Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

72
Il magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google Plus Il magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google Plus DAL 2014 DAL 2014 SETTEMBRE 2014 Anno I Numero 4 edizione gratuita /11 Realizzare un PCB per Arduino Il piacere di realizzare soli sole un progeo sviluppato con Arduino e poi trasportarlo defini- vamente su un circuito stampato /19 Enteles Nodachi 2014 La Nodachi si propone come una coupé di grandi dimensioni, rivaleggiando la BMW Serie 6 e la Mercedes CL, /55 Il piao termico Un elemento di estrema importan- za per le stampan 3D che ulizza- no l’ABS come polimero di stampa.

description

Partorito da Salvio Giglio, fondatore proprietario della community in Google Plus 'AutoCAD, Rhino e SketchUp designer', questa rivista digitale assorbe molto del suo tempo, a questo dedicato per pura passione. Prodotti, novità, persone, eventi. Ammirevole.

Transcript of Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

Page 1: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

1

Il magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google PlusIl magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google Plus

DAL 2014DAL 2014

SETTEMBRE 2014 Anno I Numero 4 edizione gratuita

/11 Realizzare un PCB per Arduino

Il piacere di realizzare soli soletti

un progetto sviluppato con

Arduino e poi trasportarlo definiti-

vamente su un circuito stampato

/19 Enteles Nodachi 2014

La Nodachi si propone come una

coupé di grandi dimensioni,

rivaleggiando la BMW Serie 6 e la

Mercedes CL,

/55 Il piatto termico

Un elemento di estrema importan-

za per le stampanti 3D che utilizza-

no l’ABS come polimero di stampa.

Page 2: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

2

La Comm. per progettisti, disegnatori tecnici ed appassionati La prima Community italiana, della piattaforma Google Plus sul CAD e le sue applicazioni, per

data di fondazione e numero di iscritti

BIM

CAD

CAD MEP

FEM

Linguaggi CAD

Modellatori 3D

Modellatori organici

Post produzione

Prog. edile

Altro software

Progettazione

Portfolios

A.N.T. Automotive

Stampa 3D

Concorsi

Curiosità

Page 3: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

3

NULLA SI OTTIENE SENZA SA-

CRIFICIO E SENZA CORAGGIO.

SE SI FA UNA COSA APERTA-

MENTE, SI PUÒ ANCHE SOFFRI-

RE DI PIÙ, MA ALLA FINE L'A-

ZIONE SARÀ PIÙ EFFICACE.

CHI HA RAGIONE ED È CAPA-

CE DI SOFFRIRE ALLA FINE

VINCE.

GANDHI

www: aforismi.meglio.it

Page 4: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

4

Page 5: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

5

SOMMARIO

NewsNews 0707

EditorialeEditoriale 0909

ArduinoArduino 1111

ArteArte 1717

AutoformazioneAutoformazione 0606

AutomotiveAutomotive 1919

Basi ed idee per la progettazioneBasi ed idee per la progettazione 2222

Cinema e animazioneCinema e animazione 2727

Computo metrico Computo metrico 2929

Designer storyDesigner story 3030

FEM FEM 3333

IntervisteInterviste 3737

Libri Libri 4949

Musica Musica 5353

New hardware for CADNew hardware for CAD 5555

Product designProduct design 5959

Corso di orientamento BIMCorso di orientamento BIM 6363

Corso di base per SketchUpCorso di base per SketchUp 6767

Corso per geomodellazione SU Corso per geomodellazione SU 6868

Umorismo Umorismo 7070

Giochi Giochi 7171

Page 6: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

6

Page 7: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

7

NEWS gli ultimi post prima di andare in stampa

“Porta LibreOffice e LeenO insieme su pen drive

sempre con te” recita il sottotitolo della pagina

da cui è possibile scaricare il file zip da cui

estrarre “ il suo contenuto in una cartella sulla

tua chiavetta USB. Avrai LibreOffice* e LeenO

già pronti da utilizzare su qualsiasi postazione

Windows. Per agevolarne l’uso, ho già impostato

la Sicurezza delle macro a Medio, in modo tale

che non debba preoccupartene tu. Que-

sta pacchettizzazione è stata realizza-

ta utilizzando l’ultima versione stabile di Li-

breOffice presa da winPenPack”. S.G

Quando ho appreso la notizia

dell’addio dalla Ferrari di Luca

Cordero di Montezemolo ho avuto prima una stretta al cuore

e poi un senso di sgomento pen-

sando al prestigiosissimo mar-

chio della Ferrari, quello che meglio ci rappresenta nel mon-

do. Il timore è quello di vedere

la banalizzazione di questa stori-

ca firma dell’automobilismo italiano la cui attuale produzione

annuale è di soli 7000 esemplari

veri pezzi unici, curatissimi in

ogni dettaglio e realizzati in uno stabilimento bellissimo, a misu-

ra d’uomo in cui c’è persino un

piccolo boschetto e ove si fon-

dono altissimo artigianato e alta tecnologia produttiva. Cosa

sarebbe del mondo Ferrari se il

nuovo presidente pretendesse

anche solo il doppio dell’attuale

produzione? S.G.

E’ nato il progetto CTS (Comitati

Tecnico Scientifici), voluto forte-

mente dalla sede di Confindustria

di Gorizia e dall’Ufficio Scolasti-

co Regionale (U.S.R.) del Friuli

Venezia-Giulia. All’iniziativa

hanno aderito anche molte impor-

tanti realtà industriali della Pro-

vincia di Gorizia e cinque istituti

di istruzione secondaria superiore

tecnico professionali dell’Isonti-

no. S.G

CADZINE è una rivista gra-

tuita nata in seno alla Commu-

nity di G+ “AutoCAD, Rhino

& SketchUp designers” per la

diffusione gratuita delle tecni-

che CAD. Le inserzioni pub-

blicitarie presenti sono gra-

tuite e sono a discrezione della

redazione. Grafica, impagina-

zione, articoli e pubblicità

Salvio Giglio; Articoli scienti-

fici Marco Garavaglia, G. Ro-

go; Articoli sulla musica N.

Amalfitano; Architettura: A.

Buccella.

La Ribbonsoft ha rilasciato la nuova

versione 3.6.4 di QCAD. Questo CAD 2D multi piattaforma include

ora nuove ed utili features per la

creazione e modifica di disegni tecni-ci professionali come, ad esempio,

design d'interni, disegno meccanico, diagrammi ecc. QCAD può importa-

re ed esportare file DWG e DXF ha numerosi strumenti per creare eclissi,

punti, linee, snapping agli oggetti

ecc. Al programma è possibile ag-giungere anche funzionalità e perso-

nalizzazioni tramite degli add-on di terze parti. Lo sviluppo di QCAD sta

crescendo moltissimo e ha reso più completo e funzionale il software.

Infatti la nuova versione 3.6.4 offre

diverse correzioni di bug che lo ren-dono molto più stabile e ben integra-

to nelle principali distribuzioni Li-nux. La nuova distro include inoltre:

- il supporto per importare file De-

sign Web Format (DWF) da Auto-

CAD ancora, però, in fase di svilup-

po; - il supporto per le SPLINE di grado 1;

- la nuova opzione per mantenere le specifiche di base di un disegno

anche se questo viene modificato; - l'introduzione del supporto per

Teigha 4.0, la famosa piattaforma di

sviluppo della Open Design Alliance; - i nuovi comandi da terminale.

QCAD è disponibile in due versioni: COMMUNITY e PROFESSIONAL che,

ovviamente, include maggiori funzio-nalità. Il software Pro lo possiamo

anche provare per 15 giorni dopo di

che passerà automaticamente alla versione freeware. S.G.

Montezemolo ADDIO… e la Ferrari?

LeenO è anche portabile RILASCIATO QCAD 3.6.4

Essere Open Source

nel cuore!

La prima foglia artificiale che produce ossigeno consentirà lunghi viaggi nello spazio

Nasce il Comitato Tecnico Provinciale per la Navalmeccanica in Friuli.

Julian Melchiorri, laureato alla Royal

College of Art, racconta la sua invenzio-

ne: una foglia biologica sintetica con le

stesse funzionalità di una vera foglia.

Questo permetterebbe viaggi di lunga

durata nello spazio. Melchiorri spiega

che "le piante non crescono in assenza di

gravità, Al momento la NASA sta condu-

cendo ricerche sui diversi modi di pro-

durre ossigeno utili per lunghi viaggi

nello spazio. Questo materiale potrebbe

consentirci di esplorare lo spazio molto

più di quanto possiamo fare ora". Il

progetto è stato chiamato foglia di seta

ed è stato sviluppato, nell’ambito del

corso di Innovation Design Enginee-

ring, del Royal College of Art e della

Tufts University che ha messo a dispo-

sizione il laboratorio della seta. Questo

materiale che vive e respira proprio

come una vera pianta è formato da

cloroplasti fissati su di una matrice fatta

di proteine della seta. Così, come in una

vera pianta, tutto ciò di cui la foglia ha

bisogno per produrre ossigeno è la luce e

una minima quantità d’acqua. "La mia

idea era quella di usare l’efficienza della

natura in un ambiente antropizzato”

spiega lo studente la cui ambizione non

si è esaurita qui. Melchiorri ha infatti

realizzato alcuni sistemi di illuminazione

basati su questo materiale, impiegando la

luce sia per illuminare la casa sia per

produrre ossigeno. Questo innovativo

materiale potrebbe trovare applicazioni

interessanti anche per applicazioni

architettoniche esterne, come facciate e

sistemi di ventilazione. Il fogliame

sintetico diventerebbe un vero filtro

vivente: assorbendo e filtrando l’aria

sporca dall’esterno per poi portarla cosi

pulita nelle abitazioni.

S.G

Page 8: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

8

Page 9: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

9

EDITORIALE

U no strano mese di agosto

quello appena trascorso. Un

agosto che si farà ricordare

per la pioggia e per il fatto

che un italiano su due è rimasto a casa!

Ci eravamo abituati al caldo torrido e

afoso degli ultimi due decenni e al

“consuma consuma” di condizionatori e

climatizzatori. Quest’anno quasi ci sono

mancati quei bei blackout elettrici dovuti

alla vetustà delle nostre linee elettriche,

in alcuni casi più “anziane” dello scri-

vente, e quei meravigliosi roghi creati

dai soliti mafiosi e speculatori edili. E

che dire del classico Eurostar bloccato in

aperta campagna per almeno un giorno

con i passeggeri intrappolati nelle lamie-

re roventi senza acqua ne viveri? O di

quelle spettacolari code da esodo estivo

sulla Salerno Reggio Calabria? Vero

vanto della nostra rete autostradale…

Questa maledetta estate spartana, senza

sole e scandali, cambi di governo e arre-

sti di celebrità sembra quasi che ci abbia

voluto sbattere in faccia che l’epoca del-

la “finanza creativa”, del “bunga bunga”,

delle “olgettine”, dei “furbetti del quar-

tierino” sia finita! Non per una scelta

politica, per un reale, sano e consapevole

moto di rinnovamento delle coscienze di

governanti e di governati ma perché sia-

mo in qualche modo “intrappolati” in un

nuovo conflitto mondiale 2.0 che si pro-

paga a macchia di leopardo, lentamente e

inesorabilmente. Un dramma che ha por-

tato sulle coste meridionali del nostro

Paese una qualcosa come un milione di

persone e che ha falciato, nel periodo

della tragica traversata della “speranza”,

circa duemila disperati di ogni età! Ah

quelle belle estati passate tutte coca,

scandali e discoteca, che fine avranno

fatto! Vi ricordate quando un noto ram-

pollo di una arcinota famiglia, oggi

“emigrante” anch’essa all’estero, collas-

sò dopo un coca party? Che tempi! Face-

vano notizia i bandana di certi personag-

gi politici che, tra una peripezia giuridica

e l’altra, tra una cenetta “piccante” e un

impegno di Stato, trovavano persino il

tempo per rifarsi il look con un bel tra-

pianto di capelli e una stiratina alle ru-

ghe! In una di quelle infuocatissime

estati, dall’altra parte dell’oceano, un

gruppo di economisti “creativi” dava

libero sfogo alle proprie visioni di un

mondo nuovo e globalizzato con un’uni-

ca moneta e la flotta stellare… mentre un

sinistro scricchiolio, proveniente dai

caveau delle loro banche cominciava a

farsi sentire con una certa forza! Sempre

in quelle estati lontane, con l’abbronza-

tura a palla e il tatuaggione in bella mo-

stra, come novelli divi del calcio, tutti

muscoli e tette rifatte, al suono martel-

lante dell’ultimo brano techno sparato

dallo stabilimento, comodamente debo-

sciati sui nostri immacolati lettini sulle

nostre spiagge assolate, leggevamo spe-

ranzosi, tra uno scandaletto di Corona e

un topless della Rodriguez, che in Medio

Oriente si combatteva e si moriva in no-

me della “democrazia e della libertà”

senza capire che invece tutto ciò avveni-

va per tutelare i nostri interessi e quelli

delle multinazionali del petrolio e del gas

destabilizzando così un’intera regione!

L’Occidente somiglia sempre di più ad

un tossico dipendente, impazzito per la

crisi di astinenza, che si aggira nervosa-

mente con una pistola in mano tra la fol-

la in cerca di soldi per farsi. Non siamo

forse così quando ci creiamo alibi e mo-

tivazioni, a dir poco infondate e bizzarre,

per assecondare la nostra inesauribile

sete di risorse energetiche, la nostra bra-

ma di vendere armi, di seminare guerre a

destra e manca, di cavalcare nel modo

più bieco possibile l’indigenza e l’arre-

tratezza di certi Paesi? In quelle torride

estati passate ci sentivamo californiani

felici e consumavamo più di quel che

avremo potuto fare, orgogliosi del nostro

italian life style, in cui consumare e in-

debitarsi era cool. Era talmente forte

questo sentimento che, pensate, un tabac-

caio di una località dell’Italia centrale,

per pagarsi il Ferrari e mantenere un

certo stile di vita, “arrotondava” rapinan-

do farmacie e benzinai! Come nel

“Canto di Natale” di C. Dickens sembra

che il fantasma delle estati passate ci

ammonisca e ci inviti a guardare con

maggiore attenzione ai problemi concreti

che minano la stabilità della nostra strut-

tura sociale; a dare un calcio, definitiva-

mente, ad un modo di vivere che, spesso

e volentieri, è un vero schiaffo alla mise-

ria; ad essere più vigili, critici e partecipi

alle vicende politiche locali, nazionali e

continentali; ad essere più solidali e pre-

senti con quegli Stati poveri, magari can-

cellando definitivamente il loro debito.

Come sarà la prossima estate dipende,

tutto sommato, da ciascuno di noi,

dall’impegno che ci metteremo non solo

nel conservare i soldi per le vacanze ma

dalla sommatoria di tutti quei piccoli

grandi gesti individuali e sociali che do-

vremmo fare per migliorare le cose… a

partire da “come” e “dove” parcheggia-

mo, per passare a “chi” daremo fiducia e

voti e terminare con la nostra presenza e

partecipazione verso gli ultimi, senza

guardare il colore della pelle ma quello,

comune a tutti, del sangue.

di Salvio Gigl io

E la chiamano estate...

Tuoni fulmini e saette sull’estate

del Bel Paese… Ma cosa è suc-

cesso? Che si tratti dell’ennesi-

mo complotto alieno? Non è che

gli abitanti di Nibiru, invidiosi del-

la nostra grande bellezza, hanno

usato le Chem Tray nei nostri

cieli per farci fare la loro fine?

Page 10: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

10

Page 11: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

11

ARDUINO

Q ualche tempo fa leggevo in un

post su G+ la domanda di un

caro amico che si chiedeva co-

me rendere in qualche modo

“definitivo” un suo progetto sviluppato

sperimentalmente con il kit Arduino

ONE, riproducendo su di un circuito

stampato tutti i collegamenti volanti che

erano temporaneamente ospitati sulla

tavoletta mille fori breadboard del kit. Il

post mi portò subito indietro negli anni e

mi fece ripensare, quando ero meno di

un adolescente, alle tante ore passate

letteralmente a contemplare, in una oscu-

ra cantinola condominiale Sergio, il fra-

tello maggiore di un mio caro amico

d’infanzia, che frequentava l’ITIS per

periti elettronici e che nei fine settimana

si dilettava a realizzare, pezzo per pezzo,

un amplificatore audio per il suo impian-

to stereo domestico. Noi piccoli ci mette-

vamo, in religioso silenzio, in un angoli-

no e guardavamo, senza capirci molto,

Sergio trafficare con piastre ramate, aci-

do, lucidi, decalcomanie, saldatore e i

componenti elettronici di allora: i transi-

stor! Alla fine l’amplificatore fu comple-

tato e non solo funzionava benissimo ma

era anche molto bello e potente! Ai no-

stri occhi Sergio, all’epoca diciasettenne,

diventò un guru tecnologico una sorta di

dottor Procton di Godrake! La sua pa-

rola per noi era definitiva su qualunque

problema tecnico: dalla catena allentata

della bici al giocatolo che non funziona-

va più! Chiudo il libro dei ricordi con un

sorriso e mi sento più che mai convinto

che Arduino stia riportando nelle nostre

case un qualcosa di molto bello ed utile,

che sembrava sparito con l’avvento dei

videogames e dei computer, specialmen-

te per i ragazzi, perché li impegna per

giorni in cose intelligenti che richiedono

studio e tanta passione. Il post in questio-

ne mi ha anche ricor-

dato la meravigliosa

puntata di Report, in

parte dedicata ad Ar-

duino, della scorsa

primavera e ho consi-

derato che, proprio

questo importante

passaggio in stand alone di un progetto

funzionante su Arduino, poteva anche

essere occasione di guadagno. Infatti, se

pensate che il vostro progetto rappresenti

una significativa innovazione tecnologi-

ca e ritenete che possa interessare a qual-

che azienda o voi stessi volete tentare la

sua commercializzazione, dovete inevita-

bilmente realizzare un circuito stampato

e poi dotarlo della componentistica elet-

tronica indispensabile al suo funziona-

mento. Il prototipo vi servirà sia per il

brevetto sia per le presentazioni presso le

aziende a cui intendete venderlo. Molte

Start-Up sono nate proprio così!

Il rilievo del nostro progetto e lo svi-

luppo di un cliché per la sua stampa

Il nostro primo obiettivo è la realizzazio-

ne di un cliché cioè di una matrice da cui

ricaveremo poi la nostra scheda stampa-

ta. Per fare questo dobbiamo renderci

conto di come tradurre in piste di rame

quei collegamenti volanti che abbiamo

realizzato sulla breadboard di Arduino

cosa che avverrà tramite un piccolo rilie-

vo grafico del nostro progetto. Procuria-

moci a tal proposito un blocco notes A4

quadrettato, matite, gomma, due penne

biro con inchiostri diversi per distinguere

le polarità del circuito e che ci serviranno

per ricalcare in bella copia lo schema

finale, un righello, un metro flessibile da

sarta e passiamo a disegnare su carta il

circuito del nostro esperimento in due

stesure diverse: con e senza componenti

montati. Il primo elaborato ci servirà per

capire la posizione dei componenti elet-

tronici mentre il secondo ci farà capire in

che modo dobbiamo realizzare il circuito

stampato per poterli collegare. Dai due

Prima puntata

di Savio Giglio

R e a l i z z a re un c i rc u i to s ta mp a to p e r ren d e re s tan d - a l on e u n p ro g e t to d i A rd u i no

Il piacere di realizzare soli soletti un pro-

getto sviluppato con Arduino e poi tra-

sportarlo definitivamente su un circuito

stampato che abbiamo realizzato noi!

Page 12: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

12

ARDUINO

bozzetti ricaviamone un terzo, questa

volta utilizzando il righello e la quadret-

tatura del foglio, ragionando in scala 1:1

e realizzando una bozza quotata della

nostra scheda elettronica prima a matita

e poi ricalcata con le penne di cui vi ac-

cennavo prima. Finito di ricalcare can-

cellate i tratti a matita. Dopo questa ste-

sura sarebbe opportuno riprodurre il tutto

in un elaborato CAD molto preciso affin-

ché la scheda definitiva sia affidabile e

abbia un aspetto professionale. Quale

CAD scegliere? Una domanda che mi

sono fatto anche io e le strade da seguire

sono veramente tantissime e dipendono

dalle vostre doti grafiche al PC. Teorica-

mente va bene qualunque tipo di soft-

ware vettoriale per ottenere il cliché ne-

cessario alla stampa del circuito, persino

il modulo di disegno contenuto in Word!

Se avete familiarità con AutoCAD o con

qualunque altro programma di CAD tra-

dizionale tanto di guadagnato… altri-

menti, se avete un minimo di tempo da

impiegare per imparare un buon software

CAD dedicato proprio all’elettronica, vi

consiglio KiCad che è una suite gratuita

open source di software per il disegno di

schemi elettrici e circuiti stampati della

famiglia CAD EDA (Electronic Design

Automation) sviluppato dal programma-

tore francese Jean-Pierre Charras. È un

software con delle belle funzionalità,

come l’editor di schemi elettrici, il gene-

ratore della distinta base per i componen-

ti nonché lo sbroglio circuitale del PCB.

Quest’ultima funzione mira ad ottimizza-

re il vostro circuito stampato, cercando

di contenere il più possibile i suoi in-

gombri, tramite un attento posizionamen-

to dei diversi componenti e curando il

passaggio delle varie piste (anche di

quelle che passano sotto i componenti)

da cui è composto il vostro progetto.

KiCad ha, tra l’altro, anche un buon vi-

sualizzatore di file Gerber, che è il for-

mato standard utilizzato per la produzio-

ne dei circuiti stampati. Un file Gerber

contiene informazioni per tracciare le

connessioni elettriche, piste, fori vias, la

foratura e la fresatura del circuito stam-

pato. Ricordate in ogni caso una cosa

molto importante e che vale sempre in

campo elettrico ed elettronico1: i compo-

nenti caldi del circuito non vanno mai

addossati uno contro l’altro per evitare

surriscaldamenti eccessivi della scheda

con conseguenze dannose per il suo cor-

retto funzionamento. Prevedete sempre

una protezione a fusibili (per entrambi i

poli) per l’ingresso di alimentazione del

vostro circuito: la spesa di pochi centesi-

mi di un portafusibili e del relativo fusi-

bile, non valgono il costo degli altri com-

ponenti e il tempo speso per realizzare il

vostro progetto! Nella lista componenti

prevedete anche un regolatore lineare di

tensione a 5V.

Dopo la stampa e la prova del circuito

Immaginiamo per un attimo che abbiamo

già realizzato la nostra sospirata scheda

elettronica. La proviamo col beeper del

nostro tester per verificare la continuità

delle piste e dei fori vias e… FUNZIO-

NA! Evviva, ma non è mica finita qui!

Come la mettiamo con i componenti?

Scommetto che li volete prelevare diret-

tamente dalla breadboard di Arduino!

No, per carità! Specialmente se siete alle

prime armi vi consiglio di lasciarli lì fino

al completamento e al collaudo del cir-

cuito così potrete sempre confrontare il

funzionamento di quanto avete prodotto

con quanto avete progettato. Vi suggeri-

sco invece di compilare una bella lista,

ordinata per categorie (resistenze, con-

densatori, diodi, LED, connettori, mor-

setti, portafusibili, ecc.), di tutto il mate-

riale necessario e solo dopo che ve lo

siete procurato e provato TUTTO passe-

rete alla saldatura. Per quanto riguarda il

processore, i chip di eventuali driver ed

eventuali circuiti stampati più piccoli

(come gli shield Arduino) ricorreremo ai

socket (zoccoli). Questo utilissimo com-

ponente è uno speciale tipo di connettore

elettrico con molti piedini e di varie for-

me, che viene fissato sul circuito stampa-

to e che ci permette di installare e disin-

stallare velocemente e manualmente,

senza saldature, un circuito integrato, un

circuito stampato più piccolo, ecc. realiz-

zando così anche il collegamento elettri-

co tra i due componenti. Quando maneg-

giamo componenti elettronici è buona

norma stare attenti alla presenza di even-

tuali cariche elettrostatiche che possiamo

produrre col nostro abbigliamento specie

se è sintetico e indossiamo calzature con

la suola isolante. Diventiamo dei veri e

propri condensatori elettrici e la prova di

ciò e quel sinistro crepitio che possiamo

ascoltare quando la sera ci svestiamo

togliendoci un capo in pile o in fibra

sintetica; se siamo al buio addirittura

possiamo intravedere quelle piccole scin-

tille elettriche che scorrono lungo i nostri

capi di abbigliamento quando li toglia-

mo! Ecco perché è sempre buona norma

indossare capi non sintetici e proteggersi

in queste occasioni con opportuni brac-

cialetti antistatici che vanno collegati ad

————————————————————-

1.Sono dei fori che si praticano nella scheda elettronica non per il collegamento dei componenti ma al solo scopo di mettere in comunicazione le piste di rame della faccia superiore del circuito con quelle della parte

opposta. Dopo la loro realizzazione, questi fori saranno rivestiti galvanicamente dal rame che farà appunto da conduttore tra le piste presenti sulle due facce della scheda.

Page 13: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

13

ARDUINO

una buona massa metallica (MAI sul

polo della terra dell’impianto elettrico

domestico o ad elettrodomestici perché è

molto rischioso), come ad esempio un

termosifone, un rubinetto, dei tubi idrau-

lici a vista, ecc. Lo spazio destinato alla

saldatura deve essere pulito e privo di

materiali infiammabili. Proteggete con

un foglio di multistrato o compensato il

tavolo su cui lavorate eviterete liti in

famiglia! Il locale deve essere sufficien-

temente ventilato durante la saldatura.

Dopo aver saldato ordinatamente prima i

vari socket (partendo sempre da quello

più grande) passeremo alla saldatura di

tutti i componenti, verificando attenta-

mente la polarità di questi. Ricordate che

al socket del processore è associato un

clock, e cioè un quarzo da 16MHz, che

collegheremo quanto più vicino possibile

ai pin 9 e 10 del socket del socket del

processore. Tra i piedini del quarzo e la

massa del nostro circuito deve essere

prevista anche l’installazione di una cop-

pia di condensatori da 22pF facendo in

modo che anche il collegamento di que-

sti sia il più corto possibile! Ricordate

che il numero del pin sul processore

NON corrisponde MAI al numero del

pin sulla scheda Arduino UNO, (ad es. il

pin 13 di Arduino corrisponde al pin 19

del processore). Al pin 7 collegherete

l’alimentazione elettrica a 5V in CC

proveniente dal regolatore lineare di

tensione opportunamente protetto. Finita

questa fase verificheremo che sulla sche-

da non ci siano impronte, pulviscolo,

scorie di saldatura, pasta fissante, ecc. e

passeremo al posizionamento prima dei

chip più piccoli e solo alla fine installe-

remo il processore Atmel ATMegaXXX

(la sigla del processore che abbiamo

utilizzato sperimentalmente, solitamente

328) già programmato. Per quest’ultimo

avrete due possibilità di scelta:

- estrarre il processore dal socket di Ar-

duino UNO e montarlo sul socket del

circuito definitivo anche se poi sarete

comunque costretti ad acquistare un se-

condo ATMega munito di bootloader2;

- acquistare un processore vergine senza

bootloader metterlo nel socket di Ardui-

no UNO e programmarlo usando un pro-

grammatore USB da collegare alla sche-

da stessa.

Finalmente passiamo al PCB

PCB è un acronimo inglese proveniente

da printed circuit board che in italiano

significa circuito stampato e il cui acro-

nimo CS è utilizzato nei nostri ambiti

industriali. Le principali funzioni di un

CS sono: il collegamento elettrico e

meccanico dei componenti e degli ac-

cessori in modo da costituire un sistema

nel quale ogni componente trova una

precisa posizione geometrica. Semplifi-

cando al massimo si può affermare che

un CS è un insieme di piste in rame

"disegnate" su un supporto isolante e che

questi collegamenti stampati servono per

connettere tra loro i componenti che

costituiscono il circuito elettronico stes-

so. Ci sono due tipologie di base di CS: a

singola e a doppia faccia; le facce sono

anche definite layer. Questa suddivisio-

ne stabilisce se le piste di rame si tro-

vano su di una sola o su entrambe le

facce della scheda. Esistono tantissime

tecniche per realizzare circuiti stampati,

in questi articoli però seguiremo quella

tradizionale basata su metodi semplici e

ampiamente collaudati da intere genera-

zioni di hobbisti: piste realizzate con la

tecnica sottrattiva e ancoraggio compo-

nenti con foro passante e brasatura.

Questi metodi sono a basso costo e facil-

mente realizzabili in casa nostra. Prima

di imparare a costruire un circuito stam-

pato dobbiamo anzitutto conoscere da

quali parti esso è composto nonché la

loro funzione.

Materiali per le schede

Le schede ramate sono ricavate da grossi

fogli di materiale isolante di circa 1,6

mm di spessore su cui è depositato, gal-

vanicamente, uno o due strati da 35 mi-

cron di rame3 a seconda se si necessiti

di una scheda a singola o a doppia fac-

cia. I materiali isolanti principalmente

impiegati sono due:

- resina fenolica (bachelite o SRBP) che

è un polimero ottenuto per reazione tra

fenolo e formaldeide, più economico ma

facilmente alterabile alle alte temperatu-

re;

- vetronite (FR4 o vetro epossidico) che

è un isolante composito, di colore verde

traslucido, a base di fibre di vetro dispo-

ste ortogonalmente fra loro e impregnate

di resina epossidica, organizzate in una

apposita matrice di fabbricazione. Più

costosa ma ottima per ogni applicazione.

Nei negozi di componenti elettronici

troveremo basette vergini nel classico

formato Eurocard da 100 x160 mm con

uno o due strati di rame. Le schede ver-

gini hanno diversi nomi: schede ramate,

cooper clad board, basette.

Schede a singola faccia

Quando si devono realizzare CS con

pochi componenti si ricorre a delle ba-

sette a singola faccia. In queste esecu-

zioni la faccia destinata ai componenti,

è definita “lato componenti” o “top”

mentre quella destinata alle saldature è

denominata “lato rame” o “bottom”. La

componentistica elettronica, in questi

casi, è vincolata alla scheda attraverso

dei fori passanti la scheda da parte a

parte, di adeguato diametro, ospitanti

permanentemente i piedini dei vari ele-

menti opportunamente saldati. Per desi-

gnare questo metodo di applicazione dei

componenti elettronici alle schede gli

inglesi hanno coniato l’acronimo THT

da Through Hole Technology cioè tec-

nologia a foro passante. In caso di cir-

cuiti abbastanza complessi ma non al

punto tale da richiedere l’adozione di

una scheda a doppia faccia si può ricor-

rere all’espediente dei jumper di rame

(ponticelli) per scavalcare le piste e con-

giungere così elettricamente tutti i com-

ponenti.

Schede a doppia faccia

Quando un circuito stampato ospita nu-

merosi componenti può essere vantag-

gioso ricorrere ad una scheda ramata a

due facce o dual layer. Lo sbroglio del

CS con queste schede risulta molto più

semplice poiché ci permette di stabilire il

lato su cui è più conveniente far passare i

vari segnali generati dai componenti. In

————————————————————-

2. Nei processori ATMega esiste un settore riservato ai software “residenti” tra cui c’è Bootloader. Quest’ultimo ha il compito di caricare all’avvio di Arduino un programma scritto da noi per un progetto nella giusta

area del processore o di lanciarlo sempre nella giusta collocazione tramite sketch. 3. Sul mercato, per applicazioni solitamente industriali, è possibile reperire anche schede con uno spessore di rame minore o maggiore ai 35 micron. Ad esempio, per circuiti con correnti molto elevate si ricorre a schede con rivestimenti di rame da 70 micron di spessore.

Page 14: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

14

Page 15: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

15

ARDUINO

Elementi essenziali di un CS ad UNA e DUE facce

1 e 2 Un CS ad una faccia ed i relativi particolari della scheda. 3. Un CS a doppia faccia

4. Dettaglio di foro VIAS sezionato con rivestimento in rame. 5. Un foro VIAS realizzato con un apposito rivetto metallico. 6. Foro VIAS vuoto e assemblato con uno spezzone di cavetto unipolare rigido di rame

queste realizzazioni, la foratura della

scheda è una fase molto importante della

progettazione del circuito poiché bisogna

assolutamente evitare sia pericolose inter-

ferenze tra i circuiti presenti sulle due

facce, sia corto circuiti con forature errate.

Oltre ai fori di fissaggio su queste schede

è possibile riscontrare dei fori di vias;

somiglianti ad un rivetto metallico, dal

rivestimento ottenuto per deposito galva-

nico di rame, essi servono per la connes-

sione elettrica delle piste presenti tra le

due facce. Non sono di facile realizzazio-

ne a livello hobbistico per questo vengono

sostituiti da un semplice foro passante, tra

le due piste che si intende collegare, in cui

verrà incastrato qualche millimetro di

conduttore unipolare di rame rigido

(come ad esempio quello che fa da anima

nei cavi per antenne TV) successivamen-

te saldato sulle relative piazzole. Vedi

figura (). In commercio esistono anche

opportuni microrivetti per realizzare que-

sto tipo di connessioni. Nelle prossime

puntate spiegheremo ancora più dettaglia-

tamente la realizzazione delle schede, nel

frattempo esercitatevi con Arduino e

KiCad!

1

2

3

4

5

6

Page 16: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

16

Page 17: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

17

ARTE

S pesso dimentichiamo di vivere

nel più grande museo a cielo

aperto del Mondo. Noi Italiani

conosciamo solo il nome di

qualche grande maestro del passato e

spesso sono i turisti a sorprenderci: mi è

personalmente accaduto con amici tede-

schi che conoscevano opere, musei e

monumenti di Napoli di cui noi ignora-

vamo l’esistenza! Eppure anche la storia

dell’arte italiana è avvincente e ricca di

personaggi che definire eclettici è poco e

tra i tanti famosi ancor meno conosciamo

i minori! Parlo per me e faccio riferimen-

to ai due fratelli Antonio e Piero del

Pollaiolo il cui vero cognome è Benci.

Romani, vissuti nel 1400 sono stati arti-

sti a tutto tondo e al maggiore dei due

sono attribuite tante opere pittoriche,

sculture e anche pregiatissimi pezzi di

fine oreficeria. In realtà su questi due

personaggi la confusione è tanta e le

differenze veramente poche e sin dai

tempi del Vasari, il primo a creare con-

fusione, come giustamente afferma il

noto storico contemporaneo dell’arte

Aldo Galli, le attribuzioni errate hanno

padroneggiato su manuali ed enciclope-

die. Una bella occasione per ammirare

quattro capolavori pittorici dei due fratel-

li romani la offre il Museo Poldi Pezzoli

a Milano dal 7 novembre 2014 al 16

febbraio 2015 esponendo quattro ritratti

di dame. Un modo per confrontare l’ope-

rato artistico dei Pollaiolo nell’ambito

della loro bottega fiorentina della secon-

da metà del Quattrocento italiano. Uno

sforzo enorme per questo museo che,

grazie anche al sostegno della Fondazio-

ne Bracco, propone tutti e quattro gli

straordinari “Ritratti femminili” anno-

verati tra i capolavori della ritrattistica

fiorentina dell’epoca. Essi sono conser-

vati alla Gemäldegalerie di Berlino, al

Metropolitan Museum di New York, a

Firenze nella Galleria degli Uffizi, oltre

che presso questo museo milanese del

quale la Dama costituisce una delle ope-

re-simbolo più celebrate.

Il maggiore dei due fratelli, Antonio, era

anche il più talentuoso e, infatti, il museo

presenterà anche una serie di dipinti,

sculture, disegni, incisioni, oreficerie e

ricami. Essi daranno pienamente conto

sia del suo talento multiforme nonché

dell’estensione dell’attività della sua

bottega, che rappresenta sia una delle

tantissime paroles appartenenti a quelle

Corporazioni di Arti e Mestieri italiane

che si perdono in tempi remoti, sia una

straordinaria espressione della capacità

tecnica e dell’inventiva raggiunte dall’al-

to artigianato fiorentino nel pieno Rina-

scimento. Le attività artistiche di Anto-

nio e Piero palesano la sostanziale indif-

ferenza dell'ambiente artistico fiorentino

verso le influenze provenienti dall'ester-

no. I Pollaiolo, infatti, rielaborano, se-

condo i propri gusti personali e i loro

ideali il linguaggio del Masaccio e del

Brunelleschi. C’è qualcosa, se si sa leg-

gere tra le righe delle loro opere, che

caratterizza maggiormente le opere di

Antonio mettendole in perfetto contrasto

con lo stile del fratello minore Piero.

Quest’ultimo tendeva ad una sua rico-

struzione assolutistica e simbolica del

mondo, quasi nell’intento di offrire cer-

tezze su solidi valori immutabili, celando

quanto di mutevole possa esistere nella

natura. Viceversa Antonio tese sempre

ad esaltare questa mutevolezza, il diveni-

re incessante di ogni cosa rappresentato

attraverso la riscoperta del dinamismo

dell'arte classica. Egli comprese, infatti,

che gli antichi non si erano semplice-

mente limitati a raffigurare corpi ben

proporzionati, solidi e plastici, ma anche

a rendere il senso di movimento delle

loro azioni. All’iniziativa artistica del

Poldi Pezzoli parteciperà anche il Co-

mune di Milano e altre istituzioni citta-

dine realizzando dei percorsi tematici

comuni. Si sono resi partners del museo

per questo progetto, istituzioni prestigio-

se come l’Opificio delle Pietre Dure di

Firenze, il Museo del Louvre di Parigi,

la National Gallery di Londra e il Mu-

seo Nazionale del Bargello di Firenze.

di Salvio Gigl io

Le quattro dame dei fratelli Pollaiolo

1. Piero del Pollaiolo (?), Ritratto fem-

minile, tavola, 45,5x32,7 cm, Milano,

Museo Poldi Pezzoli

2. Piero del Pollaiolo (?), Ritratto fem-

minile

tavola, 45,5x32,7 cm,

Berlino, Gemäldegalerie

3. Antonio del Pollaiolo, Ritratto fem-

minile, tempera su tavola, 48,9x35,2 cm

New York, The Metropolitan Museum of

Art

4. Antonio del Pollaiolo, Ritratto fem-

minile, tavola, 55x34 cm

Firenze, Galleria degli Uffizi

1 2 3 4

Page 18: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

18

Page 19: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

19

AUTOMOTIVE

S alve a tutti! Voglio presentarvi

l'ultimo modello costruito, la

Enteles Nodachi 2014.

CATEGORIA

Studiata nei minimi dettagli per quanto

riguarda la disposizione di spazi interni

ed esterni, la Nodachi si propone con

4,83 metri di lunghezza, meno lunga

rispetto alla CL, ma capace di mantenere

comunque uno spazio rispettabilissimo

all'interno. Con l'impostazione tre porte e

una coda leggermente prolungata, po-

trebbe essere definita una fastback, ma

l'impostazione che la carrozzeria assume

la lascia rientrare nel segmento delle

grandi coupé, note per le alte prestazioni.

UNA NODACHI PER TUTTI

La Nodachi però, diversamente dalle

avversarie, cerca di proporsi in maniera

più completa possibile, offrendo anche

allestimenti a basso costo per favorire

l'apprezzamento di un maggiore pubbli-

co, puntando soprattutto sui primati che

quest'autovettura conquista grazie alle

accurate scelte svolte in ambito tecnico.

Non tradisce gli appassionati, perché vi

sono allestimenti molto particolari e che

richiedono grande manutenzione, a fron-

te però di prestazioni superbe. Un'auto

quindi per tutti.

PERCHÉ 2014?

Perché si chiama

2014? Che bisogno

c'è di scriverlo? Per-

ché la Nodachi in

questione è una ver-

sione moderna di una

gran coupé realizzata negli anni novanta,

la Shogun Nodachi, svelata sulla Ware-

house con l'allestimento superbo Rising

Sun. La Nodachi ha immediatamente

raccolto a sé una cerchia di appassionati

e c'è stato chi addirittura si è divertito a

farne versioni da tuning e chi invece,

privatamente, mi ha chiesto di rifare il

modello. E chi sono io per contraddire

un fan di una mia auto?

ESTETICA

Alla base del successo della Nodachi ci

sta l'estetica. E vediamo perché.

FASCIA FRONTALE

Dal modello degli anni novanta la Noda-

chi 2014 ha mantenuto il frontale incli-

nato, mentre i fanali sono stati allargati e

dominano con uno sguardo imponente,

aggressivo, la scena della strada. Il pa-

raurti utilizza rifiniture metallizzate e

possiede una fascia inferiore largamente

ribassata.

DETTAGLI ANTERIORI

La scritta Nodachi e lo stemma della

Enteles sono incastrati in mezzo ai fanali

e spiccano molto, quasi a indicare la fir-

ma di quest'autovettura. Sul cofano vi

sono dei pannelli trasparenti che, simil-

mente al Theatre View delle autovetture,

respingono i raggi solari impedendo il

surriscaldamento quindi delle parti illu-

minate.

FIANCATA

La Nodachi al fianco è carica di tagli, di

rifiniture, per saper esprimere come face-

va l'antenata velocità anche da ferma. La

portiera è incastonata in un insieme di

elementi perfettamente coniugati tra loro,

come il posteriore che possiede una

bombatura notevole o la fascia inferiore,

che mette in risalto l'intera solidità della

carrozzeria.

POSTERIORE La prima cosa che spicca del posteriore è

la soluzione scelta da Enteles: tutti i det-

tagli riuniti in un unico scomparto. I fa-

nali, le luci di posizione unite alla stri-

scia nera (la cui valenza è solo estetica),

la targa, le varie scritte, sono tutte riunite

di Lorenzo Caddeo

ENTELES Nodachi 2014

La Nodachi si propone come una coupé di grandi

dimensioni, rivaleggiando la BMW Serie 6 e la

Mercedes CL, ma adottando delle soluzioni ben

lontane dall'ostentato lusso delle avversarie tede-

sche.

Page 20: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

20

AUTOMOTIVE

in uno spazio ricavato dal posteriore,

quasi "scavato". Il paraurti posteriore ha

altre luci di posizione, che accentuano la

sportività e risultano utili in strada, so-

prattutto in orari notturni, e una placca

nero opaco contenente l'uscita delle mar-

mitte. Il diffusore dell'auto (la placca

nera in questione) utilizza delle barre che

migliorano largamente il flusso dell'aria,

utilizzando così l'effetto Venturi.

INTERNO

L'interno è stato com-

pletamente disegnato da

me. Nonostante la strut-

tura apparentemente

elegante, la Nodachi

utilizza uno stile mini-

malista, cercando di

aumentare la semplicità

d'utilizzo riunendo varie

funzioni nel minor nu-

mero di componenti

possibile. Per questo il

cruscotto della Nodachi

fa riferimento all'elettronica, con il tachi-

metro capace di indicare la marcia inse-

rita e dire il momento ottimale per cam-

biare marcia, a seconda delle imposta-

zioni scelte dal computer (risparmiare

benzina, guida sportiva o guida pulita).

Il contagiri è invece una barra avente

diversi colori che virano dal verde al

rosso, per indicare il momento in cui è

consigliato cambiare. Il numero di giri

appare sulla fascia verde del contagiri

stesso, per far sì che il movimento

dell'occhio sia minore e la concentrazio-

ne in guida non cali per alcun motivo.

DAI DUE POSTI IN POI

La Nodachi qui mostrata ha l'imposta-

zione secca, sobria, con solo due posti,

ma il tetto della Nodachi, nonostante sia

abbastanza basso, concede l'esistenza di

un divanetto posteriore ribaltabile che

sacrifica una minima porzione di spazio

della grande vettura.

INSOLITA E COMUNE

La forma della Nodachi è piuttosto co-

mune a livello mondiale, con un'impo-

stazione piantata a terra, un corpo vettu-

ra grande e che esprime velocità e robu-

stezza allo stesso tempo. Ed è insolita

però per le soluzioni estetiche assunte,

come la bombatura posteriore, notevole

e risalente agli anni novanta, ma comun-

que ancora in voga, o lo sguardo magne-

tico che il frontale riesce a trasmettere.

DISTRIBUZIONE PESI

È stata rivolta particolare attenzione alla

distribuzione dello spazio e dei pesi su

quest'autovettura. Il motore montato in

posizione FM (Front-Mid), ossia tra

l'asse delle ruote e l'autista, incentra il

peso e riunisce quindi il peso dell'auto-

vettura sull'interasse, migliorando le

prestazioni e il controllo della macchina

stessa. Il rapporto di pesi è portato quin-

di a 55%-45%.

SPAZIO INTERNO

L'abitacolo è confortevole, comodo e

dello spazio interno è difficile lamentar-

sene. Il bagagliaio posteriore utilizza il

maggiore spazio possibile, grazie alla

soluzione del paraurti ribassato in modo

da poter usufruire di ancora più spazio. Il

portellone col vetro incluso garantisce

all'autista di poter mettere con estrema

comodità qualsiasi oggetto si voglia.

CONSUMI E PESO

Si sa, il 70% dei consumi di un'auto è

dato dalla massa che possiede e dal bi-

lanciamento dei pesi che questa ha.

L'impostazione dei pesi permette, unita-

mente al tetto costruito in lega un peso

complessivo dell'autovettura di soli

1400kg. La versione Rising Sun utilizza

parti del tetto in fibra di carbonio, così

come alcuni pannelli della carrozzeria

con un peso a 1340kg.

MOTORI E PRESTAZIONI

Una delle motorizzazioni importate dalla

precedente versione è il 2.2L L4

DOHC. Quattro cilindri, sedici valvole,

montato longitudinalmente, doppio albe-

ro a camme in una cilindrata di tutto

rispetto, collocato sempre prima dell'asse

delle ruote.

PIACERE, SONO DOC!

No, non è un errore: non ho dimenticato

la H! IL DOHC deriva da quello usato

nella Nodachi, con delle modifiche, tut-

tavia, molto pesanti che l'hanno cambia-

to, senza stravolgere il progetto origina-

le! L'originale era infatti aspirato, come

tutti i motori dell'epoca. Il DOHC in

questione invece utilizza un intercooler

e un turbo con filtro dell'aria apposita-

mente costruito su misura e con materia-

li scelti apposta per ottimizzare la fase di

aspirazione.

LA TRAZIONE VALE

PER TUTTI!

Come la legge, anche la

trazione è uguale per

tutti... i motori scelti. Il

motore è montato fron-

talmente, mentre la tra-

zione è posteriore e si fa

uso quindi di un albero

di trasmissione la cui

funzione è trasferire la trazione e la po-

tenza erogata dal motore alle ruote po-

steriori.

I NUMERI DEL DOHC

Il DOHC utilizzato ha quattro cilindri,

sedici valvole e tuttavia è disponibile

con diverse cilindrate: si parte dal 1.2L

che eroga 90cv, per passare poi al 1.6L

con 145 cv e l'appetitoso 2.2L Turbo,

disponibile benzina o diesel, cambio

automatico o manuale, mentre il numero

di cavalli resta lo stesso: 220CV a 6000

giri al minuto (rpm).

IL NUOVO MOTORE DELLA ENTELES

La Nodachi è comunque una rivoluzio-

naria, e non si ferma a queste motorizza-

zioni interessanti ma comunque classi-

che. Ed è così il primissimo modello a

montare il rivoluzionario OHV (valvole

in testa) V6 Tsubasa, progettato da me.

Rispetto al V8 usato nella Nodachi nor-

damericana degli anni novanta, questo

V6 è più grande (3.2L).

I NUMERI DEL V6 TSUBASA

Il nome Tsubasa in giapponese significa

ALI, e il V6 ti da libertà. Per migliorare

il regime è stato adottato, anzitutto, un

doppio albero a camme integrato poi,

negli allestimenti più onerosi, da un

doppio turbo. Il V6 Tsubasa è superiore

al DOHC, dal momento che richiede

una manutenzione minima nonostante

l’elevata potenza erogata, a fronte solo

di una cilindrata maggiore.

Page 21: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

21

AUTOMOTIVE

SPIEGARE LE ALI

Il 3.2L V6, disponibile anche con cilin-

drata ridotta (2.4L), ha una buona rispo-

sta e l’utente che sceglie questa motoriz-

zazione ha la sensazione di essere co-

stantemente in movimento anche da fer-

mo col motore al minimo. Il 3.2L V6 è

una consacrazione alla guida sportiva,

con 345 cavalli erogati a 7600rpm.

Il .24L, fratello minore, eroga "solo" 280

cavalli a 5500 rpm.

PER I VERI SPORTIVI PERÒ…

E arriviamo al motore che farà discutere.

Perché è una scelta particolare, perché

possiede vantaggi e svantaggi esagerati

da entrambe le parti.

WANKEL KINESIS

Sì, il motore più appetitoso in assoluto

della Nodachi è un quattro rotori

Wankel Kinesis, con delle migliorie

apportate sia alla lega con cui è costruito

il rotore, sia all'efficienza dello statore

stesso. La dimensione del motore è di

appena 3.1L, una cilindrata contenuta.

Grazie ai diversi accorgimenti presentati

nella scelta delle leghe per i vari compo-

nenti del Wankel, la Nodachi inaugura

così uno dei motori più bilanciati e po-

tenti. I cavalli erogati salgono così a 500

a 9000rpm, un numero di giri alto per

essere un Wankel: per questo dobbiamo

però ringraziare l'adozione di quattro

rotori.

CONSUMI LIMITATI

Il peso della Nodachi con il Wankel si

riduce e le vibrazioni inoltre vengono

pressoché annullate, dal momento che le

parti in movimento sono poche. L'ado-

zione di un sistema refrigerante inoltre fa

sì che le escursioni termiche dei compo-

nenti del motore (il rotore in primis) sia-

no più morbide possibili.

SVANTAGGI RIDOTTI

L'unico svantaggio del Wankel resta

l'emissione di CO2, mentre l'emissione

di ossidi di azoto è ulteriormente limita-

ta. Nonostante ciò, è stato dimostrato che

è inutile utilizzare carburante con additi-

vi su un Wankel, visto che è refrattario

alla detonazione. Al giorno d'oggi le

benzine usano additivi per aumentare il

N.O. ma è stato dimostrato che un

Wankel con additivi pari a 100 o con

additivi pari a 50 eroga sempre la stessa

potenza.

ACCORGIMENTI

Dire immediatamente che il Wankel è

più inquinante degli altri motori è una

frase fatta. Il Wankel della NSU Ro80 lo

era sicuramente. Il Wankel Kinesis della

Nodachi, largamente meno. La marmitta

catalitica adottata infatti brucia gli idro-

carburi incombusti, mentre il Wankel,

grazie alle temperature di combustione

largamente più basse, riduce l'emissione

di ossidi di azoto, estremamente inqui-

nanti.

SORPRESA IDROGENATA

Ho trovato un progetto sulla Warehouse

di un ragazzo che ha creato un Wankel

bi-rotore a idrogeno. E ho deciso di

sponsorizzarlo sulla Nodachi che sarà

presto disponibile col nome "Tipo Idro-

geno".

Conclusione

La Nodachi è frutto di un progetto su cui

ho speso molto tempo e che ha richiesto

un enorme impegno. Anche l’allestimen-

to motoristico è stato minuziosamente

curato, caso per caso. Analogamente è

stata considerata e trattata la distribuzio-

ne dello spazio. Spero che il progetto vi

sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pen-

sate!

La Nodachi non è un'auto che guarda al

passato. La Nodachi è come il dio roma-

no Giano: guarda al passato e al futuro,

cercando di accontentare entrambe le

parti. =_0

Page 22: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

22

BASI ED IDEE PER LA PROGETTAZIONE

P arto subito con delle SCUSE per

gli amici di Imola per l’errata

immagine che figurava nell’a-

pertura del servizio sulla Centra-

le HERA di Imola… BESTIALISSIMO ME,

si trattava di una foto di Bologna! Consi-

derate, a mia discolpa, le circostanze atte-

nuanti di lavorare “in solitaria” con un

caldo torrido in una stanza poco ventilata

e con tutta la stanchezza di un anno sulle

spalle! Come vedete ho messo una bella

foto di piazza Matteotti che rappresenta

magnificamente il centro di Imola. Fatte

le scuse dovutissime, passiamo alla

“ciccia” che questa volta ci porta a cono-

scere meglio i generatori elettrici azionati

dalle turbine a gas, proprio come nella

nuova centrale elettrica imolese della He-

ra. Questa centrale appartiene, per defini-

zione, alla categoria delle centrali ter-

moelettriche a ciclo combinato grazie

alla presenza dei due gruppi turbogas

della Turbomach, che ha allestito le unità

di generazione elettrica con turbine Rolls-

Royce (mod. RB 211-T) opportunamente

collegate a degli alternatori da 15kV,

30MWe prodotti dalla Brush. Questi

gruppi turbogas sono dei propulsori ascri-

vibili alla famiglia dei motori a combu-

stione interna. Essi sono impiegati per

trasformare l'energia chimica del metano

in energia meccanica che è resa disponibi-

le, sotto forma di potenza, al suo albero

motore e può essere impiegata in svariati

campi come la locomozione e l’aziona-

mento di: aerei, treni, navi, generatori

elettrici, veicoli industriali di grandi di-

mensioni, veicoli militari, autoveicoli,

ecc. Passiamo adesso a distinguere gli

elementi basilari costituenti un gruppo

turbogas:

- il compressore radiale, calettato sullo

stesso albero della turbina;

- la camera di combustione situata tra il

compressore radiale e la turbina;

- la turbina.

Ogni insieme formato da compressore,

turbina e albero costituisce

uno spool. Un gruppo turbo-

gas funziona, per sommi

capi, in questo modo: il

compressore aspira l'aria

esterna, la comprime e la

immette nella camera di

combustione ove viene miscelata col

combustibile. L’ossidazione di quest’ulti-

mo determina un aumento dell'entalpia

della corrente gassosa che continua la sua

corsa passando attraverso gli stadi della

turbina e cedendogli energia generata

dalla sua espansione. Il ciclo di Brayton

descrive il funzionamento ideale delle

turbine a gas in cui l’aria è compressa

isoentropicamente, la combustione avvie-

ne a pressione costante e l’espansione

nella turbina, generata anch’essa isoentro-

picamente, giunge fino alla pressione di

aspirazione. Nel ciclo reale accade invece

che:

- la compressione non è isoentropica, poi-

ché è necessario un maggiore lavoro di

compressione per ottenere la stessa pres-

sione di uscita;

- la stessa espansione non è isoentropica

dal momento che c’è minore lavoro di

espansione disponibile a parità di pressio-

ne di uscita;

- le perdite di carico in camera di combu-

stione riducono notevolmente il salto di

pressione disponibile per l’espansione e

quindi anche il lavoro utile. In ogni caso,

valgono le considerazioni fatte per qual-

siasi altra macchina termica, in cui un'alta

temperatura di combustione produce un

alto rendimento, come dimostrato dal

ciclo ideale di Carnot. Ricorderete infatti

che, in esso, si dimostra che il rendimento

sarà elevato quanto maggiore sarà la dif-

ferenza tra le temperature massima e mi-

nima del ciclo stesso. Il limite è legato

alla tecnologia dei materiali che costitui-

scono la macchina cioè alla loro capacità

di resistere sia al creep, lo scorrimento

di Salvio Gigl io

La cogenerazione con i gruppi turbogas

Non a caso gli impianti che sfruttano ottimizzandolo

il recupero di calore sono definiti impianti combinati,

dal momento che abbinano il ciclo Brayton-Joule del

turbogas con quello Rankine della turbina a vapore.

Figura 1. Imola (BO) piazza Matteotti

Page 23: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

23

BASI ED IDEE PER LA PROGETTAZIONE

viscoso della corrente gassosa ad alta tem-

peratura, sia alle elevatissime sollecitazio-

ni meccaniche a cui sono sottoposte. Og-

gi, di conseguenza la ricerca è tutta con-

centrata verso lo sviluppo di nuove tecni-

che per migliorare il raffreddamento dei

componenti dei gruppi turbogas come, ad

esempio, le palette della turbina che sono

tra quelli più sollecitati, consentendogli

così di resistere in regime continuo a tem-

perature superiori ai 1300 °C. Nel caso

delle nostre turbine di Imola viene anche

recuperato il calore allo scarico, altrimenti

disperso inutilmente nell’ambiente, attra-

verso dei rigeneratori che sono degli

scambiatori di calore in grado di trasferire

il calore dei gas di scarico all’aria com-

pressa, prima della combustione. Nella

configurazione del ciclo combinato della

centrale, la caldaia a recupero trasferisce

il calore ad un sistema che alimenta poi

una turbina a vapore. Inoltre, trattandosi

di un sistema di cogenerazione, il calore

recuperato serve per produrre anche l’ac-

qua calda. Non a caso gli impianti che

sfruttano, ottimizzandolo, questo recupero

di calore sono definiti impianti combinati,

dal momento che abbinano il ciclo Bray-

ton-Joule del turbogas con quello Rankine

della turbina a vapore.

Nascita delle applicazioni industriali dei

gruppi turbogas

L’idea di un progetto per uso industriale

di una turbina a gas cominciò a crescere

subito dopo la seconda guerra mondiale e

coinvolse numerose case costruttrici, sia

europee che statunitensi ed asiatiche, già

produttrici di turbine a vapore per applica-

zioni industriali: Brown Boveri, Sulzer,

General Electric, Westinghouse, Mitsubi-

shi, IHI, ecc… I progettisti dell’epoca,

che avevano lavorato negli ultimi anni

prevalentemente per l’industria bellica, si

resero subito conto che la turbina a gas

per uso industriale, collocata ora in im-

pianti fissi, doveva avere requisiti molto

diversi da quelli per le applicazioni per

uso militare. Anzitutto, dato l’assetto eco-

nomico dell’immediato dopoguerra, ri-

spetto ad un’applicazione militare una

macchina industriale doveva costare di

meno e durare molto molto di più! Il pri-

mo problema fu risolto riducendo le di-

mensioni frontali della macchina, anche

se questo avrebbe comportato, tuttavia,

una riduzione della portata di fluido evol-

vente. Per compensare questa perdita si

decise così di ottimizzare il lavoro utile

per unità di massa di fluido (Lur = Δhur)

diminuendo i valori del rapporto di com-

pressione. Dopo le primissime esperienze,

la nuova tecnologia cominciò a crescere e

nel corso degli anni i progettisti si resero

conto che, anche se si operava con rappor-

ti di compressione non molto elevati, si

realizzavano comunque delle temperature

allo scarico più alte. Da qui, il passo verso

la nascita degli impianti combinati fu dav-

vero molto breve! Infatti, l’elevata tempe-

ratura dei gas di scarico, aspetto inizial-

mente deleterio dei gruppi turbogas indu-

striali, diventava ora un vero e proprio

loro punto di forza, poiché garantiva otti-

me prestazioni in combinazione con turbi-

ne a vapore. La durata e l’affidabilità del-

le turbine industriali furono risolte sempli-

cemente aumentando il dimensionamento

degli apparati rispetto alle applicazioni

militari ed aeronautiche. In definitiva, una

macchina industriale è molto meno solle-

citata termicamente e meccanicamente

perché deve ruotare molto di meno e,

inoltre, ha maggiore spazio a disposizione

rispetto ad altri campi di applicazione.

Oggi come allora, i progettisti che si oc-

cupano di questo tipo di generatori, hanno

una maggiore libertà d’azione per quanto

riguarda alcuni parametri progettuali cor-

relati al posizionamento e alla dimensione

della camera di combustione. Questo

componente dell’impianto, infatti, spesso

è unico per ogni applicazione e può essere

disposto anche verticalmente. In virtù

delle loro particolari caratteristiche, le

camere di combustione per apparati indu-

striali possono impiegare anche combusti-

bili di minor pregio rispetto a quelli utiliz-

zati nei turbogas aeronautici. Per miglio-

rare poi, sensibilmente, il livello del ren-

dimento dell’apparato, considerando i

valori di temperatura che lo caratterizza-

no, si ricorse alla tecnica della rigenera-

zione dei gas di scarico, oggi connotazio-

ne fondamentale di questi gruppi. Da po-

chi anni, vista la grande affidabilità rag-

giunta dalle turbine a gas aeronautiche,

alcuni costruttori hanno allestito speciali

gruppi turbogas industriali modificando

impianti aeronautici in cui l’ugello di sca-

rico non è presente ed è sostituito da

un’ulteriore turbina di potenza che ha lo

scopo di azionare l’utilizzatore: questo è

Figura 2. Spaccato di un modello di gruppo turbogas di piccole dimensioni

Page 24: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

24

Page 25: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

25

BASI ED IDEE PER LA PROGETTAZIONE

proprio il caso dei gruppi Turbomach

installati dalla HERA ad Imola. Questi

apparati innovativi trovano impiego in

tutti quei casi in cui il valore del rendi-

mento dell’impianto assume un peso rile-

vante. Le dimensioni delle turbine indu-

striali partono da impianti mobili traspor-

tabili su camion sino ad apparati di eleva-

ta complessità, del peso di oltre 400 ton-

nellate installati in ambito navale ed indu-

striale. Le turbine di potenza di queste

grandi machine ruotano tra i 3000 ed i

3600 giri/min, a secondo della frequenza

elettrica della rete da alimentare, evitando

così la necessità di adottare un riduttore. I

fattori che incidono notevolmente sulla

scelta di una turbina a gas a ciclo sempli-

ce rispetto ad un gruppo turbogas combi-

nato sono:

- il costo di investimento iniziale molto

più contenuto;

- il minor tempo di costruzione degli im-

pianti che va da poche settimane ad alcuni

mesi per il ciclo semplice, contro gli anni

di quello combinato;

- la maggiore velocità di accensione e

spegnimento nell’ordine di pochi minuti

che consente, quindi, di far fronte a picchi

di richiesta repentini.

Tipologie impiantistiche delle centrali

turbogas combinate

Per capire meglio il funzionamento di una

centrale a ciclo combinato proviamo a

scomporla nei suoi elementi più semplici:

una centrale a gas e una centrale termoe-

lettrica tradizionale. Delle centrali a gas a

ciclo semplice già sappiamo che nella

sezione di "scarico" del calore verso l'e-

sterno i prodotti della combustione emessi

hanno ancora un’elevata aliquota termica

e sono, quindi, potenzialmente e ulterior-

mente sfruttabili. Delle centrali conven-

zionali termoelettriche ricorderemo sicu-

ramente che esse sfruttano una sorgente di

calore sufficientemente elevata per creare

del vapore ad alta pressione per azionare

una turbina. Nella nostra centrale a ciclo

combinato avremo che i gas di scarico,

emessi dal ciclo Joule dopo essere passati

nella turbina a gas ed aver prodotto la

quantità lavoro meccanico richiesto, fini-

scono all'interno di uno scambiatore di

calore per essere riutilizzati nella fase di

riscaldamento, evaporazione dell'acqua ed

espansione del vapore all'interno della

turbina del ciclo Rankine. La principale

connotazione del ciclo combinato sta pro-

prio in questa differenza di temperature

caratteristiche tra i due cicli termodinami-

ci. Questi impianti vengono anche definiti

unfired, grazie alla caldaia a recupero

senza bruciatori ausiliari. Quando invece i

gas di scarico della turbina sono usati

come comburente nei bruciatori della

caldaia gli impianti vengono definiti fired.

Anche gli impianti turbogas combinati

hanno delle tipologie costruttive che pos-

sono essere così riassunti:

A. impianto combinato a recupero sem-

plice, in cui tutta la potenza elettrica è

generata dal lato gas, la quantità di vapore

prodotto è determinato direttamente

dall’utenza e la combustione avviene in

eccesso d’aria. La potenza termica dispo-

nibile è totalmente legata alla potenza

elettrica; parzializzando il motore, si ridu-

cono entrambi i flussi di energia in uscita.

B. Impianto combinato con turbina a

vapore a contropressione, in cui la gene-

razione elettrica avviene sia sul lato gas

che sul lato vapore con pressioni compre-

se tra i 40 e i 70 bar e temperature oscil-

lanti tra i 450 e i 500 °C.

C. Impianto combinato con turbina a

vapore a condensazione: in questo im-

pianto avviene una produzione in eccesso

di vapore che viene parzialmente utilizza-

to per alimentare una seconda turbina a

bassa pressione; a valle delle due turbine

un condensatore recupera il vapore e lo

immette in una torre di raffreddamento.

D. Impianto combinato con turbina a

vapore e iniezione di vapore: in questo

caso il vapore in uscita dalla turbina pro-

segue verso la camera di combustione per

fornire un ulteriore apporto calorico.

Tra i tanti vantaggi di questo tipo di tec-

nologia prevale il minor consumo di com-

bustibile fossile a parità di energia prodot-

ta, dal momento che solo nella fase di

riscaldamento del ciclo a gas avviene una

combustione di gas naturale (o altri com-

bustibili); la fase di evaporazione nel ciclo

Rankine è originata dal recupero del calo-

re disponibile nei gas di scarico della cen-

trale a gas. In questo modo, con una mi-

nor quantità di combustibile, il rendimen-

to dell'impianto aumenta considerando il

rapporto tra lavoro ottenuto e energia

consumata (sotto forma di combustibile).

Per una centrale termoelettrica tradiziona-

le, infatti, il rendimento oscilla intorno a

valori del 40% mentre in una moderna

centrale a ciclo combinato il rendimento

supera sempre il 50% con punte del 60%.

Figura 3. Schema di una turbina a gas

Page 26: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

26

Page 27: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

27

CINEMA E ANIMAZIONE

I l prossimo 18 settembre arriva nei

cinema italiani, dopo il debutto

USA dell'8 agosto, il reboot live-

action Tartarughe Ninja, ispirato

ai personaggi delle Tartarughe Ninja

creati da Peter Laird e Kevin Eastman,

che riporta i quattro eroi mutanti sul

grande schermo a 30 anni di distanza

dalla pubblicazione del primo fumetto.

Si tratta del quarto film live-action, do-

po la trilogia anni '90 e il film d'anima-

zione in CG TMNT diretto nel 2007 da

Kevin Munroe, dedicato alle celebri

tartarughe che si pone come una sorta di

remake del primo film, Tartarughe Nin-

ja alla riscossa del 1990, mantenendo,

tra l'altro, lo stesso piacevole look dark.

Il film, girato tra New York e la Califor-

nia, mescola sapientemente riprese live e

CGI 3D ed è stato diretto da Jonathan

Liebesman, già regista de "La Furia dei

Titani", che, con l'aiuto di André Ne-

mec, ha curato anche la sceneggiatura. Il

film viene ripreso con la tecnica della

motion capture, mentre gli effetti specia-

li del film sono curati dalla Industrial

Light & Magic ed è è il primo film sulle

Tartarughe Ninja ad uscire in 3D. Le

"turtles" realizzate, come abbiamo detto,

in CG e motion-capture sono interpretate

da Alan Ritchson (RAFFAELLO), Pete

Ploszek (LEONARDO), Jeremy Howard

(DONATELLO) e Noel Fisher

(MICHELANGELO) mentre il veterano

William Fichtner è la nemesi SHRED-

DER. Il cast include anche Megan Fox

nei panni della giornalista APRIL O'NEIL,

Will Arnett in quelli del cameraman

VERNON FENWICK e Whoopi Goldberg

che, invece, sarà BERNADETTE THOMP-

SON, personaggio che già dal nome ricor-

da una versione al femminile di BURNE

THOMPSON, il boss del canale televisivo

per cui lavorava April nella serie tv d'a-

nimazione anni '80. Questo film è stato

concepito per accontentare una platea

trasversale per età e gusti e il lavoro in

CG e motion-capture sembra abbia dato i

suoi buoni frutti nel rendere più

"muscoloso" il look delle Tartarughe che

appaiono più massicce e meno cartooniz-

zate rispetto ai live-action precedenti. La

buona notizia per i fan italiani delle tarta-

rughe è che non dovranno aspettare l'u-

scita a settembre per scoprire i segreti

della realizzazione dei loro eroi: la Para-

mount, infatti, dopo anche il grandissi-

mo successo negli States, ha reso dispo-

nibile una nuova featurette, sottotitolata

in italiano, dal titolo Sul set con le tarta-

rughe. Qui sia il regista che il cast ci

spiegano come sia stata utilizzata la mo-

tion capture, una tecnica usata negli ef-

fetti speciali di molti film per riprodurre

movimenti realistici: in questo caso i

quattro protagonisti indossavano delle

tute, comprensive di gusci, ricoperte da

alcuni marcatori. In questo modo i com-

puter possono creare un'immagine stiliz-

zata dell'attore riproducendo digitalmen-

te i suoi movimenti che vengono

"catturati" attraverso qualche decina di

telecamere attorno a lui. Queste ultime

mandano le coordinate dei marcatori ai

computer creando così un'immagine

virtuale che riproduce i movimenti

dell'attore. L'illustratore Kelton Cram

ha reso disponibili anche alcuni dei suoi

primi lavori per il film e, in un'intervista

al sito CBM, ha spiegato: "Il processo è

stato molto pensato e ci sono voluti circa

6 mesi. Ho avuto la fortuna di lavorare

con Liebesman molto presto e di aiutare

a progettare le Tartarughe in 2D. Una

volta che sono state approvate le sagome

di base e le idee, le abbiamo rapidamen-

te trasferite in 3D, dove abbiamo scolpi-

to e ri-scolpito le diverse tartarughe più

volte. A Liebesman è piaciuto molto la-

vorare sul software ZBrush con gli arti-

sti e modificare a piacimento l'anatomia.

Alla fine attraverso questo processo è

riuscito a realizzare esattamente quello

che voleva". Non a caso ZBrush è un

programma di grafica computerizzata

che combina modellazione, texturizza-

zione e painting in 3D e 2.5D ed è usato

come strumento di scultura digitale per

creare modelli ad alta risoluzione (fino a

milioni di poligoni e più, teoricamente

illimitati) da usare in film, giochi e ani-

mazioni. È usato da varie compagnie, tra

cui proprio la Industrial Light & Magic

che ha curato gli effetti speciali del film.

ZBrush usa livelli dinamici di altissima

risoluzione per permettere agli scultori

cambiamenti globali o locali ai propri

modelli. E' molto conosciuto per la faci-

lità nella resa di dettagli a livello medio/

alto, che vengono tradizionalmente resi

con le bump map. La mesh dettagliata

che ne risulta può essere esportata come

displacement o normal map da usare

nella versione low poly dello stesso mo-

dello. Oppure, una volta completato, il

modello può essere convertito come

background, diventando così un’imma-

gine 2.5D. Questo termine, utilizzato nel

gergo degli sviluppatori di videogames,

fa riferimento a quelle tecniche di rap-

presentazione degli sfondi realizzati in

2D ma che sulla scena appaiono tridi-

mensionali. Con questa caratteristica gli

utenti possono creare scene estremamen-

te complicate senza appesantire la resa

globale del proprio processore.

di Nunzia Nul lo

Tartarughe Ninja L'oscurità si è stabilita a New York con l'arrivo di Shredder e il suo malvagio Foot Clan. Il

male vuole avere il potere su tutto, dai politici ai poliziotti. Il futuro si prospetta davvero

brutto fino a quando non arrivano quattro fratelli emarginati, Donatello, Raffaello, Leonar-

do e Michelangelo, che abitano nelle fogne e scoprono il loro destino come Ninja Turtles.

Le tartarughe dovranno lavorare con la giornalista April e il suo fantastico cameraman

Vern Fenwick per salvare la città dal piano diabolico di Shredder

Page 28: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

28

Page 29: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

29

COMPUTO METRICO

D opo poco più di un mese dal rilascio della

versione 3.10.0 e con più di 160 downloads

della stessa all’attivo, ho apportato delle

correzioni al riordino dell’elenco prezzi ed

al controllo delle somme nel computo metrico, anche

grazie alle segnalazioni ed ai consigli di alcuni utenti.

Ho introdotto nel menù LeenO la voce NUOVO… >

NUOVO COMPUTO. Questo è solo un assaggio di ciò

che ho intenzione di fare e cioè trasferire dal me-

nù FILE > MODELLI al menù LeenO le funzionalità

relative alla creazione di computi e listini nuovi, oltre a

tutti quei documenti che sono di corredo alla gestione

del computo metrico e della contabilità. A tal proposito

inviterei gli utenti a raccogliere ed inviarmi documenti

del tipo “verbale di assegnazione” piuttosto che

“consegna” e così via. Accetterò ben volentieri file in

formato ODT da inglobare nel pacchetto.

Ricordate che LeenO, ereditando tutte le potenzialità di

LibreOffice, può proporsi come sistema integrato per

la gestione degli appalti dalla progettazione, all’asse-

gnazione e fino alla esecuzione e chiusura dei lavori.

A meno di ritocchi, comunque non sostanziali, la strut-

tura del file di lavoro è ormai definitiva.

Note di versione 3.10.1

- Prime modifiche al menu popup.

- Correzione del “riordina” in Elenco prezzi.

- Correzioni nella riga riassuntiva in cima

al COMPUTO.

- Correzione delle formule di sommario della contabili-

tà in Elenco Prezzi:

A) il calcolo adesso è diretto: quantità x prezzo = im-

porto.

B) il range di dati nel foglio di CONTABILITÀ tiene con-

to dell’ultimo SAL registrato.

- Implementato un suggerimento per il salvataggio

subito dopo la creazione di un nuovo lavoro.

- Correzione di bug minori.

Per supportare il progetto LeenO, come volontario, puoi

contattare lo staff via mail all'indirizzo

[email protected]

Grazie per l’attenzione e alle prossime NEWS! :D

di Giuseppe Vizzie l lo

LeenO 3.10.1 Cosa c’è di nuovo?

Page 30: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

30

L a capacità di esprimere un’e-

stetica propria, vessillo di un

originale modo di gestire for-

me, strutture e volumi, fondato

su di un personale pensiero sulla città e

sull’abitare non è una prerogativa degli

architetti. Pensate a quanta anarchia c’è

nella figura di Pier Luigi Nervi, un inge-

gnere, uno strutturista… Un esponente,

insomma, di quella categoria di progetti-

sti che operano sulle strutture di edifici

immaginati dagli “altri”, gli eterni rivali:

gli architetti! Fuori dalla battuta, mi sono

sentito in dovere di parlare in questa pun-

tata di un ingegnere, dal momento che a

questa figura professionale non viene

quasi mai riconosciuto un senso estetico,

come se quei durissimi studi che affron-

tano per la loro formazione nel periodo

universitario, quasi riuscissero a cancel-

lare qualunque sentimento estetico, qua-

lunque anelito formale. Nervi dimostra

quanto siano errate queste considerazioni

con le sue straordinarie trame strutturali

che diventano architetture affascinanti ed

ardite. Se osservate qualche particolare

strutturale di un’opera di Nervi vi trovate

per un istante innanzi alla stessa conce-

zione progettuale di certi edifici gotici in

cui forma e struttura diventano un tutt’u-

no: travi e pilastri si combinano con ele-

menti aggettanti e superfici rientranti in

un gioco continuo di sbalzi e chiaroscuri.

Grande architettura quella di Nervi che

apre la strada alle allora nuove tecnolo-

gie edili, in cui il cemento armato veniva

utilizzato non più solo come materiale

strutturale ma era chiamato a partecipare

all’armonia della composizione architet-

tonica. Pier Luigi Nervi nasce a Sondrio,

il 21 giugno 1891 da genitori liguri. Il

padre era un direttore postale e questa

attività costringe la famiglia Nervi a

cambiare più volte residenza. Luigi si

iscrive alla facoltà di ingegneria dell'U-

niversità di Bologna, ove si laurea nel

1913. Appena ventiduenne comincia la

sua formazione professionale che avvie-

ne presso l'ufficio tecnico della Società

per Costruzioni Cementizie a Bologna

ove apprenderà la risoluzione delle prin-

cipali problematiche strutturali. La prima

guerra mondiale lo

vede in servizio nel

Genio militare. La

sua prima impresa la

fonda a Roma nel

1923 in società con

Nebbiosi “Società

per costruzioni Ing.

Nervi e Nebbiosi”

che nel 1932 divenne Nervi e Bartoli.

Nel 1924 sposa Irene Calosi, da cui avrà

quattro figli, di cui tre lo affiancheranno

nel lavoro, mentre il quarto, Carlo Nervi,

sarà oncologo in Roma. Nel 1920 vede la

luce la prima struttura realizzata da lui: il

Ponte sul fiume Cecina nel comune di

Pomarance (PI). Sei anni dopo a Napoli

realizza insieme all'ingegner cav. Gioac-

chino Luigi Mellucci nella centralissima

Via Toledo a Napoli, di fianco all’edifi-

cio della stazione di valle della Funicola-

re Centrale il Teatro Augusteo inaugu-

rato nel 1927. Nel 1930 vince il concorso

per il progetto di un nuovo stadio muni-

cipale per Firenze Campo di Marte

(attualmente Stadio Artemio Franchi)

che è il suo primo lavoro ad attirare l’at-

tenzione della critica a livello internazio-

nale grazie alla raffinatezza strutturale

delle particolari scale elicoidali e la fa-

mosa Torre Maratona, senza contare

l'impatto innovativo e coraggioso di met-

tere le strutture totalmente a vista. Fu

particolarmente lodata anche l'attenzione

prestata per il contenimento dei costi di

costruzione. Nervi si dedica proficua-

mente anche alla ricerca di nuove tipolo-

gie costruttive. Frutto di questi studi e il

progetto per un albergo galleggiante

realizzato a quattro mani con l'architetto

Rubens Magnani esposto a Firenze nel

1932. In questo progetto (non realizzato)

Nervi e Magnaghi pensano ad una solu-

zione originale per portare le vacanze, a

prezzo contenuto in città marine o lacu-

stri, per quelle persone che non hanno

grandi risorse economiche. L’edificio

galleggiante, da ancorare opportunamen-

te al largo, dispone di 16 camere e relati-

vi servizi per la ristorazione e la balnea-

zione. Nervi si occupa anche di aviori-

messe per conto della Regia Aeronauti-

ca italiana e lo fa portando il cemento

armato come materiale di costruzione in

sostituzione del legno (costoso e facil-

mente infiammabile) e del metallo

DESIGNERS STORY

Pier Luigi Nervi

di Salvio Gigl io

Un personaggio molto particolare dell’ar-

chitettura italiana che con le sue potenti

strutture in cemento diventa paradigma

del linguaggio moderno dell’architettura...

1

Page 31: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

31

DESIGNERS STORY

(costoso ed impiegato per l’industria

bellica). Ancora oggi è possibile ammi-

rare a Pantelleria i famosi "hangar in

galleria". Quando progetterà tra il 1935

e il 1943 due dei quattro hangar dell'I-

droscalo di Orbetello, i due dell'Idro-

scalo di Marsala e i quattro dell'Aero-

porto di Castel Viscardo ad Orvieto si

rivelerà pienamente il suo enorme talen-

to e il suo finissimo intuito nell’applica-

re soluzioni innovative come l’adozione

di ampie volte di copertura, innervate da

archi incrociati di cemento, costituenti

l'avveniristica ed elegante struttura

"geodetica". Questa strategia consenti-

va di ridurre il numero dei punti di ap-

poggio verticali e aumentava notevol-

mente le luci interne delle rimesse; ciò

permetteva di ospitare o più aerei di

piccole dimensioni o grandi aerei e que-

sto lasciando ampi spazi per la loro mo-

vimentazione e manutenzione. La rap-

presaglia nazifascista durante la ritirata

distrusse le costruzioni di Orvieto ed

Orbetello! In questi realizzazioni seguì

in un primo momento la tecnica tradizio-

nale con getto di calcestruzzo su centine,

successivamente realizzò dei conci pre-

fabbricati, collegati fra loro con getti di

cemento nel corso della messa in opera,

riducendo ancor di più i costi di costru-

zione. In buono stato di conservazione

sono le aviorimesse siciliane presso l'i-

droscalo di Marsala e sull'aeroporto di

Pantelleria. Queste opere grazie alla loro

chiarezza compositiva, fanno di Nervi, il

simbolo dell'evoluzionismo architettoni-

co italiano in quanto diventano elemento

di continuità tra il grande passato artisti-

co del nostro Paese e il presente. Questo

aspetto dell’architettura di Nervi fu op-

portunisticamente utilizzato dal regime

fascista per propagandare futuristica-

mente il "progresso. Nonostante i legami

e la formazione orientata in parte al Ra-

zionalismo Italiano Nervi nell’immedia-

to dopoguerra decide di fondare, nel

1945 a Roma, assieme a Bruno Zevi,

Luigi Piccinato, Mario Ridolfi ed altri

grandi nomi l'Associazione per l'Archi-

tettura Organica. Di questo particolare

momento in cui il Paese sentiva forte la

voglia di rialzarsi Nervi realizza un’ope-

ra molto significativa: il Salone per To-

rino Esposizioni, un luogo in cui la

grande industria italiana esponeva la sua

ultima produzione. in questo progetto

Nervi impiega e sperimenta la nuova

tecnologia del ferro-cemento per realiz-

zare la grande volta a botte trasparente.

Dal 1946 al 1961 è professore incarica-

to di Tecnica delle costruzioni e Tec-

nologie dei materiali della facoltà di

Architettura dell'Università “La Sa-

pienza” di Roma. Tra il 1953 e il 1958

sovraintende alla realizzazione della

sede dell'UNESCO a Parigi e ormai la

sua figura è conosciuta a livello interna-

zionale. Nel 1950 riceve una laurea ho-

noris causa in Architettura a Buenos

Aires a cui seguiranno quelle di Edim-

burgo e Monaco (1960), Varsavia

(1961), Harvard e Dartmouth College

(1962), Praga (1966), Londra (1969).

Nel periodo compreso tra 1956 e il 1961

è uno dei progettisti del Grattacielo Pi-

relli a Milano e del complesso di opere

per le Olimpiadi di Roma del 1960. So-

no 1961 il “Palazzo del Lavoro” per

l'esposizione “Italia 61” a Torino e la

progettazione delle Cartiere Burgo a

Mantova. In ogni caso la sua opera più

grande gli viene commissionata da papa

Paolo VI nel 1964: la costruzione della

nuova “Aula delle Udienze Pontificie”

in Vaticano, tuttora nota come “Aula

Nervi”. Muore nel 1979 a Roma all'età

di 87 anni.

1 Bus-terminal al George Washington Bridge (New

York, 1962)

2 Palazzo del Lavoro, Torino 1958 -’61

3 Stadio Municipale a Firenze, 1930

4 Dettaglio delle scale elicoidali dello Stadio

5 Dettaglio abside Salone 8 Torino Esposizioni

6 Cattedrale di St. Mary, San Francisco 1971

7 I piloni dell’ambasciata italiana a Brasilia

8 Aula delle Udienze Pontificie Roma 1964

4 3

5 6 7

8

8

2

Page 32: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

32

Page 33: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

33

FEM

In questo articolo voglio riprendere un

po’ il discorso matematico relativo alla

FEA. Al lettore interessato, ma che non

ha mai avuto a che fare con l’analisi fun-

zionale chiedo di non farsi spaventare

assolutamente dalle equazioni che seguo-

no e di concentrarsi piuttosto sul “succo

della questione”, che verrà evidenziato

attraverso tutta una serie di interrogativi,

a cui seguiranno le relative risposte…

come una sorta di intervista all’analisi

funzionale! All’inizio del nostro percor-

so con l’analisi numerica vi avevo detto

che il FEM (Finite Elements Method) è

un metodo per risolvere numericamente

un particolare tipo di equazione chiamata

PDE – Partial Differential Equation,

ovvero una equazione differenziale alle

derivate parziali, la cui soluzione esatta

(detta analitica) spesso e volentieri non è

disponibile “in forma chiusa”. Poiché

molti fenomeni fisici di tutti i giorni so-

no descrivibili attraverso una o più equa-

zioni di questo tipo, viene da se che un

metodo di calcolo di una soluzione alme-

no approssimata è auspicabile come

manna dal cielo! Del resto le vie della

matematica sono infinite: se non possia-

mo calcolare la soluzione esatta, almeno

troviamo un sistema per calcolare una

soluzione approssimata. Ma allora viene

spontaneo chiedersi: quanto è ACCU-

RATA questa soluzione numerica? E’

sempre possibile applicare il FEM? Se

“virtualmente” creassimo una reticola-

zione infinitamente piccola la soluzione

numerica e la soluzione esatta coincide-

rebbero? E così via… Per rispondere a

queste domande consideriamo un proble-

ma modello – l’equazione ellittica di

Poisson bidimensionale con condizione

al bordo di Dirichlet

ovvero, in forma estesa e coordinate car-

tesiane:

Questo problema descrive alcuni feno-

meni fisici come il potenziale elettrosta-

tico, la diffusione di un fluido o lo spo-

stamento verticale di una membrana ela-

stica. Come vedete compaiono le deriva-

te (parziali) seconde dell’incognita u,

dipendente delle coordinate (x,y). Dicia-

mo che il problema (1) è in formulazione

forte. In generale, così impostato la (1) è

di difficile trattazione: ricordiamoci che

non dobbiamo calcolare la soluzione

esatta, ma una sua soluzione approssima-

ta. Abbiamo visto quindi che possiamo

ridurre l’ordine di derivazione semplice-

mente moltiplicando entrambi i membri

dell’equazione per una generica funzione

test v (che definiremo in seguito) ed inte-

grando per parti:

da cui:

dove è già stata considerata la condizio-

ne di u nulla al bordo. La (4) è la formu-

lazione debole del problema differenzia-

le. In pratica siamo passati da una equa-

zione differenziale del second’ordine ad

un problema integrale del primo ordine.

La soluzione del problema (4) coincide

con quella del problema (1)?

Sì. Se u(x,y) è soluzione del problema in

forma debole, allora si può dimostrare

che è anche soluzione del problema in

forma forte.

Come dobbiamo scegliere le funzioni

test v?

La domanda corretta non è COME, ma

DOVE dobbiamo scegliere le funzioni v.

Diciamo che le funzioni test devono es-

di Marco Garavaglia

Intervista all'analisi funzionale

Page 34: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

34

sere contenute tutte in uno spazio di fun-

zioni :

Questo spazio potete immaginarlo come

una sorta di contenitore, il cui contenuto

sono delle funzioni con particolari carat-

teristiche. Affinché le operazioni del

problema (4) abbiano senso, sia fisico

che matematico, le funzioni test devono

essere “a quadrato integrabile”, con deri-

vata (nel senso delle distribuzioni) an-

ch’essa a quadrato integrabile.

Per cui V lo scegliamo in questo modo:

dove L2 (γ) è lo spazio delle funzioni a

quadrato integrabile secondo Lebesgue.

H prende il nome di spazio di Sobolev, e

il problema (1) in formulazione debole è

così ben posto:

Per scrivere in modo ancora più compat-

to introduciamo la forma bilineare:

e il funzionale:

Il nostro problema (1) di partenza è quin-

di diventato:

La soluzione del problema (5) esiste?

Ed è unica?

Sì, se vale il lemma di Lax – Milgram:

a(u,v) deve essere una forma bilineare

continua e coerciva e F(v) un funzionale

lineare e continuo. Allora esiste ed è uni-

ca la soluzione del problema (5).

Come tutto questo permette di trovare

una soluzione numerica del problema

(1)?

A questa domanda risponde Galerkin,

brillante matematico e ingegnere Russo

che partendo dal problema (5) ha svilup-

pato un efficacie metodo di risoluzione.

Se noi ci accontentiamo di cercare la

soluzione in un sottospazio V_h più pic-

colo di V (ma contenuto in esso) e dipen-

dente da un parametro h allora il (5) di-

venta:

Il (6) viene chiamato problema di Ga-

lerkin ed è il “capostipite” del metodo ad

elementi finiti.

Se infatti:

possiamo indicare con ϑ_i una funzione

di base di V_h; se la (6) è verificata per

tutte le funzioni di base allora lo è anche

per tutte le funzioni di V_h in quanto

sono tutte combinazioni lineari delle ϑ_i.

Inoltre anche le u_h possono essere

espresse come combinazioni lineari delle

ϑ_i:

Giungendo infine al seguente problema:

La (7) equivale ad un sistema lineare del

tipo:

Quindi, per farla molto breve, acconten-

tandoci di calcolare la soluzione in deter-

minati punti, detti nodi computazionali

“appoggiati” su una mesh del dominio

(che di punti fisicamente ne ha infiniti) è

possibile calcolare la soluzione del pro-

blema (1) – differenziale – attraverso il

problema (8) – un semplice sistema li-

neare di equazioni.

Il metodo ad elementi finiti di Galer-

kin è convergente? È stabile? La solu-

zione numerica u_h esiste ed è unica?

Sì. Il metodo ad elementi finiti di Galer-

kin fornisce una soluzione numerica uni-

ca, perché vale il lemma di Lax – Mil-

gram. Si può dimostrare che è stabile ed

anche convergente perché vale il lemma

di Ceà:

FEM

Page 35: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

35

FEM

Quali sono le funzioni di base che si

possono scegliere per lo spazio V_h?

Spesso vengono scelti polinomi di La-

grange di grado 0 (costanti),1 (lineari),2

(quadratici) o 3(cubici).

Qual è l’accuratezza del metodo ad

elementi finiti?

Dipende da due fattori: il primo è la fi-

nezza della griglia computazionale, il

secondo dal grado dell’elemento finito

utilizzato.

Quindi infittendo a dismisura la mesh

e usando elementi finiti di grado ele-

vato è possibile ottenere soluzioni

sempre più accurate?

No. In ogni cosa c’è un limite e purtrop-

po anche qui: aumentare il grado degli

elementi finiti è una strada percorribile

solo se la soluzione del problema (1) è

sufficientemente regolare. Mano a mano

che la reticolazione viene infittita la ma-

trice A del sistema (8) diventa sempre

più mal condizionata, rendendone diffi-

coltosa la risoluzione. Inoltre entrambe

le strade comportano un aumento delle

risorse hardware del calcolatore necessa-

rie per eseguire l’analisi.

Qual è in genere la dimensione del

sistema (8)? Come è possibile risolver-

lo?

La dimensione di (8) dipende dalla fi-

nezza della griglia e dal crescere del

grado polinomiale. Per risolvere un si-

stema lineare sono possibili metodi di-

retti o metodi iterativi: i primi calcolano

la soluzione esatta del sistema tramite

opportuni algoritmi, i secondi si accon-

tentano di trovare una soluzione appros-

simata di (8) a favore di un minor costo

computazionale.

Page 36: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

36

Page 37: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

37

INTERVISTE

Titolo

Antonio Martini Fin dal nostro primo contatto in Community ho avuto la sensazione di tro-

varmi di fronte ad una persona vulcanica di cui non è facile elencare inte-

ressi, passioni, idee e un enorme bagaglio culturale. Antonio Martini è figlio

della sua stupenda Regione che, animata da tante virtù e bellezze, riesce a

forgiare in meglio il carattere delle sue popolazioni. In questa simpaticissi-

ma e piacevolmente lunga chiacchierata, Antonio si racconta e ci affida il

suo accorato sfogo circa le sorti del nostro meraviglioso e trascurato Paese.

Chi è Antonio Martini?

A ntonio è un sognatore, al

quale il commercialista con-

tinua a ripetere: “Paghi le

imposte come geometra!”.

Da bambino volevo fare la guardia fore-

stale. Da ragazzino, volevo girare l'Italia

in bicicletta, da solo. Inutile dire, che

non ho fatto nessuna delle due cose. Da

grande, desideravo diventare un buon

progettista edile, diverso dai “risolutori

di problemi” amici dei tecnici comunali,

come per tanti anni è stato in Italia. Mi

auguro che questa “crisi” risolva in parte

questa spregevole usanza. Diventato

grande (almeno all'anagrafe) è caduto

sulla testa mia, come su quella di tutti, il

cambiamento epocale, di portata globale.

Qualcosa che molti continuano a chia-

mare crisi. Io lo chiamo Cambiamento.

In questo colossale processo, in ultima

analisi, ci si deve reinventare. Quasi to-

talmente. Sono cambiati i lavori, gli stru-

menti con i quali eseguirli e le esigenze

della collettività, che comprende anche

noi stessi. In definitiva: nuove opportu-

nità. Domani? Vedremo.

Quando hai cominciato a progettare?

E' passione o lavoro?

Ho iniziato a “progettare” quando avevo

forse 10 anni, vedendo i cantieri del pa-

pà, muratore, e volendo emulare quella

realtà. Disegnavo abitazioni con corridoi

lunghissimi, dove i bambini avrebbero

potuto divertirsi, giocando. Ora è solo un

ingrato lavoro per l'aspetto meramente

burocratico. E' invece passione, quando

c'è l'occasione di creare, progettare nel

vero senso della parola. Verbo e creazio-

ne. Il lavoro dei cosiddetti “tecnici”, nel

settore edilizio progettuale, è diventato

ormai al 90%, quello di burocrati che

stampano inutili scartoffie, senza aver

creato assolutamente nulla. Personal-

mente, quando mi capita di dover chie-

dere una parcella per aver “prodotto” un

documento di per sé totalmente inutile,

ma reso obbligatorio dalla stoltezza della

politica italiana, mi sento un parassita,

non un tecnico e, certamente, non un

progettista. Per progettare, bisogna prima

poter fare. E l'amministrazione pubblica

italiana vieta la fattibilità di qualsiasi

cosa. Se si prova a chiedere: «posso fare

questa cosa?». La prima risposta, auto-

matica, è «no!». Poi, si inizia a discutere.

Difficile conservare la passione in un

simile regime. Ma ci proviamo. Quando

invece c'è la possibilità di progettare un

luogo, un edificio, allora c'è qualcosa di

magico. Creare la forma nella propria

mente, tradurla su carta, a beneficio degli

altri che non possono leggerci il pensie-

ro, e vederla poi iniziare, crescere, ulti-

mare, così come l'avevi solo immaginata,

divenuta realtà... si, è qualcosa di magi-

co.

Vivi in una regione meravigliosamente

bella e ricca di architetture mozzafia-

to, quanto ha inciso sulla tua forma-

zione tutto ciò?

Mi rendo conto di rovinare la poesia che

irradia dalla domanda, e me ne scuso, ma

mentirei se millantassi influenze ance-

strali dall'ambiente in cui vivo. La realtà

è che, fin dai tempi della scuola, l'am-

biente sociale veneto imponeva “testa

bassa, e galoppare!”. Tale forma mentis

non doveva nemmeno essere esplicata.

Si respirava! Quindi, risucchiati dal vor-

tice in continuo movimento, ognuno

seguiva quella che apparentemente sem-

brava la sua strada. Nel mio caso, edili-

zia, progettazione, immobiliare. Còniugo

al passato, perchè il mondo è cambiato,

sotto gli occhi increduli di tutti. Ciò non

toglie che, fin da ragazzi, ognuno di noi

conoscesse almeno i beni architettonici

principali, nel raggio di alcuni chilome-

tri. Mete di gite domenicali, in pullman

prima, in bicicletta poi, motorino, e auto

dopo. Questo significa che padovani, e

veneti in generale, ciclicamente, tornano

a “fare un salto” in quei luoghi. Con oc-

chi e interessi diversi, a ogni età. Tali

mete erano, e sono: le principali Ville

Venete, con i loro spettacolari giardini

visitabili come Villa Pisani a Strà e Villa

Camerini a Piazzola sul Brenta, con il

simbolico labirinto in siepe di bosso; la

Rotonda del Palladio, e tutte le altre,

disseminate nel territorio. Cittadine me-

dievali, come Bassano del Grappa, Aso-

lo, Arquà Petrarca. Ambienti naturali,

come i Colli Euganei, il Cansiglio e la

costa adriatica. Se il contesto ha in qual-

che modo influenzato il mio modo di

“vedere” l'ambiente costruito, probabil-

mente, lo ha fatto a livello sottile.

Dal tuo blog escono cose veramente

belle ed utili e non solo auto promozio-

ne. Quanto tempo ci hai messo per

allestirlo?

Blog? Io ho un blog?... ma pensa... Se ti

riferisci al sito aziendale, hai ragione.

Costruito su WordPress, tecnicamente

sarebbe in effetti un blog. Credo però

che un Blog degno di tale nome debba

comprendere altre cose, che io non ho,

almeno per il momento. Una su tutte: la

possibilità per i visitatori di lasciare

commenti. Alcuni mesi fa, provai ad

attivare la funzione ma fui subito bersa-

gliato dallo spam, male endemico della

rete. Accadeva malgrado le contromisure

prese. Poi, considerando la natura del

sito, e l'oggettivamente scarsa probabilità

di utenti che lasciassero commenti, ho

disattivato la cosa. Se servono informa-

zioni sui nostri servizi, prodotti e attività,

l'email rimane ad oggi il canale preferen-

di Salvio Gigl io

Page 38: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

38

INTERVISTE

Page 39: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

39

INTERVISTE

ziale. L'allestimento non è mai finito.

L'impianto iniziale ha richiesto un anno,

solo per poter dire «ok, è impostato». Da

quel momento, è diventato un lavoro di

aggiornamento, praticamente quotidiano.

Continua evoluzione del mondo internet,

sotto l'aspetto della grafica, della tecnica,

e dei linguaggi, sono a mio avviso i prin-

cipali motivi di un lavoro quotidiano, o

settimanale al massimo. La grafica segue

le tendenze, come la moda nell'abbiglia-

mento. La tecnica evolve per progresso

naturale. I linguaggi riguardano sia l'a-

spetto “antropologico” che quello della

scrittura tecnica, come HTML, CSS,

ecc.. Poi, senza ipocrisia, è opportuno

dire che lo scopo ultimo di ogni sito web

è quello di comparire tra i primi risultati

nei motori di ricerca, Google prima di

tutto. Per ottenere questo, la prima regola

è che il sito sia sempre messo a punto,

sotto al cofano. Se i “robots” di Google

non vedono attività in un sito, lo consi-

derano statico, inerme, morto. E in quan-

to tale, probabilmente poco utile come

risposta alle ricerche effettuate nel moto-

re, dagli utenti. Se proprio non si ha tem-

po e voglia di creare un nuovo post, o

una nuova pagina, è consigliabile fare

almeno qualche aggiornamento delle

pagine esistenti. Ha quasi lo stesso valo-

re, perchè viene riconosciuta come

“attività” sul sito, che quindi è presumi-

bilmente seguìto, e verosimilmente con-

tiene informazioni aggiornate e utili.

Ricordiamo che obiettivo di Google è

dare risposte rapide, precise e coerenti,

alle ricerche degli utenti.

Il tuo primo contatto col CAD è stato

in 2 o in 3D?

Il mio primo approccio con il CAD, è

stato senz'altro in 2D: AutoCAD di Au-

todesk. Credo fosse la versione 10 o 11,

non ricordo bene. Correva l'anno 1992.

Acquistai il mio primo PC, con tavoletta,

per l'uso del CAD. Per l'apprendimento,

devo eterno riconoscimento al mio caro

amico Marco Bragotto (non è in G+,

inutile linkarlo, purtroppo). Mio compa-

gno di classe all'istituto per geometri e,

soprattutto, nelle infinite partite di ping-

pong, con 25-30 partite a sessione, entrò

in uno studio di ingegneria subito dopo il

diploma. Qui, dopo una breve gavetta al

tecnigrafo, fu messo davanti allo scher-

mo di un PC, a disegnare in AutoCAD.

Entrambi eravamo appassionati di com-

puter, già dal Commodore 64. Quindi,

per lui, fu questione di poco tempo, e

divenne capo sala disegnatori. Per darvi

un'idea di cosa stiamo parlando, quello

studio di ingegneria ha progettato tutte le

nuove tangenziali di Padova, caselli au-

tostradali, il passante di Mestre, ultimato

pochissimi anni fa, e, di fatto, progettato

da questa persona, che posso annoverare

come amico. Oltre a innumerevoli appal-

ti progettuali all'estero. Arrivò quindi il

giorno in cui gli chiesi il favore di inse-

gnarmi i primi rudimenti di AutoCAD.

Lui era già stato segnalato e preso, come

docente CAD, a corsi serali finanziati

dall'Europa. Non vi stupirà quindi sapere

come si svolse il mio “corso”, che non

dimenticherò mai. Una sera, dopo cena,

vado a casa sua e mi mette di fronte al

suo pc. Lui, se ne sta steso a letto, guar-

dando il soffitto distrattamente, con le

mani incrociate sotto la nuca. In quella

posizione, inizia: «In alto a sinistra vedi

scritto draw, clicca, compare un menù,

con scritto nell'ordine, dall'alto...» e mi

elenca l'intero menù. Poi continua:

«Seleziona Line. In basso, sotto l'area del

disegno, c'è il prompt, vedi scritto... e

indica...» e via discorrendo, senza guar-

dare mai lo schermo. Una sera. Una sola

sera e mi aveva insegnato a disegnare in

CAD! I rudimenti, certo. Da li in poi, è

stato un continuo affinamento. Ma mi

sono fermato prima dei lisp, che lui pro-

grammava a occhi chiusi. Per me, anda-

vano ben oltre il mio interesse. La parte

più difficile, è stato comprendere il pro-

cesso di stampa. Associare unità, milli-

metri e dimensioni della stampa effetti-

va. Come poteva un ammasso di plastica

e aghi che punzecchiavano... saper sputa-

re fuori una linea lunga 10 centimetri

esatti? Per il 3D, invece, è stato un ap-

prendimento diretto. Passione pura. O

malattia. Dipende dalla prospettiva.

1993. In AutoCAD, licenza LT, realizzo

il 3D di una trifamiliare. I più attenti

obietteranno: «ma LT non esegue il 3D».

Non è del tutto corretto. LT non esegue i

solidi e le operazioni booleane ma rico-

nosce lo spazio in 3 dimensioni, con la

Z. Così, spostando continuamente l'UCS,

ho fatto il modello tridimensionale con

lo strumento... Shade... Si, lo so, è da

pazzi. Un triangolo alla volta, con i punti

digitati in senso orario (o si inverte la

normale della faccia) ho fatto quel lavo-

ro, che ora non rifarei nemmeno se paga-

to in gettoni d'oro. 1995. Nella mia vita

entra 3DStudio. Una decina di tomi, fa-

gocitati d'un fiato, e ho assimilato i con-

cetti di modelli, materiali, scena, luci,

ombre, animazione, key frame e post

produzione.

Quali programmi di CAD utilizzi per

le progettazioni?

Non mi piace avere software craccati.

Quindi, per il disegno 2D e 3D, uso an-

cora l'ultima versione acquistata, Auto-

CAD 2007. Adattata e personalizzata.

Ho creato centinaia di blocchi dinamici,

raccolti nelle tavolozze strumenti, acce-

lerando di molto il processo grafico.

Quando devo fare 3D, realizzo il model-

lo in AutoCAD, per la velocità e la preci-

sione. Poi esporto il modello in altri soft-

ware, come SketchUp o Blender. Sket-

chUp è molto versatile ma non mi piace

particolarmente. Blender consente di

ottenere risultati di ottimo livello, e lo

sto ancora studiando.

Quale software ti piacerebbe appro-

fondire?

Dovrò necessariamente approfondire

almeno due software: Blender, per i ren-

der e le animazioni. E un altro software,

ancora da individuare, per sostituire Au-

toCAD. Non voglio più saperne di Auto-

desk e della sua politica di vendita e ge-

stione delle licenze, che trovo spregevo-

le. Liberi di adottare la politica che pre-

feriscono, ma io prenderò un altro soft-

ware, quando il mio 2007 diverrà total-

mente incompatibile con la generalità del

mondo CAD.

Qualche aneddoto divertente legato

alla tua attività di geometra...

Passiamo alla domanda successiva? L'at-

tività professionale di geometra offre ben

poche situazioni divertenti, purtroppo. O

forse sono io, troppo musone. Se me ne

sovvenisse una, prima dell'avvio delle

rotative, te la mando! Come vedi l'attuale

situazione economica italiana? Di cosa

ha bisogno il Paese per risollevarsi real-

mente? Ma quando arriva la domanda sui

droni? Mi trascini nel girone della politi-

ca. Rispondo come probabilmente fareb-

be qualsiasi italiano. L'attuale situazione

economica dell'Italia è la stessa del resto

d'Europa. I paesi così detti “emergenti”,

erano auto che partivano da 0 km orari.

Si portano a 60 km/h e si parla di boom.

Facile. Europa e U.S.A. erano auto a 100

km/h già da tempo . Cosa mai si può

fare, per andare più veloci, in una scala

da 0 a 100, in termini di velocità? E del

resto, non è nemmeno possibile pensare,

di poter andare a 100, in eterno, senza

correzioni. Premesso ciò, cosa serve per

riprendere a crescere? Fermo che il mio,

Page 40: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

40

INTERVISTE

Page 41: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

41

INTERVISTE

è il parere del signor Mario Rossi, ri-

spondo: coraggio e buon senso. Due cose

che mancano totalmente alla spregevole

classe politica italiana. Solo loro, posso-

no cambiare le Leggi. Il popolo può solo

stancarsi, e agire brevi manu, il giorno in

cui non ne potesse più. A dire il vero,

non so se la politica italiana sia più spre-

gevole o ignominiosamente stupida. Pri-

ma di tutto dovrebbe esserci totale, e

sottolineo TOTALE!, trasparenza di co-

me, dove e perchè vengono spesi i denari

che i politici (lo Stato è un'altra cosa)

drenano dalle tasche degli italiani. Pub-

blicare on-line TUTTI i rivoli. Sono tan-

ti? Ok, un po’ alla volta si arriva a pub-

blicarli tutti. Basta volere. A quel punto,

gli sprechi, sempre additati ma mai indi-

viduati, verrebbero alla luce e sarebbe

impossibile difenderli e mantenerli. Poi,

userò una metafora presa dal mio àmbito

lavorativo, non volermene. In 60 anni,

nell'illusione di migliorare il lastricato

sul quale camminavamo, abbiamo pedis-

sequamente continuato ad aggiungervi

sabbia, cemento e acqua, per “irrigidire”

quei punti che agli occhi di qualcuno

sembravano troppo “liberi”. «Meglio

regolamentarli". Il risultato è che oggi

siamo immersi, fino alle ginocchia, in

una colata di cemento. Possiamo fare

anche il minimo passo in avanti, in que-

ste condizioni? Coraggio e buon senso

per demolire questa colata, liberarci i

piedi e le gambe per poter riprendere a

camminare. La colata di cemento è data

dalle decine di migliaia di leggi, partorite

da menti più sensate che intelligenti,

nonché dall'indiscriminata discrezionali-

tà dei frustrati che siedono negli uffici

pubblici. Immaginiamo un'Italia al punto

zero. Iniziamo oggi, ma con tutta l'espe-

rienza maturata fino a ieri. Immaginiamo

di abrogare, in un giorno, tutte le Leggi

esistenti. E, sulla scorta delle migliori

esperienze nazionali ed estere, ripartire

da zero. Nuove Leggi, nuove regole,

nuovi stili di vita sociali, e lavorativi. Al

passo con la realtà e non con le mazzette

di politici e amministratori o la mentalità

distorta di taluni ortodossi che vorrebbe-

ro tutto bloccato e vincolato, senza saper

nemmeno più spiegarne il perchè. Bene.

Oggi potremmo scrivere quelle nuove

Leggi e domani dire: «Popolo Italiano,

da oggi, abroghiamo d'un colpo solo tutti

i legacci e i paletti creati negli ultimi 60

anni (30.000 Leggi). E, da oggi, sono in

vigore queste nuove, 3.000 in tutto, pen-

sate per semplificare la vita a tutti e fa-

vorire sviluppo e benessere di ognuno.».

Non è fantascienza sul piano della fatti-

bilità. Lo è solo sul piano politico. Nella

migliore delle ipotesi, proveranno a

smantellare le 30.000 Leggi, un articolo

alla volta. Come dire che proveranno a

demolire la colata di cemento a colpi di

spillo. Quando torneremo ad avere i pie-

di liberi per camminare? Un intervento a

costo zero per il governo, che dia sensa-

zione di buon senso e meno ansia nella

vita di ogni italiano? Cambiamo gli as-

surdi limiti di velocità sulle strade! Limi-

ti di 30 km orari, su un'extra urbana ap-

pena fuori Jesolo, hanno solo uno scopo,

e non è la sicurezza di chi guida ma sono

le multe propinate con l'autovelox, da

una pattuglia di carabinieri nascosti

nell'ombra, all'uscita da un dosso. E di

esempi simili, potremmo farne a decine.

Tutti a costo zero. Ma non lo faranno. E'

un paese questo? Io me ne andrei doma-

ni. Se una mente umana può concepire

una cosa, significa che quella cosa può

essere fatta. Basta volerlo. E non chiede-

temi esempi, i vostri occhi stanno fissan-

do un'oggetto che ne è la dimostrazione.

Cosa è cambiato nella professione di

geometra in questi anni? Che cosa

consiglieresti ad un giovane diploma-

to?

La professione di geometra è mutata da

quella di progettista di case e misuratore

di confini nelle campagne a quella di

burocrate, pubblico ufficiale, al servizio

di sua maestà, l'Amministrazione Pubbli-

ca. L'Amministrazione vara nuove leggi

che si traducono invariabilmente in nuo-

vi adempimenti e costi per il cittadino.

Raccontare questa cosa alla signora Ma-

ria è un onere che il politico ha vigliac-

camente delegato in modo coatto ai tec-

nici, i quali si sentono ogni volta accusa-

re, come se la Legge l'avessero fatta loro.

Non solo, spesso la reazione del cittadi-

no-cliente è quella del diffidente che ti

guarda come se gli stessi raccontando

una bugia, per estorcergli denaro in pre-

stazioni professionali che forse, in realtà

non sono davvero obbligatorie; sei tu,

geometra, che provi ad approfittare. Co-

me se non bastasse, dopo aver superato il

sospetto di truffa aggravata, devi anche

controllare che la signora Maria faccia

quel che i burocrati hanno deciso; e se

non lo fa, la devi denunciare. Devi de-

nunciare, civilmente e penalmente, il

cliente che ti paga la parcella. Ho già

detto che me ne andrei da questo assurdo

Paese? Viene naturale la risposta ai gio-

vani diplomati: andate all'estero. Strap-

pano applausi le belle parole del nostro

giovane premier boy scout: «non andate-

vene dall'Italia», ma è troppo comodo

pregare i giovani di restare, dopo aver

tolto loro il futuro. Inoltre, il toscano, per

ora, riesce solo a parlare, cinguettare, e

ragliare. Non ho ancora visto una sola

azione tangibile. Francamente, dire:

«datemi 3-4 anni di potere assoluto e poi

se non riesco a mantenere l'impegno me

ne andrò di mia iniziativa», mi sembra

un proclama traducibile in: «fatemi inta-

scare mazzette, potere, favori, stipendio

e benefici, per 4 anni. Poi, dopo che avrò

riempito i forzieri, e non saprò più dove

metterli; sistemato amici e amici degli

amici, potrò anche togliere il disturbo.

Forse! Perchè potrò sempre dare la colpa

a qualcuno, per non essere riuscito a fare

qualcosa.». Andate all'estero. In futuro,

se proprio sentirete tutta questa nostalgia

del “Bel Paese”, e il luogo dove sarete vi

sembrerà peggiore dell'Italia, nessuno vi

vieterebbe di tornare. Non ho mai sentito

di emigrati che volessero tornare, ma

non si sa mai. Perchè dovete stare quì

voi, a sistemare i danni fatti da altri, pro-

prio a voi? Non vi chiedono di restare

quì perchè promettono di darvi un Paese

migliore. Ve lo chiedono perchè se i

giovani se ne vanno, il politico, domani,

non avrà più nessuno da spremere. La

speranza è una bella cosa. Ma farsi pren-

dere a calci una vita intera, dal proprio

Paese, ”sperando” che prima o poi smet-

ta, mi sembra stoltezza, non ottimismo.

Troppo cinico? Va bene. Se è così grade-

vole, posso fare anch'io la sviolinata alla

grande Italia, con tutte le sue potenzialità

e la necessità di un pensare positivo, con

la giusta speranza e fiducia. Tiriamoci su

le maniche, smettiamo di lamentarci e

diamoci da fare. Bello. Ma cosa avrei

detto, di vera sostanza, alla fine?

«Diamoci da fare, così la nuova classe

politica potrà reiterare i vizi della prece-

dente». Io amo l'Italia, inteso come terra,

territorio e genti di ogni luogo, con il

loro spirito e le loro tradizioni, per non

parlare di cibo, vino, e fantasia. Ma di-

sprezzo profondamente, ai limiti dell'o-

dio viscerale, tutti i politici e la stragran-

de maggioranza degli amministratori

pubblici locali. Dai Comuni alle Regioni.

Ho visto personalmente schifezze inenar-

rabili. E ho visto solo cose infinitesimali,

rispetto a quello che fanno. Li ritengo il

gruppo di persone più spregevoli, visci-

de, disoneste e false che il cielo abbia

mai visto sotto di se. Rubano, sotto gli

occhi di tutti, e negano... negano! Lo si

fa in ogni Paese, e sempre lo si farà,

obietterà polemicamente qualcuno.

Page 42: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

42

INTERVISTE

Page 43: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

43

INTERVISTE

«Certo -rispondo- ma c'è una misura in

tutto, anche nel rubare. Questi, hanno

perso la misura dall'82, dopo la vittoria

ai mondiali». Lo Stato è come una colos-

sale azienda. Cosa fa, se non gestire sol-

di, prendendoli e spendendoli? Entrate,

uscite. Siamo nel 2014. L'amministrazio-

ne dei soldi non si affida a un politico

ma a un manager! Una persona che abbia

la preparazione giusta, e non mi importa

se sia di destra o di sinistra. Il politico

può decidere aborto si, aborto no. Divor-

zio si, divorzio no. Staminali si, stamina-

li no. Ma non può decidere come e dove

spendere denaro. Perchè l'unica cosa che

sa fare è mettere le mani nella cassa, per

riempire le tasche sue, di parenti e amici.

Salvo poi inventare nuovi tributi, per

coprire l'ammanco di cassa. Salvio saprà

dove tagliare, il mio eccesso di infervo-

ro. (Assolutamente NO! n.d.r). Consiglio

più sobrio ai giovani diplomati? Andate

a lavorare gratis, in tanti posti collegati

al lavoro che vorrete fare. Fissatevi un

periodo. 2 anni, 4, 6. Dipende. Trovare

lavoro sappiamo che è difficile, stare a

casa a grattarsi? Liberi di farlo. Ma si

chiede sempre esperienza. E' un circolo

vizioso. Rompetelo. Per fare il geometra,

è utile e necessario sapere di laterizio,

acciaio, vetro, geologia, impiantistica,

edilizia, management, marketing, grafi-

ca, gestione e programmazione di un

cantiere, catasto, topografia e molte altre

cose. Andate per alcuni mesi, gratis, a

lavorare in luoghi che realmente vi inse-

gnino qualcosa, in quanti più sotto-

settori vi sia possibile. Senza, però, farvi

sfruttare, lavorando senza apprendere

nulla. Se davvero avete la fortuna di tro-

vare qualcuno che vi insegni un'arte, il

vostro lavoro sarà già abbondantemente

ripagato. Un bravo maestro, che vi inse-

gni davvero l'arte e i suoi trucchi, è im-

pagabile. Se avrete la fortuna di trovare

molti maestri, scegliendo a vostro piace-

re, seguendo la vostra indole, e che que-

sti vi insegnino qualcosa (e lo intuirete

spontaneamente se questo sta avvenendo

oppure no) alla fine del periodo che vi

sarete dati, avrete ottenuto molto di più,

rispetto al vagare senza mèta in cerca di

un lavoro che nessuno vi darà perchè

non avete esperienza. A quel punto, una

discreta esperienza l'avrete e sarà varie-

gata! Il vostro servizio: prezioso. A buon

intenditor...

Qualche tempo fa ti abbiamo visto alle

prese con i droni per un rilievo... che

sensazione hai provato a lasciare a

casa la vecchia rullina metrica, blocco

notes e matite?

Ah, ecco la domanda sui droni. Salvio,

perdonami, ma la cordella metrica era a

casa da mo’. Da ormai 12 anni, in vali-

getta c'è il Disto laser. Blocco notes e

penna, invece, resteranno in dotazione

per un bel po’. L'uso dei droni affascina

molto, come ogni novità. Per compren-

derne il funzionamento, però, ho impie-

gato un po’ di tempo. Da un lato, perchè

le risposte alle mie domande non erano

chiarissime, dall'altro perché, in quanto

novità, ho dovuto portare a termine al-

meno il primo lavoro per capirne il mec-

canismo. Niente affatto intuitivo. Quanto

alle risposte poco chiare, talvolta ho avu-

to il sospetto che i miei collaboratori

esterni non volessero divulgare il proprio

know how e che, quindi, rispondessero

glissando, o quanto meno, lo facessero

mettendoci in mezzo alcuni fumogeni.

Quanto al meccanismo, ho dovuto mette-

re a fuoco la differenza tra laser scanner

e aerofogrammetria. Due tecniche paral-

lele. I miei collaboratori usano la foto-

grammetria. Eventualmente integrata dal

laser scanner ove l'intervento lo richie-

desse. La precisione è quasi assoluta.

Tanto per iniziare, il drone non è ricon-

ducibile solo ai multicotteri, quella sorta

di UFO a 4, 6, 8 o 10 eliche, ma anche

ad elicotteri e aerei radiocomandati. Su

ognuno di questi può essere installato

uno strumento, non solo fotografico, ma

anche di altra natura: geologico, infraros-

si, termocamera, ecc.. La tecnica dell'ae-

rofotogrammetria, come sanno i geome-

tri, si basa sulla stereoscopia delle ripre-

se di un punto, applicandovi la trigono-

metria. Non possiamo metterci a spiegar-

lo quì. Il tutto, fatto su migliaia di punti,

nel sito da rilevare. Alla fine, si otterrà,

anche con questa tecnica, una nuvola di

punti da elaborare. Con un plus: abbiamo

anche le foto, di tutto. Tali foto, oltre

all'elaborazione fotogrammetrica, funge-

ranno anche da texture, fornendo i mate-

riali da applicare all'intero modello. L'u-

nico limite-problema riscontrato è legato

alla risoluzione da ottenere nel file fina-

le. Le riprese sono ad altissima risoluzio-

ne, una nuvola di punti e le textures,

tenute al massimo livello, rendono inge-

stibile il file. Si è dovuto trovare il giusto

compromesso tra risoluzione e potenza

di elaborazione di un computer di medie

dotazioni hardware.

Cosa ne pensi della stampa 3D e della

realtà aumentata?

Potenzialità infinite. Oggi nemmeno

immaginabili. Salteremo a piè pari la

sala ologrammi, per arrivare direttamen-

te alla virtualità complementare alla real-

tà. Penso subito ai Google Glass, la cui

tecnologia è applicabile in qualsiasi set-

tore; anche se i primi che mi vengono in

mente sono Turismo e Immobiliare. Po-

trebbero sparire cellulari, smartphone e

tablet, perchè il concetto di Mobile po-

trebbe essere interamente soppiantato

dagli occhiali che, cosa non trascurabile,

manterrebbero libere le mani: un aurico-

lare all'orecchio e ogni comando gestito

dal movimento della pupilla, con qualche

interazione manuale. Ecco che avere

qualsiasi informazione, in qualsiasi luo-

go, inerente qualsiasi cosa, sarà una real-

tà. Temo qualche effetto collaterale a

occhi e cervello ma temo anche l'inelut-

tabilità di tale progresso. La stampa 3D

credo darà moltissime nuove opportunità

e cambiamenti ma non sarà altrettanto

rivoluzionaria. Realtà e progresso sono

imprevedibili. Potrei essere smentito su

tutta la linea.

Sei stato tra i primi ad aderire alla

nostra Community (che tra poco com-

pie 2 anni di vita) cosa ti spinse all'e-

poca ad iscriverti?

Una cosa molto semplice: nome della

community e logo. Quando non si cono-

sce una cosa, la si sceglie per il motivo

più istintivo: come si presenta ai nostri

occhi. Cosa nota da circa 50 anni agli

esperti di marketing che spendono cifre

prodigiose per lo studio delle confezioni

dei prodotti o le copertine di un libro. Mi

hai chiesto perchè mi sono iscritto. Non

perchè ci sono rimasto. Se hai dimentica-

to una parte della domanda, ci sono ri-

masto perchè tu sai tenere viva la com-

munity, dedicandovi tempo, lavoro e

passione. Inoltre, sono presenti svariati

talenti che contribuiscono postando i

loro bei lavori o anche solo per due

chiacchiere.

Page 44: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

44

Page 45: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

45

INTERVISTE

Gabriele Asero Finalmente ho il piacere di intervistare il primo iscritto alla nostra Community!

Era “latitante” per motivi di lavoro ma sono riuscito a beccarlo prima che sparis-

se nuovamente! Fin dai primi contatti rimasi stupito dalle sue realizzazioni e dal

fatto che Gabriele avesse imparato, tutto da solo, programmoni di CAD come

AutoCAD e SolidWorks e che, non pago di tanto, continuasse a dichiarare

guerra ad altri software della portata di 3D Studio Max, sino alla vittoria. Impe-

gnato da anni col volontariato militante, Gabriele è un bellissimo esempio di

gioventù “spesa bene”!

Chi è Gabriele Asero?

M i sembra strano dirlo ma

da qualche giorno ho

compiuto 30 anni! Sono

nato a Catania il due di

settembre, appena finita l’estate del

1984. Vivo ancora lì ove ho studiato

come Capotecnico in Elettronica e Tele-

comunicazioni. Attualmente lavoro come

grafico presso una serigrafia ma, per

dieci anni, ho lavorato anche nel settore

amministrativo di una piccola azienda

locale.

Fin dai primi giorni di Google Plus hai

messo come immagine del profilo un

brand "CAD 39"... Ma cosa significa?

Allora, semplicemente “CAD” proviene

da AutoCAD: è stato il primo software

con il quale ho disegnato sin da scuola;

“39” altro non è che il mio numero pre-

ferito insieme al “4” . Circa la grafica

del logo, in sé e per sé, ricordo che stavo

provando a comprendere il concetto Spi-

lines in AutoCAD, ed è uscito fuori quel

simbolo.

Da tanti dettagli si capisce che ami la

Computer Graphic in maniera svisce-

rata... Quando è nato questo amore?

Hai fatto qualche corso particolare?

Disegnare mi rilassa, mi rilassa a lavoro

e mi rilassa quando lo faccio normal-

mente a casa . E’ bellissimo poter con-

cretizzare un semplice pensiero in qual-

cosa di “visibile”: oggi, poi, con l’avven-

to delle stampanti 3D , si può toccare

fisicamente il tavolo o la lampada che

avete progettato! L’amore per il disegno

è nato quando ancora lavoravo come

impiegato; precisamente non ricordo

quale fu la scintilla, installai in fretta e

furia, sul PC dell’ufficio, AutoCAD LT,

una release vecchissima. Solo dopo un

annetto circa, ho frequentato un corso di

AutoCAD in cui ho imparato pratica-

mente nulla , devo essere sincero . Sei

mesi dopo persi il lavoro, riduzione di

personale. La tragedia della disoccupa-

zione. Unica soluzione per non impazzi-

re era quella di trovare nuova energia per

andare avanti, una passione per fare tra-

scorrere più in fretta le lunghissime ore:

AutoCAD h24! La soluzione unica al

momento era quella; poi ci presi gusto, i

primi colori sullo schermo, anche solo

quelli delle viste concettuali, le prime

estrusioni 3D, i primi render. Poi è stato

tutto un percorso in discesa, faticoso e

ostico, ma l’ho fatto sinceramente con il

cuore oltre che con la rabbia.

Cosa significa essere giovani creativi

al Sud Italia?

Poco per non dire nulla. Il nostro lavoro

è particolare: la gente è convinta che

basta dire al PC “fai!” e il PC fa. Non è

così. Per quanto riguarda la valorizzazio-

ne della creatività, penso che la situazio-

ne sia ancora peggiore. Al momento qui

abbiamo problemi molto gravi, come nel

resto d’Italia d’altronde, ma, ad ogni

modo, mi sto accorgendo che il gusto per

il Made in Italy, e per le cose “belle”, sta

sempre più fuori dal Sud Italia e più in

generale dai confini nazionali. Parliamo-

ci chiaro, ci stanno comprando tutto, e ai

loro prezzi!

Il tuo storico "nemico" era 3D Studio

Max contro cui eri sceso in guerra...

Chi ha vinto?

Vero! Sinceramente, lo odiavo ma era

colpa mia, perché non lo comprendevo,

poi ho imparato a capire i suoi difetti e

ad amare i suoi pregi: così finalmente ci

siamo potuti sposare anche se, sincera-

mente, l’amore mio ufficiale è un altro…

Seriamente, non si finisce mai di impara-

re, io sono ancora agli albori, o poco

dopo . 3DS è fantastico nella sua com-

plessità, fai tutto però devi conoscere le

corde da far suonare. 3DS non vive di

vita propria ma è animato da tanti altri

piccoli software che lo rendono unico.

Parlo di plug-in vari, parlo dei motori di

render che sono con esso compatibili. Io,

personalmente, ho preferito farmi prima

le ossa con un Mental Ray, poi sono pas-

sato a V-Ray. Bellissimo!

Hai interessi a 360° sferici nella grafi-

ca digitale... Quale software ti ha ru-

bato il cuore?

Rispondo in maniera secca, diversamen-

te (chi mi conosce lo sa) se iniziassi a

elencarne tutti i pregi, non finirei più!

Comunque è Solid Works. Sinceramen-

te, per prima cosa mi sono innamorato

del suo motore di render, molto simile a

Keyshot (anche se di software house

diverse). Sistemi di modellazione intuiti-

vi, infinite possibilità in fase di schizzo,

release di volta in volta migliorate e non

con un semplice lifting all’interfaccia ma

con l’introduzione di nuove funzioni

concrete.

Chi è l'artista digitale che più ti ha

colpito e perchè...

Sono tre i modelli cui io “provo” a fare

riferimento: Marco di Lucca per le fanta-

stiche textures, lui si occupa di modella-

zione organica: in parte ha costruito an-

che diversi personaggi del celebre film

“Avatar”; poi l’Arch. Giulia Calvani,

conosciuta qui in Community , per il

gusto fine e semplice dei suoi lavori; in

fine, Franz Lami per l’abilità nell’uso

della combo 3DS Max / V- ray .

Il volontariato umanitario è l'altra

faccia di Gabriele Asero... Parlaci del-

le esperienze che più ti hanno forma-

to...

Ho iniziato nel 2004, facevo servizio di

assistenza in mensa presso le Suore di

Madre Teresa, qui a Catania. Da lì, è

di Salvio Gigl io

Page 46: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

46

INTERVISTE

Un mondo di modelli e progetti…

Sfogliando il profilo di Gabriele ci si rende conto della sua immensa passione per la modellazione 3D. Partendo dai primi esperimenti su SolidWorks (in alto) passando per AutoCAD fino a 3D Studio Max, Gabriele ha fatto suoi questi soft-ware! Qui a sinistra Gabriele lavora alla sua sfiziosissima “PACMAN LAMP” :D

Page 47: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

47

INTERVISTE

iniziata la bellissima esperienza in Alba-

nia: ho prestato assistenza a persone di-

versamente abili in un paesino del nord

che si chiama Rreshen. Quella terra mi è

rimasta nel cuore in tutti i sensi; ancora

oggi, quando capita di essere triste, an-

nuso della terra che ho portato dall’Al-

bania, da Kalivaq esattamente. Da un

anno circa, poi, ho iniziato a fare servizio

in ospedale come Clown di Corsia, emo-

zioni diverse ma bellissime. Donare sem-

plicemente facendo ridere, si può chiede-

re altro?

Sei molto giovane e come Lorenzo

Caddeo ascolti musica della mia gene-

razione... Da cosa viene questa passio-

ne?

Lorenzo! Lorenzo oltre che ascoltare

“musica” disegna anche benissimo! E’

uno dei motivi per i quali hai il piacere di

entrare in Community e leggerne i post,

sinceramente. Io adoro il passato, l’uni-

co motivo per il quale ancora pagherei il

canone sarebbe per l’esistenza di Rai

Storia, Rai 3 e Rai News. Io oggi parlo

di noise, di blur, di ambient occlusion

mentre, una volta, c’era la matita! Il Co-

lonnato del Bernini è stato fatto quando

non c’era AutoCAD ed esiste ancora. Il

passato siamo noi che viviamo nel pre-

sente e siamo anche futuro perché quello,

in parte, dipende anche dalle nostre azio-

ni quotidiane. E poi, dovrei preferire

Salmo o “artisti” del genere a Giovanni

Lindo Ferretti? La musica è bella tutta,

solo che a me quella convenzionale non

piace, non mi rilassa perché non la riesco

a capire. Dove trovo un testo scritto co-

me quelli di Piero Ciampi o Bertoli o

altre persone del genere? Oggi basta che

urli, vai da Amici, poi passi da Rai 2 e

sei arrivato; durano un anno e poi nean-

che loro ricorderanno di essere stati in

sala d’incisione (se non fosse per i soldi

che hanno incassato).

Cosa vuoi fare da grande?

Da grande, sarei felice se potessi conti-

nuare a fare ciò che sto facendo adesso.

Ho avuto modo di approfondire e lavora-

re quotidianamente con il vettoriale, ho

prodotto anche grafica 3D per l'allesti-

mento di attività commerciali, ho realiz-

zato delle grafiche per insegne, ho avuto

modo di poterne fare le simulazioni. In-

somma, se avessi dovuto pensarlo prima,

mi sembrava impossibile. Dall'altro lato,

devo confrontarmi con una realtà ostica e

dura! Come dicevo prima c'è davvero

molto poco. Io intanto l'unica cosa che

posso fare, e sperare, è lavorare e conti-

nuare a studiare.

Sei stato il primo iscritto alla nostra

Community... cosa ti colpì allora, cosa

cambieresti e, in generale, cosa ne pen-

si di questo progetto?

Sinceramente, la prima cosa che catturò

la mia attenzione fu il logo della Com-

munity. Per primo solo quello, poi ho

pensato che avrei anche potuto ricevere

un aiuto e che sarebbe potuta essere

un’ottima fonte d’istruzione. Così è stato.

Sicuramente ho imparato molto in

Comm, ho avuto modo di confrontarmi

con professionisti seri e con apprendisti

come me. E poi, come potrei immaginare

che la Comm non esista! Ultimamente,

sto dedicando meno tempo alla condivi-

sione ma leggo comunque i post ogni

volta che arriva la notifica sul cellulare,

anche solo per curiosità. Della Commu-

nity non cambierei nulla , solo un auspi-

cio: che in tempi in cui tutto è

"passeggero”, ARS non lo sia. Grazie

mille Comm.!

Ama il prossimo tuo…

Altro aspetto caratteriale di Gabriele è la propensione a fare suoi i problemi sociali… Prima in Albania, poi nelle corsie ospedalie-re e negli ospizi, perché bisogna essere mili-tanti quando si fa del volontariato! In que-ste foto lo vedete nei panni di Spaghetto, il clown che è al fianco dei bambini degenti negli ospedali pediatrici e non solo… anche di nonni ospiti delle case di riposo.

Page 48: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

48

Page 49: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

49

LIBRI

E sistono software per il disegno

3D più professionali di Sket-

chUp, che gestiscono meglio la

messa in tavola e sono in gra-

do di disegnare automaticamente sformi,

smussi e raccordi e calcolano addirittura

la deformazione del pezzo sotto sforzo.

Quindi perché usare SketchUp? Faccia-

mo alcuni paragoni :

Il prezzo

•Un software parametrico costa dai 3000

ai 6000 Euro e il suo aggiornamento

annuale dai 500 ai 1000 Euro.

•SketchUp costa 450 Euro e l'aggiorna-

mento annuale 78 Euro.

•Per iniziare ad usare un software para-

metrico serve un corso di 4 o 5 giorni da

fare fuori casa con un costo che può va-

riare da 1500 a 3000 Euro.

•Per iniziare ad usare SketchUp servono

3 o 4 giorni da solo a casa seguendo le

istruzioni di questo eBook.

Il tempo

•Con un software parametrico servono 4

o 5 mesi di tempo per riuscire a svilup-

pare un primo progetto di una certa com-

plessità.

•Con SketchUp basta un 1 mese.

L'hardware

•Per far girare un software parametrico

serve un computer con almeno 12GB di

memoria e una scheda grafica da 500 a

1000 Euro.

•Per far girare SketchUp un computer

con almeno 2GB di memoria e una sche-

da grafica 400 Euro se vuoi gestire pro-

getti con qualche migliaio di pezzi, se no

va bene qualsiasi scheda.

La gestione dei Files

•La maggior parte dei

software parametrici

genera un file per

ogni pezzo presente

all'interno di un pro-

getto, un file d'assie-

me e un file per ogni

messa in tavola. Nel

caso della Torre (vedi

immagini allegate) avrei avuto 257 file

(uno per ogni pezzo disegnato), un file

d'assieme e 257 file di messe in tavola

per un totale di 515 files che una volta

creati è meglio non rinominare e non

spostare (questi file solitamente vengono

spostati e rinominati con appositi soft-

ware a pagamento chiamati PDM).

•Con SketchUp ho un file d'assieme con

dentro tutti i 257 pezzi e un file di Auto-

Cad con 257 messe in tavola, per un tota-

le di 2 files che posso rinominare e spo-

stare liberamente.

Ovviamente con i software parametrici

se modifichi un pezzo nel progetto auto-

maticamente si modifica la messa in ta-

vola mentre con SketchUp devi ricordarti

di aggiornare anche la tavola in DWG.

Sui professionali le messe in tavola e la

quotatura sono più veloci, con SketchUp

devi preparare i pezzi nelle posizioni che

ti servono, esportarli in DWG, poi ag-

giungere gli assi, le linee tratteggiate e

poi quotarli. SketchUp comunque può

interagire con molti programmi parame-

trici perché la versione PRO è in grado

di esportare e importare in vari formati

2D e 3D (3DS, KMZ, DAE, FBX, OBJ,

STL, STEP, IGES*) per questo molti lo

usano per sviluppare velocemente la

parte 3D che poi finiscono altrove. Ulti-

mamente molte software house danno la

possibilità di importare direttamente i

file di SKP nei loro software. SketchUp

si può anche personalizzare utilizzando

Plugin (o script Ruby), con i quali è pos-

sibile aggiungere strumenti per eseguire

funzioni specifiche o per semplificare

attività altrimenti complicate. Sul web si

di Corrado M otta

Perché SketchUp?

Un manuale dal sapore della saggistica tecnica HOEPLI

su cui si sono formate intere generazioni di disegnatori

tecnici. Il lavoro di Corrado Motta è utilissimo per i princi-

pianti e per coloro che intendono approfondire tutti gli

aspetti di questo straordinario software che è diventato

l’alternativa più economica ed immediata a tanti blasona-

tissimi e costosissimi software della stessa fascia...

Page 50: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

50

Page 51: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

51

trovano migliaia di script gratuiti e a

pagamento realizzati dagli utenti per

aggiungere le funzioni più disparate.

Questo e-book

Guardando il sito di SketchUp, e navi-

gando in rete, è facile rendersi conto che

SketchUp è molto usato in tutto il mon-

do, anche in modo professionale. In Ita-

lia, invece, è considerato un software per

giocare, e pochi si rendono conto delle

sue reali potenzialità. Ho scritto questo

libro per mostrare come sono riuscito a

sviluppare grandi progetti in modo pro-

fessionale ottenendo risultati per nulla

inferiori a quelli ottenibili con software

più blasonati. Nel libro insegno il meto-

do che utilizzo da anni, con spiegazioni

facili, alcuni esercizi e qualche trucchet-

to per aggirare le mancanze di SketchUp.

Lo scopo è quello di ottenere un risultato

soddisfacente in poco tempo e con po-

chissime risorse. Per questo mi sono

limitato a spiegare solo quello che serve

per realizzare disegni 3D precisi e ben

organizzati, pronti per essere esportati e

trasformati in disegni esecutivi su Auto-

Cad o DraftSight tralasciando le funzioni

estetiche o non utili a questo scopo. Il

risultato è un insieme di istruzioni e con-

cetti semplici, spiegati attraverso esercizi

che possono essere eseguiti anche da chi

è alle prime armi. In alcuni esercizi ver-

ranno disegnati pezzi di carpenteria me-

tallica ma con lo stesso metodo si può

disegnare mobili o scale in legno, abita-

zioni in muratura e qualsiasi altra cosa.

Io ho pesino disegnato i fogli di carta da

parati da applicate alle pareti di un mu-

seo, ricavando la quantità e la lunghezza

esatta di ogni rotolo. Molte aziende in

vari settori potrebbero trarre vantaggio

imparando ad usare SketchUp in questo

modo. Ultimamente l'ho insegnato a de-

cine di persone e tutte si sono meravi-

gliate di quanto sia intuitivo e poi lo han-

no usato in edilizia, in falegnameria, in

carpenteria. Alcuni sono diventati dise-

gnatori avviando un'attività da liberi pro-

fessionisti.

In sintesi

Nella prima parte del libro c'è una pre-

sentazione del programma con alcune

immagini di progetti, una descrizione

dell'interfaccia, i requisiti minimi e

l'hardware consigliato. Nella parte cen-

trale ci sono le indicazioni per scaricare

gli Esercizi che dovranno essere svolti e

le spiegazioni per:

Impostare le Barre degli Strumenti.

Impostare i tasti rapidi.

Capire come cliccare.

Capire come selezionare.

Capire come usare i Gruppi e i

Componenti.

Organizzare l'area di disegno in Zo-

ne.

Capire i Layer e le Scene.

Preparare le scene per l'esportazio-

ne. Esportare. Poi nella parte finale c'è una descrizione

delle funzioni dei Menù, degli Strumenti

e delle Finestre che è utile consultare

durante lo svolgimento degli Esercizi.

Progettare

Al giorno d'oggi per realizzare un buon

progetto senza errori servono tre cose :

Le risorse. Per risorse intendo i soldi

necessari per l'acquisto di un software di

disegno 3D e di un computer in grado di

farlo funzionare egregiamente.

Le capacità. Le capacità sono nella per-

sona che usa il software, e più il software

è sofisticato maggiori devono essere le

capacità di chi lo usa.

Il tempo. Il tempo è il tempo necessario

per disegnare tutti, ed intendo dire pro-

prio tutti, i pezzi che compongono il pro-

getto.

Poche aziende però riescono ad avere

tutti e tre i requisiti, e nella maggior par-

te dei casi succede che, per mancanza di

risorse, si opti per software 2D più eco-

nomici che non richiedono particolari

capacità. Il risultato di questa scelta si

trasforma però in errori di progettazione

dovuti al fatto che, con il disegno 2D,

non è possibile vedere in modo chiaro i

dettagli più complicati. In altri casi inve-

ce, si punta all'acquisto di software 3D

sofisticati ma difficili da usare e, per

mancanza di capacità o per mancanza di

tempo, si finisce per disegnare solo il

grosso del progetto tralasciando i dettagli

(i bulloni, i cavi, i tubi, gli accessori). Il

risultato, anche in questo caso, si trasfor-

ma in errori dovuti alla mancanza di parti

che durante il montaggio interferiscono e

costringono a modifiche in fase di mon-

taggio. Con SketchUp è possibile avere

tutti e tre i requisiti, perché costa poco,

è facile da usare e, in poco tempo si pos-

sono disegnare strutture, impianti e mac-

chine complesse con tutti i dettagli e

senza errori! In questo libro insegno co-

me usare SketchUp e come superare i

suoi limiti attraverso spiegazioni ed eser-

cizi pratici. Con SketchUp puoi fare mol-

te più cose di quelle che ti aspetti.

LIBRI

Page 52: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

52

Page 53: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

53

MUSICA

C omporre musica tramite varia-

zioni su un tema è uno dei

procedimenti più diffusi in

ogni espressione musicale, sia

colta che popolare; in Europa, come spe-

cifica forma musicale, la variazione si

afferma durante il periodo rinascimentale

e nel tempo diventa uno dei generi più

frequentati, utilizzato dai musicisti per

mettere in risalto le loro abilità virtuosi-

stiche. Variazione, nella sua accezione

di cambiare, mutare, modificare, in am-

bito musicale assume il significato di

riproporre un'idea musicale modifican-

dola rispetto alla sua forma originaria; i

processi di modificazione via via adottati

nei riguardi di uno o più aspetti del tema

iniziale (armonia, melodia, articolazione

del contrappunto, ritmo, timbro strumen-

tale) possono svilupparsi fino a quando

l'idea primigenia, diventata irriconoscibi-

le, è di fatto un'altra composizione del

tutto diversa. Secondo tradizione possia-

mo distinguere tre procedimenti di varia-

zione, dal più semplice al più complesso.

L'ornamentazione è la modalità che, ap-

plicando figure melodiche o ritmiche,

lascia pressoché invariata la struttura del

tema che, pertanto, rimane facilmente

riconoscibile. L'elaborazione è un proce-

dimento più complesso dove il composi-

tore interviene anche nella struttura del

tema modificando le frasi, le proporzio-

ni, le cadenze; tuttavia il tema originario

è ancora, in qualche modo, riconoscibile.

L'amplificazione ci presenta un brano

che con il tema iniziale ha in comune

soltanto lo spunto, un accenno al mate-

riale da cui deriva. E' un procedimento

che spesso troviamo come finale di una

sequenza di variazioni, in crescendo dal-

la pù semplice alla più elaborata; in que-

sto caso l'ultima può essere una fantasia,

una fuga, una passacaglia o una ciaccona

sulle prime battute del tema. L'uso della

variazione inizia ad essere documentato

con il canto gregoriano, nel quale trova

impiego con grande ricchezza di forme;

nella salmodia, ad esempio, si passa gra-

dualmente da un testo elementare e silla-

bico alle complesse fioriture dei respon-

sori e dei graduali. Nei primi anni del

Cinquecento, particolarmente in Spagna

e Inghilterra, iniziano ad affermarsi le

variazioni strumentali da eseguire al liuto

o con strumenti a tastiera e, in quest'am-

bito, grande rilievo andranno ad assume-

re i compositori tedeschi e gli italiani,

con Girolamo Frescobaldi il rappresen-

tante più significativo. In molti Paesi

europei il materiale tematico su cui inter-

venire è costituito quasi sempre da melo-

die e arie popolari; un esempio tra tutti:

le innumerevoli variazioni sul tema della

Follia. Nella Germania protestante, pe-

raltro, inizia ad affermarsi la variazione

su melodie di corale, che trova il più alto

vertice nell'opera di Johann Sebastian

Bach. Nell'età classica, le variazioni si

espandono verso forme più libere e, oltre

a costituire una forma autonoma, il tema

con variazioni viene spesso impiegato

nei movimenti lenti delle sinfonie, delle

sonate e delle composizioni cameristi-

che. Nel Beethoven maturo, ad esempio

nel quartetto per archi Op.127, nel se-

condo movimento della sonata per piano-

forte Op. 111, e nelle Variazioni su un

tema di Diabelli, le variazioni sono or-

mai così complesse da non avere più

niente in comune con l'antica arte di or-

nare un tema. Ai primi del Novecento

abbiamo un esempio emblematico della

variazione timbrica, il Bolero di Mauri-

ce Ravel, in cui la linea melodica, lo

schema armonico e il ritmo sono presso-

ché costanti per tutta la durata del brano,

ma la strumentazione impiegata varia

continuamente, arricchendosi di volta in

volta. Con l'avvento della musica dode-

cafonica, sia Schönberg che Webern

creano importanti lavori basati sulla va-

riazione. Nel corso del Novecento, oltre

l’ambito della dodecafonia, di variazioni

si occupano anche Hindemith e Britten

che, al suo brano più conosciuto, "The

Young Person’s Guide to the Orche-

stra", appone il sottotitolo "Variazioni e

fuga su un tema di Henry Purcell".

In considerazione della vastità dell'argo-

mento, questo articolo, lungi dal voler

essere esaustivo, fornisce necessariamen-

te una breve sintesi che ne mette in evi-

denza gli aspetti principali; lascio all'ini-

ziativa del singolo lettore la facoltà di

ulteriori approfondimenti, anche median-

te le innumerevoli, qualificate risorse

disponibili in rete. Il concetto di tema

con variazioni è efficacemente illustrato

dal Maestro Raffaele Napoli in questo

breve filmato:

http://www.scuola.rai.it/articoli/il-tema-

con-variazioni/5278/default.aspx

In relazione agli aspetti connessi con il

Diritto d’autore, può essere utile la let-

tura dell'articolo "Le variazioni e le ela-

borazioni musicali nel Diritto d'auto-

re", a cura dell’avv. Giovanni d’Am-

massa su questa pagina WEB:

http://www.dirittodautore.it/la-guida-al-

diritto-dautore/loggetto-del-diritto-

dautore/le-opere-musicali/le-variazioni-e

-le-elaborazioni-musicali/#.U-

X2p9adnW8

di N ico la Amalf i tano

La variazione

Page 54: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

54

Page 55: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

55

NEW HARDWARE FOR CAD

I n questa puntata ci occuperemo

degli HBP, letteralmente Heat Bed

Platform. Le rime due parole, Heat

e Bed, assumono nella nostra lin-

gua un certo significato: letto caldo!

Subito la nostra fantasia si accende e la

mente comincia ad evocare notti di sfre-

nata e travolgente passione tali da arro-

ventare il nostro letto… Sono spiacente

di dover brutalmente stroncare queste

piacevoli visioni, ponendovi dinanzi ad

una semplice piastra quadrata, di una

ventina di centimetri di lato, la cui fun-

zione è solo quella di evitare che i primi

strati di una nostra eventuale stampa in

ABS, appena estrusi, si solidifichino

troppo velocemente facendo così defor-

mare il resto dell’oggetto! Girando sul

web, in cerca di una traduzione orecchia-

bile, ho trovato frequentemente “piatto

riscaldato”… Non so perché, ma questo

termine mi metteva una certa tristezza!

Mi fa pensare, infatti, ai resti di un pran-

zo modesto conservati e riciclati la sera

per una cena da consumare magari pure

in solitaria! Ho pensato, quindi, che cam-

biare l’aggettivo “riscaldato” in

“termico” avrebbe avuto un suono molto

più tecnico, elegante ed intuitivo… Ecco

quindi piatto termico, di cui userò l’a-

cronimo PT, per descrivervi un compo-

nente molto importante per una stampan-

te 3D se si decide di utilizzare filamenti

di ABS come materiale per la stampa.

Infatti, molti siti specializzati non riferi-

scono evidenti mi-

glioramenti in termi-

ni di qualità con il PT

per prove effettuate

con filamenti in PLA

o polimeri simili.

Lo sviluppo del PT

ha una sua storia nel pur breve arco di

esistenza delle stampanti 3D ed è ancora

oggetto di ricerca da parte di aziende ad

hobbisti. Alcune realizzazioni, molto

empiriche, utilizzano delle piastre di

alluminio sotto di cui sono fissati, in

“punti strategici”, cinque o più resistori,

come potete vedere nella Fig.2. Questa

soluzione comporta una serie di inconve-

nienti :

- Tensione potenzialmente pericolosa.

Per riscaldare i resistori della piastra

occorre una tensione di una cinquantina

di volt in corrente continua, quindi non

più ELV. La tensione necessaria ai resi-

stori è generata da un ulteriore apposito

alimentatore il cui acquisto aumenta

così le spese generali per la costruzione,

i consumi elettrici, il peso e gli ingombri

della macchina.

- Appesantimento strutturale. Il peso

della piastra, anche se questa è molto

sottile, non è un parametro trascurabile.

Si consideri che la piastra deve avere dei

bordi laterali per proteggere i resistori. In

alcuni casi i resistori sono alloggiati en-

tro delle cave appositamente realizzate

cosa che richiede fogli più spessi, pesanti

e costosi oltre alla realizzazione dell’al-

loggiamento per i resistori stessi. Il peso

della piastra metallica incide notevol-

di Salvio Gigl io

Il piatto termico di una stampante 3D

Un piatto termico è un componente molto importante quando si

fanno stampe con filamenti in ABS. Senza di esso si rischierebbe-

ro deformazioni significative alla base del pezzo, dal momento che

l’ABS, dopo l’estrusione, deve poggiarsi su di una superficie riscal-

data per evitare un brusco indurimento superficiale degli strati che

si paga con perdita di precisione e vistose deformazioni…

Page 56: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

56

mente sulle prestazioni di quelle stam-

panti che hanno la testina di estrusione

ferma e la base di stampa motorizzata

poiché i MPP di questa vanno sotto sfor-

zo, soprattutto in caso di stampe pesanti,

accorciandone notevolmente la durata.

- Funzionalità termica insoddisfacente.

Il calore prodotto dai resistori non è uni-

formemente distribuito lungo la superfi-

cie ma è localizzato solo in alcuni punti

della piastra determinando così, tra un

resistore e l’altro, dei gradienti termici

che incidono negativamente sulla geome-

tria del pezzo stampato, poiché le diverse

temperature creano delle tensioni super-

ficiali nel materiale che non risulta mec-

canicamente omogeneo. Aspetto molto

deleterio in caso si stiano stampando

pezzi a cui è richiesta un’estrema preci-

sione!

IL HBP STAMPATO DI PRUSA

Un giovane studente di ingegneria di

Praga, Joseph Prusa ha risolto brillante-

mente il problema del PT ricorrendo,

manco a dirlo, ad una tecnologia molto

simile a quella dei circuiti stampati, di

cui vi ho già accennato qualcosa in que-

sto numero, nell’articolo per la rubrica

ARDUINO. Non a caso il progetto di

Prusa si chiama Heatbed PCB MK1.

Prusa ha adottato un foglio di vetronite,

o di materiale ceramico refrattario,

dello spessore di pochi millimetri, estre-

mamente leggero e rigido. Il foglio è

rivestito galvanicamente di una lega Cu

Ni, semiconduttrice che oppone una

certa resistenza al passaggio della cor-

rente producendo il calore necessario.

L’HB di Prusa si alimenta con i soli 12 V

in CC prodotti dall’alimentatore della

scheda. Ciascuna delle due facce di lavo-

ro della piastra riportano un circuito che

costituisce un resistore, a forma di ser-

pentina, opportunamente collegati in

serie l’un l’altro. Uno strato di vernice

epossidica rossa completa l’HBP PCB.

MONTAGGIO DEL HB PCB MK1

Il PT viene collocato, a quota opportuna,

al di sotto della testina/e di stampa

(estrusore/i) su di uno foglio di materiale

isolante per evitare che il calore generato

dal HB si trasferisca al telaio della

stampante causando seri problemi alla

macchina. Dal sito della RepRap ho

trovato alcuni suggerimenti relativi ai

materiali per l’isolamento termico: le-

gno, cartone, panno di cotone o di lana

sufficientemente spessi. Da vecchio elet-

tricista ho pensato che, anche se la ten-

sione di esercizio è ELV, mettere dei

materiali infiammabili a diretto contat-

to con parti elettriche non è molto sag-

gio! La soluzione migliore è adottare dei

fogli di minerale isolante: la mica. Que-

sto materiale appartenente al gruppo dei

ferrosilicati, è presente in commercio

sotto forma di lastre, più difficili da re-

perire, o di fogli per forni a microonde

di facile reperibilità presso i rivenditori

di ricambi per elettrodomestici normal-

mente nel formato 30 x 30cm con spes-

sore di 0,4mm. Con un paio, o più, di

questi fogli potete rivestire un comune

foglio di compensato utilizzando del

silicone rosso per alte temperature co-

me collante. Il silicone va opportuna-

mente spatolato sul foglio di compensa-

to prima della posa del foglio di mica.

Occorre un giorno intero per ottenere un

incollaggio ottimale. Per la nostra Men-

del possiamo utilizzare un foglio di mul-

tistrato da 10mm opportunamente rivesti-

to di mica come base per il PT. Quando

arriveremo al cablaggio vi darò ulteriori

ragguagli si questo supporto. Il piatto

termico necessita anche di un opportuno

cablaggio per l’alimentazione elettrica

con conduttori di sezione adeguata e op-

portunamente isolati anche dalla tempe-

ratura. Si possono utilizzare tranquilla-

mente:

- i cavetti per i ferri da stiro in gomma

siliconica rivestiti di tessuto;

- cavetto con guaina siliconica e condut-

tori rivestiti di isolante siliconico tipo

FG4G4;

- conduttori unipolari rivestiti in isolan-

te siliconico tipo H05S-K custoditi in

una guainetta di tela siliconata.

I conduttori unipolari dovranno avere

sezioni comprese tra 0,75 ÷ 1,5mmq,

dovranno essere adeguatamente capicor-

dati con occhielli e vincolati al telaio

della stampante con fascette stringifilo

in teflon da 3mm di altezza.

Alla gestione del PT provvede la Ardui-

no RAMPS 1.4 attraverso un sensore

termico opportuno, il thermistor di cui

parleremo diffusamente nella prossima

puntata in occasione degli estrusori. Un

equipaggiamento ottimale per l’alimenta-

zione elettrica di tutta la stampante è un

buon alimentatore power supply 12V,

20A, 240W. Questa unità eviterà, anzi-

tutto, di far passare troppa corrente nella

scheda, scongiurerà rallentamenti di

stampa dovuti ai sovraccarichi riuscendo

a fornire, tranquillamente, i 5A necessari

ai MPP e gli 11A richiesti dal PT.

La superficie del PT destinata alla stam-

pa deve essere protetta con lastra di vetro

o di materiale ceramico. Lo spessore

della lastra deve essere compreso tra 3 e

5mm. Per fissare il PT alla lastra di vetro

si può ricorrere anche a delle semplici

clip per fogli come vedete in fig. che

eviteranno, tra l’altro, un accoppiamento

troppo rigido tra le parti.

NEW HARDWARE FOR CAD

1 2

Page 57: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

57

NEW HARDWARE FOR CAD

1 Retro di PT in alluminio

2 Joseph Prusa al lavoro

3 Esploso del PT con PCB MK2

4 Cavetto per ferro da stiro

5 Cavetti tipo FG4G4;

6 Conduttori unipolari tipo H05S-K

7 Guainetta siliconata

8 Capocorda ad occhiello

8

3

4 5

6

7

8

Page 58: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

58

Page 59: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

59

C iao, il mio nome è Everton Martins, e faccio il

designer industriale da quattro anni circa. Mi oc-

cupo di progettazione di prodotti principalmente

per l’industria calzaturiera, come gli stampi di

fusione della suola anche se non ho mai capito molto di

look, mode e tendenze! L’industria per cui lavoro mi da in-

carichi che vanno dal progetto di prodotti per la pulizia do-

mestica a particolari tecnici di attrezzature tecniche, dall’og-

gettistica per la casa alle attrezzature logistiche militari. Ho

frequentato la facoltà d’ingegneria elettrica e meccanica,

perché mi è sempre piaciuta la tecnologia, ma verso la fine

del mio corso di studi mi sono reso conto che non mi sareb-

be piaciuto molto lavorare con la manutenzione industriale.

In quegli anni, sinceramente, mi aveva appassionato di più il

fare progettazioni con AutoCAD. Mi sono appassionato

sempre di più al CAD e così ho iniziato a studiare altri pro-

grammi come Rhinoceros, ottimo per la modellazione ed

ampiamente utilizzato nel design industriale. Successiva-

mente mi sono dedicato a Cinema 4D data la sua versatilità

nei rendering. Da quest’anno ho cominciato a ricevere inca-

richi lavorativi anche dall’estero. Data la mia esperienza di

lavoro ho capito che il progettista deve sempre tenere un

occhio su quanto accade nel design anche in altri Paesi. In

definitiva le mode non arrivano dal nulla ma sono determi-

nate da un insieme di tendenze derivanti da un modello di

tendenze precedenti. Un esempio di questo è il successo rag-

giunto, nei primi mesi del 2014, da oggetti come scarpe e

gioielli il cui design è basato interamente sulla scelta di par-

ticolari texture. Lavorare alla progettazione di prodotti indu-

striali è uno dei rami più difficili del design, poiché il pro-

blema non consiste solo nella fase progettuale di un oggetto

ma dare la massima attenzione anche alle misure di esso

sotto sollecitazione del materiale con cui è prodotto e a tem-

perature diverse e lungo tutto il processo di fabbricazione del

prodotto stesso. Nel mio caso si tratta di seguire le fasi di

creazione dello stampo. Non immaginate quanto sia lungo il

processo di creazione delle suole delle scarpe che state in-

dossando. Esse sono solitamente in PVC, gomma, TR, o

qualche materiale simile con una propria tecnologia specifi-

ca che si deve necessariamente conoscere se ci si vuole met-

tere le mani su per un progetto. Per sviluppare un nuovo

modello generico di calzature, generalmente si utilizzano

una serie di modelli uguali in tutto il mondo ma adattati ad

un Paese specifico, per esempio in alcuni mercati si vendono

molto scarpe femminili con tacchi alti mentre in altri si ven-

dono di più scarpe da ginnastica unisex, semmai entrambi

provengono dallo stesso tema grafico! Questo non crea simi-

litudini tra gli oggetti nonostante il tema sia lo stesso (ad

esempio piante tropicali) perché esso potrebbe avere diverse

specie da utilizzare come punto di partenza. Nella progetta-

zione di calzature è interessante, tra l’altro, l’applicazione

dei vari sistemi di misura, lo studio dei materiali e il metodo

PRODUCT DESIGN

di Everton M artins

Dalle calzature alla gioielleria 1

2

3

4

Page 60: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

60

Page 61: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

61

di produzione. Viceversa la progettazione di gioielli segue

tendenze più specifiche o un unico tema, come per la composi-

zione di collezioni di anelli, orecchini e collane, ecc. Progetta-

re gioielli, in definitiva, è molto più semplice ed è possibile

sviluppare un intera collezione, su qualsiasi tema, tanto i

gioielli sono sempre di moda! Anche il materiale è molto più

semplice da capire e gestire; ci sono i vari tipi di leghe di me-

talli preziosi solitamente appositamente intarsiati per alcuni

tipi di pietre preziose. Le maggiori preoccupazioni in questo

tipo di progettazioni sono il peso, le dimensioni (soprattutto

per gli anelli), il costo di produzione e la stima del valore fina-

le. Le macchine CNC hanno velocizzato enormemente la pro-

duzione di tutto: sia che si tratti di gioielli o di stampi in allu-

minio per calzature. Tra queste macchine straordinarie una mi

ha reso molto felice: la stampa 3D. Le prospettiva di produrre

con una di esse essa in anteprima gioielli il prototipo di una

scarpa da alla progettazione un sapore diverso! Nel processo di

fabbricazione di calzature a suola iniettata la progettazione 3D

è alla base del processo; essa deve rispettare tutte le misure

standard utilizzate nelle calzature. Pert lo stampo una conchi-

glia per la fusione di alluminio è disegnata in 3D e poi lavorata

alle CNC. Il prodotto finale, lo stampo, viene utilizzato per

dare forma al materiale riscaldato e iniettato in esso. Finita

questa fase si passa al montaggio, verniciatura e finitura per

completare il processo prima che la scarpa arrivi al vostro pie-

de. In ambito orafo anche la progettazione 3D ha fondamenta-

le importanza ed è alla base del processo. La tecnologia di

prototipazione rapida mostra il pezzo che è stato sviluppato

dalla modellazione 3D in anteprima. Dopo l’analisi esso viene

inviato ad una macchina CNC che riproduce il modello creato

col software. Concludo ricordando che un buon designer indu-

striale dovrebbe mantenersi continuamente aggiornato e cono-

scere perfettamente il processo di produzione del lavoro che è

chiamato a realizzare. Lo dico in base ai tanti progetti che ho

realizzato nel corso degli anni, ciò ha maturato in me una note-

vole esperienza in svariati processi produttivi. Il design è un

settore che ha bisogno di tanta creatività e i suoi professionisti

sono consapevoli che oggi non c’è spazio per alcun errore e

che devono continuamente accrescere le loro conoscenze tec-

nologiche se amano realmente questo lavoro.

PRODUCT DESIGN

1. Stampo per calzature

2. Attrezzature meccaniche

3. Plantare anatomico.

4, 7 Modelli suola calzature

8. Scarpa in PVC

9, 15 alcuni anelli progettati da Everton anche per CADZINE

5 6

7 8

9 10

11 12

13 14

15

Page 62: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

62

Page 63: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

63

TUTORIAL: CORSO DI ORIENTAMENTO BIM

U na volta che il gruppo ha

identificato gli Impieghi

BIM, deve realizzare una

mappatura per la procedura

di processo per organizzare l'attuazione

della BIM. Inizialmente si deve creare

una mappa generale che mostra la se-

quenza e l'interazione tra i principali

impieghi BIM ed il progetto sviluppato

(vedi Figura 1-2). Questo consente a tutti

i membri del team di comprendere chia-

ramente come i loro processi di lavoro

interagiscono con quelli eseguiti dagli

altri. Dopo la mappa generale è necessa-

rio svilupparne altre più dettagliate: la

loro redazione deve essere eseguita dai

membri del team responsabili per ogni

categoria di impiego BIM. Ad esempio,

la mappa generale mostrerà come sono

sequenziate e interdipendenti la progetta-

zione, lo sviluppo degli impianti, la sti-

ma dei costi e la modellazione 4D. Una

mappa dettagliata mostrerà, poi, il pro-

cesso minuzioso che verrà eseguito da

un'impresa o, in alcuni casi, da diverse

imprese, come può accadere per l’im-

piantistica. La procedura per la prepara-

zione del processo di esecuzione BIM è

esaminato dettagliatamente nel terzo

capitolo di questa guida.

SVILUPPARE LO SCAMBIO D’INFORMA-

ZIONI

Una volta sviluppate le appropriate map-

pe di processo, devono essere chiara-

mente individuati gli scambi di informa-

zioni che avvengono

tra i partecipanti al

progetto. E' di fonda-

mentale importanza

per tutti i membri del

team, in particolare

per l'autore e il desti-

natario, comprender-

ne chiaramente il contenuto informativo

per ogni operazione di scambio di infor-

mazioni. Esso è illustrato nella tabella di

scambio di informazioni di cui una parte

è visualizzata, come esempio, nella Figu-

ra 1-3. La procedura per definire gli

scambi di informazioni è spiegata detta-

gliatamente nel quarto capitolo di questa

guida.

DEFINIRE L’INFRASTRUTTURA DI SUP-

PORTO PER L’IMPLEMENTAZIONE DEL-

LA BIM

Dopo l’individuazione delle categorie di

impiego della BIM utilizzate per il pro-

getto, la personalizzazione delle le map-

pe di processo del progetto e la definizio-

ne dei risultati della BIM, la squadra di

progettisti deve sviluppare le infrastrut-

ture necessarie a sostegno del processo

BIM pianificato per il progetto. Ciò com-

prende la definizione della struttura di

consegna e lingua del contratto, la defini-

zione delle procedure di comunicazione;

definire l'infrastruttura tecnologica, e di

individuare le procedure di controllo

qualità per garantire modelli di informa-

zione di alta qualità. La procedura per la

definizione delle infrastrutture con i me-

todi per implementare e monitorare il

progresso è discusso in modo più appro-

fondito nel capitolo 5 della presente gui-

da.

QUALI INFORMAZIONI SONO CONTENU-

TE IN UN PIANO DI ESECUZIONE BIM?

Terza puntata

di Salvio Gigl io

La procedura di esecuzione per la pianificazione BIM

La raccolta dei dati, l’identificazione degli impieghi per la

BIM e il confronto con le linee generali del progetto, la

creazione di una rete di interscambio tra i vari membri

del team progettuale e quelli del team esecutivo sono

tra le fasi preliminari della mappatura di processo BIM.

Page 64: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

64

Page 65: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

65

Una volta terminato, il Piano BIM do-

vrebbe contenere le seguenti categorie di

informazioni:

1. Panoramica Informazioni del piano

di esecuzione del progetto BIM: speci-

ficare il motivo per la creazione del pia-

no di esecuzione del progetto.

2. Informazioni sul progetto: Il piano

dovrebbe includere le informazioni di

progetto basilari quali numeri di tavola,

l'ubicazione, descrizioni, date, frequenza

revisioni, riferimenti futuri.

3. Contatti chiave del progetto: Come

parte delle informazioni di riferimento,

un piano BIM dovrebbe includere le

informazioni di contatto per il personale

fondamentale per la progettazione.

4. Obiettivi del progetto / Obiettivi

della BIM: Questa sezione dovrebbe

documentare il ruolo determinante e le

applicazioni specifiche della BIM in

relazione al progetto, come definito dal

team di progettazione nella fase iniziale

della procedura di programmazione.

Ulteriori informazioni riguardo a questa

categoria sono incluse nel secondo capi-

tolo.

5. Ruoli organizzativi e del personale:

Uno dei compiti principali è quello di

definire il coordinatore/i della progetta-

zione BIM e del processo di attuazione

durante le varie fasi del progetto. Questo

aspetto è particolarmente importante

quando si stabilisce il gruppo responsa-

bile dello sviluppo del Piano di BIM,

nonché il personale necessario per im-

plementare, con successo, il piano stes-

so.

6. Mappatura del processo BIM: Que-

sta sezione deve illustrare chiaramente il

processo di costruzione attraverso l'uso

di mappe di processo che saranno svi-

luppate nella seconda fase della procedu-

ra di pianificazione. Ulteriori informa-

zioni riguardo a questa categoria è ripor-

tato nel terzo capitolo della guida.

7. Scambi d’informazioni BIM: i re-

quisiti per lo scambio di informazioni

dovrebbero essere definiti chiaramente

per implementare gli elementi del mo-

dello e il livello di dettaglio richiesto di

ogni categoria di utilizzo della BIM.

Ulteriori informazioni riguardo a questo

argomento si trovano nel quarto capitolo

della guida.

8. Infrastruttura Dati richiesti e BIM:

Le richieste della committenza devono

essere documentate e inclusi nell’infra-

struttura dati della BIM.

9. Procedure di collaborazione: il team

progettuale deve sviluppare una proce-

dura propria di collaborazione digitaliz-

zata. Ciò comprende sia la definizione

delle procedure di gestione del modello

(ad esempio, autorizzazioni e struttura-

zione di file) ma anche pianificazioni

tipiche come riunioni e ordini del giorno.

10. Standard di qualità e procedure di

controllo: è necessario sviluppare una

procedura per garantire, durante tutto il

progetto, il monitoraggio dell’applica-

zione degli standard di qualità definiti e

richiesti dal progetto e che tutti i parteci-

panti alla progettazione e alla li applichi-

no.

11. Infrastruttura tecnologica necessa-

ria: Definizione dell’hardware, del soft-

ware e dell’infrastruttura di rete necessa-

rie per eseguire la pianificazione.

12. Struttura del Modello: il team di

progettazione deve stabilire elementi

fondamentali della documentazione co-

me: la struttura del modello, la struttura

di nomi dei file, coordinare, sistema e gli

standard di modellazione.

13. Risultati del progetto: La squadra

dovrebbe documentare elaborati richiesti

dal proprietario.

14. Strategia di consegna / Contratti:

Questa sezione dovrebbe definire la stra-

tegia di consegna che sarà utilizzato per

il progetto. La strategia di consegna, ad

esempio, di progettazione-costruzione vs

Design-bid-build, avrà un impatto di

attuazione e sarà un impatto anche la

lingua che dovrebbe essere incorporato

nei contratti per garantire la corretta at-

tuazione BIM.

Nota: Questi elementi sono discussi in

dettaglio nel capitolo 5 della presente

guida.

TUTORIAL: CORSO DI ORIENTAMENTO BIM

Page 66: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

66

Page 67: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

67

TUTORIAL: CORSO DI BASE per SKETCHUP

P er essere immediatamente ope-

rativi e cominciare a modellare

in SketchUp conviene imparare

subito ad impostare la giusta

unità di misura per il nostro lavoro. Il

criterio generale per il settaggio delle

unità di misura è legato alla natura

dell’oggetto che stiamo per riprodurre o

progettare. In alcuni casi conviene impo-

stare la scala su metri anche se il lavoro è

in millimetri questo per facilitare il soft-

ware nell’elaborazione dei calcoli per la

creazione di curve, circonferenze e pic-

cole frazioni di segmenti… A modello

finito il comando SCALA provvederà lui

a mettere le cose al giusto posto! Fatta

questa premessa partiamo subito con la

finestra attraverso cui gestiamo la quasi

totalità delle informazioni relative al

modello che stiamo per realizzare: IN-

FORMAZIONI MODELLO. Per accedere ad

essa ci portiamo sul menù Finestra e

selezioniamo l’item ad essa relativo, ci

clicchiamo su ed eccola apparire con la

sezione relativa alle misure già aperta.

Da questa finestra, come vedremo nelle

prossime puntate possiamo settare molti

parametri connotativi del nostro mo-

dello relativi: alle Animazioni; agli Au-

tori; ai Componenti, alle Dimensioni di

testi, linee direttrici e quote; al File; al

referenziamento della Posizione geogra-

fica; alle modalità di Rendering inter-

no; la visualizzazione delle Statistiche

relative al modello; il Testo e per finire

le Unità. La sezione è composta da due

blocchi di controllo: Unità di lunghezza

e Unità angolari. Il primo blocco si apre

con il combobox Formato propone quat-

tro standard fondamentali di misure:

Architetturale, Decimale, Frazionale,

Ingegneria. Se dovete semplicemente

esercitarvi vi consiglio di lasciare Deci-

male. Alla destra del primo combobox

troviamo una seconda

casella a discesa che

propone due unità del

Sistema Imperiale

Britannico, Pollici e

Piedi e tre unità del

nostro Sistema Inter-

nazionale centimetri,

millimetri e metri. Possiamo anche sce-

gliere con quanta precisione vogliamo

rappresentare i nostri modelli attraverso

il combobox Precisione; la lista propone

sei ordini di visualizzazione delle cifre

decimali dopo l’unità, partendo dalla

misura “netta” sino a sei cifre. Il control-

lo Abilita snap a lunghezza è associato

ad una piccola finestrella di immissione

testo che si abilita appena spuntiamo il

check box relativo mostrando la

“sensibilità” dello snap stesso. Il secon-

do check Mostra formato unità fa appari-

re alla destra dei valori che immettiamo

da tastiera per impostare le lunghezze

l’unità con cui stiamo operando, nel Vi-

sual Control Box, in basso a destra, sulla

barra di controllo del programma. Nella

pratica di modellazione imparate a tenere

sempre d’occhio il VCB di SketchUp

perché il semplice errore di un millime-

tro, fatto all’inizio del disegno, poi ve lo

portate appresso per tutto il lavoro con

effetti catastrofici e facendovi letteral-

mente ammattire! Questo vale per tutti i

programmi CAD e ancor di più se fate

qualcosa con le vecchie squadrette! Il

secondo blocco di controlli della sezione

Unità offre dei settaggi anche per le mi-

sure angolari. Il combobox Precisione

visualizza una lista da cui scegliere l’or-

dine di grandezza da visualizzare nella

misura: solo gradi; gradi, minuti; gra-

di, minuti, e secondi. Ciò permette di

eseguire rappresentazioni di dettagli con

misure angolari molto precise, utilissime

specialmente negli elaborati di pezzi

meccanici come alberi, perni, camme,

ecc. Il controllo Abilita snap ad angoli

ci consente di impostare la “quantità” di

gradi a cui deve rispondere lo snap. Per

default è di 15°.

di Salvio Gigl io

Stabilire le unità di misura in SketchUp

Breve tutorial per imparare ad impostare le unità di

misura per il nostro modello. Primo approccio con

la finestra Informazioni modello e le sue tantissime

funzionalità operative che ci permettono di perso-

nalizzare tantissimi parametri dei nostri lavori…

Page 68: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

68

D opo aver modellato il volume

del piccolo edificio, (nella

Prima Parte del numero

precedente di CADZINE)

passiamo suDopo aver modellato il volu-

me del piccolo edificio (nella Prima Par-

te del numero precedente di CADZINE),

passiamo subito alla seconda fase, cioè

l'applicazione delle textures di rivestimen-

to sulle superfici restituite, cercando cosi

di alternare modellazione volumetrica e

tematizzazione. Personalmente ritengo

che le textures siano la vera anima della

modellazione tridimensionale, l'accurata

lavorazione delle stesse, la loro scelta e la

corretta applicazione, convertiranno al

modello 3D delle caratteristiche uniche

che consentiranno di comunicare la sensi-

bilità e l'esperienza del modellatore, con-

ferendo al tempo stesso nella restituzione

originalità e carattere, quindi personaliz-

zazione e riconoscibilità del lavoro effet-

tuato. Questa fase è un pochino più deli-

cata ed elaborata, cercheremo di descri-

verla passo per passo aiutandoci con le

immagini catturate durante la modellazio-

ne. Incominciamo dall'applicazione della

texture sul piccolo prospetto dell'ingresso,

evidenziamo la facciata bianca cliccando-

ci sopra con il mouse. La superficie appa-

rirà retinata a piccoli punti e quindi rico-

noscibile e "lavorabile". SketchUp, come

sappiamo, ci consente di utilizzare in

maniera semplice le textures riprese da

immagini fotografiche, che conferiscono

un'ottima resa realistica al modello. Con

un po' d'esperienza acquisita, la potenzia-

lità che ci offre questo programma di otte-

nere una restituzione tridimensionale sug-

gestiva e molto vicino alla realtà, secondo

me è davvero notevole! Quindi, dopo

aver evidenziato l'area scelta, (Fig. 1) dal

menù FILE - IMPORTA, scegliamo la foto

adeguata andando a cercarla nella cartella

appositamente creata. Utilizzando il co-

mando RIEMPI (Fig. 2) clicchiamo e

applichiamo la texture nello spazio evi-

denziato. Ovviamente, più le foto saranno

state scattate parallelamente ai prospet-

ti, più sarà facile la loro applicazione e

migliore il risultato ottenuto. La foto

(texture) che ci appare è replicata all'in-

finito, quindi dovremo cercare di adat-

tarne le dimensioni scalandola alla pro-

porzione dovuta. (Fig. 3) clicchiamo sulla

texture, poi tasto destro del mouse e ci

apparirà la finestra dove andremo ad evi-

denziare TEXTURES e poi POSIZIONE. La

foto è ora "lavorabile" e contrassegnata,

sugli angoli che la delimitano, da 4 spilli

di colore diverso. Ora, abbiamo la possi-

bilità di adattare la foto utilizzando ben 2

OPZIONI (cfr. Fig. 4). Nell' OPZIONE

1, gli spilli sono di colori diversi e preci-

samente: Rosso = SPOSTA, Verde = SCA-

LA (molto utile per cominciare ad ingran-

dire la foto), Blu = DEFORMA, Giallo =

DISTORCE la texture. Per avere l' OP-

ZIONE 2, quella che ci interessa in questa

fase, di nuovo tasto destro del mouse

(Fig. 5) e nel riquadro togliamo la spunta-

tura da Puntina Fissa. (Fig. 6) Gli spilli

che delimitano la foto non sono più di

diversi colori, ma tutti gialli e uguali. Ora,

abbiamo la possibilità di adattare "a ma-

no" i contorni della nostra foto al perime-

tro del prospetto della chiesetta. Clicchia-

mo su uno degli spilli e spostiamolo posi-

zionandolo su uno degli angoli o limiti

della parte di texture che ci interessa.

Stessa cosa per gli altri 3 spilli rimanen-

ti. Adesso, (Fig. 7) cliccando e tenendo

premuto uno degli spilli, trasciniamolo

(nel 3D) sull'angolo perimetrale ad esso

corrispondente. La foto, distorcendosi,

incomincerà ad adattarsi perfettamente al

piano interessato. (Fig. 8 e 9) Identica

manovra per i restanti spilli che andranno

trascinati ognuno sull'angolo corrispetti-

vo. Quando abbiamo spostato tutti gli

spilli, tasto destro e nel riquadro clicchia-

mo su "completato". La foto risulterà ora

ritagliata e riproporzionata, occupando

esattamente la superficie del piano rico-

struito nel modello. Solo ora, osservando

la restituzione, se non siamo soddisfatti a

pieno del risultato, andremo a calibrare la

foto con piccoli spostamenti (stessa pro-

cedura) degli spillini gialli, fino a quando

la texture di riempimento del prospetto ci

sembrerà dritta e abbastanza reale. Piccole

Seconda puntata

di Antone l lo Bucce l la

Applicazione delle textures di rivestimento sul modello georeferenziato

1 2

TUTORIAL: CORSO DI GEOMODELLAZIONE per SketchUp

Page 69: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

69

Applicazione delle textures di rivestimento sul modello georeferenziato

TUTORIAL: CORSO DI GEOMODELLAZIONE per SketchUp

modifiche sulla luminosità e sul contrasto,

sono pienamente possibili nel programma

stesso, invece le modifiche più consistenti e i

ritocchi piccoli o grandi, si potranno ottenere

esportando la texture e lavorandola con Pho-

toshop o altri programmi di fotoritocco. Per il

prospetto laterale, va ripetuta la stessa opera-

zione (Fig. 10 e 11) ed ovviamente anche per

gli altri 2 lati non ancora texturizzati: l'altro

prospetto laterale opposto ed il retro della

piccola chiesa. Una volta applicate le foto di

rivestimento sui 4 lati, possiamo iniziare alcu-

ne semplici modellazioni di finitura, per

esempio la porta di ingresso e il piccolo oblò

sulla porta stessa. Basta soltanto disegnare i

contorni della porta e dell'oblò con il coman-

do Linea e cerchio ed in seguito, operando

con lo strumento spingi/tira (Fig. 12), estru-

diamo verso l'interno (con la misura voluta) le

2 zone ricavate: il rettangolo della porta e il

cerchio della piccola finestrella tonda sulla

porta. Pur modificando i volumi, le textures

di rivestimento risulteranno invariate. Non

resta che applicare o aggiustare solo le textu-

res sulle nuove superfici ottenute dal rientro

dei volumi. Nel prossimo numero ricostruire-

mo la struttura e la copertura del tetto,

completando con le textures appropriate di

rivestimento.

4 5

6 7

8 9

10 11 12

3

Page 70: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

70

UMORISMO… macabro ò_O

Page 71: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

71

GIOCHI

Page 72: Rivista Magazine free on-line CAD 2D and 3D - Settembre 2014 n° 4

72