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bimestrale del Monastero di Santa Rita da Cascianr. 6 novembre-dicembre 2013

Aut. Trib. Spoleto n. 9 del 26-06-1954 Iscritto al ROC con il n. 2460Edizione italiana: anno XC. Edizione inglese: anno LII. Edizione francese: anno LI. Edizione spagnola: anno XLI. Edizione tedesca: anno XLI.

In copertina: Basilica di Santa Rita da Cascia (Cascia, Perugia).

SOMMARIO3 Editoriale del direttore

Generazione seconda

4 Diritto di cittadinanza Kyenge: Con l’esempio di Santa Rita, la globalizzazione non fa paura

7 AgostinianiMaria del Soccorso

8 Cascia EventiAppuntamenti

10 Dialogo col MonasteroMeravigliamoci Dio si è dimenticato di me

12 Calendario 2014Le Monache di Santa Rita

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Giulia Di Lauro. (Foto) Giovanni Galardini, Studioieffe Modena,Kmiragaya/Fotolia.com, Vitamasi/Fotolia.com. Progetto Grafico e Impaginazione

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Finito di stampare nel mese di ottobre 2013 da Litograftodi srl per conto di Tau Editrice srl Via Umbria 148, 06059 Todi (PG).

La rivista Dalle Api alle Roseè stampata su carta ecologicacertificata col marchio FSC

90anni

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EDITORIALE DEL DIRETTORE

«Ho 19 anni e sono italiana, male mie origini sono peruviane.Da circa un anno, faccio partedella G2- Seconde

Generazioni, un’organizzazione nazionale di figlid’immigrati che, come me, sono nati e/ocresciuti in Italia. Come molti altri ragazzi eragazze nati e cresciuti in Italia da genitoristranieri, ho acquisito la cittadinanza italiana adiciotto anni, dopo circa sei mesi dallarichiesta. Tuttavia, se non fosse stato per gliamici della Rete G2, oggi, probabilmente, nonsarei italiana, perché non sapevo proprio cheavrei dovuto fare domanda entro i diciannoveanni di età. Se fosse stato per me, chissàquando mi sarei mossa! Diventare italiana eracosì scontato per me. […] Ogni tanto penso atutti quei ragazzi e a tutte quelle ragazze chemagari, come me, non sapevano che potevanofare richiesta solo entro i diciannove anni:italiani mancati per l’assenza d’informazioni... equanti problemi poi, persa questa opportunità...non ci resta che seguire gli stessi iter dei nostrigenitori, anche se questo è il nostro Paese.(Testimonianza dal Forum della Rete G2 -Seconde Generazioniwww.secondegenerazioni.it).

Nascere e crescere in un Paese, sentirsiparte dell’unica comunità che si conosce, manon essere riconosciuti formalmente da quellastessa comunità, come parte di essa.

Care amiche e cari amici di Santa Rita, perquest’ultimo numero del 2013 di “Dalle Apialle Rose”, abbiamo pensato di condividere convoi il tema della nascita, dal punto di vista deldiritto di cittadinanza.

Il Natale ci parla della nascita. Venire almondo: si dice così, quando una vita germoglia,quando nasce un bebè. A pag. 6, il nostrodirettore responsabile, Padre Vittorino Grossi, cifa notare che non diciamo “venire al territorio”,ma “al mondo”. In quest’espressione risiede unprincipio di uguaglianza universale chedovrebbe farci riflettere all’istante sulla futilitàdella nostra “paura dello straniero”. Eppurenasciamo in un territorio preciso, in un Paesespecifico e questo fatto genera dei diritti e deidoveri per la vita quotidiana e comunitaria diciascuno. È così, ma non per tutti. Ci sono

giovani nati in Italia, seppure non di origineitaliana, ma nati in Italia.

Sono la seconda generazione, i figlidell’immigrazione che si sentono e sono in tuttoe per tutto italiani. Crescono accanto ai figlidegli italiani, giocano e studiano con loro,lavorano con loro, si sposano con loro. Che cosamai li rende meno italiani dei figli degli italiani?Il fatto che non viene riconosciuto loro il dirittodi cittadinanza legato a un principio che sichiama ius soli (che si basa sulla cittadinanzaacquisita sulla base di dove si nasce e non sullabase di dove sono nati i propri genitori). No,questo non è previsto. Quasi che “secondagenerazione” fosse uguale a “generazionearrivata seconda”, dietro ai coetanei di origineitaliana.

Intendiamoci, non sono un’esperta di dirittoe lascio nelle mani dei competenti tutte lesfumature del caso. Ciò che m’interessa dicondividere con voi è un valore. Il valore dellepari opportunità e della pari dignità. Il Figlio diDio è nato da Maria Vergine, nato dalla carnedell’umanità. Se una così potente azione si èpure verificata nella storia, a dirci che Dio ciama e ci salva, tutti, che la terra ha dato il suofrutto, allora questa terra, ogni terra, ogniPaese, hanno la possibilità di generare buonaterra: «una terra sana, libera da ogni egoismo eda ogni chiusura. C’è nel mondo una terra cheDio ha preparato per venire ad abitare in mezzoa noi. Una dimora per la sua presenza nelmondo. […] C’è speranza nel mondo, unasperanza affidabile, anche nei momenti e nellesituazioni più difficili. La verità è germogliataportando amore, giustizia e pace» (MessaggioUrbi et Orbi del Santo Padre Benedetto XVI,Natale 2012). Il Papa Emerito Benedetto XVI,lo scorso Natale, così commentò il passo delSalmo n. 85: «Misericordia e veritàs’incontreranno, giustizia e pace si baceranno.La verità germoglierà dalla terra e la giustizia siaffaccerà dal cielo (Sal 85,11-12)». Chequesta sia una terra buona per tutti, parimenti.Con l’augurio di un Santo Natale a voi e aivostri cari dalla nostra Comunità, dai PadriAgostiniani di Cascia, dalle Apette e i Millefioridell’Alveare e dalla Fondazione Santa Rita daCascia onlus.

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Generazione seconda

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Kyenge: Con l’esempiodi Santa Rita, la globalizzazione non fa pauraCécile Kashetu Kyenge, Ministro per l’integrazione della Repubblica italiana, risponde alle domande di Giulia Di Lauro

In un momento in cui in Italia, come inaltri Paesi, molte persone vivono ildramma della crisi economica, perchéè importante affrontare la questione

del diritto di cittadinanza nel nostro Paese,e il valore del riconoscimento della personache esso comporta? Credo che la questionedel diritto di cittadinanza non sia soltantoimportante, ma che ormai sia diventata in-dispensabile. Non possiamo negare che nelnostro Paese ci siano culture che da anniconvivono con quella italiana. Girando l’Ita-lia, parlando con la gente, ho compreso chenon siamo di fronte soltanto ad esperienze,

convivenze negative, come vogliono farcicredere. Capisco che la crisi economicacrei paure difficili da gestire. Vivere conl’ansia di perdere il lavoro, di non poter ga-rantire ai propri figli il necessario per vivereo rinunciare ai propri sogni per problemieconomici, può farti perdere il controllo econ esso il senso della realtà. Penso, an-che, a molti giovani che vorrebbero sposar-si, comprare casa, avere figli ma, alla fine,la paura di un futuro incerto, li costringe arinunciare ai loro sogni. Non credo, però,che chi chiede di vivere nel nostro Paese,rispettando la legge italiana, abbia come

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Il Ministro Cécile Kashetu Kyenge.

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unico scopo quello di portarci via il lavoro odi farci del male.

Per me, integrazione vuol dire interazio-ne. Stiamo vivendo un momento storicodavvero difficile, ma non dobbiamo perderela speranza e soprattutto dobbiamo com-prendere che siamo tutti figli di Dio. Non èil colore della pelle, il taglio degli occhi o lalingua che ci rende diversi, ma la volontà dinon incontrarci. Ricordando Sant’Agostino,Paolo VI disse: «Se Agostino vivesse oggi,

parlerebbe e dialogherebbe come allora,perché davvero egli impersona una umanitàche crede, che ama Cristo ed il nostro ama-tissimo Dio». Dobbiamo imparare a dialoga-re, a comprenderci, a guardarci al di là del-le nostre caratteristiche somatiche.

Quando si parla di ius soli, la prima rea-zione che si scatena nell’opinione pubblicaè quella della paura: “paura dell’invasione”,paura che si possa generare il cosiddetto“turismo di cittadinanza”, ovvero che moltiimmigrati verrebbero poi a far nascere i pro-pri figli in Italia, terra di frontiera, solo per

fare in modo che i neonati abbiano ricono-sciuta la cittadinanza nel nostro Paese. Cre-de siano timori fondati? Viviamo immersinella paura. Stiamo perdendo, soprattutto acausa di questa crisi economica che cistringe nell’angolo della disperazione, ilpunto della questione: la cittadinanza è undiritto inviolabile per tutti coloro che hannoa cuore il bene del Paese. Non è un trofeoda vincere dopo aver partecipato ad unqualsiasi gioco. Si continua a parlare di“paura dell’invasione”, “turismo di cittadi-nanza”, ma vorrei capire chi ha mai parlatodi cittadinanza come regalo. La mia propo-sta prevede il rilascio della cittadinanza ainati in Italia in possesso di alcuni requisitiquali la prolungata presenza nel nostro Pae-se e la continuità degli studi. Non esistonoautomatismi. Tutti i gruppi politici prevedo-

DIRITTO DI CITTADINANZA

IN PAROLA a cura di P. Vittorino Grossi osa

“Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.”

(Vangelo secondo Luca 2, 6)

IUS SOLI, CHE COS’È Lo ius soli, dal latino “diritto del suo-lo”, è un’espressione giuridica secondola quale una persona è riconosciuta co-me cittadina dello stato in cui nasceanche se ha genitori stranieri. Contrap-posto a questo principio, è lo ius san-guinis (diritto di sangue), secondo cui aun individuo viene automaticamente ri-conosciuta la stessa cittadinanza chehanno i genitori, quale che sia il luogodi nascita.Questo è ciò che accade in Italia, percui un bambino che nasce in territorioitaliano da genitori stranieri non è rico-nosciuto come cittadino italiano, men-tre un bambino che nasce all’estero dagenitori italiani è considerato cittadinoitaliano. Chi nasce in Italia da genitorinon italiani, ha la possibilità di richie-dere la cittadinanza al raggiungimentodella maggiore età e solo se rispetta al-cuni requisiti. (GDL)

Per me, integrazionevuol dire interazione

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no il rilascio della cittadinanza a determina-te condizioni. I timori degli italiani non tro-vano terreno fertile perché si tratta soltantodi paura verso il diverso. Come ho già detto,

parlo di interazione e interazione vuol direincontro. L’uomo ha una natura sociale, cer-ca gli altri per dialogare; non è un’isola.

A questo proposito, Santa Rita da Ca-scia è conosciuta anche come la santa deldialogo. Che valore pensa possa avere ildialogo oggi, in una realtà globalizzata co-me quella in cui viviamo, nell’ambito delprocesso d’integrazione sociale e culturaledegli immigrati? Santa Rita, la Santa deldialogo, la Patrona del dialogo! Così mipiace definirla, pensando al suo apostola-to tra le genti, spesso al servizio dei piùbisognosi, sempre attenta e disponibileverso tutti. Ebbene, con questi esempi divita, di vita santa, non ci fa più paura laglobalizzazione che potrebbe sì minare ilprocesso di integrazione, ma d’altra parteci conforta il sapere che dialogando e po-nendo il dialogo al primo posto in una im-maginaria scaletta di valori e strumentiper una convivenza mirata ad una integra-zione reale, potremo vincere la sfida chela società in cui viviamo ogni giorno ci im-pone. Il dialogo è indispensabile per trova-re un punto di incontro. La politica deveavviare una riflessione urgente sul dialogoma ancora prima sull’ascolto.

DIRITTO DI CITTADINANZA

CITTADINI DEL MONDOLa crisi economica attraversata oggi dai paesi occidentali ha ingenerato una “paura del-l’invasione” da parte degli immigrati. Concretamente, si vuole contestare agli immigratiil cosiddetto ius soli, cioè il diritto di avere la cittadinanza del luogo dove si nasce, oppu-re concederlo ma molto condizionatamente. In un processo di globalizzazione dell’uma-nità non più evitabile, tentiamo per i nostri lettori ritiani abituati a rapportarsi a SantaRita come la santa del dialogo a tutti i costi (come lo fu per lei, verso gli uccisori del ma-rito), di far emergere come si stia evolvendo la questione. Oggi, si persegue la dicitura “cittadino del mondo”, in quanto, quando uno nasce vieneal mondo, non quindi ad un territorio. È il cittadino locale (polis) e globale (cosmos) in-sieme, ben oltre la questione dei diritti legati a dove si nasce (ius soli) e da quale fami-glia (ius sanguinis). Oggi viviamo in una costellazione post-nazionale dove si ha una“pluralità di appartenenza” che non può essere circoscritta all’integrazione degli immi-grati, va intesa invece nel senso che in un determinato luogo si danno a tutti medesimeopportunità. Si tratta pertanto di prospettive globali che vanno oltre lo ius sanguinis o loius soli, da considerare quest’ultime solo a livello di condizioni accessorie per la cittadi-nanza della persona umana. Sant’Agostino, dal canto suo, legò la cittadinanza alla vo-lontà umana animata dall’amore: l’amore di se stessi costruisce la città terrestre senzaun futuro; l’amore di Dio costruisce la città di Dio dal futuro eterno. (Padre Vittorino Grossi osa, direttore responsabile “Dalle Api alle Rose”)

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Maria del Soccorso di P. Giuseppe Caruso osa

Tra i titoli con cui l’Or-dine Agostiniano ve-nera la Madre del Si-gnore, c’è quello di

“Madre del soccorso”. Que-sta bella denominazione, chefa riferimento alla sollecitudi-ne con cui Maria si rendepresente soprattutto nei mo-menti difficili della vita, traela sua origine da una serie diepisodi miracolosi che si veri-f icarono nel la chiesa diSant’Agostino di Palermo, in-torno all’anno 1306.

Due di questi episodi fu-rono guarigioni: il priore del-la comunità agostiniana, af-fetto da un terribile quantoincurabile “dolore al fianco”,e una fanciulla che soffrivaper una paralisi totale furonoconsolati da una visione del-la Madre di Dio e miracolosa-mente sanati.

Da questi racconti, si puòtrarre una conclusione: Mariaviene incontro ai nostri biso-gni più intimi; ci soccorreconsolandoci nella malattia edando, qualche volta, la guari-gione. Ma un altro miracoloha, più di tutti, acceso la fan-tasia degli artisti: una madre,iraconda perché, come direm-mo noi, forse troppo “stressa-ta”, imprecando contro il fi-glioletto capriccioso, auspicòche il diavolo potesse portarlovia; un orrendo demone, subi-to materializzatosi, stava perdar corso all’improvvida im-precazione, quando la donna,spaventata, invocò il soccorso

della Vergine Maria che imme-diatamente apparve armata diun nodoso randello con il qua-le minacciò e mise in fuga lalarva infernale, mentre il bam-bino trovava rifugio sotto ilsuo manto. Credo che, letto intrasparenza, questo raccontoabbia molto da dire: il rappor-to tra madre e figlio (che, nelracconto del miracolo, è statostravolto dalla presenza delmale e del peccato, che fannoleva sulla nostra debolezza) èrecuperato grazie all’azioneenergica, alla forza (in questocaso, anche fisica!) della Ma-dre di Dio. Maria ci soccorrerinnovando, nelle nostre rela-zioni, quell’amore che qual-che volta, a causa dei nostrilimiti, viene offuscato.

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1. Andrèa e Lèa-MarieLayousse, Dakar -Senegal

2. Brandon Fouad, Dakar- Senegal

3. Giada Rita Asnicar,Montecchio Maggiore(VI) - Italia

4. Nathalie RitaChaouane, Dakar -Senegal

5. Niccolò, Aurora eTommaso Sinisi,Montecchio Precalcino(VI) - Italia

6. Valentino Rocco, Terni- Italia

Chiesa di Sant’Agostino, La Ma-donna del Soccorso con i santiagostiniani. Nell’affresco, il basto-ne è stato sostituito dal pittore conun raggio di luce.

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APPUNTAMENTI a cura di Fra Paolo Zecca osa

Roma, 4 settembre 2013Padre Moral, nuovo Priore Generale OSAÈ il 97° Priore Generale dell’Ordine di Sant’A-gostino: Padre Alejandro Moral Antón è statoeletto il 4 settembre 2013, nel giorno di No-stra Signora della Consolazione, Patrona del-l’Ordine. Così, il nuovo Generale si rivolge aisuoi confratelli: «Dico “grazie” perché è una

grazia essere uno dei vo-stri fratelli». Classe1955, spagnolo, nativodi La Vid (Burgos), ilnuovo Generale degliAgostiniani è stato mem-bro della Curia Generali-zia, con varie responsabi-lità, a partire dal 2001,quando è diventato Vica-rio Generale dell’Ordine.Nel 2004, Padre Moralviene eletto ProcuratoreGenerale dell’Ordine,mentre, dal 2009, hasvolto inoltre l’incarico diAssistente di una delle

due Federazioni delle Monache ContemplativeAgostiniane di Spagna. Padre Moral succede aPadre Robert Prevost, che aveva aperto il capi-tolo generale dell’Ordine acco-gliendo Papa Francesco nella Ba-silica di Sant’Agostino in CampoMarzio, a Roma, il 28 agostoscorso, festa del Vescovo e Dot-tore della Chiesa, Agostino.«Papa Francesco» ha detto

Moral il giorno della sua elezione «ci ha ricor-dato che, più che un Pontefice, Roma ha unVescovo. Allo stesso modo, vorrei ricordare an-che il fatto che nell’Ordine non abbiamo unPadre Generale, ma un Priore Generale, il pri-mo di molti, colui che cammina avanti a tutti,aprendo strade, guidando, servendo! Priore efratello. Come Agostino - per voi sono vescovo,con voi sono cristiano - anch’io sento che il pri-mo titolo mi spaventa, il secondo mi consola». Le Monache e i Padri Agostiniani di Casciaringraziano Padre Robert Prevost per il suoprezioso operato, salutando con fiducia e pre-ghiera il nuovo Priore Generale, Padre Alejan-dro Moral Antón.

Cascia (PG), 8 dicembre 2013-24 gennaio 2014Dal Falò alle Pasquarelle Il grande evento “Dal Falò alle Pasquarelle”darà inizio alle feste natalizie con la Rassegnadei Presepi, dall’8 dicembre. Ss. Messe, festee giochi ci accompagneranno all’Epifania,quando i gruppi spontanei di “pasquarellari”annunceranno la nascita di Gesù nelle strade,intonando le “pasquarelle”, antichi canti diorigine pastorale. Per conoscere tutti gli ap-puntamenti: ufficio turistico locale tel. + 390743 71401.

Cascia (PG), 18 gennaio 201467° Morte della Beata Madre FasceIl 18 gennaio ricorre il 67° anniversario dellamorte della nostra cara Beata Madre M. TeresaFasce, fondatrice dell’Alveare di Santa Rita,importante opera di carità ritiana. In onore diquesta grande donna agostiniana si terrà, nel-la Basilica Inferiore, la solenne CelebrazioneEucaristica, alle ore 18.00.

Cascia (PG), 16 febbraio 2014Festa del Beato Simone FidatiInsieme a Santa Rita e alla Beata MadreFasce, la presenza del Beato Simone Fi-dati rende Cascia la culla dell’agostinia-nità. Il 16 febbraio sarà celebrata la me-moria di questo frate dell’Ordine Eremi-tano di Sant’Agostino. La S. Messa avràluogo alle ore 17.00 nella Basilica Infe-riore, dove sono conservate le sue spo-glie mortali.

CASCIA EVENTI

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Il Natale del Signore nella carne è unafonte inesauribile, che conosce lasorpresa rinnovata, la meravigliamai sazia, lo stupore adorante da-

vanti a Colui che dall’Oceano infinitodella Divinità volle approdare alla rivaangusta della storia degli uomini perun unico scopo: «Dio restando quel-lo che era volle farsi anche quelloche non era, Uomo creato, vero, li-mitato, mortale, affinché gli uomi-ni creati, limitati e mortali, restan-do quello che erano, diventasserofinalmente dèi per grazia» delloSpirito Santo. Questa è la “formu-la di scambio” che viene dallasanta Scrittura, è confermata fe-delmente dai Padri e viviamo conefficacia infinita nella santa litur-gia della Madre Chiesa.

Nascendo anche oggi, in questonostro tempo, nella povertà di Be-tlemme, Gesù ti dona il suo messag-gio: il percorso della gioia non è quellodella corsa ad avere, avere sempre dipiù. No, la gioia si trova percorrendo unaltro itinerario: l’itinerario del dono di sé, l’i-tinerario che va dall’egoismo al servizio umi-le e generoso presso le tante grotte di Be-tlemme, le tante “periferie” disseminate do-vunque, soprattutto accanto a te. Maria èdiventata la culla di Dio e con Giuseppeguarda il Bambino nella povertà di Betlem-me. Il loro stupore deve essere anche il tuostupore. Dio si presenta in mezzo a te nellafragilità e nella debolezza di un bambino.Maria e Giuseppe non hanno niente, sonopoveri, eppure è la famiglia più felice di tut-ta la storia umana perché è la famiglia nellaquale è presente Dio. Ecco il segreto dellagioia! Ecco il tesoro di tutta l’umanità!

La tradizione provenzale pone in ognipresepe, tra coloro che vengono a visitare il

Bambino appena nato, un personaggio chesi chiama il “meravigliato”: egli non fa altroche ammirare il lato buono di ogni cosa.Giunge davanti a Gesù con le mani vuote etutti lo rimproverano, ma la Madonna gli di-ce: «Non ascoltarli. Tu sei stato messo sullaterra per meravigliarti: hai compiuto la tuamissione e avrai la tua ricompensa. Il mon-do sarà meraviglioso, finché ci saranno per-sone come te, capaci di meravigliarsi». Ri-scopriamo dentro di noi la capacità di stu-pirci e ammirare il lato buono di ogni cosa,di meravigliarci davanti a Gesù Bambino,che ha voluto prendere la nostra umanitàper diventare nostra benedizione.

Meravigliamoci di Sr. M. Giacomina Stuani osa

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DIALOGO COL MONASTERO

I problemi sono così tanti che a volte icompleanni ci ricordano che siamo venutial mondo per soffrire... Il Signore si è di-menticato di me ormai da troppo tempo…Quando si perde la forza, anche la fede vavia… Fede in che cosa? In un Dio che nonè misericordioso? Non lo è... Il perché nonlo è, lasciamo stare, è troppo lungo da spie-gare… Pregate per favore per i miei figli.Carmen

Carissima Carmen,la tua lettera mi dà lo spunto giusto, al

termine dell’Anno della Fede indetto da Be-nedetto XVI, per parlare di questa virtù chenon è semplicemente e solo una delle trevirtù teologali, ma è uno splendido dono delSignore perché possiamo riconoscere il suoamore. Dono che Egli dà a tutti indistinta-mente, non solo a pochi eletti. Dono chepossiamo accettare o respingere.

La fede sono gli occhiali che servono ainostri occhi per guardare il mondo e tuttociò che ci circonda con gli occhi di Dio. UnDio il cui nome è Amore, gratuità, com-pas-sione, misericordia, per-dono. La fede ciaiuta a riconoscere i doni che il Signore ciha fatto, e sono tanti, perché il Signore ciha dato tanto, ci ha dato tutto, a comincia-re dalla Sua stessa Vita. La fede ci aiuta anon fermarci ai problemi, perché, se ci fer-miamo lì, perdiamo l’attimo di sentirci libe-ri sotto la grazia.

La fede è credere, credere, credere e an-cora credere con tutte le nostre forze, cheDio mi ha messo il Suo Amore nel cuore.Questa è la realtà che ci precede sempre:Dio mi ha amato per primo, non meritavonulla, ma Lui mi ha amato e mi ama comeun Padre. La fede ci dice che dentro la no-stra vita ci sono la grazia e la forza del Si-gnore. La fede è la porta che mi permettedi entrare in comunione con Dio e con laChiesa. È sale per dare sapore alla vita, èluce che non può essere nascosta. E, comescrive Papa Francesco nella sua prima En-

ciclica Lumen Fidei, la fede illumina l’amo-re, perché amare veramente e impostare lavita nell’amore richiede la fede.

Ma dove nasce la fede? Nasce dall’in-contro con il Dio vivente, con Cristo che èVia, Verità e Vita, e cresce se respiriamonella nostra vita la Parola, non le parole...La nostra stabilità interiore dipende dallasaldezza della nostra fede. Ecco perchénella nostra fragilità di creature abbiamobisogno di chiedere ogni giorno: Signore,aumenta la nostra fede!

Cara Carmen, il Signore non si è dimen-ticato di te e attende che tu ritorni a Luicon tutto il cuore per farti sperimentare ilsuo abbraccio misericordioso. Qualunquesia la tua storia, Dio ti ama ed è presentenella tua vita ogni giorno. Ecco la fede: Dionon è assenza ma certezza di presenza nel-la tua vita. Volentieri preghiamo per te eper i tuoi figli.

LA BADESSA RISPONDESe desideri condividerecon noi i tuoi timori, i tuoidubbi o la tua felicità, scrivi [email protected], specificando di autorizzarci alla pubblicazio-ne della lettera. Madre M. Natalina rispon-derà a tutti, sulla Rivista o in forma privata.

Dio si è dimenticato di me

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Foto Giovanni Galardini

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Foto Giovanni Galardini

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