Rodolfo Battistini. Le acqueforti di Simone Cantarini

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Il Cantarino aveva l’abilità d’intagliare le sue opere in acqua forte e perciò veggonsi molti suoi rami sti-matissimi, perché senza nome e spesso confusi con quelli del di lui famoso maestro Guido Reni

Domenico Bonamini

Il nostro territorio ha perduto testi pittorici fonda-mentali per comprendere la personalità più univer-salmente stimata del suo passato artistico e non mi riferisco solo a capolavori autografi, come la Madon-na con il bambino in gloria e i santi Barbara e Terenzio, già nella chiesa del monastero di San Cassiano, ora confinata nella Parrocchiale di Sant’Andrea Apo-stolo ad Aicurzio, nel milanese, ma penso anche a opere determinanti per la sua formazione: la pala di Girolamo Savoldo, in origine nella chiesa di San Do-menico, dal 1811 nella Pinacoteca di Brera a Milano; la Madonna col bambino e i santi Tommaso e Girolamo di Guido Reni, trasferita dalla cattedrale alla Pinaco-teca Vaticana e il triste elenco potrebbe continuare. Ricordando tutto questo la curatrice del catalogo e i suoi collaboratori hanno ritenuto opportuno dedi-care una sezione della mostra a una collezione che Roberto Licini ha iniziato a costituire dal 1974, con l’intento di riportare a Pesaro il maggior numero di acqueforti eseguite da Simone Cantarini. Oggi la raccolta comprende trentatré incisioni su trentaset-te conosciute1, presenti in più esemplari, anche in controparte. Le riflessioni sulle acqueforti scelte per essere esposte in questa sede hanno ulteriormente confermato le conclusioni a seguito dello studio con-dotto su tutta la produzione incisoria di Cantarini da Anna Maria Ambrosini Massari nel 1997, lavoro talmente approfondito da rappresentare un’acqui-sizione storiografica ormai definitiva e al quale si rimanda per un esame completo di tutta la proble-matica e per quanto riguarda ogni singola incisione.

Rodolfo Battistini

LE ACQUEFORTI DI SIMONE CANTARINI: LA COLLEZIONE LICINI

Simone Cantarini era non solo un esperto pittore, quando giunse a Bologna, ma in più un abile inciso-re, i cui metodi e le caratteristiche stilistiche si rive-lano ampiamente debitori, della lezione di Federico Barocci, senza dimenticare naturalmente le inciden-ze di Agostino, Ludovico, Annibale Carracci, già am-piamente evidenziate dalla storiografia critica. Sono stati però i segni nello stesso tempo sciolti e rigorosi appresi dal pittore urbinate ad assecondare la libertà interpretativa di Cantarini nel declinare stati senti-mentali ora profondamente meditativi, ora soffusi di una tenerezza anticipatrice di atmosfere settecen-tesche, senza trascurare situazioni più concrete, la sofferenza fisica ad esempio, come nel Cristo caduto sotto la croce - n. 32 -, l’ultima incisione. L’esempio di Barocci riguarda anche le soluzioni tecniche, le par-ticolari modalità di correzioni a bulino, l’adozione delle morsure coperte e delle morsure ripetute, l’uti-lizzo del puntinato insieme alle linee intrecciate per orchestrare le ombre, fin dagli esordi (n. 4 o n. 3).Le prime prove incisorie del pittore pesarese corri-spondono alla prassi, attestata dalle fonti2, di copia-re dipinti di maestri famosi, iniziata poco prima di trasferirsi a Bologna. L’opera di esordio, Marte che spoglia Venere e Amore - n. 1 -, testimonierebbe la pre-ferenza accordata dai pittori emiliani per Veronese; inoltre da Cantarini, a sua volta, sarebbe stata eser-citata una notevole influenza sui veneti, come Giu-lio Carpioni3, autore di una incisione identica4 alla Sacra Famiglia della tenda - n. 3 -, peraltro indice di un raggiunto equilibrio, da parte di Cantarini, tra gli esempi di Barocci e Claudio Ridolfi. D’altra parte gli echi delle suggestioni provate di fronte alle opere dei grandi maestri operosi nel ducato si ritroveran-no anche nella produzione più tarda, come quelli di Barocci nel Piccolo sant’Antonio da Padova - n. 26 - o di Giovanni Francesco Guerrieri nelle prime stampe appartenenti alla fortunatissima serie del Riposo in Egitto - n. 14, n. 15 -. Il successo in patria fu certa-

Simone Cantarini, copia da, Riposo nella fuga in Egitto, Pesaro, collezione LiciniSimone Cantarini, Riposo nella fuga in Egitto, acquaforte, Pesaro, collezione Licini (cat. n. 25)

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Simone Cantarini, copia da, Riposo nella fuga in Egitto, Pesaro, Fondazione Cassa di RisparmioSimone Cantarini, Riposo nella fuga in Egitto, acquaforte, Pesaro, collezione Licini (cat. n. 16)

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to Perpetua et firma fidelitas; quella fedeltà alla casata dimostrata da Cantarini ben dopo la devoluzione del 1631, dato che la stampa è riferibile al 1641-42. Il quinto decennio del Seicento, purtroppo l’ultimo per l’artista, conferma la sua capacità di sperimen-tare, con la stessa padronanza, linguaggi in parte differenti, prima in pittura e poi, naturalmente, nelle traduzioni incisorie. La Fortuna - n. 8 -, Il Ratto di Europa - n. 13 - e soprattutto la Vergine incoronata6 - n. 12 -, segnano il momento di massima assimila-zione dello stile di Guido Reni, tanto che dipinti e stampe di Cantarini erano venduti come fossero del maestro bolognese7. Certo è comprensibile il disagio che deve aver provato un artista tanto consapevole di se stesso, ma d’altra parte a quelle date nessuno dava prova di comprendere e possedere la poetica di Reni in egual misura e le acqueforti cantariniane destinate a suscitare maggiore interesse furono pro-prio quelle più vicine allo stile del maestro, ma non solo. Uno degli aspetti più interessanti della produ-zione incisoria di Cantarini, segnalato a più riprese

mente favorito dai più alti esponenti della declinante corte roveresca, appartenenti alle famiglie Bonami-ni, Diplovatazio, Giordani, fedeli mecenati e sosteni-tori, utilissimi per introdurlo nell’ambiente romano e ampliare i contatti con potenziali committenti, ad esempio i principi Borghese, conosciuti attraverso Girolamo Giordani. Alla nobile famiglia romana è dedicata l’acquaforte rappresentante Giove, Nettuno e Plutone fanno omaggio delle loro corone alle armi del car-dinale Borghese - n. 21 -; uno schema celebrativo che ebbe un discreto successo, così da essere replicato nel disegno a matita rossa ritrovato da Anna Maria Ambrosini Massari5, con diverso stemma. La nostal-gia per la signoria roveresca e per ciò che essa aveva determinato nella promozione dell’economia pesa-rese, e dunque del sistema delle arti, traspare sia nei dipinti che nelle incisioni, come l’Allegoria del fiume Foglia e stemma di Pesaro - n. 6 -, dove compare lo stem-ma ideato per la città nel 1574 da Guidobaldo I della Rovere, con il ramo di quercia sostenuto da quattro mani giunte e corredato da un cartiglio con il mot-

Simone Cantarini, Riposo dalla fuga in Egitto, Milano, Brera Simone Cantarini, Riposo dalla fuga in Egitto, acquaforte, Mila-no, Brera (cat. n. 18)

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da Anna Maria Ambrosini Massari nei saggi dedicati all’argomento, è stato, attraverso Guido Reni, il recu-pero di un neoraffaellismo anticipatore di un gusto che attraverserà i limiti del Seicento. Dunque se la sicurezza, unita alla scioltezza e morbidezza del trat-to, appresa sulle stampe di Barocci, ha anticipato la grazia rococò, il neoraffaellismo, conseguito risalen-do alle radici dello stile reniano, ha reso le acquefor-ti di Simone Cantarini, copiate per oltre due secoli, modelli paradigmatici fino ai pittori puristi dell’Ot-tocento. Nel contempo il permanere di intonazioni neovenete e il confronto con i linguaggi romani di Pier Francesco Mola8 e di Andrea Sacchi portarono il pittore pesarese a sperimentare soluzioni a loro af-fini, nei dipinti di piccole dimensioni. Le storie cala-te nei peasaggi di Cantarini riescono a conciliare la lezione di Guido Reni con il controllato naturalismo dei pittori romani, giungendo a un classicismo ben diverso da quello nitido e accademico di Giacinto Geminiani o elegantemente tornito di Francesco Romanelli. Questo splendido equilibrio tra naturali-smo e rigore classico impronta la serie con il Riposo in Egitto, destinata a influenzare il futuro sviluppo della pittura bolognese. Il suo successo non solo è provato dalla grande diffusione delle incisioni, ma pure dal numero delle tele, tuttora esistenti, basate sulle idee concretizzate in un primo tempo nei dipinti. Del n. 16 il prototipo è conservato al Louvre (inv. 175), da cui deriva una pregevole replica, quasi della stessa grandezza, certamente uscita dalla bottega9 di Simo-ne Cantarini, acquisita ora dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro. La tela a origine del n. 18 si trova alla Pinacoteca di Brera, a Milano, mentre del n. 25 è riapparso presso la Casa d’Aste Christie’s un olio su rame10 proveniente dalla Quadreria Boschi di Bologna, sicuramente autografo, mentre l’altra pre-gevole versione su tela, quasi delle stesse dimensio-ni, appartenente alla Collezione Licini ed esposta in mostra, sembrerebbe più tarda, riferibile alla secon-da metà del Seicento. Al Louvre si trova anche il qua-dro da cui derivano le ultime due incisioni con il Ri-poso in Egitto11 - nn. 27 e 28 -. La capacità di stupirci di Simone Cantarini non si ferma ad anticipare il clima d’Arcadia, perché il tono elegiaco poteva declinare nella profonda e assorta malinconia della Vergine col bambino e l’ uccellino12 - n. 19 -. Immagine immersa in un’atmosfera sentimentale così altamente turbata e non del tutto conforme al nobile controllo reniano da suscitare forti perplessità nei contemporanei13, in difficoltà di fronte a una creazione così moderna.

Note

1 Non sono ancora presenti nella Collezione Licini le seguenti acqueforti, particolarmente rare: Sacra Famiglia (Ambrosini Mas-sari 1997b, p. 316, n. 4); Frontespizio per Le Grazie rivali, dedicata al granduca Ferdinando II di Toscana, (Ibid. p. 323, n. 8); Giusep-pe nella prigione interpreta i sogni, incisione sconosciuta anche al Bartsch (Ibid. p. 324, n. 9); Frontespizio di libretto per nozze (Ibid. p. 342, n. 24), incisa in occasione delle nozze di Girolamo Giordani, tra i più importanti sostenitori a Pesaro di Simone Can-tarini, con Ortensia Borghese, nipote del cardinale Pier Maria, al quale è dedicata l’acquaforte n. 21 dell’inventario che segue questa introduzione. Per il catalogo generale delle acqueforti di Cantarini si rimanda in particolare a Ambrosini Massari 1997b, pp. 304-357, per tutte le informazioni riguardanti le incisioni, l’a-nalisi critica, la datazione, totalmente recepite in questo inter-vento.

2 Bonamini, Ms. Oliv. 1009, ed. 1996, p. 104 (f. 142). Nella stessa pagina del suo Abecedario pittorico dei pittori pesaresi Domeni-co Bonamini ha scritto la frase riportata all’inizio di questo inter-vento.

3 Marini 1999, pp. 193 - 206.

4 Marinelli 1999, p. 283.

5 Ambrosini Massari 2009b, p. 340.

6 Ibid. p. 359. L’acquaforte deriva dall’Immacolata Concezione di Guido Reni, ora a New York, Metropolitan Museum of Art.

7 Malvasia 1678, ed. 1841, II, pp. 379-380.

8 Anna Maria Ambrosini Massari (2009, pp. 367-368) ritiene il Mercurio e Argo di Pier Francesco Mola, conservato a Oberlin, Allen Memorial Art Museum, derivato dall’analoga incisione di Cantarini (n. 22). Andrea Leonardi (2006, pp. 102-104, scheda n. 14), ritiene il Mercurio e Argo della Collezione Gavotti di Simone Cantarini e modello per la stampa, ma la qualità del quadro non sostiene l’attribuzione.

9 Composta da Girolamo Rossi, Lorenzo Pasinelli, Giulio Cesare Milani e Flaminio Torri (Malvasia 1678, ed. 1841, II, p. 383).

10 Milano, 30 maggio 2012, n. 36. Olio su rame, 28x37,5 cm. Sul retro della bellissima cornice originale intagliata e dorata è presente l’iscrizione “Boschi” e i numeri d’inventario 32 e 61.

11 Inv. 176. Si veda Ambrosini Massari 1997b, pp. 149-150.

12 Acquaforte collegata a un disegno a matita rossa pubblicato da Anna Maria Ambrosini Massari 2009b, p. 373.

13 Malvasia 1678, ed. 1841, II, p. 172.

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LE ACQUEFORTI DI SIMONE CANTARININELLA COLLEZIONE LICINI: CATALOGO

LEGENDA

Malvasia I, II: Malvasia 1678, ed. 1841, I, pp. 97-100; II, pp. 373-383

Malvasiaed. 1983: Malvasia 1983, in particolare, pp. 98 e 115-116

GGDA: Gori Gandellini - De Angelis, 1771VII, pp. 288-294

B: Bartsch 1803-1821, XIX (1819), pp. 122-146

Nagler: Nagler 1904, pp. 406-411

Le Blanc: 1854-1888, I, p. 581

Emiliani: Emiliani 1959, pp. 451-455

Bellini: Bellini 1980

TIB: Spike, (Bartsch), XIX, parte seconda, 1981

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1. Marte che spoglia Venere e Amoreacquaforte, II, 262x197 mm (inciso), 311x228 mm (la-stra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 98; ed. 1983, p. 176; Cretti, Ms B 1286, C. 446c; Gori, Gandellini I, 221; GGDA. VII, XXIII; B n. 32; Nagler K-L, p. 410; Le Blanc n. 31; Emiliani n. 32; Mancigotti 1975, p. 207, fig. 133; Bellini 1980 n. 9; TIB 32; Prosperi Valenti 1989, n. 142; Ambrosini Massari 1997a, p. 51, 265; Idem 1997b, p. 305, 312stati: I: in basso a destra sono presenti le lettere “P C I”: “Paulus Caliari Inventor”II: in basso al centro è aggiunto “P. Veronensis in.”dipinti: citazioni documentarie: Malvasia ed. 1983, p. 176; Campori 1870, p. 389Malvasia, I, p. 98: Marte che, a sedere sotto arbori, sostiene sulle ginocchia Venere, e Amore sotto, che grida assalito da un cane, cavato da un quadro del gran Paolo Veronese, che copiò anche in pittura: onc.8. e mez.onc. 6. P.C. per dirit.

2. San Benedetto libera un indemoniatoacquaforte, II; 392x270 mm (inciso), 396x274 mm (la-stra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 72 e 98; Indice 1677, pp. 77-78; Gori Gandellini 1771, I, p. 221; GGDA. VII, XVIII; B. 27; Nagler K-L, p. 410; Le Blanc 24; Emiliani 27; D’Abrosca 1975; Mancigotti 1975, p. 186, fig. 103; Bellini 1980, n. 10; TIB 27; Campanini 1994, pp. 89-92 e note 3-12, ill. 30; Ambrosini Massari 1997b, pp. 305-306, 313stati: I: antiletteraII: in basso a destra è scritto: “LVD. CARACC. IN-VENT.”.III: in basso a sinistra nome e indirizzo dello stampa-tore: “Gio. Jacomo de Rossi alla Pace all’insegna di Pa-rigi”.IV: l’indirizzo è stato abraso.disegni: Bologna, collezione Lorenzo Pasinelli, inventa-rio 8, aprile 1707: Lo spiritato dipinto da Lod.co nel Claustro di S. Michele in Bosco dissegno di Simone da Pesaro di lapis rosso alto 13 largo 9; Mariette 1741, n. 601; Stockolm, Na-tional Kunstmuseer (Ambrosini Massari1997b, p. 314).Malvasia I, p. 98: Lo spiritato famoso di Ludovico, tocco so-pra nelle sue cose da altri tagliate: onc. 12. e mez. onc. 8. e mez. per dirit.

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3. Sacra famiglia della tendaacquaforte, I; 130x83 mm (inciso e lastra)Pesaro, Collezione Liciniscritte e timbri: sul bordo inferiore destro: A 31. 4bibliografia generale: Malvasia I, p. 99; Gori-Gandellini 1771, I, p. 221. B 14; Nagler K-L, p. 409; Le Blanc n. 7; Petrucci 1938, p. 53; Ronci 1957, p. 8, fig. 15; Emiliani n. 14; Bellini 1980, n. 33; TIB 14; Bellini 1987, p. 54; Or-landini 1992, 16; Ambrosini Massari 1995, p. 120, ill. p. 122; Idem 1997a, p. 237; Idem 1997b, p. 305, 315, Idem in Federico Barocci 1535-1612…, 2009, pp. 397-398stati: I: in basso a sinistra la scritta “S.C. da Pesare fe”; inoltre a destra della mano sinistra di S. Giuseppe si notano due tratti verticali paralleli.II: appena visibili i due segni verticali; sotto il tallone del piede sinistro di Gesù vi sono alcuni punti.III: lunga linea diagonale dal volto della Vergine alla spalla sinistra di S. Giuseppe.disegni: Milano, Pinacoteca di Brera, inv. 99r.; Rio de Janeiro, Biblioteca Nacional, inv. A8Malvasia I, p. 99: Un’altra della stessa misura a sedere, che tiene il Bambino nudo, che le ha posto un braccio al collo; con S. Gioseffo, che alzando un panno con ambe le mani, si volge a rimirarlo. S. C. da Pesaro fe. (I).

4. Sacra famiglia con san Giovanninoacquaforte, III; 128x90 mm (inciso e lastra) smarginataPesaro, Collezione Liciniscritte e timbri: sul bordo inferiore destro: A 31. 4bibliografia generale: Indice, 1766, pp. 77-78; Gori - Gan-dellini 1771, I, p. 219; Oretti, BOBCA, ms B 128, c. 440; GGDA. VII, VII; B. 15-16; Nagler K-L, p. 409; Le Blanc nn. 8-9; Petrucci 1938, p. 54 nota 15; Emiliani nn. 15-16; Petrucci 1953, 304; Mancigotti 1975, p. 197, fig. 119; Bellini 1980, n. 34; TIB 15-16; Bellini 1987, p. 54; Be-nati 1991, p. 150; Ambrosini Massari 1997b, p. 306, pp. 317-318esposizioni: San Severino Marche 1987stati: I: antilettera.II: antilettera, stessa lastra con diversa dosatura dell’in-chiostroIII: con la scritta in alto al centro: “Gio. Iacomo Rossi formis Romae alla Pace”.dipinti esistenti: Milano, Pinacoteca di Brera, replica; Roma, Galleria Borghese, originalecitazioni documentarie: Bologna, collezione Tanari: Sacra famiglia con S. Giovannino (la Beata Vergine a sedere in profilo, tiene il Bambino a sedere in grembo S. Giovannino bacia la mano al Signorino, e S. Giuseppe (Oretti ms B 128,c. 440).

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5. Angelo custodeacquaforte, 191x124 mm (inciso), 194x128 mm (lastra) smarginataPesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 99; Indice, 1766, pp. 77-78. Gori-Gandellini 1771, I, p. 219. GGDA. VII, XIX; B. 28; Nagler K-L, p. 410; Le Blanc n. 28; Petrucci 1938, p. 50 ill.; Petrucci 1953, 307;. Kurz 1955, p. 38 n. 27; Emiliani n. 28; 1959, pp. 33-34, n. 15; Bellini 1980, n. 29; TIB28; Bellini 1987, p. 75; Orlandini 1992, 13; Cel-lini 1996, p. 124; Cerboni Baiardi 1997, p. 135; Ambro-sini Massari 1997b, p. 305, 319unico stato, antilettera e con un margine bianco in bas-so, alto 23 mm.dipinti: Bologna, Pinacoteca Nazionale, in deposito presso Urbino, Galleria Nazionale delle Marche, (repli-ca di bottega)citazioni documentarie: un dipinto con Angelo custode era nei beni degli eredi Cantarini divisi nel 1738 (Cellini 1997a, p. 124)disegni: Firenze, Uffizi, gabinetto disegni e stampe, inv. 4184; Genova, Palazzo Rosso inv. 1966; New York, colle-zione Philippson; Windsor Castle, inv. RL 3375.Malvasia I, p. 99:: Il grazioso Angelino Custode, che cammi-nando per paese con un figliuolino in camicia, che tien per un braccio con la sinistra, con la destra gli cenna verso il Cielo ad uno splendore: onc. 6. e mez. onc. 4. per diritto.

6. Allegoria del fiume Foglia e stemma di Pesaroacquaforte, 141x88 mm (inciso e lastra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Indice, 1766, pp. 77-78. Gori-Gandel-lini 1771 I, p. 220; GGDA. VII, XXVI; B. 35; Nagler K-L, p. 410; LB. 36; Calabi 1931, ill. p. 31; Petrucci 1953, n. 313; E. n. 35; Emiliani 1959, p. 30 n. 7; Johnston 1973, p. 74; Mancigotti 1975, p. 32; Bellini 1980, n. 27; Scorza 1980, p. 65, tav.1; TIB 35; Bellini 1987, p. 80; Prospe-ri Valenti 1989, n. 145; Cellini 1996, p. 115; Ambrosini Massari 1997a, p. 51 con ill, p. 146, p. 173; Idem 1997b, p. 307, 321esposizioni: San Severino Marche 1987unico stato, con le iniziali “S. C.” in basso a destra.disegni: citazioni documentarie: Geni che sostengono uno scu-do nelle nuvole e al basso la figura di un fiume, schizzo a matita rossa o sanguigna (in Giordani, Bops, Ms 1549, c. 17, tratto dal Cabinet de M.r Dijouval del Bernard, Parigi 1810).esistenti: Firenze, Uffizi, gabinetto disegni e stampe, inv.4176S, (n. 7a)

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7. Il piccolo san Giovanni Battistaacquaforte, 101x90 mm (inciso) 108x97 mm (lastra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Indice, 1766, pp. 77-78; Gori-Gandel-lini 1771, I, p. 218; GGDA. VII, XIII; B. 22; Nagler K-L, p. 410; LeBlanc n. 25; Petrucci 1938, p. 50; Emiliani n. 22; D’Abrosca 1975; Mancigotti 1975, p. 198, fig. 121; Bellini 1980, n. 2; TIB 22; Ambrosini Massari 1997b, p. 325unico stato, antiletteradipinti: citazioni documentarie: Roma, collezione cardina-le Domenico Maria Corsi, inventario 19,4,1698: un S. Giovanni con sua pecorella di palmi tre, e più, con cornice nera, e battente dorato mano di Simone Cantarino

8. La Fortunaacquaforte, II, 237x146 mm (inciso e lastra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 98; Gori-Gandellini 1771, I, p. 218; GGDA. VII, XXV; B. 34; Nagler K-L, p. 410; LeBlanc n. 33; Petrucci 1938, p. 54 n. 10; Emiliani n. 34; Bellini 1979, ed. 1983, pp. 56-57; Bellini 1980, n. 5; Prosperi Valenti 1989, n. 141; Ambrosini Massari 1997b, p. 307, 326esposizioni: San Severino Marche 1987stati: I: antiletteraII: in basso a destra è scritto: “G. Renus in. et fec.”; mi-nime variazioni di tratti e ombreggiaturedipinti: citazioni documentarie: Parma, collezione Boscoli, Fortuna, con la precisazione “macchia” (Campori 1870, p. 392).disegni: citazioni documentarie: Bologna, collezione Mal-vasia (I, p.98).Malvasia I, p.98: La Fortuna in piedi sul globo, che versa la borsa piena di moneta, fatta a concorrenza di quella del suo Maestro, così fortunato, diceva egli; ed aggiuntovi misterio-samente Amore, che afferrandola per i capelli la tira; e della quale abbiamo noi due disegni: once 7. e mez. onc. 4. e mez. per dirit.

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9. Adamo ed Evaacquaforte, I, 200x173 mm (inciso e lastra) smarginataPesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 98; Malvasia ed. 1983, p. 175; Indice, 1766, pp. 77-78; Gori-Gandellini 1771, I, p. 219; GGDA. VII, I; B. 1; Nagler K-L, p. 407; LeBlanc n. 1; Petrucci 1938, p. 42; 1953, n. 296; Emiliani n.1; Bellini 1980, n. 18; TIB 1; D’Amico-Faieti 1983, p. 66; Orlandini 1992, n.11; Cellini 1997, p. 165; Ambrosini Massari 1997b, p. 327esposizioni: San Severino Marche 1987stati: I: prima dei danni sulla lastra.II: accidentale segno nero nell’angolo inferiore sinistro della lastradipinti: citazioni documentarie: un Adam et Eve figura nelle vendite d’arte francesi nel 1851 (Mireure 1902, p. 60).disegni: citazioni documentarie: Bologna, collezione Gio-van Pietro Zanotti, (Malvasia I, p. 98, nota 3); Bologna, collezione conte Ulisse Aldrovandi, opuscolo 1833, n. 30, descritto dal Giordani (BOPS, ms 1549, c. 17): Al-tro similmente eseguito, che figura Adamo ed Eva, e a tergo uno studio per le medesime figure, da lui inciso. Nel 1855 un disegno descritto come Un jeune homme et une femme représentés debout è nei cataloghi di vendite francesi (Mi-reure 1902, p. 60).Malvasia I, p. 98: Eva in bel paese (3), che sedendo su un masso. porge con la sinistra il pomo ad Adamo volto a noi di schiena, a sedere in terra, e sostenendosi sul braccio destro, allungando la sinistra mano a prenderlo; dietro lui il serpentesull’arbore, che uno n’ha in bocca; un’aquila su un tronco pres-so di lui, e in lontanissima distanza due cavalli: onc. 6. e mez. gagl. onc. 5. e mez. scars. per dirit.

10. San Giovanni Battista nel desertoacquaforte, I, 165x166 mm (inciso), 171x170 mm (la-stra) Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 99; ed.1983, p. 178; Indice, 1766, pp. 77-78.Gori-Gandellini 1771, I, p. 218; GGDA. VII, XIV; B. 23; Nagler K-L, p. 410; Le Blanc n. 26; Petrucci 1938, p. 50; Emiliani n. 23; Petrucci 1953, n. 308; Bellini 1980, n. 17; TIB 23; Orlandini 1992, n. 10; Ambrosini Massari 1997b, p. 328stati: I: antiletteraII: con un tratto obliquo sul piede e braccio sinistro e sul voltodisegni: Madrid, Museo del Prado, inv.F.D.1710 (n. 13a)Malvasia I, p. 99: Il grazioso S. Gio. Battista in paese, sedente su un masso in faccia, presso ad una rupe, da cui uscendo acqua, ne prende entro la scudella con la sinistra, poggiata la destra, nella quale ha la Croce: onc. 5. e un quar. onc. 5. e unquar. per dirit.

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11. San Sebastianoacquaforte, 193x128 mm (inciso e lastra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 98; Indice, 1766, pp. 77-78. Gori-Gandellini 1771, I, p. 218; Petrucci 1938, p. 50; GGDA. VII, XV; B. 24, Nagler K-L, p. 410; Le Blanc n. 27; Emiliani n. 24; Bertelà Ferrara n. 114; Petrucci 1953, n. 309; Mancigotti 1975, p. 199, fig. 122; Bellini 1980, n. 25; TIB 24; Ambrosini Massari 1997a, p. 246; Idem, p. 329unico stato, antiletteradipinti: citazioni documentariei: Bologna, collezione Bo-vio, S.Sebastiano e un angelo (BOPS, Giordani, ms 1549, c. 21)disegni: Stoccolma, National konstmuseer, inv. NMH 1252/1863Malvasia I, p. 98: Il S.Sebastiano in paese, legata la destra sopra il capo ad un arbore, e a cui un nudo Angelino in aria porta la corona, mostrando volergliela porre in capo, e nella destra la palma: onc. 6. e mez. onc. 4. per diritto.

12. Vergine incoronataacquaforte, I, 210x139 mm (inciso) 215x144 mm (la-stra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia, I, p. 99; Gori-Gandellini 1771, I, p. 218; GGDA.VII, XI; B. 21; Nagler K-L, p. 409; Le Blanc n. 21; Emi-liani n. 21; Mancigotti 1975, p. 202, fig. 126; Bellini 1980, n. 28; Czére 1989, p. 102 con ill.; Birke-Kersétz 1995, p. 1394; Ambrosini Massari 1997b, p. 330; Idem 2009, p. 359, con ill, p. 356stati: I: antiletteraII: con la scritta in basso a destra: “S. C. da Pesare fe”III: è aggiunto un punto dopo “fe”.dipinti: citazioni documentarie: un dipinto con questo sog-getto, In piccolo con Angeli è nell’inventario redatto dagli eredi Cantarini nel 1738 (Cellini 1997a, p. 124)disegni: iter collezionistico: Bologna, collezione Pasinelli, Assonta in piedi, tre teste di Seraffini, e due Puttini di lapis rosso ratto da Guido Reni per mano di Simone Cantarini; (in-ventario del 8 aprile 1707) Crozat, (Mariette 1741, 604);Vienna, Albertina, inv. 2468Malvasia I, p. 99: Una B.V. come Assunta, sulle nubi, cal-cante con un piè la luna e le mani incrociate al petto; coronata da due Angeletti nudi, e in aria sulle nubi, e sotto tre teste di Serafinotti: onc. 6. e mez. gagl. onc. 4. e mez. per dirit.

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13. Ratto di Europaacquaforte e punta secca, I, 228x318 mm (inciso e la-stra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 98; Gori-Gandellini 1771, I, p. 218; GGDA. VII, XXI; B. 30; Nagler K-L, p. 410; Le Blanc 29; Rosenthal 1909, ill. 18; Petrucci 1938,p. 54 n. 10; Emiliani n. 30; 1959, pp. 30-31 n. 8; Belli-ni 1979, ed. 1983, pp. 56-57; Bellini 1980, n. 6; Belli-ni 1987, p. 76; Ambrosini Massari 1997a, pp. 247-248; Idem 1997b, p. 307, 331stati: I: antiletteraII: con la scritta in basso a destra: “G. Renus. in. et fec.”

disegni: Milano, Pinacoteca di Brera, inv. 49; Londra, British Museum, inv. 1856-7-12-8 recto e verso; collezio-ne privata; Venezia, Museo Correr, inv. 1709; Vienna, Albertina, inv. 2470citazioni documentarie: Bologna, collezione Giovan Pie-tro Zanotti (Malvasia I, p.98, nota 1) un disegno a ma-tita rossa è citato nelle vendite d’arte francesi nel 1756, ritroviamo le stesse caratteristiche in un altro disegno citato nel 1773 (Mireure 1902, p. 60)Malvasia I, p. 98: La graziosissima, tanto giusta e ben tocca Europa rapita dal Toro (I), con concerti varii d’Amoretti scher-zanti; mezzo foglio per traverso.

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14. Riposo in Egittoacquaforte, 225x171 mm (inciso e lastra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 98; Gori-Gandellini 1771, I, p. 220; GGDA.VII, VI; B. 5; Nagler K-L, p. 408; Le Blanc n. 16; Petrucci 1938, p. 49; Emiliani n. 5; Petrucci 1953 n. 299; Bellini 1979, ed. 1983, pp. 56-57; Bellini 1980, n. 19; Tamassia1981, p. 25; Orlandini 1992, 12; Bellini 1995, ill. p. 648; Ambrosini Massari 1997b, pp. 307-308, 333esposizioni: Milano 1980; San Severino Marche 1987 unico stato, antiletteradisegni: Firenze, Uffizi, inv. 4152S; Lockinge, Berkshire, C.L. Loyd collection; New York, Pierpont Morgan Li-brary, inv. 1982.50Malvasia I, p. 98: La B.V. in bel paese, sedente qui davanti in faccia con invoglio, cappello e fascia da un lato: porge con la sinistra datteri al Signorino, che sostiene con la destra nudo a sedere sulle ginocchia: S. Gioseffo a sedere in profilo e in distanza appoggiato con ambe le braccia ad un greppo, rimi-rando due Angeli vestiti più da lontano, uno de’ qualipiega le frondi ad una palma per coglierne: once 7. onc. 6. e un quar. per dirit.

15. Riposo in Egittoacquaforte, I, 209x169 mm (inciso e lastra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 98; ed. 1983, p. 178; Indice, 1766, pp. 77-78.Gori-Gandellini 1771, I, p. 219; GGDA. VII, II; B. 3; Na-gler K-L, p. 408; Le Blanc n. 14; Petrucci 1938, p. 49; Emiliani n. 3, tav. 185d; Mancigotti 1975, p. 189, fig. 106;Bellini 1980, n. 23; TIB 3; Bruscaglia 1988, ill. 94; Am-brosini Massari 1997b, p. 334stati: I: antiletteraII: in basso al centro la scritta: “G. Renus in. et fec.”; completati tratti e ombreggiatura sul panneggio a si-nistra del braccio della Vergine disegni: Firenze, Uffizi, gabinetto disegni e stampe, inv. 4150S (n. 18a); Parigi,Louvre, inv. 7078Malvasia I, p. 98: Una B. V. in paese, che sedendo in terra col Bambino mezzo fasciato, che latta, risguarda con la testa volta in profilo a un Angelo, che con ambe le mani piega una pal-ma, per coglierne frutti; rimirato da S. Gioseffo in distanza, asedere anch’egli in terra: onc. 6. e mez. gagl. onc. 5 e mez. per dirit.

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16. Riposo in Egittoacquaforte, II, 174x264 mm (inciso) 180x271 mm (la-stra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 98; ed. 1983, p. 178; In-dice, 1766, pp. 77-78; B 6; Nagler K-L, p. 408; Le Blanc n. 17; Petrucci 1938, pp. 49 e 54, n. 15; Petrucci 1953, 298; Emiliani n. 6, tav. 190c; D’Abrosca 1975; Mancigot-ti 1975, p. 192, fig. 110; Bellini 1980, n. 30; TIB 6; Loire 1996, p. 109, fig. 38; Ambrosini Massari 1997b, p. 335stati: I: antilettera.

II: con ritocchi a bulino sulle labbra della Vergine, sul suo manto e sul profilo di S. Giuseppe.dipinti: Parigi, Louvre, replicaMalvasia I, p. 98: Un’altra similmente in paese, con frasca ben tocca, nella quale essendosi sforzato levarsi dal suo far gentile, e dare in un grande Carraccesco, è riuscito men grazio-so del solito. Tiene il Puttino nudo con ambe le mani, che apre le braccia; da una parte San Gioseffo a sedere sotto arbori, che lo guarda; dall’altra un invoglio di panni in terra: onc. 8. gagl. onc. 5. e mez. gagl. per traverso.

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17. Sant’Antonio da Padovaacquaforte, III, 262x173 mm (inciso) 266x175 mm (la-stra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 98; ed. 1983, p. 178; Indice, 1766, pp. 77-78; Gori-Gandellini 1771, I, p. 218; GGDA. XVI; B. 25; Nagler K-L, p. 410; Le Blanc n. 22; Petrucci 1953, n. 310; Emiliani n. 25; 1959, p. 31 n. 9; Bellini 1979, ed. 1983, pp. 56-57; Bellini 1980, n. 26; TIB 25; Emiliani 1992, p. 209; Ambrosini Massari 1995, p. 104; Cellini 1997, p. 204; Ambrosini Massari 1997b, p. 336stati: I: antilettera e con un margine bianco n basso.II: in basso a sinistra, sopra il margine bianco è scritto: “Simone Cantarini In. e Fe. originale”III: in basso a destra, nel margine, è aggiunto: “Gio. Giacomo Rossi formis Romae alla Pace”.dipinti: Milano, Pinacoteca di Brera, in deposito nella chiesa di San Lorenzo;citazioni documentarie: Bologna, collezione Natali S. An-tonio da Padova con angioli, figure intere al naturale, (Oret-ti, ms B 109, c. 108/10); Pesaro, inventario 1738, sparti-zione beni eredi Cantarini: tre quadri con Sant’Antonio da Padova (Cellini 1997, pp. 124-125).disegni: citazioni documentarie: Bologna, collezione Lo-renzo Pasinelli, S. Antonio di lapis nero con Angeli, inven-tario 8, aprile 1707; Mariette 1741, n. 604;esistenti: Firenze, Uffizi, gabinetto disegni e stampe, inv. 4182S, inv. 4187S; Harlem, Tylers Museum, inv. D35; Milano, Pinacoteca di Brera, inv. 499; Napoli, Gallerie Nazionali di Capodimonte, inv. 655; Rio de Janeiro, Bi-blioteca Nacional, inv. A11, inv. A14; Stoccolma, Statens Konstmuseer, inv. NMH 1249/1863Malvasia I, p. 98: Un S. Antonio di Padova, che genuflesso in profilo abbraccia e sostiene il Signorino voltogli similmente contro di profilo, e che l’accarezza con ambe le mani sotto il mento; assistito da due Serafini, con gloria d’Angeli sopra e trevestiti, che graziosamente cantano a Coro: onc. 8. onc. 5. e mez. per dirit. rintagliato dal Curti a bolino e dedicato al P. Pittorino di S. Francesco.

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18. Riposo in Egittoacquaforte, I, 297x188 mm (inciso), misure della lastra non notePesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 98; Gori-Gandellini 1771, I, p. 219; B 2; Nagler K-L, p. 408; Le Blanc n. 13; Petrucci 1938, p. 49; Emiliani n. 2; 1959, p. 28, n. 3; Mancigotti 1975, p. 187, fig. 105; Bellini 1979, ed. 1983, pp. 56-57; Bellini 1980, n. 22; TIB 2; Benati 1991, p. 145; Menaguale 1996, p. 45; Ambrosini Massari 1997b, p. 338stati: I: antilettera prima dei ritocchi a bulinoII: il ventre dell’Angelo a destra, la coscia sinistra e la schiena del bambino sono ombreggiati. Inoltre, sotto i due Angeli, compare un’ombreggiatura ottenuta con tratti orizzontali.III: in basso a sinistra nel margine la scritta: “G. Renus in. et fec.”.IV: in basso a destra, nel margine è aggiunto: “J. Robil-lart ex.”.dipinti: Milano, Pinacoteca di Breradisegni: Gallerie dell’Accademia di Venezia (inv. 698); Washington National Gallery of Art di (B 28, 645); Windsor Castle (RL inv. 3423).Malvasia I, p. 98: La Madonna sedente nel mezzo di bel paese col Puttino in grembo, sopra un cuscino, che a braccia aperte prende un dattero portogli da S. Gioseffo, che distro salito su un greppo, poggia l’altra mano sul tronco; duoi Angeletti nudi dall’altre parte in aria, che s’affaticano a chinar le frondi della palma: onc. 10. Onc. 7 scars. Per dirit.

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19. Vergine col bambino e l’uccellinoacquaforte, I, 209x144 mm (inciso) 219x148 mm (la-stra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 98; Indice, 1766, pp. 77-78. Gori-Gandellini 1771, I, p. 219. GGDA. VII, IX; B. 18; Nagler K-L, p. 409; Le Blanc N. 11; Voss 1924, p. 516; Emiliani n. 18; Petrucci 1953, 305; D’Abrosca 1975; Bellini 1980, n. 4; TIB 18; Emiliani 1997, XLV-XLVI; Ambrosini Massari 1997b, p. 340; Idem 2009, p. 370 con ill. p. 371esposizioni: San Severino Marche 1987stati: I: con un margine bianco di 7 mm in bassoII: con ritocchi nel velo della Vergine e più ombreg-giaturedipinti: citazioni documentarie: Malvasia II, p. 172;Malvasia I, p. 98: La B.V. a sedere, che con lamano sotto la guancia contempla il Signorino, che con un filo tiene la rondi-nella che mira; sul gusto del maestro Guido, massime ne’ panni così grandoni e facili: onc. 7. onc. 4. e mez. gagl. per dirit.

20. Vergine col bambinoacquaforte, II, 145x117 mm (inciso e lastra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 99; GGDA. VII, VIII; B. 17; Nagler K-L, p. 409; Le Blanc n. 10; Emiliani n. 17; Bellini 1980 n. 24; TIB 17; Ambrosini Massari 1997b, p. 341stati: I: antiletteraII: con la scritta in basso a destra: “S. C. da Pesare fe”Malvasia I, p. 99: Una Madonna sulle nubi in faccia, che tiene il Bambino nudo in pedi, postagli una mano al fianco e l’altra sotto il piede, ed egli le ha gettato un braccio al collo; sotto le nubi Angeletti, due de’ quali l’adorano con le mani giunte, discorrendo fra di loro: onc. 4. e mez. onc. 3. e mez. per dirit. (2). La medesima rintagliata più grande, cioè onc. 8. onc. 6. e mez. per diritto, dal franco bolino di Mariette, ed aggiuntavi la camicia al Puttino, che in quella del Pesarese è nudo, e attri-buita a G. R. invent. sotto: O homo, ne avertas etc.

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21. Giove, Nettuno e Plutone fanno omaggio delle loro corone alle armi del Cardinale Borgheseacquaforte, II, 312x436 mm (inciso) 315x440 mm (la-stra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 97; Oretti ms B 128, c. 442; Gori-Gandellini 1771, I, pp. 217; GGDA. VII, XX; B. 29; Nagler K-L, p. 407; Le Blanc n. 37; Petrucci 1938, p. 54 n. 10; Emiliani n. 29; 1959, p. 38; Mancigotti 1975, p. 184, fig. 101; Bellini 1980, n. 35; TIB 29; Prosperi Valenti 1989, n. 143; Orlandini 1992, 17; Cellini 1996, p. 116, fig. 21, p. 118; 1997, p. 161, p. 170; Ambrosini Massari 1997b, p. 309, 343; Eadem 2009, p. 340stati: I: armi del Cardinale Borghese nello stemma e emblema della famiglia Fantuzzi nel cartiglio in basso (un elefante sormontato da una torre)II: il cartiglio in basso è vuoto: è stato abraso l’internoIII: anche la cornice del cartiglio è stata abrasaIV: abrase anche le armi Borghesedisegni: citazioni documentarie: un disegno con Giove e Plutone a matita rossa è menzionato nella collezione

bolognese Aldrovandi nel 1782 (in Colombi Ferret-ti 1992, p. 131) come copia da Simone da Pesaro; un altro disegno, sempre a matita rossa, ma con diverso stemma, è stato pubblicato di recente da Anna Maria Ambrosini Massari 2009, p. 340Malvasia, I, p. 97: La conclusione fatta del 1633, per la soste-nuta dal sig. Dottor Fantuzzi, contenente le tre Deità principa-li; cioè Giove sul carro tirato dall’ Aquile; Plutone da’ cavalli, che spirano fuoco e ch’escono dalle fiamme; e Nettuno in maresu una conchiglia condotta da’ cavalli marini e corteggiato da graziosissimi Trtoni e Naiadi, e che tutti e tre levatasi di capo la propria corona, ne fanno cortese offerta, per triplicatamente coronarne l’arme del Cardinal Borghese, a cui fu dedicata eche comparisce in cielo, non con altro corteggio che di cinque puttini sostenenti uno il Cardinalizio Cappello, e gli altri quattro li quattro simboli delle quattro Virtù Cardinali, cioè lo Specchio, la Serpe, la Bilancia, la Colonna, e i due vasi; tagliodel più gentile, ma scientifico disprezzo, che mostrar possa con l’acqua forte bravo Maestro, e venduta gran tempo per di Gui-do: onc. 14 onc. 12 per trav.

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22. Mercurio e Argoacquaforte, II, 256x300 mm (inciso) 260x305 mm (la-stra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 98; Indice, 1766, pp. 77-78; Gori-Gandellini 1771, I, p. 220; GGDA. VII, XXII; B 31; Nagler K-L, p. 420; Le Blanc n. 30; Petrucci 1938, p. 50; Petrucci 1953, n. 312; Emiliani n. 31; D’A-brosca 1975; Mancigotti 1975, p. 204, fig. 132; Bellini 1980 n. 37; Prosperi Valenti 1989, n. 144; Duckers 1994, p. 285; Ambrosini Massari 1997b, p. 345; Idem 2009, pp. 366-368stati: I: antiletteraII: con la scritta, in basso verso destra: “Gio. Jacomo Rossi formis Romae alla Pace”dipinti: Stocholm, National Kunstmuseer, copia; citazio-

ni documentarie: Bologna, collezione Cattalani, un pa-store che suona il liuto, forse soggetto connesso, nell’in-ventario del 13, febbraio 1668 (Morselli, in corso di pubblicazione) Collezione Aldrovandi, Mercurio e Argo, copia dall’incisione (Oretti ms b104, b 3/18 in Calbi-Scaglietti 1984, p. 56)disegni: citazioni documentarie: Mariette 1741, n. 606; un disegno a penna è negli elenchi di vendite in Francia nel 1857 (Mireure 1902, p. 60)Malvasia I, p. 98: Il tanto ben inteso, e corretto Argo, che se-dente nudo in terra da un lato, ascolta Apollo, che similmente in forma di nudo pastorello sedendo nel mezzo su un masso, sotto arbori bellissimi, poggiata una gamba sul bastone, gen-tilmente tocca il flauto, per oddormentarlo; ascoltato dall’altra parte da un cane in molto bello e pittorico paese: onc. 9. e mez. onc. 8. e un quar. per trav.

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23. Sacra famiglia con santa Elisabetta e san Giovan-ninoacquaforte, II, 124x192 mm (inciso e lastra) Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia, I, p. 99; B. 10; Nagler K-L, p. 409; Le Blanc n. 3; Petrucci 1938, p. 50; Emiliani n. 10; Bellini 1980 n. 21; Di Giampaolo 1993, p. 102; Maz-

za 1995, p. 93, fig. 7; Ambrosini Massari 1997a, p. 154, p. 159; Idem 1997b, p. 346esposizioni: San Severino Marche 1987stati: I: antilettera.II: con la scritta in basso al centro: “G. Renus. in. et fec.” e in basso a destra “J. Robillart ex.”disegni: Zanotti in Malvasia , I, p. 99 nota 1.

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24. Sacra famiglia con Gesù bambino addormentato, sant’Elisabetta e san Giovanninoacquaforte, 130x182 mm (inciso e lastra) smarginataPesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 99, n. 2; Indice, 1766, pp. 77-78; B. 9; Nagler K-L, p. 409; Le Blanc n. 2; Pe-trucci 1938, p. 50; Petrucci 1953, n. 303; Emiliani n. 9; 1959, p. 28 n. 4; Bellini 1979, ed. 1983, pp. 56-57; Bellini 1980 n. 11; Di Giampaolo 1993, p. 102; Ambrosini Mas-sari 1997a, p. 154, p. 159; Idem 1997b, p. 347unico stato: senza alcuna scritta e con una linea margi-

nale incisa tutt’intorno.disegni: Milano, Pinacoteca di Brera, inv. 94; Venezia, Gallerie dell’Accademia, inv. 701Malvasia I, p. 99: La famiglia Santa (I); cioè in paese pittori-co la B.V. a sedere in profilo presso ad un arbore, sostenente col-le mani insiem serrate il Signorino nudo, verso di noi sedente sulle ginocchia: di rincontro a lei S. Anna, che volta di profilo,appoggiata col braccio sinistro su un masso alza la destra, e dietro lei S. Gioseffo a sedere di dietro in mezzo a tutti, sbatti-mentato affatto; postosi il dito alla bocca, cenna che s’accheti: onc. 6. once 4. per trav.

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25. Riposo in Egittoacquaforte, 157x197 mm (inciso e lastra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 99; Gori Gandellini 1771, I, p. 219; GGDA. VII, III; B. 4; Nagler K-L, p. 408; Le Blanc n. 15; Petrucci 1938, p. 49; Petrucci 1953, n. 297; Kurz 1955, pp. 83-84, n. 35; Emiliani n. 4, tav. 190b; Mancigotti 1975, p. 189, fig. 108; Bellini 1980 n. 15; Ambrosini Massari 1997b, p. 348

unico stato, antiletteradisegni: Windsor Castle, inv. RL 3426Malvasia I, p. 99: Un’altra a sedere in paese sotto due arbo-ri, che di profilo tiene il Signorino tutto nudo e colle gambe aperte sulle di lei ginocchia; S. Gioseffo a sedere presso di lei le cenna colla sinistra, sbattimentato in bel paese e contro loro, nel cantone qui davanti l’asino che pasce, sbattimenta-to, vedendosi la testa solo e le due gambe davanti: onc. 6. e un quar. onc. per trav.

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26. Il piccolo sant’Antonio da Padovaacquaforte, 80x60 mm (inciso), 83x63 mm (lastra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 100; Indice, 1766, pp. 77-78. Gori-Gandellini 1771, I, p. 220; GGDA. VII, XVII; B. 26; Nagler K-L, p. 410; Le Blanc n. 23; Petrucci 1953, n. 311; Emiliani n. 26; Bellini 1980 n. 20; TIB 26; Ambrosini Massari 1995, p. 104; Cellini 1997, p. 203; Ambrosini Massari 1997b, p. 349esposizioni: San Severino Marche 1987unico stato, antiletteradisegni: Milano, Pinacoteca di Brera, inv. 70Malvasia I, p. 100: Un S. Antonio da Padova, che presso un Altare genuflesso sulla predella, ove sta steso il giglio, in faccia verso di noi, con ambe le braccia sostenuto il Signorino nudo, lo contempla: onc. 2. e 3. quar. onc. 2. per dirit. (2).

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27. Riposo in Egittoacquaforte, 80x123 mm (inciso, ottagonale) 83x125 mm (lastra, rettangolare)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 99; Gori-Gandellini 1771, I, p. 220; B. 7; Nagler K-L, p. 408; Le Blanc n. 18; Petrucci 1938, p. 49; Petrucci 1953, 300; Emiliani n. 7; Bodart 1975, p. 164; Mancigotti 1975, p. 194, fig. 113; Bellini 1980 n. 16; TIB 7; Colombi Ferretti 1992, p. 122, fig. 103; Loire 1996, p. 109, fig. 39; Ambrosini Massari 1997b, p. 350esposizioni: Milano 1980; San Severino Marche 1987

unico stato, antiletteradipinti: Parigi, Musée du Louvre (scheda n.); citazioni documentarie: inventario beni famiglia eredi Cantari-ni, Pesaro 1738 (Cellini 1997a, p. 124)disegni: Besancon Musée des Beaux Arts, inv. 2238v.; Firenze, Uffizi, deposito del Museo Horne, inv. 6215H; Milano, Pinacoteca di Brera, inv. 89Malvasia I, p. 99: Un’altra più fiera con invoglio in capo, ma l’istesso Puttino; dall’altra parte San Gioseffo steso presso una macchia, dorme con la mano sotto la gota, e lontananza di paese, forma ottangola per traverso: onc. 4. onc. 2. e mez. pertrav.

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28. Riposo in Egittoacquaforte, 83x130 mm (inciso) 86x133 mm (lastra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 99; B. 8; Nagler K-L, p. 408; Le Blanc n. 19; Petrucci 1938, pp. 49 con ill. e 54, n. 14; Petrucci 1953, n. 301; Emiliani n. 8; 1959, p. 28, n. 3; Bellini 1980 n. 7, Ambrosini Massari 1997b, pp. 350-351esposizioni: Milano 1980unico stato, antilettera

dipinti: Parigi, Musée du Louvredisegni: Besancon Musée des Beaux Arts, inv. 2238v.; Firenze, Uffizi, deposito del Museo Horne, inv. 6215H; Milano, Pinacoteca di Brera inv. 52; inv. 508;Malvasia I, p. 99: Una Madonna a sedere in paese, in profilo, che tien sulle ginocchia il Signorino, del quale poco altro si vede, essendo in iscorto; dall’altra parte in distanza S. Giu-seppe in faccia, che legge un libro, che tiene con ambe le mani, di pochissimi segni: onc. 4. gagl. onc. 2. e mez. gagl. per trav.

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29. Sacra famiglia con san Giovanninoacquaforte e bulino, 158x223 mm (inciso), 160x225 mm (lastra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 99; GGDA. VII, V; B. 11; Nagler K-L, p. 409; LB. 4; E. 11; BF. 90; Petrucci 1953, 302; D’Abrosca 1975; Mancigotti 1975, p. 195; Bel-lini 1980, n. 8; Bellini 1987, p. 37, fig. 7; Bellini 1992, p. 15; Ambrosini Massari 1997a, p. 223; Idem 1997b, p. 352unico stato, antilettera, con ritocchi a bulino.

disegni: Milano, Pinacoteca di Brera, inv. 124r; inv. 508; Parigi, Louvre, inv. 7079bis.Malvasia I, p. 99: Un’altra a sedere similmente in paese, che sostenendo a sedere su un ginocchio il Signorino in profilo, con ambe le mani accarezza S. Giovannino, che ginocchioni, fattosi delle braccia Croce al petto, l’adora, mentre da lontano sedendo S. Gioseffo presso a certi arbori ben tocchi e leggendo un libro, che sostien con la destra, con la sinistra si fa ombra agli occhi per ben leggere: onc. 7. gagl. per trav. poco bene impressa.

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30. Sacra Famiglia con il rosarioacquaforte, I, 128x85 mm (inciso) 131x88 mm (lastra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 99; Gori-Gandellini 1771, I, p. 221; B. 13; Nagler K-L, p. 409; Le Blanc n. 6; Bellini 1980, n. 32; TIB 13; Petrucci 1938, p. 53; Emilia-ni n. 13; Bellini 1980 n. 32; 1987, p. 54; Cellini 1996, p. 114; Ambrosini Massari 1997b, p. 353, Idem in Federico Barocci 1535-1612…, 2009, pp. 398-399stati: I: con la scritta in basso a destra: “S.C. da Pesare fe”.II: segno evidente diagonale sul muro in basso, altro più lieve sopra la firmadipinti: Roma, Palazzo Colonna, Palazzo Veneziadisegni: Firenze, Uffizi, Album Horne, gabinetto disegni e stampe, in deposito del Museo Horne, inv. 6195H; Bu-dapest, Szépmuvészeti Muzeum, inv. 2440,copiaMalvasia I, p. 99: Un’altra della stessa grandezza a sedere in profilo, col Puttino a sedere in grembo di rincontro; e che con una ano stringe un dito a quella della B.V.San Gioseffo a un tavolino legge un libro; un vaso sopra una finestra e un panno: S.C. da Pesaro fe.

31. Sacra famiglia con san Giovanninoacquaforte e bulino, 130x82 mm (inciso e lastra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 99; Gori-Gandellini 1771, I, p. 219; GGDA. VII, VI; B. 12; Nagler K-L, p. 409; Le Blanc n.5; E.miliani n.. 12; Bellini 1980, n.31; TIB 12; Orlandini 1992, 14; Ambrosini Massari 1997b, p. 354unico stato, recante in basso a sinistra la scritta: “S. C. da Pesare fe”.disegni: Budapest, Szépmuvészeti Muzeum, inv.58.1020, copia;Malvasia I, p.99: Una B.V. sedente col Bambino nudo in pie-di, che appoggiata la faccia alla sua, lo bacia; S.Gioseffo con la mano sotto la guancia lo guarda, e S. Giovannino. S.C. da pesaro fe.onc. 2. e mez. gagl. per diritto.

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32. Cristo caduto sotto la croceacquaforte, 122x200 mm (inciso e lastra)bibliografia generale: Malvasia, I, p. 98; ed. 1983, p. 178; Gori-Gandellini 1771, I, p. 218; GGDA. VII, XII; B. 20; Nagler K-L, p. 409; Le Blanc n. 20; Petrucci 1938, p. 54 n. 10; Emiliani n. 20; Bellini 1980, n. 13; Bellini 1987, p. 47; Ambrosini Massari 1997b, p. 355unico stato, antiletteradipinti: citazioni documentarie: Bologna, collezione Pasi-nelli, Un Christo portante la croce con un Manigoldo, inventario 4,8,1700, Morselli, in corso di pubblicazione;

Pesaro, collezione Bonamini, un Cristo caduto sotto la croce (ASPS, Notaio Perotti Luigi, inventario Bonami-ni, 30 giugno 1828, c. 480)disegni: citazioni documentarie: Bologna, collezione Beroaldi, disegno a lapis rosso di un Xpo (sic) Caduto in terra con la croce, inventario del 15, gennaio 1695 (Morselli, in corso di pubblicazione); collezione Zanot-ti, un disegno a matita neraMalvasia I, p. 98: Il Signore caduto in terra in portar la Croce (2), sostenuta da un manigoldo, con veduta di villaggio in distanza: onc. 6. e tre quar. onc. 4. per trav.

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33. Venere e Adoneacquaforte, I, 117x175 mm (inciso e lastra)Pesaro, Collezione Licinibibliografia generale: Malvasia I, p. 100; Indice, 1766, pp. 77-78; Gori-Gandellini 1771, I, p. 220; GGDA. VII, XXIV; B. 33; Nagler K-L, p. 410; Le Blanc n. 32; Emilia-ni n. 33; Servolini s.d.; ill. p. 37; D’Abrosca 1975; Man-cigotti 1975, p. 203, fig. 129; Bellini 1980 n. 12; TIB 33; Ambrosini Massari 1997a, p. 245; p. 257; Idem 1997b, p. 356

stati: I: antiletteraII: in basso la scritta: “G. Renus in. et fec.”.dipinti: citazioni documentarie: Pesaro, famiglia Cantari-ni, un dipinto con Venere, Adone e un amorino, inventario 1738, (Cellini 1997a, pp. 125).Malvasia I, p. 100: Venere e Adone a sedere nudi su un masso in paese, e Amore in ginocchioni, appoggiato sul ginocchio di Adone, coll’asta in mano e il cane che riposa, di pochissimi, ma graziosi segni: onc. 5. onc. 3. e 3. quar. per trav.

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