Rosarium 1999-02

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2/99 Spedizione Abb. Post. - Art. 2 Comma 20/C - Legge 662/96 - Filiale di Bologna - Anno XXXII - n. 2 - II trimestre Movimento Domenicano del Rosario provincia “S. Domenico in Italia” RIVISTA DI COLLEGAMENTO PER I PELLEGRINI, I DEVOTI E GLI APPARTENENTI LE ASSOCIAZIONI ROSARIANE

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Movimento Domenicano del Rosarioprovincia “S. Domenico in Italia”

RIVISTA DI COLLEGAMENTO PER I PELLEGRINI, I DEVOTI EGLI APPARTENENTI LE ASSOCIAZIONI ROSARIANE

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ROSARIUMPubblicazione trimestrale del

Movimento Domenicano del Rosario

Proprietà:Provincia Domenicana Utriusque LombardiaePiazza San Domenico 13 - 40121 BOLOGNA

Direttore ResponsabileOrazio D’Amato

Autorizzazione al Tribunale di Bolognan. 3309 del 5/12/1967

Rivista fuori commercio - Le spese distampa e spedizione sono sostenute da

tutti gli amici

Anno 32°- n. 2finito di stampare il 31 marzo 1999

postalizzatoil 9 aprile 1999

stampa:

Tipolitografia Angelo Gazzaniga s.a.s.

Milano - via P. della Francesca 38

Amministrazione:Movimento Domenicano del Rosario

Via IV Novembre 19/E43012 Fontanellato (PR)

Tel. 0521822899Fax 0521824056

e-mail [email protected]

CCP. 22977409

Direttore amministrativo:P. Mauro Persici o.p.

tel. 0521829903 - 3355938327

Collaboratori:P. Riccardo Barile o.p.

P. Pio Bazzi o.p.P. Paolo Calaon o.p.

P. Giovanni Cavalcoli o.p.P. Roberto Coggi o.p.P. Paolo Gerosa o.p.P. Pietro Lippini o.p.

P. Marcolino Muraro o.p.Monastero “S. Giuseppe”

Tiziana Tittarelli

Lettera del Promotore 2

Il Pellegrinaggio 3

In Terrasanta con il rosario 9

Speciale mese di maggioil rosario davanti al SS. Sacramento 13

Possiamo capire anche noi qualcosa del Giubileo?... ogni cosa gli appartiene 21

... e altre coserelle 23

Fermarsi sul più bello 25

Faenza quindici visite ad onore di N.S. di Lourdes 27

Castelbolognese ogni anno a maggio 29

Dalle missioni 30

SOMMARIO

Gentilissimi lettori,

nella redazione di questonumero di Rosarium ho volutomanifestarVi quali saranno inumeri forti dell’attività del Movi-mento del Rosario nei mesi che ciseparano dal prossimo numeroche dovrebbe giungerVi nel set-tembre prossimo.

Alla Mamma del Cielo ed alla Vostra preghiera affido lacelebrazione dell’ormai prossimo “mese di maggio” come “ipellegrinaggi nazionali a Lourdes e a Fatima” affinché segninouna più profonda e sincera conversione per chi avrà il dono diparteciparVi ma anche per coloro che in comunione con loroli avranno assistiti con la preghiera.

Invocando su tutti la materna protezione della Beata Vergi-ne, nell’attesa di poter ringraziare e gioire con Voi per quantoil Signore e la Mamma Sua avranno donato in questi mesi, Visaluto fraternamente

LETTERA DEL PROMOTORE

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Viaggio di devozione mal intesa: così nella celebre Enciclopedia dell’epocadei lumi il Diderot († 1784) qualificava il pellegrinaggio. Oggi invece,superando la “devozione mal intesa” e la polemica anticattolica, nel pelle-grinaggio un po’ tutti riconoscono un comportamento umano che va al dilà del mondo antico, del mondo biblico e della storia della chiesa: si pensi

all’obbligo per ogni mussulmano del pellegrinaggio alla Mecca una volta nella vita.Pellegrinare - da “per ager”, cioè (andare passare) al di là del (proprio) campo - consi-ste appunto nell’abbandonare il luogo di residenza per dirigersi verso un altro luogoche un tempo è stato toccato da una manifestazione di Dio (teofania o ierofania) edella sua potenza (cratofania); dirigendosi là si ritorna in qualche modo alle sorgentidella vita e si ritrovano le proprie radici attraverso la ripetizione di atti compiuti daipredecessori.

Come molti fenomeni umani, anche i pellegrinaggi hanno attraversato periodialtalenanti passando dall’intensità al quasi abbandono. Dal punto di vista cristianonegli ultimi anni si è passati da un affievolimento nel dopo concilio a una ripresaattuale e se allora il ridimensionamento permise di ritrovare ciò che era essenziale nelculto cristiano, alla ripresa di oggi è necessario un buon discernimento per gestire ilfenomeno evitando ritorni all’indietro o nuove deviazioni. Un rilancio tutto particola-re viene poi dal quasi presente Giubileo del 2000. La Bolla di indizione ricorda infattiche “l’istituto del giubileo nella sua storia si è arricchito di segni che attestano la fedee aiutano la devozione del popolo cristiano; tra questi bisogna ricordare, anzitutto, ilpellegrinaggio”: dunque il pellegrinaggio è in un certo senso la prima e più caratteri-stica delle pratiche giubilari. Insieme alla citata Bolla, due altri documenti del 1998 -uno della Santa Sede e uno della CEI, più teorico il primo e più concreto il secondo -hanno inteso nuovamente descrivere e fondare teologicamente e pastoralmente il pel-legrinaggio. Non sono documenti isolati, ma corrispondono a un crescente interesseanche scientifico e su di essi in parte ci si baserà per le annotazioni che seguono.

il pellegrinaggioil pellegrinaggio

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LA RIFONDAZIONE: LA STORIA E LE SCRITTUREEquivoco politico a parte, la parola che meglio

esprime il compito dei cristiani di oggi nei riguardidel pellegrinaggio è: rifondazione. Una rifondazioneche passa per tre strade obbligate: ripercorrere lastoria, scrutare le Scritture, comprendere il presenteper inserirlo nella continuità della storia cristiana edelle Scritture. Molti libri, ma molto più autorevol-mente i documenti citati, tentano una rifondazionedel genere. Seguiamoli cominciando dalla storia.

A parte fenomeni isolati implicanti un cambia-mento di residenza, si riconosce che cristianamenteil pellegrinaggio vero e proprio inizia circa nel quar-to secolo quando “cessate le persecuzioni dell’impe-ro romano, i luoghi del martirio vengono aperti allavenerazione pubblica”; dopo la conquista araba di

Gerusalemme del 638, dalla Terra santa le mete dei pellegrini si spostano in occiden-te: Roma, san Giacomo di Compostella, Loreto ecc. Il medioevo registra una connes-sione sociale, militare, politica, commerciale del pellegrinaggio con il movimento cro-ciato, connessione che sarà all’origine di critiche e ridimensionamenti, ma anche unimpulso più spirituale dalla predilezione di san Francesco verso i luoghi santi e dallacostituzione del primo Giubileo a Roma nel 1300. Con il periodo moderno il pellegri-naggio è ridimensionato dalle severe critiche della riforma protestante e in particolaredi Lutero; in ogni caso “il pellegrino, nella frantumazione dell’immagine classica del-l’universo, si sentiva sempre meno viandante nella casa comune del mondo ora suddi-visa in Stati e Chiese nazionali. Si delineavano così mete più ridotte e alternativecome quelle dei Sacri Monti e dei santuari mariani locali”. Da segnalare infine il feno-meno delle apparizioni mariane dello scorso e attuale secolo con un movimento pelle-grinante mai venuto meno. Sia chiaro: non si è tracciata la storia dei pellegrinaggi, maun tentativo di valutare quanto accaduto.

Se dalla storia si passa alle Scritture, soprattutto per l’Antico Testamento il docu-mento della Santa Sede raggruppa i vari dati in uno schema suggestivo: il pellegrinag-gio di Adamo vagante senza meta lontano dal giardino dell’Eden (Gen 3,23-24); ilpellegrinaggio di Abramo; il pellegrinaggio dell’esodo; il pellegrinaggio aGerusalemme per le tre grandi feste (Pasqua, Pentecoste, Capanne) (Es 34,24),accompagnato dai Salmi 120-134 denominati “canti delle ascensioni”; il pellegrinag-gio messianico previsto dai profeti per tutti i popoli “verso Sion, luogo della Paroladivina, della pace e della speranza”.

Quanto a Gesù Cristo, i genitori ogni anno si recavano a Gerusalemme e quiavvenne la sua manifestazione tra i dottori del tempio (Lc 2,41-50); Gesù continuò a

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recarvisi più volte durante la vita pubblica (Gv 11,55-56) e infine “mentre stavanocompiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamenteverso Gerusalemme” (Lc 9,51).

È per conseguenza normale che gli scritti apostolici trasferissero tale categoria neicristiani rivolgendosi ad essi come “ai fedeli dispersi nel Ponto, nella Galazia, nellaCappadocia, nell’Asia e nella Bitinia” (1Pt 1,1), esortandoli “come stranieri e pelle-grini” (1Pt 2,11), dal momento che “non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cer-chiamo quella futura” (Eb 13,14). Al di là del viaggio fisico, il Vaticano II vede ilpopolo di Dio impegnato in un “pellegrinaggio verso l’eterna beatitudine”, ricordandoche “anche la beata Vergine ha proceduto nella peregrinazione della fede”.

Se lo spirito profondo delle citazioni bibliche sempre illumina il pellegrinaggio,non tutte possono essere accolte oggi: ad esempio le grandi feste cristiane non sonopiù pellegrinanti ma vanno normalmente celebrate nella chiesa locale (parrocchia odiocesi) e l’esodo biblico non coincide con l’attuale mobilità.

Sembra invece che sia più vicino all’attuale pellegrinaggio il rapporto dei patriar-chi con alcuni santuari forse ad essi preesistenti ma rifondati da una manifestazione opromessa di Dio. Sichem è il luogo della prima manifestazione di Dio ad Abramogiunto nella terra promessa (Gen 12,6-7) e anche Giacobbe, ritornando nella stessaterra, erige ivi un altare (Gen 33,18-20); Betel è il luogo del sogno di Giacobbe all’ini-zio di un viaggio (Gen 28,10-22) e luogo di culto al ritorno da un altro viaggio (Gen35,1-5); a Mamre Abramo si ferma dopo un lungo peregrinare (Gen 13,18) e lì ilSignore gli si manifesta accompagnato da due angeli (Gen 18,1ss.); a Bersabea Dio simanifesta ad Isacco e lo benedice (Gen 26,23-25) e ivi avviene l’ultima manifestazio-ne di Dio a Giacobbe prima di scendere in Egitto per rassicurarlo con la promessa delritorno (Gen 46,1-4). Questi e altri secondo la Scrittura erano luoghi di culto costituitidai patriarchi e ricordavano un avvenimento passato, come tale non più ripetibile. Inseguito ci si recava tuttavia in pellegrinaggio per ricordare le meraviglie di Dio, ripe-tere in qualche modo i gesti dei patriarchi e comunicare con la stessa forza di Dio, rin-vigorire la speranza che Dio nel presente sarebbe intervenuto in modi diversi, ma conla stessa forte e amorosa provvidenza. Qualcosa del genere è vicino all’attuale pelle-grinaggio cristiano, che ancora oggi “comporta, per così dire, una grazia del luogo,come grazia mediata da persone, avvenimenti, cose, ambienti”.

QUANTI TIPI DI PELLEGRINAGGIO?Un minimo di chiarezza del discorso esige di catalogare vari tipi di pellegrinaggio

per vedere in quale di essi ci si situa.

- C’è un pellegrinaggio apostolico, cioè il muoversi per comunicare la fede. Sipotrebbero citare i faticosi viaggi di Paolo (2Cor 11,26-27) e di tanti altri apostoli (in

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particolare san Domenico), che però non apparten-gono al pellegrinaggio che ci interessa.

- Il pellegrinaggio penitenziale si costituì nelmedioevo e, attesi i disagi del viaggiare e la santitàdel traguardo, era considerato un’opera per la remis-sione dei peccati. Ancora oggi, sia pure in sensodiverso, si potrebbe ricuperare tale dimensione.

- Sia nell’antichità che nei secoli seguenti ilpellegrinaggio devozionale fu il più comune, carat-terizzato dalla visita ad un luogo per risvegliare lapropria vita cristiana ed è sostanzialmente il pelle-grinaggio attuale.

- Oggi è nato il pellegrinaggio turistico, omeglio la dimensione turistica del pellegrinaggio,

dimensione non del tutto ignorata dalle Scritture come testimonia il seguente testosapienziale: “Chi ha viaggiato conosce molte cose, chi ha molta esperienza parleràcon intelligenza. Chi non ha avuto delle prove, poco conosce; chi ha viaggiato haaccresciuto l’accortezza. Ho visto molte cose nei miei viaggi; il mio sapere è più chele mie parole” (Sir 34,9-12). Torneremo sull’argomento.

Quale che sia la tipologia del pellegrinaggio, è essenziale il riferimento a Cristo,che è lo stesso pellegrinaggio: “io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6); che è lameta del pellegrinaggio essendo il santuario e il tempio: “(...) distruggete questo tem-pio e in tre giorni lo farò risorgere (...), ma egli parlava del tempio del suo corpo” (Gv2,19-21); che è l’ideale di ogni itinerario: “sono uscito dal Padre e sono venuto nelmondo, ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre” (Gv 16,28); anzi in Cristo c’è“un capovolgimento del senso stesso del pellegrinaggio” in quanto “il cammino diDio - il Verbo che pone la sua tenda tra noi - precede quello dell’uomo e lo rende pos-sibile”. Per il cristiano rinvigorire la fede attraverso la grazia di questo o quel luogo,di questa o quella mediazione (della Madonna o di un santo) deve sfociare nel vivereil pellegrinaggio in Cristo secondo quanto appena ricordato.

IL DISCERNIMENTO PER L’OGGIAnzitutto “l’evangelizzazione è la ragione ultima per cui la chiesa propone e

incoraggia il pellegrinaggio”. Se questo umanamente costituisce “un parziale e quasisimbolico appagamento del bisogno di sospendere la routine quotidiana”, nonché latensione “verso una realtà inspiegabile ma nello stesso tempo appagante”, per il cri-

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stiano “il santuario verso cui egli si dirige deve diventare per eccellenza la tenda del-l’incontro, come la Bibbia chiama il tabernacolo dell’alleanza”.

Non sarà inutile chiarire e chiarirsi la dimensione del pellegrinaggio: individuale,familiare, di gruppo. Un diverso clima spirituale sarà altresì da perseguire tenendoconto delle destinazioni: i luoghi del Signore (terra santa), i luoghi degli apostoli(Roma), i santuari mariani, i santuari legati alla memoria dei santi e infine “i moderniluoghi di profonde esperienze spirituali”. In concreto si terranno presenti le fasi diogni pellegrinaggio per impostarne bene la dimensione pastorale: la partenza, il cam-mino o viaggio, la visita al santuario e il ritorno.

La partenza esige di orientare o rinvigorire la decisione del pellegrinaggio e puòopportunamente essere santificata dalla benedizione degli itineranti, prevista dalnuovo libro del Benedizionale in corso (e anche dal rituale domenicano in corso).

Il cammino o viaggio, dati i mezzi rapidi di spostamento, oggi rischia di essererisucchiato dall’arrivo al santuario e ciò è profondamente deviante. Per ricuperare ilcammino, oltre che momenti di catechesi e preghiera nel viaggio, “viene suggerito difare sempre un percorso a piedi, anche solo per un breve tratto, da suggellare davantial santuario con un appropriato rito della soglia (...). Camminare a piedi (...) oltre chesegno di penitenza è anche strumento di conversione”.

La visita al santuario (o ad altro luogo significativo) è, come già ricordato, entrarenella tenda per incontrare Dio e ritrovare in modo nuovo ciò che già si trova nella nor-male esperienza cristiana: la parola, la conversione, l’eucaristia, la Vergine e i santi, ifratelli nella fede ecc. Meno codificate ma molto praticate sono da valorizzarsi alcuneazioni tipiche e sensibili come: vedere, toccare, camminare, pregare, bere o lavarsi,fare penitenza (cioè accettare il ritmo delle giornate e i disagi, offrire denaro ecc.).

Il ritorno può ugualmente essere santificato usando le previste formule delBenedizionale.

IL TURISMO RELIGIOSOOggi si è costituito il “turismo religioso”, che “ha motivazioni culturali e ricreati-

ve e fa riferimento alla religione solo in quanto fruisce di spazi e oggetti ad essa perti-nenti”, mentre il pellegrinaggio “è ispirato da consapevoli motivazioni di fede”.Anche solo osservando i visitatori di una chiesa, ci si accorge se sono unicamenteturisti o se colgono qualcosa di più.

Quella del turismo religioso è una dimensione da affrontare diversamente nellaaccoglienza dei turisti o nell’organizzazione dei pellegrinaggi. Tralasciando il primocaso, è evidente che un pellegrinaggio va organizzato e presentato in una dimensionedi fede. Ma con scontato buon senso pastorale il documento CEI rileva: “l’esperienzamostra che motivazioni e atteggiamenti propri del pellegrinaggio e quelli tipici invecedel turismo religioso spesso convivono” nelle persone e nei gruppi, per cui “anche il

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pellegrinaggio più devoto può avere componentituristiche e culturali o di relax” e viceversa anche leforme turistiche “possono celare intenzioni collega-bili alla fede”. Non sembra quindi scorretto inserirein un pellegrinaggio un momento di turismo o direlax legato alle risorse del luogo, ma a precise con-dizioni che potrebbero essere: la discrezione ditempo nell’insieme del programma; la vigilanza ache si tratti di cultura o di relax e non mai di distra-zione mondana; una discreta guida a trovare ilSignore e relazionarsi con Lui anche all’interno disimile momento, operazione abbastanza facile difronte alla vera arte o alle bellezze della natura.

***

Giunti al termine, da una parte il pellegrinaggio vero e proprio è opportuno perriscoprire a livello di segno il cammino della vita cristiana; dall’altra il frutto del pel-legrinaggio tende a divenire una mentalità, un modo di vivere che perdura oltre ilritorno. Ad esempio nell’anno giubilare la visita ai fratelli in difficoltà allo scopo dilucrare l’indulgenza può essere vissuta “quasi compiendo un pellegrinaggio versoCristo presente in loro”; ad un altro livello Newman insegnava che “vivere è cambiareed essere perfetto è aver cambiato spesso” e per Origene chi scruta le Scritture dimoranon in una casa, ma come in una tenda e “di là, come levando la tenda, si dirige a luo-ghi più alti, e di nuovo di là trova altri sensi spirituali senza dubbio spalancati diseguito ai sensi precedenti, e così sempre protendendosi a quello che è davanti (Fil3,13)” sino a raggiungere la vera patria.1

Riccardo Barile

1) Testi citati o dei quali si è tenuto particolarmente conto: GIOVANNI PAOLO II, Bolla di indizione delGiubileo dell’anno 2000 Incarnationis mysterium (29.11.1998), n. 7 * PENITENZIERIA APOSTOLICA,Decreto Disposizioni per l’acquisto dell’indulgenza giubilare (29.11.1998) * PONTIFICIO CONSIGLIODELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI, Il pellegrinaggio nel Grande Giubileo del2000 (25.4.1998), nn. 1, 4-8, 14, 16, 32-42 * CEI COMMISSIONE PER LA PASTORALE DEL TEMPOLIBERO TURISMO E SPORT, Il pellegrinaggio alle soglie del terzo millennio (29.6.1998), nn. 5, 10, 14,16, 19, 34 * LG 8.58 = EV 1/334.1463 * Benedizionale, Benedizione dei pellegrini - Benedizione di chiintraprende un cammino 315-371 * NEWMAN J. H., An Essay on the Development of Christian Doctrine *ORIGENE, Omelie sui Numeri 17,4.

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C’è uno strettissimo legame fra il s. rosario e l’Eucarestia. Basti pensare che il centro della pre-ghiera è il nome di Gesù che compare nel mezzo dell’Ave Maria. Ora, quel Gesù che noi ricordia-mo ad ogni Ave è lì presente davanti a noi nel Tabernacolo. Noi lodiamo la Vergine Maria che ciha dato quel Gesù che ora è vivo in mezzo a noi. Per questo, recitare il santo rosario davanti alSantissimo Sacramento è molto significativo, ed è un grande aiuto perché la preghiera sia fattaveramente col cuore. Vogliamo ora vedere in particolare come ogni mistero del santo rosario acquisti un significato piùprofondo se meditato davanti al SS. Sacramento, o anche semplicemente mettendolo in riferimentoall’Eucarestia1.

MISTERIGAUDIOSI

1° mistero: l’Annunciazione.Nel primo mistero contempliamo il grande e meraviglioso evento dell’incarnazione delVerbo nel seno purissimo della Beata Vergine Maria. Ora, tra gli altri aspetti di questo miste-ro dell’Incarnazione c’è quello dell’umiliazione, come ci ricorda S. Paolo nella lettera ai

Il s. rosariodavantial SS. Sacramento

Speciale mese di Maggioa cura di P. Roberto Maria Coggi o.p.

se vi serve staccatel’inserto

1) In queste riflessioni prendiamo spunto da quanto scrive il P. Giacomo Luigi M. Monsabrè o.p. nel suo libro “Il Santo Rosario”,Ancora, Milano 1948.

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Filippini (2,6 SS.): il Verbo spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo. Certamentefu grande l’abbassamento al quale si sottomise la Seconda Persona della SS. Trinità dive-nendo un uomo come noi. Eppure, se consideriamo il mistero della SS. Eucarestia, vediamoche in un certo senso qui l’umiliazione è ancor più grande.Infatti quando il Verbo Incarnato era in mezzo a noi mostrava la Sua Gloria, almeno inparte: gli angeli la cantano sulla grotta di Betlemme, la voce del Padre lo proclama nelmomento del Battesimo e della trasfigurazione. Persino quando muore sulla croce -nelmomento cioè del supremo abbassamento- la Sua Gloria si rivela al punto che il centurioneesclama: “veramente quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39).Niente di tutto questo nell’Eucarestia: qui la Sua Gloria non compare in alcun modo.E’ difficile immaginare un abbassamento più grande. Si pensi poi anche al fatto che l’Incarnazione è avvenuta per la collaborazione di una creatu-ra eccelsa per santità, la Vergine Immacolata. La consacrazione dell’Eucarestia invece sirealizza con la collaborazione di una creatura spesso povera e miserabile, quale può essere ilsemplice sacerdote.Nell’Eucarestia infine Gesù si dà totalmente a noi: possiamo farne l’uso che vogliamo. Esappiamo anche, purtroppo, che Gesù talvolta è profanato nel SS. Sacramento.La meditazione potrebbe continuare. Ma questi brevi accenni sulle umiliazioni eucaristichepossono bastare per darci nuovi spunti nella contemplazione del primo mistero del s. rosario.

2° mistero: la Visitazione.Prima del peccato originale, nel Paradiso terrestre, il Signore spesso visitava i nostri proge-nitori. Ma anche dopo il peccato originale Dio non ha abbandonato l’umanità. Soprattutto i grandi personaggi dell’Antico Testamento come Abramo, Isacco, Giacobbe,Mosé hanno goduto delle visite del Signore. Ma la visita delle visite è stata quella dellaIncarnazione: Dio scende dal Cielo e rimane in mezzo a noi per trentatré anni. Terminatiperò questi anni Egli dovrà ritornare al padre. Ci lascerà dunque soli?No, nella Sua infinita sapienza e bontà il Signore Gesù ha trovato il modo di rimanere inmezzo a noi pur risalendo al Padre. Con l’Eucarestia Egli prolunga la Sua presenza inmezzo a noi sino alla fine del mondo: “Io sarò con voi tutti i giorni, sino alla fine delmondo”.Non dimentichiamo però che Gesù si rende presente nell’Eucarestia, la quale è custoditanelle nostre chiese. Ma se queste rimangono sempre deserte, come possiamo dire di corri-spondere all’immenso amore del Signore verso di noi? La visita eucaristica di Gesù verso dinoi deve suscitare la visita eucaristica di noi verso Gesù. La meditazione del secondo miste-ro gaudioso ci deve spingere ai piedi del tabernacolo, per ricambiare la visita del Signore.

3° mistero: la nascita di Gesù a Betlemme.La parola “Bethlem” significa in ebraico “casa del pane”, e d’altra parte Gesù viene posto inuna mangiatoia. Come non vedere in ciò un chiaro riferimento a Gesù che si dà in ciboalle anime? E notiamo che è la Vergine Maria che depone Gesù Bambino nella mangiatoia: èquindi Lei, la Vergine Santa, che ci invita a riceverlo nella santa comunione.Se ben riflettiamo, la comunione eucaristica porta a compimento l’opera dell’Incarnazione.Infatti il verbo di Dio si è fatto carne perché noi ci possiamo infinitamente unire a Lui sino a

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divenire le membra del Suo Corpo. Poiché Gesù non è soltanto il Maestro che ci dà i suoiinsegnamenti dall’esterno, per così dire, ma è il Salvatore che ci salva donandoci la Sua vita.E come ci può donare la Sua vita? Dandosi a noi in cibo: “Io sono il pane della vita: chimangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,48-51). Certamente vi è un modo spirituale dicibarsi di Gesù Cristo attraverso la fede, ma questo modo spirituale è una preparazione almodo sacramentale, che è quello definitivo e perfetto: “Chi mangia la mia carne e beve ilmio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne èvero cibo e il mio sangue vera bevanda” (Gv 6,54-55). S. Tommaso d’Aquino fa questa profonda riflessione: “tutto il bene che l’Incarnazione haportato nel mondo, la comunione eucaristica lo porta alla singola anima. Quindi si può direche la comunione è l’applicazione a ciascuno di noi personalmente del bene comune dellaIncarnazione del Verbo”.Che la meditazione del terzo mistero gaudioso ci insegni a fare sempre meglio la santaComunione!

4° mistero: la presentazione di Gesù al Tempio e la purificazione di Maria SS.Non è importante solo fare la Comunione, ma è importantissimo anche farla bene. Ora, ilquarto mistero gaudioso ci dà preziosi insegnamenti a questo riguardo. Già il semplice fattoche questo mistero ci parli di purificazione è molto significativo. Innanzitutto ci ricorda cheper ricevere la comunione dobbiamo essere purificati dal peccato mortale, altrimenti noimangiamo e beviamo la nostra condanna (cf. 1 Cor 11,29); inoltre, dobbiamo, per quantopossibile, essere liberi anche dal peccato veniale e da ogni attaccamento disordinato allecreature.Un esempio di come dobbiamo ricevere Gesù nella santa Comunione ci viene dato dal santovecchio Simeone che riceve Gesù Bambino nelle sue braccia. Dice il Vangelo che egli eraun uomo “giusto”, cioè virtuoso. Così anche noi dobbiamo ricevere Gesù cercando di cre-scere sempre più nelle virtù cristiane. Dobbiamo presentare in dono a Gesù che viene a noiqualche atto sempre nuovo di bontà, ed in particolare atti sempre più intensi di fede, speran-za e carità.Simeone poi era “timorato di Dio”. Dobbiamo ricevere l’Eucarestia con confidenza edamore, senza dubbio, ma anche con un salutare timore, pensando che siamo sempre indegnidi ricevere il Dio tre volte santo, il Creatore del cielo e della terra.Simeone ancora “aspettava la consolazione di Israele”. Anche noi dobbiamo aspettarci daGesù la consolazione da tutte le nostre pene.Infine si dice che “lo Spirito Santo era in lui”. Così anche noi dobbiamo ricevere l’Eucarestiacon il santo desiderio che nasce in noi dalla presenza dello Spirito Santo.Ci aiuti la santissima Vergine Maria, che si sottomise senza averne bisogno al rito della purifi-cazione, e ci aiuti il santo vecchio Simeone, a ricevere Gesù con un cuore veramente puro.

5° mistero: il ritrovamento di Gesù.Dopo aver ricevuto Gesù nella santa Comunione non dobbiamo trascurare di prolungare lanostra intimità con Lui nel ringraziamento. I momenti in cui abbiamo Gesù nel cuore sono ipiù preziosi: non dobbiamo sprecarli.Il quinto mistero gaudioso ci viene incontro mostrandoci la Vergine Maria che “meditava

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queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51). Ella aveva assistito alla grande manifestazione di Gesùfra i dottori del tempio, i quali erano meravigliati per la sapienza e le risposte di Gesù dodi-cenne. Ella non lascia cadere un così prezioso insegnamento: medita sul mistero di Gesù cherimane per tre giorni “presso il Padre suo” nel tempio; medita sul fatto che dopo questo epi-sodio Gesù ritorna alla sua vita semplice e familiare, rimanendo sottomesso a lei e a S.Giuseppe nella casa di Nazareth. Ella non comprende tutto: per questo rimane immersa nellapiù profonda contemplazione. Così anche noi, dopo il grande avvenimento di ogniComunione eucaristica, immergiamoci nella contemplazione del mistero. Adoriamo Gesù.Facciamogli omaggio della piena sottomissione della nostra mente e del nostro cuore.Anche se non comprendiamo tutto, anche se siamo nel chiaroscuro della fede e non nellosplendore della Visione, doniamoci totalmente a Gesù che si è donato totalmente a noi.

MISTERIDOLOROSI

C’è una profonda affinità, o sintonia, fra i misteridolorosi del Rosario e l’Eucarestia. Infatti in ambeduei casi si tratta di fare memoria della Passione delSignore. Nel caso del Rosario è una memoria cheavviene nella mente, attraverso la meditazione e lariflessione; nell’Eucarestia è anche, e soprattutto, unamemoria che si realizza sul piano soprannaturale:l’Eucarestia, e in particolare la S. Messa, è il memo-riale della Passione del Signore.

1° mistero: la preghiera e l’agonia di Gesù nell’orto degli ulivi.Gesù aveva condotto tre dei suoi discepoli nel giardino del Getsemani, e prima di ritirarsi indisparte per pregare aveva detto: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliatecon me” (Mt 26,38). Ritornato dopo un poco li trova addormentati e dice: “così non siete staticapaci di vegliare un’ora sola con me?” (ib, 40).Questo rimprovero riguarda anche noi, così pigri nell’adorazione del SS. Sacramento. Proviamo ad entrare in una chiesa durante la giornata: quasi sempre la troviamo vuota.Possibile che nessuno, passando davanti alla porta di quella chiesa, abbia avuto il pensiero difare una visita a Gesù, di tenergli compagnia non dico per un’ora, ma per qualche minuto?Noi ci consoliamo forse pensando che davanti al tabernacolo c’è il lume acceso. Certo, questoè un segno molto bello, ma deve essere il segno della nostra attenzione vigile ed amorosa. Noidovremmo far sì che quel cero che arde davanti al tabernacolo sia per noi un continuo invito adessere presenti di persona. Non possiamo affidare soltanto ad un simbolo inanimato il compitodi testimoniare a Gesù la nostra devozione e il nostro amore.

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2° mistero: la flagellazione.Gesù è flagellato alla colonna ed è crudelmente flagellato. Il supplizio della flagellazionepresso gli antichi romani era così terribile che molti morivano sotto i colpi.Oggi, ringraziando il Cielo, Gesù risorto e glorioso non può più essere flagellato. Perònella sua presenza eucaristica può ricevere dei maltrattamenti che, almeno dalla parte dichi li fa, possono essere visti come una rinnovata flagellazione.Pensiamo a tutte le volte che nel corso della storia i pagani, i barbari, gli eretici hanno for-zato la porta del tabernacolo e profanato con disprezzo il SS. Sacramento.Pensiamo a quante volte anche oggi le particole consacrate vengono portate via (oggi è piùfacile che un tempo!) e usate per compiere dei riti sacrileghi, messe nere, orge e malefici!Da parte di chi compie questi riti satanici non è come un voler rinnovare la crudeltà dellaflagellazione? Noi siamo certamente immuni da queste enormità. Però non ci sarà succes-so qualche volta di accostarci all’Eucarestia con l’anima macchiata dal peccato mortale?Vedendo quante numerose siano oggi le comunioni e quanto rare le confessioni vienespontaneo pensare che questa eventualità non sia poi tanto rara (ricordiamo a questo pro-posito che per chi ha commesso un peccato mortale non basta fare un atto di dolore primadella comunione, sia pure con il proposito di confessarsi, ma è necessario accostarsiprima al sacramento della Penitenza. Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1415). Non dimentichiamo che accostarsi alla comunione con l’anima macchiata è profanare ilSacramento e commettere un sacrilegio, e quindi fare qualcosa che ha una qualche somi-glianza con la flagellazione.

3° mistero: la coronazione di spine.Gesù è coronato di spine, trattato come un re da burla, vilipeso, oltraggiato e bestemmiato.E nel corso della storia quante bestemmie contro la SS. Eucarestia! Bestemmie dei pagani,i quali deridevano i cristiani che facevano la comunione, accusandoli di antropofagia. Bestemmie degli eretici, i quali pretendevano e pretendono di sostituire la presenza vera,reale e sostanziale di Gesù nell’Eucarestia con una presenza puramente simbolica.Bestemmie di certi scienziati increduli, i quali negano la presenza reale in nome della pre-tesa immutabilità delle leggi della natura, che renderebbe impossibile ogni miracolo.Bestemmie di certi derisori del cristianesimo, i quali considerano noi cattolici che credia-mo alla presenza come degli ingenui creduloni.Stiamo dunque vicini a Gesù Eucarestia consolandolo di tanti oltraggi con la nostra fede eil nostro amore!

4° mistero: Gesù carico della Croce sale al Calvario.Gesù, salendo il Calvario, cadde più volte sotto il peso della croce. I suoi carnefici, temen-do che morisse prima del supplizio, costrinsero un tale Simone di Cirene a portare la crocedi Gesù. Gesù ricompensò Simone con il dono della fede. La sua riconoscenza poi non silimitò a quella singola persona, ma si estese a tutti gli uomini. Gesù infatti si offre comeconsolatore per tutti. Si offre ad ogni uomo per aiutarlo a portare la croce, quella croce chenormalmente è presente nella vita di ciascuno di noi. Dice infatti: “Venite a me voi tutti,che siete affaticati e stanchi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28).Nel dolore è una grande consolazione trovare un amico che ci sia vicino, ci comprenda e

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ci conforti. Ma quale amico più fedele e più compassionevole di Gesù? Gesù ha soffertoper noi tutte le pene fisiche e morali che un uomo può sopportare. Quindi ci è Fandiamo aLui. Egli ci darà la pace e ci aiuterà a portare la nostra croce.

5° mistero: la crocifissione e morte di Gesù.Il legame fra l’Eucarestia e la morte di croce è così stretto che il sacrificio eucaristico, cioèla Santa Messa, può essere definito come “il sacrificio della croce reso presente sui nostrialtari”. Come nell’ostia consacrata è presente veramente Gesù con il suo corpo, sangue,anima e divinità, così, anche se in un modo ancor più misterioso e difficile da comprende-re, il sacrificio della croce è presente nella celebrazione eucaristica, in particolare nelmomento della consacrazione. Quando il sacerdote pronuncia le divine parole: “Questo èil mio corpo. Questo è il calice del mio sangue”, è come se fossimo con Maria Santissimasotto la croce. Il fiume di grazia che scaturì dalla vittima divina immolata per noi sulCalvario si riversa sulle nostre anime nella celebrazione eucaristica. Per questo la parteci-pazione all’Eucarestia costituisce “la fonte e il culmine di tutta la vita cristiana”, comedice il Concilio (Lumen Gentium 11). La recita devota di questa decina del santo rosario cipermette di partecipare con sempre maggior consapevolezza alla celebrazione della santamessa. Così Maria Santissima ci porta a Gesù, e il Rosario della beata Vergine ci porta apartecipare al suo sacrificio che si rinnova sull’altare.

MISTERIGLORIOSI

Fra l’Eucarestia e la Resurrezione c’è un legame indissolubile. Infatti se Gesù non fosse risorto,oggi non ci sarebbe più il suo corpo e il suo sangue, e quindi il pane e il vino non potrebberodiventare veramente e sostanzialmente quel corpo e quel sangue. Al massimo potrebbero diven-tare un segno o un simbolo del corpo e del sangue. Ma noi sappiamo che nell’Eucarestia Gesù èpresente non come in un segno o in un simbolo, ma nella sua fisica realtà. In altre parole, nonpotremmo venerare e adorare l’Eucarestia se Gesù non fosse risorto.

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1° mistero: la Risurrezione di Gesù.Gesù ha detto: “Io sono la risurrezione e la vita” (Gv 11,25). Il mistero della risurrezione è iltrionfo della vita. Gesù si presenta a noi come il Vivente per eccellenza. Ora, l’Eucarestia èil cibo della vita, è la medicina dell’immortalità, come dicevano i santi Padri. Perché?Proprio perché contiene realmente e sostanzialmente Gesù risorto e vivo. Non dimentichiamo che nell’Eucarestia è presente il corpo di Gesù non nello stato che avevaprima della risurrezione, quando era passibile e mortale, ma nello stato che ha assunto dopola risurrezione, quando è divenuto impassibile e immortale. Di fronte all’Eucarestia noi dob-biamo esclamare come l’apostolo Tommaso di fronte a Gesù risorto: “Mio Signore e mioDio!”. Questo corpo risorto e glorioso è presente nell’Eucarestia per essere sorgente di vitain noi: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciterònell’ultimo giorno” (Gv 6,54). Ricevendo la Santissima Eucarestia, che aumenta in noi lagrazia santificante, introduciamo in noi un germe di immortalità: “Chi mangia di questopane vivrà in eterno” (ib. 58).Il primo mistero glorioso del Rosario ci fa contemplare quello stesso Gesù Pane vivo che noiriceviamo nella Santissima Eucarestia.

2° mistero: l’ascensione.Forse noi siamo portati a pensare che il corpo di Gesù che è presente nel SS. Sacramento siaun corpo “uguale” a quello di Gesù che è in Cielo, dove è salito con l’ascensione, ma non sialo stesso preciso e identico corpo. E invece no! E’ questo un punto importante da tenere pre-sente. Quando il sacerdote pronuncia le parole della consacrazione il pane non diventa un“altro” corpo di Gesù, ma diventa quello stesso corpo che è in Cielo. E lo stesso si dica delvino che diventa sangue. Qui sta il mistero eucaristico: quello stesso corpo che è in Cielo èanche sotto le specie del pane. Non sono due corpi distinti. Infatti il corpo del Signore èunico, e non può essere moltiplicato. Nelle varie ostie consacrate si moltiplica la presenza,non si moltiplica la realtà. Quindi quando noi adoriamo l’Ostia Santa adoriamo quello stessocorpo di Gesù che è asceso al Cielo e che siede alla destra del Padre. Gesù, nella sua infinitasapienza, ha trovato il modo di essere personalmente in mezzo a noi, anche come uomo, pursenza lasciare il Cielo. Nell’Eucarestia noi siamo alla presenza di Gesù come se fossimo giàin Paradiso. In questo senso l’Eucarestia è l’anticipo della vita eterna. Come è bello pensarea queste cose quando si recita il santo rosario davanti al SS. Sacramento!

3° mistero: la discesa dello Spirito Santo.Gesù è vissuto circa trent’anni su questa terra, poi è salito al Cielo. Ma non ci ha lasciatoorfani, poiché ci ha dato il suo Spirito Santo, che sarà sempre con noi. Qualcosa di simileaccade nella comunione eucarestia. Infatti dopo la comunione Gesù rimane presente dentronoi con il suo corpo santissimo solo per alcuni minuti, poi la sua presenza eucaristica scom-pare. Rimane però la sua presenza di grazia, cioè rimane in noi il suo Spirito Santo. E a benpensarci è per questo che Gesù viene in noi. Infatti Egli è disceso dal Cielo, si è incarnato, è morto, risorto e salito al Cielo per darci lavita divina della grazia, cioè lo Spirito santo. Così nell’Eucarestia Egli viene in noi peraumentare in noi la vita divina, cioè per far sì che lo Spirito santo ci pervada sempre piùprofondamente.

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Facciamo sì che ogni comunione ci renda sempre più “spirituali”, ossia ci faccia vivere sem-pre più intensamente della vita dello Spirito: lasciamoci guidare da Lui e lasciamoci infiam-mare dal suo amore.

4° mistero: l’assunzione di Maria santissima al Cielo.Perché il Signore ha voluto assumere la Beata vergine Maria anche nel suo corpo? Si posso-no portare molte ragioni, una delle quali è la seguente: Maria Santissima è stata assunta inCielo in anima e corpo perché tutta la sua vita, sia nella dimensione spirituale che in quellacorporale, era così totalmente sottomessa a Dio da essere “assumibile”, cioè degna di esseretrasportata in Cielo. La vita divina della grazia permeava di sé anche l’aspetto corporale del-l’esistenza terrena di Maria. Così la Beata Vergine diventa un modello per noi quando rice-viamo la Santissima Eucarestia. Infatti nella comunione noi riceviamo il corpo e il sangue diGesù. E’ questo un invito a lasciarci pervadere dalla vita divina della grazia anche nellanostra dimensione corporale, a glorificare Dio nel nostro corpo.

5° mistero: l’incoronazione di Maria nella gloria del Cielo.Il quinto mistero glorioso ci fa pensare al Paradiso, e alla schiera dei santi e dei beati, di cuila Beata Vergine è la Regina. Ma in che cosa consiste la vita eterna? Vedremo Dio e saremocon Gesù. Quanto al vedere Dio dobbiamo aspettare di entrare nell’altra vita, ma quantoall’essere con Gesù possiamo già anticiparlo quaggiù: infatti non si può pensare ad un’unio-ne più intima con Gesù di quella che si verifica nell’Eucarestia, quando ci nutriamo del suocorpo e del suo sangue. In un certo senso fare la santa comunione è già un po’ entrare inParadiso.Proprio come dice il Signore: “Chi mangia la mia carne (...) ha la vita eterna”.Si può quindi dire che tanto il Rosario, nel suo ultimo mistero, quanto l’Eucarestia, ci fannopregustare sin da quaggiù la beatitudine eterna del Paradiso, che è la meta del nostro pelle-grinaggio terreno.

Dinanzi al Santissimo Sacramento esposto si può recitarecomunitariamente il santo Rosario, che è - come si esprimePaolo VI nell’Esortazione apostolica Marialis cultus - “preghieraevangelica, incentrata nel mistero dell’Incarnazione redentri-ce... preghiera di orientamento nettamente cristologico”.(Da “Comunione e culto eucaristico fuori dalla Messa”, secondo la liturgia della Chiesa di Milano, 1984, n. 145)

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In occasione dell’Anno Santo del Duemila, milioni di fedeli si metteranno in viaggio verso Roma everso la Terra Santa, per ricevere l’indulgenza plenaria, concessa in occasione del Giubileo. Si faranno“pellegrini”, lasceranno le loro case e si dirigeranno verso i luoghi più cari alla Cristianità. In questi luo-ghi, lungo i secoli, i cristiani hanno testimoniato, con la vita e con il loro sangue, la loro fede. Da questiluoghi, ancora oggi, milioni di pellegrini chiederanno a Dio il dono proprio dell’anno giubilare: il per-dono.

Sin dai primi secoli della Chiesa chi voleva chiedere perdono era spesso invitato ad intraprendereun pellegrinaggio penitenziale, per supplicare da Dio il perdono delle colpe e la conversione del cuore.

In questo spirito, l’Anno Santo del Duemila sarà l’occasione di diventare dei veri “pellegrini”. Machi è un pellegrino? Il termine latino da cui proviene (per eger) significa: “valicare i confini”. Un pellegri-no non è soltanto colui che si mette in cammino, ma colui che “varca i confini” della sua patria, perandare verso un altro paese.

Uno dei pellegrini più significativi, nella Bibbia, è Abramo. Aveva la sua casa, i suoi poderi, le suericchezze che lungo gli anni si era costruito con rettitudine e giustizia. Un giorno Dio gli si presenta e glifa una proposta inattesa dicendogli: “Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre,verso il paese che io ti indicherò” (Gn 12, 1). Ed Abramo lascia tutto, lascia la regione di Ur dei Caldei,

varcando i confini da lui conosciuti, per andareverso questo luogo dove “scorre latte e miele”.Ma se è dolce il pensiero di questo sconosciutopaese, non è altrettanto il ricordo lacerante dellasua terra natia, dove viveva tranquillo e sicuro. Lìstava bene, aveva le sue proprietà e tutti lo ono-ravano. Nell’intraprendere questo viaggio sapevache metteva in gioco tutte le sue tranquillità, tuttequelle piccole o grandi sicurezze a cui si aggrap-pava. L’unica realtà a cui poteva aggrapparsi erala parola di Dio e solo su quella. Dio non gli davagaranzie, e gli chiedeva di fidarsi sulla sua paro-la. È proprio “sulla sua parola” che Abramo èpartito, come più tardi anche Pietro, per la paroladi Gesù getterà le reti in mare, per poi lasciaretutto e seguirLo...

La storia del popolo di Israele, è stata, infondo, la storia di un lungo pellegrinaggio, perraggiungere o ritornare nella Terra Promessa.Come anche la storia della Chiesa “è il diariovivente - dice il Papa - di un pellegrinaggio maiterminato. In cammino verso la città dei santi

POSSIAMOCAPIRE QUALCOSAANCHE NOIDEL GIUBILEO?

a cura di P. Paolo Maria Calaon O.P.

...ogni cosa gli appartiene

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Pietro e Paolo, verso la Terra santa, o versogli antichi e nuovi santuari dedicati allaVergine Maria e ai Santi: ecco la meta ditanti fedeli che alimentano così la loropietà” (Incarnationis mysterium, 7).

Nella Chiesa l’istituzione giubilare delpellegrinaggio “evoca il cammino persona-le del credente sulle orme del Redentore”(idem). Chi intraprende un pellegrinaggio èperciò qualcuno che desidera veramente“varcare i confini” del suo paese. Non solovarcare i confini geografici, ma soprattuttoessere pronto a lasciare le sue sicurezze, iluoghi a cui si aggrappava, le idee di cui sifaceva forte. In una parola un pellegrino èqualcuno che “consegna i bagagli alla par-tenza”, senza sapere che cosa accadrà.Essere un pellegrino significa “vivere senzafare provviste per il futuro”, senza attaccar-si alle ricchezze che si possiedono, perchéappesantiscono il cammino. Un pellegrinoè qualcuno che non “ha dove posare ilcapo”, perché è sempre “di passaggio”,

non fa tempo ad abituarsi ad un posto che subito deve ripartire. Lasciando la sua patria, in fondo, il pellegrino dimentica se stesso, non si appartiene più, ma dipen-

de da Colui che lo attira alla meta, così come una calamita attrae il pezzo di ferro che gli si avvicina.Non possedendosi più, è il più ricco di tutti, ed ogni cosa gli appartiene.

Due pellegrini che si dirigevano a Kiev lo confermano:“Ogni giorno in mezzo ai campi pregavamo Dio, ogni giorno parlavamo di Dio e del Regno dei

Cieli. Il nostro cuore era leggero. Ci sentivamo signori, re della terra. Tutta la natura pareva esultare connoi. Io mi sentivo particolarmente felice quando dovevamo attraversare dei campi e dei boschi. Le allo-dole, gli usignoli, i tordi, i cardellini, le gru, tutti li uccelli, gli animali, gli alberi, le erbe, e di notte le stel-le del cielo tenevano desta la nostra anima ...” (Le mie missioni in Siberia, p. 27).

Il “cuore leggero” di cui parlano questi due pellegrini, è il dono che Dio concede a coloro che intra-prendono, nella loro anima, un pellegrinaggio “invisibile”. Questi sono i veri pellegrini che desiderano“varcare i confini” creati dalle mura di durezza e di ribellione, e che costituiscono un “muro di divisio-ne” tra l’anima e Dio. È’ la “riforma del cuore”, come si esprime Giovanni Paolo II (Incarnationis myste-rium, 7). Ogni pellegrino dovrà, con S. Agostino, invocare dal Signore un cuore capace di amare:“dammi un cuore anelante, un cuore ardente che si senta pellegrino e assetato in questo deserto, uncuore che sospiri la fonte della patria eterna”.

Dio onnipotente e misericordioso, tu provvedi a chi ti ama e sempre e dovunque sei vicino achi ti cerca con cuore sincero; assisti i tuoi figli nel pellegrinaggio e guida i loro passi nellatua volontà, perchè protetti dalla tua ombra nel giorno ed illuminati dalla tua luce nella notte,possano giungere alla meta desiderata

(da “Sulle vie del Signore”)

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La Enciclopedia cattolica, nel suo VII volu-me, alla voce “Maggio”, riporta un trafilettodi poche righe, a firma Arnaldo Lanz, in

cui egli tratta dell’origine della consacrazione delmese di maggio alla Madonna. E dopo aver accen-nato che già nel medioevo a Mantova e a Parigi siconsacravano a Maria Santissima i primi giorni delmese, ricorda che anche il nostro beato EnricoSeuze si distinse per tale devozione e che anche S.Filippo Neri raccoglieva in tal mese i giovani attor-no ad un’immagine della Vergine, animandoli adadornarla con i primi fiori della bella stagione.

Il Lanz, riprendendo evidentemente la notiziada quanto documenta Emilio Campana (Maria nelculto cattolico, vol. I, Torino-Roma 1933, pp. 479-482), attribuisce il merito, se non della nascitaalmeno della diffusione di questa devozione, algesuita Annibale Dionisi, che nel 1726 stampò aParma in seconda edizione un libriccino di 70 pagi-ne dal titolo: “Il mese di Maria, o sia il mese dimaggio, consacrato a Maria coll’esercizio di varifiori di virtù, proposti ai veri divoti di lei dal P.Annibale Dionisi della Compagnia di Gesù, da pra-ticarsi nelle case, dai padri di famiglia; nei mona-steri; nelle botteghe, ecc. ‘Flores apparuerunt interra nostra’ (Cant. II, v.12). In Parma per gli eredidi Paolo Monti”. L’esercizio che il Dionisi propone-va consisteva nell’esporre e adornare con fiori elumi una immagine di Maria nella stanza più fre-quentata della casa, nel recitare insieme dinanzi adessa la corona del Rosario o le litanie della Vergine,

leggendo dopo di ciò una breve considerazione per ogni giorno ed un esempio, estraendo asorte un “fioretto” o atto di virtù da praticare, un ossequio ed una giaculatoria. Il mese si chiu-deva con l’offerta del cuore a Maria.

Il Lanz, pur ammettendo che il Dionisi in tal modo non fece altro che dar forma adun pio uso che qua e là vigeva da tempo, non fa alcuna esplicita allusione alle origini domeni-cane di questa devozione, di cui tratta invece a lungo il citato volume del Campana, alle pagi-ne 475-477. Siccome, accanto a quelli dei nostri lettori che già conoscono queste origini ce nesono certamente molti altri che le ignorano, a utilità di questi ultimi vogliamo riassumere

... e altre coserelle

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ampiamente quanto il Campana racconta, riprendendolo da un documento conservato nell’ar-chivio del convento di S. Domenico di Fiesole, citato e riportato in un articolo a suo temposcritto dal Padre Ferretti sull’Unità Cattolica di Firenze e del quale si occupò anche ilCongresso Mariano tenuto in quella città nel 1897.

Orbene nella Cronaca del convento di S. Domenico di Fiesole dell’anno 1670, sinarra che l’11 novembre di quell’anno il “buon Padre Angelo Domenico Guinigi fu dal Prioremandato fuori a spasso coi novizi”, i quali poi riferirono ch’egli “ragionando familiarmente,ci disse molte belle cose della SS. Vergine... e tutti cominciammo a desiderare d’esser suoiveri servi... Un giorno seguente pregammo il Priore che volesse ancora mandare il PadreGuinigi con noi, acciò ci ragionasse e discorresse della SS. Vergine, per il gran gusto che ave-vamo avuto il giorno passato...”.

La Cronaca, dopo aver riferito ancora di quei dolci colloqui, racconta come quei piinovizi, rientrati in convento, decidessero di fondare tra loro una comunella, alla quale tutti siiscrivessero, con lo scopo di onorare in vari modi Maria. “Essendo poi giunte le feste di mag-gio” - si tratta del famoso Calendimaggio, che celebravasi con canti e suoni a Firenze e soprat-tutto sulle belle colline fiesolane - “sentendo noi il giorno avanti molti secolari, che incomin-ciavano a cantar maggio e a far festa alle creature da loro amate, stabilimmo di volerlo cantareanche noi alla SS. Vergine Maria, nostra amatissima Madre; e che era dovere che non cilasciassimo superare dai secolari, i quali facevano tanta festa per le creature da loro amate...Per questo dunque, la prima festa di maggio andammo tutti al presepio e ci protestammo, cheintendevamo fare alla SS. Vergine quello che fanno i mondani alle loro spose, in segno chedesideravamo che tutto il nostro onore fosse collocato solo nella SS. Vergine, come la creaturapiù santa e più nobile di tutte... Si cantò le litanie e altri inni alla SS. Vergine e si fece altrecoserelle in onore della nostra SS. Madre... Nella seconda festa di maggio furono cantate alsolito le litanie; e alle parole Regina Angelorum fu coronata la Madonna con una corona dirose fresche e a S.Giuseppe ed al Bambin Gesù fu posta una bella rosa in mano. Il giorno stes-so fu offerto un cuore d’argento, ove anche i buoni secolari vollero mettere il nome”.

La Cronaca continua poi nel dire che questo pio esercizio fu continuato negli anniseguenti, e col 1701 fu esteso a tutte le feste o Domeniche del mese, con l’aggiunta di fareogni giorno qualche atto di mortificazione o di prestare maggior attenzione nella recita del-l’ufficio divino, in modo da “imporporare colla mortificazione le mistiche rose per abbellireMaria”. In altre parole, - come si può constatare - si deve a quei novizi anche l’inizio della piapratica del fioretto.

Questa pratica, nata dall’ingenuo amore di questi novizi per la loro Madre del cielo,fu ben presto conosciuta anche fuori del Convento e la Cronaca, riportandone anche i nomipiù illustri, assicura che alla comunella vollero iscriversi e praticarla anche ecclesiastici e laicidella zona. Sicché il Padre Ferretti poteva concludere il su citato suo articolo affermando:“Come nel noviziato di Fiesole alla fine del ‘600, così, ed anche prima, può essere benissimoche in altri luoghi d’Italia e di fuori sia sorta in menti divote la felice idea di onorare Marianel bel mese di maggio. Ma finché non si portino fatti e date anteriori, il primato spetta ai carinovizi domenicani che nella storica collina delle Maggiolate, in vista della Città dei fiori, sen-tirono nascere questo santo desiderio nelle loro vergini anime”.

Ho voluto ricordare queste origini domenicane della pia pratica del mese di maggio,non per riesumare una delle tante nostre glorie del passato, ma nella speranza che i nostriamici e lettori, ripensando ad essa rinfocolino il loro amore per Maria, ispiratrice e specialePatrona del nostro Ordine, alla quale ogni anno l’8 maggio, memoria liturgica di questo suoPatrocinio, noi ci riconsacriamo con la bella preghiera dettata prima per noi, e poi per tutti idevoti di Maria sparsi nel mondo, dal confratello Bartolo Longo.

P. Pietro Lippini o.p.

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Nei “Novissima Verba” sono raccolte, dalla sorel-la Madre Agnese, alcune delle ultime parole diS. Teresa di Gesù Bambino. Eccone una del 23

agosto 1897 (pronunciata dunque, ad un mese circadalla morte):

“Mi parlò ancora della Vergine Santa dicendomiche tutto quello che aveva inteso predicare riguardo alei non l’aveva commossa”.

“Che i sacerdoti ci mostrino delle virtù praticabili!E’ bene parlare delle sue prerogative, ma bisognasoprattutto poterla imitare. Lei preferisce l’imitazione.Per quanto sia bella una predica sulla Santa Vergine, se

tutto il tempo si è costretti a fare: Ah!... Ah!..., se ne ha abbastanza! Come mi piace di cantarle:Il sentiero stretto del Cielo, tu hai reso facile praticando sempre le virtù più umili”.

Leggendo quello che dice S. Teresa di certe prediche altisonanti ho pensato a certi trattatidi mariologia o comunque libri dedicati alla B. Vergine di qualche anno fa. Questi libri parlava-no giustamente delle prerogative, dei “privilegi” di Maria ss.ma, ma non approfondivano illegame che ci può unire a Lei, quel legame filiale - con tutta la ricchezza e le sfumature del caso- che ci viene ‘annunciato’ nel Vangelo di S. Giovanni (e a ben vedere in tutto il Vangelo):“Donna, ecco il tuo figlio!... Ecco la tua madre!”.

Credo che per quanto riguarda la predicazione si sia fatto uno sforzo per correggere certieccessi e certe mancanze di discrezione. Non vorrei però, e questa preoccupazione non è privadi fondamento, che in questa reazione si arrivasse fino al punto di non parlare più delle preroga-tive della Santa Vergine e di ridurla al nostro livello... di poveri peccatori che ricorrono a lei!Un’eco di questa tendenza l’ho colta nelle parole di una giovane studentessa di teologia che midiceva che, essendo la Madonna “come noi”, non poteva che essere del tutto all’oscuro sullamissione di Salvatore - attraverso la morte e risurrezione - di suo Figlio.

Come trovare allora quell’equilibrio superiore, sapienziale che ci consente di salvare i pri-vilegi della Santa Vergine senza che questa considerazione freni la nostra confidenza verso diLei, ma anzi la confermi e la alimenti?

Prima però di cercare la risposta vorrei fare un’osservazione più pratica. Quello che dice S.Teresina delle prediche che finivano con l’innalzare la Madonna a tal punto da renderla inac-cessibile non si può estendere anche a un certo modo di concepire e di vivere la devozionemariana? Interroghiamoci sul culto che Le tributiamo, sulle preghiere che Le rivolgiamo, suipellegrinaggi che facciamo per andare a trovarla?

Spesso Le chiediamo degli aiuti e dei favori. Non credo che di fronte a questo si possa stor-cere il naso. Nel vangelo Gesù non si sottrae alle richieste di guarigione. Non si tratta (più diuna persona mi ha espresso questo dubbio) di richieste egoistiche e troppo materiali, prima ditutto perché non si può certo definire egoistico il desiderio che un paralitico ha di camminare epoi perché noi siamo materiali, siamo povere creature segnate dal peccato; come dice S.

Fermarsisul più bello

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Agostino siamo mendicanti. Ma il motivo ultimo per cuiGesù non respinge queste richieste è che si manifesta inesse - per quanto forse rozzamente - la fede nella SuaPotenza, non la fede teorica nella Potenza di Dio, quellal’avevano anche i Farisei, ma la fede nella Potenza diDio qui ed ora. Qui ed ora la Potenza di Dio può farmicamminare, vedere, parlare...

Anche le richieste alla Madonna di aiuti e favorimanifestano una certa fiducia nei suoi confronti ... mabasta questo? Non rischiamo di avere verso la B.Vergine lo stesso atteggiamento che aveva “la folla” neiconfronti di Gesù? Era gente semplice, priva di tuttequelle complicazioni e di quei preconcetti che impedi-vano a tanti “sapienti ed intelligenti” di capire Gesù. Illoro peccato però era quello di non andare avanti, di fer-

marsi dopo lo slancio iniziale di fede e di entusiasmo. E così anche noi rischiamo sì di crederenella potenza di intercessione che è stata affidata alla Madonna, di celebrarla magari con parolealtisonanti... e di fermarci qui proprio quando doveva iniziare il cammino o meglio quandodoveva avvenire la scoperta del “segreto” di Maria ss.ma, quel segreto riscoperto per i nostritempi da S. Teresa di Gesù Bambino.

Non si può certo esporre in poche righe la dottrina di S. Teresa. Mi limiterò a una sola cita-zione, dal Manoscritto “A” al n° 120:

“Lo so, ‘colui al quale si rimette meno, ama meno’ (Lc 7,47) ma so anche che Gesù mi harimesso più che a santa Maddalena perché mi ha rimesso in anticipo, impedendomi di cadere.Ah, come vorrei poter chiarire ciò che sento! Ecco un esempio che spiegherà il mio pensiero.Suppongo che il figlio d’un medico abile incontri sul suo cammino una pietra che lo facciacadere; cadendo, egli si rompe un arto, e subito il padre corre a lui, lo rialza con amore, cura leferite impegnando tutte le risorse della sua arte, e ben presto il figlio completamente guarito glidimostra la propria riconoscenza. Certamente questo figlio ha ben ragione d’amare suo padre!Ma farò ancora un’altra ipotesi. Il padre, avendo saputo che sulla strada di suo figlio si trovauna pietra, si affretta, va innanzi a lui, la rimuove senza che nessuno lo veda. Certamente questofiglio oggetto della sua tenerezza previdente, non sapendo la sventura dalla quale è liberato permezzo di suo padre, non testimonierà a lui la propria riconoscenza e l’amerà meno che se fossestato guarito da lui. Ma se viene a conoscere il pericolo al quale è stato sottratto, non amerà dipiù suo padre? Ebbene, io sono quel figlio, oggetto dell’amore previdente di un Padre il qualenon ha mandato il Verbo a riscattare i giusti, bensì i peccatori (Mt 9,13). Vuole che io lo amiperché mi ha rimesso non già molto, bensì tutto. Non ha atteso che io lo amassi molto, comesanta Maddalena, ma ha voluto che io sappia com’egli mi ha amata d’un amore d’ineffabileprevidenza, affinché ora io ami lui alla follia! Ho inteso dire che non si è mai incontrata un’ani-ma pura la quale ami più di un’anima penitente; ah! come vorrei smentire questa parola!”.

Non vi sembra che sia la Vergine stessa a parlare e quasi a confidarsi attraverso questa edaltre parole di S. Teresa? A offrirci una luce ed un invito a cui non possono sottrarsi la teologia,la predicazione... e i peccatori che si rifugiano in Lei.

P. Paolo Maria Gerosa o. p.

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FAENZA

I l 23 gennaio, nella nostra Fraternita LaicaDomenicana “S. Pio V” di Faenza, abbiamo avuto in visi-ta il P. Mauro Persici. Ci ha parlato della Madonna, del-l’importanza del S. Rosario e della bella opportunità chetutti hanno di poter lucrare le Indulgenze e godere deiBenefici dell’Ordine Domenicano, iscrivendosi all’As-sociazione del Rosario, nelle tre forme proposte dai Do-menicani. E’ stato ascoltato con grande gioia ed interessee dopo l’incontro, in un momento di condivisione, P. Mau-ro ci ha chiesto in che dimensione e in quali forme è vis-suta a Faenza la devozione a Maria Santissima. A mesubito è affiorato al cuore e agli occhi della mente lospettacolare momento, sempre vivamente atteso, dellosvolgersi della “Pratica delle quindici visite in onore diNostra Signora di Lourdes”. Brevemente glielo ho illustra-to, al che il Padre mi ha chiesto se mi sentivo di darnetestimonianza ai lettori della nostra bella rivista “ROSA-RIUM”.

Ed allora eccomi qui con voi, pur con la mia poca abilità, a cercare di trasmettervi la gioia, chegià provo in cuore, al solo pensiero di poter vivere presto questa pratica che ha il potere di farci senti-re davanti alla Grotta di Lourdes.

Fin dal 1950, allora giovanetta e “Figlia di Maria”, non ho mai cessato di praticarla, perché sisente in cuore un richiamo talmente forte che è impossibile resistergli. Cos’è dunque questa devozio-ne? E’, in pratica, fare come fece Bernadetta, alla quale la Vergine, nella terza Apparizione del 18febbraio 1858, disse: “Volete avere la gentilezza di venire qui durante quindici giorni?”. Al sì diBernadetta, Ella rispose: “Non vi prometto di farvi felice in questo mondo, ma nell’altro”. Ed ora que-sto lo promette anche a noi che seguiamo il Suo invito; una moltitudine di persone. Faenza sembrarisvegliarsi e come una “fiumana”, ininterrottamente, gente di ogni età, uomini, donne, anziani,ammalati in carrozzella, giovani e mamme con bambini si dirige, per tutto l’arco della giornata e per15 giorni, alla Chiesa di S. Maria dell’Angelo.

Una bellissima statua di Nostra Signora di Lourdes viene posta, per l’occasione, in gloriasull’altar maggiore, tra cascate di fiori e di luci. Per quindici giorni la Chiesa viene aperta alle 6,30 echiusa alle 20 ed in ogni ora del mattino viene celebrata una S. Messa e due al pomeriggio. Inoltredalle 16,30 alle 18,30 si fa l’Adorazione Eucaristica per le vocazioni.

QUINDICI VISITE AD ONORE DI NOSTRA SIGNORA DI LOURDES

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Come e quando è nata questa pia pratica, ce lo diceil Parroco Mons. Giuseppe Piazza, che dal 1969 èRettore di questa Chiesa e che, con amore ed entusiasmoinesauribili, è l’animatore di queste giornate di preghie-ra. Ci dice: “Era il 1875 quando la Marchesa Stanga diMilano venne sposa al Conte Cavina, Nobiluomo faenti-no e parrocchiano di S. Maria dell’Angelo. Tra le tantecose portate in dote, c’era anche una bellissima statua, disquisito valore artistico, raffigurante Nostra Signora diLourdes. E’ evidente che, sebbene a pochi annidall’Apparizione, a Milano se ne praticava la devozione,cosa che la Contessa continuò a Faenza, diffondendola.

Purtroppo la Nobildonna morì giovanissima e i ContiCavina donarono la statua all’allora Parroco Mons.Eutimmio Pasotti che, però, la mise in una piccola cap-pellina alla sinistra del portale d’ingresso. Proprio lì, inquell’umile collocazione, in forma silenziosa e modesta,

praticata da donne e giovanette, iniziò anche a Faenza la pratica delle quindici visi-te. Ben presto prese importanza, diffondendosi la voce delle innumerevoli Grazie eMiracoli avvenuti, tanto che il Parroco fu costretto a dedicare una delle sei cappellelaterali alla Beata vergine di Lourdes, riproducendo in stucchi la grotta delleApparizioni collocandovi la venerata Immagine con ai suoi piedi Bernadetta in pre-ghiera.

Da allora è giunta, con pari amore ed entusiasmo, fino ai giorni nostri. Il servizioreligioso per i fedeli è svolto da tanti Sacerdoti, per le innumerevoli confessioni e perla celebrazione delle SS. Messe, mentre tanti altri Sacerdoti si notano tra la folla,inginocchiati con la Corona tra le mani”.

Non ho certo altro da aggiungere all’esauriente resoconto storico fattoci dalRettore Mons. Piazza, mi limito ad aggiungere che sono molto grata al P. Mauro peravermi chiesto di darne testimonianza, mi auguro che in altre Parrocchie si diffondaquesta bella devozione. La Corona del S. Rosario ci unisce tutti e, siamone certi,Maria Santissima ci tiene sotto il Suo Manto.

Mariagrazia VaraldoLaica Domenicana

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CASTELBOLOGNESE

Ogni anno, per tutto il mese di Maggio, i parrocchiani di S. Petronio inCastelbolognese (Ra) si riuniscono alla sera presso i “pilastrini” (piccoleedicole dedicate alla Madonna) per la recita del santo rosario. Al terminedel mese tutti i gruppi di preghiera mariana dai vari luoghi disseminatinella parrocchia convengono in una processione portando ceri accesiper recarsi al santuario di S. Francesco che è al centro del paese... siconclude così in modo solenne e comunitario il mese dedicato alla BeataVergine. E’ in questa occasione che ai rosarianti vengono distribuiti i fou-lards: questi bambini che si assumono l’impegno di recitare ogni giornoun mistero del santo rosario e di riunirsi ogni prima domenica del meseper pregare insieme.

Nella foto il momento della consegna dei foulards.

OGNI ANNO A MAGGIO

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Sono un confratello di PadreMauro, domenicano anch’io.Mi chiamo Padre Dominique eho studiato a Bologna dovesono stato ordinato sacerdo-te. Da un anno mi trovo a

Yalta, in Ucraina, più precisamentein quella penisola sul mar Nero che si chiama

Crimea. Prima della crisi era la riviera (la costa azzur-ra) dell’Unione Sovietica.

A Yalta, nel 1906, la comunità cattolica polacca ottenne dallo Zar il per-messo di costruire nel centro della città una chiesa dedicata a Maria Immacolata.Nel 1919, dopo la rivoluzione bolscevica, fu chiusa al culto, prima abbandonata,poi trasformata in museo ed infine in sala da concerto.

Dopo decenni senza sacerdoti cattolici in Crimea, nel 1993, arrivò il padreRoman Dzerdziak, un domenicano ucraino ordinato segretamente sotto il regimecomunista. Dopo lunghe trattative, arrivando ad un compromesso, la chiesa fu ria-perta al culto: i concerti continuano, ma all’inizio di ogni concerto si legge unapagina di Vangelo.

All’inizio, cominciarono a venire alcune persone, già battezzate in segreto,che sapevano soltanto qualche preghiera in polacco imparata dalla loro nonna;poi arrivarono i primi russi cattolici provenienti in parte dal protestantesimo. Ora iparrocchiani sono più di un centinaio e continuano lentamente ad aumentare. Cisono anche greco cattolici, cioè cattolici di rito orientale, che, in attesa di una chie-sa, celebrano da noi.

Adesso siamo in due, Padre Vladislav, un padre polacco, domenicano, ed

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dalle missioni

Di fronte alla loro gioiasemplice si toccal’Amore di Dio...

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Estratto da una lettera di una missionaria in Sri Lanka

... Sì, è venuto veramente lo Spirito Santo e fa molti miracoli fra la gente.Qualche giovani si pregano molto, con la S.Scrittura si riflettono dellemeraviglie di Dio e di Gesù uomo. Si digiunano e vanno in villaggio in vil-laggio spiegando la Buona Novella, li ammalati si guariscono. Questi gio-vani ben preparati, vanno avanti pregando alla folla, qualche buddista siconverte al cattolicesimo. La loro fede è forte, sperimentano la forza delloSpirito Santo. Tutti siamo discepoli di Gesù col Battesimo e con la Cresimaabbiamo ricevuto lo Spirito Santo. Possiamo sperimentare la forza delloSpirito? Allora lavoriamo. Proviamo. Vedrete anche voi potete fare dei mira-coli nel nome di Gesù. Noi ora abbiamo molte esperienze. Però dobbiamopregare con tanta fede e con i sacrifici, dominando il corpo, chiedendo ilperdono delle offese che abbiamo commesso contro la Sua Volontà. Pregoper voi... spero godrete la gioia di Cristo....

io. Ci occupiamo di catechesi per adulti e giovani, assistiamo i piccoli gruppidi cattolici che nascono nei paesi e nelle città intorno a noi, e curiamo una tra-smissione radiofonica che viene diffusa ogni giovedì.

Quando partii confesso d’aver avuto una certa paura, per la miseriache avrei trovato, ma sono stato accolto con un tale entusiasmo che..., in parti-colare ricordo una bambina che aveva pregato per sei mesi perché venisse unsacerdote; dopo anni senza sacerdoti, queste persone erano tanto felici chequalcuno andasse a portare loro l’eucaristia, a predicare.

Ci si trova quotidianamente davanti al mistero di Cristo che non èvenuto a togliere la sofferenza e la miseria, ma che ha il potere di trasfigurar-le. Di fronte alla loro gioia semplice si tocca l’Amore di Dio, e quasi ci sidimentica che aspettano con ansia la fine del mese lavorativo per sapere sesaranno pagati o no, che è difficile trovare medicinali, che molte personeanziane devono a volte raccogliere bottiglie o vendere sigarette per stradaperché non hanno quasi niente per vivere, e tante altre sofferenze e miserie.

Per questo mi permetto di chiedere le vostre preghiere e il vostro aiuto,perché possiamo continuare a portare loro l’eucaristia, i sacramenti, a predi-care, e anche ad aiutarli con medicinali, alimentari... Adesso la parrocchiavorrebbe anche preparare dei pasti da portare a persone anziane e ammala-te.

Vi ringraziamo per il dono già ricevuto che quest’estate ha permessoai bambini di passare delle vacanze in campagna e includo anche i ringrazia-menti con la firma dei bambini della nostra parrocchia e di quelli della parroc-chia vicina di Simferopol.

p. Dominique Marie Simon o.p.

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Movimento Domenicano del Rosario“Provincia S. Domenico in Italia”

ore 9.00 ritrovo e saluto ai partecipanti davanti alla chiesa di S. Anastasiaore 9.30 solenne celebrazione “Ora di Guardia” con breve meditazione dei misteriore 11.15 celebrazione della santa messaore 12.00 Supplica alla “Madonna di Paompei”

ore 15.00 ritrovo e saluto ai partecipanti davanti al Santuarioore 15.30 solenne celebrazione “Ora di Guardia” con breve meditazione dei misteriore 17.00 celebrazione della santa messaore 18.00 momento di fraternità e saluto

Per informazioni rivolgersi al 0335/5938327

IN CASO DI MANCATO RECAPITORESTITUIRE ALL’UFFICIO CMPBOLOGNA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA APAGARE LA RELATIVA TASSA

In casi di mancata consegna al destinatario il porta-lettere è pregato di specificarne il motivo contrasse-gnando con una X il quadratino corrispondente

DESTINATARIO ❒ SCONOSCIUTO❒ PARTITO❒ TRASFERITO❒ IRREPERIBILE❒ DECEDUTO

INDIRIZZO ❒ INSUFFICIENTE❒ INESATTO

OGGETTO ❒ RIFIUTATO❒ NON RICHIESTO❒ NON AMMESSO

Incontri del Rosario

Verona, chiesa di S. Anastasia8 maggio

Ravello di Rescaldina (MI)Santuario Madonna della Neve

11 maggio

Settimana di ritiroAdorando Gesù Eucarestia in preghiera con la Mamma Celeste

22-29 luglio

Santuario del Pelingo (PS)13 maggio