Rosaria Solarino I tempi possibili. Le dimensioni...
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Rosaria Solarino
I tempi possibili. Le dimensioni temporali del gerundio italiano.
Il 5 maggio arriva alla stampa il comunicato numero nove delle Brigate rosse (....).
Alla fine del comunicato, l'annuncio tremendo:
-Concludiamo quindi la battaglia iniziata il 16 marzo, eseguendo la sentenza a cui
Aldo Moro è stato condannato-.
"Eseguendo": gerundio presente del verbo eseguire. Un presente dilatabile. E si
preferisce dilatarlo verso il futuro, verso la speranza. -Tutta la nostra attenzione,
dichiara il direttore del giornale democristiano Il Popolo, è concentrata sul gerundio-
C'è da dubitare che una concentrazione sul gerundio sia mai valsa e possa mai
valere a salvare una vita: ma ormai siamo nel surreale. Pieno di speranza, il gerundio
sale come un palloncino all'idrogeno: fluttua tra le direzioni dei partiti, le redazioni dei
giornal, la radio, la televisione, i discorsi della gente. Non il gerundio presente del
verbo eseguire, ma la parola gerundio. Un buon terzo della popolazione italiana si
chiede che cosa è questo gerundio cui ci si affida per salvare la vita di Moro. Sarà
sinonimo di intermediario? Sarà un ente di autorità morale superiore a quella del papa?
Sarà un corpo di polizia speciale, particolarmente addestrato ed attrezzato per azioni di
estremo rischio ed estrema precisione? Sarà il nome di una persona che ha qualche
potere sulle Brigate rosse? La vita e la morte di Aldo Moro -la vita o la morte- perdono
di realtà: sono presenti soltanto in un gerundio, sono soltanto un gerundio presente.
Leonardo Sciascia, L'affaire Moro, p. 116
Premessa
Tradizionalmente l'analisi del gerundio si è esercitata sullo studio delle sue funzioni semantiche; più
recentemente, l'attenzione si è spostata sulla sua sintassi 'profonda', in un'ottica prevalentemente generativa.
Questo lavoro, invece, partendo dall'osservazione che il gerundio semplice italiano può esprimere non solo
la contemporaneità, ma anche la anteriorità e la posteriorità, mette invece al centro dell'analisi la
considerazione del suo 'tempo', cioé del suo rapporto temporale con il verbo finito. L'incontro tra una forma
verbale che manifesta morfologicamente il suo tempo e il suo aspetto e una forma verbale 'semifinita' come
il gerundio, rappresenta infatti un campo particolarmente interessante per verificare l'efficacia delle
classificazioni aspettuali e azionali,, individuare eventuali regole e restrizioni: alle loro possibilità di
incrocio e osservare le modalità di interazione tra tempo, aspetto e Aktionsart.
I primi due capitoli sono da considerarsi introduttivi e riassumono il primo la teoria relativa al tempo
linguistico, il secondo il quadro generale di riferimento per l'analisi del gerundio; i capitoli 3-5 analizzano
invece per ciascun rapporto temporale (di anteriorità, contemporaneità, -distinta in inclusione e
coincidenza- e posteriorità) aspetti sintattici 'superficiali', come l'ordine e la pausa, ma si soffermano
soprattutto ad osservare come l'aspetto e l' Aktionsart reagiscano -favorendola o ostacolandola-
all'attribuzione dei rapporti temporali che il parlante instaura tra i due verbi e le loro forme di
condizionamento reciproco.
Nel capitolo 6 si considera in particolare il comportamento 'temporale' dei verbi stativi, che è
caratterizzato da notevoli peculiarità rispetto a quello delle altre classi azionali,. Nel capitolo 7 si affronta la
questione dei diversi tipi sintattici di gerundio e del comportamento 'discontinuo' del gerundio temporale e
si tenta poi di correlare le tipologie sintattiche proposte dall'analisi sintattica del gerundio ai 'tipi
nozionali'postulati nel corso del lavoro .
Nell cap. 8, infine, dopo aver riepilogato le ragioni della sua crisi nell'italiano contemporaneo, si
osservano alcune peculiarità azionali del gerundio composto.
Dal punto di vista teorico, il lavoro intende affermare l'utilità euristica di un approccio nozionale,
sintatticamente verificato, ai fatti linguistici. Dal punto di vista metodologico si è voluta tentare la via di
una analisi sistematica e 'combinatoria' delle diverse dimensioni del tempo linguistico Con quanto
successo, giudicherà il lettore.
Ringraziamo vivamente P. Benincà, G. Borgato, A. Mioni e L. Vanelli per aver letto e pazientemente
discusso questo lavoro e per i loro preziosi consigli e suggerimenti. La responsabilità degli errori è però,
naturalmente, tutta dell'autrice.
Un ringraziamento particolare va al Centro di Linguistica Computazionale di Pisa, che ha gentilmente
concesso i dati relativi al Corpus Barcellona.
Capitolo I
Il tempo linguistico 1. Tempo deittico e tempo anaforico
Il tempo reale è un'entità fisica, variamente misurabile e percepibile, in cui si collocano, intrecciandosi
e intersecandosi in vari modi, gli stati, gli avvenimenti, le azioni del mondo esterno.
Il tempo linguistico1 è invece un insieme di relazioni temporali che si instaurano o attraverso morfemi
grammaticali che sono tra loro in rapporti di opposizione o attraverso il lessico (avverbi temporali,
aggettivi contenenti indicazioni di tempo, l'Aktionsart dei verbi ).
Il tempo linguistico si organizza a partire da un punto preciso: il momento dell'enunciazione. Il
momento in cui si realizza ( o si immagina realizzato) l'atto di parola è infatti il perno intorno a cui si
articola la rete delle relazioni temporali che possono essere espresse da una lingua.
Secondo Reichenbach (1947) le tre categorie fondamentali che combinandosi danno valore temporale
ai predicati delle frasi sono: il momento dell'enunciazione (ME), il momento dell'avvenimento (MA),
che si definisce come il punto temporale in cui si colloca l'evento espresso dal predicato di una frase
rispetto al momento dell'enunciazione, e il momento di riferimento (MR), che funge come termine di
paragone rispetto a cui sia possibile definire il MA.
Ad esempio, in:
1) Quando sei arrivato, Gianni era già partito.
i tre punti temporali possono essere così rappresentati lungo la retta orientata del tempo:
MA MR ME
. . .
------------------------------------------------------------------------------>
Gianni parte tu arrivi io parlo
l'azione di partire ha preceduto di un certo intervallo di tempo, non precisato, un evento- quello di
arrivare- che a sua volta ha preceduto il momento in cui si realizza l'atto di parola.
La più controversa tra queste tre categorie è il MR, che è stata considerata insufficiente 2a render conto
di tutti i possibili casi di definizione temporale. In luogo del solo MR Bertinetto (1986: 39) distingue
tre diversi meccanismi di riferimento temporale:
a) il momento di riferimento vero e proprio (MR), che viene postulato soltanto dalla morfologia dei
tempi verbali composti, ad eccezione del passato prossimo, o composto, quando è usato in senso
'aoristico', e viene privato perciò della connotazione aspettuale di compiutezza. I tempi composti
indicano infatti eventi compiuti anteriormente ad un punto del tempo e quindi presuppongono sempre e
necessariamente un momento di riferimento, che può essere rappresentato da un altro predicato, come
in 1), ma anche da un avverbiale temporale:
2) Alle due (MR) Paolo aveva già fatto (MA) tutto il lavoro.
3) Alle sei (MR) Paolo sarà partito (MA): non potrà aiutarti.
b. un localizzatore temporale o LT, che ha la funzione di localizzare nel tempo un evento attraverso
un'indicazione temporale contemporanea all'evento stesso e risponde perciò alla domanda: quando si
compie/ si è compiuto/ si compirà l'evento? Il LT non è indispensabile e può essere inglobato
genericamente nel tempo verbale impiegato:
4) Gli antichi cinesi costruirono la grande muraglia.
1Riassumiamo in questo capitolo , basandoci soprattutto su Bertinetto (1986 e 1991), e in maniera necessariamente
assiomatica e schematica, la teoria relativa al tempo linguistico e alle sue diverse manifestazioni di cui ci serviremo nel
corso del lavoro. 2Si vedano, tra gli altri Katz (1972), Barense (1980), Comrie (1981a).
oppure essere espresso con maggiore o minore precisione da avverbiali di tempo, frasi subordinate o
coordinate:
5) A mezzogiorno Gianni uscì.
6) Quando entrai in casa, Gianni uscì.
7) Io entrai in casa e Gianni uscì.
c. un ancoraggio temporale o AT, che è una categoria più generale, in cui si può far rientrare anche il
MR nel senso sopra definito, come suggerisce lo stesso Bertinetto (1986:72). Essa comprende tutte le
strategie linguistiche che permettono di ricostruire la 'mappa temporale' degli eventi. In questa
categoria rientrano le marche morfologiche dei tempi verbali inerentemente anteriori ad altri tempi
verbali, che come abbiamo visto sono le uniche che richiedono un MR in senso stretto e inoltre:
i) avverbiali di tempo anaforici e cataforici:
8) Presi l'ombrello, poi uscii.
9) Ho studiato e contemporaneamente lavorato part-time.
10) Prima di prendere il treno comprai il giornale.
ii) l'ordine lineare di azioni espresse nello stesso tempo verbale
11) Entrai, salutai, mi tolsi il cappotto.
iii) le conoscenze pragmatiche, che ci suggeriscono quali rapporti temporali instaurare tra eventi, sulla
base delle conoscenze del mondo possedute dai parlanti:
12) Ho guardato la televisione, lavorato a maglia, fatto alcune telefonate.
Il MR si limiterebbe dunque ad indicare il particolare ancoraggio temporale postulato, necessariamente,
dalla morfologia dei tempi composti: sarebbe, in altri termini, un AT caratterizzato da una ben precisa
valenza aspettuale, quella di compiutezza.
Non entreremo nel merito della discussione, limitandoci a constatare, con lo stesso Bertinetto, l'identità
di fondo di AT e MR. Possiamo però convenire sull'utilità che in un'analisi particolarmente attenta
all'aspetto verbale si disponga, con la nozione di momento di riferimento, di una categoria specifica
per indicare l'ancoraggio temporale tipico della valenza aspettuale di compiutezza.
Accoglieremo pertanto la proposta di considerare l'ancoraggio temporale come una nozione sovraestesa
rispetto a quella di momento di riferimento, e seguendo Bertinetto (1986: 70) vi considereremo incluse
a pieno diritto due strategie di ricostruzione della mappa temporale del testo particolarmente importanti
nell'analisi del gerundio: l'ordine lineare e l'uso delle conoscenze pragmatiche.
Rispetto al momento dell'enunciazione, il momento dell'avvenimento può essere passato, presente o
futuro: questa dimensione del tempo linguistico è detta tempo deittico ed è espressa dalle forme dei
tempi verbali semplici dell'indicativo, con l'unica eccezione del passato prossimo quando è usato in
senso aoristico, che è invece una forma composta.
Il tempo deittico può essere generico, con LT sottinteso, come in 4), o venire precisato in vari modi,
come in 5)-7).
Come abbiamo visto, però, un evento passato, presente e futuro rispetto al momento dell'enunciazione
può collocarsi come anteriore, contemporaneo o posteriore rispetto ad un altro punto del tempo che
funge da ancoraggio temporale o da momento di riferimento, cioè da punto rispetto al quale si
stabiliscono rapporti temporali di anteriorità, contemporaneità o posteriorità tra due eventi.
Ogni predicato di una frase è dunque caratterizzato da due dimensioni temporali 'esterne': il tempo
deittico e il rapporto temporale (RT), localizzate l'uno da LT, l'altro da AT-MR. La differenza tra LT da
un lato e AT-MR dall'altro è che mentre le localizzazioni del tempo deittico sono assolute, nel senso
che collocano direttamente l'evento nel tempo esterno, l'ancoraggio temporale esprime localizzazioni
temporali anaforiche (relative cioè ad altri avvenimenti del testo e non al momento dell'enunciazione):
13) A mezzogiorno (MR: localizzazione anaforica) Gianni era già uscito, mi disse sua madre
alle cinque del pomeriggio (LT: localizzazione deittica).
2. Aspetto Un evento può però essere visto non solo nei suoi rapporti con altri eventi con cui è in relazioni
temporali deittiche o anaforiche, e cioè nelle sue dimensioni temporali esterne, ma anche rispetto alla
sua costituzione interna, o aspetto. Ogni evento può infatti considerarsi come composto di un inizio,
uno svolgimento e una fine. Operando variamente sulla struttura interna di un evento, il parlante può
presentarlo in modi diversi: può fare, ad esempio, coincidere l'inizio, lo svolgimento e la fine,
guardando l'evento nella sua globalità (aspetto perfettivo) o può, invece, lasciare l'evento 'aperto', senza
visualizzarne il termine 3 (aspetto imperfettivo). In
14) Mario scrisse un biglietto di auguri al suo padrino.
l'aspetto è perfettivo: l'azione è visualizzata con il suo termine. In
15) Mario scriveva un biglietto di auguri quando entrò Angela.
l'aspetto è imperfettivo: l'azione è visualizzata senza il suo termine, può essere stata interrotta e non
essere stata terminata.
La possibilità di visualizzare diversamente la struttura interna di un evento è indipendente dal tempo
deittico, in quanto è possibile visualizzare diversamente azioni passate, presenti o future: 14) e 15) sono
entrambe deitticamente passate, ma la stessa azione riceve dal parlante una diversa 'aspettualizzazione',
a seconda delle sue esigenze espressive.
Oltre a queste due possibilità di visualizzare l'evento, esistono numerose altre modalità aspettuali, che
possono essere ricondotte a quella perfettiva e imperfettiva o, viceversa, essere considerate autonome e
indipendenti. Il problema riceve soluzioni diverse a seconda dell'approccio generale adottato: se si
adotta un punto di vista 'formale' alla considerazione dell'aspetto e lo si considera presente solo nei
tempi verbali che presentano precise e riconoscibili marche formali in opposizione tra loro, si tende a
prendere in considerazione solo alcuni tempi verbali -tipicamente, in italiano, il passato prossimo e
remoto da un lato e l'imperfetto dall'altro- e la loro reazione a test di diversa natura (compatibilità con
determinati avverbiali di tempo, altri tempi verbali ecc.).
All'opposto, c'è chi considera l'aspetto una categoria eminentemente semantica o 'nozionale', che può
manifestarsi attraverso la morfologia, oppure trovare espressione attraverso il lessico o la sintassi 4.
Sembra più proficuo mantenere una posizione intermedia tra i due poli. Da un lato infatti non si può
non convenire con Bertinetto (1986:83) che" Il problema consiste nel formulare, sullo spunto delle
lingue in cui l'aspetto è attestato esplicitamente, delle definizioni operative valide per analizzare tutte le
possibili ( e latenti) valenze aspettuali. E' chiaro, infatti, che se ci si dovesse basare esclusivamente
sulle caratteristiche morfologiche della coniugazione, non ci sarebbe molto da annotare sull'aspetto in
italiano, a parte la fondamentale opposizione tra imperfetto e perfetto. Ma il problema ... è di natura
eminentemente semantica: la presenza di opposizioni morfologiche non è che la spia esterna
dell'esistenza di distinzioni più profonde, e tendenzialmente universali."
D'altra parte, però, è di ovvio interesse linguistico "individuare delle classi coerenti di verbi,
contraddistinte da un comportamento sintattico omogeneo nell'ambito della lingua considerata" , come
osserva Bertinetto (1986:86). Pur riconoscendo perciò che l'aspetto è fondamentalmente una categoria
cognitiva (Saronne 1970:273), presente anche in altri tempi verbali oltre che nell'imperfetto/passato
prossimo-remoto ed esprimibile anche attraverso varie strategie lessicali e sintattiche e pur
considerando utili punti di partenza le varie accezioni semantiche delle modalità imperfettiva e
perfettiva, utilizzeremo nella nostra ricerca solo casi in cui l'aspetto ha una precisa e riconoscibile
marca morfologica e considereremo le perifrasi aspettuali nozionalmente corrispondenti alle valenze
3 Preferiamo adottare questa definizione di Borgato (1976: 73) a quella di Alarcos Llorach (1970:60), 'processo senza il
termine', perchè accentua il carattere soggettivo insito nella scelta della modalità aspettuale con cui presentare un evento. 4 Per una messa a punto teorica delle differenze tra i due approcci cfr. Simone (1984:131) .
aspettuali considerate (la perifrasi stare+gerundio per l'imperfettivo progressivo, per esempio) come
delle parafrasi utili, ma non equivalenti alle forme verbali che morfologizzano l'aspetto. Gli esempi su
cui condurremo l' analisi conterranno dunque esclusivamente l'opposizione tra l'imperfetto e i due
perfetti, semplice e composto.
Le due principali modalità aspettuali (perfettivo e imperfettivo) si ripartiscono secondo Bertinetto
(1986:119) in diverse accezioni particolari, seppur sostanzialmente affini. Nella figura sottostante
riproduciamo il grafo ad albero che le rappresenta.
(albero delle modalità aspettuali)
Come si vede, l'aspetto imperfettivo si ripartisce in aspetto abituale ( con una sottoclasse costituita
dall'aspetto attitudinale), progressivo e continuo; quello perfettivo in compiuto e aoristico (che contiene
un'ulteriore specificazione, l'aspetto ingressivo).
Non entreremo nel merito delle procedure di discriminazione tra le varie modalità dell' aspetto
perfettivo e imperfettivo e accenneremo solo alle caratteristiche generali proprie di ciascuna valenza
aspettuale, riservandoci, nel corso del lavoro, di entrare più in dettaglio su singole questioni e rinviando
per approfondimenti e per la discussione relativa a Bertinetto (1986).
2.1. Aspetto imperfettivo
L'aspetto imperfettivo è caratterizzato fondamentalmente dalla indeterminatezza circa la prosecuzione
del processo, mentre quello perfettivo da una visione globale, che abbraccia anche il punto finale
dell'intervallo di tempo considerato. All'interno di queste caratteristiche generali le sottoclassi
imperfettive sono così caratterizzate:
a) imperfettivo progressivo. Implica l'esistenza di un punto di focalizzazione, tf, in cui il processo viene
osservato nel corso del suo svolgimento e richiede necessariamente un altro tempo verbale rispetto al
quale si definisce:
16) Antonio si recava a scuola, quando venne investito.
Una seconda caratteristica dell'aspetto progressivo è quella di riferirsi ad una situazione unica
(condizione di semelfattività):
17) In quel momento (*abitualmente) Antonio si recava a scuola quando venne investito.
b) imperfettivo abituale. Si riferisce a situazioni ricorrenti e manca sia della condizione di semelfattività
che dell'esistenza di un punto di focalizzazione:
18) Antonio prendeva (abitualmente, tutti i giorni) l'autobus 14 per andare a scuola.
A caratterizzare tale modalità aspettuale come imperfettiva resta quindi solo l'indeterminatezza, non
circa la conclusione del processo, ma circa il numero delle occorrenze dell'evento e circa la
prosecuzione dell'evento oltre un eventuale momento fissato dal contesto: l'evento appare dunque
sempre tendenzialmente indeterminato, tanto che se si precisa il numero delle iterazioni la
interpretazione abituale di un evento appare esclusa:
19) Antonio prese (*prendeva) tre volte l'autobus 14 per andare a scuola.
In realtà, però, la caratterizzazione imperfettiva dell'aspetto abituale è piuttosto debole, sul piano
semantico, ma anche sintattico: l'imperfettivo abituale non richiede per esempio necessariamente un
altro tempo verbale rispetto al quale si definisce, come l'imperfettivo progressivo.
La sua peculiarità autorizza perciò posizioni teoriche diverse, come quella di Borgato (1976:87) che,
riflettendo sulla possibilità di distinguere una iteratività determinata (quella di" La settimana scorsa
sono andato al cinema tre volte") da una iteratività indeterminata (" Durante le vacanze andavo spesso
al cinema"), associate l'una ai tempi perfettivi, l'altra all'imperfetto, conclude per l'esistenza di una
gerarchia aspettuale. Ci sarebbe, cioè, a un livello più alto una opposizione 'assoluta' tra aspetto
imperfettivo e perfettivo e successivamente una opposizione 'derivata' tra iteratività determinata e
indeterminata indotta da condizionamenti sintattici, secondo lo schema seguente:
opposizione morfologica perfettivo imperfettivo
condizionamenti sintattici perfettivo-iterativo
=
iterativo determinato
imperfettivo-iterativo
=
iterativo indeterminato
c) imperfettivo continuo. Rappresenta una valenza imperfettiva particolarmente frequente nelle
narrazioni, legata come l'imperfettivo progressivo alla condizione di semelfattività, e come
l'imperfettivo abituale a quella della ripetizione del processo. Essa può assumere una connotazione
semantica durativa, con verbi di questa classe azionale (vedi oltre, § 3):
20) Durante l'incontro, Maria guardava (continuamente) Antonio.
o iterativa, con verbi non durativi:
21) Durante il viaggio Luca accendeva e spegneva (continuamente) la radio.
Una particolare accezione dell'imperfettivo di cui avremo occasione di occuparci è quella imminenziale
(parafrasabile con stare per+inf.), derivante dall'incrocio della valenza aspettuale imperfettiva con
l'azione verbale telica (vedi § 3), presente ad esempio in:
22) Gianni cadeva (già), quando la mia mano lo sostenne.
2.2. Aspetto perfettivo
L'aspetto perfettivo è caratterizzato fondamentalmente dalla visione globale (o esterna) del processo e
dal fatto di riferirsi ad eventi precisamente determinati e occorsi una singola volta, salvo esplicite
indicazioni contestuali (cfr.. sopra, in 19), il caso della iteratività determinata).
Esso si ripartisce in due sottoclassi fondamentali, il perfettivo compiuto e quello aoristico; l'aspetto
aoristico contiene una ulteriore specificazione aspettuale, quella ingressiva.
a) Perfettivo compiuto. E' espresso con i tempi composti, implica (cfr. sopra, § 1. ) necessariamente un
MR, ed esprime la rilevanza psicologica e/ o fattuale 5di un evento precedente ad un momento di
riferimento :
23) Luca ha rotto il telecomando (occorre aggiustarlo).
24) Maria ha pianto tutto il pomeriggio (che possiamo fare per aiutarla?).
25) Gli italiani hanno scelto la democrazia ( e dobbiamo comportarci di conseguenza).
b) Perfettivo aoristico. Si definisce, per contrasto, come la modalità aspettuale che esprime eventi che
non vengono più considerati rilevanti, psicologicamente o nelle loro conseguenze fattuali, al momento
di riferimento dato, ma che vengono 'narrati' (Weinrich 1964:24) e distanziati dal soggetto parlante.
26) Luca ruppe il telecomando.
27) Maria pianse tutto il pomeriggio.
28) Gli italiani scelsero la democrazia.
c) Perfettivo ingressivo. E' considerata una manifestazione dell'aspetto aoristico, selezionata in
particolari contesti dall'uso delle classi azionali non telicizzabili ( vedi sotto, § 3) e cioè con verbi di
azione durativa, compresi gli stativi non permanenti:
29 (Finalmente) Gianna mangiò.
3. Aktionsart
Il concetto di aspetto va nettamente distinto da quello di Aktionsart, o carattere del processo verbale,
non tanto sul piano semantico, per le loro indubbie connessioni, quanto su quello della manifestazione
5 Si ricordi la definizione del present perfect di Jespersen (1933 243)... "è un presente retrospettivo, che collega una
frequenza riferita al passato con il tempo presente, sia in quanto continua nel momento presente (tempo inclusivo), sia in
quanto ha dei risultati o conseguenze che si estendono fino al momento presente" e quella di Weinrich (1964:108) del
passato prossimo italiano come "tempo retrospettivo del mondo commentato", cioè ancora psicologicamente rilevante.
linguistica. Se infatti l'aspetto è una categoria che -almeno in alcune lingue- ha una realizzazione
morfologica, ed è quindi liberamente scelta dal parlante, l'Aktionsart (d'ora in poi Aa), o azione verbale
è invece una categoria semantico-lessicale (Klein 1974:103), legata al significato del verbo: essa
riguarda infatti le caratteristiche temporali degli eventi che sono lessicalizzate nel verbo, e che sono tali
da individuare classi di verbi affini non solo per significato, ma anche per comportamenti sintattici.
Le possibilità di caratterizzare temporalmente gli eventi sono infatti, come per l'aspetto, molto diverse e
al limite sono idiosincratiche per ciascun evento preso per sé: sono pertinenti però ai fini della
classificazione di modalità diverse di Aa solo le caratteristiche temporali che, pur avendo comuni tratti
semantici, presentano anche comportamenti sintattici omogenei e verificabili tramite test.
Riportiamo qui la classificazione delle Aa dei verbi presentata in Bertinetto (1979:24) e riprodotta in
Bertinetto (1986:98 e 1991:32) senza sostanziali modifiche:
(grafo ad albero dell'Aktionsart)
Nell'Aa si oppongono fondamentalmente due modalità di considerare il processo verbale: quella
durativa, insita in verbi come camminare, parlare, mangiare che esprimono un evento (sarebbe però
meglio in questo caso parlare di azione-processo) che si estende nel tempo, e quella non-durativa o
puntuale, che accomuna verbi indicanti azioni dallo svolgimento rapido, istantaneo, in cui idealmente il
punto d'inizio coincide col punto finale: scoppiare, esplodere, cadere, superare .
La terza distinzione da tener presente ai fini dell'Aa è quella tra verbi telici e non-telici. Le azioni
possono infatti essere considerate come 'aperte', cioè non tendenti alla conclusione del processo, o
viceversa essere viste come tendenti ad un fine (télos). La classe dei verbi telici costituisce
un'intersezione tra quelle dei durativi e dei non-durativi: ne fanno parte infatti verbi non-durativi come
morire, annegare, scoppiare , (che vengono detti anche trasformativi non-reversibili), e arrivare,
partire, aprire, chiudere, accorgersi, (detti anche trasformativi reversibili), ma sono considerati telici
anche verbi durativi che acquistano, per effetto di condizionamenti contestuali di vario tipo, un'
accezione risultativa, e vengono perciò 'telicizzati': per esempio pulire, riordinare, cantare una
canzone, eseguire un compito .
All'interno della classe dei durativi si individua, con l'ausilio di test sintattici, la sottoclasse dei non
trasformativi, mentre all'interno di quella dei durativi ai risultativi si oppongono due sottoclassi, quella
degli stativi (permanenti e non permanenti) e quella dei non stativi o continuativi.
Anche per l'Aa, come per l'aspetto, non entreremo, né in questo capitolo, né nel corso del lavoro, nella
problematica relativa ai criteri di classificazione e alle loro procedure di discriminazione, con una sola
eccezione: poiché l'analisi condotta sul nesso gerundio-verbo finito ha spesso fatto rilevare
comportamenti peculiari dei verbi stativi, dedicheremo loro un capitolo a parte e discuteremo più in
dettaglio alcune delle loro caratteristiche semantiche e delle procedure proposte per discriminarli.
E' importante ribadire che se vogliamo tenere nettamente distinti aspetto e Aa dobbiamo farlo non a
livello semantico, ma a livello morfologico e lessicale: da un punto di vista 'nozionale' le due categorie
possono infatti essere considerate equivalenti 6.
L'altra discriminante tra le due nozioni è la libertà di scelta del parlante. L'aspetto è infatti -spesso- una
scelta espressiva, l'Aa è invece connessa al lessico verbale, e quindi tendenzialmente immutabile.
Tuttavia le interazioni di aspetto e Aa e determinati condizionamenti sintattici possono
'transcategorizzare' le classi di Aa, rendendo durativa un'azione puntuale e viceversa:
30) Il cavallo stramazzò a terra sfinito.
(azione non- durativa)
31) Mentre stramazzava a terra il cavallo nitrì di dolore.
(l'azione acquista una parziale duratività)
32) Mentre io studiavo Luisa cantava una canzone.
6 Ad esempio Lyons (1977:706) propone di sostituire il termine Aktionsart con 'aspectual character' e afferma: "Aspect
and character are interdependent in this way because they both rest ultimately upon the same ontological distinctions."
(azione durativa)
33) Luisa cantò una canzone e tutti applaudirono.
(l'azione durativa è 'telicizzata' dal tempo verbale e dalla complementazione)
Delle dimensioni temporali riassunte in questo paragrafo trascureremo il tempo deittico, cioè la
dimensione temporale relativa al rapporto tra il momento dell'evento e il momento dell'enunciazione
perché ci sembra ininfluente ai nostri fini. Utilizzeremo, è vero, frasi deitticamente passate,
all'imperfetto e al passato remoto, perché ci consentono di osservare meglio i fenomeni connessi con le
commutazioni aspettuali: ciò non vuol dire però che i fatti osservati non valgano anche per frasi
deitticamente collocate nel presente o nel futuro e per altri tempi perfettivi e imperfettivi.
Di grande importanza saranno invece per noi le strategie pragmatiche e sintattiche (ordine,
presenza/assenza della pausa) attraverso cui si fissano gli ancoraggi temporali necessari per la
ricostruzione dei rapporti di anteriorità/contemporaneità/ posteriorità tra gli eventi espressi al gerundio
e al verbo finito e tutta la concettualizzazione relativa all'aspetto, all'Aktionsart e alle loro interazioni e
restrizioni reciproche.
Capitolo II
Il gerundio italiano 1. Posizione nel sistema e realizzazioni funzionali
Considerato all'interno del sistema dei tempi verbali italiani, il gerundio semplice (d'ora in poi G), è una
forma semifinita7 , non marcata cioè rispetto al tempo, alla persona e al numero.Il gerundio è dunque
una forma 'a informazione limitata' (Weinrich 1978:323), che riceve le informazioni necessarie alla
chiarificazione della situazione linguistica dalla forma finita con cui è in relazione (d'ora in poi V).
All'interno delle forme semifinite italiane, il gerundio si oppone al participio passato e all'infinito, in
base al 'tempo interno' o aspetto: esso esprime infatti un'azione-processo imperfettiva, cioè senza
visualizzazione del termine (vedi sopra, cap. 1 § 2.1.), mentre il participio passato esprime l'azione con
termine e l'infinito è neutro rispetto alla visualizzazione del termine: la situazione è rappresentata in
figura attraverso i due schemi binaristi di Pottier (1962:258) e di Alarcos Llorach (1972:60): Schema di Pottier Schema di Llorach
------ ------ ------ + 0 -
cantare cantando cantato -ato -are -ando
A livello di sistema, la posizione del gerundio è quindi molto ben definita: il gerundio semplice
dovrebbe poter esprimere solo azioni contemporanee a quelle della forma finita con cui è in relazione,
perchè è privo della marca dell'anteriorità, e senza visualizzarne il termine. Tale rapporto temporale,
parafrasabile con "e contemporaneamente X-ava" o "all'interno del processo di X-are" 8 è infatti
ampiamente realizzato in italiano. Si vedano da un lato:
1) Passeggiavano conversando amabilmente.
2) Gli andò incontro sorridendo.
dall'altro:
3) Uscendo, incontrai Luigi.
4) Lavorando, il falegname cantava.
In realtà, però, i rapporti temporali che G può instaurare con il verbo finito sono molto più ricchi di
quelli prevedibili in base alla collocazione del gerundio nel sistema delle forme verbali semifinite
italiane e alla sua natura imperfettiva.Esso può infatti esprimere anteriorità:
5) Partendo dal centro della città, abbiamo impiegato esattamente sei ore per arrivare a
destinazione.
o posteriorità:
6) L'auto ha travolto un pedone, finendo contro un muro.
Il fatto è stato spesso ignorato dalle grammatiche, che tendono ad attribuire al gerundio semplice solo
rapporti di contemporaneità con il verbo finito. Battaglia Pernicone (1963: 379) registra per esempio
solo i valori contemporanei o circostanziali del gerundio semplice, Lepschy-Lepschy (1981:135) parla
della possibilità che un gerundio presente possa indicare un momento anteriore (e non contemporaneo)
solo rispetto a un futuro nella reggente e tace sul gerundio di posteriorità. L'ampiezza delle possibilità di
rapporto temporale tra gerundio e verbo finito è invece sottolineata da Moretti-Orvieto (1979: 180) con
esempi da Buzzati, Pavese, Ginzburg, Moravia , e da Serianni (1988:407).
Il gerundio di posteriorità è invece attestato in italiano fin dalle origini -si veda Skerlj (1926:245),
Brambilla-Ageno (1978:302), Corti (1953:341). C'è da pensare che questo silenzio sottintenda una
condanna puristica simile a quella decretata per lo spagnolo, la stessa di cui si fa beffe Los Mozos
7Preferiamo questa denominazione (Weinrich 1971:316) a quella di forme non personali (Tekavcic 1980:216, 1970:5) e a
quelle correnti di forme non finite e indefinite. 8Le due parafrasi non si equivalgono, perchè esprimono due diversi rapporti temporali:e X-ava esprime un' azione che scorre
contemporaneamente e per tutta la durata di un'altra, con cui concide; all'interno del processo di X-are suggerisce invece uno
"schema di incidenza"(cfr.cap. 4 §1).
(1974: 376), rinvenendo, nello stesso testo in cui se ne stigmatizza l'uso, due chiari esempi di gerundio
di posteriorità.
Il problema, però, non è normativo, ma linguistico e, almeno per noi, di linguistica sincronica: ci si
potrebbe infatti chiedere quando e come questi valori temporali hanno cominciato ad essere associati al
gerundio, e per influenza di quale lingua, precedente o in contatto. Noi intendiamo invece ricercare una
spiegazione della flessibilità temporale del gerundio che sia interna alla lingua in atto e alle strategie di
comunicazione e di comprensione dei parlanti. Il nostro obiettivo sarà dunque soprattutto quello di
cercare i fattori linguistici e/o pragmatici che possono spiegare la polifunzionalità temporale del
gerundio semplice nell'italiano contemporaneo e di analizzare nel contempo come le dimensioni
temporali interne ai verbi in gioco (aspetto e Aa) interagiscono tra loro, favorendo o ostacolando tale
disponibilità all'espressione di rapporti temporali diversi.
La risposta al primo quesito (come si spiega la polifunzionalità temporale del gerundio?) è abbastanza
chiara e si può agevolmente giustificare a livello di teoria generale: essendo il gerundio semplice una
forma non marcata rispetto al tempo, esso ha una disponibilità semantica maggiore, da questo punto di
vista, delle forme marcate9. Per precisare tale disponibilità e assegnarle un valore è necessario ricorrere
al verbo finito, come si ricorre al verbo finito per attribuire al gerundio la persona e il numero.
In altri termini, poichè si verifica che il verbo finito può nell'italiano contemporaneo assegnare al
gerundio rapporti temporali più ampi di quelli che la natura imperfettiva di tale forma permetterebbe (e
cioé quelli di contemporaneità), c'è da supporre che a forzare il gerundio ad esprimere anteriorità e
posteriorità siano fattori pragmatici, e cioè le conoscenze associate ai verbi in gioco e ai loro rapporti
cronologici relativi, che vincono la resistenza opposta dalla aspettualizzazione intrinsecamente
imperfettiva del gerundio semplice e lo piegano ad esprimere altre valenze aspettuali.
Del resto, anche restando all'interno della imperfettività 'sistematica' del gerundio, abbiamo già notato
che un'azione visualizzata senza il termine può esprimere due diversi rapporti temporali, che possono
essere parafrasati con e contemporaneamente X-ava o all'interno del processo di X-are ; a far optare i
parlanti per a favore dell'uno o dell'altro sono anche in quel caso le conoscenze pragmatiche.
Analizzeremo più in dettaglio il problema nel prossimo capitolo, domandandoci nel contempo se in
questa assegnazione del 'tempo relativo' al gerundio intervengano anche fattori di altro tipo, come
l'ordine lineare e la presenza/assenza della pausa.
I capitoli centrali di questo lavoro saranno invece dedicati all'analisi di come, per ciascun rapporto
temporale autorizzato dalle conoscenze pragmatiche, interagiscono le dimensioni temporali interne ai
verbi in gioco, e cioè l'aspetto del verbo finito e le valenze azionali di V e di G.
2. Conoscenze pragmatiche e rapporti temporali Nel cap. 1, riassumendo la teoria del tempo linguistico abbiamo ricordato che ove manchino avverbiali
di tempo o particolari tempi verbali che postulano nella loro morfologia un ancoraggio temporale
rispetto al quale si collocano come anteriori, contemporanei o posteriori (e cioè i tempi composti
dell'indicativo, il condizionale passato e l'imperfetto progressivo), i punti di riferimento necessari per
ricostruire la mappa temporale degli eventi ci vengono dati dall'ordine lineare di azioni coordinate e
dalle conoscenze pragmatiche dei parlanti. Infatti, in una sequenza di azioni come:
7) Guardai fuori dalla finestra, mi sedetti alla scrivania, accesi una sigaretta, scrissi poche righe,
aprii distrattamente i giornali del mattino.
il lettore suppone che l'ordine cronologico in cui le azioni sono state compiute, essendo del tutto casuale
e indipendente da conoscenze pragmatiche, sia quello suggerito dall'ordine lineare e che il personaggio
in crisi creativa di cui si parla abbia effettivamente prima guardato fuori dalla finestre, poi tentato di
lavorare, scritto poche righe e infine aperto i giornali.
Si prenda, invece il caso di:
8) Abbiamo scalato la montagna e abbiamo raggiunto la vetta.
9Cfr. Jakobson (1939:143, 1971:3,): il termine non marcato presenta una portata semantica maggiore, meno specifica e
precisa rispetto al termine marcato.
In 8) l'ordine cronologico tra le due azioni è non solo pragmaticamente noto, ma unidirezionale (e
infatti sarebbe ben strano dire "Abbiamo raggiunto la vetta e abbiamo scalato la montagna").
Se proviamo a 'gerundivizzare' prima l'uno poi l'altro dei due verbi coordinati in 8) abbiamo:
9) Scalando la montagna abbiamo raggiunto la vetta.
10) Abbiamo scalato la montagna raggiungendo la vetta.
Come si vede, 9) e 10) continuano ad essere interpretate come sinonime di 8) quanto ai rapporti
temporali instaurati tra V e G, nonostante la gerundivizzazione interessi ora l'uno ora l'altro dei verbi in
gioco10.
Se proviamo ora a invertire l'ordine tra il verbo finito e il gerundio in 9) e 10), abbiamo:
11) Abbiamo raggiunto la vetta scalando la montagna.
12) Raggiungendo la vetta abbiamo scalato la montagna.
Delle quattro trasformazioni operate sulla frase di partenza, 9), 10) e 11) sono sicuramente accettabili e
sinonimiche quanto a rapporti temporali (lo scalare la montagna è sempre interpretato come anteriore
rispetto al raggiungere la vetta); l'accettabilità di 12) è invece dubbia, rivelando da parte del gerundio di
posteriorità la tendenza a rifiutare la posizione preverbale11.
Non sempre, però, si può contare sulla conoscenza 'a priori' dell'ordine cronologico relativo di più
eventi da parte dell'ascoltatore: ci sono evidentemente casi in cui l'ordine cronologico tra due eventi non
è unidirezionale, ma può essere rovesciato, come in:
13) Abbiamo preso il treno e siamo arrivati a Roma.
che indica una successione temporale tra gli eventi ben diversa da:
14) Siamo arrivati a Roma e abbiamo preso il treno.
Se trasformiamo in gerundio prima l'uno, poi l'altro dei verbi in 13) abbiamo:
15) Prendendo il treno siamo arrivati a Roma.
16) Abbiamo preso il treno arrivando a Roma.
e se invertiamo l'ordine tra verbo finito e gerundio abbiamo:
17) Arrivando a Roma abbiamo preso il treno.
18) Siamo arrivati a Roma prendendo il treno.
A differenza di quanto accadeva per le frasi ottenute da 8), per quelle ottenute da 13) non si può più
parlare di sinonimia del quadro temporale degli eventi: in questo caso infatti la gerundivizzazione
diventa cruciale per l'interpretazione dei rapporti temporali. Abbiamo infatti da un lato:
10La prova della gerundivizzazione non implica la convinzione che tra il gerundio e il verbo finito vada sempre supposto un
predicato 'aggiunta', come propongono Parisi- Castelfranchi 1976, ma è semplicemente un test per analizzare i rapporti tra
libertà dell' ordine lineare verbo finito-gerundio e conoscenze pragmatiche. In un certo senso, però, la nostra attenzione ai
rapporti temporali che si possono instaurare tra V e G e la classificazione di tipi 'temporali' di gerundio, implicano che le
funzioni semantiche (causale, condizionale, concessiva ecc.), che sono evidentemente connesse ai rapporti temporali, siano
anch'esse assegnate dalle conoscenze pragmatiche: non c'è bisogno perciò di supporre dei 'predicati' diversi a seconda di ogni
funzione sematica del gerundio, ma ci si può limitare a constatare che le due azioni sono genericamente connesse in una
certa successione temporale. 11Si noti che 12) sarebbe forse accettabile come equivalente alle altre trasformazioni di 8) quanto a sinonimia del quadro
temporale degli eventi, se si integrasse accanto al gerundio un avverbiale come poi, successivamente e sim. Il che
probabilmente significa che, in qualunque posizione si trovi il gerundio, il lessico può fargli esprimere tutti i rapporti
temporali, e che la tendenza, statisticamente rilevata, ad associare un certo ordine ad un certo rapporto temporale - come
anche la maggiore 'disponibilità' di certe classi azionali ad esprimere un certo rapporto temporale piuttosto che un altro-
sono, appunto, tendenze e non principi assoluti: la pragmatica, come abbiamo visto, o il lessico, con le sue integrazioni,
possono in vario modo neutralizzarle.
15) Prendendo il treno siamo arrivati a Roma.
18) Siamo arrivati a Roma prendendo il treno.
che hanno lo stesso rapporto temporale e cioè: prima abbiamo preso il treno e poi siamo arrivati a
Roma. Dall'altro lato abbiamo invece:
16) Abbiamo preso il treno arrivando a Roma.
17) Arrivando a Roma abbiamo preso il treno.
che presentano un diverso rapporto temporale tra i due eventi, e cioé prima siamo arrivati a Roma e poi
abbiamo preso il treno.
Abbiamo dunque in questo caso due coppie di eventi che stanno tra loro in un rapporto temporale
completamente diverso, mentre in ciascuna delle due coppie il rapporto temporale tra V e G è lo stesso:
la differenza tra 15)-18) e 16)-17) non risiede infatti nel rapporto cronologico tra i due eventi, ma
nell'ordine dato-nuovo, cioè nella prospettiva informativa adottata.
Evidentemente, allora, per frasi come 13), in cui il rapporto temporale tra gli eventi non è
pragmaticamente noto come unidirezionale, la gerundivizzazione non è, come per 8), ininfluente ai fini
dell'interpretazione, ma diventa cruciale.
Possiamo quindi enunciare i seguenti due principi:
1) la trasformazione gerundiva di uno dei due verbi di una coppia di enunciati coordinati è ininfluente ai
fini dell'interpretazione dei RT solo quando l'ordine cronologico tra due eventi è pragmaticamente noto
per essere unidirezionale, mentre diventa pertinente quando l'ordine cronologico è reversibile;
2) sia quando l'ordine cronologico tra due eventi è unidirezionale, sia quando non lo è, la posizione
preverbale o postverbale del gerundio è - di norma- ininfluente ai fini dell'assegnazione dei rapporti
temporali, mentre cambia la prospettiva informativa adottata e possono variare le funzioni semantiche
attribuite al gerundio. Infatti in 9) "Scalando la montagna abbiamo raggiunto la vetta", il gerundio ha
funzione temporale, mentre in 11)"Abbiamo raggiunto la vetta scalando la montagna", ha funzione
strumentale. Tendenze statisticamente rilevate sembrano però associare la posizione preverbale
'normale' a gerundi che abbiano con il verbo finito un rapporto temporale di anteriorità, quella
postverbale, invece, a gerundi che abbiamo con V un rapporto temporale di coincidenza o di
posteriorità. 12
Il principio 2 va però integrato con la seguente restrizione:
2a) se in un enunciato con ordine VG che contiene verbi il cui ordine cronologico non sia
unidirezionale, compare una pausa di separazione13 tra V e G, allora i rapporti temporali tra il verbo e il
gerundio non sono, di norma, gli stessi di quelli della stessa frase con ordine GV.
Infatti, ad esempio, se in 16) e in 18) compare una pausa di separazione tra V e G, abbiamo gli
enunciati:
19) Abbiamo preso il treno# arrivando a Roma.
20) Siamo arrivati a Roma# prendendo il treno.
12Non sono dunque solo le conoscenze pragmatiche ad orientare il parlante nell'attribuzione dei rapporti temporali e delle
funzioni semantiche al gerundio: anche la posizione è un 'segnale', sintattico, che favorisce l'interpretazione. Cfr. le
osservazioni in proposito di Pusch (1980:30) sulla differenza di significato, suggerita dalla posizione, tra "Sbagliando
s'impara" e "Si impara sbagliando". 13 Ci limitiamo qui a registrare la percezione, condivisa da altri parlanti, dell'esistenza di una pausa (o di un confine tra
gruppi tonali diversi) tra V e G, considerandolo un segnale sintattico (Halliday 1976 e 1985, Lepschy 1978:111, Voghera
1992:92). Sulla ricchezza dell'analisi percettiva in confronto a quella strumentale e sull'interpretazione concorde degli
ascoltatori di stimoli acustici anche non registrati sperimentalmente cfr. Magno Caldognetto 1977:303. Sulla pertinenza
della pausa come criterio per la discriminazione di tipi sintattici diversi del gerundio si veda il cap. 7 e i relativi rinvii
bibliografici .
in cui l'interpretazione dei rapporti temporali cambia: l'arrivare a Roma è successivo, e non
contemporaneo o anteriore al prendere il treno in 19). All'opposto, in 20) il prendere il treno è
successivo e non contemporaneo o anteriore all'arrivare a Roma.
Come vedremo, la presenza della pausa non è un segnale univoco: può comparire, ad esempio, in un
nesso verbo finito-gerundio che normalmente non la richiede se i costituenti in gioco si appesantiscono
di complementi, o indicare un 'after thought'. Registreremo, comunque, la presenza/assenza della pausa
e le sue diverse funzioni, per ogni rapporto temporale considerato.
Non sono però solo le conoscenze pragmatiche, la posizione del gerundio e la presenza o assenza della
pausa a suggerirci di considerare anteriori, contemporanei o posteriori due eventi: orientano verso
l'istaurazione dei rapporti temporali anche le conoscenze legate al tipo di azione verbale (o Aa)
realizzata dai verbi in gioco: se per esempio in:
21) Siamo entrati in casa vedendo Antonio.
sostituiamo al verbo vedere, che in queso contesto si può considerare non durativo (="percepire la
presenza di")', il verbo guardare, sicuramente durativo, il rapporto temporale che si instaura tra i due
verbi non è più di anteriorità di G rispetto a V, ma di coincidenza temporale tra V e G, parafrasabile con
e contemporaneamente + V:
22) Siamo entrati in casa guardando Antonio.
Analogamente si può osservare che probabilmente anche l'altra dimensione temporale 'interna' del
verbo finito, l'aspetto, influenza l'interpretazione, orientando nei casi pragmaticamente ambigui verso il
rapporto temporale di inclusione del verbo finito nell'azione espressa dal gerundio quando il verbo
finito è di aspetto perfettivo, verso il rapporto di coincidenza quando V è imperfettivo. Per esempio in:
23) I due premier parlarono di questioni internazionali passeggiando nei viali del parco.
con V perfettivo il rapporto temporale suggerito è di inclusione di V in G, equivalente a "mentre
passeggiavano". In
24) I due premier parlavano di questioni internazionali passeggiando nei viali del parco.
in cui V è imperfettivo, si è invece portati a interpretare i segmenti temporali di V e G come
coincidenti, e l'enunciato può essere parafrasato con "e contemporaneamente passeggiavano".
Nei capitoli seguenti, sulla base dei rapporti temporali che si possono instaurare tra V e G, osserveremo
per ciascuno di essi fatti sintattici di natura 'superficiale', legati cioè alla posizione preverbale o
postverbale del gerundio e alla presenza-assenza della pausa, per soffermarci maggiormente sull' analisi
delle modalità aspettuali e di Aa compatibili con ciascun rapporto temporale e sull'individuazione di
eventuali restrizioni che possono essere individuate nei loro incroci.
Capitolo III
Gerundio di anteriorità 1.Introduzione
Considereremo gerundio di anteriorità un gerundio il cui spazio temporale, decondensato tramite
parafrasi, si possa interpretare, in base alle conoscenze pragmatiche, come anteriore e senza contatto
rispetto a quello del verbo finito con cui è in relazione. Lo rappresentiamo graficamente come una
frazione, la cui linea di divisione rappresenta la retta orientata del tempo: essa reca perciò a sinistra
l'evento che precede e a destra quello che segue, indipendentemente dall'ordine lineare in cui i due
eventi si susseguono nella catena parlata.
Con
V
------------
--------------------------------------------------------------------------------->
------------
G
indicheremo perciò lo schema temporale di enunciati come:
1) Studiando, Mario è stato promosso.
o, rovesciando l'ordine lineare:
2) Mario è stato promosso studiando.
2. Ordine lineare
Come abbiamo più volte osservato, i valori che un gerundio può assumere combinandosi con un verbo
finito dipendono soprattutto dalle conoscenze pragmatiche associate ai due verbi in gioco. Esse
chiariscono dunque non solo -come finora ci siamo limitati ad osservare- i rapporti temporali tra due
eventi o azioni o processi, ma anche le funzioni semantiche (causale, concessiva, condizionale,
temporale ecc.) che l'azione o l' evento espressi da un gerundio possono assumere in relazione con il
verbo finito. Non esistono in altri termini valori a priori che il gerundio può assumere in quanto tale: è
solo il rapporto semantico-pragmatico che si istaura tra esso e il verbo finito che autorizza il parlante ad
attribuirgli una funzione semantica (o più di una, contemporaneamente) piuttosto che un'altra.
Ciò concorda perfettamente con la natura del gerundio: forma non marcata temporalmente, priva di
congiunzioni che manifestino superficialmente, come nelle frasi esplicite, il rapporto semantico con il
verbo finito, il gerundio 'scarica' tutta la responsabilità della sua interpretazione sul parlante, che sceglie
il valore semantico più probabile tra quelli autorizzati dalla semantica, dalla pragmatica e dal contesto.
La nostra ipotesi è però che ci siano anche altri indizi su cui il parlante può basarsi per interpretare un
gerundio: la posizione e la presenza/assenza della pausa. Diventa a questo punto importante cercare di
individuare le regolarità associate alla posizione -preverbale o postverbale- del gerundio e alla
presenza/assenza della pausa, per ogni rapporto temporale considerato.
Nel cap.2. §2. abbiamo affermato che l'ordine lineare verbo finito-gerundio -sia quando i rapporti
cronologici tra i due eventi sono pragmaticamente noti per essere unidirezionali, sia quando non lo
sono- può essere, di norma, invertito senza alterare la comprensione.
Se però è possibile dire in generale che il gerundio può occupare indifferentemente la posizione
preverbale o postverbale, la nostra impressione di parlanti è che il gerundio tenda ad occupare una
posizione distinta a seconda del rapporto temporale che esso instaura con il verbo finito, e cioè che
esso si trovi di preferenza in posizione preverbale se il rapporto temporale che istaura con V è di
anteriorità e, che, viceversa, occupi di norma la posizione postverbale se il suo rapporto temporale
con V è di coincidenza (per la nozione, vedi cap.4 § ) o di posteriorità 14.
14Tale tendenza potrebbe appoggiarsi al principio del rispecchiamento dell'ordo naturalis degli eventi, riformulato da Peirce
1932:275 come il principio dell''aspetto iconico' dell'ordine delle parole:.."L'ordine degli elementi nella lingua è parallelo a
quello dell'esperienza fisica o all'ordine della conoscenza". Cfr. anche Jakobsob 1976:161 " La posizione iniziale di una
parola in un discorso non enfatico può riflettere...la precedenza nel tempo." ( aggiungere altri rinvii bibl.)
Per cercare di dimostrare l'esistenza di questa tendenza 'iconica' del gerundio abbiamo provato a fornire
dati quantitativi servendoci di un corpus di italiano contemporaneo, il cosiddetto corpus Barcellona15,
gentilmente messoci a disposizione dal Centro di Linguistica Computazionale di Pisa.
Per il rapporto di anteriorità, abbiamo analizzato un campione di 7 verbi, scelti sulla base delle
probabilità pragmatiche di esprimere il rapporto temporale di anteriorità e per la loro Aa: abbiamo
infatti preferito scegliere verbi telici, che come abbiamo visto si offrono più facilmente all'espressione
dell'anteriorità. Quattro dei verbi del campione sono quindi non durativi-trasformativi:arrivare,
entrare, partire, trovare; quanto agli altri tre, dei due che possono essere sia durativi che non durativi
(vedere e sentire) abbiamo computato solo gli esempi in cui essi hanno significato non durativo
(=percepire), mentre l'ultimo verbo del campione, passare, è nettamente durativo, ma per ragioni
pragmatiche assume spesso il tratto temporale +anteriorità (cfr." Egli finalmente arrivò, passando dal
cancello grande di legno e dalla scaletta esterna", Gadda, La cognizione del dolore).
Non abbiamo computato gli esempi tratti da testi poetici, quelli indecidibili perchè privi del contesto
necessario e quelli in cui il gerundio si trova prima, in mezzo o dopo un discorso diretto, che condiziona
la sua posizione indipendentemente, ci sembra, dal rapporto temporale instaurato tra G e V 16.
La tabella n. 1 registra i dati così raccolti, distinguendo in due colonne le occorrenze in cui il grundio di
anteriorità occupa la posizione preverbale (ordine GV), da quelle in cui si trova dopo il verbo finito
(ordine VG).
Tabella n. 1
Gerundio di anteriorità
GV VG
arrivando 5 1
entrando 4 0
partendo 6 3
passando 7 4
sentendo 7 0
trovando 5 0
vedendo 41 11
totale 75
79,8%
19
20,2%
La sproporzione tra la frequenza dell'ordine 'iconico' e quello non iconico conferma, ci sembra, la
nostra ipotesi che, fatte salve variabili di ordine funzionale e testuale, l'ordine 'non marcato' gerundio di
anteriorità-verbo finito sia quello GV.
3. Pausa
Ci sembra di poter subito affermare che il gerundio di anteriorità preverbale presenta sempre una pausa
più o meno marcata, mentre in quello postverbale la pausa può esserci o può, invece, mancare:
3) Salendo le scale della Metropolitana # ti troverai in piazza di Spagna.
4) Ti troverai in piazza di Spagna salendo le scale della Metropolitana.
5) Partendo alle otto # arriverai in tempo.
6) Arriverai in tempo partendo alle otto.
15Il corpus Barcellona, così denominato perchè destinato, a fini didattici, al Centro Culturale Italiano di quella città, è
un corpus informale, costituito per circa la metà da testi già utilizzati in BORTOLINI TAGLIAVINI ZAMPOLLI 1971
(che saranno contrassegnati con la sigla LIF), integrato con altri testi di diversa natura (letterari, ma anche parlati,
giornalistici, scolastici). Un elenco completo dei testi si trova in appendice. 16 Si osserva infatti che, a prescindere dai rapporti temporali, un gerundio che accompagna un verbum dicendi lo precede se
questo precede il discorso diretto ("E vedendomi stupito, Augusta mi diceva: -Ma perchè ti sorprendi? ", Antonioni, Il grido;
"Piangendo, proprio come un bambino punito, gli gridai nell'orecchio: -Non è colpa mia!", I. Svevo, La coscienza di Zeno),
lo segue se il verbum dicendi è interposto o segue il discorso diretto: (" -Ah, sei qua, mi salutò Alberto, vedendomi entrare",
Bassani, Il giardino dei Finzi Contini; "- Sì! nonno! Sì!- prometteva 'Ntoni piangendo", G. Verga, I Malavoglia ).
7) Spedendo l'acclusa cartolina # parteciperete al concorso.
8) Parteciperete al concorso spedendo l'acclusa cartolina.
4. Aspetto
Esamineremo adesso i fatti di natura semantico-pragmatica che riguardano le dimensioni temporali
interne del gerundio e del verbo finito, l'aspetto e l'Aktionsart. Considereremo nell'ordine prima le
possibilità di incrocio delle modalità aspettuali di V e di G, e successivamente gli incroci possibili delle
classi di Aa dei due verbi in gioco.
Per quanto riguarda le modalità aspettuali del gerundio di anteriorità, ci aspettiamo che esso assuma
sempre l'aspetto perfettivo, indipendentemente da quello del verbo finito, dato che un'azione anteriore e
senza contatto con un'altra è sempre visualizzata con il termine e manca quindi per definizione della
possibilità di lasciare indeterminata la prosecuzione del processo, caratteristica fondamentale e
irrinunciabile dell'aspetto imperfettivo (Bertinetto 1986:125, 162,167).
Per controllare se ciò accade realmente abbiamo provato a combinare un gerundio di anteriorità con un
verbo finito che realizza tutte le possibilità aspettuali perfettive e imperfettive (si veda il cap.1 § 2), e
cioé:
a) imperfettivo progressivo (impf.pr.)
b) imperfettivo continuo (impf.cn.)
c) imperfettivo abituale (impf.ab.)
d) perfettivo aoristico (pf.aor.)
e) perfettivo compiuto (pf.cmp.)
f) perfettivo ingressivo (pf.ingr.)
I risultati del test sono nella tabella n 1: nella colonna a destra abbiamo registrato la decondensazione
del gerundio tramite parafrasi, per evidenziare se l'aspetto del gerundio resta o meno coerentemente
perfettivo.
Tab. n.2
Aspetto
Parafrasi
impf.pr. 9) Arrivando a Roma, mi recavo
verso piazza del Popolo, quando
fui investito.
dopo che ero X-ato
impf.cn. 10) Arrivando a Roma, guardavo
estatico le vetrine, stupito di
tanta abbondanza.
dopo che ero X-ato
impf. ab. 11) Arrivando a Roma, mi
recavo da mio zio.
tutte le volte che X-avo
pf. aor. 12) Arrivando a Roma, mi recai
a piazza del Popolo.
dopo che ero X-ato
pf.comp. 13) Arrivando a Roma, mi sono
recato a piazza del Popolo.
dopo che ero X-ato
pf. ingr. 14) Arrivando a Roma, vidi
(finalmente) piazza san Pietro.
dopo che ero X-ato
Esaminando la tabella sembrerebbe di poter affermare che il gerundio di anteriorità. presenta un
costante comportamento aspettuale perfettivo, se non ci fosse un dato che contrasta con una delle
caratteristiche della perfettività (Bertinetto1986:191), quella di riferirsi. ".. normalmente ad un singolo
occorrimento; per indicarne un numero maggiore bisogna sempre servirsi di esplicite precisazioni
contestuali". L'enunciato 11) e altri che presentano lo stesso incrocio aspettuale, come:
15) Pensandoci un po', Marco rispondeva allo stesso modo: "Non sono cose per me, andate
voi".
16) Mangiando quel cibo mi sentivo male e dovevo mettermi a dieta per parecchi giorni.
mostrano invece che un gerundio di anteriorità può esprimere da solo, e cioè senza indicazioni
numeriche determinate, l'iteratività di un processo purchè l'aspetto di V sia abituale.
Mancherebbe dunque in questo caso il dato della semelfattività associato alla perfettività. Si deve
probabilmente pensare a un caso unico -per il gerundio di anteriorità- di condizionamento aspettuale
del verbo finito sul gerundio 17, limitato all'aspetto abituale che, come vedremo, presenta spesso un
comportamento idiosincratico rispetto alle altre modalità imperfettive. I verbi finiti all'imperfettivo
progressivo e continuo degli enunciati 9) e 10) non esercitano invece alcuna influenza sul gerundio, che
assume una modalità coerentemente perfettiva.
La forza di attrazione dell'aspetto iterativo-abituale si dimostrerebbe così maggiore di quella delle altre
modalità aspettuali. Con un' interessante eccezione: con un gerundio di verbo stativo non permanente
(con gli stativi permanenti l'iteratività è esclusa per definizione), l'unica accezione possibile è quella
semelfattiva. Ma su ciò torneremo oltre, nel cap.6 §.1.
5. Aktionsart
La considerazione delle restrizioni di Aa nella realizzazione funzionale del gerundio di anteriorità è
particolarmente interessante ai nostri fini, che sono di osservare come e con quali conseguenze
sull'intepretazione interagiscono tra loro le dimensioni temporali 'interne' (aspetto e Aa) dei nessi verbo
finito-gerundio. Prenderemo in esame a questo fine le principali classi di Aa elencate in Bertinetto
(1986:98) e riportate qui sopra, al cap.1 § 3, e cioé quelle dei verbi non durativi, durativi e telici, e le
loro principali sottoclassi.
5.1 Verbi non durativi
In generale, anticipando le conclusioni a cui perverremo, si può dire che esistono sicure tendenze di
comportamento che permettono di affermare che alcune classi di Aa si offrono più naturalmente di altre
all'espressione del rapporto temporale di anteriorità, anche se si deve riconoscere che- sia pure con
maggiore o minore naturalezza18- tutti i verbi possono esprimere al gerundio un rapporto di anteriorità
rispetto al verbo finito, dato che, come abbiamo notato nel cap. 2 § 2, l'instaurazione di un rapporto
temporale si deve soprattutto alle conoscenze pragmatiche. Ciò detto, resta vero tuttavia che gerundi di
verbi telici sembrano realizzare più facilmente un rapporto di anteriorità. Si vedano per i telici
trasformativi:
17) Partendo da Roma, il giro d'Italia ha attraversato l'intera penisola.
18) Aprendo la porta, Gianni è andato in cucina.
19) Accorgendosi dell'arrivo di suo padre, Gianni ha nascosto la sigaretta.
I verbi non durativi non trasformativi sembrano invece più restii a lasciarsi attribuire un'interpretazione
di anteriorità:
20) Sospirando, Luisa gli dette la mano.
21) Starnutendo, Francesco disse che si era preso un raffreddore.
22) Sparando, il bandito uscì dalla banca.
Per 20)-22) l'interpretazione di un rapporto temporale di contemporaneità tra il verbo finito e il
gerundio sembra più ovvia di quella di anteriorità: ciò non toglie però che in contesti opportuni anche
con gerundi di questo tipo di verbi è possibile pensare a un rapporto temporale di anteriorità:
23) Saltando (=se avrai saltato), sarai ritenuto un bambino irrequieto.
17Parliamo di condizionamento aspettuale di V su G e di aspetto del gerundio in senso traslato o -se si preferisce- nozionale.
L'attribuzione dell'aspetto al gerundio, come anche di un 'tempo' sulla base del quale si stabilisce un rapporto con l'azione del
verbo finito, sono degli espedienti euristici, ricavati dalla parafrasi, che abbiamo adottato per individuare restrizioni e
regolarità. Per un uso analogo del termine cfr. Ferreri (1988). 18Per naturalezza, intendiamo soprattutto la possibilità di realizzare un rapporto temporale di anteriorità senza l'aiuto di un
contesto lessicale che orienti in tal senso l'interpretazione. Come vedremo più avanti, infatti, verbi come i durativi, che da
soli difficilmente esprimono un rapporto temporale di anteriorità, possono farlo se sono accompagnati da complementi o da
particolari avverbi.
24) Lamentandosi (=per il fatto di essersi lamentata), Maria ha fatto indispettire Antonio .
25) Sparando (=poiché ha sparato), la recluta ha convinto il sergente di avere le qualità
necessarie per entrare nei corpi speciali.
Non è un caso peraltro che con verbi non durativi non trasformativi, come in 21)-23), il verbo al
gerundio acquisti valore aspettuale iterativo e cioè un significato di compiutezza almeno parziale,
relativa almeno ad alcuni occorrimenti dell'azione al gerundio.
C'è inoltre da osservare che l'interpretazione di anteriorità di un gerundio di verbo non durativo non
trasformativo sembra facilitata se il verbo in V è telico, e infatti in 24) e 25) i verbi finiti sono telici:
ma questa non sembra una condizione necessaria, si veda infatti la 23). La questione merita comunque di essere approfondita, perché tocca un tema per noi cruciale, quello dell'interazione
tra azione verbale e rapporti temporali, complicato per di più dall'insorgere di considerazioni semantiche Non ci
sfugge infatti che i gerundi di 23)-25) possono ricevere un'interpretazione strumentale e questo potrebbe autorizzare
a considerarli dei gerundi 'privi di tempo' e a sottrarli quindi alla nostra analisi, incentrata sui rapporti temporali che
si possono instaurare tra G e V. Questa tentazione va però vinta, riflettendo sul fatto che tutti i gerundi strumentali,
la cui posizione 'normale' è postverbale, possono essere spostati prima del verbo finito, acquistando in questa
posizione un più evidente valore temporale e condividendo le possibilità di interpretazione e le restrizioni che
andiamo osservando, come avviene appunto nel caso di 23)-25)19. Si può andare anche oltre, però, osservando che
anche in posizione postverbale un gerundio strumentale dimostra di poter avere un proprio 'tempo' e può ricevere
un'interpretazione anteriore come in:
26) Paolo ha superato il biennio dando (=per aver dato, dopo aver dato) tutti gli esami tra giugno e settembre.
27) Biancaneve cadde in un sonno profondo mangiando (=dopo aver mangiato) una mela .
28) La sera io mi addormento bevendo (=dopo aver bevuto) una camomilla.
Sono probabilmente casi come questi all'origine dell'osservazione di Hoepelman (1978:148), che ha notato che i
verbi continuativi, a differenza dei telici, hanno difficoltà ad accompagnarsi a gerundi strumentali. Ma essa non si
può estendere a tutti i gerundi strumentali, che possono tranquillamente accompagnare anche verbi durativi, perfino
stativi non permanenti. Si vedano per esempio:
29) L'automobile si muove bruciando combustibile.
30) L'astronauta stava seduto tenendosi legato alla sedia.
31) Nella nostra famiglia festeggiamo le ricorrenze andando a mangiare al ristorante.
32) Il mulo aiutava il mugnaio muovendo la macina.
E' comunque sicuramente vero che è più facile trovare gerundi con valore strumentale dopo dei verbi finiti telici che
non-telici, ma è anche vero che in questo caso il gerundio acquista o può acquistare un'interpretazione temporale di
anteriorità. Sia pure limitato a questi casi, però, questo legame privilegiato tra telicità del verbo finito e gerundi con
funzione strumentale fa pensare ad una specie di 'armonizzazione' di tratti di compiutezza fra i due verbi in gioco, e
cioè ad una forma di attrazione dell'Aa telica di un verbo sul tempo di un altro verbo con cui entra in combinazione.
Tale influsso appare analogo, seppure inverso, a quello notato sopra, a proposito di 17)-19), dove osservavamo che
risulta più naturale attribuire il tratto +anteriorità a gerundi di verbi telici .
5.2. Avverbiali di accomplishment
Veniamo ora all'influsso del contesto. La possibilità che il contesto ha di transcategorizzare la valenza
azionale originaria di un verbo è stata ampiamente analizzata da Bertinetto (1986:99, 281). Ai nostri
fini è particolarmente utile rifarci anche alle osservazioni di Klein (1974:109), relative alla funzione di
certi avverbi, che annullano, neutralizzano o intensificano le valenze azionali dei verbi.
Sulla loro scorta pensiamo sia utile introdurre nell'analisi del gerundio la nozione di avverbiali di
accomplishment, o di compiutezza, riferendola ad avverbi di varia natura che sembrano avere la
proprietà di facilitare l'attribuzione del rapporto temporale di anteriorità a gerundi di verbi di classi
azionali che altrimenti non l'autorizzano facilmente, e cioè, tipicamente, i verbi non telici (vedi
sopra,§ 3.1.). Per estensione, parleremo perciò di effetto di telicizzazione del contesto per riferirci
alla possibilità di favorire l'interpretazione anteriore di un gerundio.
19spostare qui la nota 6 del cap. 2? Cfr. le osservazioni in proposito di Pusch (1980:30) sulla differenza di significato,
suggerita dalla posizione, tra "Sbagliando s'impara" e "Si impara sbagliando" (citarle in modo esteso?) .
Possono essere considerati avverbiali di accomplishment::
a) avverbi come bene, male, poco, troppo, abbastanza, perfettamente, imperfettamente che potremmo
considerare unificati dal fatto di implicare una valutazione dell'azione, in termini di qualità, quantità,
successo, insuccesso;
b) avverbi di durata e di ripetizione del tipo per X tempo, per X volte, ripetutamente ;
c) l'avverbio prima, senza complementazione;
d) avverbi del tipo in X tempo, nella duplice accezione (Bertinetto 1986:273, 298) di "il processo si è
svolto in X tempo" e " la fase cruciale del processo è stata raggiunta in X tempo".
Si danno qui di seguito alcuni esempi di avverbiali di accomplishment con verbi non durativi non telici
(ovvero puntuali o non trasformativi) per evidenziare come la loro presenza faciliti l'attribuzione del
tratto di anteriorità al gerundio:
33) Starnutendo (=per aver starnutito) per tre volte, Mario non poteva negare di essersi
raffreddato.
34) Sparando (=dopo aver sparato) per un solo quarto d'ora, Gianni è diventato un ottimo
tiratore.
35) Saltando (=per aver saltato) perfettamente, Luigi è stato scelto per i campionati
studenteschi.
36) Sparando (=se avessi sparato) prima avresti colpito il bersaglio.
5.3. Verbi durativi non stativi
Anche per la classe azionale dei durativi l'applicazione all'analisi del gerundio della classificazione
delle valenze azionali dei verbi proposta da Bertinetto (1979 e 1986) appare a prima vista confermarne
la validità, e infatti ipotizzando con Bertinetto l'esistenza della classe dei telico-risultativi si verifica,
come ci aspettavamo, che interpretare come anteriori gerundi di qesto tipo di verbi risulta abbastanza
facile20 :
37) Cantando (=per aver cantato) una canzone, Carla ha vinto il premio del festival delle
voci nuove.
38) Riordinando (=per aver riordinato) la casa, hai fatto una bella figura con i tuoi ospiti.
39) Pranzando (=per aver pranzato) con il tuo principale, hai aumentato il tuo prestigio
nell'azienda.
Ci siamo chiesti a questo punto quale sarebbe stato il comportamento dei durativi 'puri' (e cioè quelli
non risultativi nè stativi), partendo dall'ipotesi che sarebbero stati i più restii ad essere interpretati come
anteriori, se usati al gerundio. Abbiamo quindi provato a favorire la loro telicizzazione con avverbiali di
accomplishment e ad estendere loro un altro criterio di telicizzazione proposto da Bertinetto (1986:99),
la complementazione, per vedere come agiscono questi diversi fattori nel favorire l'interpretazione
anteriore del gerundio.
I risultati del test di telicizzazione tramite complementazione e tramite i vari tipi di avverbiali di
accomplishment sono riportati nella tabella n 2, che registra in colonne differenti l'effetto sul gerundio
degli avverbiali di tempo durativi, di quelli del tipo 'in X tempo' nelle loro due accezioni, di prima ,
degli avverbiali 'valutativi' e della complementazione.
(tabella n. 3)
Come si vede, quasi tutti i gerundi di verbi durativi che abbiamo testato, mentre da soli hanno difficoltà
ad esprimere rapporti di anteriorità (salvo che nella funzione strumentale, su cui vedi le osservazioni
20 Va solo notato però che i parlanti intervistati avrebbero più spesso preferito la forma composta, con la manifestazione
superficiale, cioè, del rapporto temporale di anteriorità, nelle frasi con gerundi di verbi telico-risultativi che in quelle con
gerundi di verbi telico trasformativi
fatte sopra nel §3.1.) lo fanno facilmente, nei contesti pragmaticamente adatti, se accompagnati da un
complemento diretto o indiretto o da avverbiali di accomplishment.
L'effetto più telicizzante sembra quello esercitato dalla complementazione e infatti su 17 verbi testati,
ben 16 mostrano di poter esprimere, al gerundio semplice, un rapporto temporale di anteriorità purché
siano seguiti da complementi. Si vedano, a titolo di esempio:
40) Commerciando in granaglie (=per aver commerciato), Luigi si è arricchito enormemente.
41) Continuando (=per aver continuato) a ridere, sei stato considerato uno sciocco.
42) Godendo (=per aver goduto) nel vedere umiliato il tuo migliore amico, hai rivelato un
animo ben meschino.
43) Perdurando (=per aver perdurato) nella tua decisione, hai ottenuto quello che desideravi.
Quanto all'effetto di telicizzazione degli avverbiali di accomplishment, esso si verifica in 13 casi su 17.
Per esempio:
44) Guidando (=dopo aver guidato) tutta la mattina, arrivai a casa per l'ora di pranzo.
45) Piangendo (=per aver pianto) in pochi secondi, l'attrice ha dato un'ottima prova delle sue
capacità.
46) Leggendo (=se avrai letto) bene potrai capire le vere intenzioni dell'autore.
47) Lavorando (=per aver lavorato) poco hai perso la stima dei tuoi superiori.
48) Ho preso la mia decisione considerando (=dopo aver considerato) attentamente.
I risultati del test sembrano comunque autorizzare qualche perplessità sulla esistenza di una classe a sè
stante di verbi durativi risultativi21. Essi rientrerebbero infatti nei durativi telicizzati tramite
complementazione (con poche eccezioni, come riordinare e pulire che sottintendono, però, sempre un
oggetto come casa, stanza e simili). Del resto la dimostrazione dell'esistenza di tale classe è piuttosto
debole, come si può notare analizzando la tabella riepilogativa della reazione ai test con avverbiali di
tempo in Bertinetto (1986:298).
Le analogie di comportamento di questa classe con quella dei telici non durativi sfumano infatti fin
quasi a scomparire. Non bisogna infatti dimenticare che uno dei test più importanti di discriminazione
tra verbi telici e non telici- quello della compatibilità con avverbiali del tipo per X tempo- dà risultato
negativo per i telici non durativi (*è partito per mezz'ora), e positivo per i risultativi, mentre il test di
compatibilità con avverbiali del tipo in X tempo , nelle due accezioni 'il processo si è svolto in X tempo
'e ' la fase culminante del processo è stata raggiunta in X tempo' dà risultati diametralmente opposti per
gli uni e per gli altri. Resta inoltre la fondamentale differenza di reazione al più classico test di
discriminazione tra durativi e non durativi, elaborato da Garey (1957:92) e Klein (1969 e 1974), e cioè
quello della risposta alla domanda: "Se qualcuno X-ava ed è stato interrotto, si può affermare che ha X-
ato o no?", che dà risposta decisamente negativa per i telici 'puri' e positiva per i risultativi:
49) Riordinavo la casa quando sono stata interrotta: ho riordinato? Sì, anche se parzialmente.
21Tale perplessità è condivisa da Dowty (1979:61), che afferma che ogni continuativo può diventare risultativo, purché
inserito in un contesto appropriato (controllare).
Capitolo IV
Gerundio di contemporaneità 1. Introduzione
Due eventi o azioni-processo, uno dei quali espresso al gerundio, possono essere interpretati come
contemporanei, in base alle conoscenze pragmatiche, secondo due modalità di rapporto temporale:
quella di inclusione e quella di coincidenza.
a) Rapporto di inclusione di V in G.In questo rapporto temporale l'azione espressa dal verbo finito
(V) viene interpretata come inclusa in quella di G, che inizia prima e finisce dopo quella di V, e si
colloca così all'interno dello spazio temporale disegnato dal gerundio.
Lo spazio temporale di V può incidere soltanto in un punto quello di G, come in
1) Passeggiando Antonio incontrò Gianni.
che può essere rappresentato con
G
-----------------------
----------------------------------------------->
V
.
oppure può scorrere parallelamente a quello di G per un tratto più o meno lungo, come in
2) Camminando, Gianni parlava animatamente con Michele.
Questo rapporto temporale può essere rappresentato così:
G
------------------------>
----------------------------------------------->
V
-------
La lunghezza dello spazio temporale occupato da V può variare da un punto a un segmento più o
meno lungo, ma non coincide completamente con quello che rappresenta l'azione del gerundio:
questo può quindi essere parafrasato con "all'interno del processo di G"22.
b) Rapporto di coincidenza tra V e G.Si può rappresentare graficamente con
V
-----------------
----------------------------------------------->
G
-----------------
In questo tipo di rapporto temporale l'azione di V e quella di G sono interpretate come aventi
uguale durata: il verbo finito e il gerundio occupano due spazi temporali contemporanei e
coestensivi, di uguale lunghezza, che può variare da un punto a un segmento:
3) Gianni entrò togliendosi il cappotto (=Gianni entrò e nello stesso tempo si tolse il cappotto).
4) Gianni parlava sorridendo (=Gianni parlava e contemporaneamente sorrideva).
Si noti la differenza 'nozionale' tra il gerundio di inclusione, che equivale a un avverbiale di quadro
temporale (Bertinetto 1986:34), designa cioè "...un intervallo di tempo ampio, all'interno del quale (
e non in coincidenza col quale) un evento si verifica" e quello di coincidenza, che sembra invece
22Nel 'decondensare' il rapporto temporale di inclusione abbiamo preferito servirci delle parafrasi "all'interno del
processo di G" per evitare l'ambiguità insita nella congiunzione temporale mentre. Mentre può infatti introdurre sia un
rapporto di inclusione, come in "Mentre passeggiava Antonio incontrò Marco", sia uno di coincidenza, come in:
"Mentre passeggiava Antonio pensava a Maria".
contenere un avverbiale di tempo 'anaforico'(Bertinetto 1986:30), come contemporaneamente, nello
stesso tempo, assieme, perchè definisce la sua durata attraverso il rinvio alla durata di un altro
evento23.
2. Ordine lineare
Anche nel caso del gerundio di contemporaneità, come per quello di anteriorità, a orientare il
parlante nell'attribuzione dei rapporti temporali sono soprattutto le conoscenze pragmatiche o
fattuali, che suggeriscono che due azioni sono normalmente incluse una nell'altra oppure che si
svolgono parallelamente, nello stesso intervallo di tempo.
E' evidente infatti che di fronte a un enunciato come
5) Scendendo dal taxi, Gianni vide suo fratello venirgli incontro.
le conoscenze pragmatiche fanno optare per un rapporto temporale di inclusione, mentre in
6) Mario gli andò incontro sorridendo.
le stesse conoscenze pragmatiche porteranno a pensare a due azioni che si svolgono
parallelamente24.
La questione potrebbe dunque essere risolta affidando tutto il compito dell'interpretazione alle
conoscenze pragmatiche, ma esistono consistenti indizi che portano a pensare che i due tipi
'nozionali' di gerundio fin qui presentati siano abbastanza profondamente diversi anche dal punto di
vista del comportamento 'superficiale'. Inoltre l'ipotesi della loro sostanziale differenza riesce a
giustificare una serie di restrizioni nella combinazione delle modalità aspettuali e di Aa del
gerundio e del verbo finito valide solo per l'uno o l'altro dei due tipi, che altrimenti non
riceverebbero spiegazione.
Per tentare di cogliere le differenze tra i due tipi partiremo da due casi netti di inclusione e di
coincidenza, in cui cioè non ci sia dubbio che, per motivi pragmatici, l'azione di V sia da
considerarsi inclusa, cioè interna e di durata inferiore a quella del gerundio, oppure della stessa
durata, e quindi coincidente con quella di G: considereremo perciò caso 'netto' di rapporto di
inclusione gli enunciati:
7) Passeggiando, Antonio incontrò Mario.
e
7a) Antonio incontrò Mario passeggiando.
che rappresenta lo stesso rapporto temporale di 7), con ordine lineare rovesciato, mentre
utilizzeremo come caso netto di rapporto temporale di coincidenza:
8) Antonio guidava fischiettando.
23La percezione che il rapporto temporale di contemporaneità si articola diversamente a seconda della durata relativa
delle azioni di V e G non è nuova ed è spesso stata indicata distinguendo tra simultaneità e 'temporalità'. Skerlj
(1926:122) sottolinea per esempio la differenza tra un gerundio che " esprime un'azione accessoria simultanea all'azione
principale" e un gerundio che" indica il momento in cui l'azione principale si effettua"; Brambilla Ageno (1978:294)
distingue nella lingua di Dante. "un gerundio congiunto con valore temporale, che esprime un'azione che fa da sfondo a
quella espressa da una sovraordinata al passato remoto, dalla relazione di simultaneità tra due azioni di uguale durata se
la sovraordinata è all'imperfetto indicativo". Noi osserviamo soltanto che la simultaneità tra le due azioni non è
esclusiva di enunciati in cui il verbo finito sia all'imperfetto indicativo, ma si estende anche a enunciati come 3) Gianni
entrò togliendosi il cappotto, con V perfettivo e G non durativo. Sui differenti rapporti temporali instaurati tra verbo
finito e gerundio si veda anche Borgato (1976:127). 24Notiamo che alcuni gerundi 'modali' c si possano considerare (a differenza di quanto faremo di fatto con la maggior
parte dei gerundi di questo tipo semantico) come dotati privi di un tempo proprio, coincidente con quello del verbo
finito.Questi gerundi modali 'senza tempo' sembrano caratterizzati dal fatto che esprimono azioni che possono essere
considerate 'iponime' di quelle espresse dal verbo finito, come nei nessi "parlare balbettando/mangiandosi le
finali/arrotando la erre ecc.", "reagire sparando/insultando ecc.", "camminare zoppicando/ saltellando ecc." in cui non si
possono intravvedere due azioni- processo distinte, ma una sola azione, caratterizzata da una modalità particolare di
realizzazione (Manzotti Sulla negazione delle subordinate gerundiali,...)
e, sempre rovesciando l'ordine lineare:
8a) Fischiettando, Antonio guidava.
In 7 e 7a infatti noi sappiamo -in base alle nostre conoscenze del mondo- che incontrare qualcuno è
un evento che può avvenire durante l'azione di passeggiare senza necessariamente concluderla, e in
assenza di altre indicazioni contestuali siamo tenuti a pensare che anche questa volta le cose si
siano svolte in questo modo. La frase 7- e la sua variante 7a, che come vedremo contiene l'ordine
verbo finito-gerundio meno frequente in italiano per questo tipo di rapporto temporale- può quindi
essere a buon diritto presa come esempio non ambiguo del rapporto temporale di inclusione.
Quanto alla 8 e al suo corrispettivo 8a, analogamente, noi sappiamo che le azioni di guidare e di
fischiettare possono essere coincidenti, avere cioè durata uguale e in assenza di indicazioni
contestuali contrarie siamo autorizzati a considerarle tali.
Per controllare se le nostre intuizioni fossero condivise abbiamo preliminarmente sottoposto le frasi
7-7a e 8-8a ad un test di parafrasi del gerundio chiendo agli intervistati di optare per le
'decondensazioni' operate con gli avverbiali all'interno del processo di X-are oppure e
contemporaneamen-te + verbo finito. Tutti i parlanti intervistati hanno optato per la prima parafrasi
per 7-7a e per la seconda per 8-8a, confermando così l'esistenza di una notevole
differenza'nozionale' nel rapporto temporale fra il gerundio e il verbo finito nei due casi netti
proposti.
Successivamente ci siamo proposti di verificare se anche l'ordine 'normale'-statisticamente inteso-
dei due tipi di gerundio differisce, il che costituirebbe un interessante indizio sintattico della loro
differenza.
Come per il gerundio di anteriorità, anche in questo caso il sondaggio è stato effettuato sul corpus
Barcellona. Per le informazioni relative al corpus di riferimento e alle cautele metodologiche
generali che abbiamo ritenuto di dover adottare si veda il cap.3 §4. Poiché però per il gerundio di
contemporaneità abbiamo a che fare con due tipi distinti, aggiungeremo qualche ulteriore
precisazione.
Per testare gli ordini "normali" del gerundio di inclusione e di coincidenza abbiamo scelto due
campioni diversi perchè gli stessi verbi non avrebbero offerto la stessa ricchezza di esempi nel
corpus. E' infatti evidente che alcuni verbi si prestano più di altri ad instaurare rapporti di inclusione
o di coincidenza, mentre altri si prestano altrettanto bene all'espressione di entrambi i rapporti. Per
la scelta del campione abbiamo perciò proceduto 'a ritroso', individuando, nelle voci più ricche del
corpus, quelle che presentavano una maggiore quantità di esempi dell'uno o dell'altro tipo. L'ipotesi
precedentemente formulata di partire da un campione scelto a priori per particolari caratteristiche
semantico-pragmatiche o azionali, si è infatti scontrata con la scarsità dei dati disponibili.
Il campione relativo ai gerundi di inclusione comprende dunque le voci andando, avendo (come
gerundio semplice, non come ausiliare), camminando, essendo (gerundio semplice), guardando,
parlando, passando:. Si tratta di verbi tutti durativi, di cui due (essere e avere + agg. o sostantivo)
sono stativi, a volte permanenti a volte non permanenti. Non abbiamo operato invece scelte
particolari sulle modalità aspettuali del verbo finito. Nell'assegnare il rapporto temporale di
inclusione, come per quello di coincidenza, ci siamo fatti guidare soltanto dalla nostra competenza
di parlanti.
Il campione relativo ai gerundi di coincidenza comprende invece le voci seguenti: aspettando,
gridando, guardando, piangendo, portando, sorridendo, sperando. Anche in questo caso si tratta di
verbi durativi. Mancano in questo secondo campione dei verbi stativi, perchè non erano
rappresentati in numero quantitativamente significativo, non perchè ci siano restrizioni assolute a
che essi possano instaurare rapporti di coincidenza (sulla questione si veda, comunque, il cap.6 §2).
Un solo verbo, guardando, si trova in entrambi i campioni, perchè presentava dati numericamente
significativi sia per l'uno che per l'altro tipo di rapporto temporale.
I risultati del sondaggio, per i due ordini possibili GV e VG, sono riportati nelle tabelle seguenti:
Tabella n. 4
Gerundio di inclusione
GV VG
andando 16 7
avendo 30 14
camminando 9 3
essendo 33 19
guardando 13 6
parlando 24 6
passando 17 1
totale 142
71,7%
56
28,3%
Tabella n. 5
Gerundio di coincidenza
GV VG
aspettando 1 26
gridando 1 23
guardando 4 56
piangendo 6 13
portando 1 13
sorridendo 7 15
sperando 2 8
totale 22
12,5%
154
87,5%
Ci sembra indubbio che i dati raccolti rivelano che il gerundio di inclusione ha una tendenza molto
marcata ad occupare la posizione preverbale. Per quello di coincidenza la disponibilità ad occupare
la posizione postverbale è ancora più evidente.
Come abbiamo già notato, è probabile che la posizione preverbale del gerundio esprima attraverso
l'ordine lineare un'anteriorità -cronologica o logica- dell'azione o della precondizione espressa al
gerundio rispetto a quella espressa dal verbo finito. Nel caso del gerundio di inclusione si potrebbe
anche pensare ad un'anteriorità 'relativa', dato che nella modalità dell'inclusione l'inizio dell'azione
espressa al gerundio si colloca prima dell'inizio dell'azione-processo espressa dal verbo finito, come
si può osservare nella rappresentazione grafica che abbiamo dato sopra, al §1, che riportiamo qui
per comodità:
G
-----------------------
----------------------------------------------->
V
.
3. Pausa
Il gerundio di inclusione, nella sua normale posizione preverbale, presenta quasi sempre la pausa: la
sua intensità dipende probabilmente dalla'pesantezza'25 del costituente rappresentato dal gerundio e
dai suoi complementi: si va da una pausa lieve come in:
9) Uscendo # mi ricordai di aver dimenticato la borsa.
a una più forte, come in:
25 (spostare prima? O togliere, insieme a tutto l'argomento-pausa) L'importanza della pausa nel distinguere tipi diversi
di gerundio e il ruolo della complementazione sono stati sottolineati da Lyer (1934:98, 113) per le lingue romanze:
molte delle sue affermazioni sono valide anche per l'italiano contemporaneo.
10) Camminando per il corso in una piovosa giornata di novembre ## incontrai il mio
primo amore: com'era cambiato!
Il gerundio di coincidenza, nella sua normale posizione postverbale, non presenta invece, di norma,
la pausa: anche in questo caso però la "pesantezza" del costituente formato dal verbo finito più
eventuali complementi può renderla necessaria:
11) Gianni camminava canticchiando.
12) Maria guardò la signora Tecla sorridendo.
ma:
13) Ho passeggiato con Antonio per il corso # chiacchierando del più e del meno.
14) Ho parlato a lungo con Giovanna # guardandola direttamente e intensamente negli occhi.
Nel caso in cui l'ordine gerundio-verbo finito più frequente sia invertito per motivi di focalizzazione
informativa, il gerundio di inclusione in posizione postverbale tende ad 'perdere' la pausa:
15) Ho incontrato Maria camminando per il corso.
quello di coincidenza, invece, l'acquista:
16) Canticchiando # Gianni camminava.
17) Piangendo a calde lacrime # Maria guardava una telenovela.
Dobbiamo però rilevare che se un gerundio con valore sicuramente causale -che può esssere, dal
punto di vista dei rapporti temporali, un gerundio di anteriorità o di inclusione e quindi occupa di
norma la posizione preverbale- sembra tendere a conservare la pausa anche se viene spostato in
posizione postverbale:
18) Ho comprato una casa in campagna # desiderando un posto dove rifugiarmi quando sono
stanco della città.
Riassumendo quanto abbiamo fin qui rilevato:
1) c'e accordo tra i parlanti nel distinguere due tipi di rapporto temporale di contemporaneità tra il
gerundio e il verbo finito, che abbiamo denominato gerundio di inclusione e gerundio di
coincidenza;
2) il gerundio di inclusione occupa di norma la posizione preverbale, quello di coincidenza quella
postverbale;
3) nella loro posizione 'normale', il gerundio di inclusione presenta la pausa, quello di coincidenza
no; se vengono spostati dalla loro posizione normale, il gerundio di coincidenza acquista la pausa,
quello di inclusione la perde, ad eccezione del gerundio con valore causale che presenta la pausa
anche in posizione postverbale.
4. Aspetto e Aktionsart nel gerundio di contemporaneità
A differenza di quanto abbiamo fatto nell'analizzare il rapporto temporale di anteriorità, nel
considerare il gerundio di contemporaneità non potremo tenere distinte la considerazione
dell'aspetto e quella dell'Aa, in quanto il peso della loro interazione si è rivelato molto maggiore. In
questo caso, inoltre, l'analisi è complicata dal fatto che ci troviamo davanti a due diversi tipi di
rapporto temporale, che appaiono essere abbastanza nettamente distinti anche da questo punto di
vista. Il tipo e l'intensità dell'interazione aspettuale-azionale del verbo finito e del gerundio, e le
restrizioni osservabili nei loro incroci sono infatti diverse nel rapporto di inclusione e in quello di
coincidenza.
Le domande a cui la nostra analisi tenterà di rispondere sono le seguenti:
a)si può pensare a una assegnazione dell'aspetto al gerundio da parte del verbo finito? In caso
affermativo ciò si verifica per entrambi o solo per uno dei due gerundi di contemporaneità?
b)come interagiscono tra loro le valenze azionali e aspettuali del gerundio e del verbo finito? Si
influenzano a vicenda, presentano restrizioni alle loro possibilità di combinazione?
c)se si dimostra che almeno in uno dei due tipi di rapporto temporale considerati si può parlare di
interazione aspettuale-azionale tra il verbo finito e il gerundio, quale delle due modalità considerate
risulta essere la più potente, riesce cioè a neutralizzare l'altra?
Per tentare di rispondere alle domande a-c dovremo presentare un repertorio completo delle
possibilità di incrocio delle valenze azionali e aspettuali dei verbi in V e in G.
A tal fine, come abbiamo già fatto per il gerundio di anteriorità (cap. 3 §2), commuteremo, prima
per il gerundio di inclusione e poi per quello di coincidenza, i tempi verbali del verbo finito
secondo le diverse possibilità aspettuali imperfettive e perfettive. Ripeteremo l'operazione in
quattro frasi- campione in cui V e G presentano valenze azionali diverse, sino ad esaurire tutte le
possibilità di incrocio azionale-aspettuale. Delle opposizioni di Aa prenderemo in considerazione
solo quelle più generali e cioè verbo durativo vs verbo non durativo. Come già per il rapporto
temporale di anteriorità, non prenderemo in considerazione i verbi stativi, che saranno analizzati a
parte, nel cap.6.
Per evidenziare le diverse possibilità aspettuali sottoporremo le frasi-matrici alle integrazioni
contestuali necessarie, limitandole il più possibile e senza intaccare la forma verbale.
In particolare, tali integrazioni consisteranno:
a) nell'evidenziare lo schema di incidenza implicito nell'imperfettivo progressivo mediante
l'aggiunta di una proposizione temporale 'eventiva' (ad es."Uscendo da scuola i ragazzi parlavano
tutti insieme, quando videro il preside e ammutolirono");
b) nell'inserire l'avverbio già nelle frasi all'imperfettivo progressivo con verbi telici, perchè l'unica
accezione possibile di questo incrocio azionale-aspettuale è quella imminenziale-controfattuale (ad
es. Passeggiando, Antonio incontrava già Mario, quando la folla li separò);
c) nell'aggiungere una localizzazione temporale semelfattiva per evidenziare l'imperfettivo continuo
(ad es. Incontrando il sig. Rossi, famoso menagramo, (quella mattina) Antonio toccava
continuamente ferro);
d) nell'aggiungere l'avverbio abitualmente nelle frasi con l'imperfettivo abituale (ad es. "Uscendo da
scuola i ragazzi parlavano (abitualmente) tutti insieme");
e)nell'aggiungere l'avverbio finalmente agli enunciati con verbo finito imperfettivo progressivo (ad
es. "Passeggiando, Antonio incontrò finalmente Mario").
Analizzeremo quindi le frasi ottenute per commutazione azionale ed aspettuale, osservando
eventuali restrizioni e regolarità di comportamento.
Delle dimensioni che intendiamo analizzare, tre ( aspetto e Aa del verbo finito, Aa del gerundio)
sono osservabili: la quarta, l'aspetto del gerundio, è ricavabile tramite parafrasi. Supporremo perciò
l'esistenza di un aspetto del gerundio anche se esso non è manifestato in superficie, ricavandolo
dalla parafrasi mediante la quale è possibile 'decondensare'26 il gerundio. Le parafrasi riportate
nella colonna a sinistra sono il risultato di giudizi di chi scrive, confermati da almeno altri cinque
parlanti esperti.
Dopo aver presentato il repertorio delle frasi ottenute per commutazione dei casi pragmaticamente
netti di inclusione e di coincidenza e aver tratto delle prime conclusioni dalla loro analisi,
verificheremo alcune delle regolarità osservate in enunciati pragmaticamente ambigui, in cui cioè il
rapporto temporale che il parlante può instaurare fra il verbo finito e il gerundio è sia di inclusione
che di coincidenza.
4.1.Gerundio di inclusione
Partiremo dalla commutazione delle modalità aspettuali del caso 'netto' di gerundio di inclusione
che abbiamo già presentato:
19) Passeggiando, Antonio incontrare Mario.
(per G dur.e V non dur.)
26 (anticipare la prima volta che si è usato il termine decondensare?) Sul concetto di decondensazione vedi Simone-
Amacker (1977:55).
e di altre tre frasi-matrici, che presentano le altre possibili combinazioni tra le Aa dei verbi in gioco,
e cioè:
20)Uscendo da scuola i ragazzi parlare- tutti insieme.
(per G non dur. e V dur.)
21)Parlando ai suoi elettori, il deputato guardare l'orologio.
(per G dur. e V dur.)
22)Incontrando il sig. Rossi, famoso menagramo, Antonio toccare ferro.
(per G non dur. e V non dur.)
Commutando il verbo finito delle frasi 19-22 con le principali modalità aspettuali imperfettive e
perfettive, si ottiene la seguente serie di enunciati:
19) Passeggiando, Antonio incontrare Mario
Aa: G durativo
V non durativo
Aspetto Parafrasi di G
impf.pr. 19a)Passeggiando, Antonio
incontrava già Mario, quando la
folla li separò.
mentre X-ava
impf.cn. 19b)(Quella mattina)
passeggiando, Antonio incontrava
continuamente Mario
mentre X-ava
impf. ab. 19c)Passeggiando, Antonio
incontrava (abitualmente) Mario.
tutte le volte che X-ava
pf. aor. 19d) Passeggiando, Antonio
incontrò Mario.
mentre X-ava
pf.comp. 19e)Passeggiando, Antonio ha
incontrato Mario.
mentre X-ava
pf. ingr. 19f)Passeggiando, Antonio
incontrò finalmente Mario.
mentre X-ava
20)Uscendo da scuola i ragazzi parlare-tutti insieme.
Aa: G non durativo
V durativo
Aspetto Parafrasi di G
impf.pr. 20a)Uscendo da scuola i ragazzi
parlavano tutti insieme, quando
videro il preside e ammutolirono.
mentre X-avano
impf.cn. 20b)Uscendo da scuola i ragazzi
quella mattina parlavano tutti
insieme.
mentre X-avano
impf. ab. 20c)Uscendo da scuola i ragazzi
parlavano (abitualmente) tutti
insieme.
tutte le volte che X-avano
pf. aor. 20d)Uscendo da scuola i ragazzi
parlarono tutti insieme.
mentre X-ava
pf.comp. 20e)Uscendo da scuola i ragazzi
hanno parlato tutti insieme.
mentre X-ava
pf. ingr. 20f)Uscendo da scuola i ragazzi
parlarono finalmente tutti insieme.
mentre X-ava
21)Parlando ai suoi elettori, il deputato guardare l'orologio.
Aa: G durativo
V durativo
Aspetto Parafrasi di G
impf.pr. 21a)Parlando ai suoi elettori, il
deputato guardava l'orologio,
quando si sentì male.
mentre X-ava
impf.cn. 21b)Parlando ai suoi elettori, il
deputato (quella mattina)
guardava continuamente
l'orologio.
mentre X-ava
impf. ab. 21c)Parlando ai suoi elettori, il
deputato guardava (abitualmente)
l'orologio.
tutte le volte che X-ava
pf. aor. 21d)Parlando ai suoi elettori, il
deputato guardò l'orologio.
mentre X-ava
pf.comp. 21e)Parlando ai suoi elettori, il
deputato ha guardato l'orologio.
mentre X-ava
pf. ingr. 21f)Parlando ai suoi elettori, il
deputato guardò (finalmente)
l'orologio e si accorse che era
tardissimo.
mentre X-ava
22)Incontrando il sig. Rossi, famoso menagramo, Antonio toccare ferro.
Aa: G durativo
V durativo
Aspetto Parafrasi di G
impf.pr. 22a)Incontrando il sig. Rossi,
famoso menagramo, Antonio
toccava già ferro, quando scivolò
e si ruppe una gamba.
mentre X-ava
impf.cn. 22b)Incontrando il sig. Rossi,
famoso menagramo, (quella
mattina) Antonio toccava
continuamente ferro.
mentre X-ava
impf. ab. 22c)Incontrando il sig. Rossi,
famoso menagramo, Antonio
toccava (abitualmente) ferro.
tutte le volte che X-ava
pf. aor. 22d)Incontrando il sig. Rossi,
famoso menagramo, Antonio
toccò ferro.
mentre X-ava
pf.comp. 22e)Incontrando il sig. Rossi,
famoso menagramo, Antonio ha
toccato ferro.
mentre X-ava
pf. ingr. 22f)Incontrando il sig. Rossi,
famoso menagramo, (finalmente)
Antonio toccò ferro e per la prima
volta non gli successe niente di
spiacevole.
mentre X-ava
Analizzando le parafrasi di 19-22 si nota che il gerundio richiede -quasi- sempre la parafrasi con
"mentre X-ava", che è una delle manifestazioni più chiare dell'aspetto imperfettivo progressivo. Il
fatto che nel rapporto di inclusione il gerundio acquisti quasi esclusivamente questa modalità
aspettuale si spiega perfettamente con le caratteristiche proprie dell'imperfettivo progressivo, e cioè
con la mancata visualizzazione del termine del processo e con l' esistenza di un punto di
focalizzazione. Non è infatti possibile dire, di un'azione al gerundio che ne includa un'altra, se essa
si sia poi conclusa o no: l'evento resta 'aperto'. Per esempio, in:
23) Uscendo Maria indossò i guanti (ma tornò in casa: aveva dimenticato l'ombrello).
24) Passeggiando mi presi una storta (e smisi di passeggiare).
25) Mangiando mi sentii male ( e non toccai più cibo).
nulla autorizza a pensare che le azioni al gerundio si siano poi concluse: resta sempre la possibilità
che qualcosa abbia interrotto il processo, a differenza di quanto avveniva nel rapporto di anteriorità.
Non si può dunque parlare, per il rapporto di inclusione, di un condizionamento aspettuale del
verbo finito sul gerundio: esso riceve, sistematicamente e in modo indipendente dal verbo finito,
un'interpretazione aspettuale imperfettivo-progressiva.
Il solo caso in cui si potrebbe invece parlare di trasmissione di tratti aspettuali dal verbo finito al
gerundio, è quella in cui il verbo finito è imperfettivo abituale:
19c) Passeggiando, Antonio incontrava abitualmente Mario.
20c) Uscendo da scuola, i ragazzi parlavano abitualmente tutti insieme.
21c) Parlando ai suoi elettori, il deputato guardava abitualmente l'orologio.
22c) Incontrando il sig. Rossi, famoso menagramo, Antonio toccava abitualmente ferro.
L'imperfettivo abituale sembra dunque riverberare la sua iteratività sul gerundio di inclusione: 19c)
è infatti equivalente a "Ogni volta che Antonio passeggiava, incontrava Mario", 20c) equivale a
"Ogni volta che i ragazzi uscivano da scuola parlavano tutti insieme" ecc.
Quindi ancora una volta l'imperfettivo abituale mostra la sua forza di attrazione e tende a 'passare'
la sua iteratività sul gerundio (si veda quanto si è detto sopra, al cap.3 § 2. per il gerundio di
anteriorità). Del resto, come abbiamo notato nel cap.1, §2.1., la modalità abituale e l'iteratività in
genere solo a fatica rientrano nella categoria aspettuale imperfettiva.
Si osservi che in 19a) il verbo finito acquista valore imminenziale, l'unico compatibile con
l'imperfettivo progressivo di verbi telici trasformativi: si vedano gli esempi relativi in Bertinetto
(1986:371): "L'aereo decollava già dalla pista, quando il pilota si accorse che il motore perdeva
colpi", " Pippo cadeva già nel burrone, quando gli ho steso la mano: appena in tempo".
Rispetto a questi casi, la 19a) sembra meno accettabile e fa più nettamente preferire la forma
perifrastica imminenziale stare per +inf.. La differenza va fatta forse risalire a un 'coefficiente di
trasformatività' più basso posseduto da incontrare rispetto a verbi come decollare, ecadere e a
verbi telici ancora più decisamente trasformativi, come annegare o morire..
A parte, dunque, il caso in cui V sia imperfettivo abituale, il gerundio di inclusione non subisce mai
condizionamento aspettuale da parte del verbo finito, ma mostra di assumere un aspetto
coerentemente imperfettivo progressivo.
Va piuttosto notato nelle frasi 19-22 un certo effetto prodotto dall'imperfettività del gerundio di
inclusione sull'Aa del verbo. L'interpretazione inclusiva del gerundio costringe infatti il verbo
finito, nel caso questo sia di Aa non durativa, ad acquistare duratività, a dilatare cioé il suo tempo
interno, per quanto breve, fino ad accogliere l'azione del verbo finito. Si tratta di uno dei modi- ben
noto- in cui l'Aa si lascia influenzare dall'aspetto: cfr.Bertinetto (1986:110).
4.2. Gerundio di coincidenza
Anche per il gerundio di coincidenza ci domanderemo se il verbo finito 'passa' i suoi tratti aspettuali
al gerundio, considerando le varie possibilità di aspettualizzazione del verbo in V.
Come abbiamo fatto per il rapporto di inclusione, esamineremo 4 frasi campione, contenenti le
quattro principali possibilità di combinazione tra le valenze azionali di G e V e cioè quelle ottenute
combinando duratività e non duratività.
Per la combinazione G durativo-V durativo possiamo partire dalla frase che abbiamo finora
considerato come un caso netto di rapporto di coincidenza, e cioè:
23)Antonio guidare fischiettando.
(per G dur.e V dur.)
Utilizzeremo inoltre le seguenti frasi-matrice ottenute per variazione delle Aa di V e di G:
24)Francesco entrare togliendosi il cappotto.
(per G non dur.e V non dur.)
25)L'aereo cadere tracciando una scia nerastra.
(per G non dur.e V dur.)
26)Il criminale parlare alzando le mani.
(per V dur.e G non dur.)
Cominciamo dunque dalle commutazioni aspettuali della frase:
23)Antonio guidare fischiettando.
Aa: G durativo
V durativo
Aspetto Parafrasi di G
impf.pr. 23a)Antonio guidava
fischiettando, quando si accorse
che qualcosa non andava nel
carburatore.
e contemporaneamenteX-
ava
impf.cn. 23b)(Quella mattina) Antonio
guidava fischiettando.
e contemporaneamenteX-
ava
impf. ab. 23c)(Abitualmente) Antonio
guidava fischiettando.
e contemporaneamenteX-
ava
pf. aor. 23dAntonio guidò fischiettando. e contemporaneamenteX-ò
pf.comp. 23e) Antonio ha guidato
fischiettando.
e contemporaneamente ha
X-ato
pf. ingr. 23f)(Finalmente) Antonio guidò
fischiettando.
e contemporaneamenteX-ò
Come si vede dalle parafrasi, in tutte le commutazioni aspettuali di 23) l'aspetto di V 'passa' su
quello di G: l'azione di G viene visualizzata con o senza il termine, come abituale, continua,
aoristica ecc. a seconda di come è visualizzata quella di V.
Anche se i verbi in V e in G sono entrambi non durativi l'aspetto di V passa su quello di G e il
gerundio viene 'decondensato' con la stessa modalità aspettuale del verbo finito. Si osservino infatti
la 24) e le frasi generate attraverso le commutazioni aspettuali del suo verbo finito, con le relative
parafrasi:
24)Francesco entrare togliendosi il cappotto.
Aa: G non durativo
V non durativo
Aspetto Parafrasi di G
impf.pr. 24a)Francesco entrava già
togliendosi il cappotto, quando
sentì uno strano rumore: c'era
qualcuno in casa.
e contemporaneamenteX-
ava
impf.cn. 24b)(Durante la prova) Francesco
entrava togliendosi il cappotto,
ma il regista non era mai contento
e gli faceva ripetere la scena.
e contemporaneamenteX-
ava
impf. ab. 24c)(Abitualmente) Francesco
entrava in casa togliendosi il
cappotto.
e contemporaneamenteX-
ava
pf. aor. 24d)Francesco entrò togliendosi il
cappotto.
e contemporaneamenteX-ò
pf.comp. 24e)Francesco è entrato
togliendosi il cappotto
e contemporaneamente ha
X-ato
pf. ingr. 24f)(Finalmente) Francesco entrò
togliendosi il cappotto
e contemporaneamenteX-ò
Anche in questo caso, come in 23) a-f, il gerundio viene aspettualizzato come il verbo finito.
Guardiamo ora le commutazioni della frase:
25) L'aereo cadere tracciando una scia nerastra
Aa: G non durativo
V durativo
Aspetto Parafrasi di G
impf.pr. 25a)L'aereo cadeva già tracciando
una scia nerastra, quando il pilota
riuscì a riprenderne il controllo.
e contemporaneamenteX-
ava
impf.cn. 25b)(Durante l'esibizione
acrobatica) l'aereo cadeva
tracciando una scia nerastra, poi il
bravo pilota lo faceva cabrare.
e contemporaneamenteX-
ava
impf. ab. 25c)(Di solito) l'aereo cadeva
tracciando una scia nerastra, poi il
bravo pilota acrobatico lo faceva
cabrare: quella volta però
qualcosa non funzionò.
e contemporaneamenteX-
ava
pf. aor. 25d)L'aereo cadde tracciando una
scia nerastra.
e contemporaneamenteX-ò
pf.comp. 25e) L'aereo è caduto tracciando
una scia nerastra.
e contemporaneamente ha
X-ato
pf. ingr. 25f)(Finalmente, dopo un lungo
duello) l'aereo nemico cadde
tracciando una scia nerastra.
e contemporaneamenteX-ò
Come si vede l'aspetto di V continua a "passare" su quello di G, ma si può notare che in questo caso
agisce tra verbo finito e gerundio anche una specie di "omogeneizzazione azionale": la duratività
del verbo al gerundio sembra costringere il verbo finito non durativo ad ampliare il suo spazio
temporale quel tanto necessario che permetta lo svolgimento contemporaneo dell'azione durativa
del gerundio. Il fenomeno appare più evidente se l'aspetto del verbo finito è imperfettivo, come in
25 a-c), ma è presente anche nel caso che alla non duratività azionale del verbo finito si aggiunga la
compiutezza della modalità perfettiva, che realizza, in un certo senso, il massimo di 'contrazione'
dell'azione: cfr. 25 d-f).
La stessa cosa accade anche nelle frasi seguenti, che realizzano lo stesso incrocio azionale-
aspettuale:
27) I naufraghi annegarono implorando inutilmente aiuto.
28) Il paracadutista cadde guardando con terrore avvicinarsi il suolo.
Tutto ciò, fermo restando il passaggio di modalità aspettuale dal verbo finito al gerundio che, come
abbiamo già visto per 23) e 24), sembra caratterizzare il gerundio di coincidenza rispetto al
gerundio di inclusione. Indipendentemente dalle loro classi azionali infatti, l'assimilazione
aspettuale del gerundio da parte del verbo finito continua ad agire, confermandosi così come un
tratto tipico del gerundio di coincidenza.
Ci resta da esaminare l'ultima delle possibilità di incontro tra le classi azionali di V e di G, il caso in
cui un V durativo abbia dopo di sè un gerundio coincidente non durativo:
26)Il criminale parlare alzando le mani
Aa: V durativo
G non durativo
Aspetto Parafrasi di G
impf.pr. 26a)*Il criminale parlava alzando
le mani, quando un colpo partito
incidentalmente dal mitra di un
poliziotto lo uccise.
e contemporaneamenteX-
ava
impf.cn. 26b)*(Durante il processo) il
criminale parlava alzando le mani.
e contemporaneamenteX-
ava
impf. ab. 26c)*Il criminale parlava
(abitualmente) alzando le mani.
e contemporaneamenteX-
ava
pf. aor. 26d)Il criminale parlò alzando le
mani.
e contemporaneamenteX-ò
pf.comp. 26e)?Il criminale ha parlato
alzando le mani.
e contemporaneamente ha
X-ato
pf. ingr. 26f)Il criminale parlò (finalmente)
alzando le mani.
e contemporaneamenteX-ò
Le frasi 26a-c) offrono una prova particolarmente interessante dell'esistenza di quel principio di
omogeneizzazione azionale di cui abbiamo parlato a proposito di 25 d-f). Questa volta esso si
manifesta attraverso una restrizione che potremmo enunciare così: un verbo finito di Aa durativa e
di aspetto imperfettivo può avere un gerundio di coincidenza di verbo non durativo solo a patto che
questo esprima azione reiterabile, altrimenti il nesso risulta inaccettabile. Le frasi 26a-c) infatti sono
inaccettabili 27perchè l'azione espressa al gerundio non può essere pragmaticamente interpretata
come iterata (non ha senso pensare che il criminale stesse parlando alzando e abbassando
ripetutamente e ossessivamente le mani), mentre invece risulta accettabile il nesso V durativo
imperfettivo-G non durativo in
29) I pellegrini pregavano percuotendosi il petto.
30) Charlotte lo guardava sbattendo le ciglia.
31) La povera ragazza lo implorava baciandogli le mani.
perchè le azioni espresse al gerundio sono iterabili. Si vedano invece, i seguenti esempi, equivalenti
a 26a-c), in cui il gerundio per motivi pragmatici o contestuali non può essere interpretato come
iterabile:
32) *Maria camminava togliendosi il cappotto.
33) *La giovane donna si confidava con me rivelando il suo nome.
A nostro parere questa restrizione è una delle conferme più significative dell'esistenza di un
gerundio di coincidenza, che ha una durata equivalente a quella del verbo finito. Solo in questo
modo si spiega infatti perchè non possa aversi un 'riempimento' solo parziale dello spazio temporale
di V: se questo è ampio, perchè descritto da un verbo durativo e di modalità imperfettiva, per poter
eguagliare la sua durata il gerundio deve essere necessariamente o durativo o iterabile.
Graficamente il fenomeno può essere così rappresentato:
V
---------------------------
----------------------------------------------->
G G G G G
--- --- --- --- ---
27Scartiamo naturalmente la possibilità che alzare le mani sia interpretabile come un verbo durativo, equivalente a
"tenere le mani alzate", che riporterebbe il caso a quello di 23).
che è una variante del rapporto di coincidenza 'netto', quello di
10) Antonio guidava fischiettando.
che abbiamo rappresentato con:
V
-----------------
----------------------------------------------->
G
-----------------
Potremmo dunque affermare che il gerundio di coincidenza è caratterizzato da una 'condizione di
coestensione' tra V e G, che richiede che i due verbi in gioco abbiano o acquistino la stessa durata28.
Si noti, a conferma dell'esistenza di questa condizione, che è impossibile accostare al verbo finito e
al gerundio di coincidenza due avverbiali temporali di durata che esprimono due diversi intervalli di
tempo:
34) *La strinsi fra le mie braccia per dieci minuti carezzandola per cinque.
In tal caso è necessario che un altro gerundio 'copra' la differenza tra lo spazio temporale di V e
quello di G:
35) La strinsi fra le mie braccia per dieci minuti, carezzandola per cinque minuti e
parlandole dolcemente per gli altri cinque.
Si noti che la pausa davanti al gerundio rende accettabile la frase 34): in tal caso però il rapporto
temporale cambia e diventa di posteriorità, equivalente a "La strinsi fra le mie braccia per dieci
minuti e successivamente la carezzai per altri cinque".
(togliere? Sì, se si toglie tutto il tema della pausa nei capitoli 'temporali')L'osservazione conferma
quanto enunciato nella restrizione al principio 2 sulla funzione della pausa nei casi in cui l'ordine
cronologico tra V e G non sia unidirezionale ( vedi cap. 2 § 2.)
La restrizione osservata in 26) agisce però soltanto se il verbo finito è di aspetto imperfettivo:
sicuramente, ci sembra, per l'imperfettivo abituale e continuo, con meno evidenza per l'imperfettivo
progressivo29. I verbi finiti di 26 a-c) vanno infatti intesi tutti come veri imperfettivi e non come
esempi di 'imperfetto narrativo'(Bertinetto 1986:381), equivalenti a un tempo perfettivo. Se infatti il
verbo finito è di aspetto perfettivo, la restrizione non agisce più: cfr 26d-f). La spiegazione non può
essere che una: l'aspetto del verbo finito neutralizza la duratività azionale originaria di V,
contraendola in una sorta di non duratività conferita dalla perfettività e riportando il caso a quello di
24). Il fatto che la commutazione dell'aspetto del verbo finito neutralizzi la restrizione osservata è di
un certo interesse: esso può indicare infatti che l'aspetto si impone con maggior forza dell'Aa,
rivelandosi il fattore più potente trai due.
4.3. Conclusioni
Dall'analisi condotta finora si manifestano abbastanza chiaramente due fatti:
a)nel rapporto di coincidenza l'assegnazione dell'aspetto dal verbo finito al gerundio è costante,
mentre nel gerundio di inclusione l'aspetto del verbo finito è sempre imperfettivo progressivo (a
parte il caso in cui V è imperfettivo abituale);
b)le Aa del verbo finito e del gerundio non interagiscono tra loro nel gerundio di inclusione nè si
può notare alcun'fattore di blocco' alle loro combinazioni teoricamente possibili. Le valenze
28Si noti inoltre che quando si parla di coestensione temporale, lo si fa dal punto di vista del tempo linguistico, non
fisico: non intendiamo dire che le azioni di V e di G debbano essere realmente della stessa durata. Altrettanto assurdo
sarebbe del resto sostenere che in "Ieri ha studiato tutta la giornata", la persona in questione abbia effettivamente
passato ventiquattro ore a tavolino. Sulla questione si veda Bertinetto (1986:89). 29 Ciò dipende probabilmente solo dalla inevitabile complessità sintattica che gli enunciati con imperfettivi progressivi
presentano, dovendo manifestare attraverso una temporale eventiva lo schema di incidenza implicito nella loro semantica
interna.
azionali del verbo finito e del gerundio si limitano a subire, ciascuna per suo conto, le influenze
dell'aspetto del loro tempo verbale. Nel gerundio di coincidenza, invece esiste almeno un caso certo
di restrizione opposta dall'Aa del verbo finito (amplificata nei suoi effetti dalla modalità aspettuale
che le è semanticamente più vicina) alla combinazione con le possibili valenze azionali del
gerundio: è il caso della restrizione alla combinazione di un V durativo imperfettivo con un G non
durativo non iterabile.
Possiamo quindi così rispondere alle domande (a) (b) e (c) che ci siamo posti all'inizio di questo
capitolo:
a)si può parlare di assegnazione dell'aspetto al gerundio da parte del verbo finito solo per il
gerundio di coincidenza: per quello di inclusione l'aspetto di G è indipendente da quello del verbo
finito;
b)le Aa dei verbi in gioco interagiscono tra loro nel gerundio di coincidenza secondo un principio di
omogeneizzazione azionale-aspettuale. Ciò provoca almeno una restrizione alle combinazioni
teoricamente possibili tra le valenze azionali del gerundio e del verbo finito. Nel gerundio di
inclusione non si notano invece interazioni nè restrizioni particolari tra le modalità azionali-
aspettuali dei verbi in gioco: le interferenze tra aspetto e azione verbale che si possono notare
riguardano i singoli verbi, non il loro rapporto.
c)nel gioco di interazioni reciproche tra modalità aspettuali e di Aa del gerundio di coincidenza, la
restrizione osservata rivela che è l'aspetto ad imporsi con maggior forza dell'Aa, dimostrando così
di essere il fattore più potente tra i due.
5. Casi intermedi
Nei paragrafi precedenti abbiamo esaminato dei casi pragmaticamente 'netti' di gerundio di
inclusione e di coincidenza: in questo paragrafo ci proponiamo invece di analizzare come agisce
l'interpretazione in casi pragmaticamente dubbi, in quei casi cioè in cui il rapporto semantico-
pragmatico tra i verbi gioco autorizza sia l'interpretazione inclusiva che quella coincidente del
gerundio di contemporaneità.
L'interesse per i casi intermedi è giustificato dalla considerazione che l'analisi dei fattori che
orientano in un senso o nell'altro l'interpretazione può gettare luce sul complesso problema
dell'influsso reciproco dell'aspetto e dell'Aa e su quello dei loro 'rapporti di forza'. La domanda a
cui cercheremo di dare risposta è infatti: come agiscono l'aspetto del verbo finito e le Aa dei verbi
in V e in G nell'orientare l'interpretazione nei casi in cui i rapporti temporali tra le azioni non siano
pragmaticamente e semanticamente netti?
Oltre all'aspetto e all'Aa dei verbi in gioco, presteremo attenzione alla posizione, preverbale o
postverbale, del gerundio: essa deve avere un certo peso nell'orientare l'interpretazione nei casi
pragmaticamente dubbi, se è vero che, come abbiamo visto sopra, al par.2, è statisticamente
associata ora all'uno ora all'altro dei due rapporti temporali di contemporaneità.
Il modo migliore per tentare di rispondere a questi interrogativi ci è sembrato quello di ripetere la
prova di commutazione delle modalità aspettuali del verbo finito e delle valenze azionali di V e di
G che abbiamo già adottato per l'analisi dei casi non ambigui, scegliendo quattro frasi campione che
possano autorizzare pragmaticamente un'interpretazione del gerundio sia inclusiva che coincidente.
Il verbo finito e il gerundio, con i loro complementi, sono stati accostati prima nell'ordine GV e poi
in quello VG e i tempi verbali del verbo finito sono stati aspettualizzati prima con le principali
modalità imperfettive (imperfettivo progressivo, abituale e continuo) e poi con le principali
modalità perfettive (compiuto aoristico e ingressivo).
Le frasi di partenza sono:
36)I due premier parlare di questioni internazionali, passeggiando per i magnifici viali del parco.
(per V dur. e G dur.)
37)Maria piegare le braccia saltando a piedi uniti.
(per V non dur. e G non dur)
38)Il meccanico cantarre una canzone martellando la carrozzeria di un'auto.
(per V dur e G non dur iter.)
39)Giovanni prendere la mano di Maria parlando del più e del meno.
(per V non dur. e G dur.)
Si noti che in 38) il verbo non durativo è stato scelto tra quelli iterabili, pena la impossibilità di
usare il gerundio nel tipo di coincidenza: cfr. sopra, § )
Anche in questi casi, come in quelli netti esaminati sopra, il giudizio su cui si basano le parafrasi
possibili è di chi scrive, confermato da altri parlanti esperti.
Sottoposte alle integrazioni contestuali necessarie per evidenziare le diverse possibilità aspettuali,
36)-39) hanno generato le seguenti frasi:
36)I due premier parlare di questioni internazionali, passeggiando per i magnifici viali del parco.
Aa: V durativo
G durativo
a)ordine GV
Aspetto Parafrasi possibili
impf.pr. 36a)Passeggiando per i magnifici
viali del parco i due premier
parlavano di questioni
internazionali, quando si avvicinò
l'attentatore.
mentre X-
avano
impf.cn. 36b)(Quella mattina)
passeggiando per i magnifici viali
del parco i due premier parlavano
di questioni internazionali.
mentre X-
avano
impf. ab. 36c)Passeggiando per i magnifici
viali del parco i due premier
parlavano (abitualmente) di
questioni internazionali.
mentre X-
avano
pf. aor. 36d)Passeggiando per i magnifici
viali del parco due premier
parlarono di questioni
internazionali.
mentre X-
avano
pf.comp. 36e)Passeggiando per i magnifici
viali del parco i due premier
hanno parlato di questioni
internazionali.
mentre X-
avano
pf. ingr. 36f)Passeggiando per i magnifici
viali del parco due premier
parlarono (finalmente) di
questioni internazionali.
mentre X-
avano
b)ordine VG
Aspetto Parafrasi possibili
impf.pr. 36a')I due premier parlavano di
questioni internazionali
passeggiando per i magnifici viali
del parco quando si avvicinò
l'attentatore.
e contemp.
X-avano
impf.cn. 36b')(Quella mattina) i due
premier parlavano di questioni
internazionali passeggiando per i
magnifici viali del parco.
e contemp.
X-avano
impf. ab. 36c')I due premier parlavano
(abitualmente) di questioni
internazionali passeggiando per i
magnifici viali del parco.
mentre X-
avano
e contemp.
X-avano
pf. aor. 36d')I due premier parlarono di
questioni internazionali
passeggiando per i magnifici viali
del parco.
mentre X-
avano
pf.comp. 36e')I due premier hanno parlato
di questioni internazionali
passeggiando per i magnifici viali
del parco.
mentre X-
avano
e contemp.
hanno X-
ato
pf. ingr. 36f')I due premier parlarono
(finalmente) di questioni
internazionali passeggiando per i
magnifici viali del parco.
mentre X-
avano
37)Maria piegare le braccia saltando a piedi uniti
Aa: V non durativo
G non durativo
a)ordine GV
Aspetto Parafrasi possibili
impf.pr. 37a)Saltando a piedi uniti, Maria
piegava le braccia, quando entrò il
capufficio.
mentre X-
ava
impf.cn. 37b)(Quella mattina) saltando a
piedi uniti Maria piegava di
continuo le braccia.
mentre X-
ava
impf. ab. 37c)(Tutte le mattine) saltando a
piedi uniti Maria piegava le
braccia.
mentre X-
ava
pf. aor. 37d) Saltando a piedi uniti Maria
piegò le braccia.
mentre X-
ava
pf.comp. 37e) Saltando a piedi uniti, Maria
ha piegato le braccia
mentre X-
ava
pf. ingr. 37f)Saltando a piedi uniti
(finalmente) Maria piegò le
braccia.
mentre X-
ava
b)ordine VG
Aspetto Parafrasi possibili
impf.pr. 37a')Maria piegava le braccia
saltando a piedi uniti quando
entrò il capufficio.
e contemp.
X-ava
impf.cn. 37b')(Quella mattina) Maria
piegava le braccia saltando a
piedi uniti.
e contemp.
X-ava
impf. ab. 37c')(Abitualmente) Maria
piegava le braccia saltando a piedi
uniti.
e contemp.
X-ava
pf. aor. 37d')Maria piegò le braccia
saltando a piedi uniti.
e contemp.
X-ò
pf.comp. 37e')Maria ha piegato le braccia
saltando a piedi uniti.
e contemp.
ha X-ato
pf. ingr. 37f')(Finalmente) Maria piegò le
braccia saltando a piedi uniti.
e contemp.
X-ò
38)Il meccanico cantare una canzone martellando la carrozzeria di un'auto
Aa: V durativo
G non durativo iterabile
a) ordine GV
Aspetto Parafrasi possibili
impf.pr. 38a)Martellando la carrozzeria di
un'auto il meccanico cantava una
canzone , quando è entrato un
cliente.
mentre X-
ava
impf.cn. 38b)(Quella mattina) martellando
la carrozzeria di un'auto, il
meccanico cantava una canzone.
mentre X-
ava
impf. ab. 38c)Martellando la carrozzeria di
un'auto, (abitualmente) il
meccanico cantava una canzone.
mentre X-
ava
pf. aor. 38d)Martellando la carrozzeria di
un'auto, il meccanico cantò una
canzone.
mentre X-
ava
pf.comp. 38e)Martellando la carrozzeria di
un'auto, il meccanico ha cantato
una canzone.
mentre X-
ava
pf. ingr. 38f)Martellando la carrozzeria di
un'auto, il meccanico cantò
(finalmente) una canzone.
mentre X-
ava
b) ordine VG
Aspetto Parafrasi possibili
impf.pr. 38a')Il meccanico cantava una
canzone martellando la
carrozzeria di un'auto, quando è
entrato un cliente.
mentre X-
ava
e contemp.
X-ava
impf.cn. 38b')(Quella mattina) il
meccanico cantava una canzone
martellando la carrozzeria di
un'auto.
mentre X-
ava
e contemp.
X-ava
impf. ab. 38c')(Abitualmente) il meccanico
cantava una canzone martellando
la carrozzeria di un'auto.
mentre X-
ava
pf. aor. 38d')Il meccanico cantò una
canzone martellando la
carrozzeria di un'auto.
mentre X-
ava
pf.comp. 38e')Il meccanico ha cantato una
canzone martellando la
carrozzeria di un'auto.
mentre X-
ava
pf. ingr. 38f')Il meccanico cantò
(finalmente) una canzone
martellando la carrozzeria di
un'auto.
mentre X-
ava
39)Giovanni prendere la mano di Maria parlando del più e del meno.
Aa: V non durativo
G durativo
a)ordine GV
Aspetto Parafrasi possibili
impf.pr. 39a)Parlando del più e del meno,
Giovanni prendeva (già) la mano
di Maria, quando entrò suo padre.
mentre X-
ava
impf.cn. 39b)Parlando del più e del
meno,(quel pomeriggio) Giovanni
prendeva (continuamente) la
mano di Maria.
mentre X-
ava
impf. ab. 39c)Parlando del più e del
meno,Giovanni prendeva
(abitualmente) la mano di Maria.
mentre X-
ava
pf. aor. 39d)Parlando del più e del meno,
Giovanni prese la mano di Maria.
mentre X-
ava
pf.comp. 39e)Parlando del più e del meno,
Giovanni ha preso la mano di
Maria.
mentre X-
ava
pf. ingr. 39f)Parlando del più e del meno,
Giovanni prese (finalmente) la
mano di Maria.
mentre X-
ava
b) ordine VG
Aspetto Parafrasi possibili
impf.pr. 39a')Giovanni prendeva (già) la
mano di Maria parlando del più e
del meno, quando entrò suo padre.
mentre X-
ava
e contemp.
X-ava
impf.cn. 39b')(Quel pomeriggio) Giovanni
prendeva la mano di Maria
parlando del più e del meno.
mentre X-
ava
e contemp.
X-ava
impf. ab. 39c')Giovanni prendeva
(abitualmente) la mano di Maria
parlando del più e del meno.
mentre X-
ava
e contemp.
X-ava
pf. aor. 39d')Giovanni prese la mano di
Maria parlando del più e del
meno.
mentre X-
ava
pf.comp. 39e')Giovanni ha preso la mano di
Maria parlando del più e del
meno.
mentre X-
ava
pf. ingr. 39f')Giovanni prese (finalmente)
la mano di Maria parlando del più
e del meno.
mentre X-
ava
A giudizio nostro e dei parlanti cui l'abbiamo sottoposta, la batteria di frasi precedenti dimostra che
in condizioni di -tendenziale- parità nella interpretazione dei rapporti temporali di contemporaneità
tra V e G:
a) la posizione preverbale del gerundio orienta l'interpretazione verso l'inclusione dell'azione del
verbo finito in quella del gerundio, quella preverbale verso la coincidenza dei due spazi temporali;
b) l'aspetto perfettivo del verbo finito tende ad orientare verso l'inclusione di V in G anche se il
gerundio è in posizione postverbale. Questa impressione è meno netta della precedente; essa varia,
a volte, a seconda della provenienza regionale degli intervistati (probabilmente per influenza di un
diverso uso del passato prossimo) e sembra risentire delle diverse sfumature aspettuali (è per
esempio più sicura nel caso del perfettivo ingressivo), ma anche azionali dei verbi in gioco. Si veda
soprattutto il caso di 39) a'-c', in cui la non duratività del verbo finito sembra orientare verso
l'interpretazione 'di inclusione' anche nonostante la posizione postverbale del gerundio.
Restano, ci sembra, confermate da questo test le conclusioni avanzate nsopra, al §4.3., dove
abbiamo notato i due fenomeni dell'omogeneizzazione azionale-aspettuale tra V e G e della
preponderanza dell'aspetto sull'Aa. Anche in questo caso, infatti, se le nostre intuizioni sono giuste 30, l'aspetto perfettivo del verbo finito si impone perfino sul potente 'segnale' costituito dalla
posizione del gerundio.
30 Non pretendiamo che in tutte le frasi-matrice proposte le possibilità della doppia interpretazione pragmatica siano
davvero equivalenti e che i giudizi nostri e dei parlanti consultati siano sempre condivisi dal lettore. Siamo anche
consapevoli dell'artificiosità di molte delle frasi derivate per commutazione, sia in questo test che in quelli precedenti:
non avevamo però altro mezzo per rilevare sistematicamente le compatibilità azionali-aspettuali del verbo finito e del
gerundio e per controllare le nostre intuizioni.
Capitolo V
Gerundio di posteriorità 1. Introduzione
Come i precedenti gerundi di anteriorità e di contemporaneità, il gerundio di posteriorità fonda la sua
riconoscibilità in quanto tale, e quindi la sua interpretazione, sulle conoscenze pragmatiche e sul
contesto, che suggeriscono caso per caso il rapporto temporale da instaurare con il verbo finito.
La rappresentazione grafica del gerundio di posteriorità sull'asse temporale è la seguente:
V
-----------------------
------------------------------------------------------->
G
----------------
Le azioni-processo espresse dal verbo finito e dal gerundio si dispongono in successione e possono
sovrapporsi in parte o essere del tutto separate: la distanza tra i due segmenti che rappresentano le
azioni, come anche la possibilità che essi si sovrappongano parzialmente, dipende, ancora una volta,
dalle conoscenze pragmatiche e fattuali e dal contesto:
1) Il personaggio, appena entrato in scena, attraversa la stanza, chiudendosi in un armadio.
2) Un passante è stato investito da un'auto pirata, morendo sul colpo.
3) Sono tornato alle nove, uscendo subito dopo.
4) I genitori rientrarono a casa stanchissimi, addormentandosi davanti alla televisione.
5) Il vecchio gentiluomo si tratteneva al circolo tutte le sere, tornando a casa a notte inoltrata.
Come si vede dagli esempi precedenti, a volte per instaurare il rapporto temporale di posteriorità sono
sufficienti le informazioni semantiche e pragmatiche richiamate dai verbi in gioco; a volte è necessaria
invece qualche integrazione contestuale (avverbiali di tempo, aggettivi ecc.).
2. Ordine e pausa
Per quanto riguarda l'ordine verbo finito-gerundio, va osservato che il gerundio di posteriorità si presta
difficilmente ad occupare la posizione preverbale. E' certo anche possibile immaginare frasi come:
2a)Morendo sul colpo, un passante è stato investito da un'auto pirata.
ma l'ordine più normale è evidentemente quello che rispecchia la successione cronologica degli eventi.
Un'altra caratteristica 'superficiale' del gerundio di posteriorità è quella di essere separato dal verbo
finito da una pausa, più o meno pronunciata. In casi di ambiguità, come in:
6) Il ladro ha preso il prezioso vaso d'argento uscendo dalla finestra.
è infatti la presenza della pausa che permette di distinguere un rapporto di contemporaneità (in questo
caso di inclusione di V in G) da un rapporto di posteriorità.
3. Aspetto
Per analizzare il comportamento aspettuale del gerundio di posteriorità e individuare eventuali
restrizioni di Aa, procederemo come già fatto per il gerundio di contemporaneità, commutando le
modalità aspettuali e azionali di quattro frasi campione e cioé:
7)Francesco entrare in casa mettendosi la chiave in tasca.
(per V non dur.e G non dur.)
8)Il famoso medico visitare a Milano trascorrendo il fine settimana in campagna.
(per V dur.e G dur.)
9)L'acqua sgorgare defluendo nel pendio sottostante.
(per V non dur.e G dur.)
10)La signora Maria lavorare in casa uscendo poi per la spesa.
(per V dur.e G non dur.)
Le frasi derivate per commutazione da 7)-10), con le integrazioni contestuali necessarie ad evidenziare
le particolari accezioni aspettuali, sono:
7)Francesco aprire la porta mettendosi la chiave in tasca.
Aa: V non durativo
G non durativo
Aspetto Parafrasi possibili
impf.pr. 7a)*Francesco apriva già la porta,
mettendosi la chiave in tasca,
quando sentì un rumore sospetto.
??stava per X-are e Y-are
impf.cn. 7b)(Durante le prove) Francesco
apriva la porta, mettendosi la
chiave in tasca.
X-ava e Y-ava
impf. ab. 7c)(Abitualmente)Francesco
apriva la porta, mettendosi la
chiave in tasca.
X-ava e Y-ava
pf. aor. 7d)Francesco aprì la porta,
mettendosi la chiave in tasca.
x-ò e Y-ò
pf.comp. 7e)Francesco ha aperto la porta,
mettendosi la chiave in tasca.
ha X-ato ed ha Y-ato
pf. ingr. 7f)Francesco aprì (finalmente) la
porta, mettendosi la chiave in
tasca.
x-ò e Y-ò
8)Il famoso medico visitare a Milano trascorrendo il fine settimana in campagna.
Aa: V durativo
G durativo
Aspetto Parafrasi possibili
impf.pr. 8a)*Il famoso medico visitava a
Milano, trascorrendo il fine
settimana in campagna, quando la
finanza fece un'ispezione nel suo
studio.
??stava X-ando e Y-ando
impf.cn. 8b)(In quel periodo) il famoso
medico visitava a Milano,
trascorrendo il fine settimana in
campagna.
X-ava e Y-ava
impf. ab. 8c)(Abitualmente) il famoso
medico visitava a Milano,
trascorrendo il fine settimana in
campagna.
X-ava e Y-ava
pf. aor. 8d)Il famoso medico visitò a
Milano, trascorrendo il fine
settimana in campagna.
x-ò e Y-ò
pf.comp. 8e)Il famoso medico ha visitato a
Milano, trascorrendo il fine
settimana in campagna.
ha X-ato ed ha Y-ato
pf. ingr. 8f)(Finalmente) il famoso medico
visitò a Milano, trascorrendo il
fine settimana in campagna.
x-ò e Y-ò
9)L'acqua sgorgare defluendo nel pendio sottostante.
Aa: V non durativo
G durativo
Aspetto Parafrasi possibili
impf.pr. 9a) *L'acqua sgorgava già,
defluendo nel pendio sottostante,
quando improvvisamente venne
l'ordine di sospendere i lavori.
??stava per X-are e Y-are
impf.cn. 9b)(A quel tempo) l'acqua
sgorgava limpida, defluendo nel
pendio sottostante.
X-ava e Y-ava
impf. ab. 9c)(Di solito) l'acqua sgorgava
abbondante, defluendo nel pendio
sottostante.
X-ava e Y-ava
pf. aor. 9d)L'acqua sgorgò, defluendo nel
pendio sottostante.
x-ò e Y-ò
pf.comp. 9e)L'acqua è sgorgata, defluendo
nel pendio sottostante.
ha X-ato ed ha Y-ato
pf. ingr. 9f)(Finalmente) l'acqua sgorgò,
defluendo nel pendio sottostante.
x-ò e Y-ò
10)La signora Maria lavorare in casa uscendo poi per la spesa.
Aa: V durativo
G non durativo
Aspetto Parafrasi possibili
impf.pr. 10a)*La signora Maria lavorava
in casa, uscendo poi per la spesa,
quando.una telefonata la fece
sobbalzare.
??stava X-ando e Y-ando
impf.cn. 10b)(In quel periodo) la signora
Maria lavorava in casa, uscendo
poi per la spesa.
X-ava e Y-ava
impf. ab. 10c)(Di solito) la signora Maria
lavorava in casa, uscendo poi per
la spesa.
X-ava e Y-ava
pf. aor. 10d)La signora Maria lavorò in
casa, uscendo poi per la spesa
x-ò e Y-ò
pf.comp. 10e)La signora Maria ha
lavorato in casa, uscendo poi per
la spesa.
ha X-ato ed ha Y-ato
pf. ingr. 10f)(Finalmente) la signora
Maria lavorò in casa, uscendo
poi per la spesa.
x-ò e Y-ò
Analizzando le parafrasi delle frasi derivate per commutazione azionale-aspettuale da 7)-10) si può
notare che apparentemente il gerundio di posteriorità assume costantemente la modalità aspettuale del
verbo finito: esso, come il gerundio di coincidenza e a differenza di quello di anteriorità e di inclusione,
non possiederebbe dunque autonomia aspettuale, ma rispecchierebbe l'aspetto del verbo finito..
Ma c'è un dato che fa ritenere insoddisfacente questa interpretazione dei fatti ed è l'inaccettabilità delle
frasi a), quelle cioè in cui V assume modalità imperfettiva progressiva. Quale ne è la causa?
Notiamo innanzitutto che i verbi finiti di 7) e 9) sono telici: come sappiamo, un verbo telico è
compatibile con l'aspettualizzazione imperfettiva progressiva solo a patto di assumere un valore
imminenziale (azzerando così la sua valenza telica), reso normalmente in italiano con la perifrasi stare
per +gerundio. Tale valore imminenziale, che sarebbe più giusto in questo caso definire controfattuale,
è però intrinsecamente incompatibile con un gerundio di posteriorità. Un gerundio di posteriorità,
infatti, nel momento in cui, in base alle conoscenze pragmatiche è interpretato come successivo a V,
funziona ipso facto da ancoraggio temporale 31 e assegna automaticamente a V un tempo, anteriore al
suo, che non può essere che perfettivo. La parafrasi 'completa' di un verbo finito seguito da un gerundio
di posteriorità è infatti: X-ava (ha X-ato- X-ò) e dopo aver X-ato, Y-ava (ha Y-ato- Y-ò). Nel caso di un
imperfetto progressivo con valore imminenziale, però, l'azione in V non si è verificata, e non è quindi
possibile ricostruire l'aspetto perfettivo di V implicito nel gerundio di posteriorità: sarebbe come dire
stava per X-are, ma non ha X-ato e dopo aver X-ato stava per Y-are.
Ci troviamo insomma di fronte a un caso di divaricazione tra il tempo 'nozionale'32 di V quale viene
ricostruito attraverso l'AT fissato dalle conoscenze pragmatiche, che è perfettivo compiuto, e il suo
tempo 'formale', che si manifesta in superficie come imperfettivo.
Il tempo nozionale però, anche se non è realizzato morfologicamente, mostra di agire ostacolando la
combinazione azionale aspettuale di un verbo finito telico all' imperfettivo progressivo con un gerundio
di posteriorità, indipendentemente dall'Aa del verbo al gerundio, che può essere sia non durativa (7a),
che durativa (9a).
In modo analogo pensiamo che si possa spiegare l'inaccettabilità di 8a e 10a:
8a) *Il famoso medico visitava (=stava visitando) a Milano trascorrendo il fine settimana in
campagna, quando la finanza fece un'ispezione nel suo studio.
10a) *La signora Maria lavorava (=stava lavorando) in casa uscendopoi per la spesa, quando
nel riordinare trovò una fotografia del marito con una bionda spetttacolare
nel momento in cui l'azione di V è interpretata come anteriore e compiuta rispetto a quella del
gerundio, essa non può essere più visualizzata o focalizzata al suo interno, come di norma si fa con
l'imperfettivo progressivo.
L'unico modo di rendere accettabile il quadro temporale di 8a) e 10a) è infatti quello di considerare
unitariamente i due processi espressi da V e da G, come se fossero un'unica azione, come in:
11) La signora Maria lavorava in casa e usciva poi per andare a fare la spesa, quando
qualcosa interruppe il solito tran-tran.
ma in tal caso il verbo finito perde inevitabilmente l'aspettualizzazione progressiva e diventa abituale.
Nonostante la forma superficiale del verbo sia imperfettiva, dobbiamo quindi supporre che anche in
questo caso la causa della restrizione osservata sia da attribuire ad un tempo 'nozionale', che si può
manifestare adottando la parafrasi 'completa' stava X-ando e dopo aver X-ato, Y-ava, che risulta diverso
da quello superficiale.
Si noti, infine, la difficoltà con cui in
8f) (Finalmente) il famoso medico visitò a Milano, trascorrendo il fine settimana in
campagna.
10f) (Finalmente) la signora Maria lavorò in casa, uscendo poi per la spesa.
l'accezione ingressiva del verbo finito perfettivo si combina con un gerundio di posteriorità: ciò
dipende, probabilmente, dal brusco cambiamento di prospettiva temporale richiesto dalla
interpretazione del quadro temporale degli eventi. L'aspetto ingressivo focalizza infatti l'attenzione sul
punto iniziale del processo -e può perciò essere parafrasato con mettersi a, cominciare a...: (Bertinetto
1986:227, 231)- mentre il gerundio di posteriorirà sposta bruscamente l'attenzione su un'azione che si
colloca dopo la conclusione del processo del verbo finito.
31 Per la nozione di ancoraggio temporale e per la funzione di AT svolta dalle conoscenze pragmatiche cfr. cap.1 §1. 32Nell'accezione di Jespersen (1924:63)"Bisogna riconoscere che esistono delle categorie extralinguistiche che sono
indipendenti dalle caratteristiche più o meno accidentali che si possono osservare nelle lingue. Sono universali nella misura
in cui si applicano a tutte le lingue, benché trovino raaramente espressione chiara e riconoscibile. Alcune hanno a che fare
con fenomeni della realtà extralinguistica, come il sesso, altre a stati mentali e alla logica. In mancanza di un termine più
soddisfacente parlerò di nozioni o fenomeni nozionali."
Per concludere, anche per il gerundio di posteriorità ci chiederemo se c'è o no 'assegnazione'
dell'aspetto da parte del verbo finito sul gerundio.
La risposta è affermativa: anche il gerundio di posteriorità 'copia' infatti l'aspetto del verbo finito, come
si vede dalle parafrasi possibili delle frasi 8)-10). In più, rispetto agli altri rapporti temporali esaminati,
c'è da notare che il gerundio di posteriorità assegna sempre un tempo 'nozionale' perfettivo compiuto al
verbo finito, spiegando così la restrizione di cui ci siamo occupati sopra.
4. Aktionsart
E' difficile dire se alcune classi azionali riescano più facilmente di altre ad orientare l'interpretazione
del gerundio verso il rapporto temporale di posteriorità. L'impressione generale è che tutte le classi
azionali possano essere usate per esprimere posteriorità se usate al gerundio: si vedano 1), 8) e 9), in
cui i gerundi sono durativi, e per converso, 2)-5), 7) e 10) con verbi non durativi.
Affrontando l'argomento per lo spagnolo, che ha un gerundio semplice con flessibilità temporale
analoga a quella dell'italiano, Los Mozos (1974:386) afferma che per lo spagnolo c'è una maggior
frequenza di gerundi di posteriorità con verbi trasformativi (equivalenti alla nostra classe azionale dei
verbi telici) che con verbi non trasformativi.
Per l'italiano non abbiamo potuto rilevare dei dati numericamente significativi data la relativa scarsa
frequenza del gerundio di posteriorità, ma per analogia con quanto osservato per il gerundio di
anteriorità, anche per il gerundio di posteriorità è probabile che la classe dei telici sia più disponibile
all'espressione di questo rapporto temporale33. Va piuttosto notato che il gerundio di posteriorità
sembra richiedere più di quello di anteriorità qualche specificazione temporale che orienti la sua
interpretazione come posteriore, quando questa non è univocamente imposta dalle conoscenze
pragmatiche. Si veda per esempio:
12) Ha stupito i presenti lasciando la riunione.
13) Ha stupito i presenti, lasciando poi la riunione.
Ciò è dovuto probabilmente al fatto che la pausa, che come abbiamo visto caratterizza
obbligatoriamente il gerundio di posteriorità, non è un segnale 'forte, mentre l'altro indizio di
posteriorità (la collocazione postverbale) è caratterizzato da una notevole ambiguità. Tutti e quattro i
tipi 'nozionali' di gerundio considerati possono infatti occupare tale posizione: il gerundio di
coincidenza (per cui la posizione postverbale è quella normale), ma anche quelli di anteriorità e di
inclusione se vengono spostati dalla loro più abituale posizione preverbale.
33Se il gerundio di posteriorità è durativo, l' italiano -in maniera molto più rigorosa di altre lingue, come l'inglese e lo
spagnolo- mostra però di non tollerare un eccessivo "prolungamento" dell'azione del gerundio. Si veda "??Il segretario
del partito entrò, stringendo le mani ai delegati presenti fino alla terza fila" "??Il cane fu ferito, dissanguandosi fino a
sera".
Capitolo VI
Gerundio e statività 1.I verbi stativi nel G di anteriorità
Il comportamento dei verbi stativi al gerundio merita una considerazione a parte, malgrado essi
appartengano alla classe azionale dei durativi, che abbiamo sopra esaminato. Numerosi sono infatti i
comportamenti idiosincratici di questa contrastata classe di verbi34.
Osserveremo in primo luogo che i gerundi di verbi stativi non possono esprimere, nella forma
semplice, il rapporto di anteriorità, ma devono necessariamente ricorrere alla forma composta. Si
vedano per gli stativi non permanenti:
1) Avendo avuto fame durante la guerra, il sig. Esposito non permetteva a sua moglie di
buttare neanche una briciola di pane.
2) Essendo stato seduto per ore, sento il bisogno di sgranchirmi le gambe.
3) Avendo indossato sempre vestiti di classe, la signora Carla non riusciva a sopportare quelle
ruvide stoffe, quei tagli approssimativi....
La sostituzione del gerundio semplice al gerundio composto in 1)-3) provoca infatti interpretazioni di
rapporti temporali diversi da quelli di anteriorità o addirittura, nel caso di 1), l'inaccettabilità:
4) *Avendo fame durante la guerra, il sig. Esposito non permetteva alla moglie di buttare
neanche una briciola di pane.
(La frase diventa accettabile con inversione dell'avverbiale temporale e con valore temporale di
contemporaneità del verbo finito rispetto al gerundio.)
5) Stando seduto per ore, sento il bisogno di sgranchirmi le gambe.
(La frase è accettabile solo con un'interpretazione di inclusione del verbo finito nello stato espresso
dal gerundio: lo stare seduto permane nel momento di V.)
6) Indossando sempre vestiti di classe, la signora Carla non riusciva a sopportare quelle ruvide
stoffe, quei tagli approssimativi...."
(Lo stato espresso dal gerundio permane nel momento di V: la signora Carla continua normalmente
ad indossare vestiti di classe; in 3), invece, questo stato appartiene al passato, è ormai concluso al
momento di riferimento)
Le frasi 1)-3) dimostrano non solo la possibilità, ma la necessità che il gerundio, almeno dei verbi
stativi non permanenti, assuma la forma composta se gli si vuole attribuire il RT di anteriorità. La
questione merita di essere sottolineata, anche se apparentemente esula dai nostri interessi, perchè è
legata alla definizione dei verbi stativi e alle loro proprietà semantiche e sintattiche.
Una delle caratteristiche degli stativi consisterebbe infatti nella loro riluttanza ad essere usati nei
tempi composti, in specie con dopo che, come mostrano i seguenti esempi tratti da Bertinetto
(1986:258):
7) *Dopo che avevamo avuto fame, ci mettevamo a mangiare.
8) *Dopo essere stato innocente, l'imputato sporse denuncia per danni morali.
C'è da notare però che 4) e 5) presentano una volta il costrutto dopo che +verbo finito e una volta
invece dopo +infinito: alternanza non ininfluente sull'accettabilità, se si osserva che sostituendo in
4) l'infinito composto la frase diventa perfettamente accettabile:
9) Dopo aver avuto fame per tanto tempo, ci mettevamo finalmente a mangiare.
34 Per la questione generale si veda Lyons (1971:426 e 1977:706) e il riepilogo dei termini del problema in Bertinetto
(1986:251). Cfr anche Lakoff (1979:45) e le osservazioni di Cinque (1979:47).
E' vero che in 9) si è dovuto integrare un avverbiale di tempo del tipo per X tempo, della cui
funzione'di accomplishment' ci siamo già occupati (cap.3 §5.2.), e dare valore ingressivo al verbo
finito: essa comunque dimostra che non si deve parlare di una restrizione assoluta alla compatibilità
dei verbi stativi con le forme composte, quanto piuttosto di opportunità di integrazione contestuale,
almeno in certi casi. A volte infatti si può avere un tempo composto di verbi stativi non permanenti
anche da soli, sia con dopo + infinito:
10) Dopo essere stati seduti, ci inginocchiammo quando il sacerdote consacrò l'Eucarestia.
sia anche con la forma esplicita dopo che +verbo finito (per quanto, forse, con connotazione
substandard):
11) Dopo che eravamo stati in piedi per tanto tempo, il sergente voleva ancora impedirci
di riposare!
Da un lato sembra quindi che il test con dopo che non sia decisivo per escludere la compatibilità
degli stativi con le forme composte, dall'altro sembra azzardato estenderne la portata fino a
sostenere, come sembra fare Bertinetto (1986:258), che c'è una contraddizione interna tra gli stativi e
l'uso dei tempi composti, sia pure con qualche eccezione, rappresentata dagli enunciati controfattuali
e dai "contesti in cui il verbo stativo si riferisce a stadi temporali che sono considerati ormai
nettamente conclusi al momento di riferimento e temporalmente separati da esso", come si osserva in
12) Poichè avevo avuto tempo di dedicarmi a lei, Clara mi sembrava più serena del solito.
Bertinetto spiega la riluttanza degli stativi ad accettare la forma composta con l'osservazione che
questa con gli stativi implica solo "la negazione dello stato di cose indicato dal verbo, non può
implicare alcuna condizione risultante immediatamente da esso, al di là della pura e semplice
negazione dello stato medesimo". Gli stativi non sarebbero dunque mai, a differenza dei verbi di altre
classi azionali, dei verbi 'creatori di stato'. Ma questa proprietà non ci sembra esclusiva degli stativi:
essa è comune a tutti i durativi usati con dopo che o con altri costrutti analoghi, con valore
prevalentemente temporale:
13) Dopo che avevamo camminato per tanto tempo, finalmente ci riposammo.
14) Il giorno successivo a quello in cui avevamo parlato di Mario, l'ho incontrato alla
stazione.
Insomma, da un lato i tempi composti (ad eccezione del passato prossimo usato con valore aoristico)
si riferiscono sempre a situazioni nettamente concluse al momento di riferimento, si usino verbi
durativi o non durativi, dall'altro se il problema si pone in termini di possibilità di esprimere "...un
evento consequenzialmente collegato allo stato di cose instaurato dalla temporale" (Bertinetto
1986:258) la questione si risolve sul piano pragmatico e non sembra legata a restrizioni di natura
azionale, dipende insomma dai rapporti semantico-pragmatici tra i verbi in gioco.
Per tornare al gerundio, in un enunciato come:
15) Avendo avuto fame per tanto tempo, mi buttai avidamente sul cibo.
il gerundio composto ha evidentemente anche un valore causale e implica perciò, per esprimerci con
Bertinetto, un evento consequenzialmente collegato allo stato di cose espresso dal verbo fiinito,
come può avvenire con qualunque altro verbo durativo o non durativo, pragmaticamente noto per
poter instaurare un rapporto non solo di anteriorità temporale, ma anche causale con un'altra azione,
stato o evento. Del resto lo stesso esempio citato da Bertinetto, trasformato con dopo che:
16) Dopo che avevo avuto tempo di dedicarmi a lei, Clara mi sembrava più serena del
solito.
implica un rapporto di causa-effetto, nonostante la forma del costrutto dopo che sia superficialmente
solo temporale.
E' allora possibile usare gli stativi con i tempi composti, perfino gli stativi permanenti. Ovviamente
la possibilità di attribuire loro -se i rapporti semantico-pragmatici tra i due verbi in gioco lo
consentono- un valore causale come in 15), oppure di considerarli solo degli stati temporali
nettamente distinti e non generatori di conseguenze, come in
17) Mentre nel periodo glaciale i ghiacciai avevano occupato tutta la superficie terrestre,
nel periodo successivo essi occupavano solo una piccola porzione delle terre emerse.
18) Mentre nel XVI secolo i re di Inghilterra erano discesi dalla dinastia dei Tudor, nel
XVII essi appartenevano alla famiglia degli Stuart.
e, per tornare al gerundio
19) Mio cugino si chiama Luigi Aldobrandini: ora, essendo esistito nel secolo scorso un
tale chiamato allo stesso modo che aveva un titolo nobiliare, sta cercando di dimostrare che
discende da lui.
dipende solo dalla semantica e dalla pragmatica.
Se sono vere le considerazioni fatte sopra a proposito degli esempi 1)-3), resta comunque da spiegare
la particolare reffrattarietà dei verbi stativi ad esprimere l'anteriorità se usati nella forma semplice del
gerundio. Essi infatti non riescono a farlo neanche con l'ausilio di avverbiali di'accomplishment' o
della complementazione:
20) *Stando seduto (comodamente, per tre ore), cedi ora il posto a tuo fratello.
21) *Facendo l'avvocato per anni nello studio di suo padre, ora Antonio è pronto ad aprire
uno studio per conto suo.
e diventano accettabili solo nella forma composta:
22) Essendo stato seduto (comodamente, per tre ore) cedi ora il posto a tuo fratello.
23) Avendo fatto per anni l'avvocato nello studio di suo padre, ora Antonio è pronto ad
aprire uno studio per conto suo.
Ma su questo torneremo nelle conclusioni, al §.4.
2.I verbi stativi nel G di contemporaneità
2.1.Il rapporto di inclusione
Va rilevato innanzitutto che un verbo stativo permanente instaura con il verbo finito un rapporto di
inclusione particolare: esso infatti a differenza di quanto accade con verbi di altro tipo non si lascia
'tagliare' o interrompere da alcuna azione. Per esempio in
24) Essendo donna, non ho potuto entrare in quel pub
25) Essendo negro, fui cacciato da quel locale.
26) Facendo l'avvocato, frequentavo preture e tribunali.
27) Preferendo il mare alla montagna, Franco è andato in vacanza in Grecia .
gli stati indicati dal gerundio continuano a sussistere indipendentemente dall'azione del verbo finito.
Un verbo stativo non permanente lascia invece aperta la possibilità di una cessazione o di un
cambiamento di stato. Ciò avviene per esempio quando il senso di base del verbo finito è
riconducibile a "V causa cessazione di G", come in
28) Stando seduto, mi alzai.
29) Avendo fame, mangiai un panino.
30) Calzando delle scarpe strette, me le tolsi.
Esso si può spiegare con la reversibilità degli stati espressi da questo tipo di verbi, che possono
essere interrotti, mentre nulla può interrompere uno stato permanente come essere donna, cavallo
ecc.
Può avere un certo interesse notare che se usiamo questa osservazione come un test per discriminare
i verbi stativi permanenti da quelli non permanenti, la prova dà risultato negativo per i verbi che
indicano spazi temporali, come essere lunedì, essere nel mese di maggio, nel ventesimo secolo ecc.
Infatti:
31) *Essendo lunedì, lo cambiai, lo interruppi, diventò martedì.
Verbi di questo tipo andrebbero perciò considerati stativi permanenti.35
In secondo luogo va notato che nel caso di incrocio con un V imperfettivo abituale, un gerundio di
verbo stativo non permanente (per gli stativi permanenti l'iteratività è esclusa per definizione) non
acquista iteratività, come i verbi delle altre classi azionali (si veda cap.1 §2.1. e cap.4 §4.1.), ma si
riferisce solo a una situazione unica, semelfattiva. Per esempio:
32) Avendo fame divoravo tutto quello che capitava.
non è equivalente a "Tutte le volte che avevo fame divoravo tutto quello che capitava", ma a "Poichè
in quell'unico periodo di tempo avevo fame...".In altri termini un gerundio di verbo stativo non
permanente non è compatibile con un verbo finito di aspetto imperfettivo abituale, ma solo con un
verbo finito di aspetto imperfettivo continuo.
La questione potrebbe avere a che fare con quella che è stata chiamata 'condizione di densità' di un
verbo stativo (Bertinetto 1986:97), cioè la caratteristica di indicare un processo che non può essere
interrotto senza cessare di esistere. Gli stativi in generale, e dunque anche stativi non permanenti
come aver fame, aver sete, essere triste, a rigore reiterabili anche in tempi ravvicinati,
possiederebbero dunque una particolare 'densità', che si manifesterebbe ostacolando una loro
visualizzazione abituale (in questo caso è probabilmente più esatto definirla soltanto iterativa).
La visualizzazione continua, e cioè la presentazione di un evento ininterrotto, riferito ad un unico
intervallo temporale, è invece, perfettamente compatibile con la semantica degli stativi. Una
situazione come quella espressa da:
33) In quel periodo avevo sempre fame: mangiavo in continuazione, ma non mi saziavo
mai.
indica uno stato non permanente che continua in parte a sussistere nonostante le misure prese per
contrastarlo e continua perciò ad essere considerato esistente: è come se, a causa della sua densità,
uno stato non permanente fosse solo scalfito in superficie e non definitivamente superato da
un'azione contrastante. Poichè invece l'aspetto abituale visualizza inevitabilmente delle situazioni
successive di interruzione di un processo, poi delle riprese, di nuovo delle interruzioni, sarebbe
incompatibile con la condizione di densità dei verbi stativi.
Esistono, però, dei controesempi che contrastano con questa interpretazione dei fatti: c'è un gruppo
di verbi considerati stativi non permanenti, come stare seduto, stare in piedi, sdraiato , stare in
qualche luogo che ammettono invece l'interpretazione iterativa se usati al gerundio semplice, quando
il verbo finito è di aspetto imperfettivo abituale. Per esempio:
34) Stando seduto, sentivo un dolore alla schiena.
35Bertinetto (1986:95 e nota) considera invece questi verbi degli stativi non permanenti. Il loro caso-limite sarebbe
rappresentato da quei verbi che indicano un punto determinato del tempo, come essere le cinque, 2 minuti e tre secondi,
che vengono definiti, con terminologia paradossale, degli stativi puntuali o degli intemporali. Paradosso per paradosso, ci
sembra più coerente considerare permanente ogni spazio temporale sentito come unitario, qualunque sia la sua durata
fisica Si potrebbe infatti pensare che non ci sia alcuna differenza, dal punto di vista del trattamento linguistico del tempo
e quindi del comportamento dei verbi stativi, tra la statività permanente di "Sono le cinque, 2 minuti e tre secondi" e
quella di "E' il 1987/ il ventesimo secolo/ l'era paleozoica." Anche lo stato di un classico verbo stativo permanente come
essere uomo, donna, cavallo, mare, pianeta. va inteso infatti sempre rispetto a una durata finita: quella della vita, o
quella, lunghissima, ma sempre finita, dell'evoluzione o del cosmo.
35) Stando dentro casa, avevo voglia di uscire, stando fuori volevo tornare a casa.
sono parafrasabili con "Tutte le volte che stavo seduto/ dentro casa ecc."
Il comportamento di tali verbi è dunque analogo a quello che abbiamo notato nei gerundi di verbi
non stativi (si veda il cap. 4 §4.1.): l'iteratività del verbo finito si trasmette sul gerundio:
36) Passeggiando (=tutte le volte che...), Antonio incontrava Mario.
37) Uscendo da scuola (=tutte le volte che...), i ragazzi parlavano tutti insieme.
38) Parlando ai suoi elettori (=tutte le volte che...) il deputato guardava l'orologio.
39) Incontrando il sig. Rossi, famoso menagramo (=tutte le volte che...), Antonio toccava
ferro.
Ne dobbiamo concludere che verbi come stare seduto, in piedi non sono stativi, nonostante la loro
connotazione semantica sia nettamente stativa?
La spiegazione del comportamento idiosincratico di tali verbi rivelato dal 'test di aspettualizzazione
iterativa' potrebbe però essere ricercata nel fatto che essi esprimono degli stati 'discreti', mentre altri
stativi non permanenti, come aver fame, sete, essere triste esprimono degli stati continui, che
possono avere diversi 'valori di stato'. Aver fame è infatti uno stato che può avere un valore massimo,
medio, minimo, come anche essere libero, triste:: il valore (inteso in senso quantitativo) di questi
stati dipenderebbe dalle circostanze, dal contesto, dalla percezione soggettiva o altro. Si
spiegherebbe così perchè il gerundio di verbi stativi non permanenti come aver fame, sete, essere
triste sia solo 'semelfattivo': nonostante le azioni tendenti a contrastare lo stato definito dal verbo,
questo conserverebbe sempre un certo valore, continuerebbe a sussistere in una misura più o meno
ridotta.
I verbi del tipo 'discreto' avrebbero invece due soli valori, uno positivo e uno negativo (stare in piedi
e non stare in piedi): per questo essi sarebbero compatibili con l'iteratività, e cioè con l'idea di una
successione di alterazioni 'discrete' dello stato da loro espresso. Queste differenze non
intaccherebbero però la natura 'stativa' di questi verbi, attestata dalla loro reazione positiva ai test 36 .
2.2. I verbi stativi nel G di coincidenza
Quello esaminato sopra non è però l'unico comportamento idiosincratico degli stativi: passando ora
al rapporto di coincidenza e prendendo in esame gli stativi permanenti, è prevedibile che essi, se
usati al gerundio semplice, non accettino di essere interpretati come coincidenti con un verbo che
non sia anch'esso stativo permanente. Se è vera la nostra ipotesi che il gerundio di coincidenza ha la
stessa durata del verbo finito, non è possibile infatti pensare a uno stativo permanente che coincida
con un verbo finito di durata limitata, perchè un verbo stativo permanente ha per definizione una
durata -teoricamente- illimitata. E infatti:
40) Elisabetta regnava discendendo da Enrico VIII.
è inaccettabile se interpretiamo il gerundio come coincidente con il verbo finito se cioè lo
parafrasiamo con "Elisabetta regnava e contemporaneamente discendeva da Enrico VIII", mentre è
accettabile solo se interpretiamo il gerundio come di inclusione, con la parafrasi: "All'interno del suo
stato di discendere" (e a causa di questo stato).
36Raccogliendo le proposte avanzate, tra gli altri, Vendler (1967) Borgato (1976) Holisky (1978), Lakoff (1966), Cinque
(1979) Gabbay e Moravcsik (1980) Vet(1980), Bertinetto (1986: 252) elenca le seguenti prove di statività, in ordine di
'potenza': a)incompatibilità con l'imperativo; b)incompatibilità con la forma progressiva; c)compatibilità con avverbi
come di malavoglia, accuratamente, riluttantemente, entustiasticamente; d)incompatibilità con frasi scisse; e)
compatibilità con pro-verbali anaforici; f)compatibilità con verbi come persuadere, convincere, ricordare;
g)compatibilità con espressioni come nell'interesse di, per amore di. Bertinetto sottolinea però più volte la differente
reazione ai test di statività da parte di gruppi più o meno numerosi di verbi che possiedono connotati semantici stativi e
conclude che "verosimilmente la coppia stativo/non stativo andrebbe intesa alla stregua di una categoria polarmente
orientata, cioè come una coppia di concetti in opposizione, collegabili attraverso vari stadi intermedi, a seconda del
maggiore o minor grado con cui l'uno o l'altro tratto è posseduto dal singolo predicato."
Dovrebbe però, allora, essere possibile realizzare un rapporto temporale di coincidenza tra un verbo
finito e un gerundio che siano entrambi stativi permanenti37. E infatti:
41) Il Mediterraneo bagna l'Europa Meridionale estendendosi per 2.505.000 kmq.
42) Il Kilimangiaro si eleva fino a 5895 m. occupando un'area di 2.300 kmq.
Ci chiederemo ora quale sarà il comportamento dei verbi stativi non permanenti38 e analizzeremo tre
possibilità di incrocio azionale: nella prima (a) entrambi i verbi in V e G sono stativi non permanenti,
nella seconda (b) il verbo finito non è stativo permanente, mentre il gerundio lo è, nella terza (c) V è
un verbo stativo non permanente, G no.
Le prove conterranno:
-verbi che reagiscono in modo prevalentemente positivo ai test di statività, come calzare, indossare,
capire,aver fame, sete;
-verbi che rientrano tra quelli che abbiamo definito stativi 'discreti', come stare in piedi, seduto e
sim.;
- verbi stativi con essere e avere .
a)V e G +stat non perm
43) Antonio stava in piedi indossando un abito scuro.
44) La contessa montava uno splendido purosangue calzando degli eleganti stivali.
45) ??Antonio stava seduto essendo triste per la nostra assenza (=e contemporaneamente
...).
46) ??Maria era triste avendo fame e sete (=e contemporaneamente ...).
L'incrocio di due verbi stativi non permanenti sembra sicuramente possibile per casi come 43) e 44),
con verbi cioé del tipo 'discreto' o univerbali, come indossare, calzare, montare. Meno accettabile
sembra invece l'incrocio con uno stativo con essere o avere, come in 45) e 46).
b)V-stat non perm e G+stat. non perm.
47) Antonio parlava/ parlò stando seduto.
48) Marciammo per chilometri avendo sete, fame, freddo.
49) Ascoltavo il professore capendo tutto quello che diceva.
La seconda possibilità di incrocio sembra non avere restrizioni: un verbo finito non stativo è
compatibile con un gerundio di ogni tipo di verbo stativo non permanente, anche con quelli composti
con essere o avere.
c)V+stat. non perm. e G -stat.non perm.:
50) Luigi stava seduto sorridendo/battendo le mani.
51) ??Aveva fame sentendo crampi allo stomaco (=e contemporaneamente..).
37Si noti che frasi come 40 e 41 risultano però inaccettabili se al verbo estendersi si sostituiscono i verbi, altrettanto
stativi, essere lungo/largo: si confronti "La catena degli Urali divide l'Europa dall'Asia estendendosi per circa 2.000 Km.
e "??La catena degli Urali divide l'Europa dall'Asia essendo lunga circa 2000 km." 38Il fatto osservato concorda con quanto rilevato da Cinque (1979:65) a proposito di uno dei test di discriminazione tra
stativi e non stativi proposto da Lakoff (1979:55) e cioè l'incompatibilità di un verbo stativo con la congiunzione invece
di in frasi come "* Ho udito la musica invece di guardare il quadro" (dove udire equivale a percepire, stativo) in
confronto all'accettabilità di "Ho ascoltato la musica invece di guardare il quadro"(dove ascoltare è durativo non stativo)
Cinque suggeriva di riformulare tale restrizione nel senso che due disgiunti frasali di questo genere devono contenere
entrambi o verbi stativi o verbi non stativi e ci sembra che il comportamento degli stativi permanenti che abbiamo appena
notato concordi perfettamente con la sua ipotesi: la restrizione individuata da Lakoff è sull'amalgama di verbi stativi e
non stativi, non sulla presenza di stativi tout court. Nel caso del gerundio però tale esigenza di omogeneità azionale
sembra limitata agli stativi permanenti, mentre il comportamento degli stativi non permanenti appare più libero.
52) ??Tutti erano tristi piangendo a calde lacrime.
53) ??La signora Clinton indossava un vestito di Valentino parlando con i suoi ospiti (=e
contemporaneamente..).
54) Il fuorilegge montava un cavallo nero sorridendo sarcastico.
Anche la terza possibilità di incrocio rivela una maggiore disponibilità alla combinazione con un non
stativo dei verbi stativi 'discreti'. Anche in questo caso, inoltre, come in (a), i verbi stativi composti
con essere e avere mostrano inoltre di non tollerare un gerundo di coincidenza.
E' interessante notare la differenza tra 53) e 54): pragmaticamente le due situazioni sono entrambe
plausibili, ma la prima appare nettamente inaccettabile (a meno che indossare non abbia un -
irriguardoso- senso telico, equivalente a 'mettersi un vestito'), la seconda sicuramente possibile.
Perché? La spiegazione potrebbe essere ricercata, seguendo Dik (1975) e le osservazioni di
Bertinetto (1986:255) nel dinamismo interno, nel coefficiente di trasformabilità dei due verbi in
gioco: stativi poco 'dinamici'(come indossare) rifiuterebbero di combinarsi con durativi che hanno un
contenuto di processualità, di svolgimento dinamico più alto, come parlare;. Se invece il contenuto
di processualità dei due verbi viene 'compensato' in modo da mettere insieme uno stativo che sia
moderatamente dinamico (come montare) e un durativo poco processuale (come sorridere), la
combinazione è possibile, come mostra appunto la 54)39.
Analogamente si spiegherebbe la difficoltà di combinazione degli stativi con essere e avere: questi
sarebbero infatti i verbi stativi più 'inerti', quelli con il più basso contenuto di processualità e quindi i
meno disponibili a realizzare una coincidenza con un'altra azione. Tuttavia la difficoltà esibita dagli
stativi con essere o avere a realizzare un rapporto di coincidenza anche con stativi permanenti (che
sono per definizione i più 'inerti' di tutti) fa optare piuttosto per una restrizione di tipo lessicale e non
azionale.
4. Conclusioni
Il comportamento degli stativi nel gerundio di posteriorità appare simile a quello esibito nel rapporto
di anteriorità: anche in quel caso gli stativi al gerundio non riuscivano ad esprimere l'anteriorità se
usati da soli, neanche con l'ausilio di avverbiali di "accomplishment", ma mostravano di aver
bisogno della forma composta: cfr. sopra, al §1. 1)-3) e 16 e 17.
Per tentare una spiegazione, si può ricorrere di nuovo al concetto di processualità o dinamismo
interno di un verbo. Processi come quelli indicati dai verbi camminare, agire, dormire , di Aa
durativa, sarebbero visti dalla lingua come dinamici (a maggior ragione, evidentemente sono visti
'dinamicamente' i verbi telici, cfr. morire, arrivare, partire ecc.) e, quindi, si presterebbero
maggiormente ad esprimere il tempo (che è l'asse lungo il quale si verifica il mutamento), di processi
'inerti' come quelli espressi dagli stativi40.
Tra le due polarità sarebbero però possibili dei casi intermedi, come quello rappresentato dagli stativi
discreti. Questi possiederebbero un certo dinamismo interno, come mostrano i comportamenti esaminati
sopra al § 2.1. e 2.2., non sufficiente però a permettergli di esprimere né l'anteriorità né la posteriorità41,
ma solo l'iterazione.
39Un altro esempio dello stesso tipo è costituito dal nesso stativo non permanente stare in qualche luogo, la cui unione
con un gerundio di coincidenza di un verbo con dinamismo interno dà luogo a frasi non del tutto accettabili, come
"?Sono stato a casa studiando","?Stavo a Bologna frequentando medicina.", ?Stemmo in giardino prendendo il the." che
appaiono come ancora estranee alla nostra lingua, degli anglicismi, mentre molto più accettabili sono "Il vecchio stava
vicino alla porta piangendo", "Le ragazze stavano sul palco sorridendo".perché i gerundi esprimono azioni con scarso
dinamismo interno. 40Si osservi che lo spagnolo, che possiede un gerundio predicativo del nome -che l'italiano moderno non possiede più,
mentre è ampiamente attestato per l'italiano antico e in alcuni dialetti: cfr. Rohlfs (1966:107), Brambilla Ageno
(1978:293)- non ammette gerundi predicativi di verbi stativi: cfr. Gili y Gaya (1951:172), Alonso (1962:429). 41La refrattarietà degli stativi a collocarsi nel tempo deve avere la sua motivazione nella natura stessa di questa classe,
divisa tra il suo significato e la sua funzione sintattica: se "essere stativo è normale per la classe degli aggettivi, ma
anormale per i verbi; essere non stativo è normale per i verbi, ma anormale per gli aggettivi" e se "la differenza tra una
qualità e uno stato (se non è del tutto illusoria) è meno rilevante della differenza tra una azione e uno stato" Lyons
Capitolo VII
Tipi nozionali, tipi sintattici e tipi semantici di gerundio 1. Introduzione
Il punto di vista adottato in questo lavoro ha deliberatamente evitato finora di ricorrere da un lato alle
funzioni semantiche del gerundio, dall'altro a considerazioni sintattiche di tipo non 'superficiale' come
l'ordine e la pausa. Dopo avere infatti ipotizzato quattro tipi 'nozionali' di gerundio -di anteriorità, di
inclusione, di coincidenza e di posteriorità- ci siamo limitati ad osservare, per ognuno di questi rapporti
temporali, fatti relativi all'interazione azionale-aspettuale del verbo finito e del gerundio.
Questo approccio ha portato a individuare:
a)una serie di strategie attraverso le quali viene favorita l'interpretazione dei rapporti temporali che il
parlante vuole instaurare tra il verbo finito e il gerundio: avverbiali di accomplishmente,
complementazione, ordine, pausa;
b)le modalità aspettuali e di l'Aa del verbo finito e del gerundio che favoriscono o ostacolano l'uno o
l'altro dei possibili rapporti temporali e le restrizioni alle loro combinazioni teoricamente possibili;
c)l'esistenza di notevoli differenze tra i tipi 'nozionali' di gerundio per quanto riguarda il
'condizionamento aspettuale' di verbo finito sul gerundio;
d) alcune peculiarità di comportamento dei verbi stativi.
Abbiamo però a volte osservato che le restrizioni e peculiarità osservate non sembravano valere per tutti
i rapporti temporali ipotizzati, né per ogni funzione semantica associata al gerundio, né, infine, per tutte
le varianti superficiali considerate (presenza/assenza della pausa tra verbo finito e gerundio, posizione
preverbale o postverbale): era logico pensare che questa discontinuità di comportamento celasse una
diversa sintassi 'profonda' e cioè rinviasse a tipi sintattici diversi di gerundio.
E' giunto il momento di approfondire la questione: è quanto faremo in questo capitolo, precisando però
che non intendiamo affatto esaurire la complessa problematica della descrizione strutturale del gerundio
italiano -che richiederebbe ben altro spazio e considerazione- ma che il nostro obiettivo sarà solo quello
di dare una risposta ai seguenti quesiti:
a) ci sono prove dell'esistenza di tipi sintattici diversi di gerundio?
b) in caso di risposta affermativa, questi diversi tipi sintattici possono essere correlati ai tipi 'nozionali'
da noi postulati?
c)se è possibile correlare i tipi 'nozionali' ai tipi sintattici, essi si sovrappongono perfettamente o si
possono individuare asimmetrie (?) di comportamento sintattico, relative a gerundi che abbiano
particolari funzioni semantiche?
Se l' ipotesi avanzata in b) risultasse confermata, le prove sintattiche e i criteri 'nozionali'
concorrerebbero insieme a dimostrare l'esistenza di tipi diversi di gerundio, confermando
contemporaneamente e reciprocamente la validità dei rispettivi approcci, mentre se si rilevassero
peculiarità sintattiche solo in uno o più tipi semantici di gerundio, troverebbero spiegazione le differenze
di comportamento che abbiamo rilevato in gerundi con funzioni semantiche diverse.
Per porre più chiaramente i termini della questione riepilogheremo brevemente ciò che è emerso nella
parte seconda di questo lavoro, relativamente ai problemi posti dalle domande a-c.
Uno dei presupposti della nostra analisi dei rapporti temporali tra il gerundio e il verbo finito è stata la
distinzione tra due gerundi di contemporaneità, che abbiamo chiamato di inclusione e di coincidenza.
Come si ricorderà, questi due tipi di gerundio di contemporaneità sono risultati abbastanza nettamente
distinti per una serie di caratteristiche, relative all'ordine lineare, alla presenza/assenza della pausa e
all'interazione azionale-aspettuale dei verbi in V e in G.
Innanzitutto essi differivano per la posizione rispetto al verbo finito (preverbale per quello di inclusione,
postverbale per quello di coincidenza) e per la presenza o assenza della pausa: la pausa appare infatti
nel gerundio di inclusione preverbale, mentre è assente in quello di coincidenza postverbale.
(1971:426), le peculiarità di comportamento degli stativi in generale e la loro resistenza a lasciarsi individuare da
coerenti reazioni a test sintattici andrebbero fatte risalire a questa loro costituzionale schizofrenia semantico-
categoriale..
In secondo luogo nel gerundio di coincidenza si può verificare - tramite la parafrasi e l'individuazione
della restrizione di cui al cap.4 §4.2. -l'esistenza di una 'condizione di coestensione' tra V e G e di un
condizionamento aspettuale del verbo finito sul gerundio: nulla di questo si verifica invece per il
gerundio di inclusione, in cui l'aspetto del gerundio appare completamente autonomo da quello del
verbo finito, né si individuano forme di interazione azionale-aspettuale tra i due verbi in gioco.
Anche per il gerundio di anteriorità si osserva che l'aspetto del gerundio, che è sempre e inevitabilmente
perfettivo, è indipendente da quello del verbo finito e che la sua posizione più frequente è quella
preverbale.
Queste analogie tra il gerundio di anteriorità e di inclusione, soprattutto per quanto riguarda l'assenza di
un condizionamento aspettuale sul gerundio da parte del verbo finito, fanno supporre che i due tipi
'nozionali' di anteriorità e di inclusione da un lato e quello di coincidenza dall'altro abbiano una struttura
sintattica diversa, caratterizzata da un diverso legame tra V e G: più stretto, nel gerundio di
coincidenza, più largo in quello di anteriorità e di inclusione.
Oltre ai tipi nozionali e ai tipi sintattici, esistono però dei differenti tipi 'semantici' di gerundio,
caratterizzati dalle diverse funzioni semantiche che vengono attribuite al gerundio sulla base dei suoi
rapporti semantico-pragmatici con l'azione espressa dal verbo finito: causale, concessiva, temporale,
condizionale, modale, strumentale ecc. Nell'osservare le caratteristiche dei tipi nozionali, abbiamo a
volte rilevato come esse sembrano valere solo per alcune delle funzioni semantiche del gerundio: in
particolare questa asimmetria di comportamento, all'interno dello stesso tipi 'nozionale', riguarda il
gerundio temporale (di anteriorità e di inclusione) vs il gerundio causale e concessivo42. Un gerundio
temporale di inclusione spostato in posizione postverbale non presenta la pausa (cap.4 §3.), a differenza
di quanto avviene per gli altri tipi semantici che presentano un rapporto temporale di anteriorità e di
inclusione con V e cioè, tipicamente, il gerundio causale e quello concessivo. Si veda da un lato:
1) Antonio incontrò Gianni passeggiando.
e dall'altro:
2) Antonio telefonò a Gianni # volendo parlargli di una importante questione.
3) Antonio telefonò a Gianni # pur avendo moltissimo da fare.
La stessa caratteristica è comune al gerundio temporale di anteriorità:
4) Antonio si recava a casa di suo zio arrivando (=dopo che era arrivato) a Roma.
5) Ho cambiato strada # sapendo (=perché avevo saputo) di un enorme ingorgo sulla via Emilia..
6) Gianni non ha battuto ciglio # pur accorgendosi (=anche se si era accorto) dell'arrivo di suo
padre e ha continuato imperterrito a fumare.
Le nostre ipotesi, che verificheremo analizzando le proposte di ricostruzione sintattica del gerundio, che
sono state avanzate soprattutto in ambito generativo, sono dunque:
a)che il gerundio di anteriorità e di inclusione rappresentino un unico tipo sintattico, con comportamenti
omogenei per (quasi) tutti i tipi semantici di gerundio che mostrano di avere con il verbo finito questo
tipo di rapporto temporale, e cioé causale, temporale, concessivo, condizionale;
b)che esiste, nettamente distinto dal precedente, un secondo tipo sintattico di gerundio, equivalente al
tipo semantico 'gerundio modale', che mostra di avere con il verbo finito un rapporto temporale di
coincidenza;
42La peculiarità del gerundio temporale rispetto a quello causale (e a quelli, semanticamente affini, concessivo e
condizionale) è confermata inoltre da un altro comportamento che -per quanto non riguardi il gerundio semplice- rivela
comunque compatibilità morfosintattiche diverse tra i due tipi: la forma composta del gerundio, quella che manifesta in
superficie il rapporto temporale di anteriorità, sembra infatti essersi 'specializzata', almeno nell'italiano contemporaneo e nei
registri non formali, per l'espressione dei rapporti causali e causo- temporali, mentre l'anteriorità strettamente temporale è
espressa dal participio passato da solo. Si veda: "?Avendo preso (=dopo aver preso) il treno, sono arrivato a Roma alle
quattro." "Preso il treno, sono arrivato a Roma alle quattro." Sulla possibilità di trovare però una forma composta di gerundio
temporale in posizione postverbale senza pausa, con verbi 'creatori di stato' si veda ...
c)che esistano anche in ambito sintattico dei comportamenti 'ambigui' del gerundio temporale che lo
pongno in qualche modo in bilico tra i due tipi sintattici precedenti.
Ci chiederemo infine se il quarto tipo nozionale ipotizzato, il gerundio di posteriorità, rientri in uno dei
tipi precedenti o se, viceversa, ci sono prove sintattiche che esso costituisca un tipo a parte.
2. Tipi sintattici di gerundio
Cominciamo da Nespor (1978:101), il primo tentativo di rendere conto delle differenze sintattiche del
gerundio in un'ottica generativa.
L'autrice distingue due tipi sintattici di gerundio: uno che denomina G1, dominato da un nodo S, in
posizione di sister clause e non di subordinata della frase principale, e uno denominato G2, interno al
sintagma verbale ed equivalente a un complemento di V.
G1 presenterebbe perciò la struttura ad albero a)
(figura)
mentre G2 la struttura b)
(figura)
I criteri di individuazione proposti per il tipo G1 sono i seguenti (gli esempi 7)-18) sono della Nespor):
i) ha la pausa
7) Ci credo # avendolo detto Giorgio.
ii) può avere un soggetto diverso da quello di V:
8) Arriverò, Dio volendo.
9) Partiremo domani, il tempo permettendolo.
10) Ci credo, avendolo detto Giorgio.
iii) può essere passivizzato:
11) Maria è stata consolata da Mario essendo stata trattata male da Giorgio.
iv) può avere delle root transformations (topicalizzazioni, parenthetical formation):
12) Paolo ha picchiato, credo, Francesca, pensando, mi hanno detto, ad altro.
Il tipo G2, invece:
i) non ha la pausa:
13) Maria parla mangiando la torta.
14) Paolo cantava mangiando la torta.
ii) ha sempre lo stesso soggetto di V
iii) non può essere passivizzato:
15) *"Maria parla la torta essendo mangiata da lei.
iv) non può essere sottoposto alle root transformations:
16) *Paolo cantava la torta mangiando.
Si noti che per la Nespor è ininfluente la posizione, preverbale o postverbale, del gerundio: sia G1 che
G2 possono avere entrambe le collocazioni.
Analizzando la gerarchia dei criteri proposti da Nespor, sembra che la pausa venga considerata come il
criterio più forte di differenziazione tra G1 e G2. Non sempre, però, si può essere d'accordo con i suoi
giudizi. In
17) Ho visto Guendalina partendo da Sydney.
per esempio non c'è a nostro avviso la pausa che la Nespor sente tra V e G e che la porta a considerarli
esempi del tipo G1, e non c'è pausa neanche in
18) Marco fa ginnastica andando in bicicletta.
prescindendo dal significato, temporale o strumentale, che si assegna al gerundio.
Si può comunque concordare con la Nespor sul fatto che c'è un tipo di gerundio -sempre postverbale,
aggiungiamo noi- che non presenta la pausa e un altro tipo di gerundio, che può essere preverbale o
postverbale, che invece presenta la pausa.
Il secondo criterio che contraddistingue G1 rispetto a G2 è, secondo la Nespor, la possibilità che il
primo presenti un soggetto superficiale, e cioè possa non essere coindicizzato con il soggetto di V.
In G2, invece, i soggetti di V e di G sono sempre coindicizzati e il soggetto del gerundio non compare
mai in superficie, essendo 'controllato' da SV. La Nespor non dà esempi in proposito, ma per chiarezza
espositiva possiamo far notare che se in una frase con G2 -individuato per ora solo sulla base
dell'assenza della pausa- i soggetti di V e di G non vengono più fatti coincidere, il gerundio passa dal
tipo G2 al tipo G1 (assumendo una certa connotazione letteraria), e infatti compare la pausa di confine
tra V e G:
19) Ho conosciuto Maria alloggiando alla pensione Aurora.
20) Ho conosciuto Maria # alloggiando la sua famiglia alla pensione Aurora.
Si sono quindi finora individuati due criteri di discriminazione tra G1 e G2: la presenza della pausa e la
possibilità di non coindicizzazione dei soggetti. La Nespor ne propone anche un terzo, quello della
impossibilità della passivizzazione. L'esempio relativo è
21) *Maria parla la torta essendo mangiata da lei.
L'inaccettabilità di 21) può però a nostro parere essere imputata non alla passivizzazione, ma alla
presenza di un soggetto di G non coindicizzato con quello di V, e cioé al criterio precedente. Se infatti si
passivizza un G2 mantenendo coindicizzati i soggetti, si possono avere enunciati come
22) Il criminale avanzava essendo sospinto dagli agenti.
23) Il bambino mangiava essendo imboccato dalla mamma.
che non appaiono del tutto inaccettabili. L'impressione che fanno questi nessi è infatti analoga a quella
provocata da un gerundio attivo di verbo stativo con essere, a cui un gerundio semplice passivo è
semanticamente affine: cfr. cap. 7 §2.2. A conferma che anche in questo caso si tratta probabilmente di
una restrizione lessicale e non grammaticale, si osservi che l'accettabilità di 22) e 23) aumenta
sostituendo l'ausiliare passivizzante venire:43
24) Il criminale avanzava venendo sospinto dagli agenti.
25) Il bambino mangiava venendo imboccato dalla mamma.
L'impossibilità della passivizzazione non ci appare dunque un criterio del tutto convincente di
discriminazione tra G1 e G2, mentre più importante ci sembra un'altra differenza di comportamento tra
G1 e G2, non menzionata dalla Nespor, e cioè l'impossibilità che G2 presenti la forma composta.
Se accettiamo infatti per il momento con la Nespor la presenza della pausa come il criterio più forte di
discriminazione tra G1 e G2, tutti i G2 appaiono caratterizzati dalla forma semplice: se trasportati nella
forma composta (e, naturalmente, se i verbi in V e in G sono semanticamente compatibili con i nuovi
valori assunti dal gerundio) infatti essi richiedono immediatamente la pausa44:
26) Giorgio ha riparato il trenino incollandolo.
27) Giorgio ha riparato il trenino #avendolo incollato.
43La possibilità di passivizzare un gerundio del tipo G2 con venire presenta probabilmente restrizioni legate all'Aa del
verbo al gerundio, che sembra poter essere solo durativo (22) o non durativo iterabile (23). L'incrocio con un verbo telico
come in "Il treno deragliò #venendo urtato da un locomotore che procedeva in senso contrario" richiede necessariamente
la pausa, rivelando la presenza del tipo G1. 44Sulla possibilità di trovare una forma composta del gerundio in posizione postverbale senza pausa, con verbi 'creatori di
stato', si veda però il cap. 8 § (se ci sarà un capitolo sul gerundio composto, altrimenti mettere qui i nota la questione)
28) Mario entrò aprendo la porta.
29) Mario entrò # avendo aperto la porta.
Sembra quindi di poter sostenere che a caratterizzare G1 rispetto a G2 siano, a questo punto della nostra
analisi:
i) la presenza della pausa;
ii) la possibilità di non coindicizzazione dei soggetti;
iii) la compatibilità con la forma composta.
Anche Lonzi (1991:571) distingue due tipi sintattici di gerundio: un gerundio di predicato e un
gerundio di frase, con caratteristiche diverse. I gerundi di frase (ipotetici, concessivi e causali) possono
avere, in uno stile alto, un soggetto non coindicizzato con quello della principale, solo dopo l'ausiliare. I
gerundi di predicato (strumentali, di maniera e di tempo) non possono invece avere un soggetto
lessicale espresso diverso da quello del verbo finito.
Il gerundio temporale viene dunque inserito dalla Lonzi tra i gerundi di predicato (equivalenti al G2
della Nespor), ma con qualche incoerenza: se la differenza tra i due tipi è essenzialmente nella
possibilità di avere un soggetto lessicale posposto, questa viene in un primo tempo negata al gerundio
temporale (Lonzi 1991:572) e poi accettata, come per il gerundio di frase, come tipica dello stile più
elevato o letterario (Lonzi 1991:579)45. La Lonzi (1991:578) sottolinea anche un altro dato che
distingue il gerundio temporale rispetto agli altri gerundi di predicato e cioé la sua posizione, più
frequentemente iniziale di quelli strumentali e di maniera.
Il discorso sulle differenze sintattiche tra i tipi di gerundio era già stato affrontato dalla stessa autrice su
un piano molto più tecnico, in Lonzi (1988:59). Anche in questo lavoro, all'interno di un'analisi
accuratissima e dettagliata delle reazioni dei diversi tipi di gerundio a test sintattici, emerge però un
comportamento che differenzia il gerundio temporale dagli altri gerundi di predicato e lo avvicina a
quelli di frase.
Si tratta della possibilità di controllo agentivo, che risulta molto più limitata per il gerundio temporale
rispetto ai gerundi strumentali e di maniera (Lonzi: 1988:72). Questi hanno infatti un'ampia possibilità
di controllo agentivo, ammettono cioé un soggetto 'ricavato' dal complemento d'agente, con un soggetto
di V sia animato che inanimato:
30) La timidezza è stata vinta da Paolo tuffandosi immediatamente.
31) La signora è stata accolta da Paolo sorridendo.
e anche se l'agente è sottinteso:
32) La risposta fu data (da Gianni) fornendo tutte le indicazioni.
33) L'imputato fu difeso ( dal famoso penalista) sostenendo che si trovava in stato di
infermità mentale.
I gerundi temporali, invece, ammettono il controllo agentivo solo a certe condizioni, e cioè che l'agente
sia espresso46 e che il soggetto di V sia -animato:
34) La crepa fu notata dal sig. Rossi uscendo
45La rarefazione della possibilità del gerundio temporale di presentare un soggetto lessicale e la forma composta è stata
anche da noi allegata come una delle ragioni per differenziare nell'italiano contemporaneo il gerundio temporale dagli
altri gerundi di anteriorità e di inclusione. Nel registro letterario la possibilità è però ancora ampiamente sfruttata,
cfr.Moretti-Orvieto (1979:195), Serianni (1988:408) Essa è comunque conservata anche in qualche espressione 'fissa'
del linguaggio comune, come arrivando la primavera, scendendo la sera e sim. 46L'agente può però mancare se il gerundio temporale ha un soggetto indefinito e se le frasi sono intemporali (Bertinetto
1986:328):" Il pedaggio dell'autostrada viene pagato uscendo.","Entrando, i documenti vengono controllati
attentamente","Nella mia scuola il registro delle presenze viene firmato entrando al mattino".Se, viceversa, la frase non
è intemporale, ma si precisa il tempo del verbo finito, l'agente deve essere espresso: Il pedaggio dell'autostrada è stato
pagato da Gianni uscendo.
35) *La crepa fu notata uscendo"
Se l'agente è animato i gerundi temporali selezionano invece l'interpretazione a controllo sintattico, cioé
permettono solo la coreferenza con il soggetto grammaticale:
36) L'attorei è stato intervistato brevemente dai giornalistij passandoi *j per Milano.
Nel caso, invece di gerundi causali o concessivi, corrispondenti a complementi circostanziali, esiste, al
contrario, solo la possibilità del controllo sintattico:
37) *L'incontro è stato rinviato da entrambe le parti, non osando decidere.
38) *La notizia è stata accolta con apparente freddezza da Antonio, pur provando piacere.
Il comportamento del gerundio temporale per quanto riguarda il controllo è dunque differente da
quello dei più coerenti gerundi causali e concessivi, che mostrano di essere soggetti solo a controllo
sintattico, mentre il gerundio temporale ammette, a certe condizioni, anche il controllo agentivo,
comportandosi perciò come i gerundi modali.
D'altra parte, però, il gerundio temporale non ammette tutte le possibilità di controllo agentivo, per
esempio non accetta quello con l'anafora. Infatti mentre i gerundi modali e strumentali accettano il
controllo agentivo anche con anafore:
39) La causa fu conclusa (dalle parti) accordandosi.
40) Il malinteso fu chiarito parlandosi a quattr'occhi.
il controllo agentivo con gerundio temporale e anafora risulta inaccettabile, indipendentemente dal
soggetto, che può essere animato o inanimato:
41) *Il premio fu ricevuto dallo statista belga prendendosi qualche giorno di vacanza in
Riviera.
42) *Il giornalista fu ricevuto dallo statista belga prendendosi qualche giorno di vacanza in
Riviera.
Per quanto riguarda il controllo agentivo, il gerundio temporale presenta dunque un comportamento
intermedio tra quello dei gerundi a costante controllo agentivo, i gerundi di predicato e quello dei
gerundi a costante controllo sintattico, i gerundi di frase, rivelando ancora una volta dei comportamenti
intermedi tra i due tipi.
3. La negazione
Un altro criterio di distinzione tra tipi sintattici di gerundio appare quello della negazione. Manzotti
(1991:304) distingue una negazione esterna, in cui viene negato il rapporto tra principale e subordinata,
realizzata con non
43) Non scrivendogli, gli ha fatto capire che non voleva più rivederlo.
e una negazione 'interna', propria cioé alla subordinata, realizzata con senza:47
44) Li ha ricevuti freddamente, senza invitarli a sedere.
Anche Lonzi (1991:574) distingue una negazione del gerundio di frase, che è non, e una negazione del
gerundio di predicato che è solo senza .
I due tipi di negazione appaiono corrispondere ai due tipi 'polari' che abbiamo finora individuato, e
infatti prendendo in considerazione un esempio 'tipico' di G1, e cioè un gerundio separato con pausa da
V, non coindicizzato con V, di forma composta, con valore causale, si osserva che la sua negazione è
non, come in
47(Manzotti (ibid) lascia aperta anche la possibilità di una negazione 'interna' con non quando ci sia una descrizione 'in
negativo' di uno stato di cose effettivamente esistente, per esempio in "Lo ascoltava non levandogli gli occhi di dosso
(=guardandolo fisso)"
45) Non avendo Mario versato in tempo il canone, abbiamo dovuto pagare la mora.
che diventano agrammaticali con senza:
46) *Senza che Mario abbia versato in tempo il canone abbiamo dovuto pagare la mora.
L'esempio più 'tipico di G2- non separato da V tramite la pausa, coindicizzato con il soggetto di V, non
compatibile con la forma composta, di valoare modale, viene invece negato con senza:
47) Luigi guidava senza fischiettare.
e diventa inaccettabile con non::
48) *Luigi guidava non fischiettando.
La negazione degli altri tipi semantici di gerundio oscilla tra queste due possibilità, a seconda che
prevalga il significato causale o quello modale. Il comportamento più interessante ci sembra quello del
gerundio strumentale, che accetta apparentemente entrambe le negazioni:
49) Maria è dimagrita senza fare ginnastica.
50) Maria è dimagrita non mangiando farinacei.
In realtà la 49) non è un vero esempio di gerundio strumentale negato, che è invece rappresentato da
50). Il 'caso' strumento sembra infatti necessariamente legato all'intenzionalità o al controllo dell'agente
(Lonzi 1991:576), che manca invece in 39), dove il gerundio va considerato concessivo.
La negazione del gerundio concessivo rappresenta invece un caso intermedio48: tra i due 'polari',
rappresentati dal causale e dal modale: essa contempla infatti entrambe le forme
51) Sono entrata al cinema (pur) non avendo il biglietto.
52) Sono entrata al cinema (pur) senza avere il biglietto.
Per quanto riguarda la negazione del gerundio temporale, Lonzi (1991:579) osserva che in questo tipo la
negazione risulta incompatibile per motivi logico- semantici, adducendo come esempio:
53) *Mi sono divertito non sciando (=mentre non sciavo)
Si può però osservare che un valore temporale49, sia pure mescolato a valori condizionali, si può
individuare in frasi con V imperfettivo abituale, che riverbera la sua iteratività sul gerundio:
54) Non facendo gli esercizi (=tutte le volte che/quando...), dimenticavo quello che avevo
imparato.
In questo caso l'unica possibilità di negazione è non.
55) *Senza fare gli esercizi, dimenticavo quello che avevo imparato.
La negazione del gerundio condizionale è analoga a quella del gerundio causale e richiede non::
56) Non pagando in tempo le tasse, perderete il diritto di iscrivervi ai corsi.
57) *Senza pagare in tempo le tasse, perderete il diritto di iscrivervi ai corsi.
Dall'osservazione dei modi in cui si presenta la forma negativa nei vari tipi semantici di gerundio, resta
dunque confermata la 'polarità' dei due tipi G1 e G2 nelle loro forme semanticamente più nette, e cioè il
gerundio causale e quello modale. Il gerundio concessivo oscilla tra le due forme di negazione, mentre il
gerundio strumentale puro e quello condizionale accettano solo di essere negati con non. Il test, per
48Non si tratta dell'unico comportamento 'ambiguo'del gerundio concessivo, che, come mostra Insana (1992:56), oscilla
anche in altre occasioni tra il tipo G1 e il tipo G2. 49Pusch (1980:42) ritiene possibile, anche se rara (" di solito un'azione è riferita temporalmente più ad un'azione che a
una non-azione"), la negazione di un gerundio temporale, che realizzerebbe il significato "Y si trova nel tempo di non
X". L'esempio addotto, però, , non convince, potendosi più facilmente attribuirgli un valore causale: "Verso la fine della
sua vita, non sentendo più nè gioia nè dolore, era felice".
motivi logico-semantici, non dà risultati decisivi per il gerundio temporale, ma sembra tendere verso il
tipo G1.
4.Un tipo incostante
Da questi elementi emerge dunque una fisionomia del gerundio temporale che conferma l'impressione
che avevamo riportato analizzandouna sua caratteristica che lo contraddistingue rispetto al gerundio
causale e concessivo. e cioè l'assenza della pausa quando viene spostato in posizione postverbale,
l'abbandono della forma composta, lasciata al gerundio causale e concessivo, la contrazione della
possibilità di avere un soggetto diverso da quello del verbo finito. Tutti fatti che avvicinano il gerundio
temporale al tipo G2 e cioè ai gerundi modali e strumentali, che come abbiamo visto sono caratterizzati
appunto dalla assenza della pausa, dalla forma semplice e dall'obbligo della coindicizzazione con il
soggetto del verbo finito.
Dove ricercare la causa di questa doppia identità del gerundio temporale?
Lonzi (1987) giustifica la necessità dell'espressione dell'agente nel gerundio temporale a controllo
agentivo con la richiesta di identificazione propria delle espressioni di tempo e afferma:"L'espressione
dell'agente è resa necessaria dal valore temporale del gerundio. In altre parole, solo il gerundio di
maniera, o strumentale, implica l'identità dell'agente: il gerundio temporale, che implica l'identità di
tempo, richiede l'identificazione dell'agente".
Ora, se è vero quello che abbiamo supposto finora a proposito del tempo del gerundio di
contemporaneità e se sono vere le prove 'nozionali' che abbiamo fornito, non è il gerundio temporale ad
implicare l'identità di tempo con il verbo finito, bensì il gerundio 'modale', che equivale, quando rivela
di avere un tempo, vedi..., ad un gerundio di coincidenza. Il gerundio temporale invece - equivalente ai
nostri gerundi di anteriorità e di inclusione-possiede un suo tempo, differente da quello del verbo
finito, che si manifesta nella sua autonomia restando immune dalle restrizioni azionali e aspettuali che
caratterizzano invece il gerundio di coincidenza.
Dal nostro punto di vista, l'affermazione della Lonzi andrebbe quindi riformulata così: "Il gerundio
temporale, che possiede un suo tempo, diverso da quello del verbo finito, richiede l'identificazione
dell'agente, mentre quello modale, che possiede lo stesso tempo del verbo finito, può farne a meno".
Cionostante resterebbe ancora da spiegare perché questo gerundio temporale di inclusione o di
anteriorità che possiede un tempo proprio possa continuare a presentare caratteristiche -e cioé l'assenza
della pausa se in posizione postverbale, l'impossibilità o quanto meno forti restrizioni azionali alla forma
composta nell'italiano contemporaneo, la rarefazione della possibilità di avere un soggetto non
coindicizzato con quello di V- che sono proprie del gerundio che abbiamo chiamato di coincidenza, che
riceve invece l'assegnazione del tempo e dell'aspetto dal verbi finito.
La causa di questa oscillazione del gerundio temporale tra i due tipi sintattici G1 e G2 va allora ricercata
altrove. Per esempio distinguendo con Thompson e Longacre (1985:171) due tipi di frasi avverbiali: le
prime, sostituibili con una sola parola, indicano il tempo, il modo, la maniera; le seconde comprendono,
fra le altre, le frasi circostanziali (in inglese le frasi al gerundio, con while e verbo finito, con while e
gerundio). Il gerundio temporale italiano, che ha la funzione di 'circostanziare' attraverso un'altra azione
quella espressa dal verbo finito, potrebbe così oscillare tra entrambe le posizioni sintattiche e presentare
comportamenti intermedi tra i due tipi 'polari'50 .
Il gerundio di coordinazione
Ci resta infine da considerare da un punto di vista sintattico l'ultimo dei tipi nozionali da noi
individuati: il gerundio di posteriorità. Riteniamo infatti che alcune sue caratteristiche -presenza costante
della pausa, posizione postverbale quasi obbligata51, l'implicazione di una 'frase nascosta' nella sua
50Anche Giusti (1991:720) distingue due tipi di frasi temporali, le frasi temporali circostanziali e le frasi temporali
avverbiali di frase. La possibilità dei complementi di tempo di essere nucleari o extranucleari è sottolineata in Lyons
(1971:455). 51L'obbligatorietà della posizione finale del gerundio di coordinazione è sottolineata da Insana (1992:226)
richiamandosi a Haiman (1980:528): essa costituirebbe una importante caratteristica-spia della sua pronunciata
paratatticità sintattica.
semantica interna, cfr. cap 5. § 3- ne facciano un tipo a sè stante, caratterizzato da status sintattico
autonomo rispetto agli altri due.
Abbiamo scelto di denominare gerundio di cooordinazione (Gco) il tipo sintattico corrispondente al tipo
nozionale di posteriorità per uniformarci alla terminologia usata da Lonzi (1991:588), anche se questa
etichetta rischia di confondere due tipi 'nozionali' che secondo noi (se sono esatte le conclusioni che
abbiamo tratto osservando il loro comportamento azionale-aspettuale) sono diversi, e cioè il gerundio di
coincidenza e il gerundio di posteriorità
Questi due tipi, invece, se sottoposti ai test di discriminazione che abbiamo finora utilizzato, danno esiti
diversi, e rientrano chiaramente il primo nel tipo G2, il secondo in quello che stiamo per individuare, e
cioè il Gco.
Diamo innanzitutto qualche esempio di gerundio di posteriorità ( o Gco):
58) L'auto ha sbandato violentemente, finendo sul marciapiede.
59) Mio nonno è sempre vissuto sano come un pesce, morendo a novant'anni.
60) Il bandito ha sparato sulla folla, uccidendo quattro persone.
Per individuare la posizione sintattica del Gco proveremo quindi ad applicare a casi non dubbi di
gerundio di posteriorità i test che abbiamo utilizzato per ricostruire la posizione sintattica degli altri due
tipi.
i) Test della pausa
Il Gco presenta, come G1, la pausa. Se è privato della pausa -e quando i rapporti semantico-pragmatici
tra i verbi in V e in G lo consentono- il suo rapporto temporale con il verbo finito si modifica:
61) Il bandito ha sparato sulla folla # fuggendo (=e poi è fuggito) su un'auto rubata.
62) Il bandito ha sparato sulla folla fuggendo (=mentre fuggiva) su un'auto rubata.
ii) Test della negazione
Sembrano possibili entrambe le negazioni:
63) Il bandito ha sparato sulla folla # non colpendo fortunatamente nessuno.
64) Il bandito ha sparato sulla folla, senza colpire fortunatamente nessuno.
iii) Test della possibilità di non coindicizzazione tra i soggetti di V e di G:
E' possibile, anche se marginale, la non coindicizzazione dei soggetti, come in G1, ma con soggetto
preposto al verbo. Gli esempi relativi (Lonzi 1991:588) sono:
65) Siamo partiti all'alba, qualcuno arrivando solo a tarda sera.
66) Uno dei commensali tirò a sé le carte sparse, gli altri accingendosi a osservare.
più incerto, per la presenza di due Gco52 appare il terzo esempio, tratto da I. Calvino, Il Castello dei
destini incrociati)
67) Le due storie continuavano ognuna verso il suo sbocco, Elena raggiungendo l'Olimpo e
presentandosi al banchetto degli dei, l'altra attendendo invano nel bosco (
iv) Test del controllo agentivo:
52Sembra . infatti che un gerundio di posteriorità soggiaccia ad una specie di restrizione di unicità. In italiano non
sebrano infatti possibili sequenze come "??Il famoso giornalista entrò nel salotto di casa X, salutando i presenti, dicendo
battute a destra e sinistra, mangiando a quattro palmenti dal tavolo del buffet", con più di un gerundio di posteriorità A
disturbare non è infatti l'incrocio azionale (verbo finito non durativo e gerundi durativi), che è lo stesso di "Il famoso
giornalista entrò sorridendo e salutando i presenti ", è piuttosto il fatto che le azioni al gerundio vengono entrambe
inevitabilmente interpretate come successive alla prima, realizzando una specie di paraipotassi multipla che, almeno a
chi scrive, non sembra -ancora- possibile in italiano. L'esempio di Calvino citato nel testo appare piuttosto dubbio sia
per la presenza del quantificatore ognuno, che comprende la pluralità dei soggetti successivi, che per l'uso di
continuare, che assegna ai gerundi successivi più un significato modale che coordinato.
Dà risultato negativo, come per G1:
68) Un pedonei è stato investito da un'autoj, finendoi*j subito dopo contro un muro.
I criteri di differenziazione tra G1, G2, il gerundio temporale (G temp) e Gco sono riassunti nella tabella
n...
Tabella
Si può osservare che l'insieme delle reazioni del Gco è differente da quello dei tipi finora esaminati. Il
Gco si caratterizza perciò come un tipo autonomo, confermando le previsioni autorizzate dal nostro
approccio nozionale.
Per concludere, possiamo rispondere alle domande che ci eravamo posti in apertura dei questo capitolo.
a) Ci sono prove dell'esistenza di almeno tre diversi tipi sintattici di gerundio: G1, G2 e Gco;
b) Questi tre tipi sintattici si possono correlare ai quattro tipi 'nozionali' postulati nella parte seconda di
questo lavoro, come rappresentato dalla figura.. ;
c) Esistono alcune asimmetrie nella correlazione tra i tipi nozionali e i tipi sintattici. La prima di esse
vede due tipi 'nozionali", quello di anteriorità e di inclusione confluire entrambi in due tipi semantici,
quello causale/ concessivo da un lato e quello temporale dall'altro. Di questo abbiamo già discusso nel
cap. osservando che mentre l'etichetta di contemporaneità apparentava il gerundio di inclusione e di
coincidenza, i loro comportamenti 'temporali' (...) segnalavano invece un'affinità più profonda tra il
gerundio di anteriorità e quello di inclusione, che costituiscono perciò un unico tipo 'nozionale', quello
di anteriorità assoluta o relativa). Non stupisce perciò che sia il gerundio di anteriorità che quello di
inclusione si ripartiscano tra i tipi semantici causale e/concessivo e temporale.
La seconda asimmetria si osserva invece tra i tipi semantici e quelli sintattici leggendo il grafo a) da
destra verso sinistra: si può infatti notare che ogni tipo semantico esaminato si correla solo con uno dei
tipi sintattici, ad eccezione, appunto, del Gtemp, che può correlarsi con due di essi: G1 e G2.
Tipologie sintattiche e cooccorrenze
All'individuazione di due tipi ben distinti di gerundio, sia pure attraverso metodologie di analisi molto
diverse, e con un'ottica prevalentemente sociolinguistica perviene anche il lavoro di POLICARPI-
ROMBI 1983.
Ne riassumiamo qui brevemente la tesi centrale. Esistono nell'italiano contemporaneo (un terzo tipo, il
gerundio modificatore di sintagma nominale, non è infatti più attestato) due categorie di gerundio: il
GRMSV (gerundio modificatore di sintagma verbale) e il GRMSP (gerundio modificatore di sintagma
proposizionale). Questi due tipi di gerundio vengono individuati sulla base della possibilità che hanno di
cooccorrere solo con alcune o con tutte le varianti considerate pertinenti nella loro analisi e cioè: la
posizione preverbale o postverbale, la possibilità di presentare la forma composta, l'assunzione di valori
semantici ampi o ridotti, l'accordo con il soggetto (grammaticale).
L'analisi di un campione molto diversificato di italiano contemporaneo (dal registro alto a quello a più
alta circolazione: romanzi gialli, rosa, periodici ad altissima tiratura ecc.) rivela che la categoria
denominata GRMSV presenta correlazioni relativamente ' fisse', e cioè cooccorre con un numero molto
ristretto di quelle varianti: valori semantici solo strumentali o 0, posizione postverbale, forma semplice e
tempo contemporaneo al verbo finito, coindicizzazione con il soggetto della principale.
La seconda categoria, GRMSP, cooccorre invece con tutte le varianti semantiche e sintattiche
considerate pertinenti: può avere tutti i valori semantici associabili al gerundio, forma composta, tempo
non contemporaneo al verbo finito, non coindicizzazione con il soggetto della principale.
In base ai dati del campione analizzato, l' uso del GRMSP, caratterizzato da grande flessibilità
semantica, sintattica e morfologica, appare in via di contrazione, mentre aumenta quello del GRMSV,
con i suoi valori semanticamente più poveri, la sua ristretta possibilità di movimento all'interno della
frase, l'incompatibilità con la forma composta.
I due tipi di gerundio individuati da Policarpi-Romi coincidono largamente con G1 e G2, ma il punto di
vista adottato dalle due autrici, meramente statistico, 'taglia' fuori parecchie cose che un'analisi più
attenta al 'tempo' del gerundio consente di osservare e per esempio assimila il gerundio di coincidenza e
quello di posteriorità, probabilmente ritenuti entrambi portatori di valore semantico 0.
Su un aspetto quantitativo inoltre i dati di Policarpi-Rombi destano qualche perplessità: la possibilità di
'covariazione anomala' del GRMSV con la posizione preposta al verbo finito -che equivale, nei nostri
termini, alla posizione preverbale del gerundio di coincidenza- viene attribuita (ibid: 316) solo
all'italiano antico: nel nostro campione la presenza preverbale del gerundio di coincidenza è invece bene
attestata (22 casi su 154 di presenza postverbale: cfr. cap. 4.§2.), seppur minoritaria53.
Quanto alla possibilità che gerundi composti si trovino in posizione postverbale associati a valori
semantici molto deboli, attributivi o solo temporali, come in
73) Si presentò all'esame avendo studiato tutto il programma.
probabilmente uno spoglio più recente darebbe risultati diversi: potrebbe infatti capitare di scoprire che,
come certamente si augurerebbe lui, l'abitudine di Silvio Berlusconi di usare gerundi composti di questo
tipo ne ha fatto proliferare l'uso. Cfr.
53La percentuale di gerundi di coincidenza anteposti a V sembra variare con la maturità dei parlanti e la letterarietà del
testo: cfr. Solarino (1992:167).
Non tutte le costanti associate al GRMSV da POLICARPI-ROMBI sono però così rigide, se si
analizzano le possibilità del sistema e non solo la frequenza d'uso: per esempio un GRMSV può
presentare anche la forma composta come in
può avere valore di proposizione temporale +ant. (violando quindi due delle cooccorrenze rilevate: il
valore semantico 0 e la contemporaneità), come in
74) " Ho comprato il biglietto arrivando a Roma"
(che peraltro dovrebbe essere una struttura frasale abbastanza frequente nel parlato o nei dialoghi, con
una prospettiva informativa funzionalmente marcata), o, sempre con tratto +ant., anche valore
condizionale-strumentale, come in:
75) Parteciperete al concorso inviando l'acclusa cartolina";
Un GRMSV può, inoltre, riferirsi anche al soggetto 'logico' e non grammaticale, come in
76) L'imputato fu difeso dall'avvocato d'ufficio invocando la clemenza della Corte"
Infine il cosiddetto valore semantico 0 si può associare, sia alla anteriorità temporale:
77) Arrivando a Roma mi recai da mio zio"
che alla posteriorità:
78) Un automobilista pirata ha investito un pedone, dandosi alla fuga.
E' vero che da POLICARPI-ROMBI 1983:314 esempi come il precedente sono considerati GRMSP
(cfr."Costringeva i ragazzi ad annoiarsi, cercando un diversivo nell'immaginazione") ma se si
approfondisce l'analisi del tempo nozionale del gerundio (rilevando che in 78 e nell'esempio delle autrici
citato sopra, il gerundio è posteriore e non contempemporaneo al verbo finito), e si guarda la questione
da un punto di vista sintattico (questo tipo di gerundio non ammette mai il controllo agentivo, come il
GRMSP, ma non tollera neanche, come il GRMSV, la non coindicizzazione dei soggetti di V e di G), ci
si accorge che la situazione è alquanto più complicata di quella registrata da POLICARPI ROMBI.
Appare strano, infine, che la possibilità di 'covariazione anomala' del GRMSV con la posizione preposta
al verbo finito viene attribuita (ibid: 316 n.13) solo all'italiano antico: nel nostro campione la presenza
preverbale del gerundio di coincidenza è invece bene attestata (22 casi su 154 di presenza postverbale),
seppur minoritaria.
Capitolo VIII
Gerundio composto Questo lavoro ha messo al centro dell'analisi del gerundio la considerzione del suo "tempo", cioé del
suo rapporto temporale con il verbo finito, collegandolo alla posizione che esso occupa nell'ordine
lineare dell'enunciato. L'ipotesi, avanzata all'interno della teoria della marcatezza, era che essendo una
forma semifinita, il gerundio sia capace di esprimere rapporti temporali più ampi di quelli che la sua
posizione nel sistema (inerentemente imperfettiva) gli dovrebbe consentire. Questa ipotesi è stata
verificata attraverso un'analisi di ciascuno dei rapporti temporali che il gerundio semplice può instaurare
con il verbo finito nell'italiano contemporaneo.
Uno dei risultati di questa analisi è stata l'individuazione di una significativa correlazione statistica tra
posizione del gerundio e rapporto temporale, secondo un principio di iconicità sintattica54. La
collocazione statistica del gerundio rispetto al verbo finito sembra infatti rispecchiare l'ordine
cronologico degli eventi: è preverbale nei rapporti temporali di anteriorità e di inclusione, postverbale in
quelli di coincidenza e di posteriorità55., D'altra parte, il gerundio è disponibile a realizzare una varietà
di funzioni semantiche che dipendono dai rapporti semantico-pragmatici che si possono stabilire tra gli
eventi-processi-stati del gerundio e quelli del verbo finito: causale, concessiva, temporale, condizionale,
modale, strumentaleo o di semplice aggiunta coordinativa nel gerundio di posteriorità.
L'impiego del gerundio semplice è quindi favorito dalla sua flessibilità temporale, dalla sua trasparenza
sintattica e dalla sua polifunzionalità semantica. Non c'è dunque da meravigliarsi se esso appare in
crescente espansione nell'italiano contemporaneo. Per avere un'idea della progressiva estensione del
gerundio si possono confrontare i calcoli effettuati da G. Policarpi (1974: 655) e da M. Voghera
(1985:425). Secondo Policarpi in un testo di Croce del 1951 (Filosofia, poesia, storia, Milano-Napoli)
e in un corpus di testi popolari scritti tra il 1915-18 e il 1960 il gerundio costituiva rispettivamente il 3,6
e l'1,3 del totale delle proposizioni subordinate; nel 1985 M. Voghera calcolava invece che il
gerundio era salito a costituire quasi il 10% (esattamente il 9,9%) della subordinazione di un corpus
di testi scritti da soggetti tra i 17 e i 54 anni.56
Tale "successo" del gerundio si deve probabilmente alla sua natura semifinita 57: dovendo ricorrere al
verbo finito per le informazioni di numero e persona, esso ha finito per dipendere dal contesto al punto
da ricavarne anche la collocazione temporale. In questo senso l'espansione del gerundio si ricollega a
quella di altre forme verbali morfologicamente 'semplici', come il presente e l'imperfetto indicativo, che
- forse per influenza del parlato58- vengono caricate di molteplici valori e interpretate grazie
all'integrazione situazionale e contestuale: essa si inserisce, quindi, nella più generale tendenza alla
semplificazione59 del sistema dei tempi verbali italiani.
54Rinvio ad Haima e 55 Si veda anche Solarino 1991 per dati relativi all'acquisizione, che confermano l'esistenza di una icon 56 La progressiva estensione del gerundio può essere quantificata confrontando i calcoli effettuati da G. Policarpi (1974:
655) e da M. Voghera (1985:425). Secondo Policarpi in un testo di Croce del 1951 (Filosofia, poesia, storia, Milano-
Napoli) e in un corpus di testi popolari scritti tra il 1915-18 e il 1960, il gerundio costituiva rispettivamente il 3,6 e l'1,3 del
totale delle proposizioni subordinate; nel 1985 M. Voghera calcolava invece che il gerundio era salito a costituire
quasi il 10% (esattamente il 9,9%) della subordinazione di un corpus di testi scritti da soggetti tra i 17 e i 54 anni. 57La spiegazione della flessibilità temporale del gerundio si può ricercare anche -come fa Ferreri (1982: 100-105), sulla
scorta di Jakobson (1971:15)- anche all'interno della teoria della marcatezza, considerando il gerundio il termine non
marcato di un'opposizione che lo vede contrapposto al participio passato, marcato come perfettivo: ciò gli consente una
portata semantica maggiore per quanto riguarda l'espressione del tempo, di quella posseduta dalla forma marcata. 58Cfr. Berruto (1985: 144):
(Nel parlato) vi sono due classi di regole. Le une, paradigmaticamente, riducono sottosistemi complessi, con molte
restrizioni e molte uscite rigidamente regolate dalla morfologia flessionale e caricano quindi corrispondentemente più
valori su meno forme (disambiguate, nel loro aumentato tasso e raggio di polisemia, dall'integrazione situazionale propria
del 'contorno scenico' del parlato); le altre che sintagmaticamente, frammentano e tagliano il discorso in pezzi
sintatticamente governati più brevi, e lo collegano contemporaneamente in maniera meno morfologicamente espressa con
l'universo di discorso e con l'empatia del parlante.
La diffusione del gerundio sembra obbedire ad entrambe queste tendenze. 59 Cfr.Berruto (1987: 83).
Il gerundio semplice nell'italiano contemporaneo può dunque esprimere rapporti temporali di anteriorità
e di posteriorità, oltre a quelli di contemporaneità, ed espande quindi le sua possibilità d'uso,
conquistando parte dello spazio occupato precedentemente dal gerundio composto60.
2.
Ma è possibile guardare un po' più all'interno di questa crisi del gerundio composto, esaminarne confini
e caratteristiche? Come abbiamo visto, l'acquisita polifunzionalità temporale del gerundio semplice ne
rende infatti spesso superflua l'espressione morfologica dell'anteriorità attraverso la forma composta.
Questa appare infatti in notevole contrazione e viene limitata all'espressione di un numero molto esiguo
di valori semantici prevalentemente causali e concessivi, almeno nel registro non formale, come hanno
dimostrato anche Policarpi-Rombi (1983:318). Anche dati rilevati da noi nel corpus Barcellona rivelano
una sopravvivenza minima del gerundio composto nell'italiano contemporaneo e la riduzione delle sue
funzioni semantiche. Su circa 8900 occorrenze si registrano infatti solo 100 casi di gerundi composti
(l'1,1%), di cui 90 con valore causale, 5 con valore concessivo e 5 con valore temporale.
Esistono però delle eccezioni a questa tendenza: per esempio come abbiamo visto nel cap. 6. §1. essa
non riguarda però i verbi stativi che non possono esprimere, nella forma semplice, il rapporto di
anteriorità, ma devono necessariamente ricorrere alla forma composta. Nonostante quindi l'espressione
di uno stato passato sia forse meno frequente di quella di un risultato ( si ricordi la questione affrontata
nel cap. 6 §1 sulla riluttanza degli stativi ad essere usati nei tempi composti) su 90 gerundi composti del
corpus Barcellona ben 17 sono di verbi che vanno considerati stativi ( qualche esempio: avendogli fatto
da padre, avendo fatto solo la prima elementare, non avendo fatto il soldato, essendo stato uno dei
primi a vestirmi in questo modo, essendo stato odiato, essendo stato come tramagnino ovvero ballerino,
.essendo stato in guerra e prigioniero, essendo vissuta così, in mezzo allo spreco).
Apparentemente in contrasto con questa ricostruzione che vede il gerundio composto in forte
diminuzione, particolarmente per quanto riguarda il gerundio con valore temporale, è anche la presenza
di un altro tipo di gerundio composto che vale la pena di esaminare più da vicino.
Vediamone innanzitutto qualche esempio:
9) Paolo tornò a dare l'esame avendo letto/studiato/ripassato i classici che erano in programma.
10) Il ragazzo si recò dal negoziante essendosi procurato il denaro necessario.
In 9) e 10) il gerundio composto ha posizione postverbale, non presenta la pausa e sembra avere solo
un valore di anteriorità, caratteristiche che sono tra loro contraddittorie. Si ricorderà infatti che nel cap.
7 .abbiamo sostenuto che la forma composta è uno dei caratteri distintivi del gerundio di frase, il G1,
che è sempre caratterizzato dalla presenza della pausa sia in posizione preverbale che postverbale (la
pausa non può mancare anche nel gerundio di posteriorità, che qui evidentemente non ci interessa).
L'accettabilità di 9) e 10) contrasta con quella che, almeno per chi scrive, è la inaccettabilità di
11) *Mario si alzò da tavola avendo mangiato con gusto la cena.
12) *Lucia mi salutò avendo sorriso.
Dal punto di vista del rapporto temporale e della funzione semantica si tratta in entrambi i casi di
gerundi di anteriorità con valore temporale 'puro', la cui diversa accettabilità deve avere una
giustificazione di natura semantico-azionale. Per capirne la natura, giova ricorrere all'osservazione di
Bertinetto 1986: xxx, a proposito dei verbi 'creatori di stato', che abbiamo discusso in
xxxxx.
60I dati del corpus Barcellona rivelano infatti una sopravvivenza minima del gerundio composto nell'italiano
contemporaneo e la riduzione delle sue funzioni semantiche su circa 8900 occorrenze si registrano infatti solo 100 casi di
gerundi composti (l'1,1%), di cui 90 con valore causale, 5 con valore concessivo e 5 con valore temporale. Ad analoghe
conclusioni pervengono Policarpi-Rombi (1983:318).
Come si ricorderà, Bertinetto sostiene che esiste una- tendenziale- incompatibilità degli stativi ad
assumere la forma composta perchè questa non può indicare con gli stativi alcuna condizione risultante
immediatamente da essi, a differenza di quanto accade con gli altri durativi. Notavamo in xxx che
questa proprietà ci sembra condivisa anche da altri verbi durativi non stativi, come camminare, parlare
ecc. Dobbiamo ora, però, riconoscere -se è vera l'accettabilità di 9 e 10 - che ci sono alcuni durativi non
stativi, come studiare, leggere, ripassare e alcuni verbi che curiosamente possono essere sia stativi non
permanenti che telici non durativi, come indossare, montare, inforcare,61 che sembrano avere in effetti
la proprietà di essere 'creatori di stato', se vengono usati nella forma composta: avendo
letto/studiato/ripassato equivale infatti a "essere nelle condizioni di sapere, ricordare"; avendo
indossato un vestito, montato un purosangue, inforcato una motocicletta equivalgono a essere nello
stato di indossare, montare, inforcare. Potremmo dire che tali verbi se usati in alcuni tempi perfettivi si
possono considerare 'derivativamente' stativi e quindi essere disponibili ad un incrocio azionale simile a
quello (che abbiamo esaminato nel cap. 6. §2.2.) di:
x) Marciammo per chilometri avendo sete, fame, freddo.
x) Ascoltavo il professore capendo tutto quello che diceva.
e di frasi analoghe come:
13) Se si vince quel concorso, si può entrare alla Standa potendo spendere fino a un
milione"
14) Mi presentai all'esame sapendo a memoria tutto il programma"
15) Entrò in quel bar volendo menare le mani"
in cui si realizzava un rapporto di semplice coincidenza temporale (e non causale) ad opera di gerundi
semplici di verbi stativi non permanenti. .
3.
61 Indossare, calzare, montare,inforcare e simili sono verbi con doppia valenza azionale, o secondo Lucchesi (1971:220) in
opposizione infralessicale, il cui impiego nei tempi perfettivi seleziona la valenza non durativa (Bertinetto 1986:103).
Conclusioni
Una riconsiderazione globale dei risultati a cui questo lavoro è pervenuto analizzando le dimensioni
temporali del gerundio deve innanzitutto sottolineare la proficuità di una prospettiva nozionale.
Aver supposto l'esistenza di un tempo nozionale anche dove esso non compare in superficie o dove
si manifesta in forme diverse dal suo significato ha permesso di distinguere il gerundio di inclusione
e quello di coincidenza, di individuare le loro restrizioni e possibilità di combinazione aspettuale-
azionale (cap.4, §1., 4.1. e 4.2.) e di avanzare una spiegazione sul comportamento sintattico
discontinuo del gerundio temporale (cap. 7, §4.).
La stessa prospettiva ha consentito inoltre di osservare come l'aspetto perfettivo posseduto, al di là
della 'forma' linguistica, dal gerundio di posteriorità ostacoli una particolare combinazione azionale-
aspettuale e renda conto di una restrizione altrimenti ingiustificabile (cap. 5, §3 ).
Analogamente, ritenere che aspetto e Aa rappresentano due realizzazioni diverse -
grammaticalizzata la prima, lessicalizzata la seconda- di nozioni equivalenti permette di valutarne il
peso relativo all'interno di uno sfondo semantico comune: come si è tentato di fare osservando,
nelle interpretazioni dei casi intermedi, che l'aspetto prevale rispetto all'Aa (cap. 4, §5).
Un secondo risultato di questa analisi è di avere evidenziato un certo numero di pecularità di
comportamento associate all'aspetto iterativo-abituale. Esso infatti ha mostrato di essere molto più
'invadente' delle altre modalità aspettuali imperfettive perché tende ad 'attrarre' a sé, attribuendogli
un significato iterativo, anche un gerundio di anteriorità, che negli altri casi di incrocio aspettuale è
invece sempre e costantemente semelfattivo e resta indipendente dall'influsso del verbo finito (cap.
3 §4).
Similmente, l'aspetto iterativo-abituale del verbo finito condiziona in senso abituale anche
l'interpretazione del gerundio di inclusione. Mentre per le altre modalità aspettuali infatti non si può
parlare di un condizionamento del verbo finito sul gerundio (esso riceve infatti, sistematicamente e
in modo indipendente dal verbo finito, un'interpretazione imperfettivo-progressiva), se il verbo
finito è imperfettivo abituale si osserva una trasmissione di tratti aspettuali dal verbo finito al
gerundio (cfr. cap. 4, § 4.1.).
Il fenomeno non riguarda però i verbi stativi, che resistono ad un'interpretazione abituale, eccetto
che per una sottoclasse di verbi che si è proposto di individuare proprio sulla base della loro
differente reazione a questo "test di aspettualizzazione abituale", quella degli stativi discreti (cap. 6,
§2.1.).
Quanto alla questione più generale dei verbi stativi, l'analisi sistematica delle loro possibilità di
interpretazione temporale ha evidenziato innanzitutto la loro refrattarietà ad assumere un significato
temporale di anteriorità senza l'ausilio della forma composta (cap. 6, §1.). Allo stesso modo essi non
sembrano poter sostenere né da soli né con l'ausilio del contesto il peso di indicare un rapporto di
successione temporale (cap. 6, §3.).
In secondo luogo il comportamento temporale di gerundi di gruppi diversi di verbi stativi ha
confermato la natura 'schizofrenica' di questa classe -divisa tra il suo significato (quasi) aggettivale
e la sua funzione sintattica verbale- e ha messo in evidenza la sua sensibilità a variazioni minime di
significato. Oltre al diverso comportamento degli stativi 'discreti', si è osservato che per giustificare
certe compatibilità in gerundi di coincidenza con verbi stativi si deve ricorrere ad una sorta di
necessità di compensazione del dinamismo interno dei verbi in V e G (cap.6, §2.2). Allo stesso
modo si è ricorso al concetto di statività 'derivata' per giustificare la vitalità nell'italiano
contemporaneo di certi gerundi composti, nonostante questa forma appaia in notevole contrazione
(cap.8, §1.).
Qualche parola, infine, sull'utilità del metodo 'combinatorio' adottato. Siamo consapevoli
dell'artificiosità di alcune delle frasi proposte per l'osservazione del comportamento azionale-
aspettuale del verbo finito e del gerundio: non c'era però altro modo per costringerli a rivelare le
loro eventuali incompatibilità e 'snidare' le diverse dimensioni del tempo linguistico. Il vantaggio di
questo metodo è che permette di affrontare sistematicamente tutti gli elementi in gioco, di osservare
separatamente il funzionamento di ciascuno di essi, saggiando così la validità di certe
classificazioni. Per esempio, nel caso della classe dei telico-risultativi, ci sembra che l'osservazione
sistematica dei fattori di telicizzazione contestuale abbia mostrato che la complementazione è solo
uno tra i fattori che riescono a rendere intepretabili come anteriori (e quindi a telicizzare tramite il
tempo) dei gerundi di classi azionali che altrimenti non permettono quell'interpretazione: ciò ci ha
autorizzato ad avanzare qualche perplessità sulla legittimità di una classe di durativi risultativi a sé
stante (cap.3, §5.3.).
Come sempre accade, alla fine di una ricerca (e di un libro) si deve riconoscere che qualche zona
del problema affrontato è rimasta in ombra, che c'è qualche aspetto su cui non si è stati capaci di
proporre una soluzione che soddisfi -almeno- l'autore. Pazienza, andrà forse meglio la prossima
volta.