RivoLuzioniamo,Dante, lasciate ogni speranza voi che entrate… Un invito alla rassegnazione sempre...

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Benessere, Lifestyle, esperienze e idee condivise da una Community con

un potenziale di espressione straordinario e praticamente

illimitato. Con una voglia di crescere e comunicare sorprendente.

La nostra visione di futuro è ben diversa da quella di una volta,

e la stiamo già costruendo insieme. Se ci credi anche tu, stai con noi.

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E vivERE La vita da SEnioR

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I TEMI PIù CLICCATI E COMMENTATI:

Il sistema assistenziale estero, in particolare Germania, Regno Unito e Canada

L’‘invasione’ dei network stranieri: dalla Francia, il progetto Orpea. Nuovi format assistenziali, all’insegna della trasparenza e della qualità

Il sistema assicurativo mirato all’assistenza per la terza età, di matrice anglosassone. Si chiama “long term care” ed è una realtà consolidata negli USA

Le principali problematiche residenziali e di convivenza degli anziani, sia nelle proprie abitazioni, sia nelle strutture specializzate

Progettare nuove abitazioni: è il cosiddetto “ageing in place” ed è una regola già applicata negli studi di progettazione americani. Per una casa costruita in maniera da adattarsi all’invecchiamento di chi la abita, che non deve diventare invivibile, o addirittura pericolosa

Come scegliere una struttura specializzata. Quando l’autonomia non è più possibile, ecco i consigli utili per la scelta migliore, in un sistema che appare ancora spesso una giungla senza regole

I senior e la tecnologia. In particolare l’uso del computer. Facebook come elisir di memoria quando questa comincia ad abbandonarci

...e molto altro ancora

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una Community in crescita, ora dopo oraIntercettiamo ed uniamo idealmente il target a più alto potenziale di sviluppo

voglia di comunicare, voglia di vivereContro tutti gli stereotipi più comuni, una visione della realtà molto positiva. E propositiva

Esperienze e progetti a confrontoPer un lifestyle straordinariamente attivo. E positivo

areaSenior su Facebook

LE PRIME TESTIMONIANZE:

Sono tanto soddisfatta di far parte di AreaSenior e appagata dalle vostre idee. Su Facebook vi sono più giovani con tanta fantasia fasulla. Il nostro pensare ha più moralità, è profondo e maturato dal tempo. Con voi mi sento più a mio agio.Maria Angela17 Ottobre 2011

Da tempo cercavo amici “coetanei” e finalmente li ho trovati! Sono davvero contenta di appartenere alla fascia dei giovani 71enni! D’ora in poi visiterò la pagina Facebook di AreaSenior: salve a tutti!Francesca16 Ottobre 2011

Per me tutti sono benvenuti. Anche l’esperienza di 80 anni può insegnare qualcosa ancora a ciascuno di noi. Anch’io sono nuova del gruppo; qui mi sento come se fossi in un forum di coetanei...!Erminia 17 Ottobre 2011

Oh, sì, un lifestyle attivo per cercare un po’ di positività!Giacoma15 Ottobre 2011

Se la serietà dei link è altrettanto veritiera, questa è davvero un’ottima idea. Utile e costruttivo partecipare a questo gruppo. Mi piace!Tecla11 Ottobre 2011

Fantastica idea! Facciamo ancora di più!Rita14 Ottobre 2011

Era ora che ci svegliassimo... I giovani sanno tutto, fanno tutto loro, ci trattano con sufficienza, anche se ci vogliono bene; saremo un po’ invadenti, ma abbiamo il dovere di dire, di essere quello che siamo stati e siamo. E poi ammettiamolo: siamo più educati e attaccati alla vita! OK, io ci sto!Franz9 Ottobre 2011

La FoRza dELLa Community PER

RivoLuzionaRE iL modo di vEdERE E vivERE

La tERza Età

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Direzione, Redazione, Pubblicità, Amministrazione:Via Emilia Ponente, 26 - 40133 BolognaTel: 051 385 700 Fax: 051 384 793 [email protected] www.areasenior.it - facebook/areasenior

Direttore ResponsabileGiovanna Glionna

Direttore EditorialeMario Addario

CondirettoreMichele Glionna

CaporedattoreMariaGrazia Palmieri

Segreteria di RedazioneArianna Pelagalli

OpinionistiGiuseppe Caputo, Giorgio Colomba, Milena Passigato, Giovanni Zucchini

Testi e serviziErnestina Alboresi, Piero Aliprandi, Monica D’Alessandro, Marcello Majonchi, Salvatore Ferraiuolo, Giovanni Fini, Nicola Marra, Damiano Montanari, Antonio Padovani, Jeanne Perego, Ezio Petrillo, Luciano Sante, Andrea Sganzerla, Guido Siniscalchi, Anna Verde Progetto graficoSilvia Carbonaro, Linegraph

Promozione e sviluppoAntonio De Luca, Giovanni De Risio, Michele Francescutti

Segreteria commercialeBeatrice Pecchioli

Amministrazione e Ufficio AbbonamentiLuisa Rimondi

Pubblicazione edita dalle Edizioni Miglio srl – Divisione Perio-dici. Spedizione in regime Posta Target Magazine. Registrazio-ne del Tribunale di Bologna n. 8005 del 27/10/2009. Pubblici-tà inferiore al 45%. Proprietà e diritti riservati. Manoscritti, foto e disegni, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Delle opinioni manifestate negli scritti sono responsabili gli autori, dei quali la direzione intende rispettare la piena libertà di giudi-zio. Stampa: Grafiche Garattoni, Viserba di Rimini. Opera de-positata a norma di legge presso l’ufficio proprietà Letteraria Artistica Scientifica Roma. Pubblicazione a carattere culturale ed economico riconosciuta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – ROC 6121.

ABBONAMENTI PER l’ITALIA: La spedizione di AreaSenior in Italia (3 numeri annui) avviene in abbonamento postale gratuito per i soli operatori professionali, subordinatamente all’invio di un fax in cui sia espressa la qualifica di appartenenza al settore. Per richiedere l’invio a pagamento, è necessario sottoscrivere un abbonamento annuale pari a 30,00 Euro. Dopo aver effettuato il versamento su c/c postale n. 22897409 intestato a Edizioni Miglio, occorrerà inviare via fax copia del bollettino comprovante l’avvenuto pagamento L’abbonamento decorre-rà dal primo numero raggiungibile a far data dal ricevimento del fax. ARRETRATI: I numeri arretrati possono essere richiesti direttamente presso gli Uffici delle Edizioni Miglio e vengono inviati in contrassegno (al costo di Euro 12,00 cad.).

D.LGS 196/2003 SULLA PRIVACY. Le Edizioni Miglio garantiscono la riservatezza dei dati. L’invio dei dati alle Edizioni Miglio è indispensabile per quanto riguarda la gestione di abbonamenti gratuiti, la partecipa-zione a manifestazioni fieristiche o informazioni commerciali. Il mancato invio renderà impossibile lo svolgimento dei suddetti servizi. Si potrà in qualsiasi momento esercitare i relativi diritti, tra cui consultare, integra-re, correggere e cancellare i dati personali ed anche opporsi all’utilizzo per finalità di marketing diretto. Basterà scrivere a: Edizioni Miglio srl – Via Emilia Ponente, 26 – 40133 Bologna - [email protected]

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PERIODICO PROFESSIONALE INDIPENDENTE PER LA GESTIONE DELLE RESIDENZE ASSISTENZIALI

“Siate affamati, siate folli”, ammoniva Steve Jobs ai neolaureati dell’Università di Stanford, inconsapevole di scolpire il suo epitaffio con sei anni di anticipo. Scritto qui, potrebbe essere lo “sconsiglio” del secolo, vista la dipartita prematura di questo genio creativoPrecursore – nel bene e nel male – della moderna società globa-le in cui “i mezzi prendono il posto dei fini, gli strumenti contano più degli scopi e protagonisti sono gli oggetti, non i soggetti” (M. Veneziani). Ossia il contrario di quanto sarebbe lecito attendersi da questa tribuna pur se, mutatis mutandis, il principio di rivitalizzare la qualità dell’esistenza cade a piombo su quella che dovrebbe essere la “ragione sociale” di ogni struttura dedicata alla terza età. Dovrebbe essere, appunto. Secondo troppe evidenze e rumors filtranti dal set-tore, invece, quello che ancora si proietta in gran parte della miriade di residenze attive nel Bel Paese, sembra tutto un altro film. A partire dal titolo. Digitando su Google la voce “case di riposo”, infatti, com-paiono 4.250.000 risultati contro i 247.000 di “residenze per anziani”. Dove risieda la speciale attrattiva del termine “riposo”, non è dato sapere. Ma se il distinguo fosse solo nominalistico, sarebbe niente. In realtà, a far sì che il cliente – o, come si usa dire, “l’ospite” – viva il fatidico ingresso nella residenza come un approccio invariabilmente drammatico, concorrono tutti gli attori in gioco. Porgere allo sventura-to il voucher per un viaggio di sola andata, infatti, non può essere che un messaggio profondamente negativo. Per la serie, parafrasando Dante, lasciate ogni speranza voi che entrate… Un invito alla rassegnazione sempre più spesso rispedito al mit-tente. Magari in formato elettronico. Secondo dati dell’Associazione italiana psicogeriatria, infatti, gli over 65 che esibiscono un profilo su Facebook e MySpace rappresentano circa l’8% del totale, con un trend di crescita nell’ultimo triennio maggiore rispetto ad ogni altra fascia d’età. Che dire poi dell’altro milione di internauti dai capelli d’argento che comunica con amici e parenti via Skype? Altro che condanna all’oblio: tra mail, web ed annessi telematici, siamo alla quintessenza della memoria… Virtuale, certo, ma non per questo pri-va di enormi benefici su quella reale, notoriamente cagionevole nella terza età. Un’indagine svolta sul cervello di 125 soggetti dall’Universi-ty College of London, per citare uno studio tra i tanti, ha infatti riscon-trato un nesso tra dimensione della massa grigia – segnatamente l’amigdala, ossia l’area deputata alla memoria ed alle risposte emotive – e numero di “social-amici” su Facebook. Web-therapy come ultima frontiera delle cure dolci per i tempi agri, in-somma. Ma più che l’apologia della Rete ci preme qui rimarcare quanto l’interesse verso il recupero dell’anziano non possa oggi che coin-cidere con quello di chi si candida, almeno sulla carta, a render-sene artefice. Con o senza mouse. Serve però conferire alle strutture un imprinting dove l’approccio “vacanziero” prevalga su quello sanita-rio, attivando una metamorfosi del comparto che coinvolga operatori e “consumatori”. Una visione prospettica, dunque, dove termini come “qualità” e “rapporto qualità/prezzo”, scontati in un’economia matura come quella occidentale, facciano finalmente capolino anche in questo un po’ recalcitrante ambito. Va letto in tale ottica l’ingente sforzo che da tempo stiamo profondendo in Rete attraverso i siti “AreaSenior” de-dicati agli operatori come agli utenti finali e la Community su Facebook (a breve anche nei forum). Assecondare le nuove “senior-generazioni” nel respingere l’equivalenza in rima pensionati = rassegnati è il primo, doveroso passo per tramutare sterili ovvietà (“l’anziano è una risorsa”, ecc.) in concrete – e redditizie – realtà.

START UPdi Giorgio Colomba

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Tecnologia all’avanguardia

La ex Fondazione Casa di ripo-so Santo Spirito è un’azienda

pubblica di servizi alla persona sen-za scopo di lucro, con una gestione fortemente orientata alla qualità ed all’innovazione. A dimostrazione di questo, basta pensare che la società è presieduta da un consiglio di am-ministrazione e vanta una direzione motivata e determinata al consegui-mento degli obiettivi preposti.Si tratta di una realtà molto significa-tiva anche per via della sua comples-sità gestionale. La ex Fondazione, infatti, è costituita da quattro strut-ture: Bürgerheim, Beato Artmanno, Centro Degenza Sanatorio (tutte a Bressanone) e Centro Degenza casa Eiseck a Chiusa, e dispone comples-sivamente di 203 posti letto. Con i suoi 102 posti letto, il Bürgerheim è la struttura più grande. Una storia esemplare che parla di coraggiosa determinazione al cam-biamento. La svolta operativa risa-le all’autunno 2008, quando sono cominciati i lavori di ristrutturazione del piano interrato, attraverso la cre-azione di spogliatoi per il personale, del nuovo archivio ed il rifacimento del magazzino. Tra i settori più inno-vativi, si è distinto da subito il nuovo progetto riguardante il reparto lavan-deria; concepita per essere total-mente asettica, essa presenta infatti soluzioni altamente tecnologiche e d’avanguardia ed è stata realizzata da un’impresa leader in Alto Adige per la fornitura di arredi e attrezzature nel settore, la Niederbacher di Cal-daro (BZ). La lavanderia, situata al piano terra è stata pensata come servizio comu-ne alle quattro strutture e, grazie al sistema a barriera, assicura un cor-

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Con l’impiego di un solo operatore al mangano è possibile svolgere le operazioni di stiro, piegatura ed accatastamento della biancheria piana

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Tecnologia all’avanguardia

Un capo di biancheria ben lavato è la prima barriera contro i rischi della contaminazione batterica nelle strutture socio sanitarie, dove notevoli volumi di biancheria ed effetti personali (indumenti intimi, pigiami, vestaglie) devono essere lavati quotidianamente.Una storia esemplare di innovazione e grande determinazione alla ricerca dell’eccellenza

retto flusso delle operazioni di raccol-ta, lavaggio, asciugatura e stiratura. La capacità di smistare un enorme quantitativo di biancheria, trattata quotidianamente è veramente esem-plare.“L’obbiettivo da cui siamo parti-ti - spiega Helmut Pranter, direttore dell’Istituto - è stato quello di riusci-re a gestire tutta la biancheria degli ospiti, dalle lenzuola agli indumenti personali snellendo l’organizzazione e la gestione delle quattro strutture, creando sinergie e risparmiando i notevoli costi di una gestione sepa-rata”.

Ma veniamo a parlare più in detta-glio della macchine installate. Come già detto, sono in funzione 4 lavatrici asettiche (due con capacità 13 kg e due da 50 kg) installate a cavaliere di parete e dotate di due sportelli con-trapposti, soluzione ideale per sod-disfare i requisiti d’igiene nel settore socio-assistenziale. In questo modo, gli ambienti di carico e scarico sono

fisicamente distinti ed il flusso obbli-gato di marcia in avanti della bian-cheria impone la netta separazione tra la biancheria sporca e quella puli-ta, a garanzia di un processo di igie-nizzazione totale nel pieno rispetto della norma europea UNI EN 14065, che impone di adottare un sistema di analisi del rischio e di controllo della bio contaminazione nel lavaggio dei tessili.Un capo di biancheria ben lavato è infatti la prima barriera contro i rischi della contaminazione batterica nelle strutture socio sanitarie, dove note-voli volumi di biancheria ed effetti personali (indumenti intimi, pigiami, vestaglie) devono essere lavati quoti-dianamente. È necessario porre par-ticolare attenzione all’igiene effettiva, dal momento che ora è possibile mi-surare e controllare la biocontamina-zione e non basarsi più su una “gene-rica “percezione del pulito.“La lavanderia è divisa in due aree - prosegue Helmut Pranter -: dal lato sporco si effettua il carico nelle

macchine, mentre da quello pulito si estrae la biancheria per passare di-rettamente alle funzioni di asciugatu-ra, attraverso l’azione due essiccatoi con capacità 30 kg ciascuno ed una cabina per camici”. Vero protagonista in termini di effi-cienza è il mangano che permette di svolgere le funzioni di stiro, piegatu-ra, accatastamento della biancheria piana con un solo operatore, consen-tendo un notevole risparmio di tempo e risorse ed ottimizzando la capacità produttiva ed organizzativa.Con la creazione di una lavanderia interna, una gran quantità di indu-menti viene gestita quotidianamen-te, mantenendo lo stesso numero di operatori supportati dalla tecnologia all’avanguardia e dalla solida espe-rienza di Electrolux Professional nel settore socio assistenziale.

La capacità delle macchine Electrolux consente al complesso di smistare un enorme quantitativo di biancheria, trattata quotidianamente, in modo esemplare

Il Bürgerheim è una struttura

d’eccellenza che offre un ambiente

di vita protetto e di grande comfort

ai suoi ospiti

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Numero 2/2011

Le Novità Prodotto

Le TestimonianzeGiovanni ZucchiniGiuseppe Caputo

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Mentre stiamo andando in stampa, si sta per svolgere un importante convegno organizzato dall’Anaste a Roma ed avente per titolo “Un grande patto di solidarietà per un nuovo welfare tra tutti gli attori del sistema”.Un resoconto dettagliato dei lavori verrà pubblicato sul prossimo numero di AreaSenior; qui ci preme segnalare l’impegno che l’associazione sta profondendo con indubbi sforzi, finalizzato a coinvolgere con sempre maggiore forza tutte le parti in gioco, in una visione finalmente allargata della questione “terza età assistita”, libera dagli schemi precostituiti del passato.Orientandosi sempre più alla qualità dei servizi e alla professionalità degli operatori, le strutture assistenziali italiane cominciano davvero a comprendere l’esigenza di allargare la visione assistenziale a più soggetti possibili, in un’ottica di condivisione di obiettivi e contemporaneamente di “prevenzione” delle maggiori criticità. Operando con prospettive allargate e di respiro, con una visione non solo legata all’immediato, ma rivolta anche al medio e lungo periodo.Operare sull’emergenza d’altronde è la condizione peggiore per formulare ipotesi strutturali innovative e davvero concretizzabili. Per cambiare una situazione tanto complessa come quella socio assistenziale, bisogna creare i presupposti, soprattutto considerando la necessità di operare in sinergia con molteplici forze sul campo.Una nuova visione del futuro assistenziale passa dalla condivisione di obiettivi, tutti finalizzati al conseguimento di un migliore benessere della nostra società, come si conviene ad una comunità che voglia definirsi civile e moderna.

LE RUBRICHE

CAMBIARE PER CRESCEREQualità a prova di esperto. Un lungo percorso che punta al benessere dell’ospite. Una rivoluzione costruttiva che parte da una profonda autocritica per rilanciare l’immagine e la credibilità. Con entusiasmo ed un sano orgoglio di appartenenza

OBIETTIVO ECCELLENZAUna doppia certificazione per la qualità e per la sicurezza, con l’obiettivo di dare ai pazienti un ambiente i cui servizi siano tutti accurati e dove vivere in modo efficiente e sicuro. L’esempio della residenza Santa Margherita di Fossalta di Portogruaro

INNOVAZIONE PER L’ALZHEIMERTra atmosfere domestiche, tecnologie sofisticate e scelte ad hoc che si sviluppano su ogni versante progettuale, il Santa Margherita mostra la sua eccellenza da manuale (e da cerificazione) anche nel suo Nucleo speciale Alzheimer

CERTIFICAZIONI CHE FANNO LA DIFFERENZABureau Veritas è nata ad Anversa nel 1828 ed è in Italia dal 1839. È una società che opera nell’emissione delle certificazioni che si possono richiedere per la propria residenza per anziani

UNA PROPRIETà CONDIVISAAlcune cooperative emiliane creano una immobiliare per mettere assieme risorse e diventare proprietarie di una nuova struttura. Da questo parte anche una gestione condivisa, con la nascita di una ulteriore realtà e la possibilità di future collaborazioni. L’obiettivo è fornire servizi di qualità e dare lavoro stabile

RESISTERE AL CAMBIAMENTOChi contrasta il progetto Qualità lo fa sempre con gli stessi argomenti. Ecco una carrellata di quali sono e di alcune idee su come possano essere controbattuti

SENIOR IN SICUREZZALa risposta domotica alla società che cambia. Le nuove tecnologie devono mettere al centro la persona e l’anziano nello specifico. Vagliarne le esigenze caso per caso, studiarne i comportamenti per usare la domotica per invecchiare bene

PRIMA DELL’ULTIMO SALUTONon si tratta di una semplice proposta imprenditoriale. Terracielo Funeral Home rappresenta una filosofia di approccio per attraversare la difficile strada del commiato. Nulla è lasciato al caso: soft, elegante e psicologicamente impeccabile

DALLA COPERTINA

LE ESCLUSIVEUNA SOCIETà PER TUTTE LE ETàIl 2012 è dichiarato Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della soliderietà fra le generazioni. I sessantenni di oggi sono una fascia di popolazione attiva, da considerare una risorsa preziosa

SVANIRE LENTAMENTELa memoria che abbandona i malati di Alzheimer come metafora di un’assistenza non sempre adeguata alle situazioni più critiche

IL FASCINO DELLE COSE ANTICHECome trasformare una struttura vetusta in una location attrattiva di grande fascino: la Fondation J.P. Pescatore

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IL TEMA DEL NUMERO

Cambiare per CresCere

Un lungo percorso che punta al

benessere dell’ospite e del lavoratore. Una rivoluzione

costruttiva che parte da una profonda

autocritica per rilanciare l’immagine

e la credibilità stessa del settore.

Con entusiasmo ed un sano orgoglio

di appartenenza

Già da qualche anno il mon-do sta vivendo una rapida evoluzione. L’impressione è che più passa il tempo,

più i mutamenti diventano rapidi e sorprendenti. Dalle nuove tecnologie all’onda green fino ai nuovi concetti di social, un tutt’uno sempre più pervasi-vo e inscindibile dalla vita delle perso-ne. Gli scenari futuri e futuribili sono incredibilmente affascinanti e pieni di nuove opportunità. Impossibile, anzi controproducente, ignorare o sottova-lutare questi fenomeni. Senza tuttavia

nemmeno cadere nell’estremo oppo-sto, ovvero farsi prendere dall’ansia di pensare che tutto quello che fino a ieri ha funzionato oggi non serva più. In un futuro per molti versi incerto, il welfare dedicato ai senior costituirà matematicamente uno dei punti fermi della società, dell’economia e della cultura. Perché saranno sempre di più, e sempre più esigenti. Offrirà di cer-to ottime opportunità di realizzazione e di business. A patto di saper tenere il giusto passo, con professionalità e passione.

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PERCORSI VIRTUOSI

La certificazione di qualità ottenuta dalle case per an-ziani in relazione alle norme ISO 9001, è qualcosa

la cui richiesta muta, per necessità e mission, nelle diverse parti d’Italia. Qualità intesa come assicurazione di un servizio assolutamente af-fidabile e al top, basata su procedure scientifi-camente studiate e quindi perfettamente pia-

nificate in ogni dettaglio, sottoposta a controlli interni ed esterni, votata al continuo miglio-

ramento e dunque non limitata,

dinamica, sem-pre rivolta ad un massi-

mo in crescita e in evo-luzione.In estrema sintsi, quali-tà è uguale ad efficien-za ed efficacia.

I costi per arrivare a tutto questo?

Il problema della gestione della qualità non è tanto ciò

che la gente non sa, quanto ciò che pensa di sapere. Tutti sono a

favore (in certe condizioni), tutti credono di capirla (anche se sarebbero in difficoltà a spiegarla), tutti pensano che il praticarla sia facile perché basta seguire le inclinazioni naturali (dopo tutto, in un modo o nell’altro, ce la caviamo sempre). È difficile intavolare una discussione si-gnificativa, reale e concreta sulla Qualità o su altri argomenti complessi, se non si esaminano e modificano alcuni presupposti di base errati. Gli unici, però, che general-mente sono disposti a fare questo passo sono coloro che ammettono senza riserve di essere in difficoltà o che hanno un interesse

specifico nel cambiamento.Fatta questa premessa, è abbastanza scontato incontrare tanti ‘ISO-scettici’ che, pur non sapendo nulla di questo ar-gomento, si divertono a sparare a zero sui suoi principi e sulla filosofia che sta alla loro base. Questi pregiudizi, accompagnati da atteggiamenti scettici e disfattisti, na-scono, il più delle volte, da una sostanziale disinformazione di fondo e si rafforzano grazie ai racconti sconfortanti di chi ha già intrapreso il percorso verso la Qualità facendo l’errore di vivere le norme come la panacea di tutti i mali, ed il Responsabile della Gestione della Qualità come un mago capace di far scomparire i problemi sem-plicemente strofinando la magica lampada della norma.

Esiste un’intera letteratura che raccoglie i dubbi, le perplessità e i timori che le per-sone hanno di fronte a questo strumento che è di fatto una raccolta di regole che ci insegnano a lavorare in modo corretto.La Qualità è uno strumento di organizzazio-ne e, come tale, ci può offrire ‘solo’ le linee guida da seguire per rivedere il nostro modo di lavorare e gli strumenti per affrontare i problemi quotidiani, non certo le risposte personalizzate che certe organizzazioni pre-tenderebbero.Se proveremo, però, ad analizzare nel pro-fondo i suggerimenti che ci derivano dalla conoscenza di questa metodologia, ci ac-corgeremo che possono aiutarci a trovare le soluzioni che cerchiamo affrontando ogni giorno i nostri problemi lavorativi.

Troppo facileTroppa dietrologia, molti luoghi comuni. Sulla qualità tutti parlano, ritenendo di conoscere l’argomento. Non sempre a ragione

Certamente ci sono e sono legati alla realizzazione di quello che conduce all’ottenimento della certificazione della qualità, avvalen-dosi di esperti e realtà ad hoc, ed al mantenimento della certifi-cazione con i controlli di prassi. Ma ne vale la pena, poiché oltre a poter offrire un servizio efficien-te e perfettamente strutturato, tenendo conto della soddisfazione dell’anziano ospite e della sua famiglia, un lavoro ben fatto e ben programmato delimita e limita i costi dovuti all’errore, e di con-seguenza diventa una sorta di investimento. Basti pensare che il costo di un errore rilevato dal paziente o da un suo familiare è 5 volte maggiore dello stesso, cosa che non accade se per contro viene identificato direttamente dalla struttura durante la proget-tazione o la realizzazione. La prevenzione, come dire, è sempre più economica della corre-zione degli errori. A supporto e a conferma di queste considera-zioni, esistono ricerche ad hoc, realizzate in USA. Ma cosa accade in Italia? Come si svolge il lavoro di una struttu-ra certificata? Quali sono gli organi che provvedono a rilasciare la certificazione? E come? Per rispondere a queste domande, abbiamo cercato di costruire un percorso completo attraverso il contributo delle parti coinvolte direttamente nel rilascio della certificazione di qualità, dalla struttura sino ai professionisti del settore.

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SI FA PRESTO A DIRE QUALITà

Doppio saltoobiettivo eCCellenza

Il parco ben tenuto che la avvolge, interni piacevoli studiati per ‘acco-gliere’ – nel vero senso della pa-

rola – gli ospiti. Una sorta di ventre materno rassicurante e sereno, che amplifica la sua funzione grazie al per-sonale, tutto estremamente efficiente e capace a livello pratico e speciali-stico, e altrettanto attento a cogliere le sfumature emozionali dell’anziano e le necessità dell’anima (e non solo quelle del corpo). La residenza Santa Margherita è in estrema sintesi tutto questo ed è il prodotto di un lavoro lungo e scrupoloso che non prende sosta e procede nel tempo.“La nostra è una struttura residenzia-le-alberghiera, dotata di medici, per-sonale infermieristico, psicologi, ope-ratori, logopedisti, educatori”, dice il direttore Bertrand Barut. “Abbiamo ottenuto la certificazione di quali-tà nel 2002. Ma già in precedenza avevamo partecipato al programma di auto-certificazione e di accredita-mento volontario all’eccellenza, che era stato promosso dal Ministero della Salute nel 1998. Non conten-ti siamo andati avanti ed abbiamo deciso di ottenere la certificazione ISO9001 perché eravamo decisi a

dare all’ospite lo stesso eccellente servizio, ovunque si trovasse all’inter-no della residenza.” Bertrand Barut ha seguito anche una precisa linea ge-stionale, secondo la quale ha deciso di organizzare ogni servizio all’interno della struttura. “Siamo una delle rare o pochissime strutture che sviluppa autonomamente tutti i propri servizi senza il supporto di aziende esterne, anche se la tendenza sarebbe quel-la di appaltarne alcuni, come quello della cucina. Noi abbiamo scelto un percorso a rovescio, rispetto a quello preferito da altre strutture. Così al-cuni servizi che venivano svolti fuori

Una doppia certificazione per la qualità e per la sicurezza, con l’obiettivo di dare ai pazienti un ambiente i cui servizi siano tutti qualitativamente super accurati e dove operare e vivere in modo efficiente e sicuro: arrivare a questi risultati non è cosa da tutti i giorni, sia per l’impegno decisionale ed organizzativo che sta a monte della preparazione dei parametri necessari, sia per quello quotidiano per mantenerli. Eppure la residenza per anziani Santa Margherita di Fossalta di Portogruaro c’è riuscita, con un lavoro costante ed una grande chiarezza di obiettivi. Non ci sono motivazioni commerciali, a fronte della decisione di ottenere la prima e poi la seconda certificazione, ma la volontà di offrire il meglio, raggiungendo due importanti traguardi nel settore dell’accoglienza e dell’assistenza agli anziani, con l’importante integrazione della sicurezza.

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Nella foto: a destra Bertrand Barut e Silvia Battiston, responsabili della gestione qualità e sicurezza.

dal Santa Margherita, come la lavan-deria, ce li siamo ripresi in carico un po’ alla volta, assumendo i dipenden-ti necessari per fare tutto al nostro interno. Aggiungo anche che tutti i nostri servizi sono certificati, anche se, volendo, si potrebbe farlo solo per alcuni.” Una volta ottenuta la certificazione per la qualità, la Residenza Santa Margherita è andata oltre, puntan-do alla pianificazione di un servizio ad hoc sul singolo, progettando un intervento mirato sulla condizione di bisogno e risorse dell’anziano, me-diante un lavoro di gruppo. Questo passaggio prevede la discussione di ciascun caso, con l’obiettivo di formulare una decisione unica e condivisa, che permette una sintesi del programma di lavoro delle varie figure professionali che dovranno in-tervenire. “Ci stiamo dotando di stru-menti e competenze tecniche che porteranno all’informatizzazione del-la cartella dell’ospite – spiega Barut – tali da rendere le informazioni di facile reperibilità e gestione, così da garantire prestazioni efficienti anche attraverso attività di formazione con-tinua del personale, con particolare attenzione agli operatori assisten-ziali che possono mettersi continua-mente in discussione sentendosi

Il BOCCOlO: SPazIO allE InfORmazIOnI

Come diventare redattori anche dopo le 80 primavere

La foto del salone dedicato ai malati di Alzheimer, è un esempio pratico ed efficace di come il Santa Margherita esprima la sua mission anche attraverso architettura ed arredi. Colori, luminosità, linee, tutto concorre a creare uno spazio fruibile, facile da gestire a livello di sorveglianza, perfetto da vivere per gli anziani. Con la stessa filosofia sono stati realizzati tutti gli interni della residenza, anche quelli utilizzati dai senior che vi-vono fuori dal nucleo Alzheimer, ponen-do sempre grande attenzione al com-fort degli utilizzatori, e avendo sempre un occhio di riguardo per la praticità di lavoro degli operatori.

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Un modo per coinvolgere gli ospiti e per tenere informati tutti, dal personale, ai familiari, ai volontari, su quanto accade nella struttura.Così il Boccolo è il trimestrale edito da Santa Margherita, in cui si trovano articoli fatti di cronaca e politica, in cui gli anziani sono sti-molati ad esprimersi in modo critico e propositivo durante gli incontri della redazione.Oppure si discutono avvenimenti accaduti in struttura come gite, incontri con l’autore, mostre che periodicamente vengono allestite grazie alla collaborazione di pittori e fotografi locali. Le rubriche presentate nel giornale sono personalizzate in base anche agli interessi degli anziani, che collaborano alla stesura degli articoli nelle rubriche “Letto per voi”, per l’ospite che vuole consigliare un libro da leggere, o “L’angolo poetico” e le “Nostre ricette”. L’obiettivo è valorizzare le esperienze personali degli anziani, resi protagonisti dei racconti presenti nella rubrica “Storie di vita”.Il magazine di Santa Margherita piace ai suoi lettori e lo conferma il

fatto che sia edito da quindici anni. È un mondo vibrante e pieno di vita, offre infatti la possibilità di conoscere i progetti realizzati in struttura, come l’andamento dell’adozione a distanza di Izabelly, una bambina di Pernambuco che gli ospiti mensilmente aiutano assieme agli operatori. Oppure le attività di scambio inter-generazionale tra gli anziani e i bambini della vicina scuola elementare, o la realizzazione di un percorso ad immagini costruito nel parco con i disegni della classe V sulla storia verosimile di Ilio, proposta dai nonni.Non mancano gli appuntamenti in struttura con i tanti volontari che animano le giornate degli ospiti con intrattenimenti musicali, ma an-che con presentazione di viaggi o esperienze di vita. Tutto puntual-mente discusso durante l’appuntamento del martedì mattina, quando gli anziani si riuniscono nella redazione del Boccolo, sotto la guida dell’educatrice professionale.

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SI FA PRESTO A DIRE QUALITà

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eccellenza per l’alzheimer

Accogliente, ma grazie a studi ponderati, luminoso, ma entro determinati parametri, super

sicuro, ma senza renderlo evidente. Così la residenza Santa Margherita, pluri-certificata per qualità e sicurezza, si fregia di un nucleo dedicato ai ma-lati di Alzheimer dalle connotazioni in-novative, frutto di un lavoro capillare e attento alle peculiarità della malattia. “Spazio e ambiente hanno una gran-de potenzialità terapeutica attraverso la scelta consapevole delle forme, dei colori, dei materiali, delle finiture, dell’illuminazione, degli arredi, degli ausili tecnologici”, dice l’architetto Pa-trizia Valla che ha curato il progetto e la realizzazione del reparto al Santa Margherita. “Non è sufficiente pensa-re che basti evitare le barriere architet-toniche e rispettare gli standard per ottenere ambienti terapeutici.” Il con-cetto di fondo, aggiunge l’architetto, è che più l’ambiente fisico è protesico – cioè in grado di compensare defi-cit funzionali e cognitivi, stimolando le abilità residue – minore è il ricorso alla contenzione e quindi alle soluzioni coercitive, espresse sotto vari profili. A garanzia della dignità e del benessere psicofisico del paziente. Con i suoi 14 posti letto (10 camere singole e 2 doppie), un soggiorno/activity centre con spazio per la de-ambulazione, il bagno assistito per la cura della persona, i servizi igienici per la zona giorno, la cucina terapeutica, il giardino d’inverno, il nucleo Alzhei-mer del Santa Margherita, adempie perfettamente al concetto, passando attraverso la scelta opportuna dell’illu-

minazione, degli arredi, dei colori, delle rifiniture, della sicurezza e non solo.Il colore, per esempio è stato utilizzato per creare una segnaletica passiva: per distinguere le porte delle camere da quelle del bagno, le prime sono in color sanguigno, mentre le altre han-no una finitura in legno chiaro. L’illu-minazione è diffusa o indiretta ad alta resa cromatica con effetto naturale, e le finiture di pavimenti ed arredi sono opache o semi-opache, per non avere riflessi o abbagliamenti, che creereb-bero problemi comportamentali al ma-lato di Alzheimer.“Per stimolare e facilitare l’utilizzo del bagno da parte del malato per il qua-le l’incontinenza è un altro problema, abbiamo eliminato l’antibagno nelle camere – osserva Patrizia Valle – re-cuperando alcuni utili metri quadri. Abbiamo anche lavorato per coniu-gare le esigenze di spazio con quelle terapeutiche e gli standard strutturali minimi.” La soluzione? Un bagno inno-vativo al servizio di due camere, ma ad uso esclusivo sempre di una sola di esse, grazie ad una soluzione tecno-logica integrata. “In sostanza, quando un paziente entra in bagno dalla porta della propria stanza, automaticamente l’altro ingresso verrà bloccato elettro-nicamente ed una spia rossa su di esso segnalerà che il bagno è occu-pato. Se il paziente rimane troppo a lungo nel bagno o non si muove per un certo periodo di tempo, scatta un allarme di segnalazione.”Per quanto riguarda la zona pranzo ed il soggiorno, sono stati creati due am-bienti separati con caratteristiche mol-

Tra atmosfere domestiche, tecnologie sofisticate, e scelte ad hoc che si sviluppano su ogni versante progettuale, il Santa Margherita mostra la sua eccellenza da manuale (e da certificazione) anche nel suo Nucleo speciale Alzheimer, inaugurato 10 anni fa, il 15 settembre 2011, ed ancora all’avanguardia

InnOVazIOneparte attiva e coinvolta del processo aziendale.”A proposito di sicurezza. Il Santa Margherita ha deciso di intraprende-re la strada della certificazione per dare uniformità ai sistemi, pertanto ha operato a livello organizzativo e documentale, integrando i protocol-li, valutando tutti i rischi specifici, intervenendo ove necessario con opportuni piani di miglioramento, fornendo i dispositivi di protezione individuale, pianificando la formazio-ne adeguata. La medesima attenzione è stata riser-vata ad ambiente ed etica, ed anche se questi non sono certificati, il San-ta Margherita sta lavorando molto su questi due ambiti, che secondo Ba-rut e il suo team, sono fondamentali. “Per quanto riguarda l’Ambiente stia-mo indirizzandoci al risparmio ener-getico e quindi monteremo i pannelli solari”, prosegue Barut. “Stiamo an-che andando avanti con un progetto di teleriscaldamento, grazie ad una azienda che con una centrale a bio-massa produce corrente elettrica per il suo fabbisogno, e utilizza l’acqua per raffreddare le turbine. Questa non andrà perduta ma, calda, verrà distribuita nella frazione di Villanova e quindi anche alla nostra struttura, permettendoci di concretizzare un ri-sparmio di energia.”

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InnOVazIOneto diverse, che comunque compongo-no un unico spazio fruibile in grado di consentire un controllo visivo diretto. “Con questa soluzione, si fornisce al paziente anche un aiuto all’orienta-mento – aggiunge l’architetto – re-galandogli al contempo un senso di maggior libertà grazie ad un effetto di acquisizione immediata di entrambi gli ambienti.”In particolare la zona pranzo è molto luminosa e piacevole. Sembra la cuci-na della casa di una moderna famiglia, che nell’ambito di questo concetto è stata ribattezzata “cucina terapeutica”, perché consente al malato di parteci-pare alla preparazione di alcuni cibi, senza correre il pericolo di bruciarsi, perché il piano di cottura è ad induzio-ne elettromagnetica.Dagli arredi innovativi di camere e cu-cina, si è volutamente cambiato pagi-na in un angolo del salone, nel quale è stato creato uno spazio denominato “dei mobili vecchi”, con arredi in stile domestico dove potersi intrattenere, oltre alla possibilità di farlo anche nel salottino a due poltrone, e nel piace-vole e luminoso giardino d’inverno. “Quanto alla tecnologia”, spiega Pa-trizia Valla “è stata ideata per avere il ruolo di ‘assistente invisibile’ e non coercitivo per il paziente, ma attivo 24 ore su 24 grazie alle telecamere presenti in tutti gli ambienti esclusi i bagni. In questo modo è fattibile un monitoraggio continuo, che a livello terapeutico consente l’interpretazione delle reazioni comportamentali, degli aspetti clinici e l’efficacia delle terapie farmacologiche.” Per concludere chie-diamo all’architetto Valla cosa pensa oggi di questo progetto: “Rifarei tutto nello stesso modo, anche perché le linee guida di progettazione che creai allora, si confermano valide tutt’oggi applicate in altre strutture e validate da test clinici. Lo stato dell’arte è che in attesa di una cura farmacologica, l’ambiente terapeutico insieme all’as-sistenza qualificata, rappresentano le risorse principali e imprescindibili per affrontare la malattia di Alzheimer: l’ar-chitettura è a tutti gli effetti uno stru-mento terapeutico.”

Nella foto a fianco: un momento di attività.Sotto: la cucina del nucleo Alzheimer.

Criteri di progettazione adottati PER nUClEO alzHEImER:

nuclei abitativi di piccole dimensioniorganizzazione spaziale semplice facilitazione del controllo visivo diretto da parte degli operatori assistenzialiaccesso diretto delle camere alle aree di soggiornofacilitazione dell’orientamento e individuazione locali tramite colori, materiali, illuminazione, oggetti personali, segnaletica passivadotazione di aree o di percorsi per la deambulazioneambienti collettivi con funzioni diverse e ben identificabili. No a sale multifunzionaliilluminazione diurna e notturna adeguata sulle 24 ore, per sicurezza ospiti durante vagabondaggio spazi verdi protetti sul piano delle aree abitative, con libero accesso diurno e notturno colori appropriati e contrastatiarredi funzionali. No ad immagine ospedalieraadozione di sistemi tecnologici per controllo e garanzia di sicurezzaconsentire attività terapeutiche e riabilitative (es. musicoterapia, ortoterapia)

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SI FA PRESTO A DIRE QUALITà

qualItà & sICurezzacertificazioni che fanno la DIfferenza Bureau Veritas è nata ad Anversa nel 1828, ed è in Italia dal 1839. È una società che opera nell’emissione delle certificazioni che si possono richiedere per la propria residenza per anziani

Con 20.000 clienti nazionali e internazionali, Bureau Veritas Italia, si è occupata anche

del rilascio dei certificati di qualità e di sicurezza del Santa Margherita di Fossalta di Portogruaro. “Il lavoro che abbiamo svolto per questa struttura – dice Massimo Dutto, Health and Social Work Ma-nager di Bureau Veritas Italia – ha seguito due percorsi diversi per ot-tenere altrettante certificazioni in am-biti differenti, che insieme diventano uno strumento efficace per la gestio-ne del rischio all’interno struttura.” La prima certificazione è stata rila-sciata secondo la norma ISO 9001, che riguarda la qualità e coinvolge

il processo di erogazione del servi-zio all’interno del Santa Margherita, ove sono prevalentemente accolti ospiti non autosufficienti. Con que-sto sistema la struttura si assicura che tutti gli operatori siano qualifica-ti e competenti, si sincera che tutto venga svolto perseguendo obietti-vi definiti e vengano registrati i dati dell’ospite. “La fotografia che viene fatta dell’ospite al suo ingresso, deve es-sere molto puntuale. Il primo compito che si deve svolgere è capire il suo grado di autosufficienza – spiega Dutto – perché è su questa base che si dovrà agire, fissando gli obiet-tivi da raggiungere per consentirgli il

massimo del recupero e una vita il più possibile dignitosa.” È il caso dell’an-ziano che entra in casa di riposo con una continenza non sempre control-lata. Una struttura attenta alla digni-tà della persona non parcheggerà il nuovo arrivato con un pannolone, ma eviterà che diventi incontinente accompagnandolo in bagno secon-do le sue necessità, per mantenerne l’autonomia. Dopo aver ottenuto la certificazione di qualità, la Residenza Santa Mar-gherita di Fossalta di Portogruaro ha pensato anche al rischio cui sono sot-toposti gli operatori, i familiari e tutti coloro che si trovano all’interno della struttura. Ed ha sviluppato un sistema poi certificato secondo un’altra norma internazionale, la Ohsas 18001, che si riferisce alla certificazione di sicu-rezza. “Si tratta di una norma specifica – prosegue Dutto – Riguarda la salute e l’igiene sui luoghi di lavoro, foca-lizzandosi sugli operatori oltre che sulle altre persone presenti in strut-tura.” In base ad essa si presidiano

Bureau Veritas realizza una valutazione globale

sulla gestione, che garantisce tutte

le parti coinvolte

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Le certificazioni possiedono anche il merito di evitare l’autoreferenzialità

della struttura, avvalendosi di verifiche compiute da

esperti esterni, che garantiscono

trasparenza e centralità del paziente

tutti i possibili rischi, cercando di eliminare le cause di potenziali in-cidenti sul lavoro, come il problema alla schiena che potrebbe colpire l’operatore nel momento in cui solle-va un ospite, o ne aiuta un altro con problemi di deambulazione. In rela-zione alla certificazione ottenuta, la residenza per anziani crea un appo-sito percorso virtuoso, che Bureau Veritas monitora una volta all’anno. “Nel caso della certificazione di qua-lità, mandiamo medici ed infermieri che conoscono approfonditamente il processo e possono controllarlo al meglio. Per quanto riguarda la certi-ficazione di sicurezza, il lavoro viene svolto da nostri ispettori competenti sui sistemi di gestione in ambito sa-nitario.” Se i risultati delle ispezioni effettuate nelle strutture certificate – che prevedono anche interviste incrociate al direttore, agli operato-ri, ad ospiti e parenti – evidenziano delle lacune, è necessario che ven-gano risolte a breve, pena il ritiro della certificazione.

l’ITERAll’interno del Dipartimento Sanità, Bureau Veritas sviluppa metodologie innovative nel settore specifico, con il supporto costante di una Direzione Medico-Scientifica presie-duta da un clinico di grande esperienza sia ospedaliera che universitaria, garantendo efficacia nella definizione di servizi di certificazione appropriati e volti all’eccellenza clinica.La Struttura Ricerca e Sviluppo, in collaborazione con i 700 uffici di Bureau Veritas nel mondo, la direzione Medico-Scientifica e le Società Scientifiche nazionali ed internazio-nali, sviluppa e progetta nuovi standard di certificazione con la finalità di accrescere il livello di sicurezza e performance dei percorsi diagnostico-terapeutici.Con i servizi Bureau Veritas Sanità, la Direzione Strategica acquista maggiore confi-denza con l’intera struttura, è sicura che gli obiettivi in termini di efficacia, efficienza e appropriatezza vengano perseguiti in modo eccellente a tutti i livelli ed in tutte le aree; può individuare e tenere costantemente sotto controllo i rischi, la diminuzione degli incidenti, l’attuazione della conformità legislativa e del miglioramento delle per-formance aziendali.

Per ottenere le certificazioni di qualità e

sicurezza, la residenza per anziani crea un percorso

virtuoso, che Bureau Veritas controlla una volta

all’anno con ispettori competenti in materia

Essere o non essere? Certificarsi oppure no? Al di là di tutti gli aspetti positivi che fanno ed hanno fatto scegliere il percorso della certificazione di qualità a tante aziende di settore, non mancano i bastian contrari. Questi interpretano volentieri questo ruolo, perché non ne condividono uno o più aspetti, o sem-plicemente perché hanno paura di affrontarne il percorso, oppure perché sono pervicacemente attaccati alla loro tipologia di organizzazione ed amministrazione e sono convinti che siano perfetti. Le considerazioni dei titolari che fanno parte dell’universo degli scettici, negano l’importanza della certificazione di qualità, tendono a super valutare il proprio lavoro, a denigrare il cambiamento tacciando-lo di essere complesso, costoso, schematico, ed osteggiano un nuovo processo di lavoro che modificherebbe uno status quo sicuro, a favore di qualcosa di sconosciuto e quindi considerato, a priori, pericoloso.In realtà sono affermazioni superficiali, che non trovano fondamento se non nei timori personali del titolare. La qualità paga in tutti i sensi, sia nell’efficienza che nei costi, le sue procedure danno soddisfazione anche ai dipendenti che le applicano e i clienti, pur non richiedendola, verificheranno l’ottimizzazione dei servizi quando la struttura diventerà certificata.

Troppi “SE”, troppi “ma”

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SI FA PRESTO A DIRE QUALITà

una proprietà COnDIVIsa

Se immaginiamo di sorvolare il Paese e di dividere in diversi colori i tetti delle residenze per

anziani, a seconda della loro situazio-ne a livello di proprietà e gestione, ne individueremmo cinque. Perché così pochi? L’obiezione sarebbe giusta, se si partisse dal presupposto generico che in Italia ci sono migliaia di residen-ze per anziani e quindi, di conseguen-za, altrettante colorazioni e tonalità. In realtà la ripartizione segue un altro cri-terio, che diventa molto interessante se lo si considera un chiaro segnale dell’assetto che il settore sta pren-dendo. In pratica un colore raggruppa le grosse realtà italiane e straniere (di cui abbiamo parlato nel precedente numero della rivista), quelle che pos-siedono un numero molto cospicuo di residenze sparse in alcune regio-ni e puntano ad aumentarle. Un altro colore identifica le residenze gestite da enti ed istituzioni ecclesiastiche. Un terzo raggruppa gli imprenditori che possiedono più di una struttura; un quarto identifica la larga macchia diffusa su tutto il territorio e numeri-camente molto cospicua, che com-prende le residenze unica esperienza in corso dell’imprenditore privato. La quinta tipologia è quella che ci inte-ressa in questo caso, perché è a sé stante e disegna un nuovo percorso, che potrebbe aprire le porte a forme di proprietà ulteriormente diverse.

Nata in punta di piedi e con un obiet-tivo preciso, in effetti l’esperienza in corso nel territorio bolognese, potrebbe diventare un format in-teressante. Per adesso ha condotto alla nascita della Immobiliare Navile, costituita, ed è qui la novità, da due cooperative ed un consorzio, per diventare proprietaria di una nuova struttura. Che cosa ha promosso questo nuovo meccanismo? “Il Comune di Bologna aveva destinato ad uso socio-sanita-rio gli edifici e l’area che ora, dopo la ristrutturazione da poco ultimata, costituiscono la residenza per anziani ‘Parco del Navile’ a Bologna”, spiega Franca Guglielmetti, presidente di Cadiai, una della cooperative coin-volte. “Dato che occorreva una realtà che gestisse la struttura, siamo stati contattati a questo riguardo da una impresa di costruzioni con la quale esistevano già dei rapporti, la B&B, che poi si sarebbe occupata del re-cupero dei fabbricati. L’obiettivo di Cadiai, in quel periodo, era proprio quello di aprire una RSA a Bologna, per cui quella proposta arrivava al momento opportuno. La prima con-seguenza è stata quella di creare un rapporto inconsueto, che ha uni-to soggetti diversi come un’azienda privata ed una cooperativa, la secon-da, quella di condurre alla nascita dell’Immobiliare Navile, costituita da

Alcune cooperative emiliane creano una immobiliare per mettere assieme risorse e diventare proprietarie di una nuova struttura. Da questo parte anche una gestione condivisa, con la nascita di una ulteriore realtà, e la possibilità di future collaborazioni. L’obiettivo? Fornire servizi di qualità ai cittadini e dare lavoro stabile

fOrMule In PrOGress

Cadiai, Consorzio Inrete, cooperativa Gulliver, che a breve diventerà pro-prietaria della struttura.”Questo, osserva la presidente, è l’inizio di un processo che muove le cooperative in area socio-sanitaria, la Legacoop e le Cooperative sociali, ad aggregare risorse in questo am-bito. L’obiettivo è quello di costituire un soggetto cooperativo che si po-sizioni in ambito socio-sanitario con proprietà, o con Financial project, che prevede la costruzione di struttu-re su richiesta di Enti pubblici, i qua-li a fronte di questo, forniscono un contratto ultra ventennale di servizi. Il risultato dell’impegno di privati per mettere assieme la base economica utile a realizzare una struttura con questa natura, è quello di dare subito dei servizi al cittadino. Garantendo al contempo lavoro ai dipendenti con contratti a lungo termine (ultraventen-nale) e assolvendo così anche al suo scopo sociale.Cosa pensa Cadiai riguardo alla pos-sibilità di ricevere investimenti esterni per costruire in futu-ro altre residenze? “Penso a un finan-ziamento diffuso di

Nella foto a fianco: Franca Guglielmetti, presidente Cadiai.Sotto: Parco del Navile,esterno e interni.

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fOrMule In PrOGress

la CUlTURa DI Un’ORGanIzzazIOnE

Per implementare all’interno di un’organizzazione un cambiamento così forte come l’introduzione di un Sistema di Gestione della Qualità, occor-re conoscere profondamente la cultura di base dell’azienda, cioè i suoi elementi caratterizzanti. Cultura deriva dal latino “colere”, coltivare. La cultura, dunque, altro non è se non la coltivazione dell’uomo. La cultura di un’organizzazione si compone di:

regole non scritteatteggiamenti, abitudiniconoscenzeresponsabilitàmodo di guidare le personesenso di appartenenzamodi formali e informali di fare le cosevaloricentri ufficiali e ufficiosi di poterecredenze e tabùstoria dei successi e degli insuccessi

Dopo l’abbandono del concetto di produttività associata all’uomo-mac-china, c’è un interesse sempre più crescente nei confronti della cultura aziendale come mezzo per rendere le realtà delle organizzazioni più com-petitive e più vivibili per chi vi lavora.L’approccio culturale, poi, è fondamentale per il successo dell’azienda dato che influisce anche sul clima interno. È fondamentale, dunque, monitora-re di continuo quanto la cultura aziendale della nostra organizzazione sia coerente con le strategie di business, compresa quella di implementare un Sistema di gestione.

Per poter fare Qualità in un’organizzazione occorre che ci sia un certo tipo di ‘cultura’

privati – dice la presidente – per poi diventare soci consumatori di doma-ni, più che ad un investimento fine a se stesso, per il quale occorrono de-gli investitori affini al nostro obiettivo, che è quello di mantenere entro certi limiti le tariffe, assicurando un tratta-mento adeguato.”L’altro aspetto interessante che ri-guarda la struttura Parco del Navile ed anche una neo inaugurata in area modenese, è la tipologia di gestione, nella quale, ancora una volta, vince l’unione tra più realtà, con il fine di ag-gregare risorse per disporre di mezzi con cui ampliare l’ambito di attività, offrendo servizi qualitativamente ele-vati e nuovi posti stabili di lavoro.“Cadiai, insieme a Gulliver di Modena e Agriverde di Bologna – spiega Gu-glielmetti – hanno costituito Kedos, un consorzio cooperativo nato nel giugno 2011, che si occuperà del-la gestione delle due residenze per anziani ‘Parco della Graziosa’ a Man-zolino in provincia di Modena, con 40 posti, realizzata dalla Fondazione Casarini-Camaggi con il contributo della Fondazione Cassa di Rispar-mio di Modena e ‘Parco del Navile’ con 108 posti. Gulliver si occuperà in modo preponderante di ‘Parco della Graziosa’, Cadiai si occuperà in modo prevalente della gestione della struttura di Bologna ‘Parco del Navile’; mentre Agriverde curerà i giardini di entrambe le strutture, con l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Ci sarà comunque una gestione condivisa, che parte da mo-delli gestionali affini, risultato di un lavoro comune tra Cadiai e Gulliver, dal quale potranno partire altre future collaborazioni.”

La normativa in vigore è molto più esigente del passato ma questa rigorosità fa si che le aziende certificate abbiano una valenza maggiore che nel passato

Nella foto in alto: Parco della Graziosa.A fianco: la sala da pranzo della residenza Il Corniolo.In fondo, a destra: interni Parco del Navile.

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SI FA PRESTO A DIRE QUALITà

resistere al cambiamento

lEGGEnDa n.1 “La nostra organizzazione è diversa dalle altre, la qualità non va bene nella nostra realtà”È un classico. Il disfattista che lavora in un’industria di pro-cesso sosterrà che la qualità va bene solo per chi lavora su commessa; chi lavora su commessa sosterrà che un sistema di gestione della qualità funzioni solo per quelle organizzazio-ni che effettuano lavorazioni in serie e così via.La norma UNI EN ISO 9001:2008, che sta alla base dell’ap-plicazione della qualità, è stata invece pensata apposta per adattarsi a tutte le realtà organizzative, qualunque sia il set-tore di appartenenza (aziende, scuole, studi professionali, ospedali, strutture pubbliche, organizzazioni no-profit, persi-no squadre di calcio, come dimostra l’esperienza del Monar-cas Morella, squadra messicana certificatasi per prima nel 2003) e qualunque sia la loro grandezza e complessità.Questo principio è uno dei primi che ci vengono presenta-ti nel testo della norma (UNI EN ISO 9001:2008 – punto 1.2), non possono esistere, dunque, realtà presso le quali, per partito preso, non sia possibile applicare la qualità.

lEGGEnDa n.2 “È un discorso troppo difficile da far recepire ai nostri collaboratori”Questo è un dubbio che, solitamente, serpeggia tra i livel-li medi dell’organizzazione. Chi pensa che un collaboratore possa essere spaventato dall’applicazione della qualità, con molta probabilità è il primo ad esserne terrorizzato.Le persone dei livelli più bassi che lavorano bene non hanno nulla da perdere nel dimostrarlo in maniera oggettiva e misu-rabile e, spesso, hanno una gran voglia di farlo.Chi può davvero sentirsi franare il terreno sotto ai piedi è il li-vello medio dei responsabili che avrà paura di perdere il con-trollo sulla propria area e di rendere evidenti eventuali lacune o una cattiva gestione del proprio settore organizzativo.Fate molta attenzione perché queste persone, non solo non vi daranno una mano nell’introduzione di questa metodolo-gia, ma vi metteranno i bastoni tra le ruote in tutti i modi.

lEGGEnDa n.3 “Una volta introdotta la qualità all’interno della nostra or-ganizzazione, non saremo più liberi, la nostra creatività sarà imbrigliata, rimarremo impigliati nelle maglie della burocrazia”Nessun Sistema di Gestione della Qualità ingabbia la libera iniziativa se questa può portare vantaggi concreti ai clienti e all’organizzazione, anzi, è proprio vero il contrario. In tutte le organizzazioni più importanti, in cui la qualità è stata applica-

ta ai massimi livelli, la libera iniziativa è stata incoraggiata e premiata.Vigilate su questa difesa della ‘creatività’ e verificate che non nasconda, piuttosto, la volontà di fare quello che si vuole senza preoccuparsi troppo delle conse-guenze che questo atteggiamento avrà sull’organizzazione in generale.

lEGGEnDa n.4 “Le regole impediscono ai migliori di emergere”Anche in questo caso, semmai, è vero il contrario.Le regole imposte da un Sistema di Gestione e le misurazio-ni periodiche di quanto fatto aiutano a valutare professional-mente e oggettivamente l’operato delle persone, altrimenti sottoposto alla soggettività e all’estro di chi è chiamato a darne un giudizio. Del resto, anche il gioco del calcio ha delle regole ben chiare ma questo non ha impedito a un giocatore come Maradona di emergere.

lEGGEnDa n.5“Il nostro è già un prodotto/servizio di qualità”Il Sistema di Gestione della Qualità non si occupa diretta-mente del prodotto o del servizio ma di tutti i processi dell’or-ganizzazione che servono per pianificare, gestire, implemen-tare, controllare e migliorare le sue attività, comprese quelle che portano alla produzione del prodotto o all’erogazione del servizio.Un buon prodotto, infatti, potrebbe non avere alle spalle un adeguato servizio post-vendita o potrebbe essere conse-gnato in ritardo, rappresentando, quindi, un indice di qualità complessivo basso.Comunque, se è vero che le piramidi sono state costruite senza l’ausilio di un Sistema di Gestione della Qualità, è pur vero che un Sistema Qualità serve per ottimizzare le attività, per renderle più efficaci ed efficienti e per rendere i loro risul-tati più prevedibili. La norma UNI EN ISO 9001 ci chiede di formalizzare le attività che portano ad un prodotto di qualità per essere in grado di migliorarle continuamente.

lEGGEnDa n.6 “L’applicazione delle norme appartenenti alla famiglia delle ISO 9000 non assicura comunque una buona qualità”Questo è assolutamente vero se l’organizzazione che applica le norme si limita ad una loro lettura superficiale per gettare

Chi contrasta il progetto Qualità lo fa sempre con gli stessi argomenti. Vediamo quali sono e come devono essere controbattuti

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la QUalITà PaGa? Più un costo o una risorsa?

Parlando di “costi della Qualità”, viene da pensare che il percorso verso la certificazione sia una spesa fine a se stes-sa e, come tale, possa essere sostenuta solo da quelle or-ganizzazioni che hanno una struttura in grado di accollarsi questo onere finanziario.In realtà la Qualità può essere considerata una sorta di in-vestimento per il futuro dato che, come vedremo, permette di evitare una serie di costi che, spesso, le organizzazioni non sono in grado di quantificare perché occulti.Il costo di un errore rilevato da un cliente è 5 volte mag-giore dello stesso se individuato dall’azienda nella fase di progettazione o in quella di realizzazione. In parole povere: prima troviamo un errore e meno ci costa. Una ricerca americana che va avanti dal 1972 (la “Profict Impact of Market Strategy”) evidenzia che, tra tutte le scel-

te strategiche fatte dalle aziende, quella che paga di più è proprio l’implementazione della Qualità. Le aziende che lavorano in Qualità, infatti:1) hanno una fedeltà dei clienti maggiore2) acquistano in maniera maggiormente ripetitiva e, quindi, controllabile3) sono meno vulnerabili alle guerre dei prezzi4) possono investire meno nel marketing

I costi della Qualità sono i costi che un’organizzazione sop-porta per produrre un prodotto/servizio conforme. Gli errori non sono scontati, si possono evitare, basta imparare che: 1) ogni errore ha una causa2) le cause si possono prevedere3) la prevenzione è sempre più economica della correzione

un po’ di fumo negli occhi dei clienti e per strappare all’ente certificatore un pezzo di carta che non porta alcun valore aggiunto e serve solo per dare una mano nuova di vernice a vecchie facciate.Un conto, infatti, è sviluppare nell’organizzazione una cultura della qualità (che si concretizza in consapevolezza, impegno, attitudini e comportamenti), un altro è raggiungere la sempli-ce conformità alla norma, riducendo i suoi suggerimenti ad una mera redazione di documenti, senza preoccuparsi di mi-gliorare la qualità del lavoro ma rendendolo semplicemente più burocratizzato.Del resto, tutti sappiamo che, anche le persone che raggiun-gono la tanto sospirata laurea, non sono tutte uguali. Ci sarà chi ha passato il tempo mirando solo a “passare gli esami” e chi avrà ricavato dal corso di laurea il più possibile, per esse-re pronto ad affrontare al meglio il mondo del lavoro.La vecchia norma ISO 9000-1, al punto 4.7, sosteneva che le organizzazioni esistessero per fornire valore aggiunto. Il valo-re aggiunto non è dato dalla certificazione (o dalla laurea) ma dalla nostra consapevolezza che lavorare bene ci manterrà in vita in un mercato ogni giorno più competitivo.

lEGGEnDa n.7“Qualità e produttività sono incompatibili”Non esiste bugia più grande di questa.Oggi più che mai, per rimanere competitivi, la produttività non basta, ci vuole la qualità.Non credete a chi sostiene che il cliente cerca solo il prezzo più basso perché, se il prezzo è l’unica cosa che lo lega a voi, lo perderete non appena troverà un prodotto che costi meno del vostro.Il vero valore aggiunto è la qualità che ci permette di fare previsioni, mantenendo i nostri processi sotto controllo ed evitando di metterci davanti a situazioni difficilmente gestibili

che nascono all’interno della nostra stessa organizzazione.La qualità ci aiuta a limitare il terreno della non conoscenza a quanto non ricade direttamente sotto la nostra responsabilità diretta e ci permette di concentrare i nostri sforzi solo in que-sta direzione, gestendo tutto il resto come semplice routine.Conoscere significa limitare i rischi e, di conseguenza, con-tenere i costi. Ecco perché il prezzo deve essere necessaria-mente legato alla qualità.

lEGGEnDa n.8 “La qualità è troppo costosa da implementare. Le norme che la regolano rappresentano un onere economico che i clienti non sono disposti a pagare”Anche in questo caso si può dire che sia vero il contrario, dato che è dimostrato che le metodologie della qualità, appli-cate seriamente, facciano risparmiare sui costi documentati e su quelli nascosti (un esempio per tutti, la mancata fideliz-zazione dei clienti). Un Sistema Qualità efficace ed efficiente porta necessariamente ad un miglioramento della gestione dell’organizzazione e ad una riduzione dei costi.Il significato stesso della parola “efficienza” è quello di rag-giungere gli obiettivi con il minimo delle risorse, come ci in-segna la norma UNI EN ISO 9004.

lEGGEnDa n.9 “La certificazione non serve finché i nostri clienti non la richiedono”Questo discorso vale, forse, per quei clienti consolidati che hanno la possibilità di giudicare l’organizzazione sulla base di dati storici.Un nuovo cliente, però, a parità di altre condizioni, sceglierà, con molta probabilità, un’azienda certificata che gli offra, già anticipatamente, certe garanzie.

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active ageing

UNA SOCIETÀ PER TUTTE LE ETÀChattano su Facebook e

girano il mondo, leggono, frequentano circoli e tea-tri, mangiano sano e sono

attivi nel sociale e nel volontariato: è il ritratto dei nuovi sessantenni che, figli del baby boom del dopoguer-ra, stanno irrompendo in massa nel mondo dei senior cambiandone pro-fondamente caratteristiche, esigenze, prospettive.

Se oggi in Europa c’è un anziano ogni quattro persone, dal 2012 la popolazione in età lavorativa inizierà a diminuire, mentre la fascia degli ul-trasessantenni aumenterà ad un ritmo di circa due milioni l’anno: nel 2060 ci saranno solo due persone in età lavorativa per ogni ultrasessanta-cinquenne.

E nonostante il concetto di terza età sia spesso associato a malattie, di-pendenza e all’esclusione dalla vita attiva familiare e collettiva, i sessan-tenni di oggi sono ancora attivi e in-traprendenti, in grado, in sostanza, di apportare ancora il proprio contributo concreto, continuando ad essere (non un peso) una risorsa.

Perché trascurare un simile po-tenziale?

Combattere gli stereotipi tuttora con-nessi all’idea di ‘terza età’ e diffondere la consapevolezza che gli anziani pos-sono e devono costituire una vera e propria risorsa sono le ragioni per cui l’Unione Europea ha deciso di dichia-rare il 2012 “Anno Europeo per un In-vecchiamento attivo e la solidarietà fra le generazioni”.

L’iniziativa, che si collega ai temi dei precedenti Anni europei del 2010 e del 2011 rispettivamente dedicati alla lotta alla povertà e alla promozione

È SOLO UN ATTEGGIAMENTO MENTALE

All’“Anno europeo per l’invecchiamento attivo e la solidarietà tra le generazioni” è dedica-to anche un sito, consultabile nelle varie lingue dell’Unione, dove vengono raccolte idee, suggerimenti e le segnalazioni di eventi e iniziative. Questo l’indirizzo: http://ec.europa.eu/so-cial/ey2012.jsp?langId=itIl sito propone anche un sondaggio sul tema “Invecchiare è solo un atteggiamento men-tale. La nostra età è quella che sentiamo di avere”. Ad oggi l’84 per cento di coloro che hanno partecipato al sondaggio si è dichia-rato d’accordo con questa affermazione, che solo il 16 per cento non condivide.

Il sito dell’anno europeo per l’invecchiamento attivo

suggerimenti e le segnalazioni di eventi e

Questo l’indirizzo: http://ec.europa.eu/so-

Il 2012 dichiarato Anno europeo dell’invecchiamento attivo

e della solidarietà fra le generazioni

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del volontariato, intende favorire il rag-giungimento di stili di vita tali da ga-rantire il mantenimento nel contesto sociale delle persone ultra sessan-tenni, creando opportunità occupa-zionali e migliorando le condizioni di lavoro: in sostanza si vuole far sì che il crescente numero di anziani riesca a mantenersi in salute e a conservare il proprio ruolo nella società.

Con il concetto di ‘invecchiamento at-tivo’, o active ageing, adottato alcuni anni fa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si propone una modalità di invecchiamento che ottimizza le possibilità di salute, partecipazione e sicurezza, garantendo la qualità della vita alle persone di questa fa-scia, riconoscendo loro la possibilità di sfruttare il proprio potenziale fisico, sociale e culturale. A questo scopo è necessario che i senior possano usu-fruire di cure e tutele, nonché di un reddito adeguato. Si tratta pertanto di un percorso con significativi impat-ti anche sul mondo del welfare e del lavoro, perché mantenere occupata

una forza lavoro che invecchia com-porta sia la lotta alla discriminazione fondata sull’età, sia l’adattamento dei sistemi di formazione.

Con la sua iniziativa l’Unione Euro-pea intende dunque combattere gli stereotipi sugli anziani e favorire il consolidarsi di una diversa cultura dell’invecchiamento. Si propone inol-tre di pervenire alla definizione, fra gli Stati, di principi comuni in vari ambiti, fra cui la promozione di adeguate po-litiche in materia di occupazione e di solidarietà fra le generazioni.

Anche se l’Unione Europea può svol-gere un ruolo molto importante, la par-te del leone dovranno farla i governi nazionali, regionali e locali, nonché le varie componenti della società civile. Per questo motivo il coordinamento nazionale delle attività che si svolge-ranno nel 2012 è stato affidato a cia-scun Paese. In Italia se ne occupa il Dipartimento per le Politiche della Fa-miglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che farà da trait d’union

UNA SOCIETÀ PER TUTTE LE ETÀ

BABy (S)BOOM

In Italia fra il 1945 e il 1960 nacquero più di un milione di bambini, livello mai superato in seguito. Lo stesso enorme aumento demo-grafico si verificò nel resto dell’Europa con risvolti, anche econo-mici, di grande rilievo e conseguenze importantissime in tutti i vari ambiti della società. I figli del baby boom però, una volta raggiunta l’età fertile, inaugurarono la tendenza opposta, con un conseguente, progressivo calo delle nascite: ciò ha provocato un saldo negativo fra il numero degli appartenenti alla generazione del dopoguerra e alle generazioni successive, causando problemi di natura sociale ed economica e serie ripercussioni in tanti ambiti.Oggi tutto il vecchio continente si trova ad affrontarne gli effetti: dal 2012 la popolazione europea in età lavorativa inizierà a diminuire, mentre la fascia degli ultrasessantenni aumenterà ad un ritmo di circa due milioni di persone l’anno.

L’ingresso dei figli del baby boom nella terza età produrrà anche un cambiamento nelle caratteristiche di questa categoria di persone.Infatti, nonostante il concetto “anziano” continui ad essere spesso associato a malattie, dipendenza, all’esclusione dall’occupazione e dalla vita familiare e collettiva, chi raggiunge oggi la sesta decade dell’esistenza non si sente affatto da pantofole e giornale: è quasi sempre in ottima salute, ancora attivo e ricco di potenzialità. È alla diffusione di questa consapevolezza e alla valorizzazione delle risorse rappresentate dagli anziani che è orientata la decisio-ne dell’Unione Europea di dichiarare il 2012 Anno Europeo per un Invecchiamento Attivo e la solidarietà fra le generazioni. Un pro-blema indubbiamente “occidentale” comunque, se consideriamo che a livello mondiale la popolazione contnua invece a crescere, ed anche troppo.

Troppi i nati durante il cosiddetto baby boom di fine secolo, mentre troppo pochi i loro figli. Risultato: uno squilibrio demografico dai drammatici effetti

fra le amministrazioni interessate e tutti gli altri soggetti coinvolti nella programmazione delle attività, invitan-doli a pianificare campagne e attività.

Le iniziative dell’Unione Europea per l’anno dell’invecchiamento attivo sono già in fase di avvio, come si può leg-gere nel sito dedicato al “2012”, an-che in lingua italiana.Per promuovere e sostenere i vari progetti è stato stanziato un budget di circa 5 milioni di euro, che saranno utilizzati a livello europeo in particola-re per la promozione di campagne di comunicazione ed eventi. I progetti di livello nazionale potranno invece es-sere finanziati con fondi già esistenti.

L’appuntamento del 2012 costituisce un’occasione preziosa per affronta-re i temi della discriminazione fon-data sull’età e ricercare soluzioni in-novative alle sfide socio-economiche che una popolazione europea sempre più vecchia deve affrontare. Del resto ogni periodo della vita ha le sue par-ticolarità e il suo ruolo nell’ambito del contesto sociale. È giunto il momento che anche ai senior venga riconosciu-to il giusto spazio e che si affermi una cultura in grado di comprendere e af-frontare l’esistenza di una società di tutte le età.

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Case a misura di anziano

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Senior in sicurezzaLe nuove tecnologie

devono mettere al centro la persona,

e l’anziano nello specifico. Vagliarne

le esigenze caso per caso, studiarne

i comportamenti. Solo così la domotica

potrà essere un aiuto prezioso per

invecchiare bene

È più un ‘sistema’ che un ‘pro-dotto’ definito. Molteplicità di funzioni volte a migliorare autonomia e sicurezza delle

persone. Queste le caratteristiche della domotica. La branca domestica della robotica rappresenta, assieme all’ambient intelligence, un obiettivo di ricerca e sviluppo di medio-lungo termine nell’Unione Europea, USA e Giappone, avvalendosi di competen-ze multidisciplinari che vanno dalla computer science alla microelettro-nica, dalla meccanica alla bioinge-gneria, dal design all’architettura fino alle scienze medico-sociali, solo per citarne alcune. Ma la qualità della vita, specie per quel che riguarda il complesso mondo degli anziani, può fare un salto in avanti grazie esclu-sivamente alla domotica? Le inno-

La risposta domotica alla società che cambiavazioni tecnologiche aiutano, certo, ma non bastano. Devono essere in-tegrate con una visione globale della persona, delle sue esigenze e delle caratteristiche dell’ambiente in cui vive. In caso contrario si rischiereb-be di complicare la vita se venisse-ro aggiunti erroneamente elementi tecnologici alla propria casa, magari difficili da gestire, senza uno studio accurato, persona per persona, delle sue reali necessità. Per questo motivo è importante cre-are uno ‘scenario domotico’, dove l’ambiente casa sarà caratterizzato da una presenza tecnologica inte-grata, ma non intrusiva (computer disappearing), in grado di percepi-re grazie a sensori multimodali non solo lo stato dell’ambiente ma anche dell’utente e dei suoi effettivi bisogni

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(sensitive). Automazione dei serra-menti, comfort, sicurezza ambientale e della persona, comunicazione rap-presentano le funzioni principali della domotica di oggi.L’obiettivo della centralità della per-sona viene raggiunto attraverso un flusso informativo basato su intranet e Wi-Fi per il controllo e l’automazio-ne locale e l’utilizzazione di tecnolo-gie web based per la gestione remo-ta e l’integrazione con servizi esterni dall’e-commerce all’e-care. In questo quadro, dove l’uomo è posto al centro dello sviluppo tecnologico, si impon-gono alcune riflessioni sull’impatto di questi sviluppi tecnologici nei servizi sanitari e sociali.La domotica e i seniorA partire dagli anni ’90, i principali mutamenti demografici hanno riguar-dato alcune modificazioni strutturali nella composizione della popolazione e dei nuclei familiari. La riduzione del-la dimensione media della famiglia, l’invecchiamento della popolazione costituiscono alcuni dei lineamenti essenziali delle recenti modificazioni. L’impatto di tali tendenze sui modelli di consumo comporta l’avvicendarsi di nuovi stili di vita dei consumatori, nei cui confronti, l’offerta industriale deve adeguarsi.I nuovi bisogni di qualità e funzionalità investono indirettamente sia l’offerta di sistemi tecnologici per l’abitazione che l’offerta del bene casa, entrambi impegnati in un processo di ‘rivitaliz-zazione’ del ciclo di vita dei prodotti.L’Italia, con una velocità di invecchia-mento seconda solamente a quella del Giappone, deve per forza con-frontarsi con nuovi modelli di con-sumo e pensare a un sistema socio-sanitario maggiormente innovativo.Non necessariamente anzianità coin-cide con malattia , disabilità o emar-ginazione sociale ma certamente l’invecchiamento della popolazione solleva problemi notevoli sul piano dell’assistenza.Da qui l’esigenza di ideare nuovi mo-delli per i servizi di telesoccorso e di teleassistenza a cui le tecnologie del-la domotica integrate nelle strutture

>>

sociosanitarie possono contribuire sostanzialmente. L’obiettivo è il con-tenimento dei costi per una vasta fa-scia di popolazione.Domotica e e-careCome noto la spesa sanitaria nei Paesi più avanzati sta raggiungendo valori elevati che sollecitano ovun-que riflessioni per individuare modelli

Da un anno a questa parte tremila cittadini anziani e disabili residenti su tutto il territorio provinciale di Trento possono usufruire di numerosi vantaggi. La Pro-

vincia trentina insieme alla Fondazione Bruno Kessler e i comprensori Bassa Valsugana e Tesino hanno proposto un sistema di telesoccorso in grado di offrire servizi senza precedenti agli utenti.Si tratta di una sperimentazione propedeutica di un sistema per lo sviluppo dei servizi e dell’assistenza di anziani e disabili, su piattaforma digitale, che mira a rinnovare l’at-tuale call center di telesoccorso e di telecontrollo utilizzato da oltre 1300 utenti anziani che vivono in carico ai servizi socio assistenziali. Lo scopo è quello di una maggiore assistenza agli utenti grazie all’introduzione di dispositivi domotici e nuovi servizi domi-ciliari erogabili per via telematica.La Fondazione Bruno Kesler, inoltre, ha introdotto un’innovazione tecnologica davvero interessante: la ‘maglietta domotica’ in grado di registrare i parametri fisiologici della persona assistita. Il progetto, molto innovativo, utilizza la tecnologia come strumento avanzato di inclusione sociale. La maglietta attraverso sensori consente il monitorag-gio di parametri vitali quali elettro-cardiogramma, respiro, movimento e postura. I segnali vengono trasmessi a un modulo elettronico portatile, sono memorizzati su una memory card e possono essere inviati a un calcola-tore esterno, al medico curante o al proprio cardiologo, attraverso collega-mento wireless bluetooth.

Assistenza domiciliare e nuove tecnologie devono andare di pari passo. Ecco un nuovo Contact Center in grado di aiutare persone disabili e anziani

QUANDO ANCHE LA MAGLIETTA DIVENTA DOMOTICA

innovativi di erogazione dei servizi. Consentire da un lato il mantenimen-to e il miglioramento dell’efficienza dell’intervento, e dall’altro lato rispet-tare il quadro di compatibilità fra ri-sorse disponibili e bisogni evitando di creare situazioni di non sosteni-bilità con grave danno delle fasce di utenza debole. Questa è la sfida

Tecnologia e design aiutano

a vivere meglio, e diventano

strumenti di autonomia

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Case a misura di anziano

Dal bagno al letto, in casa come nelle struture

assistenziali: l’hi-tech e il design aiutano a vivere

meglio, e in sicurezza

>>

più importante che deve raccogliere il settore socio-assistenziale. Solo negli USA per esempio la spesa sa-nitaria è arrivata al 13% del PIL. Tale crescita, se si escludono i farma-ci, non è legata tanto ai costi inerenti gli interventi più impegnativi in fase acuta, quanto alle risorse richieste per la gestione delle cronicità e delle relative disabilità. Una situazione che si è andata sviluppando negli ultimi anni per il concorso di alcuni fattori: l’invecchiamento della popolazione, i progressi stessi della medicina che consentono la sopravvivenza anche a valle di lesioni o malattie un tempo letali, l’aumento delle aspettative in un quadro di solidarietà sociale.In questo scenario, i maggiori van-taggi derivanti dall’uso di sistemi integrati di domotica e ambient intel-ligence riguardano un elevato livello di sicurezza, controllo dell’abitazione e possono migliorare in modo signifi-cativo la qualità della vita, utilizzando le facili interfacce rese disponibili dai sistemi intelligenti, riuscendo a gesti-re la propria abitazione e le apparec-chiature presenti in un modo che non sarebbe diversamente possibile.Come può l’utente agire direttamen-te all’interno di una casa domotica? Una delle funzionalità più importanti, ad esempio, è legata all’utilizzo di un normale telefono con menù in sinte-si vocale, consolle dotata di micro-fono e altoparlante, tastiera Braille collegata a un personal computer e dispositivi di riconoscimento vocale, fino ai sensori personalizzati in gra-do di rilevare le intenzioni di soggetti con gravissime disabilità.Rientrano in questi dispositivi, per esempio, i modernissimi sistemi Computer Brain Interface capaci di rilevare la volontà del soggetto diret-tamente da segnali cerebrali.Nell’Home Care la connessione bi-direzionale e multimodale dell’im-

La domotica si è trasformata da espressione di lusso, di status symbol,

a strumento utile e, per alcuni soggetti, ne-cessario nell’espletare alcune attività della vita quotidiana, sempre in prospettiva di un continuo e costante miglioramento del rap-porto con l’ambiente circostante e con la propria casa. Ma quali sono le direzioni e le prospettive di questa importante branca della robotica?“La domotica dovrà dialogare con la rete di distribuzione dell’energia, monitorando il con-sumo in modo continuo e costante, e la rete, di conseguenza, dovrà imparare a gestire e ridistribuire i surplus di energia prodotti da questi impianti autonomi. Dialogo, integrazio-ne e interconnessione sono le parole d’ordine del futuro.”

Intervista a Romina Panella, brand manager di Easydom, azienda lombarda leader nel settore della domotica

NOVITà HI-TECH AL sErVIzIO DEGLI ANzIANI

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NOVITà HI-TECH AL sErVIzIO DEGLI ANzIANI

pianto domestico con l’esterno (in-ternet/linee ISDN/ADSL), integrato da dispositivi specifici low cost, permette di monitorare a distanza da parte di un centro specializzato lo stato del soggetto, rilevare eventuali parametri fisiologici per un controllo continuo dell’evoluzione dello stato di salute, svolgere attività di assi-stenza e consulto, fornire consigli e intervenire rapidamente in situazioni di emergenza.In ambito sanitario e di assistenza per anziani, l’home care avrà un ruolo sempre più rilevante in riferimento an-che alle linee guida del Piano Sanita-rio Nazionale che prevede di “creare una rete integrata di servizi sanitari e sociali per l’assistenza ai malati cro-nici, agli anziani e ai disabili”.

I settori che già oggi si prevedono di grande interesse per la domotica sono fra gli altri: la deospedalizzazio-ne precoce e riduzione dei ricoveri per le patologie croniche riducendo gli elevati costi di ospedalizzazione; il recupero funzionale e riabilitazione a domicilio per limitazioni motorie; ser-

vizi per gli utenti anziani (affetti da limitazioni sensoriali e moto-rie) con riduzione dei ricoveri in strutture assistenziali dedicate; e servizi domiciliari integrati di telemedicina, telediagnosi, te-lemonitoraggio, teleconsulto e teleriabilitazione.

Tra le soluzioni tecnologiche che permettono di organizzare un’abitazione a misura d’anzia-ni le principali sono: le tappa-relle automatiche, ossia l’ap-plicazione di un motorino alle tapparelle delle finestre che consente di alzarle e abbas-sarle tenendo premuto un pulsante; il montascale elettrico, ovvero una pedana o una poltrona fissata alla rampa delle scale che permette di salire e di scendere stando seduti; il sollevatore per la vasca da bagno, un seggiolino posto all’interno della vasca che con un telecomando si alza e si abbassa; il letto elettrico, con le sponde a scomparsa, senza gli spigoli e dotato di un motore che permette di regolarne l’altezza con

L’integrazione delle tecnologie per rendere le case più efficienti stenta a decollare nel mercato italiano. I dati sono chiari. “Secondo Assodomotica – evidenzia la Panella – c’è un interesse poco diffuso fra i residenti a mi-gliorare le proprie abitazioni, nonostante dal 2005 si noti un incremento della presenza di impianti domotici. Il trend di crescita italiano per il 2012 è ben al di sotto di quello interna-zionale: si prevede che in Italia nel 2012 circa il 10% delle abitazioni nuove o ristrutturate sarà dotato di un sistema domotico. Un risul-tato ritenuto non soddisfacente dall’associa-zione, soprattutto perché non in linea con il trend di crescita del mercato internazionale, stimato intorno al 30%.”In Italia la cultura della casa intelligente tar-da a decollare: nel 2008, sono stati realizzati appena 26.500 impianti domotici, per un fat-turato di 106 milioni di euro. “Attualmente, circa il 90% degli impianti vie-ne installato in abitazioni nuove o sottoposte a ristrutturazione e solo il 10% in case già

esistenti. Un dato che rivela come l’acquisto e l’installazione di tali impianti sia una preoc-cupazione più dei costruttori che dell’utente finale. A fare da traino per il settore sono e saranno, almeno per il momento, gli interven-ti domotici legati agli impianti di sicurezza, tema verso il quale l’interessamento degli italiani (al 40%) si è rivelato superiore alla media europea. L’altra applicazione trainante è la gestione del comfort ambientale, intesa come strumento di risparmio energetico. Le tecnologie domotiche, per avere un maggiore riscontro di mercato, necessitano di una maggio-re pubblicizzazione sui mass media e di una diffusione capillare. Bisogna rassicurare il cliente sulle potenziali-tà di un investimento come questo: spendere qualcosa in più all’atto della progettazione dell’impianto permette di risparmiare sulla bolletta dell’ener-gia elettrica e di essere più consape-voli dell’impatto ambientale.”

La cultura domotica è radicata più nella mentalità del nord Europa che da altre parti, come in Spagna o negli Stati Uniti. “Il con-sumo responsabile dell’energia e la cultura del monitoraggio dei consumi – conclude la Panella – è molto più evoluta che nel nostro territorio, dove solo ora il cittadino tende a voler essere più consapevole delle proprie azioni sull’ambiente.”

un pulsante; il videocitofono che consente di rispondere e di vedere con chi si sta parlando. Quest’ulti-mo può essere installato in tutte le stanze e permette di aprire la porta di casa senza scomodarsi. Infine ci sono i comandi vocali grazie ai quali basta usare la voce per attivare tut-te le apparecchiature elettriche ed elettroniche che sono in casa.

[email protected]

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ALZHEIMER

Svanirelentamente

Gli anziani malati di Alzheimer rischiano

di diventare come i loro ricordi. La memoria

che man mano li abbandona è la metafora

di un’assistenza non sempre adeguata

alle situazioni più critiche

Fare i conti con l’invecchia-mento della popolazione vuol dire anche affrontare i disagi e le malattie che ne possono

derivare. Non a caso la Malattia di Alzheimer è stata definita epidemia silente del terzo millennio. Si stima che entro trenta-quarant’anni la diffu-sione della patologia possa addirittu-ra triplicare. L’Europa è il Continente più a rischio, evidentemente. Più alti sono i tassi di invecchiamento, infat-ti, maggiore è il rischio di ammalar-si. Le cifre dicono che nel Vecchio Continente il numero degli ammalati aumenterà del 43% nel 2020 e del 100% nel 2040. In Italia si registrano circa 600mila anziani affetti dal mor-bo. Costi e assistenza rappresenta-no le note dolenti. Le informazioni più aggiornate ci vengono dal rapporto

sulla non autosufficienza presentato nel luglio scorso dal Ministero della Sanità e da una ricerca Censis del 2007 che pur non essendo recen-tissima ci dà comunque un ordine di grandezza delle cifre di cui stiamo parlando. Secondo il Rapporto 2010 sulla non autosufficienza pubblicato dal Ministero della Salute, in Italia il maggior carico assistenziale ricade sulla famiglia perché, rispetto all’Eu-ropa, sono meno diffusi i servizi di as-sistenza domiciliare (4,9% rispetto al 13% dell’Europa) e residenziale (3% rispetto al 6-8% dell’Europa). Secon-do i dati Censis 2007, si è calcolato che nel nostro Paese tra costi diretti (cioè spese sostenute per l’acquisto di beni e servizi) e costi indiretti (cioè risorse sottratte all’attività produttiva relative sia al malato sia a chi lo assi-

ste) il costo medio annuo per pazien-te affetto da Alzheimer è pari a circa 60mila euro. La famiglia e l’assistenza sociale, nel Bel Paese, sono fattori determinanti per affrontare questo tipo di malat-tia. Oltre 9 miliardi di euro vengono spesi per retribuire gli assistenti de-dicati ai malati con demenza. Oltre ai 600.000 casi di Alzheimer nel nostro Paese (oltre un milione se si consi-derano le altre demenze), ogni anno si aggiungono almeno 80.000 nuo-vi ammalati. La carenza endemica di strutture adeguate alla vita degli anziani non favorisce, di certo, una situazione già di per sé drammatica. Peggio ancora quando una persona a noi cara scompare. Persa magari nel buio della sua mente e dei luoghi in cui fugge. Ogni dieci adulti di cui

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29Svanirelentamente

viene denunciata la scomparsa, uno è un malato di Alzheimer o di altre forme di demenza senile. Luisa Bar-torelli, geriatra e Presidente dell’as-sociazione Alzheimer Uniti di Roma, parla ormai di emergenza sociale senza mezzi termini. “Il problema Al-zheimer è forse anche più allarman-te di quanto dicono le cifre ufficiali. In otto casi su dieci, infatti, il motivo della scomparsa non viene specifica-to nelle denunce.”Il balzo in avanti della malattia e dei casi di persone scomparse, negli ultimi anni, è sconcertante. Nell’ulti-mo trentennio del secolo le denun-ce oscillavano attorno alle poche decine, mentre negli ultimi tre anni hanno superato di scatto il centina-io. Insomma sei malati di Alzheimer su dieci ‘fuggono’ almeno una volta. La causa è il wandering, una sorta di vagabondaggio compulsivo ge-nerato dal morbo. Le storie dei pa-renti dei malati raccontano di una vita all’insegna dell’angoscia. Basta un attimo di disattenzione e un tuo caro non c’è più. Perso come in un labirinto oscuro che se lo porta via. E come testimoniano in molti “nessuno ti aiuta, le poche strutture costano migliaia di euro e sembrano brutte prigioni. Io ho lasciato tutto per fare la sorvegliante di papà, ma sono scelte che si pagano”. Le ‘fughe’ dei malati sono, a loro modo, una reazio-ne vitale, una metafora, un tentativo di allontanare la sofferenza. Le contromisure? A Roma è stato presentato il “Progetto Diogene”, una sorta di sperimentazione di una vi- >>

L’ORIGINE DELLA MALATTIA E I COSTI SOCIALI

La malattia di Alzheimer è stata de-scritta per la prima volta nel 1906

dal neuropatologo Alois Alzheimer (1863-1915). Fu durante la Convenzione psichia-trica di Tubingen che Alzheimer presentò il caso di una donna di 51 anni affetta da una sconosciuta forma di demenza.Soltanto nel 1910 la malattia ebbe un nome. Fu quando Emil Kraepelin, il più famoso psichiatra di lingua tedesca dell’epoca, ripubblicò il suo trattato “Psichiatria”, nel quale definiva una nuova forma di demenza scoperta da Alzheimer, chiamandola ap-punto malattia di Alzheimer.Oggi nel mondo sono colpiti almeno 26 mi-lioni di individui, oltre 6 milioni in Europa; numeri destinati a raddoppiarsi nei pros-simi 10-15 anni. I malati hanno problemi complessi per la cui soluzione, seppure parziale, è necessaria l’attività coordinata di specialisti medici, paramedici e operatori socio-assistenziali. Sotto il profilo sanitario, il problema fondamentale è che dell’Alzhei-mer non si conoscono appieno le cause. Si tratta di una patologia degenerativa del sistema nervoso centrale caratterizzata da un progressivo e irreversibile declino cogni-tivo e funzionale oltre che da anomalie del comportamento. Le possibilità di esserne colpiti aumentano con l’età: da meno del 2% tra i 65 e i 69 anni, fino al 5% a 75-79 anni, al 20% tra 85 e 89 anni, a oltre il 30% dopo i 90 anni. Rarissimamente, forse in un centinaio di casi in tutto il mondo, è ereditaria. Ricerche per terapie efficaci sono tuttora in corso. Gli uni-ci farmaci in commercio, infatti, sono capaci solo di rallentare l’evoluzione e i sintomi della malattia, non agendo però sulle cause.

Sul piano socio-economico, il problema è che la malattia colpisce soggetti anche in età presenile rendendoli, a volte totalmente, non autosufficienti, e peggiorando così la qualità delle vite loro e dei familiari. Ge-stire meglio le invalidità e limitare i costi connessi può essere un obiettivo comune della ricerca, sia degli operatori del setto-re socio-assistenziale che dei gestori delle residenze per anziani. Prevenire per quanto possibile, o contenere, il danno delle com-plicanze, quando esse si sono già manife-state è fondamentale per convivere con il morbo. La ricerca clinica, dunque, dovrebbe basarsi principalmente su cause scatenanti, diagnosi precoci, terapie qualificate, riabili-tazione, risanamento ambientale, informa-zione sanitaria.Per quel che riguarda i costi della malat-tia, le cifre messe in evidenza nell’ultimo Rapporto Mondiale Alzheimer spaventano i governi di tutto il mondo. 604 miliardi di dollari, cifra che rappresenta circa l’1% del prodotto mondiale lordo, è la somma dei costi sociali, sanitari, e assistenziali che porta con sé il morbo. In sostanza, se la cura della demenza fosse una nazione, sa-rebbe la diciottesima al mondo per valore economico e se fosse una grande azienda sarebbe iscritta nella lista delle compagnie più grandi del mondo prima di Wal-Mart (che fattura 414 miliardi di dollari) e del-la Exxon Mobil (che fattura 311 miliardi di dollari).Il Rapporto raccomanda innanzitutto che, date le dimensioni straordinarie del proble-ma, l’Alzheimer entri nell’agenda politica del G-20 e del G-8. Sarebbero indispensabili tre punti. Sviluppare piani nazionali per affron-

tare le conseguenze sociali e sanitarie della malattia. Aumentare le risorse econo-miche per la ricerca e rea-lizzare politiche e piani per l’assistenza a lungo termine concentrati sul sostegno alle famiglie e sulla protezione sociale delle persone fragili malate di Alzheimer.Nella foto: Il confronto tra un cervello sano e uno malato di Alzheimer.

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ALZHEIMERALZHEIMER

30gilanza satellitare su cinquanta malati a rischio scomparsa. Uno strumento, però, che necessita di sponsor ade-guati. Il Commissario straordinario per le persone scomparse, Michele Penta, sta allestendo un registro elet-tronico degli scomparsi, il Risc, che comprenderà anche i dettagli forni-ti in anticipo delle famiglie di quelle persone a rischio. Non sarebbe inop-portuno, inoltre, pensare a un corso professionale per i poliziotti. Spesso il ritrovamento è tempestoso, lo sper-duto è spaventato, aggressivo, così come la malattia che lo ha colpito. L’Alzheimer è crudele e beffardo. Rosicchia prima i ricordi più recenti, così il malato piomba in un ambiente sconosciuto, minaccioso, circondato da presenze inspiegabili e ostili. È a quel punto che ci si mette in cerca di quello che nella mente è ancora riconoscibile e rassicurante: la casa di un tempo, la scuola, il bar frequen-tato da giovane. Sono più viaggi nel tempo che nello spazio. L’ora critica, quella a rischio scomparsa, è quasi sempre il tramonto. Tre casi su quat-tro, per fortuna, finiscono felicemen-te perché i parenti hanno l’ intuizione giusta. Sono loro infatti, il più delle volte, a cercare i parenti prima anco-ra di avvertire la polizia. Un anziano, ad esempio, è stato ritrovato davanti

Oltre 9 miliardi di euro vengono spesi per retribuire gli assistenti dedicati ai malati con demenza

TECNICHE PER RICORDARE

La progressiva scomparsa dei ricordi è una delle paure principali che affliggono il mondo degli anziani. Oltre ai casi patologici veri e propri come il morbo di Alzheimer,

esiste il fattore tempo che inevitabilmente contribuisce a erodere pian piano la capacità di elaborare ragionamenti complessi. Secondo alcuni neurologi riuniti nel National Institutes of Health è certo che in molti individui la memoria inizia a peggiorare già dalla mezza età, anche se parecchi mantengono prestazioni inalterate. Un declino che non è inevitabile. Un dato però è incontrovertibile. Con l’età i neuroni diminuiscono, le loro connessioni si sfibrano, la corteccia si assottiglia e spesso compaiono minuscoli ictus. Non è sempre detto però che a più danni corrispondono minori facoltà mnemoniche. “La memoria dipende da un insieme di strutture che hanno alterazioni complesse. Essa si può stimolare in molti modi, ma non si registra una teoria scientifica compiuta alla base. Si va per tentativi, in sostanza.” Parole di Alessandro Treves, neuroscienziato alla Sissa di Trieste. Ci sono alcuni fattori grazie ai quali determinati soggetti risentono meno dell’età rispetto ad altri. Chi vive in ambienti ricchi di stimoli intellettivi, cura la dieta, la forma fisica e la vita sociale, è meno soggetto al declino fisiologico. In sostanza, l’attività intellettiva per il cervello è un po’ come l’attività fisica per il corpo. Vari studi hanno confermato che la vita di relazione protegge la memoria, oltre a una capacità di saper utilizzare al meglio le facoltà di cui si dispone rafforzando quei meccanismi che ci consentono di recuperare e archiviare le informazioni. In questa direzione va “Alleniamo la memoria”, un progetto per i modenesi da 55 anni in su, promosso da Mirco Neri, docente di geriatria all’Università di Modena e Reggio Emilia. “Con lezioni, esercizi a casa, attività in un parco, insegniamo a rafforzare la memoria – ha spiegato Neri –. Per esempio associando un vocabolo ad altri affini per significato o per iniziale, o imparando una poesia, tentando di unire elementi verbali e visivi al piacere del benessere fisico. Sono stati verificati miglioramenti non solo nei test ma anche nella vita quotidiana.” Bocciati invece i brain training con esercizi e giochi al computer. Secondo uno studio indi-pendente su Nature essi migliorano l’abilità nello specifico esercizio che si svolge, ma non le capacità mnemoniche o cognitive più generali. In pratica si migliora la memoria a breve termine, ma a spese di quella a lungo termine. Si velocizza l’esecuzione di un compito, per-dendo però in accuratezza.

Nella foto: la scomparsa dei malati rappresenta la conseguenza più nefasta del morbo

>>

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I PROGETTI PER ASSISTERE

Nella foto: un esempio di giardino all’interno di un centro per Alzheimer a Pavullo nel Frignano.

al portone della casa dei genitori or-mai morti da decenni; un altro davanti alla saracinesca del suo vecchio for-naio, dove aspettava di “comperare il pane”; in un altro caso, l’arrivo di un pacco di multe ha svelato ai figli che ogni giorno il loro padre malato gui-

dava da Milano a Lodi senza motivo e senza pagare il pedaggio dell’au-tostrada. Troppo spesso invece le tracce si perdono. Per questo, come sostengono i dottori, conoscere la biografia dello scomparso sarebbe preziosissimo. Un uomo, ad esem-

pio, è stato ritrovato morto d’inedia e di freddo in un bosco del piacentino. Probabilmente se si fosse saputa in tempo la sua passione per i funghi, le possibilità di ritrovarlo in vita sareb-bero state maggiori.

[email protected]

Una risposta concreta al bisogno primario di informazione di chi soffre e di chi assiste. In questa direzione la Federazione

Alzheimer ha realizzato, in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, il primo censimento delle strutture di cura e assistenza per le persone con demenza in Lom-bardia.Per la famiglia del malato, in particolare, diventa sempre più compli-cato districarsi nella giungla dei servizi e della burocrazia che gravi-tano intorno all’Alzheimer.Non è semplice orientarsi tra centri diurni, assistenza domiciliare, assistenza sociale, case di riposo, RSA, istituti di lungodegenza, tutti servizi che dovrebbero offrire un supporto o una soluzione ai bisogni del malato e della famiglia quando le terapie farmacologiche non sono più in grado di funzionare, nelle fasi avanzate della malattia o quando compaiono disturbi del comportamento che rendono particolarmente impegnativo e stressante il lavoro di assistenza.Oggi, grazie al progetto censimento, anche on-line è possibile con-sultare informazioni strutturate e di facile accesso sui servizi e le strutture presenti nella Regione lombarda.Il progetto è nato per volontà della Federazione Alzheimer, e si pro-pone come base concreta di collaborazione con le istituzioni sanitarie

delle altre Regioni italiane che potrebbero replicarlo nei propri terri-tori. Infatti, fermo restando che l’approccio alla malattia di Alzheimer debba essere affrontato con politiche socio-sanitarie specifiche, alcu-ni strumenti standardizzati di informazione dovrebbero essere messi a disposizione dei malati da Milano a Siracusa.Tra gli altri progetti di partnership che vedono protagonista la Fede-razione Alzheimer c’è, in primo luogo, uno studio longitudinale quin-quennale sull’invecchiamento cerebrale della Fondazione Golgi Cenci di Abbiategrasso. Iniziata nel 2009, questa ricerca dovrebbe portare a risultati interessanti circa l’incidenza, la prevalenza e la storia naturale della demenza, con i possibili fattori di rischio biologici e psicosociali. Inoltre, attraverso una collaborazione con l’Azienda Ospedaliera San Paolo, il Comune di Milano e la RSA Famagosta del Gruppo Segesta è nato il progetto “Una Bussola per l’Alzheimer”, ovvero l’apertura di uno sportello che ha l’obiettivo di prendere per mano il malato e la sua famiglia e accompagnarli lungo tutto il percorso assistenziale.Lo sportello dedicato alle demenze ha sede presso la RSA Famagosta e viene gestito da personale e volontari della Federazione Azheimer Italia che forniscono ai familiari gli strumenti di orientamento ne-cessari nelle scelte assistenziali, nel sostegno e nella gestione dei numerosi problemi che caratterizzano l’evoluzione della malattia.

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ALZHEIMER

Nella foto: le biotecnologie sono fondamentali per la ricerca.

La demenza è una malattia?La demenza non è una malattia, bensì una sindrome, cioè un insieme di sintomi, che comportano l’alterazione progressiva di alcune funzioni: memoria, pensiero, ragionamento, linguaggio, orientamento, personalità e comportamento, di severità tale da interferire con gli atti quotidiani della vita. La demenza può essere causata da diverse malattie: la malattia di Alzheimer ne rappresenta il 50-60%. Tra le altre cause più note ci sono la demenza vascolare, la malattia di Pick, la demenza a corpi di Lewy, la malattia di Huntington, quella di Creuzfeldt-Jakob, il Parkinson.

Che cos’è la malattia di Alzheimer?È un processo degenerativo che colpisce le cellule del cervello, caratte-rizzato da perdita neuronale, placche senili e grovigli neurofibrillari. Tale degenerazione, che avviene in particolare nelle aree che governano me-moria, linguaggio, percezione e cognizione spaziale, provoca quell’insieme di sintomi che va sotto il nome di demenza, cioè il declino progressivo e globale delle funzioni cognitive e il deterioramento della personalità e della vita di relazione. È la causa più comune di demenza. Non ha confini sociali, economici, etnici o geografici. Non è né infettiva né contagiosa, né si tratta del normale risultato dell’invecchiamento.

Quali sono i sintomi dell’Alzheimer?La malattia di Alzheimer colpisce ogni singola persona in modo diverso. È difficile prevedere quali saranno i sintomi e l’ordine con cui appariranno: inizialmente possono essere così lievi da passare inosservati sia al mala-to che ai suoi familiari. Con il progredire della malattia, però, diventano sempre più evidenti e cominciano a interferire con le attività quotidiane e la vita di relazione.

Come evolve?L’Alzheimer è definito la malattia delle quattro “A”: perdita significativa di memoria (Amnesia), incapacità di formulare e comprendere i messaggi verbali (Afasia), incapacità di identificare correttamente gli stimoli, rico-noscere persone, cose e luoghi (Agnosia), incapacità di compiere corret-tamente alcuni movimenti volontari, per esempio vestirsi (Aprassia).Approssimativamente, il decorso può essere suddiviso in tre fasi. Nella fase iniziale sono prevalenti i disturbi della memoria, ma possono essere presenti anche disturbi del linguaggio. La persona è ripetitiva nell’espri-mersi, tende a perdere gli oggetti, a smarrirsi e non ritrovare la strada di casa. Può avere squilibri emotivi, irritabilità, reazioni imprevedibili. Nella fase intermedia il malato si avvia a una progressiva perdita di autonomia, può avere deliri e allucinazioni e richiede un’assistenza continua. La fase severa è caratterizzata dalla completa perdita dell’autonomia: il malato smette di mangiare, non comunica più, diventa incontinente, è costretto a letto o su una sedia a rotelle.La durata di ogni fase varia da persona a persona e in molti casi una fase può sovrapporsi all’altra. Inoltre, la situazione può essere diversa ogni giorno: un giorno il malato è molto confuso e il giorno dopo lo è meno.

Esistono fattori di rischio?Il principale fattore di rischio dell’Alzheimer è l’età: la malattia colpisce una persona su 20 oltre i 65 anni (1 su 100 tra 65 e 74 anni, 1 su 14 tra 75 e 85 anni e 1 su 5 oltre gli 85). Razza, professione, regione geografica, livello socio-economico sono altri fattori di rischio il cui ruolo è ancora da stabilire. Da un punto di vista generale è bene ricordare che la presenza di un fattore di rischio non necessariamente significa che si svilupperà la malattia.

Si può prevenire?Sebbene attualmente non ci sia un mezzo preventivo certo, gli scienziati di tutto il mondo stanno studiando i fattori che possono influenzare o prevenire la malattia: stile di vita, abitudini alimentari, fattori di rischio cardiovascolari, educazione, esercizio fisico.

È ereditario?Avere nella propria famiglia un malato di Alzheimer non significa essere destinati ad ammalarsi. Nella maggior parte dei casi la malattia è spora-dica: solo nel 10 per cento esiste familiarità. Un possibile legame sembre-rebbe esserci con la sindrome di Down. Sul versante della genetica, ad oggi si considera che siano quattro i geni che, se alterati, aumentano il rischio di ammalarsi: i geni per la presenilina 1 e 2 (PS1 e PS2); il gene per la sintesi della proteina APP e quello per l’Apolipoproteina E (ApoE), trasportatore del colesterolo nel sangue.

Come viene diagnosticata?A differenza di altre malattie non esiste un esame specifico per diagnosti-care la malattia e spesso si segue un percorso che richiede molto tempo, diverse visite di valutazione del malato e l’esecuzione di numerosi esami clinici e strumentali. In ogni caso non è possibile arrivare a una certezza diagnostica, possibile solo dopo la morte in seguito ad esame autoptico, ma si può arrivare a una diagnosi di malattia di Alzheimer ‘probabile’.

Si muore di Alzheimer?I malati di Alzheimer presentano una mortalità maggiore rispetto ai sog-getti della stessa età non malati. La causa più comune di morte è rap-presentata dalla broncopolmonite, perché la progressione della malattia porta a un deterioramento del sistema immunitario e a una perdita di peso, accrescendo il pericolo di infezioni polmonari. La durata della ma-lattia può variare da 3 a 20 anni.

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NOI. E GLI ALTRI

Prima dell’ultimo saluto

Non è solo una proposta

imprenditoriale. Terracielo Funeral

Home rappresenta una filosofia di approccio

per accompagnare parenti e defunto

attraverso la difficile strada del commiato.

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Un bar raffinato, luci ben posizionate, la mano di un interior designer che si nota nella scelta dei colori e negli arredi, classe, eleganza e molta cor-dialità. Non è uno dei tanti caffè alla moda che si trovano in gran numero nel centro città, bensì un luogo nel quale il drink, il caffè veloce, l’aperi-tivo, fanno da contrappunto ai mo-menti difficili che contraddistinguono l’addio al caro estinto. Una scelta ori-ginale? Dal punto di vista del nostro approccio culturale senza dubbio. Eppure in sintonia con quanto è da tempo dato come acquisito all’este-ro. Questa ed altre soluzioni sono alla base del progetto che ha por-tato alla creazione di Terracielo, una funeral home recentemente inaugu-rata a Modena, nella quale il comfort e il glamour di un grande albergo si sposano con luce naturale, giardino interno e proposte commerciali. Ov-viamente a tema: con bare di ultima generazione e scatole raffinate che accoglieranno le ceneri del de cuius.

Certo, qualcuno potrebbe affermare che il titolare abbia osato troppo. In Italia non siamo abituati ad aperitivi, dolci o pranzi per commemorare il defunto, o a riunioni col parentado per lasciarsi trasportare dai ricordi. Ma chi fosse particolarmente criti-co si ricrederebbe immediatamente, percependo l’atmosfera serena della struttura, una sorta di ‘universo altro’ di quattromila metri quadri, che stu-pisce proprio per questa sua parti-colare connotazione. Un luogo che addolcisce il dolore e che fornisce servizi in grado di alleviare le difficoltà emozionali e pratiche di certi momen-ti, come le salette eleganti dotate di divani e poltrone, nelle quali parenti e amici possono dare un ultimo saluto al proprio defunto, o il ristorante nel quale riunirsi, prima o dopo il fune-rale, senza avere l’onere di cercare un luogo vicino, adatto alla non certo facile occasione.Ci incontriamo con Gianni Gibellini titolare e ideatore di questa mega fu-

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neral home, progettata dall’architetto Claudio Grillenzoni e costata sei mi-lioni di euro. A conforto della scelta del luogo e dello sviluppo imprendi-toriale, ci ha messo lo zampino anche il caso, che durante i lavori di realiz-zazione ha condotto ad una inimma-ginabile scoperta: una necropoli di età romana con monumenti funebri e tanto di corredo per l’ultimo viaggio del defunto (ceramiche per la mensa, bicchieri, bottiglie, balsamari). Mentre Gibellini racconta della sua esperien-za nel settore e della sua azienda di onoranze funebri con 35 dipendenti, dell’idea e dello sviluppo della nuo-va attività, siamo nel bar della strut-tura dove si fanno immediatamente notare la gentilezza, la cordialità e l’attenzione corredate da un pizzico di psicologia, che permeano il lavo-ro di tutti i collaboratori, compreso il cordiale e misurato signore al servi-zio caffè. Nulla è lasciato al caso, e il meccanismo scivola perfetto per offrirsi completo di tutto al cliente,

che riuscirà a trovare il giusto spazio per lui ed il suo defunto, qualsiasi sia il suo credo religioso. Basti pensare alla sala creata ad hoc per consenti-re il lavaggio della salma secondo la ritualità islamica, o allo spazio dove disporre i tappeti rivolgendoli verso la Mecca.Non solo, anche sotto il profilo sanita-rio e tecnologico Terracielo fornisce il top: dalle soluzioni più avanzate per le attività autoptiche e d’imbalsamazio-ne, sino ai trattamenti estetici pratica-ti meticolosamente sul defunto.

Un format innovativo, di taglio anglosassone, in grado di fornire servizi a 360 gradi, su target multiculturali. Un’idea proiettata verso un futuro ormai prossimo, in linea con le evoluzioni dei tempi. Un investimento da sei milioni per un progetto ambizioso e visionario. Ma assolutamente attuale

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PROFILI DAL MONDO

Il fascino delle cose anticheLa Fondation J.P. Pescatore è

una struttura nel Lussembur-go inaugurata oltre un secolo fa, che però ancora oggi si

sottopone a perenni trasformazioni per garantire standard molto elevati. La continua propensione al migliora-mento, al rinnovamento, fa di questa struttura, una casa di riposo sempre molto attuale. Tradizione storica e in-novazione costituiscono, per questo, un binomio davvero vincente.

Il fatto di essere un cantiere in con-tinua evoluzione non è però la sua sola particolarità. La Fondation J.P. Pescatore ha anche una storia molto diversa dalle altre. È nata infatti dalle disposizioni testamentarie di Jean-Pierre Pescatore, il quale morendo lasciò alla città di Lussemburgo una somma pari a 500.000 franchi per la creazione di una struttura dedicata al benessere delle persone anziane. E non solo. Lo stesso accadde per le opere d’arte e gli oggetti di valore trovati nella sua abitazione, tanto che il valore totale della sua fortuna fu sti-mato avvicinarsi ai 15 milioni di fran-chi. Inoltre, quello che toccò ai suoi successori fu arricchito dalla clauso-

la che, qualora questi non avessero avuto eredi diretti, avrebbero dovuto devolvere il tutto alla stessa fonda-zione da lui creata. Nonostante l’attenzione costante alla ristrutturazione dell’edificio, l’ultima delle quali risalente al 2008, il sog-giorno non è concepito per essere trascorso completamente all’interno della struttura.La collaborazione molto stretta tra gli organi amministrativi della fondazio-ne e quelli del comune favorisce la partecipazione ad attività e spettaco-li organizzati dalla città. Questi programmi molto innovativi e per certi versi non proprio comuni, ne innalzano il livello qualitativo. In

Come trasformare una struttura vetusta

in una locationattrattiva

di grande fascino

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particolare, il personale della fon-dazione si affida alla consulenza di specialisti di ergoterapia (disciplina che promuove la salute e il benesse-re attraverso l’occupazione al fine di rendere le persone capaci di parte-cipare alle attività della vita quotidia-na), che forniscono il loro costante contributo alla scelta delle attività giornaliere.Tra le varie proposte pensate per i senior, troviamo programmi di aro-materapia e luminoterapia dedicati a persone che soffrono di disturbi particolari (depressione invernale o

disturbi stagionali) di modo che gli oli profumati e le luci colorate, contri-buiscano al miglioramento della salu-te e del buonumore. Pensati sempre per i benefici effetti sulla salute sono i programmi di shopping collettivo (forse più indicato per le signore) e quello dei giochi elettronici (che riscuote maggior successo presso i signori), tra cui trovano ampi con-sensi i videogames. Se la Fondation J.P. Pescatore è un luogo privilegiato pensato per rende-re piacevole il soggiorno di chi vi ri-siede, non bisogna trascurare il fatto

che è pur sempre una casa di riposo e in quanto tale, offre soprattutto as-sistenza.Oggi la fondazione può accogliere 375 persone che hanno a disposi-zione sia camere singole, che suite o appartamenti per 2 persone. Le camere sono tutte dotate di bagno privato e dislocate nei vari edifici che compongono la struttura.Insomma, una casa di riposo che sintetizza perfettamente l’idea di tra-dizione, di storia, di innovazione e di trasformazione.

[email protected]

La collaborazione molto stretta tra gli organi amministrativi della fondazione e quelli del comune favorisce la partecipazione ad attività e spettacoli organizzati dalla città, con un coinvolgimento attivo e molto stimolante per tutta la comunità

LA SCHEDA DI FonDAtIon J.P. PESCAtorE

DAtA DI APErtUrA: 1892

SEDE/DISLoCAZIonE: 13 avenue Jean-Pierre Pescatore, Luxembourg.

CoStI: da 1860 a 2530 euro mensili per una camera singola; 3360 euro circa per una suite; da 3570 a 4030 euro mensili per appartamenti per 2 persone. Le tariffe prevedono dei supplementi per il servizio in camera (8,62 euro a pasto), per la connessione internet o per la linea telefonica privata (10 euro circa al mese).

PEr SAPErnE DI PIù: www.fondation.lu.fr; [email protected]

I programmi innovativi e per certi versi non proprio comuni innalzano il livello qualitativo della fondazione

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L’igiene è un fattore critico,non c’è spazio per i compromessi Sembra un piccolo paese, con tanto di strade, negozi da

visitare, parchi nei quali passeggiare e teatro per divertirsi. Ma in realtà è una casa di riposo molto particolare, per anziani malati di Alzheimer, che si trova a Hogeway, una cittadina olandese vicina ad Amsterdam. Basti dire che nell’inconsueto sito per senior, i medici e gli infermieri sono travestiti da giardinieri, commessi e parrucchieri, per eliminare completamente nei pazienti la sensazione di trovarsi in un luogo di cura. Si tratta di un progetto pilota che punta a dare ai malati la possibilità di vivere un quotidiano il più normale possibile. Il costo del ricovero, pari a 5000 euro mensili a paziente, è a carico dei servizi sociali. Il costo comprende tutto: alloggio, pasti e cure. Il paziente spende solo un centinaio di euro mensili per partecipare alle varie attività di gruppo. Al di là delle contestazioni piovute sul villaggio, definito dai detrattori una dorata reclusione in cui non mancherebbero pesanti psicofarmaci, c’è chi pensa di replicare l’esperimento. La Germania sembra infatti che si stia già preparando in tal senso.

A miSurA di Alzheimer

Aperto un nuovo sportello di assistenza familiare qualificata della Farmacia Etrusca di via Pistoiese a Prato: si tratta di un servizio rivolto alle famiglie che cercano una badante per un parente anziano, i cui operatori saranno disponibili il martedì (9,30-13,00) e il giovedì (15,00-18,30). L’iniziativa, che rientra nel progetto denominato “La badante di famiglia”, gestito dalla onlus 2M Centro Servizi e patrocinato dal Comune di Prato, ha lo scopo di mettere in contatto assistenti preparate e qualificate con le famiglie. I compiti del centro? Formare le badanti, assicurandosi che abbiano una base di conoscenza della nostra lingua per svolgere il loro incarico, e dar loro un tutor che le accompagni nelle prime esperienze. “Il nostro obiettivo è il benessere dell’assistito, ma anche quello della badante”, ha commentato la direttrice Marcella Morbiducci, la quale ha sottolineato che chi cerca un lavoro come assistente familiare va presso i loro uffici perché ha la certezza di trovare un lavoro regolare, con un contratto stabilito dal CCNL sulla disciplina del rapporto di lavoro domestico.

FArmAciA con Servizio cercA-bAdAnti

Da cosa dipende l’insonnia degli anziani? Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’ospedale di Glostrup in Danimarca, guidati dalla dottoressa Line Kessel, la problematica dipenderebbe dagli occhi ed in particolare dall’ingiallimento del cristallino, responsabile della messa a fuoco degli oggetti. Se ingiallisce, infatti, non permette più alla luce blu, responsabile del rilascio di melatonina, l’ormone che regola il sonno, di arrivare alla retina .Per effettuare lo studio, sono stati esaminati gli occhi di 970 volontari, misurando la quantità di luce blu assorbita dalla retina, e valutando il collegamento tra questo e la difficoltà di dormire.

uno Studio per SpiegAre l’inSonniA degli AnziAni

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VETRINANEWSLa “terapia dell’umore” sembra efficace nel trattamento della demenza senile. Lo attesta uno studio recente, condotto da una ricercatrice della Scuola di Psichiatria dell’University of New South Wales, secondo il quale questa terapia consentirebbe di ricorrere in maniera inferiore a medicinali dai numerosi effetti collaterali negativi, somministrati per gestire agitazione ed aggressività. Il progetto che si chiama SMILE (sorridi) ha coinvolto 36 case di cura australiane. Un “Laughter Boss” (capo della risata) è stato individuato tra il personale, in ciascuna di esse, e per svolgere bene il proprio ruolo, ha frequentato un corso di formazione, grazie al quale acquisire competenze di tipo umoristico, comico e di improvvisazione teatrale. Il corso si è svolto al Art Health Institute del noto terapista dell’umore Jean-Paul Bell, una sorta di Patch Adams australiano. Il programma di terapia umoristica, durato 12 settimane , ha dato ottimi risultati, infatti i comportamenti aggressivi ed i gesti ripetitivi dei pazienti, si sono ridotti del 20 per cento.

unA riSAtA come terApiA

Il 6,5% delle richieste di prestito personale arriva da pensionati. L’analisi è di Prestiti.it (www.prestiti.it) secondo la quale circa 360.000 italiani in pensione, nell’ultimo anno, hanno ricorso al credito al consumo. I pensionati coinvolti hanno in media 62 anni – età abbassata dalla presenza di richieste provenienti dai baby pensionati – e cercano un finanziamento di circa 16.000 euro con rimborso in 67 mesi, cioè in 5 anni e mezzo.Le richieste arrivano prevalentemente da uomini, che rappresentano il 75% del totale. La somma e la durata del prestito si convertono in una rata media mensile che oscilla, quindi, attorno ai 300 euro.Ai primi posti nelle richieste, la Campania e la Puglia. Per quanto riguarda gli importi, guidano la classifica la Basilicata (con 21.000 euro), la Sardegna (20.000 euro) e la Lombardia (18.500 euro). Decisamente inferiori le somme richieste in Emilia Romagna (14.500 euro) e Friuli Venezia Giulia (15.500 euro).

richieStA preStiti dA penSionAti

“I benefici di diagnosi e interventi tempestivi” è il Rapporto Mondiale Alzheimer 2011 redatto da un gruppo di ricercatori guidati dal professor Martin Prince dell’Istituto di Psichiatria del King’s College di Londra e realizzato grazie ad Alzheimer’s Disease International (ADI), Alzheimer’s Association USA e Federazione Alzheimer Italia. Secondo il documento, a livello mondiale, non è stata diagnosticata la malattia ai tre quarti dei 36 milioni di persone che ne sono affette, in conseguenza del fatto che in molti Paesi la demenza è vista come parte del normale invecchiamento della persona. Una diagnosi precoce, con cure mirate e realizzate soprattutto nello stadio iniziale della malattia, può invece rallentarne gli effetti, prolungando l’autosufficienza del malato. ADI, in seguito allo studio effettuato, ha rivolto alcune raccomandazioni ai governi di tutti i Paesi del mondo, tra le quali un’azione di sensibilizzazione e d’informazione sulla malattia, che comprende i medici affinché facciano diagnosi tempestive, la creazione di network per la diagnosi, un forte sostegno alla ricerca farmacologica, l’assistenza e la cura della malattia.

diAgnoSi Alzheimer AncorA pArziAle

Attenzione agli atteggiamenti. Uno studio, pubblicato sulla rivista specializzata “Neurology” il 5 di ottobre e promosso dall’Istituto Nazionale di Ricerca Medica e Sanitaria francese, dall’Università Victor Segalen Bordeaux II e da varie fondazioni private, afferma che auto convincersi di essere malati, predispone a diventarlo seriamente, favorendo la comparsa di malattie neurologiche come la demenza, anche in soggetti privi di sintomi.I ricercatori dell’Università 2 di Bordeaux, in Francia, hanno esaminato per sette anni lo stato di salute di un campione di pazienti volontari (8169, tutti over 65), ed hanno riscontrato che, rispetto a coloro che si ritenevano in buona salute, coloro che erano convinti del contrario, presentavano un rischio di demenza maggiore del 70% mentre era del 35% nel gruppo che aveva descritto mediocre il proprio stato di salute. Secondo l’autore dello studio, il professor Christophe Tzourio è risaputo che avere relazioni ed attività sociali può contribuire ad abbassare il rischio di demenza. Per contro è possibile che ritenersi in uno stato di salute non buono possa limitare le interazioni sociali, favorendo, al contrario, l’insorgere della demenza.

demenzA. FAttore di riSchio: lA pAurA di AmmAlArSi

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Angelini presenta Versuspray,

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nel trattamento delle macerazioni da incontinenza,

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cutanee ed eritemi da pannolino. Nelle

persone anziane la cute tende ad essere meno efficiente,

diventa secca, sottile e con una minore elasticità. A questi

fattori si sommano problemi di salute generale come:

incontinenza, ridotta mobilità, deficit nutrizionali, insufficienza

circolatoria, malattie metaboliche e diabete, che

possono aumentare il rischio di sviluppare una lesione

come un’ulcera da pressione. Il Collagene è la proteina

più importante del tessuto connettivo. La presenza del

collagene stimola la riparazione tissutale accelerando i processi

cicatriziali, con una riduzione dei tempi di riparazione ed

un miglior controllo della sintomatologia dolorosa.

Inoltre il collagene esplica un rapido effetto emostatico con

attivazione delle piastrine e dei fattori della coagulazione.

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un’azione antimicrobica mantenendo l’ambiente della

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delle lesioni cutanee del paziente anziano. Versuspray è

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Prevenire e trattare

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NEWS NEWS NEWSNEWS NEWS NEWS

Un’iniziativa molto interessante, 6 incontri sul Caregiving Relatives’ in relazione all’incontinenza e sul prendersi cura degli altri e di se stessi, è stata organizzata da Tena, da sempre impegnata al fianco di coloro che assistono chi soffre di questa problematica, insieme a Fondazione Manuli Onlus. Occuparsi di una persona che soffre di incontinenza, problema silenzioso ma molto diffuso tra le donne over 60, è impegnativo, soprattutto quando il soggetto è un malato di Alzheimer. Molte persone convivono con questa condizione grazie all’assistenza costante dei familiari, degli assistenti domiciliari e di tutte quelle figure che si fanno carico di garantirne la qualità della vita.Ecco quindi l’importanza degli incontri organizzati in due cicli, che si sono inseriti nell’ambito dell’attività dell’Alzheimer Cafè Milano di Fondazione Manuli Onlus (www.fondazione-manuli.org), presso l’Istituto dei Ciechi, nel cuore della città. Il primo ciclo di 3 incontri svoltosi nel mese di settembre è stato dedicato alla gestione dell’incontinenza; il secondo agli aspetti emotivi del prendersi cura e si è svolto l’11, il 18 e il 25 novembre. Nel corso del primo ciclo di incontri, gli esperti di Tena hanno fornito alle famiglie e ai caregivers dei malati di Alzheimer informazioni e consigli su come gestire l’incontinenza affrontandola in maniera

costruttiva, con la consapevolezza che ci sono delle soluzioni adeguate. Gli incontri rappresentano anche un’importante occasione per i partecipanti di parlare e condividere la fatica della cura del proprio caro, porre domande a persone qualificate e ottenere risposte utili per affrontare serenamente l’incontinenza nella quotidianità. Durante il secondo ciclo di incontri Tena e Fondazione Manuli hanno affrontato insieme ai familiari gli aspetti emotivi del prendersi cura, con particolare attenzione ai cambiamenti a cui si va incontro nell’assistere una persona cara, sempre con un’attenzione specifica all’incontinenza e all’inversione dei ruoli tra figli e genitori, i quali da coloro che assistono, diventano assistiti.“Un tempo per prendersi cura degli altri, un tempo per prendersi cura di se stessi” è l’opuscolo informativo realizzato da Tena sui vari aspetti pratici che riguardano non solo l’assistenza quotidiana al proprio caro, ma anche la gestione del cambiamento di vita di chi se ne occupa. Il libretto è recuperabile anche nelle farmacie aderenti all’iniziativa “Per te, che presti Assistenza” promossa da Tena o scaricabile dal sito www.tena.it nella sezione “Prendersi cura di una persona cara”.

prenderSi curA degli Altri

Tena al fianco di Fondazione Manuli nell’organizzazione di 6 incontri tematici che si sono svolti a Milano

Un nuovo sistema di arredo

Profilo Smart è un binario che si installa a parete, un sistema modulare, che può essere installato nei bagni

o nelle stanze delle residenze sanitarie assistenziali e in tutte quelle strutture che debbano mettere a

disposizione dei propri ospiti accessori per anziani e disabili come seggiolini per la doccia, maniglioni. Con il suo design minimale, può essere inserito in qualsiasi

ambiente, anche in una casa privata, o in un hotel, senza dare l’impressione di essere stato creato per una fascia di persone in particolare, come possono

essere gli anziani o i disabili. Il suo design piace a tutti, e il binario può essere accessoriato con portasaponi,

portasciugamano, mensole, pensili e quant’altro, quindi con accessori utili a tutti. All’occorrenza, può essere attrezzato per necessità uniche e specifiche. Questo

permette di fornire un servizio di qualità anche su misura, senza costi aggiuntivi. L’installazione di Profilo Smart è facile e veloce, non richiede personale specializzato e in pochi minuti un bagno può essere trasformato con l’aggiunta di sostegni o sedute. Il sistema può essere

anche applicato nelle “case intelligenti” del futuro, dove si voglia avere la possibilità, all’occorrenza, di attrezzarsi

per assistere una persona anziana.

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VETRINA

Evoluzione domotica

Gli importanti investimenti in Ricerca e Sviluppo che hanno caratterizzato questo nuovo prodotto Vimar, hanno determinato anche un’evoluzione domotica. Nuovi dispositivi, funzioni e modalità di controllo avanzate: con Eikon Evo il sistema domotico By-me diventa ancora più intelligente. Innovazioni belle da vedere e facili da usare che, in un attimo, si adattano ai cambiamenti degli spazi e di chi li abita. I nuovi video touch screen da 4,3” e da 10” oltre a supervisionare con una grafica semplice ed intuitiva l’intero sistema domotico By-me gestiscono anche la funzione videocitofonica regalando un’immagine perfetta di tutto ciò che accade fuori dell’edificio. Nuove funzioni avanzate rilevano in tempo reale la temperatura e delineano il profilo energetico dell’abitazione monitorando costantemente i consumi. L’interfacciamento con il web permette la gestione attraverso rete internet da PC, smartphone e tablet di ultima generazione come iPad e iPhone.

Migliore pulizia, elevata affidabilità

Electrolux propone una vasta gamma di soluzioni dedicate alle imprese di pulizia per trattare i mop. Il lavaggio dei mop

in una lavacentrifuga professionale Electrolux è sinonimo di migliore pulizia ed

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esigenze dei clienti è molto semplice,

basta caricare i mop sporchi nella

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preferito. Alla fine del ciclo è anche

possibile impregnare i mop con qualsiasi

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dalla lavatrice, saranno pronti per

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La risposta all’irritazione nasale

Fitonasal bioPomata è un nuovo Dispositivo Medico biologico che contrasta l’irritazione

nasale e perinasale proteggendo la mucosa e favorendone la rigenerazione. È indicato in tutti i casi di naso irritato a causa di rinorrea (naso

che cola), secchezza e atrofia della mucosa nasale; nei casi di irritazione della zona perinasale causata dai frequenti strofinamenti. È utile inoltre

in prevenzione, nelle condizioni che possono provocare secchezza e prima di intraprendere

attività sportive prolungate. È formulato con ingredienti da Agricoltura Biologica e dona

una piacevole sensazione di freschezza senza contenere eucaliptolo né mentolo. Fitonasal

bioPomata di Aboca riveste la mucosa nasale di un film emolliente e protettivo che svolgendo su

di essa un effetto barriera ne limita il contatto con gli agenti esterni irritanti. L’efficacia del prodotto

è data dalla sinergia di Incenso, Aloe Vera e Olio di Jojoba. La formulazione è arricchita con Olio

essenziale di Lavanda fiori.

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Un micio come terapia: è la recente proposta lanciata dall’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente (Aidaa) che vorrebbe l’introduzione di “gatti di reparto” nelle aree ospedaliere riservate a bambini ed anziani, per allietarne la degenza.In pratica si attiverebbe un progetto di pet-therapy, o cat-therapy, a lungo termine, grazie al quale gli animali stimolerebbero serenità e positività al malato.“II gatto di reparto è sicuramente una proposta innovativa che potrebbe lanciare un segnale positivo proprio a favore di quelle categorie di pazienti che sono soggetti a lunghi e a volte delicati

ricoveri” ha detto Lorenzo Croce, presidente nazionale di Aidaa. “In questa prima fase abbiamo inviato una lettera ai direttori dei maggiori ospedali italiani e di quelli dove la pet-tIerapy è una pratica ormai consolidata. Se lo vorranno, siamo pronti a spiegare la proposta e a dare una mano per realizzare questa esperienza. Crediamo nella interazione uomo-animali, e siamo certi, anche sulla scorta di esperienze conosciute direttamente come quella dei cavalli in carcere, che la presenza di un gatto in reparto possa giovare molto all’umore dei pazienti, specialmente se si tratta di bambini o anziani soli, che provano piacere e si sentono appagati nel prendersi cura di un animale.”

gAtti in repArto

Uno studio effettuato dall’Istituto di Geriatria dell’Università di Montreal – Canada – afferma che gli anziani, pur subendo nel tempo una diminuzione volumetrica della materia grigia, la utilizzano in modo più efficiente rispetto ai giovani. Riportato anche dal quotidiano La Repubblica (20/10/2011 pag. 45), lo studio canadese ha messo a confronto gruppi di persone con caratteristiche omogenee. I test, cui sono stati sottoposti due gruppi di persone con età tra 55 e 75 anni e ad un altro di ragazzi, hanno dimostrato come il cervello reagisce diversamente in base all’età. I giovani attivano immediatamente certe aree del cervello,

per risultati veloci. I più anziani, invece, prendono tempo. O meglio lo utilizza il loro cervello. Ciò consente di valutare tutti i fattori in campo, prima di decidere. Secondo i ricercatori, questo dimostra un migliore utilizzo delle risorse intellettuali. “Il cervello più vecchio sa che non si ottiene niente, agendo d’impulso”, ha commentato il professor Oury Monchi, che ha guidato la ricerca. “Ora abbiamo la dimostrazione scientifica che il cervello, invecchiando, impara ad amministrare meglio le risorse di cui dispone. Il cervello più vecchio – aggiunge – ha maggiore fiducia in se stesso ed è meno spaventato dalle critiche.”

over 55 più ‘cervelloni’

La malnutrizione è un problema diffuso anche in Europa e coinvolge 30 milioni di persone, per la maggior parte anziani. Quali sono le cause della malnutrizione nella terza età? La perdita dei recettori del gusto dolce e salato, problemi dentali e masticatori, la mobilità ridotta, i problemi cognitivi. A tutto questo si aggiungono le condizioni sociali e la povertà di molti, ma anche le difficoltà a mangiare causate dalla depressione o dall’Alzheimer. “Un anziano su sei mangia troppo poco – ha spiegato Jean Pierre Baeyens, presidente della Società Gerontologica Europea nel

corso di una conferenza stampa tematica – e l’argomento della malnutrizione viene spesso ignorato o comunque trascurato. Così i nutrienti essenziali necessari al sostentamento vengono ridotti, come si può evincere dal numero e dalla durata dei ricoveri ospedalieri.” La perdita di peso in età anziana viene spesso vista come normale, ma è invece un segnale di malnutrizione. Gli esperti dicono che “Al contrario dei giovani, negli anziani vige la regola che i robusti vivono più a lungo rispetto ai magri. Chi mangia troppo poco rischia di ammalarsi, o di non reagire alle cure farmaceutiche, e tra questi il tasso di mortalità è più alto”.

mAlnutrizione e AnziAni

Dal vigore di una stretta di mano, gli indizi di lunga vita: è quanto affermano i ricercatori dello University College di Londra in uno studio pubblicato sul British Medical Journal. I ricercatori hanno esaminato i dati clinici di migliaia di soggetti, la maggior parte over 60 e soprattutto pazienti ospedalizzati, scoprendo che quelli con la presa meno forte corrono un rischio il 67% più alto di morire in anticipo. Ma non è finita qui. Gli anziani che camminano lentamente rischiano la morte tre volte di più, mentre chi ha difficoltà a sedersi, due volte, come rileva lo studio, sostenuto dal Medical Research Council. Ma che i più giovani non si sentano immuni da

questi fattori di rischio. “Al momento stiamo parlando soprattutto di anziani non autosufficienti” commenta uno degli autori dello studio, Avan Aihie Sayer, “ma con il tempo questo potrebbe essere rilevante anche per i più giovani”. Il lavoro britannico ha elaborato le conclusioni di oltre 30 ricerche precedenti su migliaia di persone, sull’osservazione delle prestazioni fisiche come cartina di tornasole dell’aspettativa di vita. Il test potrebbe avere anche una valenza diagnostica, quale strumento empirico di medicina preventiva. Il test è alla portata di tutti e può aiutare i medici ad individuare i pazienti con un rischio di mortalità più elevato.

StrettA di mAno e lungA vitA

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Pensando a come promuovere ed innovare il sistema assistenziale italiano, stiamo lavorando a un progetto assolutamente innovativo volto a costruire – e promuovere – il sistema socio assistenziale italiano attraverso la creazione del primo portale web interattivo tra la domanda di assistenza all’anziano e l’offerta. Per dare al settore il giusto valore ed accrescerne la credibilità, vogliamo dargli una aperta e comparata visibilità, nell’ottica di una modernizzazione del sistema, e a favore dei crescenti bisogni della collettività. Le strutture saranno ospitate in una banca dati, pubblicata gratuitamente e da loro direttamente aggiornabile. Liberamente consultabile dal pubblico finale, è volta a costruire la prima mappatura del sistema assistenzialistico italiano. State con noi in questa ambiziosissima avventura: compilate la scheda a fianco, oppure contattateci per l’aggiornamento on-line in tempo reale dei dati presenti sul sito. L’operazione è assolutamente gratuita. E lo sarà sempre.

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TESTIMONIANZE

Era quasi carnevale e nella nostra struttura per anziani fervevano i preparativi per una festa che avrebbe coinvolto i nostri ospiti due settimane più

tardi. Mentre stavo guardando le maschere che alcuni anziani stavano preparando, mi chiamarono per acco-gliere nel mio ambulatorio una coppia di sorelle appena arrivate. Si chiamavano Maria e Ninetta. Sembravano sconsolate e stavano sedute chiuse nei loro cappotti, apparentemente pronte ad andarsene, più che a resta-re, anche se non erano propriamente in gran forma. In-fatti entrambe esibivano delle grosse ingessature. Una aveva una gamba fratturata, e l’altra una gamba e una spalla. Mi guardarono in silenzio. Cominciai a parlare, ponendo loro qualche domanda per conoscerci e rompere il ghiaccio. Le due sorelle ultraottantenni mi raccontarono che erano signorine e vivevano insieme da sempre, in una vecchia casa di famiglia in città. Maria aveva la patente ottenuta in età matura, ma utilissima per i loro piccoli spostamenti. Purtroppo, qualche settimana prima, mentre stavano andando al supermercato, avevano avuto un incidente, e il risultato era di fronte a me. Sole al mondo, aveva-no deciso di prendere qualcuno a casa che potesse aiutarle e supportarle in quel frangente, ma avevano avuto un’esperienza negativa. Consultandosi con il loro medico, figlio di un vecchio amico di famiglia, ave-vano deciso di trovare una soluzione al problema at-tuale, ma che potesse fornire loro tranquillità completa anche per il tempo a venire. Il medico aveva suggerito la nostra residenza e si era adoperato per aiutarle: era venuto da noi per poi riferire alle signore quale siste-mazione fosse disponibile e che aspetto avesse. E ora eccole di fronte a me, pronte a trasferirsi da noi, anche se a malincuore. Spiegai loro cosa avremmo fatto per la loro riabilitazione, una volta rimosse le ingessature, nel silenzio più totale da parte delle due anziane si-gnore, palesemente avvilite. “Faremo tutto quello che dovremo per ristabilirci, ma siamo molto tristi... Tutte queste novità di confondono e ci spaventano” disse Maria. “A casa nostra stavamo bene, e per noi è diffici-le sapere che non ci torneremo mai più, e che staremo qui con persone che non conosciamo, in un luogo che ci ricorda un collegio o un ospedale. Ci sembra che sia tutto finito, è terribile.” Ninetta intanto piangeva in

È qui la festa

* Medico chirurgo specialista fisiatra. Ambulatorio privato In Corpore Sano, Monteveglio (Bo)

silenzio. Io risposi che avevo la convinzione che col tempo sarebbero state contente della loro decisio-ne. La nostra struttura è luminosa e piacevole, ed è lontanissima dall’essere un collegio o un ospedale. È un luogo ricco di attività piacevoli e divertenti, dove si possono incontrare persone socievoli con le quali chiacchierare. “E se vorrete potrete andare fuori a fare spese o al cinema”, aggiunsi. Le due sorelle si scam-biarono un’occhiata, ma non replicarono. “So che la vostra camera è molto grande e luminosa. Perché non portate un paio di poltrone da casa, e qualcosa che vi farebbe piacere avere?” Ninetta si animò. “Possia-mo? Sarebbe molto bello.” Le feci accompagnare nella loro stanza, sottolineando il fatto che avrebbero potuto personalizzarla come meglio credevano: molti ospiti lo avevano già fatto.Qualche settimana più tardi iniziammo la riabilitazione. Maria sembrava più serena, ma Ninetta no. Notai che se ne stavano da sole in un angolo, parlavano solamente tra loro o si chiudevano nella loro stanza – divenuta una copia del loro salottino di casa – a guardare la televi-sione. Così decisi di inventare una terapia alternativa, apposta per loro, che potesse renderle più felici. “Care signore – dissi dopo averle chiamate nel mio ambula-torio – i risultati che avete ottenuto grazie alle terapie riabilitative potrebbero migliorare, perciò vorrei farvi una proposta. So che siete sempre state molto interessate al giardinaggio e la primavera è cominciata; una tera-pia all’aria aperta, nel nostro giardino, sarebbe l’ideale per voi. Vorrei affidarvi una piccola parte di giardino che ha bisogno di attenzioni e di novità. Potrete decidere quali fiori piantare ed occuparvi dell’angolo delle erbe aromatiche. Vi farà molto bene muovervi e lavorare tran-quillamente all’aperto.” Appena udita la proposta si illu-minarono di gioia. Si resero immediatamente disponibili e iniziarono il lavoretto che le teneva impegnate gran parte della mattina. Si impegnarono con nuova deter-minazione anche nelle terapie e iniziarono a stare molto meglio, sia fisicamente che emozionalmente. La nostra direzione decise successivamente di istituire un breve corso di giardinaggio di base condotto da Maria e Ni-netta, che fu seguito da una decina di ospiti, con grande soddisfazione delle due sorelle, oggi completamente fe-lici della loro decisione di trasferirsi da noi.

Giovanni Zucchini *

Un altro caso di esperienza negativa tra le pareti domestiche. Per riuscire a guardare al futuro occorreva una soluzione costruttiva

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TESTIMONIANZE

Dal progetto della residenza, fino all’attenzione a 360 gradi nei confronti delle necessità dell’anziano, con sensibilità e amore: chi gestisce una residenza per senior deve tenere in massima considerazione dignità e serenità dell’ospite, combattendone la solitudine

Gestire una residenza per anziani è una mis-sione che esige amore, pazienza, attenzione e sensibilità. Ci credo fermamente e, sia in

qualità di medico che di imprenditore di casa di riposo e protetta, sono convinto che tutto questo si declini su più versanti: quello strutturale dell’edificio e quello del rapporto e del servizio reso. Nel primo caso penso che, se possibile, la soluzione migliore sia la realizza-zione ex novo dell’edificio da adibire a residenza per anziani, in modo da riuscire a tenere conto di tutta una serie di parametri che diano agli ospiti il massimo del comfort in un luogo che per molti potrebbe rappresen-tare l’ultima sede di accoglienza per il resto della vita. Ecco perché credo che la gestione di una residen-za per anziani non possa essere un atto meramente speculativo o comunque di puro carattere economico, anche se ovviamente deve essere produttiva. Userei anche un’espressione piuttosto sintomatica a riguardo: credo fermamente che l’assistenza alla persona anziana o disabile non sia qualcosa che si possa improvvisare o inventarsi, ma che sia neces-

Una missione quotidiana

* Co-titolare della Casa di Riposo e Protetta Santa Rita di Alezio (Lecce)

sario basarsi su un’approfondita esperienza medica, assistenziale, pedagogica e che si debba affinare tut-ta una serie di importanti sensibilità e attenzioni, ne-cessarie alla gestione dell’anziano, affinché viva i suoi giorni serenamente e con tutta la dignità che merita.Usare sensibilità nei confronti degli anziani significa anche comprenderne le esigenze sentimentali. Un er-rore piuttosto diffuso è quello di ritenere che le perso-ne appartenenti alla cosiddetta terza età siano immuni dalle problematiche affettivo-sentimentali. La solitudi-ne, però, colpisce gli anziani, e chi entra in strutture per senior tende a trovarsi una compagnia, che si traduce anche molto semplicemente nel fare una passeggiata mano nella mano, importantissima espressione di con-divisione e d’affetto per gli anziani. Io sono contento per loro quando questo accade e credo che sia giusto consentire questi incontri anche se qualche problema si presenta quando vogliono stare da soli.

Un altro concetto che trovo molto importante e positivo è quello di mescolare giovani e anziani in residenze che definirei ‘miste’. Se metto insieme solo 100 anziani nella medesima struttura, l’atmosfe-ra diventa inevitabilmente pesante, noi invece abbia-mo 20 giovani disabili che hanno esigenze diverse, ma che portano molta allegria agli ospiti anziani. Tra i ricoverati abbiamo ragazze di 25 e 30 anni con pro-blematiche di vario genere, ma che portano grande vivacità. Quando organizziamo le feste per i comple-anni e gli onomastici con musica dal vivo, ballano e cantano, coinvolgono emotivamente gli anziani e tutti si divertono. Se avessimo solo ospiti appartenenti alla terza età, penso che il risultato non sarebbe così brioso e positivo.

Giuseppe Caputo *

Usare sensibilità nei confronti degli anziani significa anche comprenderne le esigenze sentimentali.

Mischiare i senior con i giovani è una strategia straordinaria

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