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Rivista trimestrale della Società nazionale degli operatori della prevenzione

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Rivista trimestrale della Societànazionale degli operatori dellaprevenzioneNUMERO 17NOVEMBRE 1990Autorizzazione Tribunale di Milano n. 416del 25/7/86Direttore respons. Giancarlo D'AddaDirettore: Laura Bodiniprog. grafico e disegni: R. MaremmaniRedazione: Milano, via Mellerio 2Alberto BaldasseroniSilvano BosiaRiccardo della ValleRosaria CarcassiSilvana Salernosped. in abb. postale gruppo IV (709/o)Stampa. Cooperativa editoriale "NuovaBrianza",22065 Cassago B.za (Co)lei. 039/9210981 - 3 linee r.a.Abbonamenti

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tramite versamento postale su cc n..20012407 intestato a SNOP - SocietàNazionale - via Ciamician 2, Bologna,indicando la causale del versamento el'indirizzo a cui spedire la rivista.

Dallo statuto Snop

Art. I - È costituita l'Associazionedenominata "Società Nazionale Ope-ratori della Prevenzione", in siglaSNOP, con finalità scientifiche e cultu-rali e con l'obiettivo di:- promuovere conoscenze ed attività

che sviluppino la prevenzione e latutela del benessere psicofisico deilavoratori e della popolazione in re-lazione ai rischi derivanti dall'attivitàproduttiva;

- sostenere l'impegno politico e cultu-rale per lo sviluppo di un sistema in-tegrato di servizi pubblici di preven-zione negli ambienti di vita e di lavo-ro, finalizzato alla rimozione dei ri-schi derivanti dalle attività produtti-ve;

- favorire lo scambio di esperienze einformazioni fra gli operatori ed ilconfronto sulla metodologia ed icontenuti dell'attività per raggiunge-re l'omogeneità delle modalità di in-tervento e della qualità di lavoro a li-vello nazionale;

- promuovere un ampio confrontocon le istituzioni, le forze sociali e lealtre Associazioni scientifiche suquesti temi,'

-- diffondere l'informazione e la culturadella prevenzione.

SOMMARIO

EDITORIALEAppunti per il Convegno di Pisadi Laura Bodinie Claudio Calabresi

PAGINA 3

CORSIVOFabbricatdi Giallolimone

PAGINA 5

OSSERVATORIO NUOVO CODICELa sentenza della Cassazionedi Michele di Lecce

PAGINA 6

Malattie professionali eprogrammazionedi Ettore Brunellie Celestino Panizza

PAGINA 8

Il comparto lapideidi Fabrizio Francoe Maura Pellegri

PAGINA 9

Polemiche VirgilianePAGINA 10

DENTRO - FUORIli quaderno di campagnadi Rocco Damone

PAGINA 12

Etichettaturadi C. Cassinelli, A. BianchiF. Papi, A. Scarpe/1iS. Perissi

PAGINA 13

INIZIATIVE SNOPLa questione Suddi Fulvio Longo

PAGINA 16

PAGINA 16

PAGINA 18

La riforma della riformadi Graziano Frigeri

PAGINA 20

In copertina: il disegno di Mario VellaniMarchi (1895-1979( eseguito durante lacostruzione del palazzo Triennale diMilano agli inizi degli anni ' 30.

GRUPPI DI LAVORO SNOPVerifica e revisione di qualitàdi A. Baldasseronie A. Biggeri

PAGINA 23

CONTRIBUTIIl riordino del SSNdi Alessandro Martignani

PAGINA 26

NOTIZIARIOConvegni e Congressi

PAGINA 31

DOCMesoteliomi a Brescia 2°di Gino Barbieri

PAGINA 32

Sorveglianza Sanitaria in Agricolturadi Marzia Fornaci

PAGINA 34

SINDACATO E AMBIENTEProtocollo USL Sindacato Regione aBrescia

PAGINA 36

Donna salute e lavorodi Marina Musti

LIBRERIA

SNOPIUM

DIRETTIVO SNOP

SUL PROSSIMONUMERO TROVERETEEditorialeRiforma della riforma (Graziano Fri-geri)

Dentro fuoriDipartimento di prevenzione (a cu-ra della sezione Veneto)Agricoltura e zootecnia visti dalcampo (a cura della sezione Emilia)

Iniziative e gruppi di lavoro SNOPSpeciale Convegno artigianato(Giorgio Bollivi)Come usare ['articolo 23 del con-tratto (a cura del gruppo Ospedali)

NotiziarioStresa, Milano, Monza, Torino, Pisa:dai convegni di autunno.Snop Europa

Punto SNOP sulla Liguriadi Rasarla Carcassi

Osservatorio ediliziaa cura di Flavio Coato

PAGINA 38

PAGINA 39

PAGINA 42

PAGINA 43

APPUNTI PER IL CONVEGNO DI PISAi

Il tema fondamentale della salute edella sicurezza dei lavoratori nei luoghiove si svolgono le attività produttiveaveva ispirato nella prima metà deglianni settanta, soprattutto nelle regioniindustriali del nord Italia, originali ela-borazioni teoriche, pratiche inedite ebattaglie di grande respiro che aveva-no poi trovato riscontro, per alcuniaspetti, nella stesura della legge di ri-forma. Negli anni successivi, tuttavia,la debolezza e le contraddizioni inter-ne della politica sanitaria nazionale, ledifficoltà e le incertezze del movimen-to sindacale e i mutamenti profondinella cultura e nella stessa composizio-ne sociale delle classi lavoratrici, han-no generalmente portato a un affievo-limento dell'attenzione e dell'interesseper quel tema, proprio mentre i pro-cessi di ristrutturazione e le innovazio-ni tecnologiche cambiavano gli am-bienti e le condizioni di lavoro ponen-do problemi inediti che richiedevanoconoscenze nuove ed interventi di li-vello più alto.

in questo quadro, si sono venutedeterminando differenze notevoli -sia nella disponibilità e nell'utilizzazio-ne delle risorse, che nella pratica degliinterventi operativi - tra regione e re-gione e tra le stesse Unità sanitarie del-la medesima regione. Particolarmentedifficile si è rivelata quell'opera di pre-venzione che sin dall'origine era ap-parsa come la garanzia più efficace perla tutela della salute e della sicurezzanei luoghi di lavoro. Le difficoltà sonostate irrobustite e, si può dire, consoli-date dall'angustia dei flussi comunica-tivi: la produzione e la circolazionedelle informazioni e delle conoscenzesono rimaste molto al di sotto dei ritmie dei livelli richiesti dai processi in atto.Non si è riusciti così né a sensibilizzareadeguatamente l'opinione pubblica, néa svolgere una sistematica opera di"educazione sanitaria" nei riguardi deilavoratori, e neppure a formare e ag-giornare come sarebbe stato necessa-rio gli operatori impegnati in questocampo.........In Italia siamo tuttora inpresenza di una forte contraddizione.

EDITORIALEdi Laura Bodini

e Claudio Calabresi

Da una parte, la produzione e la distri-buzione di materiali informativi visivi esonori aumentano a ritmo crescente,dall'altra la "cultura dell'informazione"è decisamente in ritardo, se ci si riferi-sce alle modalità d'uso di questi mate-riali. Né si può dire che le attuali logi-che del mercato favoriscano di per séla maturazione di questa cultura.

(Dall'introduzione a "Immaginare la salu-te - Strategie e metodi per la costruzione diuna mediateca sull'igiene e [a sicurezza ne-gli ambienti di lavoro" - rapporto di ricercadelle UUSStt liguri diretta da G. Cesareo).

Il tema del nostro 11° ConvegnoNazionale è oggi sicuramente centrale,e riguarda non solo un aspetto fonda-mentale dei ruolo e dell'intervento del-le strutture pubbliche quanto soprat-tutto, più in generale, aspetti sui qualisempre più si misurano le sorti dellanostra civiltà e i rapporti sociali.

Siamo consapevoli che un bilanciosu questi aspetti che sia "serviziocen-trico" sarebbe certamente un azzardo,oltre che velleitario, visto che questotema non può non essere affrontatoanche in termini generali, in modo as-solutamente trasversale ai vari aspettidel vivere sociale: ciononostante ètempo di sciacquare i nostri panni .. aPisa (l'Arno non è lontano), di affronta-re con realismo ma anche con corag-gio e possibilmente idee nuove il futu-ro che ci attende, consci che per moltialtri sui temi dell'informazione il futuroè già cominciato da tempo.

Per quanto ci riguarda, un dato dacui partire è senza dubbio la disinfor-mazione generalizzata sui rischi am-bientali ed occupazionali. Un dato evi-dentemente preoccupante, che ci de-

ve far comprendere che anche nel no-stro filone di lavoro centrale per il fu-turo, il tema produzione - lavoro - sa-lute - ambiente, modello, prassi e stra-tegie comunicative rappresentano unelemento assolutamente di fondo, alquale dedicare tutti energie, iniziative,lavoro, su[ quale sperimentare, diffon-dere le esperienze.

A conferma di questo assunto, alcu-ni esempi illuminanti (tra i molti):- imprenditori disinformati sulle leggi;- lavoratori disinformati su diritti, ri-schi, possibili precauzioni e difese;- cittadini male informati su rischi edanni ambientali;- giornalisti che rincorrono elementisensazionalistici che richiamino l'atten-zione (e l'acquisto...) dei lettori;- medici distratti o impreparati sull'ori-gine lavorativa e ambientale di moltepatologie, che incontrano nel loroquotidiano lavoro;- amministratori disinformati e "di-stratti" su come devono essere orga-nizzati i servizi per prevenire ed infor-mare (lavoratori, cittadini, operatori,studenti...);- studenti che tutto (?) devono studia-re ma non certo i[ modo di lavorare si-curo.

Un circolo vizioso, insomma, in que-sto mondo telematica e apparente-mente superinformato (ma non su tut-to), dove la lotta per il controllo deinetwork, la rissa in questo campo trapubblico e privato riempie da anni leprime pagine dei giornali.

E proprio sulle questioni della salutee dell'ambiente, l'informazione noto-riamente gioca da tempo un ruolo fon-damentale, spesso determinante maaltrettanto spesso fonte di distorsioni.Gli esempi, invero non molto lontanida noi, del ruolo e delle strategie del-l'informazione in eventi localizzati neltempo come la catastrofe di Cherno-byl o di lungo periodo come la vicen-da AIDS, sono in questo senso illumi-nanti: ma anche questioni più vicine anoi, dalla tragedia di Ravenna alle mol-te crisi ambientali "locali", potrebberoinsegnarci molto.

BOCADILLOSNote dei direttore

In questo numero grandi temi: infor-mazione per la prevenzione (editoria-le); proposte per la depenalizzazione(osservatorio nuovo codice), servizi epresidi multiuso, verifica e revisione diqualità, extracomunitari (iniziativeSNOP). DOC e libreria sono sempre un

po' invasive. Qualche nota polemicaqua e là, che renderà meno distratta lalettura della rivista d'ora in poi.

Per il '91 si stanno preparando alcu-ne novità, a iniziare da un maggiorspazio di SNOP Europa (con pagine ininglese, finalmente?) per comunicare

Ancora irrisolto il giallo dell'estate: lascheda Campania. Tranquilli.... Poirot èin redazione e ha già trovato gli Atti diComano.

Buon Natale.

*

In questi meccanismi stritolanti do-ve stanno e cosa fanno i poveri opera-tori delle strutture territoriali di pre-venzione?

La risposta non può essere general-mente di soddisfazione, né come ope-ratori né come SNOP; le stesse gior-nate di Pisa giungono abbastanza tardiall'appuntamento (ma via, non è maitroppo tardi...). E certo però che dipen-de da noi determinare l'impegno, lafantasia, le intelligenze con cui recupe-rare i ritardi.

Una riflessione s'impone: pur riven-dicando da tempo, per i servizi di pre-venzione, il ruolo di nodo/osservatorioessenziale per tutti i processi che ri-guardano la prevenzione a livello terri-toriale, non dobbiamo nasconderciche nella partita dell'informazione edella comunicazione tra i vari soggetticoinvolti sui temi della salute e della si-curezza nel lavoro e ancor più su quel-li delle problematiche ambientali, i ser-vizi di prevenzione, la nostra stessa As-sociazione, sono ai primi passi e certa-mente non sono stati finora protagoni-sti indiscussi: non siamo, non siamoancora, portatori di una cultura dellacomunicazione. Non solo, il circuitodei mass-media e il "nostro" circuitosono tuttora molto lontani e prevalen-temente non comunicanti.

Se per un attimo potessimo dimen-ticare lo stato spesso penoso dei servi-zi, se non sapessimo che in un terzod'Italia questi non esistono e in un al-tro terzo sono in condizioni precarie, eimmaginassimo di essere finalmente eovunque un servizio dignitoso, cosavorremmo essere, cosa vorremmoavere, cosa vorremmo fare?

Ecco allora un primo possibile elen-co di sogni:* "materiali e metodi e strumenti" che

ci mettano stabilmente in comunica-zione con il mondo che ci circonda(poster, materiali divulgativi, una bi-blioteca accessibile all'utenza, acces-so alla banche dati, fax, macchinafotografica, videocamera, ecc.);un programma di lavoro "partecipa-to" e comunicato, nel quale le nostreiniziative siano conosciute, seguite,verificate, criticate o appoggiate daparte di tutti gli interessati;

* un piano di comunicazione nel qua-le i nostri utenti siano non solo og-getto ma anche soggetto, in un pro-getto permanente che tenga presen-te le diversità di problemi, di cultura,di conoscenze nel mondo del lavoro(giovani metalmeccanici, bancari, ex-tracomunitari, giovani isolati neicontratti di formazione-lavoro, cas-sintegrati, vecchi operai rassegnati alrischio) che richiedono sperimenta-zioni, linguaggi diversificati, agili e

trasparenti;* contatti costanti con le scuole pro-

fessionali e non;* accesso al mondo degli imprenditori

non solo in occasione delle visite(più o meno lampo) nelle aziende maanche sollecitando iniziative infor-mative/formative per lavoratori, qua-dri intermedi, entrando insomma nel"loro" sistema informativo/formativo;

* possibilità per i cittadini informatidalle amministrazioni pubbliche edai nostri servizi, di avere un'ideadell'aria che respirano, dell'acquache bevono, del cibo che mangia-no, se convivono con impianti oaziende pericolose (dati ambientalicorretti, piani di emergenza pratica-bili, e quant'altro, dovrebbero essereconosciuti non molto meno delletemperature del giorno, dell'orariodei treni o dello stato di salute deigiocatori della nazionale di calcio);

* e poi, che qualcuno si occupi anchedi informare i servizi, di darci le in-formazioni necessarie per lavorareper la prevenzione, in un sistema in-formativo nazionale reale, non fattosolo di impegni e promesse finoraben poco mantenute.A Pisa espliciteremo, approfondire-

mo e - augurabilmente - troveremoconferme di una convinzione, che èal tempo stesso un'opzione culturale:informare e comunicare con i soggetticoinvolti a vario titolo nei problemi la-vorativi e ambientali e nei risvolti di ta-li problemi sulla salute e sulla sicurezzadell'uomo e dei suo ambiente è, devee può essere, uno strumento di cam-biamento, di quel cambiamento che èl'obiettivo principale di chi si voglia oc-cupare di prevenzione.

Va in questo senso compreso chese pure informare, diffondere i dati, èazione fondamentale, storicamenteconnessa con l'evoluzione delle strate-gie preventive, fare comunicazione èben altro. Non è solo una questionelessicale: comunicare implica attivarecircuiti, approfondire il ruolo e le azio-ni dei vari soggetti, verificare i lorocomportamenti e l'influenza sugli stes-si, appunto, delle informazioni circola-te. E così che la comunicazione deveassumere un ruolo determinante nelnostro modello d'intervento, deve di-venire il fulcro per collocarci effettiva-mente in quella funzione di nodo dicui spesso parliamo.

Con questa opzione, con questeconsapevolezze, si potrà anche (co-minciare ad affrontare il rapporto con imedia, divenire realmente una fonteistituzionale di informazioni su temi ri-spetto ai quali spesso l'informazione èalquanto ... disinformata quando nondeviante.

I nostri Servizi e l'intero apparato sa-nitario pubblico - dicevamo poc'anzi- non sono ancora conosciuti e rico-nosciuti come fonti dai mass-media;numerosi e spesso clamorosi episodihanno confermato in questi anni lanostra difficoltà a ... metterci in rete ela scarsa disponibilità dei media a co-noscerci, a viverci appunto come fon-te. E del resto le USI hanno spesso suquesti temi non solo ritardi: si può rite-nere che molte di esse fondino ogget-tivamente parte del loro potere (?) sul-la non comunicazione (o quanto menosu una comunicazione assai "particola-re" quando non distorta).

Occorre quindi entrare "anche noi"nella discussione e nel tumultuosoevolversi delle varie strategie comuni-cative, entrare anche noi nel villaggioglobale, partecipare alla "società delleimmagini" sfruttandone la polivalenzaai fini della conoscenza.

Si tratta di convincerci di essere, didover essere, non solo "circolatori ediffusori" ma anche "produttori di in-formazioni" riguardanti ambiente di [a-voro, ambiente di vita, salute dei lavo-ratori e dei cittadini: un osservatoriodinamico e prezioso su queste realtà.

Dobbiamo dunque realizzare nellenostre teste ma anche nelle nostreazioni, nelle nostre esperienze, che l'in-formazione e la comunicazione sonouno degli aspetti essenziali del nostromodello d'intervento, non un di più si-curamente utile ma non determinante,trascurabile in caso di "questioni piùpressanti" ... ma, al contrario, un obbli-go, una necessità, - come abbiamodetto - un indispensabile strumentodi cambiamento.

Quali passi possiamo tentare, comeSNOP, per iniziare a colmare i ritardi?Beh, possiamo cominciare a fare alcu-ne cose, piccole e meno piccole, macomunque significative. Intanto, farciconoscere meglio, più diffusamente,nel mondo scientifico, nel mondo del-l'informazione, tra tutti coloro che suinostri temi hanno interessi, coinvolgi-menti.

Assumere una posizione pubblica sualcuni fatti (nazionali, regionali, locali)che non possono non riguardarci davicino: d.d.l. De Lorenzo, contratto sa-nità, emergenza giustizia, degrado eallarme rosso nelle grandi città, diretti-va Seveso, inquinamento da pesticidi,vertenza anestesisti, piani di risana-mento in "aree calde", questione rifiu-ti, infortuni in edilizia, amianto negliedifici, e quant'altro ha tenuto bancoin questi anni, solo sfiorato da qualchenostra lettera o comunicato stampaben poco seguiti. Eppure, in alcune oc-casioni siamo riusciti ad affermare lenostre conoscenze, le nostre esperien-

ze, la nostra progettualità (basti pensa-re al ruolo assunto sulla vicenda delleCommissioni parlamentari d'indagine):ma tutto ciò, senza arrivare ancora asensibilizzare l'opinione pubblica, sen-za riuscire a diventare fonte informati-va non occasionale.

I nostri gruppi di lavoro dovrannonon solo realizzare con maggiore forzala loro produzione tecnico-scientificama impostare un'articolata ed organi-ca strategia di divulgazione, di infor-mazione, di comunicazione che utiliz-zando tutti gli strumenti permetta diraggiungere le più vaste fasce di inte-ressati.

Dobbiamo usare tutta la credibilitàed il ruolo che ci vengono riconosciutida alcune parti istituzionali, dalle forzesociali, da alcune forze politiche, percontribuire a modificare i comporta-menti delle amministrazioni sanitarie aivari livelli (da Roma alla periferia), perincidere su una nuova progettualitàpubblica, che favorisca una diversacultura dell'informazione, che permet-ta ai Servizi pubblici di esplicitare il lo-ro ruolo di "Knowledge workers", chepermetta in prospettiva di contribuireal perseguimento di una diversa con-sapevolezza comune sui temi della sa-lute e della sicurezza nel lavoro e nellavita.

Cominciamo, ad esempio, a definirelivelli di minimo informativo etico al disotto dei quali un Servizio pubbliconon debba scendere.

A Pisa ci porremo - e porremo -molte domande, con l'auspicio, ovvia-

mente, che non solo noi ma i vari sog-getti coinvolti su questi temi, attivinodiscussione e contributi per il prossimofuturo.

Occorre cominciare a porsi, eviden-temente, anche il problema del colle-gamento con le "intelligenze esterne",con le sedi di produzione scientifica suquesti temi, nella consapevolezza del-la delicatezza che ciò comporterà.

Discuteremo di contenuti, di bisogniinformativi, di domande espresse e diesigenze inespresse, di indicatori (co-me - ad esempio - la comunicazio-ne incide sulla domanda di salute e disicurezza, sulla contrattazione azien-dale, sui comportamenti delle impre-se); ma sarà bene iniziare ad approfon-dire anche gli aspetti non certo irrile-vanti legati al linguaggio, ai veicoli edagli strumenti (come abbiamo comin-ciato a fare in alcune nostre iniziative,da Arezzo e Pesaro e dintorni, lan-ciando alcune provocazioni anche alnostro interno: ma occorre ben di più,pur se non poche esperienze rappre-sentano già segnali significativi).

Sarà comunque importante partire

dalle (poche o tante) esperienze fatte,senza timidezze, senza pudori, contutto quello di positivo e di negativoche vi ravvisiamo. Questo è un invitoesplicito a portarle, queste esperienze,e a discuterle insieme: proprio per fa-vorire una struttura aperta di discus-sione, abbiamo tra l'altro pensato dimodificare - rispetto alle prime ipote-si - l'assetto della seconda parte dellagiornata del 4 dicembre, orientandolaa lavori di gruppo su alcuni temi fon-damentali (la comunicazione con ilmondo del lavoro; la comunicazione

FABBRICAT

Altre volte ho sfiorato l'argomentosenza però affrontarlo seriamente:molti ricorderanno il serpente del pri-mo Giallolimone, oppure l'asino ra-gliante, le trote, le carpe e le acciugheo ancora più recentemente il fagiano ela pernice.

11 problema comunque è questo: noidi SNOP non abbiamo un animale checi simbolizzi degnamente. Altri hannofior di animali: basterà pensare al pan-da di alcuni ambientalisti, alla focadell'Arca, alla lumachina di certi buon-gustai, al Carne/ Trophy, ai Lyon's, allelucciole, all'aquila della Confindustria.Noi nulla. Gli animali si estinguono convelocità crescenti, tutti si buttano nellamischia per accaparrarsene uno e noisi rischia di rimanere al palo.

Dunque, una volta individuato l'o-biettivo ci siamo messi al lavoro ala-cremente. Primo passo l'acquisto dellagrande Enciclopedia degli Animali, madobbiamo dirvi sinceramente che cisiamo spaventati da tanta e così varie-gata offerta. Passo successivo, più mi-rato: abbiamo consultato l'ElencoCompleto degli Animali in Via di Estin-zione, su consiglio di esperti catastrofi-sti. La capra delle nevi ci ha commossoprofondamente, ma non si riusciva atrovare un appiglio decente; abbiamopianto sul caso della lince del Lagorai,ma la scelta di un animale così legatoal mito del poliziotto avrebbe scatena-to ulteriori polemiche; l'onice biancoera elegantissimo ma oggettivamentefin troppo sofisticato, il lupo italianotroppo malridotto, il quetzal troppoesotico, la tartaruga terrestre troppolenta, lo yeti troppo improbabile, ilbrontosauro troppo estinto, l'ornitorin-co troppo ambiguo. Insomma, doposettimane non si era giunti a capo dinulla. 5i pensava già di abbandonare ilprogetto quando, durante un sopral-luogo in una storica fabbrica siderurgi-ca, passando per un cortile, ci si avvi-cina un vecchio operaio in bicicletta,

sulle questioni ambientali; la comuni-cazione all'interno del Sistema sanita-rio nazionale).

Il nostro dibattito non porterà pre-sumibilmente a molte immediate solu-zioni, che su varie questioni sarebberoutopistiche; su alcuni aspetti, su alcu-ne prospettive, cercheremo peraltro difare chiarezza, con l'obiettivo priorita-rio di darci reciproche indicazioni peril nostro lavoro.

Come in molte altre occasioni, spe-riamo - ancora una volta, presuntuo-samente--- di fare una buona semina.

carico di sacchetti con avanzi dellamensa e ci grida: "lo vado in pensione.L'Ussl cosa fa per i gatti?': Già, i gatti, igatti di fabbrica.

Chi ha frequentato un poco le vec-chie fabbriche, li conosce bene: il gat-to galvanico giallo e arancione, il mul-ticolore gatto verniciatore, il grigio gat-to siderurgico, il nerissimo gatto dellagomma, il gatto bianco della vetroresi-na, il rossiccio gatto carpentiere, co-noscitori profondi di ogni anfratto, fre-quentatori esperti di ogni tubaturad'inverno, di ogni bocchetta di ventila-zione d'estate.

Anni fa mezza Milano rimase al buioperché un gatto elettromeccanico siera infilato in un trasformatore, evi-dentemente non ben protetto. Di lui sitrovarono solo i peli. Certo, perché an-che i gatti di fabbrica sono soggetti ainfortuni e sono esposti a notevoli ri-schi professionali. Quando li vediamo,grassi o magri in rapporto al ciclo pro-duttivo, ci vien da pensare che con latrasformazione tipologica e la scom-parsa dei grandi spazi intorno alle fab-briche anche il gatto di fabbrica andràscomparendo. Cosa? Ma allora il gattodi fabbrica è un animale in via di estin-zione! Era fatta, ogni dubbio scompar-so, SNOP aveva trovato il suo simbolo.

lo ve lo propongo, se volete faccia-mo anche un referendum, magari unconvegno nazionale all'Aquila o inter-nazionale a Colombo, ma siccome sia-mo in democrazia, una vera, solidademocrazia di tipo occidentale, potetestar sicuri che non cambierete nulla: ilgatto di fabbrica ha già trovato il suoposto fra noi, più vicino al nostro cuo-re di quanto possiate immaginare.

Giallolimone

7 OSSERVATORIO NUOVO CODICE

Torino 2 è andato molto bene, mal'Osservatorio Nuovo Codice va avan-ti anche per capire cosa sta succeden-do al Ministero di Grazia e Giustizia.

Su questo numero il giudice Micheledi Lecce ci parla della criticata senten-za della Cassazione e delle proposte didepenalizzazione; i colleghi di Carraramettono a frutto quanto detto sul pro-blema della presenza attiva nelle fiereespositive, nell'uniformità delle bonifi-che di comparto, usando lo strumentodel Nuovo Codice per rendere, insie-me ai magistrati, più efficace l'opera diprevenzione, i bresciani confermanol'importanza della programmazionenella gestione delle malattie professio-nali.

La redazione

CASSAZIONE,DEPENALIZZAZIONE:FINALMENTE PAROLECHIARERelazione di Michele di Lecceal secondo confronto traoperatori della prevenzione eoperatori della giustizia.Torino, 26/10/1990

È di per se stesso significativo il fattoche alla scadenza prevista si svolgaquesto secondo confronto tra opera-tori dei servizi ed operatori della giusti-zia, perché ciò indica chiaramentequali scelte di fondo devono fare colo-ro che, a vario titolo, sono chiamati adintervenire in difesa della salute dei la-voratori.

In un momento come l'attuale, chevede troppi servizi, privi di mezzi e dirisorse, coinvolti in un più generale di-segno di restaurazione, e la magistra-tura, sempre più isolata e delegittima-ta, travolta dall'impatto con rilevantimodifiche normative, credo sia gran-demente utile bandire ogni forma dipregiudizio e di antagonismo per riaf-fermare invece con forza la necessitàdi svolgere un lavoro comune, appro-fondendo ed allargando tutte le positi-ve esperienze tra settori diversi dellaPubblica Amministrazione che lo stes-so ordinamento vuole operino con-giuntamente.

Pur sembrando, infatti, davvero ana-cronistico ritornare oggi alla distinzio-ne, per così dire tradizionale, tra pre-venzione e repressione, non mancanopurtroppo voci in tal senso, anche se

le motivazioni di coloro che se ne fan-no portatori appaiono spesso molto di-verse, così che gli stessi comportamen-ti tenuti non sempre si delineano net-tamente. Certo, alcuni segnali sonopreoccupanti e vanno attentamenteesaminati.

Mi riferisco, ad esempio, all'ormainota decisione con la quale la Corte diCassazione ha radicalmente mutato ilsuo precedente orientamento, costan-temente ribadito da oltre un trenten-nio, in ordine alla natura della diffidadata dagli U.P.G., liquidando in modopiuttosto sbrigativo la complessa pro-blematica e mostrando di non volertener conto di tutte le numerose e rile-vanti argomentazioni in questi ultimianni sviluppate dalla dottrina e dallagiurisprudenza. Ma in questa sede noninteressa tanto sottolineare le carenzedi motivazione e l'effettiva portata diquesta decisione, quanto le entusiasti-che, in qualche caso trionfalistiche,accoglienze che essa ha ricevuto daparte di alcuni. E fin troppo evidenteche, al di là delle sempre discutibili ar-gomentazioni giuridiche, qualcuno hacreduto di poter usare tale decisioneper riportare nell'ambito di un'incon-trollata ed incontrollabile discrezionali-tà amministrativa buona parte degli in-terventi di vigilanza nei luoghi di lavo-ro.

Basterà, però, richiamare soltanto legravi disfunzioni, per non dire altro,che in un passato non molto lontanoportarono alla diffusa e netta presa diposizione contro I'alternatività delladiffida per ritenere almeno sospetti al-cuni odierni proclami volti sostanzial-mente ad escludere il controllo del-l'Autorità giudiziaria in questa delicatamateria. Tali atteggiamenti ben si in-quadrano in un più ampio disegno dinormalizzazione della stessa magistra-tura da una parte e di amministrativiz-zazione dei controlli in generale dall'al-tra.

Nello stesso senso, peraltro, ci simuove allorché non si provvede a ri-chiedere, o si ostacola, l'attribuzionedelle funzioni di Polizia Giudiziaria atutti gli operatori dei servizi, tentandoanzi di isolare all'interno degli stessiquelli di loro che già sono U.P.G. e che,solo per questo, vengono visti comepiù vicini all'A.C. e "quindi" meno con-tigui ai vertici del potere amministrati-vo. Di qui, tra l'altro, anche la debolereazione, con i quali si sono viste [e fi-nora per fortuna limitate creazioni dinuclei specializzati di P.G., formati daoperatori dei servizi, presso le ProcureCircondariali.

D'altra parte è innegabile la difficol-

tà che spesso si incontra, anche nel ri-stretto ambito dei cosiddetti addetti ailavori, nel portare alla luce i tanti van-taggi che per tutti derivano da un in-tervento coordinato ed omogeneo neiluoghi di lavoro che sia sistematica-mente tale, in attuazione delle norma-tive vigenti, che, non sarà mai del tut-to inutile ricordarlo, prevedono nellaloro stragrande maggioranza delle san-zioni penali per coloro che non le os-servano; e di conseguenza l'aperturainevitabile di un procedimento a lorocarico.

In proposito va ricordato che il re-cente Codice di Procedura Penale, inparticolare, ha disegnato uno scenarionuovo ed interessante, anche se finoad oggi solo molto parzialmente attua-to; si pensi, ad esempio, agli stretti rap-porti tra il P.M. e gli organi di P.G., cheformano insieme l'accusa. Per questo,oltretutto, non può certo vedersi nel--1'U.P.G. colui che, più o meno passiva-mente, si limita a trasmettere una noti-zia di reato, né tantomeno colui cheburocraticamente comunica (cometroppo spesso avveniva in passato) i ri-sultati dei suoi accertamenti; essendo,invece, oggi essenziale che egli abbiaun'adeguata professionalità (per poterselezionare le notizie e per individuarele fonti di prova delle violazioni even-tualmente accertate per fissare deitempi per la regolarizzazione) ed unapresenza attiva nel procedimento (persupportare il P.M. sia nella fase delleindagini preliminari, che nel giudizio).

Un rilevante passo in avanti, anchesotto questo profilo, si potrà farequando verranno compiutamenteusati sistemi informatici di registrazio-ne e gestione dei procedimenti penalipresso le Procure e le Preture circon-dariali. La positiva sperimentazione diquesti sistemi che, tra innumerevolidifficoltà, viene portata avanti da alcu-ni grandi uffici giudiziari e fa già intrav-vedere [a possibilità in futuro di un effi-cace collegamento con i sistemi infor-mativi dei servizi in modo da renderein concreto attuabile una programma-zione dell'attività di vigilanza che do-vrà, ovviamente, comunque tenerconto anche della necessità di effet-tuare accertamenti e verifiche in occa-sione di fatti specifici penalmente rile-vanti.

Così facendo, probabilmente, si por-rà un rimedio a quella "arretratezza nelsettore dell'infortunistica sul lavoro"che anche la Corte dei Conti nella suarelazione annuale ha evidenziato, rile-vando l'inadeguata presenza dello Sta-to nel controllo delle condizioni di la-voro.

Tutto questo senza sterili ritorni adun passato non certo memorabile, maanzi superando antiche diffidenze edabbattendo vecchi e nuovi steccati at-traverso una reale integrazione dellemolteplici professionalità e dei diversiruoli in un quadro di assieme, al fine diutilizzare nel migliore dei modi le giàinsufficienti forze, che altrimenti ri-schiano di disperdersi o di essere co-munque vanificate.

In questa prospettiva, per altro, simuove anche la proposta di legge de-lega elaborata dalla Commissione distudio, nominata dal Ministro di Graziae Giustizia, per la revisione della legi-slazione penale speciale ai fini della ra-zionalizzazione delle fattispecie crimi-nose, nonchè della decriminalizzazionee depenalizzazione delle stesse. In taletesto, già approvato dal Ministero, si èprecisato, per quanto attiene alle nor-me sulla tutela della sicurezza e dell'i-giene del lavoro, che il disegno di leg-ge in questione mira ad una deflazioneprocessuale attraverso meccanismiche incentivino tuttavia l'effettiva os-servanza delle disposizioni violate. Sot-tolineando poi che se da un lato non èplausibile il ricorso alla depenalizzazio-ne, trattandosi di illeciti che coinvolgo-no la tutela dell'incolumità fisica e del-la salute del lavoratore, dall'altro èesperienza diffusa che l'attuale assettosanzionatorio garantisce in pratica l'at-tuazione dei precetti antinfortunisticisolo grazie al meccanismo dell'oblazio-ne discrezionale prevista dall'art. 162bis c.p., la quale, come si ricorderà, su-bordina tra l'altro all'eliminazione delleconseguenze dannose o pericolose delreato la possibilità di ammissione allaprocedura di estinzione per tale via delreato.

Si è quindi provveduto a delineareun articolato regime sanzionatorio,che dovrà poi trovare una concretaapplicazione nell'eventuale legge dele-gata, atteggiato nei seguenti termini:- le contravvenzioni in materia di sicu-

rezza ed igiene del lavoro vengonotutte punite con pene alternative,elevandosi congruamente il massimosia dell'arresto che dell'ammenda, inmodo tale da rendere più omogeneele sanzioni previste e di inasprirletutte senza ripetere l'attuale distin-zione tra le ipotesi per così dire co-muni e quelle di maggiore gravità;dopo la constatazione dell'inosser-vanza, gli organi di vigilanza dispon-gono i provvedimenti necessari perassicurare la puntuale osservanzadelle norme violate, attraverso unadiffida da darsi obbligatoriamente daparte degli stessi, fissando anche untermine non superiore al limite mas-simo che verrà stabilito dalla legge e

che in ogni caso risulti adeguato inrelazione all'attività da compiere (sipotrebbe ipotizzare un termine mas-simo di sei mesi, eventualmenteprorogabile in casi eccezionali di altrisei mesi);il reato è estinto se entro tale termi-ne il contravventore adempie alleprescrizioni imposte e paga, a titolodi conciliazione amministrativa, unasomma pari ad un quarto del massi-mo dell'ammenda prevista per cia-scuna infrazione accertata. Decorsotale termine, gli organi di vigilanzaprovvedono all'invio della denunciaall'Autorità Giudiziaria, non solo ov-viamente nel caso che la proceduraestintiva non abbia avuto esito posi-tivo, ma anche nel caso in cui essasia stata proficuamente utilizzata dalcontravventore.

È sembrato infatti indispensabile ga-rantire il controllo dei giudice sui ter-mini di svolgimento della vicendaestintiva in relazione alle violazionicontestate ed alla congruità dell'adem-pimento tardivo (cioè quello avvenutonel termine di decorrenza della diffida).

E evidente che una normativa cosìimpostata verrebbe ad incidere sostan-zialmente sulle leggi oggi vigenti nonsolo per il previsto aumento e la gene-ralizzazione delle sanzioni penali inquesta materia, ma anche per l'intro-duzione di una causa estintiva dellevarie contravvenzioni determinata dal-l'ottemperanza alle prescrizioni datecontestualmente all'accertamento del-le stesse e subordinata comunque an-che al pagamento in sede amministra-tiva di una somma commisurata all'en-tità dell'ammenda nella sua misuraedittale massima (si ipotizza la quantifi-cazione relativa in un quarto di que-st'ultima).

Ciò presuppone naturalmente chesia la diffida che la successiva verificadell'ottemperanza o non ad essa di-vengano obbligatorie e che, in ogni ca-so, allo scadere del termine previstoper adempiere, vengano inviati all'Au-torità giudiziaria la notizia di reato ed ilverbale di verifica. Questo per consen-tire al P.M.:

di chiedere al Giudice per le indaginipreliminari l'archiviazione per le con-travvenzioni per le quali vi sia stataottemperanza alla diffida e paga-mento della somma dovuta in sedeamministrativa,di chiedere al G.I.P. l'emissione deldecreto penale di condanna, tenen-do naturalmente conto nella quan-tificazione della pena del comporta-mento del soggetto obbligato;di emettere il decreto di citazione agiudizio dinanzi al Pretore.

Ovviamente, nel corso del procedi-mento, l'interessato potrà semprechiedere di avvalersi dell'oblazionecondizionata (così come già accadeoggi), ma ancora una volta dovrà pro-vare di avere modificato la situazioneantigiuridica e di aver pagato unasomma equivalente alla metà dell'im-porto massimo dell'ammenda.

In tale modo colui che è tenuto alrispetto di questa normativa specificaverrebbe spinto al rispetto della stessasia per l'esistenza di congrue sanzionipenali, sia per il fatto che, una voltaaccertata la violazione, egli dovrà co-munque non solo rimuovere le condi-zioni di pericolo o di danno determina-te appunto dall'inosservanza delle nor-me, ma dovrà anche pagare una som-ma (a titolo di conciliazione ammini-strativa o di oblazione in sede penale)più o meno elevata in ragione dellamaggiore o minore tempestività con laquale ha provveduto a ripristinare lecondizioni di sicurezza ed igiene del la-voro.

Questo, a differenza di quanto oggiaccadrebbe se si seguisse l'ultima edisolata decisione della Corte di Cassa-zione, cui ho già fatto riferimento, intema di diffida, visto che l'impostazio-ne data dalla Corte finisce per noncomportare alcuna conseguenza nega-tiva per l'imprenditore che ottemperialla diffida datagli dall'organo di vigi-lanza.

A ben vedere, quindi, si potrebbeaddirittura ipotizzare, nel caso in cuigli organi di vigilanza e I'A.G. seguisse-ro tale ultimo orientamento della Cas-sazione, un interesse del soggetto ob-bligato a non rispettare le norme in te-ma di sicurezza ed igiene del lavoro,fermo restando che allo stesso conver-rà comunque attuare le medesime unavolta accertata la loro inosservanza. Inaltri termini, egli potrà, senza andareincontro ad alcuna ulteriore conse-guenza, ottemperare alle norme di leg-ge solo se e quando verrà accertata larelativa violazione, nulla importando ilcolpevole contegno in precedenza te-nuto e l'indebita esposizione al rischioavutasi, nel frattempo, per i lavoratori.

Conseguenza questa di certo aber-rante e sperabilmente non voluta dallaCorte, che probabilmente non è riusci-ta a compiere una ponderata e com-plessiva valutazione delle sue stesse af-fermazioni, sotto la spinta di una pres-sante richiesta, proveniente da piùparti, di alleggerire il carico di lavorodegli uffici giudiziari.

Tornando al disegno di legge delega,credo sia opportuno ribadire che il si-stema sanzionatorio da esso ipotizzatoper poter funzionare presuppone, co-me si è già visto, che ad ogni accerta-

mento segua nei tempi previsti una ve-rifica da parte dell'organo di vigilanza.Questo oggi non è sempre possibilema, al di là delle diverse opinioni suitempi e sui modi dell'intervento dellaA.G. nei settore che qui ci interessa,credo che davvero si possa tutti conforza chiedere che ciò avvenga, daimomento che non mi pare si possa se-riamente dubitare della grande valenzapositiva che in ogni caso la verifica hamostrato specie se effettuata scrupolo-samente e tempestivamente.

Mi auguro che la legge delega, ela-borata dalla Commissione di studioministeriale, venga rapidamente ap-provata dagli altri Ministeri e dal Parla-mento, perché ciò, oltre a razionalizza-re e rendere più effettive le norme oggivigenti in tema di sicurezza ed igienedel lavoro, i cui precetti ovviamentenon vengono da essa toccati (pur es-sendo come è noto all'esame delle Ca-mere diversi disegni di legge in tal sen-so) consentirebbe anche di superareattraverso un chiaro dettato normati-vo l'ormai cristallizzata, sterile se nondannosa disputa su ll'alternatività onon della diffida; disputa che non è dicerto centrale ed essenziale per tutticoloro che, compiendo seriamente illoro lavoro, contribuiscono ad una mi-gliore e più diffusa applicazione dellanormativa esistente in questa materia.

Michele di Lecce

NUOVO CODICE EATTIVITÀ PROGRAMMATAIN MATERIA DI MALATTIEPROFESSIONALI

Dall'inizio del 1988 in provincia diBrescia si sta sperimentando in tema direferti una prassi concordata tra Pretu-ra e Unità Operative Tutela della Salu-te nei Luoghi di Lavoro (UOTSSL) cosìarticolata:- destinatarie di tutti i referti, diretta-

mente o indirettamente, sono leUOTSSL delle USSL;queste ultime si fanno carico di regi-strare le malattie refertate (per ordi-ne alfabetico e per azienda) infor-mando periodicamente la Procura sututti i casi pervenuti indicando i con-seguenti programmi di lavoro, e cioèquando saranno svolte le opportuneindagini sia sui singoli casi che sul-l'ambiente di lavoro delle aziende in-dividuate come prioritarie per gravi-tà e diffusione delle malattie.Queste modalità operative consen-

tono alle UOTSSL di disporre, quali ter-minali dell'obbligo di referto, di preciseinformazioni sui danni da lavoro nelterritorio di competenza, ed arricchi-scono di un importante elemento diconoscenza le fonti per la programma-zione dei piani di riduzione dei rischi.Allo stesso tempo permettono di effet-tuare le inchieste sulle malattie ogget-to di referto in una logica di program-mazione.

Altro risvolto positivo a valle consi-ste nel fatto che anche l'interventodella Magistratura, fermo restandonela prerogativa di procedere per auto-noma iniziativa, non avviene casual-mente e su casi isolati ma su tutti i casidelle singole imprese che vengono bendocumentati e "filtrati" dalle UOTSSLsulla base di precisi criteri di gravità ediffusione delle malattie segnalate.

Anche il nuovo Codice di ProceduraPenale, come i[ precedente d'art. 4,prevede l'obbligo di referto all'art. 334per gli esercenti una professione sani-taria ai sensi degli art. 365 e 384 delCP.

Il referto deve essere fatto pervenireentro 48 ore o immediatamente alPubblico Ministero o a qualsiasi Ufficia-le di Polizia giudiziaria del luogo o, inloro mancanza, all'Ufficiale di Poliziagiudiziaria più vicino.

Com'è noto in ogni UOTSSL dellaLombardia, ai sensi della L. 833/78 edelle LL.RR. n. 64/65, vi sono operatoria cui è stata attribuita la qualifica diUfficiale di Polizia Giudiziaria e che atutti gli effetti possono essere indivi-duati dai sanitari come referenti a cuiinviare il referto.

La Polizia Giudiziaria peraltro, ai sen-si dell'art. 347 CPP, ha l'obbligo di rife-rire per iscritto al Pubblico Ministero lenotizie di reato di cui viene a cono-scenza entro 48 ore.

Un'interpretazione meccanicisticadelle due norme sopracitate avevacreato un certo timore negli operatoridelle USSL in quanto, considerandoogni referto di malattia professionalecome notizia di reato, hanno credutodi ravvisare l'obbligo di procedere en-tro 48 ore allo svolgimento delle inda-gini necessarie o quantomeno di do-ver riferire tempestivamente di ognicaso all'Autorità Giudiziaria.

È intuibile come tale onere determi-nato da fonti incontrollabili perchéesterne al servizio, oltre che essere po-co produttivo sia sul piano preventivoche repressivo, stravolgerebbe la me-todologia operativa peculiare delleUOTSLL basata sulla programmazionedel lavoro, sulla quale gravano peraltroaltre attività non facilmente program-mabili quali le inchieste infortuni e le

ispezioni su richiesta dell'Autorità Giu-diziaria, le denunce da parte di singolilavoratori o loro rappresentanti, le ri-chieste dei Comuni, ecc..

Quanto affermato invece nella cir-colare della Procura della Repubblicapresso la Pretura di Brescia relativa ad"Obbligo di referto e modalità di inda-gine in tema di malattie professionali"mette nella giusta luce cosa si debbaintendere per obbligo di referto per isanitari e per obbligo di riferire la noti-zia di reato da parte degli Ufficiali diPolizia Giudiziaria, proponendo di con-tinuare ['esperienza sicuramente positi-va sopra illustrata.

In particolare vi si afferma che:- l'obbligo di referto opera sulla basedella semplice possibilità che la morteo le lesioni siano riconducibili all'am-biente di lavoro e pertanto deve esserepresentato all'Autorità anche in casodi semplice sospetto;- a differenza dell'obbligo di referto,l'obbligo di riferire la notizia di reatoda parte degli Ufficiali di P.C. presup-pone non la semplice possibilità di unreato ma l'acquisizione della notizia diun reato, ciò che in tema di malattieprofessionali implica valutazioni e atti-vità di raccolta di prove non facili nébrevi. Solo al termine di attività di in-dagine sulle patologie, sul gruppo deilavoratori, sulle possibili fonti di nocivi-tà esclusive o concorrenti, gli Ufficialidi P.G. delle UOTSSL potranno ritenereacquisite [e notizie dei reati e sarannoallora tenuti a riferire alla Procura dellaRepubblica presso la Pretura.

Sulla scorta di quanto sopra sembrapertanto di poter concludere che lenorme del nuovo Codice di ProceduraPenale consentono di continuare sullastrada sperimentata e di auspicare chein ogni realtà, USSL e Magistraturaconcordino modalità operative che ve-dano i Servizi di medicina del lavorocome "nodo" per la raccolta delle in-formazioni anche in tema di referti.

Ciò permette di contribuire quoti-dianamente all'arricchimento dell'os-servatorio permanente sui danni da la-voro, che ogni UOTSLL dovrebbe atti-vare per collegare le patologie cheprogressivamente si manifestano ailuoghi di lavoro effettivamente esisten-ti sul territorio, e di inglobare le conse-guenti e doverose indagini di poliziagiudiziaria sulle malattie da lavoro nel-l'ambito della programmazione degliinterventi di prevenzione.

Ettore Brunelli(USSL 41 Brescia)

Celestino Panizza(USSL 38 Gardone VT)

PIETRE E PRETURE

La ricerca di soluzioni tecniche mi-rate alla prevenzione della nocivitàambientale nel comparto della lavora-zione dei materiali lapidei (pietre orna-mentali) si può dire rappresenti ormaiun filone di attività tradizionale per ilServizio di PISLL dell'USL n. 2 (Massa-Carrara).

Tale attività viene condotta in modocoordinato con i Servizi analoghi delleUU.SS.LL. limitrofe (n. 3 - Versilia e n.20 Val di Magra), il cui territorio .è intutto o in parte interessato dal com-parto produttivo, e in collegamentocon il gruppo nazionale lapidei dellaSNOP.

In un precedente numero del bollet-tino (n. 8, sett. 88), si era brevementerelazionato su un'originale esperienza -"Uno stand su sicurezza e bonifiche al-la 9a Fiera Internazionale Marmi emacchine" - che aveva determinatol'avvio di un primo collegamento conimprenditori, sindacato, costruttori dimacchine, progettisti di impianti pro-duttivi e di sistemi di bonifica degliambienti di lavoro.

Visto il suo bilancio positivo, quell'e-sperienza è stata ripetuta nel 1989, inversione rinnovata e ampliata, sia perquanto riguarda lo stand vero e pro-prio, sia perché, nell'ambito della Fie-ra, fu organizzata una tavola rotondacon i tecnici e i soggetti sociali primacitati sul tema specifico della riduzionedella rumorosità degli impianti di sega-gione di granito con telai multilame. Latavola rotonda ebbe un notevole suc-cesso di pubblico, a causa della note-vole sensibilizzazione della pubblicaopinione riguardo, oltre che al proble-ma delle ipoacusie da rumore (da cui sistima siano affetti oltre la metà dei se-gatori, in sostanziale assenza, per dipiù, di copertura INAIL), a quello del-l'impatto acustico sulle abitazioni limi-trofe alle segherie. Fu chiaro a tutti, aquel punto, che i due problemi, dellanocività per gli addetti e dell'inquina-mento ambientale, dovevano essereaffrontati unitariamente.

La terza nostra esperienza in Fiera(1990) è stata infatti caratterizzata dauna tavola rotonda su "Riduzione delrumore all'interno delle segherie e nel-l'ambiente" ed ha avuto due obiettivi:

1) fare il punto sulle esperienze giàrealizzate in insediamenti nuovi, in ri-strutturazione e anche in ditte in atti-vità;

2) completare la lista dei soggetticoinvolti, aggiungendo a imprenditori,sindacalisti, costruttori e progettisti, imagistrati.

Proprio da questi ultimi sono giunte

le più gradite sorprese. Su nostro invi-to, ha tenuto una relazione il dott. A.Nencini, procuratore della Repubblicapresso la Pretura Circondariale di Fi-renze che ha illustrato le basi giuridi-che dell'azione penale nei confrontidegli imprenditori che non utilizzano lerisorse esistenti per contenere la rumo-rosità dei processi produttivi e chepertanto violano l'art. 24 del "DPR303/56. II magistrato ha sostenuto chenei confronti di quegli imprenditori vaapplicato l'art. 253 del CPP che preve-de il sequestro, revocabile, ai sensi del-l'art. 85 delle disposizioni attuative, aseguito di attuazione di specifiche pre-scrizioni.

ll dott. G. De Gregorio, G.I.P. dellaPretura Circondariale di Massa, si è as-sociato alla linea giuridica del collega esi è anzi sentito in dovere di rendereconto dell'inerzia in materia degli Ufficigiudiziari locali.

Nei giorni immediatamente succes-sivi, il Servizio PISLL iniziava un inter-vento "a tappeto" nelle aziende di se-gagione di marmo e granito del pro-prio territorio e, contestualmente, in-viava alla Procura della Repubblicapresso la Pretura Circondariale di Mas-sa i rapporti circa l'inadempienza al-l 'art. 24 del DPR 303/56.

li G.I.P., su richiesta del P.M., dispo-neva a quel punto il sequestro preven-tivo dei telai di 4 ditte con un decretonei quale, premessa l'esistenza di "gra-vi e specifici indizi" costituiti dal ri-scontro di elevati livelli di rumorosità(oltre che dal mancato conferimento adiscarica dei fanghi rifiuti speciali

provenienti dalle lavorazioni) e af-fermata la violazione dell'art. 24 delDPR 303 (oltre che dell'art. 25 della L.915 e eventualmente dell'art. 21 dellaL. 319), la necessità del sequestro veni-va motivata, ai sensi dell'art. 321 c.p.p.,con la finalità di impedire l'aggravarsi oil protrarsi della conseguenza del reato

ovvero l'agevolazione della commissio-ne di altri reati. Nel provvedimento delG.I.P. si legge inoltre che tale tipo di se-questro può essere immediatamenterevocato, a richiesta del P.M. o dell'in-teressato, quando, per fatti sopravve-nuti, risultano mancanti le soprade-scritte condizioni di applicabilità e chetale possibilità di revoca dev'essere su-bordinata alla realizzazione delle pre-scrizioni e delle diffide dell'USL, siste-maticamente e a lungo disattese. Re-spinta dal Tribunale della Libertà un'i-stanza di revoca del provvedimento,presentata dai legali degli imprenditori,la nostra attività è proseguita come daprogramma ed è tuttora in svolgimen-to (sono 160 circa le aziende di sega-gione del nostro territorio), con il risul-tato che ci sono pervenuti a tutt'ogginumerosi progetti di insonorizzazione.

Concludendo, si possono fare alcu-ne considerazioni.

1) Stiamo assistendo alla fine diun'epoca di assoluta indifferenza neiconfronti dei danni da rumore nelcomparto lapideo che è durata dall'in-troduzione della tecnologia industrialenel taglio delle pietre fino a pochissimianni fa e che, negli ultimi decenni, èstata caratterizzata da un grave ritardoculturale rispetto alla media, pur nonesaltante, degli altri comparti produtti-vi.

2) La nuova epoca che vediamoaprirsi è stata in buona parte propizia-ta, più che da una spinta sindacale,dalla pressione dei cittadini, cioè in so-stanza dalla crescita della sensibilitàambientalista.

3) La sia pur limitata sensibilità di-mostrata da una parte degli imprendi-tori si è manifestata nell'ambito dellacongiuntura favorevole che il settoresta vivendo ormai da qualche anno(forte produzione, forti profitti).

4) L'introduzione del nuovo c.p.p. èstata probabilmente "conditio sine quanon" per la svolta avvenuta nella poli-tica degli uffici giudiziari locali. Al di làdegli innegabili meriti personali diqualche Magistrato, si è passati infattida una situazione in cui sul nostro ter-ritorio erano competenti tre diversi uf-fici giudiziari, nessuno dei quali conparticolare interesse nel campo dellaprevenzione nei luoghi di lavoro, a unasituazione unitaria dal punto di vistasia territoriale che delle competenze(Pretura Circondariale). Abbiamo cioèottenuto finalmente un unico interlo-cutore, nell'ambito dell'A.G., con cuiinteragire per la parte in questo casoper noi più importante che è quellapenale.

Fabrizio FrancoMaura Pellegri

POLEMICHE VIRGILIANE.

Le note di Paolo Ricci sullo scorsonumero 16 hanno suscitato incom-prensioni e polemiche (e da parte miamolta amarezza).

Come direttore del bollettino, deb-bo affermare che:

degli articoli sono responsabili i fir-matari;la posizione SNOP sul rapporto ope-ratori-magistrati è sempre stata lim-pida e la relazione di Torino 2 (a fir-ma tra l'altro mia e di Paolo) è sottol'occhio di tutti,il bollettino non è una palestra dipolemiche, ma di confronto;mi scuso con gli offesi.Con queste note e la pubblicazione

delle lettere dei duellanti si chiude(spero) la rubrica polemiche virgiliane.

Laura Bodini

POLEMICHE VIRGILIANELETTERA DI PROTESTAPER UN ARTICOLO

Cari colleghi,vi scriviamo in relazione all'articolo"Mantova: prime riflessioni" scritto daPaolo Ricci e pubblicato nella rubrica"Osservatorio" del n. 16 della Rivista.

L'articolo viene definito, dalla Reda-zione, "una nota ottimistica da Manto-va".

Non sappiamo, a questo punto, co-sa avremmo dovuto leggere se la notafosse stata pessimistica dato che nellastessa vengono esposte:a) una valutazione pesantissima e di-

storta nei confronti di tutti i serviziche operano in provincia;

b) una concezione Procuro-centricadell'attività degli SPISAL (UOTSSL,ndr) che ritenevamo estranea econtrastante rispetto alla posizionedella SNOP su questo tema.

Ora Paolo Ricci può pensare e scri-vere ciò che vuole, anche se si trattadi valutazioni offensive e denigratoriesui colleghi con i quali lavora e sul la-voro da loro svolto. Rientra nelle rego-le del gioco democratico, cui ci ispiria-mo, il fatto che la nostra rivista diaspazio anche a queste posizioni, datoche anche di questo tipo di colleghi èformata la SNOP.

Molto meno d'accordo siamo inve-ce sul fatto che tale lettera sia stata

collocata e commentata in modo taleda farla apparire come una posizionecondivisa dalla Redazione e non comeuna lettera che riporta il parere di unsingolo associato.

Per quanto riguarda le critiche avan-zate agli specifici interventi degli SPI-SAL, ricordiamo che lo stabilimentodella FIAT-IVECO dell'USSL di Suzzaraè stato tutt'altro che esente da ispezio-ni, prescrizioni e rapporti, tanto è veroche sono pendenti davanti al TAR e al-la Regione ripetuti ricorsi intentati datale Azienda contro il Servizio.

Per quanto riguarda l'intervento suMontedipe, va ricordato che i suoi ri-sultati hanno consentito un notevolemiglioramento delle condizioni di sicu-rezza degli impianti, tanto è vero chela valutazione che ne ha sempre datoi[ Consiglio di Fabbrica che ha par-tecipato attivamente all'interventoè molto positiva. E forse troppo potersperare che (anche se è in vigore ilnuovo Codice di Procedura Penale) an-che i residui C. di F. possano contarequalcosa nel valutare ['attività delleUSSL?

Tale intervento, inoltre, di quantoelaborato dal Gruppo di lavoro nazio-nale "cloro-soda", è parte non certosecondaria.

Se ne deve desumere che la valuta-zione positiva che finora è stata datadal Direttivo SNOP e dal bollettinostesso è frutto di una perversione col-lettiva?

Resta da ricordare che, anche in se-guito a questo intervento, [a RegioneLombardia ha indicato nell'USSL diMantova l'unità operativa di riferimen-to per gli interventi nelle industrie a ri-schio di incidenti rilevanti.

Infine, va sottolineato che sia gli in-

terventi alla FIAT, sia gli interventi sulpolo chimico di Mantova, sono statiattivati senza il minimo intervento del-la Magistratura e ben prima che en-trasse in vigore il Nuovo Codice di Pro-cedura Penale (una rassegna degli in-terventi sul polo chimico di Mantova ècomparsa nel n. 9 della Rassegna diMedicina dei Lavoratori del 1988).

Il Procuratore della Repubblica, in-fatti, con le sue circolari, è intervenuto,nel 1989, non tanto per improbabili ri-chiami a doveri di istituto ma, ben piùsensatamente, ha diramato disposizio-ni tese a chiarire ed unificare modi eprocedure prima diversificati e fram-mentati, secondo le competenze terri-toriali delle diverse Preture.

Ha, inoltre, cercato di attivare, cor-rettamente, dei rapporti costanti con iServizi e non con i singoli U.P.G., prassiquesta che tarda, invece, ad essere di-gerita da alcuni dei nostri colleghi.

In conclusione, la lettera in oggettorivela solo una ben misera impostazio-ne di intervento, che vede la funzionedi P.G. non come una delle, necessarie,armi da utilizzare per modificare il rea-le, ma come Il Momento qualificante,e dell'operato del Servizio, e dell'iden-tità personale dell'operatore.

La lettera, inoltre, esibisce una con-cezione dell'attività di prevenzione se-gregata rispetto a ogni indirizzo politi-co (inteso nei senso forte e positivo deltermine) che ci sembra totalmenteestranea sia allo spirito della Legge 833che all'elaborazione teorica dellaSNOP.

E comprensibile che uno di noi pos-sa essere abbagliato dal miraggio del-l'infinita possibilità di modificare il rea-le promessa dalle funzioni di P.G..

Capiamo, pure (anche se è moltoamaro da accettare dal punto di vistadei rapporti interpersonali) che tale ab-bacinamento possa giungere fino alpunto di scotomizzare i risultati rag-giunti e criminalizzare modalità opera-tive meno "militari".

Visto che più d'uno di noi, in tempinon molto lontani, ha subito folgora-zioni analoghe ad opera, ad esempio,della mitica figura del Celeste Timonie-re, è certo possibile che dei pur degnirappresentanti dell'Autorità Giudiziariapossano essere scambiati per l'AngeloVendicatore della Classe Operaia.

Molto meno comprensibile ci risultache questo travisamento sia condivisoda colleghi di altra età, altra esperienzaed altre responsabilità nei confrontidella SNOP.

70 settembre 7990Gabriele GiannellaMassimo Valsecchi

POLEMICHE VIRGILIANELA RISPOSTADELL'AUTOREDELL'ARTICOLO

Il mio articolo sul precedente nume-ro del Bollettino ha scatenato un'acce-sa polemica, al di là di ogni aspettati-va, provocando addirittura l'interventoufficiale del Presidente della SNOP.

Forse ho violato qualche santuario,mi auguro solo che la polemica riesca,se un seguito dovrà esserci, a superarein modo produttivo l'ambito virgilianoper orientarsi su alcuni aspetti di carat-tere generale che costituiscono, a mioparere, i nodi fondamentali dell'attivitàdei Servizi, che con il mio scritto vole-vo evidenziare, cioè:1) il rapporto con le grandi aziende,

dove appare così difficile intervenirein maniera incisiva per i motivi piùsvariati: debolezza complessiva delServizio, povertà di risorse, timorireverenziali, e non da ultimo "il pe-so" della politica, non intesa certa-mente come espressione dell'agorà.

2) l'ambivalenza irrisolta del rapportocon la Magistratura, da alcuni temu-to e vissuto con disagio, nel rifiutoideologico del principio di realtà

che la prevenzione passa anche at-traverso la Magistratura; da altri ad-dirittura auspicato come "ultimaspiaggia", dopo il riflusso sociale cheha visto scomparire dalla scena iconsigli di fabbrica più consapevoli,a cui si deve la propria storia dioperatori della prevenzione;

3) il rapporto con gli amministratori, diogni genere e grado, che spessogioca un ruolo tanto determinante(rispetto agli operatori), nella confi-gurazione dei Servizi, a volte cosìprofondamente diseguali tra loro,quasi appartenessero a Paesi diver-si, invece che a USL di uno stessoServizio Sanitario Nazionale.Se qualcuno si sente calunniato e

diffamato per quanto ho scritto, lo in-vito ad andare fino in fondo. Le testi-monianze degli operatori delleUOTSSL della provincia di Mantova,nonché il giudizio della Magistratura,saranno dirimenti.

Per quanto riguarda invece ["'accu-sa" più generale di aver configurato unmodello di Servizio vassallo della Magi-stratura, preciso quanto segue.

Se gli operatori di un'intera provin-cia hanno sentito la necessità di orga-nizzarsi in Coordinamento e di appel-larsi al Procuratore perché venga lorodata la possibilità di lavorare dignitosa-mente, cosa significa? Che vogliono in-dossare la divisa del carabiniere, tuttiquanti e tutti insieme nello stesso mo-

mento, per sedersi al banchetto dellarepressione? Non siamo ridicoli. Quan-do si cercano interlocutori diversi vuoldire che i referenti istituzionali più ap-propriati e più vicini per il ruolo che siricopre non funzionano più.

Questo viraggio di attenzione daparte degli operatori è la spia di unmalessere generale, di una crisi profon-da. E questo è cosa grave; tanto piùgrave se a chi manifesta apertamenteil proprio dissenso si vorrebbe revoca-re la nomina di UPG. Se solo l'inter-vento del Procuratore riesce a modifi-care, almeno in parte, questo stato dicose, ben venga ma, ribadisco, è moltotriste che si renda necessario ricorrerea questi rimedi estremi.

Vorrei concludere con un aneddotopersonale.

Di recente, mi sono rivolto per unariparazione al carrozziere di Borgofor-te, un piccolo paese del mantovano abassissima densità di abitanti. Alla do-manda "come va il lavoro?" rivolta al ti-tolare (unico addetto) mi sono sentitorispondere: "Ma..., ho comprato anchela cabina di verniciatura ma l'USL miha detto che me ne devo andare per-ché sono un'industria insalubre di pri-ma classe".

Ho pensato ad un gigante indistur-bato della chimica che utilizza centi-naia di migliaia di tonnellate di benze-ne e....

Paolo Ricci

DENTRO-FUORI

A PROPOSITODEL QUADERNODI CAMPAGNA

La vicenda e le vicissitudini della na-scita mancata di questo strumento in-formativo sono state talmente contor-te e incredibili che è opportuno tentar-ne una ricostruzione e avanzare qual-che proposta in merito.

Iter legislativo del Quaderno diCampagna ovvero "la danza del taran-tolato".1) Circolare Ministero della Sanità77/3/1987 n. 12 (G. U. 25/3/1987 n. 70).Istituzione del Quaderno di Campagna

presso le aziende agricole. In essa sisottolinea l'importanza di questo stru-mento informativo in quanto "è pro-prio attraverso l'elaborazione dei datiche vi saranno trascritti che si potran-no sviluppare le forme di interventopiù appropriate per controllare ed evi-tare gli effetti indesiderati dell'impiegodegli antiparassitari in agricoltura e,non ultimo, intraprendere se del casogli interventi protettivi dello stato disalute degli stessi utilizzatori".2) Ordinanza del M.S. 3 aprile 1987 n.135 (G. U. 6/4/1987 n. 80). "Divieto cau-telativo nel territorio nazionale dell'im-piego di presidi sanitari contenenti iprincipi attivi atrazina e molinate"; al-l'art. 8: si istituisce obbligatoriamentesu tutto il territorio nazionale il Qua-derno di Campagna integrato da unascheda riguardante gli acquisti dei pre-sidi sanitari, a decorrere dal['1/7/1987.3) Ordinanza M.S. 30/5/1987 n. 217(G.U. 3/6/1987 n. 127). "Divieto caute-lativo sul territorio nazionale dell'im-piego di presidi sanitari contenenti ilprincipio attivo bentazone" che all'art.5 proroga il termine di adozione delQuaderno di Campagna dall'117/1987all'1/1111987.

4) D.M. 20 luglio 1987 (C. U. 31/7/1987n. 177). Disciplina ['istituzione del Qua-derno di Campagna e delle schede diacquisto dei presidi sanitari.

5) Ordinanza M.S. 30 ottobre 1987 n.462 (GU. 9/11/1987 n. 262). "Prorogatermine di decorrenza dell'istituzionedel Quaderno di Campagna"; all'art. 1:il termine è prorogato dal 1 novembre1987 al 1 marzo 1988; e all'art. 2: "Ipresidenti delle giunte regionali, in re-lazione a specifiche realtà locali richie-denti l'acquisizione di elementi cono-scitivi sull'impiego dei presidi sanitari,per la tutela ed il recupero delle situa-zioni ambientali, ai sensi dell'art. 32,secondo comma, della 833178, posso-no individuare aree agricole in cui isti-tuire prima del 1 marzo 1988 il Qua-derno di Campagna".

6) Ordinanza M.S. 27 febbraio 1988(CU. 11/3/1988 n. 59). All'art. 1 proro-ga il termine di decorrenza dell'istitu-zione del Quaderno di Campagna dal1 marzo 1988 al trentesimo giorno do-po la data di entrata in vigore delle di-sposizioni di attuazione delle direttivecomunitarie in materia di "classificazio-ne, imballaggio ed etichettatura deipreparati pericolosi antiparassitari"; eall'art. 2 "Resta impregiudicata la pote-stà di Presidenti delle giunte regionalidi individuare le aree agricole in cui siritenga indispensabile l'adozione del

Quaderno di Campagna anche primadella data dell'art. 1".7) Ordinanza M.5. n. 101 del 31/3/1988."Divieto cautelativo nel territorio na-zionale dell'impiego dei presidi sanitaricontenenti i principi di atrazina, moli-nate, bentazone" che all'art. 1 revoca"le ordinanze del 3/4/1987 n. 135 e del30/511987 n. 217".8) DPR 24/5/1988 n. 236. "Attuazionedella Direttiva CEE n. 80/778 concer-nente la qualità delle acque destinateal consumo umano ai sensi dell'art. 15della Legge 161411987 n. 183" secondocomma, che dice: "le ditte intestatariedelle registrazioni di presidi sanitari, idistributori, i venditori, e gli utilizzatorisono tenuti ad annotare su appositeschede i dati relativi alla vendita o al-l'utilizzazione dei prodotti stessi".9) Ordinanza M.S. 5 agosto 1988 n.366. "Proroga del termine di decorren-za dell'istituzione del Quaderno diCampagna", all'art. 1 sancisce che "IlQuaderno di Campagna e la scheda diacquisto sono sostituiti dalla scheda diregistrazione istituita dall'art. 15 delDPR n. 236 del 241511988. Un appositodecreto ministeriale ne regolerà l'at-tuazione"; e all'art. 2: "in attesa del De-creto ministeriale predetto resta in vi-gore ['art. 2 dell'O.M. 27/2/1988 n. 65".

Alla fine di questa girandola due ele-menti restano certi:1) l'obbligo dell'utilizzo della scheda di

registrazione, che sostituisce il Qua-derno di Campagna e la scheda diacquisto, è subordinato all'emana-zione di un apposito decreto mini-steriale che ne deve fissare le carat-teristiche e le modalità di compila-zione. Fare delle ragionevoli previ-sioni su ciò è molto azzardato.

2) In attesa del suddetto decreto mini-steriale, restano in vigore le disposi-zioni dell'art. 2 dell'O.M. del17/2/1988 n. 65 che recita testual-mente: "Resta impregiudicata, inpresenza di specifiche esigenze lo-cali che ne giustifichino l'esercizio,la potestà dei Presidenti delle Giun-te regionali e delle Province autono-me di Trento e Bolzano a normadell'art. 32 della 83311978, di indivi-duare le aree agricole in cui ritengacomunque indispensabile l'adozionedel Quaderno di Campagna ancheprima della data all'art. 1".

CommentiIl Quaderno di Campagna o la sche-

da di registrazione non rappresentanocertamente la "conditio sine qua non"per un intervento di prevenzione nel

settore dell'Agricoltura, ma sottendo-no, comunque, alcuni principi fonda-mentali e preliminari:a) gli agricoltori non vengono più con-

siderati solo "inquinatori selvaggi",ma anche lavoratori e operatoriprofessionali cui bisogna garantireuna tutela igienico-sanitaria;

b) la scheda o il Quaderno di Campa-gna possono, certamente, diventareuno strumento di interazione tra lestrutture territoriali di medicina pre-ventiva e gli agricoltori, con una ri-caduta in termini di:- informazioni corrette circa l'utiliz-zo dei fitofarmaci sia nei dosaggiche nelle modalità e precauzioni disomministrazione; .- informazioni corrette sui rischicancerogeni e teratogeni dei fitofar-maci;- aumento di "compliance" da partedegli agricoltori verso un discorsopiù generale di salvaguardia e diprevenzione ambientale.

Proposta 1In attesa del Decreto ministeriale

che regolerà l'applicazione della sche-da di registrazione, ritengo che vi sianodei margini di movimento per un inter-vento immediato nel settore.

La premessa è costituita dall'art. 2della O.M. del 27/2/1988 n. 65 che sal-vaguarda la potestà di intervento deiPresidenti delle Giunte regionali, comegià precedentemente spiegato.

Proposta 2Sottoscrizione di protocolli di intesa

tra Regioni, Organizzazioni sindacali,Associazioni di agricoltori (Coldiretti,Confcoltivatori, UCI - USL) per:- individuare le aree agricole a maggio-re rischio per ciascuna regione;- adottare per le aree di maggiore ri-schio lo strumento informativo dellascheda o del Quaderno di Campagna,per un controllo quali-quantitativo deifitofarmaci adoperati;- adottare uno schema di visite medi-che periodiche con relativi esami (conprotocolli da definire).

E evidente quale ruolo essenzialeabbia il riprendere con forza le fila delgruppo di lavoro SNOP sull'agricoltura.

Nota a cura diRocco DamoneUSL n. 2Servizio di Igiene e Sanità Pubblicavia Unità d'Italia85015 OPPIDO LUCANO (P27te/. 0977/945447

ETICHETTATURADI SOSTANZE EPREPARATI PERICOLOSI

Nel giugno '89 si è formato un grup-po di lavoro costituito da operatori divari Servizi di Prevenzione Igiene e Si-curezza nei Luoghi di Lavoro e di Igie-ne Pubblica e del Territorio della Pro-vincia di Firenze, allo scopo di affron-tare i problemi inerenti l'etichettaturadelle sostanze e dei preparati pericolo-si. Abbiamo contattato per approfon-dimenti il dott. Roberto Binetti dell'isti-tuto Superiore di Sanità e il dott. Raf-faele Guariniello della Procura di Tori-no.

Ad un anno dall'inizio dei lavori citroviamo con molta più conoscenza,con alcuni dubbi chiariti, con altri chesperiamo di riuscire a chiarire; ma oltreai dubbi di carattere tecnico e giuridi-co, permangono molte perplessità suquale sia il comportamento che devo-no avere gli operatori della prevenzio-ne di fronte all'etichetta.

Su questo ci preme aprire un dibat-tito e se non vi fate cogliere dal panicoe oserete proseguire nella lettura diquesta noiosa materia, forse potreteacquisire qualche strumento in più,che potrà esservi utile nello svolgimen-to del vostro lavoro quotidiano.

L'esigenza di approfondire questaproblematica è nata dal considerareche:1) molto spesso l'etichetta può fornireagli operatori dei Servizi informazionilegate allo stoccaggio e manipolazionedi sostanze e preparati;2) tali informazioni sono essenziali an-che al fine di valutare quali sostanzepossono essere riscontrate negli scari-chi idrici, nelle emissioni atmosferichee nei rifiuti ai fini delle relative autoriz-zazioni e classificazioni;3) la normativa attribuisce agli opera-tori dei Servizi di IPT e PISLL i compitidi controllo e vigilanza in merito allaverifica della correttezza di classifica-zione, imballaggio ed etichettatura del-le sostanze e preparati pericolosi chesono immessi sul mercato.

LA NORMATIVA

La normativa italiana recepisce le di-rettive CEE, che si sviluppano partendoda una direttiva quadro che dà le lineedi comportamento generali e in suc-cessive direttive che contengono nor-me specifiche.

Le leggi di riferimento che risultano

essere le fondamentali per verificare [acorrettezza di una etichetta, sono:- Legge 29/5/1974 n. 256 - Classifica-zione e disciplina dell'imballaggio edell'etichettatura delle sostanze e deipreparati pericolosi (recepimento diret-tiva CEE 67/548).- DPR 24/11/1981 n. 927 - Recepimen-to della direttiva CEE n. 79/831 del18/9/1979 recante la sesta modificadella direttiva n. 67/548/CEE relativa al-la classificazione, imballaggio ed eti-chettatura delle sostanze e dei prepa-rati pericolosi.- DM 17/10/1984 - Classificazione, im-ballaggio ed etichettatura dei preparatidestinati ad essere usati come solventi.- DM 18/10/1984 - Classificazione, im-ballaggio ed etichettatura dei preparaticlassificati come pitture, vernici, in-chiostri da stampa, adesivi e affini.- DM n. 10 del 20/12/89 - Modificazionied integrazioni ai decreti ministeriali3112/85 e 2517187, n. 555, sulla classifi-cazione e la disciplina dell'imballaggioe dell'etichettatura delle sostanze peri-colose, in attuazione delle Direttiveemanate dal Consiglio e dalla Com-missione delle Comunità Europee.

ANALISI DELLA NORMATIVA

La legge 256, che regolamenta sia lesostanze che i preparati, è una leggequadro che stabilisce le caratteristicheche devono avere sia l'etichetta chel'imballaggio sulla base della pericolosi-tà della sostanza e del preparato.

Le sostanze sono suddivise in 8 ca-tegorie di pericolo (successivamenteportate a 14 dal DPR 927/81).

Gli imballaggi, oltre a garantire la so-lidità e la tenuta, devono essere munitidi etichetta di dimensioni adeguate infunzione delle dimensioni del conteni-tore.

L'etichetta deve essere compilata inlingua italiana e deve contenere il no-me della sostanza o del preparato, no-me e sede dell'importatore o del pro-duttore.

I simboli e le indicazioni di pericolo,[e frasi di rischio (R) e i consigli di pru-denza (5) delle sostanze e preparati pe-ricolosi introdotti con la Legge 256 sitrovano specificati negli allegati delDM del 30/12185 e aggiornati con ilDM n. 555 del 2517/87. Le sostanzeclassificate come pericolose si trovanoriviste e aggiornate nel DM n. 10 del20/12189.

La legge descrive le modalità per ilprelievo, le analisi, le revisioni delleanalisi e le eventuali sanzioni.

Per quanto detto finora la cosa par-rebbe semplice, in realtà, mentre non

ci sono grossi problemi di interpreta-zione per ciò che riguarda l'etichetta-tura delle sostanze pericolose (anchese attualmente ne sono state vagliatesoltanto 1031, contenute nel più re-cente DM, il n. 10 del 20/10/1989) glialtri due DD,MM, regolamentano soloalcune classi di preparati e solo in basealla loro funzione d'uso.

Ne consegue che se ci troviamo difronte a un'etichetta che si riferisce auna sostanza classificata come perico-losa, sappiamo immediatamente qualè la sostanza in questione e possiamoprocedere a tutti gli approfondimentidel caso; se invece l'etichetta è quelladi un preparato, soltanto in alcuni casifornisce notizie di pericolosità del pre-parato stesso e assai frequentementenon sappiamo ciò che è contenutoper cui è molto più difficile procedereal controllo.

VIGILANZA E CONTROLLO

Nel caso che l'etichetta sia in modoevidente non conforme alla legge (es.scritta in lingua non italiana o di di-mensioni non adeguate) si invia notiziadi reato, nei confronti del produttoree/o importatore, all'Autorità Giudizia-ria nel cui territorio di competenza èavvenuta l'immissione sul mercato del-la sostanza o preparato. In caso diconstatata infrazione, si aveva facoltàin base alla L. 256 di far eseguire un se-questro amministrativo da parte del-

l'UPG, tale procedura è secondo le no-stre fonti giuridiche non più valida inbase al Nuovo Codice di Procedura Pe-nale. Quindi ciò rimane un punto sulquale è necessario chiarire l'orienta-mento delle diverse Procure di compe-tenza.

Nel caso in cui ci sia il sospetto cheil contenuto non sia conforme a quan-to dichiarato in etichetta, si dovrà ef-fettuare un campionamento ufficiale esuccessiva analisi che deve essere ef-fettuata da parte dei Servizi Multizona-li i quali devono poi dare ['eventualenotizia di reato all'Autorità Giudiziaria.

Il "denunciato" può chiedere entro30 giorni dalla comunicazione dei risul-tati analitici la revisione delle analisiche sarà effettuata dall'Istituto Supe-riore di Sanità.

REGOLAMENTAZIONE SOSTANZE

Il già citato DPR 24/11/81 n. 927 de-finisce le modalità di notifica "di unasostanza in quanto tale o in quanto in-corporata in un preparato" prima del-l'immissione sul mercato.

La notifica da presentarsi alla Com-missione ministeriale deve contenere:- fascicolo di base (allegato I DPR927181);- informazioni e prove complementari(allegato I1 DPR 927181);- criteri generali di classificazione edetichettatura (allegato III DPR 927/81modificato dal DPR 141 del 2012188).

Questa procedura deve essere se-guita dal fabbricante o dall'importato-re per le sostanze che vengono im-messe sul mercato successivamentealla data del 1819/81,

Le sostanze presenti nel territoriodella CEE al 18/9181 hanno costituitoun primo inventario chiamato ECOIN(European Core Inventory).

Tutte le sostanze immesse sul mer-cato dopo il 18/9/81, che sono stateobbligatoriamente notificate, costitui-scono insieme a ECOIN il nuovo in-ventario europeo delle sostanze chia-mato EINECS (European Inventory ofExisting Chemical Substances).

Questo inventario, che dovrebbeessere pubblicato entro breve in linguaitaliana, contiene circa 100.000 indivi-dui chimici con relativi sinonimi, unproprio numero di identificazione CEEe, quando è possibile, il numero CAS(Chemical Abstract Service).

La data di pubblicazione di EINECS èdiscriminante per quello che è riporta-to all'art. 8 DPR 927/81 (lettera a), inquanto le sostanze presenti sul merca-to prima del 18/9181 e non presenti inEINECS potranno essere inserite nelsuddetto elenco entro sei mesi dallasua pubblicazione, altrimenti dovrannoessere notificate nei modi sopra de-scritti.

Le sostanze immesse sul mercatoprima del 1819/81 non necessitano dinotifica e ci pare troppo permissiva lafrase riportata all'art. 6 del DPR 927/81,in cui si dice che il notificante è tenu-to a informare il Ministero della Sanitàcirca i nuovi effetti della sostanza sul-l'uomo e/o sull'ambiente quando "nesia ragionevolmente a conoscenza".Non viene quindi di fatto stabilito nes-sun obbligo e non si sa su quali even-tuali strumenti debba basarsi la "ragio-nevole conoscenza" di rischi conosciu-ti successivamente all'immissione dellasostanza sul mercato.

Le notizie contenute nella notificanon sono accessibili agli operatori del-la prevenzione che svolgono funzionidi controllo e vigilanza e il notificantepuò addirittura chiedere la riservatez-za su alcune notizie, restringendo laconoscenza ai soli membri della Com-missione ministeriale.

Inoltre, ci pare di capire dalla letturadell'art. 6 del DM 927/82, che se laCommissione non esamina la notificaentro 45 giorni, questa è valida auto-maticamente così come è stata pre-sentata. Ci piacerebbe sapere e cer-cheremo di approfondire, se la Com-missione ministeriale, così come le al-tre Commissioni degli Stati della CEE,sono in grado di rispettare sempre talitempi.

REGOLAMENTAZIONE PREPARATI

Più complessa e meno esauriente cisembra la parte di normativa che ri-guarda i preparati; attualmente delledirettive emanate dalla CEE in meritoai preparati, l'Italia ha recepito con ilDM 17/10/84 e il DM 18/10/84 quellerelative ai solventi e pitture, vernici,etc.. Soltanto i preparati che hanno lefunzioni d'uso descritte nei due DMsono regolamentati per ciò che con-cerne l'etichettatura.

Il campo di applicazione è definitodagli art. 1 che considerano:l) preparati destinati ad essere usaticome solventi;2) preparati destinati ad essere usaticome pitture, vernici, inchiostri dastampa, mani di rivestimento, stucchi,sigillanti, mani di fondo, decappanti,sgrassanti, colori d'arte e agenti di di-stacco;3) preparati destinati ad essere usaticome protettivi e mordenti per il le-gno;4) preparati che sono componenti dialtri preparati descritti ai punti 2) e 3).

Un preparato regolamentato dalDM 17/10/84 "Solventi" viene classifi-cato più o meno pericoloso applican-do una serie di calcoli piuttosto com-plessi che tengono conto della percen-tuale di presenza e della pericolositàdelle sostanze contenute.

L'allegato riporta un elenco di so-stanze divise in due classi (I tossiche, IInocive) a loro volta suddivise rispetti-vamente in 3 e 4. sottoclassi. Ad ognisottoclasse è assegnato un indice diclassificazione e uno di esenzione. Lesostanze, impurezze e additivi, noncontenute in questo allegato, ma pre-senti nell'allegato I del DM n. 10 del20/12/89 da cui risultano essere tossi-che, vengono assegnate alla sottoclas-se la, quelle nocive alla sottoclasse 2a.

Lo stesso allegato contiene inoltreun elenco di sostanze corrosive e irri-tanti. La classificazione di un preparatocome tossico, nocivo, corrosivo e irri-tante risulta dal calcolo riportato al-l'art. 4. Sulla base di questo calcolo edei range di percentuale di presenza diuna sostanza, impurezza o additivocontenuto in un preparato, viene sta-bilita la pericolosità del preparato stes-so e se deve comparire o meno in eti-chetta il nome chimico della sostanzao delle sostanze che determinano lasua pericolosità (art. 5).

Un preparato che rientra nel DM ri-guardante pitture, vernici, etc. (DM18/10/84) è classificato come tossico,nocivo, irritante, corrosivo o combu-rente, ai sensi dell'art. 3 quando:1) contiene una o più sostanze presen-ti nell'allegato I del DM stesso in con-

centrazioni superiori ai limiti indicati;2) contiene uno o più solventi classifi-cati come tossici, nocivi, etc. secondol'art. 4 del DM solventi;3) contiene sostanze non presenti nel-l'allegato I del DM pitture, vernici, etc.,ma sostanze riportate dall'allegato I delDM 20/12/89 in determinate concen-trazioni.

L'art. 3 definisce i criteri di classifica-zione di un preparato tenendo contodella concentrazione delle singole so-stanze e della sommatoria delle stessecon dei limiti di presenza. Gli stessi li-miti di concentrazione determinanol'obbligo di riportare il nome chimicodelle sostanze in etichetta (art. 4). Inentrambi i DM relativi ai preparati, seuna sostanza presente in un preparatonon è compresa in nessun allegato,non viene considerata ai fini dell 'eti-chettatura.

Una delle lacune di questa normati-va, come peraltro accade frequente-mente anche per altri tipi di norme, è ilritardo da parte del Governo italianonel recepire le Direttive CEE. Infatti laDirettiva CL-E n. 379/88, riguardante l ' e-tichettatura di tutti i preparati, non èstata ancora recepita, nonostante sia-no già trascorsi due anni dalla suaemanazione. La conseguenza di ciò èche la maggior parte dei preparati incommercio, nonostante contenganosostanze tossiche o altamente tossichenon hanno, nel territorio italiano, l'ob-bligo di etichettatura.

LE NOSTRE RIFLESSIONI

Quando abbiamo esaminato l'insie-me di queste norme era nostro scopoimpossessarci di uno strumento utile alnostro lavoro di prevenzione, ma cisiamo resi conto che lo spirito dellalegge non ha queste finalità, cioè quel-le di far conoscere pericolosità e tossi-cità dei preparati utilizzati negli am-bienti di vita e di lavoro, che spesso siritrovano anche negli scarichi, rifiuti,etc., al fine di tutelare dalla loro nocivi-tà.

Lo scopo della direttiva quadro dellaCEE 67/548 e le leggi italiane che nesono scaturite è quello di un "riavvici-namento delle disposizioni legislative,regolamentari ed amministrative relati-ve alla classificazione, imballaggio e al-l'etichettatura delle sostanze pericolo-se". Altre sono le direttive e le leggiche hanno come scopo la protezionedei lavoratori e dell'ambiente dai rischiderivanti dall'esposizione e diffusionedi agenti chimici.

E nonostante che all'art. 1 la Legge256 richiami ad un'armonizzazione fraqueste norme e quelle sulla prevenzio-ne nei luoghi di lavoro, a tutt ' oggi nonsono stati approntati gli strumenti perfacilitare il perseguimento di tale sco-po.

Riferimenti:Claudia Cassinelli, PISLL 10/G FIAmerigo Bianchi, PISLL 20/B ValdarnoFlavio Papi, PISLL 9 PratoAnnarosa Scarpelli, CSPO 70/E FISerena Perissi, PISLL I0/E

INIZIATIVE SNOP

LA QUESTIONE SUD

Si è tenuta il 6 luglio scorso, presso ilServizio di Igiene e sicurezza del Lavo-ro dell'USL 4 di Avellino, una riunionecongiunta dei direttivi regionali dellaCampania, Puglia e Calabria per unaprima valutazione dall"interno" dellasituazione dei servizi di prevenzionenelle regioni meridionali.

Già, tuttavia, alcuni elementi di in-formazione sono comparsi sulla rivistaattraverso le schede delle regioni Pu-glia e Calabria, ma lo scopo della riu-nione era anche quello di ricercarespazi, se possibili, per iniziative con-giunte per spingere situazioni atrofi-che quali quelle di molte delle regionimeridionali.

Argomento, quello della situazionedei Servizi nel meridione, che ricorrecon frequenza nelle discussioni SNOP,non senza accenti discutibili, in parti-colare dalla presentazione dei lavoridell'Operazione Prevenzione fatta aRoma nel novembre dell'88, in cui afronte di una fotografia in negativoevidenziata sia dalla carenza di notizie,sia dagli scarsi contenuti di quelle per-venute, non ha fatto seguito una di-scussione mirata sui possibili interventio sulle ragioni di tale situazione. Ancheper l'assenza di voci meridionali.

Da qui la ragione dell'incontro chesi è tenuto ad Avellino, rifiutando letentazioni autoflagellanti (Beneventoera vicina) o le fughe in avanti.

Comprendere il reale campo diazione di quanti operano nelle USSLdella Campania, Puglia e Calabria, sa-pendo che vaste aree di queste regioninon hanno l'unità operativa minima,tale da poter discutere di prevenzionefatta bene o male.

Dalla discussione è emersa la volon-tà-consapevolezza di indirizzare il pro-prio lavoro verso quei campi "spendi-bili" sia sul piano dei risultati, che del-l'immagine. L'effetto trainante verifica-tosi in alcune realtà con interventi mi-rati in edilizia e agricoltura, ha confer-mato il dato che il lancio di progettiobiettivi nazionali come quello dell'e-dilizia svolgono un ruolo di cassa di ri-sonanza con ricadute interessanti perlo sviluppo di interventi di prevenzionea livello istituzionale.

Ma anche il decentramento delleiniziative a carattere nazionale della5NOP possono aiutare la diffusionedell'informazione e la conoscenza deiproblemi. Decentramento non casua-le, ma su temi che abbiano attinenzacon le problematiche di chi opera nel-le realtà meridionali (tutela della salute

in agricoltura, ad esempio).Si è discusso di informazione, ma

soprattutto di formazione, campo que-st'ultimo su cui la SNOP può svolgereun ruolo enorme ancora non sufficien-temente vagliato: costa di più organiz-zare una linea editoriale sui terni dellaPrevenzione, oppure ospitare - for-mare - in alcuni Servizi operatori incomando per una o più settimane?.

Non si è potuto che constatare, conrammarico, che in alcune regioni han-no trovato ampio spazio economico-finanziario alcune società private chehanno offerto pacchetti di softwareper mappature dei rischi e corsi di for-mazione, con scarse garanzie sul con-trollo di qualità degli stessi.

Canalizzare le risorse economicheverso questi progetti (11 miliardi in Pu-glia), quando ancora non sono stateavviate le unità operative dei Servizi èla riprova dell'assenza di un progettocomplessivo di sanità pubblica, di al-cune regioni meridionali, che ben dif-ficilmente la riforma della riforma col-merà.

Nel corso della riunione si è affron-tato anche il tema di possibili interven-ti congiunti verso le Regioni, indivi-duandone una che potesse svolgereun ruolo aggregativo (Coordinamentomeridionale degli assessorati?) o di indi-rizzo (modello istituzionale per il Sud?).La riunione si concludeva con ['inten-zione di rivedersi in autunno, pèr defi-nire alcuni punti minimi per un inter-vento che rappresenti anche il segnoconcreto di un impegno complessivodella SNOP per il superamento di bar-riere che, oltre che geografiche, sonoanche culturali.

Fulvio Longosegreteria SNOP

PUNTOSNOPSULLA LIGURIA

In Liguria luglio è tempo di punto-SNOP sullo stato di salute dei nostriservizi e del contorno in cui ci trovia-mo a operare. E così a due anni esattidal convegno del 13 luglio '88 "Qui civuole un piano", la sezione ligure haorganizzato, il 13 luglio scorso, un se-minario regionale di valutazione, rifles-sione e rilancio delle attività di preven-zione.

Due anni fa, all'interno dell'Opera-zione Prevenzione Nazionale, chiede-vamo alla Regione che si definisse unpiano sanitario regionale e che questocontenesse i presupposti per un realee diffuso esercizio delle attività di pre-venzione (adeguamento di personale/priorità di intervento/ metodologieuniformi/ direttive ed indirizzi da parteregionale/ legge di autonotifical defini-zione di servizio autonomo di igienedell'ambiente e igiene e sicurezza dellavoro).

A distanza di due anni, da un puntodi visuale tutto ligure, poche sono lenovità intervenute. Certo, c'è i[ Piano(1989-1991), che enuncia (sulla carta)importanti principi: [a programmazio-ne, le priorità, la centralità del sistemainformativo per la pianificazione, il di-partimento, il centro di documentazio-ne e, novità più grossa (e più "nostra",in quanto è stata SNOP ad elaborarla),il Servizio ISALIA (nome dal suono bi-blico che sta per igiene e sicurezza ne-gli ambienti di lavoro e igiene dell'am-biente), al posto delle attuali due unitàoperative ISAL e IA collocate all'inter-no del Servizio Igiene Pubblica.

Sulla carta, si diceva, in quanto qua-si nulla di tutto ciò è successo a di-stanza di 15 mesi dal Piano: anche lalegge regionale che, entro 6 mesi, do-veva attivare concretamente il neona-to Servizio (ambienti di lavoro e di vi-ta), definendone anche i parametri dipersonale, non è stata varata (peraltroun ddl regionale presentato in extre-mis, qualche mese prima della chiusu-ra legislativa, stravolgeva la definizionedel nuovo Servizio data dal Piano ma,per fortuna, non ha fatto a tempo apassare). Anche l'applicabile in sedeUSL (la pianificazione a livello territo-riale) non è stato applicato, se non inpochissime USL; la situazione delle no-stre unità operative è quindi semprepiù disomogenea e per certi versi "ca-suale", anche in termini di risorse dipersonale.

La ricognizione volante fatta perl'occasione pubblica (siamo ormai di-

ventati bravissimi come servizi ISTAT!)ha messo in luce come solo 4 USL su20 abbiano applicato in pieno le famo-se misure regionali "urgenti" (LR 16 del1986!!) per un primo adeguamento de-gli organici dopo il metanolo e Cher-nobyl. Questo, è vero, ci ha portato unbuon incremento di operatori.

Eravamo 95 1SAL e 85 lA (di questiultimi, però, solo 28 totalmente dedi-cati al settore) al maggio '88; siamo og-gi, al maggio '90, 161 operatori ISAL(pari a 135 normalizzati) e 130 operato-ri IA (di cui ora ben 96 totalmente de-dicati al settore; in sostanza 110 opera-tori IA rielaborando i dati in unità nor-malizzate).

Certo, 110 operatori liguri in più, intotale per le due unità operative, nonsono pochi, specie contando che si ètrattato di un incremento del 60%medio rispetto ai numeri (ridicoli) dipartenza (un vero stravolgimento peralcuni servizi!). I numeri attuali, è emer-so anche dal seminario, rapportati alleproblematiche e alle emergenze delmomento, a mala pena permettono dipoter aprire il ventaglio delle attivitàfattibili (e finora non fatte), non già dimettere in grado i servizi di svolgere inpieno il loro ruolo di "nodo" della pre-venzione sul territorio. I nostri parame-tri SNOP, in linea con quanto tra ['altrovalutato come necessario dalle Com-missioni Camerali, ci fanno puntare adun incremento ancora di altri 290 ope-ratori (tanti quanti siamo ora!), per po-ter parlare di livelli di dignità e pienaoperatività.

Quindi ancora un problema di risor-se. Per inciso, qualche giorno prima delseminario è andato in pensione "il"funzionario regionale che ha retto per15 anni, da solo, l'ufficio relativo agliambienti di lavoro; abbiamo motivo dipensare che ciò si tradurrà in ulteriorevuoto di indirizzo regionale, pur se nelcontempo abbiamo acquistato, e nesiamo contenti, un socio onorarioSNOP, per meriti speciali!.

Problema di risorse (anche regionali),quindi, ma ancor più, è stato il mes-saggio della giornata SNOP, di governodelle risorse, di assunzione di respon-sabilità e ruolo da parte degli organi-smi che hanno dei precisi obblighi, oradisattesi, in tal senso.

Degli invitati più attesi al dibattito,vale a dire i nuovi gruppi consiliari re-gionali e i vecchi (in quanto prorogati)Comitati di Gestione, ben pochi si so-no presentati ai nostri lavori, ad ulte-riore dimostrazione di disattenzione, ei pochi, per altro i soliti, hanno riman-dato in blocco... a settembre l'uditorio,alla formazione delle nuove giunte!

Un'occasione mancata? Un buconell'acqua, un'iniziativa fuori tempo

quella del 13 luglio?Non vorremmo che un inguaribile

ottimismo ci ottenebrasse, ma vari so-no gli elementi "consolatori" della gior-nata. In disordine:- buon successo di stampa-media e dipubblico: per un terzo operatori ISAL eIA (ormai più che cugini, quasi fratelli),ben più di un terzo delegati e rappre-sentanti sindacali, il resto enti (soprat-tutto INAIL e Università) e associazioniimprenditoriali attente;- un ottimo dott. Ortolani (ormai di ca-sa in iniziative SNOP), con la sua vali-gia piena di lucidi (tutti fatti a mano) enumeri INAIL sugli infortuni in Liguriadell'88, sulle linee di tendenza, su qual-che atipicità figure da approfondire;- su un fronte interno SNOP, una veri-ficata buona capacità (sorprendenteanche per noi) di pensare in senso "Isa-lia", di parlare di acque e di infortunicome facce dello stesso problema;- ma soprattutto un riacquistato rap-porto di fiducia tra servizi e sindacato,a tratti un linguaggio e un sentire deltutto comuni. Anche sul versante "am-biente" ci è sembrato cogliere unanuova sensibilità del sindacato all'ana-lisi e al confronto che non è apparsaaffatto rituale; su quell"'ambiente di la-voro" molta strada ha fatto la com-prensione degli specifici ruoli e dei [orointrecci. Pensiamo che questo in largaparte sia anche merito SNOP.

Dall'intervento della rappresentanteFIOM: "Prima di tutto abbiamo com-preso che esiste un legame strettissimotra efficienza dei servizi di prevenzionenegli ambienti di lavoro e capacitàcontrattuale del sindacato; un rappor-to strettissimo e reciproco. L'impossibi-lità dei servizi a rispondere in terminiadeguati alle richieste che vengono dai

luoghi di lavoro svaluta e vanifica l'ini-ziativa contrattuale del sindacato chespesso si affida, anche oltre quanto sa-rebbe giusto, all'intervento dell'USL....

Noi ricerchiamo nei servizi unasponda eccessiva, mentre i servizi so-no sottodimensionati al punto che sa-rebbero nell'impossibilità di svolgere ilforo compito anche in presenza di unsindacato ben più preparato/autono-mo e forte di quanto siamo... Nell'im-mediato, a partire da settembre, vasviluppata una rivendicazione nei con-fronti della Regione sulla struttura edoperatività dei servizi di prevenzione....

Su queste rivendicazioni va svilup-pata un'azione contrattuale vera epropria, vanno mobilitati i lavoratori,vanno assunte iniziative pubbliche, sideve poter arrivare ad azioni di lotta.lo sono convinta che su una linea diquesto tipo oggi avremo consenso edappoggio".

Rosaria Carcassi

rNel '91 verrà organizzato da

SNOP a Bari un Convegno su

AGRICOLTURA EZOOTECNIA: RISCHIOCCUPAZIONALI EAMBIENTALI, INDAGINI,PROTOCOLLI, SOLUZIONI

Alcune delle sessioni previste:- accertamento del rischio occu-pazionale e ambientale;- prevenzione agronomica (prati-che alternative, protezione dell'o-peratore, tutela del consumatore,bonifiche);- sicurezza di macchine e impianti:proposte;- sorveglianza sanitaria (protocolli,ricerche epidemiologiche e proble-mi di idoneità);- l'informazione.

Occorre che ogni direttivo re-gionale si attivi per il completa-mento del censimento, la comuni-cazione dei contatti e per quant'al-tro ritenga utile per la buona riu-scita del convegno.

Riferimenti:Eugenio Ariano - Lodi0371/51151Stefano Gaiardi - Faenza0546/673755 - 673111Fulvio Longo - Bari 080/674832

r

OSSERVATORIO EDILIZIANumerose sono state le iniziative, la

maggior parte di marca sindacale, suiPiani di sicurezza previsti dalla Legge55 del 1990 per le opere pubbliche.

La legge viene considerata moltoimportante anche se permangono nu-merose incertezze sia in ordine ai con-tenuti tecnici che alla gestione del Pia-no. L'articolato (come spesso accade)non è preciso, lasciando ampio spazioalle interpretazioni soggettive, per cuisi ha la coesistenza di piani superspe-cialistici di difficile lettura, contro altriche ripetono tal quale la norma di leg-ge, con incertezze sia tra gli operatoridelle USL che tra gli addetti all'edilizia.

Il Gruppo di lavoro SNOP riunitosi il15 ottobre a Verona ha messo a puntoalcuni concetti base che si ritiene pos-sano servire per un corretto funziona-mento del Piano di Sicurezza evitando-ne lo svuotamento già sul nascere.

1 - Il Piano di sicurezza è uno stru-mento dell'Impresa che viene in talmodo obbligata a "pensare" alla sicu-rezza, programmandola al momentodella stesura del progetto per la realiz-zazione dell'opera.

2 - È necessario definire un modellostandard nazionale che indichi gliaspetti irrinunciabili che deve contene-re il Piano. Per far questo abbiamo in-caricato alcuni operatori del Gruppo dielaborare una proposta che dovrà par-tire dalle seguenti linee guida:

nei casi di intervento di più ditte nel-lo stesso cantiere va indicato cosadeve fare ognuna di esse, a che pun-to interviene, con quali mezzi, conquali modalità e specializzazioni.Senza queste indicazioni diventa im-possibile qualsiasi controllo serio.vanno individuati i possibili momentidi rischio, sia di infortunio che dimalattia professionale, e gli strumen-ti specifici di prevenzione.va indicato il nome del responsabilealla sicurezza; per le grandi operedeve essere definito con precisionetutto lo staff tecnico, indicandone icompiti e le responsabilità;il Piano deve essere nel contempocompleto e di facile lettura, utilizza-bile nelle diverse fasi dell'avanza-mento dei lavori, anche da parte deilavoratori.3 - Il Piano deve essere inviato alle

USI prima dell'apertura del cantiere. Ebene chiarire però che il compito delServizio di prevenzione è e rimane es-senzialmente la vigilanza sull'applica-zione del DPR 164. Non è pensabile uncoinvolgimento di responsabilità delServizio sull'idoneità del Piano, anchese vi può essere un controllo preventi-

vo sulla presenza dei requisiti minimi.A questo proposito è sicuramente dasviluppare la consulenza per l'EntePubblico appaltante nel momento del-l'esame del Piano.

E da notare che la Legge 55 prevedeche l'Ente Pubblico appaltante esiga ilPiano per le misure di sicurezza, manon indica le penalità per chi lavorassein difformità col piano o addiritturanon lo predisponesse affatto, lasciandouna grande responsabilità all'Ente Pub-blico sulla gestione di questa parte del-la Legge.

Sarebbe importante instaurare laprassi che il Piano di Sicurezza, con ilcosto relativo, fosse presentato conte-stualmente al preventivo per la garad'appalto, limitando così di fatto le ga-re al massimo ribasso, che penalizzanosempre i costi per la prevenzione.

Sull'argomento spero ritornino glioperatori delle Regioni con maggioreesperienza (ad esempio la Liguria).

Per quel che riguarda più in specifi-co la vigilanza nei cantieri, le notiziegiunte da varie parti d'Italia non sonosufficienti a delineare un quadro nazio-nale. Si può dire comunque che l'atti-vità è entrata ormai nella routine deiservizi di prevenzione.

Alcuni dati numerici, ancora grezzi,

vengono dal Veneto. Per il prossimonumero speriamo di poter pubblicare idati di qualche altra Regione.

ll censimento riguarda 27 ULSS sulle36 esistenti e si riferisce all'attività deiprimi 5 mesi del 1990.

Si è indagato sulla metodologia diintervento e sul numero di ispezioni.

La prevenzione degli infortuni in edi-lizia fa parte di un Progetto Obiettivodel PSSR della regione Veneto, per cuitutte le ULSS si sono attrezzate (oppu-re si stanno attrezzando) per interveni-re.

I cantieri visitati nelle 27 ULSS dagennaio fino a maggio '90 sono stati504.

In tutte le situazioni è usuale fare laverifica delle prescrizioni.

Il metodo di intervento si rifà, nellelinee generali, a quello proposto dallaSNOP, con alcuni adattamenti soprat-tutto sulla scheda di sopralluogo.

I dati vengono raccolti secondo lascheda riassuntiva proposta al conve-gno di Vicenza e in alcune Province sistanno costruendo i registri delleAziende.

11 registro, già funzionante in provin-cia di Verona e Vicenza, è costituitomolto semplicemente, dall'elenco inordine alfabetico delle Imprese ediliispezionate dai Servizi di prevenzioneinteressati, al quale sono allegate le re-lative schede dei provvedimenti adot-tati.

Ne risulta un'utile classificazione dausare sia per seguire l'andamento dellavigilanza in generale e delle violazioniin particolare, sia per individuare leaziende che, nonostante abbiano avu-to l'ispezione in una ULSS, non ade-guano i cantieri nelle altre, suggerendocosì atteggiamenti repressivi più rigidi.

Nel caso di Vicenza, su 111 Ditte in-teressate nel primo semestre '90 (quasialtrettante sono state le verifiche), solouna è risultata con 2 ispezioni in can-tieri situati in ULSS limitrofe: poichéancora non era in regola, è stato se-questrato il cantiere.

Gli aspetti che sono risultati un po'trascurati riguardano l'informazione,verso i lavoratori, gli imprenditori e l'o-pinione pubblica, che non è ancora di-ventata un passaggio routinario. Si fanotare come sia invece di fondamen-tale importanza per moltiplicare edesaltare l'efficacia dell'intervento.

Negli intenti dei Servizi c'è una rac-colta delle schede riassuntive dell'atti-vità a livello regionale, per costruire unregistro ditte ed avere il tipo ed il nu-mero delle violazioni riscontrate. Sipropone inoltre una presentazionepubblica dei risultati a fine anno.

Flavio Coato

e

OSSERVATORIO EDILIZIAINFORTUNI:ALCUNE RIFLESSIONI

L'articolo comparso su "Notizie EPA-SA" n. 3-4, marzo-aprile '90 dal titolo"Infortuni sul lavoro: basta con i giudizisommari" firmato da Fosco Corradini,offre lo spunto per una riflessione sullepossibilità reali di ridurre gli infortuni inedilizia.

Se, come sostiene il dr. GianfrancoOrtolani dell'INAIL sul Bollettino SNOPn. 13 del dicembre '89, pur essendo ilfenomeno infortunistico in costante di-minuzione (salvo un non tranquilliz-zante rallentamento del trend negli ul-timi anni), "si è ancora lontani da quel-l'ipotetico zoccolo di eventi lesivi diffi-cilmente intaccabile", è bene ragionaresulle motivazioni di fondo che ancoraimpediscono il successo dell'operapreventiva che tutte le parti in causa,nessuna esclusa, dice essere urgentema, nel contempo, spettante principal-mente agli altri.

L'infortunio ha alla sua origine unaserie di motivazioni varie e molto sfac-cettate, difficilmente riconducibili adun unico fattore.

E per altro vero che nella quasi tota-lità dei casi può essere riconosciutauna violazione di una qualche normadi legge, sia essa relativa alla mancatapredisposizione di idonei accorgimentiantinfortunistici o, quantomeno, allanon sufficiente opera di informazione-formazione dei lavoratori prevista dal-l'art. 4 del DPR 547155.

Occorre però riconoscere che il nonadeguamento alla legge ha motivi daricercare in tutte le direzioni, sempreammesso, ma non del tutto concesso,che il rispetto della legge sic et simpli-citer equivalga immediatamente allasoluzione del fenomeno infortunistico.

Per quel che riguarda l'edilizia inspecifico, il problema è di tale portatache non è permesso di stare a sottiliz-zare e disquisire eccessivamente primadi impegnarsi ad aggredirlo almeno ne-gli aspetti ormai chiari e scontati.

Che la Legge (del 1956) sia diffusa-mente disattesa e che le morti per ca-duta e folgorazione siano causate an-che o soprattutto dalla mancata appli-cazione della legge, è un fatto acquisi-to, dimostrato sia dall'esperienza diret-ta degli operatori della prevenzione,sia dai dati che i Servizi di prevenzionestanno raccogliendo, spero in manierauniforme, in tutta Italia. Per chi è inte-ressato può essere utile consultare idati relativi alla vigilanza nei cantieri inuna Provincia "rossa" (Bologna), e inuna Provincia "bianca" (Verona) dispo-

nibili presso i Servizi di prevenzionedelle ULSS locali: in buona sostanza ri-sulta che nella quasi totalità dei sopral-luoghi (e ormai sono migliaia) vengonorilevate situazioni di difformità rispettoalle norme antinfortunistiche basilari(impalcati ed impianti elettrici in parti-colare).

Si tratta ora di ragionare sul perchéle opere di prevenzione non venganopredisposte.

E da contrastare innanzitutto il luo-go comune, riportato anche nell'arti-colo di Corradini, secondo cui le ope-re di prevenzione sarebbero essenzial-mente un costo.

Ciò non può dirsi vero per i cantieridi dimensioni medie, né tantomenoper quelli di grandi dimensione.

Tale pericoloso preconcetto va scar-dinato iniziando a ragionare sui van-taggi, anche economici, che comportail lavorare in sicurezza:

il personale lavora più agevolmentee con maggiore tranquillità, produ-cendo di più;si abbassa la conflittualità sindacale;ne guadagna in immagine il singoloimprenditore e l'intero settore;

- in caso di infortunio, il risparmio sul-la mancata predisposizione delleopere prevenzionali, viene immedia-tamente a crollare;

- in un sistema di vigilanza funzionan-te, la sicurezza dell'immunità, del"farla franca", viene sostituita da unalto rischio (direttamente proporzio-nale appunto al buon funzionamen-to del sistema di vigilanza), di incor-rere in sequestri, contravvenzioni econdanne penali che hanno conse-guenze anche economiche.Su questi punti bisogna lavorare an-

cora molto, senza accusare nessuno,ma richiamando tutti, questo si, alleproprie precise responsabilità, evitan-do confusioni di ruoli e mascheramentidietro il paramento di presunte colpealtrui.

Occorre chiarire subito che in temadi sicurezza c'è una responsabilità di-retta, derivante da tutto il nostro ordi-namento giuridico, dell'Imprenditore,piccolo o grande che sia, senza diffe-renza.

Egli ha sicuramente dei compiti mol-to vasti e complessi che difficilmentepuò affrontare senza una specifica pre-parazione e senza un'ampia disponibi-lità di tempo. Ne deriva perciò imme-diatamente, nella maggior parte dellesituazioni, la necessità di appoggiarsi aqualcuno che si occupi esclusivamen-te di sicurezza, esattamente come av-viene per la parte finanziaria, non im-porta se interno od esterno alla fabbri-ca, purchè sia uno specialista.

E nell'edilizia, dove sono numerosigli ex operai che si mettono in proprioo si consociano tra loro, ed è diffusissi-ma la piccola impresa dove il titolare èquasi sempre anche capo cantiere edoperaio nello stesso tempo, è fonda-mentale il ruolo che possono rivestirele Associazioni Imprenditoriali dandosiuna struttura capace di assistere esupportare le imprese. Ha da essere unservizio molto qualificato, in grado dipartire dall'informazione/formazione (esu questo basti pensare a quanto la-voro c'è da fare per arrivare a intacca-re il preconcetto secondo cui la pre-venzione è un costo), fino alla consu-lenza sui Piani di Sicurezza, passandoda tutto ciò che sta nel mezzo.

Vale la pena, tuttavia, di insistere sulfatto che deve essere una consulenzaattiva, che propone sicurezza, e non,come purtroppo spesso accade, unacorsa ai ripari quando arriva l'ispezio-ne. Anche perché ormai non è più ac-cettabile, credo da nessun Servizio diprevenzione in Italia, la scusante dellanon conoscenza della legge: dopo ilgrande movimento di opinione pubbli-ca sull'argomento in occasione deimondiali di calcio e con la vasta cam-pagna lanciata da SNOP e Sindacatoper il 1990 come Anno della sicurezzain edilizia, è difficile per chiunque so-stenere ia parte di chi non fa perchénon sa.

Pur non negando, come ribadito po-co sopra, la necessità di costruire mo-menti formativi con il contributo degliImprenditori, del Sindacato, delle USL,dell'Ispettorato del lavoro in un univo-co intento di costruire una nuova cul-tura della prevenzione.

Un problema sicuramente impor-tante riguarda gli appalti che possonodiventare, se mal gestiti, fonte di ri-schio.

E certamente da condividere la con-danna delle gare d'appalto giocate sulmassimo ribasso, che significa semprerisparmio sui costi della sicurezza.

Per quanto riguarda [e opere pubbli-che è d'obbligo l'impegno per far fun-zionare la nuova legge 55190, che po-ne alcune regole precise, limitando ilfenomeno degli appalti a cascata eprevedendo un piano di sicurezza uni-

e

co per l'intero cantiere. Certamente uncompito fondamentale lo devono eser-citare le Pubbliche Amministrazioni so-prattutto nell'inserire fra i titoli di de-merito di un'impresa concorrente al-l'appalto, precedenti violazioni di nor-me antinfortunistiche.

E sul controllo dei Piani un ruolo im-portante lo può ricoprire il Sindacato,preparando idoneamente i delegati al-la sicurezza, mettendoli in condizionedi segnalare le situazioni anomale.

Per quel che riguarda le USL, e i Ser-vizi di prevenzione in particolare, oc-corre essere chiari su qual è il lorocompito. Le loro sono essenzialmentefunzioni di vigilanza, avendole eredita-te dall'Ispettorato del Lavoro. La legge833 di Riforma Sanitaria prevede certa-mente anche compiti di educazionesanitaria e quindi in qualche modo diinformazione/consulenza per le azien-de. Ma ciò non deve essere scambiatocon il compito proprio ed inalienabiledell'Azienda, di predisporre tuttoquanto serve per la sicurezza delle la-vorazioni.

Alle USL si possono e si debbonochiedere interventi qualificati, omoge-nei e diffusi su tutto il territorio, per eli-minare deleterie zone di franchigia otrattamenti anomali in zone diverse.Siamo pienamente d'accordo su que-sto, ed è perciò che chiediamo da annil'istituzione dei Servizi dovunque (alsud come nelle zone carenti del nord)con personale idoneo, opportunamen-te formato ed aggiornato. Ma qui il di-scorso porterebbe lontano, coinvol-gendo Ministero, Regioni, singole USI.

Da ultimo val la pena di accennarealla maggior incidenza di infortuni nel-le fasce estreme di età.

Se da una parte è in causa il lavoronero e minorile, diffuso nell'edilizia for-se più che altrove, dall'altra parte siapre un discorso sugli accertamenti sa-nitari agli edili, finora abbastanza tra-scurato, probabilmente coperto dall'e-norme rilevanza del fenomeno infortu-nistico.

Ma è chiaro ormai che è un proble-ma che sta maturando velocemente,perché controllando l'idoneità dei la-voratori (specie i più anziani) che svol-gono lavori pesanti, disagevoli e peri-colosi, è possibile individuare i soggettiad alto rischio di infortunio.

Senza contare il problema delle ma-lattie professionali (da rumore, da vi-brazioni, da amianto, dermatiti, ecc.)che vanno diagnosticate e denunciateper gli edili come per tutti gli altri lavo-ratori.

Ma di tutta questa problematica,più spiccatamente sanitaria, ci sarà si-curamente modo di riparlarne in altraoccasione. Flavio Coato

OSSERVATORIO EDILIZIAPREVENZIONE IN PUGLIA

II 12/9/90 si è svolto a Bari il Conve-gno "Prevenzione in edilizia" organizza-to dalla FeNEAL UIL-]TAL della RegionePuglia, con la partecipazione dellaSNOP regionale.

In tale sede si è avuto modo di riferi-re sulle iniziative intraprese a livellonazionale e regionale dalla SNOP perla prevenzione sui luoghi di lavoro edin particolare sul progetto obiettivo"Sicurezza in edilizia", già presentato inoccasione del Convegno svoltosi a Vi-cenza nel 1989.

L'intervento della SNOP ha eviden-ziato, con particolare rilievo, un'analisieffettuata sugli "indicatori" oggi dispo-nibili per valutare le condizioni di salu-te e di sicurezza esistenti nel compartoedilizio, da cui è emerso che per le re-gioni meridionali si registrano indici difrequenza infortuni superiori a quellecentro-settentrionali, per ragioni legateal particolare sviluppo socio-economi-co del sud, in cui il comparto costru-zioni ha sempre rappresentato la pri-ma occasione di lavoro di quanti ab-bandonano le nostre campagne.

Pertanto la sicurezza sui luoghi di la-voro può essere garantita soprattuttodall'azione coordinata delle parti so-ciali maggiormente coinvolte: ServiziUSL di prevenzione, magistrati, sinda-cati, datori di lavoro e pubblici ammi-nistratori.

Infatti, questa risoluzione definisceancor più l'importanza del rapporto trasalute e sviluppo socio-economico,che fa della salute un momento indi-spensabile per lo sviluppo stesso.

lp.

VIDEOTEL SNOP

Abbiamo avuto in regalo dal sin-dacato edili due pagine di Video-tel. I fortunati servizi e soci chehanno questo utile sistema potran-no accedere alle nostre paginecomponendo il numero 8271.

Per ora sono, come questo spa-zio, ancora un po' vuote.

LA RIFORMADELLA RIFORMA

L' imminente (e immanente) Riformadella Riforma (il famoso/famigeratoDDL 4226) avrà, comunque vada a fi-nire, un duplice impatto sui Servizi diPrevenzione.

A fronte infatti del generale "rime-scolamento di carte" conseguente allarideterminazione degli ambiti territo-riali delle USL (con l'inevitabile corredodi una quota di caos organizzativo le-gato a una fase di transizione di cui,per ora, non si intravede l'inizio e nonsi immagina la fine), sui Servizi di Pre-venzione pende la Spada di Damocledella riorganizzazione dipartimentale.

in soldoni: se le tre USL attualmenteinsistenti, ad esempio, nella provinciadi Piacenza dovessero fondersi in una,mentre per i Servizi Psichiatrici si trat-terebbe "solo" (si fa per dire) di avviarela fusione con il minimo di confusione,per i tre Servizi di Medicina del Lavorosi tratterebbe "anche" di confluire in-sieme ai tre Servizi d'Igiene Pubblica, aitre Servizi Veterinari e al PMP di Pia-cenza, in un'unica mega struttura de-nominata Dipartimento di Prevenzio-ne.

Onde evitare che il periodo di tran-sizione legato all'implementazione del-la nuova struttura duri più del dovuto,e per abbreviare l'inevitabile "rallenta-mento" (speriamo non paralisi) dell'atti-vità dei Servizi, sarà bene che a livellodegli Assessorati Regionali si cominci apensare seriamente all'organizzazionee alla funzione del Dipartimento.

Si tratta certamente (come sottoli-nea anche Martignani in un suo contri-buto) di salvaguardare il Patrimoniooriginale dei Servizi, come si è andatocostruendo in questi anni di intensaattività nelle realtà più avanzate delPaese.

Ma noi pensiamo anche a ricercarele condizioni e cogliere le opportunitàaffinché, come diceva un Vecchio Sag-gio, dal "disordine sotto il cielo" possascaturire realmente una "situazione ec-cellente".

In questa direzione, noi che del Di-partimento di Prevenzione siamo statifautori (ricordate Pesaro 87?), e che cisiamo battuti (con successo) per modi-ficare la prima orrenda stesura dell'art.6, fino ad arrivare a quell'attuale (spe-riamo) art. 9 (con l'ultimo "graffio" l'e-mendamento che articola il DIP perfunzioni e non per Servizi), non possia-mo non rimarcare come permangauna anacronistica e inaccettabile dico-

'tomia istituzionale per la quale, da unIato, il Ministero della Sanità riorganiz-za i Servizi di Prevenzione, mentre dal-l'altro il Ministero dell'Ambiente sem-bra pensare ai casi suoi e, quel che èpeggio, sembra non accantonare l'ideadella creazione di una propria rete,parallela e non comunicante con quel-la che già esiste sul territorio, costituitadai Servizi e dai Presidi delle USL.

Di questa nostra preoccupazioneabbiamo informato Giorgio Ruffolo il15 ottobre nel Convegno sulla "com-patibilità tra industria e ambiente" pre-sentandogli la nostra proposta per ilpotenziamento ed il completamentosul territorio di una rete di Servizi diPrevenzione, che ha nel Dipartimentoil suo ganglio sinaptico fondamentalee che, rispetto al passato, deve svilup-pare una nuova caratteristica: la multi-referenzialità.

La storia, anche recente, dell'impe-gno istituzionale nel campo della tute-la della salute della popolazione (lavo-rativa e non) e della salvaguardia del-l'ambiente, è fatta di alti e bassi: grandiinnovazioni (legge 833), interessantinovità (Ministero dell'Ambiente) maanche grandi delusioni (mancata ap-plicazione della Legge 833 su tutto ilterritorio nazionale) e occasioni man-cate (sostanziale inefficacia dei provve-dimenti emanati dal Ministero dell'Am-biente).

Nella sostanza, mentre a livello peri-ferico le attività di Prevenzione nei luo-ghi di vita e di lavoro e di tutela del-l'ambiente vengono garantite dall'im-pegno professionale degli operatori (eanche di qualche politico) nelle realtàin cui ciò è possibile, a livello istituzio-nale (e anche a livello dei movimentiambientalisti e del Sindacato), ci si tro-va di fronte ad una situazione di stallodalla quale appare sempre più difficileuscire. Noi crediamo di aver individua-to (e indicato) almeno 2 delle cause diquesta "empasse" già nel Seminario"Produzione Lavoro Ambiente" (Parma1989), i cui Atti sono in distribuzione acura della Regione Emilia Romagna edella USL 7 di Langhirano:

1) il mancato riconoscimento so-stanziale del fatto che le questioni del-la tutela dell'ambiente sono stretta-mente connesse a quelle della tuteladella salute della popolazione generalee della popolazione lavorativa, e rico-noscono alla propria origine comunescelte politiche, economiche e tecno-logiche;

2) la conseguente mancata scelta (fi-nora) di individuare nei Servizi delleUSL (completati e potenziati) il termi-nale intelligente di una rete nazionaledi Servizi e Presidi di Prevenzione diffu-si sul territorio.

Pensare che esistano (come si è let-to anche in alcuni documenti di pro-venienza sindacale) uno "specificoambientale" e uno "specifico sanitarioporta direttamente a proposte di ripar-tizioni di competenze tra Ambiente eSanità oltretutto, (come si legge in unaproposta del Ministero dell'Ambiente)mediante lo smembramento della real-tà esistente (nel caso specifico: i PMP eI'ISS). Il risultato di tutto ciò sarebbe(come in parte già è) il mancato utiliz-zo attuale delle risorse esistenti, la di-spersione delle forze, la perdita di vi-sione globale e di una strategia com-plessiva e vincente per affrontare unodei principali problemi del nostro tem-po.

Dall'elaborazione che ci ha condot-to al Convegno di Parma, dalle rifles-sioni e dai confronti che ne sono con-seguiti, nasce la nostra proposta: un si-stema integrato per la tutela della salu-te e la salvaguardia deW mbiente fon-dato su una diffusa rete di Servizi diPrevenzione, identificabili con gli at-tuali Presidi e Servizi delle USL e congli Istituti Superiori, che dovrebberoassumere la caratteristica di Servizimultireferenziali: essere in grado cioè,conservando la capacità culturale e lapossibilità istituzionale, di aggredire iproblemi secondo una visione strategi-ca globale, di fungere da terminale in-telligente per il Ministero dell'Ambien-te oltre che per quello della Sanità (maanche per il Ministero dell'Industria,del Lavoro, della Protezione Civile...).

In effetti l'esperienza concreta deiServizi e degli Operatori rispetto all'a-zione degli organismi centrali è proprioquella dell'abbandono, del disinteresse,della mancanza di indirizzo e coordi-namento (chi scrive, in 11 anni di ono-rato Servizio, non ha mai ricevuto unaCircolare dal Ministro della Sanità!!!!).

Probabilmente le formule finoraadottate quando si debbono coinvol-gere più istanze istituzionali ("di con-certo", "d'intesa", "sentito" ecc.) hannofavorito l'assenteismo, i ritardi istituzio-nali, e possono aver agevolato la ten-tazione della creazione di reti parallele.

Per questo proponiamo la definizio-ne di un livello centrale di indirizzo ecoordinamento forte e autorevole, es-so stesso già espressione di collabora-zione, intesa e confronto tra livelli isti-tuzionali differenti (Ministeri, Regioni,ecc.).

Proponiamo la creazione di unaAgenzia per la Tutela dell'Ambiente ela Prevenzione Primaria Collettiva, cheprogrammi e coordini, a livello nazio-nale, le attività di Tutela della SaluteCollettiva e la Salvaguardia dell'Am-biente, e che utilizzi, come terminaleintelligente periferico, la rete delle

strutture dei futuri Dipartimenti di Pre-venzione delle USL, opportunamentecompletata a livello nazionale, e dota-ta di personale e risorse adeguate.

Unicità delle competenze, diffusionedei Servizi ed elevata professionalitàdegli operatori sul territorio (adeguan-do gli standard alle specifiche realtà lo-cali); multireferenzialità, efficace azionedi programmazione e indirizzo dai li-velli centrali: queste ci sembrano esse-re le linee direttrici sulle quali muoversinell'immediato futuro, se si vuole con-cretizzare la parola d'ordine "pensareglobalmente, agire localmente" coniatadall'OMS e fatta propria, tra gli altrianche dalla SNOP.

Graziano Frigeri

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CHE LAVORI FANNOGLI EXTRACOMUNITARI

Il massiccio arrivo in Italia, in questoultimo periodo, di extracomunitari staconfigurando notevoli problemi assi-stenziali e di salute relativi a questacollettività.

In particolare i problemi riguardantila loro condizione lavorativa sono dicerto non secondari ad altre tematichepure rilevanti. Sono sempre più nume-rose, infatti, le segnalazioni che indica-no come queste persone vengano adi-bite, quando trovano un lavoro, alle la-vorazioni più pericolose, nocive e affa-ticanti, spesso in assenza di una forma-zione e preparazione adeguata.

Documentare con precisione questifenomeni è tuttavia, e per motivi ovvii,assai difficoltoso.

Nella prospettiva di organizzare unseminario sulle tematiche delle condi-zioni di vita, di lavoro e di salute degliextracomunitari in Italia, chiediamo atutti coloro che siano in possesso didati, informazioni e materiale di docu-mentazione sull'argomento, di mettersiin contatto con Marina Di Gennaro -c/o CEMOC USSL 75/VI - via Riva Vil-lasanta, 11 - 20149 Milanotel. 02/33126335-33125336Fax 02/33125350.

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GRUPPI DI LAVORO SNOP

UNA PROSPETTIVA DI IMPORTANZASTRATEGICA

Da quando la parola "Qualità Tota-le" è entrata nel vocabolario di uno deipiù affermati manager dell'industriaitaliana, l'argomento della VRQ è al-l'ordine del giorno su tutti i giornali emass-media. In verità, con qualche lo-devole eccezione (ricordiamo alcuniarticoli del quotidiano !I Manifesto), c'èin giro una confusione di termini note-vole. Sembra che ci si sia svegliatiadesso, quando invece questo argo-mento è intrinsecamente legato al mo-do di produzione industriale.

Noi della SNOP possiamo ben chia-marci fuori da questo polverone, me-mori di aver cominciato ad agitarequesto , argomento in tempi non so-spetti. E giunto però il momento dipassare dalle generiche enunciazioni diprincipio ai fatti concreti anche perchéle circostanze incalzano.

I piani sanitari testè approvati diEmilia-Romagna e Toscana, il contrattodi lavoro per gli addetti al settore sa-nità, la nascita di una Società italianadi VRQ, esperienze sempre più diffusefanno ritenere maturo il tempo per unimpegno che ampli il campo di appli-cazione della VRQ dal ristretto ambitoospedaliero della Health Care, versoquello della prevenzione, dallo spaziochiuso dell'istituzione-ospedale allo"sconfinato" campo dei Servizi territo-riali.

Diversi i problemi, diversi gli approc-ci, differente pure il significato da darea termini ormai standardizzati nell'usodella VRQ in ambito assistenziale. Pri-mo passo di questo lavoro che comeSocietà scientifica degli Operatori dellaprevenzione stiamo compiendo, èquello di dotarci di un linguaggio co-mune con cui intenderci.

A questo scopo risponde la serie diarticoli che seguiranno in questa sezio-ne e che chiameremo di alfabetizza-zione. Sulla falsariga di un percorso dipossibile applicazione di esperienze diVRQ, forniremo un dizionario dei ter-mini che finirà con l'essere un'impal-catura generale necessaria alla costru-zione di una matrice di interpretazionedi ciò che si può intendere per VRQnei servizi di prevenzione territoriali. Cisi renderà così conto, strada facendo,che molti di noi hanno già implicita-mente intrapreso quésta strada, ma ilnuovo linguaggio a disposizione per-metterà ciò che finora è stato estrema-mente carente, cioè la capacità di co-municare reciprocamente tali espe-rienze. Per dimostrare che non si trat-ta di un gioco nominalistico, affianche-

VERIFICA E REVISIONE

DI QUALITÀ (VRQ)

remo questo genere di articoli con ladescrizione di alcune esperienze prati-che realizzate di VRQ, lette quanto piùpossibile attraverso gli strumenti lingui-stici teste forniti.

Le esperienze che abbiamo in ani-mo di richiamare si riferiscono a tre li-velli differenti di lavoro sul territorio:una Unità Operativa di Medicina delLavoro che voleva verificare alcuniaspetti del proprio funzionamento; unServizio Multizonale di Tossicologia In-dustriale la cui esigenza era di realizza-re un feed-back rispetto all'utilità, intermini di efficacia, del proprio imper-sonale lavoro di analisi, un ServizioRegionale che si appresta a costruireun quadro di sintesi degli interventi deiservizi sul territorio. Come si vede trepunti di vista fra di loro molto differen-ti che pongono problematiche di VRQmolto differenziate. Ma questo non de-ve né stupire né indurre in pessimisti-che previsioni circa la possibilità diestendere analoghe iniziative. Vale lapena di ricordare come uno dei carat-teri che rendono la VRQ qualcosa disostanzialmene diverso da una qualsia-si "ricerca" è proprio il carattere locali-stico e non generalizzabile dei risultatidell'esperienza condotta.

CARATTERISTICHE GENERALIDELL'ATTIVITÀ DI VRQ:CONTINGENZA, FATTIBILITÀ,AUTOREVOLEZZA

Intendiamo con la sigla VRQ (Verifi-ca e Revisione di Qualità) tutto quel-l'insieme di attività volte a migliorare laqualità della prestazione fornita da unservizio sanitario. Nello specifico si di-stingue uno studio di VRQ da un pro-gramma di controllo di qualità - QA(Quality Assurance) - definito comel'insieme delle procedure di valutazio-ne in continuo delle prestazioni eroga-te. La caratteristica fondamentale diuno studio di VRQ è la sua contingen-za e non generalizzabilità: tempo eluogo specifico, fornisce risultati validisolo per quei servizi sanitari che sonostati oggetto di studio. Questo aspettoparticolaristico della ricerca si riflettenella genericità e indeterminatezzadelle affermazioni metodologiche sullamateria. Tuttavia l'aspetto contingenteè necessario perché un miglioramentodella qualità delle prestazioni di un ser-vizio sanitario sia ottenibile attraversomodifiche concrete di alcuni aspettidel modo di lavorare, hic et nunc. Inquesto senso valutare la qualità signifi-ca cambiare, nello stesso tempo, mo-do di lavorare e significa anche che ta-le processo si incentra su molti piccolicambiamenti.

La seconda caratteristica fondamen-tale è rappresentata dalla fattibilità diuno studio di VRQ: non esistono pre-requisiti che debbano essere soddisfat-ti. In altre parole è sempre possibile va-lutare un aspetto del proprio lavoro,definendo gli strumenti informativi ne-cessari in rapporto agli obiettivi specifi-ci (questionari, osservatori esterni, ofonti informative già di uso corrente). Ègeneralmente falso, inoltre, che si pos-sano valutare solo quelle attività chesono state dimostrate efficaci. Qualsia-si attività è valutabile rispetto ad unostandard di "buona esecuzione" defini-to sociologicamente, cioè accettatocome tale dalla comunità degli opera-tori.

La terza caratteristica è rappresenta-ta dall'autorevolezza. Per modificareuna inveterata modalità operativapossiamo ricorrere ad un provvedi-mento d'autorità del caposervizio, op-pure ad uno studio di VRQ che, auto-revolmente, indicherà quali modificheè opportuno adottare. La via morbidae partecipata dei piccoli miglioramenti,propria della VRQ, è autorevole: per-ché le motivazioni che fornisce per icambiamenti sono condivise daglioperatori coinvolti, in quanto si richia-

mano all'insieme delle conoscenzescientifiche ed alle modalità tecnichedi esecuzione dello studio.

Fig. 1 - Modificata da Vuori (1984)

DatoreLavoratori di lavoro

Autoritàsanitaria

Operatori locale

RELATIVITÀ DEL CONCETTODI QUALITÀ

La qualità è in realtà un concettocomplesso ed è costituita da aspettidiversi che sono relativi al tipo di com-mittente (fig. 1). In particolare per il "la-voratore" l'interesse maggiore risiederànella "rispondenza" della prestazionefornita dal Servizio al bisogno percepi-to. In realtà l'operatore risponde al bi-sogno così come è espresso mentrel'utente è soddisfatto in rapporto al bi-sogno da lui soggettivamente percepi-to (il rapporto operatore/utente è vin-colato cioè da problemi di comunica-zione).

In secondo luogo il "Lavoratore" èinteressato a che l'intervento sia effet-tivamente efficace. Il punto di vista del"datore di lavoro" privilegia invece gliaspetti di efficienza nel disbrigo dellepratiche burocratico-amministrative incapo al Servizio. Gli operatori sono in-teressati in primo luogo alla QualitàTecnico-Scientifica della prestazionefornita e solo in minor misura alla rea-le efficacia pratica del loro intervento.

Questa affermazione non deve stu-pire se si pensa alla difficoltà di "vede-re" un risultato come il miglioramentodello stato di salute a lungo termine,cosa che determina la spinta a consi-derare prioritarie le attività di tutela,cioè gli interventi diretti ed immediatisvincolati da valutazioni scientifiche edoggettive di efficacia ma espressione diun "far bene" professionale.

L'autorità sanitaria locale, infine, do-vrebbe essere interessata soprattuttoagli aspetti gestionale ed economico-produttivi dell'assistenza (in altre paro-le è [o spettro della spesa sanitaria che

Efficacia pratica

aleggia sui nostri amministratori). In se-condo (?) luogo preoccuperà l'ammini-stratore che vengano date rispostetempestive ai bisogni espressi dall'u-tenza (in altre parole è lo spettro delcittadino-che-protesta a preoccuparesopra ogni altra cosa il povero ammi-nistratore).

Un esempio ci servirà per coglieremeglio il significato della "relatività" in-sito nel concetto di Qualità. Nella par-te A della figura 2 è descritto visiva-mente [o scenario in cui di norma ciattendiamo di operare quando ci tro-viamo ad effettuare una VRQ; una si-tuazione cioè in cui, accanto ad unamaggioranza di situazioni che rispon-dono, in misura più o meno cospicua,allo "standard" previsto, ci sia un grup-po di inadempienti, che si allontaninoin maniera non spiegabile con soli mo-tivi casuali da tali standard. E la situa-zione, per esempio, in cui i Servizi agi-scano in adesione ad un paradigmaoperativo condiviso, chiaramente rico-nosciuto come valido dalla comunitàscientifica di cui quegli operatori fanno

parte. Ma cosa accade se tale paradig-ma viene repentinamente e profonda-mente modificato? Da un momento al-l'altro la maggior parte dei Servizi sitrova ad operare "fuori standard" equindi una VRQ effettuata in tali con-dizioni porterebbe a risultati apparen-temente disastrosi (fig. 2 B).

Una situazione del tutto analoga aquella ora descritta si è verificata inItalia intorno ai primi anni 80, quandosi assistette al passaggio di importantifunzioni a carattere amministrativo egiudiziario dall'Ispettorato del Lavoro,fino ad allora titolare di tali funzioni, aiServizi di Medicina del Lavoro. Si trat-tò, come da più parti evidenziato, diun vero e proprio "mutamento di Para-digma" nel funzionamento di questiServizi.

Nell'immediato dell'evento (1982)operatori che fino a quel momentoavevano operato secondo certe moda-lità (Standard), si trovarono completa-mente inadeguati a rispondere ai nuo-vi criteri imposti dal mutamento inter-venuto. Tuttavia il senso di disagio di

Efficienza

Rispondenzaal bisogno

Qualità tecnica

Priorità: Alta Media Bassa

molti fu accresciuto anche dall'insod-disfazione nell'esprimere il frutto delproprio lavoro in termini mutuati dalvecchio gergo ispettivo, peraltro giàfallito nel proprio compito istituzionaledi vera tutela e promozione della salu-te dei lavoratori.

La svolta del 1982 ha quindi certa-mente costretto a ridisegnare il Riferi-mento Aureo per chi opera nel cam-po della prevenzione nei luoghi di la-voro, ma finora sono mancate dellechiare definizioni di tale nuovo stan-dard, innovative rispetto alla vecchiatradizione di origine SMAL (ovvero leprime strutture territoriali di medicinadel lavoro) o proveniente dall'Ispetto-rato del Lavoro.

Questa situazione di incertezza neldefinire il nuovo paradigma operativoha condotto ad una situazione che èben simbolizzata dalla parte C della fig.2. Nella realtà, cioè, convivono piùstandard, spesso nei medesimi Servizi,nelle opinioni di diversi operatori, iquali finiscono col richiamarsi nei lorogiudizi sulla qualità del proprio operarea paradigmi diversi, gli uni condannan-do l'abbandono di una primitiva "pu-rezza operativa" a favore di una "pre-torizzazione" dell'intervento, gli altriaccusando la scarsa efficacia degli in-terventi svolti dato il non elevato nu-mero di atti amministrativi o giudiziarisvolti (verbali ispettivi, prescrizioni,"notitiae criminis", inchieste infortunio,ecc.).

In questa situazione la doppia modavisibile nella fig. 2-C rappresenterà larealtà dell'esistenza di un doppio stan-dard. Un superamento di questa situa-zione, che rischia di rendere poco effi-cace qualsiasi intervento di VRQ dalpunto di vista degli Operatori dei ser-vizi, consiste nell'intervento di unafonte scientifica autorevole e condivisache possa elaborare delle modalitàoperative sintesi, ad un livello superio-re, di quanto finora esistito. E questo ilruolo a cui si candida la Società Nazio-nale degli Operatori della Prevenzioneed è anche la principale finalità costi-tutiva della nostra Società.

Questi concetti che siamo andatitratteggiando, e che delineano unadissezione della qualità in aspetti par-ticolari, potrebbero essere consideratiinaccettabili alla luce di una visionecomplessiva in termini di salute. Al dilà delle considerazioni di utilità pratica,tuttavia possiamo richiamare gli obiet-tivi generali dell'assistenza sanitaria.Nello specifico della medicina del la-voro l'attività di promozione della sa-lute sarà valutabile in termini di esitinel tempo sullo stato di salute, ripo-sando su una metodologia che privile-gerà indicatori oggettivi e studiando la

relazione tra questi e [a compliancecomplessiva dell'intervento.

Invece se consideriamo l'obiettivodella tutela della salute dei lavoratori lavalutazione sarà rivolta agli aspettiprocedurali e gli indicatori dovrannoriflettere l'aspetto relazionale dell'inter-vento operatore/lavoratore e quindil'accettabilità e la partecipazione.

La qualità perciò si precisa in formediverse in rapporto anche agli obiettiviin termini di salute che vogliamo con-siderare. I "committenti" dell'indaginedi VRQ che abbiamo schematizzato inoperatori, amministratori, utenti, han-no in ultima analisi obiettivi legger-mente diversi ed interpretano differen-temente il concetto di qualità dell'assi-stenza. Questo è vero in senso praticoe, forse, ideologico, ma è iE risultatoimmediato della rispettiva autorevolez-za.

Gli operatori sono autorevoli nelcampo delle conoscenze tecniche, [ad-dove gli amministratori lo sono nelcampo economico-gestionale e gliutenti nel giudicare se sono soddisfattio no. Autorevolezza, committenza easpetti della qualità sono perciò stret-tamente interconnessi e condizionanola ricaduta pratica dello studio.

A. BaldasseroniA. Biggeri

Epasa e SNOP stanno preparan-do il Convegno sull'Artigianato chesi terrà a Pesaro il 13-14-15, marzo1991 presso il quartiere Fieristico,località Campanara, via Delle Espo-sizioni, 33.

Ripetiamo l'elenco dei referentidei gruppi di lavoro.

EpasaGiorgio Bollini06/4958247

AgroindustriaPaola BertoliGraziano Frigeri0521/853032

CarrozzerieFlavio Borgogni0577/282192

GRUPPO SIDERURGIA

Ha ripreso alla grande il gruppoSNOP sulla siderurgia elettrica. I temisui quali si sta muovendo, anche in vi-sta di un 3° appuntamento nel '91, so-no:

,

- Il controllo del cambiamento tecno-logico organizzativo

L'analisi di sicurezza delle innovazio-ni, soluzioni e procedure di bonifica dastandardizzare e trasferire, l'attenzionea documentazioneda acquisire.- La questione degli appalti.

Sempre più esteso il ricorso ad ap-palti non solo per lavori specializzati,ma per lavori pericolosi (pulizia, rifaci-menti edili).

La conoscenza del problema. Il pro-blema degli infortuni, la questione ex-tra comunitari. Come mantenere un li-vello di vigilanza adeguato.

- Aggiornamento sui temi già affronta-ti.

Igiene e sicurezza, impatto ambien-tale, sorveglianza sanitaria.

I riferimenti sono sempreEttore Brunelli USL n. 47, Brescia,te/ 030/56575Angelo Borroni Politecnico,tel. 02/23993134

CeramicheEva Francescani0546/673746Fulvio Cavariani0761/516113 int. 248

GalvanicheFrancesco Carnevale055/373604-5-6

LegnoElio Tagliabue031/705330Paolo Fanelli0721/281816-281868

TintolavanderieEnrico Cigada02/2499625Gianni Tessadri0444/542872

TrasportiAndrea Piazzi06/3600642Giuseppe Barbieri051/552278-552623

PER I PIÙ DISTRATTI

719Prt- CONTRIBUTI

IL RIORDINODEL SERVIZIO SANITARIONAZIONALERagioniamo insieme su un usoriformatore della nuovanormativa per consolidarela rete dei servizi territorialidi prevenzione

Il dibattito nel Parlamento (e nelPaese?) sul riordino del Servizio Sanita-rio nazionale è giunto a un punto cru-ciale.

La SNOPe più in generale gli opera-tori della prevenzione in vario modo ea vari livelli non sono mancati all'impe-gno, politico-istituzionale oltreché pro-fessionale, di concorrere con una plu-ralità di iniziative e di interlocutori aun sostanziale miglioramento del Dise-gno di legge governativo.

I risultati, se confrontiamo il testooriginario del Governo con quello ap-provato dalla Camera dei Deputati,non sono mancati, anche se tuttoraprovvisori e non irreversibili.

Lo stesso Convegno nazionale diParma dello scorso anno fu - a ri-guardo - un'importante occasione diiniziativa e di sensibilizzazione; così co-me lo sono state le fasi conclusive del-le indagini parlamentari sulle attività diprevenzione e !a sicurezza del lavoro;indagini cui hanno contribuito in mo-do esteso numerosi operatori dei Ser-vizi di prevenzione. Infine le proposteconcrete, ispirate a soluzioni unitarieed adeguate per la modifica dell'art. 6(ora art. 9) avanzate congiuntamentedalla SNOP e dalle Regioni (ma ampia-mente condivise da altri determinantisoggetti sociali e istituzionali) sono sta-te uno dei momenti di sintesi del con-fronto da tempo avanzato.

Su un punto in particolare, che erae rimane determinante, credo che pos-siamo dire di avere espresso un ruoloreale di orientamento culturale e diavere raggiunto dei risultati: le attivitàdi prevenzione ambientale, alimentaree occupazionale, anche nel sistema "ri-formato" saranno organizzate nelleUSL. Permane così, conformemente aduno dei più importanti principi ispira-tori della 833, il decentramento territo-riale dei Servizi che, insieme all'unita-rietà degli interventi socio-sanitari eambientali, costituisce uno dei requisitiessenziali per la programmazione e larealizzazione di interventi fortementeorientati, oltreché alla conoscenza, allatrasformazione e al cambiamento.

L'ipotesi di accentramento territoria-le che riconduceva tutta l ' attività di

prevenzione a fantomatici uffici pro-vinciali di igiene e sanità pubblica, èstata, anche grazie al contributo pro-fessionale e all'impegno ideale di tantidi noi, clamorosamente battuta.

La Riforma-riformata prospetta tut-tavia scenari più ampi e compiessi che,ovviamente, investono anche il settoredella prevenzione.

Non mi soffermo sulla questione no-dale del ruolo dei comitati di gestione(o "Commissioni amministratrici" chedir si voglia) se non per rilevare come ilsostanziale ed urgente bisogno di tra-sparenza e distinzione dei ruoli (tecni-co e politico) non passi attraverso im-provvisate e grossolane "uscite" dema-gogiche quanto piuttosto attraversoun effettivo risanamento morale oltre-ché politico-istituzionale che ne rifondil ' identità, l'autorevolezza, il ruolo.

Vorrei piuttosto riflettere sulla que-stione, altrettanto nodale della varia-zione degli ambiti territoriali delle USLe dei suoi riflessi sulle attività di pre-venzione.

Che si vada ad un ampliamento deibacini di riferimento mi sembra permolte realtà opportuno e comunquecerto; semmai sarà importante come,con quali metodologie e livelli qualita-tivi di partecipazione democratica leRegioni perverranno alla nuova territo-rializzazione prevista dall'art. 3.

Occorre tuttavia, più in particolare,procedere ad una lettura congiuntadei risultati positivi ottenuti sulla "pre-venzione", con le innovazioni introdot-te relativamente alla territorializzazio-ne per più ampi bacini delle Unità sa-nitarie locali.

Occorre cioè riflettere su un aspettoassai rilevante: come il modello orga-nizzativo consolidato in numeroserealtà del Paese, fondato sulla compe-tenza delle USL nelle attività di pre-venzione (competenza che come si èdetto persiste) potrà e dovrà conciliarsicon una diversa articolazione territo-riale delle USL stesse.

li problema mi sembra, nei suoi ter-mini tecnici e organizzativi, oltrechéistituzionali, molto chiaro: come ripen-sare l'articolazione territoriale dei Ser-vizi di prevenzione (tra questi quelli diprevenzione nei luoghi di lavoro) par-tendo da tre constatazioni:

.^ . *

1) le USL avranno bacini da 120.000 a400.000 abitanti;

2) esiste oggi in numerose regioni ita-liane un'articolazione di Servizi terri-toriali ben più capillare; un'articola-zione che comunque, salvo situa-zioni anomale o eccezionali, va "sal-vata";

3) !a legge 1411990 (ordinamento delleautonomie locali) introduce alcunerilevanti innovazioni nell'assetto isti-tuzionale, con particolare riferimen-to alle aree metropolitane.Partendo dalla specifica identità fun-

zionale e organizzativa di ciascun Ser-vizio occorre cioè, oggi più che mai, ri-disegnare una rete territoriale di Servizie Presidi, che senza rinunciare alla spe-cifica autonomia di ciascuno di essi,preveda in modo razionale una loro ef-fettiva integrazione sul piano operativoed una loro articolazione territoriale ailivelli ottimali di funzionamento e dierogazione delle prestazioni.

Ecco allora che temi come il Diparti-mento per la prevenzione, il collega-mento organico con i Presidi multizo-nali di prevenzione ma, vorrei aggiun-gere, forme articolate di distrettualiz-zazione, divengono necessariamenteterreno di lavoro e di approfondimen-to per tutti: per le Amministrazioni re-gionali e locali, per le forze sociali e,ovviamente, per gli operatori dei Servi-zi.

Un lavoro di ricerca e di approfondi-mento con valenze, oltreché tecnicheoperative anche di profilo politico-istituzionale e sindacale. Un lavoro diricerca e di approfondimento che vipropongo - nei limiti del possibile -di fare insieme allo scopo di giungerealle scadenze amministrative impostedalla nuova legge, con tutte le carte inregola per proporre, progettare e speri-mentare le soluzioni più adeguate equalificate.

Soluzioni che ci consentano di raf-forzare, e non di disperdere, il patrimo-nio di esperienza, di conoscenza e, inmolte realtà, di organizzazione territo-riale che ha contribuito a fare sempredi più della prevenzione nei luoghi divita e di lavoro, un grande tema di"trasformazione" e di cultura diffusa.

Alessandro Martignani

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COMUNICATOSTAMPA

Nei giorni scorsi è stata incen-diata l'auto di un ispettore del Ser-vizio di Medicina del Lavoro del-l'USL 4 dl Parma, addetto alla vigi-lanza sulle condizioni di sicurezzadei cantieri edili.

Il grave atto intimidatorio erastato preceduto da minacce verba-li e telefoniche, e lo stesso opera-tore era stato costretto a modifica-re il proprio numero telefonico.

Di analoghe minacce sono statioggetto, negli ultimi tempi, altrioperatori dei Servizi di Medicinadel Lavoro delle UUSSLL della pro-vincia di Parma: intimidazioni, piùo meno pressanti, inviti a "lasciarperdere" rischiano di diventare laregola per chi si occupa di sicurez-za nei cantieri edili del Parmense.

Ciò che sembra disturbare, nel-l'attività dei Servizi, non è tantol'entità (davvero irrisoria) delle san-zioni in caso di violazione dellenorme di igiene e sicurezza, quan-to la parallela attività volta adidentificare con precisione i re-sponsabili dei cantieri, la ricerca diun filo conduttore nella giungla deisubappalti e del lavoro nero.

Questi episodi, di inequivocabileimpronta mafiosa, devono far ri-

flettere le forze politiche e socialidella città, gli imprenditori, le forzedell'ordine, la magistratura, la citta-dinanza tutta sui gravi rischi di unprogressivo degrado delle condi-zioni di civile convivenza nel mon-do del lavoro e della produzione aParma.

La SNOP, d'intesa con CGIL,CISL e UIL ha indetto per venerdì19 ottobre, alle ore 11.30 unaCONFERENZA STAMPA presso laCamera del Lavoro per denunciarei fatti accaduti, informare la cittadi-nanza sui rischi di infiltrazione ma-fiosa nell'edilizia Parmense, e indi-care proposte operative per farfronte alla grave situazione esisten-te.

Alla conferenza stampa hannopreso parte: dott. Graziano Frigeri,Presidente Nazionale SNOP; dott.Ferdinando Cigala, Resp. ServizioMedicina del Lavoro USL 4; dott.Maurizio Falzoi, resp. Servizio Me-dicina del Lavoro USL 5; dott. Nico-lai Zanettini, Gruppo NazionaleEdilizia della SNOP; Giovanni Balle-rini, Segretario Provinciale CGIL;Valeriano Canepari, Segretario Pro-vinciale CISL; Egues Anzolla, Segre-tario Provinciale UIL.

A TORINO UNSEMINARIO SU TUMORIE LAVORO

Il 3/4/1990 si è tenuto a Torino, or-ganizzato dall'INCA-CGIL, un semina-rio sui tumori di origine professionale.

Molti gli interventi, anche oltre ilprogramma definito, tanto da render-ne difficoltosa una puntuale disamina.

Foà ha evidenziato come vi sia unagenerale sottostima del problema, ri-cordando i 30-35 casi/anno indenniz-zati dall'INAIL a fronte del numero as-sai maggiore di casi indotti dal lavoro,sottolineando il fatto che sarebbe au-spicabile un utilizzo maggiore dei ser-vizi territoriali di medicina del lavorocome consulenti.

Molte le occasioni mancate secon-do Benedetto Terracini, a fronte diesperienza extranazionali che risalgo-no fino agli inizi di questo secolo, bastiricordare l'obbligo vigente fin dal 1907in Inghilterra di denunciare i tumoricutanei di origine professionale, in Ita-lia esiste una specifica povertà o lacompleta assenza di informazione intal senso.

Altra occasione mancata è rappre-sentata dalle circolari sulle amine aro-matiche, soprattutto in quella parteinerente l'identificazione degli esposti,che è caduta praticamente nell'oblio,tranne in sporadici casi.

Sottolinea poi Terracini come anchenel sindacato nel suo complesso vi sia-no spesso indecisione e incapacità ge-stionali su questo tema, basti pensarealla regolare assenza delle OOSS neimomenti di dibattito sui risultati dellaCommissione Consultiva TossicologicaNazionale a fronte invece della regola-re presenza delle organizzazioni im-prenditoriali.

Franco Carnevale sottolinea poi cheaffrontare, da parte delle OOSS, il pro-blema dei tumori professionali, vuoidire mettere in campo conoscenze erisorse che non ci sono; vi è la necessi-tà di uno scambio di informazioni trapatronato, sindacato e servizi territo-riali.

Perini, della CGIL Nazionale, ha sot-tolineato la necessità di un Sistema In-formativo che coordini le informazionitra le varie strutture sindacali, che"permetta di passare dall'operaio mas-sa al singolo lavoratore", la CGIL tentadi costruire questi sistemi informativiattraverso il Progetto Tecnologia e Sa-lute.

si.bo.

A COPENHAGENTERZA CONFERENZAEUROPEA SULL'AMBIENTEDI LAVORO

A Copenhagen, dall'8 al 10 settem-bre 1990, si è svolta la "Terza Confe-renza Europea degli attivisti nell'am-biente di lavoro".

II tema centrale della conferenza,organizzata per gruppi di lavoro, eracostituito dalla "attività nell'ambientedi lavoro negli anni 90".

All'incontro hanno preso parte circa250 tra sindacalisti, delegati alla sicu-rezza, medici del lavoro, igienisti indu-striali e ricercatori provenienti da tut-ta Europa (compresi alcuni paesi "exsocialisti", come Polonia e DDR).

Nella sessione plenaria di apertura siè probabilmente persa un'utile occa-sione per fornire un quadro dettagliatodella situazione nei diversi Paesi in or-dine alla legislazione sulla tutela dellasalute dei lavoratori e all'organizzazio-ne dei Servizi di Prevenzione: infatti,oltre alla presentazione di un "pianomirato" inglese di sorveglianza sanita-ria dei lavoratori (Progetto Sheffield, dielaborazione sindacale), la mattinatadell'8 settembre è stata interamenteoccupata dall'intervento di un medicodel lavoro danese sui "danni cerebralida solventi" (peraltro, almeno da comeè stato esposto in quella sede, di assaidubbio valore scientifico: non si è ca-pito di quali solventi e di quali tipi didanni si stesse parlando) e, successiva-mente, dalla denuncia, doverosa ma"scontata" in quel contesto, della situa-zione dei lavoratori edili in Gran Breta-gna (che peraltro non si discosta dalresto d'Europa, Italia compresa) da par-te di un delegato alla sicurezza.

Più interessante il lavoro nei gruppi.Per citarne alcuni: solventi organici,stress e organizzazione del lavoro, pri-vatizzazione e subappalti nelle costru-zioni (tema particolarmente sentito da-gli inglesi), informazione sui luoghi dilavoro, ruolo della CEE, rapporti traambiente di lavoro e ambiente di vita,e molti altri.

La delegazione italiana (formatasicome tale sul posto: Fabio Strambi,Paola Bertoli, Riccardo Della Valle e ilsottoscritto), si è opportunamente divi-sa fra francofoni e anglofoni, cercandodi coprire il maggior numero di gruppipossibile anche in relazione alla affini-tà dei temi trattati con il dibattito e l'e-laborazione corrente in patria.

AI di là delle singole tematiche, sullequali sarà utile tornare con riflessioniad hoc, l'impressione sostanziale è in-nanzitutto quella dell'esistenza di unaenorme differenziazione, sia istituzio-

nale che culturale, fra le realtà dei di-versi Paesi.

In generale è possibile affermareche, con l'eccezione parziale dei Paesimediterranei (Francia, Spagna, Porto-gallo e, naturalmente, Italia) nel restod'Europa, a fronte di prestigiose Istitu-zioni Scientifiche, manchi totalmentequalsiasi impegno istituzionale nelcampo della tutela della salute dei la-voratori sui luoghi di lavoro. Non esi-stono Servizi Pubblici di Prevenzionediffusi sul territorio sui quali i lavoratoripossano contare e sui quali possanoesercitare, direttamente o indiretta-mente, un qualsivoglia controllo.

Tant'è che nella seconda risoluzionefinale, adottata dall'assemblea a con-clusione della conferenza, si proponealla CEE di emanare una raccomanda-zione ai singoli Paesi membri, tenden-te:

a) a garantire ai rappresentanti deilavoratori il diritto di chiamare sul luo-go di lavoro esperti di propria fiducia,con facoltà di ispezionare l'ambientedi lavoro;

b) a garantire la possibilità che rap-presentanti dei lavoratori accompagni-no gli ispettori e gli operatori dei Servi-zi Pubblici di Medicina del Lavoro du-rante le visite in fabbrica con facoltà diacquisire copia della documentazioneredatta durante le ispezioni.

La situazione europea è dunque taleper cui, con 20 anni di ritardo rispettoall'Italia, i lavoratori degli altri Paesichiedono l'applicazione di norme (art.9 dello Statuto dei Lavoratori!) e proce-dure che per noi sono prassi costantee che qualcuno da noi tende addirittu-ra, a torto, a considerare obsolete!

Se si riflette anche sul fatto che laparte centrale della risoluzione n. 1chiede "l'abolizione del segreto indu-striale sulla composizione chimica del-

le sostanze e sui cicli tecnologici (art.20 della legge 833/78!) allora è possibiledelineare un quadro abbastanza elo-quente della situazione, e possiamospiegarci anche la diffidenza dei colle-ghi europei rispetto a qualsiasi ipotesidi sviluppo dell'intervento istituzionale,conseguente la tendenza esasperataalla "autogestione" della tutela da par-te di strutture di stretta emanazionesindacale (GB) o di gruppi informaliestranei ad un sindacato visto come"controparte" e come cogestore delpotere (D).

Anche il clima misto di interesse e"sospetto" con cui è stata vissuta la vi-vace presenza della delegazione italia-na (composta per tre quarti di Opera-tori Pubblici) può essere interpretatoalla luce di questa realtà non confor-tante.

Da queste prime impressioni, anchenelle valutazioni che si sono fatte coicolleghi a margine della conferenza, sene ricavano alcuni spunti di riflessione,che qui riporto in modo schematico,ma sui quali sarà opportuno ritornare:

1) si conferma l'impressione, già ri-portata dopo l'esperienza di Lione, chel'Europa ha bisogno di noi più di quan-to non sia vero il contrario;

2) esiste un concreto rischio di"compressione" della originale espe-rienza italiana da parte di logiche, pre-valenti nel centro e nord Europa, percui la salute e la sicurezza vengono va-lutate in termini di compatibilità eco-nomica, nelle quali l'intervento pubbli-co è per definizione "neutrale", e in cuiil diritto del lavoratore, come singolo ocome appartenente ad un'organizza-zione, a tutelare la propria salute è difatto negato.

3) Esiste un terreno ampio di con-fronto e di diffusione della informazio-ne sulla realtà e sul modello di inter-vento dei Servizi di Prevenzione qualesi è sviluppato in Italia; si tratta di pen-sare al 1992 soprattutto in relazioneanche alla possibilità di "esportare" ilmodello operativo. In questo senso oc-corre anche saper parlare all'Europa,sia intensificando gli scambi, sia com-piendo un salto di qualità nei campodegli strumenti informativi.

Il bollettino SNOP arriva più o menodappertutto, ma è letto e utilizzato so-lo da chi conosce l'italiano: occorre alpiù presto riservare uno "spazio inter-nazionale" in cui collocare quelle infor-mazioni che riteniamo possano essereutili anche ai nostri colleghi europei.

Queste sono solo alcune prime ri-flessioni a caldo. Dovremo parlarneperché l'integrazione comunitaria nondeve essere subita, ma vissuta da pro-tagonisti.

Graziano Frigeri

I RISCHI NELL'USO DISOSTANZE CHIMICHE INEDILIZIA

Nei giorni 29 e 30 maggio si è svoltoa Bologna il convegno nazionale sui ri-schi derivanti dall'uso di materiali e so-stanze chimiche nel settore delle co-struzioni. II problema del rischio chimi-co, connesso a materiali e compostiutilizzati nei manufatti edilizi, è statoaffrontato in modo ampio, nei suoi di-versi aspetti. In edilizia, infatti, i rischisono duplici: da un Iato vi è il rischioproprio dei lavoratori all'interno delprocesso produttivo (che, al di là del"lavoro all'aria aperta", sono spessosottoposti a esposizioni di sostanze no-cive anche cori concentrazioni localialte, seppure per tempi brevi), dall'al-tro c'è la problematica, relativamenterecente nel nostro paese, legata allacosiddetta "qualità dell'aria degli am-bienti confinati". Due elementi portantidi quest'ultima tematica sono legati alrilascio nel tempo di sostanze nociveda parte dei materiali da costruzione e,con importanza anche maggiore, ai ri-schi radiochimici connessi alla presen-za di radon nelle abitazioni.

11 convegno, nato da una ricerca delservizio di Medicina del Lavoro dellaUSL n. 27 Bologna Ovest, in collabora-zione con il Centro di Ricerca e Speri -

mentazione per l'Industria Ceramicadell'Università di Bologna, ha volutomettere a confronto le parti che inte-ragiscono nella complessa attività diproduzione del manufatto: i produttoridi sostanze chimiche, i progettisti, i ri-cercatori, le imprese di costruzione, iservizi di prevenzione e i lavoratori ad-detti alla realizzazione dell'opera.

Dal convegno sono emersi conchiarezza gli innumerevoli problemi di"rischio chimico" di questo comparto,sempre citato solo per il consolidatoprimato di infortuni gravi e mortali.

È stata messa particolarmente in ri-salto l'importanza dell'inserimento diun capitolo specifico ne[ piano di sicu-rezza previsto dalla Legge n. 55 del 19marzo 1990 (antimafia), vista la caren-za tecnica e normativa dei parametridi valutazione dei prodotti per l'ediliziae visto che spesso i materiali edili pos-sono contenere rifiuti quali olii esausti,fanghi, ecc....

La sicurezza deve derivare da unaprogettazione integrata (piani di sicu-rezza e capitolati di appalto) che cori-senta la determinazione preventivadell'opera, dei mezzi e dei prodottiche garantiscano qualità e durata delmanufatto, oltre ad essere rispondentia criteri di salvaguardia dell'ambienteesterno e interno agli edifici.

Ciò è reso ancor più importanteperché, nel caso di materiali, si è inpresenza di una normativa carente ealla mancanza dell'obbligo di omolo-gazione: abitualmente si può contaresulle norme UNI e su quelle antincen-dio, varate dopo l'incendio del cinemaStatuto a Torino, per [e parti relative aiprodotti di decomposizione termica.

Il convegno di Bologna ha rappre-sentato, dopo quello di Cortona (1984),un secondo appuntamento essenzialeper i servizi territoriali nel campo del-l'impiego di prodotti chimici nel setto-re delle costruzioni che, pur in pro-gressiva espansione e sotto "innovazio-ne" continua in qualità e prestazioni,viene poco considerato dal punto divista della prevenzione, forse, come di-ce Calisti, 'per un'immagine stereoti-pata del lavoratore edile, armato sem-plicemente di mattoni... che non lo co-glie come manipolatore continuo (espesso disinformato) di tanti nuovi ma-teriali"

Negli Atti, affidati e richiedibili allaMonduzzi Editore (Bologna), trovanoampio spazio molti materiali di lavoroutili a chi opera nei servizi territoriali diprevenzione: sono gli interventi di Neri(Dipartimento di Chimica e Scienza deiMateriali della Facoltà di Ingegneria diBologna), di Timellini (Centro Ceramicodi Bologna), di Calisti (USL di Orbassa-no), Magnoni (di Torino), di Raffi e Mat-tioli (di Bologna) che offrono una am-pia, chiara e documentata panoramicasui materiali (uso, tossicologia, profili dirischio con particolare attenzione aquello carcinogenetico) dei sempre piùnumerosi additivi chimici per cementoe calcestruzzo: fluidificanti, aeranti, ri-tardanti, acceleranti, disarmanti, anti-gelo e su altri materiali usati nell'edili-zia, nelle fasi di montaggio, di rifinitura(tipica la disamina sui prodotti adesiviper piastrelle) e di manutenzione, ap-pannaggio di figure professionali arti-gianali quali posatori, piastrellisti, coi-bentatori, verniciatori, installatori,ecc....

Non mancano, infine, accenni an-che ai più tradizionali, ma non risolti,rischi di esposizione a silice, amianto efibre minerali.

Uno stimolo ad occuparci di questiaspetti per il progetto "Obiettivo sicu-rezza in edilizia".

Ennio RigamontiPolitecnico - Milano

RISCHI EINFORMAZIONI

Comunicare ai diretti interessati,operai ma anche artigiani e imprendi-tori, le essenziali nozioni di prevenzio-ne dei rischi e sicurezza legate al lavo-ro che fanno, dovrebbe essere uno deicompiti di USL e Regioni e allora,quando va bene, si hanno dattiloscrittifitti fitti e circolari incomprensibili o al-tri noiosi materiali, il tutto in versionefotocopia sbiadita, tanto chi se ne fre-ga se non si leggono; basta dire che siè fatto qualcosa. Non si riesce a trova-re altra giustificazione a tali prodotti emi rifiuto di credere che simili mate-riali siano il risultato di qualsivogliapensiero e tantomeno progetto.

Si è spesso detto che non si potevafare di meglio per problemi economicie la cosa mi trova d'accordo se pereconomici, cioè di scarso valore, si in-tendono i nostri cervelli e quelli deinostri amministratori e funzionari.Ogni tanto, però e per fortuna, saltafuori qualcosa di diverso, grazie sicura-mente più a un lavoro di testa che diportafoglio: è il caso stavolta degli agilie divertenti, molto divertenti , folderdella Regione Emilia Romagna dedicatiad alcuni rischi lavorativi, quali sicu-rezza delle macchine utensili, rumore,saldatura, movimentazione materiali,presse, cesoie e altri si spera ne segui-ranno.

Sono firmati, questi folder, dalle USLdi Reggio E., Correggio, Guastalla eModena, il che lascia supporre che visiano regioni dove esistono coordina-menti, magari finalizzati a brevi pro-getti, che hanno a cuore la funzionali-tà dei propri servizi, i quali possono di-sporre così di strumenti utili al loro la-voro. E il caso di questi pieghevoli agili,e fruibili sia da anime semplici che daspecialisti sofisticati, perché contengo-no notizie essenziali, ben scritte, non sidilungano in prolisse trattazioni e sonoinfine simpaticissimamente illustrati daun disegnatore e vignettista di buonnome, quale è Ro Marcenaro, cattura-to, ne sono sicuro, più dall'interessedella proposta che dagli zeri di un as-segno.

Chi fosse interessato a questi pie-ghevoli può richiederli alle USL che lihanno firmati. Si spera di trovarli an-che a Pisa in distribuzione al Conve-gno SNOP.

Maremmani

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L'INFORMAZIONEDEL CENTROINFORMAZIONE

Nel numero 16 del bollettino, MarcoBiocca, nel suo "reportage" dal XII Con-gresso Mondiale sulla Sicurezza, Igienee Medicina del Lavoro, svoltosi ad Am-burgo il 6111 maggio 1990, lamenta te-stualmente: "È importante notare co-me in una rassegna di tale importanzal'Italia fosse del tutto assente" Bioccasi riferiva alla rassegna di film e videosulla sicurezza e prevenzione nei luo-ghi di lavoro.

Circa un anno prima di Amburgo, siera svolta a Marina di Carrara la 10aFiera Internazionale Marmi e Macchi-ne, nell'ambito della quale il locale Ser-vizio di PISLL aveva presentato il pro-prio filmato di 25' in videotape "Preve-nire insieme", dedicato alla sicurezza incava che aveva riscosso tra l'altro undiscreto successo di pubblico e di criti-ca. Tra i visitatori dello stand, infatti, cifu anche un operatore della MediatecaLigure che, come si sa, fa capo alC.I.D. - Centro Informazione e Docu-mentazione, al quale sollecitamentefacemmo pervenire una copia del fil-mato. A fronte di questi fatti, pongo iseguenti quesiti:

1) perché al nostro Servizio non si èprovveduto a inviare comunicazionedel Congresso di Amburgo?

2) perché, quanto meno, nessuno siè premurato di farci conoscere a po-steriori i contenuti della sezione audio-visivi del Congresso?

In attesa che qualcuno mi risponda,mi rimane il dubbio che per costruirela famosa rete dei Centri di Documen-tazione rimanga da fare più di quantocomunemente si creda. Mi risulta inparticolare che il Centro ligure versi ingravi difficoltà per la scarsissima atten-zione di cui è fatto oggetto da partedell'Amministrazione regionale. Di talidifficoltà però mi pare che poco tra-spaia sui nostri mezzi di informazionee ciò mi sembra negativo, visto che lapresa di coscienza dei problemi rap-presenta il primo passo verso la lorosoluzione.

Fabrizio Franco

IEMEMEREMI

PARTITA DOPPIAInventata dai prelato senese Sallu-

stio Bandini per rendere più rapida everificabile la contabilità dell'allora gio-vane banca (una a caso!), la partitadoppia consiste nel riportare separata-mente ma sinotticamente i movimentidel dare e dell'avere relativi ad ognivoce contabile. Alcune parole di ellebie la pratica di un gruppo di lavoro miinducono a pensare che molti colleghiche "snoppano" la venalità bancariaignorino o evitino l'uso di questo stru-mento informativo. Tanto è vero chefinché si tratta di chiedere materialedocumentario, schemi di protocolli, re-lazioni di interventi, ecc., Io sventuratooperatore che ha sparso la notizia diaver fatto qualcosa viene sommersoda tali richieste (che i richiedenti devo-no computare nella colonna dell'ave-re) mentre quando si devono fornireinformazioni su attività svolta, compi-lare questionari, formulare proposte inmerito ad argomenti di ampio interes-se (tutte voci da inserire nella colonnadel dare) ognuno si accorge di avereda fare molte cose ben più importanti,di non aver realizzato nulla di partico-lare, insomma chi ha lanciato l'appellosi ritrova in un deserto che né Buzzatiné Antonioni farebbero peggio.

E inutile dire di no: lo facciamo unpo' tutti. Controlliamo nel nostroestratto conto (come si fa ogni trime-stre con quei moduli celesti del Monte)la partita doppia dei flussi informativi-propositivi e se c'è bisogno di pareg-giare il bilancio firmiamo un assegnoda quello che -- ricordiamocelo - sichiama con dizione esatta "conto cor-rente di corrispondenza".

borg

EDILI A PALERMOSi è svolto a Palermo il 30 agosto

1990, nel quadro della cerimonia dicommemorazione della tragedia delloStadio della Favorita (5 operai mortisul cantiere dei mondiali) un conve-gno, promosso dalle tre organizzazionisindacali degli edili (Fillea, Filca, Feneal)sulla sicurezza nei cantieri edili in Sici-lia.

L'atmosfera che si respirava alla Fa-vorita era pesantemente influenzatadalle vicende politiche siciliane di queigiorni.

Basti citare il fatto che il neo-sindaco, dopo aver disertato la ceri-monia sindacale allo stadio, si è pre-sentato a convegno iniziato con un di-scorso di circostanza, brutto anche co-me tale.

Ma si sono avvertiti anche i primisegnali positivi, sia da parte sindacale(l'intenzione di porre la sicurezza al pri-mo punto delle vertenze contrattuali)sia da parte dei non pochi operatori(tutti medici) che, assunti con uno stra-no meccanismo attraverso la "medici-na dei servizi" (e che perciò debbonooccuparsi anche di molte altre cose),avvertono comunque l'esigenza diqualificare il proprio operato sul pianoprofessionale, metodologico e organiz-zativo.

Con tutte le cautele del caso, forsenel "triangolo bianco " che proiettam-mo a Roma nei 1988 cominciano adapparire alcuni "spots".

Graziano Frigeri

DOSSIERCLORURO VINILEMONOMERO

Il sindacato dei chimici CGIL sta ef-fettuando un'indagine volta ad accer-tare la presenza di cloruro di vinilemonomero nel PVC utilizzato in Italia,che pare essere assai rilevante nel ca-so di prodotto importato da paesi ex-traeuropei e destinato alla trasforma-zione finale nell'industria della plastica.Tale presenza può costituire un rischioper la salute dei lavoratori esposti. Vichiediamo di comunicarci eventualinotizie in tal senso, eventualmentesupportate da dati di laboratorio. Pote-te contattare Marco Broccati o MarcoBertolotti presso la FILLEA-CGIL Nazio-nale, via Bolzano 16, 00198 Roma,tel. 06/8841141, fax 06/8414865.

L'obiettivo è l'istruzione di un dos-sier finalizzato a richiedere alla Com-missione Europea l'istituzione di limitialla presenza di cloruro di vinile mono-mero nel PVC immesso al commercionella Comunità.

e

CONVEGNI, CONGRESSI & C.

SNOPSezione Emilia RomagnaREGIONE EMILIA ROMAGNAConvegno RegionaleDIPARTIMENTO DI PREVENZIONEESPERIENZE E PROPOSTE INAGRICOLTURABologna 22 gennaio 1991Aula Magna della RegioneViale Aldo Moro, 30rif. Stefano GaiardiU5L n. 37tel. 0546/673447fax 0546/664789

EPASA-CNACentro Documentazione eRicerca sull'ambiente di lavoro

, SNOPPATOLOGIA E PREVENZIONE,TUTELA DELL'AMBIENTENELL'ARTIGIANATOE NELLE PICCOLE IMPRESEPesaro, 13-14-15 Marzo 1991Quartiere FieristicoLocalità Campanaravia delle Esposizioni, 33

Società Italiana di IgieneMedicina Preventivae Sanità Pubblica340 CONGRESSO NAZIONALEAMBIENTE E SALUTEEsperienza e ruolo dell'igienistaRoma, aprile 1991seg. Istituto di Igiene, UniversitàCattolica del Sacro Cuorel.go F. Vito, 7 - 00168 RomaTel. 06/33054396Fax. 06/3372789

Istituto di Medicina del lavorodi PadovaCongresso NazionalePROBLEMI AMBIENTALI NELSETTORE DELL'ALLUMINIOVenezia 6-7 maggio 1991Segreteria049/827.6659/6637/6621

Osservatorio InterregionalePiemonte--Valle d'Aosta sugliInfortuniin collaborazione conServizio sicurezza lavoro eprotezione sanitariaeProcura della Repubblica pressola Pretura Circondariale di AostaSeminario di studi sul temaLA TUTELA DELL'EQUILIBRIOPSICO FISICO SUL LAVORO:ESPERIENZE A CONFRONTO7-8 maggio 1991Centro Congressi "Monte Bianco"Courmayeur (Valle d'Aosta)Osservatorio interregionalePiemonte-Valle d'Aosta sugliinfortuni(dr. E. Pastore c/o l'Ufficio dellaProcura Circondariale)Via Parigi, 39 77100 Aosta

Società Italiana di Igiene eMedicina del lavoro54° CONGRESSOIndustria FarmaceuticaAquila 9-12 ottobre 1991ref. Corso Umberto, 1967700 Aquilatel. 0862/28328

USL 31Val di ChianaUSL 30Area SeneseUSL 10/HChianti Fiorentino

REGIONE TOSCANAConvegno NazionaleLATERIZI, COTTO ETERRACOTTE: RISCHI DALAVORO E IMPATTOAMBIENTALEChianciano, 7-8-9 nov. 1991Impruneta 28-29-30 nov. 1991seg. F. Mariotti, M. MaioranoSPISLL USL 31tel. 0578/75 72 7 6fax 0578/776978

MESOTELIOMI E ASBESTOA BRESCIA (2)

PremessaNella prima parte di questa comuni-

cazione (SNOP n. 13, dicembre 1989)si è riferito di 31 Mesoteliomi pleuricidiagnosticati in due reparti di pneumo-logia dal 1978 al 1989 tra residenti inProvincia di Brescia.

Da questa casuale osservazione sisviluppava un'indagine a cura di dueUOTSLL per la ricostruzione della sto-ria lavorativa dei casi con lo scopo diidentificare possibili fonti di rischio, ge-neralmente ritenute poco rilevanti,nella realtà produttiva bresciana. Nonrientrava negli obiettivi dello studio ladimostrazione di un eventuale eccessodi casi rispetto agli attesi e non si èproceduto quindi alla sistematica revi-sione delle fonti informative, compitoche dovrebbe essere assolto da speci-fica struttura sanitaria.

In questo secondo contributo sem-bra utile integrare i risultati del lavorosvolto ed in parte ampliato ed appro-fondito ma soprattutto riferire sulle ri-cadute operative dello stesso e sulleproblematiche aperte per i servizi terri-toriali di prevenzione. L'esperienzacondotta credo possa, infine, inserirsipositivamente nel dibattito in corso suquesta ed altre riviste circa il ruolo deiservizi territoriali di prevenzione nellasorveglianza epidemiologica delle ma-lattie professionali e dei tumori in par-ticolare.

Con qualche spunto autocritico epropositivo.

RisultatiII riscontro iniziale di alcuni casi di

probabile origine extraprofessionale ciha indotto ad estendere l'indagine nel-

Tab. 1

Esposizione a rischio N.casi

%

Non documentata 5 13,1

Extraprofessionale:- certa- probabile

53

13,1

7,9

Professionale:- certa- probabile- possibile

1438

36,8

7,9

21,0

Totale 38

l'area geograficamente interessata,analizzando i Registri nosologici del lo-cale Ospedale ed i Registri di decessodi due comuni limitrofi per lo stessoperiodo ('78-'89).

In aggiunta ad altri soggetti diagno-sticati nel frattempo nel reparto pneu-mologico dell'Ospedale Civile di Bre-scia, si compone un nuovo insieme di38 casi così suddivisi in categorie diesposizione ad asbesti ricostruite conla stessa metodologia. (vedi tab. 1)

La ripartizione dei casi professional-mente esposti ha seguito il criterioproposto da diversi autori con impo-stazione più restrittiva.

E da sottolineare che il reclutamen-to dei Mesoteliomi in residenti a Bre-scia non è frutto di una sistematicaanalisi delle fonti informative disponi-bili ma solo di una parte di queste conconseguente sottostima della morbilitàreale. Il gruppo è composto da 28 ma-schi (74%) e 10 femmine (26%) conetà Na-adiagnosi rispettivamente di59,4 ± 10,6 e 61,8 ± 9,2 anni, 37 lo-calizzazioni pleuriche e 1 peritonealein portatore di asbestosi.

Tre soggetti viventi a tutto il 1989.La latenza osservata su 28 dei 38 ca-

si è risultata pari a 36,2 ± 13,3 anni.La diagnosi è stata posta per tutti su

base istologica; sui 21 casi più recentiè stata inoltre eseguita toracoscopia eTAC del torace.

La revisione istologica, effettuata per31 casi, ha confermato 20 mesoteliomie diagnosticato 6 carcinomi e 5 formereattivo iperplastiche. Anche in questiultimi la sopravvivenza media alla dia-gnosi è stata inferiore a sei mesi.

Con riferimento all'esposizione a ri-schio e ritenuta prevedibile una parzia-le discordanza delle diagnosi istologi-che, si è valutata più corretta l'assun-zione delle diagnosi cliniche conclusi-ve considerando tutti i casi originaria-mente definiti come Mesoteliomi.

Nel complesso, una valutazione sin-tetica delle informazioni ottenute con-sente di formulare [e seguenti osserva-zioni.1) La proporzione di casi con esposi-

zione non documentata è risultatacontenuta (13%) ove si considerinoi limiti intrinseci alla raccolta indiret-ta e postuma delle notizie anamne-stiche in 35 su 38 casi.

2) Un evidente cluster di casi conesposizione indiretta è riferibile geo-graficamente al basso lago d'Iseo incui sono insediate aziende produt-trici di guarnizioni e corde in asbe-sto; la maggiore di esse producemanufatti da oltre 40 anni. Per quat-tro casi si è individuata un'esposi-

zione professionale indiretta percontiguità di lavorazioni diverse eper due un'esposizione domesticain mogli di autotrasportatori di ma-nufatti per la cantieristica navale.I casi riportati, esclusivamente resi-denti in Provincia di Brescia, rappre-sentano verosimilmente [a minorparte dei casi realmente conseguen-ti a una massiccia e diffusa esposi-zione al minerale, tra cui la crocido-lite, fino agli anni '70.

3) L'esposizione professionale è risulta-ta di varia natura, come corrente-mente riportato in letteratura, e nonsi concentrano casi nelle "storiche"aziende Bresciane dove l'asbesto èutilizzato come materia prima (ce-mento-amianto e materiale d'attri-to); ciò probabilmente in rapporto alrelativamente recente insediamentodelle aziende. 114 casi con esposi-zione professionale certa sono di-stribuiti come segue:

Tab. 2

Lavorazione e mansione N.casi

Corde e guarnizioni in amianto;add. trecciatrice 2•

Produzione cemento-amianto,manut. elettrica 1Acciaieria elettrica e tubificio,manut. elet. e meccanica 4*Resine termoindurenti,miscelatore 1Edilizia abitativa, coibentazione

Edilizia abitativa, isolamentoterrazze 1

Produzione isolanti elet.,pulizia laboratorio 1

Produzione energia elet.,responsabile manutenzione 1Aeronautica militare, ripar.app. elettriche 1Metalmecc. e navalmecc.,saldatore, idraulicoin proprio 1

" Uso contemporaneo e prevalente di lanadi roccia

+ Azienda ubicata nel comune di 5amicoBG)2 casi con antecedenti in navalmeccanicae marina (fuochistal

4) Esiste tuttavia un importante indizioper l'industria siderurgica nella man-sione di manutentore elettrico emeccanico, nella conduzione di for-

ni di riscaldo per laminazione metal-li e nella fusione della ghisa.

5) Pure in assenza di monitoraggioambientale delle concentrazioni difibre, anche questa casistica confer-ma l'esistenza di un significativo ri-schio anche per esposizione indiret-ta, discontinua e verosimilmentecontenuta al minerale.

CommentiRimando alle considerazioni già

espresse nella precedente nota circal'integrazione delle strutture sanitarie ela praticabilità della prevenzione pri-maria dei tumori professionali anchecon il contributo attivo dei medici cu-ranti, ospedalieri e di base.

L'esperienza qui riportata ha stimo-lato alcune critiche e riflessioni ed atti-vato interventi che richiedono qualchecommento.

- L'identificazione di possibili neo-plasie professionali da parte dei serviziterritoriali di prevenzione nella realtàdi Brescia riflette, probabilmente, la ge-neralità della situazione di altre Provin-ce del Nord Italia. Situazione che nonsembra modificabile senza l'interventoattivo dei servizi quando questa cono-scenza sia pertinente alla loro attivitàovvero produca ricadute utili per laprevenzione.

In caso affermativo ne consegue lanecessità, almeno in questa fase, ditrasferire temporaneamente risorsedalla vigilanza sull'attività del medicodi fabbrica e tecnopatie da questi ge-neralmente refertate (ipoacusie) allasorveglianza dei medici curanti e delletecnopatie da essi diagnosticate e ge-neralmente "archiviate".

Ciò può anche tradursi, come nelnostro caso, nella pur criticabile letturadi oltre 14.000 diagnosi cliniche pro-dotte in un decennio di attività da unimportante reparto pneumo€ogico do-ve, con sorpresa, le tecnopatie polmo-nari maschili, non tumorali, costitui-scono circa il 30% delle diagnosi. Nes-suna traccia, inoltre, della possibilitàche alcuni casi tra le centinaia di can-cri polmonari possa avere origine pro-fessionale, come insegnano i trattati diPatologia Medica.

Questo [avaro, certamente tantopiù impegnativo quando integrato dapiù fonti informative (Comuni, INAIL)ha prodotto alcuni risultati che non negiustificano ovviamente generalizza-zioni e/o aprioristiche adesioni.

- Benché stenti ancora ad emergereuna collaborazione da parte dei colle-ghi, particolarmente ospedalieri, confi-diamo in atteggiamento diverso per ilfuturo; ciò grazie sia a un documento

informativo appositamente predispo-sto che sarà presto diffuso anche dal-l'Ordine dei Medici sia a specificheCircolari della Procura da noi sollecita-te.

- L'esperienza ha in parte e indiret-tamente coinvolto parti sociali cultu-ralmente lontane dalla problematicaaffrontata; nelle situazioni più arretratesi è creata coscienza su rischi ampia-mente sottovalutati. Un aspetto diquesta realtà è costituito dalla quasitotale assenza di casi certificati all'I-NAIL per possibile indennizzo ivi inclu-se le asbestosi, contrariamente all'ap-proccio corrente per le silicosi. A se-guito dell'indagine si sono redatti i pri-mi certificati INAIL per 12 soggetti clas-sificati come certamente e probabil-mente esposti.

- É in corso di svolgimento la primasistematica mappatura del rischio daparte di tutti i Servizi; i limiti tradizio-nalmente incontrati in questa fase so-no stati in gran parte superati attraver-so il contributo "coatto" di alcuni pro-duttori di manufatti in amianto e ditutti i maggiori distributori o grossistidegli stessi in Brescia. L'elenco degliutilizzatori da loro fornito per l'ultimo

quinquennio ha costituito la base perun iniziale censimento delle aziende olavorazioni a rischio; queste sono statesuccessivamente oggetto di una primarichiesta di informazioni specifiche emirate tramite questionario standardiz-zato e sopralluogo diretto per appro-fondimenti solo in alcune.

- Il rischio da amianto nel settore si-derurgico e metallurgico sta per esserecompiutamente affrontato da numero-si Servizi di Brescia con interventi dimisura e prevenzione che aumentanoil numero di aziende in cui il mineraleè completamente abbandonato.

Infine e brevemente, alcuni proble-mi tutt'ora aperti, la cui soluzione di-penderà ancora una volta dall'impe-gno diretto degli operatori dei Servizidi Medicina del Lavoro.

- La difficoltà di predisporre urgente-mente un piano programmato per ri-schio su scala provinciale per l'abban-dono in tempi ragionevoli dell'asbestodove tecnicamente fattibile e possibil-mente in modo omogeneo.

- La necessità di una prima identifi-cazione delle realtà in cui è ancora uti-lizzato il minerale per "impossibilità"tecnica alla sua sostituzione e l'adozio-ne di conseguenti, rigorose misure diprevenzione individuale ed ambientaleattraverso specifiche prescrizioni e di-sposizioni emanate dalla UOTSLL.

- La mancata istituzione del Registrodegli esposti nelle aziende a rischio,anche pregresso, previa valutazione diopportunità sull'entità dell'esposizione.

- L'improrogabile coinvolgimento di-retto dei Servizi di Igiene Ambientale,delle OO.SS., delle Amministrazioni diUSSL ed Assessorato Regionale allaSanità per una gestione unitaria di in-terventi coordinati ed adeguatamentepredisposti.

- L'attuale carenza di diffuse iniziati-ve di informazione sanitaria e sul ri-schio per esposti e non, lavoratori omeno; ciò anche in riferimento adesposizione derivante dalla diffusa so-stituzione del minerale in corso pressonumerose realtà produttive, anche ar-tigiane.

Scusandoci per la pazienza fin quirichiesta al lettore che ci ha seguito,siamo convinti che parte delle osserva-zioni espresse possano estendersi an-che ad altre malattie professionali [acui conoscenza e prevenzione può di-pendere anche da un modificato ap-proccio degli stessi Servizi Territoriali diMedicina del Lavoro.

P. Gino BarbieriUOTSSL-USSL 36 - Iseo (BS)

UNA PROPOSTA PERUSCIRE DALLAMONOTONIA

Una cosa è sempre più evidente: lemalattie professionali e da lavoro nonvengono diagnosticate, attribuite e de-nunciate e non può consolarci sapere(v. Rassegna di MdL n. 17 pag. 204) cheanche oltralpe le cose non vanno me-glio.

Non è ['Europa della disattenzioneche volevamo.

Se decidessimo (perché non farlo?)di dedicare più attenzione agli ambula-tori di dermatologia, o ai reparti dipneumologia o ematologia, insommase ci occupassimo meglio della ricercaattiva delle malattie professionali, cer-cando di convicerci e di convincerecolleghi specialisti che dermatiti in par-rucchiere, epatopatie croniche in "sol-ventisti", tumori polmonari e mesote-liomi in pulitori di caldaie, leucemie inoperai chimici, epatiti virali in infermie-re (ah, articolo di Bracci mai sufficien-temente lodato...!) possono essere cre-dibilmente - almeno insieme - stu-diate come sospette malattie profes-sionali, forse i nostri archivi sulle ipoa-cusie da rumore, pardon, sulle malattieprofessionali sarebbero meno mono-cordi.

Quanta desolazione ci prendequando qualcuno ci chiede quale sialo stato di salute, quali le patologie dalavoro (emergenti? incidenti?) nel no-stro territorio e quanta nel presentareun quadro da pubblicità di protesiacustiche!

Agli acuti lombardi, riprendendouna felice intuizione del transfuga Bal-dasseroni suil'importanza dell'occupar-ci meglio, delle età estreme della vitadel lavoratore, è venuto in mente dilanciare l'ipotesi di sperimentare e pro-grammare " gin ambulatorio specialisti-co per lavoratori pensionati" ove ren-dersi disponibili a seguire corti di ex-esposti, casi segnalati da patronati, damedici curanti. Certamente, occorreuna forte promozione e un filtro intelli-gente per non diventare un deamici-siano avamposto delle infinite storturedel Bel Paese sanitario e previdenziale.

Certamente, potremmo sfruttare,un'altra occasione per valorizzare ap-pieno quelle essenziali e male utilizzatefigure che sono le assistenti sanitariedei nostri servizi.

Ovvero, dopo gli apprendisti, l'at-tenzione si sposta sui loro nonni: deiloro genitori infatti ci si sta occupandoda molto tempo senza grandi soddisfa-zioni.

Laura BodiniPaolo Ricci

SORVEGLIANZASANITARIAIN AGRICOLTURA

Il Servizio di Medicina Preventiva eIgiene del Lavoro dell'USL 7 di Langhi-rano (PR), nell'ambito delle attività acarattere sanitario, ha da alcuni mesiattivato un piano di sorveglianza rivol-to ai lavoratori agricoli.

Tale attività è inserita a un piano mi-rato nel settore che si pone comeobiettivi sia la mappatura delle aziendeagricole (tipologia di coltivazioni pre-valenti, censimento degli allevamenti,grado di meccanizzazione ed organiz-zazione del lavoro, requisiti igienico-sanitari, condizioni di vita, etc.), sia lostudio dello stato di salute degli addet-ti con particolare riguardo alla preva-lenza di patologie specifiche legate allavoro svolto.

Dai dati già disponibili emerge chele aziende agricole sono in prevalenzaa dimensione familiare e per lo più col-locate nelle adiacenze della stessa abi-tazione, creando una situazione dicommistione tra ambiente di vita e dilavoro.

L'elevata meccanizzazione e il diffu-so utilizzo di fieno stoccato per forag-giare il bestiame nel periodo invernalefanno sì che l'attenzione sia posta inparticolar modo sugli effetti respiratoried uditivi.

Di scarso rilievo è, almeno in questoambito territoriale, l'utilizzo di fitofar-maci che viene stimato in quantitàmodeste e limitatamente all'uso diprodotti erbicidi di 111 e [V classe.

Le visite mediche, effettuate a tap-peto comune per comune, vengonointegrate da esami specifici volti a evi-denziare i danni da rumore e a carat-terizzare le patologie respiratorie(bronchite cronica, asma allergico edalveoliti allergiche estrinseche da inala-zione di polveri e muffe).

II protocollo prevede la raccolta del-l'anamnesi personale e lavorativa conparticolare riguardo:- alle mansioni svolte;- all'utilizzo di eventuali mezzi di pro-

tezione;- alla frequenza e modalità di contatti

con potenziali agenti sensibilizzanti;- alla quantificazione dei tempi di

esposizione a rumore;- alla raccolta standardizzata sia dei

disturbi uditivi che respiratori (Car-tella audiologica della Regione EmiliaRomagna e Questionario CECA ri-dotto per esposti a polveri).L'esame obiettivo generale effettua-

to con particolare accuratezza a cari-co dell'apparato respiratorio è integra-to da audiometria in cabine silente ariposo acustico e per via aerea, via os-sea e spirometria.

Gli accertamenti sanitari vengonocompletati dal dosaggio di precipitinenel siero contro antigeni dei mycropo-lispora faeni. In caso di positività il la-voratore viene avviato al controllo ra-diologico del torace in due proiezionieffettuato con tecnica 1LO-BIT per ['ap-profondimento diagnostico.

L'iniziativa, possibile anche grazie alcoinvolgimento delle associazioni dicategoria, ha permesso di avvicinare aiprogrammi di prevenzione una fasciadi lavoratori che difficilmente ha finoad ora trovato un'adeguata tutela,vuoi per ovvii vuoti legislativi (gli ac-certamenti sanitari ex art. 33 del DPR303/56 non costituiscono un obbligoper i lavoratori agricoli) vuoi perché laparcellizzazione delle aziende e l'effet-tuazione di mansioni diversificate macontemporanee richiede un approcciomultivariato e complesso già nella fasedi mappature.

Dai primi dati in nostro possesso èevidente ['elevata prevalenza di danniimputabili al rumore e di alveoliti aller-giche estrinseche che verosimilmentesono più frequenti in coloro che han-no una maggiore anzianità lavorativa(20 anni ed oltre).

Tuttavia la collocazione nei correttiambiti assicurativi appare a tutt'oggiun problema tutt'altro che risolto e laSentenza n. 179 dell'aprile 88, più cheuna garanzia per i lavoratori, diventaun motivo per creare condizioni dicontenzioso in sede medico-legale conl ' INAIL. Nell'ambito di tale diatriba unruolo fondamentale dovranno avere leassociazioni di categoria, mentre l'im-pegno del Servizio sarà di garantire ilsupporto tecnico necessario.

Marzia FornariServizio Medicina Preventiva

e Igiene del Lavoro USL 7Langhirano (PR) .

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SINDACATO E AMBIENTE

PROTOCOLLO DI INTESATRA COORDINAMENTOUSL DI BRESCIA,SINDACATO E ASSESSOREALLA SANITÀ DELLAREGIONE LOMBARDIA

Le parti convengono sulla necessitàdi promuovere un intervento di tuteladella salute dei lavoratori e dei cittadi-ni, imperniato su obiettivi e criteri chedovranno essere resi operativi at-traverso specifiche intese ed atti deli-berativi a livello di singole USSL - en-tro il prossimo mese di luglio.

Entro quella data, le parti contraentiil presente protocollo compiranno unaverifica dell'andamento e dell'esito deiconfronti.

Ciò premesso, si conviene quantosegue:

1) è indispensabile procedere ad unadeguamento delle piante organichedei servizi 1 delle singole USSL (Unitàoperative di tutela della salute nei luo-ghi di lavoro e igiene ambientale) edell'unità operativa ospedaliera di me-dicina del lavoro oggi drasticamente ri-dotti rispetto agli standard regionaliprevisti.

I servizi in questione devono essereorganizzati secondo criteri di integra-zione funzionale secondo quanto pre-visto dal CCNL vigente.

2) Anche in relazione alle disposizio-ni stabilite dal nuovo Codice di proce-dura penale, deve essere estesa in mo-do considerevole la qualifica di UPGagli operatori tecnici e laureati nelquadro di un proficuo rapporto con laMagistratura.

2 bis) L'assessore regionale promuo-verà un'iniziativa di chiarimento con laMagistratura sulle modalità di utilizzodegli operatori muniti della qualifica diUPG.

3) Ogni servizio deve predisporre -annualmente - piani di lavoro fondatisull'individuazione di priorità di inter-vento definite attraverso la predisposi-zione di mappe di rischio e attraversoil confronto con le organizzazioni sin-dacali dei lavoratori.

4) Deve essere definito un piano diacquisto per potenziare le strumenta-zioni con particolare riferimento all'istituzione di un sistema informaticò au-tomatizzato prevedendone una gestio-ne nazionale e, quando possibile, con-sortile.

Ciò anche al fine di rendere possibilimonitoraggi mirati di acqua, aria, suo-lo.

5) Dev'essere reso operativo l'obbli-go del parere preventivo dell'USSL sul-l'idoneità e non nocività ambientale ditutti i nuovi insediamenti produttivi.

A tale scopo va promossa un'ade-guata campagna di sensibilizzazionedei Sindaci con la fattiva collaborazio-ne di tutti i poteri e di tutte le forze so-ciali e politiche interessate.

6) Va attuata l'integrazione dell'atti-vità del servizio di prevenzione delleUSSL con quelle dell'Unità operativaospedaliera e del presidio multizonaledi igiene e prevenzione al fine di ren-dere sinergica e razionale l'utilizzazio-ne delle risorse disponibili.

Ciò dovrà essere effettuato attraver-so la piena attivazione delle funzioniattribuite al Comitato tecnico, al Co-mitato di consultazione del PMIP e alDipartimento di Prevenzione.

7) Devono essere inoltre previste ini-ziative di formazione obbligatoria delpersonale del servizio, nonché dei me-dici di base nell'ambito del piano an-nualmente predisposto.

8) Specifiche iniziative formative de-vono essere rivolte ai lavoratori e alleimprese in base alle priorità di inter-vento definite.

Saranno inoltre predisposti strumen-ti di informazione sanitaria rivolti ai cit-tadini.

9) Occorre stipulare apposite con-venzioni con l'Università per l'elabora-zione di progetti di bonifica e per l'os-servazione epidemiologica.

10) Sarà resa sistematica una proce-dura di consultazione e di confrontopreventivo fra USSL e Organizzazionisindacali dei lavoratori, sul funziona-mento del servizio n. 1 e del PMIP, chene valorizzi la funzione partecipativanell'indicazione degli obiettivi e deiprogrammi, nonché una verifica pun-tuale sull'esito dell'attività svolta dalservizio.

aSOFTWARESULL'AMBIENTE

L'Associazione Ambiente e La-voro, in collaborazione con SNOP,AITEC (Gruppo Ferruzzi), CEDIS (Mi-lano), EIDOS (Studi Associati), haprodotto del software molto inte-ressante e lo rende disponibile.

a) Inquinamento atmosferico- 11 software sulla Legislazione ita-

liana contiene l'intera legislazio-ne italiana sull'inquinamento at-mosferico (al 31/7/1990) compre-se le linee guida del DPR 203/88.II software sulle linee guida DPR203 consente l'automatica defini-zione della classe di appartenen-za e la conoscenza degli adempi-menti previsti darle linee guida.

b) DPR 175188 Direttiva Seveso- 11 software SEVINFO consente la

compilazione della scheda di in-formazione per cittadini e lavora-tori (interessa 3.000 aziende, 600USL, 1.800 Sindaci).

- 11 software POLAR 2 consentel'autoatica definizione della clas-se di rischio di 10.000 aziende in-dustriali (DPR 175/88, DPCM31/3/89, Legge "Seveso").

c) Tossicologia- 1I software SINTALEX contiene:

informazioni sui rischi ambienta-li, chimici e tossicologici di oltre15.000 sostanze (compresa la le-gislazione italiana di igiene e si-curezza sul lavoro).Per le modalità di acquisto e

prenotazione contattare:Associazione Ambiente e Lavoro iViale Marelli 497, Sesto 5. Giovanni(Mi). Tel. 02/26223120-2407851. Fax02/26223130.

1 - PremessaLa situazione attuale evidenzia gravi

difficoltà nella gestione delle confait-tualità tra ambiente e industria (ACNA,ENICHEM, ecc.) e consistenti carenzenormative atte a stabilire "regole certee predeterminate" sia per impedirenuove conflittualità che per favorire lanascita o la riconversione di realtà in-dustriali eco-compatibili.

E, tra l 'altro, insufficiente la possibili-tà di:- sostenere la riconversione ambienta-

le con incentivi-disincentivi specifici;utilizzare strumenti di sostegno alreddito dei lavoratori;

- effettuare i dovuti controlli, stante lacarenza degli organici e della stru-mentazione adeguata nelle strutturepubbliche a ciò deputate.

In questa situazione i conflitti socialiaumentano e più gravi sono le loro ri-cadute.

Esempio emblematico è la propostadi legge finanziaria che ipotizza undrastico e pesante ridimensionamentoper i finanziamenti per l 'ambiente,benché solo pochi giorni prima fossestato approvato il "Programma trienna-le 1989-91 per la tutela ambientale".

2 - Le posizioni presentiNon esiste un adeguato "reticolo le-

gislativo" in grado di consentire degliinterventi organici.

Risultano presentate alcune propo-ste di legge da parte di: Federchimica,PCI, PSI, Verdi, DP e una bozza di do-cumento siglato da CGIL CISL UIL, Le-ga Ambiente e Amici della Terra.

Le PdL sono già all'esame del Parla-mento ed in particolare della Commis-sione Industria della Camera.

Il loro esame, nonostante alcuni po-sitivi contenuti, ci ha convinti della ne-cessità di proporre una nuova, più or-ganica e completa proposta di legge,in grado di rispondere e indicare solu-zioni ai problemi esistenti.

3 - Linee della propostaa) l'intervento non deve seguire la logi-ca dell'emergenza e va quindi costrui-ta una base conoscitiva della situazio-ne ecologica attraverso:- bilanci ecologici aziendali (già propo-

sti ad esempio dal gruppo Ferruzzi);- bilanci ecologici territoriali, indivi-

duando le aree in cui si è superato ilcarico sostenibile;implementazione dei dati ambientalidovuti dalle aziende, in base a leggigià esistenti (legge 475 sui rifiuti, DPR203 sull'aria, legge Merli sulle acque,

Convegno Nazionale 15 e16 ottobre 1990

"INDUSTRIA E AMBIENTEUNA LEGGE DI

COMPATIBILITÀ ECERTEZZE"

Sintesi delle proposte illustrate

DPR 175 sulle aziende a rischio,ecc.);

b) va costituita:- un'agenzia per la tutela dell'ambien-

te e la prevenzione primaria colletti-va (in modo simile alla EPA america-na), che programmi e coordini le ini-ziative a livello nazionale, e utilizzicome terminale intelligente periferi-co la rete dei futuri dipartimenti diprevenzione delle USL, opportuna-mente completati negli organici. Lasuddetta agenzia deve risponderecongiuntamente ai Ministeri dell'Am-biente e della Sanità, evitando dop-pioni, recuperando le professionalitàoggi disperse in troppi istituti (ISS,ISPESL, DISP-ENEA, ecc.).

c) va programmato un piano per la ri-conversione ecologica delle attività

produttive, che può riguardare:un'azienda specifica;una concentrazione settoriale (es.concerie, allevamenti intensivi);una serie di fonti diffuse (es. agricol-tura, traffico).Il piano viene promosso da Ministe-

ri, Regioni ed Enti locali, secondo le dif-ferenti competenze.

Il piano deve contenere priorità, fi-nanziamenti, modalità.

La riconversione può essere di:- prodotto,

processo,- settoriale,- territoriale;f) vanno definiti flussi finanziari mirati,attraverso:

bonus-malus: una serie di incentivi-disincentivi che penalizzino chi in-quina ed agevolino chi abbatte l'im-patto inquinante, senza rappresenta-re imposte vessatorie;"imposte di scopo" oggi non previstedall'attuale legislazione;finalizzazione ambientale degli at-tuali contributi pubblici (ad esempionei 2.000 miliardi della legge 46 sul'innovazione tecnologica, ben 1.800non hanno alcun aggancio all'impat-to ambientale).g) va ampliato l'istituto dell'autocer-

tificazione per alcune misure di sicu-rezza firmate da un professionista e dallegale rappresentante aziendale, consanzione penale detentiva in caso difalsa autocertificazione.h) va garantita una trasparente infor-mazione pubblica con:

la rapida approvazione del DdL sullaVIA (Valutazione di Impatto Am-bientale);

- la figura del garante dell'informazio-ne;

- modelli di facile comprensione, tipola scheda di informazione sulla175188 proposta dalla nostra Asso-ciazione il 10 luglio che ha trovatoampi e generalizzati consensi;g) devono essere approvate:

nuove reali forme di sostegno alreddito dei lavoratori coinvolti neiprocessi di ristrutturazione o delo-calizzazione, tra i quali la cosiddet-ta cassa integrazione verde.

La C1GS verde deve essere solouno degli strumenti previsti all'in-terno di una convenzione tra Pub-blica Amministrazione, Imprese eSindacati. La convenzione definiràgli altri strumenti, tra cui mobilità,riqualificazione professionale, in-centivi alle imprese che assume-ranno i lavoratori (incentivi supe-riori per l'assunzione di personalefemminile, ecc.).

Rino PavanelloSegretario di Ambiente e Lavoro

PER UNA LEGGE:DONNASALUTE E LAVOROBari 11 settembre 1990

Si è svolto a Bari 1'11 settembre ilConvegno Nazionale "Per una Legge:Donna Salute e Lavoro" organizzatodalla CGIL Puglia, dall'AssociazioneAmbiente e Lavoro Nazionale e dellaRegione Puglia e da SNOP.

Nel Convegno sono state presentatela proposta di legge a tutela della salu-te delle lavoratrici già sottoscritta daoltre 80 donne parlamentari del PCI -PSI - DC -PSDI PR - Verde Sole cheride - Verdi Arcobaleno - e il numerospeciale di Dossier Ambiente, stampa-to in 100.000 copie, "Vademecum:donna salute e lavoro".

Tra gli altri hanno partecipato ai la-vori la Senatrice Elena Marinucci, sot-tosegretario al Ministero della Sanità,che illustrando la proposta di legge haricordato come questa tenda all'infor-mazione e alla presa di coscienza delledonne stesse, poiché la fisiologia fem-minile e le attività di lavoro nelle qualile donne sono maggiormente presentiimpongono una particolare attenzionealla loro salute, e come l'altro puntoqualificante della proposta di legge sial'ampliamento e la riqualificazione deiservizi di tutela della salute e dei con-sultori.

Mercedes Bresso, Presidente dell'As-sociazione Ambiente e Lavoro, ha sot-tolineato la prevista istituzione di servi-zi appositi per fornire attendibili infor-mazioni alle donne anche attraverso

corsi sui rischi lavorativi.Marina Musti, Presidente di Ambien-

te e Lavoro Puglia, ha tra l'altro ricor-dato il programma di lavoro della se-zione pugliese che si articolerà attra-verso lo stimolo al potenziamento nel-la regione dei servizi territoriali di pre-venzione nei luoghi di lavoro e la crea-zione di un rapporto costante con l'U-niversità per tutte le attività di ricercae formazione, ad esempio per le lavo-ratrici agricole con il Centro di Medici-na Preventiva per i lavoratori dell'agri-coltura dell'Istituto di Medicina del La-voro dell'Università di Bari.

Tutto ciò per produrre, per quantoriguarda specificatamente il tema don-na salute e lavoro, precise indagini sulrapporto, poco noto, tra lavoro femmi-nile e nocività in Puglia, prevalente-mente nei settori produttivi, agricoltu-ra, e confezioni, individuati come set-tori che utilizzano manodopera fem-minile in maniera elevata.

Susanna Cantoni del direttivo nazio-nale SNOP ha ribadito l'importanzache nel progetto di legge sia previsto ilpotenziamento dei servizi di preven-zione nei luoghi di lavoro.

Anna Carli, della segreteria naziona-le CGIL, ha ricordato come per il sin-dacato e per la CGIL in particolare, i ri-tardi culturali e politici che hanno pe-nalizzato le donne devono essere su-perati in tempi strettissimi per consen-tire che le donne non siano più sog-getti esclusi dal mondo del lavoro, ga-rantendo contemporaneamente che irischi per la salute non diventino doppiin quanto legati al doppio ruolo.E stato loro ricordato come il temadonne salute e lavoro non possa igno-

rare l'importanza delle professionalitàspesso svolte da donne, proprio nelsettore della sanità e della prevenzio-ne.

Vittoria Ferraresi, responsabile delCoordinamento Donne CGIL Puglia, haricordato che bisogna porre al centrodella contrattazione sindacale il dirittoalla salute, molto spesso sacrificato daldiritto al lavoro, e che per la culturadella prevenzione sono necessari ido-nei strumenti formativi/informativi a li-vello di scuola, azienda, quartiere, ter-ritorio, sedi universitarie e di ricerca,servizi socio-sanitari, su quelle che so-no le patologie legate al mondo dellavoro ed all'ambiente. In quest'otticail Coordinamento Regionale CGIL Don-ne pugliesi sta realizzando un progettoformativo per delegate alla sicurezzasociale, insieme all'INCA regionale, performare quadri femminili di sicurezzasociale nelle aziende a rischio.

Uno strumento di approfondimentodelle problematiche relative ai rappor-to donna lavoro sul tema della nocivi-tà è costituito dal Dossier Ambiente"Vademecum: donna salute e lavoro"in cui sono presi in esame i settori la-vorativi a prevalente occupazionefemminile e individuati i principali fat-tori di rischio cui possono essereesposte le lavoratrici e i più importantieffetti biologici conseguenti. E unapubblicazione la cui validità va sottoli-neata, sia per la completezza delle in-formazioni che contiene, che per lapossibilità di riflessione che offre aquanti si occupano di tali complesseproblematiche nei luoghi di lavoro.

Marina Musti

D

Paolo VineisMODELLI DI RISCHIO -EPIDEMIOLOGIA E CAUSALITAEinaudi Microstorie n. 19Torino 1990 Lire 24.000

A coronamento di un lungo lavoropreparatorio, consistito in numerosi ar-ticoli per riviste sia di medicina che dicultura filosofica (Testi e Contesti, Alfa-beta, Scienza-Esperienza, Epidemiolo-gia e prevenzione) su singoli aspetti delproblema del rapporto tra conoscenzascientifica e metodo epidemiologico, èuscito nella prestigiosa collana Le Mi-crostorie di Einaudi questo volume diPaolo Vineis. Viene così sistematizzatoe reso facilmente accessibile un lavorodi scandaglio che l'autore conduce or-mai da diversi anni. 11 libro parla del"metodo" in Epidemiologia, disciplinaquest'ultima di grande attualità. Dopouna breve ma illuminante sintesi stori-ca dell'evoluzione del concetto di"causa" in medicina, Vineis passa adoccuparsi dei rapporti fra Statistica eMedicina così come si sono intrecciatia partire almeno dall'affermarsi del po-sitivismo in ambito scientifico. Anchese forse un tale argomento- avrebbemeritato una trattazione più ampia,tuttavia illuminanti appaiono le messea fuoco sui limiti che esistono inun'applicazione deformante della Sta-tistica agli studi sull'uomo sia nel cam-po epidemiologico che clinico.

Il capitolo che si fa decisamente piùapprezzare è quello in cui l'autore rife-risce nel merito di esperienze realizza-te sul campo di studi epidemiologiciche lo hanno visto come protagonistao come attento testimone. Di grandelucidità e acutezza sono .le pagine chedescrivono nell'episodio di inquina-mento da Diossina verificatosi a LoveCanal in USA nel 1978 ['insorgere perla prima volta di un conflitto esplicitotra punto di vista delle popolazionicolpite dall'inquinamento, caratterizza-to da un massimo di "sensibilità" neiconfronti del possibile "danno" e daun minimo verso i costi, e quello degliscienziati chiamati ad esprimere giudi-zi sui reali rischi per la salute. In una si-tuazione in cui la certezza determini-stica di una causalità necessaria e suf-ficiente non esiste ormai più, il contra-sto nei linguaggi delle due comunità,quella dei cittadini e quella degli scien-ziati, è quanto mai stridente. Il rischiolatente in tale situazione è semprequello di una incomunicabilità cheporta di solito a soluzioni autoritarie (...il parere degli "scienziati" è insindaca-bile...) comunque a deleghe al di fuoridei diretti interessati. Nell'esempio suc-

cessivo, dedicato ad una ricerca empi-rica sulle conseguenze per la salute dicontadini e mondine dell'uso di pesti-cidi a base di clorofenossiacidi, Vineismostra il contrasto attualmente esi-stente tra gli epidemiologi alle presecon una disciplina ancora alla ricercadi stabili fondamenta epistemologiche,lacerata da una parte da tentazionipopperiané e, dall'altra, da un certo fi-lone induttivista che non di rado sfocianella parodia della scienza. Vineis, conmolta onestà, confessa di vivere uncontrasto interno tra il rigore che il suo"lo metodologo" (come lui lo chiama)vorrebbe imporre ad ogni indaginesvolta e le esigenze di conoscenza peril cambiamento che il suo "lo pragma-tico" gli impone. L'ultimo capitolo dellibro Vineis lo dedica alla formulazionedi una sua articolata proposta di per-corso culturale volta a risolvere alme-no alcuni dei "vizi di metodo" analizza-ti nelle pagine precedenti, a partire dauna rivisitazione del pensiero del se-condo Wittgenstein e facendo prezio-so tesoro della grande lezione di Lud-wig Fleck, il microbiologo vienneseispiratore dell'opera di Thomas Kuhn.

Per chi crede, e noi siamo tra quelli,in una funzione insostituibile dell'epi-demiologia nella conoscenza e quindinel possibile miglioramento delle con-dizioni di rischio e di salute delle popo-lazioni umane, questo libro sarà riccodi spunti per riflettere sul cammino fat-to e su ciò che ci attende, lungo iastrada di una sempre maggiore rispon-denza degli strumenti a nostra disposi-zione per il raggiungimento di quelloscopo che è il benessere umano. Lostraordinario bagaglio culturale dell'au-tore, ben sottolineato dall'autorevolez-za dell'anonimo prefatore all'opera, te-stimonia inoltre del livello raggiuntodalla collettività scientifica degli epide-miologi e giustifica la stima che in tut-to il mondo gode la giovane "scuola"epidemiologica italiana della qualePaolo Vineis è tra gli interpreti più bril-lanti e stimati.

Alberto Baldasseroni

A. Grieco - N. Di CredicoLA PROTEZIONE INDIVIDUALEUn contributo alla prevenzioneFranco Angeli editore - 1990Pagg. 160 - Lire 25.000

L'utilizzo dei sistemi di protezioneindividuale può rappresentare, comenoto, un utile strumento di prevenzio-ne primaria per numerosi fattori di ri-

schio sia di natura antinfortunisticache di natura chimica, fisica, ecc..

Sorprende il fatto che in questi annisia stata molto scarsa l'attenzione chegli addetti alla prevenzione hanno po-sto a questo problema, problema che,d'altra parte, è stato dai più vissuto co-me terreno di scontro ideologico travarie filosofie di approccio alla salutenei luoghi di lavoro che come discipli-na da sistematizzare e approfondire.

E pertanto benvenuto questo lavoroin cui, preso spunto dalle relazioni pre-sentate nel corso di un convegno te-nutosi a Stresa nel 1988, e successiva-mente rielaborate ed arricchite, vengo-no affrontate alcune tematiche di sicu-ra importanza ed attualità. Quadronormativo, responsabilità del produt-tore, rapporto tra mezzi di protezionee cicli lavorativi, fattori ergonomici, va-[idazioni da parte dei lavoratori ed ap-proccio dei servizi territoriali al proble-ma sono i maggiori temi trattati,

Pur permanendo molte lacune suquesto problema, che ben sono stateevidenziate nell'introduzione di Anto-nio Grieco, questo libro può rappre-sentare un utile stimolo di approfondi-mento e di riflessione sui tema.

pa.pi.

DEI LAVORI E DELLE PENEIl Sindacato e l'indagine dellaCommissione parlamentare sullecondizioni di lavoro nelle aziendeA cura di Gloria MalaspinaEd. Ediesse lire 18.000 (1990)

Con la solita lettera affettuosa pergli "Snoppini", a fine estate ho ricevutoquesto dossier da Antonio Pizzinato,amico e famoso concittadino sestese,autore della prefazione a questa utileraccolta delle relazioni della Commis-sione Lama e dei documenti CGIL dipreparazione, stimolo e suggerimento.

Nelle 260 pagine trovano spazio an-che una sintesi delle conclusioni dellaCommissione parlamentare Affari So-ciali per quanto riguarda i servizi e ipresidi territoriali di prevenzione.

E inutile dire quanto ricchi siano glispunti di lavoro e di riflessione cheemergono in tutte queste pagine, a cuiabbiamo tra l'altro collaborato.

Rimane solo da chiederci se il Parla-mento e il Sindacato, per quanto dicompetenza, sapranno utilizzare ap-pieno queste conclusioni o se si tratte-rà solo di un anno fortunato in un de-cennio di scarsa attenzione.

Noi ci siamo sempre.Ellebi

Lorenzo CillarioL'UOMO DI VETRONEL LAVORO ORGANIZZATORassegna bibliografica criticapromossa dal CRP CGIL-CISL-UILEmilia RomagnaEditoriale Mongolfiera, Bologna 1990Lire 30.000

Leggiamolo questo libro importantee formativo dal titolo vetrigno, dovel'umano, il troppo umano, non può fin-gere di manifestare qualche licenza afavore del soggetto esperiente e, alcontempo, rilasciarne un alone di fra-gilità e di trasparenza; qualcosa di fa-cilmente rompibile, di delicata figura.

Il titolo dell'opera in questione è:"L'uomo di vetro nel lavoro organizza-to" dove quel di vetro urta - nella suaprobabilità di potersi spezzare - conl'uomo, che invece vorremmo rima-nesse integro e sano.

La metafora dell'uomo di vetro è in-dubbiamente evocante e allo stessotempo limitante della metafora mede-sima, poiché prima ancora che alla tra-sparenza e al controllo (quello silentedel software), rimanda alla fragilità,quando si asserisce che l'uomo si puòammalare" (pag. 238) così come il ve-tro si può rompere.

L'accento del volume è posto, nellaprima parte, sulla quantità di materialefin qui prodotto da studiosi diversi percultura e formazione di cose psicologi-che, interessati dal cosiddetto rappor-to uomo-macchina. Si tratta di schedesintetiche ma ben presentate, di lavoripubblicati a partire dal 1980. Nella se-conda parte, l'Autore ci porta a condi-videre un percorso che prende a parti-re dall'inventario delle teorie e asser-zioni di ordine psicoanalitico con qual-che concessione alle posizioni assuntedalla psicologia cognitiva, formulate eapplicate già dalla metà degli anni '70,in ragione dell'osservazione e dell'in-tervento degli psicologi sul fronte dellavoro e della sua organizzazione.

Dicevamo all'inizio di un libro im-portante. Lo è per la serietà dei pro-motori dell'iniziativa - il CRP di Bolo-gna coi suoi animatori Gino Rubini eMaurizio Lombardi - che per lunghianni hanno tentato un lavoro interdi-sciplinare di lusinghiero successo, pro-prio perché il punto di osservazioneproveniva dall'esperienza sindacale eperché si trattò di sospingere in avanti,con intelligente lungimiranza, il dibatti-to sorto dopo l'individuazione dei fat-tori di rischio e del Quarto gruppo inparticolare, così suadente, così pertur-bante. Ma è pure un libro formativo.Lo è per la qualità che Lorenzo Cillarioha saputo inserire in pagine ricche dipreziose chicche, tratte dalla comples-

sa ricerca a indirizzo psicologico chesi è svolta sul crinale posto fra la pato-logia professionale e la percezione deldisagio soggettivo.

Nella fondazione di un modello dilettura dei fenomeni espressi dall'intel-ligenza applicata all'artificiale e all'or-ganizzazione, non sempre lineari paio-no le scelte compiute dall'Autore che,in qualche occasione, sembra insisterenel tentativo di giustapporre schemi eteorie che invece stentano a trovaresul campo sinergie operative. Lo stresscome evento limite, non può sempli-cemente risultare un grimaldello perprocurare un varco. L'idea di malattiache viene presentata, stride con lacomprensione che si può avere dellastessa in chiave psicologica: affrettatasembra essere l'affermazione che "aldisagio psicologico soggettivamenteespresso va riconosciuto lo status dimalattia. Già il disagio è malattia...".Non può esservi determinismo soltan-to perché si è tentati dal ricercare unnesso di causalità per [a decretazionedi una malattia professionale. Sia la sa-lute sia la malattia, vanno ipot zzate edesunte sulla base del tipo di opierazio-ni che il lavoratore individualmentecompie nello stabilire relazioni col rea-le. L'attenzione alle modalità delle rela-zioni con gli oggetti, proprio perchémette l'accento sul criterio della rela-zione, prevede senza difficoltà non so-lo che l'individuo possa entrare e usci-re dalla "malattia" e dalla "salute" intempi successivi, ma anche nello stes-so momento che esso stabilisca rela-zioni in parte sane, in parte malate. Lavita psichica di tutti presenta proprioqueste caratteristiche, essa è dissemi-

nata di episodi di ansietà o di depres-sione, così come è ricca di momenti ditranquillo rapporto con le cose e conle persone.

Al di là di queste osservazioni, resta-no il merito per questa impresa cultu-rale e scientifica allo stesso tempo e lagratitudine per un'iniziativa editorialedi matrice sindacale che riaccende unclima di auspicio per le tematiche inoggetto.

Riccardo Della Valle

Gian Carlo Costagliola,Angelo Culotta, Michele Di LecceLE NORME DI PREVENZIONEPER LA SICUREZZA SUL LAVOROPirola Editore - Milano, 1990Lire 60.000

Aggiornato in rapporto al NuovoCodice di procedura penale, con l'ag-giunta del commento alle disposizioniriguardanti ['igiene del lavoro, il volu-

me, giunto ormai alla terza edizionegrazie all'interesse incontrato in prece-denza presso il pubblico vasto e com-posito, costituito prevalentemente daoperatori del diritto (magistrati ed av-vocati), operatori degli organi di vigi-lanza (USL, Ispettori del Lavoro, Vigilidel Fuoco, Vigili Urbani, ecc.), impren-ditori, lavoratori, sindacalisti e addettialla sicurezza, è diventato oggi più chemai, un utilissimo strumento di orien-tamento rapido e di consultazione neldifficile terreno della corretta interpre-tazione ed applicazione delle normeprevenzionali, avendo assunto il carat-tere di una trattazione monograficadell'intera materia, analizzata in formachiara, organica ed approfondita, conattenzione sia ai principali problemi dicarattere teorico che a quelli più im-mediatamente pratici ed operativi.

L'opera, frutto della collaborazionedi tre magistrati, da anni specializzatinelle tematiche della tutela penale dellavoro, si articola in due parti: una dicarattere sistematico-generale, che af-fronta diritti e doveri di imprenditoripreposti, lavoratori, operatori... e l'altradi taglio più direttamente tecnico ope-rativo, con agili note esplicative deisingoli articoli di legge.

Il libro è arricchito, inoltre, da unampio indice analitico che, attraversonumerose voci e puntuali richiami e ri-ferimenti, semplifica notevolmente laricerca delle varie disposizioni normati-ve ed è completato da un'aggiornata eselezionata bibliografia, difficilmentereperibile in questa materia.

Da avere su ogni tavolo.Ellebi

5N0PSOCIETÀ NAZIONALEOPERATORIDELLA. PREVENZIONE

a cura diANTONIO CRISTOFOUN!

LA, SALUTE DEI

LAVORATORI DELLA SANITÀ

ATTI DEI SEMINARIORGAIIAZIONE E SALUTE NEL LAVORO DEGLI OPERATORI SANITARI

ESPEIIBNRE A CONFRONTOCOMNUOTflMTIINE(1N) maggio 1989

R1sCH PER LA SALUTE NEL LAVORO DEGLI OPHWORI SAMIA ICOMN■C. TERME (1N) 2627 attcde 15189

L 60.000(IVA INCLUSA)

Via del Commercio. 73 - 38100 TrentoTel 0461/82.48 44 (3 linee tic. aut.)

Fax 0461182 67.28'EP/7-ORE

Sezione di Fisica - PresidioMultizonale di PrevenzioneUSSL 25 del Veneto - VeronaFISICA & PREVENZIONE IGIENEAMBIENTERapporto di attivitàSezione di Fisica - 1989

Il rapporto, stampato a cura del-l'USSL 25 di Verona, presenta alcuni ri-sultati del lavoro svolto dalla Sezionedi Fisica del PMP di Verona nel corsodel 1989.

Il primo obiettivo che la Sezione diFisica di Verona si propone, con lastampa di questa pubblicazione, è difornire una ragionevole documentazio-ne illustrativa delle varie attività che leSezioni di Fisica del PMP possono svol-gere su attivazione dei servizi di pre-venzione, nel quadro del SSN, ovveroautonomamente o in collaborazionecon le amministrazioni comunali e congli enti centrali (ENEA, ISS, ecc.).

Altri obiettivi sono quelli di permet-tere ai non specialisti di valutare quan-tità e risultati dei lavoro svolto, nonchéagli specialisti di esprimere un giudiziosulla qualità del lavoro e le relativemetodologie.

Obiettivo finale è quello di fornireelementi utili al dibattito che in variesedi sta svolgendosi sul ruolo e l'impe-gno dei fisici nei campo della preven-zione, l'igiene e l'ambiente, nonché, sepossibile, di istituire un bollettino tec-nico-scientifico di raccolta dei princi-pali contributi del lavoro quotidiano ditutte le Sezioni di Fisica dei PMP istitui-te sui territorio nazionale.

Gli articoli pubblicati nel rapporto ri-guardano i vari settori di interesse del-la Sezione di Fisica, cioè in particolare:ii rumore e le vibrazioni, le radiazioniionizzanti e non ionizzanti, le tecnichefisiche di microanalisi, la modellisticadi inquinamento ambientale.

Renzo Biancotto

Regione ToscanaL'AUTOBUSCOME AMBIENTE DI LAVOROrischi e stato di salutedei conducenti

Sono usciti entrambi i volumi degliAtti della giornata di studio tenutasi aSiena il 10 marzo 1990.

Il primo volume curato da Borgognie Franzinelli raccoglie i materiali e i ri-sultati dell'indagine promossa dall'A-zienda intercomunale trasporti e dal

servizio territoriale in collaborazionecon l'Università di Siena.

Vengono affrontati i vari fattori di ri-schio più classici come microclima, vi-brazioni e rischio posturale (con un in-teressante studio sui "sedili in marcia"),rumore, inquinamento da gas di scari-co a bordo degli autobus fino ai menoconsueti fattori di stress (lavoro a turni,fatica fisica e mentale, responsabili-tà...) pur con conclusioni quasi tran-quillizzanti per questi ultimi.

Molti i dati sanitari, tra questi di par-ticolare interesse l'attenzione sulle ra-chialgie, l'esperienza preventiva riabili-tativa delle back-schools, generalizza-bili protocolli e proposte.

Importante parlando di prevenzioneil grande tema della idonea progetta-zione e costruzione dei mezzi di tra-

sporto ovvero l'annosa questione dellaomologazione.

Il secondo volume, a cura di Giacchie Cannavà, raccoglie i risultati delle in-dagini in corso in città: Roma, Firenze,Milano, Bologna, Padova, Trento, Trie-ste. Segno di un'attenzione sempremaggiore alle condizioni di lavoro delterziario.

Ellebi

Gli Atti si possono richiedere alla Se-greteria Scientifica:F. Borgogni M.G. CannavàServizio PISLL - USL 30Fosso S. Ansano, 12 - 53100 SienaTel. 0577/282192 - 47023

SNOPIUM

SCIARADAUn esperto della prevenzioneNon mangiare troppa xxxxx,la tua salute yyyy:come sa beneFranco Xxxxxyyyy.

CAMBIO DI VOCALE CON CODASe al bowling vuoi giocaremolti xxxxxx un'altra x devi centrare.Chi lampade al neon fabbricavadal xyxxxxxo ben si guardava.

CAMBIO DI VOCALEElezione di un segretario regionaleCerti frati xxxxxxxxxxxsono a volte mattacchioni,quasi come gli emilianiche han votato Xxxxxxxxyxx!

SCIARADATra i raccoglitori di fienoLento nell'xxxxx scorre il grande fiumeintanto di una torcia al fioco lumefra due neri divampa una gran yyyyper una donna morta d'xxxxxyyyy.

CAMBIO D'INIZIALEAssociazione non statisticamente si-gnificativaUna cosa è sicura: che i xxxxxxnon dànno a chi li ascolta dei yxxxxx.

CAMBIO D'INIZIALE CON SCIARADAXxxxx, caro Ministro: so che yxxxx!Di prevenzione non t'animanxxxxxyxxxx.

ACCRESCITIVOSport, Freud, anatomia e chimica(5+2+3 = 10;12)Del primo Moser fu gran velocistaal secondo Lego contrappone l'analistatra glutei e coccige il terzo sta allo scu-rol'intero è il nome di un idrocarburo.Un chetone divien, non è ingrassatocomplimenti a chi già l'ha indovinato!

FALSO DIMINUTIVOEcco venir con xxxxx, marchi e affinidall'eterna città Giorgio Xxxxxyy.

SCARTO D'INIZIALE CON SCIARADALamento del coibentatoreDalla gran sofferenza molto xx xxxxxxchi respirò le fibre dell'xyxxxxx.

DOPPIO CAMBIO DI CONSONANTEChissà se si conoscono?Riccardo xxxxxxx lavora a Bologna. Lecave di marmo nemmeno e sognama Rita Xyyxxxx sui suoi cavatoriha già pubblicato diversi lavori.

Pagina a cura di Borg

SCIARADA A TRE E FALSO

Soluzione del numero precedente:

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DIRETTIVO SNOP

Emilia Romagna

Graziano Frigeri(Presidente SNOP)SMIPL - USL n. 7via Toschi, 343013 Langhirano PRTel. 0521/858163-852710Fax 0521/853723

Eva Francescani(segretario regionale)SMIPL - USL n. 37c.so Beccarini n. 1648018 Faenza RATel. 0546/673755Fax 0546/664789

Luigi SalizzatoUsi n. 39via Fiorenzuola, 147023 Cesena FOTel. 0547/352483

Lombardia

Laura Bodini(Vicepresidente SNOPdirettore rivista)UOTSLL - USSL n. 65via Oslavia, n. 120099 Sesto S. Giovanni MITel. 02/2499631Fax. 02/26223083Gianandrea Gino(segretario regionale)UOTSLL - USSL n. 58via Don Gnocchi n. 220064 Gorgonzola MITel. 02/9511557Fax 02/9516291

Enrico Cigada(tesoreria)Servizio n. 1 - USSL n. 65Via Oslavia n. 120099 Sesto S. Giovanni MlTel. 02/2499625Fax 02/26223083

Emilio Cipriani(segretario regionale)SPISAL - USL n. 26via Foro Boario n. 2837012 Bussolengo VRTel. 045/6700500

Marcello PotiSPISAL-USSL n. 20via P. Cosma n. 135012 Campo Sampiero PDTel. 049/5790500

Piemonte - Val d'Aosta

Andrea Dotti(segretario regionale)SISL - USSL n. 1via Lombroso n. 1610125 TorinoTel. 011/6508547-5754290Fax 011/6503149

Liguria

Claudio Calabresi(segretario regionale)Unità Operativa Igiene e SicurezzaAmbienti di lavoro USL n. 12piazza S. Matteo n. 1516123 GenovaTel. 010/297780-280632

Friuli

Cristina Driussi(segretario regionale)USL n. 6via Sottomonte n. 833038 S. Daniele del Friuli UDTel. 0432/955674Fax 0432/949355

Toscana

Domenico Taddeo(segretario regionale)SPISLL - USSL n. 17viale Europa56022 Castelfranco di Sotto PITel. 0571/269625Fax 0571/269227

Lazio

Aurora di Marzio(segretario regionale)USL RM/7viale della Letteratura n. 1400144 RomaTel. 06/5915962

Marche

Giuliano Tagliavento(segretario regionale)Settore Med. del Lavoro USL n. 13vicolo Talleoni n. 260027 Osimo ANTel. 071/7130330Fax 071/7130209

Umbria

Giorgio Ragni(segretario regionale)Servizio Medicina e Igiene del Lavorovia F. Cesi n. 2405100 TerniTel. 0744/58473

Abruzzo

Silverio Gatta(segretario regionale)Servizio Medicina del Lavoroc/o Poliambulatorio USSL65027 Scafa PETel. 085/8541276

Campania

Felice deli'Armi(segretario regionale)USL n. 4C. da Riverano83024 Monteforte Irpino AVTel. 0825/203168

Calabria

Cirillo Bernardo(segretario regionale)UOMLvia Discesa Poerio n. 388100 CatanzaroTel. 0961/25809

Puglie

Fulvio Longo(segretario regionale)USL BA/14via Lecce n. 5Casamassima BATel. 080/674832

Altri riferimenti

Antonio CristofoliniServizio Medicina del Lavorovia Malta n. 638100 TrentoTel. 0461/230030

Teresa MarrasSPISL - USL n. 1via Zanfarino n. 2307100 SassariTel. 079/220767

Rocco DamoneUSL n. 2via Torraca n. 285100 Potenza

Stefan Faes39100 Bolzano0471/286530

Veneto