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Roma, 31 gennaio 2013

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Roma, 31 gennaio 2013

Conferenza Nazionale per il Turismo

a cura del Dipartimento Economia e Lavoro del Partito Democratico con la collaborazione di Lawrence Bartolomucci

Relazione introduttiva di Armando Cirillo Responsabile Turismo PD 5

Giuseppe Roscioli Vice presidente nazionale Federalberghi 9

Andrea Babbi Direttore Generale Agenzia Nazionale del Turismo-ENIT 11

Claudio Albonetti Presidente Nazionale Assoturismo Confesercenti 13

Vasco ErraniPresidente della Conferenza delle Regioni 15

Stella BianchiSegreteria Nazionale PDResponsabile Ambiente 17

Rosario TrefilettiPresidente Federconsumatori 19

Stefano FassinaSegreteria Nazionale PDResponsabile Dipartimento Economia e Lavoro 20

Benito PerliPresidente Fitus – Federazione Italiana turismo Sociale 22

Maurizio DavolioPresidente Legacoop Turismo 24

Roberto BarbieriResponsabile turismo Movimento dei Consumatori 25

Giovanni Pirulli Segretario Generale aggiunto Nazionale FISASCAT - CISL 27

Cristian Sesena Segreteria Nazionale Filcams Cgil – Responsabile turismo 29

Angelo BerlangieriAssessore al turismo – Regione Liguria 31

Fabrizio Bracco Assessore regionale al turismo Umbria 34Maurizio Melucci Assessore al turismo, Regione Emilia- Romagna 36

Renzo IorioPresidente Federturismo - Confindustria 39Enrico Letta Vice segretario nazionale Pd 40Il documento della conferenzaLe potenzialità del turismo per la crescita ed il lavoro 42

Indice

Care amiche, cari amici, arriviamo alla nostra prima Conferenza nazionale per il turi-smo dopo un percorso di confronto con i principali protago-nisti del settore. Un confronto che ha coinvolto il sistemadelle imprese, le organizzazioni dei consumatori, i sindacati,le associazioni del turismo sociale. Un percorso che ha aiu-tato il Partito Democratico a conoscere meglio lo straordi-nario mondo del turismo e ad individuare le criticità cheancora oggi, a causa dei tanti ritardi accumulati, frenano unsettore che ha delle grandi potenzialità di crescita e nei pros-simi anni potrà dare un contributo significativo per crearenuovo lavoro. Con questa Conferenza intendiamo presen-tare una credibile proposta di governo per il futuro del turi-smo italiano da inserire in un quadro più ampio di politicheper lo sviluppo, con la testa rivolta al lavoro. Questo appun-tamento s’inserisce pienamente in un quadro d’iniziative vo-lute dal Dipartimento Economia e Lavoro del PartitoDemocratico che ha messo al centro dell’agenda politica iltema del Lavoro: la prima Conferenza nazionale per il lavorodi Genova, la Conferenza nazionale per la micro e piccolaimpresa di Monza, la seconda Conferenza nazionale per illavoro di Napoli, i tanti incontri dedicati alle politiche indu-striali.

Il quadro di riferimento tra potenzialità e crisi In Italia il turismo vale l’8,6 % del PIL (WTTC, 2011), gli oc-cupati nel turismo sono 2,2 mln, il 9,7% della forza lavoro(WTTC, 2011). La nostra analisi parte dalle previsioni di cre-scita costante e di lungo periodo del turismo internazionale.Nel periodo gennaio–agosto 2012/2011, gli arrivi interna-zionali nel mondo sono cresciuti del 4,1% (UNWTO, 2012)e un tasso di crescita intorno al 4% annuo è previsto anchenei prossimi anni. Mentre gli arrivi internazionali nel mondocrescono, i risultati italiani restano negativi. Nel periodo gen-naio–luglio 2012-2011, gli arrivi internazionali in Italia sonodiminuiti dell’1,6% (UNWTO, 2012) e il numero dei per-nottamenti dei turisti stranieri nelle strutture ricettive italianeè calato del 3.1% (Banca d’Italia). L’Italia è al 5° posto nelmondo per arrivi internazionali dopo Francia, Stati Uniti,Cina, Spagna(UNWTO, 2012). In questi anni abbiamo assi-stito anche al crollo del turismo domestico a causa della crisieconomica che ha colpito duramente le famiglie italiane. Nel

periodo gennaio–settembre 2012-2011 gli arrivi totali sonodiminuiti del 5,7%, le presenze del 6,8% (ONT su dati Istat).Il settore è quindi nel pieno della crisi, perde quote di com-petitività internazionale, e la domanda nazionale affonda. Lenostre imprese turistiche non possono vivere in solitudinequesto momento difficile, servono risposte da parte della po-litica. Non possiamo continuare a pensare di vivere di “rendita”con discorsi del tipo “abbiamo il Colosseo, la Torre di Pisa”,mentre a livello globale i principali paesi turistici si organiz-zano, investendo risorse importanti per intercettare quei flussiinternazionali previsti in crescita . Bisogna avere una strategia nazionale forte, da realizzare d’in-tesa con le Regioni, per il turismo internazionale, e dobbiamorafforzare gli strumenti che abbiamo a disposizione per in-centivare la domanda interna, in particolare per le fasce piùdeboli. Bisogna rivedere l’organizzazione del sistema dei tra-sporti, puntando ad una maggiore integrazione orientata allosviluppo del turismo. Il legame stretto tra trasporti e turismova letto come una complessa relazione di dipendenza reci-proca, e la parte del trasporto è sempre più rilevante nel pro-dotto turistico complessivo. Si pensi al ruolo che hanno avutole compagnie aeree “low cost” nella valorizzazione delle de-stinazioni e nel disegnare le nuove frontiere delle vacanze.Purtroppo, la legislatura appena conclusa, ha portato scarsirisultati per il settore. Il vuoto di questi anni è stato colmatograzie alle proposte del Partito Democratico, dei nostri De-putati e dei nostri Senatori, che hanno costantemente seguitoil tema nelle aule parlamentari.

La gestione del governo Berlusconi lascia una pesante eredità:ha impoverito il comparto, ponendolo ai margini di qualun-que strategia economica di sviluppo. In particolare:1. Non è riuscito a promuovere il coordinamento delle po-litiche per il turismo delle Regioni e non ha avanzato propostenazionali significative per il settore;2. Non ha minimamente stimolato la crescita delle impresedel settore;3. Non sono state stanziate le necessarie risorse.Le politiche per il turismo del dopo Referendum e Riformacostituzionale si sono caratterizzate per le continue oscilla-zioni tra difesa delle competenze regionali e momenti di ac-

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Relazione introduttiva di Armando CirilloResponsabile Turismo PD

centramento nazionale. Non c’è stata, negli anni del governodel centrodestra quella necessaria collaborazione con la Con-ferenza delle Regioni, arrivando, per questo, ai frequenti ri-corsi alla Corte Costituzionale, generando un forte malessereistituzionale, che ha imbalsamato il settore e limitato l’efficaciadella governance. Una delle poche novità positive è arrivatadalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonomeche ha approvato nel 2010 un documento che rappresentaun valido punto di riferimento per realizzare le politiche na-zionali necessarie per il rilancio del settore. Un documentoche doveva servire ad evitare gli errori poi commessi dal Go-verno con l’approvazione del Codice del turismo, definitacome una “riforma del settore“, senza l’apporto delle Regionie delle organizzazioni di categoria, e successivamente boc-ciato ampiamente dalla Corte Costituzionale. Dopo questastagione di disastri, il PDL ha inserito nuovamente il turismonel programma elettorale. Titolo: “turismo petrolio d’Italia”.Quante volte abbiamo sentito questa frase nei convegni. Siparla di - abbassamento dell’IVA nel settore turistico ( non l’hannomai ridotta) ;- valorizzazione e stabilizzazione delle concessioni demaniali( hanno fatto solo confusione non risolvendo i problemi,basta ricordare il diritto di superficie di Tremonti); - politica più incentivante dei visti turistici (in realtà sono au-mentati i costi anche a causa dell’eccessiva esternalizzazionea società private delle procedure di raccolta dati a supportodelle Ambasciate); - sviluppo del turismo sociale ( non lo hanno mai sostenutoadeguatamente, ad esempio portando in Italia il sistema deibuoni vacanze francesi)- strategia Stato-Regioni per la promozione turistica all’estero( è stata del tutto inadeguata come dimostrano i dati degli ar-rivi internazionali in controtendenza rispetto al quadro inter-nazionale positivo) .Come mai non hanno realizzato questi punti programmaticiquando sono stati al governo dell’Italia?

Il turismo e il governo MontiCon il governo Monti è stato sicuramente recuperato il fon-damentale rapporto di collaborazione Stato–Regioni, arri-vando a momenti di maturità istituzionale e ad una concretasuddivisione dei ruoli. Da un lato giudichiamo positivamente la nuova collabora-zione istituzionale con le Regioni, dall’altro dobbiamo pren-dere atto della mancanza di risposte di breve periodo per ilsistema delle imprese. Quando si preparano i piani strategicibisogna parallelamente realizzare interventi di breve periodoconcreti che non sono arrivati. In ogni caso il Piano strategiconazionale “ Turismo Italia 2020” rappresenta un primo passoin avanti significativo e questo lavoro programmatico sicura-mente costituirà un punto di riferimento importante per il fu-turo governo, anche se la parte della Governance del settorecosì come è stata inserita dovrà essere rivista.

L’idea di Governance del PD Come PD abbiamo avanzato in questi anni la proposta di in-sediare la Governance del turismo nell’ambito delle strategiedel ministero dello sviluppo economico, ricostituendo un Di-partimento per il turismo capace di mettere in equilibrio po-teri nazionali e competenze regionali. E’ comunqueopportuno, vista la trasversalità del settore, prevedere, insede di trasferimento delle competenze al ministero dellosviluppo economico, forme di coordinamento costanti tra iministeri con deleghe che interessano il turismo , per aggior-nare annualmente il Piano strategico nazionale per il turismoin condivisione con tutti i ministri interessati e con le Regioni,individuando le risorse necessarie per finanziarlo.

Riforma dell’EnitUn progetto adeguato di rilancio del turismo deve ridare in-nanzitutto la giusta dignità all’Enit che vive da diverso tempodelle forti difficoltà. La promozione dell’immagine del nostroPaese non può più essere inquadrata come un’attività sgan-ciata dalle altre iniziative promozionali e organizzative che avario titolo si svolgono sul mercato internazionale. Oggi lapromozione turistica è in piena evoluzione nei concetti, neicriteri e negli strumenti: il modo tradizionale di fare promo-zione (brochure, fiere, campagne di advertising) non è piùsufficiente. Il rapporto diretto, on-line, sta rivoluzionando l’in-tero comparto. Le parole chiave del web 2.0 sono intera-zione e partecipazione. Le strategie promozionali devonotramutarsi, e velocemente, in strategie di marketing web.L’Enit ha innanzitutto un problema di risorse che il prossimogoverno dovrà risolvere, indicando dei canali di finanzia-mento provenienti dall’industria turistica. Abbiamo presentatoin Parlamento una proposta di riforma radicale dell’Enit perrealizzare una struttura specializzata, che riesca a interpretarei grandi cambiamenti del settore e dare risposte innovativenei mercati internazionali con politiche di promo-commer-cializzazione. Una struttura, in sostanza, che risponda esclu-sivamente a precisi indirizzi programmatici e che possa esseregiudicata sulla base dei risultati operativi conseguiti. Inten-diamo realizzare una SPA a maggioranza pubblica che coin-volga pienamente l’insieme di soggetti, di territori, di prodottidestinati a comporre un sistema sotto il «marchio Italia» .

Il ruolo decisivo delle micro e piccole impreseper lo sviluppo e la crescita La strategia del rilancio del turismo deve ripartire dal ruolodelle micro e piccole imprese che è decisivo per la crescitadell’economia italiana. E’ preoccupante l’allarme lanciatoproprio in questi giorni da “Rete Imprese Italia” per portareall’attenzione della politica e dell’opinione le grandi difficoltàche l’impresa italiana vive. Le micro e piccole imprese hannoun bisogno vitale di sentire allentare la “morsa del fisco”, disuperare le tante difficoltà di accesso al credito. C’è la neces-sità di recuperare, nel sistema più generale delle imprese,una nuova progettualità che metta al centro la sfida dei “Pic-coli”. La disattenzione di questi anni verso il settore ha fattomaturare negli imprenditori turistici italiani la convinzione di

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uno Stato incapace di proporre politiche di sviluppo e di for-nire strumenti di sostegno. Un processo di riorganizzazionee modernizzazione delle piccole imprese deve essere invecesostenuto e governato, avanzando proposte concrete, a par-tire dallo snellimento della burocrazia eccessiva. Per conti-nuare a essere una delle principali e più dinamiche attivitàeconomiche, il turismo deve uscire dalla marginalità politicain cui si trova per diventare un vero e proprio settore pro-duttivo e imprenditoriale, incluso nelle scelte di politica eco-nomica del Paese, per realizzare interventi adeguati ed esserecompetitivi a livello internazionale. Nell’ultima legislatura ab-biamo presentato una serie di proposte, contenute nel do-cumento in distribuzione, che tengono conto del variegatomondo del turismo: il rilancio degli investimenti nel settore,gli sgravi fiscali per le imprese ricettive che intendono avviarelavori di ristrutturazioni edilizie o che intendono investire ininnovazione, agevolazioni per le imprese ricettive che inten-dono acquistare la struttura in affitto. Nel documento ab-biamo indicato anche precisi canali di finanziamento. Abbiamo avanzato proposte per il sistema del turismo ter-male per le agenzie di viaggio, per l’agriturismo, per la risto-razione e su ciascuno di questi segmenti imprenditorialiabbiamo fornito indicazioni, idee e suggerimenti concreti conun confronto aperto e leale con tutte le categorie interessate,basato sulla reale fattibilità dei singoli interventi. Bisogna in-tervenire sul sistema degli incentivi alle imprese per favorirela crescita occupazionale, inquadrando adeguatamente il la-voro stagionale e sostenendo iniziative che favoriscano la de-stagionalizzazione, prolungando i periodi di attività.Bisogna perseguire obiettivi di crescita dimensionale delle im-prese turistiche senza perdere le peculiarità che caratteriz-zano questo sistema. In questi anni di confronto politiconazionale e territoriale sul futuro del turismo italiano abbiamopiù volte raccolto la grande preoccupazione degli imprendi-tori turistici che operano sul demanio marittimo. L’Italia deverisolvere i problemi legati alle modalità di rilascio e rinnovodelle Concessioni demaniali marittime ad uso turistico – ri-creativo, verificando con la Commissione europea la prati-cabilità di tutte le soluzioni emerse in questi anni dalconfronto con le organizzazioni degli imprenditori. Per que-sto motivo bisogna far emergere nella trattativa con l’Europale nostre specificità nazionali che hanno fatto la storia dellabalneazione attrezzata italiana. Il futuro Governo dovrà ria-prire la discussione con la Commissione europea per supe-rare l’attuale incertezza normativa. Le imprese balnearidevono essere pronte ad effettuare nuovi investimenti in in-novazione e qualificazioni, anche alla luce della crescenteconcorrenza internazionale.

Istituire il Fondo Nazionaleper la micro e piccola impresa turisticaOggi la sfida dei “Piccoli” passa all’interno di strategie che aiu-tino i processi d’innovazione e riorganizzazione del sistemadelle imprese, anche attraverso la creazione di reti di serviziavanzati, capaci di superare la frammentazione esistente e

sostenere la competizione globale. Per affrontare le questioniche toccano da vicino il tessuto produttivo del territorio, pro-poniamo la creazione di un Fondo nazionale per la micro epiccola impresa turistica che aumenti la capacità competitivadelle diverse realtà operanti nel settore del turismo, da finan-ziare, anche in questo caso, con risorse provenienti dall’in-dustria turistica.

La sfida della sostenibilitàNei prossimi anni, la sfida delle destinazioni turistiche si gio-cherà sul mantenimento di due obiettivi strategici: competi-tività e sostenibilità. Le destinazioni non potranno esserecompetitive se non saranno sostenibili a livello ambientale esociale. La conservazione degli equilibri dell’ecosistema è l’in-novazione strategica prioritaria e non rinviabile delle destina-zioni e delle imprese turistiche. L’Italia è dotata di un sistemadi parchi, di aree protette, di oasi, di riserve di enorme va-lore. L’offerta di ambiente e di natura si è quindi ampliata epuò rappresentare una reale risposta alle richieste semprecrescenti di potenziali turisti che vogliono trascorrere le va-canze in località sane. L’idea guida è che lo sviluppo è soste-nibile solo se durevole, proiettato sul lungo termine, perconsentire alle risorse naturali ed ambientali, che rappresen-tano di norma le “risorse chiave” per la competitività di unadestinazione, di “generare flussi di reddito anche in futurosenza danneggiare i processi sociali, ma contribuendo al mi-glioramento della qualità della vita di residenti e turisti”. Oc-corre mettere in campo strategie mirate all’integrazione tral’offerta ricettiva e di servizio, infrastrutture, servizi in rete,qualità ambientale e urbana, enogastronomia, produzioni ti-piche del territorio, artigianato e agricoltura di qualità. Stra-tegie che sempre di più favoriscano le imprese a consorziarsi,mettersi in rete, per costruire una offerta concorrenziale ba-sata su risorse e professionalità adeguate. Il recupero dellasostenibilità da parte delle destinazioni rappresenta un obiet-tivo strategico di lungo periodo non più eludibile. Intendiamoperseguire congiuntamente obiettivi di crescita e rispettodell’ambiente, del paesaggio, contribuendo al miglioramentodella qualità della vita, adottando metodi di misurazioni mul-tidimensionali degli standard qualitativi. Le certificazioni diqualità e ambientale rappresentano una leva per una mag-giore competitività sia per i sistemi territoriali che per le im-prese.

Conclusioni Il turismo è: trasporti, ricettività, servizi e integrazione di ser-vizi, promo-commercializzazione. Solo con una nuova ed in-cisiva collaborazione tra decisori pubblici e tra pubblico eprivato riusciremo a fare quel necessario salto di qualità. Lasfida delle classi dirigenti del Paese è di riportare l’Italia sullastrada della crescita. Ci attendono tempi difficili e solo conun lavoro sinergico delle classi dirigenti del nostro Paese riu-sciremo a superare velocemente questa fase. Dobbiamofare la nostra parte, ognuno secondo le proprie possibilità,per tornare a crescere. Pensiamo, ad esempio, all’importanzadel turismo per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia, e a quei

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giovani che potrebbero trovare in questo settore una validaalternativa alla classica valigia che porta lontano dal Sud spe-ranze e ambizioni. Siamo una grande economia mondiale.Le piccole imprese fanno grande l’Italia. Far crescere il turi-smo significa “amare l’Italia”, dedicarsi al miglioramento delPaese, valorizzare le nostre straordinarie risorse, crearenuova occupazione. Quando un turista arriva in Italia, va inalbergo e quell’albergo diventa il primo bigliettino da visitadel Paese. Quando entra in un ristorante, chiede un piattotipico perché vuole conoscerci, apprezzare la nostra cucina.Potrei fare tantissimi altri esempi. Un viaggio è un’esperienza,che poi diventa un ricordo e il ricordo di un viaggio unico èil modo migliore per promuovere l’Italia. Oggi possiamo direcome Partito Democratico che assumiamo il tema del turi-smo come priorità. Portiamo dentro di noi la sfida dei “Piccoli”: quelli che resi-stono con tenacia; quelli che non mollano nonostante la crisi;quelli che abbassano i prezzi per non lasciare vuota la stanzad’albergo; quelli che hanno iniziato come camerieri in un ri-storante e sono diventati i proprietari del ristorante facendosacrifici; quelli che hanno fatto crescere il turismo termale;quelli che hanno investito nell’agriturismo. Come ha detto ilsegretario Bersani “ il turismo avrà il posto d’onore “ nellepolitiche del futuro governo. In questi anni abbiamo fatto in-sieme un salto di qualità importante, non scontato, e oggi ilprimo partito italiano assume gli impegni, concreti e realiz-zabili, contenuti nel documento di questa Conferenza. Vi-viamo tempi difficili, ma sono sicuro che insieme ce la faremoe la rete del turismo italiano, questo straordinario mondo,darà un contributo importante al Paese, per la crescita e il la-voro .

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Buongiorno a tutti, vi ringrazio per aver avuto la possibilità diportare una nostra voce in questo incontro di grande impor-tanza per quanto riguarda lo sviluppo di un settore che noiriteniamo uno dei pochi che porta dei numeri positivi da quinei prossimi anni. E’ stato già detto che è previsto un au-mento del 4% annuo circa di potenziali viaggiatori che in tuttoil mondo per qualsiasi ragione non dormiranno presso la pro-pria abitazione. Perché è questo il concetto che noi dob-biamo afferrare, oggi ci si muove per tantissime ragioni, affari,lavoro, studio, divertimento, vacanze, sono tante le ragioniche portano le persone a non dormire presso la propria abi-tazione. Abbiamo raggiunto la soglia del miliardo, probabil-mente nei prossimi anni questo dato verrà raddoppiatoperché la velocità degli spostamenti sarà sempre più alta. Eallora noi dobbiamo intercettare questo settore di impor-tanza strategica anche perché, lasciatemi dire qualche consi-derazione pratica, il nostro settore, dagli stabilimenti balneare,alla ristorazione, al sistema ricettivo, è una cosa che proba-bilmente non ha seguito quello dell’industria, dove il numerodegli addetti diminuisce per effetto dell’automazione. Iocredo che forse il giorno in cui le camere si faranno da solee avremo un cameriere robot che farà tutto da solo, non sa-remo noi a vedere questo tipo di situazione. Allora questosignifica un’occupazione immediata in tempo reale di perso-nale, di persone che lavorano con costanza, con sacrificio, econ qualità al fine di migliorare sempre di più il nostro posi-zionamento in questo mercato mondiale. Allora qualche nu-mero: noi abbiamo stimato circa 83 miliardi di euro il valoreaggiunto del prodotto delle attività connesse al turismo. Pen-siamo che i consumi turistici interni vengano rappresentaticon circa 114 miliardi, mentre i servizi ricettivi italiani ospitano375 milioni di pernottamenti e diamo lavoro a circa un mi-lione e mezzo di persone di cui almeno un milione diretta-mente. Allora il turismo è stato per tanti anni un settoresottovalutato perché era autonomo, si muoveva con dellelogiche, delle dinamiche completamente diverse dall’agricol-tura e dall’industria, però abbiamo capito in questi ultimi anniche c’è un’attenzione particolare. Io vi ringrazio per questaattenzione particolare perché merita effettivamente delle mi-sure che la politica può prendere per andare in questa dire-zione, per andare incontro a uno sviluppo serio, sostenibile,perché sicuramente 375 milioni di persone che ogni annosoggiornano nel nostro Paese non è cosa facile da governare.Allora questo sviluppo deve essere fatto bene, serio, con-trollato e va governato. E qui il primo punto che è stato giàaccennato, la governance del sistema turistico. Abbiamo visto

che in questi dieci anni la formula che è stata introdotta neiprimi anni del duemila ha già generato parecchia confusione,conflitti di competenze, cause, ricorsi al TAR, al Consiglio diStato, alla Corte Costituzionale, rispetto alle decisioni del po-tere centrale e rispetto alle azioni fatte dalle Regioni, chesono legittimate a legiferare in materia con competenzaesclusiva. Allora anche questo deve essere oggetto di una ri-flessione seria, perché in questo modo abbiamo fatto sì chele Regioni addirittura si facessero concorrenza l’una con l’al-tra, abbiamo ingessato il sistema della governance e abbiamolasciato che gli altri paesi proseguissero e ci superassero. Ab-biamo perso qualche punto nel ranking internazionale, nonce lo possiamo più permettere perché questo significa PIL inmeno, significa occupati in meno in uno di quei pochi settoriche invece può dare dei segnali positivi, in un momentocome questo è un segno di responsabilità non accettare unacondizione del genere. Dobbiamo investire, i settori dell’in-vestimento sono notevoli. Diciamo che per trenta- quaran-t’anni il sistema turistico si è mantenuto da solo, non ci sonostate grosse correzioni da parte della politica, è nato grazieagli imprenditori, a gente che come è stato accennato, ha co-minciato come cameriere, piano piano si è comprato il risto-rante, magari anche nel settore alberghiero, una piccolapensione, poi è cresciuta, io personalmente sono della quartagenerazione, mio nonno ha cominciato così con il sacchettosulle spalle, come tantissimi hanno fatto in questo settore. Eallora dobbiamo cominciare a pensare che tutti questi sforzi,tutte queste energie se supportate da una logica politico isti-tuzionale possono dare un valore aggiunto in più. Come?Con degli investimenti privati, noi sappiamo che in questomomento il turismo è cambiato radicalmente con l’interventodi Internet, con l’introduzione delle low cost. Oggi si viaggiapiù spesso, per meno tempo, che è una logica, e lo vediamo,i dati dicono permanenze inferiori-numero di viaggiatori su-periori, risultato: si viaggia più spesso per meno tempo. E’inutile andare a rincorrere la logica “facciamo fermare il pas-seggero un giorno di più”, sono soldi spesi male, dobbiamoinvece intercettare un maggior numero di passeggeri. Come?Attraverso le azioni di promozione, e qui mi riallaccio suquello che è stato detto sull’Enit. E’ la nostra punta di dia-mante all’estero, noi veniamo presentati dall’Enit, e deve es-sere forte, rappresentativo, deve essere serio, perché loscontro internazionale è sempre più duro. Andarsi a guada-gnare uno 0.3-0-5 in più è una cosa molto dura, e noi nonabbiamo oggi una struttura che può fare questo con la dota-zione finanziaria che ha oggi l’Enit, e allora probabilmente

Giuseppe RoscioliVice presidente nazionale Federalberghi

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anche lì una riflessione profonda su quello che è l’importanzadell’Enit e gli strumenti che dobbiamo dargli, è fondamentaleper andare a intercettare questi flussi che si muovono conuna certa velocità nel mondo. L’altra cosa come dicevamoprima: se la gente viaggia per meno tempo ma più spesso,vuol dire che il tempo di raggiungibilità della destinazione di-venta fondamentale, allora il sistema aeroportuale deve es-sere un primo punto sul quale dobbiamo focalizzarel’attenzione. Oggi diciamocelo francamente, da Milano oRoma per andare nel Salento, nella Puglia, ci vuole lo stessotempo che per andare a New York, e voi pensate che questasia una proposta da poter fare, come facciamo a sviluppare ilMezzogiorno se non abbiamo strade, autostrade, treni su-perveloci o un sistema degli aeroporti che funziona. E alloraè lì che noi dobbiamo andare a investire per rimanere ag-ganciati al trend internazionale. Londra in questo momentofa cento milioni di passeggeri, noi stiamo a 32-35 solo sul si-stema romano, più Malpensa. Loro hanno già fatto un pro-getto di investimenti per raggiungere tra 20 anni il numerodi 400 milioni di passeggeri, e allora noi ci dobbiamo ade-guare a questo trend, non possiamo rimanere indietro per-ché è lì che si giocherà la battaglia, d’altra parte dobbiamoanche supplire a quella che è la carenza di una compagnia dibandiera che oggi francamente latita, le altre purtroppo sap-piamo, Lufthansa, Air France, British, fanno degli investimenti,abbiamo delle compagnie del Medio Oriente e del sud estasiatico che stanno avendo degli sviluppi incredibili e noi cidobbiamo agganciare, fare delle azioni di marketing con loro.E’ lì che si gioca, con loro, e allora la politica deve fare effet-tivamente la sua parte. Abbiamo poi il discorso delle aziende,è stato anche accennato recentemente, la questione fiscale,abbiamo nel sistema ricettivo alberghiero una pressione fi-scale enorme anche determinata dall’IMU. La struttura alber-ghiera è uno strumento di impresa e non si può paragonarea una ricchezza improduttiva come una seconda casa almare, è assurdo pensarlo, è uno strumento di impresa ecome tale dovrebbe essere trattato. E così anche sulla que-stione delle procedure, su tutta la questione degli adempi-menti che il nostro sistema dà’. D’altro canto noi dobbiamotutelare il turista. Io sono d’accordo nel mettere tutti i con-trolli, tutte quelle pratiche, azioni che vanno messe in attonelle strutture ricettive alberghiere perché il turista deve es-sere tutelato, ovunque, nelle strutture alberghiere, allo stessomodo negli agriturismi, nei Bed and Breakfast, in qualsiasiluogo dove il turista va a dormire deve ricevere lo stessogrado di tutela. Questo è importante, un messaggio chediamo verso l’esterno. Abbiamo il problema poi che, anchequi la solita confusione che noi abbiamo in tema di regiona-lizzazione, purtroppo anche sulla questione dell’attribuzionedelle stelle, della classificazione, noi dobbiamo cercare dicreare meno confusione, sia al nostro interno che versol’esterno, perché immaginate come può essere recepito dalturista straniero il fatto che ci siano n leggi di classificazionecon criteri diversi in tutta Italia. Già dovremmo averne unaper tutta l’Europa, non addirittura dieci o venti in tutta Italia.Allora anche qui, meno confusione, più trasparenza, più se-

gnali positivi verso l’esterno. D’altra parte andiamo a capirecome il turista ci vede: vede il sistema Italia come un po’ con-fusionario, in tutto il suo insieme, anche la politica probabil-mente in questi ultimi tempi, non ha dato grossa prova di sé’verso l’esterno, allora il nostro compito, laddove questo puòessere fatto, noi abbiamo il dovere e la responsabilità di farlo.E noi faremo anche modo in cui dare una mano, assistere,fare in modo che il sistema della produzione, quindi tutte leimprese, possano aiutare certe scelte politiche che a volteforse non saranno neanche facili, mi riferisco alla Tassa di Sog-giorno, piuttosto che ad altri comparti che potrebbero essereuna soluzione per quanto riguarda quello che è stato accen-nato precedentemente, quindi una redistribuzione in temi diincentivi che provengono dal settore della ricettività.

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Grazie ad Armando che mi ha messo nel panel con i privati,sono figlio del mondo delle imprese, sono cresciuto dentroai sistemi associativi e sono anche figlio di un sistema turisticoregionale che vede proprio nel rapporto straordinariamentepositivo in questi anni tra mondo delle imprese, sistemi deglienti pubblici e sistema camerale come un punto di riferi-mento. Nessuno in Emilia Romagna, tanto meno io, ha la presun-zione di proporre dei modelli o diventare un modello. Sem-plicemente abbiamo, e ho, la disponibilità di offrire uncontributo rispetto all’esperienza fatta in questi anni, perchémagari altri non commettano errori che abbiamo commessonoi. L’esperienza emiliano-romagnola è il frutto di un rap-porto straordinario tra pubblico e privato che guarda allapromo-commercializzazione. La promo-commercializza-zione a livello nazionale è una parola quasi nuova, mentreinvece deve diventare un tema centrale rispetto all’evolu-zione che ha avuto e sta avendo il nostro turismo. Solo dueanni fa nessuno di voi avrebbe immaginato di entrare in que-sta stanza e trovare l’hashtag pdturismo e attraverso questoin contemporanea mentre noi siamo qui, forse decine, cen-tinaia di persone stanno seguendo in diretta quello che stiamodicendo attraverso i tweet… E’ un modo straordinario, di-verso di fare anche comunicazione turistica!Quando il Ministro mi ha insistentemente proposto la nuovaesperienza di ENIT, e quindi di interrompere l’incarico di am-ministratore delegato di APT Emilia Romagna, sinceramentenon ho potuto dir di no, rispetto alla mia disponibilità a servirequesto Paese, a servire il turismo. L’ho imparato in questi seianni di servizio nella mia Regione: ad un certo punto dellapropria vita bisogna essere disponibili a mettersi in gioco infavore della comunità civile. Questa è stata per me la primamolla che mi ha fatto dir di sì, e ho iniziato da circa due mesiquesto percorso in seno all’ENIT. Non vi nascondo le diffi-coltà che ho trovato all’inizio dentro una “macchina” da unpo’ di tempo ferma, ma aggiungo anche che ho trovato dellepersone straordinarie, che hanno una gran voglia di dimo-strare a loro stessi e a tutti noi, la loro passione per il loro la-voro, per il turismo, per mettere a disposizione di tutti quanti,del Governo, e delle Regioni soprattutto, la loro attività. Pro-fessionisti del turismo che nei nostri Uffici all’estero hannodesiderio di far sapere quanto è straordinaria la nostra terrae quanto è importante motivare i turisti e far scegliere l’Italiacome meta di vacanze. Persone che hanno bisogno di risorsefinanziarie però, da poter impiegare intelligentemente. Per-sone che hanno la necessità di vedere fruttare il loro tempo

passato in ufficio, perché se diamo all’ENIT e a qualunquealtra struttura pubblica, soltanto le risorse per pagare il fun-zionamento, è assolutamente stupido, inutile. Occorre a questo punto, se si scommette sul turismo as-sieme alle Regioni, rinnovare l’ENIT e dargli strumenti e ri-sorse adeguate. La “macchina” c’è, bisogna senz’altromigliorare e cambiare le logiche usate fino ad ora, anche al-l’interno dell’Agenzia. Ma vi posso garantire, per l’esperienzadiretta di questi primi cinquanta giorni, che ci sono tutte lecondizioni perché questa scommessa la si possa vincere. Mercoledì scorso per la prima volta abbiamo istituito il Tavoloperiodico di coordinamento tra Regioni e ENIT, questo nonera mai avvenuto negli ultimi anni, ogni quarto mercoledì delmese ci si vede con gli Assessori e i dirigenti e già i frutti diquesto lavoro sono concreti: L’Agenia- ENIT ha rimesso indiscussione le modalità di partecipazione alle Fiere all’estero,e soprattutto si è messa in un atteggiamento di ascolto anchedelle categorie. Disponibililità appunto a cambiar pelle, di-sponibile a rimettersi in gioco. All’ENIT, sta per arrivare adesempio - anche questo è indice di coraggio e responsabilità,di grande passione e amore verso il nostro turismo - l’incaricodi seguire il portale italia.it. Non è facile, per tutto quello cheè successo fino ad adesso, o per tutto quello che si è detto,vero o falso che sia, però accettiamo la sfida perché siamoconvinti che non può non esserci quest’integrazione tra lapromozione, la promo-commercializzazione e i nuovi media.Diverse tesi e proposte che ho letto nel vostro documentoin qualche maniera sono già presenti nel Piano Strategico delTurismo di cui, solo 15 giorni fa, il Governo ha potuto pren-dere visione, non approvarlo in quanto siamo in una fase in-termedia. Dentro questo Piano abbiamo tentato in questimesi di inserire le istanze di tutti gli attori del turismo: 60 puntifinalizzati alla crescita del nostro settore. In questo contesto oltre 30 punti riguardano la nuova ENIT.Alcuni sono immediatamente attuabili e in questa fase stiamocercando di rispondere a queste sollecitazioni, proprio pervenire incontro a quello che le Regioni e i privati ci hannochiesto e ci stanno chiedendo, senza preordinare nulla ri-spetto a quello che potrà essere l’indirizzo del prossimo go-verno, ma senza perdere tempo rispetto ai tempi che ilturismo ha. Nessuno ci aspetta, nessuno ci fa sconti, l’impegno in questimesi è stato massimo anche per dare attuazione a quel prov-vedimento della cabina di regia per l’internazionalizzazioneche vede appunto ENIT, ICE, Ministero delle Attività produt-tive, Ministero del Turismo e, soprattutto Ministero degli Affari

Andrea Babbi Direttore Generale Agenzia Nazionale del Turismo-ENIT

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Esteri, coordinati per razionalizzare gli uffici e le presenzeall’estero. Per quanto ci riguarda in questi ultimi due mesi abbiamo tra-sferito 4 nostri Uffici all’estero in sedi di Ambasciate, di ICEe viceversa, per risparmiare quello che era possibile, ma so-prattutto per fare politiche adeguate. Anche la revisione dellenostre presenze all’estero è uno dei punti su cui stiamo la-vorando in Consiglio di Amministrazione. E soprattutto stiamo portando avanti la collaborazione conle Regioni anche perchè vogliamo essere operativi, in vista diExpoMilano 2015, e qui concludo perché avrei talmentetante altre cose rispetto alla passione che ho per il turismo…L’Expo è un’occasione straordinaria per il nostro Paese perpromuovere l’Italia turistica sui mercati esteri e per tale mo-tivo l’Agenzia-ENIT è stata affiancata dall’inizio agli organiz-zatori dell’Esposizione Universale. L’Expo è un Prodotto cheva pensato in termini nazionali e riguarda anche la Sicilia, laCalabria, Roma, e altre città, non solo Milano o la Lombardia. L’altro fronte su cui stiamo lavorando, in attesa che il portalearrivi anche formalmente presso di noi, è questo laboratoriosull’e-tourism, cioè lo spazio d’innovazione legato alle nuovetecnologie e ai nuovi rapporti che si devono creare con ilpubblico attraverso questi strumenti. Tutto questo era statobloccato. Non abbiamo fatto altro che liberare queste ri-sorse, dare le strutture ai nostri uffici all’estero di comunicareattraverso queste nuove forme, e questo qui è stato imme-diatamente possibile. Mi fermo qui, e ringrazio per il lavoroche assieme ad Armando è stato fatto anche in questi mesi,e ringrazio soprattutto i privati e le Regioni che in questa fasesento personalmente vicino in questa sfida che ho accettatonon da solo. Buon lavoro.

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Cari amici, grazie per l’invito. Parlerò in nome e per conto di tutte le imprese che sonorappresentate dalla nostra Associazione di categoria, che riu-nisce l’intera filiera del turismo.Desidero focalizzare l’intervento su alcune questioni princi-pali. La prima, come rappresentante d’impresa e come impren-ditore. L’attuale società civile sta vivendo un periodo effetti-vamente terribile, tremendo. E allora mi chiedo e vi chiediamo, ma questo modus ope-randi che ha la politica in questo particolare momento, è ilfrutto di un abbaglio collettivo, è il frutto di un’incapacità (masicuramente non è cosi), oppure c’è un piano programmaticoper poter portare la nostra società verso un altro tipo di si-stema? Perché vedete; quando le imprese chiudono tutti i giorni, unaal minuto, quando gli imprenditori, che non sopportanol’onta del fallimento, preferiscono ricorrere al gesto estremo,e nonostante questo, le aliquote IVA continuano ad esserele più alte a livello europeo e la tassazione continua a schiz-zare verso l’alto, con un total tax rate al 68.6%, allora c’èqualcosa che non funziona. Quando le famiglie, lo diceva adesso il rappresentante deiconsumatori, non hanno più potere d’acquisto, non hannopiù i quattrini per arrivare alla terza settimana, con l’IMU cherappresenta una questione che limita ancora di più il poteredi acquisto, il potere di fare vacanza, allora c’è qualcosa chenon va più per il verso giusto. Sicuramente non è questo il modo per avviare la ripresa, per-ché ogni volta che si alza indiscriminatamente l’asticella, chici rimette sono sempre i soliti noti, ossia quelli che tutto som-mato sono regolari e pagano regolarmente le tasse. Credo che sulla questione dovremmo aprire un dibattito,perché avverto un grande scoramento sul territorio; non sisa il perché, di fronte a una situazione del genere, si reagiscanella maniera sbagliata continuando ad inasprire la possibilitàper i cittadini di poter vivere decorosamente. Mi soffermo un attimo sul documento presentato dal PD inquesta occasione.Lo ritengo un buon documento, un buon punto di partenza,si parla di questioni fondamentali; si parla di una solida stra-tegia nazionale, e questo non sempre è stato così fino adoggi, si parla di un cantiere aperto per fare in modo che tuttii cambiamenti che avverranno nel corso degli anni possanoessere convenientemente affrontati subito. Ma si parla anche,e credo che su questo almeno chi fa attività imprenditoriale

come me sia assolutamente d’accordo, di porre l’impresa alcentro delle strategie per la crescita del turismo. Ecco, questo è il punto di partenza. Sono le fondamenta sullequali noi dobbiamo cominciare a costruire la casa e il PD hafatto bene a porlo come argomento determinante. Ponendo poi anche l’accento su un fatto: il limite alla com-petizione non è la dimensione dell’impresa, ma la qualità cheriesce ad esprimere. Oggi con internet e con la globalizzazione in atto si può con-venientemente vendere una piccola struttura di grande qua-lità; voglio dire che occorre indirizzarci, sempre di più, versola qualificazione del sistema nel suo complesso e non badaretanto se è piccolo o grande. Non si può ipotizzare di rotta-mare una piccola impresa solo perché è tale!Se si è di piccola dimensione si deve essere di qualità, perchése è di qualità il suo modo di stare sul mercato, la clientela si-curamente lo troverà. Voglio chiudere su alcune specifiche questioni. Una riguardale guide turistiche. Dobbiamo intervenire presto perché nonpenso che un accompagnatore turistico possa partire dall’Ir-landa e venire a rappresentare convenientemente tutto ilmondo dell’arte, della storia, della cultura che abbiamo in Ita-lia. Su questo tema dobbiamo assolutamente trovare una solu-zione. Sulla Bolkenstein è stato detto molto. Anche qui dovremmotrovare la quadra che, a parer mio, deve andare oltre l’evi-denza pubblica. Perché il turismo balneare, con tutto quelloche porta questa forma di turismo nei territori, nasce dallespiagge e non possiamo negare la certezza del lavoro e diprospettive a migliaia di imprenditori, ai familiari ed ai propricollaboratori. Dovremmo ragionare anche sulla nuova legge che imponeprocedure diverse sulla trasmissione dei dati delle strutturericettive. Mi sembra che siano state inserite delle questioniche vanno al di là del lecito. Non si può pretendere di di-chiarare in anticipo quanti giorni dimora un cliente nel mo-mento in cui si porta una schedina d’alloggio. Ci sono, infine, due questioni sulle quali non credo che do-vremmo solamente concertare. Se, come mi auguro, il PD assumerà responsabilità di go-verno, occorre che vengano prese decisioni che vanno inuna certa direzione. La questione del redditometro, intanto, con un sistema in-duttivo e con l’inversione dell’onere della prova che rappre-sentano delle trappole sulle quali dobbiamo ragionare.

Claudio Albonetti Presidente Nazionale Assoturismo - Confesercenti

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L’ultima questione che voglio affrontare riguarda la tracciabi-lità.E’ assolutamente indispensabile che il PD dica, prima delleelezioni, che cosa vuole fare su questa partita.Ritengo assurdo che in Europa ci siano trattamenti diversi; inFrancia, in Austria, c’è un limite di tracciabilità fino a 15 miladi euro; quindi un cittadino italiano può andare a fare turismoall’estero portandosi, nelle tasche, queste cifre, facendo lafortuna delle località turistiche confinanti con le nostre, siamontane che marine. Al contrario, al nostro interno, si in-troduce questa tagliola che disincentiva al turista straniero,ancora di più, il desiderio di fare vacanza nel nostro Paese. Su questa questione sicuramente ci giocheremo molto,anche perché le prossime elezioni saranno le elezioni delladisperazione.Perché imprese che chiudono tutti i giorni e famiglie che ar-rivano, con enorme sofferenza, al 27 del mese hanno biso-gno di sapere e di sentire qualcosa di chiaro e se, dopo leelezioni, potranno avere la possibilità di vivere meglio e conmeno angoscia. Temo infatti una cosa. Ritengo giusto dire che non bisognaraccontare favole agli italiani. Va benissimo dire le cose giuste però, sospetto e prevedo,che in questo caso chi è disperato possa facilmente cederealle lusinghe di chi va avanti con gli slogan, così come è spessosuccesso in altri momenti della nostra vita politica. Grazie.

Buongiorno a tutti, comincerei da dove è finito l’intervento dichi mi ha preceduto. A questo punto è arrivato il momento diporci una domanda. Quando dico noi, intendo il mondo delturismo in questo paese. Da trent’anni diciamo che il turismo èuna delle risorse fondamentali della crescita economica, ma so-stanzialmente non riusciamo a fare il salto. Verrò poi ai problemidella governance. Io credo che se ci vogliamo guardare negliocchi, e fare questa riflessione con sincerità, dobbiamo dirci cheil problema è culturale: non siamo ancora riusciti a colmare que-sto gap fondato paradossalmente sul fatto che questo paese ècosi straordinariamente dotato di risorse turistiche, che ci hamesso nelle condizioni di affermare una pratica: il fai da te. Unapratica che, sebbene abbia prodotto negli anni dei risultati digrande importanza, è stata radicalmente messa in discussioneda una grande novità, ossia il rapporto destinazione-tempo-costo-destinazione. Ed è il cambio culturale tra domanda e of-ferta. Non è l’offerta che fa la domanda, è la domanda che fal’offerta. Questi due cambiamenti radicali sono avvenuti nel mo-mento in cui la crescita del turismo ha avuto una crescita espo-nenziale da 250 milioni a 1 miliardo di viaggiatori (a me piacemolto questo concetto di viaggiatori perché è un concetto piùricco rispetto al concetto di turista). Noi abbiamo visto le nostredebolezze, che riguardano tutti, la politica, le imprese, e il si-stema complessivo. Se è così, scusate la sommarietà della ri-flessione, per me rimane sempre un record il fatto che questopaese, tranne il fai da te, non sia dotato di un vero sistema diformazione, di professionalità alte, che sono fondate sul puntocentrale del turismo, ossia l’integrazione, non la specializzazione.Bisogna fare questo salto culturale. Per me la parola chiave èpassare dal Piano 2020, giustissimo, a un vero progetto indu-striale, che è fondato su tre principi. Primo, non esiste il pubblicosenza il privato. Quindi o c’è un patto strategico tra pubblico eprivato sul piano industriale o non ce la facciamo. Secondo, sa-pete che non sono particolarmente affascinato dall’idea di unMinistero del Turismo, perché un piano industriale del turismoprevede una trasversalità e un’integrazione. La nostra sfida stasia nel far crescere la domanda interna, che è sottozero, e quic’è il problema della crescita generale del paese, sia nel fare ungrandissimo progetto d’internazionalizzazione, che rappresentala nostra possibilità di fare valore aggiunto medio alto: entrambele sfide si giocano nella capacità di attrarre domanda, e questabattaglia si gioca sul piano dell’internazionalizzazione. Alloraprendiamo la governance, dall’opposto, dal punto di vista checosa ci serve. Non esiste per me che una Regione per contosuo faccia un progetto d’internazionalizzazione nei paesi stra-tegici dei prossimi anni lontani. Una cosa è l’Europa, che ormai

è un mercato domestico, una cosa sono questi paesi. Non miinteressa il titolo V, perché non riusciremo mai a scrivere lecompetenze in modo puntuale per affrontare la chiave del tu-rismo. Ripeto: non c’è nessun settore che integra come il turi-smo, e se quando io vado a vendere il parmigiano reggiano nonci metto anche la capacità di attrazione turistica, sbaglio. Quandoio mi occupo di moda o vendo la pressa, se non ci metto il tu-rismo, sbaglio. Ma per farlo, occorre un progetto che integra,che mette insieme, che ridefinisce le responsabilità. E’ chiaroquello che dobbiamo fare. Questo è quello che dobbiamo fare.Altro esempio, sollecitato dagli interventi, la classificazione. Aparte le “brambillate”, ma lo abbiamo capito o no? Che la partitasi gioca sul fatto, che ci dobbiamo autodeterminare il brand, imarchi, e la classificazione pubblica sul piano territoriale nonpuò che essere fondata sulle sicurezze e le garanzie fondamen-tali del turista. Il resto è l’impresa che associata con altre impreseassicura una qualità e uno standard: se non lo fa, è responsabilitàdi quell’impresa, e se io sono in quel club di prodotto o in quel-l’aggregazione, se un’impresa dice che dà quei servizi e non lidà, io chiedo che quell’impresa esca dal mio gruppo e dal mioclub di prodotto. Non so se è chiaro. Perché sennò, attenzionequi c’è un elemento di comodità per tutti, anche per il privato,diciamoci la verità. Supponiamo che io sia un turista tedesco ci-nese e vado in un quattro stelle a Milano, Bologna, Firenze,Roma, Napoli, Catania e trovo situazioni diverse. La tipicità sirealizza nella capacità di affermare quali servizi dai. Sono d’ac-cordissimo sulla tipicità, sto dicendo assolutamente il contrario,dalla standardizzazione generale, tale per cui un turista tedesconon capisce che cos’è un quattro stelle in Italia perché ne trovaquattro diversi e si incavola e pensa che lo stiamo fregando. E’chiaro? Allora noi dobbiamo assicurare la tipicità, ma la assicu-riamo attraverso uno standard di regole strutturali, nazionali eil protagonismo degli imprenditori. Terzo punto, le reti: o fac-ciamo le reti d’impresa o quei mercati ce li salutiamo. Reti d’im-presa, club di prodotto, auto-organizzazione, e il pubblico e lapolitica si devono affiancare e premiare chi in chiave innovativasi misura da questo punto di vista. Altro esempio, l’Expo: deci-diamo, io penso che tutte le regioni debbano lavorare con l’Enit,per fare un progetto Expo per tutto il paese, in modo integrato,dove ciascuno ci mette del suo, ma in modo raccordato e or-ganizzato, perché la competizione territoriale non ha alcun tipodi valore nella misura in cui è disomogeneità e disorganizza-zione. Altro punto di questo progetto industriale, quello chesecondo me manca in questo paese, sui cui dobbiamo ragio-nare, e dobbiamo anche noi costruire una proposta. Io credoche una delle sfide fondamentali sia la competitività del nostro

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Vasco ErraniPresidente della Conferenza delle Regioni

sistema. Perché’ senza competitività; questa partita non ce lagiochiamo. Allora non c’è dubbio che c’è bisogno di un grandeintervento di riqualificazione del nostro sistema ricettivo. Làdove c’è turismo maturo, a partire dal balneare, fino alle città.Maturo nel senso che è molto affermato. Vengo da una regioneche se dicessi che il turismo balneare è finito, poi me ne dovreiandare. Non facciamoci processi alle intenzioni che non esi-stono. Sto parlando di imprese. Io sono prontissimo al dialogo,se facciamo dialogo. Quando parliamo di imprese non sto par-lando delle imprese che non ci sono, ma di quelle che ci sono.Quello che manca è una grande iniziativa sul credito all’impresae la defiscalizzazione sugli investimenti. C’è bisogno dato cheun’impresa turistica prima di tutto ricettiva ha dei tempi lunghidi recupero degli investimenti, noi dobbiamo costruire una levafinanziaria che recuperi i tempi di questi investimenti. Usiamola Cassa Depositi e Prestiti, usiamo uno strumento che si affian-chi all’impresa per fare riqualificazione e fare un investimento,sapendo che il meccanismo classico dei 5-7 anni per il recuperodi quell’investimento, non sono corrispondenti ai tempi di re-cupero e di valorizzazione che un‘impresa ricettiva ha, che sonopiù lunghi. Da questo punto di vista, è qui, ed è su questi puntiche noi possiamo ridefinire la governance, facendo in modoche il nuovo governo, definisca puntualmente tutto ciò che fa,tutto ciò che ci mette in relazione in tutti i settori, e chiami leregioni e gli operatori intesi in modo più ampio a partecipare aquesto patto. Cinque anni per darci un obiettivo. Recuperarecentralità nella dimensione internazionale là dove ci sono i mo-tori che muovono la domanda. Cinque anni per dire che stiamodiventando un altro paese. Sulle aste voglio dire solo questo.Allora io la vedo così, come è stato detto anche nella relazione,dobbiamo: primo, riaprire il confronto con l’UE, spiegare e faredi tutto perché sia chiaro che la dimensione imprenditoriale delsistema balneare italiano è una dimensione che non è corri-spondente alla dinamica della Bolkenstein, ma dobbiamo esserepersone che riescono a fare un salto. Ma la vera sfida è l’inno-vazione, facciamola noi una norma che riesca a spiegare e poiandiamo a discutere con l’UE, che non stiamo facendo unascelta che mette in discussione la competitività e i principi fon-damentali dell’UE. Ma stiamo cercando una scelta per assicurareche il tessuto balneare che è fondamentale per il nostro pro-dotto turistico, riesca a produrre, una qualificazione, ossia met-tere i soldi sulla protezione degli arenili, valorizzare, fareinvestimenti innovativi. Dobbiamo essere seri, e se siamo seri,e ci mettiamo questi valori di riferimento, secondo me questabattaglia insieme la possiamo vincere con l’UE.

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Buongiorno a tutti. Faccio poche considerazioni e sottolineosubito l’importanza dell’iniziativa che oggi il PD ha organiz-zato, promuovendo una conferenza nazionale sul turismo. Ilturismo è un settore fondamentale per il nostro paese, laprima industria dei servizi in ogni paese, tanto più nel nostro.Il turismo ha in Italia un peso economico molto rilevante,6.4% del PIL nel 2012, in calo rispetto al 2011 e agli anniprecedenti. C’è nel nostro paese una enorme potenzialitàturistica che però disperdiamo, e con essa perdiamo la pos-sibilità di creare o mantenere posti di lavoro. Soffriamo lamancanza di una strategia complessiva di promozione, so-prattutto sui mercati emergenti, e una governance troppoframmentata. Abbiamo una potenzialità che può essere for-temente valorizzata anche con una attenzione particolare al-l’ambiente, allo sviluppo dell’economia verde. Possiamopromuovere i diversi turismi, nelle aree protette, negli agri-turismi con una moltiplicazione di possibile offerta turisticache vada incontro a una richiesta che è di soggiorni semprepiù brevi, alla ricerca però crescente di tipicità e qualità, di in-crocio con la cultura, il territorio, le tradizioni. E quindi ancheimmaginare che possiamo promuovere modelli di acco-glienza che non sono necessariamente di grandi strutture,ma anche di piccole strutture che favoriscono il contatto di-retto con il territorio. Siamo convinti che la principale attrat-tiva dell’Italia sia la sua bellezza, il suo paesaggio, la sua risorsanaturale, la tipicità del proprio territorio, della propria tradi-zione, del patrimonio artistico e storico. E dunque, come Par-tito Democratico dobbiamo prendere un impegno serio eforte di tutela del paesaggio, nel fermare il consumo delsuolo, nel porre sempre più attenzione alla messa in sicu-rezza, alla valorizzazione del territorio, e sono sicura che suquesto possiamo stringere delle alleanze forti con gli opera-tori turistici. Sono sicura che quando noi diciamo che la bel-lezza è la chiave del nostro futuro, e in questo stiamoraccogliendo una sensibilità che si esprime con sempre piùforza e consapevolezza tra i cittadini, possiamo stringere al-leanze forti con gli operatori turistici, che sanno perfetta-mente che i condoni edilizi danneggiano il paese e glioperatori seri, che l’occupazione del suolo in modo sregolatodanneggia il turismo, che la cementificazione va fermata, chedobbiamo avere attenzione massima alla cura del territorio.Un’alleanza forte con i cittadini e anche con gli operatori tu-ristici per un maggior rispetto per l’ambiente e per le regole,per la legalità, per il bene comune per eccellenza che è il no-stro territorio. Ognuno di noi ha nel cuore alcuni luoghi. Noiabbiamo nel cuore Pollica, per quello che è successo al sin-

daco Vassallo con la sua tragica uccisione e per quello che èriuscito a fare per la propria terra, tutto sommato marginalefino al suo arrivo, nei flussi turistici di quella regione, centratisu Napoli, sulla penisola sorrentina, sulla costiera amalfitana,sulle isole di Capri e Ischia. Il sindaco Vassallo è riuscito a va-lorizzare Pollica e il Cilento puntando sulle strutture locali, sulparco, sulla legalità, sull’attenzione ai servizi della città, sullabellezza diffusa in quel territorio e sull’accoglienza promossada tutti i cittadini di quella comunità. E questa è una carta im-portantissima per l’Italia, che sono certa riusciremo a giocaretutti insieme. Dobbiamo saper salvaguardare il nostro terri-torio e fare nostro il principio di precauzione. In particolare,sulle trivellazioni condivido totalmente la preoccupazione cheè stata esposta. Non ci convince la parte della strategia ener-getica nazionale in cui si prospetta la possibilità di nuove tri-vellazioni per di più in presenza di riserve di quantità e qualitàesigue secondo le stime del ministero per lo sviluppo eco-nomico. Non si può mettere a rischio di incidenti gravissimie comunque di danni certi da inquinamento un’area marinaristretta come è il Mar Mediterraneo. Per quanto siamo con-sapevoli che possono essere utilizzati standard e proceduredi sicurezza stringenti, allo stesso modo siamo consapevolidel fatto che, per quanto remota, non può essere esclusa lapossibilità di un incidente con conseguenze potenzialmentedevastanti sulle nostre coste, sulle nostre popolazioni. Cisono due esempi che tornano nella memoria di ognuno dinoi a partire dal disastro ambientale ed economico nel golfodel Messico con l’incidente nella piattaforma della BP Deep-water Horizon o quanto accaduto in Alaska recentementecon danni enormi in aree oceaniche, dunque con impatti co-munque meno concentrati di quelli che si avrebbero nel Me-diterraneo. Se consentite faccio una considerazione ancorapiù stringente che è questa. Noi potremmo anche continuarea produrre energia come lo abbiamo fatto fino ad adesso eimmaginare che continuiamo a bruciare combustibili fossili,carbone, petrolio e gas, se non ci fossero però i cambiamenticlimatici. Dal momento però che i cambiamenti climatici sonola nostra prima vera emergenza e che stiamo andando comeun treno a forte accelerazione verso un disastro ambientaledi proporzioni planetarie, allora noi dobbiamo porci con de-cisione e con metodo la necessità di cambiare il modo con ilquale produciamo e consumiamo energia ed essere tra queipaesi che guidano la transizione verso le nuove forme dienergia. E quindi, altro che andare a cercare gas e petrolioche non possiamo più bruciare, dobbiamo immaginare comeaccelerare e rafforzarci, anche con le nostre filiere produttive,

Stella BianchiSegreteria Nazionale PD – Responsabile Ambiente

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nella transizione energetica di cui ha parlato anche il presi-dente Obama nel suo discorso di accettazione del secondomandato dando agli Stati uniti il compito di guidare la transi-zione verso le energie sostenibili. L’Italia deve essere tra ipaesi protagonisti di questa transizione, protagonista di unnuovo modello di sviluppo che mette al centro l’ambiente,la qualità, la cura del territorio, il rispetto delle regole, le co-munità. Un’ultimissima considerazione più generale: tutti sap-piamo quanto il turismo vive di un sistema integrato diinfrastrutture, di trasporti, di accoglienza. Sappiamo in qualesituazione di profonda difficoltà sono i nostri comuni, spessocostretti a ridurre i servizi offerti, per i danni inferti ai loro bi-lanci dalla eliminazione dell’ici ai più abbienti fatta dal governoBerlusconi. Non possiamo pensare di promuovere il turismonelle nostre città se non migliora il livello dei servizi offerti atutti i cittadini nel trasporto pubblico, nell’illuminazione, neldecoro urbano e gli esempi potrebbero continuare. La qua-lità nella vita di una città va migliorata per chi lì vive e lavoraed è anche condizione necessaria per poter accogliere al me-glio i turisti, i viaggiatori che vengono a visitarci. Anche perquesto è essenziale una seria politica per le città.

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Ritengo necessario premettere che probabilmente le mieconsiderazioni non piaceranno o comunque trasmetterannoun po’ di tristezza. Tempo fa mi sono speso a favore deglistabilimenti balneari, poiché so perfettamente che costitui-scono un tassello fondamentale nel quadro dell’economia delturismo e nel rapporto tra turismo e cittadini. Proprio perquesto, quindi, ho sempre sottolineato la necessità di trovare,anche se con difficoltà, un equilibrio tra le esigenze del mer-cato, le esigenze delle imprese e le esigenze dei cittadini.Questi ultimi hanno bisogno di un mercato in cui ci sia unasana competitività e devono avere la possibilità di usufruiredi servizi e offerte sempre più qualificati e chiari. Poi c’è ancheun altro aspetto della questione che deve essere affrontato:quello dei prezzi e delle tariffe. Questo aspetto, infatti, è im-portantissimo per la competitività non solo in Italia ma anchenel contesto internazionale, in cui siamo scesi al quinto-sestoposto per la quantità di ricettività turistica. Oggi quindi dob-biamo parlare di cose concrete, come lavoro e sviluppo, edè importante che io ringrazi Armando Cirillo e l’intero Di-partimento Economico del Partito Democratico per avercidato l’occasione di discutere di temi chiave per il nostroPaese, essendo per quanto mi riguarda il settore del turismofondamentale per la nostra economia in senso lato. Io mitrovo tutti i giorni a dover discutere su banche e derivati eho modo di constatare quanta ignoranza ci sia: oggi tutti sem-brano capaci di esprimersi sui derivati ma quando invece bi-sognava parlarne veramente, dopo le denunce alla Consobe a Bankitalia, allora tutti tacevano.

A questo punto, visti i tempi a disposizione, voglio arrivarerapidamente al nocciolo del mio intervento. Come è emersoanche dalla relazione di Armando, e vale la pena sottolinearlodi nuovo, il 2012 è stato un anno terribile per le famiglie ita-liane, anche rispetto alla fruizione dei servizi turistici. Dallenostre indagini si evince che la domanda di mercato è cam-biata: non solo è stata rilevata una drastica riduzione in terminiquantitativi – lo scorso anno solo il 33% delle famiglie hannoavuto la possibilità di andare in vacanza! – ma anche in rela-zione alla qualità. Il crollo del potere d’acquisto che si sta ve-rificando è micidiale: dal 2008 ad oggi c’è stata una riduzionedel 13,2%. A questo proposito mi complimento con Fassina,che è intervenuto sula questione del lavoro, perché solo cosìpossiamo uscire da questa situazione. A fronte di tale cadutadel potere d’acquisto, dunque, sono i prezzi e le tariffe chestanno rendendo non concorrenziali molte sezioni del set-tore turistico rispetto alle offerte di Croazia, Spagna e Francia,

dando luogo ad un trend che appena qualche anno fa erainimmaginabile. Detto ciò, vorrei sottolineare un aspettodella questione: non bisogna cedere alla tentazione di daremaggiore importanza alla domanda di mercato rispetto all’of-ferta o viceversa. Non deve esserci una supremazia di unodei due elementi, devono andare di comune accordo ed ènecessaria l’interazione tra domanda e offerta. Perché si puòmettere in piedi l’offerta migliore del mondo ma se i cittadinisono deboli sotto il profilo del potere d’acquisto riceveretesolo risposte negative. E non è giusto che accada questo, per-ché al malessere delle famiglie si aggiunge quello delle im-prese. Quindi se non c’è potere d’acquisto non c’è offertache tenga. Allo stesso modo si può invece presentare un pro-blema di qualità dell’offerta: se, come avveniva qualchetempo fa, il potere d’acquisto c’è ma non viene accompa-gnato da un’offerta qualificata, chiara e trasparente, la do-manda stessa tende a fuggire e a spostarsi verso altre meteturistiche. Ecco perché ritengo che sia necessario mettere inpiedi ragionamenti più appropriati e più approfonditi rispettoa questo argomento. La questione degli stabilimenti balneariè importante e deve essere affrontata, tuttavia ci sono anchealtri temi che devono essere fronteggiati con determinazione,come quelli infrastrutturali. Ad esempio non si è fatto riferi-mento alla questione del Meridione: come è già stato detto,nel Sud Italia ci sono luoghi fantastici ma i collegamenti ferro-viari con queste zone sono inadeguati e insufficienti. Con-cludendo, vorrei che si approfondissero in modo sistematicotante questioni relative a questo settore, che rappresenta unelemento di importanza capitale per il benessere delle fami-glie e di tutto Paese.

Rosario TrefilettiPresidente Federconsumatori

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Grazie a tutti voi che siete qui oggi, così numerosi. Grazie adArmando Cirillo, non solo per aver organizzato quest’appun-tamento, ma perché credo sia chiaro a tutti voi che la qualitàdella discussione e della proposta programmatica che abbiamofatto oggi, non sono improvvisate, ma frutto di un lavoro cheè andato avanti per anni e che ha avuto sempre, e di questovi ringraziamo, il vostro apporto prezioso, sia a livello nazionalesia a livello territoriale. Noi avevamo pensato a questa data prima che fosse tolta la fi-ducia al Governo Monti, e quindi non prevedevamo di esserein campagna elettorale. Abbiamo però voluto mantenerla, no-nostante la campagna elettorale, perché, per quanto possa nonessere il modo più efficace per andare sui giornali o sui tele-giornali, vogliamo discutere dei problemi delle persone, dellepersone che lavorano, dei lavoratori, delle imprese, delle fa-miglie. E’ stata una mattinata un po’ vivace, ma siamo abituatialle critiche, anche alle proteste. Sappiamo che i problemi sonomolto seri, c’è tantissima sofferenza in giro: in questi anni noici siamo stati in mezzo alle persone che lavorano, alle imprese,ai lavoratori, per provare a trovare soluzioni praticabili. Nonc’è sfuggito negli anni il livello di sofferenza di chi lavora comelavoratore o come imprenditore. Sarebbe facile soffiare sullasofferenza delle persone: siamo abituati a vedere l’opportuni-smo, la reinvenzione quotidiana di personaggi improbabili. Noiabbiamo scelto un metodo di lavoro diverso, fondato sul con-fronto. Il dialogo sociale non rappresenta una perdita di tempoo una pericolosa apertura alle spinte lobbistiche. Noi riteniamoche il dialogo sociale sia la condizione per fare buone leggi einterventi, per capire le priorità, per convincere i propri inter-locutori quando ci sono scelte difficili da portare avanti. Oggi non siamo semplicemente dentro una lunga crisi, e sba-glia chi pensa che sia una parentesi, per quanto lunga e dolo-rosa. Non si ritornerà alla situazione pre-crisi. Ci troviamo inuna transizione, sta cambiando il contesto in cui ciascuno di noiopera. Questo deve essere chiaro. La risposta non può esserela resistenza. E’ una risposta che non paga in nessun ambito.Non mi riferisco specificatamente alle filiere produttive di cuiabbiamo parlato oggi. E‘ una discussione generale, che devesollecitare tutti noi a un atteggiamento aperto alle sfide. Io sonoconvinto che transizione non voglia dire “andare verso ilbasso”, non implichi un ridimensionamento delle condizioni divita dei lavoratori, delle imprese. Può essere anche una stra-ordinaria opportunità: tutto dipende da come rispondiamo.L’Italia ha le potenzialità per cogliere i potenziali benefici chequesta transizione offre. E’ evidente che l’ambito turistico è attraversato in modo tra-

sversale da spinte e da esigenze innovative molto diverse. C’èun problema macroeconomico: è difficile pensare che senzasviluppo ci possa essere un ambito che cresce. E’ difficile pen-sare che quando in un paese i consumi alimentari si contrag-gono negli ultimi due anni dell’otto-nove per cento, ci possaessere una domanda in crescita per una parte di questo paese.C’è un capitolo macroeconomico che va affrontato, che passa,per fortuna o purtroppo, per Bruxelles. Questo capitolo im-plica un cambiamento dell’agenda di politica economica, e que-sto è un punto distintivo della nostra sfida. Noi riteniamo chela politica economica che prevale oggi in Europa sia una politicaeconomica su una rotta sbagliata. I debiti pubblici stanno au-mentando ovunque, nonostante l’inasprimento delle tasse e itagli alle spese. Questo è il primo punto generale, ma con ri-flessi sui singoli ambiti particolari: bisogna rianimare l’economiareale, altrimenti i risultati di finanza pubblica peggioreranno eci avvitiamo in una manovra dietro l’altra. E’ una questione distrategia macroeconomica che va reimpostata mettendo alcentro il lavoro e l’impresa. Noi rischiamo di perdere definiti-vamente pezzi di capacità produttiva di questo paese. Occorre anche definire un contesto che aiuti l’iniziativa del sin-golo imprenditore. E’ evidente che per noi la logistica è un han-dicap straordinario, per tutto il Paese: sia per il Nord, la partepiù attrezzata, ma che comunque è meno attrezzata di quelloche dovrebbe essere, sia per il Sud, dove non ci sono collega-menti. Questo punto della logistica e dei trasporti è decisivo:dovremmo mettere mano a un Piano dei Trasporti che per-metta, ovviamente non in sei mesi o in un anno, di coprirearee oggi non collegate. E poi tra i tanti punti sistemici, ne in-dico solo un altro. La situazione delle città, la qualità del vivereurbano. Quello che è successo sui rifiuti a Napoli è stato peg-giore di una qualunque campagna di marketing negativa si sa-rebbe potuto immaginare. La qualità del nostro tessuto urbanoè un tassello decisivo per sostenere quella domanda di servizituristici alla quale puntiamo.Poi ci sono misure di carattere specifico. Noi crediamo che,seppur perfettibile, ci siano margini di miglioramento del PianoStrategico elaborato. Ci sono elementi che si possono miglio-rare. E’ una strategia cui vogliamo dare seguito. Tra gli aspettispecifici c’è certamente quello della governance: non c’è dub-bio che abbiamo avuto un problema di risorse in questi anni,e sarebbe sbagliato negarlo. Ma abbiamo avuto soprattutto undeficit di coordinamento e di capacità di fare squadra e aggre-dire i mercati che potrebbero offrire grandi potenzialità. Noiriteniamo che le funzioni di coordinamento nazionale debbanoessere più robuste, ovviamente coinvolgendo, a partire dalle

Stefano FassinaSegreteria Nazionale PDResponsabile Dipartimento Economia e Lavoro

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Regioni, le principali città interessate. Ma ci deve essere unaregia nazionale robusta, non solo per la promozione, all’in-terno del Ministero dello Sviluppo Economico. Serve una po-litica industriale in questo ambito, e un coordinamento deglialtri Ministeri che concorrono a definire questa strategia com-plessa. E su questo intendiamo intervenire, se necessarioanche modificando il titolo V della Costituzione. Da questopunto di vista, l’esigenza del coordinamento nazionale è deci-siva, altrimenti anche quelle poche risorse a disposizione di-ventano poco utili ai fini degli obiettivi che vogliamoraggiungere. Oltre alla governance ci sono altri aspetti specifici.In questa transizione, non possiamo concentrarci sulla com-petizione di costo. Non vuol dire che i costi o l’IVA non sianorilevanti per i servizi, ma dobbiamo puntare sulla qualità. L’Italiaritrova una collocazione forte ed espansiva nei mercati globalise scommette sulla qualità e nessun ambito come questo hale potenzialità di valorizzare la qualità. Ci sono alcuni questioni attinenti al fisco. Noi non abbiamoproposto nel nostro programma la cancellazione dell’IMU,perché sarebbe una promessa irrealistica, e proviamo a farepromesse credibili. Abbiamo proposto di riorganizzare l’IMU.Vogliamo portare l’IMU sui beni strumentali delle imprese allostesso livello dell’IMU sulla prima casa. Perché il bene strumen-tale non può essere paragonato a una seconda abitazione, marappresenta un asset essenziale. Riteniamo sia utile rintrodurree semplificare il credito d’imposta per gli investimenti. Vogliamoriaprire quel capitolo eliminando il click day, che aveva intro-dotto Tremonti e che aveva di fatto svuotato il credito di im-posta. La terza misura ha a che fare con il credito, perché lasofferenza delle imprese più piccole rispetto all’accesso al cre-dito è sofferenza vera. La situazione del sistema bancario èmolto complicata, e richiede che vada modificato e responsa-bilizzato rispetto al finanziamento delle attività reali. Occorreripatrimonializzare i Consorzi Fidi, che hanno svolto una fun-zione importante in tante parti del territorio. Pensiamo ancheal ruolo della Cassa Depositi e Prestiti, come fonte di garanziadi accesso al finanziamento a tassi non proibitivi. Dovremmoriaprire la discussione con la Commissione Europea, rispettoalla drammatica vicenda delle concessioni demaniali a scopoturistico ricreativo, perché riteniamo che non sia stata sufficien-temente affermata e riconosciuta la specificità delle imprese ita-liane in questo ambito. Noi siamo un Partito che crede che laconcorrenza possa funzionare bene, per chi fa impresa e peri consumatori. Il punto è in quale quadro s’iscrive, perché sela concorrenza è al ribasso, fa male all’impresa, ai lavoratori, einevitabilmente agli utenti. Vogliamo riaprire questo capitolo edare certezze agli operatori. Perché peggio di tutto è l’incer-tezza che non consente di fare investimenti. Concludo riprendendo il punto iniziale. Siamo in una fase ditransizione. E’ necessario fare un’alleanza tra la politica che sifa carico delle sue responsabilità e interviene sulle condizionidi contesto con politiche specifiche, e i produttori, chi fa im-presa, chi lavora. Non abbiamo un’altra possibilità. O in tempirapidi riusciamo contestualmente a definire una strategia e adaffrontare l’emergenza drammatica, oppure perdiamo una

lunga fase davanti a noi. Sarebbe sciagurato, ci sono tutte lecondizioni per fare bene, e vogliamo continuare questo per-corso con voi. Vi ringrazio.

Il turismo è fruizione dei territori, con le loro identità, i servizie le produzioni tipiche; conseguentemente, la qualità del ter-ritorio, col suo patrimonio ambientale, artistico e culturale,le possibilità di accesso, i servizi civili e quelli ricettivi, sono lecomponenti di base che determinano la qualità del prodottoturistico.Va sottolineato il fatto che, il “consumo turistico” rispondeprevalentemente a bisogni culturali quali la scoperta della bel-lezza, di nuove realtà ambientali, sociali e culturali, la socia-lizzazione, l’autorealizzazione, la crescita dell’individuo.Tutto ciò viene penalizzato da: costi del prodotto Italia, propridi un Paese avanzato, alti costi di investimenti, servizi, lavoroe per oneri fiscali e parafiscali;. piccola dimensione delle im-prese ricettive, alta stagionalità e ridottissima fruizione del po-tenziale meridionale, delle aree interne e di quell’Italia dettaminore ma con la Maiuscola, che caratterizzano il turismonazionale.Non si è mai attivata una specifica politica di coordinamentodell’offerta e di sostegno alla domanda, se si escludono gli in-terventi benemeriti dei Comuni, a favore delle categorie piùdeboli. Per altro, solo le associazioni, istituzioni, imprese,cooperative, enti non profit che si dedicano al mondo del tu-rismo sociale, senza contributi pubblici, si sono fatti carico diconsentire l’accesso alle attività del tempo libero e al turismo,a tutti i cittadini. A fronte della buona volontà, i limitati sforzimessi in campo, si trovano a far fronte ad un mercato dalledimensioni mondiali, ove nascono, ogni giorno, nuovi e ag-guerriti concorrenti.Pertanto, la competitività, nella società della comunicazionee della mobilità, può essere vinta solo disponendo di coor-dinamento, grandi risorse economiche e tecniche. Solo ilpaese Italia inteso come un unicum, nel suo insieme, in cuiil turismo venga considerato quale settore di punta, puòreggere una tale sfida. Per le considerazioni di cui sopra unapolitica di settore richiede:- l’attivazione di sistemi turistici locali, partendo dalla qualifi-cazione e riqualificazione deil territorio, sotto il profilo pae-sistico ambientale, urbanistico, architettonico, artistico, deipresidi agricoli, e la dotazione dei servizi e strutture ricet-tive, premessa indispensabile per migliorare l’offerta turi-stica locale. Si possono prevedere alcuni interventi pilota,concentrati in aree specifiche del mezzogiorno e in alcunezone strategiche del centro-nord, per la riqualificazionecomplessiva del prodotto. Ciò significa dotarsi di sufficientirisorse economiche e sviluppare grandi capacità di coordi-namento degli interventi tra le varie amministrazioni dello

Stato, delle Regioni e dei Comuni, coinvolgendo sistemati-camente gli operatori privati e il mondo del non-profit. Inogni caso, la priorità generale, nell’impiego delle risorse,deve essere indirizzata al miglioramento della qualità deiterritori, alla loro fruizione e accessibilità.- In questo contesto, è opportuno prevedere interventi spe-cifici per il superamento della stagionalità, in accordo con leamministrazioni locali, con le imprese turistiche e quelle deitrasporti, con il mondo del turismo sociale, con i tour ope-rator e con i sindacati.- La messa in rete dei territori, per una comunicazione siner-gica in grado di promuovere e valorizzare le identità di tuttie ognuno, con le peculiarità, unicità, tipicità e offerte.- Gli interventi a favore delle imprese, risulteranno efficaci sesi concentreranno nel migliorarne la qualità, calmierando eriducendo i costi di esercizio, operando principalmente econtemporaneamente, sui versanti della qualificazione degliaddetti e su quello della costituzione di reti di servizi territorialie nazionali, con particolare attenzione alle forme cooperati-vistiche e consortili. E’ necessario, inoltre, armonizzare le ali-quote IVA e le altre imposizioni a livello europeo nonchérimodulare IMU anche con riferimento del valore commer-ciale dell’attività svolta e non solo in base ai valori catastali.- Una forte, selezionata, coordinata e sinergica presenza suimercati esteri. Forse, va ripensata la riforma dell’ENIT nelcontesto del potenziamento generale della presenza delPRODOTTO ITALIA all’estero. - Una politica di sostegno della domanda interna che non silimiti alla pura e semplice promozione del prodotto Italia, at-tivando, obbligatoriamente, reali meccanismi di sostegnoeconomico alla domanda interna; a partire dai Buoni Va-canze, approvando celermente le proposte di legge presen-tate al Parlamento, anche al fine di favorire gli accordi dicollaborazione con gli altri Paesi europei nei quali l’esperienzadei buoni si è già realizzata. - Il 45% degli italiani non accede al turismo e una quota con-sistente del restante 55% riduce progressivamente i periodidi vacanza, e l’esperienza degli altri paesi Europei ha dimo-strato la validità di tale scelta, sia dal punto di vista sociale (ildiritto alla vacanza per tutti), sia dal punto di vista economico,potenziando il settore, riducendo fortemente la stagionalitàe incrementando le stesse entrate fiscali.

Il sistema dei Buoni Vacanze in Francia, in Svizzera e in altripaesi europei, gli incentivi per lo sviluppo di specifiche for-mule ricettive, la parziale o totale detassazione del risparmio

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Benito PerliPresidente Fitus – Federazione Italiana turismo Sociale

turistico e dei contributi aziendali per le categorie di cittadinie lavoratori meno abbienti, hanno permesso l’accesso al tu-rismo di milioni di nuovi utenti e costituiscono ancora oggiuno degli elementi sui quali poggia lo sviluppo del turismo inquei paesi. Il Sistema Buoni Vacanze vuole e può realizzare:- per gli utilizzatori, la possibilità di accedere più facilmentealla vacanza e ai viaggi, con costi più contenuti e distribuiti neltempo, oltreché con maggiori garanzie qualitative;- per gli enti pubblici, la possibilità di spendere celermente ifondi destinati a vacanze e cure climatiche, per particolari ca-tegorie disagiate, senza le lungaggini delle gare d’appalto, la-sciando la scelta finale dell’esercizio turistico al beneficiario,sempre nell’ambito di un elevato standard di qualità;- per il mondo del lavoro, il miglioramento delle relazioniaziendali, e la decontribuzione e defiscalizzazione di parte delsalario, diretto o indiretto;- per i pensionati, la riduzione dei costi delle vacanze;per esercizi e operatori turistici, l’incentivazione alla desta-gionalizzazione del mercato, la crescita degli indici di occu-pazione delle strutture e l’aumento generale della clientela;per l’intero settore, un importante strumento di sviluppo eriequilibrio territoriale e stagionale.

Il mondo del Turismo Sociale, rappresentato dalla FITuS edalle 15 grandi Associazioni Nazionali ad essa aderenti, è unagrande realtà sociale ed economica che nasce dai valori dellasolidarietà, della socialità, della responsabilità e della sosteni-bilità.Rappresenta milioni di cittadini iscritti alle Associazioni ade-renti, giovani, anziani, famiglie e lavoratori, migliaia di circolio gruppi territoriali, migliaia di case per ferie e ostelli per lagioventù; le attività complessive del comparto superano il mi-liardo di euro, senza considerare i volumi gestiti da organismiterritoriali non direttamente rappresentati nazionalmente,quali parrocchie ed altre aggregazioni locali. Il potenziale delTurismo Sociale, può essere ulteriormente valorizzato a fa-vore di progetti nazionali e territoriali che puntino all’ammo-dernamento e all’ampliamento dei settori di offerta turistica,rappresentati dagli Ostelli della Gioventù e dalle Case perFerie, di quelli indirizzati a favorire la pratica turistica delle fa-miglie, dei giovani, degli anziani, dei lavoratori e a valorizzarele località minori delle zone interne e del meridione d’Italia.La questione istituzionale emerge con grande forza, le indi-scusse esigenze di definire una politica globale per il settore,richiedono soluzioni più coraggiose e funzionali di quelleadottate con la costituzione del Comitato Nazionale per ilTurismo. A nostro giudizio, è necessario definire, a monte,un primo principio di carattere generale, riguardante la tito-larità statale a svolgere le funzioni di coordinamento ed indi-rizzo di tutte le attività demandate alla pubblicaamministrazione locale o centrale, indipendentemente dallecompetenze istituzionali. È un principio più volte sancito dallaCorte Costituzionale, anche dopo le modifiche apportate altitolo V della Costituzione, e applicato in nazioni realmentefederate quali gli Stati Uniti d’America e la Svizzera. Definito

tale principio, è necessario individuare un referente gover-nativo autorevole, con compiti di coordinamento intersetto-riale (vedi multisettorialità del turismo), e di raccordopermanente con Regioni e Comuni, allo scopo di definire egestire una politica nazionale per il comparto, rendendo co-genti gli indirizzi di politica generale, nonché le decisioni am-ministrative, quali la classificazione degli esercizi alberghieried extralberghieri (es. Case per Ferie ed Ostelli per la Gio-ventù), la qualificazione e l’esercizio delle professioni, l’agibilitàdegli operatori privati e delle associazioni non-profit.

In questo contesto, si colloca la richiesta di avviare con ur-genza il necessario confronto con le Regioni e i Comuni, perdefinire un quadro di riferimento omogeneo per le legisla-zioni regionali di settore, che valorizzi il ruolo sociale ed eco-nomico del Turismo Sociale, ne promuova lo sviluppo, e loconsideri protagonista di specifici progetti settoriali e territo-riali.

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Come ha detto Armando Cirillo abbiamo costituito un nuovoaggregato turistico che non si aggiunge a quelli esistenti maaccorpa in sé le cooperative aderenti alle tre centrali (Con-fcooperative, Lega Coop e AGCI) ed è in questa veste quindiche parlo. Abbiamo compiuto un’operazione di semplifica-zione della rappresentanza che credo possa essere utile. Noiabbiamo partecipato volentieri a questa conferenza, chedevo dire è l’unica occasione, da quanto mi risulta, per par-lare di turismo in questa fase pre-elettorale. Quindi va rin-graziato il Partito Democratico per averla organizzata, e ilsuccesso di partecipazione e di interventi dimostra che tuttiabbiamo voglia di parlare di turismo, tutti abbiamo voglia diparlare e di confrontarci, e ci fa piacere di essere ascoltati. Iomi auguro che il PD dia continuità a questa esperienza, masono sicuro che lo farà, perché Cirillo in questi anni ha svoltoun lavoro molto forte, molto continuativo per mantenere at-tento il mondo del turismo sui suoi problemi.

Dico solo tre cose molto rapidamente: una sulla governance,noi crediamo che debba essere a carattere nazionale. Que-sto non significa che si debba procedere alla modifica dellaCostituzione, io credo che il coordinamento delle Regioni,la Conferenza delle Regioni sia in grado, se lo vuole, di espri-mere una politica nazionale. Lo si è visto nel documento chela Conferenza ha presentato in risposta al Piano Strategicodel Ministro, quanto possano le Regioni insieme elaboraredei documenti di altissima qualità e di altissimo valore. Re-centemente mi è capitato un fatto, voglio raccontare questobrevissimo aneddoto, sono stato invitato dall’Unesco in un’al-tra mia veste a tenere una conferenza ad Ankara, c’erano tre-cento persone, c’era il Ministro del Turismo della Turchia, ilquale ha annunciato e descritto il Piano quinquennale. Cosafaremo con i porti, gli aeroporti, le ferrovie, le autostrade.Cosa faremo per il mare, le montagne, le terme, i laghi, glialberghi… E l’ultima slide era la Turchia al quinto posto conil sorpasso dell’Italia per arrivi e presenze! Noi ce la sogniamouna cosa così. A parte che io lì sono sprofondato in una bo-tola, ero per altro l’unico italiano presente. Questo significapoter governare il turismo in tutti i suoi aspetti. Credo cheavesse ragione Errani questa mattina nel dire che c’è da go-vernare delle parti di turismo in modo unitario, unificato, cideve essere unitarietà sulle figure professionali, sulle classifi-cazioni alberghiere, sulla promozione, sul sistema informa-tivo, ci deve essere un’interrelazione con gli altri compartidell’economia e della società che dialogano con il turismo,vale a dire l’ambiente, la cultura, i trasporti, le produzioni

agroalimentari, e questo però credo possa essere anche ilfrutto di una concertazione tra Stato e Regioni. L’altra cosa è sul tema della sostenibilità, qui Armando devodirti francamente, il tema della certificazione è importante,ma io credo che non sia sufficiente. Tutte le politiche devonoessere ispirate al tema della sostenibilità, come vuole anchel’Europa, ma la sostenibilità non risponde solo a un tema dinatura etica, e cioè che bisogna difendere il paesaggio, difen-dere l’ambiente, eccetera…no, è un elemento fortissimo dicompetitività, perché la sostenibilità del prodotto turistico èuna componente del prodotto turistico, non è un contestoin cui si sviluppa l’attività turistica. L’ultimo tema su cui vogliosoffermarmi è la questione delle reti. Anche questo è untema affrontato da Errani. Per noi come movimento coope-rativo l’aggregazione delle imprese sul territorio rappresentauna missione, noi siamo fortemente radicati sul territorio, male imprese turistiche presenti sul territorio hanno la possibilitàdi collaborare in termini di complementarietà, di integrazione,di arricchimento del prodotto; creare quei club, quelle reti,quei consorzi, la forma giuridica non è importante, per poipoter competere in modo più aggressivo sul mercato.

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Maurizio DavolioPresidente Legacoop Turismo

Buongiorno a tutti. Il mio ringraziamento è ovviamente perl’invito a questa conferenza, ma si fa più sostanziale perché siestende anche al fatto che questo Partito è stato l’unico sog-getto politico che in questi anni ha dedicato costantementeenergie e una struttura permanente al tema del turismo. Mipare di poter dire che ha iniziato da tempo a non vedere piùil turismo come un marginale fenomeno di costume da trat-tare a tempo perso, ma per quello che è, ossia uno dei prin-cipali settori economici potenzialmente trainanti dell’interaeconomia nazionale. Settore strategico, lo si è detto e lo si èsentito dire mille volte. Do volentieri atto per quello che ri-guarda il mio punto di osservazione che questo impegno dianalisi, di relazioni e di proposte si è sviluppato sì verso ilmondo delle imprese, ma anche cercando interlocuzioni conle associazioni di rappresentanza degli interessi e dei dirittidei consumatori. Anche spesso accogliendone spunti, stimo-landone la riflessione e condividendo percorsi. Detto questo,do per scontato che ognuno faccia legittimamente, e debbafarlo legittimamente, il proprio mestiere, e il mestiere nostrocome associazione di consumatori, lo dico a una platea com-posta prevalentemente da imprenditori e associazioni di ca-tegorie di imprese, il nostro mestiere è anche quello di porcicome controparte del mondo delle imprese quando rite-niamo che vengano assunti comportamenti e condotte lesivedegli interessi e in danno dei cittadini turisti consumatori viag-giatori, è stato sottolineato questa mattina come definizione.Voglio dire, se partiamo dalla considerazione iniziale, cioè alguardare al turismo come settore economico strategico, al-lora entriamo in un’ottica che travalica anche il nostro dipunto di vista della mera e semplice tutela dell’interesse e deldiritto del turista, del consumatore insoddisfatto. Parliamo delfatto che il rilancio del settore non può che passare attraversolo sviluppo e la valorizzazione della qualità dei servizi offertae del contesto in cui questi servizi vengono proposto. E guar-date che la qualità e il creare le condizioni perché le impresepossano sviluppare la qualità non è soltanto interesse delleimprese stesse nell’attirare il cliente, dico una cosa ovvia sedico che la soddisfazione del cliente è il presupposto per ve-derlo tornare. Ma la qualità dei servizi e per quello che ri-guarda la politica, la capacità di creare le condizione per cuiquesta qualità possa esprimersi, è anche il primo dei dirittidei consumatori, di cui tutti gli altri diritti sono un corollario,seppur importante. Su questo terreno, quello del rilancio delsettore, attraverso la leva della qualità, credo che possano edebbano svilupparsi convergenze e un confronto anche dia-lettico, ma sicuramente positivo e fruttuoso, tra il sistema

delle imprese e le istanze delle rappresentative dei consu-matori. I temi da affrontare, che sono stati lasciati marcire daigoverni precedenti, sono quelli che tutti in questa sala ab-biamo ben presenti, e il documento programmatico del PDmi pare inquadri correttamente. Faccio soltanto alcuni spot,perché ciascuno di questi temi meriterebbe ovviamente unasessione e un tavolo di confronto specifico. Governance Na-zionale: sulla necessità di superare finalmente l’annoso con-flitto istituzionale tra Stato e Regioni pare che non ci sia altroda aggiungere. Condividiamo in questo senso sia la sottoli-neatura dell’urgenza di dare un nuovo assetto all’Enit, sial’ipotesi di un dipartimento incardinato nel Ministero delloSviluppo Economico, proprio per dare il segnale di quella tra-sversalità e di quell’integrazione, cui faceva accenno anche ilPresidente Errani. Sostegno alle microimprese: trovo curiosoche qualcuno, come ho letto nei giorni scorsi, pensi che so-stenere le micro imprese significhi svilupparle in medio-grandi. Il carattere micro è proprio quello che ha fatto grandeil tessuto economico di questo Paese, quindi credo vadanovalorizzate per quello che sono e non per quello che nonsono. E quindi attraverso anche incentivi alla modernizza-zione delle strutture e all’acquisizione della struttura in affitto,ma anche con la creazione e l’incentivazione di reti di serviziche consentano il raggiungimento di quelle economie di scalache sarebbero invece precluse dalle dimensioni. La valoriz-zazione del patrimonio storico, artistico, paesaggistico di que-sto paese che costituisce la peculiarità e la materia prima dellanostra industria turistica. La soluzione dell’annosa questionedelle concessioni demaniali, sulla quale non ritorno, perchéè già stato detto quasi tutto, ma su cui credo che anche leassociazioni dei consumatori, abbiano, rispetto alle cose chesono state dette stamattina, più punti di convergenza diquanto spesso si creda, nel quadro di un esame delle pro-blematiche legate alle coste che vanno anche al di là delleconcessioni demaniali.

La rivisitazione del sistema dei buoni vacanza rappresentaun’altra opportunità su cui impegnarsi, anche qui nell’inte-resse comune dei consumatori e del sistema turistico nel suoinsieme. Un accenno merita la richiesta – avanzata dalle As-sociazioni di consumatori e condivisa da Astoi - di riforma delFondo di garanzia oggi limitato ai pacchetti turistici e alimen-tato in modo insufficiente e poco trasparente e che è neces-sario estendere al trasporto aereo. E citando il trasportoaereo non si può non citare il coacervo di problemi che loriguardano e che richiedono di essere affrontati in modo or-

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Roberto BarbieriResponsabile turismo Movimento dei Consumatori

ganico e strutturale: riforma del sistema aeroportuale; colle-gamenti col trasporto terrestre; smarrimento bagagli e servizia terra; l’irrisolta questione Alitalia, cui fa da contraltare l’ag-gressività fuori controllo di molte compagnie Low Cost, siaverso i propri clienti, sia verso le imprese turistiche e gli Entilocali. Per quanto ci riguarda, il dialogo è già aperto con al-cune delle principali associazioni di categoria del settore(ASTOI – ASSOTRAVEL – FIAVET). Sappiamo di avere quiun interlocutore politico attento. Ci auguriamo, e auguriamoa tutto il comparto, di avere – nella prossima legislatura - uninterlocutore istituzionale a livello di governo che sia consa-pevole del ruolo che il turismo ha nello sviluppo del paese eche sia motivato ad ascoltare, recepire e valorizzare le istanzedei soggetti sociali e a farne sintesi nell’interesse generale delpaese.

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Buon pomeriggio. Io avevo avuto modo di partecipare allaconferenza di quest’estate messa in piedi sempre dal PartitoDemocratico, relativamente alle problematiche del turismo.Credo che il tema del Turismo debba essere posto all’atten-zione non solo della politica, ma delle strategie che questopaese deve affrontare per uscire fuori dalla crisi. La Fisascat Cisl,insieme ai colleghi della Filcams-Cgil e della Uiltucs, da tempoandiamo dicendo e affermando, nel momento in cui rinno-viamo i contratti, che dobbiamo insieme alla controparte, chie-dere di mettere al centro dell’azione del governo le politicheturistiche, per la risorsa che il settore rappresenta per il nostroPaese. Quindi, proprio all’interno della contrattazione, ab-biamo da tempo condiviso anche degli obiettivi per riuscire apuntare alla destagionalizzazione, puntare alla definizione deicalendari turistici dei diversi Comuni, anche attraverso un con-fronto decentrato. Bisogna dare la possibilità ai diversi soggettidi valorizzare al massimo le diverse risorse presenti all’internodel territorio, attraverso un confronto, attraverso una gestionedi queste risorse, attraverso l’individuazione di iniziative voltea sviluppare queste risorse. Contemporaneamente abbiamomaturato l’idea che la politica del turismo debba avere un co-ordinamento attraverso un Ministero vero e con portafoglio,perché riscontriamo che c’è troppa frantumazione e sperperodi risorse da parte di troppi soggetti, senza che sia garantita unavera promozione del brand Italia. E’ assolutamente importanteriprendere questo tema, visto che siamo alla vigilia delle ele-zioni, bisogna mettere al centro queste tematiche. Conclu-dendo questo tema, noi rivendichiamo un’azione forte digoverno nel settore del turismo.

Nello sviluppo del settore c’entra anche il tema del rinnovodel contratto collettivo. Dire che è importante avere un con-tratto collettivo di settore, vuole dire che le parti, imprendito-riale e sindacale ed anche la parte del governo, devono porreestrema attenzione per definire attraverso il contratto collet-tivo, tutte le tipologie di flessibilità necessarie per il settore, ri-conoscendone le giuste remunerazioni. Siamo stanchi diassistere, come sta accadendo recentemente, a forme di shop-ping contrattuale (ognuno si sente legittimato a scegliere edapplicare il contratto meno oneroso). Bisogna mettere al cen-tro il contratto, bisogna che i contratti siano fatti da sindacati,seri e capaci di rispondere alle esigenze, alle sfide che stannovenendo avanti, quindi capaci di riconoscere tutele ma nellostesso tempo di dare continuità nei rapporti di lavoro. Potreifare alcuni esempi. Abbiamo avuto due vertenze nazionali ri-solte con due strade diverse. Una, negativa, è stata la vertenza

NH, risolta con processi di terziarizzazione, conflitti, perditeoccupazionali ed abbassamento dei redditi dei lavoratori, l’altra,è stata una vertenza conclusasi con un accordo nazionale conla catena Starwood dove abbiamo dato flessibilità in cambio dirinuncia alla terziarizzazione. Io credo che quest’ultima sia lastrada virtuosa, anche con le controparti, per trovare le solu-zioni idonee a valorizzare le professionalità all’interno del set-tore. Professionalità per le quali stiamo lavorando perchéqueste trovino sempre spazio e continuità occupazionale al-l’interno del settore del turismo, per questo motivo abbiamoavviato a livello europeo un progetto di realizzazione del pas-saporto EUROPEO delle professioni turistiche. Stiamo cer-cando di abbinare il tema del passaporto europeo con ilprogetto di accompagnare la domanda-offerta di lavoro all’in-terno del settore del turismo. Lo scopo è creare strumenti af-finché si aiutino i lavoratori del settore, ma anche le imprese,a non disperdere professionalità importanti, ed a trovare facil-mente nuovamente occupazione. L’altra cosa importante chevogliamo mettere a disposizione di questo importante dibat-tito, è il tema del bacino turistico a cui attingere per garantirelo sviluppo del settore. Come Fisascat abbiamo cominciatoanche con degli esperti ad analizzare l’andamento di flussi tu-ristici stranieri, alle loro preferenze nei periodi che da noi sonoconsiderati di bassa stagione. Certamente, il nostro Paese hasubito in questa fase una grossa caduta dei flussi turistici, legataesclusivamente alla diminuzione dei flussi nazionali, cioè all’im-possibilità di molti lavoratori, di molte famiglie, di poter fare al-meno un po’ di giorni di vacanza fuori dal proprio luogoabituale di residenza. La caduta dei flussi nazionale eè total-mente dipendente dalla crisi, l’unica risposta che possa esseredata per affrontare questo tema e quello di ridurre il peso dellepolitiche fiscali. La politica fiscale deve portare a ridare, a farpagare meno tasse al mondo del lavoro e ridare più risorse ailavoratori affinché possano reinvestire in beni di consumo, ivicompreso l’aspetto del turismo e quindi ritornare a farsi al-meno una settimana di vacanza. Un aiuto in tal senso potrebbeessere la ripresa della questione dei voucher, dei buoni va-canza, questa è una questione importantissima. Se crediamoche ogni famiglia debba poter fare almeno una settimana di va-canza fuori dal proprio luogo abituale in cui vive, credo che lapolitica dei buoni vacanza sia assolutamente necessaria perdare una possibilità a tutte le famiglie. L’altra cosa, l’altra grandesfida in un mondo globalizzato che dobbiamo affrontare, è dicome attrarre in questo Paese questi grandi flussi di turisti chea livello internazionale non diminuiscono, ma aumentano. Ciòè legato all’affacciarsi della Cina e di altri grandi paesi in sviluppo,

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Giovanni Pirulli Segretario Generale Aggiunto Nazionale FISASCAT - CISL

al mondo del turismo, tutto ciò non è una cosa indifferente.Le ricerche ed i sondaggi effettuati dimostrano che per milionidi turisti stranieri è ancora al primo posto nel mondo, il desi-derio da parte di tutti di visitare l’Italia. Però questo è un desi-derio sempre più frustrato. Abbiamo fatto fare uno studio cheabbiamo pubblicato, nel quale si dimostra che l’aumento del-l’uno per cento di turismo straniero porta immediatamente inbassa stagione ad un incremento dell’occupazione aggiuntivanel nostro paese quasi del 3%. Immaginate che tipo di azionesi potrebbe fare se nelle politiche dello sviluppo noi poniamoattenzione in maniera assoluta a questo aspetto. Peraltro, devoevidenziare che le grandi città, da un punto di vista di affluenzadi stranieri, tirano molto. Recentemente l’ente bilaterale delturismo di Roma e del Lazio ha dichiarato che su Roma c’èstato un incremento annuale del 5% di turisti stranieri. Questoè un buon segno, non stiamo parlando di cose astratte, stiamoparlando concretamente di possibilità che ci sono e che vannosfruttate. Concludendo questo mio breve intervento a nomedella Fisascat CISL, l’augurio che faccio a tutti noi, perché è unbene del paese, l’augurio che faccio è che possiamo da unaparte sviluppare seriamente una seria di politica turistica, dal-l’altra, noi sindacato, insieme ai datori di lavoro, possiamo svol-gere seriamente, bene, il nostro compito di trovarerapidamente una soluzione contrattuale che sappia risponderealle sfide che abbiamo di fronte, in maniera tale da poter uscireda questa crisi che a tutti crea grandi problemi.

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Innanzitutto è un piacere partecipare ai lavori di questa con-ferenza e tentare di dare un contributo in un momento diconfronto ed elaborazione così alto e aperto. Che purtroppoda un po’ di anni si contano sulle dita di una mano nella vitademocratica di questo Paese. Sostituiti prima dall’unilaterali-smo decisionale e dalle convention promozionali e poi spe-cificatamente nell’ultimo anno sostituti dalle lezioni magistraliimpartite dal premier Monti e da buona parte della sua com-pagine ministeriale. La Filcams CGIL è balzata recentementeagli onori della cronaca per una polemica ampiamente stru-mentalizzata, rispetto alle assunzioni promosse da McDo-nald’s, veicolate a nostro avviso in maniera esageratamentepomposa attraverso una campagna mediatica che scomodaval’articolo primo della Costituzione. Ribadiamo la perplessitàsu questa operazione complessiva, non certo sul fatto cheun’impresa crei l’occupazione. Quale sindacato può esserecontrario alla creazione di posti di lavoro? Non certo la Fil-cams Cgil, che insieme alle altre federazioni è ogni giorno sulcampo per arrestare a volte con le mani nude lo tsunamidella crisi. Ma la polemica con McDonald’s va letta in con-troluce, ha fatto cioè emergere una sorta di pericolosa formamentis generalizzata, una deriva culturale nel Paese che valutail lavoro solo sul piano della quantità e non della qualità. La-sciando tralignare una sorta di rassegnazione che fa sì che unlavoro qualunque esso sia, sia sempre meglio di niente. Que-sta deriva è diretta conseguenza della crisi della rappresen-tanza da cui nessuno è esente, a partire dal sindacato. Dauna crisi economica che non ha portato con sé i germi di unasana e costruttiva solidarietà, ma che al contrario ha fomen-tato pericolosi individualismi, di troppa austerità mortificante,imposta dall’attuale governo, abbinata alla sua scarsa atten-zione all’interlocuzione sociale. Questa deriva è oggi il ne-mico con cui ognuno di noi deve fare i conti. Se davvero è ilmomento di invertire la rotta, come qui si diceva, a comin-ciare a parlare di crescita e di sviluppo, è anche il momentodi ripristinare la giusta collocazione del lavoro nel dibattito enella cultura collettiva di questo Paese. Se i dati della disoc-cupazione e tutti gli indicatori economici ci raccontano di con-dizioni paragonabili a quelle di un dopoguerra, non èinvocando e attendendo un Piano Marshall che possiamo tro-vare soluzioni, ma concentrandoci e mirando alle reali risorseche il sistema italiano offre. Il turismo è un giacimento mine-rario prezioso, su cui colpevolmente per molto tempo moltidegli attori sono stati miopi, nelle perizie geologiche, nelleazioni di scavo. Permettetemi il paragone improprio per cosìdire appunto geologico. Il recente Piano del Turismo presen-

tato dal ministro Gnudi è finito inesorabilmente e prevedibil-mente su un binario morto. Questo piano scontava un pec-cato originale, difficilmente emendabile: un verticismo che hatagliato fuori un’interlocuzione con chi il turismo lo compone,lo costituisce, lo fa: le imprese e i lavoratori. Noi, e intendodire imprese e sindacati, stiamo avviando i rinnovi dei con-tratti nazionali. In un contesto difficile di partenza, abbiamochiesto alle parti datoriali di condividere un perimetro che cipermetta di esprimerci con una voce sola. Quel perimetroè una parola spesso abusata, ma mai realmente praticata, eanche oggi già ampiamente citata: la governance. Il turismoha bisogno di valorizzazione, e questa valorizzazione, passainesorabilmente attraverso la politica. Il turismo ha bisognodi politica, di una politica che interloquisca in maniera attiva,proattiva e costruttiva fuori da ogni logica assistenzialistica,fuori da ogni vecchia diatriba di competenza tra Regioni,Stato, ministeri aboliti e, come l’araba fenice, rinati. Il nostroattuale contratto di lavoro si apre appunto parlando di go-vernance di settore, di iniziative volte a migliorare e struttu-rare l’offerta turistica del nostro Paese, dandole il ruolo divolano economico che solo in potenza ancora rappresenta.Non è puntando tutto, come il Piano del Turismo fa, sull’ap-peal del brand Italia verso i paesi stranieri che si rilancia unsettore in crisi. Bisogna porsi la questione di come rilanciarela domanda interna, che pesantemente e prevedibilmente ècrollata per gli effetti nefasti della crisi stessa. E’ necessario ra-gionare dei mutati costumi degli italiani, dei viaggiatori in temadi tempo libero e di vacanze, e riadattare rimodulare l’offertaa una domanda che è fisiologicamente cambiata nel tempo.Temi quali il turismo sociale, non più da leggersi come l’assi-stenzialismo dei Buoni Vacanza, di brambilliana memoria, macome un progetto di taglio europeo, che quello che vuoledare un contributo attivo alla possibilità del diritto delle per-sone di potere usufruire del diritto appunto alle vacanze, alleferie. Temi come la destagionalizzazione dell’offerta, vannoriscoperti, ragionati, in virtù di scenari complessivi in rapidaevoluzione. Anche ma non solo per effetto della crisi econo-mica. Il turismo è solo erroneamente definito settore, equindi destinatario di politiche settoriali. E’ quanto infatti dipiù intersettoriale esista, e merita pertanto un’osservazioneampia che tenga insieme e metta insieme interventi che ri-guardano infrastrutture, ambiente, patrimonio culturale, tra-sporti, valorizzazione del territorio e dei territori. Nonesistono ricette precostituite, di certo abbiamo il bilancio ne-gativo delle tante opportunità perse in passato. Di certo pos-siamo costruire insieme, se lo vorremo, un laboratorio

Cristian Sesena Segreteria Nazionale Filcams Cgil – Responsabile turismo

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condividendo l’obiettivo della riscoperta e della capitalizza-zione del patrimonio del turismo in Italia. In questo schemasi inserisce il lavoro, che nel turismo è ancora troppo spessoirregolare, discontinuo, segmentato e che con la sua fragilitàcontribuisce alla progressiva perdita di competitività chestiamo registrando. Sfatiamo un mito ampiamente diffuso. Ilsindacato, e in particolare la Filcams CGIL, non alza barricatedi fronte alla flessibilità. I contratti di lavoro firmati unitaria-mente alle altre federazioni sindacali, parlano, raccontano,nei fatti una storia diversa. La sfida della flessibilità noi l’ab-biamo raccolta da anni. Essa deve coniugarsi ormai e più chemai a forme di lavoro stabili, professionalizzato e formato checonsenta la qualificazione del settore anche attraverso la ma-nodopera. L’industria turistica e l’accoglienza non possonoessere delocalizzate fortunatamente, ma ciò non è ragionesufficiente per ritenere il lavoro come una variabile di spesa,su cui incidere inesorabilmente, legata alle fluttuazioni di unmercato che non offre più per nessuno visibilità. La sfida chenoi vorremmo lanciare in questa assise cercando di racco-gliere più interlocutori e alleati possibili è quella di condividerenon solo l’aspetto della salvaguardia dell’occupazione attuale,ma un implemento della stessa, aiutando ad abbassare quel-l’insopportabile percentuale di inoccupati e scoraggiati cherappresentano una ferita di civiltà, prima ancora che un datonumerico socialmente allarmante. Sarebbe facile accanirsisulla riforma Fornero, che credo il nuovo governo dovràquanto meno rivalutare nel suo complesso. Di norme in al-cuni casi contraddittorie, ma soprattutto del suo mancatocontributo a favore dell’occupabilità, a partire da quella gio-vanile. E per i nostri settori la ferita ancora aperta degli am-mortizzatori sociali, mi viene da aggiungere. Qualcosa sicuroè andato storto e non è consolante, e di alcuna soddisfazione,dire ora noi l’avevamo detto. Bisogna guardare avanti in unaprospettiva di crescita. Parafrasando il titolo della legge 92.Bisogna investire nel lavoro, per creare lavoro, e agganciareal lavoro nel suo ruolo di anello di una catena che assiemeagli altri non solo tiene insieme, ma cementa, struttura, raf-forza il sistema turismo in quanto paese. Bisogna in definitiva,qua più che altrove, avere il coraggio di parlare anche di que-sti tempi di qualità del lavoro, e non solo di quantità, di pro-fessionalità, e non di meri posti di lavoro, perché per operaree cambiare le cose prima bisogna ripristinare un clima, unhumus positivo che spinga tutti a rialzare lo sguardo e spin-gerlo oltre la drammaticità del contingente. C’è bisogno insostanza, e concludo, non più di promesse, di slogan, di pif-ferai magici, di apprendisti stregoni, o di tecnocrazie, ma disperanze, di un ottimismo che nel dialogo, nel riconosci-mento del valore di ogni attore sociale in quanto portatoredi interessi e proposte, sancisca una ripartenza e che quellaripartenza sia reale.

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Grazie ad Armando Cirillo per aver organizzato questa lungagiornata di lavoro e di confronto sul Turismo, grazie per tuttoil lavoro che hai fatto sul territorio inclusa la mia Liguria, doveabbiamo avuto il piacere di averti tra noi. Ma soprattutto gra-zie perché hai fatto sì che il PD abbia messo al centro delladiscussione politica un mondo che si chiama turismo. E nonè una cosa banale. Perché nessuno l’ha fatto. E ce lo dob-biamo dire. Armando lo hai fatto in modo concreto e parte-cipativo e di questo ti ringrazio. Due cose di contesto.Stiamo vivendo un momento particolarmente difficile, stiamovivendo il momento della crisi economica congiunturale, ilmomento della difficoltà per l’economia e per il lavoro. Daquesto momento, non possiamo pensare di non uscirnefuori, non possiamo avvitarci su noi stessi, dobbiamo comin-ciare a pensare che abbiamo bisogno di una nuova fase dicrescita e di sviluppo, di generare nuovamente valore nei ter-ritori, nelle imprese e nelle relazioni di scambio. Però dob-biamo farlo, non soltanto dirlo, e per farlo esiste un sistemaeconomico che può consentirci concretamente di uscire dallacrisi, questo sistema si chiama Turismo. Perché il turismo èun’economia non delocalizzabile - non è che possiamosmontare le Cinque Terre e ricostruirle da un’altra parte, eneanche Roma - tutti gli investimenti fatti sul turismo restanosul territorio in cui si è investito per sempre, generando con-tinuamente nuovo valore. Perché il turismo è l’unica econo-mia mondiale che sta crescendo: piaccia o dispiaccia, nel2012 si è raggiunto il miliardo di viaggiatori internazionali nelmondo. Nella nostra arena competitiva “il bacino del Medi-terraneo” il turismo è cresciuto negli ultimi cinque anni del7% e si prevede che crescerà ancora del 5% per i prossimicinque anni, raddoppiando il numero di viaggiatori interna-zionali. Non esiste attualmente un’altra economia come il tu-rismo che abbia una domanda in crescita, e questo perchémentre ci sono Paesi, come l’Italia, che soffrono e in cui i con-sumi di beni e servizi si sono contratti, ce ne sono altri checrescono e in cui la domanda di turismo internazionale au-menta. E infine perché l’Italia senza ombra del pur minimodubbio è il paese che ha la maggior quantità e qualità di assetper la competitività nel turismo. Non investire oggi, comeieri, nel turismo è una vera follia. Pensare che uscire da questacrisi significhi non mettere il turismo tra gli asset strategicidell’agenda di governo del Paese è un errore che non pos-siamo permetterci. Oggi da qui dobbiamo uscire, caro Ar-mando, con questo principio chiaro e forte: se il PartitoDemocratico sarà partito di governo, al centro della suaagenda politica, senza ombra di dubbio, oltre a tutti gli altri

sistemi economici, dovrà mettere anche l’economia del tu-rismo. E parlerà non soltanto delle politiche di promozioneper il turismo, ma soprattutto delle politiche per la competi-tività dell’economia del turismo per far crescere sviluppo, oc-cupazione e reddito in questo paese. Non ne possiamo piùdella recessione! Per fare questo bisogna anche fare dellecose immediate, va bene la strategia Turismo 2020 del go-verno, anche se su alcuni aspetti critici ci dovremo ancora la-vorare, ma qualcosa d’immediato va fatto, va ridata la capacitàe la speranza alle imprese turistiche di rimanere in piedi e diriprendere il percorso della competitività e della redditività.Dobbiamo accogliere il grido di dolore della collega impren-ditrice, che dice che chiuderemo il prossimo anno, e così fa-ranno, purtroppo, anche tante altre strutture della ricettivitàalberghiera ed extralberghiera. Un’iniezione di fiducia va datasubito nei primi mesi del nuovo Governo: bisogna far cre-scere la domanda interna di beni e di servizi, bisogna met-tere, in senso figurativo, i soldi in tasca agli italiani, a chi lavora.Se riusciremo a combattere l’evasione fiscale, se riusciremoa ridurre ulteriormente gli sprechi nella spesa pubblica, nonavvitiamoci sulle solite promesse di utilizzare le risorse cosìrecuperate per ridurre di alcuni punti le aliquote IRPEF oIRES, interveniamo prioritariamente sul cuneo fiscale ridu-cendo il costo del lavoro per aumentare il valore degli sti-pendi: “più soldi in tasca a chi lavora”. Infatti la riduzione dellealiquote IRPEF non ha alcun effetto per chi ha meno di die-cimila euro di reddito, semplicemente perché l’IRPEF, giusta-mente, non la paga essendone esente, e pertanto da questemanovre i più deboli ne sono di fatto esclusi in termini di be-nefici reali. Inoltre, essendo l’imposta sul reddito strutturatain aliquote proporzionate per scaglioni, la riduzione del valoredell’ultimo scaglione avrà effetti positivi anche su quelli suc-cessivi e pertanto chi ha più reddito ne avrà maggiori benefici.A noi non serve mettere cinque euro in tasca agli italiani, nonserve la demagogia, serve restituir loro la capacità di soste-nere la domanda interna e il consumo di beni e di servizi.Sennò tutta la politica della fiscalità che stiamo proponendo,sulla quale sono assolutamente d’accordo, è fine a sé stessa.Perché se come impresa turistica mi riducete l’IVA, ma io lefatture non riesco ad emetterle perché non ho clienti, cosami togliete? Se il mio prodotto non lo compra nessuno, tuttigli sgravi che proponiamo a cosa servono? Dobbiamo far ri-partire subito la domanda interna di turismo con due prov-vedimenti immediati: implementazione ed innovazione delsistema dei Buoni Vacanza per la fasce più deboli della popo-lazione; riduzione del costo del lavoro agendo sul cosiddetto

Angelo BerlangieriAssessore al turismo – Regione Liguria

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cuneo fiscale. Abbiamo poi bisogno di una chiarezza di ruolinella governance del turismo, che oggi è frammentata, sonod’accordo su quello che dice il Presidente Errani, che non sipuò andare sui mercati BRIC ciascuna Regione per i fatti suoi.Per esser competitivi ed efficaci si deve andare sotto la marcaombrello del Made in Italy, ma non c’è bisogno di modificareil titolo V della Costituzione per far questo, il turismo non habisogno di modifiche della Costituzione, ma di politiche eco-nomiche efficienti. Quando vogliamo fare la politica indu-striale, non andiamo mica a toccare la Costituzione, giusto?Abbiamo bisogno di una reale e coerente collaborazione traStato e Regioni, ma le Regioni ce la mettano tutta la collabo-razione, noi ce l’abbiamo sempre messa senza se e senzama, è ora che anche qualche altro ce le metta una leale col-laborazione senza fare battaglie di principio che non portanoda nessuna parte, se non a perdere del tempo. Abbiamo bi-sogno per esser competitivi di infrastrutture e di servizi masoprattutto d’innovazione: e allora la vogliamo mettere nelnostro progetto di turismo l’infrastruttura Italia Wi-Fi, ovverol’accesso gratuito ad internet mediante connessione wireless?O puntiamo al turismo internazionale senza che i turisti stra-nieri in Italia riescano a navigare con facilità sulla rete, che èlo strumento oggi fondamentale per parlare e comunicare diturismo o per proporre e trovare offerta turistica? La vo-gliamo attivare la Web Social Media Strategy per la marca Ita-lia? La vogliamo dare questa missione d’innovazione nellacomunicazione e nella promozione del brand Italia all’Enit?Vogliamo superare gli steccati, come diceva la dottoressa Mi-lano, di quelli che non sono i linguaggi attuali della comuni-cazione sulla rete, quei linguaggi tradizionali della promozionee della commercializzazione che sono linguaggi ormai delpassato e non più del presente: non possiamo non esserneconsapevoli! Questo mondo del turismo e della rete viaggiarapidissimamente. E’ un mondo globale, flessibile, rapidis-simo, sul quale o si “surfa” l’onda o si affoga nella non com-petitività.

Caro Armando, al centro della nostra politica ci devono staredue cose: le imprese e il lavoro, perché sono loro, le impresee i lavoratori, che stanno sul fronte che rischiano nel mercatoglobale. La piccola e la media impresa è l’asse portante diquesto piccolo e benedetto Paese. E non possiamo abban-donarle, le dobbiamo sostenere anche con la semplificazioneburocratica. Si è parlato di classificazione alberghiera, io sonod’accordo con il tema della classificazione unitaria di livellonazionale, ma deve essere una classificazione semplice, de-cidiamo poche regole del gioco, ma poi agli imprenditori fac-ciamo fare gli imprenditori. Non facciamo come da noi inLiguria dove diciamo agli alberghi quattro stelle che per forzadevono avere la sala congressi scegliendo noi per legge lasegmentazione dei target che è invece una prerogativa pro-pria dell’impresa. Ma se io impresa voglio lavorare con le fa-miglie con i bambini a che serve la sala convegni? Saprò iocome stare sul mercato rischiando, perché mi devi ingessare?E poi rapidità, semplicità, la classificazione come stiamo cer-

cando di fare in Liguria, ovvero online in tempo reale con unclick, non possono passare due anni di tempo come oggi av-viene.Dobbiamo recuperare un’altra cosa per la competitività diquesto settore: la dignità delle professionalità che lavoranonel turismo. Non possiamo più rimanere negli archetipi chelavorare nel turismo sia un lavoro di serie zeta, che fare lascuola alberghiera sia l’ultima spiaggia dove mandare i proprifigli. Lavorare nel turismo ha la stessa dignità che lavorare daqualsiasi altra parte. E i lavoratori del turismo devono esseredifesi con le unghie e con i denti, senza se e senza ma. Secrediamo davvero in questo comparto. E allora lavoriamocon le parti sociali per un patto per il lavoro nel turismo chemetta al centro le politiche per il lavoro e la formazione, chefaccia sì che il lavoro nel turismo non abbia più questo bene-detto andamento altalenante, dove io comincio a lavorare adaprile e poi ad ottobre mi licenziano: vogliamo fare la qualitàtotale nel turismo senza stabilità occupazionale! Non pos-siamo permetterci di sbagliare questo punto: impresa, lavoro,qualità totale, certezza del lavoro, dignità del lavoro nel turi-smo. Le concessioni demaniali marittime ad uso turistico, neabbiamo parlato tanto oggi, chi mi conosce sa che non mitiro indietro su niente. Il problema delle concessioni non èun problema d’interpretazione giuridica, e questa non è unassise giurisprudenziale, non stiamo facendo il tribunale delturismo, stiamo facendo la politica del turismo, che è politicadella scelta. E la nostra scelta politica è la scelta che vogliamotutelare, proteggere, salvaguardare le micro e piccole im-prese, tutte, comprese le imprese balneari che sono l’asseportante del sistema turistico balneare di questo nostropaese. Se questa è la volontà della politica di affrontare la que-stione, non c’è dubbio su quale sia lo strumento. Nei primicento giorni dell’agenda di governo, tutto il sistema Italia, gui-dato da un governo forte, chiaro, deciso, determinato, va atrattare a Bruxelles la possibilità di deroga, senza se e senzama. Sennò non capisco, in questa società fluida come diceBaumann, quale sia il ruolo del centrosinistra e cosa faccia,se non difendere i lavoratori e la piccola media impresa, chidà da lavorare a migliaia di persone, chi ci ha messo il sudore,la fatica, il lavoro e il denaro. Voglio chiudere con una con-siderazione culturale: se vogliamo davvero che il turismo di-venti un asset strategico della politica economica di questopaese, serve un nuovo patto tra politica e mondo del turismoche si fonda su due assunti. Il primo è l’autostima. Noi delmondo del turismo non possiamo non avere la consapevo-lezza che siamo un’economia fondamentale, e lo dobbiamoribadire, e dobbiamo chiedere alla politica che ci dia la politicaeconomica del turismo, la politica della competitività, la po-litica del credito, la politica fiscale. Non gli dobbiamo chiedereche ci faccia solo la BIT di Milano, o una semplice brochure,o un sito, c’è anche questo, ma prima dobbiamo chiederglila politica economica, per essere competitivi, dobbiamoavere, come mondo del turismo, l’autostima di quello chesiamo, ci dobbiamo credere. Il secondo è la reputazione.Noi della politica dobbiamo considerare il turismo come un

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settore strategico fondamentale di questo paese, non pos-siamo considerarlo un settore marginale. Non possiamo par-lare di turismo solo quando ci sono le autostrade intasate, oquando si va in ferie, o il 15 di Agosto o nelle feste natalizie,dobbiamo mettere al centro dell’agenda politica del governoitaliano il turismo come elemento strategico per l’Italia, peruscire dalla crisi, per creare sviluppo, per creare occupazione,per dare speranza all’Italia di essere un paese adulto maturo,capace di affrontare la situazione congiunturale che sta vi-vendo con forza, con capacità, con vigore, con intelligenza,perché punta su quello che è il suo asset strategico principale.Dobbiamo puntare per riprendere il cammino dello svilupposu quella che è la nostra materia prima naturale e fondamen-tale, sui nostri punti di forza strategici ovvero i beni culturalimateriali e immateriali e il nostro meraviglioso paesaggio.Abbiamo una ricchezza, un valore assoluto ed unico almondo, non possiamo farcela scappare di mano. Ci vuoleforza, reputazione, autostima e un nuovo grande patto perfare del turismo la risorsa essenziale e vitale che dia speranza,futuro, crescita, sviluppo, lavoro e occupazione a questo be-nedetto e amato nostro Paese. Viva il turismo italiano!

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Condivido pienamente il metodo che ci ha indicato Stefano Fas-sina nelle sue conclusioni della sessione mattutina, ovverol’ascolto e il confronto. Mi voglio soffermare su tre questioni fon-damentali, che mi sembra siano state già toccate, ma non possonon ritornarvi. La prima − e non potrebbe non esserlo datoche sono un Assessore regionale − è quello della governance.Troppo spesso nella discussione di questi ultimi anni − quandola crisi è diventata più forte − il titolo V e il ruolo delle Regionisono stati assunti come una sorta di bersaglio polemico. Io provoa rovesciare il ragionamento, anche perché vengo da una Re-gione come l’Umbria che senza l’ente Regione non sarebbe maidiventata un territorio turistico. L’Umbria era completamente aldi fuori di tutti i percorsi turistici nazionali, ma è diventata una re-gione turistica, anche nella dimensione di piccola Regione, pro-prio perché l’ente Regione ha creduto che quella potesse essereuna delle vie da percorrere per assicurarci uno sviluppo, unacrescita. Io provo a rovesciare il ragionamento. Il titolo V corri-sponde a un decennio di storia politica del nostro paese, quelloche va dal 2001 al 2011, che verrà chiamato dagli storici, pro-babilmente, il decennio berlusconiano. In questi dieci anni è stato al governo quasi ininterrottamente ilcentrodestra, che non ha mai creduto realmente in un’efficacepolitica turistica. Non ci ha mai creduto, tant’è vero che spessosono state le Regioni a dover sollecitare il governo nazionale eanche l’interlocutore prevalente, il Ministro del Turismo − primanella veste di sottosegretario poi in quella di ministro − perchési realizzassero delle politiche nazionali. Ha ragione Errani, nes-suno di noi è così folle da non pensare che ci sia necessità di unasolida strategia nazionale, cioè di un vero progetto industrialenazionale. Su questo siamo tutti d’accordo. Ma progetto indu-striale nazionale significa una serie di politiche − da quelle del-l’ambiente all’agricoltura, dai trasporti, alla cultura, allaformazione, a quelle più specifiche del settore del turismo −che soltanto il governo nazionale può fare. Io credo che sia stato un alibi quello di attribuire alle Regioni laresponsabilità della frammentazione delle politiche per il turismo.In realtà c’è stato un vuoto, e c’è un episodio sintomatico diquello che sto dicendo. E’ la vicenda del Codice del Turismo,che è stato discusso due volte con la Ministra del tempo, allaquale dicevamo: «Devi fare una legge quadro, non una legge didettaglio, non devi invadere le competenze specifiche delle Re-gioni mettendoti a dettagliare le questioni. Tu devi darci delle in-dicazioni. Fai una legge quadro entro la quale si iscrivono poi lepolitiche regionali». La risposta è stata una legge di dettaglio, lenostre proposte sono state completamente disattese, e non c’èrimasto altro da fare che presentare ricorso alla Corte Costitu-

zionale, un ricorso che io credo giusto.La conferenza di Cernobbio doveva essere l’appuntamento cheavrebbe lanciato il lavoro per l’attuazione del Piano Strategicodel Turismo per il nostro Paese. In quella sede noi Regioni ab-biamo sottoposto dei documenti frutto di una larga condivisionenella Commissione degli Assessori al Turismo. E quando dicolarga condivisione voglio dire che trovavano d’accordo tutti gliAssessori al turismo, uniti non dalla difesa della loro specifica au-tonomia, ma dall’obiettivo di avere una politica nazionale per ilturismo che non c’era. Ebbene, tali documenti, tra cui quello del2010, sono stati completamente disattesi. Esiste un comitato di coordinamento Dipartimento/Ministro proTempore/Assessori Regionali per la gestione unitaria delle poli-tiche del turismo. In due anni e mezzo è stato convocato duevolte. Io ritengo che non sia tanto il problema del titolo V, quantoun vuoto che deve essere colmato secondo le indicazioni deldocumento: noi abbiamo bisogno effettivamente di una politicae di un punto di riferimento nazionale. A me convince molto ilDipartimento all’interno del Ministero dello Sviluppo Economico,sapendo che non deve essere un ministro separato, perché lepolitiche per il turismo sono trasversali. Noi dobbiamo potercimuovere su tutta la tastiera del pianoforte. Quando si sviluppanole politiche del turismo, si deve tenere conto del contesto com-plessivo. Il sindaco di Rimini questa mattina ci ha dato un esem-pio, secondo me molto efficace, di cosa significhi il tema dellepolitiche per il turismo, cioè avere di fronte la complessiva ideadi sviluppo di un paese, di un territorio, di una regione. D’altraparte, credo siamo tutti d’accordo sul fatto che la domanda oggiè profondamente mutata, e fa sempre più leva sui valori territo-riali, ambientali e culturali. E’ l’identità territoriale, ambientale,culturale, l’insieme di valori che costituisce il cuore di un prodottoturistico. E’ una materia che, con una brutta parola che andavadi moda qualche anno fa, potremmo definire glocale, cioè altempo stesso globale quando si muove in un mercato e nellacompetizione sempre più aperta e internazionale, ma nellostesso tempo ha bisogno della valorizzazione delle identità localinella costruzione dei prodotti a livello territoriale. Perché è aquesto livello che si costruisce il prodotto turistico: a partire dalleidentità e dalle potenzialità dei luoghi. Questo implica un equilibrio tra il sistema istituzionale e il sistemadelle imprese. E un’attenzione ad un contesto che si è fatto piùampio. In Umbria ho fatto una scelta: ho chiuso l’azienda di pro-mozione turistica e ho inserito il turismo all’interno dell’agenziache si occupa dello sviluppo della Regione, per cui il turismo di-venta un macro settore all’interno di una visione più generaledello sviluppo complessivo del nostro territorio. Io immagino

Fabrizio Bracco Assessore regionale al turismo Umbria

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che nel Paese sia necessario fare una scelta del genere, dovetutte quelle filiere di politiche che ho indicato siano messe in col-legamento l’una all’altra. Oggi abbiamo quelle che io chiamo leforme di turismo tradizionale − il turismo balneare, il turismodella montagna − e le forme di turismo più innovative, quelle incui forse abbiamo più possibilità di espansione perché non hannoancora conosciuto un grande sviluppo. Non penso soltanto alturismo culturale delle grandi città d’arte, perché l’Italia non hasoltanto Venezia, Milano, Roma, e qualche volta Napoli. In Italiac’è anche Perugia, Siena, Ancona, Urbino, Lucca, ci sono le lan-ghe piemontesi, Padova, Sibari, c’è una ricchezza e potenzialitàche devono essere messe tutte a leva in una visione di sviluppoturistico complessivo del nostro territorio, mettendole in conti-guità. Le forme di turismo più innovativo – detto per inciso –non escludono quelle più tradizionali, e viceversa. I nostri pro-blemi sono ben altri: sono quelli della permanenza e della cir-colazione dei viaggiatori, della possibilità di diffusione, in unavisione in cui il turismo balneare non escluda il turismo delle areeinterne, dei borghi, della storia. Se li mettiamo in serie, siamo ingrado di arricchire l’offerta turistica e di offrire una opportunitàdi sviluppo al nostro Paese, che ci consenta di competere e re-cuperare a livello internazionale quelle quote di mercato che ab-biamo perso. Cominciamo a parlare di prodotti turistici, dimettere in collegamento la periferia con il centro, di rinnovareprofondamente l’Enit. Oggi abbiamo una nuova Enit che si offrecon una prospettiva nuova, ma anche la nuova Enit è frutto dellabattaglia delle Regioni rispetto a una Enit che non rispondeva piùalle necessità che noi ponevamo per sviluppare il turismo deinostri territori. C’è una visione complessiva, che a mio parereemerge in maniera molto chiara nel documento, che va oltre lasemplice rivisitazione del titolo V, ripropone le grandi questioniche sono sul tappeto e che ci auguriamo il prossimo governosia in grado di affrontare. La seconda questione è il tema della fiscalità, un tema che gravamoltissimo sugli imprenditori che operano nel settore del turi-smo. Sulla fiscalità le Regioni non hanno una competenza speci-fica in forza della quale poter decidere di rimodulare l’IMU, letariffe, la tassa di soggiorno. Abbiamo una fiscalità crescente de-cisa dal livello nazionale, rispetto alla quale spesso si aggiunge unpeso di tariffe − per esempio le tariffe dei rifiuti, dell’acqua −che insieme all’IVA al 21%, all’IMU che non è modulata in tuttii Comuni come si potrebbe per le strutture ricettive, implicanoun costo che rischia di mettere le aziende fuori mercato. Iocredo che questo sia un grumo di questioni che il prossimo go-verno dovrà affrontare. Se dobbiamo competere sul mercatointernazionale, ci dobbiamo mettere in una condizione di paritàcon i nostri competitori. Non possiamo continuare ad avere deiregimi fiscali diversi, e non possiamo non avere provvidenze oriconoscimenti alle attività ricettive e agli operatori turistici che cimettano effettivamente nella condizione di poter competere.Questa è la seconda grande questione da affrontare, ma qui civuole la politica nazionale che si metta lungo quella linea che ciindicava Stefano Fassina, che non può essere quella dei tagli, maquella della crescita. I tagli deprimono l’economia, l’economiadepressa produce meno gettito, il meno gettito produce deficitche deve essere coperto e così via, e non se ne esce più. L’unica

possibilità che abbiamo è la ripresa della crescita, che si fa anchecon politiche fiscali diverse. Il terzo punto ritengo che sia la nuova frontiera del web. L’ope-razione su cui si vuol muovere la nuova Enit non è tanto il nuovoportale Italia.it, ma tutto lo sviluppo sui social media delle politichedi promozione che mettano insieme imprese, istituzioni, Enit,Governo Centrale. Quella è la nuova frontiera. Noi abbiamocercato di utilizzare largamente il mobile e tutto ciò che la tec-nologia ci offre. Stiamo cercando con dei comunicatori di rac-contare le innovazioni che si stanno portando avanti. Il pubblico,nel nostro caso le Regioni, domani il governo, potranno porrein essere politiche significative e importanti, però ci vuole unnuovo protagonismo del mondo delle imprese. In un patto rin-novato con una politica rinnovata. Perché le istituzioni e le Re-gioni possono accompagnarle creando le condizioni per la lorocrescita, ma se non c’è un nuovo protagonismo del mondo delleimprese avremo delle difficoltà. Penso invece che abbiamo tantepotenzialità, ma dobbiamo fare un grande salto di qualità. Per troppi anni abbiamo sentito dire che l’Italia è piena di giaci-menti. Io ho sempre detto che i giacimenti sono qualcosa che sitrova, non sono il frutto della costruzione degli uomini. I nostrinon sono giacimenti, ma un patrimonio che ci è arrivato attra-verso il lavoro di quelli che ci hanno preceduto in tutti gli ambiti,dalla cultura all’agricoltura all’impresa del turismo. Tutto questopatrimonio noi oggi dobbiamo metterlo a leva con una nuovapolitica dell’integrazione. Dobbiamo sviluppare politiche integratein cui diversi ambiti si incontrino, dove si riescano a costruire po-litiche in cui non si promuove un prodotto turistico senza pro-muovere contemporaneamente l’eccellenza del territorio, lebellezze ambientali, la qualità della vita, il patrimonio culturale, letradizioni enogastronomiche. La parola chiave credo che sia “in-tegrazione”. Quindi due termini chiave: progetto industriale na-zionale e integrazione, e su questo potremmo costruireun’efficace politica per il turismo.

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Dopo l’intervento appassionato di Angelo Berlangeri, checondivido in pieno, e dopo una discussione appassionante eimpegnativa, le cose da dire non sono molte. E io inizio rin-graziando Armando Cirillo, il Dipartimento Economico delPD: è stato fatto un gran lavoro in questi anni, ricordo che inuna delle prime riunioni che abbiamo fatto qui a Roma perdiscutere di turismo eravamo in pochi, sembravamo dei pio-nieri, pur parlando di una delle industrie e delle attività eco-nomiche più importanti del nostro Paese. Oggi siamodiventati l’unica forza politica, non è un vanto, ma una realtà,che ha una piattaforma politica, programmatica precisa sul tu-rismo. E questo è l’aspetto positivo, tuttavia e, qui prima an-cora che Assessore protempore della mia regione, parlocome militante ed esponente del PD. Dopo questa iniziativaben riuscita, come partecipazione e attenzione, il PD deveessere consapevole che a fronte del lavoro che è stato fatto,ha creato anche un’aspettativa per aggredire i problemi delturismo italiano che noi non possiamo permetterci di delu-dere. Nel senso che non abbiamo altre possibilità per far di-ventare nell’agenda del governo e delle politiche nazionali ilturismo come settore economico strategico, perché oggi ab-biamo tutte le carte in regola, un confronto serio con ilmondo economico delle imprese, un dibattito anche accesocompreso questo, penso al tema delle concessioni balneari,ci tornerò un attimo dopo, che ci ha permesso di affinare unapiattaforma che per larghi punti, o per la stragrande maggio-ranza, è condivisa dal mondo economico che opera nel tu-rismo a livello nazionale. E quindi occorre da parte nostra unimpegno coerente. Ora quel salto culturale, di cui parlava Er-rani questa mattina, di attenzione, io penso che dobbiamofarlo ora, anche se dobbiamo essere consapevoli che non èsemplice, perché il motivo per cui non è stato fatto un saltonelle politiche del turismo di questo Paese, non è soltantodato dal fatto che è prevalso il turismo fai da te, grazie al fattoche abbiamo un grande patrimonio storico culturale del no-stro paese. Non c’è solo questo. C’è un’altra ragione. Nel2012 noi abbiamo chiuso il bilancio turistico con una ridu-zione delle presenze sul mercato italiano, questa mattina chiha parlato per i consumatori parlava del 33% delle famiglieitaliane che vanno in vacanza, io mi auguro di non leggerepiù altre indagini che parlano dell’80-70% delle famiglie chevanno in vacanza perché sono stupidaggini, da anni non ab-biamo queste percentuali, se mai le abbiamo avute. Quindiabbiamo chiuso con una riduzione del bilancio per quantoriguarda il mercato italiano, siamo andati bene sui mercatiesteri, per una serie anche di congiunture, quello che sta suc-

cedendo in Nord Africa ad esempio, alcune destinazioni sisono complicate la vita, alcuni fattori positivi come il cambiofavorevole con la Svizzera, sicuramente hanno avvantaggiato,alcuni mercati emergenti dove ci stiamo dentro bene, abbiamtenuto su quelli più consolidati. Ma c’è una stata una riduzionedei fatturati delle nostre imprese, in maniera importante, ese usciamo dalla struttura ricettiva in senso stretto, e andiamonell’extralberghiero, nel commercio nella ristorazione, le per-centuali di calo sono a due cifre. Allora, se questi dati fosseroportati com’è successo e come sta succedendo, purtroppoin un settore classico dell’industria del manifatturiero, ci sa-rebbero stati incontri, tavoli di governo, prese di posizione,attenzione, proposte iniziative misure speciali per far frontea quel comparto che sta in crisi. Nel turismo avete visto qual-cosa di tutto questo? Cioè l’idea che comunque il turismo cela può far da solo, che comunque le imprese ce la possonofare da sole, che comunque negli anni passati hanno accu-mulato ricchezza che adesso possono rimettere nell’impresa,comunque c’è una quota ancora di evasione che gli permettepoi di rientrare nei margini, fa pensare che non siano neces-sarie politiche attive. Ebbene, la realtà non è così. Perché lenostre imprese turistiche fanno sempre più fatica a stare sulmercato in maniera pesante, fan fatica e allora per questa ra-gione io credo che sia strategico per fare questo salto di qua-lità, fare un patto. In altre occasioni l’ho chiamata in altritermini, una lobby, qui lo chiamo un patto, fatto da parte delpubblico, delle istituzioni, da parte della politica, da parte delmondo economico, che ci si metta d’accordo su tre-quat-tro-cinque punti e su questi in maniera unitaria si chiede chesi facciano politiche attive e si chiede che si cambi pagina. Noiabbiam bisogno di questo. Perché altrimenti ho la preoccu-pazione che ancora una volta rimanga relegato agli ultimi postidell’agenda del futuro governo. E dico anche il perché. Per-ché questa discussione sul titolo V della Costituzione ha tuttele caratteristiche per relegare il turismo agli ultimi posti del-l’agenda di governo. Perché questa discussione non costa, citiene impegnati, non risolve il problema, e non è il problemache abbiamo oggi. Stamattina, Filippo Donati ha letto unafrase, che potremmo citare adesso, perché perfettamenteattuale, di Agnasi di trenta anni fa. Trenta anni fa non c’era iltitolo V della Costituzione, ma i problemi del turismo, in si-tuazioni economiche diverse, erano esattamente quelli cheabbiamo oggi. Quindi partire da questa discussione sul titoloV, per risolvere i problemi del turismo, non mi appassiona edico che non siamo neanche d’accordo. Vediamo di metterein campo alcune azioni che condividiamo e alla fine di questo

Maurizio Melucci Assessore al turismo, Regione Emilia- Romagna

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percorso se riteniamo che sia utile correggere l’impianto co-stituzionale lo facciamo, ma non come premessa. Pensandoche quella modifica costituzionale risolva i problemi che ab-biamo oggi. Certo ci sono alcuni segnali, per carità strappaticon i denti: l’Enit che si sta riorganizzando, abbiamo fatto unagran fatica per riorganizzare la governance dell’Enit. Una granfatica per trovare le risorse, dopodiché si dice “in Italia c’èuna promozione frammentata”. Ma quando mai l’Enit ci hachiamato per concordare politiche unitarie di promozionesui mercati internazionali? Eravamo arrivati al punto che c’erala carta dei servizi, come al ristorante, vuoi questo? Paghitanto… Senza concordare nessuna politica e strategia, sceltedi mercato, posizionamento di prodotto. E dopo è chiaroche la frammentazione c’è. Perché ognuno fa da sé. Nel mo-mento però in cui abbiamo detto “l’Enit si riorganizza, le Re-gioni le vogliamo in filiera”, le Regioni hanno rispostopositivamente, chiaro che guardano ancora con sospettol’Enit, per la storia che ha sulle spalle, ma se diamo segnaliche si cambia pagina anche in questo caso, le Regioni sicura-mente ci staranno al nostro fianco e anche gli operatori. Se-gnali per quanto riguarda l’accordo con il Ministero degli AffariEsteri per i visti, qui siamo al minimo sindacale con il proto-collo, perché prima eravamo alla vergogna, con Regioni oEnit pagavano personale nelle ambasciate per fare arrivare ivisti e i turisti nel nostro paese. Dobbiamo andare oltre. Poic’è il Piano Strategico, un buon lavoro, osservazioni delle Re-gioni che non sono state accolte, tipo titolo V, tipo quello chec’è scritto sulle concessioni demaniali che non condividiamo,ma detto questo, io credo che noi dovremmo mettere incampo per il prossimo governo cinque o sei punti, sul qualeinterveniamo rapidamente. Io non ho la pretesa di dire chesono i punti che dirò adesso, io dico quelle che dal mio puntodi vista dovrebbero essere le priorità, poi devono essere og-getto anche queste di un confronto, di una concertazione,ma dobbiamo concentrarci su quattro-cinque punti, fattibilie compatibili con la situazione economica del paese, che cimettano nelle condizione di dare un segnale univoco, ine-quivocabile, che le politiche del turismo nel nostro paesehanno cambiato pagina. Quali sono questi punti? Dal miopunto di vista la prima questione riguarda le imprese, le no-stre imprese turistiche: un recente studio, ha indicato comecirca il 50% delle strutture ricettive attuali nel nostro Paeseavrebbe bisogno di un profondo rinnovamento di quellestrutture. D’altra parte anche chi è intervenuto tra gli opera-tori con altre parole ha indicato questo punto, oltre ad altri,come il caro fitti. Tra l’altro questa ricerca va ad impattare suun punto di debolezza del nostro sistema turistico, che è ilrapporto qualità prezzo, che non siamo più ai livelli di ven-t’anni fa. Allora, se vogliamo aggredire questo aspetto, l’in-novazione del prodotto turistico, e in questo caso parlodell’offerta privata, è impensabile che si possa fare innova-zione senza una politica di sostegno, di aiuto, all’iniziativa daparte del governo. E’ impensabile. Se vi sono incentivi, il mer-cato c’è. La Regione Emilia Romagna ha fatto un bando con7 milioni di euro, provenienti dalla 1228, dopo un lungo di-battito e braccio di ferro tra Regione e governo, dove questi

sette milioni di euro li abbiam messi per l’innovazione dellestrutture ricettive nella Regione Emilia Romagna. Investi-mento minimo per partecipare al bando, un milione di euro,contributo massimo in conto capitale de minimis di 200 milaeuro, sono arrivate 53 domande per investimenti complessividi 108 milioni di euro. Cioè rispetto all’asticella che era altadel milione di euro minimo per investimento, di fatto per chiha presentato un progetto, l’investimento medio è stato ildoppio rispetto a quello che era il minimo del bando regio-nale. E’ stato un incentivo minimo, se diamo un incentivo ilmercato c’è. Facciamo innovazione e mettiamo anche incampo l’industria dell’edilizia che sappiamo quali difficoltàabbia. Se questo è il punto, credo che sarebbe importantis-simo permettere alle strutture ricettive di avere degli sgravifiscali che oggi sono concessi per chi ristruttura l’abitazione.Ora noi l’abbiam fatta questa proposta, il Governo ha rispo-sto che non c’era copertura finanziaria, io penso anche chela Ragioneria dello Stato ogni tanto bisogna portarla a ragio-nare in maniera un po’ più dinamica ed elastica, perché soloteoricamente non c’è copertura finanziaria, in quanto stiamoparlando in questo momento di un settore dove non si fa ri-qualificazione, quindi non sto perdendo il 50 o il 40% di ciòche deduco dalle tasse nel caso ci fosse questa norma, masemplicemente porterò alle casse dello stato il 60-50% diquello che devono pagare perché metto in moto la filieradell’innovazione del prodotto turistico oltre a innovare il pro-dotto e mettere in campo anche l’edilizia. Quindi i conti delloStato, se faccio il saldo, è un saldo attivo, non passivo. Comelo è stato peraltro per le abitazioni, perché ha permesso diaumentare i lavori nelle abitazioni, fare uscire i lavori dall’elu-sione e dal nero, parliamoci chiaro, è tutto in bianco se vuoiavere la detrazione, e ha permesso di avere un saldo positivoper le casse dello Stato. Incentivi in conto capitale. Un pro-dotto bancario, lo diceva Errani questa mattina, con tempiadeguati per rientrare, ragioniamo con la Cassa Depositi ePrestiti, benissimo, a tasso agevolato e a periodo allungato.Poi Fassina, nel suo intervento conclusivo di questa mattina,ha detto una cosa importante, io non so quanti di voi l’hannocolta, penso gli imprenditori sicuramente sì. Lui ha detto aun certo punto parlando dell’IMU, di pensare nella propostache fa il PD di riorganizzazione e di ristrutturazione dell’IMU,di pensare che l’albergo è un’azienda e quindi è un bene stru-mentale di quell’azienda, e quindi non un patrimonio immo-biliare, che significa, portare l’IMU alla tassazione che ha laprima casa. Non è un dettaglio, è un punto fondamentale.Son d’accordissimo di considerare le strutture ricettive benistrumentali. Però, e fa parte del patto, nel momento in cui siconsiderano le strutture ricettive beni strumentali, alcuneproposte di rottamazione degli alberghi e di cambi di desti-nazione da alberghiero ad appartamenti, le due cose non vand’accordo. O è l’uno o è l’altra. Io son per l’una: riqualifica-zione alberghiera, innovazione, poi ragioniamo in che modole strutture ricettive più piccole, quelle che oggettivamentesono fuori mercato, possono essere riconvertite. Ma nonfacciamo semplificazioni burocratiche per facilitare il passaggioda ricettivo ad abitazione, perché c’è scritto anche questo

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nel Piano Strategico, e credo che sia uno di quei punti da cor-reggere. Seconda proposta, e parlo delle risorse. Nel 2012,300 comuni all’incirca han messo l’imposta di soggiorno. Ov-viamente siamo a macchia di leopardo, per chi l’ha messa ochi no, ma siamo a macchia di leopardo tra chi l’ha messa ecome viene calcolata, ogni Comune ha un suo regolamentodiverso dall’altro. Esenzioni, quote, e quant’altro. Bizzarro ilcentrodestra che chiede la modifica del titolo V della costitu-zione, e poi ha istituito l’imposta di soggiorno che fatta cosìè esattamente il fai da te del turismo, dove anche i singoliComuni, soprattutto quelli ad altra vocazione turistica sonoportati con queste risorse a far da soli, compresa la promo-zione. Questo è il paradosso. Io credo che sia utile la pro-posta che è stata fatta di trasformarla in una tassa di scopo,valida per tutto il paese, la facciamo a percentuale sul prezzoe non ad euro a stella, cosi evitiamo questo dibattito, alta-bassa stagione, promozione e quant’altro. La percentuale sa-rebbe più bassa di quella che si avrebbe oggi trasformandooggi com’è messa la tassa di soggiorno. L’80-85% ai Comuniper l’innovazione del prodotto turistico da parte pubblica. Il5% all’Enit, una quota del 10% alle Regioni, finalizzata all’in-novazione del prodotto turistico di parte privata. Quindisiamo in grado anche di reperire le risorse. Io sono d’accordocon chi ha detto che bisogna reinserire i buoni vacanza, tral’altro avevamo raggiunto anche un accordo sulla gestionedei buoni vacanza, positivo. Semplificazione amministrativa.Quando parliamo di semplificazione amministrativa, si capiscadi cosa stiamo parlando. Nel decreto Sviluppo ci sono i di-stretti turistici dove è prevista la semplificazione amministra-tiva con burocrazia zero, se qualcuno è in grado di spiegarmicome si traduce quella roba lì, io pago da bere. Facciamoladavvero la semplificazione amministrativa, insieme agli ope-ratori, che non significa deregulation, significa avere normecerte. E non diecimila controlli come hanno oggi, vessatori,molte volte. Formazione, è stato detto. Concessioni Balneari,io sono d’accordissimo con le cose dette da Cirillo nell’intro-duzione, ribadite da Errani e Fassina, io do però i tempi. Noiquesto problema delle concessioni balneari, la trattativa inEuropa dove andiamo a discutere di cosa sono le nostre im-prese balneari, occorre che la chiudiamo entro il 2013. Per-ché non ci possiamo più permettere in un asset strategicodel turismo italiano, un’incertezza come questa che sta an-dando avanti dal 2008 a oggi e che sta provocando un bloccototale degli investimenti e dell’innovazione, con grande pre-occupazione dei nostri operatori. Questa cosa qui bisognache noi la sfatiamo, anche perché noi siamo sottoposti a unostress consistente nel confronto con gli operatori. E quindibisogna fare questo salto di qualità. Ecco quindi io penso que-ste cose, emendate, dovrebbero essere messe nell’agendadel governo, del nostro governo. Ma non può essere che sidebba cercare con il lanternino la proposta turismo nelle di-chiarazioni programmatiche del nuovo presidente del consi-glio.

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Ringrazio per l’invito e per avere voluto dare ascolto alle vi-sione delle imprese di Confindustria sul settore del turismo.Da uomo d’impresa devo riconoscere che gestire un’im-presa è molto meno complesso di quanto lo sia gestire unPaese e un territorio, così come mediare e tener conto dellevarie istanze. Oggi siamo qui riuniti a parlare di turismo in unmomento in cui il nostro paese sta attraversando una gravecrisi economica caratterizzata da una flessione del 2.6% delPIL, da un innalzamento tanto repentino quanto preoccu-pante del tasso di disoccupazione, in particolare di quellagiovanile tra i 15 e i 24 anni. In Italia, inoltre, cresce del dop-pio rispetto alla Francia e all’Inghilterra, il numero di giovaniche non si collocano all’interno di un percorso scolastico eche non sono alla ricerca di un’occupazione. In questa gior-nata sono state avanzate molte richieste e proposte, e purcondividendo che ascoltare e mediare è politica, come hosentito dire, credo che la politica debba essere all’altezza diproporre un progetto che fornisca delle soluzioni in prospet-tiva. Adoro il motto dell’Assessore Berlangieri quasi dadaista,“aboliamo la recessione”, un titolo fantastico. Per raggiungerequesto risultato occorre che il turismo diventi uno degli assetfondamentali della crescita del Paese, in grado di creare valore,posti di lavoro in un’ottica sostenibile, difendendo e valorizzandoil territorio e rispettando la qualità della vita dei cittadini. A questopunto però bisogna prendere atto che, nonostante il nostroPaese sia in cima ai desideri di viaggio dei turisti internazionaliperde sempre più quote di mercato. Evidentemente la colpa ènostra: colpa di noi operatori, troppo sovente ancora orientatialla logica della rendita e non a quella dell’impresa, troppo egoi-sticamente piccoli per poter competere sul mercato che è indi-scutibilmente globale. E’ colpa delle associazioni dirappresentanza ancora troppo arroccate su posizioni di difesacorporativa piuttosto che orientate a portare avanti progetti con-creti. Francamente la responsabilità è anche di una politica fram-mentata e insopportabilmente arrogante nel non arrendersiall’evidenza che questa governance non funziona. Frequento datempo i convegni, e sento da almeno sei anni che le Regionisono pronte a fare le campagne di promozione all’estero sottol’unica bandiera dell’Enit. Il percorso del Titolo V è indubbia-mente complicato, difficile, forse inutile, ma se c’è bisogno, segli alunni non si mettono d’accordo, deve intervenire la maestra.Esiste poi il tema della necessità di adottare politiche fiscali chetengano conto delle caratteristiche strutturali del settore e chesiano in grado di ridurre concretamente la spesa pubblica. Sap-piamo quanto il nostro settore, a causa della complessità dell’ar-chitettura della governance sprechi notevoli risorse: valgano per

tutti gli undicimila enti di promozione.Dobbiamo avere tutti insieme il coraggio di dire basta e fare inmodo che i migliori prevalgano. Abbiamo anche la favorevolecongiuntura di un cambiamento legislativo, di un nuovo governo,e di un traguardo che è quello dell’Expo di Milano del 2015, cheè un punto di arrivo entro il quale mettere una sorta di bandie-rina a cui ancorare la capacità di fare certi interventi. Facciamoli,non perdiamo tempo. Sottoscrivo quasi tutti i punti che Melucciha evidenziato, l’importante è che si facciano. Sono del parereche non sempre la micro impresa è la soluzione così come nonlo è l’indulgenza rispetto all’elusione e alla non equità fiscale, vistacome una sorta di ammortizzatore sociale delle imprese in dif-ficoltà. In merito al Titolo V, ritengo che non debba essere con-siderato una priorità nella misura in cui tutti gli attori, le Regioni,il Governo e gli enti dimostrassero una buona volontà di fare al-trimenti. Ma finché non sarà così, mi permetto di ripeterlo damolto tempo, in vista di Expo 2015 ogni Regione devolva il 50%del suo budget per promozione turistica e per tre anni all’Enit.Un altro tema citato è stato quello della necessità di una classifi-cazione più omogenea. L’importanza della trasparenza, dellasemplicità e della capacità di essere letti dalla clientela straniera,ma soprattutto politiche fiscali e finanziarie che siano coerenti eleggibili. Sicuramente l’evoluzione della tassa di soggiorno è untema fondamentale, quello che diceva Melucci è già percorribile.Ritengo che la tassa di soggiorno vada sostituita con una tassa discopo da applicarsi a tutte le prestazioni fornite dalle impresedel turismo come identificate dal Codice del Turismo ed elimi-nando le altre imposte. Questa misura assicurerebbe una mag-giore equità contributiva tra i vari soggetti. Le riflessioni sulleconcessioni demaniali, riguardano il balneare, ma anche il ter-malismo. L’argomento non è più rinviabile, ma necessita di unachiara e forte azione là dove queste norme si giocano, a livelloeuropeo, per garantire gli investimenti delle imprese, la tuteladel consumatore e le regole del gioco.Aggiungerei il tema dei trasporti e della logistica e della bandalarga, il punto chiave su cui fare il salto di qualità. Infine dobbiamocontinuare a sostenere i licei professionali e tecnici. Il precedenteGoverno ha investito sull’alta formazione, un tema importante,ma importante è la qualità delle riforme che vengono fatte sullapopolazione. Ringrazio il PD per l’attenzione che nel tempo,non solo in questo periodo pre elettorale, ha mostrato verso letematiche del turismo e mi auguro che il nuovo Governo abbianella sua agenda queste priorità, su cui le imprese siano chiamatea fare la loro parte. In bocca al lupo.

Renzo IorioPresidente Federturismo Confindustria

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Cercherò di concludere questa lunga giornata, bella e movi-mentata. Io l’ho seguita sul web, mentre ovviamente ero im-pegnato in altri incontri di campagna elettorale. Vogliocominciare da un punto fondamentale: la nostra diversità. In-sisto su questo perché come partito politico mi sembra im-portante marcare una caratteristica di cui siamo orgogliosi.Nessun altro partito farà un’iniziativa come la nostra di oggi.Nessun altro partito passerà un’intera giornata discutendo diquesti temi, mettendo insieme gli esperti e coloro che rap-presentano gli interessi veri e reali.

Nessuno lo farà perché c’è l’idea vecchia, a mio avviso, chela campagna elettorale debba essere fatta soltanto di sloganche un leader politico lancia davanti a una folla festante conle bandierine. Questa idea non ci appartiene ed è totalmentedistaccata dalla situazione che il nostro paese sta vivendo, unarealtà di fatica e di difficoltà profonda, che nel campo dell’eco-nomia è ancora maggiore rispetto a quella di tutti gli altri set-tori. Ovviamente nel turismo, e le cifre di cui avete parlatolo dimostrano, questa difficoltà è ancora maggiore. Quindi,per quanto ci riguarda, l’aver voluto oggi lavorare così, inmodo operativo e non propagandistico, ci porta a metterequesto tema con serietà nella nostra agenda, perché sap-piamo che sarà una delle prime grandi priorità che il governosi troverà ad affrontare, se gli elettori ci daranno la vittoriaelettorale. Sappiamo che vi saranno questioni da impostarenel medio e lungo periodo, ma anche problemi esplosivi daaffrontare nell’immediato. Oggi stesso abbiamo percepitoquesto senso di urgenza. E quindi ci sarà bisogno di impo-stare un’agenda molto fitta di riflessioni, di impegni da pren-dere, di obiettivi da raggiungere. Quindi credo che l’iniziativadi oggi, e colgo l’occasione per ringraziare molto ArmandoCirillo per il lavoro di coordinamento e di approfondimentodi questi problemi, sia importante proprio perché non èestemporanea e non è da campagna elettorale, come ha os-servato Iorio. Sono ormai anni che va avanti un lavoro diapprofondimento da parte del PD, da parte del DipartimentoEconomico, da parte del Partito tutto. Questo dialogo hacoinvolto i nostri rappresentanti istituzionali principali, gli as-sessori regionali, il presidente della Conferenza delle RegioniVasco Errani e gli altri presidenti, che hanno interloquito inquesti anni profondamente con noi, soprattutto negli ultimitredici mesi, alla luce delle novità che sono state messe incampo dal governo. A questo lavoro si è affiancata la nostraazione in Parlamento, sempre fondata sulla concretezza.

L’impegno di questi anni è stato molto marcato, legato allatessitura di una rete di relazioni che è fondamentale per ilmomento in cui bisognerà assumere decisioni. È sempliceorganizzare convegni, conferenze, feste tematiche. Ne ab-biamo fatte diverse in Veneto e in Romagna. Sono occasionidi discussione molto interessanti, ma l’importante è che que-sto lavoro serva a creare le basi per quando si dovrà deci-dere, e bisognerà guardarsi negli occhi e dirsi “questo si puòfare” e “questo si farà dopo perché non ci sono le condizioniper farlo adesso”. Se si è tra persone che hanno imparato afidarsi reciprocamente, perché hanno approfondito insiemele questioni, è possibile farlo. Si può lavorare con franchezzaed efficacia sulle priorità che si metteranno in campo e sulletappe del nostro percorso. Altrimenti si rischiano le iniziative estemporanee, ci si rifugianegli slogan, si creano malintesi, e soprattutto si aggravaquello che sappiamo tutti essere il problema principale delnostro paese in questo campo, ossia che ognuno va un po’per conto suo. Lo sforzo che noi vogliamo mettere in campoinvece è una legislatura in cui vi sia un lavoro fortemente co-ordinato da un governo nazionale attento a questo tema, apartire dal Presidente del Consiglio. La nostra volontà è quelladi far crescere il PIL attraverso l’investimento sul turismo, sa-pendo che non c’è una contraddizione fra impegnarsi al me-glio affinché il turismo funzioni e impegnarsi per il Paese. Anzi,c’è un fortissimo legame tra le due cose, e dobbiamo riuscirea rendere questo legame sempre più virtuoso. Come è statodetto oggi, la fiscalità è un aspetto importantissimo. La tassadi soggiorno, così com’è, non funziona: ogni luogo la applicain modo diverso, ogni struttura la gestisce a modo suo nellarelazione con il cliente. Tutti noi abbiamo sperimentato inquesti anni, in un albergo, l’episodio di andare a pagare e tro-varci accanto il disorientato turista giapponese o brasilianoche non capiva per che cosa gli veniva chiesto il pagamentocash di due euro, tre euro. Già questo primo approccio daval’impressione che siamo un paese strampalato. Il turista ma-gari ha con sé solo i dollari o gli yen e pensa: “Allora sono ca-pitato davvero in quel paese che mi hanno disegnato”.Sembrano piccole cose, ma un dettaglio del genere fa crol-lare metà del disegno che possiamo costruire. A partire dallafiscalità, quindi, si tratta di costruire in maniera ordinata questamateria, farla evolvere, in modo che funzioni complessiva-mente. Così come la questione delle infrastrutture che, comesappiamo tutti, è un grande problema nazionale. Parliamo al-l’indomani dell’annuncio del governo di una serie di prioritàsugli aeroporti: dobbiamo far incontrare le due questioni. Il

Enrico Letta Vice segretario nazionale Pd

turismo ha bisogno di infrastrutture che funzionino, l’Italia habisogno di infrastrutture, turismo o non turismo, e quindidobbiamo integrare questi due aspetti in una politica infra-strutturale che naturalmente sia basata sulle necessità che oggisono state fortemente citate.

Tutti gli altri temi sono importanti, non sto qui a ripeterli, mami preme citare con grande enfasi la questione Expo 2015.Anzitutto perché noi siamo fortemente legati a quella scelta,che è partita molto tempo fa. Io mi ricordo la notte in cuiquella scelta venne formalizzata: era il 29 settembre del2006, quando la prima finanziaria del Governo Prodi deciseper Milano e assegnò i primi cinque milioni di euro per lapromozione della candidatura di Expo 2015. È stata a mioavviso una scelta positiva, in cui vi sono stati alti e bassi moltopreoccupanti. Oggi c’è bisogno che quest’Expo non sia figliadi nessuno. Bisogna che l’Expo sia figlia di questo paese, delleistituzioni, e che il prossimo governo viva questa vicendacome un grande investimento dal quale possono dipenderefatti positivi a cascata su tutto il resto: sulle infrastrutture, sulturismo, sui territori, sull’immagine positiva dell’Italia, sull’in-ternazionalizzazione. È ovvio che, come in tutti i casi di que-sto genere, può essere un coltello a doppia lama, quindidobbiamo stare molto attenti a che tutto funzioni per il me-glio. Ma ritengo che l’Expo debba stare in cima alla nostraagenda, perché i primi due anni di vita del Governo dovrannoessere fortemente concentrati su questo progetto e si tratteràdi lavorare con grandissimo impegno fin da subito, e anchein seguito, sulla gestione delle aree. Ho voluto collocare que-sto punto alla fine del nostro ragionamento, come ultima pa-rola, per significare quanta importanza gli diamo. Il successodell’Expo si misura anche sulla massima attenzione e vigilanzasui temi della legalità, sull’evitare qualsiasi forma d’infiltrazionecriminale e mafiosa, con una determinazione totale. I dannidi un fallimento ricadrebbero su chi governerà, sul paese, sututti noi. Dobbiamo essere consapevoli di questo fatto, equindi impegnarci con tutte le nostre forze affinché il successodi questo grande appuntamento sfati molti dei miti negativisull’Italia e sugli italiani e ci consenta di dare un’immagine po-sitiva del nostro Paese.

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Il turismo italiano richiede una solida strategia nazionale di rilan-cio. Una strategia per l’impresa e il lavoro, per la difesa dei dirittidei consumatori, per il rilancio degli investimenti, per il recu-pero, la tutela e la valorizzazione dell’immenso patrimonio sto-rico, artistico, culturale, ambientale e paesaggistico dell’Italia.Abbiamo una straordinaria quantità di prodotti turistici da valo-rizzare: turismo della cultura; turismo religioso; turismo dellamontagna; turismo del mare; turismo dei laghi e dei fiumi; tu-rismo della natura e faunistico; turismo del made in Italy; turismodell'enogastronomia; turismo termale e del benessere; turismodello sport; turismo congressuale; turismo giovanile; turismodelle arti e dello spettacolo.Con la prima conferenza nazionale per il turismo, che si terràa Roma il 31 gennaio 2013, il Partito Democratico intende sin-tetizzare il confronto nazionale e territoriale che ha coinvoltonegli ultimi anni i rappresentanti degli imprenditori turistici, i sin-dacati, le organizzazioni del turismo sociale e dei consumatori,per delineare una strategia condivisa di governo. Un confrontoche porteremo avanti anche nei prossimi anni insediando spe-cifici tavoli di concertazione.Nonostante la crisi, il turismo globale continua a crescere: gliarrivi internazionali nel mondo sono aumentati del 4,1% (gen-naio-agosto 2012/2011, UNWTO). Questa tendenza di cre-scita del turismo internazionale è prevista anche nei prossimianni.Il turismo in Italia rappresenta un volano di estrema rilevanzastrategica per l’economia nazionale, ma con preoccupanti se-gnali di rallentamento. Si stima che nel 2012 abbia contribuitoal 6.4% del PIL , occupando circa il 7.2% della forza lavoro.D’altra parte, nel 2011, il turismo valeva l’8,6% del PIL, mentregli occupati nel turismo rappresentavano il 9,7% della forza la-voro (WTTC, 2012).Nel primo semestre del 2012, gli arrivi internazionali sono di-minuiti dell’1,5% rispetto al 2011 (UNWTO, 2012). Da rile-vare comunque che nel periodo gennaio - agosto 2012, laspesa dei viaggiatori stranieri in Italia è aumentata del 2,9%(Banca D’Italia, 2012).Purtroppo, in termini di tassi di crescita, l’Italia si pone al 167°posto su 181 paesi, a dimostrazione del grado di saturazionedel comparto turistico nazionale (UNWTO, 2012).La crisi del turismo italiano è certificata anche dai dati ISTAT delperiodo gennaio / luglio 2012 – gennaio – luglio 2011: arrivinelle strutture ricettive -6,6%; presenze -7,5%. Sono risultatinegativi ottenuti nonostante l'abbassamento dei prezzi da partedegli operatori.

Preme notare che la maggiore fonte di questo calo è dovuto alcrollo della domanda da parte degli italiani, che hanno ridottodrasticamente le vacanze (-22.2% nel primo semestre 2012rispetto al primo semestre 2011, ONT su dati Unioncamere).Anche per questo motivo bisogna rafforzare il sistema dei“Buoni Vacanze”, portando in Italia il sistema francese (il PartitoDemocratico ha presentato una Proposta di legge in parla-mento che intendiamo sostenere anche nella prossima legisla-tura) .I problemi di oggi non sono legati solo alla crisi congiunturale,ma investono nel profondo il sistema organizzativo e la capacitàcompetitiva. Secondo l’indice TTCI 2011 (Travel and TourismCompetitiveness Index – indice di competitività del settoreviaggi e turismo per 130 paesi del World Economic Forum),l’Italia si trova in 27a posizione. D’altra parte, in un contesto glo-bale in continua evoluzione , vi sono diverse ragioni alla basedella perdita di competitività italiana, tra cui:

- l’assenza di una strategia turistica nazionale che parta dalla va-lorizzazione del patrimonio ambientale e culturale;- la governance troppo frammentata;- la mancanza di strategie di promo - commercializzazione ;- l’ampliamento dell’arena competitiva e nuove destinazionianche nei mercati tradizionali;- un profondo cambiamento nell’organizzazione dei viaggi;- la ricerca continua da parte del turista di prodotti e servizi mi-gliori in rapporto alla capacità di spesa;- un sistema procedurale di rilascio dei visti turistici eccessiva-mente burocratizzato e costoso;- la scarsa dotazione infrastrutturale di alcune destinazioni ;- l’eterogeneità nella classificazione alberghiera;- una tassazione più elevata rispetto alle imprese di diversi paesieuropei concorrenti;- la mancanza di incentivi per rilanciare gli investimenti in quali-ficazione ed innovazione;- l’eccessiva frammentazione dei percorsi professionali;- la mancanza di politiche di sostegno alla domanda.Se si considera il potenziale dell'Italia nel turismo e la crescentedomanda mondiale, è giunto il momento che le istituzioni dipolitica economica si approccino a questo settore in modo piùlungimirante.Il bacino dei paesi “emergenti” (Cina, India, Brasile e Russia)presenta delle potenzialità destinate a modificare nei prossimianni gli equilibri internazionali legate alle dinamiche dei flussi tu-ristici. La capacità di intercettare la potenzialità di questi mercati

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il documento della conferenzaLe potenzialità del turismo per la crescita ed il lavoro

costituirà dunque la sfida e il vero obiettivo per il futuro del no-stro sistema turistico.Le parole chiave che devono segnare il nostro cammino sonosostenibilità, innovazione e sviluppo. La certificazione ambientalee di qualità può rappresentare una leva in più per una maggiorecompetitività, per accedere a specifici segmenti di mercato eper un miglioramento continuo delle imprese. Così come bi-sogna puntare sul tema dell’accessibilità del turismo che rap-presenta una delle sfide più importanti per il futuro del settore,con particolare riferimento ai progetti infrastrutturali.Expo 2015 rappresenta una straordinaria occasione per la cre-scita del turismo nazionale, per promuovere le eccellenze ita-liane a livello internazionale. Servono progetti concreti - capacidi cogliere le opportunità per il turismo legate a questo impor-tante appuntamento. È necessario definire in maniera traspa-rente le modalità di partecipazione degli attori territoriali allaprogettazione della manifestazione.

I punti principali del programma di Governo per il turismo delPartito Democratico:

1) Dipartimento per lo sviluppo e la Competitività del turismo(DSCT), Enit – Agenzia nazionale per il turismo, portale italia.ite booking on-lineIn termini di governance, il turismo, pur attraversato da tantetrasversalità settoriali, è un settore economico-produttivo checontribuisce allo sviluppo e all’occupazione. Questo è un ele-mento fondamentale se si vuole che il turismo fuoriesca dallamarginalità politica in cui è finito negli ultimi anni.Per governare adeguatamente il settore intendiamo insediarela governance dentro le strategie del Ministero dello Sviluppoeconomico, ricostituendo il “Dipartimento per lo sviluppo e lacompetitività del turismo”, per mettere in equilibrio poteri na-zionali e regionali, realizzando una strategia complessiva. Il Di-partimento dovrà svolgere anche compiti di coordinamento trai ministeri che incidono sullo sviluppo del settore (ambiente –beni culturali – trasporti – agricoltura – rapporti con le regioni).Bisogna adeguare l’Enit alle grandi trasformazioni degli ultimianni realizzando una Società per Azioni a maggioranza pubblica.Le strategie legate alla promozione Web sono fondamentali, apartire dalla valorizzazione del portale italia.it. Negli ultimi annisono cresciute in Italia delle importanti esperienze progettualinel campo delle nuove tecnologie che bisogna assolutamentevalorizzare dentro le strategie di rilancio del turismo nazionale.All’interno del portale italia.it bisogna integrare pienamente iportali regionali e sviluppare un sistema di booking on-line daesternalizzare secondo le modalità concordate con le principaliorganizzazioni degli imprenditori.L’istituzione dell’Osservatorio Nazionale del Turismo, l’introdu-zione del Conto Satellite del Turismo e l’applicazione del Re-golamento Comunitario sulle statistiche del turismo hannol’obiettivo di migliorare l’affidabilità dei dati statistici, al fine di di-sporre di basi quantitative che indirizzino le politiche pubblichee le strategie aziendali. Bisogna continuare su questa strada, in-vestendo sul perfezionamento del sistema di rilevazione stan-

dardizzato a livello europeo, per attuare appropriate compa-razioni tra i Paesi.

2) Porre la micro e piccola impresa al centro delle strategie perla crescita del turismo.Il turismo presenta una struttura produttiva caratterizzata prin-cipalmente da micro e piccole imprese, in cui prestano spessolavoro i titolari e i collaboratori familiari. Il PD è consapevoleche tale tipologia d’impresa costituisce la “spina dorsale” del set-tore.Le micro e piccole imprese turistiche rappresentano una levastrategica per lo sviluppo nazionale del settore: le loro peculiaritàstoriche sono tradizionalmente molto apprezzate dalla do-manda estera e domestica, proprio perché in grado di rifletterea pieno lo stile di vita italiano. Tutto ciò deve essere preso inconsiderazione all’interno di strategie che aiutino i processi d’in-novazione e riorganizzazione del sistema delle imprese, ancheattraverso la creazione di reti di servizi avanzati, capaci di supe-rare la frammentazione esistente e sostenere la competizioneglobale.Per affrontare le questioni che toccano da vicino il tessuto pro-duttivo del territorio, proponiamo la creazione di un Fondo na-zionale per la micro e piccola impresa turistica che aumenti lacapacità competitiva delle diverse realtà operanti nel settore .L’azione di contrasto ai fenomeni di abusivismo nel settore delturismo (ricettività, attività di guide, agenzia viaggio, tour opera-tor) dovrà essere intensificato nei prossimi anni.Imprese turistico - ricettive:Rilanciare una stagione d’investimenti per l’ammodernamentoe la riqualificazione dell’offerta ricettiva attraverso:- agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, per l'acquistodi attrezzature ed arredamenti delle strutture turistico - ricet-tive;- il supporto agli operatori che intendono acquistare le strutturein cui attualmente operano in affitto per favorire la continuitànella gestione degli immobili ad uso turistico - ricettivo, attra-verso mutui agevolati di lungo periodo e con lo scopo di favo-rire gli investimenti nell’ammodernamento e nelleristrutturazioni;- l’armonizzazione della classificazione a livello nazionale, e laregolamentazione e uniformità delle strutture extra - alber-ghiere.Imprese balneari:Tutelare e rilanciare gli investimenti delle imprese balneari su-perando l’attuale incertezza normativa legata alle modalità di ri-lascio e rinnovo delle concessioni demaniali ad uso turistico -ricreativo. Per questo motivo, l’Italia deve concordare in sedeeuropea i termini ed i limiti di applicazione della Direttiva Servizicon l’obiettivo di produrre un quadro normativo coerente conle norme europee. Intendiamo difendere la balneazione attrez-zata italiana, rilanciando gli investimenti in innovazione e quali-ficazione, vista anche l’esposizione del turismo balneare allacrescente concorrenza internazionale. Il Partito democraticopropone l’istituzione di un tavolo tecnico permanente per tro-vare soluzioni adeguate in materia di concessioni demaniali ad

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uso turistico – ricreativo.Imprese termali:Rivedere la legge 24 ottobre 2000, n. 323 che disciplina il set-tore termale, per arrivare ad un Testo Unico delle leggi in ma-teria di attività idrotermali. Per rinnovare il termalismo bisognapuntare sulla concetto di “benessere termale”, partendo dallaProposta di legge presentata in Parlamento che intendiamo so-stenere anche nella prossima legislatura.

Agenzie di viaggio:L’evoluzione tecnologica ed i cambiamenti del mercato pon-gono tutti di fronte a nuove sfide: il settore dei viaggi deve co-gliere i segnali di questa trasformazione in atto e rispondere inmodo adeguato. Per questo motivo vanno sostenuti i processidi innovazione delle agenzie di viaggio, incentivando la voca-zione e la specializzazione nell’incoming del proprio territoriodi riferimento, così come favorendo, sul versante outgoing,l’esperienza diretta dell’agente, al fine di fargli assumere una po-sizione di consulenza sempre più qualificata nella proposta enella vendita di un viaggio.Agriturismo:Intendiamo valorizzare la sinergia tra agricoltura e turismo.L’agriturismo è cresciuto molto negli ultimi anni e andrebbe in-tegrato pienamente nelle strategie nazionali per la crescita delturismo ad iniziare da quelle on-line.

3) Armonizzazione dell’IVA in sede UEIl turismo rappresenta la terza maggiore attività economica del-l'Unione Europea (10% del PIL e il 12% dell'occupazione to-tale). Intendiamo rafforzare le strategie europee per lacompetitività del settore turistico, per promuovere lo sviluppodi un turismo sostenibile, responsabile e di qualità, consolidandol'immagine e la visibilità dell'Europa come meta turistica.E’ necessario inserire la strategia nazionale per il turismo in uncontesto europeo, in particolare attraverso l’armonizzazionedell'Iva sui servizi turistici .

4) Lavoro e formazione professionalePer raggiungere obiettivi di crescita del turismo nazionale è fon-damentale il tema della valorizzazione del lavoro e della forma-zione professionale.Per superare le attuali criticità, proponiamo di :- intervenire sul sistema degli incentivi alle imprese per favorirela crescita occupazionale, in particolare inquadrando adeguata-mente il tema del lavoro stagionale e sostenendo iniziative chefavoriscano il prolungamento dei periodi di attività ;- fortificare il sistema degli stage;- incrementare il livello di integrazione tra scuole superiori eduniversità;- favorire il sistema di relazione formazione - imprese;L’istruzione superiore svolge un ruolo decisivo nel processo dimiglioramento della competitività dell’industria turistica italiana.Bisogna connettere in modo stabile e diretto le imprese turisti-che presenti sul territorio al sistema universitario, integrandoformazione e percorsi professionali, puntando sulla qualità e

sulla specificità professionale e culturale italiana.Inoltre, la proliferazione indiscriminata dell’offerta formativa valimitata, realizzando un centro di eccellenza internazionale: l’Ac-cademia nazionale dell’alta formazione professionale nel turi-smo.Il modello di riferimento è quello delle migliori esperienze dellescuole internazionali (Glion e Losanna (EHL) in Europa o Cor-nell e Delware University negli Stati Uniti). L’obiettivo è il per-fezionamento di figure professionali dotate di una preparazionegestionale e manageriale di livello internazionale nel campo delturismo e dei servizi, della ristorazione e della conoscenza deivini, con lo scopo di sviluppare e rilanciare nel mondo la tradi-zione legata all’accoglienza turistica ed enogastronomica italiana.

5) Istituire un nuovo fondo di garanzia per i turistiIl fondo di garanzia istituito dal Codice del turismo si è dimo-strato inadeguato. Per questo motivo proponiamo un nuovofondo di garanzia che copra quanto versato dai clienti in caso difallimento o insolvenza (tour operator, agenzie di viaggio, com-pagnie aeree) ed i costi di rimpatrio in caso di emergenze.Per finanziare le nostre proposte intendiamo:a) Affidare all’Enit le procedure di raccolta dati a supporto delleambasciate per l’emissione dei visti turistici e conseguentementedestinare all’Enit una parte consistente delle entrate economi-che generate dai visti.b) Trasformare la Tassa di soggiorno in “Contributo di scopo”per il turismo, da applicare su base nazionale, con criteri omo-genei, per realizzare politiche a sostegno del turismo da con-certare con le organizzazioni degli imprenditori, consentendoun collegamento diretto tra imposizione e destinazione del get-tito.c) Alimentare il fondo di garanzia per i turisti con l’addebito, de-terminato annualmente dal governo, di un minimo di 5 cente-simi di euro ad un massimo 20 centesimi di euro su ciascunbiglietto aereo venduto in Italia ;d) Utilizzare pienamente i programmi europei 2014-2020 de-dicati al turismo.

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