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Posizionee iniziativa del sindacatodi fronte alla crisi

relatore Giorgio Benvenutoall'assemblea nazionalequadri Cgil - Cisl - Uil

Roma, 7 - 8 gennaio 1977

1) PERCHE' QUESTA CONFERENZA

La riunione delle strutture convocata dal-la Federazione Cgil-Cisl-Uil vuole essere unanecessaria riflessione per offrire un puntodi riferimento aggiornato e verificato alleiniziative che dovremo intraprendere ed allequali dovremo dare continuità nel corso del1977. Questa assemblea dei quadri deve por-tare ad un risultato di certezza per il movi-mento: la costruzione di un consenso di mas-sa dei lavoratori intorno alle scelte strate-giche attraverso le quali intendiamo affron-tare, in questa fase, la crisi italiana e daread essa uno sbocco positivo.

Strategia di fondo e consenso di base,per dare al movimento una carica offensivafinalizzata su obiettivi precisi, con proposteconcrete, per un confronto non eludibile néper il governo né per il padronato.

Dobbiamo essere in grado di assumere ini-ziative che restituiscano slancio all'unità traed attorno ai lavoratori, che vincano lo scet-ticismo, evitino pericoli di rassegnazione, tra-sformino la protesta in una proposta poli-tica che, al di fuori di ogni sfogo individualeo settoriale, faccia riprendere saldamente inmano ai lavoratori ed alle masse popolari unainiziativa capace di guidarci fuori dall'attua-le situazione, cosciente come movimento del-

la nostra forza politica, fondata sulle cer-tezze che chiediamo ed offriamo, senza sog-giacere a nessuna pigra concessione di de-leghe.

E' inutile nascondere che viviamo in unmomento tra i più delicati. Mentre, infatti,siamo dentro una crisi economica generale,rispetto alla quale non possiamo escludere laprospettiva di un aggravamento, abbiamo del-le difficoltà, esterne ed interne, come movimen-to sindacale. Siamo, infatti, oggetto di unattacco su tutta la linea, che tende a rimette-re in discussione le conquiste del sindacato:il potere politico e contrattuale, l'autonomiaed il suo ruolo nella società. Proprio per laampiezza e la pericolosità di questo attacco,è indispensabile che la capacità di direzionedel movimento da parte della Federazionenon si riduca a pura e semplice centralizza-zione delle scelte. Ecco perché va rivitalizzatoe rinforzato il ruolo di tutte le strutture del-la Federazione Unitaria, dai Consigli dei de-legati alle Federazioni Nazionali, dai Consiglidi zona alle strutture territoriali, tutti ele-menti essenziali di sostegno e di guida nel-la azione del movimento. Il metodo dellademocrazia e della partecipazione di base,che è sempre stato il punto di forza dellaFederazione, deve essere confermato e ri-lanciato in questa assemblea, alla quale chie-

diamo, non l'accettazione di una disciplina,ma un consenso a una linea di azione politi-ca che esalti in ogni momento tale metodo.

Non possiamo tuttavia dimenticare che ilquadro di riferimento della nostra azione èla crisi: di essa riconosciamo la gravita, macontestiamo il metodo e il modo con cui ilGoverno la sta affrontando e, soprattutto, ri-fiutiamo la tesi di chi vuole attribuire alsindacato lo strano compito di limitarsi aconvincere i lavoratori a pagare più tasseo fare più sacrifici, e intendiamo invece in-traprendere una lotta decisa per stabilire nel-le analisi — e imporre nelle scelte politicheoperative — un preciso rapporto tra misuredi austerità e obiettivi che si vogliono rag-giungere per mezzo di tali misure.

2) I RISCHI DI UNA INIZIATIVAFRAMMENTARIA

C'è un limite nella situazione italiana checostituisce il primo ostacolo da superare peril sindacato: una grave carenza di capacitàpolitica nei centri decisionali pubblici cheprovoca preoccupanti vuoti di prospettiva.

Ancora oggi, corriamo il rischio di ri-durre, di appiattire ogni nostro dibattito nel-l'ambito di una strategia soltanto congiunti!-

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rate. I dati relativi alle più elementari varia-bili macroeconomiche, dalle quali il sistemaproduttivo italiano è condizionato, ci vengo-no esposti in modo frammentario e sussulto-rio. Infatti, Governo e padronato, invece diesporre la situazione economica del Paese co-me punto di riferimento certo e complessivoper una riflessione responsabile, la usano co-me strumento di pressione sul sindacato, inun crescendo di drammatiche alternative chedi volta in volta, accentuano ora l'uno oral'altro aspetto della crisi, a seconda dei com-portamenti che si vogliono imporre.

Proprio in conseguenza di questa strumen-tale presentazione dei dati effettivi della cri-si il contenuto delle proposte di politica eco-nomica, persino nei suoi aspetti validi, sivanifica perché non è mai inserito in undisegno programmatico, ed è sempre presen-tato come richiesta ultimativa, e perciò stes-so priva di possibili alternative.

Dobbiamo avere il coraggio di riconoscereche questa strategia del « volta per volta » edello « stato di necessità », ha finito con ilcondizionare anche l'iniziativa del movimen-to sindacale.

Sin dalla nostra Assemblea di Rimini, sia-mo stati, infatti, capaci di individuare conpuntualità alcune scelte di riforme struttura-li per il nostro meccanismo di sviluppo,"manon siamo riusciti a tradurle tutte in proposteoperative capaci di essere il metro reale delconfronto sui problemi di politica economi-ca. Al contrario, ci siamo lasciati coinvolgeresoltanto nella lotta agli effetti terminali del-l'inflazione, sottovalutando le sue cause difondo. Abbiamo riproposto, spesso in termi-ni troppo meccanici, gli schemi rivendicati-vi che ci avevano guidati nelle nostre espe-rienze di lotta a livello contrattuale. Con-seguentemente abbiamo gestito in modo epi-sodico la nostra proposta, rendendoci prota-gonisti — contraddittoriamente — di manovredifensive e offensive, intrecciando rinunce erivendicazioni disorganicamente rispetto agliobiettivi che ci eravamo proposti.

Oggi, proseguire su questa strategia a sin-ghiozzo farebbe correre al sindacato due ri-schi fondamentali: — il primo di scambiarel'impegno alla lotta per una adesione di ti-po culturale; — il secondo, di favorire unprogressivo rientro nei tradizionali confini con-trattualistici che, tra l'altro, si porrebbe co-me alternativa rispetto ai più generali impe-gni del movimento e lo ridurrebbe, perciòin una posizione di isolamento, che diverreb-be un segno evidente di arretramento poli-tico. Quest'ultimo rischio sarebbe particolar-mente pericoloso per l'intero movimento sin-dacale: un rientro negli ambiti contrattuali-stici, infatti, determinerebbe una situazionedi grande privilegio per le zone forti delmovimento nei confronti di quelle deboli; inpratica si arriverebbe ad un completo svuo-tamento della stessa immagine politica chesiamo riusciti a darci nelle lotte dal '69 inpoi ed a una disarticolazione della nostraunità politica e di azione.

Per sfuggire a questi rischi, dobbiamo muo-verci in modo chiaro, restando ancorati allarealtà economica e sociale sulla quale co-struiamo la nostra forza imponendo terminicomplessivi di intervento sulla crisi. E dob-biamo mettere in conto, valutando la diffi-coltà di questo nostro compito, il dato poli-tico costituito da un Governo che ha un gravelimite nella sua insufficiente rappresentativi-tà politica e parlamentare, ma che trova una

ragione di forza nelle difficoltà esistenti nelquadro politico per realizzargli una alternativa.

3) GLI ULTIMI DATI SULLA CRISI

Lo stretto legame tra dibattito nel sinda-cato e termini reali della crisi, è testimonia-to dalla nostra stessa attività negli ultimi me-si, un periodo denso di riunioni che hannoarricchito l'analisi del sindacato come forsemai in precedenza. 1 quattro Comitati Diret-tivi tra luglio e dicembre dello scorso anno;la Conferenza sulle Partecipazioni Statali;la Conferenza Nazionale dei Chimici; le Assem-blee delle strutture territoriali e categoriali; idibattiti sul Mezzogiorno; le riunioni per leiniziative contrattuali dei pubblici dipendentie per la riforma della Pubblica Amministra-zione, dei coordinamenti per la preparazionedelle piattaforme per l'apertura delle vertenzesui grandi gruppi: sono alcuni dei momentidel dibattito sindacale in cui siamo giuntia precisare le analisi sulla situazione econo-mica nel suo complesso e nei suoi aspetti set-toriali, e a puntualizzare linee di movimentoper i lavoratori.

I dati dell'analisi svolta costituiscono pa-trimonio dell'intero movimento, vanno con-frontati con le ultime indicazioni che emer-gono dalla situazione reale e che sono con-fermati dai confronti con il Governo e leforze politiche. La crisi è ben più gravedi quanto si prevedeva.

Rispetto al 1975, che è stato un anno direcessione, nei primi nove mesi del 1976:

— la produzione industriale è cresciuta del10,6 per cento;

—• il fatturato delle aziende è aumentatotanto in termini monetari quanto in terminireali;

— la produttività per ora lavorata è cre-sciuta del 9 per cento e quella per occupa-to del 13 per cento;

— l'occupazione complessiva è diminuita,mentre l'utilizzazione degli impianti è salitadal 67 ad oltre il 78 per cento;

— il tasso di inflazione si è attestato attor-no al 19-20 per cento;

— l'aumento del costo della vita ha toc-cato il 21 per cento su base annua;

— i prezzi industriali sono cresciuti del27 per cento in più con margini ulteriori rea-li per i conti economici delle imprese.

La bilancia commerciale ha accusato, sem-pre nei primi nove mesi del 1976, un passivodi 4 miliardi e 409 milioni di dollari; ilsaldo valutario con l'estero, è stato ancor piùnegativo, in quanto al peso del disavanzocommerciale si è aggiunto l'onere dell'inde-bitamento; in prospettiva sulla bilancia deipagamenti verrà a gravare l'aumento dellematerie prime, che si profila persino superio-re al 10 per cento già deciso per i prezzipetroliferi dal 1° gennaio 1977.

Tutti questi dati, pur nella loro contraddit-torietà, confermano la natura strutturale dellacrisi italiana e, soprattutto, la incompatibili-tà, in mancanza di precisi interventi nellastruttura stessa dell'economia, di un tassoeconomico di sviluppo con l'equilibrio deinostri conti con l'estero e con l'armonica ecoordinata evoluzione delle diverse compo-nenti del sistema nel suo insieme. Tutto ciòconferma la necessità di una stretta interdi-pendenza tra interventi strutturali e riequili-brio economico in una prospettiva di svi-luppo.

Non possiamo infine ignorare che una cri-si di queste dimensioni porta con sé conse-

guenze non solo economiche. Ci riferiamo al-la estensione sociale della crisi, che colpiscele zone meno salde del Paese, provocandoturbamenti nel loro precario equilibrio. 11Mezzogiorno, soprattutto, risente di questedisgregazioni: subisce infatti al suo interno unallargamento dello scontento e della protesta,una più pericolosa difficoltà a trovare legamidi classe, una spaccatura tra occupati e di-soccupati, tutti elementi che possono portarealla costituzione di aree sindacalmente corpo-rative, cui si contrappongono aree politica-mente esplosive.

4) LA LINEA DEL GOVERNO

E' alla luce di queste considerazioni chedobbiamo valutare la linea politica econo-mica sin qui seguita dal Governo. Dal pun-to di vista delle misure immediate, esso haproceduto a un drastico « raffreddamento »dell'economia, con un taglio di 2,5 punti delprodotto nazionale lordo, perseguito con unintervento fiscale e tariffario e con una ma-novra creditizia che lascia disponibile per leimprese un volume di credito inferiore altasso corrente di inflazione. Sul versante del-le misure da adottare in prospettiva, il Go-verno ha eluso impegni certi sugli investimen-ti; è stata questa una inaccettabile virata delGoverno, che era partito — all'atto dellasua costituzione — da una proposta diintervento complessivo imperniato sullo svi-luppo degli investimenti e della occupazione,e che invece si è progressivamente attesta-to su una posizione opposta: quella, attuale,della lotta fine a se stessa contro l'inflazione,di conseguenza condotta esclusivamente sulterreno congiunturale. Ecco come il progettodi « sviluppo zero », smentito a parole dalGoverno, viene assunto negli interventi con-creti, cosi come è stato confermato nell'ulti-mo incontro, come unico elemento di rife-rimento per combattere l'inflazione.

Mentre si sviluppa nei fatti questa manovradel Governo, è emersa l'unica linea di fondoalla quale si ispira; riacquistare « credibili-tà » all'estero, in modo da aprire ulteriori li-nee di credito internazionale, soprattutto ver-so il Fondo Monetario Internazionale. In que-sta prospettiva, il Governo si è dato treobiettivi:

a) riportare in equilibrio la bilancia deipagamenti;

b) migliorare le condizioni della finan-za pubblica, operando soprattutto attraversol'incremento delle entrate;

e) riequilibrare il costo della produzioneper unità di prodotto in Italia su livelli piùvicini alla media dei Paesi della ComunitàEuropea.

L'intera operazione del Governo è statacontestata — e dove possibile corretta —dal sindacato non per una opposizione ri-spetto ai suoi obiettivi, ma perché non garan-tiva sufficienti disponibilità per gli investi-menti, né era idonea a -risanare la finanzapubblica, né a ridurre sostanzialmente la ne-cessità di ulteriore indebitamento con l'e-stero.

5) L'AUTONOMIA CONTRATTUALE:UNA FRONTIERA NON SUPERABILE

Queste divergenze di fondo tra strategiasindacale e linea di azione governativa, han-no reso difficile il nostro confronto col Go

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verno. Dobbiamo dire con chiarezza che stadiventando sempre più concreta una certaimpazienza da parte del Governo non soloverso questo confronto, ma anche verso ladifficoltà che abbiamo per arrivare ad unaintesa col padronato che dia risultati — aparere del Governo — apprezzabili sulla ridu-zione del costo del lavoro. E' una impazien-za che nei prossimi giorni potrebbe diventareuna minaccia ultimativa: quella di affrontareil problema della riduzione del costo del la-voro con interventi legislativi. Ci sono spin-te e sollecitazioni anche al di fuori dell'am-bito governativo, perché venga presa questainiziativa. Qui dobbiamo essere estremamentechiari, perché si tratta di un punto centraledella nostra strategia: non consentiremo chevenga regolato con una legge, ciò che ap-partiene alla libera e autonoma contrattazionefra le parti. Questa nostra posizione deveconoscerla il Governo, e deve saperla ancheil Paese. Noi chiediamo che questa assem-blea, che riunisce i quadri di base del sin-dacato, faccia proprio questo impegno: seil Governo ricorrerà ad una iniziativa legi-slativa, useremo tutta la nostra forza, ricor-reremo a tutte le forme di mobilitazione deilavoratori per contrastarla. Per il sindacato,l'autonomia e la libertà della contrattazione èuna frontiera che nessun governo può supe-rare. Se c'è qualcuno che pensa di andareoltre, deve sapere che provocherà un imme-diato duro scontro. Considereremmo questaeventualità come una dichiarazione di rot-tura nei confronti del sindacato da parte delGoverno, con le conseguenze che la nostrareazione avrebbe inevitabilmente sul quadropolitico. Abbiamo sinora tenuto conto dellaprecarietà della attuale situazione politica: pro-prio per questo però siamo certi che essanon reggerebbe ad uno scontro frontale traGoverno e sindacato, scontro che non esi-teremmo un solo giorno a intraprendere nelcaso di una iniziativa di legge da parte go-vernativa. Ecco perché diciamo che il Go-verno deve porsi il problema delle inevita-bili conseguenze politiche di una simile ope-razione. Al Governo chiediamo che sia au-torevole nel governare la crisi, non che met-ta in gioco la sua autorità per sovrapporsialla libera volontà contrattuale. Da questaassemblea deve venire la conferma che ilsindacato ha la forza e la determinazioneper impedire una manovra che modifichereb-be nella sostanza il proprio ruolo istituzionalee metterebbe in pericolo la stessa condizionepluralistica della società italiana.

Ecco perché auspichiamo che le dichiara-zioni fatte dal Presidente del Consiglio allafine dell'incontro dell'altro ieri sera abbianoun seguito positivo nel senso di un accogli-mento delle nostre proposte sulla base di unriesame dei conti che il Governo si è impe-gnato a fare, consapevole dell'essenzialità diun rapporto costruttivo con il sindacato aifini di un mantenimento del quadro politico.

6) I<E INSUFFICIENZE E I PERICOLIDI UNA POLITICA CONGIUNTURALE

C'è da chiedersi a questo punto quali so-no le attuali distanze tra linea seguita dalGoverno e le indicazioni del sindacato ri-spetto alla cosiddetta « aggressione » dellacrisi.

Siamo, infatti, preoccupati perché dopo quat-tro mesi di serrato confronto, non riusciamoa scorgere nel Governo una linea chiara che

apra delle prospettive, rese certe dalla conse-guenzialità logica delle proposte di politicaeconomica che ci vengono presentate. Il Go-verno non riesce infatti ad uscire da una lo-gica puramente congiunturale, fatta di appel-li a senso unico verso il sindacato, dietro laquale non scorgiamo altro che una politicadi recessione di per sé incapace di bloccare laspirale inflazionistica. Ci vengono fornite ci-fre da parte dei Ministri del Tesoro e delleFinanze, che poi le stesse polemiche interneche scuotono il Governo sembrano smentire.

Se le nuove imposte varate in questi me-si, la previsione di un maggior gettito fiscalederivante dall'imposizione diretta ed indiret-ta, non prevista all'atto della formulazione delbilancio preventivo dello Stato, come ci hadetto il Ministro delle Finanze, non portanoad una riduzione del deficit complessivo, que-sto vuoi dire che la stima del deficit che ciè stata presentata era sottovalutata, oppureche la linea deflazionistica che il Governointende perseguire è ancora più rigida di quel-lo che si vuoi far credere, così che la pro-spettiva della « crescita zero » sarebbe, nonun ineluttabile risultato delle circostanze, maun obiettivo coscientemente perseguito. Cosìsi lascia infatti intendere in altre sedi delGoverno, quando si propone di rilanciareindiscriminatamente il credito agevolato, perdar fiato alla base produttiva.

Sono queste valvole di rilancio che altrevolte il Governo ed il Parlamento hanno u-sato, ma che noi abbiamo da tempo criti-cato parlando di ripresa drogata, perché conresponsabilità abbiamo guardato agli effettiinflazionistici di medio periodo che ne deri-vano. E', quella del Governo, la stessa lo-gica che ha travolto nel decennio passatola politica dei laburisti in Inghilterra e ri-spetto alla quale, per cercare una linea diuscita più sicura, tale da affrontare i no-di strutturali oltre agli effetti congiunturali,noi abbiamo contrapposto la linea dei sacri-fici finalizzati.

Siamo infatti consapevoli che senza risol-vere con un suo coraggioso ridimensionamen-to i problemi della spesa pubblica, appena leimprese sono in grado di rilanciare i loroprogrammi di medio periodo e ricostituisconoa questo fine le loro scorte, si ha più o me-no contemporaneamente un allargamento del-la domanda per i consumi privati, e quindiIo squilibrio della bilancia dei pagamenti di-viene pressocché automatico. Non si può par-lare dunque soltanto di riduzione del co-sto del lavoro. Con questa rigidità della spe-sa improduttiva, senza interventi sulla do-manda di quei consumi che incidono sullabilancia dei pagamenti, sarebbe necessarioalla lunga un « salario zero » per una « cre-scita uno ».

Su questo punto il silenzio del Governo nonpuò continuare. Non possiamo vedere il Go-verno operare solo su alcuni aggregati macro-economici, mentre su altri, la cui natura squi-librante costituisce proprio lo specifico dellacrisi italiana, si tace o comunque si produco-no segnali estremamente contraddittori.

Globalità nell'intervento è oggi sinonimodi equità nella distribuzione dei sacrifici.Non possiamo consentire che in questo deci-sivo tornante della crisi ci siano dei gruppisociali che si avvantaggiano indebitamentealle spalle di altri, su cui invece si esercitaprincipalmente la pressione sociale e poli-tica.

Ed è in questa direzione che sorgono lenostre preoccupazioni dinanzi alla contrad-

dittorietà di linee che scorgiamo all'internodel Governo. Siamo convinti che esso compiauno sforzo politico cosciente per trovare unalinea mediana. Ma non lo fa con la sulficiente chiarezza e in ciò non possiamo e\ i-tare di avvertire un pericolo politico laten-te. Perché noi oggi sappiamo chiarumenkche dietro posizioni inflazionistiche ad oltranza, più o meno dichiarate, c'è una linea pe-ricolosa di rottura dell'equilibrio sociale.

L'inflazione, oggi, in termini politici, si-gnifica puntare nel breve periodo ad una cre-scita della produzione e del salario nominaliper creare un clima fittizio e caotico di con-senso, dietro a cui poi si prepara una svoltapolitica di segno conservatore.

La pericolosità di una tale ipotesi apparetanto più grave se si considerano i dati rela-tivi alla situazione finanziaria e le scelte cheil Governo si propone di attuare in questocampo. In merito a tale problema esposto inmodo dettagliato negli allegati n. 1 e n. 6 cilimitiamo qui a rilevare come la scelta gover-nativa di usare in funzione antinflazionisticaesclusivamente le leve tradizionali della re-strizione del credito, non solo si risolve inuna diminuzione degli investimenti e dell'oc-cupazione con effetti particolarmente dramma-tici nelle regioni del Mezzogiorno, ma nonriesce neppure a conseguire dei risultati ap-prezzabili di contenimento dell'inflazione, inquanto nonostante tutte le restrizioni, il tas-so di inflazione effettivo dovrebbe risultareaddirittura superiore a quello di incrementodel prodotto interno lordo.

In questo quadro le indicazioni fornite dalGoverno nell'incontro del 5 gennaio non han-no creato nessuna nuova situazione e anchealcune cifre che si riferiscono ad una maggiore, sia pur limitata, disponibilità di mezzifinanziari per l'attività produttiva, mancanodi indicazioni di politica economica capacidi determinare investimenti reali ed un av-vio al mutamento qualitativo della nostraeconomia.

7) IL CONFRONTO CON IL GOVERNO

Sono questi in sostanza, i nodi su cui ab-biamo cercato, ma sempre inutilmente, direndere conclusivo il confronto con il Go-verno.

Il giudizio complessivamente non positivoche diamo degli incontri avuti (confronta al-legato 2 e 6) è collegato anche ai contenutiinsoddisfacenti delle verifiche condotte suisingoli temi. Sul reperimento delle risorse c'ènetto contrasto con le varie ipotesi governa-tive di massicci inasprimenti dell'imposizioneindiretta in presenza di una insufficiente lot-ta alla evasione fiscale, anche se per altroverso è stata avviata qualche iniziativa inquesta direzione.

Sulle tariffe siamo riusciti a salvaguarda-re alcune fasce sociali pur di fronte aduna strategia di inasprimenti chiaramente in-flazionistica, particolarmente grave nell'ulti-mo episodio degli aumenti Rea decisi addi-rittura al di fuori di ogni confronto col sin-dacato. Sul tema degli investimenti è ap-parsa con particolare chiarezza l'assenza diqualunque collegamento a livello di politicagovernativa tra sacrifici e destinazione del-le risorse.

Quanto agli altri temi — occupazione gio-vanile, investimenti delle partecipazioni sta-tali nel Mezzogiorno, equo canone ed edilizia

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1abitativa, piano della elettronica e telecomu-nicazioni — l'andamento degli incontri, salvotaluni risultati ottenuti per l'equo canone oin qualche altro settore, ha sostanzialmenteconfermato lo scarto tra la proposta del sin-dacato tendente all'immediato avvio di pro-grammi per il sostegno o il rilancio dell'at-tività produttiva, e una strategia governativaancora una volta subordinata alla logica deidue tempi che privilegia la congiuntura rin-viando all'infinito gli interventi per la tra-sformazione dell'economia.

Un giudizio sicuramente positivo dobbia-mo dare invece alla conclusione della ver-tenza del Pubblico Impiego in cui, nonostan-te i vincoli obiettivi, è stato possibile — an-che grazie alla crescita politica e sindacaledei lavoratori pubblici — addivenire ad un ac-cordo che ha isolato le posizioni corporativee avventuriste dei sindacati autonomi, po-nendo le premesse per una funzionale rifor-ma della Pubblica Amministrazione.

Ora, nell'incontro del 5 u.s. con il Go-verno, la sostanza di questi giudizi ha tro-vato conferma: è anzi emerso in termini an-che più gravi che nel passato il limite difondo della mancanza di iniziativa programma-ta da parte del Governo per fronteggiare ilprocesso inflazionistico e dare una indicazio-ne di prospettiva per uscire dalla crisi.

Anche sul terreno delle scelte strutturali diriconversione industriale abbiamo avuto laimpressione di un accentuato congiunturali-smo, dinnanzi al Ministro delle partecipazionistatali che ha prospettato un massiccio ricorsoalla Cassa Integrazione per interi settori pro-duttivi delle aziende pubbliche. Le conclusio-ni da trame sono di estrema preoccupazio-ne. Non possiamo continuare oltre su que-sta strada. Dobbiamo imprimere una svoltaai prossimi confronti con il Governo, far sìche il calendario già concordato di incontrie trattative su problemi specifici come il Mez-zogiorno, l'agricoltura, le Partecipazioni Sta-tali, l'edilizia, dia risultati concreti, facendoleva sulla pressione dei lavoratori e intensifi-cando il dialogo su questi temi di fondo conle forze politiche.

8) RAPPORTI CON I PARTITI ECON IL PARLAMENTO

L'esperienza di questi ultimi mesi ci mo-stra come il rapporto fra Governo e Par-lamento sia mutato, come quest'ultimo ten-da a fare un uso sempre più penetrante deisuoi poteri nei confronti non solo degli sche-mi dei provvedimenti governativi ma anchedegli aspetti più generali della politica eco-nomica e sociale.

Anche per questo è necessario che comesindacato recuperiamo un rapporto più co-stante con i partiti e in particolare con leCommissioni parlamentari, fermo restando, co-munque, che non possiamo porci rispetto aipartiti e al Parlamento nello stesso rapportonel quale, in quanto forza sociale, ci poniamonei confronti del Governo.

Parallelamente al rapporto con i gruppiparlamentari, va portato avanti il confrontocon i partiti democratici. L'incontro avutonei giorni scorsi con i responsabili economi-ci dei partiti è stato certamente utile perentrambe le parti ed ha avuto aspetti positi-vi, anche se ha evidenziato una contraddizio-no che ci preoccupa seriamente. Ci è sem-brato, in sostanza, che, più o meno in tuttii partiti sia presente così come lo è nel sin-

dacato, l'esigenza di bloccare l'inflazione esia pure avvertita l'esigenza, per noi fonda-mentale, di scongiurare la deflazione. Quel-la che manca, però, è la saldatura tra ledue strategie, ed è proprio sulla necessità diquesta saldatura che dobbiamo continuare adinsistere nei confronti delle forze politiche.

Insistere, cioè, sulla necessità di uno sfor-zo comune capace di creare una maggioresensibilizzazione e di stimolare una più con-sistente iniziativa del Governo in direzionenon solo della lotta all'inflazione ma anchedella lotta alla recessione. Anche per que-sto, mentre lasciamo ai partiti di valutarel'opportunità o meno di incontri collegialifra le forze politiche e il Governo sull'in-sieme della politica economica, dobbiamo re-spingere la proposta di tenere uno di tali in-contri per esaminare esclusivamente il proble-ma del costo del lavoro: come se questo te-ma fosse il solo e l'unico su cui si deve og-gi mettere a fuoco in modo diretto il con-fronto politico fra il Governo ed i Par-titi che comunque lo sostengono.

9) LA PROPOSTA AUTONOMADEL SINDACATO

L'unica risposta che garantisca la com-pattezza del movimento può essere riassun-ta nella consapevole accettazione di una po-litica di austerità, non fine a se stessa, ma in-tesa come premessa alla ripresa dello svilup-po ed al superamento degli squilibri strut-turali della nostra economia.

Non possiamo, però, non tener conto an-che della insoddisfazione e della preoccupa-zione che raccogliamo ogni giorno fra lestrutture e nelle assemblee sui posti di lavoro,insoddisfazione giustificata dallo scarto cre-scente fra le decisioni via via assunte dalGoverno e le richieste e le proposte avanzatedal sindacato. La nostra risposta a tutto que-sto è la ricerca di una più approfondita par-tecipazione di base, come è nettamente e-mersa dal dibattito e dalle conclusioni degliultimi direttivi della Federazione. Ma di fron-te alle spinte tendenti a ricacciare il sindacatonel ghetto salariale, dobbiamo riuscire adandare al di là di una risposta puramente di-fensiva. Per realizzare questa strategia dob-biamo, sì, dare delle certezze, ma dobbiamoanche pretenderne, perché al punto in cuisiamo rischiamo di commettere due errorieguali e contrari.

Il primo, consiste nell'illusione di poterportare avanti la nostra strategia senza ac-cettarne i relativi e necessari sacrifici; il se-condo nell'affidarsi unicamente alla logica deisacrifici, senza proporre una nostra politicaper la loro finalizzazione.

Ecco perché da questa assemblea deve u-scire ulteriormente precisata la nostra posi-zione nei rapporti col Governo e col padrona-to, per poterla discutere nelle assemblee esui posti di lavoro.

10) PIATTAFORMA COL GOVERNO

Nel confronto in atto col governo dob-biamo proporre ed imporre un piano con-creto e complessivo di interventi su tutti ifronti della direzione pubblica dell'economia.

a) Reperimento delle risorse

Le maggiori entrate necessarie a finanzia-re gli investimenti devono essere assicurate dal

riequilibrio della struttura fiscale basato sul-l'aumento della quota di imposizione direttarispetto a quella indiretta. Occorre inoltre re-stituire autonoma capacità impositiva ai Co-muni nel settore patrimoniale. In questa lo-gica va riconfermata la necessità di accentua-re la progressività sui redditi medio-alti, non-ché di sviluppare altre forme di prelievo a-venti ad oggetto la rendita obbligazionaria egli interessi sui depositi di conto corrente nonvincolati.

La determinazione quantitativa di tali ma-novre va subordinata ad una preventiva va-lutazione, a scadenze fisse, dei risultati dellalotta alla evasione che dovrà essere condot-ta secondo le indicazioni già formulate dalmovimento sindacale, in particolare dandosubito concreto avvio agli accertamenti ascandaglio, rivedendo le norme sul contenzio-so, consentendo l'immediato inizio dell'azio-ne penale nei confronti degli evasori, colle-gando al reddito denunciato al fisco il ri-sarcimento dei danni alle persone derivantidalla circolazione stradale, il limite massimodelle polizze di assicurazione vita e l'ammon-tare delle pensioni per i liberi professionisti;rivedendo i criteri di tassazione e accertamen-to Iva anche attraverso l'introduzione dimeccanismi automatici di registrazione al det-taglio; sviluppando la partecipazione dei co-muni all'accertamento sia per le Imposte Di-rette che per la stessa Iva.

Perché le spese da affrontare nei settoridelle Imposte Dirette, dell'Iva, del catastovanno considerate alla stregua di investimentiproduttivi, va verificata l'opportunità di unprogramma straordinario di potenziamento eristrutturazione dell'amministrazione finanzia-ria capace di farle raggiungere a breve ter-mine una soddisfacente operatività.

b) Utilizzo delle risorse

1) Spesa pubblica

Occorre adottare una coraggiosa politicadi selezione della spesa finalizzandola ad al-cuni obiettivi essenziali:

— responsabilizzare i vari centri di spesa(ospedali, enti locali, enti pubblici, impresepubbliche) soprattutto per quanto riguarda laaccensione di crediti bancari;

— riqualificare le spese sociali, specie nelsettore dell'assistenza sanitaria e nel setto-re pensionistico;

— razionalizzare ed unificare gli incentivia favore delle aziende private coordinandonecriteri, tempi e presupposti di concessione inarmonia con un reale disegno di riconversio-ne industriale;

—• ristrutturare la pubblica amministrazio-ne sopprimendo gli enti inutili e rendendorealmente funzionali tutte le strutture pubbli-che.

II) Importazioni e misure di risparmio

Per le voci che più incidono sulla bilanciacommerciale — prodotti energetici e carne —occorre avviare con urgenza un programmadi risparmio attraverso eque misure di ra-zionamento. Per aumentare nel medio pe-riodo l'offerta di prodotti sostitutivi, è ne-cessario varare con immediatezza un pi;moorganico agricolo-alimentarc fondato sulla ri-qualificazione del settore primario come pro-duttore di alimenti e non soltanto di derra-te, e sul più stretto coordinamento fra pio-

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duzione agricola e politica dei consumi ali-mentari, attuando anche i necessari interven-ti di riforma sul settore distributivo.

Ili) Spesa sanitaria

Grava sulle previsioni di spesa una ipotesidi intervento per il 1977 che il Governo havalutato in oltre 3.000 miliardi. Una dellecause fondamentali di questo aumento è l'in-giustificata espansione della spesa farmaceu-tica (che ha registrato per il 1976 un aumen-to del 37,50 per cento sul 1975, determina-to soprattutto dalla abnorme ricettazione li-bera da parte dei medici e dalla inefficienzae dai costi dell'assistenza ospedaliera).

Dobbiamo respingere le ipotesi che tendo-no al semplice ripianamento del deficit eaffrontare globalmente il problema con l'at-tuazione completa delle riforme intervenen-do sui costi dell'assistenza nelle loro specifi-che componenti, sulle aree di speculazione edi parassitismo che rischiano di travolgerel'intero sistema, sulle disfunzioni e sugli spre-chi a livello delle strutture sanitarie e dellautenza.

IV) Politica dei prezzi

Un certo risultato potrebbe essere conse-guito attraverso una estensione, magari a tito-lo straordinario, dell'area dei prezzi ammi-nistrati, previa democratizzazione degli at-tuali organi di controllo (Cip, Ccp) anche conl'inserimento dei rappresentanti regionali.

Nella distribuzione, alla quale va una grossaparte di responsabilità delle attuali tensio-ni sui prezzi, deve essere sviluppata una coe-rente azione di riforma, che superi la passa-ta acquiescenza di fronte agli interessi cor-porativi del settore.

Quanto ai prezzi agricoli, il loro conteni-mento è legato all'attuazione del piano agri-colo-alimentare; e si pone, inoltre, con al-trettanta urgenza la necessità di un interven-to nel settore della commercializzazione deiprodotti, allo scopo di promuovere l'associa-zionismo fra i produttori, che potrebberocosì direttamente provvedere all'orientamentodelle produzioni, alla loro prima trasforma-zione e commercializzazione, ed alla negozia-zione degli accordi per il conferimento deiprodotti.

V) Fiscalizzazione degli oneri sociali e ri-duzione del costo del lavoro

Va decisamente affrontato nell'ambito diun intervento strutturale sul costo globaledi lavoro il problema della graduale fiscaliz-zazione degli oneri sociali, all'interno però diun piano pluriennale che in prospettiva portial superamento definitivo degli squilibri at-tuali, senza però tradursi in ulteriore spintainflazionistica.

Gli oneri della fiscalizzazione debbono es-sere coperti da adeguati aumenti nell'impo-stazione diretta e con una manovra eccezio-nale per il 1977 sulle aliquote Iva non giàin maniera massiccia e generalizzata, ma nel-l'ordine di poche centinaia di miliardi. Un no-tevole contributo in questa direzione può ve-nire anche da una più attiva lotta alle eva-sioni contributive, che rappresentano un gra-ve elemento di destabilizzazione del sistemaprevidenziale.

Al di là delle soluzioni da adottare nel-l'immediato, in tempi più lunghi si può e sideve pensare ad una fiscalizzazione pressoc-ché integrale che sia almeno in parte com-pensata, nel suo effetto sul bilancio dello Sta-to, da tagli di spesa pubblica nel frattempoottenuti con la riforma e l'eliminazione de-gli sprechi nel settore sanitario, in quelloprevidenziale e della pubblica amministrazione.

VI) Costo del denaro

Sul costo del denaro influiscono, oltre alleesigenze di finanziamento dello Stato e deglienti pubblici, quelle degli enti locali che conun deficit complessivo di oltre 30 miliardi,premono sul normale circuito bancario, nonsolo per finanziare il disavanzo di parte cor-rente, ma addirittura per pagare gli interessidei precedenti debiti. E' chiaro che perspezzare questo circolo vizioso: costo deldenaro — inflazione — ulteriore aumento delcosto del denaro, ulteriore inflazione, occorrerealizzare il consolidamento dei debiti deglienti locali, a tassi inferiori a quelli attualmen-te pagati. Una volta effettuato il consolida-mento, non dovrebbe più essere consentito aicomuni l'indebitamento bancario in conto cor-rente, ma solo il finanziamento attraversoimposte, emissioni pubbliche e aperture dicredito a medio termine per specifici inve-stimenti.

e) Espansione produttiva

I) Mezzogiorno

Riuscire ad avviare il superamento delledisfusioni strutturali del sistema, significa li-berare risorse da destinare ad attività diretta-mente produttive. In questo contesto il Mez-zogiorno deve diventare, nelle scelte economi-che del Governo, un cardine della strategiadi sviluppo, e non soltanto una vuota ri-petizione di impegni affermati tante volte eùaltrettanto disattesi. La legge 183, pur nell'e-quivoco della sovrapposizione di interventi frala Cassa e le Regioni, può essere utilizzataper avviare una svolta decisiva nel supera-mento del dualismo proprio del nostro siste-ma economico, che la crisi aggrava e lalinea economica governativa tende a per-petrare.

Occorre, però, che la cosiddetta program-mazione speciale per il Mezzogiorno — tantonelle sue impostazioni generali, quanto neisingoli Progetti elaborati — sia adeguatamen-te sostenuta sul piano finanziario ed operati-vo, e soprattutto raccordata con il pianodi ristrutturazione industriale, quello agri-colo-alimentare, gli investimenti delle impresepubbliche e la riallocazione territoriale del-l'uso delle risorse. Il tutto per rendere con-creta, nel vivo stesso della strategia globaleper il superamento della crisi, la essenziali-tà dell'intervento nel meridione rispetto allosviluppo complessivo del Paese, sia in dire-zione dell'allargamento della base produttiva,sia in quella della riduzione di spese pubbli-che puramente assistenziali.

II) Riconversione

Riteniamo in questo ambito di dover espri-mere un giudizio negativo sulla legge per lariconversione industriale che non solo si in-serisce in un contesto preciso di politica eco-nomica, ma è ambigua, priva di quel valorestrategico che doveva avere rispetto all'esigen-

za di una politica industriale del Paese erappresenta in modo emblematico l'incapa-cità di trovare una strada coerente di attaccoalla crisi economica.

Le nostre critiche di fondo vertano parti-colarmente su questi punti concreti.

I finanziamenti sotto forma di mutui e dicontributi agli interessi, così come di fondidi dotazione alle partecipazioni statali, nonsono realmente collocati entro programmi set-toriali e per il mezzogiorno, e dunque possonoancora una volta tradursi in fondi erogati alsistema attuale delle grandi imprese e dellepartecipazioni statali, senza che vi sia alcunagaranzia di coerenti indirizzi settoriali e diimpegni nel Mezzogiorno. Da questo punto divista le preoccupazioni sulla legge che pro-vengono particolarmente dal Mezzogiorno so-no fondate e noi intendiamo sollecitare unamodifica adeguata della legge dalla Cameranello spirito di proposte che già abbiamo il-lustrato al Parlamento.

Non è ammissibile che fondi pubblici sianodestinati di fatto ad un aumento di capitaledella Montedison, anche se pudicamente nonse ne fa il nome, senza nessuna discussionee controllo pubblico sui programmi del grup-po e senza che sia sancito il carattere pub-blico che ha di fatto la Montedison e chequesta misura conferma ulteriormente. Fattoche ci sollecita a rivendicare con più forzache la Montedison venga portata nel sistemadelle partecipazioni statali.

Sulla mobilità, resta il rischio di una mobi-lità che non sia rigorosamente da un postodi lavoro all'altro, e resta il fatto che il go-verno della mobilità non viene affidato allaregione, quando questa per la sua natura diorgano democratico, è proprio l'interlocutoreindispensabile perché il sindacato possa essereparte contrattuale con un riferimento adeguatodi mediazione in settori così difficili, come l'e-sperienza dimostra, quali quelli della mobilità.

Infine, la costituzione di un fondo specialecon gestione fuori bilancio, presso il Ministe-ro dell'Industria, non può non provocare laminaccia di una ulteriore disgregazione del-l'indirizzo governativo della politica econo-mica, già spezzato in più parti, come per ilcredito, il Mezzogiorno, le partecipazioni sta-tali, i finanziamenti agevolati che così rischia-no di restare confermati quale riserva delMinistero dell'Industria.

Ili) Partecipazioni statali

L'istanza fondamentale che proponiamo èche le partecipazioni statali si muovano se-condo linee di programmi settoriali e peril Mezzogiorno e non più secondo logiche a-ziendali che al massimo vengono sommate en-tro programmi complessivi per Ente e pertutto il sistema delle partecipazioni statali.Compito fondamentale del Governo è di det-tare questa esigenza e di piegare a questaesigenza la stessa erogazione dei fondi digestione decisi dalla legge di riconversione,in modo che risulti con chiarezza la destina-zione settoriale e alle società operative dellequote dei fondi di gestione.

Oggi la tendenza è quella di presentareun programma di investimenti delle parteci-pazioni statali ridimensionato rispetto a pro-grammi precedenti già più o meno formalmen-te assunti in accordi sindacali e ridotto a ri-strutturazioni e ammodernamenti delle im-prese esistenti.

Questa linea è chiaro che fa pagare so-prattutto al Mezzogiorno un prezzo insosteni-

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bile, perché senza una iniziativa efficacedelle partecipazioni statali è chiaro che nonè pensabile una reale iniziativa di svilupponelle regioni meridionali del Paese.

Qui si pone un problema di fondo. Il Go-verno pur dando della portata delle disponi-bilità apprezzamenti diversi a seconda deiministri, dichiara che la riduzione del defi-cit del bilancio dello Stato e la eliminazionedel deposito « previo » per le importazioni,rende potenzialmente disponibile una cifra in-torno a 8.000 miliardi di credito per le atti-vità produttive nel 1977 in più rispetto al1976. Si tratta di una potenzialità che alme-no in parte, e secondo programmi adeguati,deve tradursi in iniziative di nuovi investi-menti. E lo rivendichiamo dalla Confindustria,ma soprattutto dal Governo, che deve detta-re alle partecipazioni statali dunque di con-tare su queste disponibilità per impostare nuo-vi e più avanzati programmi produttivi, di in-vestimento e di occupazione, nei settori eper il Mezzogiorno.

Impostare i programmi delle partecipazionistatali subito sulla base settoriale e per ilMezzogiorno significa due cose concrete. Inprimo luogo, rivendicare un coordinamentoed una integrazione tra i vari Enti di ge-stione, su base settoriale e regionale con uncompito che il Governo e il Ministero de-vono subito svolgere. In secondo luogo, po-ne così le. basi per un riassetto delle parteci-pazioni statali, che associ ad un governo de-mocratico del sistema delle partecipazioni sta-tali una riorganizzazione delle imprese subase settoriale e con finalizzazione primariaal Mezzogiorno. E l'urgenza di muoversi inquesta direzione viene con chiarezza dallevicende Egam. Chiaro che in questo sensovanno impostate e condotte le vertenze congli Enti di gestione, a cominciare dalla ver-tenza Eni.

IV) Gli impegni prioritari

Chiaramente, un autentico rilancio produt-tivo può derivare solo da una politica indu-striale di più largo respiro tutt'altro che as-sistenziale, ma capace di porre delle certezzeper il sistema delle imprese, di predisporre uninsieme di fattori — disponibilità di credito,programmi di commesse pubbliche, interventipubblici nella ricerca, politica attiva dellamanodopera, piani articolati di settore, au-tomatismi e obiettività degli incentivi, soste-gno e indirizzo reale alle esportazioni — chesiano capaci di orientare e qualificare insenso tecnologicamente più avanzato le scel-te e le strutture produttive.

Riconfermare questo quadro di riferimen-to significa per il sindacato ribadire le in-dicazioni prioritarie da concretizzare sui pro-blemi specifici di grande rilievo come il Mez-zogiorno, l'agricoltura, le partecipazioni sta-tali e l'edilizia, e la definizione del piano diricostruzione del Friuli.

11) LA VERTENZA CON LACONFINDUSTRIA E LE ALTREPARTI PADRONALI

II confronto con il padronato privato epubblico si è realizzato sostanzialmente conla sola Confindustria in quanto con l'In-tersind-Asap è stato soltanto avviato e quel-lo con la Confapi e la Cispel dovrà esserlonel prossimo futuro. La Confagricoltura, dal

canto suo, sta rimettendo in discussione leconquiste realizzate dai sindacati bracciantilicon il Ceni, dimostrando così, ancora unavolta, una sua indisponibilità a considerareuna seria prospettiva di sviluppo del settore.

La Confindustria si è data una propria li-nea strategica nei confronti della situazioneeconomica e su questa linea si è attestata peraffrontare il confronto con il movimento sin-dacale. Pur con alcune contraddizioni internela Confindustria si è mossa sotto la spintadelle forze che puntano al blocco dell'indebi-tamento estero attraverso la massiccia espan-sione delle esportazioni, contando in ciò an-che sugli effetti congiunturali di successivee sempre più ravvicinate svalutazioni dellalira. L'organizzazione padronale tende a que-sto risultato anche attraverso una riduzionedel costo del lavoro affidata sia alla revisionedel meccanismo di scala mobile (modificadel paniere, semestralità dei pagamenti e del-la rilevazione, ecc), sia alla massiccia fiscaliz-zazione degli oneri sociali finanziata da au-menti delle aliquote Iva.

Questa linea si muove ancora una voltain sinfonia con la proposta economica delGoverno, in direzione del semplice conteni-mento degli effetti della crisi — e neanchedi tutti — eludendo ancora una volta la so-luzione reale delle sue cause.

Da parte nostra abbiamo condotto il con-fronto con la Confindustria collegando i sin-goli aspetti del negoziato al complessivo qua-dro strategico in cui deve essere collocata lanostra proposta economica, rilanciando cosìanche l'impostazione che era stata al centrodella contrattazione aziendale del 1974 e de-gli stessi rinnovi contrattuali del 1976 suidiritti di informazione e ponendo l'occupazio-ne e gli investimenti come cardini essenzialidell'intera proposta strategica del movimento.

Abbiamo in tal modo marcato la contestua-lità che la trattativa sui problemi del costoglobale del lavoro deve avere rispetto allamodifica della organizzazione del lavoro, aldecentramento produttivo, alla finalizzazionedei nuovi investimenti, alla difesa dell'oc-cupazione. II confronto con la Confindustriapuò, secondo noi, assumere altro valore e al-tra dimensione, se la controparte dichiarala sua disponibilità ad andare ad una ve-rifica concreta e complessiva allo stesso tem-po, settore per settore, dei problemi posti dal-la crisi.

Sino a questo momento l'atteggiamento con-findustriale tende ad isolare il tema del costodel lavoro ponendo limiti notevolmente ri-stretti che riducono lo spazio di mediazioneche, proprio nella nostra consapevolezza didover operare su alcuni vincoli alla produt-tività e su un alleggerimento dei costi glo-bali del lavoro, rappresenta il metodo oppo-sto a quello che intendiamo perseguire.

Tutto ciò conferma la presenza in sedeconfindustriale di rilevanti forze padronaliche tendono a porsi come centro di aggrega-zione dei vari « no » espressi nei confrontidelle nostre proposte e che sostanzialmenteforniscano il supporto a quanti intendonosfruttare questa crisi per infiggere un durocolpo al sindacato.

I) II collegamento tra i negoziati Confin-dustria e Governo

Lo stretto intreccio che c'è tra i due tavolidella trattativa rischia di provocare equivocie confusione tra i lavoratori. E' stata la stessa

impostazione iniziale del Governo a provocar-li in notevole misura nel momento in cui,nell'esposizione fatta in Parlamento dal Pre-sidente del Consiglio, ha considerato il coslodel lavoro come unica variabile dipendentedella sua politica economica. Il Governo hacosì articolato la sua azione economica par-tendo dal presupposto che solo un cedimen-to del sindacato nella trattativa con la Con-findustria avrebbe potuto debellare l'inflazio-ne e riequilibrare i conti complessivi dell'e-conomia italiana.

Accettando questa impostazione, ci saremmotrovati a trattare con la Confindustria in unaposizione di estrema debolezza. E su questoevidentemente avevano puntato all'inizio isuoi dirigenti quando ci hanno presentato laloro piattaforma, che noi abbiamo respinto.

Anche se abbiamo avuto qualche esitazio-ne e difficoltà iniziali, possiamo dire di es-sere riusciti a ribaltare questa impostazioneed a riconquistare forza contrattuale e cre-dibilità chiarendo il senso politico del colle-gamento tra i due livelli di confronto. Se ilGoverno ci deve dare — e deve discutere connoi e le forze politiche — il quadro di rife-rimento nel quale intende collocare la suaazione di politica economica, al tempo stes-so la Confindustria si deve confrontare connoi sui temi della produttività, dell'organiz-zazione del lavoro, della politica degli in-vestimenti.

Potremmo dire, con una semplificazione,che se al Governo chiediamo una politicaeconomica che contrasti al tempo stesso in-flazione e recessione, agli industriali chiedia-mo l'impegno concreto e preciso nell'iniziati-va produttiva azienda per azienda, settoreper settore, territorio per territorio.

Insomma, se al Governo chiediamo di pre-disporre strumenti e politiche per avviarci sul-la strada della ripresa, agli industriali chiedia-mo di impegnarsi concretamente facendo illoro mestiere di imprenditori.

Se noi non teniamo ben collegati questidue momenti rischiamo di indebolirci suentrambi i versanti; perché il Governo con-tinuerà a dirci che non può fare nientese non risolveremo con la Confindustria ilnodo del costo del lavoro e la Confindustriache non potrà impegnarsi sulla politica degliinvestimenti se il Governo non modificherà insenso espansivo le sue scelte di politica eco-nomica.

Il fatto che la Confindustria abbia insisti-to per ottenere una diminuzione del costodel lavoro puntando sulla parte salariale sot-tovalutando gli effetti positivi che possonoderivare da un aumento della produttività,dimostra come in realtà essa concordi neifatti con la politica recessiva del Governoa fronte di quella espansiva del sindacato, esi ponga in tale posizione proprio nel mo-mento in cui il sindacato è impegnato nelversante del recupero e del rilancio dell'appa-rato produttivo.

Per questo, così come per il Governo, ilconfronto con la Confindustria deve vederela nostra decisa iniziativa che vada oltre ilfermo « no » al blocco della contrattazioneaziendale e al blocco della scala mobile.

II) La contrattazione integrativa aziendale

La difesa della contrattazione aziendale èun punto fermo della nostra posizione e suessa si misurerà fondamentalmente la nostracapacità di realizzare nelle situazioni parti-

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colari, con il consenso dei lavoratori, le li-nee complessive di politica economica e sin-dacale. E' questo anzi il terreno sul quale dob-biamo imporre, nel vivo delle realtà produt-tive, quella politica di riconversione e dirilancio industriale che la legge di riconver-sione in discussione in Parlamento non è ingrado di avviare.

Se sapremo dare questa valenza politicaalla contrattazione aziendale assicurando uncontrollo effettivo sul salario complessivo inazienda, potremo evitare il pericolo di spin-te e reazioni incontrollabili e corporative. E'una prova, questa, molto importante per noi,anche se ci corre l'obbligo di dire alle nostrecontroparti sociali ed al Governo che com-metterebbero un grave errore di valutazionese credessero di vedere in questa nostra po-sizione, un segnale di arrendevolezza e dirassegnazione. E' anzi un aspetto dinamico edoffensivo della nostra politica sul quale pro-prio la Confindustria sarà chiamata a dare ri-sposte coerenti e rigorose. Riconversione si-gnifica nuove produzioni funzionali ad unanostra minore dipendenza dai mercati esterima anche efficienza e razionalità imprendito-riali.

Le linee sulle quali intendiamo muovercihanno obiettivo fondamentale, nel medio pe-riodo, non soltanto la difesa della occupazio-ne attuale, ma l'impostazione di una politicadi piena occupazione e di massima utilizza-zione degli impianti anche attraverso l'in-troduzione di nuovi turni e l'utilizzo di tut-te le risorse produttive.

III)Le grandi vertenze

Su queste linee dovrebbero già caratteriz-zarsi le vertenze con i grandi gruppi privatie pubblici. Vertenze che prenderanno il de-finitivo avvio il 17-18-19 p. v. con la presen-tazione della Piattaforma Fiat; il 20-21 conl'avvio di quella Montedison; il 27-28 conquella Eni, mentre si dovrà andare ad unulteriore approfondimento per quella Iri, stan-te anche gli ultimi negativi avvenimenti chesi sono verificati nelle partecipazioni statalied in particolare nelle aziende Egam.

Le vertenze dei grandi gruppi traccerannole linee prevalenti della contrattazione azien-dale e con queste caratterizzazioni dovremoandare all'apertura generalizzata di tutte levertenze aziendali sostenendo questa nostraazione rivendicativa con iniziative a livellodi territorio, di comparti e di settori produt-tivi che coinvolgono, unitamente ai lavoratoridirettamente impegnati, le popolazioni interes-sate e l'insieme delle strutture del movi-mento.

IV)La scala mobile

La difesa dell'istituto della scala mobile (du-rata, paniere, indice, ecc.), così come è sta-to definito nell'accordo con la Confindustria,è l'altro elemento essenziale della nostra stra-tegia. E' per questo che ribadiamo le fermecritiche espresse alla legge sul risparmio for-zoso degli incrementi della scala mobile peri redditi medio alti, anche se dobbiamo va-lutare positivamente l'ordine del giorno appro-vato dal Parlamento e fatto proprio dal Go-verno, che prevede la revisione dei livelliai quali il blocco è stato adottato se l'infla-zione dovesse mantenersi ai tassi attuali.

Ciò non vuoi dire difesa delle scale mobilicosiddette anomale. Naturalmente pretendiamo.

per eliminarne gli aspetti particolari e sostan-zialmente antiegualitari, di definire quale uti-lizzazione sarà fatta dei fondi così resisidisponibili. Ma su questa posizione occorretra noi grande chiarezza.

Difendere la scala mobile nella sua attua-le configurazione e nelle sue scadenze, costi-tuisce per noi un preciso impegno. Ma è an-che un impegno difficile in quanto non sia-mo ancora riusciti a creare un generalizzatoconsenso da parte delle forze politiche. Amaggior ragione non possiamo permetterci diindebolire questa scelta politica di fondo as-sumendo iniziative che puntino al recuperosalariale generalizzato attraverso la contrat-tazione aziendale. Dobbiamo escludere unaposizione che accontenti tutti: che difendai redditi più bassi protetti dalla scala mobilee, contemporaneamente, consenta una continuaespansione dei redditi più elevati.

Si tratta di una scelta che dobbiamo fare.Dobbiamo decidere, insomma, se nel 1977

vogliamo tutelare con intransigenza la scalamobile come strumento di difesa del redditodi tutti i lavoratori o se invece vogliamo ri-mettere in discussione questo strumento, soloperché in alcune fabbriche si ricorre alla ri-chiesta di aumenti salariali generalizzati.

Non possiamo, insomma, compromettere deimiglioramenti salariali perequativi a favore dimilioni di lavoratori, con la difesa del sala-rio reale per delle categorie meno retribuite,con una politica salariale che aumenta diqualche migliaia di lire il salario di alcunigruppi di lavoratori. Dobbiamo essere moltoattenti a non dare in alcune grandi aziende,un segnale politico sbagliato, non solo per-ché offrirebbe al padronato e al Governo ilpiù comodo pretesto per condurre il suo at-tacco principale alla scala mobile e al con-trollo sindacale sulle condizioni di lavoro,ma perché sarebbe respinto dai milioni dilavoratori meno tutelati, dai disoccupati, daquanti sono minacciati nel loro posto di la-voro.

La scelta della difesa della scala mobile,del controllo sulle condizioni di lavoro, del-la lotta per gli investimenti e l'occupazioneè una scelta nostra, come nostra è la sceltadi non liquidare questa priorità assoluta conuna rincorsa salariale nelle zone più fortidel mercato del lavoro.

V) II costo globale del lavoro

Sul problema del costo globale del lavo-ro non possiamo ignorare alcuni dati oggetti-vi. In particolare, che la forte incidenza delsalario indiretto è un elemento strutturaleche pesa sullo stesso sviluppo dell'occupazio-ne. Si configura come una vera e propria« tassa sul lavoro », che tra l'altro riduce pe-ricolosamente gli spazi per l'iniziativa sinda-cale sul terreno dell'occupazione ed è un vin-colo alla stessa politica salariale. Uno de-gli aspetti pericolosi di questo dato è la suapotenzialità come incentivo al lavoro nero,al lavoro a domicilio e all'evasione contri-butiva.

Il problema del costo del lavoro va con-sideralo nelle sue varie componenti, inclusaquella degli oneri sociali, nel quadro genera-le della politica economica del Governo;non possono essere accettati, perciò, tentati-vi del padronato di porto come oggetto dicontrattazione, nell'ambito di una specie di« patto sociale » che altro non sarebbe cheun « patto corporativo ». E' certo, urgente

e necessario affrontare il nodo della strut-tura del costo del lavoro. Secondo calcolidella Confindustria riferiti all'industria ma-nifatturiera (allegato n. 4) la retribuzione di-retta è appena il 47,7 per cento del salario.il 20,1 per cento è costituito dalla retribuzio-ne indiretta, il 29,7 per cento da contributiassicurativi e previdenziali, e il 2,5 per contoda oneri a carattere sociale. Negli altri paesieuropei la quota del salario diretto sul co-sto del lavoro varia dal 55 all'80 per cento.Se qualcosa di « perverso » c'è nel costo dellavoro — come si vede — non riguarda lascala mobile.

Ecco perché ancora l'altro ieri abbiamo re-spinto in maniera ultimativa la richiesta delGoverno variamente articolata per un inter-vento di modifica della scala mobile. Abbia-mo riepilogato la nostra posizione diretta a rea-lizzare nei confronti della crisi manovre im-mediate di riduzione del costo globale dellavoro che siano coerenti con la nostra stra-tegia.

Una prima parte di tali proposte è eccezio-nalmente diretta per il '77, alla realizzazionedi una maggiore produttività da conseguirecon la disponibilità a lavorare le sette fe-stività infrasettimanali « spostate » e allo sca-glionamento delle ferie. Non si tratta — dob-biamo intenderci — di una concessione allacontroparte, ma di una scelta precisa chedobbiamo fare per rilanciare la contrattazio-ne aziendale sull'occupazione e gli investi-menti, legandovi i problemi del ricorso allostraordinario.

Queste iniziative si accompagnano alle no-stre posizioni sulle funzioni per le quali oc-corre ribadire una disponibilità contrattata so-prattutto per il Mezzogiorno in ordine allaistituzione di nuovi turni nel quadro di unagestione complessiva dell'orario di lavoro.

Queste proposte, lo sappiamo benissimo,hanno un loro significato valutabile ed un10 per cento di maggior produttività (oltre11 3 per cento per le 7 festività, ed il 6-7per cento per le ferie scaglionate), che di-viene attuabile solo nel contesto di una po-litica economica espansiva del Governo.

Accanto a queste proposte intendiamo sot-toporre a questa assemblea le nostre indi-cazioni per quanto si riferisce al problemadel costo del lavoro. La nostra proposta — inpresenza di precise garanzie di riconversionedel meccanismo produttivo e di rilancio degliinvestimenti e di una difesa della scala mo-bile — è di non far più incidere sul calcolodell'indennità di quiescenza il valore dei pun-ti di contingenza che matureranno d'ora inavanti.

Questa proposta ha un significato econo-mico rilevante (la Confindustria lo valuta il5,3 per cento l'intersind l'8,33 per cento)che incide, come diremo dopo, su una partedel salario — quello indiretto — che noivogliamo trasformare in diretto. Insomma, nel-l'ambito della nostra strategia noi vogliamooperare:

— con un piano che nei prossimi anni conuna corretta politica fiscale, sollevi il costodel lavoro dagli oneri sociali e contributivi;

— con una riduzione della quota di sala-rio indiretto (oggi del 21 per cento) e uncontemporaneo aumento di quella diretta.

Tutta questa operazione che il sindacatointende realizzare è accompagnata per il 1977da una nostra azione di direzione e di con-trollo salariale a livello aziendale che, co-munque, sempre secondo i calcoli originaria-

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mente previsti dalla Confindustria dovrebbesignificare (ved. allegato n. 4) un mancatoincremento del costo del lavoro.

Le nostre proposte devono trovare dellerisposte puntuali e positive nei comportamen-ti del padronato, soprattutto mediante un se-rio impegno nella riconsiderazione del nostroapparato produttivo, cioè sul come, dove ecosa produrre, al fine di dare un serio con-tributo effettivo al rinnovamento ed al ri-lancio della nostra presenza industriale, met-tendola in grado di reggere alla ciclicità dellecrisi che colpiscono i paesi industrializzatinel quadro di una nuova competitivita qua-litativamente oltre che quantitativamente mag-giore, della produzione italiana sui mercatiinternazionali.

Se si vuole uscire dalla crisi — e so-prattutto uscirne diversi — è quindi indi-spensabile che ai nostri sacrifici corrisponda-no, su un piano di contestualità, tali precisiimpegni da parte del padronato; in caso con-trario le disponibilità che abbiamo indicatonecessariamente diverrebbero altrettante rigi-dità.

Sia quindi chiaro che questa è una parti-ta negoziale in cui ad ogni nostro dare poli-tico deve corrispondere un avere altrettantopolitico. Poiché ad ogni nostra disponibilitàè collegato un preciso obiettivo, le garanzieche chiediamo in ordine al loro raggiungi-mento sono altrettante condizioni imprescin-dibili perché noi si possa operativamente at-tuare le scelte di responsabilità che andremoad assumere.

In conclusione si tratta di fare una sceltatra quello che riteniamo essenziale e quelloche invece può essere modificato. Non bastauna finalizzazione dei sacrifici ma avere chia-ro che non tutti sono intercambiabili tra loro:è necessario che le scelte che noi proponiamoall'assemblea siano una molla per il rinno-vamento e per la trasformazione della no-stra società.

VI) Vertenza scatti ed indennità di anzia-nità

Dobbiamo in tempi brevi andare in chiaroin modo definitivo sulla nostra progettatainiziativa per gli scatti di anzianità e l'in-dennità di quiescenza.

Sono già state individuate alcune ipote-si di soluzione da diverse strutture catego-riali che dovranno essere considerate e con-frontate con l'insieme del movimento peraddivenire alla formulazione della nostra pro-posta che punti, salvaguardando i benefici ac-quisiti, alla trasformazione dell'istituto degliscatti di anzianità in anzianità di lavoro, cioèpassando da una concezione di legame tra ilavoratori e azienda — che rende più diffi-coltoso anche ogni discorso relativo alla mo-bilità della manodopera — ad una concezionedi legame tra lavoratori e professionalità, co-me tappa verso un graduale superamento diouesto istituto.

Questa operazione dovrà necessariamenterealizzarsi in tempi congrui e con tappe in-termedie che consentano di attuare quelle ne-cessarie trasformazioni della struttura sala-riale e di individuare delle condizioni basesulle quali fare attestare l'avvio della tra-sformazione.

Quanto all'indennità di quiescenza, anchequi si tratta di salvaguardare i benefici ac-quisiti dai lavoratori e di andare verso il

superamento dell'istituto. La nostra propostasi colloca nel quadro dell'impegno che ab-biamo realizzato con il conseguimento degliattuali livelli pensionistici che di fatto hannosvuotato il significato politico ed economicoche l'indennità di quiescenza aveva al mo-mento della sua acquisizione..

Con questa finalità dobbiamo rapidamenteinsieme dare i contenuti intermedi per va-rare le nostre proposte, da sottoporre alleassemblee dei lavoratori.

Siamo convinti che per giungere ad unaeffettiva gestione nuova e dinamica della strut-tura salariale sia indispensabile definire que-sti aspetti che sono parte consistente dellastruttura stessa.

Solo a queste condizioni saremo in grado:a) di consentire nei fatti una reale at-

tuazione di un sistema pensionistico di pienatutela dei lavoratori anziani, garantendo an-che una contestualità tra la cessazione dellavoro e l'erogazione della pensione;

b) di affermare ed accrescere l'autonomiadel sindacato nella gestione della politica sa-lariale realizzando la trasformazione di partedel salario indiretto in retribuzione diretta— che, in quanto tale, costituisce incremen-to del potere di acquisto dei lavoratori soloparzialmente tutelato dalla scala mobile —avvicinando così la struttura del salario inItalia a quella mediamente in atto negli altriPaesi industrializzati;

e) di combattere il lavoro nero e l'occu-pazione precaria.

12) LE INIZIATIVE DI DIREZIONE EDI MOVIMENTO

La natura dei problemi posti dalla crisiesige una mobilitazione dei lavoratori suiniziative di grande respiro politico, che sia-no adeguate all'eccezionaiità del momentoche attraversa il Paese, ma che anche metto-no in risalto il carattere positivo e- costruttivodella lotta dei lavoratori per la ripresa eco-nomica. L'individuazione dei terreni di inizia-tiva deve quindi tener conto dell'esigenza didare indicazioni chiare a sostegno della po-litica complessiva del sindacato.

Questo significa che il rilancio delle ver-tenze aziendali e territoriali per gli investi-menti e l'occupazione devono essere diretta-mente collegate con il confronto che la Fe-derazione costruirà nel 1977 con il Gover-no sui temi più urgenti del Mezzogiorno,dell'agricoltura, delle partecipazioni statali edell'edilizia. Questo significa che le lotte difabbrica e di territorio debbono trovare unmomento fondamentale di unificazione in unaazione coordinata per Io sviluppo e la ricon-versione di fondamentali comparti produtti-vi: dal settore energetico, a quello agro-in-dustriale, a quello dei trasporti collettivi. Sitratta insomma di correggere errori e ritardiche hanno impedito il pieno dispiegarsi del-le scelte che abbiamo compiuto alla Conferen-za di Rimini.

Il che vuoi dire in primo luogo garantire,a cominciare dalle vertenze dei grandi grup-pi per andare alle vertenze dei grandi setto-ri produttivi e alla stessa condotta dei con-fronti con il Governo, una effettiva e diret-ta partecipazione di tutti i reali protagonisti

delle nostre battaglie per la riconversionee l'occupazione: dai Consigli di fabbrica, al-le strutture orizzontali e in primo luogo quel-le delle regioni meridionali, alle Federazionidi categoria e — dove riusciamo a promuo-verle — alle rappresentanze sindacali unita-rie dei lavoratori disoccupati.

Occorre cioè che in questa nuova fase del-la nostra battaglia non ci siano più soluzio-ni di continuità per una elaborazione demo-cratica delle nostre piattaforme, una tratta-tiva sostenuta dal movimento di massa e laconsultazione dei lavoratori, nelle fabbrichee nel territorio sui risultati di queste trattati-ve e sulle iniziative di lotta che si rendanonecessarie.

Con questo obiettivo noi proponiamo chela piattaforma della Federazione che inten-diamo confrontare con il Governo sui temifondamentali che abbiamo ricordato e la piat-taforma della Federazione nei confronti dellaConfindustria siano l'oggetto, sin dai prossimigiorni di una consultazione di massa. Essedebbono essere discusse dagli attivi dei qua-dri sindacali di tutte le province per esseresottoposte immediatamente, dopo, alla fine digennaio, alla verifica critica ed all'approvazio-ne dell'assemblee in tutti i luoghi di lavoroe nelle zone. Noi impegnamo tutte le struttu-re della Federazione Cgil-Cisl-Uil a realizza-re questo momento decisivo di consultazionedi massa, che deve costituire in tutti i sensiuna svolta nei nostri rapporti con le struttu-re di base e con i lavoratori, entro i prossimitrenta giorni. 11 Comitato Direttivo della Fe-derazione dovrà trarre tutte le indicazioni delpronunciamento di queste assemblee e predi-sporre anche sulla base delle ulteriori veri-fiche che interverranno con il Governo, lenecessarie misure di lotta.

Sin da ora la Segreteria della Federazioneintende 'promuovere le seguenti iniziative:

a) una fase di mobilitazione del Mezzo-giorno che si sviluppi concretamente nellapromozione, attraverso riunioni regionali econ il coordinamento nazionale, di iniziativedi lotta che abbiano come obiettivo la cor-retta applicazione della legge n. 183 e la rea-lizzazione del relativo Piano quinquennale suicui contenuti devono essere condotti serra-ti confronti con il Governo nazionale e conle singole Regioni meridionali;

b) una manifestazione sull'equo canone,che si ponga come difesa del valore socialee della necessità economica di una più ade-guata disciplina e programmazione della at-tività edilizia abitativa;

e) un Convegno sulla riforma della sani-tà, che indichi le scelte attraverso le qualirealizzare la fase definitiva della riforma edeterminare un maggiore equilibrio tra i co-sti di questo settore ed il reddito nazionale;

d) un Convegno nazionale sull'ambientee sulla salute;

e) una Conferenza nazionale per quan-to riguarda il settore pensionistico, al fine diprecisare la nostra linea sull'insieme dei pro-blemi delle strutture previdenziali e per darealcune risposte ai lavoratori sui punti signi-ficativi della gestione e della funzionalitàdell'Inps;

f) un Convegno nazionale sulla politicaattiva della manodopera che affronti, perla prima volta con organicità, i problemi diriforma e di riorganizzazione del collocamen-to, della formazione professionale, dell'appren-distato, del lavoro a domicilio, e degli ap-

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palti, con l'obiettivo prioritario di elaborareproposte complessive per il superamento dellediverse forme di lavoro precario presenti neivari settóri produttivi.

E' necessario, inoltre, il rilancio dell'ini-ziativa sindacale unitaria con le grandi Or-ganizzazioni Sindacali dei Paesi europei, inquanto la complessità della crisi che il sin-dacato italiano si trova ad affrontare si ri-propone anche in altre realtà nazionali euro-pee. Proprio in queste settimane, nella Germa-nia Federale, si è aperto un ampio dibattitotra i lavoratori che ha preso l'avvio da al-cune considerazioni del Segretario Generaledella Dgb, nelle quali veniva esposto —per la prima volta in modo netto — il dis-senso nei confronti delle iniziative del gover-no di Bonn tendenti ad una ossessiva poli-tica di aumento del reddito, realizzata a sca-pito dell'occupazione.

E' giunto il momento di guardare all'occu-pazione ed allo sviluppo come a problemicomuni a tutte le economie europee: ciò com-porta da parte nostra, una adeguata verificadelle possibilità di contrastare come parti sin-dacali europee le scelte recessive che sem-brano ispirare le misure economiche prese damolti governi e dal padronato in Europa.

Questi problemi assumono particolare im-portanza anche alla luce del diverso e piùimportante ruolo che assumerà il ParlamentoEuropeo dopo la prevista sua elezione a suf-fragio diretto nel 1978.

Per questo crediamo nella urgenza del ri-lancio dell'iniziativa sindacale unitaria a li-vello europeo che si opponga alle politicheconservatrici che in modo non coordinatosi vanno esprimendo nei diversi Paesi.

A questo quadro dovremo collegare la rea-lizzazione di un Convegno nazionale sullapolitica economica europea che ponga inprimo piano una politica attiva della ma-nodopera e che sia momento di confronto edi elaborazione di una politica dell'occupa-zione a livello europeo, avviando anche unaazione di rinegoziazione da parte italiana del-la politica agricola comunitaria, alla quale ilGoverno deve essere impegnato dal movimen-to sindacale e dalle forze politiche.

13) I PROBLEMI DELL'UNITA'

Llunità soprattutto in una fase in cui ven-gono portati all'autonomia del sindacato, at-tacchi diretti ed indiretti, deve tornare adessere uno degli obiettivi centrali della no-stra azione. Il 1977 si annuncia come l'annodei Congressi delle tre Confederazioni ed ilpericolo, evidentemente, è che si metta inmoto un processo di divaricazione o, quantomeno, di crescente distinzione, tra le tre or-ganizzazioni. Questo processo rischia di es-sere accelerato da una tendenza all'affievoli-mento dell'autonomia e dall'affiorare di nuoveforme di collateralismo, determinate dal tra-vaglio del quadro politico e dall'insicurezzaprovocata nei gruppi sociali dalla persistenzadella crisi.

Il nostro problema è quello di contrastarequesta tendenza, e ciascuna delle organiz-zazioni dovrà dare il suo contributo in que-sto senso, cercando di definire i temi dei ri-spettivi Congressi sulla impostazione politicache insieme abbiamo costruito in questi anni.

Non sarebbe realistico, anche alla luce deifallimenti passati, fissare date mitiche o mo-menti prestabiliti per l'unità. Le insufficienze,

gli squilibri e gli errori delle nostre iniziativehanno nuociuto all'affermazione dell'unità e-videnziandosi in alcune categorie e zone delPaese. Il nostro sforzo deve invece esserequello di recuperare l'azione interrotta realiz-zando una più larga ed approfondita consa-pevolezza politica tra i lavoratori sulla stret-ta connessione esistente fra politica rivendi-cativa ed economica ed avanzamento del pro-cesso unitario nel quadro più generale di pro-gresso civile e sociale del Paese.

Se riusciremo, come è certamente possibile,a realizzare questa convergenza, potremo, do-po i Congressi, definire un vero e proprio« piano di lavoro » per l'avvio dell'unità or-ganica del movimento sindacale.

La Federazione Cgil-Cisl-Uil, pur rivelan-dosi uno strumento importante per il mante-nimento dell'attuale grado di unità conseguito,è stata però incapace di essere quel mezzopromozionale per conseguire l'unità, obiettivoper il quale fu costituita divenendo semprepiù strumento di mediazione di vertici perla gestione della politica sindacale, rappre-sentando, in alcuni casi, momenti di gra-ve distacco dalle masse ed accrescendo ilpericolo di limitazione della sua stessa auto-nomia.

E' necessario, quindi, che la spinta unita-ria si rafforzi nella Federazione, nelle Cate-gorie e nel [e strutture orizzontali. Ci sonodei segnali incoraggianti in questa direzione:dopo la F.I.m., la F.l.c, la Filia, anche laFulla ha ora una sede unitaria a Roma; leCamere Sindacali della Cgil-Cisl-Uil di Ve-nezia hanno anch'esse una sede unica. Né vasottovalutata l'importanza politica delle deci-sioni sul processo unitario, cui, nei giorniscorsi, sono giunte la Conferenza della Fulce il Consiglio Generale della F.I.m.

I) L'importanza delle strutture di base

Va inoltre sottolineato il valore politicodella partecipazione molto forte ed estesaregistrata per il rinnovamento dei Consigli difabbrica, che ha portato in queste strutturesindacali delegati nuovi. E' una tendenzagenerale positiva, dalla quale dobbiamo trar-re lo spunto per superare alcune strozzatureche si sono verificate in alcuni casi: ci ri-feriamo, in particolare, all'affermazione dicandidati non sindacalizzati, al permanere dicondizioni settarie che escludono talvolta al-cune realtà sindacali.

Dobbiamo eliminare queste tendenze cherischiano di distorcere il valore di strutturesindacali unitarie di base, dei Consigli difabbrica, avvicinandoli ad una dimensionedi veri e propri parlamentini. E' questo unpunto importante nella vita democratica epartecipativa del sindacato, anche perché ab-biamo fatto delle strutture di base il pernoattraverso il quale esercitare i poteri di con-trollo e di diritto all'informazione sulla ge-stione delle imprese, conquistati con la re-cente normativa contrattuale. Dobbiamo, per-ciò, in prima istanza, poter contare su ungrado elevato di operatività e di responsa-bilizzazione dei Consigli di fabbrica, renden-do più capillare la loro presenza nelle unitàproduttive anche attraverso una più compiutadefinizione dei compiti, delle strutture, deicriteri di formazione, per una loro concretageneralizzazione. Dobbiamo evidenziare Iostretto collegamento che esiste fra condizionedelle politiche rivendicative e processo uni-tario, valorizzando al massimo le strutture dibase quali strumenti fondamentali per com-

piere e portare avanti le scelte rivendicativedel movimento, e per la costruzione dell'uni-tà. Da questa esperienza, così vitale per il suc-cesso della politica di grande responsabilitàche abbiamo posto alla base della nostra azio-ne, sarà per tutte e tre le Confederazionipiù facile far concretamente partire sceltecoraggiose che portino al progressivo raffor-zamento delle linee unitarie.

Ma c'è una considerazione più generaledeterminata dall'evoluzione del quadro poli-tico che ci deve indicare e far scegliere,con maggiore determinazione di quanto siaavvenuto nel passato, la strada dell'unità.

Dopo la crisi degli anni scorsi, le forzepolitiche sono venute recuperando il loro ruo-lo di indirizzo della politica economica, po-nendo dei problemi nuovi al sindacato. Tan-to più saremo disuniti, tanto più inesorabilesarà il processo di « ritorno a casa » da par-te delle singole organizzazioni ed all'internodi esse, delle singole componenti.

Per scongiurare questa prospettiva, dobbia-mo avere la lucidità e il coraggio di fare unanecessaria autocritica al metodo di lavoro chetalvolta abbiamo seguito; riconoscendo chealcune mediazioni unitarie raggiunte senzaun ampio coinvolgimento delle strutture, han-no dato la sensazione — anche al di fuoridel sindacato — di una esasperata e tormen-tata esitazione a formulare posizioni che te-nessero adeguato conto delle diverse spinte,che venivano dal movimento.

Il) Alcune proposte

Quando c'è omogeneità di prospettive poli-tiche, il rischio non viene dalla discussione,ma dalla esitazione a discutere; non vienedal confronto senza paure — anche se do-vesse registrare momentanei dissensi — madalla ovattata paura che spinge a coprireogni dissenso. E' sulla base di queste con-siderazioni che dobbiamo riacquistare slan-cio verso l'unità. E' pertanto necessario pren-dere decisioni che respingano in modo piùnetto ogni messa in mora della strategia uni-taria, proponendo in sintesi iniziative che:

— consentano di eliminare un pericolosoclima da « permanente vigilia » dell'unità;

— riportino la Federazione Cgil-Cisl-Uil adessere realmente uno strumento efficace peril rilancio dell'unità, anche attraverso la suadefinitiva affermazione a tutti i livelli;

— affrontino e risolvano il problema diuna graduale crescita degli strumenti uni-tari;

— realizzino la generalizzazione delle strut-ture di base, stabilendo precise regole didemocrazia reale che consentano la presenza ditutte le forze rappresentate nel movimento;

— definiscano un piano concreto con larealizzazione di un piano di lavoro con l'im-pegno diretto della Federazione a costituirealcune centinaia di Consigli di zona;

— affrontino il problema del rapporto conle forze politiche.

E' soprattutto questo ultimo punto a co-stituire il passaggio nodale che veramentefa dell'autonomia una condizione necessariaper arrivare all'unità.

Ili) L'autonomia

La nostra autonomia consiste proprio nel-la volontà di non barattare in alcun caso que-

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sto compito con la funzionalità del nostroruolo verso la strategia di questo o quelpartito, di questa o quella formula di gover-no. Soprattutto garantendo questa dimensionedella nostra autonomia siamo in grado disfuggire all'insidia interna più pericolosa: quel-la di restare vittime di una logica salarialecorporativa.

Il chiarimento su questo tema dell'autono-mia, è quindi la premessa politica indispensa-bile per la ripresa del processo unitario. Suquesta base, dobbiamo prendere una iniziativache sappia rilanciare nel movimento la pro-spettiva dell'unità. Proponiamo perciò, in tem-pi brevi, la convocazione di un Comitato di-rettivo della Federazione che discuta dell'uni-tà. E' questa una scadenza non più rinviabile,se vogliamo far recuperare prontamente al sin-dacato alcuni ritardi sulla via dell'unità chehanno finito col pesare sulla stessa imposta-zione strategica della sua azione. Compitodi tale Direttivo deve essere la valutazionedei termini nei quali oggi si pone il proble-ma dell'unità, per costruire una posizione o-mogenea del movimento, anche nella prospet-tiva dei Congressi della Cgil, della Cisl e del-la Uil che si terranno entro la prossimaestate. Sarà quella la sede più appropriata,infatti, per sottoporre all'approvazione delmovimento le conclusioni omogenee raggiun-te con il dibattito del Direttivo.

14) CONCLUSIONI

Mentre la crisi economica si aggrava e isuoi effetti sociali si delineano sempre conmaggiore evidenza, il Paese viene aggreditosu un versante che da anni troppe forze, an-che istituzionali, hanno lasciato sguarnito:quello dell'ordine democratico. Ancora nelleultime settimane, la strategia della violenzae della tensione ha colpito di nuovo con i suoicriminali attentati. E' una provocazione cheda troppo tempo, ormai, viene attuata, conil chiaro disegno di annullare o vanificarei progetti di cambiamento che le forze de-mocratìche faticosamente cercano di impor-re nella realtà italiana.

Come sempre, queste provocazioni avven-gono in un momento decisivo della vita delPaese. La loro funzione evidente è di spo-stare il confronto tra le forze politiche, etra queste e le forze sociali, sul terreno del-l'ordine pubblico tentando di strumentalizza-re le difficoltà economiche e il disagio socia-le per creare condizioni di ingovernabilità,che possono favorire disegni di restaurazione.

Il sindacato ha risposto mobilitandosi nel-la difesa delle libertà repubblicane: questo ciha consentito di far quadrato, anche nelle ul-time occasioni, intorno alle garanzie demo-cratiche che ci assicura la Costituzione. Masiamo ben coscienti che questa mobilitazionenon basta per battere definitivamente il di-segno della strategia della tensione. Si devefar luce sulla trama che da più di sette an-ni minaccia il paese e le sue istituzioni de-mocratiche, giudicando chi è già stato chia-mato a rispondere delle azioni criminali, echiarendo l'intero disegno che di volta in vol-ta rivela un suo tratto con attentati e stra-gi. Per questo occorre colpire, attraverso lafunzionalità delle istituzioni, a cominciaredalla magistratura, i responsabili del terroreche vogliono imporre il problema dell'ordinepubblico come • terreno di scontro in un paeseche, invece, vuole risolvere, in assetto de-

mocratico consolidato, i suoi reali problemieconomici e sociali.

Non a caso, ultimamente, sono state oggettodi questo attacco contro lo Stato proprio leforze dell'ordine, che in larga parte hannoormai preso coscienza dei loro diritti demo-cratici muovendosi nella prospettiva di darsiuna rappresentanza sindacale; una strada chehanno seguito con coraggio nonostante l'op-posizione di non irrilevanti zone politiche emilitari, che proprio in questi giorni hannopreso la nota, clamorosa iniziativa legata al-la rivista Ordine Pubblico.

A tutti questi ostacoli vogliamo dare unarisposta in positivo. Proponiamo perciò, inquesta sede, di considerare esaurita la fasepreliminare e di passare alla costituzione uf-ficiale del Sindacato di Pubblica Sicurezzarendendo operative tutte le attuali strutturedel movimento per il riordinamento del cor-po delle guardie di Pubblica Sicurezza. Lasua adesione ufficiale alla Federazione uni-taria Cgil-Cisl-Uil lo rende parte integrantedell'intero movimento dei lavoratori. La Fe-derazione unitaria procederà ad approntaregli strumenti tecnici per il suo ingresso nel-la Federazione, anche attraverso l'immediataapertura del tesseramento unitario, che noistessi ci impegnamo a sostenere.

Riteniamo che questa assemblea confermiin tal modo la vitalità del sindacato comesbocco insostituibile di ogni tensione demo-cratica, anche la più delicata, nella partecipa-zione alla vicenda complessiva del Paese. Unavicenda che intreccia ormai fattori economici,conseguenze sociali, ma anche pericolosepreoccupazioni politiche.

C'è chi, come ha fatto un paio di giornifa il Presidente della Confindustria, evocalo spettro di minacce di interventi autoritari,nel caso dovesse restare vuoto lo spazio de-stinato all'accordo tra le forze sociali.

E' questo un modo ovattato per chiedereal sindacato di accettare riduzioni salariali innome della difesa della democrazia. E' lavecchia posizione di chi continua a non cre-dere che possano convivere un forte sinda-cato e una forte democrazia. Noi abbiamo lacertezza non solo che questa convivenza èpossibile, ma crediamo che è indispensabile,perché democrazia e sindacato sono forti sol-tanto insieme, perché la debolezza di unodi questi due elementi fa debole anche l'al-tro e tutto il Paese.

Abbiamo già detto che non ignoriamo leminacce alla vita democratica, soprattuttoguardando al segno inequivocabilmente rea-zionario degli episodi di violenza e di ter-rorismo, ben più rilevante delle strumentalicolorazioni di cui, di volta in volta, ven-gono ammantati.

Ma sappiamo che è illusorio, è ai limitidella provocazione politica, credere che que-sta minaccia possa essere annullata, a pattoche il sindacato svenda le sue conquiste fon-damentali.

F.' illusorio sul piano economico, perchédarebbe di nuovo l'illusione di poter usciredalla crisi senza modificare a fondo, almenoin qualche punto, i modi di governare l'e-conomia e gli indirizzi produttivi; un'illusioneche già in passato ha prevalso, e che ha por-tato proprio alle condizioni di crisi così graviche oggi viviamo.

Ma è ai limiti della provocazione sul pia-no politico, perché, se il sindacato perdeforza e prestigio, cade un fondamento della

democrazia, e riprendono fiato, arroganza epericolosità proprio i gruppi che vogliono im-porre sterzate autoritarie.

Ecco perché la linea che proponiamo ha,insieme, un valore economico e politico. Per-ché affermiamo il nostro potere contrattuale apartire dalle aziende, e mettiamo a disposi-zione di una linea economica profondamen-te modificata disponibilità e sacrifici. Perchécon le iniziative per lo sviluppo, per la oc-cupazione, per gli investimenti, per il mez-zogiorno, vogliamo cambiare, oggi, non in unfumoso futuro, il modello di sviluppo.

Così il sindacato rafforza se stesso, marafforza anche il Paese, perché esprime le at-tese di uno schieramento sociale e politicoche vuole crescere in modo diverso, stron-cando ogni illusione autoritaria, e allargan-do la democrazia.

Questa assemblea costituisce una occasionedi verifica politica che il sindacato ha senti-to l'obbligo di compiere. La relazione havoluto porre con rigorosa chiarezza i ter-mini della crisi che viviamo.

I termini economici oggettivi, ma anchequelli che ci appartengono soggettivamente.E' un momento duro nel quale sono in gio-co alcuni nostri valori fondamentali. E' unmomento di difficoltà nel quale ci troviamo aconfrontarci anche con i nostri stessi erro-ri. Abbiamo però il coraggio di parlare anchedi questa crisi e di questi errori. Non siamofuggiti di fronte a questi appuntamenti: èdi per sé un dato politico che ribadisce, an-che di fronte al Paese, la nostra legittimità co-me classe dirigente nazionale.

Dobbiamo tutti assieme approfittare di que-sta occasione non per soffermarci sui nostrierrori, ma per trarre da essi nuovo vigore,in una linea politica che ci guidi per il pros-simo futuro. Dobbiamo respingere l'insidiadi portarci dietro complessi di qualsiasi tipo.Abbiamo un potere che ci siamo costruito inanni di lotte: lo abbiamo saputo gestire conoculatezza. Oggi si vuole colpire proprio que-sto potere che è ancora intatto e vigoroso,perché il sindacato ha saputo indicare obiettividi lotta democratici e nazionali, perché si èsforzato di arricchire la sua vita democratica,accogliendo ogni spinta costruttiva del mo-vimento e della società.

La battaglia per disincagliare il Paese dal-la tenaglia della crisi economica e per av-viarlo verso una fase di sviluppo reale edequilibrato, non è persa. Per molti aspetti,saremo noi, con la nostra forza, con la nostradecisione, con la nostra responsabilità, a se-gnarne l'esito. Siamo stati un punto di rife-rimento complessivo in altri momenti diffici-li del Paese. Siamo il sindacato che ha fattole lotte del '69; siamo il sindacato di ReggioCalabria e di Brescia; siamo il sindacato cheha fatto quadrato intorno alle libertà repub-blicane quando sono state minacciate: siamo ilsindacato che tiene aperta, pur nella gravitadell'attuale crisi economica, la strada per unsuperamento della crisi attraverso l'espansionenon attraverso la recessione.

Dobbiamo ora giocare, senza tentennamen-ti, il ruolo che abbiamo: quello di costruireuna forza democratica che sa essere in sin-tonia con le esigenze del momento, senzabruciare le prospettive. Siamo un punto diriferimento per il Paese: dobbiamo spìngerlo.con il nostro movimento, verso un futuro chesia segnato profondamente non solo dallanostra presenza, ma soprattutto dalle scelteche saremo in grado di imporre.

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I lavori dell'assembleaI numerosi interventi svolti nel cor-

so dell'assemblea hanno dato forza al-le linee espresse nella relazione inizia-le, che riassume e approfondisce i te-mi dibattuti in tutti i direttivi unitarida luglio in poi.

II sindacato non rifiuta una politicadi austerità, anzi la considera necessa-ria, ma solo se è finalizzata veramen-te a un profondo cambiamento dellestrutture economiche e sociali del pae-se. Questo è il ruolo che il movimen-to sindacale italiano ritiene giusto edoveroso assolvere perché dalla crisisi esca con una trasformazione profon-da che caratterizzi una società diversae più equa, senza quegli squilibri chesono stati di volta in volta il nutri-mento e la causa prima del miracoloeconomico e poi della crisi stessa.

La validità di questa scelta ha il suopunto di forza nella progressiva ma-turazione della classe operaia che haacquistato un ruolo ormai incompati-bile con il vecchio modello di sviluppo.Ne sono anche conferma le ultimeconquiste sindacali del diritto di con-trollo sugli investimenti e, per il pub-blico impiego, dell'intervento sui pro-cessi di riforma.

Dall'accresciuta responsabilità politi-ca dei lavoratori derivano le criticheche sono state mosse da tutti gli in-terventi all'atteggiamento tendenziosodel governo e del padronato, che han-no voluto individuare in un blocco del-la scala mobile la premessa fondamen-tale per ogni intervento risolutorio del-la situazione di crisi. Infatti, come èsottolineato nella relazione, il costo dellavoro in Italia è caratterizzato in ma-niera anomala dal diverso rapportodel gravame di oneri sociali e retribu-zione indiretta rispetto alla retribu-zione diretta, nettamente inferiore aiIivellli europei.

Le proposte del sindacato, è statosottolineato negli interventi, non devo-no essere un'alternativa agli interventisulla scala mobile, ma sono l'unicapiattaforma su cui si può essere dispo-sti a trattare e discutere col governo,svolgendo quindi una politica positivadi proposte e rifiutando di attestarsiin posizioni difensive.

Come ha sottolineato nel suo inter-vento Didò: « La nostra proposta èfatta di tre momenti strettamente in-trecciati tra di loro e cioè relativi allemisure di austerità, di riduzione delcosto del lavoro, di rilancio degli inve-

stimenti, che, insieme, danno vita auna coerente politica contro l'infla-zione e contemporaneamente contro ipericoli di recessione.

Ai partiti politici noi sottoponiamoquesta nostra proposta, proprio nelmomento in cui il governo si dimostraincapace di fornire un quadro di rife-rimento fatto di certezze, sia per quan-to riguarda la politica di austerità, siaper quanto riguarda gli investimenti.La nostra proposta sul costo del la-voro è funzionale a una politica di ri-lancio produttivo, mentre il ritoccodella scala mobile è coerente solo conuna politica di sviluppo zero. Lo scon-tro non è dunque tra chi è d'accordoe chi è contrario a ridurre il costo dellavoro, ma tra due linee di politicaeconomica.

Il disaccordo non è sulla riduzionedel costo del lavoro, ma sui modi di at-tuarla e sulle finalità economiche checi si prefiggono. In particolare è emer-so in maniera netta e unanime un giu-dizio negativo su quelle iniziative co-me riconversione industriale, piano a-gricolo-alimentare, attuazione della 183,che avrebbero dovuto già dare il segnodi quel cambiamento di linea richiestodal sindacato.

L'accordo sulle scelte definite nell'as-semblea, ha condotto a rilevare comesia fondamentale l'esigenza di progre-dire verso l'unità sindacale a tutti i li-velli, stimolando la formazione di con-sigli di fabbrica e di zona che costitui-scono un'attenta ed efficiente struttu-ra unitaria di base.

Il distacco che negli ultimi tempisi è verificato tra i vertici sindacali ei lavoratori, sia nella definizione dellalinea sia nella conduzione delle tratta-tive col Governo e la Confindustria, haoriginato uno scontento diffuso chenon ha consentito di esprimere tuttala forza della linea unitaria nelle pro-poste formulate. Questa assemblea —è stato detto — è un momento di su-peramento di queste incomprensioni, eproprio dalle adesioni manifestate de-ve scaturire un maggior coinvolgimen-to della base, che contribuisca a darepiù forza e definizione alle proposte delsindacato.

E' comunque diffusa l'esigenza di ini-ziative unificanti di lotta che evidenzi-no la volontà comune di tutti i lavora-tori di portare l'azione del governo edelle forze politiche nella direzione piùvalida per la soluzione della crisi. Non

si tratta solo di difendere la posizioneche riteniamo più giusta, ma di per-correre la sola strada possibile per nondover tornare indietro. Qualsiasi di-verso sbocco sarebbe per tutto il pae-se una triste sconfitta sul camminodella giustizia sociale, e per il movi-mento sindacale significherebbe rinun-ciare a conquiste fondamentali come lacontrattazione aziendale e la difesacontro la svalutazione, che hanno unsignificato politico che trascende l'a-spetto puramente sindacale.

Il dibattito dell'assemblea si è con-cluso con l'intervento di Luciano Lamache ha innanzitutto affermato la ne-cessità di « sfuggire al rischio di faredi questa nostra assemblea l'occasioneper decidere soltanto il no alla mano-missione della scala mobile: è impor-tante che in questo noi siamo fermi,è importante che tutti sappiano nontransigere. E' già importante — e vor-rei considerarlo come un risultato ot-tenuto dal sindacato — che il governosia impegnato a valutare le nostre con-troproposte, quelle che tutti conoscia-mo e sulle quali a questo momentola grande maggioranza della Conferen-za si è pronuncitnta a favore.

Ma detto questo, e ripetuto che di-fenderemo la nostra autonomia con-trattuale e il merito delle nostre posi-zioni senza tentennamenti, dobbiamoconcentrare di più il nostro impegnosulle scelte politiche positive che de-ve compiere il sindacato oggi.

A questo proposito più che mai misembra necessario ribadire che sol-tanto una politica che realizzi lo svi-luppo delle basi produttive e la pienaoccupazione rifiutando lo strumentofallace e devastante dell'inflazione in-controllata, corrisponde pienamente al-la nostra strategia politica ».

Dopo aver ribadito che l'obiettivo delmovimento sindacale è cambiare il mo-dello di sviluppo del paese e che lapiattaforma del sindacato illustratadalla relazione è adeguata a questogrande compito, Lama ha aggiunto che« perché ciò sia occorre che i nostristessi comportamenti siano rigorosa-mente coerenti, sapendo che la crisicon la sua gravita ricatta tutti; sin-dacati, forze politiche, li espone tutti aun crescente pericolo di miopia e dierrore.

Il padronato — ha continuato Lama— tenta oggi di restaurare un potereche negli ultimi anni si è venuto ridu-

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cendo e pensa di farlo proprio mone-tizzando le nostre conquiste, illudendo-si di trovare nel sindacato un nuovoEsaù disposto a vendere la propria pri-mogenitura per un piatto di lenticchie,per una manciata di lire che valgonosempre meno. A questo comportamen-to padronale che unifica quello cheio chiamo il partito dell'inflazione coni gruppi più reazionari che rimpiango-no l'antico potere indiscriminato e as-soluto, la sola risposta valida è il fermoimpegno a sviluppare un'azione artico-lata nelle fabbriche, nei settori, nei ter-ritori, chiaramente finalizzata a unanuova organizzazione del lavoro e aimpegni di investimento che questavolta si devono effettuare».

Le assemblee che si terranno dopoquesta Conferenza dovranno verifica-re la corrispondenza di questa propo-sta con l'orientamento delle masse edare il via alla mobilitazione. Questaprecisa scelta di movimento spiega laperentorictà della relazione di Benve-nuto sui problemi della politica sala-riale a livello aziendale.fc Abbandonarsi — ha soggiunto Lama— a una politica di crescita salarialein questo momento significherebbedavvero compiere una scelta che ci di-vide, che divide gli occupati dai disoc-cupati, il nord dal sud, una scelta checi metterebbe alla mercé del padro-nato interessato — all'inflazione e al-la svalutazione sul piano economicogenerale — e a riconquistare in fabbri-ca il proprio potere non consentendo-ci di esercitarlo sul terreno più avan-zato che abbiamo scelto: quello delcontrollo degli investimenti e dell'orga-nizzazione del lavoro. Alla luce di que-ste considerazioni certe piattaformeaziendali vanno rivedute perché ca-drebbe ogni credibilità di un sindacatoche dice una cosa e ne fa un'altra.

Per questo dobbiamo passare dalleparole ai fatti anche sui problemi del-le scale mobili anomale, della quie-scenza e degli scatti che sono proble-mi nostri, di equità di classe e di au-tonomo governo del salario globale.Per questo dobbiamo impegnare le no-stre forze per lo sviluppo della produt-tività, riducendo, anche per questo ver-so, il costo del lavoro.

Questa nostra strategia che affidaalla classe operaia organizzata nel mo-vimento sindacale una funzione di di-rezione reale per cambiare la società,esige, è stato detto da tanti, il raffor-zamento della nostra unità.

Per questo concordo pienamentecon la proposta di elaborare, per icongressi delle tre Confederazioni, unapiattaforma unica per l'unità sindaca-le, fondata su precisi obiettivi da veri-ficare unitamente ai lavoratori, perché

il nostro compito oggi non è quello dicantare inni all'unità ma di fare l'unitàe dunque di creare le condizioni con-crete per farla.

La prima misura da adunare e ee-neralizzare a tutti- le categorie, i con-sigli di fabbrica ^ in tutte le località— i Consigli di zona, sostituendo a li-vello territoriale strutture divise diorganizzazione con quelle unitarie everificando periodicamente l'avanza-mento del processo. Unica vera misuradell'autonomia del sindacato è la suademocrazia interna e la fedeltà assolu-ta ai programmi che esso si da, colmassimo di partecipazione».

E' stato detto e giustamente che la

Federazione e i suoi dirigenti a tutti ilivelli hanno commesso errori, erroridi metodo e di merito nella condottadell'organizzazione. E questo è vero,ma dobbiamo convenire che non è lastessa cosa, sbagliare nell'applicazionedi una linea giusta, di una strategiaavanzata e di classe, o, invece non sba-gliare magari nell'applicazione di unalinea che porta al cedimento o all'av-ventura. Il sindacato, questo sindaca-to ha scelto una linea giusta e il suoproblema oggi non è quello di cambia-re la linea ma di applicarla, di realiz-zarla anche laddove essa comporta sa-crificio e grande impegno politico, ci-vile, morale.

Gli intervenutinel dibattitoLAVORI DEL GIORNO 7

Benvenuto - Relazione; Roversi - delCdf Atb per delegazione unitaria diBrescia; Bonino - segretario Uisba;Fois - Flb Cagliari; Pozzi - Cdf Italcan-tieri Genova.

Pomeriggio

Curcurutu - Cdf Anic di Gela; Zullo- capo lega braccianti Brindisi; Masuc-ci - Fulta; Pestelli - Cdf Nuovo Pigno-ne Firenze; Sciavi - Fulc; Crea - Cisl;Fedeli - Coordinamento polizia; Paga-nelli - Federazione unitaria regionaleEmilia; Cerfeda - Federazione unitariaregione Lucania; Parodi - Cdf Torring-ton Genova; Marras - Federazione unita-ria regionale Sardegna; Celotto - dellaFiat Mirafiori per Federazione unita-ria regionale; Pennacchi - Uil Latina;Tait - Federazione unitaria Trento; Mor-rà - Federazione unitaria Campania;Cherubini - Federazione unitaria L'A-quila.

LAVORI DEL GIORNO 8

Caramaschi - Elettrici Cgil; Cirimese- Edili del Belice; Vitale - Consiglio difabbrica; Cerri - Filia, Reggio Emilia;Strada - Alfa Romeo; Didò - segreta-rio confederale Cgil; Covolo - Federa-zione unitaria, Venezia; Zanettieri - Fe-derazione unitaria Reggio Calabria; Ra-vecca - segretario confederale Uil ; Bon-

tempo - Consiglio di fabbrica BabyBrummel Ancona; Macario - segreta-rio generale Cisl; Bastianoni - Statali;Trentin - segretario generale Firn; Pa-gani - Federazione unitaria costruzioni;Vanni - segretario confederale Uil; Vi-scardi.Antoniazzi - Federazione unitaria Mi-lano;Lombardi - Federazione unitariabraccianti; Terranova - Federazioneunitaria Sicilia; Valori - Federazioneunitaria Puglie; Mezzanotte -Federazio-ne unitaria ferrovieri; Burnuello - Fe-derazione unitaria Veneto; Ricci - Cisl-Uil Arezzo; Mandorli - Scuola; Lama -segretario generale Cgil.

Hanno consegnato interventi alla pre-sidenza:

Castellanza - Consiglio di fabbricaMontedison Varese; Cutugno - Cameradel lavoro Catania; Cgil-Cisl-Uil scuolaTreviso; Lorenzini - Ospedalieri Firen-ze; Pomponi - Ex Monti Roseto degliAbruzzi; Iodice - Caserta; Burgozzi -Ospedalieri Alessandria; Palumbo -Consiglio di fabbrica Anic Manfredo-nia; Briante - Firn Messina; Musella -Napoli; Trebbi - Federazione regionaleFriuli e Venezia Giulia; Documento uni-tario Val d'Aosta; Consiglio di fabbricaIrt-Imperial Milano; Visintainer KarinBolzano; Belotti - Bancari Bergamo;Cocchi - Autoferrotranvieri Torino; As-semblea provinciale di Frosinone; Me-talmeccanici di Gorgonzola; DelegatiIV zona Firenze.

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Il documento conclusivoL'Assemblea nazionale dei quadri del-

la Federazione Cgil-Cisl-Uil, tenutasia Roma il 7-8 gennaio 1977, approva larelazione della segreteria presentatada Giorgio Benvenuto con i contributivenuti dalla discussione, e fa propriele iniziative che vi sono proposte.

L'Assemblea sottolinea l'importanzadel dibattito che ha collegato lavora-tori e strutture sindacali nella sua pre-parazione. Sulla base delle linee assun-te, questo dibattito dovrà essere inten-sificato ed esteso per realizzare la co-stante e consapevole partecipazione deilavoratori all'iniziativa sindacale, raf-forzando così quel metodo e quellarealtà di democrazia e di partecipazio-ne che sono propri del movimento sin-dacale italiano.

L'Assemblea riconferma la piena as-sunzione di responsabilità del sinda-cato di fronte alla crisi ed il ruolo disostegno del sistema democratico daparte del movimento sindacale. Al Pae-se il sindacato presenta la forza ed ilvalore delle sue scelte di fondo: l'unitàfra occupati e disoccupati, tra Nord eSud; lo sviluppo e gli investimenti, in-sieme alla lotta all'inflazione, come viaper superare la crisi; una politica diausterità coerente e una linea di svi-luppo. E' parte essenziale di questoruolo del sindacato la difesa intransi-gente della sua autonomia e forza con-trattuale, il netto rifiuto di qualsiasimisura che limiti questa autonomia ein particolare di qualsiasi interventolegislativo che modifichi gli accordisindacali liberamente pattuiti. Stannoin questo quadro con piena coerenzala posizione sulla contingenza — nellariconferma in tutte le loro parti de-gli accordi confederali e nelle disponi-bilità dichiarate dalla relazione in te-ma di contingenza anomale e di inci-denza sulla quiescenza — così come leposizioni e condizioni presentate allecontroparti padronali per il negozia-to in corso.

L'Assemblea ribadisce la critica delsindacato alla politica del governo erivendica un cambiamento di fondodelle scelte di politica economica, perassociare alla lotta all'inflazione, un'a-zione efficace contro la recessione, perlo sviluppo, l'occupazione, con partico-lare riguardo all'occupazione femmini-le e giovanile che nella crisi sono più

duramente colpite gli investimenti eil Mezzogiorno.

Lo sviluppo dell'azione sindacale suquesti obiettivi nelle prossime settima-ne è dunque essenziale per l'uscita dal-la crisi e nello stesso tempo è la con-dizione per la difesa delle conquistesindacali fondamentali e per lo svilup-po del potere contrattuale nelle aziende

e nella società ed è fondamento perl'unità dei lavoratori.

Assume, quindi, importanza decisivaincentrare il rapporto con il Gover-no su temi specifici quali il Mezzogior-no, la riconversione industriale e lePartecipazioni Statali, l'agricoltura el'edilizia, la ricostruzione del Friuli, eintensificare il confronto in sede parla-

Lordine del giornosulla condizione femminile

Al termine dei lavori è stata data lettura di una mozione presentata da ungruppo di venticinque delegate, in parte recepita nella mozione finale, ten-dente a sottolineare come la condizione della donna nel mondo del lavoro siada collegare strettamente alla dialettica dell'intero movimento sindacale.

Gli altri ordini del giorno presentati, di cui non è stata data lettura, verran-no pubblicati con gli atti della assemblea, a cura della Federazione unitaria.

Le politiche del governo e dei grandi gruppi industriali hanno portato ungrosso attacco all'occupazione e noi tutte rileviamo come, all'interno di questoattacco più generale, la manadopera femminile è la più colpita, sia attraversoi licenziamenti, sia attraverso un inserimento marginale e precario nella produ-zione, il lavoro nero, nel decentramento produttivo ed il lavoro a domicilio, nonpiù forme di lavoro arretrate, bensì parte integrante « di un nuovo modo diprodurre a scapito dell'unità e potenzialità di lotta di tutta la classe lavoratrice ».

Tutto questo avviene mentre le donne in cerca di lavoro stanno aumentandoed organizzandosi in collettivi di disoccupate, non solo a causa della crisi cheriduce le possibilità di sostentamento nelle famiglie con un solo salario, maanche con una nuova volontà di lotta e di rifiuto di un ruolo ideologico ed eco-nomico che proprio oggi a causa della crisi il padronato ripropone con mag-gior forza.

Tutto questo mentre le donne occupate si organizzano all'interno del sin-dacato non solo per difendere il posto di lavoro, ma anche nella ricerca di formee strumenti nuovi di presa di coscienza collettiva del proprio ruolo di donna den-tro e fuori dalla fabbrica per trovare insieme obbiettivi di lotta da riportare atutto il movimento: questo non come fatto di divisione o di separatismo al suointerno, ma come REALTA' del movimento stesso e quindi come condizione ditutta la classe operaia.

E' in questo senso che proponiamo all'assemblea e alle segreterie alcunipunti che riteniamo sia indispensabile inserire all'interno del documento con-clusivo di questa assemblea nazionale.

1) Come movimento sindacale vogliamo riaffermare oggi più che mai checondizione indispensabile per una battaglia vincente in questa fase per la di-

1itill-ilae

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mentare. In questo contesto assumo-no inoltre grande valore politico le ver-tenze promosse con i grandi gruppi po-litici e privati, e più in generale l'im-pegno di tutte le organizzazioni di cate-goria e territoriali per una nuova esten-sione della contrattazione in azienda, apartire dalla prima parte dei contratti,secondo le scelte per l'azione aziendale,ivi compresi i limiti nelle richieste sa-lariali, indicate dalla relazione.

L'Assemblea da mandato agli organidella Federazione di promuovere ecoordinare nelle prossime settimane lepiù ampie ed efficaci iniziative di lot-ta dei lavoratori su questi obiettivi, che

richiamino alle loro responsabilità, daun lato, il Governo e, dall'altro, il pa-dronato italiano.

In questo quadro di mobilitazione edi lotta, l'Assemblea sollecita tutto ilmovimento sindacale e i lavoratori alsostegno delle azioni in corso nel Pae-se per il lavoro e per la difesa dell'oc-cupazione nelle aziende in crisi.

La linea assunta dall'Assemblea saràpresentata dalla Federazione Cgil CislUil ai partiti, per l'esame delle esigen-ze di cambiamento delle scelte di po-litica economica che la situazione im-pone.

fesa e l'estensione dell'occupazione più in generale sia la difesa intransigentedell'occupazione femminile.

2) Lo strato di classe operaia che oggi viene espulso per primo dalla pro-duzione attraverso la ristrutturazione ed i licenziamenti collettivi è proprioquello della manodopera femminile. Riteniamo importante aprire il dibattito sul-la proposta di inserire nelle vertente aziendali che si apriranno nei prossimimesi l'obiettivo del reintegro del turn-over nelle realtà a manodopera femmi-nile nuovamente con donne.

Nonostante l'acquisizione della parità legislativa nella realtà le cose vannomolto diversamente. Riteniamo che in questo momento se comprendiamo l'im-portanza per l'intero movimento di difendere estendere e qualificare l'occupa-zione femminile crediamo sia indispensabile una grande battaglia politica edanche ideale e culturale per l'apertura aile donne di tutte le carriere e man-sioni.

3) Le donne sono le più colpite anche attraverso un altro aspetto su cuisi basa l'attacco padronale e cioè quello del decentramento produttivo chenon solo le dequalifica e le emargina da quelle che sono le grandi realtà pro-duttive e di lotta, ma le inserisce in un organizzazione del lavoro che com-prende tutte quelle lavorazioni nuove su cui i lavoratori delle grandi industrieavevano lottato per ottenerne l'abolizione.

4) Sono le donne che sono coinvolte in prima persona e in maggior quan-tità nell'allargamento della piaga del lavoro nero in particolare del lavoro adomicìlio e del part-time, tutte forme di sottoccupazione e di sfruttamento cheindeboliscono e frenano il movimento operaio proprio perché si basano sullaricattabilità e precarietà del posto di lavoro.

E' in questo senso che il ritardo nella realizzazione del primo punto deicontratti nazionali (controllo degli investimenti, e del decentramento produttivo)diventa estremamente grave per tutto il movimento operaio ed in primo luogoper le lavoratrici emarginate.

5) Chiediamo che venga al più presto convocata dalla Federazione CgiUCisl-Uil una assemblea nazionale di quadri femminili del movimento sindacale.

Le donne oggi non sono più disposte, partendo dal rifiuto del proprio ruolotradizionale a subire l'attacco del padronato ad essere espulse dalle fabbricheneanche in nome di una politica di emergenza.

L'Assemblea sottolinea che è oggi piùche mai necessario portare avanti l'uni-tà sindacale, consolidare il cemento u-nitario costituito dallo stretto e costan-te rapporto di partecipazione fra lavo-ratori e strutture sindacali, tra organidirigenti della Federazione e le orga-nizzazioni di categoria e territoriali,il cui ruolo di direzione e movimentoè fondamentale, estendere e rafforzarealla base dell'unità la rete dei dele-gati, dei consigli di azienda e dei con-sigli di zona.

In questo spirito sarà convocataprossimamente una riunione del diret-tivo della Federazione sul tema dellaunità, dopo il quale l'assemblea damandato agli organi della Federazionedi convocare una nuova assemblea na-zionale dei quadri e dei delegati, perverificare l'andamento e i risultati del-le iniziative sulle indicazioni che sonostate espresse, da tenersi in una datacompresa nei prossimi tre mesi e co-munque prima della effettuazione deicongressi confederali.

La relazione di Giorgio Benvenuto èaccompagnata da 6 allegati. Quelli chenon sono stati già da noi pubblicatiappariranno, per motivi di spazio, neiprossimi numeri di rassegna sinda-cale.

Allegato 1 — Le valutazioni dei dati3ella politica economica comunicati dalgoverno (flussi di credito).

Allegato 2 — Lo stato del confrontocol governo sino al 31 dicembre 1976.

Allegato 3 — La piattaforma dellaFederazione Cgil-Cisl-Uil nei confrontidella Confindustria e dell'Intersind-Asap (pubblicata su rassegna sindaca-le n. 375).

Allegato 4 — I dati sul costo del la-voro (fonti: Federmeccanica, Confindu-stria, Intersind).

Allegato 5 — Le decisioni dei Comita-ti direttivi della Federazione Cgil-Cisl-Uil.

Comitato direttivo del 15-16 luglio1976 {rassegna sindacale n. 363).

Comitato direttivo del 19-20 ottobre1976 (rassegna sindacale n. 370).

Comitato direttivo del 9-10 novem-bre 1976 (rassegna sindacale n. 373).

Comitato direttivo del 9-10 dicem-bre 1976 (rassegna sindacale n. 377).

Allegato 6 — Documentazione sull'in-contro con il governo del 5-1-1977.

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