Romance of the three quarters

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Romance of the three quarters da “The Economist” del 23 aprile 2016 - traduzione a cura di Emilio Tagliaferri “L'impero, a lungo diviso, deve riunirsi; a lungo unito, deve dividersi”. Questo famoso incipit, tratto da “Il romanzo dei Tre Regni”, un classico della letteratura cinese, si riferisce agli inevitabili corsi e ricorsi delle dinastie nei secoli; lo stesso principio, in stile meno drammatico, si applica ai su e giù dell'economia. Ma nell'ultimo paio d'anni il ritmo in Cina è stato insolitamente veloce: l'economia, in crollo per alcuni trimestri, deve rafforzarsi; rafforzatasi per qualche trimestre, deve crollare. Per ora l'economia cinese sembra in rafforzamento; la crescita in termini reali si è ridotta al 6,7% annuo nel primo trimestre, ma questo dato, soggetto a manipolazione da parte delle autorità, è trattato con scetticismo dagli analisti; questi ultimi guardano con maggiore attenzione ad una gamma di indicatori che raccontano una storia differente. Per prima cosa, la crescita nominale – alla quale gli utili aziendali sono più strettamente collegati – è balzata al 7,2% su base annua, in rialzo dal 6% dell'ultimo trimestre del 2015; in secondo luogo il revival del settore immobiliare – la parte più importante dell'economia – ha preso piede: i prezzi delle nuove abitazioni sono cresciuti del 3,1% in Marzo rispetto a un anno prima, la crescita più rapida da metà 2014. Infine la produzione industriale è cresciuta del 6,8% su base annua a Marzo, comparato con un ridotto 5,4% medio dei precedenti due mesi. Tutto ciò è ben lontano dalla crescita a due cifre una volta così facile per la Cina, ma è tuttavia sorprendente viste le cupe previsioni degli economisti all'inizio di quest'anno: allora le preoccupazioni si appuntavano sul crescente deflusso di capitali, sul deprezzamento dello yuan e su un mercato azionario in crisi; ora tutte e tre le cose sono in condizioni molto migliori. Le riserve valutarie sono cresciute in Marzo, per la prima volta in sei mesi; lo yuan si è rivalutato di circa il 2% nei confronti del dollaro durante gli ultimi tre mesi e il CSI 300, un indice delle blue chip cinesi, è risalito del 7% dalla fine di gennaio. Chiunque contasse su una sostenuta ripresa dell'economia, tuttavia, farebbe meglio ad esaminare il trend degli ultimi anni. Sin dal 2012 la crescita cinese ha puntato al ribasso, a dispetto di una rapida sequenza di su e giù (vedi il grafico). La forza dietro queste fluttuazioni è da ricercarsi in un “accendi e spegni” di politiche di sostegno da parte del governo: determinato a mantenere la crescita dell'economia in linea con i suoi target di

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Romance of the three quartersda “The Economist” del 23 aprile 2016 - traduzione a cura di Emilio Tagliaferri

“L'impero, a lungo diviso, deve riunirsi; a lungo unito, deve dividersi”. Questo famoso incipit, tratto da “Il romanzo dei Tre Regni”, un classico della letteratura cinese, si riferisce agli inevitabili corsi e ricorsi delle dinastie nei secoli; lo stesso principio, in stile meno drammatico, si applica ai su e giù dell'economia. Ma nell'ultimo paio d'anni il ritmo in Cina è stato insolitamente veloce: l'economia, in crollo per alcuni trimestri, deve rafforzarsi; rafforzatasi per qualche trimestre, deve crollare.

Per ora l'economia cinese sembra in rafforzamento; la crescita in termini reali si è ridotta al 6,7% annuo nel primo trimestre, ma questo dato, soggetto a manipolazione da parte delle autorità, è trattato con scetticismo dagli analisti; questi ultimi guardano con maggiore attenzione ad una gamma di indicatori che raccontano una storia differente. Per prima cosa, la crescita nominale – alla quale gli utili aziendali sono più strettamente collegati – è balzata al 7,2% su base annua, in rialzo dal 6% dell'ultimo trimestre del 2015; in secondo luogo il revival del settore immobiliare – la parte più importante dell'economia – ha preso piede: i prezzi delle nuove abitazioni sono cresciuti del 3,1% in Marzo rispetto a un anno prima, la crescita più rapida da metà 2014. Infine la produzione industriale è cresciuta del 6,8% su base annua a Marzo, comparato con un ridotto 5,4% medio dei precedenti due mesi.

Tutto ciò è ben lontano dalla crescita a due cifre una volta così facile per la Cina, ma è tuttavia sorprendente viste le cupe previsioni degli economisti all'inizio di quest'anno: allora le preoccupazioni si appuntavano sul crescente deflusso di capitali, sul deprezzamento dello yuan e su un mercato azionario in crisi; ora tutte e tre le cose sono in condizioni molto migliori. Le riserve valutarie sono cresciute in Marzo, per la prima volta in sei mesi; lo yuan si è rivalutato di circa il 2% nei confronti del dollaro durante gli ultimi tre mesi e il CSI 300, un indice delle blue chip cinesi, è risalito del 7% dalla fine di gennaio.

Chiunque contasse su una sostenuta ripresa dell'economia, tuttavia, farebbe meglio ad esaminare il trend degli ultimi anni. Sin dal 2012 la crescita cinese ha puntato al ribasso, a dispetto di una rapida sequenza di su e giù (vedi il grafico).

La forza dietro queste fluttuazioni è da ricercarsi in un “accendi e spegni” di politiche di sostegno da parte del governo: determinato a mantenere la crescita dell'economia in linea con i suoi target di

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PIL annuali, i funzionari si sono affidati a stimoli monetari e fiscali quando la crescita si è affievolita; timorosi di eccedere, hanno fatto retromarcia quando l'economia si è rafforzata.

Sembrerebbe un'opera ben congegnata di pianificazione centralizzata ma, fatto preoccupante, ogni aiuto nel mini-ciclo ha richiesto una spinta maggiore. L'attuale rimbalzo segue un boom nel credito e una serie di incentivi che hanno innescato un mostruoso rally immobiliare nelle principali città. Le nuove erogazioni sono cresciute del 42% nel primo trimestre, rispetto all'anno precedente, l'incremento maggiore in tre anni. I prezzi delle nuove abitazioni a Shenzen, una metropoli meridionale, si sono impennati del 62,5% su base annua a marzo, mentre quelli a Shangai del 30,5%: quando la crescita rallenterà nuovamente, come molti si aspettano che accadrà alla fine di quest'anno, il governo avrà minori margini per spingerla senza incrementare un carico di debito già torreggiante.

Nel frattempo, i regolatori stanno cercando di ridurre alcuni degli eccessi: hanno cominciato a reprimere la leva sul mercato obbligazionario, uno dei principali canali di nuovo finanziamento degli ultimi mesi; i funzionari delle grandi città hanno anche reso più difficile, per gli speculatori, acquistare nuove case. Ma la volontà di implementare le dure riforme necessarie per dare energia all'economia cinese nel lungo periodo – ridurre la leva nel sistema finanziario, eliminare i monopoli statali e la capacità produttiva in eccesso nell'industria – è ancora carente.

Shen Jianguang, un economista di Mizuho Securities, crede che il governo si concentrerà sulle riforme che sostengono la crescita, come il fornire maggiori finanziamenti alle startups, e che sia riluttante a perseguire riforme più difficili, per timore di minare la crescita: ciò comporta che la prossima decrescita nel mini ciclo sarà probabilmente, come l'attuale risalita, di corto respiro.

Alcuni fattori, comunque, sono fuori dal controllo della Cina. Una grande incognita che deriva dal suo rimbalzo è come questo influenzerà la politica monetaria in America. La FED si è astenuta da ulteriori rialzi dei tassi d'interesse dopo un iniziale incremento in dicembre e Janet Yellen, il governatore, ha sottolineato i rischi derivanti dalla Cina come il principale motivo di cautela; ora che la Cina sta facendo meglio il percorso verso un secondo incremento dei tassi dovrebbe essere più chiaro, ma ciò potrebbe condurre ad una rivalutazione del dollaro, creando una rinnovata pressione sullo yuan, che rischierebbe di alimentare la fuoriuscita di capitali e, a sua volta, nuove preoccupazioni sullo stato di salute dell'economia cinese.

Se tutto ciò dovesse sembrare un po' cupo, consolatevi col fatto che il mini-ciclo non presenta nessuna delle morti e delle carneficine presenti nel “Romanzo dei Tre Regni”.

Articolo originale: Romance of the three quarters