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74 COLLEGAMENTO GRUPPI FAMIGLIA RIVISTA DI INFORMAZIONE E FORMAZIONE Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Postale - D.L. 253/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1 comma 2, DCB Torino 2 - n. 3/2011

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COLLEGAMENTO

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La fine di un matrimonioe le sue conseguenze

DIVORZIATI E CHIESA

2 GRUPPI FAMIGLIA settembre 2011

GRUPPI FAMIGLIA

TRIMESTRALE DI COLLEGAMENTOsito: www.gruppifamiglia.it

• Redazione: Noris e Franco ROSADA• via R. Pilo, 4 10143 Torino• Tel. e Fax 011 759 978• E-mail: [email protected]• Contributo liberale annuale: Euro 10,00• Contributo liberale sostenitore: Euro 25,00

da versarsi sul C.C.P. n. 36690287 intestato a:Formazione e Famiglia Onlus, via Pilo 4 10143 Torino

Direttore Responsabile: Mario CostantinoAutorizz. Tribunale di Torino n. 4125 del 20/12/89

Gruppi Famiglia - n. 74 - Settembre 2011Proprietà: Associazione “Formazione e Famiglia ONLUS”

via R. Pilo, 4 - 10143 TorinoStampa: Flyeralarm Srl, viale Druso, 265 - 39100

Bolzano - Bozen, www.flyeralarm.itL’editore è a disposizione degli aventi diritto per le fonti

iconografiche non identificate

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Questo numero viene spedito intre copie ad ogni famiglia chesostiene la rivista. Vi invitiamo aregalare ad altre famiglie lecopie che ricevete in più.Grazie per la collaborazione!P.S.: Siete un gruppo di famiglieche riceve la rivista? Fate ununico versamento collettivo emandate una mail alla redazio-ne con i vostri indirizzi.Risparmierete tempo e denaro!

EDITORIALE

SEPARATI-DIVORZIATI-RISPOSATI:FUORI DALLA CHIESA?

accompagna in cammino, fra due pila-stri importantissimi, quello della veritàe della carità.Vogliamo perciò, con questo numerodella rivista, provare a fare chiarezzasu argomenti spinosi che riguardano lapresenza nella Chiesa dei separati edivorziati, l'accesso ai Sacramenti, lasituazione dei divorziati risposati, per-ché al riguardo vi sono numerose dice-rie ed inesattezze che creano confusio-ne e sfiducia, nonché frustrazione:dobbiamo inoltre interrogarci, conmolta franchezza, se davvero le nostrecomunità stanno facendo tutto il possi-bile per aiutare le famiglie (figli com-presi) coinvolte in questo dramma, conl'atteggiamento misericordioso di chinon giudica, accoglie e lenisce le feri-te.Esistono numerose realtà, punti diascolto, consultori, mediatori familiari,esperienze ad hoc, come il metodo"Retrouvaille" che, con competenza eprofessionalità, possono seguire lecoppie in crisi, alle quali vengono peròrichieste due condizioni importanti: l'u-

DI NICOLETTA E CORRADO DEMARCHI

Nel nostro cammino di sposi abbia-mo sempre cercato di fissare losguardo, con particolare attenzione esensibilità, su coloro i quali hannovisto tramontare il loro disegno d'a-more ed hanno voluto o dovutoabbandonare tutto, sopraffatti dalledifficoltà e dalla fragilità della vita dicoppia.Molte di queste situazioni potevano,però, essere recuperate: la consape-volezza che alcuni di loro non eranostati accompagnati sufficientementeal grande passo che li attendeva, edil non aver trovato strumenti e perso-ne preparate ed attente che potesseroaiutarli a gestire le tensioni, per ripren-dere il loro cammino d'amore conmaggiore fiducia, ci dimostrano chemolto è stato fatto, ma rimane ancoramolto da progettare ed attuare.I numeri sono impietosi: mediamenteuna coppia su tre si divide già neiprimi anni di matrimonio, alimentan-do la schiera di coloro che vivono ildramma della separazione e deldivorzio.Ultimamente sono aumentate le pro-poste pastorali per chi vive questasituazione. Ad esempio il convegno diSalsomaggiore del giugno scorso,organizzato dalla CEI, dal titolo -"Luci di speranza per la famiglia ferita"- è una delle risposte più vere di unaChiesa che non abbandona, ma

miltà e la buona volontà degli sposinel farsi aiutare e la disponibilità aripartire su nuove basi, senza pregiu-dizi, per reimpostare un nuovo rap-porto di coppia.Per quanti invece, nonostante parec-chi sforzi, vedono definitivamentenaufragare il loro matrimonio, è fon-damentale la nostra vicinanza ed ilnostro sostegno, in questo difficilemomento, per superare il dolore ed ilsenso di sconfitta che si prova.Un cammino di gruppo, condivisocon altre persone che vivono la stes-sa situazione, aiuta a ritrovare un po'di serenità, trasformando lentamenteil risentimento in perdono, la rabbia ela paura in forza e coraggio.Anche la verifica della possibilità direndere nullo il matrimonio va presaseriamente in considerazione ed iTribunali Ecclesiastici Regionali com-petenti andrebbero maggiormenteinterpellati in tal senso.Insomma: di fronte ad una coppia incrisi dobbiamo adoperarci per aiutar-li a trovare una soluzione.Il nostro ascolto, la nostra presenza esoprattutto la nostra preghiera, li por-teranno a guardare con occhio diver-so il loro rapporto, per iniziare a recu-perare quella gioia, quella serenità equell'amore che li ha fatti dire, tempoaddietro, "io accolgo te come mio/asposo/a". Infine, come coppie cristiane, siamochiamate, ogni giorno, ed in partico-lare in questo contesto sociale, atestimoniare nella quotidianità, conpiù vigore ed entusiasmo, che ilmatrimonio è un'avventura stupendada vivere in tre: io, te e Dio!

[email protected]

Esistono numerose realtà,punti di ascolto, consultori,mediatori familiari, espe-rienze ad hoc, come ilmetodo "Retrouvaille", che,con competenza e profes-sionalità possono seguire lecoppie in crisi.

www.gruppifamiglia.it

Nel numero on-line della rivista tro-verete tutti gli articoli con i link perl’approfondimento e in più:•Le proposte per superare i limiti

dottrinali e l'accesso ai sacramentiper i divorziati risposati;

•Un ampia riflessione sul tema del-l’annullamento e sulla pastoraleper S/D/R;

•Le recensioni di due film recentiche trattano di fedeltà.

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A CURA DELLA REDAZIONE

Con il nuovo rito del matrimonio, introdotto nel2002, alcune cose sono cambiate.I giornali, a suo tempo, avevano dato moltorisalto al fatto che il verbo "prendere" era statosostituito con il verbo "accogliere". Ma i giorna-li non hanno sottolineato sufficientemente unaltro fatto. Non si dice più: "Prometto di essertifedele per sempre" ma: "Con la grazia di Cristoprometto di esserti fedele per sempre". Perchéquesta aggiunta? Perché una lunga esperienzadimostra che l'amore umano, anche quando èsincero e profondo, resta sempre un tesoro inun vaso fragile. Basta poco per mandare tuttoin frantumi. Non basta confidare nelle proprieforze (l'amore sembra onnipotente), e non bastaneppure appoggiarsi l'uno all'altra (l'altro puòsembrare una colonna solida, capace di soste-nere e reggere tutta la vita). L'esperienza dimo-stra che è facile innamorarsi; ma dimostraanche che è difficile amarsi per tutta la vita. Leforze umane non bastano.È necessario l'intervento di Dio. Si costruisce lacasa dell'amore sulla roccia che è Dio1.Questa premessa è indispensabile per capirequanto la proposta cristiana nei confronti di un'i-stituzione naturale quale il matrimonio, sia stata,e continui ad essere, profondamente diversa e"altra" rispetto al modo comune di pensare e diagire.

La radicalità della proposta cristianaGesù ha parlato anche del matrimonio, e ne haparlato con una radicalità tale da sorprenderegli stessi primi discepoli, molti dei quali proba-bilmente erano sposati.Gesù afferma che il legame sponsale tra unuomo e una donna è indissolubile (cfr. Matteo19,1-12), perché nel legame del matrimonio simostra tutto il disegno originario di Dio sull'u-manità, e cioè il desiderio di Dio che l'uomonon sia solo, che l'uomo viva una vita di comu-nione duratura e fedele. Questa è la vita stessadi Dio che è Amore, un amore fedele, incancel-labile e fecondo di vita, che viene mostrato,

come in un segno luminoso, nell'amore recipro-co tra un uomo e una donna. E così, affermaGesù, "non sono più due, ma una carne sola.Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomonon lo separi" (v. 6).Da quel giorno la parola di Gesù non cessa diprovocarci e anche di inquietarci. Già in quelmomento i discepoli rimasero scandalizzatidalla prospettiva di Gesù, quasi protestandoche, se il matrimonio è una chiamata così altaed esigente, forse "non conviene sposarsi" (v.10).Ma Gesù ci incalza e ci dà fiducia: "Chi puòcapire, capisca" (cfr. v. 11), capisca che questaesigenza non è fatta per spaventare, ma piutto-sto per dire la grandezza cui l'uomo è chiama-to secondo il disegno di Dio creatore.Questa grandezza è esaltata poi quando ilpatto coniugale viene celebrato nella Chiesacome sacramento, segno efficace dell'amoresponsale che unisce Cristo alla sua Chiesa.Gesù non ci chiede l'impossibile, ci offre se stes-so come via, verità, vita dell'amore.Le parole di Gesù e la testimonianza di comeegli ha vissuto il suo amore per noi sono il rife-rimento unico e costante per la Chiesa di tutti itempi, che mai si è sentita autorizzata a scio-gliere un legame matrimoniale sacramentalecelebrato validamente ed espresso nella pienaunione, anche intima, degli sposi, divenutiappunto "una carne sola".Ed è in questa obbedienza alla parola di Gesùla ragione per cui la Chiesa ritiene impossibilela celebrazione sacramentale di un secondomatrimonio dopo che è stato interrotto il primo

IL MATRIMONIO “FRAGILE”Siamo chiamati a testimoniare l’amore di Dio

in una società ammalata di calcolo e di efficientismo

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Molti fenomeni negativi che oggisi lamentano nella vita familiarederivano dal fatto che i giovani,non possedendo più criteri sicuridi comportamento, non sannocome affrontare e risolvere lenuove difficoltà. FC 66

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legame sponsale2.Di fronte ad una proposta così esi-gente, perché tante coppie, soventecristiane solo per i registri parrocchia-li, continuano a sposarsi in Chiesa?Per la bellezza del rito? Per non dareun dispiacere ai genitori? Sono argo-menti ormai "deboli". Ci si sposa inChiesa perché si è convinti del proprioamore, perché si è convissuto mesi oanni e si è convinti di aver "testato" asufficienza l'unione, perché il sì è "persempre".Ma questo "per sempre" non poggiapiù sul quella rete sociale che, nelbene e nel male, garantiva, fino apoco tempo fa, una solida rete di pro-tezione alla relazione ed emerge lanostra fragilità di creature.

La fragilitàdei rapporti affettiviSolo recentemente abbiamo scopertoche l'umanità è fragile, che la storiaumana è una storia di ferite.Progressivamente si è accampato, sulnostro orizzonte, il limite creaturale,spesso rimosso dai giovani medianteuna sorta di delirio di onnipotenza.Scopriamo la fatica, la malattia; citormenta il pensiero che un piccologrumo di cellule impazzite nel nostrocorpo possa rapidamente segnare lafine della nostra esistenza. Ci sentia-mo fragili quando siamo incompresi,emarginati, violentati, disconfermati.Navighiamo tra guerre e logiche dimorte. Pensavamo che il sacramentodel matrimonio mettesse "al riparo" lanostra unione e sempre più ci rendia-mo conto, prima ancora che ce loconfermino i dati Istat, di quantosiano diffusi divorzi e separazioni,anche tra le coppie di amici dellenostre comunità.Siamo fragili. Questa fragilità inter-pella sia la nostra ragione che lanostra fede. Come Giobbe cerchia-mo risposte e non le troviamo. Comelui, chiamiamo in causa Dio.Sappiamo, certo, dalla rivelazione,che Dio si presenta a noi come "il Dioche ci guarisce" (Esodo 15, 26), mafatichiamo poi, nella nostra esperien-za quotidiana, a sperimentare questadimensione "terapeutica" delSignore…Ma a cosa dobbiamo attribuire que-sta fragilità?Un pregiudizio oggi ricorrente è quel-lo che questi cambiamenti siano col-

legati a una decadenza dei valorimorali. Il passato viene spesso guarda-to con grande nostalgia, un po' comese fosse il "paradiso perduto" di JohnMilton. Ma è proprio così? Scrive ilsociologo Franco Garelli: "Ma a qualepassato facciamo riferimento? Il passa-to delle società contadine, delle cam-pagne... era questo il luogo delle virtù?Si poteva avere a che fare con unauniformità di modelli di comportamen-to e la Chiesa, in quel contesto, pote-va avere un'influenza più rilevante diquella di oggi; ma qual era - presso lagente - il livello di interiorizzazione, diriflessività, di consapevolezza dellescelte e dei comportamenti prevalenti?[...] È debole lo sforzo o la propensio-ne a cogliere i tentativi di ricerca, i per-corsi di senso che magari in modidiscontinui e contorti possono caratte-rizzare la condizione contemporanea"3.Il fatto che il matrimonio sia un'istituzio-ne "naturale" non basta più per garanti-re la sua durata nel tempo. Come lapreparazione alla vita consacrata damolto tempo richiede un lungo cammi-no di preparazione, così anche la pre-parazione alla vita a due richiederebbeun analogo cammino. Lo aveva beneintuito il sinodo del vescovi del 1980 lecui riflessioni sono state tradotte dalbeato Giovanni Paolo II in quel prezio-so documento che è la Familiaris con-sortio.

Educare all'amore coniugaleIl testo, al n.66, ci ricorda come la pre-parazione al matrimonio vada vista eattuata come un processo graduale econtinuo. Essa, infatti, comporta treprincipali momenti: una preparazioneremota, una prossima e una immedia-ta.La preparazione remota ha inizio findall'infanzia, all'interno della famiglia.È questo il periodo in cui va istillata lastima per ogni autentico valore umano.È richiesta, inoltre, specialmente per icristiani, una solida formazione spiri-tuale e catechetica, che sappia mostra-re nel matrimonio una vera vocazionee missione, senza escludere la possibi-lità del dono totale di sé a Dio nellavocazione alla vita sacerdotale o reli-giosa.Su questa base in seguito si imposterà,a largo respiro, la preparazione prossi-ma, la quale - dall'età opportuna e conun'adeguata catechesi, come in uncammino catecumenale - comporta

una più specifica preparazione aisacramenti, quasi una loro riscoperta. La preparazione immediata a cele-brare il sacramento del matrimoniodeve aver luogo negli ultimi mesi esettimane che precedono le nozze.A queste tre fasi della preparazione almatrimonio devono sentirsi impegna-te la famiglia cristiana e tutta lacomunità ecclesiale.Sono passati trent'anni e molto diquanto scritto allora è ancora sullacarta. Si parla di parrocchia "famigliadi famiglie" ma la pastorale continuaad essere settoriale: i fanciulli, i gio-vani, i fidanzati, le coppie, le famiglie,gli anziani. Servirebbe una pastoraleintegrata, non con attività in più macon un punto di riferimento diverso: lafamiglia. Qualcuno ci sta provando.

Liberamente tratto da:1Giordano Muraro, Prometto di esser-ti fedele sempre, PIEMME 2006,p.10.2Dionigi Tettamanzi, Il Signore è vici-no a chi ha il cuore ferito, Milano2008.3Luigi Ghia, La fragilità dei rapportiaffettivi, in (ibidem), Se un amoremuore, Monti 2010, p.15-17.

Il consenso matrimoniale

Forse non ce lo ricordiamo più, per-ché è passato del tempo o perchéeravamo così innamorati da prender-lo per un atto formale, ma le doman-de che il sacerdote pone nel cosiddet-to processicolo sono molto serie epossono costituire una piccola cate-chesi matrimoniale.• Perché sceglie di sposarsi in chie-sa? Ha qualche difficoltà nell'accetta-re l'insegnamento della Chiesa sulmatrimonio? Quale?• Si sente spinto al matrimonio daisuoi familiari o da quelli del suofidanzato (della sua fidanzata)?• Vuole il matrimonio come unico esi impegna alla fedeltà coniugale?• Accetta il compito della paternità(della maternità), senza escludere ilbene della procreazione? Intendedare ai figli un'educazione cattolica?• Pone condizioni al matrimonio?Quali?• Ha tenuto nascosto qualcosa chepossa turbare gravemente la vitaconiugale?

Sintesi della redazione

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A CURA DELLA REDAZIONE

In un matrimonio ci sono tanti momenti di crisi,in cui i due si considerano estranei, in cui ildesiderio cala e non c'è più ricerca dell'altro,né tempo da condividere. È necessario fermar-si, non cedere alla facile tentazione di dire èfinita, me ne trovo un altro/a, oppure solo sop-portarsi, "per il bene della famiglia".

Quando arriva la crisiQuando arriva la crisi è importante fermarsi, eannunciare: "crisi in corso". La crisi non assumecosì solo una valenza negativa, cioè di unapossibile rottura, ma di una "scelta", "distinzio-ne", come l'etimologia della parola stessa rive-la. È una grossa opportunità di crescita.È necessario entrare nei tempi dell'attesa, avereil coraggio di ascoltare l'altro, ripartendo dal-l'emozione dello sguardo che evoca l'amorevissuto insieme, l'amore che ancora c'è, anchese incrostato e non più ben visibile.Sarebbe rischioso imporsi tempi stretti, averefretta o peggio timore che troppo tempo debbatrascorrere, che intanto si perda la vita chescorre davanti a noi.Siamo chiamati a vivere nel tempo che ci èstato dato, senza fretta di vedere i risultati: sicu-ramente non è facile e implica entrare nellasofferenza della precarietà e dell'incertezza, manon esistono scorciatoie.Entrare nell'attesa è un processo attivo per rias-saporare il gusto di una relazione piena.Del resto la relazione affettiva fra un uomo euna donna è l'espressione più viva di un ripe-tersi di momenti di intimità ma anche di distan-za: c'è bisogno della distanza per ritrovare l'in-timità e l'intimità stessa produce poi momenti didistanza e differenziazione.Essenziale appare il nutrirecostantemente la relazionecon un tempo per la coppiache è kairòs, tempo di graziavivo e palpitante, dove si faspazio alle fantasie, paure,dubbi, gioia, stati d'animo,anche quelli distruttivi; tuttodiventa importante: esprimerel'amore, il bisogno dell'altro,ma anche il rancore, la rab-bia, a volte l'odio che, ad unaanalisi più profonda, altronon è nella storia di tantecoppie che un sentimento chenon è stato possibile esprimere in positivo; leg-gerlo in questa chiave aiuta a recuperarne lagiusta valenza1.

E se invece…Purtroppo, quando oggi due coniugi arrivanoalla decisione di separarsi, sono così esaspera-ti, arrabbiati o sfiduciati che non pensano mini-mamente ad un possibile e futuro ricongiungi-mento; al contrario intendono la separazionecome un passaggio di liberazione da una

situazione di vita nella quale non vogliono piùtornare. Ma questo avviene perché non si ègestita bene la crisi, fin dai suoi inizi, e si èlasciato dilagare il disagio e poi la sofferenzaal punto di non farcela più e magari di giun-gere ad offese o maltrattamenti difficilmenterimediabili e superabili.Se invece le crisi coniugali fossero affrontatecon spirito diverso e più attento e con il dovu-to sostegno da parte di persone esperte, si evi-terebbero tante situazioni di conflitto o di vio-lenza; un eventuale periodo di interruzionedella coabitazione potrebbe essere una moda-lità migliore per esaminare e affrontare i pro-

blemi, per maturare e cre-scere anche dentro le diffi-coltà, anzi proprio attraversodi esse.Ma questo implica un cam-biamento di mentalità, sianei coniugi che nella societàintera; una mentalità cheappunto non veda nellaseparazione l'anticamera deldivorzio, ma, come dovreb-be essere, un periodo di seritentativi di ripensamentodella vita coniugale e fami-liare, e se possibile di ripro-gettazione di essa.

In realtà, occorre riconoscere che diversiconiugi già attuano periodi di separazionetemporanei per poi rimettersi insieme; qualche

Quando la richiesta diaiuto non è esplicita può

essere determinante ilgesto discreto e premuro-so di chi, intuendo il disa-

gio, compie qualchepasso per avvicinarsi allapersona o alla coppia permetterla in condizione di

chiedere aiuto.

LA CRISI E LE POSSIBILI VIE D’USCITANon avere paura di farsi aiutare, prima di arrivare alla rottura

L’importanza di saper aiutare nei modi e nei tempi giusti

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volta questo porta a una buona ripre-sa della vita familiare; altre volte,invece, non risolve nulla, anzi peggio-ra la situazione e alla fine porta a unaseparazione definitiva.Questo avviene perché è difficile chei coniugi riescano da soli a capire erisolvere veramente i problemi che lihanno portati all'interruzione dellaconvivenza coniugale: spesso occorreche entrambi i coniugi si affidino confiducia a un aiuto esterno.E oggi vi sono centri e organismi,ecclesiastici o civili, che possono offri-re un apporto valido e competente,cioè un cammino individuale e dicoppia che aiuti ad andare in profon-dità nell'esame delle situazioni criticheo problematiche vissute dai coniugi,che permetta di discernere con piùobiettività i sentimenti e gli affetti, diinstaurare un modo più sereno diguardarsi ed eventualmente di indivi-duare le strategie più opportune perriavviare la vita coniugale.Alla luce di tanti racconti di personeseparate o divorziate, si può afferma-re, non senza qualche amarezza, checerte situazioni si sarebbero potuterisolvere felicemente se ci fosserostate la disponibilità e la possibilità dieffettuare cammini di questo genere2.

La prevenzioneServe quindi una prevenzione che cer-chi di intuire il disagio relazionale"sommerso" e offrire un aiuto perrisolvere la situazione prima che que-sta esploda in una crisi irreversibile.È il caso in cui la coppia non chiededirettamente aiuto, ma è disposta avalorizzare un'offerta di accoglienza edi condivisione qualora venga pre-sentata con discrezione. Per questotipo di prevenzione occorrono perso-ne sensibili e capaci di riconoscere i"segnali indicatori" che fanno intuire

una crisi di coppia. A questo propositoforse vale la pena osservare che, perscoprire e affrontare il "disagio som-merso", potrebbero essere più efficacile "reti informali" che costruiscono iltessuto di una comunità, rispetto ai ser-vizi strutturati, che in genere sono pen-sati allo scopo di risolvere problemi giàmanifesti.La persona o la coppia che vive unmomento di difficoltà relazionale ingenere chiede aiuto quando arrivaall'esasperazione, e istintivamente siaspetta che colui che l'accoglie abbiadelle soluzioni da proporre e delle stra-de precise da indicare per superare ilproblema.È importante però che chi accosta per-sone in situazioni simili non abbia né lapresunzione di dare ricette facili nétroppa fretta di dare consigli, ma abbiaanzitutto una buona capacità di ascol-to, indispensabile a un ponderatodiscernimento in situazioni che sonoquasi sempre molto complesse.

Quando si arriva tardiQuando ci si trova di fronte a unasituazione praticamente compromessa,con una decisione irreversibile di rom-pere il legame matrimoniale e con feri-te profonde provocate da una esaspe-rante e lunga situazione conflittuale, ilprimo obiettivo da raggiungere è quel-lo di aiutare la persona a ricuperare unpo' di serenità e poi a mettere mano auna ricostruzione di se stessa, della suapersonalità, della sua dignità e dellesue relazioni più significative.Se ci sono dei figli, sarà indispensabileaiutare la coppia a gestire con equili-brio e con saggezza la separazioneponendo molta attenzione soprattuttoai diritti e alle esigenze dei figli, perchépaghino il minor prezzo possibile dellasituazione conflittuale e fallimentaredei genitori. Se chi chiede aiuto è uncredente, è importante aiutare a raffor-zare la fiducia in Dio che anche nellesituazioni più drammatiche di sofferen-za è capace di costruire una storia disalvezza e accendere un futuro di spe-ranza; in ogni caso è urgente creareattorno a questa persona un contestodi accoglienza, di comprensione e difiducia, in altre parole un contesto dicomunione affettuosa.

Quando c’è ancora spazioSpesso invece la richiesta di aiuto arri-va in una condizione in cui la sofferen-

za è segno di un amore ancora vivoanche se profondamente ferito.Il primo incontro è molto delicato per-ché è determinante per continuare laricerca di aiuto e per creare la dispo-nibilità a rimettere in discussione tuttala relazione di coppia per una verapositiva novità.Lì dove il disagio della relazione èimputabile a una grave immaturitàdella persona, l'aiuto può essere for-nito soltanto da persone professional-mente preparate. Nei casi in cui larelazione è stata compromessa dauna serie di malintesi conseguiti aerrori di impostazione del rapporto oda una inadeguata progettazionedella relazione di coppia, l'aiuto puòessere dato da persone sensibili,esperte nelle relazioni, capaci dimediazione e di empatia. Anche nelsecondo caso comunque la relazionedi aiuto esige una "competenza" chepuò essere frutto non soltanto di stu-dio ma anche e soprattutto di espe-rienza, di chiarezza di vedute e diamore generoso, discreto e paziente.

Serve formazioneLa pastorale familiare, oltre a forma-re operatori per le situazioni "ordina-rie" di preparazione al matrimonio edi formazione permanente, è chiama-ta a formare anche operatori ade-guati a questo "ministero" della ricon-ciliazione: ministero tipicamente"pasquale" in ordine alla vita e allapienezza dell'amore3.

Liberamente tratto da:1 Susanna Fontani, Voglio dirti sì persempre, Gribaudi 2009, p. 85-86.2 Eugenio Zanetti, Dopo l'inverno,Ancora 2005, p. 83-84.3 Arcidiocesi di Trento, Commissionediocesana Famiglia, La crisi di cop-pia, evento fallimentare o occasionedi crescita? febbraio 1999, p. 27-30.

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La storia di Dina e di suo marito, en-trambi operai, di mezza età, è una sto-ria di tradimento e di riconciliazione.Lei a un certo punto si accorse chequalcosa non andava, sparivano daicassetti i piccoli ori dei figli: il brac-cialetto della Prima Comunione, gliorecchini, una medaglietta...E un giorno aveva trovato nella tascadei pantaloni del marito una foto cheritraeva due amanti abbracciati: unodei due era lui.Dina provò un forte colpo al cuore.Il marito, messo alle strette, ammettetutto: "l'altra" è una che lavora che lui,ha vent'anni di meno, accettava dibuon grado i regali...E lei, davanti a un caffè, ne ha parla-to con un'amica: "Cosa vuoi che fac-cia? Mi fa compassione, mio marito:io sono entrata in menopausa e lui siè rimbambito dietro a questa. Chissàcosa credeva, pover'uomo". Nell'umiliazione, nella rabbia, neldolore, ha prevalso la pietà.Dina ha riconosciuto la debolezza delmarito, l'ha amata, anche.Pian piano questa coppia ha supera-to la tristezza del tradimento e haripreso a vivere la quotidianità nellapace, accanto ai figli, ai nipoti, agliamici di sempre.

Liberamente tratto da:Noi Genitori e Figli, maggio 2011.

Superare la crisi

TESTIMONIANZETESTIMONIANZE

Saper perdonare

Ricominciare

Avevo vent’anni quando ho conosciu-to mio marito. Dopo cinque anni difidanzamento decidemmo di sposar-ci. Frequentammo il corso per fidan-zati e ci rivolgemmo anche ad unconsultorio prematrimoniale. Gli esitifurono buoni ma con un piccolo neo:per loro lui non era pronto per ilpasso che doveva affrontare, ma ionon volli crederci.Nei dieci anni del nostro matrimoniole difficoltà furono diverse e di unacerta gravità. Dopo aver avuto laprima figlia dovetti abbandonare illavoro, perché dove abitavamo nonc’era l’asilo nido. Ma i problemi seriarrivarono con la seconda figlia: sof-friva di fibrosi cistica.Da allora non vi fu più tempo percurare la nostra relazione: tutte lerisorse erano concentrate sulle duefiglie. Ci dimenticammo di noi due: igravi problemi economici legati acure costose e non mutuabili e lascarsa assistenza del servizio sanitariocomplicarono il tutto.Dopo cinque anni la più piccola morìe la nostra vita di coppia subì unoscossone: mio marito non aveva rettola sofferenza vissuta in quegli anni ecercava di evadere da me.Qui venne fuori la nostra presunzionedi saper risolvere tutto da soli, non cifacemmo aiutare e solo alla fine ciaccorgemmo che tra noi tutto era fini-to. Mi ricordai allora delle parole chemi avevano detto al consultorio: è unuomo fragile. In tutti quegli anni perme lui era forte o così mi sembrava.Con la separazione il rapporto che ciuniva si tramutò in odio, lui divenne ilmio nemico!Mi accorsi allora che dovevo cambia-re. Fu un cammino lungo ma alla finemi resi conto dei miei punti deboli edei miei errori. E quando, otto annidopo la separazione, lo incontrai escoprii che aveva bisogno di aiuto,anziché fargliela pagare, lo aiutai esperimentai la gioia del perdono!

Liberamente tratto da:Dopo l’inverno, Ancora 2005.

Durante la nostra separazione, duratacirca tre anni, io e mio "marito" a uncerto punto abbiamo iniziato a rive-derci e a fare qualche piccola cosainsieme, come per esempio festeggia-re il compleanno di nostro figlio.Queste uscite erano improntate a unagrande gentilezza tra di noi, ma unconto sono le intenzioni e un altro leparole che non vengono dette perchénon si sa da che parte incominciare osi ha paura di fare del male.A quel punto un mio collega che,lavorando con me, aveva seguito unpo' la nostra vicenda, ci ha suggeritoe proposto di partecipare a Retrou-

vaille, dicendoci di non far domandema di fidarci di lui. In quel momento ioho pensato che nonostante la nostrabuona volontà era importante avere unaiuto perché da soli confrontarci suquello che Retrouvaille ci ha insegnatoa dire, senza accuse né recriminazioni,sarebbe stato impossibile.Quando siamo partiti per il nostroweek-end a Vicoforte eravamo timorosiper ciò che ci aspettava e anche un po'scettici, ma posso assicurare tutti che alritorno la speranza era in me e la sen-sazione che oltre ai nostri sforzi ilSignore ci avrebbe aiutato a mettere inpratica ciò che Retrouvaille ci avevainsegnato.

Il week-end di Retrouvaille è stato se-guito da un percorso di quindici incon-tri condotti da alcune "coppie guida".Queste coppie non si sono mai propo-ste a noi come modelli da seguire e ilconfronto con loro e con le altre coppieè stato per me molto costruttivo anchese il tutto ha richiesto un grande impe-gno e un notevole impiego di energie edi tempo", ma ho sempre avuto la sen-sazione di lavorare per qualcosa digrande per noi e che il Signore ci guar-dava. Il percorso non è stato una pas-seggiata ma ne è valsa la fatica, per-ché la pena e la sofferenza rielaboratetramite Retrouvaille si possono tramuta-re in gioia e speranza.Mi piacerebbe suggerire a tutte le cop-pie che vivono una crisi, piccola o gran-de che sia, di provare a "vivere" l'espe-rienza di Retrouvaille e di provare aperdersi in questo percorso perchéesso e l'aiuto del Signore possono aiu-

tarli a ritrovarsi nella vita e nella deci-sione di amarsi.

GiovannaLiberamente tratto da:

Famiglia Oggi, n.4 2008.

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LA SOFFERENZA DI UNA FINEChiamati a scegliere - nonostante il dolore, il males-

sere, i torti subiti - la tenerezza che si radica in Dio

A CURA DELLA REDAZIONE

La fine di un matrimonio non è, per lamaggior parte degli sposi, una deci-sione presa con facilità, tanto menocon leggerezza.A questi sposi il cardinal Tettamanziha dedicato un prezioso documento.

Il Signore vi è vicinoVorrei mettermi accanto a voi e pro-vare a ragionare con voi sui moltipassi e le molte prove che vi hannocondotto ad interrompere la vostraesperienza coniugale.Posso solo provare a immaginare cheprima di questa decisione abbiatesperimentato giorni e giorni di faticaa vivere insieme; nervosismi, impa-zienze e insofferenza, sfiducia recipro-ca, a volte anche mancanza di tra-sparenza, senso di tradimento, delu-sione per una persona che si è rivela-ta diversa da come la si era cono-sciuta all'inizio.Queste esperienze, quotidiane e ripe-tute, finiscono con il rendere la casanon più un luogo di affetti e di gioia,ma una pesante gabbia che sembratogliere la pace del cuore.Si finisce con alzare la voce, forseanche con mancarsi di rispetto, trova-re impossibile ogni concordia.E si sente che non si può più conti-nuare la vita insieme.No, la scelta di interrompere la vitamatrimoniale non può mai essereconsiderata una decisione facile eindolore! Quando due sposi si lascia-

no, portano nel cuore una ferita chesegna, più o meno pesantemente, laloro vita, quella dei loro figli e di tutticoloro che li amano (genitori, fratelli,parenti, amici).Questa vostra ferita anche la Chiesa lacomprende.Anche la Chiesa sa che in certi casinon solo è lecito, ma può essere addi-rittura inevitabile prendere la decisionedi una separazione: per difendere ladignità delle persone, per evitare trau-mi più profondi, per custodire la gran-dezza del matrimonio, che non puòtrasformarsi in un'insostenibile trafila direciproche asprezze1.Con la separazione molti vivono unavera e propria esperienza di lutto (vediriquadro pag. seg.) che va superata.Come? Con il perdono e la tenerezza.

La tenerezza, nonostante...I separati, sia quelli fedeli al sacramen-to che quelli ri-accompagnati o rispo-sati, sono chiamati a compiere unpasso fondamentale per ritrovare unminimo di serenità: scegliere la tene-rezza come progetto di vita che orientiin radice il loro vissuto e la stessa rela-zione educativa con i figli, scegliere latenerezza nonostante il dolore, nono-stante i torti subiti, nonostante la pau-ra per il futuro, nonostante il malesse-re sperimentato; una tenerezza che siradica in Dio-Trinità, vive di lui e con-duce a lui.Per arrivare a scegliere la tenerezzaservono alcuni passi preliminari.

La "trasposizione emotiva"Non si tratta di negare quanto è suc-cesso o il dolore che ne è derivato,ma di operare per vincerlo, facendotrionfare uno stato d'animo opposto.Si tratta, in altre parole, di indirizzarsia un processo di trasposizione emoti-va che conduca a sostituire i senti-menti negativi della rabbia e delladelusione con un sentimento positivoaltrettanto forte come quello di unanuova tenerezza, rendendosi capacidi una com-passione in grado dicomprendere i limiti propri e altrui eaiuti a maturare in una dimensione dinuova fecondità.

Un processo di sostituzioneUna trasposizione di questo tipo nonè per niente scontata e richiedetempo e pazienza con se stessi, ma èl'unico percorso possibile per uscirefuori da un processo distruttivo senzafine.Grazie alla via della trasposizioneemotiva i separati sono in grado dieducarsi a guardare al risentimento oalla frustrazione con occhi nuovirispetto a quelli della sola reazioneemotiva; e quanto più il sentimentodella tenerezza è avvertito tanto più sitrova la serenità, anche con l'altroconiuge, e la si offre ai figli.I separati possono essere in grado direalizzare questa trasposizione sesanno fondare il loro perdono su treingredienti essenziali: accettazionedel sentimento negativo, comprensio-ne verso l'altro, identificazione empa-tica.Accettare il sentimento negativo èumano; riconoscerlo è il primo passoper venirne fuori. Reprimerlo del tuttopotrebbe finire con il trasformarlo inun sentimento totalmente distruttivo;ammetterlo, invece, può farlo diven-tare una tappa intermedia in vista diun riscatto positivo.La comprensione permette di essereindulgenti, sapendo come la vita diognuno possa essere segnata dadebolezze e lo stesso errore commes-so all'interno del vissuto coniugalenon sia da attribuire generalmente auna sola parte, e sia quindi indispen-sabile riconoscere la propria parte diresponsabilità.L'identificazione empatica è il passag-gio successivo; grazie a essa ci simette nei panni dell'altro/a, cercandodi ricreare un clima che faccia supe-

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”rare la reazione emotiva di collera e di scontroe di dar vita a nuove condizioni di perdono ed'incontro.Quando si è in presenza di queste tre compo-nenti, la situazione di separazione - per quantodifficile - viene resa meno esplosiva, se nonridimensionata, e si pongono le premesse perla ricerca di una nuova affettività.

Verso un'opzione di tenerezzaQuanto detto lascia intravedere non solo lapossibilità, ma la necessità, per i separati, diorientarsi verso un'opzione di tenerezza che lirigeneri e conferisca allaloro vita un nuovo e più altosignificato. Il problema deci-sivo è che essi siano aiutati arealizzare questo passaggio,ricreando in se stessi unanuova capacità di perdono;in caso contrario, i senti-menti negativi finiranno perprendere il sopravvento,facendo del rancore latenteo della delusione dei nemicicostantemente in agguato,in grado di distruggere del tutto quel che restadella famiglia. L'esperienza di tanti separati chehanno saputo far trionfare la tenerezza sul ran-core, l'amore perdonante sull'odio, la speranzasulla disperazione, testimonia come questa viasia praticabile e dice come solo in un orizzontedi questo genere divenga possibile porre le basiper guarire dalle ferite legate alla separazione,senza dimenticare l'aiuto che viene dall'Alto,dall'ascolto della parola di Dio, dalla preghie-ra e dalla grazia.

Un aiuto dall’AltoIl problema sta proprio in questa consapevo-lezza: il non sentirsi soli nella condizione diconiuge separato. Dio rimane presente. Laseparazione rappresenta, come ben sanno iseparati, un trauma, un evento di grande soffe-renza, ma può aprire alla riscoperta della fede,alla riscoperta di un Dio-Tenerezza che dà laforza per non lasciarsi distruggere, ricuperandovalori talvolta smarriti.Pare che nel 70-80% dei casi il ritorno alla fedesia cominciato proprio dalla crisi del matrimo-nio e dall'esperienza di separazione che ne è

seguita.Quando ciò avviene c'è unsostegno in più, un supple-mento, per affrontare lenuove situazioni: si sa chenon si è soli! Lassù Qualcunoci ama e veglia su di noi e suifigli, con una presenza che ciaccompagna in ogni circo-stanza (vedi Mt 10,29-31).L'opzione fondamentale dellatenerezza è possibile nellamisura stessa in cui ogni

separato sa attingere da Dio-Tenerezza la forzaper ricominciare una vita "altra", affidandosi alui non in maniera fideistica, ma consapevole,e andando a scuola da lui, sorgente, modelloe compimento di ogni tenerezza2.

Liberamente tratto da:1Dionigi Tettamanzi, Il Signore è vicino a chi hail cuore ferito, Milano 2008.2Carlo Rocchetta, Vite riconciliate, EDB 2009,p.41-45.

La separazione come lutto

DI CARLO ROCCHETTA

Jean Monbourquette equipara il dolore dellaseparazione alla perdita di una persona cara,arrivando a dire che - soggettivamente - laseparazione può dimostrarsi addirittura piùdolorosa. I motivi sono i seguenti:1. La morte genera una situazione radicale,irreversibile. Tutto è finito: quella persona nonsarà più al suo posto! Il separarsi non rivestequesto carattere: l'altro lo si incontra, anchedi frequente; un incontro che non è mai indo-lore e può anzi far sanguinare la ferita che sistava cicatrizzando.2. Dopo la morte di una persona amata, tuttodiventa pretesto per ricordarla, facendo pre-valere generalmente la dolcezza su ogni altrosentimento negativo. Dopo la separazioneinvece gli ex-coniugi sono costretti a ritrovarsiper dirimere questioni giuridiche, patrimonia-li, conflitti sui figli e altro, con azioni e reazio-

ni pari alle rabbie maturate nel tempo.3. Dopo la scomparsa di un congiunto, sitende a idealizzare le sue qualità e i momentibelli passati insieme. Dopo la separazioneprevale la tendenza contraria, con il desideriodi vendicarsi o comunque la voglia di rimuo-vere tutto.Analogamente alla morte, la separazioneesige l'elaborazione di un lutto, con la suadurata e le sue tappe tipiche:•shock iniziale;•tentativo di negazione;•esternazione di emozioni e sentimenti;•progressiva presa di coscienza di quanto è

accaduto;•senso di colpa e/o ricerca di perdono;•celebrazione dell'evento luttuoso;•inizio di una nuova vita.

Liberamente tratto da:Vite riconciliate, EDB 2009, p.19.

Per superare la sofferenzagenerata dalla fine di unmatrimonio serve l’accet-

tazione dei sentimentinegativi che si provano, lacomprensione verso l’al-

tro, e l’identificazioneempatica.

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La mia famiglia ha vissuto il traumadel suo disfacimento dal gennaio '95quando, dopo mesi di difficoltà, miomarito ha lasciato la nostra casa perandare a vivere altrove.La mia prima sensazione è stata divuoto, confusione e dolore fisico.Il mio primo pensiero l'indomani mat-tina fu: "Come farò a vivere senza dilui?", perché quello che ho patito dipiù è stato il venir meno di una pro-gettualità quotidiana che era parteintegrante della mia vita.E che dire del dolore del ripudio?Per me è stato un lutto e come tale hodovuto rielaborarlo. Ho impiegatotanto tempo, ma ora posso dire dinon sentire più dolore e di aver capi-to molte cose. In questo mio percorsosono stata aiutata molto dalla fede: ilcredere in Gesù, il riscoprirlo attra-verso la lettura della sua Parola e tor-nare ad amarlo, così come lo amavoda ragazza, come Dio e negli altri, èstata la mia salvezza.Non mi sono più vergognata dellamia nuova condizione, ne ho parlatochi mi frequentava non nascondendonulla e ho ricevuto tanti aiuti.Ho lasciato da parte ogni forma dirabbia e rancore e ho cominciato aperdonare chi mi aveva e continuavaa procurarmi tanto dolore.E così, dopo mesi durante i quali nonavevo più cucinato, ho ripreso a vive-re le cose più semplici e quotidianedella mia vita, ma soprattutto dellamia famiglia; ho preso di nuovo leredini in mano e ho detto ai miei figli:"Forza, ragazzi, noi tre continuiamoad essere una famiglia e possiamocontinuare a volerci bene".Questa è la mia storia.L'errore che io ho fatto è aver datoper scontato la fedeltà e l'indissolubi-lità del sacramento del matrimonio.Questi valori erano e sono per mefondamentali, parte di me stessa,invece non lo erano per mio marito.Ho provato in parrocchia a cercarealtre persone che erano nella miasituazione per fare gruppo, condivi-dere le esperienze ma ho scoperto diessere sola. Quasi tutti, superato il

Una separata fedele

Due separati risposati

Noi siamo divorziati e risposati, in quel-la condizione che viene definita dallaChiesa come “situazione irregolare”.Ci siamo conosciuti quando eravamoormai quarantenni con figli e un divor-zio alle spalle.Tutti e due credenti, abbiamo deciso distare insieme seguendo le regole dellaChiesa: “l'esclusione dal sacramentodell’Eucaristia e della riconciliazione”.

Non è stato facile accettare questasituazione, la sofferenza di rimanereseduti nel banco mentre gli altri siaccostano all’Eucaristia è veramentegrande, comunque in quei momenti cisentiamo ancora più vicini alla crocedi Cristo ed abbracciati dalla suagrande misericordia.Abbiamo così cercato di percorrere ledue vie indicate dal Magistero: quellacanonica, che prevede il processoecclesiastico per la dichiarazione dinullità, e quella pastorale, che com-porta l’impegno all’interno dellaChiesa anche se divorziati risposati.Entrambi abbiamo intentato unacausa di nullità presso il TribunaleEcclesiastico, un percorso impegnati-vo e molto pesante ma unica via pos-sibile per uscire dalla condizione diirregolari e poter celebrare il sacra-mento del Matrimonio.Mia moglie ha avuto la sentenza dinullità dopo tre anni, io invece hosuperato il primo grado ma non ilsecondo e dovrei affrontare il terzogrado presso la Rota Romana, ma inquesto momento siamo esausti e nonce la sentiamo.Il secondo cammino è stato possibilesoprattutto grazie al nostro vescovo,molto sensibile a queste situazioni.In questi anni abbiamo partecipato avarie iniziative proposte sia a livelloregionale che nazionale, riguardanti iseparati e divorziati che desideranofare un cammino di fede e rimanereall'interno della Chiesa.Ci siamo confrontati con altre personenella nostra situazione, e abbiamosempre riscontrato una grandevolontà di continuare a vedere laChiesa come "Madre" e non "matri-gna" nei nostri confronti.In collaborazione con l'Ufficio Fa-miglia, quattro anni fa è iniziato nellanostra Diocesi un cammino di pre-ghiera con... "separati, divorziati ecoppie regolari" che ha coinvolto neltempo parecchie persone in questasituazione e chi, pur regolare, è moltovicino a queste problematiche.Ci auguriamo che il cammino che sista già facendo all'interno della Chie-sa per accogliere chi si trova in questesituazioni si possa ampliare ed evol-vere sempre più nel rispetto della"Verità" e della "Carità".

Carlo e Maria GraziaLiberamente tratto da:

Se un amore Muore, Monti 2010.

momento del lutto, si cercano unnuovo compagno/a, non riescono acondividere la scelta di una fedeltà "persempre", anche se il matrimonio è falli-to.Mi sono così resa conto che la miascelta di vita è "controcorrente" ma nonho nessuna intenzione di mollare: hoscelto infatti di vivere la mia vita rima-nendo "fedele" al mio matrimonio,testimoniando, nell'ambito degliambienti da me frequentati, l'indissolu-bilità matrimoniale che è alla base del-l'amore coniugale e che ha in GesùCristo il suo fondamento e la sua forza.

MariarosariaTratto da: GF 43, giugno 2003.

TESTIMONIANZETESTIMONIANZE

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Le famiglie siano tutte preziose!Anche quelle che si sono spezzate eche sembrano briciole cadute perterra.Anche questi pezzi di famiglia sonopregiati e la Chiesa deve fermarsi eraccoglierli, quasi come fa con iframmenti del pane eucaristico.

+ Enrico Solmi, vescovo di Parma

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A CURA DELLA REDAZIONE

Si chiede una persona divorziata: "Si deve avervissuto e sofferto in prima persona il disgusto,l'odio, la colpa, l'umiliazione, le ristrettezze eco-nomiche, l'ansia per il futuro, il muro di silenzio,la perdita della maggior parte degli amici, perpoter comprendere che cos'è successo e cosasuccede alle migliaia di coppie che ogni annodivorziano?".

Un'attesa delusaQuesta domanda è un forte richiamo a saperdiscernere, a comprendere prima che a giudi-care. I separati non pretendono facili giustifica-zioni, non se le danno nemmeno loro; nemme-no si attendono consolazioni di circostanza.Prima che giudizi (o pregiudizi), però, si aspet-tano partecipazione e ascolto nella prova.Questa attesa spesso rimane delusa.Si può riconoscere che, fino a quando perma-ne la speranza di salvare un matrimonio, lacomunità cristiana impegna molte risorse, mase questa speranza viene meno, restano solo ilcommento fuorviante o il silenzio.In altre parole, la comunità cristiana segue convarie e appropriate iniziative le coppie sposate,si trova invece in difficoltà a raggiungere lediverse situazioni cosiddette irregolari: chi daseparato (o divorziato) si avventura in altre sto-rie; chi si risposa; chi si sposa solo civilmente;chi convive.In riferimento alla parabola evangelica, si puòdire che la pastorale della Chiesa segue benele pecore che sono dentro ilrecinto; fatica invece a rag-giungere quelle che sonofuori, ma che pure le appar-tengono in forza del battesi-mo. Ci sono certamente, incontrotendenza, lodevoli ini-ziative, ma ancora rare edelitarie, nel senso che nonfanno parte di una pastoraled'insieme e comunitaria1.

Carità nella veritàII principio ispiratore genera-le affermato dal Direttorio dipastorale Familiare è quellodella "carità nella verità": come Gesù "ha sem-pre difeso e proposto, senza alcun compro-messo, la verità e la perfezione morale,mostrandosi nello stesso tempo accogliente emisericordioso verso i peccatori", così la Chiesadeve possedere e sviluppare un unico e indivi-sibile amore alla verità e all'uomo.

"Carità" dice attenzione alla persona: "verità"dice attenzione al valore e al significato di unascelta fondamentale che quella persona hacompiuto consapevolmente.

L'indissolubilitàCosa comporta la fedeltà alla "verità"? LaChiesa sa che il matrimonio è un sacramento

che ha ricevuto per amministrarlo per il benedegli sposi e della comunità, e sa che "non èlecito all'uomo dividere ciò che Dio ha unito".L'indissolubilità è una prerogativa fondamenta-le ed essenziale dell'amore umano a prescinde-re da una sua comprensione di fede; due inna-morati non tollerano che la loro condizionepossa essere temporanea e corra il rischio difinire. Il vero amore contiene in sé stesso l'ane-

lito e l'esigenza della definiti-vità. Anche oggi quando igiovani si innamorano, sento-no dentro di loro che l'amoredeve essere "per sempre".Ma è anche esperienzacomune e diffusa che l'amoreumano, che nasce con l'esi-genza e l'impegno di essere"per sempre", finisce spessocon l'attenuarsi fino al puntodi morire. È frequente cioèche un amore umano, chevorrebbe essere indissolubile,in realtà sia soggetto di fattoal fallimento.

L'indissolubilità oggi è comprensibile piena-mente solo alla luce della fede e di una inter-pretazione sacramentale della propria vicendadi amore. Diventare segno sacramentale dell'a-more di Dio significa accettare la logica di Dio,che non si ferma nemmeno di fronte all'infe-deltà dell'uomo.

UNA PASTORALE PER SEPARATI E DIVORZIATICome conciliare “carità e verità”? Come essere accoglienti

pur nella salvaguardia del principio dell’indissolubilità?

È necessario che nellaChiesa si formino delle

comunità fatte di uomini edonne accoglienti, attentealle persone: questo è il

primo passo perché idivorziati risposati si sen-tano davvero accolti enon lasciati ai margini.

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coppia o le situazioni particolari pos-sono meglio venire assorbite e trova-re risposte di solidarietà, di sostegnoe di aiuto.• Si possono poi creare dei gruppispecifici a sostegno delle personeseparate o divorziate, soprattutto diquelle che hanno subito dolorosa-mente tale condizione.• Le coppie di divorziati che sonopassati a un nuovo matrimonio, sedesiderano vivere l'impegno cristianopersonale e comunitario vanno invita-te a far parte dei gruppi operativi della comunità. Esse vanno aiutate acapire che la loro esclusione dallaComunione sacramentale, anche sepuò essere vissuta dolorosamentespecialmente dalle persone più sensi-bili, non è motivo per escludersi dallaricchezza delle relazioni e delle atti-vità comunitarie.• Sono convinto però che, dopo unprimo percorso, in un gruppo specifi-co, i separati, i divorziati, i divorziatirisposati, dovrebbero trovare spazioper la loro formazione nei normaligruppi famiglie della parrocchia onelle altre iniziative per sposi e geni-tori: gruppi di preparazione al batte-simo, percorsi di genitori in paralleloalla catechesi dei figli, gruppi di spiri-tualità familiare, associazioni e movi-menti che curano la formazione diadulti3.

Liberamente tratto da:1Luigi Lorenzetti, Separati… anchedalla Chiesa?, in: Famiglia Oggi, n.42008, p.57.2Sergio Nicolli, Una Chiesa che saaccogliere, in: Famiglia Oggi, n.42008, p.10-11.3Ibidem, p.16-17.

Proposte concrete• L'atteggiamento fondamentale chedovrebbe caratterizzare tutti gli opera-tori pastorali, sacerdoti e laici, per cre-scere e far crescere nell'accoglienza, èquello dell'ascolto.• È necessario lavorare per una con-versione di mentalità nei confronti dellacrisi di coppia, per arrivare a conside-rarla non necessariamente un eventofallimentare, ma piuttosto un passag-gio naturale del cammino di coppia eun'occasione di crescita.• È importante formare persone (anzi-tutto laici e sposi) e mettere in attostrutture capaci di accogliere e accom-pagnare le coppie in difficoltà.• È indispensabile assicurare una for-mazione adeguata dei sacerdoti: unaformazione umana che li renda capacidi relazioni autentiche e di amicizia, ingrado di capire i bisogni; è importanteperò anche una formazione specificache li prepari a capire i problemi dellarelazione di coppia e della vita familia-re.• Un’attenzione maggiore va posta sumolte situazioni coniugali per capiredove ci possono essere le condizioniper un riconoscimento di nullità delmatrimonio. Spesso infatti la fragilitàdella relazione ha le sue radici nellamancanza, fin dall'inizio, di uno deirequisiti essenziali del matrimonio (adesempio la libertà, la maturità necessa-ria, la disponibilità alla procreazione,ecc.). Gli operatori pastorali devonoconoscere quali sono le condizioni piùcomuni che possono aver reso nulloalla radice il matrimonio.• Più a monte, va operata, sul pianopastorale generale, una "conversionealla comunione". In una comunità chevive relazioni intense, le difficoltà di

Sposarsi "in Cristo e nella Chiesa" nonsignifica semplicemente scambiarsidavanti a Dio una promessa umanadi amore per chiedere il suo aiuto e lasua protezione; significa lasciarsiinsieme avvolgere dall'amore e dallafedeltà di Dio fino al punto da impe-gnarsi a vivere l'amore, con l'aiutodella Grazia perché non è possibilecon le sole risorse umane, con lalogica della fedeltà di Dio2.

La misericordiaAl Magistero della Chiesa non sta acuore soltanto la chiarezza dei princi-pi, ma il bene vero delle persone: iprincipi sono a servizio delle persone,e il bene delle persone domandasempre e prima di tutto attenzione,accoglienza, vicinanza, affetto.Ma che cosa significa accoglienza?Sarebbe una semplificazione ingenuapensare che l'accoglienza si risolvacon l'ammettere ai sacramenti: sareb-be una scorciatoia che favorisce ilqualunquismo, la confusione e, allafine, l'indifferenza.Tutto sommato è più facile dare unacomunione in più che fermarsi adascoltare una persona e accoglierlacon il cuore. Quali iniziative pastora-li, allora, si potrebbero mettere in attoperché queste persone si sentanodavvero accolte nella Chiesa?Anzitutto è necessario che nellaChiesa si maturi un animo accoglien-te e si formino delle comunità fatte diuomini e donne accoglienti, attentialle persone. Questa accoglienzadomanda un cambio radicale dimentalità da parte dei sacerdoti maanche da parte delle comunità.Potremmo allora formulare qualcheproposta concreta.

Va posta maggiore atten-zione su molte situazioniconiugali per capire doveci possono essere le condi-zioni per un riconoscimen-to di nullità del matrimo-nio. Gli operatori pastoralidevono conoscere le cau-se più comuni che rendo-no nullo alla radice ilmatrimonio.

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GRUPPI FAMIGLIA settembre 2011 13

DI OMAR LARIOS VALENCIA

Molte sono le domande o le perples-sità che vengono poste sul tema del-l’annullamento dei matrimoni religio-si. Vediamone alcune.• La Chiesa insegna che il matrimo-nio è indissolubile, allora perché lodichiara nullo?• Come è possibile dichiarare nulloun matrimonio se ci sono dei figli?• La Chiesa non vuole il divorzio maannulla i matrimoni.• La Chiesa si è trovata in crisi con ilmatrimonio e soprattutto con il divor-zio e corre ai ripari con la dichiara-zione di nullità.Sono domande tra il serio e l’imperti-nente ma meritano comunque unarisposta chiara.

Il matrimonio sacramentoInnanzi tutto è bene chiarire chequando si parla di annullamento ci siriferisce esclusivamente al matrimo-nio celebrato con rito religioso, cioèal matrimonio Sacramento.Trattandosi di unSacramento non è dif-ficile capire perché siasolo la Chiesa in gradodi valutare se quelSacramento è statoricevuto validamente omeno: nessun altropotere potrà pronun-ciarsi sull’esistenza omeno del Sacramentodel matrimonio.Mentre con il divorzio iltribunale civile dichiarala fine di un matrimo-nio, con l’annullamento il tribunaleecclesiastico dichiara che quel matri-monio non è mai esistito, anche se èstato celebrato solennemente, posso-no essere nati dei figli e può esseredurato parecchio tempo. Questo per-ché il tribunale riconosce che quelmatrimonio Sacramento non è mainato, cioè che il consenso nuziale èinvalido.

Quando un matrimonio è nullo?Chi ritiene che il suo matrimonio sianullo, oppure semplicemente deside-ra fare chiarezza sulla propria situa-

zione matrimoniale precedente, puòchiedere informazioni al proprio parro-co o alla curia diocesana. Si rivolgepoi a un patrono (avvocato) abilitatoad esercitare presso il Tribunale eccle-siastico. Assieme al patrono si analizzain profondità la propria vicenda coniu-gale (soprattutto nel periodo preceden-te il consenso matrimoniale). Se emer-gono motivi che danno fondatezza auna domanda di nullità matrimoniale,si presenta una domanda ("libello") altribunale ecclesiastico diocesano o aquello regionale.Una volta presentato il libello, inizia ilcosiddetto 'processo', il cui scopo nonè quello di attribuire eventuali colpenell'andamento della relazione, mapiuttosto di cercare la verità della situa-zione matrimoniale.Nel corso del processo viene data lapossibilità ai due coniugi di dare laloro versione dei fatti circa la vicendadel fidanzamento e del matrimonio.Vengono interpellati anche dei testimo-ni (di solito familiari e amici dei coniu-

gi) i quali, con le lorodeposizioni, aiutano afare maggiore chiarez-za sulla vicenda che siè chiamati ad esamina-re. Data l'importanza ela delicatezza dell'argo-mento si richiede, daparte di tutti, l'impegnodi dire la verità. Inoltretutto quello che siapprende viene trattatocon la dovuta riserva-tezza, rispettando laprivacy delle persone.

Quanto dura una causa?Si tratta di una questione complessa, inquanto ogni causa che viene esamina-ta presenta le sue particolarità.Il primo grado dovrebbe concludersi inun anno, e l'appello in sei mesi. Tut-tavia alcune cause possono richiederetempi più lunghi.Ciò succede qualora, ad esempio, unodei due coniugi non voglia intervenirenel procedimento, oppure nei casi incui siano necessarie perizie psicologi-che, o se la causa presenta delle situa-zioni complesse da esaminare e da

accertare. L'impegno comune cui sitende, in ogni caso, è quello di coniu-gare sempre insieme la ricerca dellagiustizia con la ricerca della giustacelerità nel dare una risposta alladomanda di nullità presentata.

Quanto costa una causa?È purtroppo diffusa la diceria chechiedere la nullità del matrimonio siaqualcosa di possibile solo per perso-ne ricche con forti disponibilità eco-nomiche. Non c'è nulla di più falso!Infatti dal 1998 è in vigore una nor-mativa della Conferenza EpiscopaleItaliana (CEI) che disciplina questamateria con norme comuni per tuttal'Italia.Il principio fondamentale cui questenorme si ispirano è questo: "la dichia-razione di nullità del matrimonio è unaiuto pastorale, che riguarda la vitacristiana dei fedeli".Pertanto, la Chiesa si preoccupa cheil contributo economico richiesto perle spese processuali e per l'assistenzada parte di un patrono ("avvocato")non allontani i fedeli, che abbianofondati motivi per avvalersene, datale strumento, riguardante la lorocoscienza e la loro vita cristiana.Per chi si trovasse in serie (e docu-mentate) difficoltà economiche, sonoprevisti sia la dispensa totale o par-ziale dalle spese processuali, sia lapossibilità dell'assistenza gratuita daparte del patrono stabile del Tribunaleecclesiastico o da un patrono d'ufficioincaricato dal Tribunale stesso.Di conseguenza, oggi, nessuno è pri-vato della possibilità di accedere alladichiarazione di nullità del matrimo-nio per motivi economici.Il costo che un fedele deve sostenereper una causa di nullità riguardacomunque due voci: il contributorichiesto dal Tribunale ecclesiasticoper le spese processuali e l'onorarioper il patrono, cioè l'esperto che loassiste nell'introdurre la causa e nelcorso del processo canonico.Il primo è fissato in 500 euro, il se-condo è fissato a 1500 euro piùtasse, salvo casi particolari. Le periziedi parte (p.e. di tipo psicologico)vanno pagate a parte.

Liberamente tratto dal libro dell’au-tore: Il matrimonio, leggi della chiesa

e applicazioni pastorali, EffatàEditrice, Cantalupa (TO), 2007.

L’ANNULLAMENTO DEL MATRIMONIOTanti luoghi comuni, tanti stereotipi ma, in pratica,

chi ci può accedere e quanto costa?

Sono una divorziata risposata e vorreidire due parole sulla mia condizioneai laici e ai preti.Ai laici, perché davvero tante volteignorano che la Chiesa ha parole diaccoglienza nei loro confronti: unaChiesa che li invita ad ascoltare laParola di Dio e a compiere opere dicarità verso poveri che sono anche idivorziati risposati. La Chiesa può ser-virsi di noi, ma occorre che anche noicontribuiamo affinché essa capiscanella sua complessità il nostro proble-ma e, da quella madre che Dio l'hacostituita per tutti, provveda un pochi-no anche a noi.Ai preti, perché io trovo che ci sianotante contraddizioni tra le buone in-tenzioni dichiarate e la realtà dellaprassi.La Chiesa dice che mi accoglie, ma lamia sensazione dominante è che essaè in attesa che io ritorni ad essere"normale". Di fatto non parla con medel mio problema: mi utilizza comeoccasione di meditazione e di auto-conversione per gli altri, i "normali"...Quando ero solo separata, potevosvolgere attività all'interno dellacomunità ecclesiale, per esempio,fare catechismo; poi non è stato piùpossibile, ma anche perché io stessasapevo che era impossibile...Attualmente io non servo a nessuno emi sono proposti, caso per caso, queiservizi che consentono alla comunitàdi ignorare la mia effettiva realtà. Mainvece è solo da questo che io devopartire, nel momento in cui desideroentrare in una relazione autentica congli altri, con qualsiasi altro...

EmanuelaLiberamente tratto da:

Se un amore muore, Monti 2010.

Essere accolti: come?

TESTIMONIANZETESTIMONIANZEUn cammino di fede

Sacramenti e S/D/R

Ho 55 anni ed un figlio di 20, sonoseparata da 7 anni, lavoro saltuaria-mente come badante, mi sono sepa-rata dal coniuge dopo 30 anni dimatrimonio; ho ricevuto un'educazio-ne rigida e mi sono sposata senzanessuna esperienza, volevo l'amorecon la A maiuscola e la famiglia eratutto quello che desideravo.Già dall'inizio il matrimonio è statocaratterizzato da liti furibonde, violen-ze fisiche in maniera sistematica ecostante, violenze psicologiche, umi-liazioni, denigrazioni, tradimenti.Tutto dentro le mura domestiche, per-ché all'esterno l'immagine era quelladi una famiglia felice.Anche con la nascita del figlio la situa-zione purtroppo non cambiò. Anzi, laviolenza di mio marito si riversavaanche su nostro figlio. A quel puntoho affrontato la separazione.È stata un'esperienza triste e ango-sciante e mi sono sentita sola con ilmondo che mi crollava addosso.L'unico sostegno, gli amici erano tuttispariti, mi è venuto dalla Fede.Quando ho letto che nella mia cittànasceva un gruppo per persone sepa-rate e divorziate ho deciso di parteci-parvi.Nei primi incontri non vedevo nientedi eccezionale, invece poi, frequen-tandoli assiduamente mi sono sentitasempre più coinvolta sia dal punto divista emotivo che spirituale; ho trova-to tanti nuovi amici e pian piano hosentito che il mio cuore iniziava a gua-rire dalle ferite più profonde, il mio iosi rafforzava e il mio cammino di fedesi sviluppava sempre di più, mi sem-brava di correre verso il Signore che,nonostante tutto, sentivo che non miaveva mai abbandonato.Ho scoperto la bellezza della preghie-ra del cuore che mi ha aiutato adabbandonarmi nelle mani del Signorepiuttosto che a ripiegarmi su me stes-sa e a rimuginare sulle tribolazioniche ancora oggi vivo; le difficoltàrimangono, ma cerco di affrontarlegiorno per giorno e di affidarmi aGesù.

Marianna

Trattando di separati, divorziati esoprattutto di risposati, l'attenzionenon può eludere la questione deiSacramenti, in particolare l'Eucaristia.Questa, prima che essere una distri-buzione di grazia individuale, è ciò

che fa la comunità, la Chiesa.Sul versante "individuale", occorre anzi-tutto aiutare coloro che non sono incondizione di ricevere i Sacramenti a"recuperare il senso della loro parteci-pazione ecclesiale", entrare in un'otticapiù comunitaria, incoraggiandoli avivere davvero l'Eucaristia anzituttocome una partecipazione alla comu-nità di Gesù. È brutto quando si sentedire da alcuni dei S/D/R: "Sono anda-to in chiesa e mi sentivo gli occhi ditutti su di me; allora sono andato inun'altra chiesa dove non mi conosce-vano". Ma che senso ha quel-l'Eucaristia, se non ti fa partecipare allacomunità di Gesù, se si riduce a qual-cosa di individualistico, di intimistico?

Sul versante "comunitario", però, siapre qui un compito importantissimo,quello anzitutto di "fare delle Messedelle vere celebrazioni ecclesiali", contutta la partecipazione ecclesiale cheesse comportano.Se uno va a Messa e non risponde nes-suno, non canta nessuno, vien fattauna predica sbilenca, e magari questinon può neanche fare la comunione inquanto divorziato risposato, che cosaha potuto vivere in quel tempo e inquel luogo, o meglio in quella assem-blea di cristiani?Quanto diversa sarebbe, invece,un'Eucaristia in cui ci fosse un minimod'accoglienza, un gruppo che prepa-rasse la liturgia, i canti, le letture, icommenti, un sacerdote che svolgesseuna bella omelia, tra l'altro sapendoche potrebbe avere davanti a sé anchedelle persone divorziate risposate.Allora si sentirebbe fortemente il sensodi appartenenza a quella comunità!Liberamente tratto da: Eugenio Zanet-

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ti, relazione al convegno: La comunitàcristiana e la pastorale per separati edivorziati, Cesena, marzo 2010.

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DI SERGIO NICOLLI

Quando si è di fronte ad un fallimento matri-moniale sovente si “fa di ogni erba un fascio”.Ma questo è un atteggiamento poco rispettosodell’altro perché può portare ad emettere giudi-zi fuori luogo.

I separatiIniziamo dalla separazione.Questa non deve mai essere considerata comeuna situazione irreversibile, ma come un tempodi ripensamento e di riflessione. Spesso unaragionevole distanza porta a vedere in manie-ra più obiettiva, e più benevola, il coniuge e arendersi conto con sofferenza della sua man-canza.La Chiesa, in certi casi di grave difficoltà a vive-re insieme, dopo aver fatto tutto quanto si pote-va fare per ricuperare la relazione, ammette laseparazione fisica degli sposi e la fine dellacoabitazione.I separati sono persone che, avendo attraver-sato un periodo di intensa sofferenza e spessoportandosi dietro conseguenze di oneroseresponsabilità, hanno bisogno di attenzione, diaffetto, di solidarietà e di aiuto.Così si esprime la Familiaris consortio (n.83):"La solitudine e altre difficoltà sono spessoretaggio del coniuge separato, specialmente seinnocente.In tal caso la comunità ecclesiale deve più chemai sostenerlo; prodigargli stima, solidarietà,comprensione ed aiuto concreto in modo chegli sia possibile conservare la fedeltà anchenella difficile situazione in cui si trova; aiutarloa coltivare l'esigenza del perdono propria del-l'amore cristiano e la disponibilità all'eventualeripresa della vita coniugale anteriore".

"La loro situazione di vita non li preclude dal-l'ammissione ai sacramenti: a modo suo lacondizione di separati è ancora proclamazionedel valore dell'indissolubilità matrimoniale"(Direttorio di pastorale familiare, n.209).Non è raro trovare persone, laici e anche preti,convinti che i separati siano esclusi dai sacra-menti: si tratta di una intransigenza immotivatae ingiusta. Esistono anzi molte persone separa-te che, avendo subito la separazione, conti-nuano a dare una testimonianza eroica difedeltà al proprio coniuge: a queste personepotrebbe esser proposto di esercitare, insiemecon qualche coppia, il ministero della prepara-zione dei fidanzati al matrimonio!L'esperienza del fallimento e della sofferenzatalvolta li rende idonei a essere nella Chiesauna grande risorsa che va valorizzata e chepuò ridare pienezza alla loro vita. Perché que-sto avvenga, i separati che intendono restarefedeli al coniuge anche quando non c'è piùsperanza di un rifiorire della vita familiare,hanno bisogno di un forte sostegno morale espirituale.

Divorziati non risposatiConsideriamo ora i divorziati non risposati.Nella maggior parte dei casi la separazione,dopo un certo tempo, si trasforma in divorzio:le attuali legislazioni in Europa agevolano sem-pre più questo passo.In questo caso è necessario distinguere (perquanto possibile) tra chi ha voluto il divorzioavendolo colpevolmente provocato e chi inve-ce lo ha subito oppure vi ha fatto ricorsocostretto da gravi motivi connessi con il beneproprio o dei figli.In ogni caso il credente è consapevole che il

IL MAGISTERO E LE SITUAZIONIMATRIMONIALI IRREGOLARI

Imparare a distinguere le diverse situazioni

per evitare confusioni ed errori

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CONVIVENZE E MATRIMONI CIVILIDa qualche tempo a questa parte,anche nel nostro paese tendono adaumentare le convivenze...Anche se la cultura contemporaneatende a legittimare queste conviven-ze, la Chiesa non può non riafferma-re che esse sono in contrasto con ilsenso profondo dell'amore coniuga-le: esso, oltre a non essere mai speri-mentazione e a comportare sempre ildono totale di sé all'altro, richiede persua intima natura un riconoscimentoe una legittimazione sociale e, per icristiani, anche ecclesiale.L'individuazione precisa delle vereragioni che hanno condotto alla sem-plice convivenza permetterà di offrirecontributi più efficaci e mirati per aiu-tare queste persone a chiarire la loroposizione, a superare le difficoltàincontrate, a spianare la strada versola regolarizzazione del loro stato:rimane questa, infatti, la meta versocui tendere.Anche la crescente diffusione dimatrimoni tra cattolici celebrati solocivilmente interpella la Chiesa e lechiede un'urgente e puntuale azionepastorale.Pur riconoscendo in tale scelta qual-che elemento positivo connesso conla volontà di assumerne i diritti e gli

obblighi e di chiederne il pubblicoriconoscimento da parte dello Stato,si deve innanzitutto riaffermare chesi tratta di una situazione inaccetta-bile per la Chiesa.Nel prendersi cura di questi suoifigli, la Chiesa, analogamente aquanto è chiamata a fare per idivorziati risposati, li aiuti e li solleci-ti a partecipare alla vita della comu-nità cristiana, pur nei limiti dovutialla loro non piena appartenenzaad essa. Sia anche attenta a discer-nere i motivi concreti che li hannoportati a scegliere il matrimonio civi-le e a rifiutare, o almeno rimandare,il matrimonio religioso.L'individuazione di questi motivi -quali, ad esempio, la perdita dellafede, la non comprensione del signi-ficato religioso del matrimonio, lacritica del matrimonio concordata-rio, la pressione dell'ambiente cultu-rale o di alcune rivendicazioni ideo-logiche, la tendenza a vivere l'unio-ne civile quasi come un "esperimen-to" - permetterà, infatti, di calibraree precisare meglio gli interventipastorali per aiutare i singoli interes-sati a superare la loro situazione.

CEI, Direttorio di pastorale familia-re, 1993, n.227-228.221

alla vita della Chiesa e ai suoi mezzi digrazia. Sono situazioni che pongonoun problema grave e indilazionabilealla pastorale della Chiesa" (n.213).La Familiaris consortio (n.84) affermachiaramente che i divorziati risposatinon possono essere ammessi allaRiconciliazione sacramentale e allaComunione, "dal momento che il lorostato e la loro condizione di vita con-traddicono oggettivamente a quell'u-nione di amore tra Cristo e la Chiesa,significata e attuata dall'Eucaristia. C'èinoltre un altro peculiare motivo pasto-rale: se si ammettessero queste perso-ne all'Eucaristia, i fedeli rimarrebberoindotti in errore e confusione circa ladottrina della Chiesa sull'indissolubilitàdel matrimonio".

Carità nella veritàÈ interessante però quanto affermano ivescovi italiani nel Direttorio di pasto-rale familiare a proposito di questesituazioni. Pur riaffermando l'impossibi-lità di accedere ai sacramenti, invitano

gli operatori pastorali a un "pondera-to discernimento" delle diverse situa-zioni e affermano: "Ogni comunitàcristiana eviti qualsiasi forma di disin-teresse o di abbandono e non riducala sua azione pastorale verso i divor-ziati risposati alla sola questione dellaloro ammissione o meno ai sacra-menti [...] i divorziati risposati sono erimangono cristiani e membri delpopolo di Dio e come tali non sonodel tutto esclusi dalla comunione conla Chiesa [...] si mettano in atto formedi attenzione e di vicinanza pastorale.Ogni comunità ecclesiale, di conse-guenza, li consideri ancora come suoifigli e li tratti con amore di madre;preghi per loro, li incoraggi e lisostenga nella fede e nella speranza[...] ci si astenga dal giudicare l'intimodelle coscienze, dove solo Dio vede egiudica" (n.215).

Liberamente tratto dall’articolo del-l’autore: Una Chiesa che sa acco-gliere, in Famiglia oggi, n.4 2008,

p.12-14.

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divorzio legale non rompe il vincoloconiugale: cercherà pertanto di nonchiudere mai definitivamente, perquanto lo riguarda, la possibilità diuna riconciliazione.Vediamo un primo caso: "Nei con-fronti di chi ha subito il divorzio, l'haaccettato o vi ha fatto ricorso costret-to da gravi motivi, ma non si lasciacoinvolgere in una nuova unione e siimpegna nell'adempimento dei propridoveri familiari [...] la comunità cri-stiana esprima piena stima[...] vivauno stile di concreta solidarietà, attra-verso una vicinanza e un sostegno, senecessario, anche di tipo economico,specialmente in presenza di figli pic-coli o comunque minorenni" (n.211).Per quanto riguarda l'ammissione aisacramenti, vale per chi ha subito ildivorzio quanto detto sopra per iseparati.Nel secondo caso il coniuge che èmoralmente responsabile del divor-zio, ma non si è risposato o non vivedi fatto una nuova unione, "deve pen-tirsi sinceramente e riparare concreta-mente il male compiuto" (n.212) perpoter accedere alla Riconciliazione ealla Comunione sacramentale.

Divorziati risposatiPassiamo ora ai divorziati risposati, lasituazione più problematica cheriguarda coloro che, dopo il fallimen-to del primo matrimonio e dopo averottenuto il divorzio, passano a nuovenozze.Molte persone che si trovano in que-sta condizione, non la ritengono incontrasto con il Vangelo perché, conun ragionamento di "buon senso"umano che non va molto per il sotti-le, affermano che, dopo la sofferenzache ha accompagnato la fine di unmatrimonio, nessuno può impedire dirifarsi una nuova vita affettiva; sup-pongono che Dio stesso, buono emisericordioso, che perdona ognigenere di peccati, anche i più gravi,possa essere d'accordo.Altre persone invece dopo il divorzioritrovano la possibilità di una vitaserena e passano a una nuova unio-ne civile (non potendo risposarsi inchiesa).Queste persone, "pur sapendo diessere in contrasto con il Vangelo,continuano a loro modo la vita cri-stiana, a volte manifestando il deside-rio di una maggior partecipazione

DI RAFFAELLA IAFRATE*

Quali sono le conseguenze suifigli di questa scelta operata osubita dagli adulti che sonoresponsabili dell’educazione dellegiovani generazioni?Quali i compiti dei genitori sepa-rati per salvaguardare la crescitadei figli?

È da queste domande che occorre partire percapire quale specificità di scelte educativerichiede la situazione della famiglia separata.In generale da tutte le ricerche condotte soprat-tutto in ambito internazionale, si rileva che l'e-vento separazione, in quanto imprevedibile etraumatico per i figli (poiché psichicamenteinatteso e stravolgente l'ordine familiare), com-porta sempre una quota significativa di soffe-renza e una necessità di cambiamento a livelloaffettivo ed organizzativo, anche quando, nellamigliore delle ipotesi, non si rilevano effetti diconclamato disagio o patologia.

Non basta la resilienzaNonostante la recente enfasi attribuita oggidalle ricerche al concetto di resilienza dei figlidel divorzio, ossia a quella capacità non solo diresistere e di far fronte ad eventi traumatici, maaddirittura di uscirne rafforzati, è innegabilecome sia di fatto impossibile censurare il temadella sofferenza di chi sperimenta la separazio-ne dei genitori: anche i contributi che sottoli-neano la capacità di resilienza dei figli deldivorzio non parlano affattodi una "forza" simile all'invul-nerabilità di cui tali figlisarebbero dotati grazie all'e-sperienza vissuta, quantopiuttosto del risultato di uncomunque lungo e faticosoprocesso di gestione deldolore che può effettivamen-te consentire di rilanciare lafiducia nel legame, ma chedeve fare inevitabilmente iconti con la perdita e la sof-ferenza.

Cosa desiderano i figliProviamo a calarci nellamente dei figli: qual è il loro

più grande desiderio? Il bene dei figli è - per-mettetemi di usare una bella immagine delprof. Cigoli - portare in salvo gli dei.Gli dei sono ovviamente i genitori. Il bene delfiglio corrisponde ad un'operazione in cui glidei vengono portati in salvo.Quindi la prima cosa è portare in salvo gli deiperché sappiamo che nella mente del bambinoè data per scontata una presenza divino-geni-toriale, ma è addirittura dato per scontato ilfatto dell'unità degli dei.Non è per niente pensabile alla mente infantileuna separazione tra il padre e la madre, perchénon ci sta. Se poi questo avvenga nella vitaconcreta è un altro discorso, ma nella menteinfantile non ci sta assolutamente.Possiamo quindi cominciare ad intuire il dram-ma profondo che comunque la generazionesuccessiva viene ad affrontare con la separa-zione dei genitori.Per il figlio la rottura della coppia dei genitori èinimmaginabile, e facilmente, all'inizio, lo facadere in preda all'angoscia. Se loro si separa-no a lui cosa succederà? Il divorzio assume per i figli il significato di unarottura di un'unità originaria dalla quale pro-viene e di cui è il segno.A fronte di una rottura, il bisogno di un figlio èche i genitori siano comunque messi in salvo.Comunque.

I figli adolescentiLa ricerca e la pratica clinica mostrano inoltreche se l'evento separazione si accavalla ad altrieventi critici (anche normativi e prevedibilicome l'adolescenza del figlio o la sua transizio-ne all'età adulta) le conseguenze sulle giovani

generazioni possono divenireulteriormente problematiche:ecco perché occorre prestareparticolare attenzione alleconseguenze che la separa-zione esercita sui figli adole-scenti e giovani adulti chevivono queste transizioni.

Salvare i legamifamiliariA fronte di tali risultati dellericerche possiamo dunqueinterrogarci su quali stradepossano essere percorse oggiper cercare di "portare insalvo i legami familiari"anche in queste situazioni dicrisi e di frattura. Come cioè

EDUCARE ALLA VITA BUONA DELVANGELO IN UNA FAMIGLIA SPEZZATA

Per il figlio la rottura della coppia è inimmaginabile

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Campi estivi 2009 (foto Demarchi)

storia, accostando la speranza al dolo-re e cercando di dare un senso alla tra-sformazione alla quale sono stati sotto-posti i suoi legami. È noto che nel divorzio l'accesso all'al-tro è messo fortemente a rischio dallaconflittualità tra ex-coniugi: il problemaè estremamente grave perché solo seun figlio ha la possibilità di accederealla sua storia e alle sue stirpi, avrà lapossibilità di trattarle.Se ciò non avviene, sia perché i padrisi distaccano, si disimpegnano, siaperché le madri - e con loro le famiglied'origine - se ne appropriano, le cosesi fanno molto pericolose. L'esproprionel tempo si sconta e a pagarne leconseguenze sono gli stessi figli, pernon dire addirittura le generazioni suc-cessive.

Garantire la genitorialitàPer i figli è a rischio - come abbiamovisto - la speranza nel legame e lafiducia nel percepirsi capaci di crearelegami duraturi. In tal senso può esse-re messa a dura prova anche la con-cezione stessa di persona come poten-

zialmente generativa di legami bene-fici.Risulta pertanto di fondamentaleimportanza garantire, al di là dellafrattura coniugale, la cura della con-tinuità del legame genitoriale, garan-tendo al figlio un accesso ad entram-bi le stirpi di appartenenza, rispettan-do il suo diritto a confrontarsi con leproprie origini, che sono - ricordia-molo - al tempo stesso familiari esociali. La negazione di questo dirittoè uno dei più grandi gesti di ingiusti-zia che un genitore solo possa com-piere contro il proprio figlio, travol-gendolo nel fallimento del rapportoconiugale e non salvaguardando ilsuo diritto a godere della dimensionesimbolica del legame genitoriale delquale egli resta comunque il segnoindissolubile.

* Professore Associato di PsicologiaSociale, Università Cattolica di

MilanoLiberamente tratto dall'intervento del-l'autore al convegno: Luci di speranzaper la famiglia ferita, Salsomaggiore(PR), 22-26 Giugno 2011.

Cosa scrivono i bambini• Non pensate comunque che noibambini non capiamo quello che stasuccedendo, anzi i bambini hanno ilsesto senso, quindi potrebbero sape-re quello che voi pensate, grazie allevostre espressioni e alla nostra forzadell'immaginazione.• Anche se voi potete pensare chenoi non soffriamo, magari mentre voistrillate, noi siamo in cameretta conla testa sotto il cuscino per non sentir-vi, gli occhi chiusi, che singhiozzano,ma hanno le mani sulla bocca pernon farci sentire da voi, ma comun-que con le grida e con i vostri pensie-ri non ci sentireste comunque, i vostripensieri comunque non saranno maicosì gravi e seri come i nostri. Nonpensate che noi siamo ingenui e noncapiamo, anzi!…• Papà, io non voglio che la tuafidanzata venga a vivere con te peruna serie di motivi. Sì, mi sta moltosimpatica, ma se viene a vivere connoi, tu sarai sempre al lavoro e saràlei a rimanere a casa con noi e a dircicosa fare come se fosse nostramamma. Ed io non voglio che questo

accada, anche se so che non potràmai prendere il posto di mamma.Perciò non voglio che venga a vive-re con noi.

Cosa rispondono i genitori• Certo è che le vostre parolesanno veramente colpire forte eduro!! È chiaro che state soffrendo ela colpa è solo e ripeto solo nostra.L'unica parola che mi viene da dirviè "non preoccupatevi". Anche se informa strana o solo diversa dallealtre famiglie, ci siamo e saremosempre al vostro fianco.• Cari bambini, avete ragione anon volere sentire noi grandi litiga-re. È una cosa che non dovrebbemai accadere, perché i problemiche esistono tra gli adulti, anche tramamma e papà, non dovrebberocoinvolgere voi ragazzi.

Testi raccolti da Costanza Marzottonell'ambito dei Gruppi di Parola.

Liberamente tratto dalle slides del-l'autore al convegno: Luci di speran-za per la famiglia ferita, Salsomag-giore (PR), 22-26 Giugno 2011.

LA SCATOLA DEI SEGRETI

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riuscire a realizzare quella "vita buonadel Vangelo" anche in situazioni difamiglie spezzate.In sintesi, l'indispensabile impegnorichiesto ai genitori separati sembraessere quello di "salvare la genitoria-lità". Ciò implica da parte degli ex-coniugi, portare in salvo qualcosa dibuono del legame coniugale, mante-nendo anche una "quota" di coniuga-lità la cui funzione, come si è visto,non è senza effetti anche sull'eserciziodella genitorialità stessa. È utopico edastratto pensare che si tratti solo diuna modificazione di ruoli. Gli annipassati insieme come coniugi, con illoro carico di speranze e delusioni,fanno comunque parte della propriastoria e inoltre una almeno minimalestima e comprensione dell'altro è labase per attuare una collaborazioneeducativa.

Uno spazio per l'assenteIn conclusione, i genitori separati, inparticolare il genitore affidatario,sono prima di tutto chiamati a con-sentire al figlio l'accesso alla "partemancante", intendendo con questosia la possibilità di accesso realeall'altro genitore, sia quella di acces-so simbolico alla sua storia. Il "mono-genitore" ha cioè il compito di rispet-tare le radici del proprio figlio che èsempre frutto di due storie e di unamolteplicità di legami familiari esociali."Creare uno spazio per l'assente" egarantire l'accesso all'altro genitore,può significare allora aprire unaporta sul dolore o sul conflitto, maanche consentire al figlio di appro-priarsi realisticamente della propria

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Una crisi di coppia matura ed esplode più facil-mente quando la famiglia è isolata rispetto allealtre: ci si trova soli di fronte ai problemi dellavita e di fronte ai problemi educativi, e perciò èfacile enfatizzare i problemi e ingigantirli alpunto da avvertirli come insopportabili; moltiproblemi si risolvono facilmente al loro nasce-re perché ci si confida con qualcuno e si trovala soluzione o si scopre che non era poi cosìgrave…La comunità cristiana dovrebbe essere caratte-rizzata soprattutto da unarete fittissima di relazioniinterpersonali di aiuto, diascolto vicendevole, di soli-darietà… in altre parole dicomunione; se la Chiesa èluogo di comunione e dicondivisione, anche la pic-cola comunità familiare sitrova aiutata a condivideree, quando arriva il momen-to di una difficoltà partico-lare, sa dove chiedere aiutoperché si sente circondatada amici, anzi da fratelli esorelle.Un gruppo-famiglie nondeve essere chiuso rispettoal resto della comunità:esso può essere una granderisorsa che dà un contributodeterminante alla costruzio-ne della comunità comerealtà di comunione.

Ma il gruppo-famiglie può essere anche unluogo di formazione a un ministero particolarein ordine alla "riconciliazione" delle coppie indifficoltà. La relazione di particolare confidenzache si stabilisce tra le coppie di un gruppo con-sente, infatti, anche di condividere, oltre alleesperienze positive, anche le difficoltà che ognicoppia attraversa nella sua storia; la condivi-sione e la riflessione, alla luce della Parola edell'esperienza, può far crescere negli sposiuna particolare sensibilità, capace di compren-

dere a fondo la complessitàdella vita familiare e le diffi-coltà e le fatiche che carat-terizzano la vita di ognifamiglia.Da un gruppo-famiglie per-ciò potrebbero essere for-mate alcune coppie o per-sone particolarmente adattead accompagnare nellacomunità gli sposi in diffi-coltà o capaci di farsi pre-senti con discrezione làdove si manifestano deisegnali indicatori di unasituazione di difficoltà rela-zionale.

Arcidiocesi di Trento,Commissione diocesana

Famiglia, La crisi di coppia,evento fallimentare o occa-

sione di crescita?febbraio 1999.

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ti I GRUPPI FAMIGLIA E

LE COPPIE IN DIFFICOLTÀI suggerimenti della Commissione Famiglia di Trento

Per il lavoro di gruppo•Avete mai pensato di invitare, con le

dovute attenzioni, una coppia in dif-ficoltà a far parte del gruppo?

•Come vi comportereste se una cop-pia del vostro gruppo entrasse in unmomento particolare di difficoltànella relazione?

•Tra gli argomenti affrontati in unprogramma di gruppo vengonoaffrontati anche i temi legati al disa-gio relazionale con un taglio di con-cretezza e di attenzione alle situazio-ni quotidiane, o vengono privilegiatiargomenti ideali collegati al "doveressere"?

•L'esperienza del vostro gruppomatura almeno in qualche coppiauna particolare sensibilità, "compe-tenza" e disponibilità nei confronti dicoppie della vostra comunità chevivono una situazione di disagio?

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Chi contattare

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DI EUGENIO ZANETTI

Sviluppando una pastorale per iseparati o divorziati, potrebbe esseremossa un'accusa di questo genere:"Ma la Chiesa aprendosi anche aidivorziati risposati allora non credepiù nel matrimonio, anche lei sta cam-biando?". Può sembrare sorprenden-te, ma la risposta a tali obiezioni èproprio il contrario: proprio attraver-so l'accostamento, il coinvolgimentoe la collaborazione di persone sepa-rate o divorziate risposate la Chiesapuò riscoprire il vero senso del sacra-mento del matrimonio!Infatti, nessuna persona separata ècontenta di ciò che è avvenuto.Quando le persone soffrono perquello che non hanno potuto realiz-zare, attestano precisamente che èbello il matrimonio, è qualcosa diimportante, proprio perché ne hannoprovato la privazione, per non parla-re poi dei problemi e della sofferenzadei figli. Allora la pastorale per per-sone separate o divorziate risposateviene a collocarsi dentro la generalepastorale della famiglia, per poteressere di giovamento alla stessapastorale del matrimonio e dellafamiglia.

Per le persone coinvolteSul versante "individuale", ciò significache queste persone possono essereopportunamente "chiamate a collabo-rare nella pastorale familiare", certocon la dovuta preparazione e caute-la. Ma prima di pensare ad attivitàextrafamiliari, occorre preoccuparsialle esigenze intrafamiliari che posso-no permanere anche dopo una sepa-razione e cioè al tema dei "figli".Un buon cammino su di sé dovrebbeportare il coniuge S/D/R anche ad

essere più corretto e ben disposto neiconfronti degli eventuali impegni geni-toriali che continuano anche dopo unaseparazione. Il primo frutto che unapastorale per S/D/R può e deve arre-care alla pastorale familiare è, infatti,proprio quello di favorire un migliorrapporto fra coniugi separati nellagestione dei propri figli.La collaborazione dei S/D/R si allargapoi all'ambito comunitario; da unaparte potrebbe rendere le iniziative inambito di pastorale familiare più con-crete, incisive e coinvolgenti; dall'altra,potrebbe offrire a queste persone lapossibilità di far rifluire il frutto dellarielaborazione spirituale fatta sul pro-prio vissuto nella pastorale verso chi ènelle loro stesse condizioni, ma ancheverso chi sta affrontando la sceltamatrimoniale.

Per la comunità cristianaSul versante "comunitario" si richiedeallora "fiducia in queste persone", evi-tando di guardarle sempre con sospet-to: se esse hanno fatto davvero uncammino di elaborazione e di discerni-mento, è importante poter poi metterein circolo la loro esperienza comepotenza, come forza, come possibilità

anche per altre persone; non bisognaaverne paura e magari escluderleanche dalle attività parrocchiali chepossono tranquillamente svolgere.È comunque fondamentale che ilcoinvolgimento pastorale di questepersone (come d'altra parte di tutti ifedeli) va fatto dentro un progetto spi-rituale serio; un coinvolgimento chetuttavia sembra oggi sempre piùnecessario, visto il grande aumentodelle separazioni e la forte crisi che ilmatrimonio sta attraversando.È importante che la comunità cristia-na sappia valorizzare la testimonian-za di persone che stanno facendo uncammino serio, proprio in vista dirafforzare il suo vangelo sul matrimo-nio.Da una persona separata o divorzia-ta che, nonostante tutto, sta sceglien-do di vivere nella fedeltà al suo matri-monio va riconosciuta e messa in cir-colo una forte attestazione di comenel matrimonio si dia il segno e lapresenza dell'amore fedele ed eternodi Dio. Da un divorziato risposato,che accetta con umiltà il digiunosacramentale, la comunità può rac-cogliere una testimonianza che, siapur in modo indiretto, di nuovo indi-ca nel matrimonio cristiano un valoregrande e primario rispetto ad altri tipidi unione.Nell'uno e nell'altro caso proprio lasofferenza vissuta (di solitudine affetti-va per il separato, di non pienacomunione ecclesiale per il divorziatorisposato) paradossalmente può darein comunità un forte segnale di rico-noscimento della promessa di bene edi felicità insita nel sacramento delmatrimonio.

Liberamente tratto da: Attenzionepastorale alle situazioni matrimonialidifficili o irregolari, relazione al con-

vegno: La comunità cristiana e lapastorale per separati e divorziati,

Cesena, 27 marzo 2010, p.18-19.

Di seguito riportiamo gli indirizzi dialcune coppie che sono a vostradisposizione per ogni necessità lega-ta all’esperienza dei GruppiFamiglia.• COPPIA RESPONSABILE NAZIONALE:Demarchi Corrado e Nicoletta, tel.0121 77 431, cell. 348 22 499 52(lui), 349 16 44 350 (lei), [email protected]

• RESPONSABILI PER IL VENETO: DuranteRenato e Antonella, tel. 0423 670 886- cell. 348 555 86 19 (lui) - 333 88399 45 (lei), [email protected]• RESPONSABILI PER LA LOMBARDIA: Bram-billa G.Primo e Ernesta, tel. 039 607 9037 - cell. 340 53 66 428 (lui) - 347 8810 722 (lei), [email protected]

• RESPONSABILI PER IL PIEMONTE: Rosta-gno Elvio e Emilia, tel. 0121 54 2469 - cell. 328 890 98 51 (lui) - 328151 77 11 (lei), [email protected] oppure [email protected]• RESPONSABILI DELLA RIVISTA: RosadaFranco e Noris, tel. 011 75 99 78 -cell. 338 147 48 56, [email protected]

IMPARARE AD AVERE FIDUCIAUna pastorale per separati, divorziati e risposati

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21GRUPPI FAMIGLIA settembre 2011

L’esperienza diRetrouvaille

TESTIMONIANZETESTIMONIANZE

A CURA DI RETROUVAILLE ITALIA

Ritrovarsi. Continuare a parlarsi. Aformare una famiglia. In una parola:perdonarsi. Parola difficile di questitempi, in cui si vedono matrimoni sfa-sciarsi in tempo record, senza appel-lo, senza una seconda possibilità.C'è però chi non si arrende alla finedi un amore, e crede che la forza delsacramento sia superiore a tutto, cheabbia una potenza tale da guarire leferite e risanare i cuori. Proprio perquesto da qualche tempo in Italia stacrescendo "Retrouvaille", un program-ma per riavvicinare i coniugi in gravidifficoltà matrimoniali.Anche quando c'è una profonda sof-ferenza e sembra che la situazione siasenza speranza, Retrouvaille offre unpercorso per fare chiarezza, per riva-lutare se stessi e il proprio coniuge,per ridare dignità alla relazione.Retrouvaille è un'esperienza cristiana,aperta a tutte le coppie, senza diffe-renza di appartenenza religiosa, cheabbiano una relazione matrimonialeche li fa soffrire, siano esse semplice-mente in crisi, o separate in casa o difatto già separate o divorziate. Unicorequisito comune, indispensabile è ildesiderio e la disponibilità all'impe-gno per ritrovare se stessi e una rela-zione di coppia chiara e stabile.Il programma consiste in un fine setti-mana (week-end) ein un percorsoseguente (post weekend) fatto di dodiciincontri, la cui dura-ta complessiva èprevista di tre mesirealizzati nella re-gione di apparte-nenza.Il week-end non èuna convivenza spi-rituale, un ritiro, unseminario o unaseduta collettiva dianalisi. Non è ri-chiesto alle coppiedi raccontare agli

altri i propri affari privati, né di condi-videre i problemi. Si chiede però di nonfermarsi sul passato, per poter vedereal di là del dolore e delle offese, perpotersi ritrovare in una forma nuova epositiva. La dimensione in cui si entra è quelladella ricerca del dialogo, dell'affronta-re i conflitti in modo costruttivo, dellacomprensione reciproca che poi sfocianella maggioranza dei casi nel perdo-no e nell'inizio di un cammino per ilrinnovamento del matrimonio.I week-end sono animati da tre coppiee da un sacerdote. Le stesse coppiepresentatrici sono a loro volta passateattraverso un percorso di dolore, dirabbia e conflitto. La loro testimonian-za offre speranza e in genere i parteci-panti ritrovano da questi incontri ilcoraggio di andare avanti insieme e laforza che deriva anche dal fatto di nonsentirsi soli.Il post week-end è un cammino di con-ferma e sostegno in gruppi più piccolinella regione di appartenenza. È unafase importante del processo che moti-va al recupero dei valori della relazio-ne. Il dolore e le ferite spesso protratteper anni, non possono essere sanatenello spazio di un solo week end.Questa fase del programma diRetrouvaille offre un ambiente piùcomodo e rilassato per approfondire itemi già affrontati al week-end riguar-danti la vita matrimoniale e l'amore,per poter così rinnovare l'impegno asviluppare nuova comprensione e

nuove capacità.Dalla casistica adisposizione di Retrouvaille, da 7 a 9 cop-pie su 10 che parteci-pano al programmadecidono di investireancora sul propriomatrimonio.

[email protected]. verde:800 123 958Da cell.: 34622258-96, rispondono La-ura e Antonio, 8.30-14, 16-21, Lun-Ven.

DI FRANCO ROSADA E MARIELLA PICCIONE

A fine 2007 dalle pagine di questarivista parlammo ampiamente di un’i-niziativa dell’Ufficio Famiglia delladiocesi di Torino per l’accompagna-mento delle coppie in crisi.L’idea di partenza era questa: si pro-poneva a coppie di volontari di fareun percorso formativo per acquisireun minimo di strumenti per poteressere disponibili da un’attività diaccompagnamento. L’equipe formati-va era costituita da esperti del “PuntoFamilia”, un’istituzione torinese dasempre al servizio della coppia edegli sposi.Un primo percorso è stato proposto aTorino ed è stato poco dopo ripropo-sto a Carmagnola. In entrambi i casi,gli esiti sono stati pressapoco gli stes-si: buona la partecipazione dei volon-tari (non tanto per il numero, ma perla qualità), riscontri di interventi diaiuto quasi nulli. Sicuramente resta ilfrutto di una sensibilizzazione piùampia i cui esiti non sono misurabilima certamente ci sono.

GF e coppie in crisi:che fine ha fatto quel

progetto?

La proposta in pillole•Contattare un certo numero di

coppe disponibili ad impegnarsiall'ascolto e all'accompagnamen-to delle coppie in crisi.

•Pubblicizzare l'iniziativa e fornireun numero di telefono che possaricevere le chiamate.

•Chi risponde deve prendere i datidella coppia e contattare diretta-mente una delle coppie disponibi-li all'accoglienza e all'ascolto.

•La coppia che si rende disponibi-le deve contattare il chiamante efissare un appuntamento presso ilproprio domicilio.

•Nell'incontro si accoglie e siascolta la coppia (sperando chevengano tutti e due).

•In base a quanto ascoltato e con-diviso la coppia disponibile pro-pone:

a) ulteriori incontri di condivisionee, in subordine:

b) incontro con un esperto,c) contatti con un'associazione in

grado di aiutarli meglio.

22 GRUPPI FAMIGLIA settembre 2011

DI LIDIA MAGGI

"Amarsi nell'imperfezione" è un temasuggestivo soprattutto per la prospet-tiva che apre.Per accennare a questo tema mi sonofatta aiutare da una storia poco notache si trova nel secondo libro dei Re,conosciuta come la storia della mine-stra risanata. Prima di continuare èmeglio leggere il brano (2Re 4,38-41).Questa è una storia per tempi di care-stia. La narrazione allude non soltantoad una carestia di beni, ma anche aduna carestia di senso, di parole.A me sembra interessante, per parla-re di "imperfezione", porre attenzionea questo strano miracolo della mine-stra risanata; un racconto che sembradirci che in tempi di carestia, di diffi-coltà, perfino il profeta (che siamoabituati a vedere come l'uomo delleparole nette, che obbligano a sce-gliere) diventa saggio e non si per-mette sprechi per non lasciare a pan-cia vuota l'umanità.Qui il miracolo non è la moltiplica-zione dei pani, ma è semplicementel'arte culinaria, la capacità di rimedia-re ad una minestra riuscita male.La situazione è ben delineata: sonotempi di carestia in cui anche i disce-poli intorno al maestro sperimentanola fame. Come si fa a nutrirli?Il maestro dice: andate a procurarvigli ingredienti per preparare insiemeuna zuppa. E la risposta dei discepoliè diversificata: c'è il discepolo cherimane in attesa; c'è quello che sce-glie solo le bacche che conosce, ma

AMARSI NELL’IMPERFEZIONELa minestra risanata di Eliseo: la sapienza nella crisi

c'è anche quel discepolo che osa supe-rare il limite e prendere delle baccheche non conosce.Il risultato è devastante perché racco-glie, involontariamente, delle bacchevelenose. È il rischio di chi osa avven-turarsi per nuovi sentieri. Se ne riempiela veste sperimentando, finalmente,l'abbondanza, ma si tratta di un'abbon-danza di veleno.La verifica tuttavia, può essere fattasolo a posteriori; una volta cotta, èunanime il giudizio da parte di quelliche l'assaggiano: c'è la morte nellaminestra! È immangiabile!Ci aspetteremmo che Eliseo intervengaprendendo la minestra e gettandolavia. E invece il profeta non si permetteuno spreco che, in tempi di abbondan-za, sarebbe stato legittimo. Egli nongetta e neppure trasforma magicamen-te la minestra; prova semplicemente acorreggerla con un ingrediente comu-ne, quotidiano, come della farina. Uningrediente che permette di renderevalido il lavoro di tutti e la minestradiventa mangiabile, capace di nutrirecoloro che patiscono la carestia, unaminestra per molti.Questa storia ci ricorda che, innanzitutto, si corregge aggiungendo e nonsottraendo.Io credo che noi, nello sperimentarel'imperfezione, nel momento della crisiaffettiva, normalmente tendiamo a fareil contrario: quando qualcosa non va,cerchiamo di eliminare, di toglierequello che non funziona. Il problema èche, spesso, quello che non va nonpuò essere tolto in una coppia. A voltequello che non funziona è proprio lanostra umanità, il nostro carattere, cosìradicato nella vicenda affettiva.Intendo dire che il nostro sguardo èspesso uno sguardo moralistico che difronte alle difficoltà ci porta a dire: così

non si può andare avanti, dobbiamoeliminare quello che non va.Invece la storia della minestra risana-ta sembra suggerirci che nell’imperfe-zione, nella carestia, nella vulnerabi-lità è importante provare a corregge-re, aggiungendo qualcosa a quelloche non va, imparando l'arte dellacorrezione.Questa storia fa leva sulle capacità diognuno di ascolto e di lettura e ci di-ce anche: tu puoi correggere la situa-zione, anche là dove tu dai un giudi-zio mortale sulla tua storia.Insisterei su quest’aspetto perché noisperimentiamo la carestia affettiva ele difficoltà delle coppie, però tendia-mo sempre a non prenderci laresponsabilità di discernere, prima ditutto, cosa non va per poi provare adaggiungere, a modificare, correggen-do quello che non funziona.

Insieme al giudizio secco, l'altra ten-tazione è quella di rivolgersi agliesperti. Questo ricorso agli espertiproduce una specie di cultura delladelega in cui desideriamo che sianogli altri a risolvere i nostri problemi. Inrealtà gli altri non li possono risolvereper noi. Possono accompagnarci,suggerirci percorsi, interagire con noi,facilitarci il dialogo nella coppia, mai problemi li deve affrontare e risolve-re chi li ha!Ritornando alla storia della pentola,questa ci dice che di fronte al donoprezioso dell'amore noi non possiamopermetterci di buttare via tutto; è unastoria così seria da rendere pazienteperfino il profeta che siamo abituati asentire parlare con toni radicali.

Liberamente tratto da: Matrimonio,n.4 dicembre 2007, p.7-16.

Uomini e donne nella Bibbia

Nel momento della crisi

affettiva, invece di correg-

gere ciò che non va, ten-

diamo a fare il contrario:

cerchiamo di eliminare, di

togliere quello che non

funziona.

23GRUPPI FAMIGLIA settembre 2011

PER APPROFONDIRE IL TEMA

CEI, UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLA

FAMIGLIA, LUCI DI SPERANZA PER LA FAMIGLIA FERITA,SALSOMAGGIORE, 22-26 GIUGNO 2011.Questo è stato il primo convegno CEI intera-mente dedicato alle famiglie che vivono la sepa-razione. Il tema è stato trattato coniugandocarità con verità, in modo da evitare certe ambi-guità che nascono dalla faciloneria o dall’igno-ranza. Gli atti del convegno sono in gran partereperibili su Internet.

EUGENIO ZANETTI, DOPO L'INVERNO, ANCORA

EDITRICE, MILANO 2005.Un testo molto ampio, curato da un canonistaesperto anche di accompagnamento spiritualeper separati e divorziati.Da leggere per farsi un'idea chiara su questaproblematica dal punto di vista canonico e pa-storale. Alle spalle dell’autore c’è, infatti, la suaesperienza concreta di animatore del gruppo “LaCasa” di Bergamo.

UNA CHIESA CHE SA ACCOGLIERE. PASTORALE PER SEPA-RATI, FAMIGLIA OGGI, SAN PAOLO, MILANO N.42008.Un mensile che affronta i temi della famiglia inmodo serio e rigoroso. L'argomento è trattatodal punto di vista pastorale, sociologico e cano-nico. Due ampi articoli sono dedicati all'espe-rienza delle Famiglie Separate Cristiane e di Re-trouvaille. In ogni numero, oltre al tema mo-nografico, vi è ampio spazio per le rubriche.

CARLO ROCCHETTA, VITE RICONCILIATE, LA TENEREZZA

DI DIO NEL DRAMMA DELLA SEPARAZIONE, EDB,BOLOGNA 2009.Questo è il testo più pastorale tra quelli presen-tati. Il tema di fondo è la tenerezza. La tenerezzaè prima di tutto una caratteristica di Dio e chesiamo chiamati a vivere, anche nelle situazionifamiliari compromesse. L’autore, già docente disacramentaria, è ora molto impegnato nel cen-tro familiare “Casa della Tenerezza” di Perugia.

LUIGI GHIA (A CURA DI), SE UN AMORE MUORE, LA

CHIESA E I CRISTIANI DIVORZIATI, EDITRICE MONTI,SARONNO (VA) 2010.Questo è uno dei testi più recenti sull'argomen-to. Il tema è affrontato da più angolature, in ba-se alla specializzazione dei diversi autori.Il volume non nasconde la volontà di riaprire undiscorso teologico e pastorale su questo tema,da parecchio tempo in stallo, nella speranza chesi possa aprire qualche nuovo spiraglio.

EUGENIO ZANETTI, RELAZIONE AL CONVEGNO: LA CO-MUNITÀ CRISTIANA E LA PASTORALE PER SEPARATI E DIVOR-ZIATI, CESENA, 2010.In questo ambito è in gioco un'immagine di Chiesache sa evangelizzare nella verità accettando lasfida della complessità; una comunità cristianache, proprio per la continua fiducia in una Veritàche ha in sé una potenza della salvezza, accetta ildialogo e il confronto con le istanze culturali deltempo, in paziente discernimento (p.4).

CEI, DIRETTORIO DI PASTORALE FAMILIARE PER LA CHIESA

IN ITALIA, 1993.Spesso con vera sofferenza spirituale, non pochepersone in situazione coniugale difficile o irregola-re ci interpellano con precise domande sulla loroappartenenza alla Chiesa e sulla possibilità dellaloro ammissione ai sacramenti. Ai loro occhi laprassi della Chiesa appare severa, esigente, scar-samente comprensiva delle diverse situazioni edelle inevitabili debolezze dell'uomo (n.190).

GIOVANNI PAOLO II, FAMILIARIS CONSORTIO, 1981.Insieme col Sinodo, esorto caldamente i pastori el'intera comunità dei fedeli affinché aiutino idivorziati procurando con sollecita carità che nonsi considerino separati dalla Chiesa, potendo eanzi dovendo, in quanto battezzati, parteciparealla sua vita…La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fon-data sulla Sacra Scrittura, di non ammettere allacomunione eucaristica i divorziati risposati (n.84).

COMMISSIONE FAMIGLIA DI TRENTO, LA CRISI DI COP-PIA: EVENTO FALLIMENTARE O OCCASIONE DI CRESCITA?,FEBBRAIO 1999.Se di fronte alle evidenti conseguenze di soffe-renza generate dal fallimento coniugale la comu-nità si muove e sa inventare mille iniziative, nonsarebbe molto più "economica" un’intelligenteprevenzione che agisse per tempo sul fattoreprincipale che scatena queste situazioni di soffe-renza? (p.37).

DIONIGI TETTAMANZI, IL SIGNORE È VICINO A CHI HA IL

CUORE FERITO, MILANO 2008.Voi, per la Chiesa e per me Vescovo, siete sorel-le e fratelli amati e desiderati… Certo, alcuni travoi hanno fatto esperienza di qualche durezzanel rapporto con la realtà ecclesiale...La prima cosa che vorrei dirvi, sedendomi accan-to a voi, è dunque questa: "La Chiesa non vi hadimenticati! Tanto meno vi rifiuta o vi consideraindegni" (p.2).

Libri consigliati Testi magisteriali

Le ossa arideNel capitolo 37 del libro di Ezechiele viene descritt a la visione di una distesa di ossasecche, disperse, ma su cui aleggia lo S pirito del Signore; uno S pirito che rivit alizzale ossa e dona loro una nuova vit a, come un'inedit a risurrezione."Mi disse: "Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?" Io risposi: "SignoreDio, tu lo sai". Egli mi replicò: "Profetizza su queste ossa e annunzia loro: 'Ossa ina -ridite, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io fac -cio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su divoi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete: Sapreteche io sono il Signore' " (37,3b-6).Tale è la promessa messianica che troverà la sua piena realizzazione in Gesù risor -to e nella comunità nat a dalla sua Pasqua. Il prot agonist a sarà lo S pirito effuso aPentecoste: ma già l'Antico T estamento annunciava lo S pirito di Dio come S pirito dicreazione nuova.Si fonda su quest a promessa la fiducia dei sep arati?Quello stesso S pirito creatore che aleggiava sulle acque della creazione come forzadi vit a (Gen 1,2), effuso sulla Chiesa, è presente e opera in ognuno di loro perchépossano rinascere di continuo dalle ceneri del loro fallimento matrimoniale, imp a-rando a perdonare i torti subiti e facendo della tenerezza il loro progetto di vit a.

Carlo Rocchett a, Vite riconciliate, EDB 2009, p.86.

24 GRUPPI FAMIGLIA settembre 2011

In caso di mancato recapitoinviare all’ufficio CMP NORD

di TORINO per la restituzione al mittenteprevio pagamento dei resi.

Questo numero viene spedito in trecopie a tutti coloro che ci sostengono.Vi invitiamo a regalare le copie in piùche avete ricevuto ad altre famiglie.

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