Spagna tra guerra erivoluzione , che assieme alla ricerca pre-cedente, L’esperienza delle collettivitàanarchiche spagnole, sono gli unici docu-

mentari in lingua italiana in cui gli anarchi-ci esprimono liberamente il proprio puntodi vista sugli eventi spagnoli.Numerosi sono i video realizzatidall’ANCR, tanto che non è possibile elen-carli tutti in questa breve nota. Sempre aPaolo si deve il ritrovamento e la conserva-zione dell’unico spezzone cinematograficodi un comizio di Malatesta, di cui, ultimogesto di simpatia nei confronti dell’anar-chismo, darà la disponibilità al suo inseri-mento nel video Gli anarchici nella Resi-stenza realizzato dal Centro studi libertariin occasione del cinquantenario della scon-fitta del nazifascismo.Ricordare oggi Paolo Gobetti – il cui Ar-chivio viene portato avanti con passione ecompetenza da Paola Olivetti e dal gruppodei suoi collaboratori – significa soprattut-to proseguire la sua opera affinché la me-moria storica dell’antifascismo e di quelmondo di «cultura proletaria» in cui glianarchici ebbero un ruolo e un pesopreponderanti non sia dimenticata.

Corrado QuaglinoTra le interviste ai militanti anarchici ita-liani realizzate da Paolo Gobetti, oggi an-cora più preziose perché i protagonistisono tutti deceduti, ricordiamo le più im-portanti, quelle fatte a Tommaso Serra,Umberto Tommasini, Stefano Romiti,Umberto Marzocchi, Alfredo Pianta,Muzio Tesi, Domenico Girelli, AttilioBortolotti, Corrado Quaglino. Ci proponia-mo di presentare, anche nei numeri succes-sivi del Bollettino, brevi stralci di queste

Memoria storica 38

lunghe conversazioni. Iniziamo in questonumero con alcuni flash ripresi dall’inter-vista a Corrado Quaglino- Nasce a Torino il 17 marzo 1900. Aderi-sce giovanissimo all’anarchismo e già nel’15 è condannato a due anni di reclusionedal tribunale militare per incitamento alla ri-volta e vilipendio alle forze armate. Incarce-rato più volte per attività anarchica, nel ’19si trasferisce a Milano diventando redattoredi cronaca del quotidiano «Umanità Nova»,collaborando saltuariamente anche ad altrepubblicazioni libertarie e al giornale comu-nista «Ordine Nuovo», su cui si firma ForEver. Incarcerato con Borghi e Malatesta,partecipa assieme a loro allo sciopero dellafame nel carcere milanese di San Vittore,sciopero che interromperanno solo in segui-to allo scoppio della bomba al teatro Diana.Strettamente sorvegliato durante il fascismoriprende nel dopoguerra l’attività anarchica.Prime persecuzioni[Quaglino viene arrestato in seguito alladiffusione di un volantino degli anarchicitorinesi dal contenuto accesamenteantimilitarista firmato «un gruppo di reli-giosi» – ndr].«Questo manifestino ha fatto un furoreenorme… è andato a finire al fronte. Noisiamo andati sotto il tribunale di guerra,quindi ho fatto in carcere metà del ’15, il’16 e il ’17. Il ’17 ero in cella e sentivo chesparavano in borgo San Paolo» [per i moticontro la guerra del proletariato torinesedell’agosto 1917 – ndr].Ricordo di Gobetti e Gramsci«Io Piero l’ho conosciuto. Sono venuto qui[la sede del Centro studi P. Gobetti èubicata nell’ex abitazione di Piero – ndr] eabbiamo fatto una bella chiacchierata. Io eroa Milano, a «Umanità Nova», e ricevevamo«Rivoluzione Liberale» che era molto ap-

prezzata da Malatesta. Malatesta era unuomo che amava molto i giovani... Abbia-mo fatto questa chiacchierata, poi io sonovenuto altre due volte e l’ho trovato conGramsci in via XX Settembre. Gramsci na-turalmente sapeva che ero anarchico e midiceva: ‘Sei ancora troppo anarchico’, maera buono, veramente buono, era un tipo af-fabile...».La distruzione dell’Avanti«Ero andato a trovare Serrati qualche giornoprima del 15 aprile del ’19, quando l’hannoincendiato, perché si sapeva attraverso certicompagni, tra i quali Bruno Filippi, ragazzidecisi, che i fascisti avrebbero... e hanno of-ferto a Serrati un appoggio non solo morale:‘Noi possiamo difendere l’Avanti...’. Eranoarmati. Ma Serrati: ‘La direzione del partito

Memoria storica39

prenderà provvedimenti’…».La bomba del DianaQuella del Diana è stata una storia terribile.Noi eravamo in cella a San Vittore e un belgiorno Malatesta dice di fare lo scioperodella fame. E poi scoppia la bomba delDiana. «Umanità Nova» faceva una campa-gna: Malatesta muore, e hanno perso la te-sta. Quei tre, che io conoscevo perfettamen-te, Mariani, Boldrini e Aguggini, hannomesso questa bomba al Diana. È stata unacarneficina.Malatesta ci aveva detto : ‘Badate che sefacciamo lo sciopero della fame bisogna an-dare fino in fondo’. Fino in fondo volevadire morire. Allora io avevo 24 anni e lafame la sentivo! Poi una mattina viene laguardia carceraria e mi butta lì il giornale, il«Corriere della Sera»... allora ci siamo radu-nati tutti e tre e Malatesta dice:‘Ormai nonc’è più niente da fare’.Il Diana è stata una cosa riprovevole, unacosa che nessuno sa spiegare.Con Malatesta e Borghi ci siamo detti: ‘Bi-sogna finirlo’[lo sciopero della fame – ndr].Io glielo ho detto a Malatesta: ‘Guarda chechi ha fatto questo sono questi qui’. È im-pallidito. Comunque al processo siamo statiassolti, perché Malatesta era un ragionatore,spiegava le cose. Infatti nei comizi – alloranon c’era l’altoparlante – ragionava, lui ra-gionava. Aveva degli occhi... gli occhi me-ridionali, lampeggianti... il suo pizzo... ilvero rivoluzionario. Era un uomo onesto,poi era buono... era buono.Malatesta ha parlato, ha fatto un’autodifesamagnifica. Siamo stati assolti».La redazione di Umanità Nova«Facevo una rubrica su «Umanità Nova»,Sotto il tallone del militarismo. Avevo rap-porti con i soldati, venivano giù e mi riem-pivano una borsa di pelle sgangherata... me

la riempivano di pallottole. Io la prendevosotto il braccio e andavo alla redazione di«Umanità Nova» a piedi. Poi un altro miportava il moschetto avviluppato nel giorna-le che sembrava una scopa. Io lo prendevo elo portavo lì.La situazione era rivoluzionaria, ma manca-va l’intellighentzia, mancavano gli uomini.Malatesta era l’uomo, ma era vecchio.Malatesta si illudeva... non voleva la violen-za.La redazione a Milano era in uno sgabuzzi-no, in una casa abitata, al primo piano.Dopo è venuta la crisi, c’erano pochi soldi.A Milano avevamo la linotype mandata daicompagni di Boston. Era l’America che te-neva su il giornale.Avevamo come amministratrice una donnadi grande valore, Nella Giacomelli, una ma-estra, era tirata. Facevamo sulle 50.000 co-pie, e si mandavano in Emilia, inToscana...A Milano eravamo in cinqueMalatesta, Damiani, Frigerio, Porcelli eQuaglino, cinque. Io ero capocronista.A Roma, poi, soldi non ce ne avevamo più[«Umanità Nova» esce come quotidianodal febbraio del 1920 a metà agosto del1922; dal 19 agosto del 1922 diventa setti-manale, ma chiude il 2 dicembre dello stes-so anno. Fondata a Milano, dal 3 luglio1921 viene stampata a Roma – ndr]. Si trat-tava di trasformarlo in settimanale... c’eroio, c’era Frigerio, Porcelli e c’eraAgostinelli che era un caro uomo, un anco-netano.Il settimanale poi è finito ed è uscito «Pen-siero e Volontà», che lo faceva Malatesta.Malatesta ha sempre avuto il pallino dellavolontà, diceva che per fare la rivoluzione civoleva la volontà.».

Nella pagina accanto: Paolo Gobetti

40La rete

Qui di seguito diamo unelenco aggiornato (pur senon esaustivo) di varigruppi, archivi, sindacatie pubblicazioni libertariedell’ex URSS. Tale elencoè stato per noi compilatoda Bas Morel, olandese dinascita ma cittadino delmondo, che vive e lavoraper lunghi periodi nell’at-tuale CSI.

a/ya 19Sewersk-13636070 Tomskaya oblastRussia(Confederazione siberianadel lavoro - non menzio-nare nell’indirizzo)

Wasily Starostina/ya 2947644085 Omsk, Russia(Confederazione siberianadel lavoro, sede di Omsk,non menzionare nell’indi-rizzo)organizzazione sindacali-sta con una presenzalibertaria che pubblica duebollettini: «Rabochi» e«Sindikalist»

a/ya 31Elektrogorsk-1142530 Moskowskayaoblast - Russia(Pryamoye Deystwiye[Azione diretta], non men-zionare nell’indirizzo)bollettino del GRAS,

gruppo anarco-sindacalistaaderente al KRASconfederazione che ha ri-chiesto l’adesione all’AIT

Mikhail Tsowmaa/ya 500107061 Moscowe-mail:cube @ glas.apc.orgRussiasegretario internazionaledel raggruppamento sinda-calista KAS,editore, oltre che di opu-scoli, delle pubblicazioniirregolari «Obshchina» e«Russian Labor Review»(quest’ultima in inglese)

Laure Akaia/ya 500107061 Moscowe-mail:cube @ glas.apc.orgRussiaanarchica americana, pub-blica in inglese la rivista«Mother Earth»

Witaly Blazhewichdo wostrebowaniyaGlawpochtamt680000 Khabarowsk

Russiaedita la pubblicazioneanarco-sindacalista«Rabochaya Okraina»

W.A.Loginowa/ya 88246028 Gomel-28BielorussiaTelefono: (0232) 576431(«Anarkhia», non menzio-nare nell’indirizzo)responsabile della pubbli-cazione edita dalla Federa-zione Anarchica dellaBielorussia

L.I. Starilowaul. Dostoewskogo 22-18Sankt-Peterburg - Russia(«Nowi Swet» non men-zionare nell’indirizzo)pubblicazione trimestraledella Lega Anarchica di S.Pietroburgo

Tretyi Puta/ya 14603082 Nizhni NowgorodRussiaTelefono: (8313) 543896e-mail:tretyput @ glas.apc.org.bollettino eco-anarchico

Nadia ShewchenkoGlushkowa 17-22252187 Kiew - UkrainaTelefono: (044) 2669310e-mail:nadia @ glas.apc.org.bollettino eco-anarchico

41 La rete

Oleg VvedenskyP.O. Box 1030290011 Lwow - Ukrainagruppo anarchico

Igor IshchenkoVoloshskaya 18-10254070 Kiew - Ukraina(LOM, non menzionarenell’indirizzo)organizzazione giovaniledi sinistra che includetrotzkisti, maoisti e anar-chici

Sergei ShevchenkoRozy Luksemburg 30-bkw. 25340050 Donetsk - UkrainaTelefono: 923367(FAD/RKAS, non menzio-nare nell’indirizzo)federazione anarchica lo-cale di tendenza anarco-sindacalista

Aleksandr Maishchewpr. Pakhomenko 33-76194018 Sankt-PeterburgRussia(An-Press, non menziona-re nell’indirizzo)bollettino irregolare d’in-formazioneda taluni ritenuto espres-sione della correnteanarco-capitalista

Evaldas BalciunasGumbines 110-312Siauliai - Lithuaniaesponente anarco-sindaca-

lista con incarichi di re-sponsabilità nel sindacatodi categoria

a/ya 199420059 KazanTatarstan / CSI(«Kazanski Anarkhist»,non menzionare nell’indi-rizzo)bollettino della AlyansKazanskikh Anarkhistow

U. RomanowShishkowa 7-4603122 Nizhini NowgorodRussia(«Klassowaya Woina»[Guerra di classe], nonmenzionare nell’indirizzo)

pubblicazione irregolare

D. WorobyeskiPeshestreletskaya 127-36394038 WoronezhRussiaesponente antimilitarista

Mikhail SergeyewichSudachenkowAk. Pawlowa 34-a kw. 41300026 Tula - RussiaTelefono: 257484(Tulskaya SoyuzAnarkhistow, non menzio-nare nell’indirizzo)Unione degli anarchici diTula

42Storia per immagini

L’obbiettivo del Pacific Streetsull’anarchismo americano

a cura di Ornella Buti

Piccolo gruppo indipendente, il PacificStreet Film Projects nasce nel 1969 dal-la voglia di fare di alcuni studenti anar-chici attivi alla New York University. Illoro interesse, pur non avendo esperien-ze nel campo, è di produrre documentarigiornalistici a forte contenuto libertario.E il loro impegno è evidente tanto nellascelta delle tematiche – i primi duecortometraggi si intitolano Hell, No,Barry won’t go e Inciting to Riot, il pri-mo contro la leva e il secondo controNixon e la guerra in Vietnam – quantonei modi di produrre, cioè di vivere e la-vorare insieme. Fischler, Sucher, Blatt eFreedland (questi i nomi del quartettooriginale) si costituiscono in-fatti in comunità e, finita l’uni-versità, nei primi anni ’70 co-minciano a produrre documen-tari a ritmi più serrati raggiun-gendo la notorietà con il filmRed Squad, un’inchiesta inve-stigativa sulle attività illegalidella sezione CIA operantepresso la polizia di NewYork. Il film scatena contro ilgruppo proprio le attenzionidella Red Squad che non gra-disce per nulla questa pubbli-cità non richiesta. Ma la no-torietà raggiunta – lo stesso«New York Times» dà gran-de rilievo all’inchiesta – li

mette a riparo dalle pressanti intimida-zioni. Verso la fine degli anni ’70 ilgruppo – che nel frattempo ha perso gliultimi due membri e non è più una co-munità – realizza alcuni filmati specificisull’anarchismo: «Free voice of labor»:The Jewish Anarchists e Anarchism inAmerica [vedi schede]. Entrambi hannosuccesso e vengono proiettati su varinetworks televisivi raggiungendo milio-ni di spettatori (in Italia Free Voice ofLabor è stato proiettato al Festival deiPopoli a Firenze ed entrambi sono statipresentati durante l’Incontro internazio-nale anarchico Venezia ’84). Accanto aquesta produzione fortemente politicac’è anche una produzione meno caratte-

rizzata, come quella con con-tenuti ambientalisti o controgli esperimenti sugli animali,dove però l’impegnolibertario rimane evidente. Seprogrammaticamente il grup-po non intende entrare nelcircuito pubblicitario, l’inten-zione rimane quella di utiliz-zare la parte più commercialedella loro produzione per fi-nanziare i filmati sull’anar-chismo (a titolo esemplifica-tivo, Anarchism in Americaè costato 160.000 dollari eFree voice of Labor 85.000dollari).

Storia per immagini

«Free voice of labor»: The JewishAnarchistsQuesto documentario si propone di trac-ciare il ritratto del movimento anarchicoebreo immigrato negli Stati Uniti dal-l’Europa dell’Est attraverso il giornale«Freie Arbeiter Stimme» (The FreeVoice of Labor) che per ottantasetteanni ne è stato lo specchio. Un gran nu-mero di ebrei arrivano negli Stati Unitidurante le ondate di immigrazione tra lafine dell’Ottocento e l’inizio del Nove-cento, stabilendosi prevalentemente nelLower East Side di Manhattan. Molti diloro si sradicano ben presto

dall’ebraismo e disgustati dalle brutalicondizioni di lavoro che devono subirenei famigerati sweat-shops, nelle «offi-cine del sudore», ripudiano le politichemoderate e quietiste e abbraccianol’anarchismo. Il movimento anarchicoebreo crede fortemente nella possibilitàdi una società senza dominio e si batteper consolidare e ampliare la libertà: li-bertà per l’individuo, libertà dallo Stato,libertà dalla Chiesa e dalla religione, li-bertà dai soprusi economici. Il movi-mento raggiunge il suo culmine tra il1880 e la prima guerra mondiale e dàvita a vari sindacati, come The

44Storia per immagini

International Ladies Garment WorkersUnion e l’Amalgamated ClothingWorkers Union, costituisce scuole liberesul modello di quelle sperimentali diFerrer, organizza incontri e dibattiti, maanche balli e un gran numero di avveni-menti culturali.Sin dalla sua fondazione, nel 1890,«Freie Arbeiter Stimme» è stata nonsolo la voce più forte della comunitàebraica anarchica, ma anche un’impor-tante tribuna per la diffusione di nuoviscrittori e poeti yiddish americani. At-traverso le testimonianze originali di al-cuni protagonisti, il reperimento di foto,fotogrammi e spezzoni di vecchie pelli-cole (compreso un raro nastro yiddishintitolato Uncle Moses), nonché di can-zoni e poesie yiddish di lavoro e lotta,questo documentario riesce a testimo-niare il grande contributo degli anarchiciebrei al nascente movimento dei lavora-tori americano e il fiorire di una culturayiddish molto radicale che ha dato al-l’anarchismo internazionale alcuni deipersonaggi più interessanti di questo se-colo: da Emma Goldman a PaulGoodman[55 minuti, colori, disponibile in 16 mm.o video].

Anarchism in AmericaQuesto lungo documentario, compostoda interviste, reportage e documenti, èuna vivace e provocatoria indagine sullevarie espressioni dell’anarchismo ameri-cano (anarco-capitalismo compreso). Ilfilm tenta di individuare i pregiudizi piùcomuni verso l’anarchismo – il movi-mento denunciato da J. Edgar Hoovercome una minaccia per la nazione – edesamina lo sviluppo delle idee anarchi-

che negli USA negli ultimicentocinquant’anni. Le origini dell’anar-chismo vengono identificate sia comeuna filosofia autoctona, derivata dalletradizioni dell’individualismo americanodel XIX secolo – la tradizione deiTucker, dei Warren e degli Spooner –sia come un’ideologia esterna importatada immigrati come Emma Goldman, Ni-cola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Manon è solo la storia di questo movimentoche viene presa in considerazione, bensìanche la sua attualità. E così il film in-daga anche sull’influenza anarchica nel-le lotte politiche contemporanee, com-preso il movimento antinucleare e quel-lo contro la guerra nel Vietnam.Anarchism in America mostra rarispezzoni d’archivio su personaggi moltonoti ed eventi importanti della storiaanarchica, come Emma Goldman e PëtrKropotkin, oppure scene della rivoluzio-ne russa e della guerra civile spagnola.Ma include anche interviste recenti conesponenti anarchici come MollieSteimer e Senya Fleshin, molti vicini aEmma Goldman, come MurrayBookchin, autore di numerosi libri sul-l’anarchismo, come i poeti KennethRexroth e Philip Levine, o come alcuniesponenti del Libertarian Party. Il tuttoaccompagnato da un’originale colonnasonora fatta di canzoni rivoluzionarierusse, spagnole e italiane interpretate daThe Jefferson Airplane, Woody Guthrie,The Sex Pistols, The Dead Kennedys(intervistati nel film) e Lord Short Shirt.[75 minuti, colori, disponibile in 16 mme video].

Foto pag. 43: Howard Blatt, Joel Sucher eSteven Fischler

45 Varie ed eventuali

Centro di Documentazionedi PistoiaIl CDP ci segnala che ancheil loro archivio raccoglie di-versi materiali sull’anarchi-smo, in particolare giornali,segnalati sulla prima partedel catalogo delle rivistepossedute che può essere ri-chiesto al CDP (la secondaparte verrà stampata in futu-ro). Segnaliamo inoltre chel’ultimo bollettino del CDP ècompletamente dedicato allecase editrici libertarie e pro-pone la vendita per corri-spondenza di un ricco cata-logo. Per maggiori informa-zioni: CDP, C.P. 347, 51100Pistoia, tel. 0573/36 71 44fax 0573/97 55 55/

Les anars sont de retourCon questo titolo – Gli anar-chici sono tornati –«Liberation», il quotidianofrancese nato nella sinistraradicale e passato da alcunianni su posizioni più mode-rate, dà rilevanza, in un arti-colo del 20 dicembre 1995,alla consistente partecipazio-ne anarchica agli scioperi ealle manifestazioni antigo-vernative degli ultimi mesidell’anno scorso. Secondo ilquotidiano, che non è statol’unico a notare questo «ri-torno», notevole è stato an-che l’impatto delle paroled’ordine lanciate dalla CNTfrancese e ampiamente ripre-

se da molti «cani sciolti» enon.

Catalogo sull’anarchismoL’Institut Françaisd’Histoire Sociale di Parigici ricorda che ha curato uncatalogo di libri e opuscolisull’anarchismo nel XIX eXX secolo realizzato daHélène Strub. Il primo volu-me, pubblicato nel 1982, è di170 pagine e costa 68 DM.Il secondo volume consta in-vece di 303 pagine, contienel’indice dei nomi di entram-bi i volumi e costa 118 DM.Chi volesse ordinare i duevolumi, per un valore com-plessivo di 148 DM, può ri-chiederli a K.G. Saur,Ortlerstrasse 8, D - 8000München 70, Germania,tel.0049/89/76 90 20.

Black Rose BooksQuesta casa editricelibertaria di Montréal (Cana-da) ha festeggiato il 20 di-cembre dello scorso anno ilsuo 25° compleanno conuna gran festa autocelebrati-va. Black Rose Books è pro-babilmente il maggior edito-re della sinistra libertaria enon canadese e vanta un ca-talogo con alcune centinaiadi titoli. Chi volesse richie-dere il loro catalogo comme-morativo può scrivere aBlack Rose Books, 3981boul. St.-Laurent, suite 888,Montréal, Canada, tel. 001/514/844 4076.

Attenti alla cartastracciaEcco quanto è avvenuto adun compagno del nostro ar-chivio che con coscienzaecologica si recava a buttarenell’apposita campana alcu-ni vecchi giornali. Vicinoalla campana si accorge cheè stata abbandonata una sca-tola nella quale s’intravve-dono dei vecchi libri. Incu-riosito apre la scatole e…miracolo! Tra i libri prontiper il macero trova una co-pia in buono stato di La ca-pacità politica delle classioperaie di Pierre-JosephProudhon, la prima edizioneitaliana pubblicata dalla casaeditrice Il Solco di Città diCastello. Morale della favo-la: ravanate nella monnezza!

46Varie ed eventuali

Chiudiamo al solito con unblob-anarchia, ma questavolta con due esempi, en-

trambi apparsi su«L’Espresso», di uso appro-priato o comunque positivo

del termine e con due esem-pi di uso inconsueto ma nondel tutto inappropriato.

BLOB ANARCHIA

47 Varie ed eventuali

LUGLIO 1996Centro Studi Libertari / Archivio Pinelli,

via Rovetta 27, 20127 Milano(corrispondenza: C.P. 17005, 20170 Milano),

tel. e fax 02/28 46 923,orario 15:00-19:00 dei giorni feriali,

c/c postale n.14039200 intestato a Centro studi libertari, Milano.

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