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ANNOSANTO /apirgrandesperanza ANNO 107N .4 1°Quindicina 1 marzo1983 Sped .in a bb .post .gr .4°(70) SALESIANO

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ANNO SANTO/apirgrandesperanza

ANNO 107 N. 4 • 1 ° Quindicina 1 marzo 1983 • Sped. in abb. post. gr. 4° (70)

SALESIANO

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IL BOLLETTINO SALESIANORivista della Famiglia SalesianaFondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale di informazione e cultura religiosaedito dalla Congregazione Salesiana di SanGiovanni Bosco .

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post . 9092 -00163 Roma-Aurelio - Tel . 06/69 .31 .341 .Conto corr. post. n . 46 .20 .02 intestato a Dire-zione Generale Opere Don Bosco, Roma .

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE COSTARedazione: Giuliana Accornero - Marco Bon-gioanni - Carlo Borgetti - Gaetano Nanetti - Lu-ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-raro - Saverio Stagnoli .Collaboratori : Nino Barraco - Elia Ferrante -Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco - AngeloPaoluzi - Francesca Tiziani - Domenico Volpi .Archivio : Guido CantoniPropaganda : Giuseppe ClementelDiffusione: Arnaldo MontecchioFotocomposizione e impaginazione: ScuolaGrafica Salesiana Pio XI - RomaStampa : Officine Grafiche SEI - TorinoRegistrazione: Tribunale di Torino n . 403 del16 .2 .1949

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICAtr Il primo di ogni mese (undici numeri, eccet-to agosto) per la Famiglia Salesiana .* II 15 del mese per i Cooperatori Salesiani .Collaborazione: La Direzione invita a mandarenotizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana,e s'impegna a pubblicarle secondo il loro inte-resse generale e la disponibilità di spazio .Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Na-zionale Cooperatori - Viale dei Salesiani 9 -00175 Roma - Tel . (06) 74 .80 .433.

IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e20 lingue diverse (tiratura annua oltre 10 milio-ni di copie) in : Antille (a Santo Domingo) - Ar-gentina - Australia - Austria - Belgio (in fiam-mingo) - Bolivia - Brasile - Canada - CentroAmerica (a San Salvador) - Cile - BS Cinese (aHong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine -Francia - Germania - Giappone - Gran Breta-gna - India (in inglese, malayalam, tamil e te-lugú) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (in croato ein sloveno) - Korea del Sud - BS Lituano (editoa Roma) - Malta - Messico - Olanda - Paraguay- Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - StatiUniti - Sudafrica - Thailandia - Uruguay - Ve-nezuela .

DIFFUSIONEIl BS è dono-omaggio di Don Bosco ai com-ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-stenitori delle sue Opere .Copie arretrate o di propaganda : a richiesta,nei limiti del possibile .Cambio di indirizzo : comunicare anche l'indi-rizzo vecchio .

2 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983

ANNO SANTOIn più grond . spsronia

1 MARZO 1983ANNO 107 - NUMERO 4

In copertina:

Tramonto a San Pietro (foto ArchivioQuilici, Roma)

Don Bosco è notizia, 3-7

Lettera del Rettor Maggiore, 3

Settimana di Spiritualità, 3

Visite di Cardinali, 4

Pigy di del Vaglio, 4

Tre campane per lo Zaire, 4

150 anni della Diocesi di Tezpur, 4

A Bangalore i Cooperatori fannosul serio, 5

È exallievo il primo Cardinale, 6

Il Natale di don Viganò, 6

Quando i Salesiani fanno Capitolo,8-10

La più grande speranza, 11-12

Don Bosco si diverte, 13

Quel certo modo di fare scuola . . .,14-16

Difficile anche in Sudan essere« meridionali », 17-21

Tra i Nagas c'è una Chiesa chevive, 22-25

li solo gusto di piacere a Dio, 27-32

RUBRICHE . Scriveteci, 2 - Qualchetempo fa . . ., 7 - Don Bosco si diver-te, 13 - Libri e Riviste, 26 - I nostrimorti, 33 - I nostri Santi, 34 - Soli-darietà, 35

Gentilissimo Direttore,mi congratulo con lei per aver fatto

più bello e interessante il Bollettino edanche per aver introdotto delle paginea colori, che danno un tono più vivo egiovanile alla rivista . E dopo le lodi . . . lecritiche! Mi permetta di esordire noncondividendo (o condividendo solo inparte) la risposta da lei data al lettoredi San Severo (c fr . BS 1/83). Che cisia una crisi delle vocazioni, nessunolo contesta . Ma che ci siano anche tan-te case dove sovrabbondano i confra-telli è altrettanto incontestabile . . .

(exallievo Ilario Fenu, Torino)

. . .Scopo di questo mio biglietto è an-che di domandarle come mai, da unpo' di tempo a questa parte ; non si tro-va più il certificato di conto correntepostale nel BS che ricevo con moltapuntualità .

(lettera firmata, Torino)

Congratulazioni per la nuova vestedel Bollettino Salesiano tutto . Ma vor-remmo tanto vedere almeno le due dol-ci immagini di Maria Ausiliatrice e SanGiovanni Bosco anche piccole ma ni-tide come sempre .

(lettera firmata, Genova)

Ringrazio quanti hanno voluto conapprezzamenti vari incoraggiare glisforzi che stiamo facendo per renderesempre più gradito ai lettori il nostroBollettino.

Al gentile signor Fenu che ci ha in-viato una lunga lettera nella qualeespone le sue idee circa i motivi se-condo i quali i Salesiani avrebbero ri-dimensionato alcune loro opere nonpossiamo che riaffermare quanto ab-biamo precedentemente scritto : ci cre-da, quando si chiude un'opera nes-suno è contento.

Alla lettrice torinese ricordiamo cheil ccp del Bollettino viene incluso nellarivista nei mesi di novembre, febbraioe maggio.

Alla terza signora di Genova infinediamo l'assicurazione che qualcosafaremo nei limiti del progetto grafico alquale la rivista pensa di ispirarsi.

IMPORTANTE . Non si prendono in consi-derazione le lettere non firmate e senza in-dirizzo completo del mittente . A richiesta lafirma può essere non pubblicata . Si racco-manda la brevità delle lettere .

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DON BOSCOENOTIZIA

Proprio mentre chiudiamo la rivista apprendiamo che il15 maggio p.v. I Martiri Salesiani Mons. Luigi Versiglia edon Callisto Caravario verranno proclamati beati da PapaGiovanni Paolo li .

Nel pubblicare la lettera, con la quale il Rettor Maggioredon Egidio Viganò informa dell'avvenimento la Famiglia Sa-lesiana ed i suoi Amici, comunichiamo che il BS pubbliche-rà un numero speciale dedicato ai due prossimi Beati .

ITALIA, CASA GENERALIZIA

Settimana di spiritualitàOltre duecento partecipanti, dal 24 al 29 gennaio 1983,

hanno dato vita, presso la Casa generalizia di Roma, alladecima Settimana di Spiritualità della Famiglia Salesianache - come precedentemente annunziato - ha avuto pertema la « Direzione spirituale » . Anche di questa Settimanaverranno quanto prima pubblicati gli Atti .

Nelle foto : li Rettor Maggiore don Egidio Viganò condon Giovanni Raineri e don Carlo Borgetti aprono, recitan-do una preghiera, i lavori; un aspetto dell'Aula.

Roma, Festività della Beata Verginedi Lourdes, 11 febbraio 1983

Cari Confratellie Amici tutti della Famiglia Salesiana,

ci è giunta una bella notizia . Ecco come ce l'hacomunicata dal Vaticano la Segreteria di Stato : «Conlettera indirizzata a Sua Santità, il 9 settembre u.s .,Ella ha espresso il desiderio che la cerimonia di Bea-tificazione dei due Martiri Salesiani, Mons . Luigi Ver-siglia e Don Callisto Caravario, si svolga preferibil-mente nella prima metà del maggio prossimo . Com-pio il dovere di comunicarLe, che il Sommo Ponteficeha scelto come data per la suddetta Beatificazione laDomenica 15 maggio dei corrente anno» .

Grazie, Signore!Mentre esprimiamo la nostra più viva riconoscen-

za al Successore di Pietro, lodiamo Dio che ci offrenell'Anno Santo un evento significativo per celebraree approfondire il valore ecclesiale e missionario dellaVocazione Salesiana .

Si tratta della beatificazione dei nostri due « PRO-TOMARTIRI» .

Già al suo arrivo a Macao, nel 1918, quale supe-riore della nuova missione salesiana in Cina, don Lui-gi Versiglia esclamava - mentre riceveva dalle manidi don Sante Garelli un prezioso calice, dono del Ret-tor Maggiore don Paolo Albera - « Don Bosco videche quando in Cina un calice si sarebbe riempito disangue, l'Opera Salesiana si sarebbe meravigliosa-mente diffusa in mezzo a questo popolo immenso . Tumi porti il calice visto dal Padre : a me il riempirlo disangue, per l'adempimento della visione» .

Questa antiveggente affermazione riveste di ric-chezza profetica una morte cristiana, destinata adessere seme di futuro per l'Opera di Don Bosco nellaCina .

L'esecuzione cruenta di Mons . Versiglia e don Ca-ravario è stata un martirio di fedeltà al Vangelo di Cri-sto nella difesa della purezza di tre ragazze .

La loro testimonianza ci stimoli a vedere nel co-raggio della fede un dono fecondo per il divenire del-l'uomo, «quest'uomo - come ci ha detto il Papa -(che) è la prima strada che la Chiesa deve percorrerenel compimento della sua missione» (Red . Hom.,n° 14) .

Invito tutti voi, carissimi, - Confratelli, Figlie diMaria Ausiliatrice, Cooperatori, Exallievi, Volontariedi Don Bosco, Membri e Amici della Famiglia Salesia-na, Fedeli delle nostre Parrocchie e Opere, - a ce-lebrare questo evento, a viverlo spiritualmente, e an-che a organizzare, per la cerimonia del Vaticano, unapartecipazione numerosa e devota .

L'occasione favorevole dell'Anno Santo, che avràinizio il prossimo 25 marzo, offre l'opportunità diconvogliare il maggior numero possibile di pelle-grino a Roma in vista di questo, per noi fatidico,15 maggio.

Esorto tutti a pregare, a meditare, a celebrare e aportare a S. Pietro tanti giovani e fedeli . Che nessunosi lasci scoraggiare dalle immancabili difficoltà .

Maria Ausiliatrice, alla cui festa ci staremo prepa,rando in quei giorni, ci assista, ci illumini, ci incorag-gi e ci sostenga .

Arrivederci festanti a Roma per il 15 maggio!In comunione di gioia e di gratitudine con Don Bo-

sco e con i due nuovi Beati .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983 • 3

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Visite al CardinaliIl Concistoro dei 2 feb-

braio 1983 ha riportato aRoma molti membri del Col-legio Cardinalizio che hannoassistito all'imposizione dellaberretta cardinalizia dei loronuovi confratelli .

Per l'occasione il neo car-dinale polacco Jozef Glemp,arcivescovo di Gniezno eWarszawa, invitato a nomedel Rettor Maggiore da donAgostino Diedziel, delegatoper la Polonia, è venuto ve-nerdì 4 febbraio in visita allaCasa Generalizia salesiana .

« lo sono venuto qui - hadetto - non solo per unasoddisfazione personale, maanche per esprimere la miariconoscenza verso l'operadei salesiani che collaboranocon la Chiesa in Polonia eper dirvi che la vostra sod-disfazione è anche la mia . Lavostra congregazione hasvolto un grande compitoieri, insieme al mio predeces-sore Servo di Dio card .Hlond, come lo svolge oggicon molta dedizione . Ecco- ha detto a questo punto ilPrimate polacco mostrandoproprio la croce pettorale -ecco qui la stessa croce chefu già portata dal Servo di

AFRICA

Tre campane per lo Zaire«Kengele» in lingua ki-

swahili significa: «la cam-pana sta per suonare» . Pro-prio così sta avvenendo pertre fortunate parrocchie delloZaire. Tutto incominciò qual-che anno fa . Ecco la storia .

Monsignor Pozzi, dellaCongregazione romana perle Chiese Orientali si recò a

4 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983

Dio card. Hlond. È ancora lasua e io la porto con moltoaffetto e venerazione perchéconsidero il cardinal Hlondun poco mio. . . "nonno" nellasede primaziale . Nei diversimomenti storici la Chiesa hasempre avuto ed ha un unicointeresse: quello di annun-ciare il medesimo Cristo, lasua Croce, la sua Risurrezio-ne, la sua Salvezza che è pertutte le società e per ogniuomo: questo può fare equesto fa qualunque sia la si-tuazione in cui può venirsi atrovare . . . » .

Altra visita particolarmente

gradita è stata quella delcard. Hyacinthe Thiandoum,arcivescovo di Dakar . È av-venuta il 5 febbraio e perl'occasione, in un cordialecolloquio con il Rettor Mag-giore, sono stati riaffermatiancora una volta i cordialirapporti fra l'Episcopato Afri-cano ed i Figli di Don Boscoche sono fortemente impe-gnati a moltiplicare la loropresenza in quel Continente .

Nella foto: don Egidio Vi-ganò presenta al Card.Glemp il suo Vicario donGaetano Scrivo con a fiancoil Consigliere Generale perla Formazione don PaoloNatali.

visitare il fratello Angelo,missionario salesiano a Lu-bumbashi : fu un viaggio ful-minante perché da quel mo-mento il bravo monsignore siè dato da fare per aiutarequelle missioni con una seriedi progetti l'ultimo tra questiquello di regalare - in col-laborazione con altri - trecampane ad altrettante chie-se zairesi .

Alla fine del mese di feb-braio le tre «sorelle» hanno

preso il volo a bordo dell'AirZaire complice lo stesso in-gegnere Lucenti, espertoproprietario di una fonderiala cui storia risale al 1550 eche ha all'attivo perfino lestesse campane della Basi-lica romana di S . Pietro .

Prima della partenza, ac-compagnati dallo stesso ing .Lucenti abbiamo visto quellecampane rutilanti di bronzo econ sopra inciso tutto unprogramma: Maria Ausiliatri-ce, Don Bosco e la gioventù .La campana dedicata a

San Giuseppe è andata aMusoshi - ci racconta mon-signor Pozzi - per dimostra-re la mia ammirazione per illavoro e i sacrifici compiutiogni giorno da don JacquesSwinnen in quella missioneche continua a svilupparsinei pressi della miniera dirame sfruttata dai giappo-nesi .La seconda campana è un

dono della parrocchia sale-siana di Castel Gandolfo,dove il fratello del Monsigno-re è stato parroco prima dipartire per l'Africa ; reca l'i-scrizione: «Don Bosco pro-teggi tutti i nostri giovani» : èandata nella parrocchia sanCarlo di Kipushi dove il suosuono farà la concorrenza aquello un po' stridulo dellavicina miniera .

La terza campana poi, conla scritta «Santa Maria pregaper i defunti della famiglia diEnrico Pozzi», è andata aRuashi .

Grazie a queste campane,

PI" dI DEL VAGLIO

per Pasqua nello Zaire cisarà più festa .

INDIA

150 anni della Diocee ;di Tezpur

II 27 e 28 novembre 1982la Diocesi di Tezpur, nell'In-dia nord-est, ha celebrato isuoi primi cinquant'anni divita . E una delle sei diocesidella missione salesiana, ini-ziata nel lontano 1922, conl'arrivo a Shillong del primodrappello di salesiani, con acapo mons. Luigi Mathias .

Venne giustamente defi-nita «la missione miracolo»per il lavoro svolto da questiautentici pionieri, che affron-tando disagi, difficoltà, peri-coli di ogni genere, riusci-rono a piantare su solidebasi la Chiesa .

Il territorio affidato ai figlidi Don Bosco comprendevaallora la pianura percorsadal Brahamaputra e la regio-ne collinare preimalaiana,abitata da centinaia di tribùdiverse, con una superficiecomplessiva di 194 .000 kmq .e una popolazione di circa 7milioni di abitanti ; un territo-rio vasto come l'Inghilterra ela Svizzera insieme .

I cattolici al loro serviziosuperavano di poco le 5 .000unità, oggi, dopo 60 anni dilavoro, sono circa 600 .000, incostante aumento. Dove nonesisteva ancora alcuna dio-cesi, attualmente ci sono ben6 diocesi con clero autocto-

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no. Una di queste è appuntola diocesi di Tezpur che hacelebrato il 27-28 novembreil suo 500 di fondazione .

Tra i presenti alla solennecommemorazione il Pro-Nunzio apostolico mons .Agostino Cacciavillan e donAntonio Alessi, salesiano cheassieme a un altro confratel-lo missionario, don Luigi Ra-valico, morto il 17 dicembre1967, sbarcavano il primogiugno 1932 in questa incan-tevole cittadina, adagiatasulla destra del Brahamapu-tra, celebrando la prima Mes-sa in una casetta presa in af-fitto . Don Alessi lo aveva pre-ceduto giungendovi per pre-disporre ogni cosa fin dalgennaio dello stesso anno .

Con don Luigi, raccontadon Alessi, dividemmo il va-sto territorio affidatoci in di-verse zone, impegnandoci inlunghi, massacranti viaggiper rintracciare i pochi cri-stiani, sparsi nelle immensepiantagioni di thè della zonae dare vita a nuove comuni-tà. Questi viaggi si prolun-gavano per 10-20 giorni : inbattello, su carri trainati dabufali, a dorso di elefante,ma il più delle volte a piedi,sotto un sole cocente cheraggiungeva i 60 gradi o traviolenti acquazzoni, durantela stagione delle piogge, chetrasformavano la pianura inun immenso acquitrino li-maccioso in cui affonda-vamo spesso fino al ginoc-chio .

Il nostro più grande tor-mento erano le zanzare ap-portatrici di malaria, di cuitutti i missionari di quel tem-po hanno fatto esperienza esoprattutto le sanguisugheche provavano un gusto mat-to a succhiare il nostro san-gue. La vita di estrema po-vertà, i sacrifici eroici dei duegiovani missionari, diederopresto frutti copiosi e abbon-danti .

«In soli 13 mesi, scrivevadon Alessi in una sua relazio-ne al Rettor Maggiore, abbia-mo amministrato 1587 bat-tesimi, di cui 789 adulti . Du-rante i 484 giorni di viaggio,abbiamo potuto fondare 28nuove comunità cristiane,costruito 32 piccole capan-ne-chiesa, aperto 16 scuolee preparati 20 catechisti damettere a capo delle nuovecomunità, mentre 1445 ca-tecumeni stanno preparan-dosi a far parte del popolo diDio » .

Dopo soli tre anni di que-sta prodigiosa attività, venivaacquistato un vasto edificio,in una zona centrale della

città, già sede dell'associa-zione dei piantatori di thè .Così questa roccaforte del-l'induismo, «la città del san-gue», questo è il significatodella parola Tezpur, diven-tava un centro propulsore divita e di apostolato .

In soli quattro anni di la-voro i cristiani erano passatida 3.000 a 18 .000 unità, unaumento di 15.000 nuovi cre-denti .

La diocesi venne eretta nel1964 e affidata a mons . Ore-ste Marengo, altro meravi-glioso pioniere della primaora, che ne fu il primo Vesco-vo. Attualmente ne ha la curapastorale mons. Robert Ker-ketta, nato da una famigliaconquistata alla fede da donAlessi, che battezzò il bam-bino, che un giorno si sareb-be seduto su quella cattedracome successore degli Apo-stoli .

A Bangalore i Cooperatorifanno sul serio

Sotto la spinta iniziale didon Thomas Vailatt, i primicooperatori di Mannuthysono nati nel 1972 . Oggisono 22 e sono animati dadon Giorgio Ukkran . Essi siincontrano una volta al mesedal momento che la maggiorparte di loro abita da dieci atrenta chilometri lontano dal-la città . Una volta all'annoson soliti organizzare un« tea-parthy » con tutte le lorofamiglie e tutte le occasioniliete e tristi sono buone perstringersi attorno all'operasalesiana . Fra le attività c'èdi tutto: partecipazione allacostruzione di trenta casetteassieme a don Vailatt, visite acarcerati e ammalati prece-dute regolarmente da unamessa celebrata dal vescovodi Trichur .

Una iniziativa di partico-lare valore umano-cristiano èl'assistenza prestata da que-sti cooperatori a molti ciechio ammalati agli occhi : la lorozona infatti è funestata daquesto male .

D'intesa con i migliori me-dici della zona è stato orga-nizzato un campo di preven-zione sanitaria oculisticapresso la Scuola salesiana diMannuthy mentre lungo ilcorso dell'anno sono statiassistiti oltre un migliaio dipazienti parecchi dei quali(un centinaio) furono ancheoperati . A dirigere il campo èstato un cooperatore me-dico-oculista affermato .

E per il futuro? I coopera-tori di questa parte dell'indiapuntano a costruire un cen-

tro giovanile per i ragazzi diTrichur, una città particolar-mente affollata di giovani .Questo centro servirà a farlisoprattutto incontrare e ma-turare cristianamente .

Nelle foto : il gruppo coo-peratori di Mannuthy; unapaziente viene operata agliocchi; la consegna degli oc-chiali al termine del camposanitario-oculistico.

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983 • 5

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'i HAILANDIA

È exallievo il primocardinale

Nel concistoro del 2 feb-braio 1983 il Papa ha elevatoalla dignità cardinalizia mon-signor Michele Michai Kit-bunchu, arcivescovo diBangkok, primo prelatodella Thailandia ad essereelevato a questa dignità. SuaEminenza è nato il 24 gen-naio 1929, nel 1940 entravacome seminarista a Sirachàe pochi mesi dopo, alla chiu-sura del seminario a causadella guerra, veniva accoltonel nostro seminario a BangNok Khuek, l'unico rimastoaperto e funzionante duranteil periodo bellico . Nel 1953ancora studente veniva in-viato a Roma, al collegio diPropaganda Fide, ove con-seguiva la licenza in filosofiae teologia . Nel 1959, semprea Roma, veniva ordinato sa-cerdote. Nel marzo del 1973era consacrata Vescovo diBangkok e il 5 gennaio del1983 riceveva la nomina aCardinale .

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Nei giorni scorsi, mentre siteneva a Hua Hin, nella nuo-va casa di Esercizi, un mo-derno e ben attrezzato edifi-cio voluto dall'ispettore donRaimondo Garcia e dal suoconsiglio e realizzato dall'in-faticabile economo don Ma-rio Sala, il convegno dei de-legati ispettoriali, in prepa-razione al prossimo capitologenerale della Congregazio-ne, S.Em . volle recarsi per-sonalmente a recare il suosaluto ai convegnisti. Congrande affabilità ricordò iquattro anni di formazionenel seminario di Bang NokKhuek e i vari superiori cuiera affidata la preparazionedel clero indigeno in quel pe-riodo .

La serietà degli studi, lapreparazione dei docenti,tutti salesiani, la severa disci-plina, i sacrifici e le restrizio-ni imposte dalla guerra, dis-se, hanno lasciato un'im-pronta e un ricordo incancel-labile. Se oggi sono Vescovoe Cardinale lo devo in granparte a quei primi anni di for-mazione. Per questo mi sen-

to molto legato a Don Boscoe ai suoi figli che continuanoa lavorare in questo nostropaese per il progresso cul-turale e spirituale del nostropopolo. Le scuole di educa-zione primaria e secondaria,gli istituti professionali, apertiun po' dovunque costituisco-no una delle più grandi be-nemerenze dei salesiani cheriscuotono la stima e l'am-mirazione di tutta la Thailan-dia, a cominciare dalle loroMaestà, il Re e la Regina,che hanno visitato molte vo-stre opere. A conclusione haaccettato di posare con ilgruppo dei delegati .

Nelle foto : il neo Cardinalesi intrattiene con il salesianodon Ulliana ed altri confratel-li in occasione di una delletante sue visite alle opere sa-lesiane; a colloquio con l'I-spettore don Raimondo Gar-cia e alcuni delegati salesia-ni a Hua Hin .

Il Natale di don ViganòCome abbiamo preceden-

temente annunziato, per laprima volta nella storia dellaCongregazione, un Succes-sore di Don Bosco ha tra-scorso le feste natalizie nellacittadina di Gesù Bambino,Betlemme . Presentiamoadesso più dettagliatamenteuna cronaca di quell'avve-nimento giuntaci dalla Pale-stina .

Altri Superiori visitarono laTerra Santa, ma in periodi di-versi. Il beato Michele Ruanel 1895 giunse a Betlemmenella tarda serata del 28 feb-braio e non si fermò moltigiorni . Nel 1908 venne unaseconda volta, durante i mesidi marzo e di aprile, fino alLunedì di Pasqua. Don Re-nato Ziggiotti, 1'8 dicembre1954, ebbe l'onore di presie-dere alla funzione di chiu-sura dell'anno mariano conla partecipazione di tutta lacittadinanza locale . Ripartìperò da Betlemme ancor pri-ma di iniziare la Novena delSanto Natale . Rapida la visitadel Rettor Maggiore don Lui-gi Ricceri nel marzo del1968 .

I Confratelli con entusiasti-ca gioia accolsero la notiziadell'arrivo di don Egidio Vi-ganò e si sentirono privile-giati per questo regalo . Ac-coglienze e soggiorno eb-bero la tonalità e il fascinodell'intimità familiare . Gli in-contri furono riservati quasisolo alla Famiglia Salesiana,e del resto c'è stato poco

tempo. Betlemme, Gerusa-lemme, Cremisan, nei giorni23, 24 e 25 dicembre . Con-celebra con il Patriarca nellanotte santa, dopo aver assi-stito con le maggiori perso-nalità al suo solenne ingres-so. Il giorno di Natale celebranella Grotta e gli fanno co-rona salesiani, suore e amicinostri e poi si susseguono acatena gli incontri . Plenarioquello di Beitgemal il 26 di-cembre, solennità della Sa-cra Famiglia e giornata spe-ciale per I'Ispettoria del Me-dio Oriente . Lo si volle nella«Casa della Carità» (donRua), nel ricordo del Proto-martire Santo Stefano, pres-so la sua tomba e vicino aquella del Servo di Dio Si-maan Srugi, i cui resti il 10dicembre sono stati tumulatiin nuovo loculo, dopo l'e-sumazione richiesta dal suoprocesso di beatificazione .

Salesiani e Figlie di MariaAusiliatrice, dopo la solenneconcelebrazione, ascolta-rono la presentazione dellaStrenna 1983. Poi di corsa siparte per Nazareth, dove sonprogrammati incontri conpersonalità, con il VescovoAusiliare Mons . Hanna Kal-dani e con l'Arcivescovo Or-todosso Isidoros, grandeamico nostro, con i maestri,con giovani e loro famiglie .

A Cremisan, il 28 dicem-bre, all'agape fraterna il Su-periore è circondato dagliesponenti più qualificati delleComunità religiose dellazona betlemitana . Furonoanche invitati i componentidel Tribunale per il ProcessoApostolico del Servo di DioSimaan Srugi .

II 29 dicembre il RettorMaggiore lascierà la TerraSanta per andare in Egitto .

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ITALIA

Si raccolgono testimonianzesu Mons. Cognata

La Madre Generale delleSuore Salesiane Oblate delS. Cuore, fondate da Monsi-gnor Giuseppe Cognata cin-quant'anni fa, sollecita quan-ti fossero in grado di fornirle,di farle pervenire informazio-ni, testimonianze, scritti cheinteressano la figura di Mon-signor Giuseppe Cognata .

Quanti fossero in questacondizione potranno scriveredirettamente a : Madre BiceCarini, Superiora GeneraleSalesiane Oblate del SacroCuore, Via Caccia 29, 00019TIVOLI (Roma).

BRASILE

Queste immagini ci giun-gono dal Brasile, che que-st'anno celebra il centenariodella presenza salesiana inquel Paese .

Il convegno nazionale sulsistema preventivo è stato unmomento clou dell'intera ce-lebrazione del centenarioche si è articolata in svariateiniziative. Il Convegno si èsvolto a S. Paulo dal 9 al 12ottobre 1982, in un clima difraternità e impegno ed è sta-to preceduto da incontriispettoriali sullo stesso ar-gomento. Le foto mostrano isacerdoti concelebranti nel-l'Eucarestia conclusiva e mo-menti della serata artistica .

Pubblichiamo in questa rubrica fatti, fatterelli, curio-sità raccolti rileggendo le pagine del Bollettino Salesia-no dalla sua nascita, nel lontano 1877 .

Una ricca lotteria - Oggi sono di moda i milioni (eanche i miliardi) del Totocalcio . Nel secolo scorso, i nostrinonni tentavano la fortuna accontentandosi dei premimessi in palio dalle Lotterie di beneficenza . Facevano ope-ra di bene e, al tempo stesso, se vincevano, entravano inpossesso di oggetti di gran pregio . Come quelli messi inpalio dalla grande lotteria lanciata dai salesiani nel 1885,per raccogliere i fondi destinati alla costruzione dellaChiesa del Sacro Cuore e dell'annesso ospizio per giovanipoveri e abbandonati di Roma . Lo stesso Don Bosco erasceso in campo a più riprese esortando dalle colonne delBollettino, a vendere i biglietti . « La distribuzione - scriverivolto ai cooperatori salesiani - quantunque bene avvia-ta non è tuttavia ancora finita . lo vi prego pertanto che nonvogliate abbandonarmi nell'opera incominciata a favore di500 giovanetti » . Quali erano i premi della lotteria? Il BS nefa una minuziosa descrizione : oggetti di cristallo « che bril-lano di mille colori come in una sala di Murano», finissimilavori di intaglio in mogano e noce d'india, oggetti di tar-taruga e d'avorio, libri antichi del 1500 « di immenso valo-re», vasi colossali di terra del Giappone «di una magnifi-cenza veramente regale », statue, statuette, oggetti d'oro ed'argento, orologi di ogni tipo, un medaglione preziosodono personale di Leone XIII, ricami, merletti e molte altremeraviglie ancora . Oggi farebbero la gioia dei collezioni-sti . Si potrebbe mai, ai giorni nostri, organizzare una lotte-ria del genere, tutta con oggetti donati?

Sempre sulle lotterie - Vale la pena di insistere suquesto argomento per ricordare un episodio curioso, forseirripetibile, di cui si può leggere nella «Storia dell'oratoriodi San Francesco di Sales» pubblicata a puntate sul Bol-lettino Salesiano. Nel 1856, Don Bosco aveva lanciato unalotteria, sempre allo scopo di raccogliere i fondi necessarialle sue opere . Fra gli acquirenti dei biglietti ci fu lo stessoministro degli interni hattazzi . Ma non a titolo personale,bensì come membro del governo . Infatti la decisione dicomperare 400 biglietti « al prezzo di cent . 50 cadauno » èadottata con tanto di decreto ministeriale, provvisto di re-lativi « visto, considerato, ritenuto ecc . ecc . » . Ma Rattazziva più in là : il decreto stabilisce anche che, una volta ac-quistati, i biglietti vengano restituiti a Don Bosco « a totalebeneficio dell'Oratorio, in favore del quale con merito dilode e filantropico zelo venne dal predetto Don Bosco lalotteria avviata» . Insomma, il regio Governo piemontese(mancavano ancora alcuni anni all'unità d'Italia) ricono-sceva la validità dell'opera intrapresa da Don Bosco « avantaggio grandissimo delle classi povere» e contribuivaa rafforzarla .

Victor Hugo rinsavito? - « Poeta e romanziere, VictorHugo è famoso per i suoi libri - scrive il Bollettino nel1883 - cosparsi di errori contro la religione cattolica e lasana morale . In molti modi cooperò disgraziatamente as-sai a diffondere l'empietà e il malcostume fra il popolo» .Ma oggi, all'improvviso, «egli pare rinsavito, Il BS forni-sce la testimonianza di questo mutamento di rotta pubbli-cando il testo del discorso pronunciato al Senato francesedallo scrittore per « rigettare la scuola laica, come si chia-ma in Francia la scuola senza insegnamento religioso, epropugnare con l'ardore di un credente la scuola cattoli-ca, vale a dire l'insegnamento della religione» . Una«splendida arringa, commenta soddisfatto BS, che meritadi essere conosciuta»,

a- BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983 - 7

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Nel gennaio del 1984 i Salesiani terranno il loro22° Capitolo Generale . Come vi si preparano?Quali ne saranno i temi? Fino a che puntointeressa gli altri rami della Famiglia Salesiana?Risponde il Consigliere Generale per laPastorale Giovanile don Giovanni Vecchi cheper mandato del Rettor Maggiore è il Regolatoredella massima assise salesiana .

Don Vecchi, lei è il Regola-tore del Capitolo. Che cosa èun capitolo generale per unacongregazione?È una adunanza fraterna di

tutta la Congregazione. In essa,nella diversità, si ritrova tutta laCongregazione sparsa nel mondo .E anche un organo straordinariodi governo. Il Capitolo infatti puòintervenire sulle Costituzioni ri-facendole o riformandole; elegge ilRettor Maggiore e il Consiglio Su-periore, indica le linee program-matiche per il sessennio che segueal suo svolgimento. Questo è ciòche si vede. C'è infatti alla base ditutto una realtà di comunione vo-cazionale che rende un capitoloevento di forte carica spirituale edi impatto ecclesiale.E il Regolatore?Ha il compito di sensibilizzare

la Congregazione perché sia assi-curata una profonda partecipazio-8 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983

quando i Salesianifanno capitolo

ne spirituale assieme ad un gene-roso e leale contributo nella ela-borazione dei temi proposti . IlRegolatore accompagna il lavorodelle singole ispettorie suggerendoanche metodologie di lavoro . A luispetta coordinare la stesura deidocumenti che entreranno nel ca-pitolo generale come base di di-scussione. Finalmente prenderela responsabilità del coordina-mento generale sotto l'autoritàdel presidente che è il RettorMaggiore .Tecnicamente come si è

mosso?Come indicato da un apposito

regolamento il Rettor Maggioreha nominato una commissione didodici persone rappresentanti di-verse competenze e nazionalità .La commissione ha lavorato so-prattutto attorno a questi trepunti : elaborare una traccia te-matica che spezzetti il tema ge-nerale; indicare possibili metodo-logie di lavoro ; seguire l'anda-mento dei capitoli ispettorialiparticolarmente nell'adempimen-

DonGiovanni

Vecchi

to di quelle indicazioni su cui pog-gia la validità degli atti .

Partendo dal tema generale an-nunciato dal Rettor Maggiore -le Costituzioni - la commissionetecnica precapitolare ha fattoemergere tredici punti nodali suiquali convergono anche i proble-mi secondari .È possibile conoscere qual-

cuno di questi punti?Il primo punto riguarda la for-

ma della Congregazione . . .Cosa vuol dire?Vuol dire le scelte fondamentali

di stile, di vita, di organizzazionee di inserimento nell'azione e nel-la Chiesa che determina la suaidentità socio-ecclesiale . È un pro-blema importante perché è in essache si determinano i punti di par-tenza. Nell'ambito civile equivalead esempio a una scelta su monar-chia o repubblica, democraziaparlamentare o presidenzialista .

Un altro problema è quello del-la Famiglia Salesiana.

L'aggettivo salesiano, si sa, hauna applicazione più ampia della

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stessa Congregazione . Ora è inte-ressante determinare a che titolosi applica ad altri Gruppi e qualiconseguenze spirituali, operativee organizzative ne derivano .

Un altro tema ancora si riferi-sce all'orizzonte pastorale dei sa-lesiani : la scelta di campo oggi, ilmessaggio tipico, lo stile. .. Ma sa-rebbe troppo lungo far passaretutti i tredici punti .Certo, ma non le pare che

tutto questo discutere su re-golamenti sia un chiudersi allaproblematica della gente?

Le Costituzioni in una Congre-gazione sono il progetto di vita edi azione e provengono dallo spi-rito e dalla esperienza di genteimpegnata nel campo giovanileoggi e domani . Esse non possononon essere impastate degli impe-gni della nostra missione . Nonverranno dunque elaborate al difuori della problematica attuale .Certo non sono in funzione dellasoluzione particolareggiata deiproblemi e degli avvenimenti da-tati a breve scadenza, però coglie-ranno certamente gli aspetti piùconsistenti del mondo d'oggi . I fe-nomeni giovanili, ne sia certo, si

Un momento dei lavori al Capitolo generale del 1977.

rifletteranno sulle Costituzioni .Quanti sono i capitoli ispet-

toriali?Settantanove.A che punto è il loro lavoro?Le singole Ispettorie hanno in-

cominciato a muoversi nel lugliodell'anno scorso. Evidentementeciascuna ispettoria ha dovuto pri-ma raccogliere i singoli contributidei confratelli e delle comunità epoi passare all'approfondimentodi questo materiale e alle propo-ste formali di modifiche per il Ca-pitolo 22° .

Alcune Ispettorie hanno giàfatto il loro capitolo . Le altre han-no tempo fino al 31 maggio 1983 .

È possibile per i singoli sa-lesiani inviare proposte al Ca-pitolo Generale?

In genere abbiamo consigliatodi confrontare le proposte indi-viduali con il proprio CapitoloIspettoriale . Comunque è una for-ma di partecipazione possibile an-che se fino a questo momento nonè consistente .

Fino a che punto pensa chesia cresciuta la dimensionepartecipativa dei salesiani allavita della loro stessa congre-gazione?

Penso che in questi anni didopo Concilio essa sia molto cre-sciuta. E evidente che per quantoriguarda stimoli e raccomandazio-ni i capitoli generali hanno cer-

cato di farla diventare una dimen-sione acquisita e non occasionaleincoraggiando assemblee, consul-te, consigli, etc . . .

Costruire, del resto, la vita re-ligiosa, senza partecipazione è im-possibile dal momento che all'o-

rigine di ogni vocazione c'è unaconvocazione e che in ogni tappala vita religiosa è carismatica evolontaria .

Come vengano poi valorizzati eutilizzati canali e strutture par-tecipative in ogni singola comu-nità è un altro problema .

L'esperienza capitolare saràriservata ai religiosi salesianio prevede la presenza di altrimembri della Famiglia?

Dal momento che il CapitoloGenerale è anche un organo di go-verno di una Congregazione dovei suoi membri hanno fatto unaprecisa professione, ad esso e apieno titolo possono parteciparesoltanto i religiosi salesiani dellaSocietà di san Francesco di Sales .Tuttavia la partecipazione ha li-velli e forme diverse . In tal casoaltri membri della Famiglia Sale-siana potranno essere invitati e seil tema lo richiederà prendere par-te allo scambio di idee .

Fino a che punto ritiene cheil tema del Capitolo debba in-teressare la Famiglia Sale-siana?

Di per sé le Costituzioni impe-gnano soltanto quelli che le pro-fessano ma è evidente che quantotratta dai salesiani si proietta ver-so ogni gruppo della Famiglia,dato che fra i gruppi c'è una stret-ta interdipendenza . C'è poi dadire che tra i « rami » i salesianisono « il primo » fondato da DonBosco e oggi hanno su tutta laFamiglia una responsabilità certonon esclusiva di animazione .Come pensa che può avve-

nire ciò?Una prima forma è certamente

la preghiera. In riferimento alproprio particolare carisma, spe-cie a livello locale e ispettoriale, èpossibile dare dei contributi e fareanche proposte.Guardando alla storia dei

Capitoli Generali è possibiletrovarne qualcuno che ha fattole stesse elaborazioni che faràil prossimo?

Dall'inizio del secolo fino al1966 i cambiamenti sostanzialinon sono stati molti . Ci furonoaggiunte regolamentari raccolteorganicamente e definitivamentenella elaborazione che venne fattanel 1923 .

1•

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L'aula del Salesianum in occasione della visita del Papa al V Simposio europeo dei Vescovi .

Senza dubbio i grandi cambia-menti di prospettiva sono avve-nuti con il Concilio che ha provo-cato un rinnovamento di conte-nuti e di linguaggio. Il significatodella vita religiosa, la presenzadella Chiesa oggi, il decentramen-to, la partecipazione, il valoreumano e religioso delle singoleculture: ecco alcuni elementi, adesempio, che dal Concilio in quainfluiscono sullo stile di vita e diazione .

Il Capitolo nei suoi compo-nenti sarà internazionale . Ri-spetto al passato ci sarà uncambiamento nelle proporzio-ni numeriche secondo le diver-se aree presenti?

Diciamo subito che il primo epiù importante cambiamento èquello «qualitativo» . Poiché nonsi tratta di un meccanismo assem-bleare soltanto ma di una verifica«vocazionale» i numeri contanoma non in maniera determinante.

E poi?Poi c'è da dire che Regioni nu-

mericamente irrilevanti vent'annifa, in questo capitolo si presente-ranno con una rappresentanzanutrita . .. Per esempio l'India cheè arrivata ad avere 6 Ispettorie,10 - BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983 -

l'America Latina con 24 Ispetto-rie ed è importante non per forzadi una nazione ma perché costi-tuisce una grande area culturale .Penso che il Capitolo sarà l'e-spressione dell'attuale sviluppodella Congregazione dove alcunigruppi ristagnano e diventanomeno preponderanti mentre altricrescono e si sviluppano .L'adeguamento conciliare

del 1972 fu fatto in prospettivaevangelica. La recente promul-gazione del Codice di dirittocanonico avrà qualche influs-so?

Il Codice emanato dalla SantaSede si ispira al Concilio e lasciaun sufficiente spazio perché i sin-goli carismi siano liberi di darsiforme di vita e strutture .

Si sa che il Capitolo verràospitato presso la Casa Gene-ralizia salesiana di Roma. Dalpunto di vista logistico cheproblemi ci sono?

È compito del Regolatore oc-cuparsi anche di questo . Natural-mente ciascun aspetto viene poidelegato ad altre persone .

Sostanzialmente ci sono treproblemi: primo, alloggiare . Il Ca-pitolo avrà 226 persone (200 -

poco più, poco meno - membrieffettivi e 26 addetti a servizi au-siliari (traduttori, segretari, stam-pa). La Casa generalizia rispondeottimamente al problema ; secon-do, la dinamica dello stesso capi-tolo .

Far lavorare duecento personedi diversa provenienza in un unicotema e in vista di un risultato pre-ciso comporta una particolare di-namica. Il punto più delicato ditutti è assicurare il diritto diesprimersi a tutti e al tempo stes-so evitare la dispersione .

C'è poi il terzo problema : assi-curare la comunicazione internaed esterna. Per la prima ci voglio-no momenti di diverso tipo, tra-duzioni, una organizzazione delritmo di vita; per la seconda è in-dispensabile assicurare un flussocircolare di informazioni .

Il Capitolo infatti che si svol-gerà a Roma non dovrà perdere icontatti con la Congregazione .

I Capitolari sono i suoi rappre-sentanti; la congregazione deveperciò sapere quel che avviene du-rante il capitolo con una consegnavera, fluida e rapida di informa-zioni. Ovviamente non si tratta difare scoop giornalistici . . .

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:A cura

di Mino

la più grandesperanza

Anno del Giubileo .1950 anni dalla Resurrezione .Ma c'è ancora posto, oggi, per la speranza?Difficoltà, contraddizioni, ambiguità, soffe-

renze .Disoccupazione, droga, mafia, camorra, fa-

talismo, guerra .E però bisogna avere occhi grandi per cre-

dere nel giorno che viene : «Beati coloro chehanno creduto senza aver visto» .

Amare per questo. Lottare, assieme ai piùdeboli, per questo .

È il nostro «specifico» .Essere profezia di speranza .Essere capaci di immaginare, di lottare per

cose che non sono mai esistite .Essere capaci di credere che c'è in noi più

futuro che passato .Caricare di futuro la terra, tracciare, incidere

solchi nella storia.Credere che l'uomo ha bisogno di risposte

superiori alle sue stesse domande, che il mondosarà di chi gli avrà dato la più grande speranza .

Essere capaci di soffrire, di pagare i sogni .Gestire la speranza del mondo . Cristo pre-

sente e risorto .Profezia.Tu che ci vedi, che ne fai della luce?Lasciarsi afferrare dalla novità, dal futuro

della Parola, mangiare la Parola, costruire la

Barrate

Parola .Gridare la luce, rendere conto della spe-

ranza .Ritrovare se stessi come un dono che Dio

vuole fare agli altri .Essere testimonianza gioiosa, in grado di di-

mostrare che Dio ama ogni uomo, testimonian-za impegnata, in grado di offrire un serviziodialogante e liberante all'uomo .

Essere intimità profonda con Dio, dono di séai poveri, scelta di comunione, di partecipazio-ne alla missione di salvezza della Chiesa .

Aiutare l'uomo a scoprire l'uomo, a profetiz-zare l'uomo, a costruire l'uomo .

Volere un orizzonte di speranza per i giovani,cambiare la qualità della vita, costruire nuovirapporti di solidarietà .

Avere il coraggio di dare molto, di dare noistessi, il nostro cuore più profondo al molto do-lore che c'è nel mondo .

Essere la parola, il gesto, il pensiero, la deci-

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983 • i i

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sione, l'amore, il volto, le mani di Dio .Essere comunione e lotta. Resurrezione degli

uomini e delle cose. Concretezza, dolore, im-pegno. Non sogno.

Profezia.Avere occhi grandi, credere nella presenza di

Dio risorto nel cuore dell'uomo, credere che Dionon si è ancora pentito dell'uomo, che Dio spe-ra ancora nell'uomo, che Dio crede ancora nel-l'uomo .

Profezia, la decisione creatrice di crederenell'Impossibile .

Radicalismo di una profezia per gridare atutti che il cristiano povero cammina sulleacque .

Che non c'è un cammino impossibile, ma,anzi, l'impossibile è il cammino di chi ama Dio .

Caricare di speranza, di impossibile la storiadel mondo.

Una speranza da vivere in noi stessi, da va-lutare nella positività autentica di tante realtàin movimento, molto più forti del dubbio, delcrollo, della crisi, da vivere nelle nostre comu-nità, da gestire insieme agli altri, senza preva-ricazioni e intolleranze, nell'oggi della nostraquotidianità ed in rapporto con le grandi ten-sioni universali che misurano la civiltà deitempi .

Una speranza. Perché il mondo è stato sal-vato da Cristo, è nelle mani di Cristo risorto epresente .

Perché rassegnarsi alla resa è peccato .Perché l'umanità cammina verso la sua riu-

scita definitiva.Essere in attesa di un dopo, in attesa di Qual-

cuno, dello Spirito .Giurare che accadrà qualcosa di grande nel

nostro cuore!

Il giorno dei deboliSarà giorno domani .Conosco il pianto dei deboli, il grido dei po-

veri, il dolore di tanta gente in ginocchio, neisotterranei dell'abbandono, sui chiodi dellacroce.

Conosco ammalati, suore, giovani che lot-tano per fare misericordia, eucaristia sulla ter-ra. Conosco anziani che hanno nella bisacciadel ritorno la gioia della casa del Padre, sacer-doti con il cuore di Dio, cristiani su un terrenodi presenza e non di potenza, di servizio e nondi predominio .

Conosco viandanti alla ricerca di Cristo in-cognito lungo la strada di Gerico e di Emmaus .

Sì, sarà giorno domani. Nonostante il buio1 2 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983 •

pesto che calpestiamo, gli agguati della notte, laviolenza che ci assale, il terrore di questo mon-do brutale, ossessivo, mercantile .

Sarà giorno. Per tutti gli Abele, per tutti i de-boli che gettano nel cuore della storia manciatedi grano e di pace, per tutti quelli che soffronoe si ostinano a credere che il mondo non debbaessere, per forza, degli affaristi, dei predoni, deifanatici .

Certo: ci vuole pazzia per giurare, per lotta-re, per pensare un giorno che non è mai esistito .Ci vuole pazzia per rinunciare alla « logica », cheha tante buone ragioni ma che ti impedisce lalibertà dei grandi atti di coraggio .

Ci vuole pazzia, quando ti dicono che è ne-cessario crescere, ingrandirsi, dilatarsi, quandola carriera, la competizione, la progressioneeconomica, la ricchezza diventano un ingranag-gio di ingiustizia, quando la barca si va riem-piendo di tante cose inutili, quando questo can-cro dei bisogni esagerati offende la misura deifratelli .

Ci vuole pazzia, certo, per dire basta, per fer-marsi, per tornare indietro, per scegliere unavita in diminuzione, un progetto proporzionatoalla provvisorietà del viaggio, del cammino ver-so il definitivo .

Ci vuole pazzia per ritrovarsi nel giorno deideboli. Ed è sofferenza, ed è paura . Ma è unapazzia obbligata.

Egli verrà di nuovoCredere in questo giorno .• stare dalla parte della speranza, ritrovarsi

nella beatitudine di coloro che hanno credutosenza aver visto .• lottare per questo, essere operatori di pro-

fezia, come Don Bosco, P . Massimiliano Kolbe,Madre Teresa .• credere che Dio ha appeso al braccio dei

poveri, dei perseguitati, dei non amati, la spe-ranza di un giorno nuovo .

• domandarci se, per caso, non siamo pro-prio noi i veri violenti, assassini, che costrin-gono gli altri alla disperazione .

• giurare che ci sarà una fine, un limite perl'ingiustizia, per l'odio, la violenza, la droga, laguerra, il peccato.

L'arco dei forti si è spezzato .Egli certamente verrà .Sperare è costruire questa seconda venuta di

Cristo .È comunione e lotta . Realtà e sofferenza . At-

tualità e futuro .

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Giovannino Bosco, studente di retorica, perevangelizzare i ragazzi doveva raccoglierli e perraccoglierli intuì che doveva farli divertire . In queitempi, in cui il cinema e la televisione erano al dilà da venire, i giochi di prestigio esercitavano ungran fascino sugli adolescenti perciò Giovannino,finalizzandoli all'apostolato, ne imparò molti e lieseguì con destrezza rara . Aveva bisogno di mol-te prove e perciò si esercitava in casa di Tom-maso Cumino, ove era a pensione . II padrone eraun fervoroso cristiano, ma privo di spirito critico,e perciò credulone . 11 giovane prestigiatore necombinava davvero di tutti i colori . II gioco di pre-stigio, che gli riusciva meglio, e perciò costituivail suo cavallo di battaglia, era questo : uccideva unpasserotto, lo pestava nel mortaio, metteva la pol-tiglia nella canna di pistola, sparava e l'uccello vo-lava via vivo e sano con un frullo impressionante .

II giorno del suo onomastico il signor Tom-maso aveva preparato con cura un pollo cotto ingelatina, per regalarlo ai giovani che ospitava . IIbrav'uomo tutto festante alla presenza dei convi-tati sollevò il piatto superiore, che copriva quelloinferiore, e fu spaventato dall'improvviso e assor-dante frullo d'ali e dal grido del volatile redivivo .

Sembrava che questi e simili fenomeni aves-sero trasformato il sereno domicilio nella dimoradelle streghe . II padrone sempliciotto ne fu scon-volto e pensò alla magia nera . Ad esaminare ilgiovane mago fu il canonico Burzio e Giovanninosi prestò volentieri a subire l'esame canonico per-ché il sacerdote era pio, istruito e prudente .Come era solito fare fin d'allora, si preparò la di-fesa non con le parole, ma con i fatti . Si presentòall'esame ben sicuro di sé e col solito sorriso ar-guto. II canonico iniziò subito : «Giovannino, tu faiparlare molto di te con i tuoi fenomeni misteriosi,e molti sospettano che tu sia iniziato alla magianera che, come sai, si esercita sotto l'influsso diSatana. Confidati con me, perché io sono qui perfarti soltanto del bene » . Giovannino chiese cin-que minuti di tempo per ordinare le idee e invitòil canonico a dirgli l'ora precisa . Il sacerdote cer-cò e ricercò in tutte le tasche l'orologio, ma nonc'era. Giovannino, senza scomporsi davanti alvolto stralunato dell'esaminatore, rivolse la secon-da domanda: « Se non ha l'orologio, mi dia al-

meno una moneta da cinque soldi» . Il canonicofrugò in ogni luogo, ma non trovò il portamone-te. Allora montò su tutte le furie e gridò : « Bric-cone, o tu sei servo del demonio o il demonioserve a te. Sono costretto a denunciarti e non sochi mi trattiene dal darti una buona dose di legna-te» . Poi, vinto dalla calma sorridente dello stu-dente e sbollita l'ira, il buon sacerdote esortò :« Spiegami questi misteri e andiamo con ordine .Dove sono andati a finire gli oggetti?» . II ragazzo,piuttosto fiero per la ottima riuscita del gioco diprestigio, rispose : « Arciprete, il diavolo non c'en-tra affatto : è tutto acume di cervello e destrezza dimano. Spiegherò in breve ogni cosa . Mentre ioentravo nel suo studio, lei ha fatto l'elemosina adun povero e poi ha deposto il portamonete sopral'inginocchiatoio. Passando poi nell'altra stanza,ha lasciato l'orologio sopra il tavolino . lo con de-strezza ho sottratto i due oggetti e li ho nascosti ;lei pensa che li aveva con sé ed invece sono sot-to il paralume» . L'arciprete li estrasse fuori e risedivertito, poi rassicurò affettuosamente il ragazzocosì: « Va' a dire a tutti i tuoi amici che ignorantiaest magistra adminiratlonis » .

Il canonico Burzio sparse la fama del prestigia-tore tra il clero, il che gli servì molto per fraterniz-zare con i sacerdoti . (Memorie Bibliografiche - Vo-lume 1 pag . 334) .

Papa Giovanni coi suo stile soavemente poe-tico disse : « La vita è il compimento di un sognodi giovinezza . Abbiate ciascuno il vostro sognoda portare a meravigliosa realtà » . II sogno di Gio-vannino fu semplice e sublime : divenire un sacer-dote santo per portare i giovani a Gesù e Gesù aigiovani. E già in quegli anni verdi prese questoproposito: « Dal momento che ti fai prete, diven-gono tuoi parenti tutti coloro che hanno un'a-nima da salvare » .

Egli era un seminatore di gioia, ma aveva an-che le sue pene : già allora praticava ciò che in-segnerà: «Quando avete delle spine, mettetelecon quelle della corona di Gesù» .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983 • 13

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quel certo mododi farescuola . . .Vi presentiamo l'esperienza di Nizza Monferratodove un gruppo di FMA «sperimenta» una scuoladiversa. Da un rinnovamento episodico a quellodelle strutture . I risultati sembrano buoni .

C i sono scuole ed educatoriche nel silenzio riescono arealizzare qualcosa di nuo-

vo: è il caso della sperimentazionenella Scuola secondaria superioredelle Figlie di Maria Ausiliatricedi Nizza, in Piemonte .Da tempo - dicono le suore -

eravamo scontente di un certomodo di fare scuola. Nonostantegli sforzi individuali di aggior-namento avvertivamo di trasmet-tere una cultura ormai cristalliz-zata, piuttosto lontana dalla real-tà quotidiana delle alunne, non ri-spondenti alle loro esigenze e diconseguenza con scarsa incidenzaformativa.

Fu allora che le brave suore niz-zarde si posero quel magico inter-rogativo che tutti dovremmo sem-pre porci : che cosa farebbe oggi,Don Bosco, se fosse qui al nostroposto?14 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983

í 14ízza

La risposta a quest'interroga-tivo fu aiutata - si era nel 1974- dalla partecipazione di alcuneinsegnanti ad un corso di «intro-duzione alla sperimentazione» te-nutosi a Roma .

I convegni - quando si ha lacapacità e la volontà di recepirnein concreto i contenuti - possonodare una mano. Quel drappello diFMA tornò così a Nizza con lacertezza che era possibile farequalcosa per rinnovare la loroscuola .Coordinate da una . . . - coordina-

trice, le FMA iniziarono così unainterminabile serie di riunioni at-torno ad espressioni che suonanoancor oggi con questi nomi: cen-tralità dell'alunno, progetto edu-cativo, apprendimento, scuolacome centro di ricerca, autovalu-tazione. Gradatamente un bar-lume di luce prendeva i colori delmattino .

Cominciavamo a vedere - ri-cordano a Nizza - con una certachiarezza che non il programmaministeriale e l'esito degli esami,

ma la persona dell'alunno con lesue esigenze anche di futuro pro-fessionale doveva essere al centrodel nostro lavoro .

Il gruppo si trovò così pian pia-no unito attorno a questo grandeinteresse: l'allievo. Si poteva in-cominciare .

Le disposizioni ministeriali aquel punto davano la possibilitàdi una sperimentazione metodo-logico-didattica con la quale senzatoccare le strutture, si poteva in-novare il metodo di insegnamen-to. Le FMA cominciarono a pre-pararsi con un anno di studio fat-to sempre e tutto insieme e con lastesura del progetto educativo .

Gli obiettivi educativi e i con-tenuti ed i metodi idonei per laloro realizzazione si fissarono apartire dalle esigenze e dalle si-tuazioni dei destinatari, in questocaso le alunne della scuola FMAdi Nizza.

Tenendo presente la necessitàche gli interventi educativi deb-bano sempre convergere verso unprogetto, ogni insegnante predi-

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spone il piano didattico della pro-pria disciplina riferendosi sempreagli obiettivi dello stesso progettoeducativo. Vennero quindi predi-sposti una serie di strumenti ingrado di aiutare quell'impegno, edin particolare :- un questionario d'entrata,

per conoscere subito atteggiamen-ti e interessi delle alunne nei con-fronti della scuola ;

- una prova di livello d'entrataper ogni disciplina, per conoscereil livello di preparazione con cui lealunne accedevano all'IstitutoMagistrale ;

- una scheda di valutazione,generale e delle singole materie .

Aboliti i voti, rigidi, poco signi-ficativi e che alimentano la com-petitività, la scheda generale te-neva presente la partecipazionealla vita scolastica, il profitto nel-le singole materie e la maturitàglobale dell'alunna, mentre quellaparticolare voleva essere, oltreche strumento di valutazione, gui-da all'apprendimento. Le varievoci, infatti, tenevano presenti lestrutture di fondo di ogni mate-ria e il modo di affrontarla confrutto .

Queste schede, nelle mani dellealunne, dovevano divenire stru-mento di autovalutazione, ele-mento considerato molto forma-tivo ai fini della maturazione per-sonale e della capacità critica .

Scheda degli atteggiamentieducativi, per le insegnanti. Stru-mento di uso non facile, perché,usato in ogni consiglio di classe, ciavrebbe messe continuamente indiscussione come educatrici .

Le FMA si dissero disposte so-prattutto a farsi interpellare dalSistema Preventivo di Don Boscocon le sue esigenze di «consacra-zione» continua e totale al benedelle alunne . Venne dunque l'an-no fatidico: il 1975/76 .

L'orario scolastico venne au-mentato di alcune ore per intro-durre a pieno diritto accanto allealtre materie la teoria dell'im-magine, fissa e in movimento e iltirocinio fin dalla prima classe edinteso come osservazione psico-pedagogica guidata dall'insegnan-te. La prima per fornire alle alun-ne uno strumento necessario allacomprensione critica della nostra

civiltà, la seconda per accostarlesubito ai problemi connessi conl'attività educativa e aiutarle averificare le proprie attitudini .Ogni insegnante cercò soprattuttodi spostare l'attenzione dell'inse-gnamento inteso in senso tradizio-nale (l'insegnante parla e l'alunnoascolta) all'apprendimento (l'a-lunno apprende guidato dall'in-segnante) . Molti argomenti in talmodo impostati dall'insegnante sipotevano lasciare all'approfon-dimento personale o di gruppodelle alunne .

Il risultato fu che molte di essescoprirono la gioia della ricercadel sapere e si accorsero che stu-diare non è una noia, ma un gu-sto .

Il progetto educativo, del restoelaborato prima dalle insegnanti,studiato ed arricchito con le stes-se alunne in alcune giornate diorientamento e presentato ai ge-nitori - preventivamente sensi-bilizzati alla sperimentazione -aiutò quelle ragazze a capire di es-sere protagoniste nella scuola eprime responsabili della loro for-mazione .Gli inizi furono buoni anche

perché c'era entusiasmo e dispo-

nibilità. All'inizio del secondoanno tuttavia (1976/77) ci si ac-corse che qualcosa non funziona-va: il nuovo metodo non si conci-liava con le vecchie strutture . Siera come tra due fuochi: da unaparte l'esigenza di rispettare i rit-mi di apprendimento e di appro-fondire in modo graduale il di-scorso formativo e professionale,dall'altra i programmi ministeria-li rigidi, da svolgere bene o malenei quattro anni di corso, perchéle alunne dovevano giungere pre-parate all'esame .

Cominciò l'affanno e con essogli interrogativi : e adesso che cosafacciamo? Teniamo fede al nostroprogetto, pur rischiando forte, otorniamo indietro? Ci rivolgemmoad alcuni esperti .La stessa presidente dell'U-

CIIM, professoressa CesarinaCheccacci, - ricordono le suore- quando le facemmo presenti ledifficoltà insorte, come se si trat-tasse della cosa più naturale delmondo, ci rispose : «Certo, era daprevedersi. Perché non fate lasperimentazione di strutture? Sie-te già sulla strada, avete buonecondizioni di partenza. . . » .

Lì per lì - racconta il gruppo

Un angolo dell'Istituto FMA di Nizza Monferrato .

BOLLETTINO SALESIANO - 1 MARZO 1983 . 1 5

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delle insegnanti - ci sembrò qua-si pazzesco: mancavano pochigiorni al termine ultimo di pre-sentazione della domanda di spe-rimentazione al Ministero e sitrattava di ricominciare il lavoroquasi da capo, di fare piazza pu-lita delle vecchie strutture, purbenemerite, e d'inventarne dellenuove, chissà poi se valide . . .

Tuttavia, se ne parlò nel grup-po, si discusse a lungo e vennefuori questa conclusione: se è peril bene, se Dio lo vuole, lo faremo .In pochi giorni si riuscì a prepa-rare il progetto.

La scuola FMA di Nizza, del re-sto non era nuova a cose del ge-nere tanto più che proprio a Niz-za nel 1900 si ebbe la prima scuolaparificata delle FMA . Sostenutedalla solita. . . coordinatrice tuttofu pronto per chiedere l'autoriz-zazione al Ministero della Pubbli-ca Istruzione: giunse dopo qual-che mese. Era nato così il LiceoPedagogico e si iniziava l'annoscolastico 1977-78 .

Quali sono le sue caratteristi-che? Eccole a grandi linee.

Si tratta di un quinquenniounitario orientativo alla profes-sione di educatore-insegnante (1anno di orientamento + 4 anni diindirizzo) mediante una strutturache dia la possibilità di orientarsio come insegnante di scuola ele-mentare o come insegnante discuola secondaria . Entrambi gliindirizzi si concludono con l'abi-litazione all'insegnamento nellescuole elementari e danno la pos-sibilità di accedere direttamente aqualsiasi facoltà universitaria .

Nel primo indirizzo hanno mag-giore spazio la pedagogia, la di-dattica, il tirocinio, le lingue stra-

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niere; nel secondo indirizzo la fi-losofia e il latino . Vengono abolitigli esami di riparazione e le alun-ne sono ammesse alla classe suc-cessiva se ritenute sufficientemen-te mature per affrontarla .

Il progetto - eccetto qualcheparticolare - si rivelò valido aifini della formazione personale eprofessionale ma durante la suaattuazione si fu avvertita un'altraesigenza di ordine socio-ambien-tale .Nella zona di Nizza ci sono

troppi insegnanti e per di più conla prospettiva di una riduzione ul-teriore delle sedi scolastiche pervia del calo di natalità.

C'è invece richiesta di qualifi-che in lingue straniere. Altre riu-nioni, altre decisioni . Le famigliepremono ed incoraggiano . Si in-troduce così un indirizzo lingui-stico finalizzato non soltanto alproseguimento negli studi univer-sitari ma anche all'immediato in-serimento nel mondo del lavoro .

Intanto le alunne che hannosperimentato il primo progettosono giunte alla maturità. Il pri-mo importante risultato è statosulle stesse suore insegnanti . Si sainfatti come nelle scuole cattoli-che si dibatte il dilemma fra ap-prendimento ed educazione reli-giosa .

L'atteggiamento di permanentericerca, la graduale liberazione daipregiudizi, la capacità di valuta-zione critica, l'apertura ai valori,elementi continuamente indicati erichiesti dalle metodologie usatenella scuola, hanno rivelato tuttela loro valenza formativa, perchéhanno suscitato «domande» chehanno favorito l'apertura al reli-gioso e al trascendente.

L'esperienza di Nizza Monferrato non è la sola che le FMAportano avanti in Italia . Sperimentazioni didattiche per le ragaz-ze della scuola media superiore si svolgono ad Acireale in pro-vincia di Catania presso l'istituto Spirito Santo dove esistonocorsi quinquennali ad indirizzo linguistico, socio-pedagogico ebiologico-sanitario ; a Torre Annunziata in provincia di Napolidove si svolgono corsi quinquennali ad indirizzo linguistico, so-cio-pedagogico e scientifico e a Torino presso l'istituto FMA divia Cumiana dove dal prossimo anno ai corsi linguistico e so-cio-pedagogico si aggiungerà quello biologico-sanitario .

I frequenti lavori di gruppo poihanno favorito e al tempo stessoverificato la dimensione sociale ecomunitaria e la capacità di col-laborazione .

Per l'accento posto sull'appren-dimento anziché sull'insegnamen-to, le alunne hanno maturato no-tevole gusto per la cultura, capa-cità di ricerca personale e aper-tura costante al nuovo .

Attraverso l'esercizio continua-to, sia pur faticoso, hanno acqui-sito notevole capacità di realisti-che autovalutazioni. In partico-lare, poiché l'obiettivo primo erala qualificazione dell'area peda-gogica e la preparazione professio-nale, le insegnanti hanno potutoverificare nelle alunne, soprattut-to attraverso l'attività di tiro-cinio,

- una conoscenza della proble-matica educativa, della psicologiadell'età evolutiva, dei principi dididattica generale e delle singolediscipline e delle dinamiche del-l'apprendimento ;

- una capacità di dialogo inter-personale e la capacità di inter-venti educativi adeguati con l'e-laborazione di un progetto edu-cativo;

- una programmazione - valu-tazione in funzione educativa.

« Le migliori alunne - ha dettola commissione esaminatrice allamaturità - sono almeno di dueanni avanti rispetto agli studentiloro coetanei, per quanto riguardail metodo di studio e la capacitàdi acquisire e di organizzare i con-tenuti culturali » .

Per due anni ancora si presen-teranno alla maturità le alunneche seguono questo primo proget-to sperimentale . Poi arriverannoquelle che sperimentano gli indi-rizzi pedagogico e linguistico. Sivedrà ... Le FMA di Nizza, e nonsoltanto esse, sono soddisfatte .

L'importante - dicono - pernoi è l'essere fedeli allo spiritogiovane di Don Bosco, aperte alleesigenze concrete delle giovani, ilperseguire con ogni mezzo la loroformazione integrale, l'aver im-parato a lavorare «insieme», ilnon ritenerci mai arrivate, masempre in cammino, nella ricercadel meglio .

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difficileanche in Sudanessere«meridionali»Riprendendo i nostri servizi sull'Africa, Gaetano Nanettici presenta il Sudan . Con la conoscenza culturale epolitica di questa nazione emerge una umanità e unaChiesa bisognosa d'aiuto .È quanto ci ha anche detto al rientro da un suo viaggio ilConsigliere Generale per le Missioni don Bernard Tohill .

heddafi va eliminato adogni costo, fisicamente .

« E ci riuscirò, dovessi an-negarlo nell'oceano o gettarlo daun aereo» . Questo . .. affettuosoproposito è stato espresso dal ge-nerale Gaafar Mohamed el Ni-meiri, presidente della Repubbli-ca del Sudan. Indipendentementedalla concreta possibilità di rea-lizzare un progetto tanto drastico,il solo fatto di averlo formulato ladice lunga sui rapporti che inter-corrono fra i capi dei due Staticonfinanti dell'Africa settentrio-nale. Se Nimeiri è stato esplicitocirca i suoi desideri, altrettantonetti sono i sentimenti che ani-mano il leader libico nei confrontidi Nimeiri: lo vedrebbe a sua vol-ta volentieri in fondo all'oceano ogettato nel vuoto da un aereo. In-somma, occhio per occhio . . . In at-tesa di veder attuato il suo desi-derio, Gheddafi non sta con lemani in mano, sperimenta tutti i

mezzi a sua disposizione per scal-zare dal potere il detestato avver-sario: per esempio, coordina e fi-nanzia i ben 52 gruppi politici su-danesi di opposizione, costretti adoperare all'estero dato che in Su-dan ha diritto di cittadinanza unsolo partito, l'Unione socialistasudanese, fondato dallo stesso Ni-meiri.

Questa così radicata inimiciziaha un risvolto curioso. Gheddafi èl'uomo che salvò Nimeiri quandocostui, causa di un tentato colpodi Stato, nel 1971, rischiò di per-dere il potere . Il tentativo fu mes-so in atto da un militare, Hashemel Hatta, ma a tenere le fila delcomplotto c'era, dietro le quinte,il partito comunista sudanese giàallora operante nella clandestini-tà. Il colonnello libico, in quellaoccasione, ricorse perfino a unatto di pirateria aerea, costrin-gendo all'atterraggio forzato aTripoli l'apparecchio su cui viag-

giavano due eminenti uomini po-litici sudanesi designati dai rivol-tosi a ricoprire le più alte carichedello Stato . Il colpo di mano li-bico mise in difficoltà i «golpisti »di Kartum, e dello sconcerto pro-dotto da quella notizia approfit-tarono alcune unità dell'esercitorimaste fedeli a Nimeiri, per ribal-tare in poche ore la situazione eriportare il generale al potere .

A quell'epoca, Gheddafi era fe-rocemente anticomunista e nonvoleva che nel vicino Sudan si im-ponesse un regime marxista . Ciòspiega l'aiuto prestato a Nimeiri .Da costui egli si aspettava pro-babilmente eterna riconoscenza,ma in politica la riconoscenza nonè sentimento che gode di largadiffusione. Stalin, con il pesantesarcasmo che lo distingueva, ar-rivò a definirla « malattia deicani » . . . Del resto, dagli avveni-menti del 1971 molta acqua è pas-sata sotto i ponti che attraver-sano il Nilo, così come è cambiatala direzione dei venti che soffianosul deserto libico. E il Sudan diNimeiri, da amico dei russi, è di-ventato una delle bestie nere del-

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l'Unione sovietica, ed è oggi schie-rato decisamente su posizioni fi-loccidentali, lungo la stessa pa-rabola politica dell'Egitto di Sa-dat e, ora, di Mubarak . Dal cantosuo, Gheddafi, che si qualificavacome antisovietico, è diventatoassiduo frequentatore del Crem-lino oltre che un rabbioso avver-sario degli americani . In breve, lecarte sono state abbondantemen-te rimescolate.La persistente minaccia di

Gheddafi è solo una delle nume-rose spine che tormentano i fian-chi del Sudan, un paese carico diproblemi. Da tredici anni esso èlegato, nel bene e nel male, allapersona di Nimeiri, all'uomo, cioè,che lo governa con metodi che sa-rebbe impossibile definire demo-cratici. Sono stati molti, anzi, isuoi sconfinamenti nel dispoti-smo, con puntate nel campo dellepiù feroci e sanguinose repressio-ni. Nimeiri ha 52 anni . E nato dauna ricca famiglia di Omdurman .Ventenne, entrò nella scuola mi-litare di Kartum e percorse rapi-damente una brillante carriera .Erano in molti, nell'ambiente mi-litare, a ritenere che Nimeiri stes-se meditando qualcosa di grosso,

Ragazza sudanese .

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Famiglie povere del Sud .

lo vedevano più interessato allapolitica che agli studi di alta stra-tegia. Nel 1963, i suoi superiori sidecisero a trarlo in arresto, ma siresero conto dei rischi di un simileprovvedimento, considerata la sti-ma che circondava l'ufficiale . Sipreferì dirottarlo verso l'estero,prima in Germania poi negli StatiUniti, dove seguì corsi di specia-lizzazione militare .

Ma i viaggi d'oltremare non di-stolsero Nimeiri dal suo progetto .Rientrato in patria, attuò, il 25maggio 1969, alla testa di 14 « li-beri ufficiali» e di 400 soldati, uncolpo di Stato, il terzo in Sudandal lO gennaio 1956, anno dell'in-dipendenza. Il colpo riuscì perfet-tamente e Nimeiri si insediò allapresidenza della Repubblica. Era,a quell'epoca, un grande ammira-tore di Nasser, il « rais » egiziano,e simpatizzava anche con Ghed-dafi. Il terzetto sembrò orientarsiverso una federazione fra i tre

Stati. Il più restìo era però Nimei-ri, timoroso di fare la fine del pa-rente povero, schiacciato fra i pe-trodollari libici e la potenza mili-tare egiziana. Inoltre sembravapropendere per una intesa con icomunisti, e questo atteggiamen-to faceva infuriare Gheddafi . L'i-dilio di Nimeiri con il PC suda-nese, il più forte partito marxistadi tutta l'Africa durò poco, tantoche i comunisti ritennero di dovercambiare cavallo e favorire il col-po di Stato di el Hatta. Fallito iltentativo, Nimeiri scatenò una fu-riosa caccia al comunista, culmi-nata in uno spaventoso bagno disangue. Al tempo stesso ruppe irapporti con l'Unione sovietica,sloggiando i consiglieri e gli esper-ti russi presenti in gran numeronel paese .

Consolidato il proprio potere, illeader sudanese si accinse final-mente ad affondare il bisturi nelbubbone che infettava da anni il

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Sudan: la guerra nelle regioni me-ridionali . Quella guerra è statauno fra i più angosciosi drammivissuti dall'Africa negli ultimi de-cenni. Costò la vita a migliaia dipersone. Ha lasciato dietro di seuna scia di indicibili sofferenze . Ilmondo la trascurò a lungo, rico-prendola di una spessa coltre diindifferenza. Per penetrare alleradici del conflitto e coglierne lemotivazioni, bisogna aver presen-te la situazione etnica del Sudan,di un paese immenso, cinque voltel'Italia, quasi mezza Europa, chesi sviluppa da nord a sud per mi-gliaia di chilometri . In esso con-vivono 600 gruppi tribali, ma lagrande linea di demarcazione et-nica è quella che divide arabi enubiani delle regioni settentrio-nali, da neri e nilotici del Sud,musulmani i primi, cristiani o ani-misti i secondi . Tra i due gruppi,che hanno ben poco da spartirequanto a caratteristiche razziali,

corre da sempre una profonda av-versione, che ha origine storichelontane. Ancora oggi, le popola-zioni del Nord si riferiscono spes-so ai connazionali del Sud usandoil termine spregiativo di « ahid »- schiavo -. A loro volta, le gen-ti del Sud, schiettamente africa-ne, non hanno del tutto seppellitoil bruciante ricordo delle razziecompiute dagli arabi nelle loroterre per procurarsi schiavi, e del-lo sfruttamento di cui furono vit-time per secoli .

Ad accendere la miccia delloscontro fu la decisione, adottatadalle autorità di Kartum neglianni immediatamente successiviall'indipendenza, di procedere auna arabizzazione coatta del Suddel Sudan. Lo scopo - si disse -era la realizzazione dell'unità delpaese a tutti i costi, anche se a ciòsi dovevano inevitabilmente sacri-ficare i valori tradizionali e cul-turali delle popolazioni del Sud .Ai neri che invocano il rispettodei loro diritti, della loro religio-ne, della loro lingua, dei loro co-stumi si rispose trattandoli comecittadini di seconda categoria,precludendo loro l'accesso allescuole superiori e a quelle militarie ai gradi dell'esercito, mentre sulpiano economico venne attuatouno sfruttamento spietato dellerisorse meridionali con il progres-sivo accrescimento della miseriadi una popolazione già povera .

La repressione si estese ai neriin generale, ma ad essere presiparticolarmente di mira furono ineri cristiani, i più fermi nella te-stimonianza della fede . Nellescuole elementari, i maestri mu-sulmani proibivano ai loro alunnidi assistere alla Messa, e chi tra-sgrediva veniva accolto in classe acolpi di verga. Molti ragazzi, de-cisi a resistere, venivano frustati asangue, ad altri era negato il pas-saggio alle classi superiori se pri-ma non si convertivano all'isla-mismo. Aderendo all'indipenden-za del Sudan come Stato unitario,le popolazioni meridionali ave-vano sperato di ottenere in cam-bio, con una certa autonomia, unagiusta comprensione dei loro pro-blemi. Viste tradite queste legit-time aspettative, si misero sullastrada della rivolta. Si ebbero iprimi episodi di ribellione . La ri-

sposta del governo di Kartum fuspietata. Nelle province di Equa-toria, Alto Nilo, Bahr el Ghazel,le forze di polizia facevano fuocosulla gente che manifestava lapropria protesta, interi villaggifurono rasi' al suolo, schiere sem-pre più folte di neri furono co-stretti a cercare scampo oltre con-fine, nei paesi vicini, dove visserola dura vita dei profuglIli.

Si formarono nuclei di resisten-za armata . Contro i guerriglieri, ilgoverno si vide obbligato a mobi-litare l'esercito, sopportando pe-santi costi economici . Le lacera-zioni attraversarono non solo levarie etnie, ma gli stessi cristianiin parte schierati per una soluzio-ne del conflitto che desse spazioall'autonomia del Sud, e in parteorientati in favore di un più dra-stico obbiettivo: la secessione e lanascita di uno stato indipendente .I missionari che da decenni ope-ravano nel Sud del Sudan paga-rono duramente le conseguenzedella guerra : quasi tutti, sacerdo-ti, suore, laici furono espulsi dalpaese sotto l'accusa di diffonderel'odio per il Nord e di incitare alseparatismo . Per tanti missionari,che avevano dedicato la vita all'e-

Don Bernardo Tohill nel suo recente viag-gio .

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OOOOFF,DON TOHILL: «HO VISTO UNA CHIESA A TERRA»

La presenza salesiana in Sudan è recente anche se in questo Paese c'ètanto lavoro per i Figli di Don Bosco .

Il Consigliere Generale per le Missioni don Bernard Tohill è stato inquella Nazione . Richiesto di darci qualche impressione su di essa non haavuto esitazione alcuna : «Direi di grande tristezza . Ho visto una chiesa aterra » .

In effetti dopo la partenza dei Comboniani (quasi trecento tra sacerdotie suore) i cattolici sudanesi sono rimasti privi di clero . Senza sacerdoti - sisa - non c'è popolo di Dio .

Il Sudan nel quadro del Progetto Africa salesiano è affidato all'Ispettoriaindiana di Bombay che vi ha aperto due case . La prima opera è nella capi-tale del Sud, Juba : è una casa agli inizi della sua attività e si pensa che sipossa sviluppare come centro professionale. Per intanto c'è un bel padi-glione e . . . un ciclostile Gestetner .

L'altra opera è posta nella Diocesi di Rumbek, a Tonj . In quest'ultimalocalità lavora il salesiano italiano don Ernesto De Gasperi . « La situazionedi estrema povertà - ci ha detto don Tohill - esige l'impegno di tutti . InSudan sarei contento se ci fossero anche le Figlie di Maria Ausiliatrice . Lazona scelta è quella più povera del sud. Non ho visto una nazione più bi-sognosa» .

vangelizzazione e all'aiuto mate-riale alle popolazioni meridionali,fu un periodo di amarezza e di do-lore. Il conflitto si protrasse peranni, il rischio di un genocidio di-venne sempre più consistente . Mai cinquemila guerriglieri « Anya-Nya » - così venivano chiamati- continuarono a tenere in scac-co ventimila uomini dell'esercitoregolare.

Giunto al potere, Nimeiri ere-ditò questo pesante fardello . Epressoché unanime il riconosci-mento, che gli viene dato, di esser-sene liberato e di averlo tolto dal-le spalle sempre più curve del pae-se. Avviò trattative che si protras-sero segretamente per lungo tem-po, ottenne anche l'appoggio dellaSanta Sede e quello del Consigliomondiale delle Chiese. E final-mente, nel febbraio 1972, si giunsea un accordo, firmato ad AddisAbeba, che poneva fine alla guer-ra, al massacro, alle sofferenze dimilioni di uomini. Le regioni me-ridionali, unificate, ottennerol'autogoverno con propri organiistituzionali, che avevano sede aJuba. Nimeiri, in quel difficilemomento, seppe resistere allepressioni dei gruppi musulmanipiù fanatici, che lo accusavano diaver tradito l'Islam .E stata definitivamente chiusa

la «questione meridionale» delSudan? Avvenimenti recentissimihanno suscitato qualche preoc-cupazione. Nei primi mesi del1982, Nimeiri ha ordinato una se-20 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983 •

rie di arresti di personalità poli-tiche meridionali . E una misurache deve essere messa in relazionecon il ventilato progetto gover-nativo volto a dividere nuova-mente la regione meridionale inpiù province nel quadro di un di-verso assetto amministrativo delSudan. Nel Sud si teme che il di-segno faccia cadere lo statuto diautonomia oggi riconosciuto allaregione e contro questa eventua-lità si sono pronunciati i leaderssuddisti, preoccupati di perdereuno strumento politico su cui farleva per ottenere che molte dellepromesse fatte nel 1972 e non an-cora mantenute, siano rispettate .La situazione si è così di nuovosurriscaldata e il malumore ser-peggia nel Sud, dove la popolazio-ne ritiene di essere tuttora sacri-ficata a vantaggio dei cittadinidel Nord. Del resto, le difficoltàche i meridionali ancora oggi in-

La durissima prova cui furonosottoposti i cristiani durante lalunga e sanguinosa guerra com-battuta nel Sud Sudan fra i guer-riglieri detti «Anya-Nya» e l'eser-cito sudanese, sconfinata in unadelle più feroci persecuzioni deitempi moderni, non ha attenuatolo slancio di evangelizzazione . Ilconflitto impose una pausa for-zata, ma poi l'attività nel paese

contrano quando si spostano nelleregioni settentrionali, e special-mente a Kartum, ne sono la ri-prova .E un clima teso che si inserisce

in una situazione generale di di-sagio in cui versa il paese, a causaanche di una congiuntura eco-nomica molto deteriorata . La pro-duzione di cotone, la principalefonte di valuta estera, è calata, lapenuria di generi alimentari haprovocato l'aumento dei prezzispecie dei prodotti di prima ne-cessità, è stato talvolta necessarioricorrere al razionamento. I con-seguenti disagi hanno provocatomanifestazioni di piazza, scioperie rivolte . Nimeiri ha fatto ricorsoai metodi duri. Sullo sfondo è pos-sibile scorgere una costante avan-zata dei movimenti integralistiislamici, soprattutto quello dei« Fratelli Musulmani », che si è in-filtrato ovunque con il chiaro in-tento di raggiungere il potere . Èuna situazione che mette in diffi-coltà Nimeiri, il quale è giunto direcente a ordinare l'espulsione delpersonale dell'ambasciata irania-na a Kartum, accusato di attivitàostile al Sudan, una formula di-plomatica per dire che facevanopropaganda alle idee integralistee fanatiche di Komeini . Nimeirista ora giocando la carta dell'al-leanza che lo lega agli Stati Unitie ai paesi arabi moderati, i qualiprovvedono a sostenerlo militar-mente ed economicamente . Maciò nonostante, il Sudan resta unfocolaio di crisi e continuerà adesserlo fino a quando non troveràil modo di risolvere le troppe con-traddizioni politiche, sociali, eco-nomiche che oggi lo travagliano .

Il Vangelo nella terra degli «Anya-Nya »

che ha visto al lavoro i primi mis-sionari cattolici, è ripreso congrande impegno. Fu mons. Danie-le Comboni, il fondatore dei Com-boniani, ad approdare in questeterre nel 1857 e a stabilire a Kar-tum il centro da cui si sarebbe ir-radiato l'apostolato suo e dei suoiconfratelli. A mons. Comboni sideve un alacre lavoro di sensibi-lizzazione degli ambienti cattolici

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Il cotone è una delle risorse del Sudan . Particolari del suo raccolto e delle analisi di la-boratorio.

europei al problema dell'evange-lizzazione nel Continente . Il suoscopo era di ottenere vocazioni emezzi finanziari per sostenereun'opera che egli volle condurreall'insegna del motto: «salvarel'Africa per mezzo degli africa-ni» . La risposta dei cattolici fuspesso generosa, e consentì di av-viare una grande opera di cui an-cora oggi si raccolgono i frutti.

Superata la lunga parentesi delconflitto, che vide sacerdoti e fe-deli dispersi, strutture ecclesiasti-che disintegrate, istituzioni socia-li rese inoperanti, la Chiesa su-danese ha ripreso, prima lenta-mente e poi con sempre maggiorslancio, a ripristinare le sue atti-vità sia in campo spirituale e li-turgico, sia nel settore sociale .Nel Sud del paese si ripartì pra-ticamente da zero, ricostruendochiese, ricomponendo le file delpersonale ecclesiastico e laico,riaprendo seminari, scuole, di-spensari medici . Ma la Chiesa siadoperò anche per ricucire le la-cerazioni che avevano profon-damente inciso il tessuto socialedel paese, in ciò collaborando coni pubblici poteri. Questi, a lorovolta, approvarono nel 1973 unaCostituzione che, almeno in lineadi principio, soddisfa le esigenze

dei gruppi religiosi minoritarioperanti nel Sudan . Risultato dinon poco conto se si ha presente ildisegno, messo in atto negli anniprecedenti, di islamizzare forzo-samente l'intero paese.

La Costituzione del 1973 nonelegge l'Islam a religione di Statocome è invece usuale in molte al-tre Nazioni islamiche, ma si li-mita a riconoscere che l'Islam è lareligione professata dalla mag-gioranza dei cittadini, per cui loStato si ritiene in dovere di espri-merne i valori. Al tempo stesso,tuttavia, dichiara di voler espri-mere anche i valori del cristiane-simo che - riconosce - è la re-ligione professata da un gran nu-mero di sudanesi. Anzi, la Costi-tuzione garantisce che non saran-no tollerate discriminazioni fra levarie religioni o credenze religio-se, né sarà consentito di imporrerestrizioni ai cittadini o alle loroorganizzazioni a motivo dellafede religiosa.

Purtroppo, come del resto ac-cade quasi ovunque, i principisono una cosa e la realtà è spessoun'altra. Cosicché negli anni suc-cessivi alla fine del conflitto nelSud, non pochi ostacoli sbarra-rono il rientro in Sudan di moltimissionari stranieri a suo tempo

espulsi, e la cui presenza era resaindispensabile dalla scarsità delclero locale. Ancora oggi nonmancano le difficoltà e non sem-pre le cose vanno per il verso giu-sto. Tuttavia i miglioramenti re-gistrati, consentirono a Paolo VI,fin dal 1975, di istituire la gerar-chia locale in riconoscimento del-la piena maturità raggiunta dallaChiesa sudanese e della possibi-lità che essa aveva di operare incondizioni di autonomia .

Restano, per la Chiesa catto-lica in Sudan molti problemi, nonsolo di ordine ecclesiale, ma an-che di carattere sociale . Uno deipiù assillanti è quello dei giovani,che nella loro infanzia non hannopotuto ricevere, a causa del con-flitto, una formazione religiosa .C'è il problema della povertà, chenon è solo nel Sud, ma dilaga inaltre regioni assumendo aspettidrammatici nelle maggiori città,dove l'inurbamento ha creato fa-sce periferiche abitate da genteche vive in condizioni miserabili .Kartum, in particolare . La posi-zione della capitale si è accresciu-ta a dismisura in pochi anni, acausa di una forte immigrazionedalle campagne, specie da quelleche risentono degli effetti disa-strosi della siccità con la conse-guente riduzione dei pascoli, e chevedono l'inesorabile avanzata deldeserto alla velocità di cinquantachilometri l'anno. Per gli immi-grati, specie quelli del Sud, le con-dizioni di vita sono dure a causadella lingua e delle difficoltà ditrovare lavoro, in un ambientespesso ostile . È alle popolazionipiù povere che la Chiesa cattolicasi sforza, pur nella scarsità dipersonale e nella ristrettezza deimezzi finanziari a disposizione,di rivolgere la propria attività as-sistenziale, nello sforzo di pro-muovere uno sviluppo che partadall'interno del paese. Con lescuole professionali o di economiadomestica, si tenta di sottrarre igiovani e le ragazze ai rischi gra-vissimi cui la miseria quotidia-namente li espone.

G. Nanetti

SUDAN - Superficie : due milioni e mezzo di Kmq . (otto volte l'Italia, il più vasto paese dell'Africa) .Popolazione: 17 milioni circa di abitanti . Capitale: Kartum (quasi un milione di abitanti nei tre settori diKartum, Omdurman e Kartum Nord) . Religioni : prevalente l'islamismo (70 per cento) ; animisti : 20 percento ; i cattolici sono circa 750 mila .

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tra i Nagasc'è una chiesache viveLa singolare storia di un popolofiero che ha conosciuto un Cristodiviso. I Salesiani vi lavorano inmezzo da oltre trent'anni .Realizzazioni e speranze .

Monsignor Abrahaff con le sue... pecorelle .

22 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983 •

Situato in un angolo delnord-est dell'India, il Naga-land è circondato a nord

dall'Arunachal Pradesh, a sud dalManipur, ad est dal Burma e adovest dall'Assam . La sua estensio-ne copre un'area di 16.527 Kmqed è il 16° stato dell'Unione India-na. Quando nacque - l'11 dicem-bre 1963 - aveva tre provincie ;oggi ne ha sette : Kohima, Mo-kokchung, Mon, Phek, Tuensang,Wokha e Zunheboto. Il territorioè, per lo più, collinare e acciden-tato. Vi fanno spicco il monte Sa-ramati alto 3 .800 metri (nel terri-torio di Tuensang) e il monte Jap-fu alto 3.014 metri (nel territoriodi Kohima) .

Nel Nagaland vivono quattor-dici tribù maggiori ed un numeroimprecisato di tribù minori ; c'èquindi una enorme varietà di dia-letti. Le tribù sono : Angami, Ao,Chakhesang, Chang, Kheamun-

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Il vescovo con Giovanni Paolo Il .

gan, Konyak, Lotha, Phom, Poc-hury, Rengma, Sangtam, Sema,Yimchunger e Zeliang. Stando alcensimento del 1981 la popolazio-ne è di oltre sette milioni e mezzodi abitanti la maggior parte deiquali (il 70%) vive in campagna, el'agricoltura, del resto, è la prin-cipale occupazione dei Nagas . Lepiù importanti città oltre il capo-luogo Kohima sono Dimapur,Mokokchung, Yuensang, Wokha,Zunheboto, Mon e Phek .

La gente ha lineamenti mongolie le tradizioni mutano da tribù atribù. I Nagas non hanno avutouna scrittura propria così comecomunemente si intende . Una leg-genda narra che essi la ricevetteroincisa sulla pelle di un animale maun cane, trovandola commestibile,la mangiò .

Attualmente i Nagas usano l'al-fabeto latino così come è statoloro insegnato dai missionari Bat-tisti.

La loro civilizzazione ebbe ini-zio soltanto nei primi dell'Otto-cento e con l'espansione britan-nica. Fino a quel momento di loro

si ignora tutto o quasi . Va rile-vato tuttavia che la cultura e letradizioni Nagas sono molto dif-ferenti dagli abitanti delle regionivicine .I Nagas hanno sempre creduto

nella vita di gruppo . Tutte le de-cisioni venivano prese da un con-siglio. Secondo poi la loro gran-dezza e popolazione i villaggi ve-nivano divisi in 20 o più famiglie(Khels). Quando si fondava unvillaggio, i suoi fondatori comeprimo gesto sacrificavano unmaiale e poi spargevano l'interovillaggio di acqua prelevata dalpozzo di un villaggio prosperoso.

Nella parte centrale del villag-gio si trovava il Morung. Era unaspecie di dormitorio per uominiscapoli. Le donne non potevanovarcarne la soglia e un bambino di6-7 anni che vi entrava, rimanevafino all'età del matrimonio e dopoessersi costruito una propria ca-panna.

Il Morung aveva diverse funzio-ni: era il posto dove si esponevanoteschi di uomini e animali presi inguerra o a caccia, serviva da de- Bambini della tribù Konyak.

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posito-fortezza per le armi, eraanche il luogo dove si decidevaper la guerra o per la pace. Qui igiovani venivano istruiti al corag-gio e facevano proprie le tradizio-ni tribali . Sotto il tetto del Mo-rung si aveva il diritto di asilo . IlMorung, era in altri termini ilcentro del villaggio che non man-

Un guerriero konyak.

cava mai di decorarlo spesso conautentici capolavori d'arte locale .

Fino all'arrivo degli Inglesi leguerre tra un villaggio e l'altro fe-cero parte della vita di tutti igiorni e culminavano sempre nelportare come trofei le teste dei ne-mici. Fino agli Anni Sessantaqualcuno ha sostenuto che ci sonostate di queste battaglie . Non èda escludere . Si potrebbe dire chel'intera filosofia della vita Naga sisvolgeva attorno alla caccia alleteste: un tema fortemente ispira-tore per musicisti e artisti .

Così il tamburo del villaggionon poteva essere suonato finchénon vi veniva posta sopra una te-sta. Il guerriero tagliatore di te-ste, poi portava un vestito specia-24 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983

le; chi non poteva vantare ciò tro-vava difficoltà a sposarsi ed eraoggetto di scherno da parte delleragazze del posto .

Complessivamente si può direche i Nagas rappresentano unapopolazione integra e lavoratrice :manca tuttavia di umiltà . I Nagashanno un forte senso del rispettodi se stessi e non si sottomettonofacilmente specie quando si trattadei loro sentimenti. Ancor'oggi iloro legami politici sono condizio-nati da una stretta considerazionedella lealtà di clan .

Le più antiche descrizioni delletradizioni Nagas sono quelle la-sciate nel 1850 dai missionari Bat-tisti .Il solo contatto che i Nagas

avevano con gli abitanti della pia-nura era quello che avveniva pres-so il mercato di Sibsagar in As-sam; fu lì che il reverendo Wil-liam Clark incontrò i Nagas per laprima volta. Aiutato da un as-samese, un certo Godhula, il mis-sionario riuscì a convertire alcunidella Tribù di Ao del villaggio diDekhahaimung. Successivamentequesti furono espulsi dal loro vil-laggio e ne fondarono uno a partechiamandolo Molung. Fu questol'inizio dell'evangelizzazione cri-stiana dei Nagas .

Il reverendo Clark scrisse un di-zionario, alcuni catechismi etradusse anche il Vangelo di Mat-teo e Giovanni che così divenneroi primi libri in lingua Naga.

Ricordando questo lavoro unconnazionale, Y.H. Sword nel suolibro: «Battisti in Assam : un se-colo di servizio missionario (1836-1936) » scrisse : «L'ostilità dei na-tivi gradatamente si cambiò inamicizia, essi impararono adamarlo, a riverirlo,, e villaggiodopo villaggio si arresero a Cri-sto » .

Nel 1885 vi giunse il pastore Ri-vemburg accompagnato dalla mo-glie; due anni dopo li troveremocon il reverendo King a Kohima .Si può così dire che nel 1889 il ter-ritorio Ao ricevette la prima evan-gelizzazione . Nel 1894 la missionesi spostò ad Impur .

Fu questo l'inizio di un lavoromissionario svolto soprattutto at-traverso l'annunzio del vangelo,l'educazione e il servizio medico-

Ornamenti konyak .

sanitario . Si trattò di un progres-so lento. Gli abitanti infatti nonvolevano lasciare le loro antichetradizioni tanto più poi che i Bat-tisti erano molto rigidi giungendoa provocare nei villaggi grossespaccature fra animisti e neo-con-vertiti. Importante strumento dievangelizzazione fu l'attività sco-lastico-educativa .

Il testo iniziale fu la Bibbia, na-turalmente in inglese . Nel 1898 ilpastore Parrine aprì una scuolavocazionale e man mano fiorironomolte iniziative educativo-pasto-rali. Guardando a tutta l'attivitàdei missionari Battisti è possibilevedere una forte organizzazioneche attraverso il Consiglio delleChiese Battiste dell'India Nord-

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Est è collegata con l'AlleanzaMondiale Battista che ha il suoquartiere generale negli StatiUniti a Washington.

Il primo prete cattolico al qualefu permesso lavorare nel Naga-land fu il salesiano don UmbertoMarocchino. Si era nel 1951 .Don Marocchino poté entrarvi

come cappellano delle Suore Spa-gnole che intanto avevano apertodurante la guerra un ospedale aKohima. Il Salesiano aprì unacappella ed una scuola elementareed ebbe il suo primo convertitonel signor Pralie Angami . Succes-sivamente si convertirono moltialtri fra i quali anche il signorJohn Bosco Jasokie ex primo mi-nistro e attuale leader dell'oppo-sizione all'Assemblea degli Statidel Nagaland .

A don Marocchino si affianca-rono via via altri salesiani fra iquali don Paul Bernick e don Jo-seph Felix.

Intanto tra i Battisti del villag-gio Lakhuti della tribù Lotha al-cuni erano andati alla scuola cat-tolica di Golaghat in Assam in-contrandovi don Bollini . Furonogli sforzi di quest'ultimo assiemea quelli di altri come monsignorOreste Marengo, don Larrea edon O'Hara che fecero radicare lafede cattolica anche in quella par-te del Nagaland .

Tuttavia va sottolineata l'azio-ne di molti studenti Nagas che ve-nuti nelle scuole cattoliche fini-rono successivamente con il di-ventare i veri propagatori dellafede cattolica nella loro regione .Ancor'oggi l'ossatura centrale del-la fede cattolica in Nagaland èdata da questi exallievi organiz-zati nell'Azione Cattolica . Un no-tevole contributo è stato dato dacatechisti laici i quali con sacrificinon indifferenti girovagavano divillaggio in villaggio .

Purtroppo i rapporti con i Bat-tisti non furono facili . A metà del1967 con un proprio comunicatoufficiale il Consiglio Battista ac-cusò i cattolici di aver rotto conbeghe ideologiche un già difficileequilibrio sociale . Fu detto allorache un ulteriore aggravamento delconflitto ideologico avrebbe fattopagare al popolo Naga conseguen-ze molto negative .

I cattolici rifiutarono quelle ac-cuse ma l'opposizione si incattivìtanto più che era diventata anchepolitica .L'Army Underground del Naga

- un movimento politico clan-destino - il 16 agosto 1967 rapìcinque cattolici del villaggio Zha-mai nel Chakhesang e altri sette il29 novembre dello stesso anno .Fino a quel momento la Chiesacattolica aveva fatto progressi ec-cezionali . Il Nagaland era sotto lagiurisdizione della Diocesi di Di-brugarh in Assam .

Nel 1973 gli Stati del Nagalande del Manipur furono separati daquesta diocesi e formarono la nuo-va diocesi di Kohima-Imphol . Laprima è la capitale del Nagalandmentre la seconda quella del Ma-nipur. Primo vescovo fu nominatoil salesiano indiano monsignorAbraham Alangimattathil .

Sette anni dopo veniva creatauna seconda diocesi nel Manipur .La creazione di una seconda dio-cesi in così poco tempo fu anche ilrisultato di un intenso ed efficacelavoro apostolico .

L'anno 1973 nel Nagaland c'e-rano circa diecimila cattolici rag-gruppati attorno a sette centrimissionari . I cattolici avevanouna scuola superiore, cinque scuo-le medie e circa quattordici scuoleelementari. I preti erano appenaquattordici e le suore venticinque.

L'anno 1980 quelle cifre eranocosì moltiplicate : 25.000 cattolici,22 centri missionari, 45 preti, ol-tre 100 suore appartenenti a 14congregazioni .

Le scuole superiori sono diven-tate sette, quelle medie quattor-dici e quelle elementari 27 . Com-plessivamente queste scuole con275 insegnanti servono il 15% del-l'intera popolazione scolastica delNagaland. Il clero è sempre piùaffiancato da catechisti laici .

Nel 1980 è stato aperto un cen-tro diocesano per le comunicazio-ni sociali . La Diocesi dispone diun orfanotrofio, di una casa peranziani, di 12 dispensari e di unospedale .

Nonostante questo lavoro non èfacile avere conversioni: la divi-sione fra battisti e cattolici non facerto un buon servizio alla causadi Cristo. L'indice di alfabetizza-zione è il più basso dell'India .

Per quanto riguarda le vocazio-ni si nutrono molte speranze e silavora con entusiasmo . I princi-pali artefici dell'evangelizzazionecattolica del Nagaland restano ilaici catechisti . Sono tutti del po-sto e vengono preparati in un ap-posito centro con due anni e piùdi studio .

Un abitante della tribù Ao.

La Diocesi di Kohima non hauna cattedrale e vorrebbe co-struirla; ma come fare?

In una piccola regione dove siconcentrano decine di tribù conmolti dialetti e lingue e sparse inun territorio accidentato privo dicollegamenti, l'evangelizzazione ècertamente un problema. Se a ciòsi aggiungono le difficoltà di unapovertà millenaria e di un cristia-nesimo che si presenta diviso si haun'idea del difficile cammino del-la Chiesa cattolica nel Nagaland .Il vescovo di Kohima tuttavia dabuon figlio di Don Bosco sa che ledifficoltà si superano e che c'èsempre qualcuno disposto a dareuna mano. Non è vero Monsi-gnore?

I•

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983 • 25

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8M.IVIS~TreL jBRi L MISSIONELESiEIIEi

* ANTONIO M. ALESSI

DELLA THRdLAP4DIALa missione salesiana dellaThailandia, ElleDiCi, Leu-mann, 1983, pp . 213

,Segnaliamo con vero pia-

cere questa pubblicazione didon Antonio Alessi nostrocollaboratore e instancabilesostenitore delle missioni sa-lesiane soprattutto di quellea lui particolarmente care oper averne conosciuto i prin-cipali protagonisti o per es-serci stato egli stesso . DonAlessi scrive in fretta e con zie sul mondo missionario . Inentusiasmo . I suoi scritti tut- questo volume si narra latavia rappresentano una mi- storia dei Salesiani in Thai-niera di informazioni e noti- landia . Cinquant'anni di im-

RASSEGNA RIVISTE SALESIANE

Dimensioni Nuove, ElleDiCi, 10096 Leumann (TO) .Con le solite rubriche mensili il numero di marzo

presenta un significativo articolo sui rapporti fra la cul-tura laica e quella cristiana . Il dossier del mese analizzail divismo nella società di massa mentre, fra i centenaridi quest'anno, si privilegia con un articolo quello dellamorte di Carlo Marx . Scegliendo poi fra i tanti problemisociali i responsabili della rivista presentano un servi-zio sul lavoro sommerso .

Mondo Erre, ElleDiCi, 10096 Leumann (TO) .I ragazzi, si sa, sono condizionati dai mass media e

dalla loro pubblicità . Alla pubblicità appunto è dedicatol'inserto di marzo . Fra gli avvenimenti di attualità la ri-vista presenta in chiave storica l'Anno Santo .

Note di Pastorale Giovanile, EIleDiCi, 10096 Leu-mann (TO).

Quale aldilà per una fede cristiana? È possibile pre-sentare l'aldilà ai giovani in termini comprensibili? Aquesti interrogativi risponde NPG di marzo unitamentealle consuete rubriche .

Primavera, Via Laura Vicuna 1, 20092 Cinisello Bal-samo (MI) .

Fra i temi che il quindicinale delle Figlie di MariaAusiliatrice presenta, ranno spicco due servizi di attua-lità rispettivamente sull'energia alternativa e sulla Festadella donna . Di particolare interesse sono poi le inter-viste a Bruno Bozzetto, famoso cartoonist e a DorettaGraneris una ragazza di 25 condannata da ormai setteall'ergastolo .

CATECHESI-STUDI ED ESPERIENZEIl numero contiene un'ampia riflessione sulla pro-

blematica morale ; materiali per la catechesi degli han-dicappati ; sussidi vari .

CATECHESI-FOTOMONTAGGI/25

La conversione continua al progetto di Dio. Parolee immagini richiamano il sacramento della Riconcilia-zione .

CATECHESI-DIAGROUP HC 20Vivere è comunicare : una riflessione umana e cri-

stiana sulla comunicazione, da utilizzare soprattuttocon i preadolescenti (in collegamento con il Catechi-smo dei ragazzi/ 1 e con il testo di Religione Progettouomo) . 24 diapositive con libretto-guida .

26 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983

pegno missionario che vai lapena conoscere .

* AA.VV .Il mondo dei Lupetti, SEI, To-rino, 1982, pp. 136, L. 12.000

« Bambini vestiti da cretiniguidati da cretini vestiti dabambini » . Chi ha dato que-sta definizione dello scauti-smo denota certamente unanotevole dose di superficia-lità .

Il metodo educativo scoutha una efficacia non indiffe-rente e del resto propriomentre tutte le organizzazio-ni giovanili attraversano unmomento di profonda crisi -per molti gruppi anche mor-tale - lo scoutismo in Italia

è andato avanti. Certamentein alcuni momenti il dibattitoideologico è stato talmentespinto da portare lo scouti-smo sull'orlo della bancarot-ta organizzativa ma alla finetutto è stato superato . Lascelta educativa scout dividei suoi aderenti in lupetti-scout-rover per la parte ma-schile almeno. La SEI che daanni segue con attenzione iproblemi educativi dell'infan-zia bene ha fatto a pubbli-care questo «atlante» riccodi immagini, storie, e infor-mazioni tipiche del mondoscout .

* MARIO MIDALI (a cura di)Costruire insieme la Fami-glia Salesiana, LAS, Roma,1983, pp . 499, L . 12.500

Nel febbraio del 1982 il Di-castero della Famiglia Sale-siana, diretto da don Giovan-ni Raineri ha indetto un Sim-posio sulla Famiglia Salesia-na per studiarne gli aspettistorici, teologici ed organiz-zative e, per intravederne ilfuturo. E nato così questovolume di cinquecento pa-gine meno una redatto dadon Mario Midali e che rac-coglie gli interventi che unnutrito gruppo di esperti hafatto in quella circostanza .

In occasione dell'Udienza di mercoledì 27 gennaio 1983don Mario Cogliandro ha avuto modo di presentare a Gio-vanni Paolo II il libro qui segnalato .

I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiestialle Editrici

o contrassegno (spese di spedizione a carico del ri-chiedente) ;

o con versamento anticipato zu conto co rente postale(spedizione a carico dell'Editrice)

LAS : Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1,00139 Roma. Ccp . 57 .49 .20 .01 .

LDC : Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann ( TO) . Ccp .8128 .

S EI : Società Editrice Internazionale sorso Regina Margherita176, 10152 Torino . Ccp . 20 .41 .07 .

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I

Teresa

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il solo gusto dipiacere a DioEcco in sintesi la storia di una suorache nacque a Milano,visse a Roma e morì a Torino .Con umiltà e semplicità cercò di diventare santa .Ci auguriamo di vederla presto Beata .

uella mattina di primaveradel 1907 a Roma - era il25 aprile - in via della

Lungara furono in molti a pian-gere: proprio quel giorno infattiuna suora a tutte cara, suor Te-resa Valsè Pantellini, partì perTorino nella vana rincorsa di unaimpossibile guarigione . Ma chi eraquella suora dagli occhi profondi ecastani su un volto eternamentepallido che il 12 luglio 1982 sareb-be stata proclamata Venerabileda un Papa?

1. Una mamma fortee un padre generoso

Teresa Valsè Pantellini nacqueil 10 ottobre 1878 a Milano. I suoigenitori - Giuseppina Viglini eGiuseppe Valsè-Pantellini -, sierano conosciuti al Cairo in Egit-to dove quest'ultimo teneva unaavviata attività alberghiera. Dalloro matrimonio nacquero tre fi-gli: Italo, il più grande, Teresa eGiuseppina la più piccola .

La mamma, donna finissima,prese subito in mano l'educazionedei suoi figli improntandola a sanie severi principi cristiani . « Rite-neva - scrisse il biografo di suorTeresa don Ferdinando Maccono- che il fondamento d'ogni buo-na educazione dev'essere il dove-re, il timor di Dio ; che ai bambinisi deve dare ciò di cui abbisogna-no e fin dove si può, ma non con-tentare tutte le loro vogliette» .

Il papà era - come suol dirsi- un buon papà ; più propensoalla generosità e al lasciar andareche a farsi carico di interventieducativi . E del resto il suo stessolavoro lo portava spesso fuoricasa.

E la piccola Teresa?Una parente pensando a quegli

anni scrisse : « La prima volta checonobbi Teresina fu a Milano nel1881 . Aveva tre anni . Era d'intel-ligenza superiore alla sua età : leg-geva già quasi correttamente, sa-peva scrivere e fare le addizioni,cosa meravigliosa a quell'età. Atavola faceva discorsetti più pro-pri d'una bambina di sette od ottoanni, ed era l'ammirazione diquanti l'avvicinavano per la suagrazia, per la sua attrattiva e il

suo fine criterio. La mamma le fa-ceva fare grandi passeggiate conle sue cugine Clelia e Adelina; Te-resina, talora stanca, dimostravadi voler essere portata in braccio ;ma appena la mamma le avevafatto cenno di no, più non fiatavae tirava innanzi sgambettandocome meglio poteva : tanto avevatimore della mamma che l'avevaabituata fin da piccina piccina anon fare capricci e ad essere ob-bediente. Quando la mamma lasgridava per qualche capriccetto,correva dalla nonna, che era tuttoil suo appoggio .

La nonna era per Teresina unaseconda mamma. Le voleva unbene dell'anima, n'aveva tutte lecure come fosse una sua figliuoli-na; l'accontentava in quello chechiedeva, la confortava quandoera stata sgridata e nascondevaanche i piccoli difetti per evitarlei castighi . Si capisce quindi comeTeresina, pur volendo un granbene alla mamma, stesse più vo-lentieri con la nonna .

Giocava sempre col fratellinogiuochi adatti alla loro età, e ri-cordo che erano sempre sorveglia-ti dalla nonna. Alle volte si bistic-ciavano fra di loro, e Teresina, ché

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983 • 27

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così la chiamavano in casa, finchéandò Suora, voleva sempre averragione e faceva gridare la nonna ;ma alle severe intimazioni dellamadre reprimeva l'ardente natu-ra, e domandava scusa dicendo :"Scusami, cara mammina, ti pro-metto di non fare più" . Poi la ba-ciava, e la madre le concedevail perdono, ma con parole moltoserie.

Al carattere risoluto e risentitoper natura univa una aurea sem-plicità di modi e una pietà, direi,naturale e già profonda . Si diver-tiva molto con le sue bambole econservava con loro, come conamiche d'infanzia; ma appena erachiamata per qualche esercizio dipietà, lasciava tutto e correva sol-lecita; e, per quanto le preghierefossero lunghe, non dimostrò maiquella stanchezza che facilmentesi rivela nei fanciulli» .

Nel 1882 la famiglia Valsè-Pan-tellini lasciò definitivamente ilCairo e si stabilì, almeno per qual-che tempo, a Milano .

Intanto sorse il problema di farstudiare il primogenito Italo. Sipensò all'Istituto scolopio di Fie-sole nei pressi di Firenze mentreTeresina ricevette lezioni a casa .Nei suoi confronti anche quandosarà divenuta adolescente, la28 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983

Il padre e la madre di Suor Teresa.

mamma userà sempre una certaseverità. Ci teneva veramente chequella ragazza crescesse bene!

« Teresina - dichiarerà più tar-di il fratello - era diligente e pru-dente, umile e paziente, rispetto-sissima ed amantissima dei suoi edi grande pietà » .

La fanciulla crebbe così al cen-tro dell'attenzione di tutti ; im-parò la musica, le lingue e le buo-ne maniere così proprio come siconveniva ad una futura dama diquel nuovo secolo, il novecento,ormai alle porte .

Verso la fine dell'estate del1890 il padre fu colto da un infar-to che finì con l'immobilizzarlo .Fu allora che la mamma si decisea mandare Teresa in un Collegio .Fu scelto il Conservatorio fioren-tino della SS . Annunziata doveTeresa fece ingresso il 20 ottobredello stesso anno e dove, appenasei giorni dopo, fu raggiunta dallanotizia che il padre era morto .

« Dopo tale disgrazia - osservòil suo biografo - divenne anchepiù seria, più riflessiva, più giu-diziosa; e le compagne che giàavevano imparato a conoscerla edamarla concepirono per lei unaspecie di venerazione, non soloquella che viene dalla sventura,ma quella che inspira la rassegna-

zione calma e tenera, il tratto dol-ce, ma fermo e risoluto nel bene » .Non bisogna tuttavia credere

che quella dolcezza in Teresa fos-se un dono naturale : piccoli con-trasti e ingiustizie la facevanoscattare e reagire e dovette im-pegnarsi non poco per riuscire adare di se stessa l'immagine cheora conosciamo .

Intanto la signora Valsè, su cui,dopo la morte del marito gravaval'amministrazione di tanti impor-tanti affari, si stabilì in Firenze emise in collegio anche l'altra figliaGiuseppina. Questa non aveva an-cora sei anni compiuti, e Teresinaprese a farle da mamma, indiriz-zandola con la parola e con l'e-sempio .

« Teresa - dirà più tardi inter-rogata la Madre Oneto, già inse-gnante al Sacro Cuore - era unacarissima figliuola, che approfit-tava grandemente dell'educazioneche le si impartiva . Aveva un ca-rattere molto dolce, ma si vedevachiaro che la sua dolcezza erafrutto della violenza che si faceva .Era gentilissima nei modi e nelleparole, e perciò era molto amatada tutte le compagne; e non dicoquanto dalle Superiore! Avevamolto ingegno e riusciva splendi-damente negli studi, ancorchéavesse quasi sempre mal di capo .Era pure abile nella musica e nelricamo, ma molto umile e nons'invaniva di nulla . Si trovava inottima relazione con tutte le suecompagne, e, se nasceva fra loroqualche alterco o dissapore, con lesue maniere dolci e persuasive lacalmava e la riduceva al dovere .Per me poi, e per tutte le superio-re senza distinzione, aveva grandericonoscenza, rispetto figliale edera a noi affezionatissima. Tenevaperò sempre un contegno nobile eriservato, e si mostrò poi con memolto più espansiva da religiosa .Era sempre molto pallida ; ma nelsuo volto, nel suo contegno, nelsuo tratto vi era qualche cosa diangelico, di puro che rallegrava ededificava. Insomma era un veroangioletto, una di quelle fanciul-line che sono un vero conforto perle maestre e superiore e che nons'incontrano tanto sovente nellavita » .

Nel 1897 Italo finì gli studipresso gli Scolopi e per meglio far-

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gli frequentare l'Università diRoma, la signora Valsè decise ildefinitivo trasferimento della fa-miglia nella Capitale. Per Teresae Giuseppina non ci furono parti-colari problemi di adattamentodal momento che le Dame del Sa-cro Cuore avevano un istituto aTrinità dei Monti .La famiglia andò ad abitare

prima in via Gaeta e poi in CorsoVittorio. Nei giorni estivi poi sitrasferiva a Poggio Reale, in unavilla acquistata sin dal 1891 a cin-que minuti da Rufina.Come viveva Teresa?« La Teresina - ricorderà più

avanti un operaio della fattoriacerto Migliorini Angelo - avevaun sedici anni e con noi si mostra-va affabilissima. La sera io stavosu tardi per pulire le cose di cu-cina e metterle a posto, ed essacompariva là all'improvviso, sen-za far alcun rumore, e mi diceva :"Fammi il favore, Angelo, di chia-marmi domani mattina alle quat-tro". Io le dicevo di sì ed essa spa-riva come una visione . La mattinaseguente, alle quattro in punto,andavo a bussare leggermente allasua porta, ma Teresina era giàsveglia . In un attimo discendevain cucina e mi diceva: "Per favore,aprimi", e volava alla chiesa par-rocchiale. Qualche volta il tempoera cattivo ed io le dicevo : "Nonsente come piove?" Ed essa : ' Enulla, è nulla", prendeva il suoombrello e via. Qualche altra vol-ta le dicevo: "Aspetti, che la fac-cio passare per il sotterraneo e ri-sparmierà un bel tratto di via e dipioggia" . (Perché la villa ha unsotterraneo che mette in paese) .Ed essa: "Ma che? ma che? Possobenissimo passare per la solitavia". Avveniva talvolta che il ven-to di tramontana soffiasse forte efreddo, ed io le dicevo : "Questamattina non si può passare sullacresta del prato; il vento è troppoforte e conviene che passi per ilsotterraneo" . Ed essa : "Che? che?credi che io abbia paura del ven-to?" . E ravvolta nel suo scialle vo-lava giù per la strada del prato eandava in chiesa.

Ritornata dalla chiesa, ripas-sava dalla cucina, ma non pren-deva né caffè, né latte, né brodo,nulla, e saliva senza rumore allasua camera, e là terminava le sue

preghiere, e non si faceva mai ac-corgere da nessuno che era stataalla santa Messa, perché temevafortemente che la mamma la rim-proverasse e anche glielo proibis-se. Tutta la giornata poi, la pas-sava in casa lavorando ; al più an-dava nel bosco a leggere e salivafino alla cima. Si occupava anchedelle bambine dell'AvvocatoRosa, insegnava tante belle cose edava loro tanti buoni consigli» .

2. Un amorea prima vista

A diciotto-vent'anni, - specienel secolo scorso - una ragazzadoveva pensare al suo futuro .

In Teresa c'era un insopprimi-bile bisogno d'amare il Cristo e difarlo conoscere, un desiderio im-mediato di darsi ad opere di cari-tà. Non le mancarono le propostedi matrimonio ma le sembravatuttavia di non poter essere felicesenza una donazione totale a Dioin un qualche Istituto religioso .

Come fare? Le vie del Signore,si sa, sono infinite .Al cugino avvocato Rosa, in

cerca di un istituto per la propriafiglia, era stato indicato un nonmeglio precisato istituto nei pres-si del Castro Pretorio . Per quantericerche fecero non riuscì loro ditrovare quell'Istituto. Un giornoattraversando via Marghera vi-dero delle suore entrare in unacasa; le seguirono e si trovaronopresso le Figlie di Maria Ausilia-trice .

« Era uno sbaglio per i miei -dichiarò più tardi la stessa Vene-rabile - ma una vera provviden-za per me, perché lì mi voleva ilSignore. Appena vidi le Suore diDon Bosco, sentii tale una com-mozione e consolazione , internache dissi fra me: ecco la mia vo-cazione, ecco l'Istituto che cerca-vo. Entrerò qui : io sento che èquesto l'Istituto a cui mi chiamail Signore. Da quel momento lamia risoluzione divenne irrevo-cabile. La mia cuginetta Giusep-pina fin da quel giorno fu affidataalle Figlie di Maria Ausiliatrice edio ogni mattina l'accompagnavoalla scuola . Parlando con le ot-time religiose e sentendo e veden-do quanto facevano, specialmenteper le fanciulle del popolo, sentiva

che la mia vocazione si facevasempre più forte e insistente. Al-lora ne parlai col mio confessore » .

Da quel momento l'ascesa spi-rituale di Teresa non ebbe soste :diventerà suora di Don Bosco no-nostante i tentativi per dissuader-la fatti dai suoi stessi direttorispirituali, don Federico Bedeschiprima e monsignor Radini Tede-schi dopo .Il 24 novembre 1899 morì la

mamma e per Teresa fu un grandedolore. Quella donna così severa ecompita insegnandole a vivere l'a-veva amata sul serio .

Una sua cugina parlando dellavita di Teresa dopo la morte dellamamma, disse : « . . .Quell'anno iofeci vita ancor più intima con lei,come fossimo due sorelle, ed ebbiagio di contemplare meglio la suabontà ed ammirarne la virtù .Casa e chiesa erano i soli posti daessa frequentati: ci inscrivemmoal Comitato Parrocchiale Fem-minile di Sant'Andrea delle Frat-te ed essa ne seguiva con zelo af-fettuoso la vita e prendeva partealle spese. Quanti avevano motivodi avvicinarla, tutti rimanevanocolpiti dalla bontà che trasparivadal suo volto, dalla semplicità de'suoi discorsi e de' suoi modi » .

Il 2 febbraio 1901 Teresa entrò

La piccola Teresina.

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0000LETTERA AL FRATELLO ITALO

nella casa ispettoriale delle FMAdi Roma proprio in quella stessavia Marghera che per lei era cosìdiventata la via del Signore .

Fu accolta con simpatia e conun pizzico, almeno in alcune, disoggezione: quella ragazza colta enobile ispirava almeno attenzionispeciali. Fu ella stessa a chiedereche la trattassero in tutto come lealtre.

E di quel tempo un episodio cherivela con la semplicità anche lacapacità di Teresina .Le suore avevano preparato

30 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983

Padova, 15 novembre 1900

Carissimo fratello,quante volte ho avuto in mente di parlarti di quanto

ora sto per dirti! Prima di lasciare Roma volevo avvisarte-ne, volevo scrivertelo appena arrivata qui ; pensavo parlar-tene quanto sei venuto a Sospirolo ; ma la parola si spensesul labbro, la penna si arrestò . . . Ma adesso è ormai tempoed io non posso più ritardare; mancherei ad un dovere .Volevo farlo prima, ma i tuoi esami mi hanno consigliato diattendere un poco; non volevo tentarti, mentre avevi bi-sogno della tranquillità della mente per attendere con se-rietà a' tuoi studi . Se prima fu debolezza il tacere, ora fuaffetto, e affetto premuroso e sincero, che a mio discapitomi suggerì di pazientare ancora un poco . Ma sarai stancodi questi preamboli, vorrai ormai sapere la realtà, se purgià non l'hai indovinata . Tu sai e l'hai capito da un pezzo,che il mio desiderio, e più ancora la volontà di Dio, che michiama, mi avevano determinata fin da molti anni fa, aconsacrarmi al Signore nella vita Religiosa .

Fin dalla Prima Comunione, fatta al Poggio Imperiale,promisi a Dio solennemente di non unirmi mai in matri-monio con alcun uomo per essere tutta sua, e grazie alCielo, non sono venuta mai meno a quella promessa : daquesto venne poi la chiamata del Signore alla vita religio-sa! Non sono cose che si fanno da un momento all'altro ; viè bisogno di riflessione ; però varie circostanze mi consi-gliarono di attendere ; ma ogni cosa ha il suo limite, ed ioavevo fissato di entrare l'anno scorso, 15 novembre, dalleSuore Salesiane di Don Bosco . Le indisposizioni della po-vera mamma alla Rufina, m'impedirono di parlare ; ed iol'avevo rimesso al 24 maggio, quando l'improvvisa e de-solata sua mancanza ruppe i miei disegni ; però solo mo-mentaneamente. Non è il caso di farti qui la descrizionedelle indecisioni, delle lotte, delle lunghe riflessioni, ed in-fine della obbedienza alla volontà del Signore : sarebbeostentazione e non è del mio carattere di mettere a giornoe di pubblicare a destra e a sinistra quel che si passa den-tro di me . Una cosa sola ti dico, che ho deciso irrevocabil-mente di entrare il più presto possibile lì dalla Suore diDon Bosco, dove so indubbiamente che Iddio mi vuole! Eun dovere impostomi dalla volontà del Signore che è solopadrone di disporre di me, come più gli piace, e lo compi-rò a qualunque costo! Tu potrai mettermi davanti qualun-que obbiezione, qualunque difficoltà ; ma io ti avviso, chenon mi saranno nuove, perché io le ho tutte misurate eponderate nella calma più reale della mente, nell'assolutae perfetta indifferenza della volontà, solo per vedere e co-noscere quale fosse il volere d'Iddio e non per contentare

uno spettacolo per il quale eranostati fatti anche molti inviti . Al-l'ultimo momento la protagonistaprincipale venne meno. Che fare?Qualcuno pensò a Teresa che purdi togliere le suore dall'impiccio,accettò. Fu un successo .Da via Marghera, la giovane

postulante FMA fu inviata alGianicolo in una casa che le suoreavevano aperto il 24 maggio 1899 .Si trattava di una abitazione pic-cola, scomoda e povera tanto chele buone novizie e postulanti -alle quali era stata destinata -

me stessa . E la conclusione è stata la irrevocabile decisio-ne che ho presa .

Tu mi dirai che è cosa strana e segno d'indifferenza ed'egoismo l'allontanarmi dalla famiglia ora che essa èquasi distrutta : ma io dico: per te è un pensiero di menol'avere una sorella già collocata a posto . Per la Pinetta, equi si concentrano tutte le difficoltà, per tre o quattro anniresterà in collegio : per le vacanze c'è la Norina, ci sei tu,c'è Italo e debbo dirti che la Pinetta rispetta ed obbediscemolto più la Norina di quello che non obbedisca e rispettime, essendo io stata sempre troppo condiscente e deboleverso di lei . Quando, fra tre o quattro anni, uscirà di col-legio, Norina la sorveglierà, starà con lei, l'accompagneràfuori, e, all'occasione, ricorrerà a te, a Italo, per correg-gerla, se pur vi sarà bisogno . Se allora, in quell'epoca, tufossi sposato, potresti anche tenerla con te ; se non lo fos-si, resterà con voi, fino a che non si metta a posto anchelei . . .

Caro Italino, forse con queste parole ti avrò fatto dispia-cere e te ne chiedo scusa : ti chiedo scusa non perchépensi di avere fatto male, ma perché il Signore sa se vorreirisparmiarti ogni pena ed ogni inquietudine, e che solo ildovere mi impone di parlare e di agire in questo modo . IlSignore che mi vuole al suo servizio domandandomi di ri-nunziare a tutto e a tutti per Lui, saprà essere la vostraconsolazione e la vostra letizia . lo non posso e non so farniente per voi : mentre Egli è il padrone dei mondo, degliuomini e degli avvenimenti e vi ricompenserà largamentein proporzione della corrispondenza vostra ai suoi voleri .lo lo prego incessantemente per te, per la Pinetta, per No-rina, Italo e tutti : e prevedo già di quante consolazioni, diquanta tranquillità, di quante gioie vi sarà largo sul corsodella vostra vita! Chi sa che non sia ne' suoi disegni prov-videnziali che il mio sacrificio possa esservi utile e fruttuo-so in tutti i sensi! Vuoi tu credere, e posso io pretendereche l'opera mia in casa possa essere più utile di quelloche può fare per voi il Signore, pregato ogni giorno, ognimomento, non solo col fervore dell'animo, collo slanciodel cuore, ma coll'azione continua, col sacrificio? lo tiprometto che per te, per la Pinetta, pei cari miei offriròogni atto di virtù, ogni opera, ogni fatica, tutto insomma,pel vostro vero bene e qua e in cielo .

Ti avverto che di questa mia decisione è stata avvisataanche Pinetta . State tranquilli e di buon animo ; il Signorevi renderà lieti, vi farà felici, buoni e virtuosi . Ti lascio,quantunque sia prossimo il mio ritorno, aspetto e desiderouna tua risposta e t'invio tanti baci che ti mostrino il mioaffetto . Tua

affezionatissima Teresa

non avevano certo molto da invi-diare alla stessa povertà della Fa-miglia di Nazareth.

Teresa vi si adattò perfetta-mente tanto da poter scrivere allacugina il 18 dicembre 1901 così :« . . . Tu non dimenticarmi nelle tueorazioni; ne ho tanto bisogno an-ch'io per corrispondere alle gra-zie del Signore e poter diventareuna fervente religiosa. Del restonon saprei ridirti tutta la miafelicità » .

Intanto il 29 settembre dellostesso anno si era svolta la ceri-

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L'Istituto FMA di Roma, Via Marghera .

monia della vestizione religiosa .Il noviziato è un periodo nel

quale i candidati professi alla vitareligiosa imparano a conoscere leregole e lo spirito dell'Istituto .Nei noviziati salesiani si è solitilasciare un certo spazio ad attivi-tà apostoliche. Anche il noviziatodelle FMA quindi, pur in mezzo atante ristrettezze, aveva apertoun oratorio frequentato da ra-gazze .

Suor Teresa si distinse subitoper come sapeva stare in mezzo aquelle fanciulle che, attirate daisuoi modi, la circondavano eascoltavano con affetto . Di frontealla povertà di quella casa, suorTeresa, forse anche incoraggiatada qualche suora si diede da fareper raccogliere aiuti presso le sueantiche conoscenze . Lo fece volen-tieri ma al tempo stesso a fatica :a quella fiera e dignitosa ragazzachiedere l'elemosina - in fondo sitrattava di questo - costò ve-ramente. Il noviziato di suor Te-resa fu veramente eccezionale.

Ecco quando ebbe ad attestaresuor Tullia De Berardinis : « Ilprimo anno osservai che soventesosteneva il proprio giudizio ; mapoi, siccome la sua vita fu un con-tinuo studio su se stessa per potercorreggere i suoi difetti, così conl'andar del tempo seppe emendar-si in modo che si sarebbe dettonon aver essa una volontà pro-

pria, tanto era sottomessa agli al-tri. Ma quanta violenza dovettecostarle tale vittoria! »

3. A TrastevereL'estate del 1903 fu ricca di no-

vità per tutte . In giugno infattinovizie e postulanti FMA pote-rono trasferirsi in un nuovo piùampio locale situato in via dellaLungara, a Trastevere.

Non erano locali eccezionali,tutt'altro . Tuttavia il fatto di po-ter disporre di qualche cortile estanza in più fu sufficiente a ren-dere felici le suore . E poi c'eranole ragazze dell'oratorio e tantagente che davano a quella casa glistessi colori del quartiere nel qua-le si trovava. Alle FMA piacquesubito .

La salute della sempre gracilesuor Teresa intanto peggiorava :la tisi proseguiva la sua strada.

Le superiori pensarono bene dispedirla in Piemonte e lì, a NizzaMonferrato, Teresa Valsè Pantel-lini, il 3 agosto avrebbe fatto lasua professione di Figlia di MariaAusiliatrice.

Per l'occasione fece proprio unpensiero di Maddalena Sofia Ba-rat: « Dare a Dio solo tutta la glo-ria, al prossimo la gioia e serbareper sé la pena e il sacrificio » .

Il ritorno a Roma di suor Te-resa fu salutato con tanta gioia :

quelle ragazze trasteverine cosìspontanee e a volte persino rozzeavevano intuito con chi avevanoda fare e perciò le volevano tuttoil bene del mondo . . . a parte qual-che marachella come questa .

Era stata preparata una acca-demia e si stava svolgendo allapresenza del Cardinale Vicario diRoma Monsignor Respighi e dimolti benefattori . Quand'ecco nel-la vicina strada fu udita la fan-fara dei bersaglieri . Le ragazzenon ebbero un attimo di esitazio-ne: abbandonarono il palco e an-darono a godersi lo spettacolo deifanti piumati in corsa al suonodelle trombe . L'accademia ripresesuccessivamente . . .La sua maestra e superiora suor

Maria Genta scrisse : « Teresa eraassistente delle più alte ma s'in-teressava di tutte. Era la consi-gliera non solo delle novizie, maanche delle fanciulle, e, se avevauna preferenza, era certo per lepiù povere, le più bisognose, le piùbirichine. La domenica era sem-pre la prima ad avviarsi alla par-rocchia di Santa Dorotea per fareil catechismo. In principio avevale classe delle più alte, e come sa-peva tenerle disciplinate, silenzio-se e attente! Poi fu messa assi-stente generale, e la sua classe fuaffidata a Suor Tullia che vennein Congregazione già maestra.Suor Teresa aveva il vero spiritodel nostro Venerabile Fondatore ePadre e praticava alla perfezioneil metodo preventivo. Era anchebibliotecaria dell'Oratorio e moltoindustriosa nell'arricchire la bi-blioteca di libri buoni, molto at-tenta nell'esaminarli e molto giu-diziosa nel distribuirli . Era poil'anima dell'Associazione delle Fi-glie di Maria e quanto bene fecealle pie giovinette! » .

L'Oratorio di via della Lungaravedeva dunque crescere le sue at-tività. Suor Teresa ne era la pri-ma animatrice.

« Che cosa non fece - attestòancora suor Genta - per aiutar-mi ad avviare la stireria, la lavan-deria e la scuola di cucito per legiovani operaie di Trastevere!Quale pazienza e quanta caritànon dovette esercitare! Essa peròsi sentiva felice di trovarsi inmezzo a quelle povere figlie delpopolo! » .

1•

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983 • 3 1

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Con le sue consorelle suor Te-resa fu sempre squisita e gentile .Ecco un episodio di poco conto sesi vuole ma significativo .

« Novizia da poco tempo - rac-contò una religiosa - perdetti ilpadre. Nessuno può comprendereil dolore che provai alla terribilenotizia. Mi appartai dalla Co-munità e ottenni di non discen-dere in refettorio per il pranzo,perché avevo bisogno di stare solae di piangere e di pregare. SuorTeresa era a letto indisposta ; manel pomeriggio, appena ebbe ilpermesso di alzarsi, venne a cer-carmi e andò in cucina e fece ri-scaldare il cibo e me lo portò inrefettorio. Come avevo resistitoalle insistenze d'altre, così non vo-levo saperne di prenderlo . MaSuor Teresa si sedette accanto ame e mi disse tante belle paroleaffettuose e salutari che io rimasimolto sollevata, e ricordo semprecon un senso di benessere tantadelicata bontà» .L'umiltà accompagnata da una

costante mortificazione fu la virtùche meglio splendette, fra le altre,in suor Teresa.

Ragazza dall'educazione raffi-nata - sapeva ben scrivere e poe-tare, suonare e recitare, parlavapiù lingue . . . - non ebbe mai mo-menti di ostentazione . La stessavita comunitaria poi con suoreprovenienti da ambienti socio-cul-turali più disparati non le rispar-miò di per se stessa umiliazioniche la Venerabile sopportò sem-pre con dignità e compostezza an-che se qualche volta non riuscì anascondere quel certo rossore inviso che la coglieva ogni qualvoltadoveva fare sforzi per dominare sestessa .

A suor Genta che durante l'ul-tima malattia le chiese di cono-scere il programma della sua vitaspirituale, dopo molte insistenzesuor Teresa Valsè-Pantellini ri-spose: « Io mi sono sempre pro-posto di passare inosservata» .

Chi le visse a fianco non potésmentirla.

Di lei ancora suor Genta disse :«Era esatta nell'osservanza dellepiù piccole cose, un vero modelloda imitare . Era singolare senzamai fare la singolare. Aveva unapietà ben intesa, semplice, sen-z'affettazione e senza ostentazio-32 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983

ne: serena sempre e semplicecome una colomba» .

4. Verso lo splendoredella fine

Leggendo la vita di suor Valsè-Pantellini si nota una crescita spi-rituale proporzionata al suo de-perimento fisico . Sicché al ter-mine dei suoi giorni questa esilefigura di donna, emaciata e di-strutta dalla tisi appare in tuttala sua possanza spirituale .

Suor Valsè non godette mai dibuona salute e ciò non la rallegròdi certo. Amò infatti la vita .

La Superiora un giorno le chie-se se fosse rassegnata alla volontàdi Dio. E Suor Teresa sorridendoe con amabile semplicità rispose :« Ecco: veramente al principiodella malattia, mi rincresceva unpo' di dovere stare a lungo am-malata; ma poi il Signore m'aiutòe sono preparata a tre cose : 1° amorire; 2° a stare molto tempoammalata; 3° a guarire. Una delletre la indovinerò! » .

E sorrideva angelicamente .Nella primavera del 1907 eccola

dunque a Torino, questa suora,per finire i suoi giorni. Chissà -si sperò a Roma - che il mese dimaggio non porti qualche grazia .Suor Teresa, alla proposta

d'andare a Torino non dimostròné piacere né scontento : disse so-lamente che era pronta al voleredelle Superiore . « Al momento poi- scriveva una suora - di di-sporsi a lasciar Roma, e la casabenedetta che era stata la culladella sua infanzia religiosa, e cheracchiudeva i suoi più ineffabiliricordi, provò una pena vivissima,benché cercasse di nasconderlasotto la bella frase : "Il Signore lovuole, lo voglio anch'io" . E nelpartire disse : "Vado a morire aTorino; di là compirò il mio viag-gio per l'eternità, di là me ne an-drò al Paradiso"» .

La grazia non venne ma la mor-te di questa suora ebbe dellostraordinario .

A Torino suor Teresa fu siste-mata in infermeria . Vicino a leiuna consorella, certa suor Lenci,da dieci anni giaceva ammalata enon si stancava di sommare unanovena dietro l'altra per chiederela grazia della guarigione .

La vigilia della proclamazionedella venerabilità di Don Bosco, il23 luglio 1907, successe questofatto raccontato dalla stessa suorTeresa a suor Genta : «Questanotte è passato da qui Don Bosco .Me lo sono visto vicino sorridentee paterno come è nelle sue imma-gini; ma più giovane e più bello .Lo riconobbi subito, e, credendoche si fosse sbagliato, gli ho detto :Non sono io che voglio guarire,Don Bosco; è suor Lenci, che ènella camera di là. E Don Boscomi ha lasciata sorridendo e se n'èandato da suor Lenci ; e io sono ri-masta tanto contenta, perché cosìmi resta la speranza d'andarmenepresto in paradiso » .

Suor Lenci vide anch'essa DonBosco entrare in camera sua dallacamera di suor Teresa, e nellostesso giorno si trovò portento-samente guarita : domandò le suevesti e andò a Maria Ausiliatricea ringraziare Dio e la Madonnadella grazia ricevuta; e oggigiorno(1919) continua a lavorare nellecase salesiane. Le Superiore e lesuore, mentre si rallegravano del-la guarigione di suor Lenci, dice-vano a suor Teresa : « Ma perchénon domandare anche tu di gua-rire? ». Ed essa sorridendo : « Gua-rirò in Paradiso » .

Si giunse intanto al mese di set-tembre.

Suor Teresa si avviava vera-mente alla fine . Il due è gravis-sima ma si sperava ancora . Leinon si fece illusioni di sorta. Amezzanotte, ella stessa segna lasveglia alle sette. Perché sulle set-te? le chiese la suora assistente .Va bene così fu la risposta.

Nelle prime ore del giorno treincominciò ad aggravarsi. «Comeè brutta la morte! » sussurrò . Fucome l'umanissima preghiera delCristo: « Padre se è possibile al-lontana da me questo calice » . Poiil suo sguardo prima di spegnersinella serenità dei giusti si illumi-nò pronunziando la parola: « Pa-radiso » .

Erano proprio le sette del 3 set-tembre 1907 . In una ingiallita im-maginetta raffigurante un Cristoin agonia aveva scritto : « In alto /ove non fremono / del mondo letempeste! / Ove la prece è canti-co, / Ove la vita è amor!

Giuseppe Costa

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ESPOSITO Sac. FRANCESCO Salesia-no t Brindisi a 87 anni

Don Francesco, nato a Cosenza, haconosciuto i Salesiani attraverso il Bol-lettino e i primi salesiani venuti ad ini-ziare nel Meridione l'Opera di Don Bo-sco . Subito conquistato dallo spiritogiovanile di quei pionieri, ne fu affasci-nato . Si impadronì dello stile e ne di-venne presto testimonianza viva . È sta-to l'uomo di Dio che si è manifestato achi lo avvicinava come l'amico, il fratel-lo e il padre con la carità, con lapreghiera, con la limpidezza della suavita ha fatto gustare la bontà premu-rosa del Padre. Ha esercitato il ministe-ro acerdotale con zelo, rendendosisempre disponibile per le confessioni .È stato - come fu detto - una lam-pada che ha brillato così bene dandociin alcuni momenti il gusto della vita so-prannaturale . Spesso con costantesuo sacrificio ha aiutato chi si trovavain difficoltà . Ai « poveri » - come luistesso diceva - devo dare tutto ciòche il Signore mi ha elargito, anche lamia voce . E in non poche circostanzeha vibrato, per ottenere per loro dalleautorità l'interessamento concreto .

PATTI Sac. Antonio Salesiano t Ca-tania a 87 anni

Visse i suoi 61 anni di sacerdozio e i53 di vita salesiana in pienezza di de-dizione e in quella fedeltà intransigen-te e bonaria che si imponeva con laforza e la dolcezza di un modello chespronava - non solo con l'esempio -a vivere coerentemente gli ideali dellavita salesiana, e ad essi invitava consoave e vigorosa carità. « L'unica cosache conta - ripeteva spesso - è lavolontà di Dio e la carità . Siamo tuttifratelli : dobbiamo amarci come fratel-li » . Una vita lineare nella fedeltà a Dio,nell'amore a Don Bosco, nel lavoro co-scienzioso ed esatto . Così si rivelò neidue lunghi periodi nettamente definitidella sua attività . Dal 1925 al 1952 : in-segnante, preside, catechista, eco-nomo . Dal 1952 al 1976 : segretarioispettoriale . Nel ministero delle confes-sioni dimostrava una paternità com-prensiva e stimolatrice . Negli ultimianni la veneranda età, lo stesso aspet-to fisico del vegliardo semplice e sag-gio, la matura ricchezza della sua vitaspirituale fecero apparire don Patti

SABATINO Sac . LEONARDO Salesia-no t Palermo a 58 anni

Scrisse nel suo diario : «Per la sin-cerità affettuosa di un confratello mi èstata rivelata tutta la verità sul mio sta-to . . . Ogni illusione di guarigione uma-na non si può considerare che svanitaed è per questo che rinnovo al Signoreper le mani di Maria e di San GiovanniBosco la mia disponibilità totale allavolontà di Dio . Anche se dovessi so-pravvivere a questa esperienza, me-nomato fisicamente o psichicamente,accetto ancora e sempre la volontà diDio . . . Non mi resta che chiedere ognigiorno una santa morte » . E santa fu lasua morte, edificando confratelli, par-rocchiani, amici . Non è retorica affer-mare che ha lavorato «con accani-mento» nella sua vita salesiana : dastudente, da insegnante, da direttore,da parroco . Non si risparmiava né si ti-rava indietro, e grande fu il suo sacri-ficio quando non poté rendersi utile .Ridotto all'inoperosità, disse al Signo-re : «Ti offro la mia vita per le vocazionisacerdotali e salesiane, per la perse-veranza mia e di tutti i Confratelli» .

BORLA EMILIO Cooperatore Salesia-no t Caselette (TO) a 79 anni

Uomo onesto, fu esempio di bontà eintegrità non tanto con le parole, macon la vita. Animato da fede profonda,con cristiana fortezza affrontò che loaccompagnarono negli ultimi anni . Èpassato alla vera vita confortato dallapreghiera della moglie e dei figli .

DEL SOLE IOLE Cooperatrice t Romaa 79 anni

Apparteneva all'Associazione di ViaAppia Nuova 171 dal lontano 1960 .Aveva tanta fede semplice ma profon-da, unita ad una grande devozione allaMadonna Ausiliatrice ; amava tantoDon Bosco e i Santi Salesiani .

MORA ROSETTA Cooperatrice t Bor-gomanero (NO) a 70 anni

Donna di profonda fede religiosatrascorse i suoi anni tra casa e Chiesa .Zelante nel diffondere la buona stam-pa e infaticabile nel promuovere inizia-tive a favore delle missioni . Alimentavala sua fede e il suo impegno apostolicocon la frequente Comunione e la par-tecipazione ai ritiri spirituali . Accolse lasofferenza e la morte con serenità con-fortata dal pensiero di aver fatto sem-pre del bene in vita sua .

MARIA PARADIES ved. SURIANO t a92 anni

Era solita contare i mesi e i giorni .

Mamma di sette figli . Ebbe la gioia didonare a Don Bosco il secondogenitodon Agostino, missionario in MedioOriente dal 1934 . Si gloriava di essereCooperatrice fin dal 1930 da quandocominciò a ricevere ogni mese il « Bol-lettino Salesiano» che leggeva con in-teresse per intero. Donna di grandefede e continua preghiera . Ha sempresofferto e sempre nel silenzio specienegli ultimi mesi . Si confidava con donAgostino : «In certi momenti mi sentoscoppiare il ventre. Anche Gesù hasofferto tanto sulla Croce e in silenzio,è morto e poi è risuscitato . Anche noidobbiamo soffrire per meritare il Pa-radiso . Prega per me che il Signore midia la forza per soffrire . Prego e offro lemie sofferenze per te affinché possafarti santo come Don Bosco e donRua» . Attingeva tanta forza dalla pre-ghiera, sempre col rosario in mano, edalla Eucarestia . Ha terminato la suaesistenza terrena il 25 gennaio 1983 .

RIVA TERESA ved. BOSISIO Coope-ratrice t Barzago (CO) a 93 anni

Madre profondamente religiosa esaggia seppe educare con fermezza edolcezza i suoi figli . Fu una vita lungala sua che seppe vivere nella pienezzadella fede. La sua testimonianza di fe-deltà e di amore hanno favorito il fio-rire di due vocazioni religiose : la figliaRosa tra le Orsoline di S. Angela Mericie il figlio don Enrico, salesiano di DonBosco . II dolore e le prove, la sofferen-za e le preoccupazioni familiari sonostate il suo pane quotidiano ; ma con lasua fede, la sua calma, la sua fermezzaserena e rasserenante ha saputo risol-vere situazioni difficili e talvolta dram-matiche e infondere sicurezza e fiduciaa tutti . Gli ultimi anni di infermità, sem-pre lucida di mente e vigile nella pre-ghiera, nutrita ogni giorno dall'Euca-ristia, la prepararono all'incontro se-reno e fiducioso con Dio .

BORTONOTTI MAGDA VDB t Torino a51 anni

Aveva esperimentato molto presto lasofferenza . . . anzi la sofferenza è stataper tutta la sua vita una nota costantecon accenti più o meno forti ed eviden-ti . Questa particolare esperienza avevaaccentuato in lei il bisogno di affettoed aveva plasmato la sua sensibilitàrendendola attenta alla sofferenza al-trui. Senza far rumore, senza molte pa-role si rendeva disponibile versochiunque avesse bisogno dimentican-do se stessa anche se la sua saluteesigeva maggiori riguardi . . . Facevaparte delle Conferenze di San Vincen-zo della Parrocchia e dell'Azienda as-

sicuratrice dove lavorava e ne era l'a-nimatrice . Aveva frequentato in Dio-cesi un Corso socio-assistenziale permeglio prepararsi a servire gli amma-lati, i poveri, gli anziani ; era anche Mi-nistro straordinario dell'Eucaristia .Quante opere buone da lei compiutenel nascondimento e note solo a Dio!Bene disse di Lei ai funerali il Parrocodella comunità parrocchiale cui appar-teneva : «Ella ebbe la vera Sapienzache non è la scienza dei dotti e deigrandi di questo mondo ma la Sapien-za dei semplici, dei piccoli . . . Ella pra-ticò in larga misura verso tutti le Operedi Misericordia • . Nell'ultimo mese divita, quando le forze le mancavanosempre più, soffriva ed offriva, ricor-dando l'istituto che amava profonda-mente, per l'unione delle sorelle delGruppo, riconducendo tutto a Dio, suoBene Immenso. . . Ora attendiamo daLei, dalla Casa del Padre, l'aiuto perripetere come lei, ogni giorno ilnostro sì .

POLENGHI ISA ANGELA VDB t Milanoa 42 anni

Di carattere forte e volitivo, instan-cabile nel lavoro, amante della preci-sione . Ha saputo accettare la sofferen-za e quale sofferenza . . . Da circa duemesi, mentre questa si faceva più acu-ta e i dolori insopportabili, mi supplicòdi pregare per lei affinché non suben-trasse la disperazione che avrebbe po-tuto vanificare la sua precedente ac-cettazione alla volontà di Dio . Amaval'istituto e ne ha dato la prova . Fu di-sponibile per il Gruppo e svolse il suoservizio come segretaria con intelli-genza, con competenza e precisione,lasciando l'archivio meravigliosamentefunzionale e in ordine . Già ammalatalavorò con entusiasmo nella organiz-zazione dei due pellegrinaggi in TerraSanta, come aveva già lavorato nellaprecedente AG/77 . Per questa nostraSeconda Assemblea, titubante le chie-si se accettava di collaborare ancoracon me e la risposta fu subito afferma-tiva ed entusiasta . Lavorò tra sofferen-ze atroci, e, qui, un nodo mi stringe lagola . . . Tre giorni prima di morire, dopoaver controllato i conti dal suo letto,ormai immobile, mi disse: « I conti tor-nano al centesimo, ora tocca a te ri-copiarli in bella sul libro cassa, perchéio . . . non riesco più . . . » era la fine. Caresorelle, queste sono le vere ricchezzeper l'Istituto e sono convinta che al-l'AG/2 porterà tanto bene. Andò il suoParroco a darle l'ultimo saluto e la be-nedizione dicendole il grazie di tutta lasua Parrocchia per gli anni di catechi-smo che lei fece con tanto amore esenso di responsabilità . L'Ausiliatrice èvenuta a prenderla per portarla al suoGesù a cantare il Magnificat . . . Ora pre-ghiamo per i suoi genitori perché sap-piano sopportare questa dura provacon tanta rassegnazione .

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale OpereDon Bosco con sede in Roma (oppure all'istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione» .

- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno ol'altro dei due Enti su indicati :

« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione» .

(luogo e data)

(firma per disteso)

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983 • 33

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GUARITE DUE MIE SORELLE

Gentile Redazione, ho promesso aMaria Ausiliatrice che l'avrei ringrazia-ta sul Bollettino Salesiano per la gua-rigione di due mie sorelle . Vitalina eTeresina - è questo il loro nome -sono oggi felicemente guarite .

Mariangela Cancedda, Napoli

GRAVE INTOSSICAZIONE

Ai primi del corrente mese mia sorel-la fu ricoverata in ospedale per unagrave intossicazione che l'aveva ridot-ta in stato di coma . Recandomi da To-rino a Firenze per visitarla, invocail'aiuto di Maria Ausiliatrice cui l'am-malata è sempre stata devota . Quelgiorno stesso la febbre cessò ed ebbeinizio un rapido miglioramento chestupì tutti, familiari e medici .

Oggi mia sorella è tornata a casaguarita . A Maria Ausiliatrice che ci haottenuto questa grazia, tutta la rico-noscenza devota del cuore e un'offertain suo onore per le vostre missioni .

M. Giovanna B . Murdocca, Torino

VOGLIO DIRE «GRAZIE»Voglio dire «grazie» con cuore

commosso a Maria Ausiliatrice peraver aiutato tutti i componenti dellamia famiglia a superare, positivamente,alcune difficoltà che minacciavano dirompere l'armonia familiare .

Fiduciosa nel continuo aiuto di que-sta Madre tenerissima del cielo la pre-go perché protegga sempre la mia fa-miglia e tutte le famiglie, specie le piùprovate .

Sardo Palma, Marano

TROVARONO IL RIMEDIO

Un mio fratello soffriva da tempo didolori diffusi per tutto l'organismo e idottori, dopo moltissimi esami non riu-scivano a trovare la causa del male .

Affidammo la grazia a Don Bosco ea Maria SS. Immacolata Ausiliatrice einiziammo la novena da Lui consiglia-ta. Riconosciuta la natura del male,trovarono il rimedio adatto e ora il fra-tello gode buona salute .

Rendiamo «grazie» a Don Bosco ea Maria SS. per averci fatto sperimen-tare ancora una volta la loro potenteintercessione .

Gamba Jolanda, Torino

34 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983

HO RIPRESO LA MIAVITA NORMALE

II 23 novembre u .s. sono stato rico-verato in ospedale a Rimini per subireun semplice intervento al collo vesci-cale. All'atto dell'intervento mi è stataprovocata una violentissima emorragiaed oltre ciò, a causa di una allergia peraddormentarmi, avveniva un totalescombussolamento dei valori delleanalisi, poi a completare la situazionegravissima, tutte le piastrine e i globulirossi distrutti (uccisi) dalla rapida cau-sticizzazione della emorragia, anda-vano a bloccare il fegato ed i reni, pro-curandone il blocco .

A questo punto la situazione eraquasi disperata, mi rivolsi nelle miepreghiere a Don Bosco e all'AmicoServo di Dio Alberto Marvelli, affinchéintercedessero per me presso il Signo-re e Maria Ausiliatrice .

Nel volgere di tre giorni il blocco re-nale si sciolse e la mia infermità iniziòa migliorare lentamente ma progressi-vamente tanto che ora, in gennaio, horipreso la mia vita normale .

Rinnovo, con fede, il ringraziamentoa Don Bosco e ad Alberto Marvelli perquanto hanno ottenuto per me, dal Si-gnore e dalla Sua Madre Maria Ausilia-trice .

Lino Montevecchi, Rimini

LA PRIMA NIPOTINA

È nata la nostra prima nipotina . Ri-conoscenti ringraziamo San GiovanniBosco e San Domenico Savio per gra-zia ricevuta. Inviamo la presente offer-ta per le Missioni Salesiane e deside-riamo sia pubblicata la grazia sul Bol-lettino Salesiano .

Tina e Aldo Bensi

DOPO FIDUCIOSAPREGHIERA

Sposati da alcuni anni, mio maritoed io desideravamo ardentemente lagioia di un figlio . Visto che ciò tardavaa realizzarsi, fummo presi da unosconforto tale, da rasentare un esau-rimento nervoso, specialmente in miomarito.

Una mia amica suora mi parlò di S.Domenico Savio e del suo abitino, in-vitandomi a pregare e assicurandomiche avrebbe fatto pregare i bambinidella Scuola Materna per questoscopo .

Mio marito ed io ci eravamo un po'allontanati dalla Chiesa, e il consigliodi invocare l'intercessione del giovanesanto, fu per noi motivo di ravvicina-mento. Dopo un lungo periodo di fi-duciosa preghiera nostra e dei bimbidella Scuola Materna, finalmente l'an-tivigilia della festa di S. Domenicoavemmo la gioia di sapere che il bam-bino tanto atteso stava per arrivare ; e ilgiorno 30/12/1982 nacque GiulianoDomenico, un bellissimo bambino cheha portato la felicità nella nostra casa .Abbiamo fatto l'esperienza della pre-ghiera!

Riconoscentissimi per questo donoricevuto, chiediamo venga pubblicatosul Bollettino Salesiano e appena cisarà possibile porteremo il nostro pic-colo all'altare di S . Domenico e noncesseremo mai più di ringraziare .

O. e G . Brioschi, Cassano D'Adda

NON NASCOSEROLA LORO PREOCCUPAZIONE

II giorno 27 luglio 1982 mentre mi re-cavo con Sr . Maria Rosaria De Ninno aFrascati, il pulmino col quale facevamoil viaggio, per cause imprecisate, usci-va di strada andando a sbattere controil gard-rail, rivoltandosi . Dopo l'urtoviolento, consapevole che qualchecosa di grave era accaduto mi voltai evidi la mia compagna riversa sul sedile,con gli occhi sbarrati mentre il sangueusciva copiosamente da una larga fe-rita sotto il mento . La chiamai ed ella,pur con un filo di voce, mi risposementre con le mani mi faceva capireche aveva gli occhi offuscati .

Nel dolore della sciagura e nell'im-possibilità di muovermi liberamentecercai di fermare in qualche modo l'e-morragia e, consolata in fondo che Sr .Maria Rosaria avesse almeno conser-vata la conoscenza, invocai Suor Eu-sebia promettendole la pubblicazionedella grazia e un'offerta per la sua bea-tificazione se tutto si fosse risoltobene .

I passanti, pur desiderosi di aiutarci,non osarono farlo a causa delle con-dizioni di Sr . Maria Rosaria ; gentilmen-te non ci lasciarono fino all'arrivo del-l'autoambulanza . Trasportate all'Ospe-dale S . Sebastiano di Frascati vi fum-mo ricoverate : io, avendo riportato lalussazione della spalla e la frattura del-l'omero, fui giudicata guaribile in 40giorni ; per Sr . Maria Rosaria la progno-si fu riservata : suturate le ferite nonpoté essere sottoposta ai controlli delcaso e alle Superiore, prontamente ac-corse alla notizia dell'accaduto, i me-dici non nascosero la loro preoccu-pazione .

La Suora stessa, consapevole dellagravità del suo stato, chiese che le fos-se amministrato l'olio degli infermi .Raccomandai ancora con fede a SuorEusebia la vita della mia consorella equesta, dopo due giorni, cominciò amigliorare rapidamente meravigliandomedici e infermiere . Trasferita succes-sivamente all'Ospedale San Camilloper un intervento prospettato come dif-ficile e doloroso, Sr . Maria Rosaria loha affrontato serenamente e quasi in-denne dalle sofferenze previste .

Chi ha visto Sr. Maria nelle gravicondizioni sopra descritte, nel riveder-la oggi, la ritiene «una miracolata» ;dai diversi controlli susseguitisi all'in-cidente risulta sempre che è una gra-zia non solo l'aver scampato la vita maanche il non aver subito gravi e possi-bili conseguenze .

Grata a Suor Eusebia, adempio lapromessa fatta .

Luigina Mancosu, Roma

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DARIETA

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BOLLETTINO SALESIANO • 1 MARZO 1983 • 35

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A 150 anni dalla fondazione della « Piccola Casa della DivinaProvvidenza» ecco una biografia inedita di San GiuseppeCottolengo, uomo e prete straordinario, pieno di coraggio,di fede e di una grande sensibilità verso i poveri .

Il Cottolengo : una vita spesa per gli altri .

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