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P. Rafael Pascual, L.C. Direttore del Master in Scienza e Fede Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Cremona, 29 novembre 2012 La pretesa di alcuni scienziati recenti di dare delle risposte alle domane ultime a prescindere dalla filosofia

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P. Rafael Pascual, L.C.

Direttore del Master in Scienza e Fede

Ateneo Pontificio Regina Apostolorum,

Cremona, 29 novembre 2012

La pretesa di alcuni scienziati recenti di dare delle risposte alle domane ultime a prescindere dalla filosofia

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Stephen Hawking, insieme a Leonard Mlodinow, ha pubblicato nel 2010 il libro The Grand Design (Il grande disegno):

1. La pretesa di Stephen Hawking

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Il sottotitolo dell’edizione italiana è sorprendente: “Perché non serve Dio per spiegare l’universo”. Nell’originale inglese, invece, diceva così: “nuove risposte alle domande ultime della vita”

1. La pretesa di Stephen Hawking

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Infatti, già nel precedente best seller Dal Big Bang ai buchi neri già si domandava se sarebbe ancora necessaria l’ipotesi di Dio per spiegare l’universo

1. La pretesa di Stephen Hawking

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“Finché l'universo ha avuto un inizio, noi possiamo sempre supporre che abbia avuto un creatore. Ma se l'universo è davvero autosufficiente e tutto racchiuso in se stesso, sen-za un confine o un margine, non dovrebbe avere né un principio né una fine: esso, semplicemente, sarebbe. Ci sarebbe ancora posto, in tal caso, per un creatore?” S.W. Hawking, Dal Big Bang ai buchi neri. Breve storia del tempo, Rizzoli, Milano 1988, p. 165

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Adesso, ne Il grande disegno, Hawking va più lontano, perché offre anche una risposta: “Per comprendere l'universo al livello più profondo, dobbia-mo sapere non solo come l'universo si comporta, ma per-ché. Perché c'è qualcosa piuttosto che il nulla? Perché esis-tiamo? Perché questo particolare insieme di leggi e non qualcos'altro? Questa è l'Ultima Domanda della Vita, l'Uni-verso e Ogni Cosa. Cercheremo di darle una risposta in questo libro”.

1. La pretesa di Stephen Hawking

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Ecco la risposta che propone Hawking:

“È ragionevole chiedersi chi o che cosa abbia creato l’uni-verso, ma se la risposta è Dio, la questione è stata sempli-cemente spostata un passo più in là, e diventa quella di chi ha creato Dio. Nella concezione religiosa si ammette che esista un’entità che non richiede un creatore, e tale entità viene chiamata Dio. Questa è nota come argomentazione della causa prima in favore dell’esistenza di Dio. Noi soste-niamo invece che è possibile rispondere a quelle domande rimanendo esclusivamente nell’ambito della scienza, e sen-za invocare alcun essere divino”.

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Forse da qualcuno che ha decretato la morte della filosofia all’inizio del libro non si potrebbe aspetta-re qualcosa di meglio…

“Tradizionalmente queste sono domande riservate alla filosofia, ma la filosofia è morta. La filosofia non ha saputo tenere il passo con i moderni svi-luppi della scienza, in particolare della fisica. Gli scienziati sono diventati i portatori della torcia della scoperta in questa nostra ricerca del sapere”.

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Un filosofo fuori sospetto non ci sta: “Le risposte fondamentali che questo libro propone sono squisitamente filosofiche e se non ci fossero queste rispos-te filosofiche neppure il fisico potrebbe dire perché conos-ce e che cosa conosce”. “Come si vede non si tratta di scoperte fisiche bensì di assunzioni filosofiche, che stanno a sostenere e a legitti-mare la ricerca del fisico - il quale, quando è un bravo fisi-co, non può che porsi il problema dei fondamenti filosofici dei propri metodi”. Umberto Eco L’Espresso, 15 aprile 2011

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Un altro noto filosofo italiano rivendicava la radicalità della domanda sull’essere delle cose:

“Cos'è il cosmo? Cosa sappiamo del cosmo? Come e perché il passaggio dal nulla all'essere?

E’ una domanda tradizionale, ma io non ho la risposta: perché l'essere e non piuttosto il nulla? lo non mi sono mai nascosto di non avere una risposta, e non so chi sappia darla a questa domanda ultima, se non per fede. Secondo Severino l'essere è infinito, l'essere c'è. Ma non è che così siamo in grado di capire cosa c'era prima. E’ impossibile”.

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“E di fronte alle domande cui è impossibile dare una rispos-ta - perché di questo sono certo: non posso dare una ris-posta, benché appartenga ad una umanità che ha realizza-to progressi enormi - mi sento un piccolo granello di sab-bia in questo universo. E negare che la domanda abbia senso, come potrebbe fare una certa filosofia analitica, mi pare un gioco di parole”.

Norberto Bobbio, Religione e religiosità (Micromega 2/2000)

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O ancora, come dice un libero pensatore: “Ma realmente la filosofia è morta? Lo stesso Hawking – verrebbe da dire incoerentemente – si serve della filosofia greca e finanche della mitologia vichinga – nel libro è citato il mito di Skoll e Hati – per introdurre i suoi concetti. Dal greco Talete […] ad Aristotele, per il quale ciascun feno-meno naturale poteva essere riprodotto senza ricorrere ai miti – senza omettere Platone, Pitagora, Archimede, Anassi-mandro, Empedocle, Democrito, Aristarco, Epicuro, Eraclito, Tommaso d’Aquino ed altri – il libro di Hawking è gremito di riferimenti filosofici”.

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“Per di più in alcune sezioni, specialmente in quella dove è introdotta la cosiddetta M-Teoria, la teoria delle teorie an-cora in fase di definizione, o in quella dove è spiegata l’inutilità dell’esistenza di Dio, lo scienziato si avventura in supposizioni che nulla hanno da invidiare alle più strava-ganti dissertazioni filosofiche”.

Alessandro Ghio (http://11111000000a.wordpress.com/tag/filosofia/).

1. La pretesa di Stephen Hawking

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Wikipedia fa una presentazione eloquente del pensiero di Hawking riguardo Dio e la religione:

“Nel suo ultimo libro, The Grand Design, scritto insieme al fisico Leonard Mlodinow, ha elaborato una teoria cosmologica che intende spiegare l'origine dell'universo, il quale, come dichiara lo scienziato in un'intervista sul Times ‘non è stato creato da Dio’”.

1. La pretesa di Stephen Hawking

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E ancora:

“Riguardo al rapporto tra religione e scienza, Haw-king sostiene che non siano conciliabili, in quanto come ha dichiarato sempre sul Times: "c'è una fondamentale differenza tra la religione, che è basata sull'autorità, e la scienza, che è basata su osservazione e ragionamento. E la scienza vincerà perché funziona’”.

Cfr. Repubblica, 3 settembre 2010

Hawking dixit!

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Ma a Hawking si può rispondere come fa Alberto Cappi, astronomo dell’INAF:

“Che Dio non solo non sia necessario, ma non debba mai entrare nel discorso scientifico, è la regola di base su cui tutti, atei e credenti (tranne gli integralisti religiosi) sono d'accordo. Ma non è affatto detto che la scienza possa da-re una risposta a qualunque domanda, indipendentemente dalla questione sull'esistenza di Dio”.

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Un altro propugnatore attuale del conflitto tra scienza e fede è il fisico teorico Lawrence Krauss, autore del recente libro A Universe from Nothing. Why There Is Something Rather Than Nothing.

2. La pretesa di Lawrence Krauss

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Il messaggio di Krauss è abbastanza specifico: siamo più insignificanti di quello che immaginia-mo. Anzi, come ha detto provocatoriamente in alcune delle sue conferenze, “Forget Jesus. The stars died so you could be born”.

2. La pretesa di Lawrence Krauss

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Guarda caso, anche questo scienziato si dichiara non solo contro la religione, ma anche contro la filosofia… “philosophy hasn't progressed in two thousand years”; “science progresses and philosophy doesn't” (Krauss). Ma dopo fa delle affermazioni alquanto sorpren-denti che indicano poca dimestichezza nell’ambito filosofico: “The fact that "nothing," namely empty space, is unstable is amazing” (Krauss). Certo che lo è!

2. La pretesa di Lawrence Krauss

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Per Krauss, Dio sarebbe … ridondante.

Lo sarebbe se fosse un’altra causa tra le cause del mondo. Invece non lo è in quanto è la causa tras-cendente o causa prima, causa dell’essere stesso delle cose e non tanto del loro divenire.

2. La pretesa di Lawrence Krauss

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Non è vero che il mondo semplicemente sia, come ritiene Hawking. Il mondo è un essere in divenire. Il mondo quindi è contingente. Per questo esige una causa necessaria e trascen-dente. Questa causa è Dio. Essendo causa prima in senso assoluto, non ha senso chiedersi chi ha causato Dio. Pertanto, malgrado Hawking, il mondo continua ad avere bisogno di un Creatore.

3. Qualche riflessione conclusiva

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Come dice il rinomato cosmologo George Ellis:

“Ad alcuni scienziati manca l’umiltà che dovrebbe-ro avere. Per esempio, i recenti libri di [Lawrence] Krauss e di Hawking y Mlodinow (The Grand Design), che sostengono che l’universo si è creato da sé stesso, sono profondamente sbagliati. Ho scritto ampiamente sui limiti della scienza. Ci sono molte limitazioni a quello che ci è dato di sapere tramite le scienze” (intervista dell’11 settembre 2012).

3. Qualche riflessione conclusiva

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A modo di conclusione

Robert Jastrow ha concluso così il suo libro God and the Astronomers (1978): «In questo momento sembra che la scienza non possa dissolvere quella nube che avvolge il mistero della creazione. Per lo scienziato che ha vissuto fidando nel potere della ragione, la storia finisce come un incubo. Egli ha scalato le montagne dell’ignoranza; è giunto al punto di conquistare il picco più alto e finalmente, nel raggiungere l’ultima vetta, viene salutato da un gruppo di teologi che si trovavano là seduti da secoli»

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«La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contempla-zione della verità» (Giovanni Paolo II, enciclica Fides et ratio, introd.)

A modo di conclusione