Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due...

121
Rocce e natura senza frontiere Meraviglie geologiche tra Valle Antigorio, Valle Devero e Binntal Paolo Pirocchi

Transcript of Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due...

Page 1: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

Ente di gestione delle Aree Protette dell’OssolaVilla Gentinetta - Viale Pieri, 27 28868 Varzo (VB)CF [email protected]

Rocce e natura senza frontiereMeraviglie geologiche tra Valle Antigorio, Valle Devero e Binntal

Paolo Pirocchi

Rocce e natura senza fron

tiere

Page 2: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

Paolo Pirocchi

Rocce e natura senza frontiereMeraviglie geologiche tra Valle Antigorio, Valle Devero e Binntal

Ente di gestione delle Aree Protette dell’Ossola2012

Page 3: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

Testi: Paolo PirocchiFoto: Alessandro Pirocchi, Paolo PirocchiCartografia: Alessandro Pirocchi

Citazione bibliografica: Pirocchi P., Rocce e natura senza frontiere, Aree Protette dell’Ossola, 2012

Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del programma di cooperazione transfrontaliera SITINET

Coordinamento: Ivano De Negri, Alessandro PirocchiCura grafica e redazionale: Aligraphis - Gravellona Toce

© 2012 - Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Ossola

Page 4: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

3

Nell’immaginario comune, quando si pensa ai Parchi Naturali, si associa l’attività del Parco allafauna, alla vegetazione ed all’educazione ambientale.In effetti molte delle attività dell’Ente di Gestione sono rivolte a questi settori e l’educazione am-bientale che ne consegue tratta di animali e piante e più in generale di biodiversità (che è rappre-sentata dalla ricchezza di specie viventi presenti in un determinato territorio). Perché dunque dedicare una pubblicazione dell’Ente agli elementi inanimati di un determinato ter-ritorio come i minerali, le rocce ed i ghiacciai?I motivi sono diversi:Quello più direttamente collegato alle attività dell’Ente di Gestione è dovuto al fatto che i diversisubstrati rocciosi, sui quali si sviluppa la vegetazione, determinano il tipo e la composizione dellavegetazione stessa.L’azione dei ghiacciai invece è in genere molto più legata al paesaggio che il loro movimento, nellento trascorrere del tempo, ha determinato originando paesaggi aspri e verticali dove le rocce sonopiù dure (gneiss) e morbidi altipiani e cime ondulate dove le rocce sono più tenere (calcescisti).Il paesaggio attuale che noi ora ammiriamo è stato dunque profondamente influenzato dall'assettogeologico-strutturale e dall’azione di modellamento dei ghiacciai (soprattutto del passato), delleacque superficiali e della gravità (frane, falde di detrito) e dai ripetuti cicli di gelo e disgelo.L’ambiente inanimato ci fornisce quindi importanti informazioni per ricostruire la storia del terri-torio nel senso della evoluzione e della sua colonizzazione da parte di vegetazione ed animali maanche quella culturale e socio economica delle popolazioni che in questi territori hanno vissuto etuttora vivono.Non ultimo tra i motivi che ci inducono a dedicarci all’argomento di questa pubblicazione è cheminerali ed aspetti geologici sono argomenti che accomunano il Parco Naturale Veglia-Devero conil confinante Parco Svizzero della Valle di Binn con il quale da circa un decennio lavoriamo per pro-muovere una grande Area Protetta transfrontaliera.Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im-portanti del mondo, per la presenza di minerali di fessura insoliti ed unici ad alto contenuto di arse-nico, alcuni dei quali, risultano completamente nuovi per la scienza al momento della loro scoperta.Il legame creato da questi argomenti risulta molto forte anche con il Parco Naturale dell’alta Valle An-trona dove i minerali, le miniere e le rocce verdi, conosciute dai geologi di tutto il mondo come Ofiolitidi Antrona, sono strettamente legati alla cultura tradizionale ed alla storia socio-economica della Valle.L’obiettivo di queste pubblicazioni è trasferire, in un linguaggio corretto ed accessibile al grandepubblico, le informazioni scientifiche per diffondere il più possibile la conoscenza di tutti gli aspettiche caratterizzano i Territori Protetti e le Valli che li accolgono per incentivare un turismo più attentoe consapevole della necessità di conservarne integri i valori nel tempo.

Premessa

Il Presidente dell’Ente di Gestione Aree Protette dell’Ossola

Graziano Uttini

Page 5: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

4

Uno speciale ringraziamento lo devo a mio fratello Alessandro, geologo, per i continui consigli e chiarimenti. Con lui condivido la passione per questi luoghi esplorati in tanti anni con grande e inesauribile curiosità:

la nostra gioventù con gli scarponi ai piedi ci ha portato a maturare un profondo amore per questo splendido e ricco territorio.

Paolo Pirocchi

Page 6: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

Viene qui descritto un lungo e complesso itine-rario che si snoda dalla Valle Antigorio alla Valledi Binn, tra Italia e Svizzera, attraverso un settorealpino tra i più belli paesaggisticamente e più in-teressanti geologicamente e morfologicamente. Un lungo itinerario di scoperta di vere “unicità”:gli Orridi di Uriezzo, l’elemento 0, minerali unicial mondo, unità geologiche che sono entratenella storia dell’interpretazione geologica delleAlpi, e rocce utilizzate dall’uomo come materiaprima architettonica e monumentale in tutto ilmondo.Il percorso si articola in 100 punti di osserva-zione. Un itinerario principale permette di rag-giungere la maggior parte di questi punti. Sonoindicati ulteriori percorsi alternativi per raggiun-gere altri punti di interesse prossimi al percorso.Questo permette ad un visitatore curioso di“progettarsi la visita a proprio piacimento”, ri-cercando il percorso idoneo ai propri interessi,anche in visite successive.

I tracciatiGli stop sono individuati sulla cartografia intro-duttiva. Si tratta di una mappa realizzata però suscale che non rendono possibile osservare in det-taglio il tracciato dell’itinerario e la posizionedegli stop di osservazione. È possibile sul sito uf-ficiale dell’Ente Aree Protette dell’Ossola(www.areeprotetteossola.it) e sul sito OssolaNa-tura (www.ossolanatura.it) nelle pagine dedicateagli itinerari, scaricare gratuitamente i tracciati di-gitali del percorso nei seguenti formati:• gpx, tracciato per GPS• shp formato per software GIS

(in formato UTM-WGS84)• kml, per Google Earth

5

Il percorso

Page 7: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

1019

1478

1028

779

965814

781

688

638

778

809

965

722

758

803803

1023

655

1031525

718

994

1205

1308

1406

1551

1062

2126

1694 1583

13541262

1031

1320

1678

1381

1988

2107

1993

2147

2237

1549

1573

1

519

520

618

518

774

720

1653

1196

1275

1292

1278

1023

1415

1726

716

958

1000

799

1439

Osso

Croveo

Beola

CrinoCrego

Verampio

Cravegna

Viceno -di dentro

QuategnoBraccio

Fariolo

Navasco

Smeglio

Emo

Vegno

Foppiano

Maglioggio

Gruppo

-di fuori

Mozzio

Rondola

Rodis

Albogno

Altoggio

Piazza

Pioda

Uresso

Graglia

Uriezzo

Rozzaro

Cagiogno

la Motta

Orridi

F i u m

e

Toce

T. Alfenza

Golernia

Grande

Antolina

Rio

Rio

Rio

Rio degli Orti

T. Devero

Fiume Toce

CascataRio d�Alba

Rio Ghendola

CRODO

BACENO

PREMIA

La

C

ol

P.so della Colmine

Croce della Torriggia

P.so Buca del Lupo

L

M.te Larone

Cima degli Uccelli

P.so di Larone

B.tta di Deccia

Cima Chioso

BaulinaA. Luera

A. l'Oro

Longio

Gnivola

Voma

Flecchio

Ronconi

Prepiana

Scengo

Camplero

A. LaroneA. Moncrovino

Salera

Croppo

la Colla

Loccia di Lei

Intelvai

P i a n a d iA l e c c i o

Boscheccio

Dugno

Arvenolo

Alpiano Viceno

Alpiano sup.

Ronconi

Sasso diPremia

Bogo

Baulino

Madonna dell�Oro

Pianez

Gatèra

Boschetto

Bee

Lör

Corte Cerino

Balmelle

Quarterone

Crestalunga

U r a n z o

Booch

C o m p o l o

DI O

GN

A

Maiesso

Olmo Pianezza

La Pivana

AL

EC

CI O

FraccioDeccia

Oratoriodella Salera

4

1-2-3

5

6

7

8

9 11

12

16

10

1718

19

13

14

15

20

21

2223-24

25

26 27-2832

29-30

31

6

Page 8: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

7

1993

1760

2248

2387

21482010

20341882

1910

1640

1019

965814

655

2593

1667

15992054

10622906

2880

1804

2168

1947

1391

2330

1941

1907

1103

1314

1463

1244

1115

1854

2126

1967

1678

2184

1821

1599

1221

1891

1777

1601

1589

Alpe Dèvero

Goglio

Ausone

E s i g o

Ponte

Osso

Croveo

Beola

Pioda

Uresso

Graglia

Laghi del Sangiatto

T. Dèvero

CascataRio Agaro

Lago diAgàro

1597

Rio Ghendola

Lago Nero

Lago Brumei

BACENO

M.te Sangiatto

B.tta di Scarpia

P.zo Diei

M.te Cistella

P.zo Brumei

M. Forno o Gorio

La Pizzetta

P.zo Nava

P.zo Creggio

M.te Cazzola

B.tta di Deccia

C.te d'Ardui

la Forcoletta

A. Sangiatto

A. Fontane

A. Pojala

A. Bionca

Gli Orli

Forcola

Cugnesco

Alpe Nava

Cima Piaggio

Al Passo

PontigeiA. Agarù

Cima Chioso

A. Locciabella

A. Topera

Buscagna

La Colla

Cimalbuso

PuntoloSuzzo Sopra

Suzzo sotto

Mollio

Piodacalva

Costa

Agarina

Corte Verde

Vargnanale Balmelle

Cologno

Case di Sopra

Case di Sotto

Chiovende

A. Creggio

Curt du Vel

A. Misancoa a

Bogo

Baulino

Corte Brumei

Corte Cerino

A l p e B r u m e i

Balmelle

Quarterone

Crestalunga

U r a n z o

Booch

Cantone

P i a n d iR i o S e c c o

2223-24

25

26 27-2832

29-30

31

33

34

35-3637-38

39

40

41

42-43

44 90

91

Page 9: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

8

2051

2

24

2888

3108

3211 2751

3004

3087

2868

2331

2957

3037

11844

1547

1870

2125

1400

1458

2034

1869

20391979

1469 1861

2237

2492

1458

2414

1897

2169

2352

2166

Alp

Eiligkreuz

Fäld

Giesse

G

Fleschsee

Schaplersee

Mässersee

Geisspfadsee

Züesee

L

Landsch

BINN

Landschaftspark Binntal

M

P.so dellaRossa

RothornP.ta della Rossa

SchwarzhornP.ta Marani

P.ta Gerla

ScherbadungM.te Cervandone

GischihornP

P.zo Bandiera

M.te Croce

P.ta Devero

P.so degli Ometti

Wannihorn

Fleschhorn

Chollerhorn

Unter Schinhorn

H o t ä l

Ghiacciaio della Rossa

Furggulti

Piani dellaRossa

Schaplerstafel

HockbodeKaffeestafel

Schapulmatta

EigneDri Stafle

SchmidigehischereWilere

Litzenacke MineraliengrubeLengenbach

Mässerchäller

Mässeralp

Manibode

Chällerli

Hirli

Lee

Brunnebiel

Eggerebode

Chäller

Freichi

Gand

Alte Stafel

Obere Stafel

Buscagna

C

5758-59

60

61-62

63

64

65-6667

Page 10: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

9

2773

2684

2800

2599

2733

2279

3045

2220

2409

2265

1983

2193

2109

2770

2664

2885

2612

2574

2200

2083

1984

1856

2411

2047

1863

19372007 2667

2305

2578

1767

1760

21482010

1770

1640

2415

27572766

051

2392

474

2764

2553

2939

2826

20021863

pe Dèvero

Crampiolo

G h . i o d e l F o r n o

Riod

i Vald

ese rta

Lago di

Dévero

(o Codelago)

L. delle Streghe

R . d e l S a ng iatto

Laghi del Sangiatto

T. Dèvero

L. di Pojala

L. Busin Sup.

F

see

Lago diPianboglio

Parco NaturaleVeglia - Devero

L aftspark Binntal

Monte Figascian

B.tta d'ArbolaAlbrunpass

Bochtehorn

Albrunhorn

Mittelbergpass

P.so di Valdeserta

Grosses Schinhorn

C.ma Cust

Grampielpass

Grampielhorn

P.so di Crampiolo

ellassa

P.zo Stange

Pizzo Crampiolo Sud

Pizzo Fizzi

P.zo Ton

Montorfano

M.te Corbernàs

P.ta della Valle

P.so Pojala

B.tta di Scarpia

P.zo Pojala

B.tta della Valle

P.ta di Tanzonia

Scatta Minoia

M. Minoia

P.zi del Busin

P.zi della Satta

P.ta di Valdeserta

Geisspfad

Steihitta

Blatt

Balme

T

Eggerofe

Binntalhütte

Halsesee

Oxefeld

A. Curzalma

A. Forno inf.

A. Forno sup.

A. Campello

Corte Corbernas

A. Codelago

A. di Valdeserta

C.te d'Ardui

A. la Satta

A. della Valle

Canaleccio

Alpe Naga

A. Sangiatto A. Pojala

Biv. Conti

P llasa

hi

Cantone

42-43

44

45

46

47

48-4950-51

52-53

54-55

56

7

6869

70a

71

70b

72-73

74-75

76

7778

79

80

81 82 83-84

85

86

87

88

89

90

91

9293-94

95

96

97

9899-100

Page 11: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

10

“Il giardino glaciale di Uriezzo”Meraviglie glaciali al centro di tre comuni: Crodo, Baceno e Premia

Con partenza da Crodo, dove si collocano al-cune interessanti risorse museali (il Centro Visitedel Parco, il Museo Mineralogico, il Museo delleAcque Minerali) è possibile attraversare la pianadi Verampio, le Marmitte dei Giganti sul Toce evisitare gli Orridi di Uriezzo. Dagli Orridi diUriezzo un sentiero suggestivo, in parte su an-tiche mulattiere, raggiunge Baceno, arrivandoquindi alle “Caldaie di Croveo”.Visite scolastiche: nel caso di ragazzi con abi-tudine al cammino è possibile compiere il per-corso da Crodo a Baceno. Se fosse necessarioridurre all’essenziale l’escursione, la soluzioneottimale è l’itinerario Verampio, Uresso (Mar-mitte), Uriezzo e ritorno, ed eventuale salita aBaceno con ritorno a Verampio lungo l’anticamulattiera. Se dotati di mezzo di trasporto pro-prio, riprendere il pullman a Baceno.

“Verso l’Alpe Devero”Da Goglio a Devero lungo l’anticoitinerario di accesso

Goglio è un piccolo paese, circondato da prati eboschi, sovrastato da un alto e severo gradinoroccioso, che suscita l’impressione di chiudere lavalle. Ma questo apparente capolinea è invece ilpunto di partenza ideale per un accesso straor-dinariamente vario e panoramico all’Alpe Devero.Tracce di piccoli impianti di risalita, oggi quasiinteramente riabbracciate dalla natura, sono lamemoria di un passato ricco di nevi, e un al-bergo ospitale che porta con orgoglio un nomeche evoca il fascino e la bellezza d’altri tempi(la “Villa Gina”). Dal paese, che serba gradite sorprese, come unachiesetta affrescata da “Angelo Bersani”, origi-nale artista conosciuto come "L’Angelo del De-vero", o la vecchia stazione di partenza della

funivia, oggi trasformato in piccolo museo, la sa-lita al’Alpe Fiorita (come veniva definita l’AlpeDevero in un documento filmato realizzato daGiancarlo Fantini, regista divenuto famoso per lacronaca filmata della conquista del K2) si compieinteramente su una delle più antiche Vie Storicheossolane, la Via dell’Arbola. E i nostri scarponi cal-cano le pietre dell’antico selciato levigato da se-coli di passaggi di uomini e bestiame. La mulattiera, percorsa senza fretta, seguendoun itinerario che da valle risulta quasi invisibile,in circa un’ora di cammino tranquillo ci conducealla meta, con l’improvvisa ed inaspettata aper-tura alla spettacolare vista sul vasto alpeggio,circondato da alcune delle più note vette delleAlpi Lepontine, l’Helsenhorn, il Monte Cervan-done, l’Arbola. Da qui la salita successiva aCrampiolo o al lago di Devero lungo l’itinerariopermette di apprezzare la maggior parte dellepeculiarità geologiche di questo settore alpino.Visite scolastiche: considerando la straordi-naria importanza storica che la Via dell’Arbolaha rappresentato nei collegamenti commercialie negli scambi culturali tra Europa ed Italia, lasalita da Goglio a Devero e a Crampiolo è cer-tamente consigliabile anche per i ragazzi dellescuole, permettendo l’approfondimento di unastraordinaria ricchezza di tematiche interdisci-plinari. In caso di necessità di riduzione dell’iti-nerario, anche il solo breve cammino lungo iltratto tra Alpe Devero e Crampiolo permette unanotevole e completa ricchezza di osservazionigeologiche e naturalistiche.

“Rocce e natura senza frontiere”Itinerario ad anello da Alpe Devero aBinn attraverso il Passo delle Rossa erientro lungo la Via dell’Arbola

L’itinerario, di grande respiro, è senza dubbiouno dei più affascinanti e conosciuti dagli ap-passionati di trekking alpino, per la grande va-rietà paesaggistica, determinata dalla ricchezzageologica di queste montagne. Il Passo della

Rossa e i suoi paesaggi lunari delle rocce ofio-litiche, le unicità mineralogiche del Monte Cer-vandone, o di Lengenbach, le antiche cave, gliapparati morenici, i mirabili paesaggi glaciali, iselciati in pietra lungo la Via d’Arbola rappre-sentano un susseguirsi di scenari e occasioni discoperta senza fine. L’itinerario va percorso fa-cendo tappa a Binn, con tranquillità, dandotempo alle osservazioni. Il pernottamento a Binnoffre inoltre la possibilità di visitare gli allesti-menti del museo storico e mineralogico, oppurele numerose e caratteristiche rivendite ed espo-sizioni di minerali.Al rientro dalla Bocchetta d’Arbola è possibilescegliere tra più itinerari, dalla via diretta lungoil Lago di Devero, ai sentieri attraverso i grandialpeggi di Alpe Forno, Alpe Satta, Alpe Valle.Visite scolastiche: la lunghezza dell’itinerarionon ne consiglia la fruizione scolastica.

“Sorprese geologiche verso il Grande Est”Sorprese geologiche tra Crampiolo, Lagodi Devero, Alpe Cobernas, Alpe e Laghi diSangiatto

Spunti geologichi alla scoperta della morfologiaglaciale, delle caratteristiche del Lago di Deveroo dei piccoli laghi alpini, sono quelli che si ripe-tono con ricchezza lungo i sentieri che colleganoi grandi alpeggi oggi caricati dalle mandrie inestate, dell’Alpe Corbernas e dell’Alpe San-giatto. I pascoli si estendono su gradini glacialimodellati da antichi ghiacciai ed impostati subanchi di calcescisti, e locali affioramenti dimarmi calcarei, che hanno localmente consen-tito l’evoluzione di fenomeni carsici.Visite scolastiche: consigliabile la salita al-l’Alpe e ai laghi del Sangiatto da Crampiolo, chepermette di compiere approfondite osservazioniin relazione all’evoluzione naturale del paesag-gio, analizzando i substrati geologici e la mor-fologia glaciale, gli ambienti dei laghi di origineglaciale, le torbiere e gli ambienti umidi in variogrado di evoluzione.

Consigli per la visita

Page 12: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

11

1 Centro Visite Crodo: viaggio al centro delle Alpi

L’Ente Aree Protette dell’Ossola ha realizzato aCrodo (VB) un centro visite. Si tratta di unastruttura complessa, in cui trovano spazio unpunto informazioni, aree espositive, laboratorididattici, apparati multimediali.

Il settore geologico permette di approfondiregli aspetti geologici e mineralogici del vasto ter-ritorio alpino compreso tra Crodo, il Parco VegliaDevero, le valli Antigorio e Formazza, medianteuna ricca documentazione multimediale. Il la-boratorio è inoltre attrezzato specificamente perlo svolgimento di attività didattiche nel campodelle Scienze della terra.

Il settore biologico è dedicato alla fauna delParco Veglia Devero. Ospita un complesso dio-rama che ricostruisce con grande cura gli am-bienti di alta quota tipici del gallo forcello(Tetrao tetrix), e i principali momenti del suociclo biologico: i corteggiamenti nell’arena dicanto, la nidificazione e la deposizione delleuova, l’allevamento dei pulcini, una tana inver-nale nella neve. L’ambientazione riproduce congrande fedeltà i luoghi del Parco in Alpe Devero,attraverso sfondi dipinti e reperti naturali veri oartificiali. Trovano spazio, inoltre, una sezione di-dattica dedicata alle farfalle, sagome di rapaci,reperti di ungulati, giochi didattici interattivi.

Il punto informativo dedicato a Rete Na-tura 2000 è una sezione multimediale desti-nata a fornire informazioni in relazione a ReteNatura 2000. Installazioni video, contenuti in-terattivi, percorsi virtuali e molto altro fanno daguida ai visitatori alla scoperta del patrimoniocostituente la rete ecologica europea per la tu-tela della biodiversità del continente. Medianteun pannello “touch screen” è possibile trovarviun gran numero di informazioni non solo sul-l’area del Parco Veglia Devero e Zona di Prote-zione Speciale Veglia Devero Monte Giove(inserita appunto nel sistema di aree protette diRete Natura), ma anche su tutti gli altri Siti diInteresse Comunitario (SIC) e Zone di ProtezioneSpeciale (ZPS) del Verbano Cusio Ossola.

I punti di osservazione

Diorama presso il Centro Visite del Parco NaturaleAlpe Devero a Crodo

Page 13: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

2 Il paese delle Fonti e ilmuseo delle acque minerali

Crodo ha dato il nome al celebre “Crodino” e alleAcque Minerali che sgorgano da ricche sorgenti,da decenni imbottigliate e commercializzate.La leggenda vuole che un antico crociato, neltragitto di ritorno verso il nord, malato, sia pro-digiosamente guarito bevendo queste acque. È nel 1838 che, grazie ad una citazione sul “Di-zionario geografico” del Casalis, le fonti acqui-stano una discreta notorietà. Le due fonti originarie, che sgorgano all’internodel parco delle Terme, sono denominate “Valled’Oro” e “Cistella”. A queste si è poi ag-giunta dal 1955 la fonte “Lisiel”, che sgorgaal piede dell’ampia conoide alluvionale del RioAlfenza, e in tempi molto più recenti la “Nova”che sgorga dalla sorgente Cesa, nei depositi

morenici a grossi blocchi che fasciano il fiancosinistro del Rio Emo. Le acque “Lisiel” sonocommercializzate come oligominerali iposodi-che. “Valle Oro” e “Cistella” risultano inveceacque minerali ricche in sali, con elevata pre-senza di Calcio, Magnesio e Solfato. Comples-sivamente le caratteristiche chimico-fisichedelle acque hanno consentito lo sviluppo di at-tività termali ed alberghiere. Oggi le Fonti diCrodo sono una conosciuta meta di visita turi-stica e di cure termali.Artefice di un successo a livello internazionaledelle acque imbottigliate è stato Piero Ginocchiche, negli anni Cinquanta, trasformò un rudi-mentale stabilimento termale in un’industriamoderna. Nacque il “Crodino”, l’aperitivo

biondo, che costituì l’elemento trainante ditutta l’industria.Il Museo delle acque minerali “CarloBrazzorotto”, unico in Italia nel suo genere, ènato accogliendo una raccolta di oltre ottanta-mila etichette e novemila campioni di bottigliedi acque minerali, donate da un collezionista,Carlo Brazzorotto, tecnico e ricercatore di labo-ratorio presso l’Università di Bologna. Accantoa questi ricordi di un significativo settore pro-duttivo italiano, sono esposte le prime macchinedi imbottigliamento delle Terme di Crodo (duelinee complete di produzione), manifesti e altrioggetti pubblicitari.

Il Museo delle acque minerali“Carlo Brazzorotto”

Page 14: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

13

3 Museo mineralogico ossolano Aldo Roggiani e Angelo Bianchi Il Museo, parte integrante di quello delle acqueminerali, prende origine come sezione mineralo-gica del Centro Studi Piero Ginocchi, grazie al-l’attività di ricerca e di raccolta di mineralioperata sul territorio del Verbano Cusio Ossolada parte dei ricercatori che collaborano con ilCentro. È stato intitolato a due insigni ricercatori del pas-sato, Angelo Bianchi (1892 - 1970), Professore

all’Università di Padova, che tra l’altro si dedicò aricerche sui minerali della Val d’Ossola e a studipetrografici della Val Devero, e Aldo Roggiani(1914 - 1986), studioso di mineralogia e di petro-grafia, scopritore in Valle Vigezzo di un nuovo mi-nerale denominato in suo onore “Roggianite”.La struttura accoglie i campioni curandonel’esposizione didattica e assicura il supportoscientifico ai ricercatori, attraverso convenzionicon le Università di Milano e Padova. Attual-mente svolge l’importante compito di coordina-mento della ricerca scientifica di mineraliall’interno del Parco Veglia Devero.

4 La febbre dell’oro

Nelle rocce gneissiche di questo settore alpinosono inclusi alcuni importanti giacimenti d’oro,tra cui quelli di Crodo, sfruttati nei secoli scorsi.I principali filoni affiorano sulla destra orograficadel torrente Alfenza. Sono due distinti gruppi: ifiloni Alfenza, all’interno dei micascisti di Ba-ceno (vedi stop 21), che interessano in parte cal-cari cristallini, e il filone Faella, all’interno degligneiss Antigorio. Molti altri filoni secondari af-fiorano nelle vicinanze. Tra questi quello nellaVal d’Oro, in prossimità della confluenza del-

l’Alfenza con il Toce, parzialmente coperto daidepositi morenici. Secondo le tradizioni le prime coltivazioni auri-fere a Crodo risalgono ai secoli XIV-XV, quandola famiglia Marini coltivava la miniera della Vald’Oro (tra Emo e Vegno), ricavandone grandifortune, fino a che una frana causò una gravedisgrazia con molti morti all’interno della mi-niera. Di fatto si tratta di un filone esistente ecertamente coltivato in passato, e reso insicurodalla presenza di instabili coperture morenicheimmediatamente vicine.

I filoni dell’Alfenza sono stati oggetto di estra-zione già nel XVIII secolo. Registrazioni punti-gliose redatte da incaricati delle Finanze dannoalcuni ragguagli sui quantitativi d’oro estratti:nel 1771 ad esempio furono 23,320 chili di oropuro. Nel XIX secolo la concessione fu rilevataanche da una società britannica, "ANTIGORIANGOLDEN MINING LTD". Nel 1904 subentraronodapprima la società ITALO-HELVETICA, e quindila A.M.M.I. di Milano. La coltivazione fu sospesadefinitivamente nel 1941 (Dati: G. Pipino,2003).

5 Crodo e l’Alfenza: quandol’acqua fa paura...

Il torrente Alfenza è un corso d’acqua piccolo, fre-quentemente in secca nel suo tratto terminale, main grado di trasformarsi improvvisamente in un te-mibile “gigante”. È stato capace di creare un co-noide alluvionale imponente, su cui giace il paesedi Crodo, e su cui stiamo camminando in questotratto di sentiero. Scorre infatti in un contesto geo-logico complesso, tra un grande deposito di mo-rena alla sua destra, caratterizzato dai morbidiripiani su cui giacciono Foppiano, Mozzio, Viceno,e un enorme ammasso di materiale detritico at-tribuito ad una grande frana postglaciale, alla suasinistra. Un alveo quindi fragile, in cui l’aumentodella portata può determinare imponenti distacchidi materiale dai versanti, e ingenti trasporti versovalle. E gli avvenimenti pluviometrici intensi nel

territorio ossolano ricorrono ciclicamente, a causadelle caratteristiche orografiche e idrografiche.27 agosto 1834: la distruzione di CrodoNel 1834, in giorni di piogge incessanti, il 27 ago-sto, a seguito della riattivazione della grande franapostglaciale, dalle pendici orientali del Monte Ci-stella precipitò un’ingente massa di materiali, conmassi di gneiss, che ebbero l’effetto di ostacolaretemporaneamente il corso del torrente Alfenza,creando un piccolo lago. Il successivo improvvisosfondamento dello sbarramento produsseun’onda improvvisa di piena fortemente distrut-tiva che investì il paese di Crodo, trascinandoenormi quantità di materiale roccioso, tra cuigrandi massi fino a 12 m di diametro. 46 furonole case distrutte, ben 12 i morti.24 agosto 1987Nell’agosto 1987 l’Ossola è stata colpita da ungrave evento alluvionale che ha causato danni dif-fusi sul territorio soprattutto nelle valli Antigorio

e Formazza, con forti piogge tra il 24 e il 26, arri-vando ad accumulare oltre 200 mm di acqua in24 ore il giorno 25. Il rio Grande è un piccolo tributario del fiume Tocesul lato sinistro idrografico, incassato in un pro-fondo canale. Per la forza dell’acqua si mobilizzòimprovvisamente una enorme quantità di detritie massi che erano accumulati nel canale, e il ma-teriale rapidamente scese al fondovalle, provo-cando il temporaneo sbarramento dell’alveo delToce e l’invasione della sponda opposta con sen-sibili danni alle terme di Crodo ed alla strada (unavettura fu travolta senza conseguenze per gli oc-cupanti). Anche i piccoli Rii Antolina e Golerniatrasportarono a valle ingenti quantità di materiale.La notte del 24 agosto, Crodo venne evacuata perla paura che il rio Alfenza, gonfio, potesse usciredagli argini. Fortunatamente il rio esondò per lopiù nella parte terminale dove non erano presentiabitazioni.

Il museo mantiene unostretto collegamento con

ricercatori ed appassionati,che forniscono i campioniesposti o garantisce studi

scientifici e determinazioniaccurate per i ritrovamenti

più interessanti

Page 15: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

14

6 “La Toce”

Il fiume Toce (o “la Toce”, dalla forma dialettale “la tòos”) si ori-gina a Riale di Formazza (1720 m) per la confluenza dei torrentiHosand, Gries e Roni. Dopo aver percorso le Valli Formazza, Anti-gorio, Ossola, sfocia nel Lago Maggiore dopo un percorso di circa80 km e aver raccolto i numerosi affluenti dalle valli ossolane. Ilcorso d’acqua deve la sua notorietà alla celebre Cascata del Toce(1675 m), definita “la plus belle et la plus puissante de toutes lesAlpes”, caratterizzata da un salto di 143 m su un reclinamentoroccioso di 200 m, con un fiocco d’acqua alla base di 60 m.Scorrendo presso Crodo, la portata naturale, nonostante la con-fluenza con il Torrente Devero, è sensibilmente ridotta a causa dellacaptazione in località Verampio, in corrispondenza dello sbarramentoche crea l’omonimo lago. La restituzione dell’acqua avviene a Cre-voladossola, alimentando la centrale idroelettrica di Crevoladossola. Il bacino idrografico del Toce è rilevante, con una superficie com-plessiva di circa 1778 km2 (2% del bacino del Po), per il 90 % suterritorio italiano e per il 10% su territorio svizzero (il tratto di bacinodel Diveria a monte del confine).

Cascata del Toce

Il Toce (Vogogna)

Page 16: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

15

Verampio: lo sbarramento sulToce

La foce, in corrispondenza diFondotoce. Ben evidentesulla sinistra il canneto,importante habitat protettodalla Riserva Naturale diFondotoce

Page 17: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

7 Una finestra su una vera unicità geologica! L’elemento “0”

Il tratto di Valle Antigorio compreso tra Premia,Baceno e Verampio è, dal punto di vista geolo-gico e morfologico, di straordinario interesse espettacolarità: in meno di 3 km il Toce scendedi 160 metri, incidendo profondamente la barrarocciosa di Premia, ultimo brusco “gradino”morfologico della Valle. L’imponente azione di modellamento operatadai ghiacciai e dai torrenti del passato ha la-sciato segni grandiosi e complessi, e insiemecosì evidenti, come raramente nelle Alpi si pos-sono trovare. L’azione erosiva si è spinta a talpunto da oltrepassare le rocce che costituisconoil gradino di Premia (micascisti di Baceno) e in-cidere, mettendola in luce, la roccia sottostante,appartenente ad una unità tettonica più pro-fonda, aprendo una “finestra tettonica”. Logneiss granitoide che affiora (una roccia meta-morfica, originata per metamorfosi di una rocciamagmatica granitica ad alte pressioni e altetemperature) costituisce il cosiddetto “ele-mento 0”, l’elemento tettonico più pro-

fondo conosciuto dell’intero edificio al-pino: in tutte le Alpi affiora solo nella zona diVerampio, dove la Valle di Devero confluiscenella Valle Antigorio. Questo strato roccioso presenta una forma a cu-pola, tanto che viene anche definito "Cupoladi Verampio". Recenti ed affascinanti inter-pretazioni, confermando la complessità geolo-gica di questo settore delle Alpi, spieganol’elemento 0 con una possibile risalita di un plu-tone magmatico intrusivo (magma che nonemerge a cielo aperto con fenomeni vulcanici)in un periodo tardo-alpino.Percorrendo la strada che costeggia sulla sini-stra idrografica il Lago di Verampio l’elemento0 è ben individuabile. Appare più chiaro rispettoal sovrastante micascisto, e il punto di contatto,netto, si può “toccare con mano”. Da questopunto in cui emerge dal livello dei depositi allu-vionali della piana, via via che ci spostiamoverso nord si fa più consistente, rimanendo vi-sibile fino poco a monte di Maiesso, inciso e

modellato dal Toce. Poi torna ad immergersinelle profondità di queste montagne. Sul ver-sante opposto (occidentale) è ben visibile, ed ilcontatto con i micascisti avviene in corrispon-denza della strada per Baceno.

16

In questa pagina ed in quellaaccanto in alto: affioramentodell’elemento 0 nella pianadi Verampio, versante Est

Nella pagina accanto, inbasso, affioramento

dell’elemento 0 sul versanteOvest, lungo la strada

Crodo-Baceno

Page 18: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

17

Page 19: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

18

8 Il Giardino Glaciale diUriezzo

G.B. Castiglioni (1958), in un approfondito stu-dio geologico e morfologico, ha descritto minu-ziosamente l’area tra Premia e Baceno,evidenziando l’eccezionalità delle forme erosivefluvio-glaciali soprattutto in prossimità diUriezzo. In calce a questo studio, l’autore affer-mava: “L’abbondanza e le dimensioni delle marmitte,assieme alla presenza dei caratteristici «orridi»,fanno della zona di Baceno e Uriezzo un «giar-dino glaciale» di grande interesse... Mi si con-senta di formulare l’augurio che questocomplesso di curiosità morfologiche possa es-sere dalle competenti autorità dichiarato «mo-numento naturale», e convenientementevalorizzato anche sotto l’aspetto turistico”.

Un territorio unico e prezioso, segnalato quindi daoltre 50 anni dal mondo accademico come “beneda tutelare e da valorizzare”. Invito colto solo par-zialmente, con azioni di valorizzazione ancorapoco incisive, ma che richiedono una necessariatutela ambientale oggi fortemente auspicabile.

Gli Orridi di UriezzoGli Orridi di Uriezzo sono profonde incisioni inroccia intagliate da energiche cascate, in arre-tramento progressivo, parte di un antico sistemadi torrenti subglaciali, che scorrevano al di sottodegli imponenti ghiacciai nel corso delle glacia-zioni. Sono contraddistinti da una serie di grandicavità quasi circolari separate da stretti e tor-tuosi cunicoli. L’itinerario permette di visitare leprincipali tre incisioni, che hanno la peculiaritàdi non essere più attive, e sono percorribili sulfondo, in quanto non più percorse dagli antichitorrenti che le hanno modellate. Il fondo di roc-cia non è visibile, perchè al termine della faseerosiva e prima dell’abbandono da parte del-l’antico corso d’acqua, il materiale alluvionalesi è depositato a formare una copertura di cuinon si conosce lo spessore. L’Orrido Sud e l’Orrido Nord-Est conservanol’originale nomenclatura con cui sono stati citatie descritti ampiamente da Giovanni De Maurizine “Le valli Antigorio e Formazza” (1927). L’Or-rido Ovest è stato così chiamato per analogia

da G. B. Castiglioni (1958) nel corso di appro-fonditi studi morfologici dell’area.Costituiscono ecosistemi complessi in cui la co-stante umidità elevata, la mancanza di luce, lapresenza di superfici levigate, determinano con-dizioni ambientali difficili, a cui possono adat-tarsi solo organismi specializzati, come muschi,felci, anfibi che vi trovano ideale rifugio.

ATTENZIONE. La visita agli orridi deve sem-pre avvenire nel massimo rispetto di questanaturalità, prestando la massima atten-zione a mantenersi sul camminamento se-gnato, senza recare disturbo ad eventualipresenze animali e senza calpestare o ma-nomettere gli strati vegetali.

Entrare lentamente in unodegli Orridi di Uriezzo

significa entrare in una dimensione

“meravigliosamente” naturale

Nella pagina accanto,l’Orrido Sud e l’Orrido

Nord-Est, rispettivamente asinistra e a destra

Page 20: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza
Page 21: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

20

10 Le marmitte dei giganti a Maiesso

Nell'ultimo milione di anni le Alpi sonostate interessate da una serie di glaciazioni,periodi di forte espansione dei ghiacci, l’ul-tima delle quali, Wurm, è durata oltre100.000 anni e terminata circa 10/15.000anni fa. Sul fondo di questi ghiacciai, traroccia e ghiaccio, scorrevano torrenti sub-glaciali alimentati dalla fusione del ghiaccioe della neve, e dalle piogge, e le abbon-danti sospensioni detritiche rendevanomolto elevata la loro capacità erosiva.Segni importanti dell’azione erosiva e mo-dellante dell’acqua sono le marmitte deigiganti, forme di erosione circolari dovuteall’azione di correnti torrentizie vorticose.Gli esempi più belli e caratteristici si pos-sono osservare a Maiesso, lungo il corsodel Toce, poco a monte della confluenzacon il Torrente Devero e sono ancora formeattive. Altre invece sono state originate daicorsi d'acqua subglaciali, oggi scomparsi, e

pertanto sono localizzate anche lontanodagli attuali torrenti. Lungo l’itinerario si in-contra una grande marmitta di questo tipo,semisepolta e di circa dieci metri di diame-tro, lungo la mulattiera che da Verampiosale a Baceno (vedi stop 20).

9 Gradini glaciali nella valledel Toce e nella valle Devero

La valle Antigorio, percorsa dal Toce, e la Valle Devero,percorsa dal confluente Torrente Devero, sono tipichevalli glaciali “a gradinata”, in cui tratti pianeggiantisi alternano a bruschi cambiamenti di pendenza, overi e propri salti, che determinano la formazione dicascate. Ne sono esempi la spettacolare Cascata delToce in Val Formazza, ma anche la cascata dell’In-ferno poco a valle di Devero, o la Cascata di Buscagnain corrispondenza del raccordo della Valle Buscagnacon la valle del Devero. La forza erosiva dell’acqua ha formato profonde goledi raccordo in alcuni di questi gradini, come nel casodelle incisioni che solcano il gradino roccioso tra Cro-veo e la piana di Verampio (oltre 300 metri di diffe-renza altimetrica). A valle del Ponte Silogno (Baceno)improvvisamente il torrente si incanala in una pro-fonda gola passando dalla quota di circa 620 m ai529 della Piana di Verampio (il cosiddetto Orrido diSilogno). Tra Premia e Verampio, il Toce scende di circa160 metri in meno di tre chilometri.

Sopra: vista aerea del gradino che separa Verampio

da Baceno. Ben visibile lamorbida morfologia glaciale

della valle caratteristicamente a U dellavalle Devero, ad una quota

più elevata rispetto alla valleprincipale, in cui scorreva il

ghiacciaio principale del Toce

Sotto: il nuovo ponte diMaiesso, realizzato

nell’ambito del progettointerreg SITINET, che ha

consentito azioni divalorizzazione di questa area

di grande valore naturale

Nella pagina accanto: Marmitte dei Giganti

nell’alveo del Toce a Maiesso

Page 22: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

21

Page 23: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

22

11 Da Verampio ad Agaro:la Teleferica dei cantieri Girola

In prossimità dell’alveo del Toce, alcuni basa-menti in cemento, pilastri, residui di muri, el’ingresso di una breve galleria, costituisconouna testimonianza di vera archeologia indu-striale. Si tratta dei resti della stazione di par-tenza di una teleferica che si sviluppavacomplessivamente per una lunghezza di 6.3chilometri e un dislivello altitudinale di oltre1000 metri, realizzata dall’Impresa Girola pertrasportare ai cantieri di costruzione della digadi Agaro grandi quantità di sabbia e pietriscoche venivano estratti nell’alveo del Toce.

La teleferica saliva fino ad Ausel a monte diOsso di Croveo dove piegava ad angolo rettoverso Agaro. La stazione di arrivo era situatasopra la diga attuale, su versante sinistro oro-grafico, come mostra lo schema dei cantieri ri-prodotta semplificando una rappresentazionepubblicata nell’articolo “Gli impianti di Mora-sco e Agaro” della rivista “L’energia elettrica”,luglio 1936.

Page 24: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

23

Nella pagina accanto: fotografia che ritrae uno deigiganteschi piloni in legnodella teleferica (a Baceno)che da Verampio saliva finoad Agaro

In questa pagina:Ausel, resti della stazione dicambio della teleferica diAgaro

Page 25: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

24

12 Orrido Sud

L’imponente e ripido salto roccioso collocato traPremia (800m) e Verampio (circa 500m) è inter-rotto da un gradino alla quota di circa 600-650metri, un ripiano su cui giace Uriezzo e i sotto-stanti prati. A valle di questi prati inizia la pro-fonda incisione dell’Orrido Sud, il piùspettacolare degli orridi di Uriezzo. La visita al-l’interno dell’orrido è facilitata e resa sicura gra-zie a due scale in metallo posizionate lungo ilpercorso. È lungo oltre 200 metri e profondo trai 20 e i 30 metri. Le pareti sono tutte scolpiteda nicchie, volute, scanalature prodotte dalmoto vorticoso e violento di cascate d'acqua ein certi punti si avvicinano tanto che dal fondonon permettono la vista del cielo. Le rocce in cui gli orridi sono scavati sono i Mi-cascisti di Baceno (vedi stop 21), ricchi di lentidi quarzo che spesso mostrano caratteristichepieghettature, e che si presentano in rilevo perla maggiore resistenza offerta all’erosione acausa della loro durezza.G. B. Castiglioni, geologo, pregiatissimo ricerca-tore e insegnante di Geomorfologia e GeografiaFisica, descrivendo questi straordinari fenomenimorfologici, di cui resta una minuziosa descri-zione, scrisse:

“la visita all’orrido è molto istruttiva per lo stu-dio delle varie forme di erosione delle acque cor-renti” (G.B. Castiglioni, 1958).

Page 26: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

25

Page 27: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

13 Un torrente, due alvei...le due profonde incisionitorrentizie di Premia!

La valle Antigorio ad altezza di Premia presentadue gole distinte. Una è percorsa dal Toce, ed inalcuni punti si presenta stretta e profonda (lagola dell’Orrido di Arvera). La seconda, più oc-cidentale, è detta “Forra di Balmafredda”, nonè percorsa dalle acque, ed è in parte colmata damateriale detritico. Si presenta stretta e ha lecaratteristiche di un solco di erosione torrentizia,ma le alte pareti si presentano levigate e arro-tondate, rivelando l’azione anche dei ghiacciai.Castiglioni (1958) ipotizza che si tratti di un fe-nomeno di “sovraimposizione”, frequente nellevalli alpine: un accumulo di materiale, probabil-mente morenico, in una fase glaciale precedenteall’ultima espansione glaciale, ha occluso laprima incisione (Balmafredda) in cui preceden-temente scorreva il torrente, che ha eroso labarra rocciosa più a lato creando la gola dovescorre ancora attualmente (Arvera). Punti di osservazione consigliati: • la forra di Balmafredda (stop 14) • l’Orrido di Arvera (stop 15), osservabile sia dalponte sulla strada carrozzabile di Crego, sia dalponte sulla mulattiera per Crego.

In alto: le due forre, quella a destra in ombra accoglie attualmente il Toce, a sinistra, in secondo piano rispetto aduna radura prativa, la Gola di Balmafredda

In basso: Gola di Balmafredda. Le spettacolari e ripide paretisono palestre di roccia molto rinomate

Nella pagina accanto, in alto: il Toce a monte di Premia

Nella pagina accanto, in basso: profilo semplificato, tratto daCastiglioni 1958, che rappresenta le due forre di Premia

Page 28: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

27

Micascisti granatiferi di Baceno

Marmi calcareo dolomitici Ortogneiss Antigorio

Paragneiss granatiferi a calcite

Coperture detritiche quaternarie

Gattera

Piazza Sasso di Premia

Dosso (quota 835 m)

800

700

600

Gola di Balmafredda, antico corso oggi colmato da

detrito morenicoOrrido di Arvera, attuale corso del Toce

Page 29: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

28

14 Balmafredda: roccia dabrivido...

Un’attenta osservazione delle ripide pareti dellagola di Balmafredda ci permetterà di individuarela presenza di piccole placche con strani nomi,come “Brivido”, “L’isola che non c’è”, o “Griz-zly”. Si tratta di vie attrezzate destinate all’arram-picata sportiva, molto note ed apprezzate ai tantiappassionati. Ad oggi molte sono le via attrez-zate, di difficoltà tra il 4° e l’8°a (scala francese).

Memorie di un anticooceano...

Osservando le pareti levigate della profonda in-cisione di Balmafredda (parte esposta a est, avalle del bivio stradale), si notano, intercalatenei micascisti, nuclei di colore verde scuro, com-patti, a grana fine. Si tratta di “boudins”, cioèlenti intruse, di “metabasiti”. Il termine generico“metabasiti” indica rocce basiche (di profon-dità, come quelle che possono originarsi damagmi oceanici), successivamente soggetti aprocessi di metamorfosi. Si tratta probabilmentedi tracce di effusioni avvenute sul fondo ocea-nico, per cui parte di queste lave basiche si sonotrovate tra i sedimenti del fondo che, con il sol-levamento alpino, sono andati a costituire que-sti micascisti.Con un po’ di fantasia, possiamo guardarli comepiccole finestre temporali su un passato geolo-gico lontano, precedenti al sollevamento alpino.

Gola di Balmafredda e spettacolari “Boudins di rocce verdi”, in prossimità di Balmafredda

Page 30: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

29

15 L’Orrido di Arvera

Affacciarsi dal ponte e guardare al di sotto,verso il Toce, provoca un piccolo brivido. Due pa-reti sinuose e verticali che formano un solco pro-fondo, buio e stretto.Il torrente scorre lentamente sul fondo, ad unaprofondità di oltre 50 metri dal ponte della ro-tabile (15a) e di 35 metri dal ponte sulla sotto-stante mulattiera per Crego (15b). Si trattaquindi di un “orrido” ancora “attivo”, e costi-tuisce l’alveo del Toce, il principale corso d’ac-qua ossolano (vedi stop 6).

Page 31: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

16 L’oratorio di Crego: l’in-credibile storia del pretescalpellino

A Crego, a ridosso del paese, una chiesa edifi-cata su un dosso roccioso affiorante dominatutta la valle. Fu edificata da Don Lorenzo Dre-sco (1802-1878), il “prete scalpellino”, lavo-rando e scolpendo la pietra con le sue mani,aiutato dai parrocchiani tra il 1852 e il 1878.L’elemento più caratterizzante è un grande por-tico a 48 colonne, molto originali, a forma pira-midale e sezione esagonale. Il parapetto esternoriporta incisa una iscrizione: “OMNIA PERDEORA PRO VERA POENITENTIA MEA … (ACTA)IN NOVITATE VITAE ET IN VERBERIBUS PEC-CATA MEA LIBERA AB INFERNO AMEN” (Lasciaandare tutto, prega per la mia penitenzaespressa in una nuova vita e colpendo con i fla-gelli i miei peccati liberami dall’inferno. Così sia).Altre iscrizioni sono riportate sulle pietre di so-stegno del parapetto e al suo interno. Unico ele-mento non originale è un bassorilievo muratosullo stipite del presbiterio, raffigurante DonDresco ed eseguito nel 1902 da Carlo Cantoni,scultore novarese.La pietra con cui è edificata la chiesa è gneissAntigorio (vedi stop 27), detto anche serizzo, dicui esistono oggi numerose cave di estrazionenelle immediate vicinanze.

30

Page 32: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

31

17 Orrido Nord Est, o Orridodi Santa Lucia

Questo orrido, più piccolo ma ugualmente affa-scinante, incide alcuni dossi rocciosi arrotondatiposti a fianco della chiesetta di Santa Lucia. Èlungo circa 100 metri e profondo una decina, e

tende a stringersi notevolmente in alcuni punti,per cui le caratteristiche camere arrotondate sialternano a strettoie. Percorrendolo in salita, dal-l’uscita si incontra un comodo sentiero che per-

mette di raggiungere in pochi minuti Uriezzo at-traverso il bosco.

Page 33: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

18 Orrido Ovest

Più ripido, si sviluppa tra dossi arrotondati che si tro-vano tra Uriezzo e la sovrastante strada carrozzabile.Formato da due tratti distinti in successione, nonmolto sviluppati, presenta caratteristiche simili all’Or-rido Nord-Est. È verosimile pensare che le acque chescorrevano all’interno di questa stretta incisione con-tinuassero all’interno dell’Orrido Sud.

32

I frequenti noduli di quarzo,più resistenti all’azioneerosiva, si presentano

tipicamente in rilievo lungole pareti levigate

Page 34: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

19 Il grande masso erratico: una traccia dell’antico ghiacciaio

I massi erratici, quale quello ben visibile lungoil sentiero che porta da Uriezzo a Baceno, sonole testimonianze più efficaci della presenza diantichi ghiacciai durante le glaciazioni. Si trattadi blocchi di roccia, talvolta di dimensioni impo-nenti, deposti dal ghiacciaio al suo ritiro, anchea grandi distanze rispetto ai luoghi da cui sonostati “strappati”. I ghiacciai, dal bacino di accumulo situato allequote maggiori, per effetto della gravità, si muo-vono inesorabilmente verso valle, spostandosisul terreno lubrificato dalla presenza di acqua,

esercitando importanti azioni erosive (esara-zione glaciale) e di trasporto. Dall’analisi dei depositi glaciali presenti, ed inparticolare la distribuzione dei depositi morenicisui versanti della valle, G. B. Castiglioni (1958)ipotizzava come realistico pensare che il ghiac-ciaio, nella sua massima espansione, poteva quiraggiungere i 1800 m di altitudine. Significa chenell’area di confluenza dei due rami della valleAntigorio e della valle Devero, il ghiacciaio po-teva avere una larghezza di oltre sei chilometrie uno spessore di circa 1.300 metri. Oltrepas-

sato questo punto, il ghiacciaio della Valle delToce scendeva fino alla confluenza con il ghiac-ciaio del Ticino, in corrispondenza dell’attualeLago Maggiore.Durante la massima espansione dei ghiacciaiqueste lingue glaciali arrivavano fino alle collinemoreniche di Castelletto Ticino e di Dormelletto.

33

Page 35: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

20 Camminare in… unamarmitta!Il selciato della mulattiera che sale da Verampioa Baceno, poco a valle della Chiesa monumen-tale, mediante un rilevato in pietra è stato edi-ficato all’interno di una “marmitta dei giganti”,formata da antiche acque subglaciali. Si trattadi una cavità subcircolare, con diametro mas-simo di circa 10 metri, il cui fondo non è visibileper la presenza di accumuli detritici. Poco a valledi questa, lungo la ripida parete rocciosa, è pre-sente una seconda cavità più piccola. La misura di 10 metri di diametro per una mar-

mitta risulta davvero significativa. Castiglioni,nello studio morfologico da lui condotto nel1958 in quest’area, segnalava con meravigliacome si trattasse di una misura superiore aquella massima di otto metri indicata in unapubblicazione di Raimund Klebelsgerg per que-sti fenomeni morfologici (Handbuch der Glet-scherkunde und Glazialgeologie, Wien, 1948).Venivano invece segnalate, per un confronto,marmitte significative nella valle dell’Aar. Appare davvero affascinante come la Via del

Gries, una delle grandi vie storiche di comuni-cazione alpine, dalla Valle Antigorio Formazza aMeiringen (Canton Berna, CH), colleghi due trale più straordinarie aree di fenomeni morfologiciglaciali delle Alpi: gli Orridi di Uriezzo e le goledell’Aar. Ed è altrettanto sorprendente la coin-cidenza che marmitte di grandi dimensioni erare quali questa, siano segnalate proprio nellegole dell’Aar.

34

Nella pagina accanto:La mirabile Chiesa di SanGaudenzio a Baceno, monumento nazionale.Merita una visita accurata

Page 36: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

21 Gemme nascoste: i micascisti (granatiferi) di Baceno

La chiesa monumentale di Baceno è costruita su uno sperone roccioso ela mulattiera che vi passa accanto ne permette un’osservazione ravvici-nata ed accurata. La roccia è la stessa attraverso cui l’itinerario si è sno-dato a partire da Verampio, dopo l’abbandono dell’elemento 0, e in cuisono incisi gli orridi. Si tratta dei cosiddetti “micascisti di Baceno”,parte di un sistema di rocce metamorfiche derivanti dalle antiche coper-ture sedimentarie, ricche di quarzo, arenacee-argillose, accumulate suifndi oceanici. La loro formazione è quindi successiva (approssimativamente riferibile almesozoico) rispetto a quella delle rocce che oggi invece costituiscono legrandi falde alpine, come i successivi gneiss Antigorio, che derivano daibasamenti rocciosi pre-esistenti su cui andavano accumulandosi i sedi-menti. In una successione dal basso verso l’alto, i micascisti di Baceno siinterpongono tra l’elemento 0 e la falda degli gneiss Antigorio.La roccia si presenta fortemente fogliettata, ricca di miche ben svilup-pate (muscovite e biotite) che danno un’accentuata lucentezza. Ab-bondante è il quarzo (colore grigio vitreo), associato a plagioclasi(appaiono di colore bianco). Sono detti “micascisti granatiferi” perchèpresentano frequentemente cristalli di granato, di colore rosso bruno,e di dimensione da qualche millimetro a qualche centimetro di dia-metro, come ben visibili a Baceno, sulle pareti sottostanti alla chiesa.Sono minerali appartenenti al gruppo dei neosilicati. Quelli diffusi inqueste rocce sono caratteristicamente formati da miscele di almandino(prevalente) associato a piropo e grassularia. Qui si presenta solita-mente con cristalli di scarso interesse collezionistico, ma ben ricono-scibili nelle loro sfaccettature cristalline. Il colore e le forme, seppurappena riconoscibili, ci permettono di immaginare la bellezza che ta-lora contraddistingue i granati, tanto da essere conosciuti e utilizzaticome gemme sin dall’antichità.

35

Page 37: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

22 Terrazzi glaciali: il gradino di Croveo

Da questo punto, in prossimità del ponte, si os-serva bene come il torrente Devero scorra in unaconca pianeggiante, mentre poco a monte lavalle sia invece caratterizzata da un salto mor-fologico, il “gradino di Croveo”. Una barra roc-ciosa, formata da micascisti e da affioramenticalcarei-dolomitici, separa la conca di Baceno (a

circa 527m in prossimità del campo sportivo, vi-cino al torrente) da Croveo (circa 800m). Il tor-rente, per erosione regressiva, ha inciso ilgradino approfondendo l’alveo, incassato nella“stretta di Cuggine” e articolato in una succes-sione di cascate, anche spettacolari, come è pos-sibile osservare lungo questo itinerario al pontedi Croveo (stop 26).Alcune varianti all’itinerario, segnate nellamappa, permettono di osservare il percorso deltorrente in più punti lungo questo tratto incas-sato. Possono costituire alcune valide alternativenella predisposizione di itinerari ad anello traBaceno e Croveo. Da Uresso, in particolare, èpossibile piegare verso il torrente, attraversandoil torrente Devero sul ponte metallico, e raggiun-gendo Cuggine e quindi Croveo. Il sentiero è dapercorrere con attenzione, a causa della ripiditàe della scivolosità di alcuni tratti. Sono ben visi-bili in più punti, nel tratto tra il ponte e la stradacarrozzabile, affioramenti calcarei. Il sentieropassa accanto ai resti ormai abbandonati diCuggine, piccolo nucleo di case con esempi diarchitettura davvero mirabili. L’architrave sottoun passaggio voltato di uno dei ruderi reca in-cisa la data 1587 e, sullo stipite sinistro, una fi-gura antropomorfa in alto rilievo. Ora,purtroppo, l’abbandono e l’incuria hanno resopericoloso e assolutamente sconsigliabile l’av-vicinamento a causa dei pericoli di crollo.

Il gradino di Croveo: ben visibileil paese e (in basso) il torrenteDevero nei pressi di Cuggine

Le antiche case di Cuggine e lacuriosa e “misteriosa” figura antropomorfa scolpita all’entratadi un rudere

Page 38: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

37

23 Uresso affioramenti calcarei

Lungo una fascia posta tra Croveo, Baceno ePiedilago (Premia), all’interno dei micascisti diBaceno sono intercalate formazioni calcaree cheraggiungono il massimo spessore (200 metri)proprio qui, tra Baceno e Croveo, andando poiassottigliandosi verso Nord-Est. Sono rocce me-tamorfiche carbonatiche, eterogenee, presumi-bilmente Triassiche. Poco a valle di Uresso un affioramento di questerocce si è reso ben visibile a causa di un recentedistacco franoso. Sono inoltre ben osservabilianche lungo il sentiero che da qui raggiungeCuggine e sale a Croveo.

24 Le fonti di Uresso

Contrariamente alle acque minerali di Crodo, an-cora oggi risorsa di decisiva importanza econo-mica, le acque di Uresso (Baceno) non sono piùsfruttate attualmente per la commercializza-zione. Su autorizzazione ottenuta nel 1959 conDecreto del Ministero Sanità, furono gestitedalla Fonti di Baceno s.r.l. (successivamenteS.p.A.), fino ai primi anni Ottanta. Le acqueerano raccolte da più sorgenti vicine, a circa 700m di quota. Oggi alimentano ancora una fon-tana aperta al pubblico che si trova accanto aglistabilimenti. Le acque della sorgente Valle d’Oro di Crodo edi Uresso sono accomunate da caratteristichechimiche simili, definibili come solfato-calciche,differenti dalla maggior parte delle acque com-mercializzate in Italia, per lo più oligomineralicon prevalenza di bicarbonato e catione calciodominante.

Page 39: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

38

25 Graglia: le colonne dellameraviglia...

Una mulattiera in pietra ben conservata per-mette di raggiungere il piccolo abitato di Gra-glia, posto su un dosso arrotondato daighiacciai, intercalato lungo il gradino di Croveodella Valle del Devero. Oltre alla visita del borgoben conservato, e al semplice oratorio dedicatoa San Carlo Borromeo (XVII sec), o ai particolariarchitettonici e costruttivi delle tipiche case inpietra, una “piccola” meraviglia è celata nellastruttura in muratura dell’antico lavatoio. Lastruttura del tetto è sorretta da colonne a se-zione circolare intonacate. È proprio il vecchiointonaco che si presta ad una interessante os-servazione. Realizzato utilizzando sabbia locale,raccolta e setacciata dal torrente, conserva mi-nerali particolarmente resistenti all’usura informa cristallina, che l’azione erosiva dell’acquaha liberato dalla matrice rocciosa ed accumulatonei sedimenti alluvionali. Stiamo attraversandoi micacisti granatiferi di Baceno ed ecco che, os-servando molto attentamente, aiutati possibil-mente da una lente di ingrandimento, potremonotare decine di piccoli cristalli di granato rosso-bruni incassati nell’intonaco delle colonne: unmonumento bello per fattezze impresse dagliantichi edificatori, ma reso ancora più bello dallanatura, che ha reso possibile confezionare que-sta “preziosa” ed insolita “veste”.

Page 40: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

39

26 Le “Caldaie di Croveo”

Alessandro Malladra, nativo di Torino, geologodi fama internazionale e direttore dell’Osserva-torio vesuviano, ben conosceva il territorio os-solano, dopo anni d’insegnamento aDomodossola delle scienze naturali al CollegioMellerio Rosmini. In una nota di commento a “IlBel Paese. Conversazioni sulle bellezze naturali,la geologia e la geografia fisica d’Italia” del-l’abate Antonio Stoppani*, Malladra scrisse:

“Io non credo vi sia nelle Alpi una regione piùclassica, per ammirare e studiare le marmittedelle cascate della valle del Devero nell’Ossola. …Le caldaie di Croveo rappresentano più mar-mitte consociate, della profondità di forse trentametri, mirabilmente lisciate dall’acqua che siprecipita nel vuoto sotto un arco naturale, for-mato da due enormi macigni che si sorreggonoa vicenda al di sopra dell’abisso...

Il nome di “Caldaie di Croveo” viene ripreso daGiovanni De Maurizi nel 1927 (Le Valli Antigorioe Formazza) con riferimento alle spettacolariforme di erosione lungo il Torrente Devero aCroveo. Dopo un tratto relativamente pianeg-giante accanto a Osso, il torrente, dopo qualchepiccolo salto, improvvisamente si tuffa con unacascata in una gola strettamente incisa, attra-versata da un antico ponte ad arco. Recenti in-terventi di valorizzazione hanno attrezzatoquesto sito con scalette metalliche e parapettiche permettono di scendere per un tratto all’in-terno di questa incisione, tra il ponte e la ca-scata, godendo di uno spettacolare punto divista sui giochi dell’acqua e sulle morbide formedelle rocce modellate.

*Il libro “Il Bel Paese” di A. Stoppani fu unsuccesso straordinario, per numero di edi-zioni e di copie vendute, ed entrò addirit-tura nelle scuole. Una parte importantedella trattazione è dedicata ai fenomeni ealla morfologia glaciale, con schemi e de-scrizioni dei processi di formazione dellemarmitte.

Page 41: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

40

27 Al cospetto dell’”Orto-gneiss di Antigorio”

Croveo comprende un insieme di nuclei abitati,adagiati su un ripiano a 800 metri circa, allabase del versante meridionale del Monte Gorio(2593m). L’elemento più rappresentativo di que-sto antico paese è la pietra: gli edifici in granparte sono espressione della più tipica architet-tura in pietra ossolana. Colpisce la presenza digrandi massi sparsi tra le case. Il toponimo dia-lettale “Croveo”, secondo un’interpretazione diT. Bertamini (2011), deriverebbe dal terminedialettale “crov”, che indica il cadere di unacosa, riconducibile al latino “corruere” (= ca-dere in rovina), che potrebbe trovare un precisoriferimento con la presenza dei massi di frana.Sono traccia di ingenti crolli riconducibili congrande probabilità al periodo successivo all’ultima

glaciazione, a seguito dell’assestamento gravita-tivo dei versanti dovuto al ritiro dei ghiacciai. Una parte di questi massi, più distanti dal ver-sante, come quello su cui è costruito il campa-nile, o visibili in prossimità dell’alveo deltorrente Devero, indicano un altro accumulo de-tritico di origine ancora precedente: si tratta diuna “marocca”, materiale di una frana, proba-bilmente precipitata sull’antico ghiacciaio in ri-tiro, da questo poi successivamente trasportatae rimaneggiata. Il sovrastante Monte Gorio (o M. Forno) e imassi di crollo sono costituiti da Ortogneissdella falda di Antigorio (il Ricoprimento I), unodegli elementi strutturali più noti dell’intera ca-tena alpina, per la prima volta riconosciuto nel

1869 da Gerlach come grande piega anticlinalecoricata verso Nord. In questo settore si mani-festa con un imponente affioramento, svilup-pato su circa 1200 metri di dislivello. Èessenzialmente costituito da ortogneiss, roccemetamorfiche originate da rocce magmaticheintrusive (prevalentemente graniti). Nonostantealcune locali differenziazioni, si presenta a granamedia, netta scistosità, con quarzo e feldspatiabbondanti, colore grigio scuro per la presenzadi notevole quantità di mica biotite. Si tratta diuna pietra di notevole valore lapideo, conosciutacommercialmente come “Serizzo Antigorio”,coltivato nelle cave di Premia, Baceno e Crodo.

Le ripide pareti che da Croveoed Osso salgono verso il

Monte Gorio

A lato, immagini dall’alto diCroveo

Page 42: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

41

Page 43: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

28 Segni sulla pietra: il Buglio

A Croveo l’acqua scaturisce da numerose sor-genti e storicamente la fonte più importante eraquella del Buglio, dove le acque emergevano incorrispondenza di una roccia. La fonte era so-vrastata da una piazzetta (la “chiabana del Bu-glio”, la Capanna del Buglio), luogo diaggregazione, che oggi ha ceduto lo spazio adun parcheggio. Sulle rocce protette da una strut-tura muraria, sono ben visibili date, sigle, iniziali,simboli, incisi nei secoli scorsi.

42

La “ghiabana del buglio” (lacapanna del buglio),

sovrastante il buglio, nellapiazza in cui si riunivano

abitualmente gli uomini diCroveo. Qui in occasione della

festa della Vittoria (1919)

Page 44: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

43

29 La pietra nella culturamateriale: il lavatoio

Nel cuore del paese è conservato in ottimo statol’antico lavatoio, lungo circa otto metri, situatoin un edificio aperto su due lati, ricoperto da untetto in piode (lastre di pietra). É alimentato dauna sorgente propria che scaturisce da una roc-cia, parzialmente compresa nel lavatoio.

Page 45: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

30 La pietra nella culturamateriale: il torchio e lamacina

Al riparo di un enorme masso di gneiss (Orto-gneiss di Antigorio), un essenziale edificio inpietra custodisce un antico torchio (la massicciatrave reca incisa la data 1766). Si tratta del ti-pico torchio piemontese a leva per uva, di ori-gini molto antiche. Il peso per la pressaturaderiva dall’enorme trave (lunga circa 8 m) edalla pietra vincolata ad esso tramite una vitein legno. La peculiarità di questo torchio era diessere destinato anche alla pressatura dellepere. Attorno al paese erano coltivate varietà dipero oggi quasi scomparse, caratterizzate dafrutti a polpa dura, i “pir”, poco gradevoli al pa-lato se mangiati crudi. Queste piccole pere ton-deggianti venivano raccolte in avanzatastagione autunnale, frantumate (anche miste amele) e torchiate per oltre un giorno. Il succo,lasciato fermentare, dava un vinello dolce abassa gradazione.

All’interno dell’edificio è custodita anche unamacina verticale in pietra, perfettamente con-servata, destinata probabilmente alla macina-tura di frutta, noci, canapa.

44

Page 46: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

32 Pietra e acqua

Poco oltre il ponte di Croveo, una piccola dira-mazione del sentiero porta verso il torrente. Nu-merosi mulini, un tempo distribuiti lungo questotratto di torrente, sono oggi in rovina, ma tra iruderi è ancora possibile scorgere alcune macineabbandonate ed una antica “pesta”.

La pesta per la canapaUn’antica macina verticale in pietra è stata concura riposizionata nella sede originale, costituitada una vasca, sempre in pietra (gneiss), conbordi rialzati, ricostruendo perno e leva in legno.Si tratta di una pesta, certamente utilizzata untempo per il pestaggio della canapa, la cui col-tivazione è testimoniata dai resti di alcune va-sche di macerazione della canapa. Le piante,dopo la macerazione in acqua, venivano schiac-ciate per sfibrarle, per poter essere successiva-mente trattate con la sgramolatura (una sortadi battitura con strumenti in grado di dividerele fibre ancora più finemente) e la pettinatura.

Il mulino a ruota orizzontale Un tempo, lungo i torrenti, i mulini ad acquaerano numerosi. Oggi ci restano per lo più rudericome quelli osservabili qui lungo il torrente,

mente rari sono gli edifici ancora esistenti checonservano i sistemi di macine originali. Si trattava di mulini a ruota idraulica orizzontale,come la maggior parte dei mulini diffusi nellevallate ossolane: semplici da costruire, seppuredi rendimento limitato, ma in grado di sfruttarepiccoli volumi d’acqua a corrente rapida. Le ma-cine in pietra, per migliorare la capacità di mo-litura e favorire l’uscita della farina versol’esterno, venivano scolpite praticandovi dei sol-chi poco profondi, a raggiera. Lo “gneiss Anti-gorio”, più compatto rispetto ai micascisti, bensi prestava per la realizzazione delle macine.Particolare attenzione doveva essere riservata alperno. L’albero della ruota ruotava infatti su unperno costruito con rocce quarzose in grado diresistere all’usura, fissato all’albero, che appog-giava su un blocco incavato posto a terra, sem-pre in quarzo.

31 La pietra nella culturamateriale: la colonna orfana

Il Serizzo Antigorio, il più scuro tra le varietà diserizzo, è un materiale lapideo di ottima qualità,destinato a molteplici utilizzi, dall’edilizia civileed industriale, all’arredo urbano, all’arreda-mento, all’arte funeraria. Alcune importanti cavedi coltivazione si trovano anche qui a Croveo eimmediati dintorni, alcune attive, altre ormai ab-bandonate. Le ricerche storiche e di archiviohanno verificato come l’apertura di cave pro-duttive a scopo commerciale in questa valle, acausa delle difficoltà di collegamento, siano unfenomeno recente (prima metà del XX secolo),

e che precedentemente la maggior parte delmateriale utilizzato fosse ricavato dall’utilizzo dimassi isolati abbondantemente presenti.Una testimonianza di lavorazione di questa rocciaa scopo ornamentale è una vecchia colonna ab-bozzata e mai terminata, osservabile all’imboccodella strada sterrata che da Croveo conduce a Ec-chio: una colonna rimasta orfana, indizio di unalunga serie di colonne che furono modellate dalSerizzo Antigorio per la realizzazione di monu-menti o centri storici. Ne sono un esempio le 180colonne dei portici di Via Po a Torino.

45

Poco più a monte è osservabile dall’esternoil mulino che sfruttava le acque del riale chescende da Uranzo.

Page 47: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

33 La storia nella pietra: laTorre del Passo

Tra Osso e Goglio il fondovalle non offre sentierialternativi alla strada carrozzabile. Ma propriolungo questa strada, in località “Passo”, incon-triamo una fondamentale testimonianza storicadelle complesse relazioni tra le comunità osso-lane e svizzere. È la memoria di secoli di com-merci, di collaborazioni e scambi culturali, maanche di scorrerie, guerre e successivi trattati dipace. Sulla riva sinistra del torrente Devero, incorrispondenza dell’attuale ponte, sorge una co-struzione quadrangolare, edificata con blocchi

di gneiss. Si tratta di una torre attraverso laquale passava la strada, che proprio in quelpunto superava il torrente con un ponte ad arco,a tutto sesto, ora non più esistente. Dalla torreun muro merlato e con feritoie saliva a raccor-darsi alle rupi sovrastanti. Questa struttura di-fensiva, e di segnalazione fu fatta costruire nelXV secolo dal duca Galeazzo Maria Sforza,nell’ambito degli impegni presi dal Ducato diMilano per rinforzare le difese lungo questa viadi comunicazione.

46

Ricostruzione del sistema di sbarramento al Passo di Croveo, propostodall’architetto Carlo Nigra, 1936.

La mulattiera per il passo dell’Arbola con lo sbarramento di Croveo ed ilponte sul Devero, quali apparivano nel 1894.

Page 48: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

47

34 Il gradino glaciale di Goglio: di falda in falda...

La salita da Goglio all’Alpe Devero è emozio-nante. Il percorso si snoda lungo un antico sel-ciato in pietra in ottimo stato di conservazione,parte della Via d’Arbola, importante via storicadi comunicazione tra Italia e Canton Vallese(CH): ogni pietra è stata calpestata prima di noida antichi commercianti, soldati, alpigiani, o daiprimi imprenditori turistici che trasportavano adorso di mulo sin dalla fine dell’Ottocento “ari-stocratici clienti” all’Albergo Cervandone o allaLocanda Alpino. Si tratta di un percorso moltovario sul piano naturalistico, caratterizzato dallefioriture di praterie naturali secche di eccezio-nale ricchezza, e che conduce gradualmente daiboschi montani di faggio e di ontano alle lari-cete subalpine dell’Alpe Devero. Dal punto di vista geologico il percorso da Go-glio (1130m) a Devero (1640m) permette di ri-salire un imponente gradino glaciale lungo laValle Devero, attraversando una complessa seriegeologica, con abbandono degli gneiss dellafalda Antigorio (ricoprimento I) e graduale pas-saggio a quelli della Falda del Lebendun (rico-primento II), attraverso le imponenti coperturemesozoiche intercalate. Il torrente Devero ha in-ciso questa barra rocciosa, formando una golain alcuni punti molto profonda.Dal basso verso l’alto incontriamo le seguentiformazioni geologiche:• I metasedimenti della Zona del Teggiolo, • Gli gneiss della Falda del Lebendun (ricoprimento II)

• I metasedimenti della Zona di Faldbach

M.te Gorio

Maiesso

Lago di Agaro

Lago di Codelago

P.zo FornoP.zo Fizzi

0

IIIIII

Gneiss del Monte Leone (Ricoprimento III)

Gneiss del Lebendun (Ricoprimento II)

Gneiss di Antigorio (Ricoprimento I)

Gneiss granitico di Verampio (Elemento 0)

Micascisti, calcescisti, marmi (rocce metamor�che derivanti dai sedimenti mesozoici)Rocce serpentinose della Rossa (rocce metamor�che derivanti da antica crosta oceanica)

Pro�lo geologico sempli�cato(tratto da Schmidt e Preiswerk modi�cato da Castiglioni)

Gneiss (Falda del Lebendun)

Calcescisti (Zona di Faldbach)

Le ripide pareti che da Goglio salgono verso Devero. È indi-viduato dalle frecce un contatto tra i calcescisti del teggiolo(scuri) e gli gneiss del Lebendun (chiari). La splendida mu-lattiera sale lungo questo versante, giungendo appenasotto alla casa di guardiania della vasca di carico della condotta forzata

Page 49: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

35 I calcescisti della Zonadel Teggiolo

Le rocce scure, ripide, che sovrastano Goglio, sonorocce metamorfiche originate dalle coperture disedimenti mesozoici che costituiscono la “Zonadel Teggiolo”. Si presentano scure, levigate daighiacciai in forme morbide ed arrotondate. Lito-logicamente prevalgono i calcescisti, e il colorescuro è dovuto alle alterazioni superficiali. In cor-rispondenza di alcuni punti di recente distacco,facilmente osservabili in molti punti lungo le pa-reti, si presentano infatti molto più chiari. In questa formazione di rocce metamorfiche,oltre a calcescisti possono essere localmentepresenti anche marmi, o livelli di quarziti.

36 La falda Lebendun:chiaro-scuro

I calcescisti del Teggiolo lasciano spazio ad unsottile affioramento di una roccia che contrastaper il colore chiaro. Segna l’inizio della Falda delLebendun (ricoprimento II), che prende il nomedalla Punta Lebendun (2935 m), in valle For-mazza. Al ricoprimento vengono ricondotte, se-condo accreditate interpretazioni, roccediversificate.Questo affioramento chiaro è uno “paragneiss”(gneiss originato per metamorfosi di una prece-dente roccia sedimentaria). É formato da miche,plagioclasi, ortoclasio e granati, derivanti dal me-tamorfismo di sedimenti arenaceo-conglomera-tici. Localmente affiorano più corposamente (suuno spessore di anche 300 metri) lungo il crinaleche separa la Valle Devero dalla Valle di Agàro.Questa sottile fascia, che osserviamo tra la For-

cola e Cologno, prosegue verso SW in direzionedell'Alpe Creggio per poi formare le parti som-mitali del Pizzo Diei (con eccezione della cima) edel Monte Cistella. Immediatamente al di sopra degli gneiss, sonoindividuabili rocce nuovamente molto scure. Sitratta di “Micascisti Bruni”, che vengono sempreassegnati alla Falda Lebendun. Il colore è dovutoall’abbondante presenza di biotite (mica scura).Costituiscono un’estesa formazione che qui af-fiora lungo una fascia di spessore anche signifi-cativo tra la Valle Cairasca (all’ingresso dell’AlpeVeglia) e Valle Formazza. La porzione apicale delPizzo Diei ne è costituita. È possibile osservarnegli affioramenti lungo la mulattiera che viene per-corsa fino all’entrata all’Alpe Devero.

48

A sinistra: i calcescisti delTeggiolo osservati da vicinolungo la salita, in corrispondenza dei primitornanti

A destra: in corrispondenzadei tornanti della mulattiera amonte del ponticello che attraversa la condotta forzatasi può osservare il contattonetto tra i calcescisti delTeggiolo (scuri, sottostanti)e gli gneiss del Lebendun sovrastanti

Page 50: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

49

37 Storie di frane, fratturee carsismo: dal Monte Cazzola a Goglio

Giungendo al termine della risalita del ripidogradino morfologico tra Goglio e Alpe Devero,godiamo di uno splendido panorama su Goglio.Allargando il nostro punto di osservazione, pos-siamo notare e meglio interpretare un impor-tante elemento morfologico del territorio cheabbiamo attraversato. In seguito al ritiro dei ghiacciai, i versanti dellavalle hanno subìto una notevole decompres-sione che ha innescato diffusi fenomeni dicrollo, anche di grandi proporzioni. Questo si èmanifestato in particolare nel vallone di Goglio.Buona parte del fondovalle è costituito dall’ac-cumulo di frane distaccate dal versante delMonte Cazzola. Il paese stesso è edificato suquesto accumulo. Una vasta area tra MonteCazzola, Passo di Buscagna e P.ta d’Orogna ap-pare tormentata dalla presenza di un evidentesistema di fratture. La situazione è stata facili-tata dalla situazione litologica, per la presenzadi calcescisti e marmi delle coperture mesozoi-che della successiva “Zona di Faldbach” (vedistop 40). La presenza di substrati carbonatici hadeterminato l’impostazione di fenomeni carsiciin alcune di queste fratture, le maggiori dellequali sono state esplorate con cura dagli spe-leologi. La più nota è la “Grotta del Cervo Vo-lante”, che si apre con un ristretto accesso e chesi sviluppa su un dislivello totale di 148 metried una lunghezza di 515 metri.

Gli altipiani del Monte Cazzola, impostati nei calcescisti euna visuale panoramica su Goglio e sulla Valle Devero

Page 51: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

38 Quattro passi sul Lebendun

In questo punto la mulattiera è stata realizzata“scolpendo” il paragneiss del Lebendun (vedistop 36). Lo gneiss, levigato dal passaggio di se-coli, presenta un caratteristico colore chiaro, consfumature rosate.

39 Gli scisti bruni

La strada pianeggiante che, attraverso il boscodi larici, conduce dalla Forcola verso l’Alpe De-vero, permette di osservare numerosi affiora-menti degli scisti bruni (vedi stop 36). Inprossimità del parcheggio queste rocce sonostate intagliate per la realizzazione delle recentiinfrastrutture, e permettono una attenta osser-vazione.

Page 52: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

51

40 La Zona di Faldbach

Giungere in Alpe Devero seguendo la mulattieraè motivo di grande meraviglia: la vista si apre suun’ampia conca, circondata da una spettacolarecorona di montagne, che creano un gioco di di-versità di forme e cromatismi di rara bellezza. Salendo dal parcheggio e giungendo alle primecase di Devero, si può notare come le rocce sucui è edificato il paese presentino un colore dif-ferente. È evidente un passaggio dal grigio scuro,che contraddistingueva gli scisti bruni osservatiper tutto il tratto in piano della mulattiera, finoal parcheggio, ad un tono più chiaro, con fre-quenti sfumature tendenti al marrone chiaro. Sitratta di calcescisti, rocce differenti, che segnanoil passaggio alla “Zona di Faldbach”, insieme dirocce metamorfiche che originano da coperturedetritiche sedimentarie mesozoiche interpostetra i corpi gneissici delle falde Lebendun e MonteLeone. È costituita da un insieme eterogeneo dicalcescisti e da più sottili strati di marmi, con pre-valenza di marmi dolomitici. Ci troviamo nel punto di contatto quindi traFalda Lebendun (Ricoprimento II) e la Zona diFaldbach. Quest’ultima va interpretata come lacopertura detritica sedimentaria (“metamorfo-

sata”, per cui ritroviamo rocce metamorfiche,seppure originate da antichi sedimenti) antica-mente accumulatasi sugli elementi rocciosi checostituiscono la successiva falda “Monte Leone”,o ricoprimento III (vedi stop 41). A immediatocontatto con gli gneiss Monte Leone ci sono do-lomie, marmi dolomitici, gessi, originati dai sedi-menti oceanici a composizione calcarea(sedimenti carbonatici di prevalente origine or-ganogena, cioè da organismi). Sopra a questi icalcescisti in senso lato. Li incontriamo per primiperchè in posizione inversa: la successione cioègneiss Monte Leone, marmi, calcescisti è “rove-sciata”. I calcescisti (in senso lato) risultano costituitida un’ampia varietà di rocce scistose, all’originepiù o meno calcaree, argillose o ricche di quarzo.Spesso si presentano alterate e di color ruggineper ossidazione di minerali di ferro. La composizione mineralogica è molto varia, conprevalenza di calcite (dal colore bianco sporco otendente al marrone molto chiaro), quarzo, micabianca e nera (biotite). Localmente possono es-sere poveri di calcite, ed assumono colorazionepiù scura, con forme di transizione verso i mica-

scisti. Può essere presente localmente anche gra-nato, come nel caso degli “scisti granatiferi delMonte Cazzola”. Talvolta, come nelle aree del-l’Alpe Sangiatto e Alpe Corbernas, si crea unapredominanza della frazione calcarea e si hannoveri e propri marmi, dal caratteristico colorebianco-giallastro. Tra calcescisti e gneiss (Monte Leone) affiora inalcuni punti, lungo una linea ben individuabiletra Valtendra, Scatta d’Orogna, Basto, Vallaro,Codelago, Bocchetta d’Arbola su lato italiano etra Binn, Lengenbach, e Arbola su lato svizzero,un sottile livello costituito da dolomie, marmidolomitici o gessi. Sono rocce metamorfichecarbonatiche, originate da sedimenti calcareiTrias, e si presentano massicci, a grana media,con colore di alterazione grigio-biancastro. Lo-calmente, nella Binntal, presentano particolaritàmineralogiche di vera unicità. Su versante ita-liano particolarmente interessante è la presenzadi galena e pirite in alcuni affioramenti.

Nota: Approfondimenti agli stop 61, 69,71, 76, 77, 97.

Questa panoramica verso “il Grande Est” evidenzia lemorbide forme delle rocce checostituiscono la Zona di Faldbach, dominate dai calcescisti

A seguire, a tutta pagina, a sinistra i morbidi crinali chedal Monte Sangiatto scendono verso Corte Verde.Tra i pianori si individuano ilaghi dell’Alpe Sangiatto; a destra in primissimo piano,sotto, i calcescisti, su cui si adagia morbidamente la ValleBuscagna, cui seguono versol’alto gli gneiss Monte Leone,che ripidamente salgonoverso Punta Cornera ed Helsenhorn

Page 53: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

52

Page 54: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

53

Page 55: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

54

41 Anche a Devero ilMonte Leone!

È un gioco di parole: il Monte Leone è la cimapiù alta delle Alpi Lepontine, vera “icona” del-l’Alpe Veglia, non visibile da Devero se nondall’alto di alcune cime. Ma da questa monta-gna prende nome la falda “Monte Leone” (oricoprimento III), che ora incontriamo lungo l’iti-nerario e le cui componenti litologiche, che ri-sultano ben individuabili osservando dalla concadell’Alpe Devero, costituiscono l’ampia dorsaleche la separa dalla vicina Binntal (Helsenhorn,Pizzo Cornera, Monte Cervandone, PuntaStange, e le creste fino alla Punta d’Arbola eoltre, verso la Valle Formazza).Osservando i rilievi che circondano tutta lapiana, sono apprezzabili evidenti differenzemorfologiche tra i rilievi di questa dorsale, ripidie alti, e i rilievi più dolci e arrotondati costituitidai calcescisti della Zona del Teggiolo (MonteCazzola, Monte Sangiatto, Monte Corbernas).La falda Monte Leone è costituita da basamentocristallino premesozoico, rappresentato da orto-gneiss, paragneiss, micascisti, e metabasiti.

Comprende anche la massa del complesso ul-rafemico di Geisspfad (Punta Marani, Puntadella Rossa, Pizzo Crampiolo e Punta Fizzi), lerocce di colore rosso ben visibili a nord dellapiana, a quote superiori ai 2.200 metri di quota(vedi stop 55).Gli Gneiss del Monte Leone si caratterizzanoper il colore generalmente chiaro e una scisto-sità piuttosto evidente soprattutto nei tipi agrana fine (come quelli del Monte Cervandonee della Punta Gerla). Verso Punta d’Arbola eMonte Minoia tendono spesso ad assumere unaspetto “occhiadino” (o ghiandolare, con evi-denti nuclei di plagioclasi tendenti a formareuna tessitura con evidenti “occhi” bianchi). Lo-calmente (Passo del Forno e Punta del Forno) logneiss presenta frequenti alternanze con livelliin cui si sono determinate intercalazioni di an-fiboliti ricche di epidoto. Queste rocce sono interessate da numerosi si-stemi di fratturazione che, soggetti a intensi fe-nomeni di gelo e disgelo tipici dell’ambiente di

alta montagna, determinano facili distacchi chealimentano grandi coni detritici alla base delleripide pareti, ben visibili ad esempio sui versantidegradanti verso la Valle Buscagna, o la Val De-serta, o il vallone del ghiacciaio della Rossa.In corrispondenza delle cime del Monte Cervan-done (3211 m) e dell’Helsenhorn (3272 m), agligneiss del Monte Leone succedono verso l’alto,separati da un sottile strato di calcescisti (me-tasedimenti mesozoici), piccoli lembi di unaunità di basamento conosciuti come Lembo diBerisal, unità appartenente alle falde pennidi-che medie, una propaggine orientale dellafalda San Bernardo (o ricoprimento IV), piùestesa nel vicino Vallese. Il “Berisal” è costituito soprattutto da micascistigranatiferi e gneiss anfibolici, caratterizzati dauna colorazione generalmente bruno-rossicciache li distingue cromaticamente dagli ortogneissdel Monte Leone.

Monte Cervandone

Page 56: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

42 La conca dell’Alpe Devero: storie di ghiacci e di un antico lago

La vasta piana di Devero è il risultato del gra-duale processo di interrimento del lago di circoglaciale formatosi nella fase di ritiro dei ghiac-ciai, dopo l’ultima glaciazione, terminata circa10.000 anni fa. L’ultima glaciazione che ha interessato le Alpi,detta Wurmiana, si è protratta per un lungo pe-riodo durato tra 75.000 e 100.000 anni. Unaimmensa calotta glaciale ricopriva tutte le Alpi,spingendosi fino a lambire la Pianura Padana.Qui a Devero dobbiamo immaginare emergentidai ghiacci solo le cime più alte. L’attività erosivaè stata intensa, e le lingue glaciali che scende-vano, confluendo qui dove ora c’è la vastapiana, scavarono una profonda depressione.

Nella fase successiva di riscaldamento i ghiac-ciai, durante il loro ritiro, depositarono materialedetritico morenico, e lasciarono spazio qui aduna profonda depressione. La presenza di ma-teriale morenico e limi glaciali impermeabili fa-vorirono la formazione di un lago glaciale. Nelle fasi successive, l’accumulo di notevolispessori di materiali alluvionali (sabbie e limi)trasportati nel tempo dai corsi d’acqua affluentie, in seguito, la colonizzazione da parte di specievegetali, che contribuirono a determinare accu-muli di sostanza organica, trasformarono lenta-mente il lago in una conca palustre e via vianell’attuale distesa erbosa pianeggiante.Come espressione di questa graduale trasfor-

mazione, sono ben indentificabili alcune areeumide di torbiera, preziosi ecosistemi ricchi diforme di vita. Un’attenta osservazione permettedi identificare canalette di drenaggio, in granparte abbandonate, realizzate per ottenere su-perfici di prato da sfalcio, e che testimonianocome un tempo le torbiere fossero ben piùestese.Anche i vasti prati da sfalcio, che sono stati quiricavati, costituiscono habitat seminaturali, ot-tenuti e mantenuti grazie all’azione dell’uomo,di grande importanza per la conservazione dellabiodiversità. Da anni il Parco Veglia Devero è im-pegnato in azioni mirate alla loro tutela.

55

Page 57: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

56

43 Le torbiere ieri ed oggi.Habitat in continua evoluzioneNella piana è stata calcolata la presenza di tor-biere su una superficie complessiva di circa 5 et-tari, con due aree prevalenti (ai due lati delTorrente della Rossa) e altre minori. Una serie diindagini effettuate recentemente (Pirocchi, Ug-geri, 2003) ha consentito di descrivere questearee dal punto di vista morfologico ed idrologico. Analizzando una serie di sondaggi apposita-mente effettuati, si è evidenziata una situazioneevolutiva complessa, con alternanza di periodidi formazione di torbe e di ricoprimenti di detritifini o grossolani, delineando successive alluvionio modifiche degli assetti idrologici a carico deicorsi d’acqua. Appare davvero impressionanteil dato relativo alla presenza di strati di torba aduna profondità di addirittura 6 metri (in unpunto dell’ampia superficie di torbiera sita difronte al Ristorante La Lanca).In prossimità del punto in cui ci troviamo, è stataindividuata la seguente successione stratigrafica:

Il livello della falda acquifera in questo punto ri-sultava essere ad una profondità costante dicirca 28 cm.Dal punto di vista botanico la presenza dellatorbiera è rivelata in superficie dagli sfagni. Lealte canne ben visibili dalla strada sono unaestesa popolazione di cannetta di palude(Phragmites australis).

Profondità (cm) Descrizione 0-40 Torba 40-45 Sabbia fine 45-80 Torba 80-85 Sabbia fine 85-100 Torba 100-180 Torba con due sottili livelli di sabbia fine 180-200 Sabbia con ciottoli 200-300 Sabbia grossolana con ciottoli. Presenza di un livello

con materiale organico (prof. 260) e paleosuolo 300-390 Ghiaie a supporto clastico 390-400 Paleosuolo sabbioso 400-475 Ghiaia fine 475-500 Sabbie limose debolmente ossidate (paleosuolo)

Si tratta di habitat estremamente vulnera-bili, per cui è necessario ricordare che oc-corre adottare la massima cautela nellaloro visita, evitando assolutamente il calpe-stamento dello strato vegetale.

Page 58: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

57

44 La frana dell’Esmeralda

La parte settentrionale della piana dell’Alpe De-vero è delimitata da un gigantesco accumulo dimassi di notevoli dimensioni di serpentinite (vedistop 55), roccia che costituisce un importanteaffioramento collocato a quote superiori, a par-tire da oltre 2.200 metri. Rappresentano il corpodi un’antica frana di crollo staccatasi dalla zonadella P.ta Esmeralda (quota 2592 m, a ovest delP.zo Crampiolo), presumibilmente nelle fasi finalio immediatamente successive al ritiro dei ghiac-ciai (8000-9000 anni fa).Il materiale di frana, precipitando a valle, dopoaver colmato la valletta tra il P.zo Crampiolo e ilP.zo Stange, saltò la dorsale rocciosa sovrastantei Piani della Rossa, abbandonando una lingua dimateriale, e si incanalò nel vallone della Rossaterminando la sua corsa a ridosso della concapianeggiante di Devero. Da questo punto di osservazione è visibile laparte frontale del corpo di frana, costituito damassi anche di grandi dimensioni, generalmentespigolosi, accatastati gli uni sugli altri: la vege-tazione e il bosco di larici hanno ormai comple-tamente colonizzato il detrito. I blocchi sono tuttidella stessa natura della roccia (serpentinite)dalla tipica colorazione rossastra che costituiscela P.ta della Rossa e il P.zo Crampiolo. Oggi questi giganteschi massi, tra i quali sisnoda il percorso, consentono la pratica delbouldering, l’arrampicata sportiva su massi, at-tività in grande espansione.

Page 59: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

58

45 Alpe Campello: costruirecon la natura

L’alpe Campello (1718 m) è un piccolo nucleodi baite, composto da stalle-fienili ed edifici diabitazione. I materiali costruttivi sono quelli di-sponibili in natura: il legno e la pietra.

LegnoIl larice rappresenta un legname di grande pre-gio, grazie alle sue doti di “durabilità naturale”,che ne fanno un’essenza tra le migliori per unuso strutturale e posa in opera in ambienteesterno. Già in epoca romana era molto elevato il livellodi conoscenza delle caratteristiche del legnodelle differenti specie, di cui erano ben note leprincipali proprietà tecnologiche, come resi-stenza meccanica, durabilità, densità, comporta-mento deformativo, caratteristiche di lavorabilità. Si noti come il colore del legno di larice siamolto differente sul lato nord e sul lato a sud: èuna caratteristica variabile nel tempo, per espo-sizione alla luce e all’aria o per contatto conl’acqua. Sotto l’azione dei raggi ultravioletti, lalignina subisce una lenta ossidazione che deter-mina la formazione di tonalità brune.A monte delle baite alcuni larici di grandi di-mensioni e plurisecolari rivelano un bosco diprotezione, mantenuto cioè a protezione del-l’Alpe, posto in fondo ad un canalone soggettoallo scorrimento di valanghe e alla possibilità dicaduta di massi.

Pietra: GNEISSLe strutture murarie e le coperture dei tetti sonorappresentate fondamentalmente da gneiss(vedi stop 41), che grazie alla caratteristica sci-stosità si presta ad una lavorazione in lastre oalla squadratura di blocchi. La scistosità è la proprietà di alcune rocce disfaldarsi secondo piani paralleli, caratteristicadeterminata dalla ricristallizzazione su piani pa-ralleli delle miche, minerali caratteristici degligneiss, nel corso dei processi metamorfici adalte temperature e alta pressione. Le miche sonominerali appartenenti al gruppo dei fillosilicati(dal greco φιλλον, fillon = foglia), caratteriz-zati da una struttura “a strati” e aspetto con-seguentemente lamellare o a scaglie.

Pietra: intonaco di calce Le pareti dell’edificio più a valle sono intona-cate. La presenza di affioramenti calcarei (marmidolomitici) ha permesso a Devero, a Veglia, enella Binntal, di sfruttare questo materiale perl’ottenimento di calce (vedi stop 63 e 97). Nelle comunità di montagna rappresentava unarisorsa produttiva di grande importanza. Era ot-tenuta mediante la realizzazione di fornaci incui il calcare (carbonato di calce) veniva “cotto”ottenendo ossido di calce, o calce viva, che com-binata con acqua si trasformava in calce spenta,da cui si otteneva, con ulteriore aggiunta diacqua, un materiale legante (grassello) con cuisi produceva la malta.

Page 60: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

46 Le vie dell’acqua edell’energia

A una quota di circa 1850 m, a lato del sentieroche porta verso i Piani della Rossa, si nota l’en-trata di una galleria di piccole dimensioni. Sitratta di una finestra di controllo della galleriaforzata di derivazione delle acque dal Lago diCodelago (vedi stop 95) alla centrale idroelet-trica di Devero. La galleria ha uno sviluppo li-neare di 2753 metri e, lungo il percorso, captale acque anche del Rio della Rossa (lo sbarra-mento è visibile poco a monte di questo punto,lungo il corso del torrente). Le acque cadono at-traverso una condotta forzata alla centrale diDevero con un salto di 206 metri di altezza.La prima società ad operare nella valle Antigorioe Formazza nasce nel 1901: la Società Anonimaper Imprese Elettriche Conti & C., in comparte-cipazione con la Edison. Nascono le centrali diFoppiano (1909, potenza circa 7.500 KW) e diGoglio (Valle Devero, 1910, potenza circa15.000 KW). In quest’ultima si convogliavanole acque del torrente Devero. La diga di Code-lago (il Lago di Devero) è stata costruita tra il1908 e il 1912, e in seguito rialzata, nel 1921.La centrale idroelettrica di Devero (costruita nel1947), con una turbina Francis ad asse verticale,ha una potenza di 5.6 MW e una producibilitàdi 25.2 GWh. Le acque vengono di seguito cap-tate a catena man mano da una serie di centralifino al fondovalle ossolano.

Page 61: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

47 La piana di Devero

Da questa postazione è possibile osservaredall’alto la vasta piana del Devero. Questo per-mette di ben immaginare il lago glaciale chegradatamente si è trasformato per processi na-turali di interrimento (stop 42). Ma appare par-ticolarmente interessante la possibilità da qui di

individuare le aree di torbiera, solitamente di co-lore più scuro in estate, e le antiche canalette didrenaggio realizzate un tempo per bonificare ilterreno e ampliare le superfici utili per la pro-duzione di foraggio e per il pascolo autunnale.

60

Page 62: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

61

48 La Punta della Rossa, un becco d’aquila

Dopo la salita impegnativa lungo l’ultimo ripidotratto del percorso, l’addolcimento della morfo-logia, che ci porta ad intravedere i Piani dellaRossa davanti a noi, ci fa improvvisamente av-vertire l’imponenza della Rossa, montagna dav-vero di grande fascino. Montagna simbolo dell’Alpe Devero, la Puntadella Rossa (2886 m), o Rothorn (Corno Rosso)per gli Svizzeri, si presenta come un’isolata pi-ramide ricurva che sovrasta l’alpe. La roccia

compatta e sicura ne ha fatto una meta di alpi-nismo classico. Fu scalata “ufficialmente” per laprima volta da una figura di primo piano nellastoria dell’alpinismo: il reverendo William Bre-voort Augustus Coolidge nel 1891, che salì dalversante svizzero. Acceso sostenitore dell’impor-tanza delle Guide Alpine nella pratica dell’alpi-nismo, percorse tutte le Alpi, aprendo molte vie,sempre accompagnato da Christian Almer Ju-nior e Christian Almer Senior, le sue inseparabili

guide. Ottimo scrittore, produsse la prima pub-blicazione descrittiva di questa regione: “The Le-pontine Alps”.Sulla cima della Rossa Coolidge trovò un omettoin sassi. Una serie di ricostruzioni che non ebbemai una assoluta conferma, ipotizza che la cimasia stata conquistata anni prima dal conte Leo-nardi di Casalino con Filippo Longhi, saliti dalversante italiano.

Page 63: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

49 Una celebrità: il MonteCervandone e i suoi minerali

Le montagne tra Devero e Binn rappresentanouno dei distretti mineralogici più interessanti almondo. Minerali rari o unici al mondo, o cristallidi particolare bellezza provenienti ad esempiodai massicci del Monte Cervandone e dell’Ar-bola, oppure da Lengenbach (Binntal), si tro-vano nelle più prestigiose collezioni musealiitaliane e straniere. Solo nell’area del Parco Ve-glia Devero risultano presenti oltre 150 speciedi minerali, alcune delle quali molto rare o uni-che al mondo. E il Monte Cervandone ha rive-lato agli appassionati un’inconsueta varietà diminerali, rari e talora esclusivi, come i mineralidi sali di arsenico. Sin dalla fine dell’Ottocento la ricerca di cristalliin quest’area ha interessato appassionati e stu-diosi, che hanno permesso un approfondimentodelle conoscenze sul piano scientifico, e ancoraoggi l’interesse dei ricercatori è mantenuto vivograzie a continue importanti scoperte. Attual-mente esiste un elenco di oltre 100 specie mine-ralogiche del Monte Cervandone. Tra questemolto belle sono le cristallizzazioni di minerali ti-pici delle fessure degli gneiss, come quarzo, ema-tite, anatasio, titanite, adularia. Ma accanto aquesti si annoverano minerali rari, unici almondo o caratteristici della località, come ca-

farsite, cervandonite, gasparite, fetiasite,paraniite, (di cui esiste ad

oggi un solo campioneconservato presso ilmuseo mineralogicodi Crodo).

La raccolta diminerali nelParco VegliaDeveroDal 1998 la li-bera ricerca diminerali al-l’interno delParco non èpiù consen-

tita. Il Parco, in collaborazione con il Museo diScienze della Terra e del Museo Mineralogico A.Bianchi e A. Roggiani di Crodo, ha adottato unRegolamento per la ricerca controllata di mine-rali all’interno dei propri confini. La raccolta èquindi consentita solo con finalità di ricercascientifica, previa presentazione di specifici pro-getti di ricerca. I campioni rinvenuti restano a di-sposizione di enti, scuole, Musei, organi di ricerca.

Angelo Bianchi: la ricerca scientifica mi-neralogica in Alpe DeveroLa ricerca di minerali nell’area del Binntal e deimonti di Devero e Veglia ha origini molto anti-che, come testimoniato dal ritrovamento di unpugnale di bronzo (datato alla media Età delBronzo, XVI sec. a.C.) all’interno di una fessuracon cristalli di quarzo in prossimità della Boc-chetta d’Arbola, o dal ritrovamento di scheggedi lavorazione di quarzi nel sito mesolitico di Ve-glia, o ancora dal ritrovamento di cristalli tra i re-perti dell’insediamento di cultura celtica di Binn. Nell’Ottocento, soprattutto nel Binntal, l’attivitàdegli strahler (cercatori di minerali) si svolgevaormai proficuamente, estendendo le ricercheanche nelle montagne di Devero, e le loro sco-perte attiravano l’attenzione di studiosi e colle-zionisti. A Devero la ricerca scientificamineralogica si identifica con la figura di AngeloBianchi, amante di queste montagne, che sin daragazzo frequentava nei propri soggiorni estivi.Nato il 20 dicembre del 1892, si laureò all’Uni-versità di Pavia in scienze naturali (1915), conuna tesi dal titolo “Ricerche preliminari sui gia-cimenti e sui minerali della Val Devero (Ossola)”.Fu assistente di mineralogia all’Università diPavia fino al 1922, e quindi libero docente diMineralogia dapprima a Sassari, poi a Ferrara, equindi a Padova dal 1926, come Professore diruolo e direttore dell’Istituto di mineralogia. Fuun docente di grande levatura, insignito di me-daglia d’oro per benemeriti della scuola e cul-tura, e nominato Professore Emeritodell’Università di Padova, in cui ricoprì anche la

carica di Preside di facoltà (1941-43 e 1949-52). Ottenne nel 1932 il premio reale per la mi-neralogia, assegnatogli dall’Accademia deiLincei, la più antica accademia al mondo. Nu-merosi e di grande valore furono gli articoliscientifici dedicati a minerali ritrovati nelle mon-tagne dell’Alpe Devero. Il materiale rinvenutodurante le sue ricerche, condotte con l’insepa-rabile guida Luigi Alberti di Croveo, è conservatoin molte raccolte specialistiche nelle universitàcon cui collaborò. In particolare, presso il museodi mineralogia del Dipartimento di Scienze dellaTerra dell’Università di Pavia sono custoditi 163campioni di minerali della Val Devero, raccoltinel primo ventennio del Novecento. Alcuni diquesti campioni furono oggetto di studio nellatesi o nei suoi lavori pubblicati sulle principaliriviste specialistiche. Tutta la collezione è statadonata al Museo nel 1923, quando il Bianchi sitrasferì a Padova. In tre vetrine sono esposti icampioni più significativi delle sue ricerche: cri-stalli di quarzo, incolore e affumicato, ortoclasio,albite, periclino, adularia, actinoto, orneblenda,diopside, tremolite, amianto, tormalina, epidoto,titanite, heulandite, stilbite, ilmenite, rutilo, ana-tasio, ematite, magnetite ,pirite, blenda, apatite,pirrotina, ankerite. Tra questi campioni uno in particolare colpisceper la sua bellezza, rappresentando appieno icristalli di quarzo per anni ritrovati nelle visceredel Cervandone. Si tratta di un cristallo di 31 cmdi quarzo affumicato, raccolto da Luigi Alberti,compagno di tante scalate e ricerche, e luistesso ottimo conoscitore e cercatore (alcunisuoi reperti sono conservati nello stesso museo).Una selezione di suoi minerali è conservataanche all’Università di Padova, donata dalla mo-glie dopo la sua scomparsa. Oggi a lui e ad un altro illustre studioso osso-lano di mineralogia e petrografia, il Prof. AldoRoggiani, è dedicato il Museo Mineralogico AldoRoggiani e Angelo Bianchi di Crodo.

62

Il cristallo di quarzo affumicato raccolto da LuigiAlberti, guida e compagno discalate e ricerca di AngeloBianchi, conservato nella collezione A. Bianchi pressol’Università di Pavia (foto Istituto di MineralogiaUniversità Pavia)

Nella pagina accanto in alto, ilMonte Cervandone, mentre inbasso l’apparato morenico delghiaccio della Rossa e ilMonte Cervandone in secondo piano.

Minerali di particolareinteresse scientifico di quest’area mineralogica (Archivio Comune di Premia)

Page 64: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

63

Cafarsite

Cervandonite

Gasparite

Tilasite

Page 65: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

50 La cava d’amiantodell’Alpe della Rossa

Osservando in direzione Nord Ovest, immedia-tamente a lato del vasto apparato morenico delghiacciaio della Rossa, sono ben visibili rocceverdi, costituite da serpentiniti e serpentinoscisti.In quel punto queste rocce ofiolitiche presen-tano affioramenti di amianto, lungo una vena dialcuni decimentri di spessore, in passato og-getto di estrazione mineraria: la “cavad’amianto dell’Alpe della Rossa”. La storia mineraria di questo sito è antica: nelvolume di V. Barelli del 1835, “Cenni di statisticamineralogica degli stati di S. M. il Re di Sarde-gna”, viene citata la presenza di amianto e diun’attività di coltivazione già in funzione nel1826, anche se veniva evidenziata la difficoltàdi accesso a tale sito, caratteristica che ne haimpedito una successiva attività di coltivazioneimportante.

“Asbesto amianto, flessibile, sommamente mor-bido e bianco. Trovasi sulla vetta del montedetto della “Rossa”, di cui ne ottenne la con-cessione, nel 1826, certo Giuseppe Guglielmi diCrodo. Il sito, in cui giace, è molto disastroso edi difficile accesso”

Si tratta quindi di un sito di estrazione minerariamolto antico. La carta geologica d’Italia, realizzata con rilievidel 1913, riportava la “cava d’amianto”, con-fermandone l’esistenza. Un articolo pubblicatodal popolo dell’Ossola del 12 agosto 1921, ri-portava: Verso il 1870 un certo albergatore di Baceno,esplorando la regione dell’Alpe Devero, nella lo-calità dell’Alpe della Rossa a nord ovest di De-vero, a circa 2300 m. sul mare, scoprì tracce diamianto nel serpentino lamellare, che i Minera-logi denominarono Antigorite dal nome di ValleAntigorio.Proseguì le ricerche il Comm. Callisto Cornut,esperto ed appassionato ricercatore di minerali;in seguito la ditta Beuder e Martiny di Torinoscavò dei pozzi e scoprì diversi filoni di crisotiloe di asbesto serpentinoso, che è una specie diamianto a fibra rigida.

Allo scoppiare della guerra i lavori vennero so-spesi; ma subito dopo il sig. Ettore Allegra diDomodossola li riprese e nell’estate del 1919,mediante la deviazione di un corso d’acqua,pose in evidenza altri piccoli filoni di amiantoa fibra flessibile e setacea, d’una qualità vera-mente rara. Ricavò degli esemplari di pura fibradella lunghezza di circa 2 metri. È l’amiantopiù bello d’Europa! La produzione annua si può calcolare di circa 300Q.li di crisotilo e amianto; ma essa è suscettibiledi sensibile aumento. Nel 1920 lavoravano 12 uo-mini tra scavatori e sterratori: oggidì la crisi indu-striale ha arrestato lo sviluppo dei lavori, limitatiall’assestamento e allo sgombero dei materiali. Data la grande importanza e le numerose appli-cazioni dell’amianto nelle industrie termiche edelettriche è da augurarsi che gli sforzi dell’attualeconcessionario sig. E. Allegra abbiano a richia-mare l’attenzione dei Tecnici e del Capitale perun intenso sfruttamento delle Cave dell’alpe De-vero a vantaggio e decoro dell’Ossola. L’impianto di teleferica che rendesse più agile econtinuo il trasporto del minerale e dei diversimateriali occorrenti in tale industria; come pureun molino per la primaria lavorazione del-l’amianto, che lo renderebbe più puro con un au-mento di valore, contribuirebbero assai a darnuovo impulso a questa nostra industria, che giàsomministra l’amianto agli stabilimenti Ing. A.Vitale di Rumianca. Non è improbabile che la stessa Antigorite (oserpentino lamellare) possa venire utilizzatacome materiale isolante del calore e dell’elettri-cità. Anche in questo senso il sig. E. Allegra pro-segue nelle sue ricerche.

Con la riforma dell’estrazione mineraria, sog-getta a concessioni governative, il comune diBaceno, proprietario della miniera, chiese nel1928 ed ottenne la concessione mineraria per-petua, con l’intenzione di affittare la miniera asocietà o minatori previo pagamento di un ca-none. Ultimo locatario prima del subentro delcomune era stato il Sig. Ettore Allegra di Domo-dossola.

In realtà in quella data, già da almeno cinqueanni, la cava risultava inattiva (ultimi lavorierano stati eseguiti dalla ditta Allegra e Polli) e,proprio per le difficoltà legate al trasporto delmateriale, nessuno richiese l’affitto della con-cessione fino al 1937, quando fu affittata alladitta Grossetti e Betteo di Montescheno (VB)con contratto fino al 1951 (l’affitto sarebbestato di £ 500 per il primo triennio, £ 1000 peril secondo e £ 1500 per il terzo, quarto equinto). Ma il contratto fu disdetto nel 1940,per l’impossibilità di sfruttare la miniera: l’alti-tudine limitava i lavori a circa quaranta giorniall’anno, tra luglio e agosto.In un rapporto del 1952 la consistenza dei filonidel minerale viene definita come modesta e siafferma che i lavori precedentemente eseguitierano stati in realtà molto limitati.Nel 1952 il comune di Baceno rinunciò definiti-vamente alla concessione mineraria. Da allorala cava è frequentata unicamente con lo scopodi ricerca di minerali.

64

Page 66: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

65

Page 67: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

51 Punto di contatto!

Siamo in prossimità del contatto tra le roccegneissiche del Monte Leone (si presentano dicolore grigio chiaro, vedi stop 41) e le serpenti-niti del “Complesso Ultrafemico di Geisspfad”(colore dal verde al rosso, vedi stop 55). Possiamo toccare con mano queste due forma-zioni geologiche osservando da vicino i due gi-ganteschi massi immediatamente a lato delsentiero, l’uno di gneiss (colore chiaro, eviden-temente scistoso e con evidenti segni erosivi na-turali), e l’altro di serpentinite (color rosso ferro,con striature verdastre, più omogeneo).Da questo punto il sentiero sale, portandosi aldi sotto dell’affioramento di gneiss, in parte suconoidi di detrito stabilizzato, in avanzato statodi colonizzazione, contornando per lungo trattol’antica frana staccatasi dalla Punta Esmeraldanella fase di deglaciazione (vedi stop 44).

66

Page 68: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

52 Il Passo della Rossa: la scaletta

Il Passo della Rossa non ha avuto un’elevatafrequentazione nella storia: la morfologia roc-ciosa e le ripide pareti da scalare rendono que-sto valico inaccessibile agli animali da soma,escludendone la praticabilità a fini commerciali.Ma attraverso questa via scomoda, meno fre-quentata, più nascosta, di merci ne sono pas-sate sicuramente molte, in modo illegale, dicontrabbando, nelle capienti “bricolle”. Improvvisamente la strada deve superare unalto sbarramento roccioso, che costringeva adun’arrampicata. Edmondo Brusoni, nella Guidadell’Ossola del 1888, descrivendo la salita, ladefinisce “... abbastanza erta e faticosa, anziavanti d’arrivare al colle evvi una parete al-quanto vertiginosa da scalare...”.Oggi l’itinerario è facilmente percorribile graziealla realizzazione di una scaletta che superal’unico tratto di parete rocciosa evitando l’ar-rampicata. Come ricorda una targa collocataalla sua base, la scala in ferro, pensata da Au-gusto Uttinacci, guardia campestre del comunedi Baceno, fu posata il 9 luglio del 1964 da vo-lontari di Baceno e del soccorso alpino del CAI. Oggi quella scaletta, che subiva ingenti danninelle stagioni invernali, è stata sostituita da gra-dini direttamente infissi nella roccia, più sicurie stabili.

67

Page 69: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

53 Il Ghiacciaio della Rossa

Superato il ripido gradino della “Bastionata dellaRossa”, ci ritroviamo in un punto da cui si godeuna panoramicità davvero eccezionale, che, spo-standosi leggermente verso la Rossa, si apre alMonte Cervandone e all’apparato glaciale delGhiacciaio della Rossa.L’Ufficio Idrografico del Po pubblica nel 1925l’Elenco dei Ghiacciai Italiani, monografiastatistica del Generale Carlo Porro “redatta se-condo il programma e sotto gli auspici del Co-mitato Glaciologico Italiano”. È il primocensimento ufficiale che riporta il nome di 774corpi glaciali allora riconosciuti nelle Alpi e in Ap-pennino. L’elenco riporta per le Alpi Lepontine,nel gruppo Leone, Mottiscia, Boccareccio, Cer-vandone, il censimento del Ghiacciaio dellaRossa.Nel 1959 viene pubblicato l’elenco generale e labibliografia dei ghiacciai italiani, parte del Cata-sto dei Ghiacciai italiani, frutto della collabora-zione tra il Comitato Glaciologico Italiano ed ilConsiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Ilghiacciaio della Rossa viene catalogato con il nu-mero di catasto 344. Ubicato con un duplicecirco sul versante NE del Monte Cervandone(3211 m.), si sviluppava, secondo le stime deiprimi rilevatori, su una superficie di 40 ettari, eper una lunghezza di circa 600 metri. Il primo so-pralluogo da parte dei rilevatori del Servizio gla-ciologico risulta effettuato il 5 agosto 1978 daAlvaro Mazza, che fornisce una prima descri-zione e le prime misurazioni:

Ghiacciaio mai visitato. Interamente percorsoalla data della visita, scendendo dal Pizzo Ban-diera. Il ghiacciaio è articolato in due settori: unomeridionale, orientato ad Est, esteso in una val-letta che termina can piccola morena frontale aquota m 2600 circa (C); l’altro, settentrionale,orientato a NE, con superficie circa tre voltemaggiore del primo, che defluisce verso NE nelvallone tra le grandi morene deposte. Alla data della visita il ghiacciaio era totalmenteinnevato per neve residua, non consentendo lavalutazione della sua estensione reale, né di sta-bilire la posizione della fronte del settore princi-

pale (settentrionale). In questo settore è presenteun grande crepaccio periferico, variamente arti-colato, specie sotto la quota 3075 (C). Non si os-servano crepacci sulla superficie del ghiacciaio. Il torrente di ablazione viene alla luce a quota2200 circa (C), tra campi di neve residua, allosbocco del valloncello formato dalle morene de-poste. Le morene deposte si articolano in 2 or-dini: morene laterali più esterne; due cordonimorenici interni, alti mediamente 20 - 25 metrisul fondo del vallone. Discreta la rappresenta-zione sulla tavoletta IGM 15 I NW « Baceno »(1932), specialmente per i due cardoni lateralidestri che si dipartono dalle quote 2612 e 2491.Ghiacciaio probabilmente stazionario.

Una serie di indagini successive indicano una si-tuazione di ritiro in atto evidente, con aumentodel materiale detritico morenico. Nel territorio dell’Alpe Devero rappresenta in-dubbiamente l’apparato glaciale più sviluppato.Pur estendendosi alla base del Monte Cervan-done curiosamente prende il nome di Ghiacciaiodella Rossa, in quanto quello del Cervandone èun altro piccolo ghiacciaio praticamente scom-parso posto sul versante Nord Ovest della cima. Rispetto ai primi anni del Novecento la massaglaciale si è sensibilmente ridotta, confinata nellaparte superiore del suo bacino, alla base dellapiramide del Cervandone.Nella zona frontale (a quota 2600) prevale ma-teriale con massi a spigoli vivi ricco di depositifini localmente rimobilizzati per processi crioni-vali. L’abbondanza di detrito fine limoso testimo-nia ancora intensi fenomeni di ablazione. Più avalle si hanno due evidenti cordoni morenici(morene mediane) con profilo trasversale affilato,costituiti da massi a spigoli vivi e matrice fine. Iversanti rivolti verso l’interno (dove scendeva lalingua di ghiaccio) sono molto inclinati e presen-tano diffusi fenomeni di crollo che localmente ri-velano la presenza di ghiaccio sepolto. Lasommità appare ricoperta da ridotta coperturavegetale. Questi due poderosi accumuli sono daricondurre al periodo della Piccola Era Glaciale(XIII-XVII secolo).

68

Page 70: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

69

54 Laghi in alta quota: inso-stituibili laboratori chimici!

La morfologia glaciale ha favorito anche su que-sto altipiano roccioso la formazione di piccolilaghi che hanno occupato conche di esarazioneglaciale. Nonostante si siano sviluppati in unambiente tanto difficile, rappresentano meravi-gliosi ecosistemi ricchi di vita. I due laghetti prin-cipali (a quota 2410, sito poco oltre questopunto di osservazione, e il successivo, a quota2430) sono stati in passato oggetto di campio-namenti chimici e biologici da parte dell’Istitutoper lo studio degli Ecositemi del C.N.R. di Pal-lanza (ex Istituto Idrobiologico), nell’ambito diprogetti di ricerca limnologica (relativi allo stu-dio delle acque interne) sui laghi alpini d’altaquota. I dati idrochimici raccolti in tutte le Alpie nelle valli ossolane hanno costituito una basedati fondamentale per il monitoraggio dei feno-meni dell’acidificazione delle acque determinatadalle deposizioni atmosferiche. I laghi delle re-gioni alpine e delle regioni remote, distanti cioèdalle aree antropizzate, sono considerati tra gli

ecosistemi acquatici più sensibili all’inquina-mento atmosferico e alle variazioni climatiche.Le analisi dei laghi del Passo della Rossa risal-gono agli anni ’80 e ’90. Un primo dato inte-ressante riguarda il pH, che con un valore circapari a 7 risultava nella norma, e oggi la situa-zione certo non è variata, in quanto i dati raccoltiin anni di studi documentano un miglioramentoper quanto riguarda il fenomeno dell’acidifica-zione, a seguito di una diminuzione degli ap-porti acidi atmosferici, soprattutto di solfati, chenell’area alpina si sono quasi dimezzati negli ul-timi vent’anni. Questo appare particolarmenteimportante considerando che sin dagli anni ’70-’80 molti laghi alpini del Piemonte e del CantonTicino manifestavano evidenti segni di acidifica-zione. Il fenomeno era conseguenza della depo-sizione di composti acidi e acidificanti (H+, SO4,NO3, NH4) con le precipitazioni atmosferiche,cariche di inquinanti provenienti dalla PianuraPadana, una delle aree europee a maggiore

densità di attività industriale e agricola. E con questo le conclusioni possono essere chetutto va bene? No, in realtà questi progetti diricerca continuano ad essere assolutamente ne-cessari: nonostante il miglioramento sul frontedell’acidificazione, molti laghi alpini continuanoa subire la deposizione di inquinanti dall’atmo-sfera, soprattutto composti dell’azoto, metallipesanti e composti organici di sintesi. Un secondo dato interessante per quanto ri-guarda queste acque è l’elevata concentrazioneionica di magnesio (Mg++). Il bacino imbriferodei laghetti del Passo della Rossa è costituitoesclusivamente da rocce ultrafemiche (vedi stop55), rocce a basso contenuto di silice e alta per-centuale di ossidi di ferro e di magnesio. Il ter-mine “femico” deriva infatti dalla associazionedi “ferro” e “magnesio”, ed indica minerali ric-chi di questi elementi.

Page 71: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

55 Passeggiando su unlembo di crosta oceanica

Dalla scaletta al Passo della Rossa (Geisspfad-pass, 2469 m), e ancora fino ai laghi di Geis-spfad, camminiamo sull’ampio affioramento diserpentinite del “Complesso Ultrafemico diGeisspfad”, compreso tra il Monte Cervan-done e la Val Deserta, inserito negli gneiss delMonte Leone. Una massa di circa 4/5 kmc. cheforma le cime del tratto di cresta che attraversala Punta Marani, la Punta della Rossa e il PizzoCrampiolo, costituendo lo spartiacque tra l’AlpeDevero e la Binntal. Alcuni prolungamenti affio-rano più a meridione, sui versanti est e sud-estdel M. Cervandone.La massa principale è costituita da serpenti-niti, rocce formate soprattutto da un minerale

ultrafemico, l’antigorite, una varietà di serpen-tino. Sono rocce ultrabasiche, di colore scuro,dal verde al bruno, a basso contenuto di silice,ricche in ferro e magnesio, che hanno avuto ori-gine a profondità elevate, nel mantello terrestre,e che hanno successivamente subito processi dimetamorfosi.I minerali ferrosi, ossidandosi, conferiscono su-perficialmente la tipica colorazione rossastra,mentre sulla superficie fresca la roccia si pre-senta di un colore verde intenso. La roccia è ge-neralmente molto dura e compatta e in alcunezone si presenta sotto forma di scisti serpenti-nosi che tendono a frammentarsi facilmente.

Formula del serpentino: Mg3(Si2O5)(OH)4

Formula dell’Antigorite: (Mg,Fe++)3Si2O5(OH)4

Questi tipi di rocce sono connesse nella loro ori-gine alle unità geologiche derivanti da fondalioceanici. In particolare all’Oceano Ligure-Pie-montese (Tetide occidentale) che si stendeva traAfrica ed Europa in un periodo geologico collo-cabile tra il Cretacico e l’Eocene (tra i 140 e i 34milioni di anni fa). La collisione dei continenti-portò alla chiusura dell’oceano e alla forma-zione delle Alpi e degli Appennini, e lembi diqueste formazioni di crosta oceanica si ritrova-rono collocate all’interno di questi giovani si-stemi montuosi continentali.

70

Massi erratici abbandonatisulle morbide rocce del

Passo della Rossa

Page 72: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

56 Segni dei ghiacciai

Camminare su questo vasto ripiano di rocciabruna evoca paesaggi fantastici, quasi marziani...Qui l’azione erosiva dei ghiacciai è stata moltointensa, tanto da lasciare segni di erosione otrasporto di grande effetto e facilmente osser-vabili salendo da questo punto verso il Passodella Rossa (Geisspfadpass, 56b).

Rocce montonateSono le rocce lisciate e levigate dall’azione di mo-dellamento dei ghiacciai: le sporgenze rocciosedel substrato venivano modellate dalla potenteazione erosiva del ghiaccio in movimento assu-mendo forme tipicamente e dolcemente arroton-date sul lato a monte, più irregolare e scabra sullato a valle. Qui appaiono particolarmente evi-denti, ed è possibile osservarne la forma asimme-trica, più dolce a monte e più accentuata a valle.

Striature glacialiSu queste rocce levigate sono ben visibili stria-ture che permettono di individuare il senso dimovimento del ghiacciaio: dove un blocco diroccia, resistente ed appuntito, veniva trattenutodal ghiaccio e trascinato sulla superficie del sub-strato roccioso, dava origine ad una serie di“graffiature”, disposte lungo la direzione di mo-vimento.

Massi erraticiAl ritiro dei ghiacciai, i blocchi di roccia traspor-tati vengono abbandonati direttamente sul sub-strato roccioso: sono i “massi erratici”,cosiddetti per ricordare la lontana provenienzae la rilevante azione di trasporto e deposizionedel ghiacciaio. In questo caso l’osservazione è facilitata dalladiversa litologia del substrato roccioso (serpen-tinite, di colore bruno) e dei massi erratici(gneiss, di colore grigio chiaro), provenienti dagliaffioramenti più a monte.La forma generalmente arrotondata, priva dispigoli vivi, è dovuta ai continui e ripetuti urtiche essi hanno subìto durante la logorante fasedi trasporto.

71

Page 73: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

57 Il lago di Geisspfad

L’esarazione glaciale, l’intensa azione erosivaoperata dai ghiacciai, crea ampie conche diescavazione (circhi o cerchi glaciali) al cui in-terno, al ritiro dei ghiacciai si formano spessolaghi, detti appunto di origine glaciale, favoritidall’accumulo di strati di limo glaciale imper-meabile sul fondo. Il Lago di Geisspfad (Geis-spfadsee, 2439 m), lo Zuesee (2420m), che loprosegue immediatamente a valle, e alcuni altripiccoli laghi collocati tra le rocce, ne costitui-scono esempi rappresentativi.

Page 74: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

58 Eriofori: tra acqua e terra

In corrispondenza di una depressione la pre-senza di acqua ha formato un laghetto in cuisono ben visibili i processi evolutivi verso l’in-terrimento, con la colonizzazione vegetale da

parte di alcune specie adattate a questi habitat.Si tratta di una colonia di Eriofori di Scheuchzer(Eriophorum scheuchzeri). La copertura cosi fittaè dovuta allo sviluppo di rizomi sotterranei che

danno vita a nuovi individui, ampliando rapida-mente la popolazione. Il piccolo fiocco è l’infrut-tescenza che, a maturazione, si staccheràtrasportata dal vento.

73

Page 75: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

Da questo punto si gode di una vista panora-mica su una delle aree più affascinanti delleAlpi: l’Oberland Bernese. La lingua di ghiacciaioben visibile a occhio nudo, che segue un anda-mento sinuoso, è l’Oberaletschgletscher. Conuna lunghezza di circa 9 chilometri è un ghiac-ciaio di tutto rispetto, formato da due rami di-sposti a Y, e quello da qui visibile è il ramooccidentale. Secondo i dati della Rete Svizzeradi Osservazione dei Ghiacciai, dal 1870 ad oggi

si è ritirato per oltre 1400 metri di lunghezza.Durante la piccola era glaciale (fino alla metàdell’Ottocento) confluiva poco a valle con l’Alet-schgletscher (ghiacciaio dell’Aletsch), il ghiac-ciaio più esteso delle Alpi, con quasi 24chilometri di lunghezza (e quasi 3 chilometri diritiro dal 1870!).La cima immediatamente a sinistra della linguaglaciale è il Nesthorn (3822). La cima più alta,maggiormente a sinistra, è il Bietschhorn

(3934m).Si tratta di uno scorcio su un’area di grande im-portanza: circa 824 chilometri quadrati di vette,ghiacciai, habitat di alta quota, dichiarato dal2001 Patrimonio Mondiale dell’Unesco: lo“Swiss Alps Jungfrau-Aletsch UNESCO WorldHeritage”.

74

59 Vista sull’Oberaletschgletscher

Page 76: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

60 Il Mässersee

Un piccolo laghetto di origine glaciale dalleacque cristalline si colloca a quota 2120 m., inprossimità del limite forestale superiore: è ilMässersee. Piccola riserva di vita, ospita unaspecie di particolare pregio, che merita un’as-soluta protezione. Sul fondo del lago, ad unaprofondità di circa un metro, si è sviluppata una

colonia di piccole piante acquatiche, l’Isoetes la-custris (Calamaria lacustre), specie molto rara efortemente minacciata. Si tratta di una pterido-fita, cioè che si riproduce attraverso la produ-zione di spore, sempreverde, ed è una specietipicamente idrofita.

75

Page 77: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

61 La dolomia di Lengenbach e la minieraestrattiva di minerali (Mineraliengrube)

Nella Valle di Binn l’estrazione di minerali diferro era conosciuta fin dall’età moderna. È allafine del XIX secolo, con il rafforzamento dellarete viaria e con l’avvio del turismo che iniziòuna vera scoperta di queste montagne da partedei mineralogisti. Lo stesso commercio di mine-rali rappresenta ancora oggi una risorsa econo-mica. Gli affioramenti di dolomia di Lengenbachsono oggetto di ricerca sistematica attraversol’escavazione di una vera e propria miniera. Ilmateriale di risulta, contenente cristalli digrande interesse non solo collezionistico, maanche scientifico, è oggi divenuto vera attra-zione per appassionati e turisti, che possono ci-mentarsi nella ricerca in cumuli di materialemesso appositamente a disposizione all’esternodella miniera. Queste rocce chiare e facilmente aggredibilidagli agenti meteorici sono marmi dolomiticiche appartengono alla Zona di Faldbach (vedistop 40), e segnano il contatto tra i calcescistie lo gneiss del Monte Leone. Qui in Binntal sihanno gli affioramenti più consistenti e carat-teristici. In questa dolomia, definita saccaroide per il suoaspetto candido, a grana fine e friabile che ri-corda appunto un ammasso zuccherino, si rin-vengono in piccole fessure i mineralicaratteristici, i ricercati solfosali associati a Pi-rite, Dolomite, Realgar, Blenda ed altri solfuri.

Tra i minerali più caratteristici per la loro raritào unicità vanno ricordati l'Imhofite, la Lengem-bachite e la Sartorite. Inoltre, per citarne soloalcuni, sono stati rinvenuti: Adularia, Anatasio,Apatite, Argento, Arsenopirite, Barite, Baumha-uerite, Blenda, Calcite, Cerussite, Tormalina var.Dravite, Dolomite, Dufrenoysite, Emimorfite, Fu-chsite, Galena, Goyazite, Hutchinsonite, Jorda-nite, Liveingite, Pirite, Rathite, Realgar.

La cava, sito mineralogico di grande impor-tanza, in cui sono estratti minerali rari o unici,è gestita da una società cooperativa che coltivail filone principale all’interno di un’area chiusaal pubblico. Oggi è divenuta una vera attra-zione turistica legata proprio alla ricerca mine-ralogica: dagli appassionati alle famiglie conbambini, armati di martello da geologo, pos-sono cimentarsi con la ricerca di cristalli all’in-terno di materiale grossolano di scavoperiodicamente accumulata all’esterno dellacava, con discreta probabilità di ritrovamentiinteressanti.

76

Cava di Lengenbach: campione con presenza di pirite (color oro), galena

(grigio scuro) e piccoli cristallidi realgar (rosso sangue)

Sotto, l’entrata della miniera

Page 78: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

77

62 La fornace della calce

Nei secoli scorsi ovunque fosse disponibile roc-cia calcarea adatta, venivano realizzate fornaciper la calce. A San Domenico, in Alpe Veglia, inAlpe Devero, nella Binntal ecco allora che ritro-viamo queste caratteristiche strutture troncoco-niche, peraltro diffuse nelle Alpi. Erano manufattiin pietra in cui venivano cotti per sei-otto giorniframmenti di roccia calcarea (carbonatica),estratti dai numerosi affioramenti di questemontagne. Ad alte temperature, il carbonato dicalcio si trasforma in ossido di calcio, la calceviva (vedi stop 97). In prossimità dell’affioramento di dolomia diLengenbach (quota 1670 m circa) è ben visibileuna vecchia fornace, attrezzata con un pannelloesplicativo (in lingua tedesca e inglese), partedel sentiero geologico che fin qui sale da Fäld,posto poche decine di metri più a monte dellaminiera.

63 Il Sentiero geologicodi Lengenbach (Georamadella Binntal)

Tra Fäld, il più alto centro abitato della Binntal,e la miniera di Lengenbach, è stato ricavato unpercorso geologico di grande interesse, attrez-zato con pannelli divulgativi (in lingua tedesca)posti lungo una strada carrozzabile. In ognipunto di sosta sono stati opportunamente col-locati grandi massi costituiti dalle rocce trattate.In poche centinaia di metri è possibile quindi os-servare le principali tipologie litologiche carat-teristiche del territorio tra Binntal e Alpe Devero.Un libretto (in lingua tedesca) accompagna allavisita con informazioni supplementari (ToniImhof, Binntal - Geopfad Lengenbach). Le stazioni di osservazione sono 9, site lungo unitinerario turistico (T) che si snoda su 133 m didislivello, con partenza da Fäld (1520 m), e per-corribile (con le soste) in circa 40 minuti.Con numerazione progressiva e partenza daFäld, si succedono i seguenti punti di osserva-zione:

- GEOPFAD n.1- Serpentinit - Serpentinite

- GEOPFAD n.2- Meta Gabbro

- GEOPFAD n.3- Ortho Gneis - Ortogneiss

- GEOPFAD n.4- Grunschiefer - Scisti verdi

- GEOPFAD n.5- Para gneise - Paragneiss

- GEOPFAD n.6- Naturlicher fels - Pieghe

- GEOPFAD n.7- Bundnerschiefer - Calcescisti

- GEOPFAD n.8- Dolomit - Dolomia

- GEOPFAD n.9- Kalkofen - Fornace della Calce

Page 79: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

64 Rocce verdi e acque cristalline

Lungo il torrente Binna, tra Binn e il campeggiodi Giesse, su riva destra orografica, rocce sci-stose verde azzurre si immergono nell’acqualimpida, creando un gradevole gioco di colori.La scistosità, proprietà di alcune rocce di sfal-darsi su piani paralleli, è una caratteristica che

può manifestarsi nelle rocce metamorfiche a se-guito delle trasformazioni subite ad alte tempe-rature e pressioni. Si tratta di scisti verdi, terminegenerico con cui si indicano rocce metamorficheoriginate da preesistenti rocce magmatiche ba-siche (generalmente basalti di crosta oceanica),e caratterizzate dalla presenza di serpentino, fil-losilicato che conferisce la tipica colorazioneverde. Nella composizione minerale ritroviamoorneblenda, clorite, epidoto, feldspato.

78

Affioramento di rocce verdilungo il torrente Binna

Page 80: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

65 Il Museo regionale diBinn e la valle dei minerali

Aperto nel 1982 è situato nell’antica depen-dance dell’Hotel Ofenhorn, oggi proprietà delcomune, e permette di visitare due distinti ap-parati espositivi: archeologico e mineralogico.

La sezione archeologica, allestita grazie allericerche di Gerd Graeser, documenta i ritrova-menti della piccola necropoli di Schmidigehi-schere. I reperti esposti attestano una lungapresenza umana nell’antichità (dall’Età del Ferroall’Impero) e si ricollegano con analoghi ritro-vamenti sparsi in Valle Antigorio. La visita almuseo costituisce l’occasione per penetrare lastoria più antica delle Lepontine; una storia permolti aspetti ancora misteriosa.

L’esposizione mineralogica ospita una riccacollezione di minerali provenienti dalla Binntal,costituita da esemplari donati dalle famigliedegli antichi sfruttatori della miniera di dolomiadi Lengenbach, arricchita da campioni ritrovatisoprattutto dal ricercatore universitario StefanGraeser e dallo “stralher” Toni Imhof.

La “Valle dei Minerali” Quella di Binn è nota in tutto il mondo come “lavalle dei minerali“. In effetti, 16 dei suoi mineralinon sono mai stati trovati in nessun altro luogodella terra e, dei circa 300 minerali conosciuti inSvizzera, quasi 200 provengono dalla sola Valledi Binn.Gli strahler (ricercatori di minerali) hanno nelBinntal una tradizione molto antica, come facil-

mente si comprende girando tra le case di Binne Fäld, dove compaiono numerose piccole espo-sizioni o rivendite di cristalli. Importantissimo avvenimento per collezionisti,ricercatori e non solo, ogni anno nel mese di lu-glio a Binn si svolge un’importante mostra-borsa dei minerali.La ricerca di minerali anche nel Binntal, comenel Vallese è regolamentata da apposite legisla-zioni e sottoposta ad autorizzazione. Alcuneparticolari tecniche, come l’uso di esplosivo e diperforatrici, sono vietate, salvo eccezionali au-torizzazioni speciali. Campioni ritrovati di inte-resse scientifico divengono proprietà delCantone, con possibilità di riconoscimento di uncontributo per il ritrovatore.

79

Page 81: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

66 L’antica macina in pietra

Un piccolo manufatto, testimonianza dell’usodella pietra nella vita quotidiana nel passato, èla macina idraulica. Si trova in prossimità del po-steggio all’ingresso a valle del paese di Binn. Lamacina è mossa da un sistema idraulico ad asseverticale e ruota orizzontale. Un importante utilizzo della macina era quellodi battitura delle fibre tessili, canapa e lino, col-tivate nei campi attorno al paese. Accanto alla macina sono posizionati cartelli ar-ricchiti con disegni realizzati dai bambini dellascuola di Binn, che descrivono dettagliatamentela sequenza delle fasi della lavorazione dellefibre tessili. A lato delle macine si trova ancheuno strumento per la gramolatura, pratica concui venivano sfibrate le piante prima della bat-titura sotto la macina.

80

Page 82: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

67 Flora calcarea: specieda cercare

La presenza diffusa di rocce carbonatiche (cal-caree) permette lo sviluppo di una flora carat-teristica, legata a questi substrati: sono lepiante calcifile.Cercando poco a valle di Binn, lungo la valle delBinna, un comodo percorso lungo la vecchiacarrozzabile, abbandonata dopo la costruzionedi una galleria, si snoda lungo ripide pareti dirocce ricche di carbonato di calcio (prevalente-mente calcescisti, in questo caso). Vi possiamoritrovare una specie di particolare interesse, chenon ritroveremo nel territorio del Parco VegliaDevero e neppure nella provincia del VCO (al-meno sulla base delle conoscenze attuali). Sitratta di una piccola crocifera tipica delle rupi,la Violaciocca del Vallese (Matthiola valesiaca),dai petali violetti con bordo ondulato. Una vera rarità è la Scarpetta di Venere, o Pia-nella della Madonna (Cypripedium calceolus),una delle più belle orchidee osservabili nelleAlpi. Il suo habitat è più tipicamente quello delleradure boschive, sempre su terreni tendenzial-mente calcarei. La sua osservazione qui non èfacile, ma con un po’ di fortuna...

81

Matthiola valesiaca

Page 83: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

68 Ancora crosta oceanica:i metagabbri

Per un limitato tratto lungo il torrente Binna,poco a monte dell’alpeggio di Freichi, e in alcunipunti di facile osservazione proprio lungo lastrada, affiora una roccia che già a prima vista,solo per le caratteristiche cromatiche, si pre-senta differente rispetto a tutte quelle incon-trate su un territorio molto vasto. Ad un primoesame la roccia è molto scura, con toni tra neroe verdastro, e presenta una grana grossolana.Si tratta di metagabbri, rocce metamorfiche ori-ginatesi per metamorfosi di rocce preesistenti ditipo magmatico intrusivo, i gabbri, per effetto dialte pressioni e temperature durante i complessi

avvenimenti di sollevamento alpino. Per megliocomprendere, come dai graniti (rocce magma-tiche intrusive di tipo acido, ad elevato conte-nuto di silice, più tipicamente continentali) permetamorfosi si originano orto gneiss, così daigabbri (rocce magmatiche intrusive di tipo ba-sico, con origine in corrispondenza della crostaoceanica) per metamorfosi si originano generi-camente i metagabbri.La roccia, per effetto dei complessi fenomeni dimetamorfosi, presenta una tendenza a spaccarsisecondo tagli così regolari, da dare l’impressionedi essere stati “tagliati”. La struttura ha perso

la regolarità originaria “orientandosi” in fun-zione delle forze e delle variabili fisiche chehanno agito in queste trasformazioni.Mineralogicamente è formata in particolare daorneblende, plagioclasi, olivina, miche.Il nome “gabbro” deriva dalla celebre localitàtoscana (Gabbro, in provincia di Livorno). Inquesto luogo si ha un importante affioramentodi rocce ofioliti caratterizzate dalla presenza digabbro. A sua volta l’etimologia è dal latino“glabrum” (calvo), per la povera vegetazioneche colonizza il suolo tra queste rocce ricche dimagnesio.

82

Affioramento di Metagabbrilungo la strada che da Freichisale in direzione dell’Arbola

Page 84: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

69 Gli affioramenti carbonatici di Chestafel e Turbechepf

Questo tratto di sentiero che risale la Binntal,immediatamente a monte del ponte sul Turbe-wasser (che confluisce poco a valle col torrenteBinna) solca un affioramento di marmi dolomi-tici. Il fondo del sentiero risulta tracciato su sab-bie bianche e sottili, che si originano dalladegradazione fisica e chimica delle rocce carbo-natiche e gessose. Appena sopra, dal baitello diChiestafel (quota 1980 m.), si gode un colpod’occhio su una serie di affioramenti di questicalcari davvero imponenti: di fronte a noi, inprimo piano, quello intagliato dalla cascata deltorrente Turbewasser, e in alto, in secondo piano(a circa 2.400 m.), con una forma a punta dilancia, quello sui contrafforti della Turbechepf.È un fantastico colpo d’occhio su una serie diaffioramenti imponenti delle formazioni triassi-che della Zona di Fäldbach (vedi stop 40), giàincontrati in più punti lungo il percorso. Il co-stone di Turbechepf, separa la valle del Binnadalla valle del suo affluente Fäldbach, che haorigine dal Fäldbachgletscher (il ghiacciaio diFäldbach) e da cui prende nome la formazionegeologica di cui fanno parte questi marmi.

83

Page 85: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

70 Le torbiere di Blatt (stop70a) e Oxefeld (stop 70b)

A quota 2098 m., dopo una breve salita, en-triamo in una vasta area pianeggiante, solcatalateralmente dalla Binna. Osservando con atten-zione, la vegetazione rivela alcune sfumaturecromatiche differenti, tendenti al bruno, soprat-tutto ad estate inoltrata. Trovano ampio svi-luppo vaste superfici di torbiera, da molti annisottoposte a vincoli di protezione. Il Consiglio diStato del Canton Vallese ha deliberato infatti dal1999 la protezione e la conservazione integraledi un’ampia area sottostante alla Bocchettad’Arbola, chiamata “area umida di particolareimportanza, Albrun”.

Questa comprende: • la torbiera di importanza regionale val-lesana “Blatt” • e la torbiera di importanza nazionale“Oxefeld”.Si tratta prevalentemente di torbiere basse ditipo alcalino, in cui il colore bruno è dato so-prattutto da popolazioni di Tricoforo cespuglioso(Trichophorum caespitosum).La caratteristica delle torbiere basse è quella diessere alimentate esclusivamente dall’acquaproveniente dal suolo e di mantenere un profiloappiattito, coincidente con la configurazione del

terreno. Le torbiere basse, come è ben osserva-bile a lato delle vaste conche di origine glaciale,lungo i versanti, si sviluppano anche su pendioin caso di presenza continua di acqua ad impre-gnare il terreno. La specie più caratteristica delletorbiere alcaline, caratterizzate da presenza dicarbonato di calcio nelle acque, è una piccolapianta, la carice di Davall (Carex davalliana), fre-quentemente accompagnata dalla parnassia(Parnassia palustris) e dalla primula farinosa(Primula farinosa).

84

Page 86: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

71 Gli affioramenti carbo-natici dell’Arbola a Oxefeld

Salendo verso il rifugio della Bocchetta d’Arbola(Binntalhütte), appare ben visibile sopra di noiun altro grande affioramento carbonatico, sem-pre appartenente alle formazioni della Zona diFäldbach (vedi stop 40), sul versante degra-dante dalla Punta d’Arbola (Ofenhorn) e netta-mente in contrasto con gli gneiss Monte Leoneche formano l’ossatura dell’Arbola e che calpe-steremo scavalcando la Bocchetta d’Arbola (oAlbrunpass). La stessa formazione riaffiora piùa sud in territorio italiano (vedi stop 76 e 77).

85

Page 87: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

72 La Bocchetta d’Arbola,valico storico

L’antica strada che, attraverso la Bocchetta d’Ar-bola o Albrunpass (2411 m) conduceva dal fon-dovalle ossolano alla valle di Binn e quindi allaSvizzera interna è molto importante per la storiadei transiti attraverso le Alpi. L’Arbola è il valicopiù basso e agevole delle Alpi Lepontine, se-condo solo al Sempione sui monti dell’Ossola ela mulattiera selciata permetteva il transito allelunghe colonne di animali da soma carichi dimerci. La “strada d’Antigorio” per Baceno, il Devero el’Arbola (il “passo inferiore” per distinguerlo daquello superiore o “del ghiacciaio” costituito dalGries) fu per molti secoli la principale arteriacommerciale tra il Vallese e la Lombardia. Tantoche anche la antiche carte definiscono l’Arbolacome “passo verso la Lombardia (Pass gegenLombardy Johann Munster, 1550) oppure“passo per Milano” (Pass auf Mailand GabrielWalser, 1768).

Nei secoli del Medioevo, quando gli uomini ini-ziarono a percorrere gli alti valichi alpini perscambiare merci e idee, le soste di Baceno edErnen crebbero di importanza. I villaggi ai piedidel valico (Baceno, Binn, Ernen) vengono consi-derati dagli storici come “insediamenti dipasso” in cui la funzione mercantile si abbinavaa quella pastorale. Fino al XIII e XIV secolo,quando le gole di Gondo sul Sempione furonoattrezzate con passerelle di legno ancorate concatene alla roccia, il Passo d’Arbola fu la “portadella Lombardia”. Questo, in un corso e ricorsodi cicli storici, anche nei secoli successivi. A nord salivano grano e vino, sete e spezie pro-venienti dall’Oriente; a sud scendevano sale, for-maggi e bestiame. A Baceno e Croveo crebberodinastie di mercanti che percorsero l’Europa al-pina (i Minoia, i Fenaia, i Frassetti), portandoanche il sale di contrabbando dalle miniere diHall, vicino a Salisburgo, al mercato di Ernen at-

traverso la “via trasversale” del Passo San Gia-como, Scatta Minoia e Bocchetta d’Arbola. Essisvilupparono una ramificata rete di relazionitransalpine con i cantoni svizzeri di Uri e Unter-walden. Percorrevano gli alti valichi e possede-vano prati e pascoli per l’alimentazione dellemandrie acquistate in Svizzera e da vendersi suimercati lombardi; caneve (cantine) dove conser-vare vino e formaggi. Nel XVI secolo, il valico era frequentato dai mer-canti lombardi diretti alla fiera di Lione “per es-sere cammino più comodo, più sicuro e piùtratabile”.Nel XVII secolo il Sempione fu attrezzato conuna grande carovaniera dotata di soste, locande,magazzini, servizi someggiati. E soprattutto gra-vosi pedaggi. L’Arbola divenne allora la stradadel commercio minore, praticato da singoli mer-canti piuttosto che da grandi corporazioni.

86

Page 88: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

87

Page 89: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

74 “Occhio” al lastricato!

Lastre di gneiss hanno costituito il materialeideale utile alla realizzazione del selciato dellaVia dell’Arbola, in alcuni punti ancora oggi benconservato. Osservando le lastre su cui stiamocamminando, ben si evidenziano le caratteristi-che di questo ortogneiss appartenente alla faldaMonte Leone, l’unità stratigraficamente più ele-vata del Pennidico Inferiore. Sono gneiss occhia-dini, di colore chiaro, caratterizzati dallapresenza di grossi noduli chiari (occhi), preva-lentemente costituiti dai feldspati. La naturastessa e le condizioni climatiche portano la roc-cia a fratturarsi e a creare lastre naturali. È l’ef-fetto delle continue ed elevate escursionitermiche, o del gelo e rigelo; l’acqua entra al-l’interno delle microfratture per poi gelare au-mentando di volume, e causando continuesollecitazioni, fino a determinare spaccature edistacchi nella roccia.

73 Antiche presenze: il pu-gnale di bronzo dell’Arbola

Recenti scoperte archeologiche rivelano comele Alpi Lepontine fossero frequentate nella Prei-storia. In alpe Veglia sono stati rinvenuti i restidi un accampamento di cacciatori nomadi risa-lente al Mesolitico (VIII millennio a.C.). Al Balmd’la Vardaiola, sempre in Veglia, un riparo sottoroccia ha restituito una pittura rupestre neolitica(IV millennio a.C.) che raffigura un ungulato. Nel 1966 è stata rinvenuta, nei pressi del“passo Marani” lungo l’itinerario di salita daDevero alla Punta d’Arbola, una lama di pu-gnale in bronzo infissa in una fenditura dellaroccia rivestita di cristalli di quarzo. La lama, da-tata su base tipologica al XVI sec. a.C., era rottaall’immanicatura. L’importanza del reperto, at-tualmente conservato al Museo Civico di Mer-gozzo, consiste nella testimonianza di unafrequentazione di queste montagne già nel IImillennio a.C.. Gli archeologi vedono nella lamaspezzata dell’Arbola un’offerta votiva alle divi-nità dei luoghi, un atto rituale per propiziare il

transito di impervi valichi alpini o la ricerca deicristalli.Non siamo quindi nel luogo del ritrovamento,ma qui, sulle pietre di questo valico, probabil-mente oltre 3.500 anni or sono si pose il piededell’uomo che lasciò questa traccia della sua co-raggiosa presenza.

88

Page 90: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

89

75 Segni dei ghiacciai

L’esarazione glaciale ha lasciato segni imponenti, ele rocce risultano su vaste aree levigate nelle clas-siche morbide forme delle rocce montonate, comequelle ben visibili poco a valle. Mirabile esempiodell’azione glaciale è il vasto altipiano sito a fianco(sud-ovest) della Bocchetta d’Arbola e del sentiero,a spartiacque tra Binntal e Valle Devero. Il ghiacciaioha creato un paesaggio davvero straordinario, dovelo gneiss è scolpito in una miriade di collinette ar-rotondate che sembrano onde su un oceano pie-trificato. Alcune depressioni hanno dato spazio apozze e laghetti, tra cui un piccolo lago a quota2358 m con una curiosa forma a Tau.

76 Il riale che scompare e…ricompare: l’inghiottitoio

Il sentiero che scende direttamente in direzionedel lago di Pianboglio, a quota 2200 m circa in-contra un fenomeno carsico di estrema rarità nelnord del Piemonte. In corrispondenza di unasottile vena di substrati carbonatici intercalatinegli gneiss, non rari in quest’area al limitedell’unità Monte Leone, un riale scompare in uninghiottitoio, per poi riaffiorare in superficiepoco a valle, a quota 2120 m. circa. Il carsismoè un fenomeno dovuto alla trasformazione chi-mica del carbonato di calcio, insolubile in acqua,in bicarbonato di calcio, solubile in presenza dianidride carbonica, secondo questa semplicereazione:CO2 + H2O + CaCO3→ Ca (HCO3)2

(anidride carbonica + acqua + carbonato dicalcio → bicarbonato di calcio)

Page 91: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

77 La cava di galena

Nel tratto di sentiero quasi pianeggiante cheporta verso l’Alpe Forno Superiore (diramazionea quota 2322 m.), si raggiunge un altro affiora-mento di marmi dolomitici, a quota 2650 mcirca. Il sito si trova (non facilmente visibile) acirca 50 metri sopra il sentiero. Occorre lasciare il sentiero e risalire il versantecon grande attenzione, a causa della notevoleacclività. L’affioramento è scavato e presenta al-cune cavità sviluppate in profondità per pochimetri. Una antica carta geologica dell’area delSempione (Schmidt, Preiswerk, Stella, 1908) in-dica il sito come di “estrazione mineraria”. Nonesistono notizie certe riguardanti lo sfrutta-mento delle cave, che sembrano essere antichee precedenti comunque l’Ottocento. Il materiale è compatto e presenta fessure mine-ralizzate. Appaiono ben visibili striature di mate-riale argenteo, rappresentato da piccoli cristallidi galena (PbS), spesso accompagnata da pirite(solfuro di ferro, FeS). Tra i ritrovamenti più inte-ressanti documentati dalle ricerche, si possonoelencare: galena, quarzo, dolomite, flogopite, pi-rite, rutilo, barite, calcopirite, muscovite, torma-

lina, cerussite, calcite, adularia, e altre specie. È il più importante minerale da cui sin dall’anti-chità (ed ancora oggi) si estrae il piombo: ne con-tiene circa l’86%, e l’estrazione avvenivamediante arrostimento del minerale, ottenendol’ossido di piombo, che veniva quindi fuso, rica-vando per riduzione il piombo grezzo da raffinare.La galena cristallizza nel sistema cubico, for-mando cristalli prevalentemente cubici di coloregrigio scuro lucente, che tendono a formare ag-gregati di cristalli. É tenero (durezza: 2.5/3.0), fra-gile e pesante. Il suo peso specifico è di 7.5 circa.Il più grande cristallo conosciuto è stato trovatosull’isola di Man (Mar d’Irlanda): un cubo di 25centimetri di lato dal peso di ben 118 Kg!

90

Si ricorda che la raccolta e la detenzione diminerali senza autorizzazione è VIETATA eregolamentata da apposita normativa cheprevede sanzioni in caso di infrazione. Siraccomanda quindi vivamente di non rac-cogliere alcun campione, né scavare o pro-durre cambiamenti senza specificheautorizzazioni.

Page 92: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

78 Punta d’Arbola e PuntaForno: le intercalazioni anfiboliche

In molte antiche collezioni, come quella di An-gelo Bianchi (Museo mineralogico dell’Univer-sità di Pavia) sono conservati cristalli e campionimineralogici di grande valore provenienti daun’area di particolare interesse mineralogico,sita tra Punta d’Arbola e Punta Forno. Qui, entrolo gneiss del Monte Leone, trovano particolaresviluppo importanti intercalazioni di anfiboliti.

Le anfiboliti sono rocce scistose metamorfiche,di colore verde scuro o nero, contenenti preva-lentemente anfiboli. Le rocce originarie chehanno subito le profonde trasformazioni nelcorso delle dinamiche tettoniche della crostaterrestre sono in questo caso basalti, magmaricco di ferro e magnesio accumulatosi all’in-terno della crosta oceanica.

Tra i minerali che queste formazioni hanno sve-lato, vanno sicuramente citati numerosi cam-pioni di titanite, alcuni davvero significativi,ritrovati soprattutto all’inizio del Novecento.Oltre alla titanite particolarmente interessanteè la presenza di periclino, quarzo, stilbite, caba-site, apatite, calcite, heulandite.

91

Page 93: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

79 Segni dei ghiacciai…

Sul versante di Devero il ghiacciaio dell’Arbolaoccupa oggi ormai un piccolo circo e negli ultimianni, in continua regressione, si è quasi comple-tamente estinto: questo fenomeno ha innescatouna serie di crolli nella zona a quota 3164 chesi sono protratti con continuità nell’estate 1990e 1991. Le rocce montonate dell’Albrunpass testimo-niano della connessione esistente con il ghiac-ciaio che scendeva verso la Bintalhutte. L’ampia

conca dell’Alpe Forno Superiore rappresenta untipico esempio di circo glaciale, chiuso tra i ver-santi dell’Arbola, i dossi laterali e cordoni mo-renici più a valle. Nella zona dell’Alpe Forno Inferiore i depositimorenici sono abbondanti e organizzati in cor-doni parzialmente ricoperti dalla vegetazione.Spostandosi verso sud il materiale morenico ri-copre con continuità tutto il ripiano dei Fornifino all’Alpe della Satta. Gli spessori sono for-

temente ridotti e localmente, lungo le incisionidi corsi d’acqua effimeri, viene alla luce il sub-strato roccioso costituito da calcescisti. Lungo ilgradino soprastante, più prossimo al crinale M.Minoia-Pizzi del Busin, gli spessori della coltremorenica sono ridottissimi e a volte si hannosingoli blocchi appoggiati sul substrato roccioso(in questo caso si parla preferibilmente di massierratici).

92

L’ampio circo glaciale dell’Alpe Forno Superiore

Page 94: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

93

80 Alpe Forno Inferiore: alpeggio di produzione delBettelmatt

Il formaggio prodotto in sette alpeggi tra For-mazza e Devero è un tipico formaggio di mon-tagna da latte bovino: il Bettelmatt. Il nomederiva da quello dell’Alpe Bettelmatt, alpeggiodell’alta Valle Formazza, ai piedi del valico delPasso Gries. Per poter essere marchiato con que-sto nome, sinonimo di qualità, l’allevamentod’alpeggio, il processo di caseificazione e di sta-gionatura devono aderire ad un preciso proto-collo di qualità.Il latte, prodotto prevalentemente da vacche dirazza Bruna, deve essere crudo intero e di unamungitura. Le forme ottenute, dopo una stagio-natura minima di 60 giorni, hanno forma cilin-drica a scalzo basso e diritto. Il latte conserva i profumi e gli aromi di erbe pre-giate che crescono nei pascoli d’alta montagna,come l’erba mottolina (Ligusticum mutellina),ben nota ai pastori.

Page 95: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

81 La diga “sbrecciata” diPianboglio

Dal tratto terminale della strada trattorabile chesale all’Alpe Forno Inferiore, un’incantevole vistapanoramica ci permette di osservare dall’alto laconca del lago e dell’Alpe di Pianboglio. I pascolisono ancora utilizzati ogni anno dalle mandrieche salgono successivamente all’Alpe Forno, madelle antiche baite d’alpeggio restano solo ruderiche poco hanno potuto contro le valanghe. Quello che resta dello sbarramento del lago diPianboglio è testimonianza della storia più an-tica dello sfruttamento delle acque in Ossola ascopo idroelettrico: vera archeologia industriale.Le motivazioni relative alla costruzione delladiga di Pianboglio, e le modalità tecniche co-struttive, sono spiegate dallo stesso progettista,l’Ing. Gaetano Ganassini, in un articolo della Ri-vista “L’elettronica” (vol VI, n. 19 del 1919), cheraccoglie gli atti di una conferenza tenuta nellostesso anno a Roma e Milano:

Poco a monte del lago di Codelago il rivo d’Ar-bola dilaga in una malga pianeggiante denomi-nata Pian Boglio posta alla quota di 2000 m.circa sul livello del mare; l’urgenza dei bisogni diguerra, i disperati appelli per le forniture di ener-gia, decisero l’Ingegnere Conti ad affrontare contutti gli oneri e le difficoltà del momento, la co-struzione di un piccolo serbatoio di 300.000 mc.che dati i salti utilizzabili (1100 m. circa) avrebbefornito circa 2 milioni di KW-ora invernali. La ri-tenuta era limitata a 12 m. di altezza.

Quindi l’invaso nasceva con lo scopo di creare unariserva d’acqua da utilizzare per rifornire il lago diCodelago nel corso dell’inverno, durante il calo fi-siologico di disponibilità stagionale d’acqua.A seguito di una serie di indagini tecniche, i pro-gettisti optarono per una diga in terra con muri diguardia a secco, adottando alcuni accorgimentitecnici che sembravano necessari a seguito delleesperienze condotte dallo stesso Ganassini nellaprogettazione della diga del Paduli negli Apennini,costituiti in particolare dalla realizzazione di “duenoccioli di argilla”. Dalle introspezioni era emersala presenza a poca profondità, nella conca di Pian-boglio, di consistenti strati di limo glaciale, che siprestava per la realizzazione di tali “noccioli”.

I lavori furono intrapresi nel luglio 1917, con laconvinzione di poter utilizzare il serbatoio giànell’inverno stesso (1917/1918). Durante la co-struzione fu lasciata una trincea nel corpo delladiga per dare sfogo alle acque del torrente:

... è un ripiego assolutamente sconsigliabile, mache nel nostro caso si imponeva perchè la gal-leria di presa, pure alacramente attaccata ai dueimbocchi, non lasciava presumere di essere fo-rata che verso la fine di agosto.

Della galleria restano ancora ben osservabili sial’imbocco, sottostante al locale di manovra delleparatoie, sia lo sbocco a valle, sul Rio d’Arbola. Furono velocemente innalzati i muri di guardia,e quindi realizzati gli scavi per la posa dei due“noccioli di argilla”, mentre si aprivano le cavedi argilla, (in realtà sottili limi glaciali), che venivaquindi trasportata in prossimità della diga. Il riem-pimento fu fatto con materiale sabbioso e ghia-ioso, nonché pietrame collocato ordinatamente. Ultimo lavoro, il più delicato, fu il riempimentodella breccia lasciata per il deflusso delle acque,che fu possibile solo ad ultimazione della galle-ria di presa. Fin dall’inizio si manifestarono peròproblemi di tenuta delle acque e si notarono alago pieno lievi infiltrazioni.

I primi inconvenienti...Durante la costruzione non venne realizzato lostrato di ghiaie tra l’argilla e il rivestimento inpietra verso il lago. Il progettista, l’ing. Ganas-sini, si rese conto dell’errore quando la diga furiempita e si scatenò una forte bufera di vento.Queste le sue parole:

...Una grossa bufera scatenatasi appena la digafu messa in carico, determinò delle onde fortis-sime che si abbattevano violente sul rivesti-mento a secco, e fu allora osservato il fenomenodell’onda limpida che investiva il paramento edeterminava il ritorno di rigagnoli fangosi dagliinterstizi della muratura; si dovette provvisoria-mente proteggere il paramento con una difesaimprovvisata di ramaglie; in attesa di potersenz’altro rifare il paramento a secco previo col-locamento di uno strato di ghiaia...Ma dopo questo primo inconveniente tecnico,

un secondo problema, di non poco conto si ac-cingeva ad accadere...

Una marmotta si oppone al progresso!Così continua la relazione dello stesso ingegnere:

La diga venne messa in carico senza incidenti eper parecchi giorni le acque tracimarono dallosfioratore; un dettaglio apparentemente insigni-ficante ci obbligò però ad abbassare di qualchemetro il pelo invasivo; sulla sponda destra, a circatre metri sotto il pelo di ritenuta sul vivo terrenoargilloso della montagna, ad un metro circa sottoil piano di fondazione dell’argine, si vide scaturireun fontanazzo col caratteristico pullulare dellesorgive che hanno trovato una condotta libera; sitrattava di una volgare tana di marmotta che erastata sfondata dalla pressione; abbassato il lagodi due metri la risorgiva scomparve lasciandocipienamente tranquilli circa la possibilità di rime-diare in modo stabile e sicuro al piccolo inconve-niente; una incisione in croce da riempirsi diargilla ben battuta ed inaffiata sarà più che suf-ficiente a tappare la falla della marmotta. Senon-chè questa constatazione sperimentale ci ha fattopensare molto seriamente al pericolo delle mar-motte, molto simile, ma più grave in ragione dellerispettive dimensioni di quello delle talpe negliargini dei nostri fiumi; la diga sarà anche nel pa-ramento esterno rivestita con un acciottolato asecco e quando fra qualche anno si potranno pre-sumere cessati gli assestamenti si procederàanche alla stuccatura dei giunti.

Il destino della piccola digaCon il tempo la diga sarà sbrecciata e messa fuoriservizio. Oggi è possibile osservare tutti i particolaricostruttivi descritti tanto minuziosamente dall’Ing.G. Ganassini: il canale di scarico, il terrapieno, glistrati di argille, il rivestimento in pietra. Oggi le marmotte abitano tranquillamente il ter-rapieno realizzato nell’estate del 1917 e nonsembrano curarsi molto di scavare le proprietane in una interessante testimonianza di ar-cheologia industriale, anzi è probabile che latrovino proprio ideale per difendersi dalle incur-sioni dell’aquila...

94

Page 96: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

95

Page 97: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

82 Alpe Canaleccio: i calce-scisti e le terrazze glaciali

L’Alpe Canaleccio si colloca in un largo canaleche percorriamo longitudinalmente, impostatonei calcescisti, un vero e proprio gradino inter-posto tra un piano più alto ad altezza dell’AlpeForno e quello ancora inferiore in cui si collocail lago di Pianboglio. Si tratta anche in questocaso di gradini glaciali (vedi stop 9), che ca-ratterizzano tutto il percorso dell’antico ghiac-

ciaio che confluiva a valle verso il ghiacciaio delToce. Tutta la Valle Devero è caratterizzata daun profilo longitudinale a gradinate successive.Il primo gradino si colloca a monte dell’AlpeForno, il terzo sotto Alpe Devero, in corrispon-denza della cascata dell’inferno (Cologno); edinfine, molto alto, quello che arriva fino a Goglio.Più a valle ancora seguono il gradino di Croveo,

profondamente inciso a formare la stretta diCuggine, e la barra rocciosa a valle di Baceno,a formare l’Orrido di Silogno.

96

Alpe Crampiolo, il Lago di devero e gli altopiani degli alpeggi dell’Alpe Forno la

punta d’Arbola sullo sfondo

Page 98: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

97

83 Torbe e meandri

A valle dell’Alpe Forno, in direzione dell’Alpe laSatta, una serie di torbiere costituisce una vastaarea umida di grande interesse naturalistico emorfologico, oggetto, a partire dal 2003, distudi e di interventi conservativi. Vi ritroviamouna mosaicatura di habitat differenti, a carattereacido e alcalino, che si presentano spesso conacque libere centrali e fasce di vegetazione con-centriche diversificate, caratterizzate da gradi diconsolidamento diverso, dalle acque libere allaterra ferma. Questa varietà è testimoniata dallapresenza di oltre 70 specie vegetali caratteristi-che, alcune delle quali considerate molto rare alivello italiano ed alpino. Sul pelo libero delleacque dei piccoli laghetti sono ben visibili inestate le foglie galleggianti del Coltellaccio na-tante (Sparganium angustifolium), radicante sulfondo. La prima colonizzazione verso le rive av-viene ad opera di una densa fascia di Carice ri-gonfio (Carex rostrata). In alcune piccole areehanno avuto modo di formarsi anche densistrati di sfagni. Parte delle torbiere più a monte si sviluppanoracchiuse in anfiteatri morenici. Il sistema piùgrande, ben apprezzabile da questo punto di os-servazione, risulta essersi sviluppato in unaconca impostata nei calcescisti. Nella parte cen-trale, da nord-est, riceve un affluente ad anda-mento sinuoso, che a sua volta raccoglie altripiccoli riali laterali. Un’attenta osservazione ri-vela la presenza di resti di paleo-alvei, in cuioggi si collocano piccole pozze. Si tratta nellamaggior parte di interessanti esempi di “saltodi meandri”, caratteristici dei corsi d’acqua chescorrono in assenza di pendenza. I meandrisono sinuosità spontanee che i corsi d’acquacreano nelle aree pianeggianti per migrazionelaterale. Si tratta di forme molto dinamiche incontinua trasformazione: verso l’esterno il corsod’acqua erode, mentre sedimenta verso l’in-terno, e nel tempo si hanno spostamenti laterali.Talvolta l’erosione porta all’avvicinamento dellerive di meandri successivi, fino a confluire, percui il corso d’acqua si rettifica e “salta il mean-dro”, che viene abbandonato e può per un certotempo dare origine a lanche o aree umide.Alcune trivellazioni effettuate all’interno del-

l’area della torbiera hanno evidenziato la suc-cessione di strati di torbe e di strati di ghiaie esabbie, che indicano l’alternanza di periodi dicrescita della torba con periodi di apporto de-tritico alluvionale a seguito di esondazione delriale, e probabile cambiamento di percorso. Lealternanze sono piuttosto regolari verso il centrodell’area, più irregolari perifericamente: in uncaso è stata riscontrata la presenza di uno stratotorboso di circa 5 centimetri al di sotto di unostrato di coperture detritiche di circa 2.5 metri.Si tratta quindi del residuo di una torbiera molto

antica, cui ha fatto seguito un lungo periodo disedimenti alluvionali (sabbie, ghiaie, o limi). Poiché l’area ha subito profonde azioni di mo-dellamento glaciale durante la glaciazione Wur-miana, è ipotizzabile che le condizionigeologiche per la formazione della torbiera sisiano instaurate a partire dalla deglaciazione,approssimativamente 10-12.000 anni dal pre-sente. Nel bacino si sono inoltre alternate con-dizioni in cui è prevalsa la formazione di torbea quelle caratterizzate da apporti detritici allu-vionali, in alcuni casi anche ingenti.

Page 99: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

84 Il riale ...inghiottito!

In prossimità di un piccolo dosso di calcescisto,che mostra evidenti azioni di modellamento gla-ciale, si presenta una frattura larga poche de-cine di decimetri, in cui il riale scompare,inghiottito, per proseguire un cammino del tuttosconosciuto. Si tratta di un inghiottitoio carsico,impostato in corrispondenza di una frattura. Ilfenomeno carsico è inserito nel catasto dei fe-nomeni carsici del Piemonte con numero2701PiVB, ed è stato indagato dagli speleologidi Biella: per un primo tratto risulta percorribilee misura una lunghezza di 13 metri e una pro-fondità di 5 metri. Il riale, nel punto di caduta,ha una portata di circa 30 litri al secondo.

98

85 Laghi naturalmente protetti dall’acidificazione

Una serie di pozze e laghetti è distribuita sututto questo vasto altipiano, e il lago a quota2207 m, detto il lago della Satta (dall’omonimoalpeggio poco più a valle) è quello di maggioridimensioni. Lago intramorenico, è circondato damateriale di deposito morenico e le rocce affio-ranti (a est e a ovest) sono calcescisti. Sono pre-senti ad una certa distanza anche gessi edolomie. In accordo con la presenza di questerocce carbonatiche, le analisi chimico-biologicheeffettuate negli anni ’90 (CNR, Istituto ItalianoIdrobiologico, 1994) rivelano una presenza con-siderevole di ioni soluti di calcio, bicarbonato, esolfato. Si tratta di una condizione chimica cheha permesso a questo lago di ben contrastare ilfenomeno di acidificazione dovuto alle pioggeacide. Il pH risultava addirittura alcalino, pros-simo a 8. Per un confronto, si pensi che negliscorsi anni alcuni laghi di alta quota del vicinoCanton Ticino sono acidificati al punto che leloro acque sono divenute inospitali per i pesci emolte forme di vita.

Page 100: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

99

86 Co’ di Lago, viaggio neltempo

Un panorama mozzafiato permette di osservaredall’alto il lago di Devero e l’unicità della suaforma, caratterizzata dai due rami di valle sepa-rati dal rilievo del Montorfano, che si prolungacon una grande isola. In un articolo di inizio se-colo di P. Revelli dal titolo: "Il Lago di Co’ diLago" (Rivista Geografica Italiana - anno XV,Fasc. IV, aprile 1908) si possono trovare alcuneinteressanti notizie circa l’originario Lago diDevero prima della costruzione della diga.Il nome di Co’ di Lago deriva dall’espressionedialettale Lac d’ co’ d’lag, ossia Lago in capo alLago: tale espressione era derivata dal nomecon cui veniva indicato un gruppetto di casereposte sulla riva settentrionale.Dopo il Lago Kastel e il Lago d’Antrona era illago alpino più grande dell’Ossola, circa 1/3 dikmq, con una profondità massima di 19 m.Tra gli affluenti di destra il Rio della Valle Zerta(o valle "sporca"), toponimo in seguito trasfor-mato dai cartografi in Val Deserta. Su versantesinistro il “Rio che scende dai pascoli deiDroins” (ontani nani). Lungo la riva settentrio-nale e orientale, dove il Rio d’Arbola affluiva nellago, c’era un secondo lago minore, circondatoda una vasta area paludosa. I due laghi eranoda considerare con probabilità il risultato del-l’evoluzione morfologica della conca glaciale edi un lago glaciale unico più esteso, precoce-mente colmato dai cospicui apporti dei quattrotorrenti principali confluenti nella valle.

�����������

������ ����

��

��

���

� � � � � � � � �

� � � � � � � � � � � �

� � � � � � �

���� �� �

��

���

���� ������

����

������

��

�����

�� �� �� ������ � � ������

������������ �!�"#

����������

������

� �� �

��������� ��������!"#��

$����

%���

� � �

�$�!%�

�&#

��&��

��&#

�&�

�'

�"

���&�

'&�

#&'�&�

��&��!&!#&"!&�

�&'

�&$

#&!�&� �&!

!&�

� � � � � � & �

�� �

�� �

� '��

(����

����)!*

"+� �"� �

� � ��

� �� � � � , �

�� � �-����-�

� � � � � � � �

(

�)

*

��

+� �,,�%�%�'�$�

����%��%���%��%������-��%.%/�����

0�����%��%��%�-�������1���

Nella pagina accanto, inbasso, il lago detto”della Satta”

Page 101: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

87 Colpo d’occhio: un veropanorama geologico

Superato l’alpeggio della Valle, dopo una brevesalita la vista si riapre nuovamente in uno deipunti più panoramici della Valle Devero. È illuogo ideale per osservare le montagne dalpunto di vista geologico. I dolci versanti su cuici troviamo e che si individuano anche in lonta-nanza verso il Monte Cazzola, sono costituiti dacalcescisti (Zona di Fäldbach), mente le rocceimpervie e di colore grigio sono gli gneiss (faldaMonte Leone). Ben riconoscibili per il colorerosso sono le rocce serpentinose del ComplessoUltrafemico di Geisspfad (Punta Fizzi e PuntaCrampiolo). Lungo il versante che degrada versoil lago dalla Val Deserta, in più punti, si nota unastriatura più chiara, poche decine di metri più inalto del livello del lago: si tratta di affioramentidi marmi calcarei.

I versanti delle montagne che costituiscono ladorsale dal Pizzo Stange, alla Punta Fizzi, Puntadi Valdeserta, Monte Figascia, si presentano fa-sciati al piede da coni detritici più o menocoalescenti e da ampie falde detritiche che sonola diretta espressione dell’importanza del-l’azione della gravità nell’evoluzione e nel mo-dellamento dei versanti. In prevalenza sonofalde detritiche inattive, completamente ri-coperte dalla vegetazione, che si sono prodottein un periodo climatico caratterizzato da una piùintensa azione dei cicli di gelo e disgelo ri-spetto all’epoca attuale. La successione di conidetritici risulta tanto più fitta quanto maggioreè la fratturazione trasversale alla cresta, che,oltre a favorire la disgregazione meccanica dellaroccia, individua altrettanti canaloni, lungo iquali vengono convogliati i frammenti rocciosi.

100

88 Torbiera della Valle

Il sentiero costeggia una torbiera che si sviluppain una depressione longitudinale parallela alversante, per una lunghezza di circa 215 metrie una larghezza media di 35 metri. Al centro èpresente un piccolo specchio d’acqua e la vege-tazione è organizzata a formare tipiche fasceconcentriche. Verso l’area umida convergono trepiccoli corsi d’acqua, che defluiscono poi versovalle in direzione del lago di Devero attraversoun piccolo canyon inciso nella roccia. Si tratta diuna torbiera flottante, in cui la vegetazione hacostituito strati “galleggianti” sull’acqua. Il riale che solca l’ambiente umido rivela la pre-senza di alcuni tronchi sepolti negli strati ditorba. Si tratta di reperti di elevato interessescientifico, utili per la ricostruzione dell’evolu-zione geoambientale dell’area. L’ambiente acidoe povero di ossigeno, e il conseguente rallenta-

Page 102: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

101

mento dei processi di decomposizione, crea in-fatti condizioni ideali per la conservazione dimateriali organici per migliaia di anni. Una serie di perforazioni con apposite sonde hapermesso nel 2003 di analizzare le successionistratigrafiche dei sedimenti e delle torbe. Sono state trovate tracce di torbe fino ad unaprofondità di 150 cm, e in alcuni casi alternanzedi torbe e limi. In corrispondenza di un piccololaghetto asciutto a valle dell’area, dopo i primi50 centimetri di limi scuri, carichi di materialeorganico, si succedono 20 cm di torba (-50 cm/-70 cm) quindi nuovamente uno strato consi-stente di limi scuri ad elevato contenutoorganico (-70 cm/-110 cm) e ancora torba mistaad acqua (110 cm/150 cm).

Page 103: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

102

89 L’Alpe Corbernas: quelche la natura offre

Una vasta conca perfettamente pianeggiante in-dividua l’Alpe Corbernas, originata da un pro-cesso di interrimento di un antico lago glaciale,ora ridotto a piccola pozza all’estremità meri-dionale. L’area è solcata da due riali principali(da nord e da sud-est) che confluiscono a for-mare in questo punto il Rio Sangiatto, affluentedel Torrente Devero. I muri delle due baite dell’alpeggio sono statiedificati utilizzando la pietra disponibile negliimmediati paraggi e un’osservazione attenta ri-vela la presenza di molti blocchi di marmo, af-fiorante in più punti poco a monte delle baite.Un materiale certamente meno adatto dellogneiss, ma prontamente disponibile e facile dasquadrare. Non erano edifici costruiti per durarea lungo: le valanghe potevano di anno in annocreare danni ingenti. Poco più a sud (stop 89/b)sono osservabili i ruderi di un nucleo di almenocinque baitelle completamente distrutte.

90 Alpe Sangiatto, Alpeggio Bettelmatt

L’Alpe Sangiatto rivive ogni estate, con lo sfrut-tamento dei pascoli degli ampi altipiani tra San-giatto e Corbernas. Le mandrie vengonoricondotte sera e mattina qui alle baite d’alpeg-gio dove avviene la mungitura e dove il formag-gio viene prodotto. Le forme, di cinque o seichilogrammi, vengono condotte all’Alpe Cram-piolo per la maturazione, e dopo attenta valu-tazione saranno marchiate a fuoco come“Bettelmatt” (vedi stop 82).

Page 104: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

103

91 Laghetti del Sangiatto

I laghi del Sangiatto sono tre, posti a breve di-stanza l’uno dall’altro, con soli 50 metri di disli-vello massimo. Non hanno veri immissari e sonoalimentati prevalentemente dalla circolazioneidrica sotterranea carsica, che interessa orizzontidi marmi e, parzialmente, di calcescisti. Le loroacque, infatti, a pH basico (circa 8) e accentuataalcalinità, sono caratterizzate da una prevalenzadi ioni di Calcio e di Bicarbonati. Tre fratelli,quindi, accomunati da questa caratteristica chi-mica che li ha protetti dal pericolo di acidifica-zione in questi ultimi decenni. Tre fratelli, unovicino all’altro, ma comunque diversi.

Lago Sud (2034m)È il più alto in quota. Non è soggetto a prosciu-gamenti o a evidenti riduzioni di livello, comeevidenziato anche nella stagione eccezional-mente arida dell’estate 2003. Dei tre è quelloche presenta minore concentrazione di ioni so-luti, pur con valori più alti della media. È colo-nizzato da una comunità di Brasca

(Potamogeton sp.), pianta acquatica che radicasul fondo e galleggia con infiorescenze e fruttisul pelo dell’acqua. Le acque ospitano nume-rose specie planctoniche.

Lago Nord (2003m)Il più piccolo, fortemente ridotto per accumulodi materiale detritico che ha formato un grandecono alla base dello stretto canale degradantedal versante Est: probabilmente una frana o untrasporto solido in occasione di avvenimenti plu-viometrici estremi. È soggetto a periodico essic-camento totale, eppure incredibilmente ospitapiccoli organismi planctonici. Ogni estate si ri-producono piccoli crostacei, come dafnie o co-pepodi, o microscopiche alghe.

Lago Inferiore (1982m)Dei tre è il lago più voluminoso. Ospita una vitaricchissima. Piante acquatiche come la brasca(Potamogeton) o il coltellaccio (Sparganium an-gustifolium) nel corso dell’estate arrivano a co-

prire l’intera superficie del lago. Campionamentibiologici effettuati nel 1981 dall’Istituto Idro-biologico di Pallanza individuavano una speciezooplanctonica di particolare attenzione, legataalla presenza di piante acquatiche: il Simoce-phalus vetulus, crostaceo appartenente allaclasse dei cladoceri, che raggiunge una lun-ghezza massima 3 mm.Quest’area è inoltre un importante sito ripro-duttivo di rana rossa di montagna (Rana tem-poraria). Alla fusione delle nevi, in primavera, ilgracidare e il saltellare di migliaia di rane traneve, acque e terraferma, offrono uno spetta-colo indimenticabile. Verso sud una vasta area umida e in avanzatafase di consolidamento permette di immaginarequale fosse l’estensione originale di questo lagointramorenico.

Page 105: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

104

92 Torbiera di Crampiolo

A breve distanza da Crampiolo è collocata unatorbiera di elevato pregio naturalistico e geo-morfologico, oggetto di studi e interventi di tu-tela. Si colloca in una depressione di origine struttu-rale, e coincide con una frattura formatasi nel-l’ambito di collassi di versante. L’erosioneglaciale con il successivo modellamento, la for-mazione di un piccolo lago e la successiva evo-luzione hanno portato alla situazione attuale. È delimitata interamente da rilievi in roccia (cal-cescisti di Devero, vedi stop 40), eccetto che sul

lato nord dove si continua con un accumulo de-tritico di versante. Non sono presenti immissariveri e propri. Ma un emissario attraversa uno deidossi rocciosi con un piccolo canyon, permet-tendo il drenaggio dell’acqua in eccesso. La tor-biera al centro presenta due piccole pozzed’acqua e fasce di vegetazione concentriche di-versificate, caratterizzate da gradi di consolida-mento diverso, dalle acque libere, alla terraferma. La ricchezza botanica è straordinaria, conpresenza di vere rarità, come la rosolida (Dro-sera rotundifolia), la potentilla palustre (Poten-

tilla palustris), il trifoglio d’acqua (Menyanthestrifoliata). In alcuni punti sono presenti strati disfagni compatti e di spessore considerevole. Nel 2003 una serie di sondaggi ha verificatouno sviluppo di torbe per uno spessore in alcunipunti superiore alla profondità delle perfora-zioni, di 150 cm. In altri veniva individuato unospessore di circa 50 o 60 cm di torbe a cui sisuccedeva solo acqua, situazione caratteristicadelle torbiere flottanti, in cui la vegetazione co-stituisce strati “galleggianti” sull’acqua.

Page 106: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

105

93 Colpo d’occhio: panorama geologico

Crampiolo è un ideale punto di osservazione dacui è possibile riconoscere la maggior parte delleunità geologiche osservate da vicino nel corsodell’itinerario. Si succedono, dal basso versol’alto:

• le formazioni della Zona di Lengenbach, benindividuabili osservando i numerosi affioramentiin corrispondenza dei dossi che circondano l’abi-tato;

• la falda Monte Leone, individuabile nelle roccedi colore grigio chiaro molto impervie che for-mano le ripide montagne che limitano la valleverso ovest;

• le rocce del Complesso Ultrafemico di Geis-spfad (Punta Fizzi);

• il lembo dell’unità di Berisal, che forma lapunta del Monte Cervandone.

Appare in parte visibile, spostandosi poco a valledi Crampiolo, anche l’apparato morenico delghiaccio della Rossa, nell’ampio vallone che ri-sale verso il Cervandone.

Page 107: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

94 I calcescisti e la flora calcarea

Crampiolo si adagia su un ampio ripiano di de-posito prevalentemente alluvionale creato daltorrente Devero. I dossi rocciosi che si alternanoai prati da sfalcio sono costituiti da calcescistiappartenenti alla Zona di Faldbach (stop 40).La presenza di calcare, sotto forma di mineralidi carbonato di calcio (calcite in particolare),condiziona la vegetazione, al punto da renderneparticolarmente ricca la composizione floristica,con presenza di numerose piante calcifile. Sitratta di piante che si adattano ad una presenzaelevata di ioni di calcio (di per sé nocivi perpiante non specializzate), perché dotate dellacapacità di neutralizzarli chimicamente con so-stanze che sono in grado di produrre ed accu-mulare. Tra queste possiamo osservare, adesempio, l’Astro alpino (Aster alpinum), la Sas-sifraga dalle foglie opposte (Saxifraga opposi-tifolia), la Sassifraga alpina (Saxifragapaniculata), la Violaciocca svizzera (Erysimumrhaeticum), l‘Acino alpino (Acinos alpinus), laSassifraga muschiata (Saxifraga moschata), leVedovelle celesti (Globularia cordifolia), ilRanno spaccasassi (Rhamnus pumilus).

106

Sassifraga dalle foglie opposte (Saxifraga oppositifolia)

Stella alpina (Leontopodium alpinum)

Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

Page 108: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

107

95 Il Lago di Devero: dallago naturale all’invaso

Le Alpi Lepontine furono interessate, nella primametà del Novecento, da un intenso processo ditrasformazione del paesaggio alpino dovuto allacostruzione di dighe e centrali per la produzionedi energia idroelettrica. La diga di Codelago fuuna delle prime realizzate in Ossola, agli inizidella colonizzazione idroelettrica. Costruita inuna prima fase tra il 1908 e il 1912 e sopraele-vata nel 1921-24, innalzò di 20 metri un lago

naturale preesistente che si estendeva tra l’at-tuale diga e il promontorio di Val Deserta. Perla costruzione dell’opera furono impiegati pon-teggi in legno e modeste attrezzature di tra-sporto e di posa in opera. Il trasporto delcemento avveniva a spalla d’uomo o con ani-mali da soma.

Tipologia: a gravità, in muratura di pie-trame a secco, a pianta rettilineaPeriodo di costruzione: 1908-1912Sopraelevazione: 1921-1924Livello massimo invaso: 1867 mCapacità d'invaso: 16 milioni di mcAltezza massima diga: 33 mLunghezza diga: 116 mLarghezza diga: 56 mVolume diga: 53.300 mc

Page 109: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

96 Il Lago delle Streghe e lesue torbiere

Il lago Azzurro, o lago delle Streghe (1770 m),è il piccolo lago chiuso tra il versante del PizzoStange (gneiss Monte Leone) a Ovest e undosso di calcescisti (Zona di Lengenbach) a Est.Alimentato da una sorgente che sgorga sotto illivello delle acque in corrispondenza di ungrande masso, riversa le acque in un emissarioche va a costituire una lanca che scorre sol-cando una vastissima zona umida di torbiera,immettendosi infine nel torrente Devero. Il lagoglaciale originario si estendeva a buona partedell’attuale ripiano di Crampiolo, gradualmentesi ridusse nel corso di processi naturali di inter-rimento, più intensi in prossimità del torrente, acausa degli apporti alluvionali. Più lenta è statal’evoluzione nel settore occidentale della piana,dove ancora oggi sopravvive una vastissimaarea umida (quasi 19.000 mq) di elevato pregio

naturalistico e geomorfologico. La torbiera in senso stretto occupa una fascia,larga una trentina di metri, a valle del laghetto;è solcata dall’emissario del laghetto e da unaserie di affluenti di sinistra, alimentati da alcunesorgenti poste ai margini dell’area umida. Unaserie di perforazioni effettuate nella stagione2003 ha consentito di evidenziare strati davveroconsiderevoli di torbe, che superavano la pro-fondità indagabile con gli strumenti, di 150 cm.A partire dalle acque della lanca e dei ruscellicentrali, vaste superfici dell’area umida sono co-lonizzate da un carice legato ad una costantepresenza di acqua nel terreno, la Carice rigonfia(Carex rostrata), dal colore verde-azzurro. In al-cuni punti, densi strati di sfagni permettono unavegetazione altamente specializzata, con cre-scita di colonie significative di Rosolida (Drosera

rotundifolia), pianta insettivora, o della piccolaTajola comune (Tofieldia calyculata) o della Gen-ziana bavarese (Gentiana bavarica), o ancora diuna specie poco appariscente come il Giunca-strello alpino (Triglochin palustris).Numerose canalette, che solcano in modo geo-metrico molte superfici prative e parte dellastessa torbiera, testimoniano le intense opere dibonifica operate nel passato dall’uomo per au-mentare le superfici da sfalcio in tempi in cui ilforaggio era una risorsa fondamentale nell’eco-nomia della comunità alpina.

108

Page 110: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

109

Page 111: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

97 Fornace per la calce edolomia

Una breve deviazione di circa 150 metri lungoun sentiero che si inoltra nel bosco in direzionedel versante del Pizzo Stange, permette di rag-giungere un’antica fornace per la calce. Nellecomunità di montagna, caratterizzate daun’economia chiusa, era tipico lo sviluppo diforme produttive autonome: tra queste la pro-duzione artigianale della calce che avvenivacuocendo frammenti di roccia calcarea all’in-terno di questi caratteristici manufatti. Si osservaun cumulo di residui di cottura, misti a numerosiframmenti di carbone di legna.La roccia utilizzata era quella biancastra che af-fiora alla base della parete sovrastante. Chiaree facilmente aggredibili dagli agenti meteorici,sono rocce calcaree carbonatiche (ricche di car-bonato di calcio), marmi dolomitici, cioè do-

lomie (rocce all’origine sedimentarie, costituiteda dolomite, minerale formato da carbonatodoppio di calcio e magnesio) che hanno subitouna metamorfosi per effetto di alte temperaturee pressioni. Siamo nuovamente in uno degli oriz-zonti più importanti della Zona di Faldbach.(vedi stop 40). I marmi segnano il contatto tra icalcescisti e lo gneiss del Monte Leone. Questoavviene in modo discontinuo lungo una linea di-sposta tra Veglia, Devero, Binn fino alla Boc-chetta d’Arbola. E qui in Binntal si hanno gliaffioramenti più consistenti e caratteristici. Allenostre spalle (a Sud) notiamo infatti i dossi dicalcescisti, su cui si sviluppa con continuità ilbosco di larice. Al di sopra invece del sottilestrato di marmi si osservano gli gneiss del ripidoversante del Pizzo Stange.

Le operazioni di cottura duravano da 6 a 8giorni. Il fuoco veniva alimentato in continua-zione, giorno e notte, con fascine di legna e ra-maglie (in media un quintale di legna perquintale di calce ottenuta). A 800°-1000° il car-bonato di calcio contenuto nel calcare reagisceliberando anidride carbonica: il prodotto finaledella reazione è l’ossido di calcio o calce viva.I marmi dolomitici si sono formati circa 220 mi-lioni di anni fa, durante il periodo detto Triassico,sul fondo di un mare caldo e poco profondo. Af-fiorano a Devero formando un livello esiguo ediscontinuo che può essere seguito dal Passo diValtendra fino oltre l’Alpe Forno.

110

Page 112: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

98 Torbiera del Vallaro

In località Vallaro, una serie di sorgenti affioraad una quota di circa 1760m, simile a quellache alimenta il lago delle Streghe e il sistema diriali che convergono nel suo emissario. Presu-mibilmente la loro esistenza è collegata alla pre-senza del livello di marmi dolomitici affiorantepoco sopra, e qui mascherata dagli estesi conidetritici di versante. L’area pianeggiante a valledi queste sorgenti, costantemente umida e im-pregnata d’acqua, ospita una torbiera e una pic-cola pozza. L’area umida si sviluppa su unacopertura morenica di spessore limitato, chemaschera comunque il substrato roccioso costi-tuito da calcescisti. Il sito ospita una ricca floradi torbiera, che caratterizza l’habitat di “torbierabassa alcalina”.

Vi si trovano alcune specie legate alla presenzanel terreno di carbonato di calcio. Tra queste lapiù caratteristica è un piccolo e “poco vistoso”carice, il Carex davalliana. Ma l’attenzione è cat-turata più facilmente dalle vistose orchidi mac-chiate (Orchis maculata), o dalla parnassia(Parnassia palustris), o dalle rosolide (Drosera ro-tundiflia) o ancora dalle spettacolari fiorituredella calta palustre (Caltha palustris) lungo i riali.La torbiera è oggetto, da alcuni anni, di semplicima efficaci azioni di conservazione, mediantel’apposizione in estate di un recinto di filo pa-store elettrificato utile ad impedire il calpesta-mento da parte delle mandrie al pascolo, ingrado di arrecare ingenti danni all’habitat.

111

Page 113: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

99 Massi erratici 1: Il Grande masso solitariodel Vallaro

Il ghiacciaio, nel suo inesorabile movimentoverso valle, trasporta frontalmente e lateral-mente il materiale detritico eroso a monte.Quando il ghiacciaio si ritira, il detrito traspor-tato viene abbandonato in accumuli detti “mo-rene”. Il Vallaro è un solco vallivo delimitato trail versante del Pizzo Stange e un dosso di cal-cescisti che lo separa dall’incisione del TorrenteDevero. Lo spessore del materiale morenico èqui minimo e si possono notare singoli blocchiche poggiano, isolati, direttamente sul substratoroccioso; a ricordare la lontana provenienza ela rilevante azione di trasporto e deposizione delghiacciaio, questi blocchi vengono chiamati“massi erratici” (vedi stop 19). È particolar-mente significativo un grande masso di orto-

gneiss (Gneiss Monte Leone, vedi stop 41)sito in questo punto, a valle delle baite. Presentale caratteristiche forme a spigoli smussati delmateriale trasportato dal ghiacciaio, che esclu-dono la sua provenienza dall’alto per un feno-meno di crollo, che avrebbe determinato formea spigoli vivi. Un’osservazione ravvicinata permette di indivi-duare alcune caratteristiche di questa rocciagneissica, originata per metamorfosi di un gra-nito. Presenta una scistosità evidente, e sono ri-conoscibili i principali minerali: • quarzo (colore grigio e traslucido)• plagioclasi (colore bianco), • mica nera, biotite (colore nero e aspetto a sot-tili scaglie).

112

Page 114: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

113

100 Massi erratici 2: Frammenti di crosta oceanica

Le lingue glaciali hanno lasciato al loro ritiroanche grandi massi il cui colore rosso bruno nonlascia dubbi circa la loro provenienza dal grandemassiccio di rocce ultrabasiche del “Complessodi Geisspfad”, con la Punta della Rossa (2887m), la Punta Fizzi (2757 m), il Pizzo Crampiolo(2766 m). Non si tratta di massi caduti per gra-vità direttamente verso il punto in cui si trovanoora: lo sbarramento del Pizzo Stange qui sovra-stante non lo avrebbe reso possibile. La tipicaforma a spigoli smussati permette di identificarel’azione erosiva determinata dal trasporto gla-ciale avvenuto da siti di provenienza più amonte, dai versanti degradanti verso Crampiolo,o verso il lago, o addirittura dalla Val Deserta.Si tratta di serpentiniti, rocce ultrabasiche a ele-

vato contenuto in ferro e magnesio (vedi stop55), la cui origine è connessa a unità geologicheprofonde, derivanti da fondali oceanici. La roccia si presenta fortemente ossidata in su-perficie, col tipico colore bruno, dovuto a ossididi ferro. In corripondenza di alcuni punti di frat-tura è invece evidente il colore verde originale.

Page 115: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

114

La litosfera è in continua evoluzione. Possiamocercare le tracce di un passato lontano e di que-sto divenire. Il viaggio inizia da due antichi bloc-chi continentali, Gondwana (comprendentel’attuale Africa) e Laurasia (comprendente l’at-tuale Europa), separati da un oceano, la Tetide,che circa 100 milioni di anni fa iniziarono a rav-vicinarsi. Circa 50 milioni di anni fa la Tetidescomparve completamente e iniziò la collisionetra Africa ed Europa, e lentamente gli strati roc-ciosi continentali cominciarono a deformarsi ea sovrapporsi: iniziava il sollevamento delle Alpi.La realizzazione del Traforo del Sempione(1898-1906), permettendo di confrontare dati

geologici in profondità con quelli in superficie,fornì importanti elementi che portarono alla na-scita della classica teoria di interpretazione dellastruttura dell’arco alpino occidentale, costituitada grandi pieghe coricate, dette falde di ricopri-mento, originate dalle rocce granitiche dellezolle continentali, alternate a rocce originatedalla trasformazione degli antichi sedimentioceanici accumulati nell’era mesozoica. Anchelembi della crosta oceanica o di rocce di pro-fondità, prossime al “mantello” restarono in-trappolati nell’edificio alpino. Ne troviamotestimonianza in affioramenti più o meno estesidi rocce ultrabasiche. Il profilo qui riproposto è

stato ricavato da un profilo geologico semplifi-cato tratto da Schmidt e Preiswerk modificatoda G. B. Castiglioni (1958). Sono indicati con lefotografie alcuni scorci emblematici che ci per-mettono di rintracciare questi elementi geolo-gici. Un piccolo viaggio di scoperta “virtuale”,che cela in realtà la voglia di spingere il lettorea intraprendere, scarponi ai piedi un piccoloviaggio di scoperta con nuovi occhi (“Il veroviaggio di scoperta non consiste nel cercarenuove terre, ma nell'avere nuovi occhi”, M.Proust).

Buon cammino

Di falda in falda

M.te Gorio

Maiesso

Lago di Agaro

Lago di Codelago

P.zo FornoP.zo Fizzi

0

IIIIII

Gneiss del Monte Leone (Ricoprimento III)

Gneiss del Lebendun (Ricoprimento II)

Gneiss di Antigorio (Ricoprimento I)

Gneiss granitico di Verampio (Elemento 0)

Micascisti, calcescisti, marmi (rocce metamor�che derivanti dai sedimenti mesozoici)Rocce serpentinose della Rossa (rocce metamor�che derivanti da antica crosta oceanica)

Pro�lo geologico sempli�cato(tratto da Schmidt e Preiswerk modi�cato da Castiglioni)

Page 116: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

115

M.te Gorio

Maiesso

Lago di Agaro

Lago di Codelago

P.zo FornoP.zo Fizzi

0

IIIIII

Gneiss del Monte Leone (Ricoprimento III)

Gneiss del Lebendun (Ricoprimento II)

Gneiss di Antigorio (Ricoprimento I)

Gneiss granitico di Verampio (Elemento 0)

Micascisti, calcescisti, marmi (rocce metamor�che derivanti dai sedimenti mesozoici)Rocce serpentinose della Rossa (rocce metamor�che derivanti da antica crosta oceanica)

Pro�lo geologico sempli�cato(tratto da Schmidt e Preiswerk modi�cato da Castiglioni)

M.te Gorio

Maiesso

Lago di Agaro

Lago di Codelago

P.zo FornoP.zo Fizzi

0

IIIIII

Gneiss del Monte Leone (Ricoprimento III)

Gneiss del Lebendun (Ricoprimento II)

Gneiss di Antigorio (Ricoprimento I)

Gneiss granitico di Verampio (Elemento 0)

Micascisti, calcescisti, marmi (rocce metamor�che derivanti dai sedimenti mesozoici)Rocce serpentinose della Rossa (rocce metamor�che derivanti da antica crosta oceanica)

Pro�lo geologico sempli�cato(tratto da Schmidt e Preiswerk modi�cato da Castiglioni)

M.te Gorio

Maiesso

Lago di Agaro

Lago di Codelago

P.zo FornoP.zo Fizzi

0

IIIIII

Gneiss del Monte Leone (Ricoprimento III)

Gneiss del Lebendun (Ricoprimento II)

Gneiss di Antigorio (Ricoprimento I)

Gneiss granitico di Verampio (Elemento 0)

Micascisti, calcescisti, marmi (rocce metamor�che derivanti dai sedimenti mesozoici)Rocce serpentinose della Rossa (rocce metamor�che derivanti da antica crosta oceanica)

Pro�lo geologico sempli�cato(tratto da Schmidt e Preiswerk modi�cato da Castiglioni)

M.te Gorio

Maiesso

Lago di Agaro

Lago di Codelago

P.zo FornoP.zo Fizzi

0

IIIIII

Gneiss del Monte Leone (Ricoprimento III)

Gneiss del Lebendun (Ricoprimento II)

Gneiss di Antigorio (Ricoprimento I)

Gneiss granitico di Verampio (Elemento 0)

Micascisti, calcescisti, marmi (rocce metamor�che derivanti dai sedimenti mesozoici)Rocce serpentinose della Rossa (rocce metamor�che derivanti da antica crosta oceanica)

Pro�lo geologico sempli�cato(tratto da Schmidt e Preiswerk modi�cato da Castiglioni)

M.te Gorio

Maiesso

Lago di Agaro

Lago di Codelago

P.zo FornoP.zo Fizzi

0

IIIIII

Gneiss del Monte Leone (Ricoprimento III)

Gneiss del Lebendun (Ricoprimento II)

Gneiss di Antigorio (Ricoprimento I)

Gneiss granitico di Verampio (Elemento 0)

Micascisti, calcescisti, marmi (rocce metamor�che derivanti dai sedimenti mesozoici)Rocce serpentinose della Rossa (rocce metamor�che derivanti da antica crosta oceanica)

Pro�lo geologico sempli�cato(tratto da Schmidt e Preiswerk modi�cato da Castiglioni)

M.te Gorio

Maiesso

Lago di Agaro

Lago di Codelago

P.zo FornoP.zo Fizzi

0

IIIIII

Gneiss del Monte Leone (Ricoprimento III)

Gneiss del Lebendun (Ricoprimento II)

Gneiss di Antigorio (Ricoprimento I)

Gneiss granitico di Verampio (Elemento 0)

Micascisti, calcescisti, marmi (rocce metamor�che derivanti dai sedimenti mesozoici)Rocce serpentinose della Rossa (rocce metamor�che derivanti da antica crosta oceanica)

Pro�lo geologico sempli�cato(tratto da Schmidt e Preiswerk modi�cato da Castiglioni)M.te Gorio

Maiesso

Lago di Agaro

Lago di Codelago

P.zo FornoP.zo Fizzi

0

IIIIII

Gneiss del Monte Leone (Ricoprimento III)

Gneiss del Lebendun (Ricoprimento II)

Gneiss di Antigorio (Ricoprimento I)

Gneiss granitico di Verampio (Elemento 0)

Micascisti, calcescisti, marmi (rocce metamor�che derivanti dai sedimenti mesozoici)Rocce serpentinose della Rossa (rocce metamor�che derivanti da antica crosta oceanica)

Pro�lo geologico sempli�cato(tratto da Schmidt e Preiswerk modi�cato da Castiglioni)

M.te Gorio

Maiesso

Lago di Agaro

Lago di Codelago

P.zo FornoP.zo Fizzi

0

IIIIII

Gneiss del Monte Leone (Ricoprimento III)

Gneiss del Lebendun (Ricoprimento II)

Gneiss di Antigorio (Ricoprimento I)

Gneiss granitico di Verampio (Elemento 0)

Micascisti, calcescisti, marmi (rocce metamor�che derivanti dai sedimenti mesozoici)Rocce serpentinose della Rossa (rocce metamor�che derivanti da antica crosta oceanica)

Pro�lo geologico sempli�cato(tratto da Schmidt e Preiswerk modi�cato da Castiglioni)

Micascisti di Baceno: gli Orridi di Uriezzo

Gneiss granitico di Verampio (Elemento 0): Maiesso, Verampio, alveo del Toce

Gneiss di Antigorio (Ricoprimento I): Monte Gorio, da Croveo

Calcescisti della Zona del Teggiolo: la forra del Torrente Devero tra Goglio e Alpe Devero

Gneiss del Lebendun (Ricoprimento II): il tratto terminale della mulattiera che da Goglio sale a Devero, in prossimità della Forcola

Calcescisti della Zona di Faldbach: i morbidi paesaggi dei calcescistidel “Grande Est” con il lago di Devero

Gneiss del Monte Leone (Ricoprimento III): la spettacolare dorsale checinge a occidente la valle Buscagna (Punta Cornera e Monte Cervandone)

Rocce serpentinose della Rossa: il complesso ultrafemico di Geisspfad (a sinistra Punta La Rossa, a destra Pizzo Crampiolo Sud)

Page 117: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

116

Page 118: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

Sommario

Il percorsoCarte dei percorsiConsigli per la visitaI punti di osservazione

1 Centro visite Crodo: viaggio al centro delle Alpi2 Il paese delle “Fonti”e il museo delle acque minerali3 Museo Mineralogico Ossolano “Aldo Roggiani” e “Angelo Bianchi”4 La febbre dell’oro5 Crodo e l’Alfenza: quando l’acqua fa paura6 “La Toce”7 Una finestra su una vera unicità geologica: l’elemento “0”8 Il Giardino Glaciale di Uriezzo9 Gradini glaciali nella valle del Toce e nella Valle Devero10 Le “Marmitte dei Giganti” a Maiesso11 Da Verampio ad Agaro: la teleferica dei cantieri Girola12 Orrido Sud13 Un torrente due alvei... le due profonde incisioni torrentizie di Premia14 Balmafredda15 L’orrido di Arvera16 L’oratorio di Crego: l’incredibile storia del prete scalpellino17 Orrido Nord-Est, o Orrido di Santa Lucia18 Orrido Ovest19 Il grande maso erratico: una traccia dell’antico ghiacciaio20 Camminare in... una marmitta!21 Gemme nascoste: i micascisti (granatiferi) di Baceno22 Terrazzi glaciali: il gradino di Croveo23 Uresso affioramenti calcarei24 Le fonti di Uresso25 Graglia: le colonne della meraviglia26 Le “Caldaie” di Croveo27 Al cospetto dell’Ortogneiss di Antigorio28 Segni sulla pietra: il Buglio29 La pietra nella cultura materiale: il lavatoio30 La pietra nella cultura materiale: il torchio e la macina31 La pietra nella cultura materiale: la colonna “orfana”32 Pietra e acqua33 La storia nella pietra: la Torre del Passo34 Il gradino glaciale di Goglio: di falda in falda35 I calcescisti della zona del Teggiolo36 La falda Lebendun: chiaro-scuro37 Storie di frane, fratture e carsismo: dal Monte Cazzola a Goglio

38 Quattro passi sul Lebendun39 Gli scisti bruni40 La zona di Faldbach41 Anche a Devero il Monte Leone42 La Conca dell’Alpe Devero: storie di ghiacci e di un antico lago43 Le torbiere ieri e oggi. Habitat in continua evoluzione44 La frana dell’Esmeralda45 Alpe Campello: costruire con la natura46 Le vie dell’acqua e dell’energia47 La piana di Devero48 La Punta della Rossa, un becco d’aquila49 Una celebrità: il Monte Cervandone e i suoi minerali50 La cava d’amianto dell’Alpe della Rossa51 Punto di contatto!52 Il Passo della Rossa: la scaletta53 Il Ghiacciaio della Rossa54 Laghi in alta quota: insostituibili laboratori chimici55 Passeggiando su un lembo di crosta oceanica56 Segni dei Ghiacciai57 il lago di Geisspfad58 Eriofori: tra acqua e terra59 Vista sull’Oberaletschgletscher60 Il Mässersee61 La dolomia di Lengenbach e la miniera estrattiva di minerali (Mineraliengrube)62 La fornace della calce63 Il Sentiero geologico di Lengenbach (Georama della Binntal)64 Rocce verdi e acque cristalline65 Il Museo regionale di Binn e la Valle dei Minerali66 L’antica macina in pietra67 Flora calcarea: specie da cercare68 Ancora crosta oceanica: i metagabbri69 Gli affioramenti carbonatici di Chestafel e Turbechepf70 Le torbiere di Blatt (stop 70a) e Oxefeld (stop 70b)71 Gli affioramenti carbonatici dell’Arbola a Oxefeld72 La Bocchetta dell’Arbola, valico storico73 Antiche presenze: il pugnale di bronzo dell’Arbola74 “Occhio” al lastricato!

117

1112

13131314161820202224

262829303132333435363737383940424344454546474848

49

50505154

55565758596061626466676869707172737475

7677

777879808182838485868888

5

6

10

11

Page 119: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

118

75 Segni dei ghiacciai76 Il riale che scompare e... ricompare: l’inghiottitoio77 La cava di galena78 Punta dell’Arbola e Punta Forno: le intercalazioni anfiboliche79 Segni dei ghiacciai...80 Alpe Forno Inferiore: alpeggio di produzione del Bettelmatt81 La diga “sbrecciata” di Pianboglio82 Alpe Canaleccio: i calcescisti e le terrazze glaciali83 Torbe e meandri84 Il riale... inghiottito!85 Laghi naturalmente protetti dall’acidificazione86 Co’ di Lago, viaggio nel tempo87 Colpo d’occhio: panorama geologico88 Torbiera della Valle89 L’alpe Cobernas: quel che la natura offre90 Alpe Sangiatto. Alpeggio Bettelmatt91 Laghetti del Sangiatto92 Torbiera di Crampiolo93 Colpo d’occhio: panorama geologico94 I calcescisti e la flora calcarea95 Il Lago di Devero: dal lago naturale all’invaso96 Il Lago delle Streghe e le sue torbiere97 Fornace per calce e dolomia98 Torbiera del Vallaro99 Massi erratici 1: il Grande masso solitario del Vallaro100 Massi erratici 2: frammenti di crosta oceanica

898990

9192

93949697989899

100100102102103104105106107108110111112113

114Di falda in falda

Page 120: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

119

BibliografiaAA.VV., Parco Naturale Veglia Devero Sentieri Natura parco Naturale Ve-glia Devero, Varzo 1999AA.VV., I minerali dell’Alpe Devero e del Monte Cervandone, Rivista mi-neralogia Italiana, N.1 - 2009Albertini C., L'Alpe Devero e i suoi minerali, Centro Studi P. Ginocchi,Crodo 1991Antonietti A., Flora del Verbano Cusio Ossola, Quaderni natura e Paesag-gio, vol 4, Provincia VCO, Verbania, 2005Argand E., Les nappes de recouvrement des Alpes Pennines et leur pro-longements structuraux, Carte geol. Suisse, vol.31 (1-26), Berna 1911ARPA Piemonte, Amianto naturale in Piemonte. Cronistoria delle conces-sioni e dei permessi di ricerca mineraria, 2008 Bertamini T, Luci su Croveo, Domodossola 2011Canepa M., Evoluzione stratigrafica, tettonica e metamorfica di un settoredi margine continentale al limite tra "Elvetico" e "Pennidico": il caso delleunità "Pennidiche Inferiori" tra la Val Cairasca e la Val Formazza - Anti-gorio. Cons. Universitario Torino, Genova e Cagliari, Dottorato di Ricercain Sc. della Terra, 1993Casale F., Pirocchi P., La conservazione degli ambienti alpini nel Parco Ve-glia Devero, Ente Parco Alpe Veglia e Alpe Devero, Varzo 2005Castiglioni G.B., Studio geologico e morfologico del territorio di Bacenoe Premia (Val d'Ossola - Alpi Lepontine), Mem. Ist. Geol. Mineral. Univ.Padova, 20, 1-80, 1958Cobianchi G., Don Lorenzo Dresco, Oscellana, 2, 103-111, 1985Crosa Lenz P., Frangioni G., Alpe Devero, Grossi, Domodossola, 2004Crosa Lenz P., Frangioni G., Escursionismo in Valdossola: Veglia-Devero,Grossi, Domodossola, 1987Crosa Lenz P., Rizzi E., Storia di Baceno, Fondazione Monti, Anzola d’Os-sola, 2006De Maurizi G., L’Ossola e le sue Valli, Libreria Grossi ed., Domodossola1977De Maurizi G., Le Valle Antigio e Formazza, Antonioli Ed. Domodossola,1927Ganassini G., Sulle dighe di ritenuta costruite dalla società Conti nellealte valli dell’Ossola, Rivista “L’elettronica”, vol VI, n. 19, 1919Giacomelli L, Morelli M., Paro L., Uno sguardo sul territorio. Appunti sullageologia del Piemonte, ARPA Piemonte, Torino, 2006Giussani G., De Bernardi R., Mosello R., Origgi I., Ruffoni T., Indagine lim-nologica su i laghi alpini d’alta quota, Documenta Dell’Istituto Italiano diIdrobiologia, CNR, Verbania Pallanza, 1986Graglia C, Facheris P., Val d’Ossola, Orso Speleo Biellese n. 12, 1986Imhof Toni, Geopfad Lengenbach, Imhof ed., 2008Landolt E., Aeschimann D., Notre flore alpine, Editions du Club AlpinSuisse, 2005

Lesca C. (a cura di), Geografia Fisica e Dinamica Quaternaria, Settore Pie-montese Aostano, Vol 3 (2), Comitato Glagiologico Italiano Torino, 1980Mattioli V., Minerali Ossolani, Milano 1979Milnes A. G., Structure and history of the Antigorio nappe, Simplon group,North Italy, Ph.D. Tesi, Univ. Basilea, 1964Milnes A.G., Greller M., Mueller R., Sequence and style of major postnappe structures, Simplon Pennine Alps, Journal of Structural Geology.,volume 3 (411-420), Oxford 1981.Milnes A.G., Post nappe folding in the Western Lepontine Alps, EclogaeGeol. Helv., v.67, Basel 1974.Mosello R., Boggero A., Carmine M., Marchetto A., Sassi A., Tartari G., Ri-cerche idrochimiche sui laghi delle valli Ossola e Sesia (Alpi Pennine e Le-pontine), Documenta Dell’Istituto Italiano di Idrobiologia, CNR, VerbaniaPallanza, 1994Pipino G., Oro, Miniere, Storia, Museo storico dell’Oro italiano, Ovada,2003Pirocchi A., Studio geologico e geomorfologico - Piano Paesistico del ParcoNaturale Alpe Devero - Regione Piemonte (inedito), 1992Pirocchi A., Uggeri A., Studio Geomorfologico relativo alle aree di tor-biera- Progetto Life Natura Parco Veglia Devero, non pubblicato, 2003Pirocchi P., Crosa Lenz P., La via dell'Arbola: storia e natura tra Baceno eBinn, Parco Naturale Veglia Devero e Comune di Baceno, 2007Provincia del Verbano Cusio Ossola (a cura di), Censimento Biotopi dellaProvincia del Verbano-Cusio-Ossola, documentazione su cd, 1999Revelli P., "Il Lago di Co' di Lago", Rivista Geografica Italiana - anno XV,Fasc. IV, aprile, 1908Società Geologica Italiana (a cura di), Le Alpi dal Monte Bianco al LagoMaggiore, Guide geologiche regionali 3, voll. I e II, BE-MA Editrice, Milano1992Stella A., Sulla geologia della regione ossolana contigua al Sempione, Bol-lettino della Società Geologica Italiana, Volume 23, Fascicolo 1, 1904, Werner Ph., Connaître la nature en Valais, N. 2 la Flore, Editions Pillet,Martigny 1988www.bacenobinn.it, sito istituzionale del progetto “Storia e natura senzaconfini”, Iniziativa Comunitaria Interreg IIIa Italia Svizzera 2000-2006 www.pietredelvco.it, sito istituzionale progetto “Le Mani e il Sasso” (As-sograniti VCO)

Page 121: Rocce e natura senza frontiere - GeoExplora · Il Monte Cervandone, montagna simbolo dei due parchi, è una delle località mineralogiche più im - portanti del mondo, per la presenza

Finito di stamparesu carta certificataNovembre 2012presso Press GraficaGravellona Toce