rivista on line 1-2014 - Esercito Italiano · Fotolito e Stampa 28° Reggimento “Pavia” ......

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EditorialeNon bisogna avere paura dei cambiamenti. Questo principio èsemplice da enunciare, ma difficile da mettere in pratica poichébisogna essere preparati ad affrontare le conseguenze. Il cambiamento vero si basa sull’abbandono del paradigma cultura-le che aveva caratterizzato il nostro operato fino a quel momentoe sul ri-orientamento di visioni e attitudini che ci sembrano ormaifamiliari. Forse troppo. Ogni controversia e discussione avvie-ne entro un ambito consolidato, in una sorta di “cerchio mentale”,perfetto come forma, ma in cui niente di nuovo può avvenire. “Fate che la purezza del cerchio non vi impedisca di vedere laforma dell’ellisse” recitava Ipazia d’Alessandria nel IV secolo d.C..Non lasciate che l’abitudine vi impedisca di vedere il mondo cosìcom’è o le nuove opportunità. Rivista Militare compie ora questo cambiamento per risponderecon energia ed efficacia alle sfide di un mondo in continua evo-luzione. La mia idea è che questo mutamento debba avvenire nelsolco della tradizione e dando voce alle forze più vive e vitali del

Paese: i giovani. La tradizione è il pilastro portante della vita militare, un elemento insostituibileche va arricchito, vivificato e mai abbandonato. I giovani rappresentano il futuro della nostraForza Armata ed è necessario sviluppare in loro questa consapevolezza e il senso di apparte-nenza. Sono proprio le loro idee a contribuire all’evoluzione dell’istituzione militare. Senzadimenticarsi di comunicare verso l’esterno, perchè l’Esercito vive nella società.Per questo nel primo numero dell’anno sono presenti alcune novità: la testata, lo stile, la grafi-ca e soprattutto i contenuti, che puntiamo a rendere più interessanti e coinvolgenti per i milita-ri, lettori naturali della Rivista, ma anche per un pubblico più vasto.L’evidenziazione di alcune parti degli articoli permetterà una lettura più agevole, “illuminando”i concetti principali. La carta su cui è stampata la Rivista è più leggera e adatta a un periodi-co. Abbiamo recuperato il logo storico della testata (rivisitato in chiave moderna) e scelto perla copertina un’immagine che rappresenta la direzione verso cui tendere: un militare in missio-ne in procinto di lanciare un drone. Il futuro dell’Esercito è fatto dai suoi uomini e dalla tecno-logia che ne aumenta le potenzialità. Da questo numero in poi un focus sarà dedicato alla Grande Guerra, con interventi di storici ecuriosità poco conosciute per commemorarne il centenario. E qui mi fermo. Non si fermeranno invece i cambiamenti della Rivista Militare che dal prossimonumero saranno ancora più evidenti. Sono consapevole che la strada da percorrere è anco-ra lunga e irta di ostacoli. Sono sicuro però che la tenacia e il lavoro quotidiano ci guiderannoverso risultati sempre più brillanti. La motivazione e il coraggio non mancano. Al Colonnello D’Emilio, mio predecessore, che tra mille difficoltà ha diretto con mano ferma ilnostro periodico portandolo a più che lusinghieri risultati, va tutto il mio ringraziamento e l’augurio diogni fortuna. Un particolare saluto al personale della Rivista Militare di cui ho potuto ammirare laprofonda motivazione, l’attaccamento al giornale e le grandi doti professionali. Un caro saluto a tutti i lettori, ricordando che saranno soprattutto le loro idee, i loro contri-buti e il loro entusiasmo a fare la “Rivista”. Il mio auspicio è che collaboratori e lettori possano aumentare e partecipare sempre più attiva-mente al rinnovamento in atto: un percorso che non conosce soste, che impone un impegnocostante per uscire dal labirinto della quotidianità. La Rivista è una palestra delle idee, senzacensure e senza riserve. Metteteci alla prova, se volete, scrivendoci: [email protected] cuore al passato e tutte le energie verso il futuro.

Buona lettura.Il Direttore

Col. Felice DE LEO

EditoreMinistero della DifesaDirettore ResponsabileFelice DE LEO

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RedazioneClaudio Angelini, Rosaria Talarico Annarita Laurenzi, Lia Nardella

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Grafica on-lineMarcello Ciriminna

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Fotolito e Stampa28° Reggimento “Pavia”Viale della Liberazione n. 761121 PesaroTel. 0721 30319

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Gennaio-Febbraion.1/2014

INDIRIZZI E-MAIL

collaborazioni: [email protected]: [email protected]

Il ruolo trainante della cultura militarenell’evoluzione tecnologica

Techne

Numero SpecialeMOZAMBICO 1993 - 94Codice 38Prezzo Euro 5,00

Numero SpecialeLIBANO 1982 - 2012

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Flavio Russo - Ferruccio RussoTECHNE

Il ruolo trainante della culturamilitare nell’evoluzione

tecnologica.L’età moderna

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Le Novità

RIVISTA MILITARESommario

La guerra civile in Siriadi Pietro Batacchi

Editoriale

Come risparmiare con ilPooling & Sharingdi Giuseppe Amato

La miccia degli uiguri trarepressione cinese evoglia di indipendenzadi Danie le Cel lamare

Forti quando servedi Roberto Forlani

Striker Fired o Hammer Fired?di Fabio Zampieri

NORME DI COLLABORAZIONE

La co l labo raz io ne è aper ta a tu t t i . G l i au to r i possono inv ia re i p rop r iscritti corredati da immagini nel rispetto della normativa vigente sul copyr ight .Rivista Militare, al momento della stampa e con l’elargizione del compenso perl’autore, acquisisce automaticamente la proprietà degli articoli e conseguen-temente ne può disporre secondo quanto s tabi l i to dal le leggi sull’editoria.I l mater ia le forn i to, pubbl icato o meno, non v iene comunque r e s t i t u i t o .Ogni collaboratore, all ’atto dell’ invio del proprio elaborato, dovrà forn i re :un breve curr iculum , i l propr io codice f i scale, un recapi to te lefonico el’eventuale indirizzo e-mail. Tutti i dati personali forniti sono trattati secondole v igent i norme sul la tutela del la pr ivacy .

Leonardo, genio nell’arte della guerradi Sara Greggi

RECENSIONI

Elogio dell’iniziativadi Gianmarco Di Leo

Volontari, un’etica cheviene da lontanodi Ernesto Bonelli

Cronaca di un attentatodi Antonello Folco Biagini,

Alberto Bacherellie Antonello Battaglia

L’avvincente storia delcemento armato

di Flavio Russo

Top Secret: l’affascinatemondo dei codici segreti

di Vincenzo Junio Valerio Musmeci,Nicola de Maio,Vitantonio Cito

e Vittorio Guarriello

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ESERCITO E SOCIETÀRUBRICHERUBRICHE

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GEOPOLITICA

DOTTRINA

TECNICA

STORIA

«Iron Punch 2013»di Generoso Mele

Bandenkampf!di Gianluca Bonci

Ricordo del Generale di Corpo D’Armata

Giangiacomo Calligaris e del Capitano Paolo Lozzi

L’Esercito toscanodi Riccardo Caimmi

COMPUTER TIPS AND TRICKS

APPROFONDIMENTI

IN COPERTINA

Operatore del 41° Reggimento “Cordenons”impegnato nel lancio del s is tema UAS(Unmanned aerial system) “RAVEN B”, impiegatoper la sorveglianza del territorio nell’ambitodella missione ISAF in Afghanistan. In basso, lacopertina della Domenica del Corriere cheritrae l’attentato di Sarajevo del 28 giugno1914. Si ringrazia la Fondazione Corriere dellaSera per l ’u t i l i zzo del mater ia le t rat todall’Archivio Storico.

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Geopolitica

LA GUERRA CIVILE IN SIRIA

Entrato ormai nel suo quarto anno, il conflitto in Siria non sembra dare segni di attenuazione.I colloqui di pace a Ginevra non hannofatto altro che accentuare l’impasse,anche perché le aspettative non eranocerto delle migliori dopo i continui rinviiandati avanti per quasi un anno. E come potevano essere di segnocontrario quando la gran partedell’opposizione, soprattutto quella chemilitarmente conta sul campo, ha boicottatol’appuntamento? Un protagonista, l’Iran,non è stato invitato e una dellecondizioni, l’uscita di scena di Assad peravviare la transizione, non è al momentoattuabile. La parola spetta dunqueal campo di battaglia, dove nessunadelle due parti si dimostra capace di su-perare l’altra.

di Pietro Batacchi

After four years, the conflict in Sy-ria does not seem to decrease.The peace Conference in Genevacont r ibu ted to under l i ne theimpasse. Expectations were notso high indeed, due to severalpostponements that took almost ayear. Anyway the situation couldnot have been different for manyreasons. First of all, the opposition,especially the military wing thatrelies on the field, boycotted themeeting. Moreover, Iran (one ofthe main actors on the scenario)w a s e v e n n o t i n v i t e d t o t h eC o n f e r e n c e . F i n a l l y A s s a d ’ sr e s i g n a t i o n , w h i c h w a s af u n d a m e n t a l c o n d i t i o n f o roppositors to start the transitionprocess, is actually not feasible.On the bat t le f ie ld there i s asubstantial stalemate, since noone on both sides can demonstrateits ability to prevail. It seems thatthis situation will continue in thesame way for quite long time. THE CIVIL WAR IN SYRIATHE CIVIL WAR IN SYRIA

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LA MICCIA DEGLI UIGURITRA REPRESSIONE CINESE EVOGLIA DI INDIPENDENZA

Nowadays Xinjiang is an autonomous region of Popular Republic of China. During the lasttwenty years, its importance had an incredible growth both in economic and political field. Therepression that Beijing has adopted for decades against the Uighurs stands in this complex sce-nario. This population represents the original Xinjiang ethnic minority. Uighurs speak Turkish lan-guage and practice Islamic religion. Their aim is to achieve wider autonomy from thecentral government. They claim even for independence from China due to discriminatorypolicies implementation and a high level of unemployment. Wide dissatisfaction of thepopulation led to bloody uprisings.

Lo Xinjiang è una regione autonoma della Repubblica Popolare Cinese che ha assunto nelcorso degli ultimi vent’anni una crescente importanza in termini economici e politici. Sullosfondo di questa complessa evoluzione socio-politica vi è la repressione che Pechino attuaormai da decenni nei confronti degli uiguri. Un popolo originario dello Xinjiang che rappresentala minoranza etnica turcofona e di religione islamica, che punta al raggiungimento di unamaggiore autonomia dal governo centrale, se non addirittura all’indipendenza dalla Cina. Gliuiguri soffrono per le politiche discriminatorie e l’alto livello di disoccupazione, che hannoportato a sanguinose rivolte popolari.

di Daniele Cellamare

GeopoliticaGeopolitica

UIGHURS BETWEEN CHINESEUIGHURS BETWEEN CHINESEREPRESSION AND WILLREPRESSION AND WILLOF INDEPENDENCEOF INDEPENDENCE

Geopolitica

COME RISPARMIARE CONIL POOLING & SHARING

L’impiego nei nuovi scenari operativi ha richiamato l’attenzione sulle dispendiose duplicazioni e sui diversi gapcapacitivi delle Forze Armate delle Nazioni partecipanti. Ciò ha orientato i Paesi membri dell’Unione Europeaverso il Pooling and Sharing, cioè lo sviluppo di capacità complementari, sfruttando sistemi interoperabili estandardizzati, fino ad un approccio cooperativo che esalti le sinergie tra Stati e mercati.

di Giuseppe Amato

Armed Forces employment of different participating nations in the new operational scenarios drew atten-tion to wasteful duplications and various capacitive gaps. This has driven the European Union member Coun-tries to the Pooling and Sharing, namely the development of complementary capabilities, leveraging stan-dardized and interoperable systems, up to a cooperative approach that enhances the synergy between Sta-tes and markets.

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HHOW TO SAVE MONEY WITH POOLING & SHARINGOW TO SAVE MONEY WITH POOLING & SHARING

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FORTI QUANDO SERVEProspettive di impiego della componentepesante negli ambienti operativimoderni. Un ritorno ai fondamentali

La tesi proposta con questo articoloè che le forze pesanti, nel loro ruolotradizionale, potranno mantenere leproprie prerogative e dimostrarsi digrande utilità nell’ambito dell’interospettro dei conflitti, soprattutto incontesti irregolari come quelli controinsurrezionali.

di Roberto Forlani

Dottrina

The thesis proposed in this article isthat the heavy forces, in their traditio-nal role, will be able to maintain theirprerogatives and prove very usefulthroughout the entire spectrum ofconflicts, especially in irregular con-texts such as counterinsurgency ones.

STRONG WHEN IT IS NEEDEDSTRONG WHEN IT IS NEEDED

Rivista Militare7

Dottrina

VOLONTARI, UN’ETICA CHEVIENE DA LONTANO

Come non rimanere colpiti dalla tristezza unita alla fierezza dellosguardo di tanti militari di fronte alle tragiche visioni dei compagnicaduti sul campo o delle popolazioni a cui portano la loro opera perla pace e la stabilità del territorio?

«Virtù contra furore prenderà l’armi;e fia ’l combatter corto.Che l’antico valorenegl’italici cor non è ancor morto».

Petrarca

di Ernesto Bonelli

How not to be struck by the sadness coupled with pride in the look of many soldiers, engaged in internationalmissions, in the face of tragic visions of fallen comrades on the field or the populations to which they bringtheir work for peace and stability in the area?

VOLUNTEERS, AN ETHICS COMING VOLUNTEERS, AN ETHICS COMING FROM AFARFROM AFAR

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ELOGIO DELL’INIZIATIVADottrina

di Gianmarco Di Leo

Lo Stato Maggiore dell’Esercito ha recen-temente pubbl icato la Nota Dot t r ina le«Principi Generali e Approccio alle Ope-razioni Mil i tari Terrestri» che, per quantosinteticamente, getta nuove fondamentaper la ricostruzione dell’architettura dot-trinale complessiva della Forza Armata. IlCorpo dottr inale necessita, infatt i , di unsostanz ia le aggiornamento, soprat tut toalla luce della costante evoluzione dellaDottrina NATO e interforze.Alcuni potrebbero sottovalutare l ’ impor-tanza di mantenere un Corpo dottr inalecont inuamente adeguato al le es igenzedel l ’organizzazione, ma sono certo cheanche le poche pagine del presente arti-colo riusciranno a dimostrare la necessitàdi porre la giusta attenzione all’elabora-zione, allo studio ma soprattutto all’ inte-riorizzazione della Dottrina Militare in am-bito Forza Armata.Una sol ida base dottr inale, come di se-gui to i l lust rato anche nei pochi esempistorici proposti, è indispensabile per l’effi-cienza delle unità in battaglia e può es-sere determinante per ottenere la vittoriain campo tattico.

The Army General Staff has recently publi-shed the Doctrinal Note on "General Princi-ples and Approach to Land Military Opera-tions" which, however briefly ,lays a newfoundation for the reconstruct ion of theoverall doctrinal architecture of the ArmedForces.The Doctrine requires, in fact, a substantialupgrading,especial ly in the l ight of theconstant evolution of NATO and Joint ForceDoctrine. Some people may underestimatethe importance of maintaining a doctrinecontinuously adapted to the needs of theorganization, but I am sure that even thefew pages of this article can demonstratethe usefulness of putting proper attention todevelopment, study and, above all, inter-nalization of Military Doctrine within the Ar-med Forces.A solid doctrinal basis, as described below,even in the few historical examples propo-sed, is essential for the efficiency of theunits and can be decisive on the battlefieldfor victory on the tactical field.

PRAISE OF INITIATIVEPRAISE OF INITIATIVE

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Dottrina

CICLO DI ESERCITAZIONI«IRON PUNCH 2013»

di Generoso Mele

Questo ciclo di esercitazioni, previsto per il 2013, harappresentato una nuova avvincente sfida per le unitàoperative del 2° FOD impiegate nei difficili scenari in-ternazionali. Un momento di crescita professionale, unvero e proprio valore aggiunto in campo operativodove una interessante dialettica su procedimenti edottrina ha rappresentato il vero «punto di forza».

This cycle of exercises planned for 2013 represen-ted a new exciting challenge for the operating unitsof the 2nd International FOD, used in difficult interna-tional scenarios. A moment of professional growth,a real added value in the operational field. An inte-resting debate about operating procedures anddoctrine represented its real strength.

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Tecnica

STRIKER FIRED STRIKER FIRED O HAMMER FIRED?O HAMMER FIRED?UN CONFRONTO TRA SISTEMIUN CONFRONTO TRA SISTEMI

di Fabio Zampieri

L’articolo delinea l’evoluzione delle armi corte dotate del “congegnodi percussione per lancio” (in inglese striker f ired pistols),evidenziando come questa soluzione progettuale, dopo un inizialeabbandono dovuto a problemi tecnologici, sia stata recuperatacon successo, impiegando tecnologie moderne e valorizzando leesigenze degli utilizzatori professionali delle armi da fuoco.Lo scritto evidenzia altresì alcuni limiti intrinseci delle armi apercussore lanciato, effettuando un confronto con un’arma dotatadi “congegno di percussione a cane” (hammer fired pistol)di produzione nazionale. L’articolo riporta esperienze condottecon armi di proprietà dell’autore e contiene foto originali.

La pistola Roth-Steyr 1907

The article outlines the evolution of handguns equipped with the "percussion device for launching" (striker fi-red pistols), pointing out that this design solution, after an initial abandonment due to technological pro-blems, has been recovered successfully using modern technology and meeting the needs of professionalusers of firearms. The article also highlights some of the inherent limitations of launched percussion weapons, making a com-parison with a hammer fired pistol of national production. The article reports experiments carried out withweapons owned by the author and contains original photos.

STRIKER FIRED VS HAMMER FIREDSTRIKER FIRED VS HAMMER FIRED

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LEONARDO, GENIONELL’ARTE DELLA GUERRA

di Sara Greggi

Behind an evocative and imposing medieval castleon the slopes of Montalbano, and surrounded by abeautiful landscape, with vineyards and olive trees,there is an ancient land full of history. Going throughthe olive groves and the smells of an old campaigntrail, the "green road", it is possible to reach a fifte-enth-century rural residence, typical of the Tuscancountryside. Here, in Anchiano, hamlet of Vinci, onApril 15, 1452 was born the greatest genius that hu-manity has ever known, the synthesis of creativityand science, rationality and feeling: Leonardo.

LEONARDO, THE GENIUS IN THE ART OF WARLEONARDO, THE GENIUS IN THE ART OF WARLeonardo, il più grande genio che l’umanità abbia maiconosciuto, sintesi di creatività e scienza, sensazione erazionalità. Notevole il suo contributo in campo terre-stre, aereo e navale. Fortificazioni, armi e macchinebelliche nonché l’invenzione, a lui attribuita, di uno deisimboli della guerra: il carro armato.

Tecnica

Storia

CRONACA DI UN ATTENTATO «IL COLPO DI PISTOLA UDITO IN TUTTO IL MONDO»

L’attentato di Sarajevo, in cui vennero uccisi l’Arciduca Francesco Ferdinando,

erede al trono d’Austria, e sua moglie. Disegno di Achille Beltrame per la copertina della

«Domenica del Corriere» del 5 luglio 1914

di Antonello Folco Biagini,Alberto Becherelli

e Antonello Battaglia

On the occasion of the centenary of World War I,will be published a series of essays by a group ofyoung historians of the University of Rome “Sapien-za”, coordinated by Prof. Antonello Folco Biagini.The aim of the project is to outline the most impor-tant issues of a conflict that wrecked the Europeancontinent and dragged the world’s leading powersin a crisis that, unexpectedly, lasted for years. Thetopics covers a long time span: from the geopoliti-cal balances in nineteenth century Europe to theinternational relations in early twentieth century.The assassination of Sarajevo, casus belli, is the ar-ticle opening the series. It makes it possible tocapture the salient moments immediately prece-ding the assassination of Archduke Franz Ferdi-

CHRONICLE OF AN ATTACKCHRONICLE OF AN ATTACK

In occasione del centenario della Prima Guerra Mon-diale, sarà pubblicata una serie di saggi da parte diun gruppo di giovani storici della Sapienza, Universitàdi Roma, coordinati dal prof. Antonello Folco Biagini.L’intento del progetto è quello di tracciare, in linee ge-nerali, le tematiche più importanti del conflitto che tra-volse il continente europeo trascinando le principalipotenze mondiali in una crisi protrattasi, in maniera im-prevista, per anni. Gli argomenti trattati abbraccianoun arco cronologico di ampio respiro: dagli equilibrigeopolitici europei del XIX secolo, alle relazioni inter-nazionali del primo Novecento. L’attentato di Sara-jevo, casus belli, è il saggio d’apertura della serie.Nell’articolo è possibile cogliere gli attimi salienti im-mediatamente precedenti all’assassinio dell’ArciducaFrancesco Ferdinando, erede al trono asburgico, edella moglie Sofia. Non mancheranno approfondi-menti del fragile “concerto europeo” alla vigilia delconflitto, la competizione coloniale, gli irredentismi,l’affermazione dei nazionalismi, la militarizzazione e letensioni tra le potenze. In questo contesto grande at-tenzione sarà riservata alle scelte politiche – interneed estere – del Regno d’Italia tra Triplice Alleanza e In-tesa, al dibattito interno tra interventisti e neutralisti,all’organizzazione militare e all’ingresso in guerra.Ogni anno i saggi saranno dedicati all’anno di guerracorrispondente. Non saranno trascurati i fronti di guerra,le manovre militari, le grandi battaglie, la sanità militare,la psichiatria, il ruolo delle donne, l’economia e gli studidi ingegneria. Un’analisi progressiva che accompa-gnerà il pubblico nella lettura dei principali eventi edelle maggiori tematiche.

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nand, heir to the Habsburg throne, and of his wifeSophia. Insights in the fragile “European concert”on the eve of the conflict, the colonial competi-tion, the various irredentisms, the establishment ofnationalisms and the tensions between the po-wers, will also be provided. In this contest, specialattention will be paid to the political choices, bothdomestic and foreign, of the Kingdom of Italy inbetween Triple Alliance and Triple Entente; to theinternal debate between interventionists and neu-tralists; to the military organization; to the decisionto go to war. Each year the essays will be devoted to the corre-spondent year of war. The fronts of war, the militarymanoeuvres, the great battles, military health ca-re, psychiatry, the role of women, economics andengineering studies, will not be neglected.A progressive analysis will accompany the readerin the interpretation of the main events and themajor issues.

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Storia

L’ESERCITO TOSCANODAGLI ANNI DELLA DINASTIA LORENESE (1737)

ALL’ITALIA UNITA (1860)

Storia

Giovanni Dal Poggetto, combattente toscano

a Curtatone

La storia del Granducato di Toscana, dopo lacaduta della dinastia de’ Medici, alterna periodidi pace, progresso e concordia sociale ad altricaratterizzati da guerre, turbolenze ed insurrezioni.Poco conosciute, le vicende di cui fu partecipel’Esercito toscano in età lorenese, napoleonicae nel corso degli eventi che condussero all’Unitàd’Italia meritano, per la loro importanza, unarinnovata attenzione.

di Riccardo Caimmi

The history of the Grand Duchy of Tuscany, af-ter the fall of the dynasty of the de 'Medici, al-ternates periods of peace, progress and socialharmony with other periods characterized bywars, turmoil and uprisings. The events whichthe Tuscan Army took a part in during the Lore-nese, Napoleonic and Risorgimento ages arelittle known but deserve, due to their importan-ce, a renewed attention.

THE TUSCAN ARMYTHE TUSCAN ARMY

Compagnia della Milizia di Portoferraio, 1762, Ufficiale

e Fucilieri (Fonte USSME, aut.2074 Cod.id.STOR1Ind.cl.12.4 del 26 mag. 2013,

vietata la riproduzione

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Storia

TOP SECRET: L’AFFASCINANTEMONDO DEI CODICI SEGRETI

I messaggi cifrati che hanno fatto la storia: dall’antica Grecia allaGuerra Fredda. Un viaggio nel mondo dei codici segreti presentatoda alcuni giovani allievi della scuola militare ”Nunziatella”

di Vincenzo Junio Valerio Musmeci, Nicola de Maio,

Vitantonio Citoe Vittorio Guarriello

The codes and coded messages that made history: from ancient Greece to the Cold War. A journey intothe world of secret codes presented by some young students of the Military School “Nunziatella”.

TOP SECRET: THE FASCINATINGTOP SECRET: THE FASCINATINGWORLD OF SECRET CODESWORLD OF SECRET CODES

«Macchina Enigma»

In alto:John Edgar Hoover

A lato:Ronald Rivest

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Storia

L’AVVINCENTE STORIA DEL CEMENTO ARMATOCon questo articolo si inaugura una serie dedicataalle invenzioni fatte durante la Grande Guerra perscopi militari. Scoperte e oggetti che hanno avutoin seguito un enorme successo nella vita civile,entrando nell’uso quotidiano di milioni di personeche ne ignorano la provenienza. Un esercizio direcupero della memoria che Rivista Militare offre ailettori più curiosi per mostrare come la storia sia“presente” più di quanto si immagini.

di Flavio Russo

The terrible catastrophe that the Great War was, beyondthe countless tragedies that it caused, acted on te-chnological development as a powerful engine.It is no exaggeration to say that the discoveries andinnovations that took place between the summer of1914 and the end of 1918 exceeded by far all thosethat appeared in the previous half-century (which, inits turn, was a period among the most fruitful in histo-ry). Upon closer inspection, however, in most casesthese were neither original contributions nor newcreations without a basis, but rather functional impro-vements and refinements.

THE ENGAGING STORY OF CONCRETETHE ENGAGING STORY OF CONCRETE

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Storia

BANDENKAMPF!

di Gianluca Bonci

After reviewing, in the first part of the study, the organization and the tactics employed by the partisans inEastern Europe, as well as the basic principles applied by the Wehrmacht within the conduct of counterin-surgency operations at the operational and tactical levels, this second part of the work analyzes the tactics,techniques and procedures adopted by the German Army for counterinsurgency operations.Moreover, it describes the organization and procedures for the employment of "Jagdkommandos", unitsspecialized for fighting the partisans. These units channeled their operations into an innovative basis as for aregular army, by adopting the same principles of the insurgents. In the concluding paragraph are illustratedtheir limits and the reasons for the operational failure of the Wehrmacht in its fight against partisan groups.Such a failure contributed significantly to the collapse of the German Army on the eastern front, thus ope-ning the way to Berlin for the inexorable and powerful Soviet war machine: the "Red Army".

Dopo aver esaminato, nella prima parte dello studio,l’organizzazione e le tattiche impiegate dai parti-giani dell’Est Europa, nonché i principi fondamentaliapplicati dalla Wehrmacht nell’ambito della condot-ta di operazioni di controinsurrezione a livello ope-rativo e tattico, in questa seconda parte del lavorosono approfondite le tattiche, le tecniche e le pro-cedure adottate dall’Esercito tedesco nelle opera-zioni di controguerriglia. Inoltre, sono presentate l’organizzazione e le proce-dure d’impiego degli «Jagdkommandos», unitàspecializzate nella lotta ai partigiani, che indiriz-zarono le operazioni su un piano innovativo per unesercito regolare, adottando gli stessi principi degliinsorti. Nel paragrafo conclusivo sono infine illustrati i limitie le ragioni del fallimento operativo della Wehrmachtnella lotta alle formazioni partigiane che contri-buirono in maniera decisiva al tracollo del-l’Esercito tedesco nel fronte orientale, aprendo cosìla via verso Berlino alla potente e inesorabile mac-china da guerra sovietica: l’«Armata Rossa».

LE DOTTRINE TEDESCHE DI CONTROGUERRIGLIA NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

2a parte

Soldati tedeschi tentano di trainare un auto-mezzo bloccato dal fango.

«Coloro che ci hannolasciati non sono degli assenti, sono solo degli invisibili: tengono i loro occhi pieni di gloria puntatinei nostri pieni di lacrime».

Sant’Agostino

VOLAT AGILE RAPIDE OBSERVAT

GRAZIE....GRAZIE....

Generale di Corpo D’ArmataGiangiacomo Calligaris

CapitanoPaolo Lozzi

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ESERCITO E SOCIETÀ

Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Gen. C.A. Claudio Graziano, e il Professor Vittorino Andreoli.

Autorità, signore e signori, gentiliospiti, illustri docenti, a tutti voi ilmio più cordiale benvenuto.

Innanzitutto, vorrei rivolgere un sentitoe commosso pensiero di vicinanza al-le popolazioni colpite dal tragicoevento calamitoso in Sardegna. È perme un vero piacere essere qui oggiper l’inaugurazione dell’Anno Acca-demico 2013/2014 dell’AccademiaMilitare. E sono lieto che qui con meci sia anche il Comandante Generaledell’Arma dei Carabinieri, GeneraleLeonardo Gallitelli, che saluto caloro-samente e ringrazio per aver volutotestimoniare, con la sua presenza, ilprofondo legame con cui le nostreIstituzioni affrontano in comune la for-mazione degli Allievi Ufficiali dell’Eser-cito e dei Carabinieri. Ai cadetti porgo un “in bocca al lu-po” da parte del Capo di Stato Mag-giore della Difesa, sempre attentoagli appuntamenti importanti della vi-ta dell’Esercito, che oggi non è potu-to essere tra noi. Un saluto molto af-fettuoso a tutte le autorità locali, alPresidente della Provincia Sabattini eal Sindaco di Modena Pighi, che con-sidero un amico personale e dell’Ac-cademia, e alla città di Modena, cit-tà che da tanti anni ospita la “casamadre” degli Ufficiali dell’Esercito edei Carabinieri. Desidero, quindi, rin-graziare i rappresentanti del mondoaccademico e, tra loro, in particola-re, il Magnifico Rettore dell’Universitàdi Modena e Reggio Emilia, ProfessorAndrisano che, intervenendo a que-sta cerimonia, conferma l’ormai con-solidato rapporto di collaborazionetra l’Ateneo Modenese e l’Accade-mia Militare.Una collaborazione che si estrinsecaprincipalmente nell’opera del corpodocente al quale desidero esprimerela riconoscenza dell'intera Forza Ar-mata.Desidero soprattutto ringraziare il Pro-fessor Andreoli che con la sua brillan-te prolusione ha trattato e toccato ar-gomenti fondamentali che rappre-sentano la sintesi delle caratteristichee delle virtù richieste a un Coman-dante di oggi, delle difficoltà e delleprospettive del servizio allo Stato, scel-ta alla base della nostra vita, oltreche della bellezza e del peso delle re-sponsabilità e di quel senso di solitudi-ne che deriva dall’esercizio del Co-mando. Bellezza perchè la responsa-

bilità del Comando è sicuramente una forma di appagamento personale checompensa la solitudine che esso comporta, mentre nella solidarietà troviamol’espressione dell’altruismo che muove una scelta di vita. Oggi, tra noi, sonopresenti “maestri” del Comando, personale che ha operato a lungo in opera-zioni o nel contrasto alla criminalità, scelte che comportano coraggio indivi-duale e lucidità di pensiero. Inoltre, reputo che nella vita militare debba esseresempre mantenuto l’ottimismo al centro di ogni relazione, conservando rappor-ti sani con il prossimo e giuste prospettive e obiettivi che devono essere presi inconsiderazione nel percorso di tutta la nostra formazione allo scopo di accre-scere la maturità del singolo, guardando sempre al futuro con fiducia. Fiduciaed entusiasmo che più facilmente possono essere garantiti dai Quadri più gio-vani, mentre è altresì indispensabile che quelli più anziani mantengano costan-temente quella dedizione e quell’attaccamento alle Istituzioni, fondamentalinella nostra impegnativa professione. Ringrazio, quindi, il Professor Andreoli perché con il suo intervento ha fornitoun’efficace sintesi di questi valori. Invito, pertanto, i giovani allievi a riflettere sul-le indicazioni fornite in quanto elementi concreti e importanti a cui far riferimen-to nel considerare la nostra professione. Un impegno, quello del militare in ge-nerale e dell’Ufficiale in particolare, serio e prolungato nel tempo che richiedesacrifici personali e, soprattutto, familiari. Vorrei, inoltre, ringraziare il Generale Tota per il suo operato in un quadro com-plessivo di scarsità di risorse. La scarsità di risorse è, purtroppo, una costante inquesti anni, durante i quali abbiamo, contestualmente, avviato il processo ditrasformazione delle Forze Armate, pur continuando ad operare con la stessaefficienza, ricercando gli strumenti migliori per continuare a assolvere con effi-cacia i nostri compiti. In questo senso, un ruolo centrale è svolto, come espressoin precedenza dal Professor Andreoli, dal computer. L’informatizzazione dellostrumento e delle procedure costituisce una grande opportunità. L’informaticaha mutato gli scenari operativi, rendendo il mondo più complesso e dinamico.Fenomeni come la guerra al terrorismo, i nuovi confronti internazionali e i rischiche ne discendono sono tutti fattori legati imprescindibilmente alla capacità didisporre di una mole di dati consultabili in tempo reale per intraprendere la

INTERVENTO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL’ESERCITOINTERVENTO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL’ESERCITOALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO 2013 - 2014 ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO 2013 - 2014

PRESSO L’ACCADEMIA MILITARE DI MODENAPRESSO L’ACCADEMIA MILITARE DI MODENA

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LE RUBRICHE

I rintocchi della “campana del dovere” segnano l’inizio

dell’anno accademico.

scelta corretta.Voglio, inoltre, approfittare di questa cerimonia di apertura dell’Anno Accade-mico, che porterà qualcuno di voi alla stelletta, qualcun’altro al secondo an-no, per rendervi partecipi della trasformazione in chiave evolutiva, attualmentein corso, che condurrà obbligatoriamente ad una maggiore efficienza delleForze Armate nel loro complesso e, in particolare, a rinnovate e potenziate ca-pacità per lo Strumento Militare terrestre. In merito, l’uomo costituisce l’elemen-to centrale di questo importante processo, che richiede, come accennato, ilcostante confronto tra scarsità di risorse e mantenimento dell’efficienza opera-tiva. In tale contesto, è necessario che la Forza Armata conservi le stesse capa-cità operative per i prossimi 10 anni e, in proiezione, anche per gli anni succes-sivi, mantenendo centrale, come accennato, il ruolo delle forze terrestri, con-fermato da oltre 30 anni di attività operativa in cui le unità dell’Esercito hannocostituito il 75% del totale delle forze impiegate nelle varie missioni. Una previ-sione che trova la sua conferma negli attuali e, soprattutto, nei potenziali sce-nari di crisi internazionale.Per mantenere inalterate questa capacità di proiezione delle forze e questaefficienza è fondamentale poter disporre delle risorse necessarie per operare eper garantire un elevato livello di addestramento, sfruttando appieno le nuoveopportunità derivanti dal processo di trasformazione e dall’ammodernamentoin chiave digitale. Si tratta di passi decisivi.Per quanto riguarda la vostra formazione, essa deve necessariamente conte-nere tutti i tratti essenziali per plasmare la figura di un Comandante che si tro-verà a guidare uomini e donne diversi rispetto ai militari del passato. Giovani,desidero ribadirlo, eccezionali. Voi oggi sarete posti alla guida di professionistimaturi che hanno avuto molteplici esperienze sul campo. Essi devono esserecomandati con volontà, determinazione e professionalità. In questo senso, co-me nel passato, è necessario che le nuove leve di Ufficiali conoscano il propriolavoro meglio dei propri dipendenti così da supportare l’autorità discendentedalla posizione di Comando con l’autorevolezza della professionalità e del-l’esempio. Quest’ultimo è un aspetto importante. Indiscutibilmente, al di là del-le norme che regolano la vita e i rapporti, per comandare, bisogna anzituttoessere Comandanti a tempo pieno, sempre disposti ad ascoltare e a fornirel’esempio, attraverso la propria opera, la propria parola e i propri comporta-menti, anche esterni alla vita professionale. Perché il personale dipendente sariconoscere l’esempio, cerca l’esempio! Ciò alla luce soprattutto del fatto chei nostri soldati da una parte sono militari professionalmente preparati, dall’altrapossono essere talvolta in difficoltà, anche finanziarie, nel generale quadroeconomico del Paese, e quindi ricercano, oltre all’esempio, anche umanità ecomprensione. Questo comporta, per noi Comandanti, una costante dedizio-ne e la disponibilità all’ascolto. Quest’ultima è, in particolare, una capacità im-portante e apprezzata. Un buon Comandante deve sempre saper ascoltareper poi decidere. Egli non può demandare, ma deve assumersi le sue respon-sabilità. L’ho imparato in missione e sul terreno. Quando non si prende una de-cisione, normalmente, il fallimento è veramente di alto profilo.Al termine di questo ciclo accademico, voi diventerete Ufficiali e andrete ai re-parti mentre il processo di trasformazione della Forza Armata, che si conclude-rà nel 2024, sarà in atto e soprattutto ancora in evoluzione, per far fronte ai ve-rosimili cambiamenti di scenari e di esigenze. Voi sarete costantemente prota-gonisti di questo cambiamento, sia dal punto di vista operativo agendo sulcampo, sia dal punto di vista della concezione e sviluppo di questa trasforma-zione. Lo sforzo di cercare la soluzione migliore è sempre estremamente difficileed estremamente gravoso. Talora impone dei tagli dolorosi, talora delle scelte,talora dei ripensamenti dettati dall’esperienza e possibili solo a chi ha il corag-gio di ammettere gli errori e procedere di conseguenza.D’altra parte, per fornire un esempio concreto, faccio riferimento alle attualiesigenze di ammodernamento in continua evoluzione. Nessun veicolo tatticocon cui la Forza Armata è entrata in operazione in Afghanistan, più di 10 annifa, è ancora in servizio. Ciò in ragione del cambiamento delle potenziali mi-nacce, oggi costituite, specie nei moderni scenari di counterinsurgency, dagliImprovised Explosive Devices (IED). Come conseguenza diretta, tutte le ForzeArmate del mondo hanno dovuto adottare veicoli con diverse caratteristiche,con scocche studiate appositamente per resistere agli scoppi. Il conflitto asim-metrico, rispetto a quello convenzionale, pone meno rischi o comporta forsemeno vittime, ma è, d’altra parte, più insidioso perché, attraverso la tecnolo-gia, permette all’avversario di indirizzare l’attacco in modo diverso. Chiaramente la capacità di prevedere, di immaginare e sviluppare un’opera-

zione, certamente diventa semprepiù importante tanto quanto la capa-cità di cambiare, che vuol dire anchemodificare le priorità a fronte di dispo-nibilità ridotte di risorse. È qui che en-tra in gioco la capacità di assumere eassumersi le proprie responsabilità nel-la solitudine del Comando. In questomomento giovani Ufficiali stannooperando nei Teatri internazionali,stanno operando sul territorio nazio-nale per contribuire alla sicurezza,stanno lavorando a supporto dellapopolazione. Che è il mestiere chevoi andrete a fare. Io sono certo cheavete le caratteristiche, le capacità el’entusiasmo per affrontare e vinceretutte queste sfide!Sono consapevole dell’impegno chevi è richiesto; nel contempo, però viassicuro che non faremo nulla perrendere il vostro percorso meno fati-coso perché è necessario che la For-za Armata disponga di un prodottoumano di elevata qualità dal puntodi vista delle capacità professionali,del carattere e anche della prepara-zione fisica che è sempre più impor-tante in un Esercito sempre meno gio-vane. Concludo ribadendo la neces-sità che voi guardiate con ottimismoal vostro futuro e a quello dell’Esercitoe, ringraziando il Generale Gallitelliper il suo intervento e tutti i gentili ospi-ti per essere oggi qui, dichiaro apertol’Anno Accademico 2013-2014 del-l’Accademia Militare di Modena!

Generale di Corpo d’Armata Claudio Graziano

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ESERCITO E SOCIETÀNTERVENTO DEL PROFESSORINTERVENTO DEL PROFESSOR

VITTORINO ANDREOLIVITTORINO ANDREOLI

L’Accademia Militare è un’antica Istituzione formativa, che ha le radici ad-dirittura nel 1678, e rappresenta quindi indiscutibilmente un pezzo di storiadell’evoluzione delle teorie dell’educazione e della loro applicazione. Gli

Allievi Ufficiali di oggi saranno l’Esercito del futuro, un’Istituzione che ha certa-mente immesso nella sua componente costitutiva la parola pace. Se l’è datacome scopo: crede, cioè, che attraverso il diritto alla sicurezza delle collettività sipossa raggiungere questo sogno, che ormai è pienamente dentro la nostra cul-tura, e che ha radici lontane, nella Grecia antica, con Platone, quando i filosofidel Gimnasium appunto, discutendo sullo scopo delle attività dello Stato, stabili-vano che ogni gestione della res publica dovesse condurre alla pace e alla feli-cità. Insomma un sogno che si deve perseguire anche quando sembra che siaillusorio; non si deve mai abbandonare la grande idea che è quella della pace.Ho già lavorato con l’Accademia, quando ci si preoccupava che fosse un am-biente formativo nel quale si creasse la responsabilità del comando, ma doveregnasse al contempo un’atmosfera di tranquillità, dove lo studio e l’impegnofossero anche gratificanti, dove trovasse posto anche la gioia, parola importan-tissima che è purtroppo diventata desueta. Si parla troppo di piaceri, di felicità,che sono semplici reazioni a degli stimoli, cessano al loro cessare: e poi sonotroppo individuali. Appartengono al singolo. La gioia è certamente una perce-zione di una situazione di benessere, ma è inclusiva, tiene conto degli altri. Unpadre non può essere felice di qualcosa che lo riguarda o che riguarda uno deisuoi figlioli, se gli altri stanno male. La gioia è qualcosa che ha a che fare conl’insieme, con la comunità, è certamente anche contentezza individuale, macomprensiva della visione della condizione del vicino. La scuola, qualsiasi tipo discuola, e l’Accademia in particolare, per la grande storia dalla quale viene, de-ve funzionare più o meno come un’orchestra. L’orchestra deve promuovere, at-traverso il combinarsi delle competenze dei singoli e sotto la sapiente e ricono-sciuta guida del direttore, l’armonia. Infatti anche se gli orchestrali sono perfetti,sanno suonare magnificamente, ma manca la coordinazione, non si giunge allarealizzazione di quel disegno che nella musica è stato concepito dal composito-re, e che consente l’attuazione del senso della bellezza e quindi del significatoculturale più profondo della musica. Ma nel caso della Scuola, la partitura è di-segnata dallo Stato e parlare di Stato ai giorni nostri sembra quasi un peccato.Ma chi ha scelto l’Accademia, lo ha fatto per servire un giorno lo Stato, e perimparare il senso della comunità fin dalla giovane età. Una società che non siapartecipata in maniera efficace, in maniera onesta, in maniera giusta, è un’or-chestra in cui anche chi suona bene non dà un grande contributo a comporrel’armonia, a dare un senso a quello che deve essere uno Stato, che oggi diven-ta più grande, diventa Comunità Europea, attualizzando visioni che solo pocotempo fa sembravano un puro sogno. Lavorai poi ancora con l’Esercito quando ebbi l’incarico di presiedere un grup-po che si occupava di “nonnismo”. Ma oggi ci sono fortunatamente relazioni di-verse nell’ambito della Forza Armata, che non hanno più quelle caratteristicheche riscontrai allora. Poi ancora in un’altra occasione, quando ci fu quell’eventostraordinario, l’ingresso delle donne nella comunità dell’Esercito, e credo cheanche quella scommessa in qualche modo sia stata vinta.Venendo ad affrontare il tema scelto insieme al Comandante dell’Accademia,“difficoltà del Comando, necessità del Comando”, sembrerà forse strano che aparlare del Comando sia uno psichiatra, un professionista che fa quindi riferi-mento al fondatore della psicologia, Sigmund Freud, che nel 1900 fondò il temadella relazione, il tema dell’analisi dell’io, scoprendo che c’era una dimensioneche non era solo quella dell’intelligere, del capire e poi del volere. Sembreràstrano, appunto, perchè Freud teorizzava che il benessere dipendesse dai con-flitti interiori, dalle frustrazioni, e quindi anche dai Comandi. Si è addiritura teoriz-zato che il padre, l’immagine archetipica del Comando, affinchè si realizzasseuna crescita sana e corretta, dovesse essere ucciso dal figlio, sia pure simbolica-mente. Ecco, sembrerebbe questa una premessa per affermare che non sono ilpiù adatto per parlare del Comando. Ebbene non è così. Cinquantacinque an-ni dedicati ai disturbi della mente mi hanno convinto che una, forse, delle esa-gerazioni, e quindi uno degli errori commessi come disciplina, sia stato quello di

contribuire a sminuire continuamente,progressivamente, il termine Coman-do e il termine Autorità. Quindi vorreiparlare di Comando e di Autorità. Edè senz’altro difficile, in questa societàin perenne ed accelerato mutamen-to, in questa società che sembra nonlasciare il tempo per pensare. Il socio-logo Zygmunt Bauman ha avuto gran-de successo per una definizione dellasocietà. L’ha definita liquida. Vuol direche non è possibile trovare niente distabile. È tutto senza corpo, potremmodire persino senza materia, almenosenza una materia fisicamente con-creta. Io la vedo più come una socie-tà confusa, contraddittoria, in crisi, enon solo in relazione al crollo delle cer-tezze economiche, come qualcunovorrebbe farci credere. È una crisi piùprofonda, esistenziale, di cultura. Èuna società che ha perso le certezze.Certezze che sono legate ai riferimen-ti, agli esempi, ai ruoli. Anche al Co-mando. Nella confusione, nelle diffi-coltà, nella paura, c’è bisogno di sen-tirsi dire fai questo, fidati, fallo, io sonocon te. Perché una società possa es-sere ordinata deve avere chiari innan-zitutto i principi primi del vivere nelmondo. Ci sono dei principi che i grecichiamavano principi primi, perchènon sono discutibili. La percezione diessere uomo, la percezione quindi, delrispetto che gli altri uomini devono ri-cevere da me, esattamente tuttoquel rispetto che voglio ricevere daglialtri. I principi primi vanno distinti netta-mente dalle leggi, lo diceva Platone.Le leggi sono delle decisioni che un or-gano che ha il mandato per poterleemettere assume per risolvere dei pro-blemi pratici, per organizzare una so-cietà, una comunità che muta neltempo. I principi sono sopra la storia,non si toccano, e Platone ne deman-dava la definizione ai filosofi, perchè apoter parlare di principi erano coloroche ragionavano sull’uomo, su cos’èl’uomo, qual è il suo senso, e il sensodel suo essere nel mondo. E, una voltastabiliti questi principi c’era bisognodei tecnici, i quali, di quei principi, do-vevano concretamente realizzarel’applicazione storica all’interno diquella società. E quindi ecco le rego-le, che sono delle norme comporta-mentali all’interno di una specifica co-munità. Quindi principi, leggi, regole.Ma se non si vede questa successioneè difficile orientarsi: una legge diventaun principio, e allora diciamo che ilprincipio non è applicato con giustizia;le regole finiscono per diventare piùimportanti delle leggi. E si rimane ado-lescenti perpetui senza la percezione

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LE RUBRICHE

di leggi, che semmai servono a guida-re la trasgressione. I principi primi afferi-scono al rispetto, formano l’etica, cheè la guida necessaria per vivere. Leleggi riguarderanno il come vivere, leregole per far funzionare una Istituzio-ne. La confusione oggi è tremenda.La società in cui gli Allievi Ufficiali vi-vranno, e in cui dovranno svolgere laloro funzione di guida e di comando,è una società in cui vige l’imperativodel “tempo reale”. Il pericolo è l’empi-rismo, un empirismo talmente rapido amutare che si configura come unasorta di reazione “stimolo-risposta”, co-me dare un comando ad un compu-ter, il quale risponde automaticamen-te. Il “tempo reale” deve essere unamodalità di operazione, ma non devesostituire l’approfondimento, la medi-tazione, il pensare al significato dellavita e al significato di ciò che si farà,che ci si sta preparando a fare. Gli Al-lievi Ufficiali rappresentano un futuroche qualche volta si fa fatica ad intra-vedere nei giovani, che sembranoconsumarsi nel qui e ora. Ecco perchéha senso parlare con loro di apprendi-mento, anche e soprattutto di ap-prendimento dell’esercizio del Co-mando, che vuol dire rispettare i prin-cipi, sapere quali sono le leggi, avereben chiare le regole, nella consape-volezza di dover essere i primi a usarlee a non tradirle. Una società in cui so-no cambiati molto, i giovani, e quindisono cambiati i soldati, quelli di oggi equelli di domani, con cui si dovrà piùavanti interagire. Sono cambiate le re-gole. Oggi i soldati sono volontari, so-no di età maggiore rispetto a quellache era l’età della coscrizione obbli-gatoria. Alcuni hanno maturato delleesperienze straordinarie, dovute allapartecipazione alle missioni all’estero,esperienze che arricchiscono. Ma ilComando non è una questione dietà. Nella società odierna i giovani so-no per lo più immaturi, non ho pauradi affermarlo. Sempre di più, nell’ambi-to di quella che è la mia professione,mi accorgo di grandi maturità raziona-li, cioè di capacità di capire, di capa-cità di usare strumenti ad alto conte-nuto tecnologico, anche di capacitàintuitive che certamente sono notevo-li, ma vedo sempre di più assieme aquesta maturità una immaturità nelsaper controllare e nel saper gestire isentimenti. Vedo persone intelligentissi-me, che talora però, di fronte ad unafrustrazione, sembrano aver perso il si-gnificato, non saper gestire una rela-zione affettiva, per cui nascono rea-zioni eccessive, emozioni che diventa-no appunto assolutamente spropor-

zionate. Ecco, allora, che il Comando non è solo spiegare gli scopi, i mezzi, ma èanche tener conto di chi è colui, o di chi sono coloro, a cui viene impartito il Co-mando. È sentire qual è il livello di maturità affettiva, capire se è in qualche mo-do tale da poter accogliere il contenuto del Comando. Oggi c’è il terrore dellasolitudine e, non appena si è soli, ci si rifugia nella tastiera e nello schermo delcomputer. Questa è paura. La paura è un meccanismo di difesa, perché fa per-cepire che ci sono dei rischi, e quindi è quasi una preparazione a prevenirli, equindi è benedetta. Ma certo che se si arriva ad aver paura di tutto, ad averpaura della paura, è chiaro che non c’è scampo.Ci sono poi i soldati e le soldatesse. Questo insieme può essere straordinario, pur-chè sia un rapporto che si inserisce solo nella funzione che ci si accinge a svolge-re. Ci sono stati casi in cui questo insieme purtroppo non ha funzionato, ed è be-ne averlo chiaro fin dall’inizio. L’Accademia è una Scuola che conduce a unaprofessione; gli Allievi un giorno saranno Comandanti, e per comandare c’è unarichiesta prima, l’esempio, e comandare comporta un grande senso della re-sponsabilità e un grande senso della giustizia, perchè tutti davanti a un Coman-dante sono dei soldati, siano essi donne o uomini, tutti hanno gli stessi diritti e nonè ammesso che vi siano delle derive sentimentali o affettive. Se è grande la fidu-cia nei giovani per quello che riguarda la componente intellettiva, è forte la con-sapevolezza del doverli educare e formare per quello che riguarda la maturitàaffettiva. E ognuno dovrebbe esercitarsi nelle capacità introspettive, cercare diautovalutarsi anche da un punto di vista affettivo. Per affrontare questo proble-ma è opportuno richiamare un termine fondamentale per dei futuri Ufficiali, perdei Comandanti in formazione: fragilità. Forse un tempo chi teneva le prolusioniavrebbe potuto parlare del potere, della forza. Io insisto sulla fragilità, che è lasensazione e la percezione che ciascuno di noi ha dei propri limiti. Quindi è unacondizione esistenziale. È qualche cosa che si lega alla condizione umana, aisuoi limiti. Guai se chi comanda non ha presente la propria fragilità. Io non so sesono riuscito veramente, negli anni, ad aiutare tutti quelli che, sofferenti, si sono ri-volti a me, ma se ci sono riuscito, con alcuni almeno, sono sicuro che è stato perla mia fragilità; è perchè so cosa vuol dire malinconia, e allora capisco il depres-so, so cosa vuol dire avere voglia di cambiare, avere il desiderio di realizzare coseche mai si è potuto realizzare, so cosa vuole dire pensarsi addirittura diverso dacome si è, e allora capisco quelle personalità che noi definiamo “plurime”: in-somma, accetto volentieri che mi si definisca fragile. Ho rispetto per il potere, mane conosco i pericoli. La fragilità non è una malattia, e non va nascosta. La fragili-tà è una condizione per cui ciascuno ha bisogno dell’altro, mentre il potere ten-de a fare (“faccio perchè posso”) senza però porsi la domanda se serva, e a chiserva. Bisogna amare la fragilità, e bisogna in questo senso capire che chi co-manda ha bisogno dell’azione, in qualche modo della collaborazione, di colui acui si rivolge. E allora è bellissimo comandare, perchè è come essere un padreche ha bisogno del proprio figlio. Ed è quindi in quel momento che si avverte ilproprio limite, e mettendo insieme le fragilità nasce una forza straordinaria. Eccola contraddizione, ma è solo apparente, perchè la fragilità non è debolezza. Fra-gilità, in realtà, significa che, capendo i propri limiti, si dà maggior peso a tutti co-loro di cui si ha bisogno per realizzare i propri obiettivi. Voglio terminare e, avendocitato il padre, lo voglio fare richiamando il rapporto a vasi comunicanti tra laprofessione, che nel caso dei militari è l’esercizio di un’attività pubblica di servizioallo Stato, che naturalmente viene rappresentato dalle persone a cui si deve ub-bidienza, e il privato. Non è più possibile distinguerli nettamente, sono solo distin-zioni operative, ma un Ufficiale ha anche bisogno di essere “dentro” una fami-glia, e tutti abbiamo una famiglia, quella di origine e quella che si forma. Nel pas-sato si voleva che fossero due situazioni completamente diverse e distinte. Io noncredo che per conseguire grandi risultati si debba parlare di professione o fami-glia, ma di professione e famiglia. Allora voglio terminare invitando a dedicarsi aimmaginare, a imparare a guardare il futuro, perchè senza futuro non c’è storia.Bisogna guardare avanti, perchè il futuro ti permette di immmaginarti diverso do-mani da come sei oggi, e forse oggi non ti piaci abbastanza, ma domani puoiraggiungere quello che vorresti essere. Io esorto a dedicarsi con molta serietà adapprendere il rapporto del Comando, perchè comandare è difficile, ma nellostesso tempo a coltivare i propri sentimenti e a includere nei propri sogni, oltre aquello di diventare Ufficiali esemplari, quello di costruire una famiglia, perchè, seben guidata, permetterà senz’altro di essere degli Ufficiali addirittura migliori. Tanti auguri cari Allievi.

ProfessorVittorino Andreoli

Digitando, dal menù Start nella finestra “Esegui”, ilcomando “msconfig”, windows, mette a disposizio-ne un’altra interfaccia chiamata “Utilità Configura-zione di sistema”. Questa permette all’utente dicontrollare l’origine ed intervenire sull’avvio di moltiprogrammi allo start-up del computer.

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COMPUTER TIPS & TRICKSSTOP ALL’AVVIO AUTOMATICO DEI PROGRAMMIINDESIDERATI IN SEI CLICK.

Per capire quanti pro-grammi si avviano insie-me al sistema operativowindows, basta esami-nare la barra di sistema,quella in basso sul desktop.

Molt i dei programmi che r i -mangono in esecuzione inseri-scono nel lo spazio a destrauna piccola icona, per segna-lare la loro attività.Un metodo più preciso di verifi-ca consiste nell’aprire il TaskManager, con la combinazio-ne dei tasti CTRL*ALT*CANC.Questa interfaccia r iepilogatutte le attività del computer;dal pannello “Processi” si po-tranno osservare sia quelle av-viate dall’utente sia i principaliservizi del sistema operativo.

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Comprendere quali siano i programmi inavvio automatico, allo start-up del computer,è cosa non semplice; un pannello semisconosciuto li indica ma soprattutto dà lapossibilità di killarli.

Dall’ interfaccia che si apre, comparel’elenco dei programmi presenti in esecu-zione.Le informazioni che vengono fornite sono ilnome del programma, il comando corri-spondente e il suo percorso. Con “Coman-do” si intende il nome del file completo

della cartella in cui si trova. Studiando questa colon-na è facile risalire al programma corrispondente. Con “Percorso” si indica dove l’applicazione è richia-mata nel registro di windows: se il valore di questacolonna inizia per “HKLM” si tratta di un processo chesi avvia per tutti gli utenti, se inizia per “HKCU” l’avvioè previsto solo per l’utente intestatario della sessione.

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LE RUBRICHE

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Per capire l’importanza di ciascuno di que-sti programmi per il buon funzionamentodel computer, la ricerca sul browser web èfondamentale. Basta usare un motore di ri-cerca e digitare il nome del programma;avremo l’indicazione di tanti percorsi chepotranno descriverci la bontà dello stesso,

oppure la sua già nota capacità di causare danni.Per impedire che un programma si avvii in modo au-tomatico, a questo punto, basta deselezionare la re-lativa casella. Al successivo avvio del sistema, unmessaggio ci avvertirà se lasciare disabilitati o menotali servizi.

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Pr ima di adden-trarci sul tipo di at-tività che effettua-no i programmi inavvio automaticoè bene fare unaprecisazione: guar-

dando nella scheda “Servizi”in maniera generica avremoun’ indicaz ione del lavoroche questi svolgono, e que-sto spesso è sufficiente. Ma c’è una grande dif fe-renz a t ra un “com pute rstand alone” e quello “por-tatile”. Tutti i sistemi elettro-nici piccoli, per la loro pra-ticità e funzionalità, hannobisogno che siano attivi al-cuni disposit iv i di comuni-c a z i o n e : i l d i s p o s i t i v o d ipuntamento, quel lo audiooppure il Wi-Fi o bluetooth. Pe r ques to , a t tenz ione an o n d i s a t t i v a r l i , p e n a i lmancat o f unz iona m entodel dispositivo.

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Un’interfaccia molto più completacon la possibilità di modulare le atti-vità di tutti i servizi di windows è la“Gestione computer”, eccedibile da“Start -> pannello di controllo -> Stru-menti di Amministrazione -> Gestionecomputer -> Servizi”.

Ogni servizio è illustrato in cinque colonne chene specificano lo stato e le attività. Se puntia-mo sopra qualsiasi servizio e facciamo clickcon il tasto destro del mouse si apre un menù atendina dal quale, scegliendo l’opzione “Pro-prietà”, potremo agire sulle sue modalità difunzionamento. In questo pannello, infatti, attraverso la casella“Tipo di Avvio” si hanno tre opzioni di interven-to: l’avvio automatico, la disabilitazione defini-tiva del programma o la possibilità che ma-nualmente l’operatore lo possa riattivare qua-lora ne rilevi la necessità. Attenzione quindi:meno programmi in avvio garantiranno mag-giore performance al vostro computer.

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Luca Girotto: « La Grande Guerra. Der Lange Georg “Il Lungo Giorgio”. Un’artiglieria na-vale bombarda Asiago», Gino Rossato Editore, 2010, pp. 140, euro 18,00.

Una ricostruzione fatta con metodo, basata sulla ricerca di testimonianze e documentioriginali, di immagini inedite e rarissime che mostrano le distruzioni procurate dall’artiglie-ria austriaca un secolo fa. È la storia del “Lungo Giorgio”, raccontata nel nuovo volumedi Luca Girotto, pubblicato con il contributo del Comune di Calceranica al Lago e Cas-sa rurale di Caldonazzo. Il dettagliato approfondimento documenta la creazione, l’uso al fronte e il declino diuna leggenda della Grande Guerra, un cannone possente di calibro 35 centimetri, amolti noto come “der Lange Georg”: il poderoso pezzo di artiglieria, originariamentecreato per la marina imperial-regia dalle industrie Skoda, finito in dotazione all’Esercito. Il “Langrohkanone 35 cm L45”, questa la sua classificazione tecnica, concorse alla distru-zione dei paesi dell’Altopiano di Asiago nella tragica primavera del 1916. Durante l’of-fensiva, meglio nota come “Spedizione Punitiva”, “Il Lungo Giorgio” condivise gli obiettivicon altre importanti bocche da fuoco asburgiche. I pesanti cannoni, al di là della loro reale e indubbia importanza bellica, contribuirono aelevare il morale e la fiducia delle truppe imperiali nell’imminente preparazione dell’at-tacco contro le linee italiane. Rilevanti furono pure i danni alle abitazioni altopianesi, tan-t’è che Asiago e Gallio, fino ad allora considerate difficilmente raggiungibili dal nemico,furono colpite dalle grosse granate sparate da oltre 20 chilometri di distanza. Per la po-polazione iniziava l’esodo di massa e la condizione di profughi. Il libro di Luca Girotto (medico ospedaliero, che vive e lavora a Borgo Valsugana) portanuove informazioni sulla Prima Guerra Mondiale consumatasi sull’arco alpino, ma soprat-tutto consegna ai posteri un’esaustiva raccolta iconografica (170 foto) e storiograficadegli eventi, offrendo una visione oggettiva del “cannone navale da montagna”, per-mettendo una volta per tutte il distinguo tra mito e realtà.

Marcello Ciriminna

Vincenzo Di Michele: «Io, prigioniero in Russia», L’Autore Libri Firenze, 2010, pp. 139,euro 12,10.

Un’altra testimonianza della terribile campagna di Russia è il libro di Alfonso Di Michele,partito da Pietracamela, paese alle pendici del Gran Sasso, per andare a combatteresu fronte del Don una delle più cruenti campagne militari. Oltre duecentomila soldatiinviati in Russia per quella che si credeva una guerra lampo. Novantamila morti e solodiecimila prigionieri rimpatriati tra il 1946 e il 1954 dai campi di prigionia sovietici. Unodi questi era appunto il padre di Vincenzo Di Michele, valido giornalista e scrittore, au-tore del volume “Io, prigioniero in Russia”.La sapiente regia dell’autore tira le fila delle memorie scritte da Alfonso Di Michele solopoco prima di morire. Pur desiderando farlo da tempo, non ci era mai riuscito: tantaera ancora la sofferenza legata a quei ricordi, che l’ira e il rancore avrebbero preval-so. Dalla partenza con la Divisione Julia, battaglione L’Aquila, (il cui motto creato daGabriele d’Annunzio “D’aquila penne ugne di Leonessa” rendeva bene l’idea dellaforza e della tenacia di questi alpini), il racconto si snoda attraverso l’avanzata verso ilDon: miseria, desolazione, freddo e gelo. La realtà del fronte, dove un fiume ghiacciato divideva due eserciti e due gioventù. Ilsoldato Di Michele ha avuto un pensiero anche per il nemico “Non posso non dedica-re un pensiero benevolo anche per quei ragazzi... lì inermi su quel manto nevoso”. Ma non era molto il tempo per pensare perché l’offensiva russa segnò la disfatta di unEsercito a cui seguì il ripiegamento e la prigionia. “Il vero dolore fu vedere tutti queicompagni feriti che ci supplicavano e ci chiedevano aiuto…” e con questo strazio nelcuore iniziò la marcia verso il campo di concentramento di Tambov sotto le parole in-calzanti Davai, Davai (avanti, cammina). La prigionia, l’ospedale di Bravoja in Siberia,il campo di lavoro in Kazakistan: non ci sono parole per descrivere i patimenti e le sof-ferenze, il dolore per i compagni morti di stenti e la perdita della dignità umana, solo inparte mitigato dalla grande umanità e generosità delle donne russe. La fine del conflitto ha restituito una gioventù fiaccata nel fisico e nel morale. Tre annie mezzo sono stati donati dall’Alpino Alfonso Di Michele alla patria per una guerra chedeve essere raccontata. “Chi avrà la fortuna di ritornare dovrà raccontare quel che èstato di noi”, come conferma Dante Muzi, che con Alfonso ha condiviso anche la pri-gionia, “quella che vedi nei film è la guerra degli eroi; la nostra era la guerra dei po-veri, di chi ha sofferto e lottato per un tozzo di pane…”.Questo è il valore aggiunto del libro di Vincenzo Di Michele, che ha più che meritato inumerosi riconoscimenti ottenuti. Non si può che concordare, segnalando ai lettori, so-prattutto ai giovani, la piacevole lettura.

Annarita Laurenzi

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RECENSIONI

... Ricordo che quando “el canòn”ha sparato la prima volta sonoandati giù tutti i vetri delle finestreper il colpo. Nessuno aveva pen-sato di avvertirci. Tutti i vetri delpaese sono scoppiati per il soffiod’aria (Paola Giacomelli).

.... nessuno dei propri familiari,neanche in battute fugaci, si daràper vinto nel dire: “È morto”.Ma loro, sia Andrej di Mosca oGiacomo di Treviso, che Ivan diPietroburgo o Giovanni di Cuneo,questa volta sotto forma di polvere,in verità, giaceranno nel tempo inquesti immensi territori oggi teatri digrandi battaglie, in quel generico eunico appellativo di “Milite Ignoto”(Alfonso Di Michele).

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Giuseppe Caforio: «Soldiers without Frontiers: the View from the Ground», BonannoEditore, 2013, pp. 416, euro 35,00.

Il libro presenta e analizza i dati di una ricerca comparativa transnazionale con-dotta tra il personale militare di nove diversi Paesi con esperienza di guerra asim-metrica. I Paesi interessati sono stati: Bulgaria, Danimarca, Italia, Filippine, Slove-nia, Sud Africa, Corea del Sud, Spagna, Turchia. 542 militari dei diversi gradi e ditutte le Forze Armate di questi Paesi sono stati ascoltati mediante interviste strut-turate in profondità. La scelta dei Paesi, scrive l’autore (Generale della Riserva eSociologo militare), è stata fatta evitando quelli con maggiori esperienze dicombattimento (sui quali esiste già un’abbondante letteratura) e puntando in-vece su medie e piccole potenze che nei precedenti decenni non avevanoavuto importanti esperienze di tal tipo. Scopo principale della ricerca – effettua-ta da un team internazionale coordinato dall’autore – è stato quello di coglieregli aspetti umani dello spiegamento di personale militare in missioni in ambientidi guerra asimmetrica, quali l’Afghanistan, l’Iraq, il Libano, il Sudan, il Chad, i Bal-cani, il Golfo Persico, ecc.Si sono, in particolare, volute esaminare sia le reazioni individuali e di gruppo difronte ad ambienti umani e naturali molto diversi da quelli dei Paesi di originedei militari intervistati, sia le relazioni intercorrenti tra gli uomini impegnati sul ter-reno e gli altri attori presenti sul territorio: Forze Armate locali, popolazione au-toctona, militari degli altri contingenti, organizzazioni non governative (ONG). I ri-cercatori sono partiti dalla considerazione che le operazioni che gli strumenti mi-litari dei Paesi industrializzati sono oggi prevalentemente chiamate a svolgere sisono concretizzate e definite attraverso un percorso storico che è iniziato nel1960, dalla descrizione delle nuove Forze Armate come Constabulary Forces –una sorta, cioè, di polizia internazionale. Definizione elaborata dallo studiosoamericano Morris Janowitz, che già scrisse all’epoca: “L'istituzione militare è de-stinata a diventare una forza di polizia che viene continuamente disposta adagire, impiegando un livello minimo di forza, con un atteggiamento protettivo ecerca di raggiungere una relazione equilibrata tra le parti, piuttosto che la vitto-ria“.Per gli intervistati l’esperienza in quest’ambiente operativo, così diverso da quel-lo tradizionale, ha comportato la necessità dell’adattamento a condizioni di vitae di lavoro mai vissute prima e comportanti una sfida significativa alle capacitàpersonali e professionali. L’operare in mezzo a popolazioni civili, tra le quali spes-so gli insurgents si mascherano e si nascondono, evitando con cura ogni “dannocollaterale“, il dover “conquistare le menti e i cuori“ di tali popolazioni (spesso dicultura e mentalità assai diversa), ha costituito un aspetto nuovo e problematicoper le truppe. Il libro, analizzando le risposte degli intervistati (spesso citandole direttamente),fa toccare con mano le reazioni, gli stati d’animo, i comportamenti dei protago-nisti. Per la prima volta non leggiamo i resoconti ufficiali o le ricostruzioni dei me-dia, ma ascoltiamo le voci, e una “visione dal basso”, come recita il sottotitolodel volume, di coloro che hanno visto, vissuto e sperimentato su se stessi l’azionee la permanenza in ambienti di guerra asimmetrica. Vengono così evidenziate leimpressioni all’impatto con ambienti naturali e umani così diversi da quelli deiPaesi di origine; le difficoltà di rapportarsi (e fidarsi) di militari locali, anch’essi di-versi per lingua, mentalità, cultura, preparazione; la “scoperta” di popolazioni emodi di vita e di pensiero estranei al mondo da ciascuno conosciuto, la necessi-tà di rapportarsi positivamente con essi.Si rivelano poi gli stati d’animo di uomini che si trovano per la prima volta ad es-sere sotto il fuoco avversario, a dover temere l’insidia delle mine e degli esplosi-vi, a essere testimoni di morte e distruzione, perdita di compagni, a dover spara-re contro altri esseri umani per difendere se stessi. Si scoprono le ansie, le pauree le loro conseguenze psicologiche fino a quel “post-traumatic stress disorder” dicui si aveva notizia soltanto dalla letteratura americana. Di fronte alla cruda ecomplessa realtà del conflitto asimmetrico tutto viene messo al vaglio e in di-scussione: l’azione di comando, le regole di ingaggio, l’addestramento ricevuto,i mezzi e le armi in dotazione, la cooperazione internazionale. Di tutto ciò il librodà ampia e diretta testimonianza, offrendo, infine, al lettore incredulo la possibi-lità di verificare in proprio, di controllare i risultati, attraverso il sito web nel qualesono stati immagazzinati i dati della ricerca, accessibile attraverso una passwordche l’autore offre al lettore. Il libro è scritto in inglese, sia per la dimensione inter-nazionale della ricerca, sia per poter disporre di una più vasta audience interna-zionale ed inserirsi, così, nella più significativa letteratura sulle esperienze in con-flitti asimmetrici.

Francesco Lombardi

LE RUBRICHE

...“occorre puntualizzare che af-frontare operazioni di guerraasimmetrica oggi significa per ilpersonale impiegato dover as-solvere una molteplicità di funzio-ni spesso marginali od estraneealle funzioni militari tradizionali.Operazioni che la letteratura sultema chiama ‘stability opera-tions’ e ‘nation building’ e checomportano una vasta e diversi-ficata serie di attività sul campo,quali assistenza umanitaria, aiutoalla ricostruzione, contributo allagovernance, addestramento del-le Forze Armate locali, azioni divero e proprio combattimento,attività di intelligence, spesso si-multaneamente piuttosto che insequenza“ (Giuseppe Caforio).

La politica del Vietnam nel contesto delle dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionaledi Francesca Manenti

A quarant’anni dalla storica battaglia tra la Marina della Repubblica del Vietnam e la Marina della Repubblica Popolare Cineseper il controllo delle isole Parcel, le rivendicazioni territoriali nel Mar Cinese Meridionale rappresentano ancora il fattore di mag-gior criticità per il governo di Hanoi. In quell’occasione, il 19 gennaio 1974, in seguito agli scontri avvenuti sulle isole Robert, Duncan e Drummond, la Cina occupòl’intero Crescent Group, ossia quella parte di arcipelago controllata fin dal 1950 dall’allora governo del Vietnam del Sud, inizian-do una disputa che tutt’ora continua a influenzare inevitabilmente le relazioni tra i due Paesi.Il difficile rapporto con Pechino costituisce il focus principale della politica estera del governo vietnamita. Le ripetutedimostrazioni di forza da parte della Cina per affermare la propria sovranità su circa il 90% delle acque del Mar CineseMeridionale si scontrano inevitabilmente con gli interessi nazionali di Hanoi, che così vede limitato l’esercizio dei propri diritti dipesca e di esplorazione in una regione ricca di risorse ittiche ed energetiche. La così detta “nine dots line” (conosciuta anchecon il nome di “U shaped line”), la linea di demarcazione presentata nel 2009 alle Nazioni Unite da Pechino e che dovrebbe indi-care l’estensione massima delle sue acque territoriali, include all’interno della Zona Economica Esclusiva (ZEE) cinese le isoleParcel e l’arcipelago delle Spratley. Questi due ultimi gruppi di isole sono entrambi rivendicati dal governo del Vietnam in quan-to rientranti nella propria ZEE, come sancito dagli accordi della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto Marittimo. Le misurerestrittive adottate dalla Marina Cinese per interdire l’accesso dei pescherecci stranieri nelle acque contese sono state, in pas-sato, causa di incidenti tra Pechino e Hanoi. La crescente instabilità del contesto regionale, alimentata dalle prevaricazioni cinesi, ha spinto il governo di Hanoi a incre-mentare progressivamente il budget destinato alla Difesa, con un aumento di circa il 150% dal 2008 al 2011, per arrivare, nel2012, ad una spesa militare di 3,3 miliardi di dollari. L’aumento delle risorse a disposizione delle Forze Armate è finalizzato alpotenziamento delle capacità aeree e navali del Paese, al quale, entro il 2015, dovrebbero essere destinati circa 400 milionidi dollari. Oltre ai quattro velivoli da combattimento Su-30MK2, equipaggiati con missili Cruise antinave Kh-59MK, acquistatidalla Russia nel 2011, entro il prossimo anno dovrebbe essere completata la consegna di sei sottomarini convenzionali, classeKilo, anch’essi di fabbricazione russa. I primi due esemplari, HO-182 Hanoi e HQ-183 Ho Chi Minh City, sono già a disposizionedella Marina vietnamita. Le necessità di porre un argine all’aggressività politica cinese e conseguentemente di difendere i propri interessi nazionali hannoportato il governo vietnamita a cercare di consolidare le proprie alleanze nella regione, soprattutto con Filippine e NuovaZelanda. Nel primo caso, i due governi hanno recentemente sviluppato una forte cooperazione politica e militare, come eviden-ziato dalla sottoscrizione del Philippines-Vietnam Action Plan e dal Memorandum of Understanding nell’ottobre del 2011. Taliaccordi disciplinano le iniziative bilaterali in materia di sicurezza, di Difesa e di cooperazione marittima fino al 2016, permettendoai due governi di istituire un sistema di comunicazione privilegiato tra le rispettive guardie costiere e di incentivare il reciprocoscambio di informazioni.Per quanto riguarda la partnership con la Nuova Zelanda, Hanoi ha recentemente siglato nuovi accordi in materia di assistenzamilitare, di information sharing e di partecipazione a eventuali attività di antiterrorismo e di peacekeeping nella regione. L’importanza strategica della regione del Mar Cinese Meridionale e la posizione geografica che il Vietnam ricopre all’interno diessa hanno permesso al governo di Hanoi di diventare un interlocutore privilegiato di quei Paesi che, pur essendo attori extra-regionali, guardano al Pacifico come a un teatro di primario interesse. Durante la visita in Vietnam del Primo Ministro indianoMianmohan Sing, lo scorso novembre, Nuova Delhi si è impegnata ad iniziare un programma di addestramento per operazionicombat sottomarine destinato alla Marina vietnamita, come parte di un incrementale accordo di cooperazione bilaterale chedovrebbe comprendere una linea di credito di circa 100 milioni di dollari in favore di Hanoi per l’acquisto di armamenti. Un sup-porto agli sforzi vietnamiti di rinforzare il proprio dispositivo di Difesa è giunto anche dagli Stati Uniti: lo scorso dicembre il Segretariodi Stato, John Kerry, ha annunciato l’interesse di Washington a dare inizio ad un nuovo programma di assistenza in ambito disicurezza del valore di circa 18 milioni di dollari, per migliorare le capacità di intervento delle unità di pattugliamento marittimonelle operazioni di R&S e di disaster response.Nonostante Hanoi abbia la necessità, anche attraverso la fitta rette di accordi internazionali, di difendersi dalle ingerenze diPechino, i rapporti con la Cina sono fondamentali per la sopravvivenza economica vietnamita. L’interscambio economico regi-strato nel 2012 si attestava intorno ai 41,2 miliardi di dollari, con un valore di importazione e di esportazione di Hanoi rispettiva-mente di 28,8 miliardi e 12,4 miliardi di dollari. Il dossier economico è di grande importanza per il governo vietnamita, il qualeannualmente deve affrontare un voto di fiducia in Parlamento (Assemblea Nazionale) per poter proseguire il proprio mandato.L’attuale Primo Ministro, Nguyen Tan Dung, nel novembre 2012, era stato sottoposto a dure critiche da parte del PartitoComunista, che detiene la maggioranza dei seggi all’Assemblea, per non aver saputo portare avanti una politica economica ingrado di porre rimedio alle difficoltà causate da un alto tasso di inflazione e di pressante debito pubblico.La recente visita del Primo Ministro cinese, Li Keqiang, in Vietnam, lo scorso ottobre, è stata l’occasione per il governo di Hanoi dirilanciare la cooperazione economica bilaterale e cercare così di raggiungere un interscambio economico di 60 miliardi di dol-lari entro il 2015. In base alle considerazioni precedenti, appare evidente quale sia il paradosso della politica vietnamita. Se, da un lato, il gover-no di Hanoi ha un bisogno vitale dell’interscambio commerciale con Pechino, dall’altro, questa necessità potrebbe influire sul-l’indipendenza del Paese nella gestione delle dispute nel Mar Cinese Meridionale. La Cina, infatti, potrebbe utilizzare la leva eco-nomica per attenuare le rivendicazioni vietnamite nella regione ed erodere così l’opposizione alla sua politica di espansione.L’affrancamento del Vietnam dalla dipendenza economica da Pechino e, quindi, dall’ambiguità di fondo della sua politicaestera, potrebbe passare attraverso l’innalzamento qualitativo degli accordi di cooperazione con gli altri Paesi rivieraschi dellaregione. Infatti, al momento, il nucleo delle relazioni internazionali di Hanoi è costituito da intese di natura prettamente militare.In futuro, se queste costituissero il punto di partenza per lo sviluppo di una maggior integrazione anche economica, il Vietnampotrebbe trovare una valida alternativa all’interscambio con la Cina. Così facendo, il governo di Hanoi potrebbe portare avan-ti le proprie rivendicazioni marittime senza temere eventuali ritorsioni da parte cinese.

APPROFONDIMENTI

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a cura del Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.)

VOLONTARI IN FERMA PREFISSATA DI UN ANNO

PIÙ FORTI OGGIPIÙ SICURI DOMANI

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