Rivista Turismo Astronomico Beta Version ITA

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La prima versione dell'iinovativissima rivista dedicata al Turismo Astronomico.

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Quest’anno ho scoperto la cosa più bella della vita è stare in montagna con le persone che ami. L’amore è tenere la tua dolce metà abbracciata sotto le stelle.. E’ possibile che non vi piaccia questa foto, però per me è un pezzo della mia anima, perché avevo accanto a me le mie due persone preferite.Il panorama è costituito da sette quadri orizzontaliNikon D610+ Nikkor af-s 50mm f/1.4 + Vixen PolariePrimo piano: 50mm f/2.8 iso1000 95secCielo : 50mm f/2.8 iso400 240sec

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CEO & ADMIN TAIEmanuela Damanti

[email protected]

Direttore EditorialeFabian Quintana Sánchez

[email protected]

WebmasterAlejandro José Muñoz Morán

[email protected]

Disegno graficoY. Jovan Campos Hernández

Collaboratori di redazioneGiovanni Crisafulli

Emilio Sassone Corsi

Veronica Rafaniello

Jean-Francois Consigli

José Luis Carrillo Aguado

Konstantinos Vasilakakos

José Jiménez Garrido

TraduttoriAndrés Felipe Arroyave Muñoz

Johnny Alejandro Agudelo Hernández

L’ultima grande eclisse dello scorso millennio

Che fai tu, luna, in ciel?Dimmi, che fai?

I segreti dell’ Universo

Marte riceve visite

L’osservatorio astronomico di Nizza

Contenido

Konstantinos VasilakakosFotografo professionista

Veronica Rafaniello

Emilio Sassone Corsi

José Luis Carrillo Aguado

Giovanni Crisafulli

Jean-François Consigli

1Turismo Astronomico

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L’universo è da sempre stato fonte di emozioni contradditto-rie: paura, desiderio, curiosità, fascino, e coloro che meglio hanno saputo cogliere tali sentimenti e trasformarli in pa-

role sono, senza dubbio, i poeti. Uomini la cui sensibilità li ha spinti oltre lo studio scientifico del cielo, portandoli a dar vita a quel caleidoscopio di allegorie, metafore e rappresentazioni che oggi sono comunemente associate a stelle e pianeti. Da-lla mitologia greca e latina ai poeti romantici dell’Ottocento fino alla letteratura del XX secolo, il cielo è stato protagonista di interrogativi e misteri le cui risposte, sottoforma di versi, canzoni e rime, sono oggi parte dell’immaginario collettivo.

Prima, fra tutte le meraviglie della distesa celeste, a essere fonte di miti, credenze e versi poetici è l’ “invidiosa” Luna (per usare le parole del Bardo). In epoca greca al satellite terres-tre erano associate tre divinità: Selene (dea della luna piena), Artemide (personificazione della luna crescente) ed Ecate (rappresentate la luna calante) che presso i romani divenne-ro Luna, Diana e Trivia; mentre tra le piramidi d’Egitto esso aveva il nome di Iside, moglie di Osiride (associato al culto del Sole). Opposta a quest’ultime è la mitologia norrena, in cui la luna è trainata, per punizione divina, dal dio Màni, mentre il sole da sua sorella Sòl. Tuttavia, nella maggior parte dei casi la luna, con il suo pallore, la sua austerità e malinconia, è as-sociata alla femminilità (caso vuole, infatti, che la luna come la donna abbia un ciclo di 28 giorni).

L’idea che la luna, dall’alto del cielo notturno, osservasse e intervenisse sulla vita terrestre è rimasta viva nel corso dei secoli, tanto da ritornare nei versi di poeti vissuti in epoca

Che fai tu, luna, in ciel?Dimmi, che fai?“La più sublime, la più nobile, tra le Fisiche scienze ella è senza dubbio l’Astronomia”1 Così scriveva Leopardi, all’età di soli 15 anni, nell’introduzione a “Storia della astronomia dalla sua origine fino all’anno MDCCCXI”.

Veronica RafanielloDotorressa in lingue e studentessa di giornalismo e comunicazione

moderna, quando i miti degli antichi dei erano ormai rilega-ti al ruolo di storie e antiche leggende. Tra tutte le moderne rappresentazioni della dea Selene è possibile individuare un fil rouge che da Shakespeare a Leopardi la descrive ora come “envious”, “silenziosa” ora come “dolce”, “graziosa”. Nell’ambito della poetica leopardiana, in particolare, la luna ricopre il ruolo ambivalente di consigliera consolatrice e fredda divinità celeste distaccata dal dolore umano. Se nel sonetto “Alla luna” (1819) essa è il benigno interlocutore al quale il poeta si rivolge quasi a cercare in esso conforto dal dolore presente e passato, in “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” (1830) questa è muta osservatrice del do-lore cosmico. Il “piccolo idillio” ci mostra la luna come rap-presentante di una natura che funge da spunto riflessivo e balsamo per l’animo afflitto del poeta, la cui selva interiore è rischiarata dalla sua luminosità. Tema, questo, che ritro-viamo nei versi più diversi, dalla letteratura e la musica, alle personali riflessioni di chi, almeno una volta nella vita, si è fermato ad ammirare la lucentezza del satellite terres-tre, dalla cui bellezza, ora pallida e biancastra, ora dorata o addirittura tinta di porpora, è rimasto incantato e nella quale ha cercato (e trovato) conforto, ispirazione, speranza. Con il sopraggiungere del pessimismo cosmico, però, una nuova immagine della luna emerge dai versi del poeta di Re-canati. Essa è ora “silenziosa”, “solinga”, “eterna peregrina” e osserva dall’alto lo svolgersi della vita mortale, muta co-noscitrice dell’universo. Anche in questo caso la luna è pre-sentata come l’interlocutrice del poeta, destinataria delle

domande esistenziali che attanagliano la vita degli uomini. Tuttavia, ella non dà risposta agli eterni quesiti sicché il testo diviene un monologo in cui il poeta (fattosi pastore), pur rivolgendo le sue domande alla “Vergine Luna” giun-ge da solo alla pessimistica conclusione: “dentro covile o cuna, è funesto a chi nasce il dì natale” (vv. 142-143). La “Giovinetta immortal” di Leopardi recupera, in questo tes-to, le caratteristiche divine che rimandano alla mitologia classica. La Luna è, infatti, rappresentata come una sorta di divinità immortale, che tutto conosce, ma non si cura di placare i dubbi dell’uomo, troppo piccolo e insignifican-te al suo confronto. Rimane, però, un punto di riferimen-to importante e ricorrente nella poetica leopardiana e in quella di molti altri scrittori e poeti (primo fra tutti Dante Alighieri), che ad essa si sono rivolti e si rivolgono tuttora per trovare, nelle infinità cosmiche, un ordine o una ris-posta al proprio caos interiore.

Dopotutto, è tipica dell’uomo, sia esso poeta o pasto-re, la ricerca del sovrumano, del divino, dell’eterno; una ricerca senza fine che trova terreno fertile nello studio dell’universo in cui, fuggendo dai limiti della vita mor-tale, è possibile annegare in “infiniti spazi e sovrumani silenzi”2.

Referencias1G. Leopardi, 1830, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia2 G. Leopardi, 1826, L’infinito

2 Turismo Astronomico 3Settembre 2014

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Sono un “Cacciatore di Eclissi”. Ne ho viste tante nella mia vita e spero di vederne molte altre. In questo primo articolo desidero illustrare l’esperienza dell’eclisse totale di Sole che si è verificata l’11 agosto 1999, l’ultima dello scorso millennio. Questa, in re-

altà, si ripeterà quasi identica il 21 agosto 2017 negli Stati Uniti e sarà un’ottima occasione di un bel viaggio astronomico!

L’ultima grande eclisse dello scorso millennio

Emilio Sassone CorsiFisico, presidente dell’Unione degli astrofili italiani.

Visitare il mondo attraverso le Eclissi Totali di Sole. È uno sport tipicamente americano ormai molto diffuso an-che in Europa e che sta rapidamente diffondendosi anche tra gli astrofili italiani. È una specie di febbre: nella nostra mente è ancora vivido il ricordo di un’eclisse precedente e la volontà di prolungare il desiderio programmando il via-ggio successivo.

È di questo che ho parlato in un piccolo libro che scrissi nel 2005, denominato “Il Sole Nero” (Gremese Editore, co-llana “Astronomia & Dintorni”, 2005) e che, per alcuni ar-gomenti, vorrei riprendere in questo e nei prossimi articoli che ho il piacere di scrivere per questa nuova rivista di Tu-rismo Astronomico.

Mi piace partire da un ricordo che risale alla fine del mi-llennio scorso. Eravamo nel 1999, precisamente l’11 Agos-to. Da pagina 117 del mio libro:

“Non potevo mancare l’osservazione della grande eclis-se totale che avrebbe attraversato tutta l’Europa a pochi mesi dall’attesissimo cambio del millennio. Era attesa da molti anni e tutti gli astrofili europei si mobilitarono con grande anticipo per osservare al meglio il fenomeno e or-ganizzare grandi meeting e osservazioni pubbliche. Addi-rittura ci fu anche chi organizzò un volo su un Concorde per inseguire il cono d’ombra dell’eclisse e far durare l’eclisse molto di più di due minuti, quasi quattro.

Il luogo che scelsi era praticamente obbligato: i dintor-ni di Strasburgo. In questa città, infatti, vive mio fratello Paolo assieme alla moglie Emiliana. Sono ambedue affer-mati ricercatori in biologia molecolare e dirigono uno dei più importanti laboratori di ricerca europei del settore. In varie tappe, la mia famiglia e io raggiungemmo Strasburgo in auto partendo dai Castelli Romani dove abitiamo e por-tando dietro il mio telescopio da campo, uno Schmidt-Cas-segrain da 200 mm di diametro f/10, acquistato assieme a mio fratello Paolo molti anni prima.

La centralità dell’ombra non passava esattamente per Strasburgo, che si trovava leggermente più a sud di una trentina di chilometri. La mattina dell’11 agosto ci sarem-mo quindi dovuti spostare verso nord per osservare il feno-meno nella sua condizione migliore. Il problema più grosso era rappresentato dalle previsioni meteorologiche: erano disastrose per tutta l’Inghilterra, la Francia e gran parte della Germania e dell’Austria.

Erano sicuramente buone più ad est, verso il lago Bala-ton e Bucarest. Il giorno prima dell’eclisse eravamo ad alcu-ne centinaia di chilometri dalle condizioni meteo ottimali. Eravamo disperati! Andammo a Metéo-France che, guarda caso, si trova a qualche centinaio di metri dall’Istituto di Biologia Molecolare dove lavorano Paolo ed Emiliana. Par-lammo a lungo con un meteorologo che ci spiegò dettaglia-tamente la situazione e ci consigliò di andare in direzione nord-ovest, verso Metz dove, forse, qualche spiraglio si sa-rebbe potuto aprire a metà della mattina del giorno dopo.

L’11 agosto, di buon’ora, partimmo nella direzione indi-cata cercando di raggiungere Metz. C’era molto traffico per le strade, forse provocato anche dalla febbre dell’eclisse che faceva muovere tutti alla ricerca spasmodica di un pic

Il percorso dell’eclisse dell’11 agosto 1999 ripreso dal sito della NASA http://eclipse.gsfc.nasa.gov.

Il percorso dell’eclisse che si verificherà il 21 agosto 2017 ripreso dal sito della NASA http://eclipse.gsfc.nasa.gov. Sarà un’ottima occasione per un viaggio astronomico negli USA. Questa eclisse è la consecutiva rispetto a quella del 1999 nel ciclo di Saros 145.

4 Turismo Astronomico 5Settembre 2014

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colo squarcio nel cielo completamente coperto di nu-vole. La totalità era prevista intorno alle 12:30 (ora loca-le). Vagando per alcune ore ci fermammo scoraggiati nel parcheggio di un ristorantino in località Pionnes, a 20 km da Metz. Lì, nonostante il cielo continuasse a essere com-pletamente coperto, iniziai a montare la strumentazione.

Al fuoco primario del telescopio installai una macchi-na fotografica con una pellicola Kodak PJ 400 ISO (le ca-mere digitali non erano ancora così diffuse come oggi!). Con 2000 mm di lunghezza focale il Sole sulla pellicola sarebbe risultato di circa 20 mm di diametro; su un fo-togramma 24x36 mm sarebbe entrato a malapena… sem-pre che fosse apparso fra quelle dannate nubi!

In parallelo al telecopio installai un’altra macchina fotografica, un teleobiettivo Nikon 300 mm f/2,8 e dupli-catore di focale. Questa strumentazione mi fu prestata dall’altro mio fratello Lucio, sempre all’avanguardia in questo tipo di attrezzature fotografiche. Su quest’altra camera caricai una pellicola da 100 ISO.

Con il telescopio volevo riprendere l’eclisse con tempi di posa relativamente corti in maniera da mettere in evi-denza le protuberanze; con il teleobiettivo avevo invece l’intenzione di riprendere tutto il fenomeno e soprattutto l’ampia corona solare. Una volta montato il tutto iniziam-

mo l’attesa. Ogni tanto c’era qualche spiraglio e si vede-vano il Sole che gradualmente veniva coperto dalla Luna; erano però visioni fugaci che duravano qualche secondo, subito dopo il Sole veniva inghiottito nuovamente dalle nubi. Però qualche speranza iniziava a far breccia nei nostri animi. La luce solare si abbassava gradualmente; eravamo però in un parcheggio di automobili e ogni tanto ne passava qualcuna con i fari accesi, noncurante dello straordinario evento in corso. Non era certamente il luo-go migliore per osservare un così importante fenomeno astronomico. Ma, evidentemente, era un luogo fortunato. Poco prima della totalità un grosso squarcio tra le nuvole avanzò e liberò completamente tutta l’area dove la Luna e il Sole si stavano incontrando. Emozionatissimi, iniziam-mo l’osservazione, prima con gli occhialini solari, poi, a eclisse totale in corso, a occhio nudo o con l’uso di bino-coli. Iniziai a scattare le mie foto. Si ascoltavano grida di entusiasmo un po’ dappertutto. Ero tesissimo, tremavo, le ginocchia non mi reggevano. L’attesa così incredibil-mente appagata e la forte emozione per l’osservazione di un fenomeno così sconvolgente mi annichilirono: alcune lacrime iniziarono a scorrere sul viso ma al tempo stesso, con incredibile freddezza, continuavo a scattare, muove-re leggermente il telescopio su uno degli assi per centra-

11 agosto 1999, ore 12:33. Fotografia eseguita al fuoco primario di un Celestron 8”, pellicola Kodak PJ 400 ISO, posa 1/125s. Si osservano molti dettagli delle protuberanze e un leggero alone della corona.

re meglio l’immagine, scattare nuovamente, cambiare i tempi, scattare di nuovo. Ed ebbi anche alcuni lunghi se-condi per osservare a occhio nudo e con il binocolo il Sole Nero: straordinario! C’erano protuberanze, non coperte dalla Luna, che fuoriuscivano dal Sole di una bellezza straordinaria e di una colorazione tra il rosso e l’arancio. Una addirittura era staccata dalla superficie del Sole: a forma di “Y” sembrava fluttuare sopra il disco lunare.

Il tutto durò due minuti e qualche secondo. Il Sole rispuntò dalla parte opposta rispetto a quella dove era scomparso e ritornò rapidamente la luce. Rimanemmo esterrefatti, svuotati. CI guardammo negli occhi tra di noi, con mia moglie, i mie figli, mio fratello. Non credeva-mo a quello che avevamo visto. Non credevamo di aver avuto tanta fortuna! E subito dopo ci fu un’unica con-siderazione: troppo breve! Assolutamente troppo breve! Volevamo chiedere il replay, magari al rallenty, come si fa con il videoregistratore. Ma tutto era passato. Grandio-so ed effimero. Abbiamo rivisto mentalmente quei due minuti centinaia di volte ma rimaneva solo un ricordo. Troppo poco!

Il pomeriggio stesso andammo a Strasburgo a far sviluppare le pellicole. Anche lì fu un momento emozio-nante: sarà venuto qualcosa? Riuscirò a portarmi dietro

almeno un ricordo fotografico? Appena le vedemmo mio fratello e io gridammo di gioia! Alcuni fotogrammi erano davvero strepitosi. Uno di questi, ripreso dal telescopio e nel quale si vedono dettagliatamente le protuberanze, fu pubblicato su diverse riviste nazionali e internazionali e addirittura sulla copertina della rivista The EMBO Jour-nal (vol 18, number 20 october 15, 1999).

Un bel risultato e una bella soddisfazione. Ora, per cercare di curare la febbre d’eclisse c’era un’unica medi-cina possibile: osservarne altre!”

Fin qui il racconto di quegli straordinari momenti che rimarranno indelebili nella mia mente.

Per un complesso gioco di movimenti astronomici, le eclissi si ripetono in maniera sostanzialmente uguali a se stesse ogni circa 18 anni che rappresenta il cosiddetto “Ciclo di Saros”. Si ripresentano però con la Terra ruotata di circa 120° rispetto al precedente ciclo. Quindi la stes-sa eclisse dell’11 agosto 1999 si ripresenterà il 21 agosto 2017 e attraverserà tutti gli Stati Uniti d’America. Sarà un’occasione unica per andare a visitare questo fantasti-co Paese e osservare un’altra eclisse totale di Sole!

11 agosto 1999, ore 12:34. Località Pionnes (circa 20 km da Metz, Francia). Fotografia eseguita con un teleobiettivo 300 mm f/2,8 Nikon e duplicatore di focale, pellicola Kodak PJ 100 ISO, posa 1/10s. Il Sole è appena uscito

dall’occultazione della Luna formando un cosiddetto “grano di Baily”.

6 Turismo Astronomico 7Settembre 2014

Page 6: Rivista Turismo Astronomico Beta Version ITA

L’universo si espande. Ciò accade senza dubbi. No-nostante prima del 1920 la maggior parte degli scienziati credeva in un Universo statico che era esistito da sempre, Edwin Hubble realizzò una se-

rie di osservazioni mediante il telescopio di cento pollici dall’osservatorio di Monte Wilson, nelle colline di Pasa-dena, in California. Analizzando lo spettro di luce che emettono le galassie, Hubble stabilì che tutte le galassie si stavano allontanando da noi, e che essendo più lon-tane tra esse si muovono più velocemente.

José Luis Carrillo AguadoGiornalista scientifico

I segreti dell’Universo

Effetto Doppler e teoria del colore Come dimostrò nella sua epoca che l’Universo si espande? Innanzitutto capiamo un pò il concetto di Effetto Doppler. Se ascoltiamo la sirena di una volante o di una ambulanza, mentre il veicolo si avvicina, il suono è ogni volta più acu-to. Questo è dovuto al fatto che le onde aumentano la sua frequenza e a sua volta diminuiscono la sua longitudine di onda, perchè tendono a comprimersi a misura che si avvicini il veicolo. Quando la volante o la ambulanza si allontanano, il suono tende a farsi più grave, perchè le onde si allungano.

Dunque, qualcosa di simile accade con la luce. Se una ga-lassia si mantenesse ad una distanza costante dalla terra, le linee caratteristiche del suo spettro apparirebbero in certe posizioni normali o standard. Però se la galassia che si stes-se separando da noi, le onde apparirebbero allargate o sti-rate, e le linee caratteristiche si sposterebbero fino al rosso. In che consiste questo fenomeno, anche conosciuto come “spostamento verso il rosso”? In questo caso vi spiego un pò la teoria del colore.

Secondo le dimostrazioni di Sir Isaac Newton, un raggio di luce solare può essere suddiviso in vari colori dello spet-tro, dal rosso fino al viola. Si chiamano “colori dello spettro”, perchè formano parte dello spettro elettromagnetico, che include onde gamma, onde radio, onde di raggi X, in più la luce visibile, tra gli altri tipi di radiazoni. Quindi, quando si parla di “spostamento verso il rosso”, que-llo che si vuol far intendere è che le onde sembrano allargate o stirate, e le linee caratteristiche si muovono fino al rosso. Se le galassie si stessero avvicinando a noi, le onde si muove-rebbero apparentemente verso l’azzurro.

La scoperta della espansione dell’Universo fu una delle grandi rivoluzioni intellettuali del secolo XX. Costituì una sorpresa radicale e modificò completamente le discussioni sopra l’origine dell’Unverso. Se le galassie si stanno sepa-rando, sono state unite in passato. Partendo dal tasso attua-le di espansione, possiamo valutare che effettivamente, furono molto vicine una all’altra all’incirca dici o quindici migliaia di milioni anni. Roger Penrose e Stephen Hawking dimostrarono che la teoria generale della relatività di Eins-tein implica che l’universo dovette iniziare in una tremenda esplosione. (Big Bang, così la chiamano gli statunitensi).

Questo spiega un fatto apparentemente familiare. Il cie-lo notturno è oscuro. L’Universo non può essere esistito da sempre nello stato in cui lo vediamo oggi. Qualcosa è acca-duto, all’incirca 13.500 anni fa, che accendesse le stelle, ciò significa che la luce delle stelle molto distanti ancora non ha avuto il tempo di arrivare fino a noi. Per questo, il cielo non brilla nella notte in tutte le direzioni. Molti filosofi, come Immanuel Kant, credevano che l’Universo è sempre esistito. Però per la maggior parte della gente, ciò risultava coerente con l’idea che l’Universo era stato creato, più o meno nel suo stato attuale, da all’incirca alcune mi-gliaia di anni.

D’altronde, le osservazioni di Vesto Slipher e Edwin Hubble durante la seconda decade del secolo XX iniziarono

a rivelare discrepanze rispetto a questa idea. Nel 1923, Hubble scoprì molte macchie tenui luminose, chiamate nebulose, che in realtà erano galassie, grandi congiunti di stelle come il Sole, però a grande distanza da noi. Affinchè a noi sembrino così piccole e deboli, le distanze dovevano essere così grandi che la luce proveniente da loro si sareb-be tardata milioni o addirittura migliaia di milioni di anni per arrivare a noi. Questo indicava che l’inizio non poteva essersi prodotto solo da un poco di migliaia di anni.

Qui vale la pena alludere ad un commento fatto dalla dottoressa in astronomia Silvia Torres e dalla astronoma e divulgatrice della scienza Julieta Fierro, nel suo libro “Nebulose planetarie: la bellissima morte delle stelle”. In questa magnifica opera di divulgazione, ci si rende con-to che non tutte le stelle si vedono ugualmente brillanti: incluse alcune che appena si riescono ad osservare. “Gli astronomi classificano la brillantezza apparente delle stelle in quello che chiamano magnitudini. Si chiama mag-nitudine apparente, perchè gran parte delle differenze di magnitudine si devono alla diversa distanza. Se tutte le stelle stessero alla stessa distanza, la sua magnitudine apparente ci darebbe informazioni riguardo alla propia intensità, però a causa della diversa distanza, la magni-tudine indica solamente il modo in cui apprezziamo la brillantezza dalla Terra”. Ricordiamo, ci invitano a riflet-tere entrambe le autrici, che in realtà tutte le stelle sono oggetti similari al Sole, però situate così lontane che si ve-dono come punti di luce.

Distanze Uno dei grandi problemi dell’astronomia, indicano le au-trici del libro citato, è determinare le distanze dei diffe-renti corpi. Per raggiungere questo obiettivo, menzionano diversi metodi, come il radar, la parallasse, la parallasse elettroscopica, le stelle variabili e altri metodi, che non ci fermeremo ad analizzare in questo articolo. La spiegazione del perchè il cielo notturno è oscuro, è che nessuna stella potrebbe star brillando da 13.500 anni, il tempo trascorso dalla Grande Explosion.

Fonti ASIMOV, Isaac. The Universe. Prentice Hall, New York, 1977. TORRES, Silvia, Julieta Fierro. Nebulose planetarie: La bella morte delle stelle. Secretaría de Educación Pública, Consejo Nacional de Ciencia y Tecnología, Fondo de Cultura Económica. México, 2009. HAWKING, Stephen. L’universo nella buccia di una noce. Titolo originale: The Universe in a Nutshell. Ed. Crítica/Planeta Barce-lona, España. Novena Edición, mayo de 2003. HAWKING, Stephen, Mlodinow, Leonard. Traduzione castiglia-na di David Jou i Mirabent. Il Grande disegno.Titolo originale: The Gran Design. Ed. Crítica/Planeta Barcelona. Primera Edi-ción impresa en España: 2010. Primera Edición impresa en Mé-xico: noviembre 2010.

8 Turismo Astronomico 9Settembre 2014

Page 7: Rivista Turismo Astronomico Beta Version ITA

Marte riceve visiteIl settembre marziano quest’anno vede due avveni-

menti importanti per la ricerca scientifica sul pianeta rosso. Saranno due le sonde spaziale che entreran-no nell’orbita marziana. Le missioni, targate NASA

(agenzia spaziale americana) e ISRO (agenzia spazia-le indiana) avranno due obiettivi simili.

Giovanni CrisafulliIngegnere Elettronico

Sonda spaziale MAVENInterazione campi magnetici

Magnetometro

La prima con la sonda MAVEN lanciata a bordo del razzo Uni-ted Launch Alliance Atlas V 401 dallo Space Launch Complex 41 della Cape Canaveral Air Force Station il 13 ottobre 2013.

MAVEN (Mars Atmosphere and Volatile Evolution) avrà il compito di monitorare l’atmosfera marziana. Sarà a tutti gli effetti un’indagine sul passato del pianeta. Infatti, analizzan-do l’atmosfera di Marte per l’arco temporale di circa un anno si cercherà di scoprire quale evento climatico ha causato la trasformazione del pianeta da uno ricco di acqua, ancora pre-sente nel suolo, a un luogo arido ed inospitale.

Ruolo fondamentale avrà il magnetometro che monta a bordo MAVEN, tramite esso sarà possibile comprendere il campo magnetico del pianeta e le sue interazioni con quello solare.

La colpa principale della rarefazione graduale dell’atmosfera viene attribuita, dalla comunità scientifica, appunto a questa combinazione fatale, che avrebbe via via provocato l’allontanamento delle molecole dell’atmosfera dal pianeta con la loro dispersione definitiva nello spazio.

Nonostante ciò esistono alcune sacche di campo magne-tico localizzate che potrebbero garantire la presenza di zone con atmosfera ancora meno rarefatta.

Un grande sforzo è stato fatto dagli ingegneri della NASA nella progettazione della sonda affinchè fosse magnetica-

mente ‘pulita’ e che i dispositivi di bordo non interferissero con le misurazione e quindi evitare che il magnetometro misurasse i campi magnetici prodotti dalla sonda stessa.

La missione dell’agenzia spaziale indiana ISRO (l’Indian Space Research Organisation) porterà la sonda Mars Or-biter in orbita con anch’essa l’obiettivo di monitorare l’atmosfera. Però, essendo la prima missione interplane-taria indiana servirà anche a sviluppare le tecnologie ne-cessarie per la progettazione, programmazione, gestione e controllo di una missione di tale portata.

La sonda è l’evoluzione della Chandrayaan 1 inviata da-gli indiani in orbita sulla Luna ad ottobre del 2008. Questa volta la sfida è di più alto spessore ed anche questo servirà ad incrementare l’orgoglio nazionale nel settore delle mis-sioni scientifiche spaziali.

Andiamo alle date: il MAVEN entrerà in orbita con Mar-te giorno 21 settembre 2014, Mars Orbiter invece il 24 set-tembre. Neanche da poco agganciate al pianeta dovranno fare i conti, come per il resto anche le atre sonde già in or-bita da tempo, con l’arrivo della cometa Siding Spring che effettuerà un flyby ad ottobre, rilasciando detriti pericolo-si che potrebbero compromettere definitivamente il loro funzionamento. Ma per questo vi rinviamo al prossimo nu-mero di Turismo Astronomico.

Mars Orbiter Spacecraft

10 Turismo Astronomico 11Settembre 2014

Page 8: Rivista Turismo Astronomico Beta Version ITA

L’osservatorio astronomico di NizzaCreato nel 1881 dal mecenate e banchiere

Raphaël Bischoffsheim, l’osservatorio di Niz-za si trova sulla collinetta del Mont-Gros in un lussureggiante parco di 35 ettari. Per fare di

quest’osservatorio il più efficiente dell’epoca, Bischoffs-heim ricorse ai più grandi nomi dell’architettura, della meccanica, dell’ottica e della scienza. Tra loro, Char-les Garnier, l’architetto del opera di Parigi e di Monte-Carlo, costrui i quindici edifici d’epoca e Gustave Eiffel, il famoso ingegnere della torre, realizzò la cupola che custode il grande telescopio rifrattore.

Jean-François ConsigliMaster in astrofisica

Anche se possede un ricchissimo patrimonio storico, l’osservatorio non è un museo dedicato all’astronomia. In-fatti, l’osservatorio della Costa Azzurra, nome ufficiale, è il secondo osservatorio astronomico francese dopo quello di Parigi. L’osservatorio è un centro di ricerca molto produtti-vo, coinvolto in numerosi progetti scientifici internazionali, come per esempio il satellite Gaia che compilerà un catalogo di circa un miliardo di stelle fino alla magnitudine 20 (misu-ra della luminosità delle stelle).

La visita guidata dell’osservatorio è l’occasione di fare una bella passegiata di due ore con un splendido pano-rama sulla città di Nizza e il lungomare. Sulla cresta della collinetta, dove sono le cupole, la guida vi darà informa-zioni e sphiegazioni riguardante l’astronomia e la storia dell’osservatorio. Visiterete così la cupola di Auguste Char-lois, un talentuoso astronomo che scoprì, un secolo fa, 99 as-teroidi con un telescopio rifrattore sempre in uso e che morì assassinato in centro-città dal suo cognato. Vedrete dopo un telescopio rifrattore, sempre in uso anche lui, che fu costrui-to solo in 7 esemplari. Con quello, l’astronomo Michel Giaco-bini scoprì 3 comete fra cui una è responsabile delle stelle cadenti visibili ogni anno all’inizio d’Ottobre. Per onorare sua memoria, questa cometa fu chiamata ... 21P/Giacobini-Zinner. Negli anni 70, il rifrattore fu adeguato per osservare il Sole : così nacque una nuova branca dell’astronomia qui a Nizza, l’eliosismologia.

La visita continua con, la più bella di tutte, la grande cu-pola. Visibile in tutta la città, questa cupola bianca è oggi ancora la più grande cupola mobile in Europa : misura 24 metri di diametro e pesa circa 100 tonnelatte. Progettata da lui nel 1885, Gustave Eiffel immaginò un sistema rivoluzio-nario per ruotare la cupola : fare galleggiarla in una cisterna a forma di anello grazie al principio di Archimede. Oggi, la

cupola rotola, non gallegia più perchè il sistema si deteriorò per mancanza di manutenzione durante le guerre mondiali.

La cupola è bellissima! Inoltre, sotto di essa c’è il grande rifrattore.All’epoca della costruzione, era il refrattore più grande al mondo. Oggi, con 18 metri di lunghezza, quello di Niz-za è il secondo più lungo nel mondo, il più grande è quello dell’osservatorio di Yerkes, vicino a Chicago. Fa solo un me-tro di più, cioè 19 metri, ma il rifrattore nissardo è sempre in uso e contribuisce assiduamente allo studio delle stelle doppie. Questo rifrattore è uno degli ultimi costruiti nel mondo, dopo che Galileo Galilei (Galileo non è l’inventore del cannocchiale) fece sue scoperte nel 1609, e prima di sviluppare un altro tipo di strumento. Il telescopio rifletto-re e stato inventato nel 1666 da Isaac Newton.

Il grande rifrattore di Nizza è anche famoso per aver partecipato alla misura della velocità della luce. Tra 1898 e 1902, Henri Perrotin, primo direttore dell’osservatorio, e la sua team, misurarono il tempo di volo (andata e ritorno) di raggi di luce che, attraversando il tubo del rifrattore, si ri-flessero su un specchio sistemato su una montagna distanta di 40 km. Il risultato finale fu così preciso che questo valo-re della velocità della luce rimanerà il valore di referimento mondiale per circa 20 anni !

Ma il grande rifrattore è anche conosciuto a Hollywood perchè ha ispirato il regista americano Woody Allen ! Nel’estate 2013, una scena della sua commedia romantica “Magic Moonlight” fu girata davanti e anche sotto la grande cupola. Nel film, Stanley (Colin Firth) e Sophie (Emma Sto-ne) si riparono dalla pioggia sotto la magnifica cupola di 127 anni di Gustave Eiffel. Poi, quando smette di piovere, sotto la cupola aperta, Stanley comincia ad innamorarsi di Sophie.

1 - Un telescopio rifrattore (o a rifrazione) è un telescopio che utilizza lenti di vetro, invece di specchi parabolici come nei telescopi riflettori

2 - L’eliosismologia studia i movimenti della su-perficie solare. Queste pulsazioni generano onde sonore o di gravità che si propagano nella stella e permettono lo studio della superficie al nucleo.

3 - Il principio di Archimede afferma che un cor-po immerso in un fluido riceve una spinta dal bas-so verso l’alto pari al peso del fluido spostato

Webgrafia:Bischoffsheim : http://fr.wikipedia.org/wiki/Rapha%C3%ABl_Bischoffsheim

Garnier : http://en.wikipedia.org/wiki/Charles_Garnier_%28architect%29Eiffel : http://en.wikipedia.org/wiki/Gustave_Eiffel

Cometa Giacobini: http://en.wikipedia.org/wiki/21P/Giacobini%E2%80%93ZinnerPerrotin : http://en.wikipedia.org/wiki/Henri_Joseph_Anastase_Perrotin

“Trailer” del film di Woody Allen : https://www.youtube.com/watch?v=LAwbwKURvm0

12 Turismo Astronomico 13Settembre 2014

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Dark Sky Advisors è un consorzio formato dalla unione della Associazione Astronomica Hubble e dalla impresa Iberus Medio Ambiente S.L. Questo consozio si dedica allo studio, protezione e valorizzazione del cielo notturno come risorsa turistica e come strumento di gestione medioambientale.

Dark Sky Advisors fu la identità incaricata dei processi della certificazione Starlight della Sierra Mo-renna e Sierra Sur di Jaén, entrambi in Andalucia (Spagna). Conta con una amplia esperienza in classifi-cazione e studio del cielo notturno, caratterizzazione climatica ed effetti al medio ambiente del flusso artificiale della luce fino al mezzo naturale.

Questa identità realizza lavori di misurazione della oscurità del cielo notturno e gestisce i procedi-menti della certificazione Starlight per quelle zone che vogliono ottenere questo bollo di qualità astro-nomica a livello internazionale.

L’equipaffio tecnico di Dark Sky Advisors è composta da un gruppo di otto persone tra cui si trovano astronomi, fisici, chimici, biologi e laureati in scienze politiche ed economiche, un equipaggio multidis-ciplinare che si occupa dello sviluppo integro dei progetti complessi di valorizzazione del cielo notturno che riguardano differenti setori e realtà di ogni territorio.

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