S DOSSIER dislessia - emedea.it · la predisposizione genetica della dislessia evolutiva. Molte...

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in alute S 7 DOSSIER dislessia LA DISLESSIA È EREDITARIA? Già verso la fine del secolo scorso era stata riscontrata una maggiore frequenza della dislessia in deter- minati gruppi familiari. Successivamente, molti studi con- dotti su fratelli hanno confermato l’ipotesi di una familiarità del di- sturbo, dimostrando che esso si presenta nei fratelli dei soggetti affetti in percentuali molto elevate (dal 27% al 62%, a fronte del 2- 5% riscontrato nella popolazione generale). Gli studi condotti negli ultimi anni su famiglie di dislessici e sui ge- melli confermano in buona misura la predisposizione genetica della dislessia evolutiva. Molte ricerche di genetica moleco- lare hanno infine individuato in una specifica zona del cromosoma 21 la sede delle funzioni di analisi ortografica e fonologica, che sono significativamente alterate nel di- slessico. Si può quindi affermare l’esistenza di un substrato genetico della di- slessia, anche se ciò non signifi- ca che il disturbo sia eredita- rio, ma solo più frequente in alcu- ni gruppi familiari. ESISTONO ESAMI PER DIAGNOSTICARE LA DISLESSIA? Presso l’Università di Milano sono stati studiati due gruppi di disles- sici, uno di lingua italiana e uno di lingua inglese. Nonostante negli italiani la disles- sia si manifesti in modo meno gra- ve rispetto all’inglese, perché la nostra ortografia è decisamente più semplice, lo studio ha eviden- ziato difficoltà analoghe nei due gruppi: in particolare, sono stati ri- scontrati in entrambi importanti deficit fonologici. Sottoponendo poi tutti i soggetti all’esame PET (Positive Emission Tomography) durante una prova di lettura, è stata riscontrata in tutti e due i gruppi un’attivazione forte- mente ridotta del giro temporale medio e della regione temporale basale inferiore (zone del cervello coinvolte nel linguaggio). Tuttavia questo dato non è ancora sufficiente né per attribuire con certezza la dislessia alla disfunzio- ne di queste aree né, tantomeno, per praticare l’esame PET ai bam- bini con difficoltà di lettura. Occorreranno ancora molte ricer- che sperimentali e dovrà passare parecchio tempo prima che si pos- sa fare diagnosi di dislessia attra- verso esami neuroradiologici. Questi ultimi, tutt’al più, possono rappresentare un’ulteriore confer- ma della diagnosi già formulata con altri tipi di valutazione: ma, in questo caso, devono essere pre- scritti dallo specialista con una motivazione specifica. A cura di Massimo Molteni Con la collaborazione di Andrea Facoetti, M. Luisa Lorusso, Silvia Pesenti, Nello Salandi

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DOSSIERdislessiaLA DISLESSIA È EREDITARIA?

Già verso la fine del secolo scorsoera stata riscontrata una maggiorefrequenza della dislessia in deter-minati gruppi familiari. Successivamente, molti studi con-dotti su fratelli hanno confermatol’ipotesi di una familiarità del di-sturbo, dimostrando che esso sipresenta nei fratelli dei soggettiaffetti in percentuali molto elevate(dal 27% al 62%, a fronte del 2-5% riscontrato nella popolazionegenerale).Gli studi condotti negli ultimi annisu famiglie di dislessici e sui ge-melli confermano in buona misurala predisposizione genetica delladislessia evolutiva.Molte ricerche di genetica moleco-lare hanno infine individuato inuna specifica zona del cromosoma21 la sede delle funzioni di analisiortografica e fonologica, che sonosignificativamente alterate nel di-slessico. Si può quindi affermare l’esistenzadi un substrato genetico della di-slessia, anche se ciò non signifi-ca che il disturbo sia eredita-rio, ma solo più frequente in alcu-ni gruppi familiari.

ESISTONO ESAMI PER DIAGNOSTICARE LA DISLESSIA?

Presso l’Università di Milano sonostati studiati due gruppi di disles-sici, uno di lingua italiana e uno dilingua inglese. Nonostante negli italiani la disles-sia si manifesti in modo meno gra-ve rispetto all’inglese, perché lanostra ortografia è decisamentepiù semplice, lo studio ha eviden-ziato difficoltà analoghe nei duegruppi: in particolare, sono stati ri-scontrati in entrambi importantideficit fonologici. Sottoponendo poi tutti i soggettiall’esame PET (Positive EmissionTomography) durante una prova dilettura, è stata riscontrata in tuttie due i gruppi un’attivazione forte-mente ridotta del giro temporalemedio e della regione temporalebasale inferiore (zone del cervellocoinvolte nel linguaggio). Tuttavia questo dato non è ancorasufficiente né per attribuire concertezza la dislessia alla disfunzio-ne di queste aree né, tantomeno,per praticare l’esame PET ai bam-bini con difficoltà di lettura.Occorreranno ancora molte ricer-che sperimentali e dovrà passareparecchio tempo prima che si pos-sa fare diagnosi di dislessia attra-verso esami neuroradiologici. Questi ultimi, tutt’al più, possonorappresentare un’ulteriore confer-ma della diagnosi già formulatacon altri tipi di valutazione: ma, inquesto caso, devono essere pre-scritti dallo specialista con unamotivazione specifica.

A cura di Massimo Molteni

Con la collaborazione di Andrea Facoetti,

M. Luisa Lorusso, Silvia Pesenti, Nello Salandi

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I l bambino dislessico viene tradi-zionalmente riabilitato con ilmetodo logopedico, che puntaall’allenamento del processo dilettura e all’attivazione delle abi-

lità linguistiche.Trattandosi di un approccio ad ampioraggio, la durata del trattamentodev’essere piuttosto lunga: in genere,1-2 anni con sedute plurisettimanali.Del metodo logopedico possono gio-varsi soprattutto i bambini più piccoli;l’efficacia dipende in parte da un buonrapporto con il terapista, che deve es-sere capace di alimentare la motivazio-ne e la collaborazione attiva del sog-getto.In questi ultimi anni, le ricerche scien-tifiche condotte sulle cause della di-slessia hanno portato all’elaborazionedi due nuovi modelli riabilitativi:quel-

lo di D. Bakker (Free University, Am-sterdam - Holland) e quello di G. Gei-ger (M.I.T. Massachussets Institute ofTechnology – USA).Il metodo Bakker si basa su un’accura-ta analisi del ruolo che i due emisfericerebrali giocano nel processo di lettu-ra.Secondo Bakker, nelle prime fasi diapprendimento della lettura è chiama-to in causa soprattutto l’emisfero cere-brale destro, mentre nelle fasi piùavanzate il processo di lettura è affida-to prevalentemente all’emisfero sini-stro. Per imparare a leggere corrente-mente occorrerebbe quindi “spostare”le abilità di lettura dall’uno all’altroemisfero, in un determinato periododell’apprendimento.I bambini dislessici incontrerebberodifficoltà in questo “spostamento”: al-

cuni continuano ad impiegare l’emi-sfero destro per leggere, rimanendoquindi alla fase della lettura lenta eframmentaria (dislessia di tipo P); altriattivano l’emisfero sinistro troppo pre-sto, o addirittura fin dall’inizio, quindileggono velocemente ma in modoinaccurato e commettendo numerosierrori (dislessia di tipo L). Non tutti i dislessici rientrano però inquesta classificazione: in un 30-40%dei casi la dislessia è di tipo misto.Per i dislessici di tipo P, Bakker propo-ne un trattamento basato sulla stimola-zione dell’emisfero sinistro; viceversa,nei dislessici di tipo L viene stimolatol’emisfero destro.In entrambi i casi, la stimolazione vie-ne effettuata con appositi esercizi (so-prattutto di tipo visivo) proposti attra-verso il computer: si tratta di program-mi specifici, già disponibili sul merca-to, che devono però essere consigliatidallo specialista dopo un’accurata va-lutazione del bambino.Il trattamento viene effettuato con se-dute bisettimanali di 45 minuti, per unperiodo di circa 4 mesi.Il metodo di Geiger e Lettvin attribui-sce invece la massima importanza alladistribuzione spaziale delle abilità vi-suopercettive e attentive dei bambinidislessici. Partendo dal presuppostoche le difficoltà di lettura di questisoggetti derivino essenzialmente daun’alterata distribuzione delle risorseattentive tra il campo visivo perifericoe quello centrale, il metodo si basa suesercizi specifici per la percezione vi-siva e per la fine coordinazione oculo-manuale.Semplice e flessibile nell’applicazione,questo metodo può essere attuato an-che a casa ed è adeguato per bambinidi qualsiasi età. Va applicato per unperiodo di almeno 6 mesi.Presso l’Istituto “E. Medea” è stato re-centemente condotto uno studio perconfrontare l’efficacia dei diversi me-todi riabilitativi. Lo studio ha coinvolto circa 150 bam-bini dislessici, suddivisi in tre gruppi,ciascuno dei quali è stato sottopostoper 4 mesi a un trattamento diverso:logopedia tradizionale, metodo Bakkere metodo Geiger-Lettvin.Per tutti e tre i gruppi sono stati con-statati dei miglioramenti, meno signifi-cativi per il trattamento logopedico (asfavore del quale ha però giocato la re-lativa brevità del periodo considerato).Il metodo Bakker ha consentito di otte-nere miglioramenti notevoli soprattut-to per quanto riguarda la correttezza ela rapidità; con il metodo Geiger-Lett-vin sono migliorati nettamente gli in-dici di correttezza.Benché occorrano tempi di sperimen-tazione più lunghi per giungere a con-clusioni definitive, è possibile ricavareda questo studio e da altre ricerchecondotte in varie parti del mondoun’indicazione ottimistica: la dislessiapuò essere oggi affrontata con armi ab-bastanza efficaci, che consentono di ri-durre notevolmente le difficoltà delbambino e, in un discreto numero dicasi, permettono di superare il proble-ma pressoché del tutto.

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S i intende per dislessia una dif-ficoltà significativa nell’ap-prendimento della lettura, inpresenza di un livello cogniti-vo normale e di un’istruzione

adeguata e in assenza di problemi neu-rologici e sensoriali.In Italia la dislessia interessa dal 3 al5% della popolazione scolastica (ciò si-gnifica che in una classe di 25 alunni èprobabile che 1-2 bambini manifestinoil disturbo). Nei paesi di lingua anglo-sassone la percentuale arriva fino al17%. Sembra che il disturbo riguardipiù i maschi che le femmine.I bambini dislessici non apprendono aleggere in modo sufficientemente corret-to e fluido: le loro prestazioni nella let-tura risultano molto al di sotto del livel-lo che ci si aspetterebbe in base all’età,alla classe frequentata e al livello intel-lettivo generale. Queste difficoltà solita-mente influiscono in misura notevolesulle loro prestazioni scolastiche.Il disturbo può manifestarsi in diversimodi. La lettura può anche essere piut-tosto veloce, ma con numerosi errori(omissioni di parole o parti di parola,confusioni, inversioni, sostituzioni diparti di parola o di intere parole), oppu-re la lettura è nel complesso sufficiente-mente corretta, ma molto lenta, perchénon viene automatizzata; spesso esisto-no difficoltà nel comprendere il testoletto (nelle materie di studio il branodev’essere letto più volte per capirne ilcontenuto), mentre è buona la compren-sione di un brano letto da altri.In base al tipo di errori commessi ed aitempi di lettura si possono individuarediversi sottotipi di dislessia, ciascunodei quali richiede interventi riabilitativispecifici. Spesso si associano alla disles-sia ulteriori difficoltà: in genere disorto-grafia (errori di tipo ortografico), disgra-fia (calligrafia disarmonica e difficile dacomprendere), a volte lievi difficoltà nellinguaggio orale (problemi nel recuperodi termini appropriati o nella memoriz-zazione di parole nuove), nel calcolo (so-prattutto mentale, nella memorizzazionedelle tabelline), difficoltà di attenzione.Bisogna quindi tener presente che nontutti i dislessici sono uguali.Il problema comincia ad evidenziarsichiaramente in seconda-terza elementa-re, benché alcuni indizi si possano os-servare già nella scuola materna.Non sempre gli approfondimenti dia-gnostici vengono attuati tempestiva-mente: sono ancora parecchi i bambiniche accedono ai servizi diagnostici soloalla fine della scuola elementare o addi-rittura all’epoca della scuola media, acausa di una errata interpretazione osottovalutazione del problema (si parlaancora di pigrizia, demotivazione, disa-gio psicologico).Le cause della dislessia consistono inve-ce nell’insufficiente organizzazione del-le funzioni che permettono di passare

dalla percezione di un testo scrittoall’identificazione delle lettere, poi del-le parole, e infine alla comprensione delsignificato. Le funzioni interessate possono essere:- le funzioni linguistiche: difficoltà neldistinguere chiaramente i suoni checompongono le parole, nell’associare ilsuono con la lettera corrispondente, nelmettere insieme i suoni per formare leparole;- le funzioni di percezione visiva e di fo-calizzazione attentiva: deficit di elabo-razione dell’informazione visiva (inver-sioni di lettere, errori di specularità,percezione delle parole come se fosserosovrapposte o in movimento), ridottaabilità di focalizzarsi su singoli elementiescludendo quelli non rilevanti.Sono possibili due tipi di intervento ria-bilitativo, rispettivamente destinati a:- automatizzare i processi di lettura (au-

mento della correttezza e della rapiditànell’accesso al testo);

- aiutare il bambino ad utilizzare strate-gie di lettura più efficaci, ad organiz-zarsi meglio di fronte a testi complessie a mettere in atto accorgimenti che lofacilitino nello studio.

A livello scolastico, gli insegnanti do-vrebbero conoscere il problema e tener-ne conto nella valutazione degli elabora-ti scritti e nella presentazione delle pro-ve di verifica (accordarsi con il bambinoriguardo alla lettura ad alta voce in clas-se, non penalizzarlo in caso di errori olentezza; concedere un po’ di tempo inpiù rispetto alla classe per la stesura deitesti, invitare il bambino ad autocorreg-gere il testo, tenere distinta la valutazio-ne della forma da quella del contenuto;presentare i testi in caratteri piuttostograndi e su pagine non troppo dense). A livello familiare, un grosso problemaconsiste nel fatto che spesso i bambinidislessici non sono autonomi nello svol-gimento dei compiti a casa ed è faticosoper un genitore seguirli in attività chegeneralmente ai bambini pesano molto.In alcuni casi è meglio prevedere la pre-senza di una persona estranea che seguail bambino a casa; in altri (quando il di-sturbo non è troppo evidente) è beneche il bambino impari ad organizzarsi ilpiù possibile in autonomia (utilizzandoanche ausili, quali il registratore o ilcomputer).[a cura di Cristina Trombetti e Mario Cocchi]

DOSSIER

Quella grande difficoltànell’apprendere la lettura

dislessia

Il problema comincia ad evidenziarsi in seconda-ter-za elementare, benchè alcuni indizi si possano osser-vare già nella scuola materna. E’ necessario quindiprovvedere a tempestivi approfondimnti diagnostici.

DOSSIER

La riabilitazione del dislessico:qual è il metodo migliore?

dislessia

Oltre a migliorare le nostre conoscenze sulla dislessia, le ricerchescientifiche si traducono anche in nuove proposte di trattamento.La scelta del metodo dev’essere fatta con cognizione di causa, di-stinguendo innanzitutto i diversi tipi di dislessia.

VISIONE E LETTURA

UNIVERSITÀ DI PADOVAIl deficit è nel campo visivo destro

Presentando uno stimolotarget affiancato da altridue stimoli irrilevanti (di-strattori) ad un gruppo didislessici e ad uno di nor-molettori, i ricercatoridell’Università di Padovahanno riscontrato che neidislessici l’effetto del di-strattore risulta attenuatonel campo visivo sinistro eaccentuato in quello de-stro, mentre nei normolet-tori questo effetto è sim-metrico. Ciò indicherebbel’esistenza di un deficitdell’attenzione selettivavisiva nel campo visivodestro per il gruppo dei di-slessici.

VISIONE E LETTURA

BAKKERI disturbi dell’attenzione visuo-spaziale

Nei dislessici, la maggiorparte degli studi evidenziadeficit nel controllo deimovimenti oculari regolatidal sistema Magnocellu-lare ( un’aggregazione dicellule cerebrali deputataall’elaborazione della po-sizione degli stimoli visi-vi). Ma poiché la modula-zione del sistema Magno-cellulare è a sua volta af-fidata ad un’area dellacorteccia cerebrale re-sponsabile dei processi diattenzione selettiva spa-ziale (processi che con-sentono di filtrare le infor-mazioni visive rilevantitralasciando quelle irrile-vanti), nella dislessia sonochiamati in causa anchedisturbi dell’attenzione vi-suo-spaziale. Questo tipodi interpretazione sta allabase di una proposta ria-bilitativa che va sotto ilnome di metodo Bakker,illustrata in questo stessodossier.

GEIGERQuando la periferia disturba

Geiger ha riscontrato che idislessici riescono a iden-tificare le lettere presen-tate nella parte perifericadel loro campo visivo me-glio di quanto non faccia-no i soggetti normolettori.Ciò indicherebbe una diffi-coltà da parte dei dislessi-ci nell’inibire le informa-zioni provenienti dal cam-po visivo periferico, infor-mazioni che disturbereb-bero il processo di lettura,svolto invece nel campovisivo centrale. In rapportoa questa ipotesi, è statomesso a punto uno stru-mento di valutazione delcampo percettivo visivonei dislessici ed è stataelaborata una modalità diriabilitazione che mira amodificare le strategie dilettura del dislessico.

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Dottoressa, il mio bambino ha difficoltà nella lettura. Mi han-no detto che è dislessico, ma a me sembra intelligente…

Certamente il suo bambino è intelligente. La dislessia non hanulla a che vedere con l’intelligenza. Se il bimbo avesse proble-mi intellettivi, la diagnosi sarebbe diversa.

Ma allora perché confonde le lettere e le parole? Forse dovreiportarlo dall’oculista, magari non ci vede bene?

Un controllo oculistico è sicuramente utile per escludere proble-mi di acuità visiva, ma le difficoltà specifiche di lettura non di-pendono dalla vista, anche se i bambini dislessici hanno dellestrategie percettive, cioè dei modi di analizzare visivamente leparole, diverse da quelle dei bambini che leggono bene.

Mio marito è convinto che sia solo pigrizia. In effetti il bambi-no è distratto, si impegna poco, studia malvolentieri…

Bisogna distinguere la pigrizia da altri problemi. In ogni caso,dopo il primo anno - anno e mezzo di apprendimento, la letturadiventa un processo talmente automatico da non richiedere piùalcuno sforzo, quindi anche il minimo impegno ed investimentodovrebbe essere sufficiente per leggere discretamente. Per quan-to riguarda l’irrequietezza, le difficoltà di attenzione e concentra-zione, si sa che questi sintomi sono spesso associati ai disturbidella lettura e della scrittura, ed è chiaro che un grosso disturbodell’attenzione può causare gli errori nella lettura e nella scrittu-ra. Bisogna anche considerare, però, che un bambino che nono-stante l’impegno non riesce a leggere come i suoi compagni, fa-cilmente si scoraggerà e si demotiverà, quindi molte volte la di-sattenzione e il disinvestimento sono conseguenze, e non cause,delle difficoltà di lettura.

In effetti anche le insegnanti mi dicono che il bambino è mol-to in ansia ogni volta che deve leggere di fronte ai compagni.Anzi, un’insegnante mi diceva che forse è proprio l’ansia allabase dei problemi di mio figlio.

Questo è un punto molto importante. Una volta si tendeva ad in-terpretare tutte le difficoltà di apprendimento come sintomi didisagio emotivo e di difficoltà psicologiche in genere. Ora sap-piamo che non è quasi mai così, proprio perché, come dicevoprima, la lettura è un processo automatico e non basta un po’ diansia, preoccupazione né tantomeno problemi “inconsci” per in-

terferire con il suo svolgimento. Se un livello “normale” di ansiacrea problemi di lettura, è perché già qualcosa non funziona co-me dovrebbe. E poi si instaurano circoli viziosi, per cui l’ansianasce dalla difficoltà e allo stesso tempo rende più difficile supe-rarla, creando ulteriore ansia e così via…

Ma allora, il problema qual è?I problemi possono essere diversi, ma di solito hanno a che farecon l’abilità di percepire e manipolare i suoni della lingua. Puòesserci difficoltà nel distinguere chiaramente i suoni che com-pongono le parole, nell’associare correttamente le lettere ai suonicorrispondenti, nel mettere insieme i singoli suoni per formarele parole e le frasi. In effetti, spesso i bambini con difficoltà dilettura fanno anche fatica a imparare parole nuove, memorizzarepoesie o filastrocche, trovare le rime ecc. Come le dicevo, anchele capacità di attenzione, intesa come abilità di focalizzarsi susingoli elementi escludendo quelli che non c’entrano, sembranogiocare un ruolo importante almeno in alcuni casi di dislessia.

A chi mi posso rivolgere per avere un’indicazione precisa?Sul territorio nazionale esistono diversi centri specializzati nelladiagnosi e riabilitazione dei disturbi della lettura. Un centro qua-lificato presente da molti anni in Lombardia è l’Istituto Scientifi-co “E. Medea”, che si occupa da tempo di questo problema effet-tuando una valutazione completa e approfondita e impostandoun trattamento riabilitativo personalizzato per ogni bambino.

[a cura di Maria Luisa Lorusso]

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DOSSIER

Il mio bambino legge male...Come posso aiutarlo?

dislessia

La dislessia può causare ansia, demotivazione e problemi di attenzio-ne. Spesso però queste conseguenze vengono scambiate per le cause deiproblemi di lettura. Cosa fare? La psicologa risponde alle domande piùfrequenti di tanti genitori

info➔ Per ulteriori informazioni

sulla dislessia è possibi-le contattare il Dott.Massimo Molteni, Diret-tore Sanitario dell’Istitu-to Scientifico EugenioMedea (tel 031 877 111)

➔ INDIRIZZI INTERNET

www.dislessia.it sito dell’AID, AssociazioneItaliana Dislessiawww.bda-dyslexia.org.uksito della BDA, British Dy-slexia Association