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Questo numero èricco di novità, chespaziano dalla dot-trina logistica nazio-nale alle tematichesulla sicurezza e sulla formazione, inambito Unione Europea e NATO. Maè anche storia - “come non l’avetemai vista” - e tecnologia al tempo deiRomani. Peculiarità, queste, che siaggiungono ad altri articoli storici e dicultura militare, curiosando “oltre iconfini”, nella Cina del XVII secolo.Inoltre è stato dato forte impulso aicontributi di natura giuridica, econo-mica e legale. Senza dimenticare il“Premio FiuggiStoria”, ricevuto per larealizzazione del CalendEsercito de-dicato alla Grande Guerra.Buona lettura!

Nel prossimo numero

La Battaglia del Solstizio:una vittoria dell’Artiglieria italiana

Il 20 aprile 2018al CircoMassimo:

presentazionedella collana

“Techne”,in occasione del

Natale diRoma

Colonnello Domenico Roma

Gli atleti militari dell’Esercito •

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Il Sostegno Logistico alleOperazioni Terrestridi Leonardo di Marco,Arcangelo Moro

4° Forum dei Comandantidelle Forze Terrestri Europeedi Giovanni Corrado

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Sommario

Il Centro di Eccellenza NATO per il combattimento in montagnadi Boštjan Blaznik

NATO DEEP Tunisia e alta formazione nel peacekeepingdi Umberto Montuoro

Jean de Bloch:il futuro della guerradi Giuseppe Cacciaguerra

Riforma della finanzapubblica. Riflessi sullacontabilità militaredi Cesare Tapinetto

La guerra del TenenteArturo Stanghellini.Lettere alla famigliadi Niccolò Lucarelli

Non chiamatelo fumettofiume. La storia come non l’avete mai vistadi Federica Dal Forno

......................................................................Cambio al vertice dell’Esercito

Il Generale di Corpo d’Armata Salvatore Farina subentra al parigrado DaniloErrico che lascia il servizio attivo dopo oltre 40 anni.Il 27 febbraio u.s., presso la caserma “Rossetti” (Città Militare Cecchignola),alla presenza del Presidente del Consiglio, On.Paolo Gentiloni, del Ministro della Difesa, Sen.Roberta Pinotti e del Capo di Stato Maggiore dellaDifesa, Generale Claudio Graziano, ha avuto luogola cerimonia di avvicendamento nella carica diCapo di Stato Maggiore dell’Esercito.L’evento è stato preceduto dall’omaggio alla tombadel Milite Ignoto con la deposizione di una coronad’alloro all’Altare della Patria.

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IN COPERTINA L’ATLETA DELL’ESERCITO, MICHELA MOIOLI,

PRIMO ORO ASSOLUTO ITALIANO NELLO SNOWBOARD (PYEONGCHANG 2018 - PENTAPHOTO)

RIVISTA MILITAREPeriodico dell’Esercito fondato nel 1856

L’Aspettativa per Riduzione di Quadridi Francesco Maioriello

Carcere Militare: ammissibilità del lavoroesterno retribuitodi Alessandra Maria Di Spirito

L’artiglieria delle Legionidi Flavio Russo

I quattro cannoni cinesiconservati nell’IstitutoStorico e di Cultura dell’Arma del Geniodi Carla Sodini

Le prime missioniinternazionalidi peacekeeping.Gli Italiani a Cretadi Alberto Frattolillo

Premio FiuggiStoriaal CalendEsercito.Intervista a Pino Pelloni

...........................................................

Normedi collaborazione

EditoreDifesa Servizi S.p.A. - C.F.11345641002

Direttore responsabileColonnello Domenico Roma

Capo Sezione Coordinamento attività editoriali e Redattore capoTenente Colonnello Antonino Longo

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Segreteria e diffusioneGiuseppe Ammirati, Claudio Angelini, SergioGabriele De Rosa, Sergio Di Leva, GabrieleGiommetti, Silvio Morini, Federica Sanna,Ciro Visconti

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Marzo 2018

MINISTERO

DELLA DIFESA

Proprietario

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4 Rivista Militare

Ufficiali, Sottufficiali, Graduati, Volontari, Allievi degli Istituti di Formazione, Carabinieri, Personale Civile dell’Esercito Italiano.Nel lasciare dopo tre anni dal mio insediamento la carica di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, mi inchino deferente alla Bandieradi Guerra dell’Esercito e a tutti i gloriosi vessilli delle Armi e dei Corpi della Forza Armata.Rivolgo un commosso pensiero a tutti i Caduti che si sono immolati nell’adempimento del dovere in ogni epoca e luogo. Il loroesempio, unitamente alla grande dignità dimostrata dai familiari che convivono ogni giorno con il vuoto lasciato dalla loro prematuraperdita, costituisce per Noi tutti un fulgido riferimento e uno sprone nel quotidiano svolgimento del Nostro servizio alle Istituzioni eal Paese.Auguro una pronta e completa guarigione a quanti hanno riportato ferite e mutilazioni così come a tutti i malati e convalescenti, af-finchè possano ritrovare la salute e rientrare rapidamente nei ranghi delle rispettive unità.Infine, ringrazio i membri degli Organi di Rappresentanza Militare per l’intelligente e leale contributo fornito, i rappresentanti delleAssociazioni Combattentistiche e d’Arma, custodi dell’immenso patrimonio di tradizioni dell’Esercito, e il personale dei Corpi Ausiliaridella Forza Armata.In più di 44 anni di carriera militare ho vissuto epocali evoluzioni degli scenari geopolitici internazionali e le importanti trasformazioniche queste hanno comportato nell’organizzazione e negli impieghi degli strumenti militari terrestri di tutto il mondo. In particolareappaiono evidenti, dopo tutti questi anni, gli enormi passi avanti fatti dall’Esercito Italiano per passare dalla Forza Armata in cui misono arruolato, stanziale, basata sulla coscrizione obbligatoria e orientata alla difesa della soglia di Gorizia, allo strumento profes-sionale, dinamico, snello ed efficiente, costantemente impiegato in numerosi Teatri operativi. Una parabola evolutiva di eccezionaleportata che ritengo essere ancora in corso, attraverso uno sviluppo graduale e costante che condurrà verso nuovi ambiziosi tra-guardi per essere sempre al passo con i tempi e vincere ogni sfida futura.Il triennio appena trascorso, in cui ho avuto il grandissimo privilegio di essere alla guida della Nostra gloriosissima e storica Istitu-zione, si innesta in questo processo e ha visto, nonostante il perdurare degli stringenti vincoli di bilancio, la realizzazione di nume-rose iniziative. Prima fra tutte, la riorganizzazione della Forza Armata, in ogni settore e livello, dagli organi centrali a quelli periferici,dai Comandi di Vertice ai singoli Reparti, negli ambiti operativi, logistici, infrastrutturali, territoriali e della formazione. Un’ingenteopera di riforma ed efficientamento sempre affiancata ad un ininterrotto e costante impiego dei Nostri uomini e delle Nostre donnedentro e fuori i confini nazionali. Il nostro impegno all’estero testimonia, infatti, il ruolo centrale dell’Italia nel contesto delle Alleanzeinternazionali di cui facciamo parte, nell’ambito dei dispositivi dell’ONU, della NATO e dell’Unione Europea impiegati in moltepliciTeatri d’Operazione - dall’Afghanistan alla Libia, dal Libano al Niger, dai Balcani all’Iraq - dove i nostri militari forniscono quotidia-namente una fondamentale azione di supporto a Paesi in condizioni di fragilità istituzionale per costruire stabilità e sicurezza e perdare la speranza di un futuro migliore. Non meno importanti sono poi gli impegni in patria, che vedono schierati circa 7.000 soldatiche continuano a operare tanto in soccorso alla popolazione a seguito di disastri e calamità naturali quanto in concorso alle Forzedell’Ordine per garantire la tutela dell’ordine pubblico nelle nostre città.Impegni affrontati, da tutti Voi, con incondizionata determinazione e grandissima professionalità, superando tutti gli ostacoli e ri-cercando, in ogni circostanza, soluzioni innovative improntate a una sempre maggiore efficienza, consentendoci di riaffermare nelmondo il prestigio dell’Esercito e il valore dei soldati Italiani.Per tutti questi motivi sono profondamente orgoglioso di essere stato il Vostro Comandante e Vi sono grato per quanto avete fatto,operando spesso nell’ombra e in silenzio, animati sempre da un genuino senso del dovere e della responsabilità, dando prova dialtissime virtù e contribuendo a rendere la Nostra Istituzione un modello e punto di riferimento per tutta la Nazione.Desidero esprimere la mia infinita riconoscenza a tutte le Nostre famiglie per il fondamentale e costante supporto materiale emorale nell’affrontare le innumerevoli difficoltà, le tensioni, la lontananza e i doveri legati all’assolvimento del nostro servizio.Infine, porgo un caloroso saluto a tutto il personale in quiescenza, nostro predecessore lungo la strada del dovere, al quale, daoggi, mi unisco.Al mio successore auguro di poter vivere le stesse gioie e soddisfazioni che hanno contraddistinto il mio mandato, certo di lasciargliin eredità una Forza Armata leale, pronta e dinamica, dotata di straordinarie capacità, umane e professionali, e che saprà vincereogni sfida che si profili all’orizzonte.A tutti Voi rivolgo i migliori auspici per un futuro ricco di sempre maggiori soddisfazioni.Buona fortuna!

Viva l’Esercito Italiano, viva l’Italia!

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL’ESERCITOGenerale di Corpo d’Armata Danilo ERRICO

STATO MAGGIORE DELL’ESERCITO

ORDINE DEL GIORNO ALL’ESERCITO N. 3/2018

26 FEBBRAIO 2018 - TERMINE MANDATO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL’ESERCITO

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STATO MAGGIORE DELL’ESERCITO

ORDINE DEL GIORNO ALL’ESERCITO N. 4/2018

ASSUNZIONE MANDATO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL’ESERCITO

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL’ESERCITOGenerale di Corpo d’Armata Salvatore FARINA

Ufficiali, Sottufficiali, Graduati, Militari di Truppa, Allievi, Carabinieri e Personale civile!Assumo oggi l’incarico di Capo di Stato Maggiore che il Governo della Repubblica ha inteso affidarmi, orgoglioso per la fiduciaaccordatami, animato da profondo spirito di servizio e consapevole di ricevere in eredità una Forza Armata solida, sana, efficien-te e pronta.Porgo il mio primo, deferente saluto al Presidente della Repubblica, Comandante delle Forze Armate e simbolo dell’unità na-zionale, e rendo omaggio alla Bandiera di Guerra dell’Esercito e a tutti i Vessilli delle Armi, dei Corpi e degli Istituti di Forma-zione che rappresentano le Nostre gloriose tradizioni militari e simboleggiano i valori di libertà e giustizia che appartengonoalla Nostra Patria.Esprimo un pensiero commosso ai Caduti, di ogni epoca e luogo, e a quanti, nell’adempimento del supremo dovere, sono statiferiti o hanno riportato gravi invalidità. Alle Loro Famiglie e a quelle di tutto il personale della Forza Armata giunga la mia profon-da gratitudine per l’insostituibile sostegno morale e materiale che ogni giorno dimostrano condividendo le scelte, talvolta impe-gnative e difficili, dei propri congiunti.Rivolgo il mio omaggio ai labari delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma e saluto i membri degli organi di rappresentanza,con i quali sono certo opereremo in piena collaborazione.Al mio predecessore, Generale ERRICO, esprimo un sincero ringraziamento per l’opera svolta, così come ringrazio i Coman-danti che ci hanno preceduto alla guida della Forza Armata.Un ringraziamento che estendo a tutti Voi, donne e uomini dell’Esercito, a cui dedicherò ogni minuto del mio mandato per esse-re al Vostro servizio, idealmente e sul campo, in operazioni e in addestramento, negli Istituti di Formazione o in guarnigione,puntando a consolidare gli ottimi risultati già conseguiti e a ricercare ulteriori miglioramenti con le risorse disponibili per far frontealle future, molteplici sfide.Esorto i Comandanti di ogni ordine e grado ad agire con coraggio e con autorevolezza e chiedo Loro di promuovere, ancor più,

la concretezza, la trasparenza, la partecipazione e l’assunzione delle responsabilità.Ai collaboratori, ai subordinati, ai Sottufficiali, fino al più giovane dei Volontari, chiedo di essere proattivi e fornire

utili contributi affinché i Vostri Comandanti possanodecidere al meglio. Confido in una comunione di in-tenti che coinvolga tutto l’Esercito - Fanti, Cavalieri,Artiglieri, Genieri, Trasmettitori, militari dell’Arma deiTrasporti e Materiali, dell’Aviazione, dei Corpi diCommissariato, di Sanità e Veterinaria e degli Inge-gneri - e che ogni giorno ci ricordi che Noi siamo esaremo sempre “UNA ACIES”, un’unica e graniticaschiera, una grande “Famiglia” che è parte integran-te della più vasta Comunità della Difesa.Sono convinto che il coraggio, l’altruismo, lo spirito diabnegazione e l’attaccamento alle Istituzioni sono esaranno sempre il nostro biglietto da visita. Buon lavoro a tutti!

Roma, 27 febbraio 2018

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL’ESERCITOGenerale di Corpo d’Armata Salvatore FARINA

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«Coming together is a beginning, staying together is progress and working together is success» Henry Ford

Il Sostegno Logistico alleOperazioni Terrestri

Giornata conclusiva del convegno informativo su “La Logistica 3.0 - Diapason LOG 2017” (Firenze, 23 novembre 2017).

Chi deve risolvere il “problema logistico” all’interno della Forza Armata? Secondo quali competenze concettuali,organizzative ed esecutive? Un anno di lavoro per provare a rispondere a queste due apparentemente semplicidomande. Un anno iniziato con un seminario dal titolo “La Logistica 2.0 - Who Does What” (6 e 7 dicembre2016) e terminato con un convegno informativo su “La Logistica 3.0 - Diapason LOG 2017” (22 e 23 novembre2017). Tra i due eventi, un’esercitazione logistica di pianificazione e di condotta, unica nel suo genere, denomi-nata “Complex Pallets 2017” (giugno-luglio 2017). Un anno intenso in cui tutti coloro che, a vario titolo, devono assicurare il sostegno logistico della Forza Armata(1) hanno avuto l’opportunità di condividere, con un approccio propositivo e innovativo, le proprie esperienze ecompetenze. Un confronto svoltosi con un dialogo sincero, aperto e costruttivo, su un tema così complesso estrategico quale la logistica che, oggi più che mai, non solo deve garantire la sostenibilità dello strumento milita-re terrestre in scenari sempre più mutevoli, ma deve essere integrata, dinamica e tecnologica. Alla luce della recente revisione dello strumento militare, delle limitate risorse disponibili (umane, strumentali efinanziarie), del quadro normativo/dottrinale vigente (tenendo conto anche delle linee guida tracciate dal “LibroBianco per la Sicurezza Internazionale e la Difesa”), dopo aver fatto il punto di situazione sull’attuale strumentologistico ed evidenziato le esistenti criticità, sono state proposte talune possibili linee di indirizzo, per la risolu-zione del “problema logistico”, di natura dottrinale/capacitiva/operativa (“La Logistica 2.0 - Who Does What”),poi testate durante l’Esercitazione “Complex Pallets 2017” e infine concretizzate con la stesura del documento“Lo Strumento per il Sostegno Logistico alle Operazioni Terrestri”e della PDE-4 “Il Sostegno Logistico alle Ope-razioni Terrestri”. Tali documenti sono stati presentati durante il citato convegno su “La Logistica 3.0 - DiapasonLOG 2017”. Il presente articolo, strutturato secondo l’evoluzione cronologica delle attività, evidenzia per ciascu-na di esse gli elementi/esiti ritenuti fondamentali per la revisione dell’impianto complessivo.

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La storia come non l’avete mai vista

Italia, ottobre 1917, esattamente cento anni or sono, la linea del fronte durante la Grande Guerra si spostòdrammaticamente indietro, sulla linea Grappa-Piave, facendo tremare il popolo della bella penisola. Un com-plesso montuoso e un fiume divennero da quel momento monumento alla memoria, per l’ardimento e le mortid’ambo le parti che segnarono quei luoghi fino alla fine del conflitto. Per narrare le principali vicende chefecero divenire il Piave una leggenda, un combattente fra i combattenti, un confine, un luogo sacro e persinoun’intramontabile canzone, quattro originali autori hanno pensato di dar vita a un racconto per immagini, chenon tradisse la storia ma che conquistasse, per bellezza e immediatezza, i lettori di ogni età.

GLI AUTORI

VinGenzo Beccia

IllustratoreFederica Dal Forno

Progetto, testie coordinamento

Danilo Errico

Il Capo diStato Maggioredell’EsercitoGenerale di C.A.

Giuseppenicola Tota

Il Capo del V Repartodello Stato Maggioredell’EsercitoGenerale di Divisione

Marco Pascoli

Storico(zona Grappa)

Paolo Pozzato

Storico(zona Piave)

L’estrema retroguardia del Regio Esercito attraversa il Ponte della Priula.

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Il Forum dei Comandanti delleForze Terrestr i Europee è unconsesso di altissimo livello, nelcui ambito i Vertici degli strumen-ti militari terrestri dei Paesi del-l’Europa continentale – a prescin-dere dalla loro appartenenza omeno a organismi internazionaliquali la UE e la NATO – si incon-trano per discutere di articolatetematiche di natura geopolitica

afferenti alla sicurezza regionaleovvero all’attualità militare in ge-nerale, in un clima caratterizzatoda estrema franchezza, convintospirito partecipativo e piena con-siderazione delle istanze e puntidi vista espressi dagli intervenuti.La manifestazione è realizzata arotazione, con cadenza annuale,da un Paese ospitante – la cuicandidatura è patrocinata dall’or-

ganizzatore della precedente edi-zione – il quale si cura di definirnecon anticipo il tema e di individua-re e promuovere la partecipazionedi alcuni vertici militari in qualità direlatori, proponendo agli stessi ilpossibile argomento della relativapresentazione.

Un passo concreto per suggellare il concetto di indivisibilità della sicurezza europea

4° Forum dei Comandantidelle Forze Terrestri Europee

Tenutosi a Roma dal 25 al 27 settembre 2017, il simposio ha visto la partecipazione di 34 delegazionistraniere, tra cui figurano, per la prima volta nella storia dell’autorevole assemblea, anche quattrorappresentanze degli eserciti del Maghreb e del Sahel appartenenti all’«Iniziativa 5+5» (1), a confer-ma della centralità strategica di queste aree ai fini della sicurezza e della prosperità dell’Italia, del-l’Europa e degli spazi geografici a esse adiacenti.

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Nel gennaio 2018, a Tunisi, nelleaule dello Staff College, è iniziato ilprimo corso di peacekeeping desti-nato alla formazione dei Quadri di-rettivi, militari e civili, della Difesatunisina e di altre articolazioni dellaPubblica Amministrazione. Il Defen-ce Education Enhancement Pro-gram (il c.d. “NATO DEEP Tunisia”)costituisce un esempio su tutti, rap-presenta un’iniziativa la cui leader-ship è attualmente assegnata al-l’Italia, in particolare al Centro AltiStudi per la Difesa (CASD), con la

partecipazione attiva della Finlan-dia (mediante l’apporto del FinnishDefence Forces International Cen-tre di Helsinki), e il supporto dottri-nale della Svezia (attraverso il con-tributo dello Swedish Armed ForcesInternational Centre di Stoccolma).Il Centro di studi svedese non èimpegnato solo nella formazione,ma è anche presente nelle aree dicrisi con personale altamente spe-cializzato che opera tendenzial-mente in piccole aliquote di consi-glieri o di osservatori.

Emerge una significativa comu-nanza di prospettive metodologi-che tra l’operato svedese e l’im-postazione finlandese, originatada un passato storico assai inter-connesso in tutta l’area scandina-va, ancor oggi fortemente sentito.La composizione equilibrata dellenazionalità di appartenenza delpersonale militare e civile asse-gnato ai due Centri, con una con-sistente presenza numerica dirappresentanti di Norvegia e Da-nimarca, rivela la comune matriceculturale e le identità di vedute inmateria di costruzione e manteni-mento della pace. Il taglio scandi-navo è di conseguenza ad ampiospettro, fondato su una articolatadisamina delle molteplici discipli-ne di interesse, che vanno dallalogistica alla comunicazione istitu-zionale. L’Italia, dal canto suo, pri-vilegia gli aspetti giuridici illustran-do e analizzando le norme, il fon-damento legale delle operazioni e

Attivato un programma di cooperazione internazionale gui-dato dall’Italia attraverso il Centro Alti Studi per la Difesa,quale polo culturale a vocazione europea.

NATO DEEP Tunisiae alta formazione

nel peacekeeping

Il Ministro della Difesa, Senatrice Roberta Pinotti, incontra il suo omologo tunisino,Farhat Horchani, consolidando l’intensa cooperazione bilaterale nel campo della si-curezza internazionale.

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Le Forze Armate slovene, Slove-nian Armed Forces (SAF), hannouna lunga e importante tradizionenelle tecniche di combattimento inmontagna. Nel 1996 è stata costitui-ta una Scuola di addestramento inambiente montano (GORŠ), depu-tata a sovraintendere e organizzarel’addestramento specifico per queireparti delle Forze Armate sloveneche dovevano acquisire particolariattitudini al combattimento in am-biente montano.Inoltre la GORŠ, attraverso la sot-toscrizione di memorandum of un-derstanding tra la Slovenia e i Pae-si alleati e partner, ha addestratopersonale militare straniero, e an-che interi contingenti, prima del lo-ro impiego in particolari contesti diCrisis Response Operation (CRO). Dopo l’invito formale a entrare

nell’Alleanza, scaturito dal verti-ce di Praga del 2002, e il suc-cessivo ingresso nell’Organizza-zione del Trattato del Nord Atlan-tico nel 2004, la Repubblica diSlovenia ha contribuito alla sicu-rezza collettiva nell’ambito del-l'Alleanza. Inoltre, sulla base delprincipio di pooling and sharing,il Paese ha proposto la candida-tura della propria storica Scuoladi addestramento in ambientemontano quale Centro di Eccel-lenza da condividere, in ambitoNATO, con i l resto dei Paesimembri e partner.In tale prospettiva, il 14 marzo2014, lo Stato Maggiore della Dife-sa sloveno, su input del proprio di-castero, ha iniziato a implementarel’infrastruttura esistente e ad attuarele misure necessarie per la costitu-

zione del NATO Mountain WarfareCentre of Excellence – MW COE.Superata con successo la previstaverifica da parte del Supreme AlliedCommander for Transformation(SACT), il Centro è stato ufficial-mente inaugurato a Poljce (localitàalpina nei pressi di Blad) dal Presi-dente della Repubblica di Slovenia,Borut Pahor, il 10 novembre 2015.Ai Paesi che attualmente sosten-gono il Centro (con personale erisorse finanziarie) – Slovenia,Germania, Italia, Croazia e Au-stria – si uniranno presto ancheRomania, Polonia e Montenegro.Inoltre, si sta lavorando per l’ade-sione di altri Paesi alleati e par-tner. La prospettiva nei prossimidue anni è di includere almenoulteriori due Nazioni.

Il Centro di Eccellenza NATO per il combattimento

in montagna

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PRINCIPI DI COORDINAMENTOE ARMONIZZAZIONE DEI SI-STEMI CONTABILI

Le riforme della finanza pubblica,succedutesi a partire dagli anni’70, non sempre sono riuscite arealizzare quelle modifiche deiprocessi decisionali che si prefig-gevano né hanno provocato unadeguamento dei sistemi contabilitale da consentire di programmarele politiche e l’evoluzione della fi-nanza pubblica in un contesto ca-ratterizzato da una forte coerenzainterna e un organico quadro d’in-sieme. La mancanza di coinvolgi-mento degli Enti locali nella fase diprogrammazione economica e fi-nanziaria, unita alla assenza diraccordo, se non antinomia, tra gliobiettivi di bilancio assunti in am-bito europeo e quelli delle ammini-strazioni decentrate, sono alcunedelle cause che hanno reso al-quanto complessa la gestione del-la finanza pubblica nel corso deglianni 2000.

La crisi economico-finanziaria cheha colpito gli Stati Uniti e l’Europaa partire dal 2009 ha richiesto, inambito europeo, un rafforzamentodegli strumenti e delle procedureutili a garantire una rigorosa politi-ca di bilancio; ciò al fine di preser-vare la solidità finanziaria dell’areaeuro e rilanciare le prospettive disviluppo in materia di crescita so-stenibile, occupazione, competiti-vità e coesione sociale. Il Trattato sulla stabilità, sul coordi-namento e sulla governance, conla conseguente introduzione delFiscal compact, ha ridefinito nor-me e prescrizioni che determinanoil quadro generale entro cui cia-scuno Stato può regolamentarel’equilibrio tra entrate e spese, de-finendo in tal modo il principio ge-nerale secondo il quale tutte leamministrazioni devono assicura-re la sostenibilità del proprio debi-to. L’Italia con la Legge n. 243 del2012 ha dato piena attuazione alprincipio dell’equilibrio di bilanciodefinito in termini strutturali.L’evoluzione del quadro normativoha così, di fatto, contribuito a raffor-zare gli obblighi già assunti con lasottoscrizione del Trattato di Maa-stricht, impegnando l’Italia a mante-nere il proprio bilancio pubblico inuna situazione di sostanziale pa-reggio e a raggiungere e consolida-re il proprio livello di debito pubblicoentro un valore tale da garantire lastabilità della moneta unica.

RIFORMA DELLA FINANZA PUBBLICA

“Qual meraviglia dunque, se pro-ducendo gli effetti mirabili de’ qualison ripiene le storie, richiesto ta-l’uno delle cose necessarie allaguerra, egli rispondesse tre esserquelle: danaro, danaro, danaro”.

Raimondo Montecuccoli, Aforismi dell’Arte Bellica

Le Forze Armate, e l’Esercito in particolare, contribuiscono con il riordino del proprio funzionamentocontabile a un pieno raggiungimento degli obiettivi di risanamento finanziario del Paese, discendentidalle attuali riforme di finanza pubblica.

“La solidarietà”, del maestro AmerigoDorel (Caserma “Simoni”, Firenze).

Riflessi sulla contabilità militare

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Arturo Stanghellini (Pistoia, 1887-1948) fu scrittore, docente licealee direttore di alcuni Istituti di Cul-tura all’estero, negli anni dal 1932al 1940. Allievo di Pascoli a Bolo-gna, si laureò in Lettere nel 1910,e sei anni più tardi lasciò tempora-neamente l’insegnamento per ar-ruolarsi volontario nella GrandeGuerra. Le sue lettere inedite allozio Alberto Chiappelli (medico epolitico pistoiese) costituisconouna genuina testimonianza del-l’esperienza al fronte. Appena arruolato, fu destinato allaguarnigione della Territoriale distanza a Firenze, presso il Fortedi Belvedere, dove erano custoditii soldati austroungarici prigionieridi guerra. Di tale servizio ci ha la-sciato testimonianza in una carto-lina: “Carissimo zio, dopo 15 gior-ni di ufficialato posso darle qual-che notizia sulla mia nuova vita.Sono all’ex Forte di Belvedere,addetto alla vigilanza dei prigio-nieri di guerra. Il servizio − menol’aspra fatica della Costa S. Gior-gio da farsi 4 volte al giorno − nonè faticoso troppo. [...] Alla mezza-notte, alle due, alle tre, siamosempre in giro a ispezionare lesentinelle ed a ricontare i prigio-nieri. Dio ne guardi ne mancasse-ro! Sono entrato un po’ addentronel meccanismo militare tutto fattodi esattezze e mi trovo abbastan-za a mio agio sebbene l’esattezzae tutto quello che è soltanto mec-canismo non fanno parte delle miequalità intellettuali. Se resteròmolto quassù non so dire: c’è una

grand’aria di movimento. [...] Vie-ne una ventata quando meno ci siaspetta e via [...]”Indossata la divisa di effettivo,Stanghellini fu assegnato, con ilgrado di Sottotenente, alla 3a

compagnia del I battaglione del13° reggimento della Brigata “Pi-nerolo”, inquadrata nella 14a Divi-sione che, con la 13a, costituiva il

VII Corpo d’Armata. A sua volta,il VII Corpo era parte, con il VI el’XI, della 3a Armata comandatadal Duca Emanuele Filiberto di

zioni, il Carso, con l’obiettivo diTrieste e Gorizia.

Lettere alla famiglia

La guerra del Tenente

Arturo Stanghellini

Autoritratto di Arturo Stanghellini.

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A un secolo dalla Prima GuerraMondiale, in piena commemora-zione (1) dell’evento che, per cata-strofica portata, ferì profondamen-te il Vecchio Continente, pare do-veroso tentare una sintesi dell’im-menso lavoro svolto da Jean deBloch, paladino del pacifismo in-ternazionale (2). In tale contestoegli seppe guadagnarsi un postodi rispetto per la concretezzascientifica e originale del suo pen-siero. Si tenterà, quindi, di presen-tare l’autore quale “profeta” delleguerre future le quali, come teoriz-zato dallo stesso, diventerannoimpossibili (3).

JEAN DE BLOCH

È lo stesso Bloch a ricordare, nelcorso di un’intervista (4), i vari epi-teti con i quali era solito essere ap-pellato: “utopista, visionario, ideali-sta” e, nel migliore dei casi, eraconsiderato un ricco eccentrico(5). Jean de Bloch nacque il 24giugno 1836, nella Polonia russa aRadom, da una famiglia ebrea nonmolto agiata. Malgrado ciò, dopogli studi universitari, intervallati daperiodi di apprendistato presso al-cune banche già da giovanissimo,egli seppe consolidare una note-vole fortuna economica, attribuibilealle sue capacità organizzative e alduro lavoro sempre svolto grazie aun’energia inesauribile.Tali abilità furono impiegate daBloch anche in ambito letterario,con un’approfondita analisi del fe-nomeno “guerra”. Non a caso lasua opera principale è: The Futureof War in its technical, economicand political relations (6) pubblica-ta nel 1898, appena quattro anniprima di morire. Bloch si prefigge-va di dimostrare, con un lavoroscientifico estremamente dettaglia-to e strutturato dal punto di vistatecnico-economico, come la guer-ra sarebbe stata resa impossibiledalle potenzialità delle nuove armie dalle interconnessioni finanziarietra gli Stati. Le competenze specifi-che in materia economica di Blocherano rilevanti, considerata la suaprofessione di banchiere e indu-striale, ma ciò che appariva singo-lare era che la sua opera principa-le fosse relativa a un ambito nondirettamente collegato alla suaprofessione, visto che non avevamai indossato una divisa militare.Bloch lavorerà per quasi un decen-

nio a quest’opera il cui leitmotiv sa-rà che le guerre moderne, per ca-pacità distruttiva, non sono in gra-do di garantire alcuna soluzione aiproblemi internazionali, rappresen-tando non solo un inutile bagno disangue, ma anche una catastrofeeconomica e sociale. La seconda metà del 1800 fu unperiodo caratterizzato da una se-rie di conflitti armati – la guerrafranco-prussiana (1870-1871), laguerra russo-turca (1877-1878) ela guerra anglo-boera (1880-1881) – e Bloch, acutamente emolto più degli “addetti ai lavori”(cioè i professionisti dell’ars belli-ca) si rese conto che l’utilizzo del-le armi moderne nei conflitti attua-li e futuri avrebbe condotto allabancarotta delle nazioni (7). Alcontempo, però, mantenere unapace armata avrebbe significatosfinire economicamente gli Stati eaumentare il solco delle disegua-glianze sociali, fomentando l’in-stabilità sociale. Secondo questosuo ragionamento, la guerra si sa-rebbe “fisicamente”, ma non mo-ralmente, autoeliminata dal nostrofuturo a causa del suo eccessivosviluppo scientifico-tecnologico.

Jean de Bloch:il futuro della guerra

“Sei ancora quello della pietra edella fionda, uomo del mio tempo”

S. Quasimodo

Jean de Bloch.

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Le missioni internazionali di peace-keeping, che hanno visto e vedonotuttora impegnate le nostre ForzeArmate nei diversi Teatri Operativi(in Africa, nei Balcani, in MedioOriente e in Asia) hanno origini ri-salenti al XIX secolo. È proprio diquesto periodo quella svoltasi aCreta, nell’arcipelago greco. Per lasua posizione geografica, di impor-tanza strategica e commerciale,l’isola divenne ben presto “preda” dinumerosi popoli nel corso dei seco-li. Conquistata nel 67 a.C. dai Ro-mani (Quinto Cecilio Metello il Cre-tico), governata nel primo Medioe-vo (IV sec.) dai Bizantini e dagliArabi (intorno all’anno 824) e con-tesa durante le Crociate da Genova

e Venezia, l’isola appartenne perpiù di quattrocento anni alla Sere-nissima, dal 1211 al 1669, anno incui cadde in mano ai Turchi (6 set-tembre 1669). Contro la dominazio-ne ottomana furono frequenti le in-surrezioni degli isolani, in prevalen-za greci di religione ortodossa e inminoranza turco-musulmani.La religione musulmana fu impostaufficialmente e il culto cristiano futollerato. La guerriglia dei cretesiera indubbiamente favorita dallageomorfologia dell’isola, montuosacon coste frastagliate, la cui viabili-tà era assicurata da mulattiere esentieri, che rendevano i centri abi-tati difficilmente raggiungibili via ter-ra e più agevolmente via mare. La

guarnigione turca in loco era costi-tuita da circa 12.000 soldati, per lamaggior parte concentrati nelle cittàlitoranee, da circa 2.000 basci-bu-zuk (teste matte), soldati mercenaridi diverse nazionalità, e da unagendarmeria eterogenea. Ad essasi contrapponevano le bande arma-te cristiane che dominavano le zo-ne interne dell’isola. Le sommosseverificatesi nel 1895 e il lungo se-guito di massacri tra musulmani ecristiani avevano convinto il Sultanoad accettare l’intervento delle po-tenze europee, interessate all’orga-nizzazione dei territori e dei popoliche si andavano via via separandoda Costantinopoli. Creta era infattidivenuta un punto cruciale di

LE PRIME MISSIONI INTERNAZIONALI DI PEACEKEEPING

Gli Italiani a Creta

Ariete torpediniera «Etna».

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Baliste e catapulte a flessione, peril lancio rispettivamente di pietre edi dardi, furono inventate su richie-sta del tiranno di Siracusa, Dionisioil Vecchio, agli inizi del IV sec. a.C..Si partì da una sorta di antesigna-na balestra, denominata gastrafete(fig.1), rapidamente trasformata daarma manesca in arma da postaleggera o pesante (fig. 2). Inizial-mente i propulsori erano costituitida grossi archi, sostituiti una cin-quantina di anni dopo, forse pressola corte di Filippo il Macedone, darobuste matasse ritorte di cordenervine. Per i Romani, ingegna era la deno-minazione specifica delle macchineda lancio, che per l’adozione deipropulsori a torsione, nevrotoni, fu-rono anche definite tormenta. Sitrattò di artiglierie a propulsione ela-stica, che ebbero in dotazione leLegioni sin dal III secolo a.C.. Inter-vennero, perciò, anche nell’investi-mento ossidionale di Pompei, volu-to da Silla nell’89 a.C., durante ilquale le fortificazioni perimetralidella città e i difensori furono battutidalle baliste lancia-sassi e dalle ca-

tapulte lancia-dardi − ribattezzatenel frattempo scorpioni dai legionari− per schiantarne le schermatureposticce e sopprimerne i difensorial fine di consentire alle ondate diassalto di scavalcarle. Tra i tiri moltirisultarono troppo bassi e le palle dipietra, impattando sull’estradosso

delle cortine, vi lasciarono profondi

pervenute le descrizioni tecniche diBitone, di Filone, di Vitruvio e diErone, tutte meticolosamente detta-gliate sulle dimensioni delle loro nu-merose componenti. Essendo peròle relative misure ottenute assu-mendo il diametro della matassacome unità di misura, in materia sa-rebbe sussistita una deleteria incer-tezza, se non fosse stata fortunosa-mente fugata proprio dai crateri da

Arresasi la città e restaurate conuno strato di intonaco le mura,provvide il Vesuvio a sigillarle 168anni dopo, fino alla loro riesuma-zione agli inizi del ’900. Cadutol’intonaco, ricomparvero i crateriimpressi dalle palle di balista equalche cuspide di dardo infissa

L’artiglieria delle Legioni

Fig. 1 − Gastrafete manesco del I sec. a.C..

Fig. 2 − Potente lancia-sassi a flessione.

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Premio FiuggiStoriaal CalendEsercito

Il 23 gennaio 2018 è stato conferito il “Premio FiuggiStoria” allo Stato Maggiore dell’Esercito per l’opera edi-toriale “CalendEsercito”, per “l’alto valore didattico e rievocativo di una pagina importante della nostra storianazionale”.Una quadrilogia che, iniziata nel 2015, ha inteso commemorare il secolo di storia trascorso dalla PrimaGuerra Mondiale, un conflitto cruento e sanguinoso che fu però anche il traguardo di un lungo e faticosopercorso risorgimentale che unificò l’Italia come Stato e come Nazione. In questo processo, l’Esercito ebbeun ruolo decisivo: proprio nelle trincee del Carso e del Grappa e sulle rive del Piave iniziò a svilupparsi unacoscienza comune, in una quotidianità precaria fatta di sangue, paura, sacrifici ma anche di generosità efratellanza. Quella quotidianità che contribuirà a omologare linguaggio, cibo, comportamenti, in una identitàcomune, sviluppando il senso di appartenenza a una giovane Nazione.Da questa riflessione nasce il “CalendEsercito 2018”, che racchiude in sé dodici percorsi tematici: Gioventù,Vecchi leoni, Donne, Volontari, Animali, Uniformi, Alimentazione, Sanità, Musica, Immagine, Religione e Pa-tria. Il filo ideale, che lega questi 12 temi selezionati (ciascuno corrispondente a un mese dell’anno), è quelloche riannoda la storia del nostro Paese e delle Forze Armate dal periodo preunitario alla Grande Guerra,sottolineandone la continuità di valori e gli ideali nella trasformazione della società italiana. Ogni tema è sa-pientemente illustrato da immagini d’epoca che, con i loro colori sbiaditi e la narrazione, rievocano fatti e cu-riosità, a volte poco noti, del periodo considerato. Il premio è stato consegnato dallo storico e giornalista Pino Pelloni, presidente del “Premio FiuggiStoria” edirettore della “Biblioteca della Shoah–Il Novecento e le sue Storie” al Generale di Divisione GiuseppenicolaTota, Capo del V Reparto Affari Generali dello Stato Maggiore dell’Esercito.

Pino Pelloni consegna il “Premio FiuggiStoria” al Generale di Divisione Giuseppenicola Tota.

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L’ammissione al lavoro esterno re-tribuito del detenuto costituisce unodei principali benefici a cui può ac-cedere il personale condannato allareclusione o che deve scontare lacustodia cautelare in carcere.Esso rappresenta un mezzo direale rieducazione del reo, inquanto gli permette, dopo la con-danna o durante l’espiazione dellamisura cautelare, di entrare nuo-vamente in contatto con la società(da cui è stato allontanato a causadel reato commesso) prestando lapropria attività lavorativa e otte-nendone una retribuzione a titolodi corrispettivo.Come si concilia tale istituto con lepeculiarità e le specificità dell’Ordi-namento militare, qualora il detenu-to militare (o ex militare) o apparte-nente alle Forze di Polizia (o ex ap-partenente alle stesse) stia scon-tando la pena o la misura cautelarepresso il Carcere Militare? Occorre premettere (approfon-dendo successivamente taleaspetto) che la legge consentesolo all’ex appartenente alle For-ze di Polizia di poter continuare ascontare la propria pena presso ilCarcere Militare. L’ex apparte-nente alle Forze Armate, infatti,per legge, deve essere immedia-tamente tradotto presso un ordi-nario stabilimento di pena, al mo-mento della perdita del suo statusdi militare (che viene meno ad

esempio nel caso in cui sia irro-gata la pena militare accessoriadella degradazione).Il presente articolo è volto ad ana-lizzare per la prima volta questoistituto nell’ambito del contesto mi-litare, soprattutto al fine di stabilirequali soggetti, detenuti presso ilCarcere Militare in Santa MariaCapua Vetere (CE), possano ac-cedere a tale beneficio, alla lucedella specificità dell’Ordinamentomilitare.Al fine di pervenire alla soluzionedel quesito e comprendere me-

glio l’attuale disciplina dell’istituto,appare opportuno premetterequale fosse l’originaria normativaprima della riforma “Gozzini”, av-venuta nel 1986.

Carcere Militare: ammissibilità del lavoro

esterno retribuito Cosa succede al detenuto ristretto presso il Carcere Militare dopo la condanna? Inparticolare, cosa accade al detenuto che voglia beneficiare dell’ammissione al lavo-ro esterno retribuito?

La Caserma “Ezio Andolfato”, sede dell’Organizzazione Penitenziaria Militare.

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FUNZIONE DELL’ISTITUTO EMECCANICA DI COLLOCAMEN-TO IN A.R.Q.

L’istituto giuridico dell’A.R.Q., adoggi, è visto come una misura diesodo per Colonnelli e Ufficiali Ge-nerali. Infatti, tale strumento con-sente, da una parte, ai medesimi

alti Ufficiali − che abbiano maturatouna congrua anzianità di servizio −di lasciare, a domanda, anzitempola Forza Armata; dall’altra, all’Am-ministrazione della Difesa, di porrea riposo i Colonnelli e gli UfficialiGenerali anagraficamente più an-ziani, individuati quali esuberi ri-spetto ai contingenti massimali pre-

visti annualmente.Tuttavia, è opportuno evidenziareche la funzione che assolve princi-palmente – e per la quale storica-mente l’A.R.Q. è stata introdottanell’Ordinamento militare (di cuirappresenta una peculiarità) – èquella di rendere applicabile il vi-

Alla luce della Legge di revisione dello strumento militare e del“Riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze Armate”

L’Aspettativa per Riduzione di Quadri

L’aspettativa per riduzione di Quadri (A.R.Q.) è una posizione di stato giuridico che si concretizzanell’esonero dal servizio per quei Colonnelli o Ufficiali Generali che, al 31 dicembre di ogni anno,vengono considerati in eccedenza rispetto ai volumi organici stabiliti dal Codice dell’OrdinamentoMilitare (d’ora in avanti, Codice).Con l’entrata in vigore del Decreto legislativo n. 8/2014, applicativo della Legge di revisione dellostrumento militare (Legge n. 244/2012), il Legislatore, con la finalità di rimodulare in senso riduttivo

possibilità di estendere l’A.R.Q. anche al personale con grado non dirigenziale. Di recente, inoltre, il“Riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze Armate” (d’ora in avanti, “Riordino deiruoli”), ha introdotto taluni elementi di novità, concernenti l’audience potenziale di riferimento del-l’istituto in esame.Il presente contributo si prefigge l’obiettivo di esaminare il quadro normativo in tema di A.R.Q., conla finalità di rendere la relativa disciplina il più possibile comprensibile ai “non addetti ai lavori”.

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Nella sala d’ingresso dell’Istitu-to Storico e di Cultura dell’Armadel Genio (Roma) sono espostiquattro cannoni in bronzo delcalibro di circa 130 millimetri,e legantemente decorat i conperlinati e ghirlande di fiori e fo-glie di loto nonché ricoperti dauna bella patina verde. Distri-buiti in due coppie, differisconofra loro, di poco, per lunghezzae per disposizione degli ornati.Le culatte sono, invece, egualicon semicerchi inferiori decoratida intrecci di fiori e foglie di lo-to. Sempre sul retro, sono inci-se, a raggiera, iscrizioni bilin-gue: a destra in cinese, a sini-stra in manciù ( l ingua madredella dinastia Tsing). Il Genera-le ingegnere Enrico Clausetti,nel suo articolo Cannoni cinesidel secolo XVII (1), ha pubblica-

to la traduzione delle iscrizioni,identiche per tutti i quattro can-noni, eccetto che per le specifi-che balistiche. L’iscrizione è al-lineata in file verticali di ideo-grammi che si leggono dall’altoin basso e da destra a sinistra.La traduzione (2) è riportata nelbox sottostante.

I cannoni, quindi, di origine cinese,erano stati fabbricati presumibil-mente sul finire del 1600 e, secon-do l’uso del tempo, era loro attribui-to l’appellativo generico di “Gran

I quattro cannoni cinesiconservati nell’Istituto Storico e

≈ Nel XXVIII anno di regno dell’imperatore Kang-Hsi della dinastia Tsing≈ Fabbricato ≈ «Milizia Perfetta ed Eterna» Gran Generale può caricarsi ≈ (Con) sei libbre e otto once di polvere ≈ (e) palla di ghisa di 13 libbre ≈ Si alzi la mira di otto “fen” e nove “li” (3)≈ Sui disegni di Nan Huairen≈ Ispettori Fu Pao ≈ (e) Sci Sse≈ Ingegnere Uang Ci Cen≈ Fonditori Li Uen Te ≈ (e) Ien Sse

di Cultura dell’Arma del Genio

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Cinzia Ballesio, Le figlie dei mili-tari − Una scuola nuova per ledonne della nuova Italia, NeosEdizioni, Torino, 2017, pp. 224,euro 22,50

Il testo della scrittrice torinese Cin-zia Ballesio Le figlie dei militari −Una scuola nuova per le donnedella nuova Italia dell’ottobre 2017,riprende, approfondendoli, i temigià anticipati dall’autrice in un arti-colo pubblicato sul n. 5/2010 della“Rivista Militare”, scritto insieme aStefania Crepaldi e Paola Manchi-nu, dal titolo “L’Istituto Nazionaleper le Figlie dei Militari Italiani a To-rino”. L’autrice racconta in questasua opera la storia − in parte di-menticata e di certo poco indagata− dell’Istituto Nazionale per le Fi-glie dei Militari, collegio laico e in-novativo nato nel capoluogo pie-montese nel 1868 a opera di MariaLuisa del Carretto e chiuso dopopoco più di un secolo. L’autrice, ol-tre a ripercorrere alcuni tratti sa-lienti della storia del collegio fem-minile, considerato all’epoca un’ec-cellenza nel panorama nazionale esostenuto da personaggi di livellonella vita culturale del periodo, peresempio lo scrittore Massimod’Azeglio, giusto per citarne uno, sibasa su una ricca documentazionearchivistica, integrata sapiente-mente con le testimonianze delle

ex allieve o dei prossimi congiunti,tutti intervistati personalmentedall’autrice. Considerando l’intentooriginario della fondazione dell’Isti-tuto, e cioè quello di educare “de-gne madri” dei futuri italiani, biso-gnava istituire “una scuola di civilee morale educazione per le ventu-re generazioni”. L’autrice ricostrui-sce tutta una serie di inedite e ac-cattivanti storie nella storia, aventiper protagoniste le donne, la scuo-la e la società. Più in dettaglio, sitratteggia con decisa sensibilitàstorica la vita condotta in Istituto daquasi ottomila allieve di tutte le etàe di settecento donne tra persona-le direttivo, insegnanti e assistenti.La narrazione delle loro vicendepermette la comprensione e la ri-costruzione della vita del collegio,offrendo nel contempo spunti inte-ressanti per inquadrare la realtàfemminile dell’epoca. Un’epocacontraddistinta da gran fermentoideologico e politico, dove le donneiniziano, tra l’altro, a definire la loroidentità e a emanciparsi.

Andrea Castiello d’Antonio, Lu-ciana d’Ambrosio Marri, Risorseumane e disumane − Come vive-re oggi sul Pianeta R.U., solo inedizione digitale, in formato ePUBe pdf. Giunti O.S. Psychometrics,Firenze 2017, pp. 189, euro 4,99

Il testo in questione non è un ma-nuale, e nemmeno un libro per so-li esperti di risorse umane. È untesto innovativo e dal tono vivaceper contenuti e per approcci ai va-ri aspetti della vita organizzativa,che di solito figura popolata dapersonaggi umani e da altri all’op-posto decisamente “disumani”. Eda questi, suggeriscono gli autori,sarebbe consigliabile addiritturadifendersi. Il testo tratteggia un quadro di que-sta realtà composita, dove le per-sone si chiamano “Risorse Umane(R.U.)”, governate spesso da rego-le non scritte. I due autori del libro,uno psicologo del lavoro specializ-zato in sviluppo delle RisorseUmane e una sociologa del lavoroe consulente, forti della loro espe-rienza pluridecennale nel campodel management e delle organizza-zioni, trattano temi di forte appeal eattualità. Tra questi, si parla peresempio di digital disruption, digitalmindset, self-employability, diversi-ty, well-being, leadership femmini-le, ma anche di emozioni, innova-zione, velocità, generazioni a con-fronto e resilienza. Il Pianeta R.U. è in buona sostanzaabitato da capi e colleghi, con dirittie doveri, compiti e obiettivi, budgete risultati. Ci si imbatte qui, insom-ma, in novità, criticità, situazioni tipi-che, talvolta interessanti, ma in certicasi anche inquietanti, che è megliosaper fronteggiare identificando glistrumenti e i comportamenti neces-sari. In questo periodo ricco di tra-sformazioni culturali e socio-econo-miche, della robotica, di leadershipsane e malate, la distinzione tra Ri-sorse Umane e Disumane acquistaun gran peso. Nell’era della diffusio-ne dell’innovazione e delle nuovecompetenze che, nel mondo digita-le, della robotica e del cloud compu-ting divengono essenziali, è neces-sario dotarsi di strumenti per deco-dificare il Pianeta R.U. e utilizzarechiavi di lettura e strumenti che pos-sano aiutare ciascun abitante acreare una propria felicità organiz-zativa. Il testo è orientato a suggeri-re come operare produttivamenteinsieme agli altri.

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Cesare Pettorelli Lalatta, L’occa-sione perduta. Carzano 1917,Edizioni Mursia, Milano, 2017,pp. 306, euro 20,00

L’autore di questo libro è ancheuno dei protagonisti dell’azionedescritta in questo saggio pubbli-cato per la prima volta nel 1966.“Bello come un sogno, Carzanoavrebbe potuto e dovuto esserela Caporetto austriaca [�] conrisparmio, per parte dell’Italia, ditanto dolore”. Da un lato c’era ungruppo di “irredentisti” apparte-nenti all’Esercito austro-ungari-co, comandati dal Tenente Lju-devik Pivko, che, nella notte tra il12 e il 13 luglio 1917, tramite uncollaboratore, fece pervenire agliitaliani un plico contenente, oltrealla descrizione della sistemazio-

ne difensiva di un tratto della pri-ma linea austriaca in Valsugana,una proposta di collaborazionedello stesso. Dall’altro c’erano letruppe italiane, alle quali appar-teneva il Maggiore Cesare Petto-relli Lalatta (nome di copertura:Capitano Finzi) facente partedell’Ufficio Informazioni della 1a

Armata. Al primo incontro fra idue, avvenuto la notte del 22 lu-glio, ne seguirono altri per defini-re i dettagli dell’azione. Il piano,che aveva come scopo una pe-netrazione a sorpresa nelle lineeaustriache e il raggiungimento diTrento con una colonna, fu illu-strato, il 4 settembre successivo,al Generale Luigi Cadorna chedesignò, quale comandantedell’operazione, il Generale Et-na. Il comando del nucleo cheavrebbe fatto irruzione per primonella Valsugana venne affidato alGenerale Zincone il quale, però,non aveva alcuna esperienza nelcomando di truppe in combatti-mento. Se da un lato l’Italia ave-va a disposizione 40.000 uominiai quali andavano aggiunti uncentinaio di elementi in camponemico disposti alla più completacollaborazione, dall’altro l’Austriacontrapponeva uno schieramen-to di 4.000 uomini. L’operazione,suddivisa in cinque fasi, ebbeluogo nella notte tra il 17 e il 18settembre. Ma, se la prima fasesi svolse regolarmente, con laseconda iniziarono i problemi, acausa di contrattempi e ritardiche si accumulavano e per il fat-to che non tutti i militari austro-

ungarici erano stati drogati. Per-tanto cominciò a diffondersi l’al-larme nelle file austriache cheiniziarono a far fuoco contro gliitaliani. A complicare il tutto ci fu-rono gli stretti camminamenti chele truppe italiane dovevano per-correre e gli ordini che perveni-vano alle varie unità con sfasa-menti e ritardi. Il Generale Zinco-ne, resosi conto del fallimentodell’effetto sorpresa, chiese alComando d’Armata, ottenendolo,il permesso di sospendere l’azio-ne “[...] «Signor maggiore» -miurlò di dietro un portaordini –«alt, ritirata!». Alt, ritirata? Erapazzo quel soldato! Gli corsi in-contro, urlando. Quell’imbecillepoteva far nascere il panico. «IlGenerale Zincone ordina di so-spendere l’azione e ritirarsi» -mi ripetè la staffetta-«devo re-care l ’ordine scr i t to anche aquelli di Carzano». Mi volsi versoPivko che mi aveva seguito. Eraimpietrito. Il suo lavoro, il mio la-voro; il suo sacrificio, il mio sa-crificio; il suo rischio, il mio ri-schio erano divenute bazzecole;il sogno tutto, di fronte alla ruderealtà di un’incomprensibile inca-pacità di comandanti, svanivacome una nube trasportata dalvento [...]”. Verso le 5.30 i primiaustriaci rientrarono a Carzano.Alle 12.00 era tutto finito. A se-guito di un’inchiesta, ordinata dalGenerale Luigi Cadorna, i Gene-rali Etna e Zincone vennero eso-nerati dai loro comandi.

Gianlorenzo Capano

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Page 23: Rivista Militare n.1-2018 - Esercito Italiano...Infine, ringrazio i membri degli Organi di Rappresentanza Militare per l’intelligente e leale contributo fornito, i rappresentanti