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RIVISTAFONDATA DAS.GIOVANNIBOSCO NEL1877

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RIVISTA FONDATADA S. GIOVANNI BOSCONEL 1877

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3 NOTE SPIRITUALIdon Viganò ci parla

5 BREVISSIME

9 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPOSono molte le strade che portano al Terzo

Mondonostra redazione

L'impegno a sostenere i popoli in via di sviluppo sifa sempre più consapevole . Presentiamo una se-rie di problemi legati a quest'impegno .

13 EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPOCentri di sviluppo sì ma testimoniando il nome

di Cristodi G . C .

Cosa ne pensano i missionari? Ne abbiamo inter-vistato uno .

17 VITA SALESIANACol tempo e con il Po ma anche con il bit

di Giuseppe CostaPresentiamo l'unica scuola agraria diretta in Italiadai Salesiani .

IL BOLLETTINO SALESIANORivista fondata da san Giovanni Bosconel 1877Quindicinale di informazione e culturareligiosa edito dalla CongregazioneSalesiana di San Giovanni Bosco .

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post. 9092- 00163 Roma-Aurelio - Tel . 06/69 .31 .341 .Conto corr. post . n . 46 .20 .02 intestato aDirezione Generale Opere Don Bosco,Roma .

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE COSTARedazione : Giuliana Accorsero - MarcoBongioanni - Eugenio Fizzotti - Gaetano Na-netti - Angelo Paoluzi - Cosimo Semeraro .Archivio : Guido CantoniDiffusione : Arnaldo MontecchioFotocomposizione, impaginazione é stam-pa : Stabilimento Grafico SEI - TorinoRegistrazione : Tribunale di Torino n . 403del 16.2 .1949

In copertina :Col tempoe con il Po

ma anche con il bit(Foto SAF)

(Servizio a pag . 17)

1 GIUGNO 1986ANNO 110NUMERO 11

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA* Il primo di ogni mese (undici numeri,eccetto agosto) per tutti .* II 15 del mese per i Cooperatori Sale-siani .Collaborazione : La Direzione invita a man-dare notizie e foto riguardanti la FamigliaSalesiana, e s'impegna a pubblicarle secon-do il loro interesse generale e la disponibili-tà di spazio .Edizione di metà mese . A cura dell'UfficioNazionale Cooperatori (Alfano, Rinaldini) -Via Marsala 42 - 00185 Roma - Tel . (06)49.50 .185 .

21 VITA SALESIANAPer troppi ragazzi maltrattamenti e percosse

di G . N.Le cronache parlano spesso di violenza e di mal-trattamenti ai ragazzi . Cosa si può fare? Per intan-to Radio Don Bosco di Roma Cinecittà ha inco-minciato a muoversi .

la24 PASTORALE GIOVANILE

Dalla piazza alle colline per riscoprire i veri va-lori dell'uomo

di Gaetano NanettiAncora una esperienza a dimostrazione della pre-senza salesiana fra ragazzi e giovani in difficoltà .

30 EDITORIAUn dizionario per prendere sul serio la

catechesidi Silvano Stracca

Una recente fatica dell'Istituto di Catechetica del-l'Università Salesiana di Roma .

33 STORIA SALESIANA«Patiru Domingo» sul sentiero di pace

di Marco BongioanniÈ la storia di un grande missionario salesiano .

RUBRICHEScriveteci, 4 - Pigy di Del Vaglio, 6 - La lettera diNino Barraco, 7 - Libri & altro, 28-29 - I nostri san-ti, 37 - I nostri morti, 38 - Solidarietà, 39 .

IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOII BS esce nel mondo in 39 edizioni naziona-li e 18 lingue diverse (tiratura annua oltre 10milioni di copie) in : Antille (a Santo Domin-go) - Argentina - Australia - Austria - Bel-gio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-nada - Centro America (in Guatemala) - Ci-le - Cina (a Hong Kong) - Colombia - Ecua-dor - Filippine - Francia - Germania - Giap-pone - India (in inglese, malayalam, tamil etelugú) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia -Jugoslavia (in croato e in sloveno) - Koreadel Sud - Lituania (edito a Roma) - Malta- Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Po-lonia - Portogallo - Spagna - Stati Uniti -Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire

DIFFUSIONEIl BS è dono-omaggio di Don Bosco a chilo richiede .Copie arretrate o di propaganda : a richie-sta, nei limiti del possibile .Cambio di indirizzo : comunicare anche l'in-dirizzo vecchio .

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SPIRITUALITÀLAICALE

Il fascino spirituale della vocazione del «laico» èl'amore : appunto come nel Cristo ed in ogni suo verodiscepolo .

Un amore originale, nato nel cuore del laico permanifestare la meravigliosa unità di tensione tra duepoli distinti che, in lui, risultano inseparabili: la im-manenza del profano e la trascendenza della santità .Proclama così l'affascinante mistero dell'incarnazio-ne. Un simile amore non è di facile attuazione ; ha bi-sogno di una appropriata e robusta spiritualità . Di quila necessità di una saggia e permanente formazioneche assicuri la sintesi viva, e non una semplice somma,dei molteplici valori della vocazione laicale .

I «mezzi indispensabili» per promuovere tale for-mazione sono, senza dubbio, quelli comuni ad ognicrescita nell'amore cristiano : ascolto orante della Pa-rola di Dio, frequenza dei Sacramenti, senso di corre-sponsabilità apostolica, accettazione di una disciplinaascetica, discernimento dei segni della volontà delPadre .

Sono mezzi a disposizione di tutti, pur nella molte-plice differenziazione della vita laicale : matrimonio ocelibato, fidanzamento o vedovanza, giovinezza o ter-za età, psicologia maschile o femminile, diversitàd'impegni o di professioni, ecc .

Ma inoltre è indispensabile curare, in forma specifi-ca e particolarmente solerte, alcune «note caratteriz-zanti» la spiritualità laicale ; esse sono inerenti allaoriginalità dell'amore del laico .

Ricordiamo alcune tra le più significative :- la «forza unitiva» di una spiritualità che ap-

prezza simultaneamente il sacro e il profano, così dafarne una sintesi vissuta ; l'esercizio del sacerdoziobattesimale la trasformerà poi in culto spirituale daincorporare all'Eucaristia ;

- la considerazione dei valori secolari del «quoti-diano», come miniera inesauribile da cui estrarre ilmateriale, magari umile ma assai valido, del tessutodell'amore ;

1 GIUGNO 1986 - 3

- la cura della propria «professionalità» e del suoretto e competente esercizio, sentendosi inviati ad essacome in missione per l'edificazione del Regno ;- l'attento ascolto degli appelli provenienti dai se-

gni dei tempi e dalla Chiesa a prendere parte attiva egenuinamente cristiana all'odierno processo di «libe-razione sociale» ; si tratta di collaborare a far crescereuna cultura più vera e una civiltà del lavoro più giu-sta : compito assai vasto e impegnativo che esige co-raggio e pazienza .

Una spiritualità laicale deve privilegiare l'appro-fondimento e lo sviluppo di note tanto attuali .- Ma c'è ancora un altro aspetto formativo da

affrontare .Così come la natura umana non si esprime se non in

tratti fisionomici particolari, in modo analogo unaspiritualità si presenta con modelli ben delineati : l'a-more non è riducibile a una dottrina ; ha un cuore, unvolto, una fisionomia peculiare .

Ecco perché una «spiritualità» ha bisogno di esserecoinvolta in uno «spirito» concreto, quale espressionetipologica collaudata di un modello evangelicoesistenziale .

Molti fedeli, ad esempio, testimoniano la loro spiri-tualità laicale alla scuola di qualche santo-leader : Be-nedetto da Norcia, Francesco d'Assisi, Domenico diGuzmàn, Ignazio di Loyola, Giovanni Bosco, e variancora .

D'altra parte, nell'alveo di un medesimo «spirito»evangelico possono confluire diverse «spiritualità» :laicale, sacerdotale, religiosa, coniugale, di consacra-zione secolare, ecc ., come succede nella Famigliasalesiana .Urge, dunque, saper dare oggi un volto definito,

fresco e attraente alla spiritualità laicale .- Ebbene, da quando esiste questo Bollettino so-

no tanti ormai i laici che, assimilando lo spirito sale-siano con la sua peculiare grazia di unità dell'«onestocittadino e buon cristiano», stanno incrementandouna promettente santità di popolo .

È da auspicare, in vista del centenario dell'88, unincremento formativo dei laici coinvolti nella Fami-glia Salesiana, ossia : un miglior uso dei «mezzi spiri-tuali» della vita cristiana, un più accurato studio delle«note caratterizzanti» la spiritualità laicale, e una piùintensa assimilazione dello «spirito apostolico» diDon Bosco .

don Egidio Viganò

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1 versi di un anziano lettoreChissà che questo sonetto non possaessere pubblicato sul Bollettino Sale-siano! Lo ricevo dal 1910 . Quanti anni!

Mons. Antonio ChiaveriniVia Debeli, 18 - 67039 Sulmona (L'Aquila)

Si può dire di no ad un lettore poetache ci segue da tanto tempo? Eccodunque il suo sonetto Monsignore .Per i padri Salesiani nel centenario diS. Giovanni Bosco

Chi vi ha guidato in Sulmona anticaad una chiesa eretta fra tanti fiori?Solo la grazia che vi è amicae la virtù vostra con i suoi onori.lnsiem cantiamo la mirabil vitache Don Bosco visse con zelo ardente .Con una fiamma al suo cuor rapita,Voi incendiate la peligna gente .Vi faccian lieti il tributo ambitodel clero nostro che s'assottigliae la schiera eletta che erudite .Ogni desio vostro non sia smarrito,ma cresca ognora la gran famigliad'un Fondatore sì benigno e mite .Festa di san Giovanni Bosco 1986.

A proposito di bambini bocciatiSono da molto tempo affezionata let-trice del Bollettino Salesiano dal qualemi è anche capitato di prendere spuntiper il mio lavoro a scuola (per esempiol'articolo su don De Agostini mi è statoutile insegnando Geografia) . Ho nota-to in questi ultimi numeri che le letteredei lettori sono pubblicate senza com-menti o risposte da parte della Direzio-ne, mentre alcune volte essi sarebbe-ro necessari o quanto meno utili .In particolare, penso alla lettera delsig . Giovanni Gonnelli pubblicata sulBollettino di Marzo (n . 5), in calce allaquale mi sarei aspettata di vedere al-meno qualche parola di commento .Poiché non c'era, mi permetto di scri-vere qualche osservazione dalla partedegli insegnanti : non so se la prassidella rivista prevede questo dialogo adistanza tra lettori, ma mi sembra giu-sto che su un problema tanto delicatoparlino più voci .Come ho detto, insegno, non nellascuola dell'obbligo ma nel ginnasio,per cui eredito direttamente i ragazziche escono dalla Media . E vorrei pre-cisare questo :1) nessun professore di Religione«respinge» il ragazzo che mitizza l'e-roe, ma, al massimo, cerca di sfumarequesto culto per far emergere appuntoi valori solo apparentemente antieroicidella donazione, dell'amore e della

tolleranza ; del resto nessun professo-re di Storia «respinge» il ragazzo per-ché non prende a modello l'eroe, ma,più banalmente, lo respinge se non sacerte cose, se non mostra certe abili-tà, se non fa certe operazioni .Il nostro compito è di insegnare conte-nuti e tecniche, sviluppare nei ragazzicapacità critica e crescita morale e seun ragazzo viene fermato lungo lastrada, ciò accade perché a nostro av-viso non ha i requisiti per proseguireutilmente in quel momento della suavita, non perché lo pre-giudichiamo inmodo irrevocabile .2) Se il sig . Gonnelli (ex bambino boc-ciato? padre con figlio bocciato? chis-sà) vedesse un po' di statistiche, sirenderebbe conto che, soprattutto alleMedie, le percentuali di bocciati sonoscarse rispetto ai promossi e che ilproblema è semmai il contrario, cioèragazzi mandati avanti con un baga-glio quanto mai scarso .3) A proposito delle fughe da casa esuicidi di origine scolastica, mi per-metto questa ipotesi : questi fatti dolo-rosi non potrebbero essere sintomi an-che di un cattivo funzionamento dellafamiglia? Se un ragazzo fa un gestodel genere può voler dire tante cose :per esempio, che la valutazione nega-tiva della scuola va a rafforzare un ri-fiuto più o meno latente esistente in fa-miglia oppure, come a me accadespesso di constatare, che i ragazzi ar-rivano all'adolescenza assolutamenteimpreparati ad un esito negativo, diqualsiasi genere, ad una frustrazione,ad un atteggiamento di perseveranzae costanza nelle difficoltà . Ogni giornovedo con dolore quanto pesino sui ra-gazzi, proprio per questo motivo, gliinsuccessi scolastici, come sianodrammaticamente ed eccessivamentesentiti . Ma mi chiedo : che cosa è piùformativo per i ragazzi, crescerli conti-nuando ad evitare loro ogni inciampofino a che sono nelle nostre amorevolimani, o prepararli formando oltre chela loro mente con le nozioni anche illoro carattere e la loro capacità di resi-stere? So bene che questa è un'artedelicata, che occorre che i ragazzi«non solo siano amati, ma sentano diessere amati» e so bene che non sem-pre siamo all'altezza di questo compi-to, io per prima . So che gli ideali pos-sono logorarsi, che la stessa esperien-za può diventare un alibi per la ripetiti-vità, che non sempre è facile vedere intrasparenza dietro il volto del ragazzo

quello del Signore . Ma di una cosa so-no sicura : nessuno di noi, neppure ilmeno entusiasta, neppure il meno se-reno va a scuola per opprimere i ra-gazzi, come pensa il sig . Gonnelli .

Prof. Umbertina Amadio, Via del Forte, 3501033 - Civita Castellana (VT)

La Direzione si limita a dare rispostesulla rivista proprio per incoraggiare,come in questo caso, la partecipazio-ne ed il dibattito di più lettori .

Medico offresiSono un giovane medico, di 25 anni,militesente, e da un po' di tempo homaturato la scelta di esercitare la miaprofessione in un Paese in via di svi-luppo, non perché abbia la vocazionedi fare il missionario perché pur es-sendo cattolico io sono laico, ma piut-tosto perché ritengo che qui in Italia lemie energie siano veramente spreca-te, con tutto questo affollamento dimedici, e per me che ho studiato 6 an-ni la Medicina con convinzione e conpassione, ciò è veramente mortifi-cante .E principalmente per questo motivoche ho fatto la mia scelta e per questovi scrivo nella speranza di potermimettere in contatto con chi di dovere .

Dott. Giorgio Brugaletta - medico chirurgoP.za Croce, 9 - 97100 Ragusa .

Ammiratore di Caffaro RoreDa 24 anni sono affezionato lettore delBollettino Salesiano .È vero che nella vita alcuni desideripossono realizzarsi ; nel numero dimarzo del Bollettino infatti ho trovatoun servizio sul pittore Mario CaffaroRore che desideravo conoscere . lo locredevo del secolo scorso ed invececon grande sorpresa vengo a sapereche è del 1910, è vivo e vegeto .Delle sue opere ne sono sempre statoinnamorato. A mio giudizio esse espri-mono ilarità piena, grazia di movimen-ti, finezza di espressioni e manifesta-zione spirituale . Ora chiedo oltre aqueste quattro pagine del numero dimarzo non si potrebbe avere una piùampia documentazione?Fiorini Severino, Via S. Martino 19,

25040 Esine - fraz. Plemo (Brescia)

Le suggeriamo, signor Severino, dimettersi in contatto con il Pittore stes-so (Via Mancini/Torino) al quale giria-mo la sua richiesta .

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THAILANDIA

La prima chiesa nellaprovincia di Pattani

1 22 marzo 1886 mons .ld

IPietro Carretto assistitoa una decina di

sacerdoti salesiani, daiseminaristi della Diocesi, dadue gruppi di suore F.M .A .e Ancelle del CuoreImmacolato ha solennementebenedetto la prima chiesacattolica di Pattani, dedicataall'Arcangelo San Gabriele .La città thailandese èbagnata dalle acque delGolfo del Siam e si trova a100 chilometri dal confinemalese: è il centro del «ThaiMuslim» . L'80% dellapopolazione è di razzamalese e di religionemusulmana. Esiste ancoraun movimento separatistaper la creazione dellaRepubblica di Pattani manon è tanto popolare : perquesto il Governo continua avezzeggiare la popolazionelocale . È di questi anni lacostruzione di una grandemoschea realizzatainteramente a spese delGoverno. Anche i cattoliciora, ma senza alcun aiuto

I Nella foto :i seminaristi delPiccolo Seminario«San Domenico Savio,,insieme a mons .Carretto davanti allanuova chiesa di SanGabriele a Pattani .

governativo, hanno la primachiesa di Pattani .È noto che nel Corano SanGabriele è il Messaggero diDio che porta dal cielo lerivelazioni divine aMaometto. È lo stessoAngelo che portò l'annuncioa Maria: quindi su questipunti, la fede in Dio o Allahe la venerazione per l'AngeloGabriele è possibile che lanuova chiesa realizzi tra ledue religioni un dialogosincero e cordiale .Il primo che approdò aPattani fu don EttoreFrigerio nel 1964, parrocodella vicina città di Yala .Acquistò una casetta dietrola grande moschea e l'adattòa piccola cappella,dedicandola a San Gabriele .Ma il merito di aver credutonella possibilità di realizzareuna vera chiesa spetta a donEnrico Danieli sostenuto asua volta da don GustavoRoosens e dalla buonavolontà dei cristiani delluogo .Oggi la chiesa di Pattani èuna realtà che fa ben sperareper la futura comunitàlocale .

AUSTRALIA

SLe prime vocazioni salesianedelle Isole Samoa

ilivelio Alaalatoa,Paselio Lemalu,Vitolio Tui e

Masimalo Filimaloata hannocompletato il loro noviziatoemettendo la professionereligiosa come salesianiall'Auxilium College c1iLysterfield nel distretto diVittoria, in Australia, il 31gennaio di quest'anno,proprio nel giorno di donBosco. Sono i primi salesianiprovenienti dalle Samoa .I Salesiani attualmentesvolgono le loro funzioniministeriali ad Apia, nelleSamoa Occidentali einsegnano al «MoamoaTheological College» dellastessa città . Saranno prestoraggiunti dai quattroconfratelli samoani, ormaipronti ad operare per iragazzi del luogo .

INella foto :(da sinistra) VitolioTui, Silivelio Alaalatoa,Masimalo Filimaloata,Paselio Lemalu, i primisalesiani di Samoa .

PUn cooperatore dipinge per iragazzi di Città del Messico

apà Alfredo,pensionato, exallievodi Valdocco quando

don Cocco insegnavamatematica, da anni stadipingendo per i ragazzi delMessico .

Nella foto :Los muchachos',

dell'Artigianato diNazareth, Casa perragazzi della strada, aCittà del Messico .

«Quando ritornerà miofiglio, che è sacerdote - haaffermato papà Alfredo -farò un'altra esposizione perraccogliere un po' dispiccioli e darglieli per i suoiragazzi» .A Città del Messico i ragazzisono milioni. Ogni strada,ogni vicolo potrebbe essereun Oratorio . I salesiani

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6 • 1 GIUGNO 1986

hanno aperto, due anni fa,una casa per ragazzi comequelli di Arese. Sonocontenti perché sanno cheanche da lontano c'è chi siricorda di loro .I quadri di papà Alfredosono semplici, di artepopolare : rappresentanocase, cortili, strade,montagne e povera gente,come «les muchachos» . Lì,la vita di tutti i giorni è coltanella sua fresca verità .

BRASILE

L'azione salesiana a Manaus

L e F.M .A. operanodall'anno scorso nelBairro S . José, borgo

di Manaus .Manaus è il cuoredell'immensa Amazzonia,centro di raccolta di ognirazza, città ricca di negozi,supermercati e boutiques conarticoli di moda e di sport,talora assai sofisticati e divalore . Ma basta salire sulprimo omnibus inter-bairrosper arrivare a scoprire doveabitano le migliaia dipersone che popolano lacittà dalle sei del mattinoalle ventidue : la periferia .

Qui si scopre un'altraManaus: l'immagine di unBrasile esploso nella tecnicache però ha favorito solouna minima parte dei suoiabitanti. Così in uno diquesti bairros le F.M.A .hanno avviato un'intensaattività . Lavorano con igiovani per creare unamentalità nuova, una

Nella foto :una via affollata nelBairro S. José .

coscienza critica capace diopporsi alle vicende ingiustee di creare spazi per superarele situazioni inumane che quisono costanti quotidiane. Lacatechesi ha un immediatorisvolto nel concreto : c'è chisi fa «samaritano» quandoin una qualunque via delBairro incontra chi è statoderubato e lasciato mezzomorto sul ciglio della strada ;c'è chi si fa «figlio prodigo»come tante ragazze che sibuttano nell'avventuraattratte da falsi miraggi perpoi ritornare a casa dopoesperienze troppo amare .

Con i bambini poi le F .M.A .condividono le beatitudinidei piccoli e dei poveri .Anche nel Bairro S . José,don Bosco sarà prestoconosciuto come l'amico deigiovani e dei poveri .

AUSTRIA

Incontri di studiovocazionale per giovaniaustriache

V ócklabruck, nel norddell'Austria, è statasede del primo

incontro di studiovocazionale per giovani nonancora orientate sul propriofuturo. Dal 2 al 4 gennaio,con la guida di un Salesianoe di quattro F .M .A . è statafornita un'ampiainformazione sullaevoluzione della vitareligiosa nella storia dellaChiesa, sulla dimensioneteologica della consacrazionesecondo i consigli evangelici,sulla spiritualità salesiana .La vita religiosa salesiana èstata illustrata, nelle sueespressioni concrete e nellesue esigenze formative, daalcune giovani che hannocommentato con interventiscenici i principi esposti dallesuore. In definitiva è statauna preziosa occasione perriflettere sulla vita religiosa eper chiarire la propriasituazione vocazionale .

Nella foto :

Ile ragazze diVòcklabruck chehanno partecipato aitre giorni di studiovocazionale .

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ITALIA

«Peregrinatio Mariae» alCentro Giovanile di Marinadi Pisa

T renta anni fa laMadonna dellefamiglie passavabenigna nelle case di

Marina di Pisa, raccogliendole preghiere e le speranze ditutti i fedeli, come potevaallora affermare il sacerdotesalesiano don Aldo Fantozzi .A distanza di 30 anni, nonessendoci più i salesiani, ilParroco don Giovanni

Nella foto :la statuettadell'Ausiliatrice chepassa di famiglia infamiglia nelle case diMarina di Pisa .

Santucci ha voluto ripeterela stessa iniziativa . Ogni serala Madonna viene portata inuna famiglia dove vieneaccolta con grande gioia ecommozione . Dopo unabreve preghiera si deponel'Immacolata e si consegnaalla famiglia l'itinerario dipreghiera per il giornoseguente. Come ricordo diquesta «PellegrinatioMariae» viene lasciata adogni famiglia una statua diMaria Ausiliatrice di 30 cm .Il pellegrinaggio siconcluderà nel 1987 congrandi festeggiamenti . AMarina di Pisa i salesianinon ci sono più, ma MariaAusiliatrice e don Boscovivono ancora .

Associazione «Amici di DonBosco» in Sicilia

P er iniziativa di ungruppo di ex allievisalesiani è sorta a

Lercara Friddi (Prov . diPalermo), in occasione dellafesta che viene celebrataannualmente in onore di SanGiovanni Bosco,l'Associazione socio-culturale «Amici di DonBosco», alla quale hannoanche aderito insegnanti,educatori e laici militanti inorganismi e gruppi ecclesiali .La nuova associazione siprefigge di realizzareiniziative ed attivitàculturali, spirituali,assistenziali e ricreative,rivolte soprattutto allaformazione interiore ed allaelevazione morale deigiovani .

Biennio estivo perresponsabili religione

9 entrata in vigoredel concordatorinnovato el'intesa raggiunta

fra il Ministero dellaPubblica Istruzione e laConferenza EpiscopaleItaliana ha messo inevidenza fra l'altro lanecessità di una piùqualificata preparazionedegli insegnanti di religione .È proprio per venireincontro a tale esigenza chel'Istituto di Catecheticadell'Università Salesianacontinuando una tradizioneorganizza un biennio estivonel luglio 1986 e 1987dedicato alla figura deldocente di religione per idiversi ordini e gradi .Il corso si terrà a Corvara inVal Badia (BZ) dal 2 al 17luglio 1986 ed è destinata aquanti hanno responsabilitàdi formazione degliinsegnanti di religione .Chiunque fosse interessato sirivolga nelle ore di ufficioalla Segreteria dell'Istituto diCatechetica dell'UniversitàPontificia Salesiana-PiazzaAteneo Salesiano, 1-00139Roma (Tel. 06/8132068-8132041) .

IL MONASTEROE LA CITTÀ

Carissimo,

ho la gioia di condividere con te - con tutti quelli cheseguono questa lettera e che ringrazio profondamente peril bene che mi vogliono - la notizia di un gemellaggio .

Un gemellaggio di preghiera a Palermo . Gli ex allievi del«Don Bosco» e le Suore del Monastero della Visitazione .Un santo in comune, Francesco di Sales . Ma, di più, un bi-sogno di preghiera insieme .

Intimità adorante, contemplazione e vertenza, esperien-za e mistero . Una preghiera nelle strade della città, nellaquotidianità dell'uomo. Una preghiera che si aggrappa al-la contemplazione di queste suore . Salvezza del cuore e deltempo .

Le strade della città come corridoi del monastero . La ce-lebrazione del monastero come una Gerusalemme senzamura. «lo stesso - dice il Signore - sarò un muro di fuo-co all'intorno» .

Ricordo Giorgio La Pira, quest'uomo di pace, di pover-tà, carico di_ futuro, quessto figlio dell'«utopia» evangeli-ca, questo profeta di contemplazione nel secolo : «Perchénon creare nel bilancio della Difesa un capitolo per le effi-cacissime armi nucleari dell'orazione (delle cittadelle del-l'orazione) in Italia e nel mondo? » . E aggiungeva: «La co-sa è più seria e più tecnica di quanto non si pensi» .

Fermata, speranza, comunione . Nel groviglio, nella lot-ta, nel servizio di ogni giorno .

Preghiera. Così come fu preghiera tutta la vita di donBosco, un prete che lavorava tra i suoi giovani come unpazzo, che costruiva, che scriveva, che sembrava compro-messo fino al collo, e che era e rimase sempre uomo di pre-ghiera, di adorazione, affermazione preconciliare di tuttociò che fa veramente Chiesa .

Gemellaggio di preghiera . Una preghiera alle frontieredel duemila . Una preghiera che non rifiuta il tempo, lascienza, il progresso . Una preghiera che unisce la città, illavoro, al presagio, alla contemplazione di queste suore .

Suore che noi ringraziamo, che noi benediciamo . Suoreche, in un mondo segnato dall'assoluta amnesia del viag-gio, costituiscono l'icone, il segno, l'anticipazione del Re-gno futuro in mezzo a noi . Suore dentro le cui mani sta lapurezza del mondo, l'amore che riscatta la terra, la spe-ranza di domani .

Suore con le quali innalziamo a Dio le nostre mani dipreghiera .

Mani di soccorso . Mani aperte al futuro . Mani congiun-te verso l'arrivo .

1 GIUGNO 1986 • 7

a lettera di Nino Barraco

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Il centenario dell'ultimavisita di don Bosco aVarazze

D omenica 16 marzo lacittadina ligure hafesteggiato il

centenario dell'ultima visitadi don Bosco a Varazze nellontano 1886 . Cooperatoried exallievi hannoorganizzato lamanifestazione che si èsvolta con successo per le viedella città. Dopo unasolenne celebrazioneeucaristica all'aperto, si sonoriversati nelle strade piccoli egrandi, senza distinzione,legati in qualche modoall'ambiente salesiano, inuna meravigliosa sfilata riccadi colori, di canti, di danze,di bandierine e striscioni .Così è stata ripetuta quellaindimenticabile giornata dicui parlano con ammirazionele «Memorie biografiche» .Erano presenti il sindacoGiorgio Craviotto, exallievo,don Livio Mazzolo, il dott .Giuseppe Massone, anch'egliexallievo . Nel luogo da dovedon Bosco benedisse ivarazzesi per l'ultima volta èstato posto un artisticomedaglione, opera delpittore Attilio Ravano .

P aul Vanluffelen,trentatreenne belga, èstato ordinato

sacerdote a Roma, nellaChiesa Ucraina di SantaSofia il 25 marzo 1986, nelgiorno del suo compleanno,

Nella foto :don Paul il giornodella sua ordinazionesacerdotale. Gli è afianco il RettorMaggiore don EgidioViganò .

per l'imposizione delle manidell'arcivescovo MyroslavStephan Marusyn, Segretariodella Congregazione per leChiese Orientali . Studente difilosofia all'Università diLovanio, ha trascorso moltianni di tirocinio inThailandia, comemissionario . Attualmenteultimando i suoi studiall'Università PontificiaSalesiana .

sta

SIn costruzione il Museo DonBosco al Colle

ono in corso i lavoriper il Museo dellemissioni salesiane al

Colle Don Bosco .L'architetto don VincenzoGorgone ha optato nellaprogettazione per una rete dipercorsi assai lineare, senzasacche e labirinti, tale daconsentire l'efficaceesposizione del preziosomateriale, risultato daun'attenta e selezionatacollezione estesa a unasecolare evangelizzazionemissionaria salesiana .La sala d'ingresso al piano

Nella foto :I il plastico del museo in fase avanzatadi costruzione .

terreno attraverso immaginiluminose e gigantografieparietali prepara alla visitadell'esposizione .Al primo piano apre ipercorsi una piazzettacircolare con una statua didon Bosco circondato daigiovani, polo centrale dellamostra, attorno a cui ruotal'intero museo, quasi a fareemergere il genio concretodel santo alle prese conun'avventura dalla portataprofetica. Lungo i varipercorsi sono collocate circacinquanta vetrine adaccogliere il preziosomateriale distribuito secondoun criterio geografico ecronologico : il tuttomisuratamente corredato dapannelli-paratie accoglienti lachiave di lettura del museo,il messaggio cioè dellamissione salesiana comerealtà di fede innanzitutto,ma anche come validissimoapporto scientifico perquanto riguarda gli aspettiproto-preistorici, quelli geo-ecologici, culturali,antropologici, storici ereligiosi . Particolari pannelliillustreranno le figure deiprotagonisti, dei missionarisalesiani, con relatividocumenti intorno ai temidelle relazioni tra culturaumana ed evangelizzazione,catechesi e cura pastorale deigiovani, secondo quantoenunciato dalla costituzioneconciliare Ad Gentes . Unacura particolare è stata postaper l'illuminazione dellospazio : la luce infatti cadeverticalmente lungo latraiettoria dei percorsi quasia guidare i passi deivisitatori .

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EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO

SONO MOLTELE STRADECHE PORTANOAL TERZOMONDOLa strategia della lotta alsottosviluppo richiede unapluralità di interventi .Al di là delle polemiche,c'è spazio per tutti coloroche intendono operare conserietà e disinteresse.

1 GIUGNO 1986 • 9

Foto archivio SEI

Rare notizie sulla stam-pa, pressoché totale assenza di im-magini in televisione: sembra pro-prio che, negli ultimi tempi, il TerzoMondo non interessi più gli organidi informazione . Fino a pochi mesifa il clamore dei servizi giornalisticisi alzava altissimo dalle prime pagi-ne dei giornali, dal piccolo schermocasalingo fluivano di continuo im-magini di fame e di disperazione .Ora a dominare è il silenzio . Tuttofinito? Il Terzo Mondo non offrepiù spunti «interessanti»? Certo, lafase acuta della crisi alimentare cau-sata dalla persistente siccità sembrain larga misura superata, le popola-zioni africane non sono più costret-te alle penose migrazioni in cerca dicibo nei luoghi dove si concentrava-no gli aiuti d'emergenza, la gentenon crolla a terra stroncata dalla fa-me. Si sono anzi create le premesseper buoni raccolti, in grado di met-tere al riparo molti Paesi dal rischiodi una nuova fase di penuria, alme-no per l'immediato .

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10 - 1 GIUGNO 1986

Tutto ciò vuol forse dire che sonoarrivati per il Terzo Mondo gli annidelle vacche grasse? Neanche persogno. Vuole solo dire che il TerzoMondo è ritornato alla «normali-tà», alle condizioni che segnano ilsuo «standard» consueto e che han-no nomi precisi : sottosviluppo, sot-toalimentazione, mortalità infantilea livelli di punta, miseria, disoccu-pazione, analfabetismo . In altri ter-mini, nonostante la cappa di silen-zio, il problema del Terzo Mondo èlontano dall'essere risolto, e rimanesul tappeto in tutta la sua dramma-ticità. E sarebbe più drammaticoancora se, oltre che dagli organi diinformazione, esso venisse dimenti-cato dalla coscienza della gentecomune .

Se le enormi difficoltà individualie sociali che affliggono giorno dopogiorno intere popolazioni non fos-sero sentite come proprie dall'interafamiglia umana, e soprattutto daquei membri di essa che sono incondizione di dividere con altri ilpane quotidiano .

A contattocon la realtà

È dovere di tutti mantenere ilcontatto con questa realtà, per me-glio conoscerla . I temi su cui medi-tare, per un coinvolgimento più di-retto, non mancano . E non vannolasciati alle discussioni fra esperti,fra addetti ai lavori . L'opinionepubblica, non solo per l'influenzache può esercitare su coloro che so-no chiamati a prendere decisionioperative, ma anche per maturarepiena coscienza dell'intero proble-ma, deve partecipare al dibattito,esprimere propri giudizi. Un temadi particolare rilievo, su cui voglia-mo fornire qui qualche elemento divalutazione, è senza dubbio quelloche tocca il modo, o i modi, di af-frontare e tentare di risolvere il pro-blema del sottosviluppo e della fa-me. Esiste una ricetta provvista digenerale validità? Se si osserva l'ar-co delle proposte che, sull'aiuto allosviluppo, vengono avanzate, dellestrategie adottate o raccomandate,è giocoforza arrivare a una risposta

negativa: no, una ricetta valida pertutti non esiste .

Proposte, posizioni, strategie,metodologie di lavoro : quante so-no? Molte, moltissime, c'è chi diceperfino troppe . Non pretendiamoqui di elencarle tutte, ci basterà ci-tarne alcune, le più significative, ascopo di esemplificazione . Volendopartire dall'alto, è d'obbligo ricor-dare le grandi organizzazioni inter-nazionali, quelle che fanno capo al-le Nazioni Unite o alle vaste realtàregionali, come la Comunità econo-mica europea . Queste organizzazio-ni, per la loro stessa natura, indiriz-zano gli sforzi verso l'aiuto multila-terale : sollecitano, cioè, i Paesi ade-renti a dare il proprio contributo e,attraverso le agenzie specializzate(FAO, Organizzazione mondialedella sanità, UNESCO ecc .), gesti-scono poi i fondi raccolti, puntandoall'attuazione di progetti-pilota af-fidati a équipes di esperti . Il fine ul-timo è quello di dire alle popolazio-

ni e ai governi locali : ecco, vi faccia-mo vedere che cosa si deve fare perrendere più redditizia l'agricoltura,migliorare la commercializzazionedei prodotti, intraprendere attivitàindustriali, tutelare la salute dellagente, ecc .

Dal grande al piccolo, ovvero daimegaprogetti alle microrealizzazio-ni. A quest'ultimo settore si dedica-no in genere le cosiddette organizza-zioni non governative (ONG), fon-date sul volontariato, laico ma so-prattutto di ispirazione religiosa,con un retroterra finanziario che siappoggia sul contributo di singolepersone . La loro «filosofia» è linea-re: mentre ai «piani alti» si discutesu come attivare il processo di svi-luppo, noi - essi dicono - ci rim-bocchiamo le maniche e scaviamoqui un pozzo per fornire di acquaun villaggio, costruiamo là un di-spensario, o una scuola, o un silosper conservare i prodotti . Nienteburocrazia, ma, al contrario, il con-

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tatto diretto con la gente, per otte-nerne la partecipazione, indispensa-bile elemento di crescita comune .

La culturadei popoli

A mezza via ci sono i governi ditaluni Paesi che, per ragioni di varianatura (politiche, economiche, diprestigio) non tutte confessabili,preferiscono affidarsi all'aiuto bila-terale, che instaura un rapporto im-mediato fra chi dà e chi riceve l'aiu-to, ma a livello di governi. Entranoinoltre nell'arco delle diverse pro-poste, ad allargarne ulteriormentel'ampiezza, coloro che all'aiuto for-nito sotto qualsiasi forma, preferi-scono, ai fini dello sviluppo, far le-va sulle risorse degli stessi popoliche versano oggi in condizioni di bi-sogno . È, questa, la tesi fatta pro-

pria soprattutto da singoli esperti,convinti che i due decenni dedicatiallo sviluppo secondo i metodi tra-dizionali dell'aiuto tecnico e finan-ziario, presentino un bilancio so-stanzialmente negativo . Uno di que-sti esperti, il francese Renè Lenoir,ha consegnato a un libro («Il TerzoMondo può nutrirsi», edizione Vitae Pensiero, Milano), una sintesi diquesta tesi, sostenendo che la condi-zione di un efficace sviluppo sta nelrispetto e nella valorizzazione di«due tesori» nascosti in ciascunodei Paesi sottosviluppati : il patri-monio culturale dei singoli popoli (ecioè le loro tradizioni, i loro costu-mi, ecc .) e la forza-lavoro disoccu-pata. Non è con modelli di stampooccidentale, sostiene Lenoir - econ lui una schiera di conoscitoridel Terzo Mondo - che si risolvo-no i problemi del sottosviluppo . Alcontrario, sono le comunità locali,con la valorizzazione e il sostegnodelle radici culturali, che possono

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realizzare l'avvio di uno svilupponon precario, capace di coinvolgerel'intera struttura statuale e soddi-sfare le esigenze della gente .

Questi cenni molto sommari aidiversi modi di porsi davanti al pro-blema del sottosviluppo, anche senon esauriscono di certo il ben piùampio panorama delle proposte edegli orientamenti, dovrebbero es-sere sufficienti a dare un'idea dellarealtà che stiamo esaminando . Unaprima considerazione : sarebbe inge-nuo accordare a tutte le diverse po-sizioni un uguale tasso di disinteres-sato slancio di generosità verso i po-poli del Terzo Mondo . Dentro alcu-ne di esse tendono a inserirsi inte-ressi di gruppi o di governi, che nul-la hanno a che vedere con la lotta alsottosviluppo. Gruppi o governi -bisogna aggiungere - che non ap-partengono a uno solo dei versanti,quello, generalmente sotto accusa,dei Paesi «ricchi» . Anche nei Paesiverso cui affluiscono gli aiuti si col-

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gono non di rado chiari segni di uti-lizzazione a fini tutt'altro che diportata generale delle risorse resedisponibili dall'intervento interna-zionale .

Plemicheparalizzanti

Il problema si fa ancora più spi-noso se i sostenitori delle varie tesi oproposte si ostinano a considerarela propria come la migliore in asso-luto, negando ogni validità a quelledegli altri . È, questo, il momentodella lite, della polemica spesso pa-ralizzante. Ne abbiamo un esempioclamoroso anche in Italia, dove lalegge 73 che ha stanziato 1900 mi-liardi per la lotta contro la fame staesaurendo la sua breve vita sepoltasotto una valanga di critiche che in-vestono i metodi di gestione e i cri-teri di distribuzione del denaro, nonsenza aver avviato uno scontro

Foto archivio SEI

aperto fra il gruppo chiamato a ge-stire il Fondo Aiuti Italiani (FAI) ela struttura permanente per la coo-perazione allo sviluppo istituitapresso il Ministero degli esteri . Manon è questo il solo caso . Le grandiistituzioni internazionali sono presedi mira da quanti ne criticano la cre-scita elefantiaca e l'eccesso di buro-cratizzazione con relativa dispersio-ne dei fondi disponibili . I piccoligruppi di volontariato' sono a lorovolta considerati velleitari da quantigiudicano che la costruzione di cen-to pozzi per l'acqua non risolveran-no i grandi problemi del sottosvi-luppo. Così come non mancano icritici severi dell'aiuto bilaterale, vi-sto come mezzo utilizzato dagli Sta-ti per vantaggiosi affari, compresiquelli legati a doppio filo al com-mercio delle armi .Di fronte a questo variegato e

complesso panorama si fa tuttaviastrada, anche se a fatica, ma con laforza che nasce dalla realtà concre-ta, la convinzione che il problema

dello sviluppo non ha una sola fac-cia, che bisogna aggredirlo da piùparti. Il passato è lì a testimoniareche se ci si mette su una sola stradasi va dritti al fallimento . E ciò per lemolteplici realtà che sono al fondodel sottosviluppo . Raggiungere que-sta consapevolezza vuol dire adotta-re una strategia che tenga nel giustoconto le numerose implicazioni diun serio programma di sviluppo .Vuol dire mettersi finalmente incondizione di cogliere delle singoleproposte ciò che di buono e di utileesse offrono, naturalmente entro unquadro coordinato e programmato .Ciò comporta l'abbandono dellapretesa di monopolizzare un settoreche sfugge, per sua stessa natura, adogni forma di monopolio .

Nessuno può negare l'utilità diesperti capaci e preparati al serviziodi progetti organici di grandi di-mensioni, così come è innegabile ilserio lavoro svolto dagli organismidi volontariato impegnati sul cam-po a fianco delle popolazioni biso-gnose . Sarebbe un errore ignorarel'apporto degli istituti internaziona-li così come si commetterebbe un er-rore trascurando di utilizzare le for-ze e i valori delle culture locali . Sisbaglierebbe strada rifiutando di ri-conoscere l'utilità degli aiuti d'e-mergenza di fronte a situazioni dicrisi acuta, così come si commette-rebbe un analogo errore rifiutandodi collegare per quanto è possibilequesti aiuti a realizzazioni di svilup-po a lungo termine. E via di seguito,a sottolineare che in questo campoc'è spazio per tutti coloro che agi-scono con onestà di intenti e con se-rietà di programmi .

Il quadro, così come oggi lo si co-glie, può non apparire confortante .Ma ciò non deve indurci alla fuga, oalla tentazione di ritirarci . Ce lo im-pediscono le sofferenze di milioni dipersone alle prese con la miseria, lasottoalimentazione, la malattia, l'i-gnoranza. Ciascuno è chiamato afare la sua parte, per modesta chesia, contribuendo come può a ren-dere il più efficiente possibile losforzo diretto ad aiutare chi è nel bi-sogno . Solo a questa condizione sa-rà possibile pretendere da chi operasul campo il massimo dell'efficienzae le scelte più idonee .

E]

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EVANGELIZZAZIONE E SVILUPPO

Le missioni

CENTRI DI SVILUPPO SiMA TESTIMONIANDOIL NOME DI CRISTO

Torino . La conoscenzadell'Africa e dei suoi problemi è co-sa complessa . Ecco perché ogni ap-porto conoscitivo diventa utile edinteressante .

Approfittando della venuta inItalia per un breve periodo di riposodi don Dario Superina, missionarioa Siakago in Kenya, l'abbiamo in-tervistato per approfondire con luialcuni aspetti dell'evangelizzazione

Dopo sette anni un missionario torna in Italia per un breve periododi vacanza. Ecco di cosa abbiamo parlato.

africana. Gioviale e rubicondo co-me un californiano e facondo comeun partenopeo, don Dario Superi-na, che in realtà è un piemontese di48 anni, si trova in Kenya da quasisette .

D . Chi è il «missionario»?Anche la stampa non specializza-

ta e laica guarda con attenzione aimissionari considerandoli per lo più

Don Dario Superina tra∎ i suoi parrocchiani

1 GIUGNO 1986 - 13

promotori di sviluppo . Tu come de-finisci te stesso? Chi ti senti diessere?R. La parola «missionario» mi è

sempre sembrata qualcosa digrosso .

Sono stato in Italia fino a 42 annied ho sempre sentito parlare deimissionari come di «eroi del terzomondo» o come «le uniche personeautentiche». In realtà personalmen-

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VUOIRICEVERE

Il. BOLLETTINOSALESIANO?Dal lontano 1877

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Il Bollettino SalesianoDiffusioneCasella Postale 909200163 ROMA

te mi sembra d'essere un prete checome prima ha lavorato in Italia og-gi lavora in Africa . Non mi sento népiù autentico né più eroico . Sonoun prete che lavora in Africa ed èlogico che per le particolari condi-zioni di questo continente la promo-zione umana resta un passaggioquasi obbligato dell'evangelizzazio-ne. Per quanto poi riguarda la fidu-cia della gente nei nostri confrontipenso che essa nasca dal sapere chel'unico interesse che ci spinge ad an-dare in Africa è Gesù Cristo . Lagente è così sicura che gli aiuti invia-ti finiscono veramente ai poveri .Portiamo una promozione umanaed offriamo al tempo stesso, per chila vuole accettare, una evangelizza-zione nel nome di Gesù Cristo .

D. Chi « va» in Africa che tipo dipreparazione deve avere?

R. Premesso che la conoscenza ènecessaria (lingua, storia, cultu-ra . . .) direi che bisogna acquisire in-nanzitutto la capacità d'amare lagente africana . È l'unico linguaggioveramente capito dagli africani . Diesperti per l'Africa se ne incontranomolti eppure non tutti possono rac-contare un episodio come questo .

Nei primi tempi del mio arrivo inKenya al termine di una funzionedomenicale mi si presentò un vec-chietto indossando un logoro paltògiunto da quelle parti chissà da qua-le guardaroba occidentale . Portava

Nuclei familiari all'Uhuru Park diNairobi in occasione delCongresso Eucaristico

un paio di occhiali da saldatore masenza vetri. Volle dirmi soltantoquesta frase : tu non sei un «bian-co » ma un «padre» .

La prima cosa da dire a chi vienein Africa è questa: metti in un can-tuccio la tua preparazione e conmolta umiltà cerca di imparare tut-to amando ed accettando gli africa-ni per quello che sono . . . anchequando non corrispondono alle bel-le, tenere faccette nere riportate sul-le copertine delle riviste missio-narie .

tJ antico continentecon molti problemi

D . In Africa il cristianesimo devefare i conti spesso con usanze e tra-dizioni opposte al suo modo di pen-sare . E il caso della poligamia . Co-me si affronta pastoralmente questoproblema?

R. Il problema della poligamia èuno dei tanti che affliggono l'Afri-ca . Ciò non significa che la Chiesanon lo segua con attenzione . Pro-prio l'anno scorso si è celebrato aNairobi il Congresso Eucaristico In-ternazionale che ha avuto per temaproprio la famiglia .

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Per quanto riguarda la zona doveio opero, la poligamia è in rapidadiminuzione e questo perché essa èlegata ad un tipo di società in nettadecadenza. Il problema va visto nelcontesto generale della famigliaafricana che si vede accerchiatasempre più da modelli consumisticio comunque ispirati da egoismo .

Da un punto di vista più propria-mente pastorale poi c'è da dire cheil poligamo non può diventare cri-stiano e perciò il problema restainsoluto .

D. E il tribalismo?

R. Anche il tribalismo è uno deigrossi problemi africani anche se isuoi riflessi ecclesiali sono oggi rela-tivi . All'origine del problema, che èpolitico, c'è il più delle volte il fattoche i confini fra molti stati furonocreati con un righello e a tavolino .Si ha così il caso che gente dellastessa tribù viva in luoghi e nazionidiverse. Tutti i Paesi dell'Africa subsahariana sono travagliati da questoproblema. Per quanto riguarda ilKenya basta pensare che sul suo ter-ritorio vivono ben 72 tribù alcunedelle quali in comune con le altrehanno pochissimi elementi per nondire niente . La chiesa è chiaramenteimpegnata a combattere il tribali-smo almeno nelle sue forme piùeclatanti e passionali .

Rrroco a SiakagoD. Tu sei parroco a Siakago, in

Kenya. Quali problemi umani e pa-storali vi si incontrano?

R. Se vogliamo parlare in gene-rale ci sono tutti i problemi dell'A-frica: evangelizzazione, incultura-zione, mantenimento della fede cri-stiana per chi ce l'ha, sacramenta-lizzazione .

Nella parrocchia di Siakago ci so-no dodicimila battezzati su una po-polazione di oltre trentamila . Unterzo sono cristiani protestanti e glialtri animisti . La prima evangelizza-zione è dunque il problema piùurgente .

Del resto è questo un-momentoparticolarmente propizio per l'an-nunzio cristiano . Il popolo africanoè veramente aperto e disponibile neiconfronti del cristianesimo . Non ècome in Asia dove le conversioni alcristianesimo sono molto lente .

D. I tuoi parrocchiani che co-scienza hanno di essere chiesa?

R. Il fatto di essere battezzati èuna cosa a cui tengono moltissimo .Anche il solo fatto di avere un nomecristiano li esalta .

Il cristianesimo in generale hauna grossa attrattiva propria delle

i Abitazioni a Siakago

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realtà nuove. È chiaro che la consa-pevolezza ecclesiale deve maturare .Per loro certamente è anche una ele-vazione sociale. In fondo il cristia-nesimo africano è una pianta conradici giovani . Esso merita com-prensione perché molti battezzatihanno dovuto lasciare antiche tradi-zioni ed usanze .

D. Fino a che punto nelle con-versioni influisce il fatto che il cri-stianesimo è espressione disviluppo?

R. Direi che c'è una maturazioneanche in questo . A livello ecclesialesta crescendo una fede più matura eprofonda mentre da parte dei vesco-vi si incoraggia il sorgere di comuni-tà ecclesiali di base .

D. Come vedi la tua opera aSiakago?

R. Siamo certamente un grossofattore di sviluppo .

Basta dare un rapido elenco delleattività sociali per rendersene con-to : un asilo con cento bambini, un

O Ragazze Masai

dispensario frequentato da più dicento persone al giorno mentre nelvicino ospedale governativo non cisono medicine o, se arrivano, spari-scono immediatamente, distribuzio-ne mensile a più di mille mamme dicibo, olio e latte . Prima di venire inItalia abbiamo distribuito cinquetonnellate di grano e fagioli destina-ti alla semina e quanto prima avvie-remo un centro di educazione do-mestica per le ragazze .

La nostra missione è dunque uncentro di sviluppo . Ed a tal proposi-to mi si consenta una polemica. Inmateria di sviluppo le missioni sonoin prima fila anche se ad esse inco-minciano ad affiancarsi alcune or-ganizzazioni governative e laiche .

Proprio prima di partire ho vistoche a Nairobi ed a Mombasa vende-vano riso italiano con tanto di eti-chetta nei negozi . Da dove proveni-va? Da una nave della pur beneme-rita Croce Rossa Italiana, mi hannodetto. Il riso che arriva nella miamissione - lo posso garantire -non finirà al mercato libero di Nai-robi .

G. C .

M Pasqua a Siakago

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VITA SALESIANA

La scuola agraria di Lombriasco

COL TEMPOE CON IL POMA ANCHECON IL BITVisita all'unica scuolaagraria salesiana d'Italia .Tradizione e competenzama soprattutto amore aicampi e ai giovani.

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Lombriasco . Poco me-no di trenta chilometri lungo la stra-da che da Torino porta a Saluzzo edecco Lombriasco, una manciata dicase attorno ad un campanile lungola riva sinistra del Po .

Abitanti? Meno di mille .«Lombriasco - ha scritto don

Saulo Capellari, direttore per moltianni della locale casa salesiana edoggi appassionato "cantastorie"delle sue memorie - un tempo terraacquitrinosa per il fiume morto inlente sedimentazioni, oggi zolla fe-race, è bellissimo quando non c'è lanebbia, quando non fa freddo,quando non fa caldo, quando nonc'è la pioggia .

Lombriasco è un dono del Po» .Ebbene, sono andato da quelle

parti in un pomeriggio luminoso e

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dorato del mese di aprile allorché gliultimi raggi di sole a malapena rie-scono a filtrare i lunghi filari dipioppi della zona ed i rintocchi lievid'una campana dicono quanta sere-na pace può tutt'ora dare la cam-pagna .

Qui, a Lombriasco, ha sede l'uni-ca scuola agraria salesiana d'Italia .

Sorta, come tant'altre, a cavallofra l'Ottocento e il Novecento,quando l'agricoltura visse una dellesue ricorrenti crisi e uomini lungi-miranti seppero reagirvi, questascuola ha oggi il blasone degli anti-chi colleges o, se vogliamo, dei vinidoc .

sente tenace

Quella che nel 1906 era la « Scuo-la d'agricoltura S . Isidoro», fruttodella volontà del direttore don Giu-seppe Lazzero è oggi una complessaopera salesiana con scuola media edistituto tecnico a doppio indirizzo :agrario e geometra .

Attualmente è diretta da don Ta-rasco Genesio, un giovane salesianolaureato in agraria con una tesi sul-

L'evoluzione della scuola diLombriasco di pari passo conl'evoluzione dell'agricoltura

l'allevamento delle microalghe perla produzione di metano biologico .Ne è preside don Carlo Bianchi, unsalesiano ingegnere civile laureatocon una tesi sugli impianti d'irriga-zione di Cumiana, altra località pie-montese dove fino a qualche annofa esisteva una scuola agraria sale-siana .

Con loro c'è tutta una pattugliadi salesiani, anziani e non, e di laici,per lo più exallievi della stessa scuo-la, la cui passione e competenza perl'agricoltura sono tali da far pensa-re, riandando anche alle pagine delBollettino Salesiano di quegli anni,a don Carlo Baratta, a Stanislao So-lari e al nutrito cenacolo della «Ri-vista dell'agricoltura» che vide fragli altri suoi collaboratori anchedon Francesco Rastello ed il servodi Dio don Vincenzo Cimatti .

E del resto senza l'impegno ditanti pionieri questa scuola proba-bilmente non avrebbe resistito . Unalapide a Lombriasco ricorda donGiovanni Pellegrino, direttore degli

Anni Quaranta che destreggiandosiabilmente fra Superiori religiosi,autorità politiche e scolastiche, sep-pe trasformare la scuola in istitutotecnico per periti agrari e geometri .Tra i salesiani defunti che per que-sta scuola hanno lavorato e soffertomeritano un ricordo, fra gli altri,don Mario Ghiglieno, affettuosa-mente chiamato da tutti don Ghi,già direttore del dinamitificio Nobeldi Avigliana e per anni geniale pro-fessore di chimica, don Augusto Ri-naldo, botanico d'eccezione e il dot-tor Giuseppe Lorenzone, zootecni-co zelante e sacrificato .

ha disponibilità deglialunni

Nel complesso salesiano di Lom-briasco vivono oggi 383 ragazzi. Daqualche anno tuttavia la media èaperta anche alle ragazze . Il Tecni-co agrario è frequentato da 144 al-lievi che in massima parte sono con-vittori; gli altri seguono il corso pergeometri .

Ma per fare una scuola agrariacosa ci vuole?

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Risponde, senza esitazione, ilpreside don Bianchi il quale con lapresidenza ha anche una regolarecattedra d'insegnamento .

«Ci vuole - dice - la terra e lacompetenza da parte di chi la devegestire e poi ci vuole anche una zonache sia adatta alla scuola agraria .Non avrebbe senso fare una scuoladistante centinaia di chilometri dalbacino d'utenza. » .

Che tipo di ragazzo frequentaLombriasco?

«La scuola superiore - rispondeancora don Bianchi - è in massimaparte frequentata da ragazzi cheprovengono da ambienti rurali . Sol-tanto il 40% proviene dalla città . Lascuola media invece raccoglie ele-menti della stessa cittadina e dellefrazioni vicine» .

Ma perché l'indirizzo agrario èabbinato a quello edile?

« I due titoli, geometri e peritiagrari, offerti dalla scuola copronotutto quello che riguarda la proprie-tà privata, rurale e civile, e quindisono due titoli che si compenetranobene l'uno con l'altro e possono es-sere sopportati dalle strutture dellascuola» .

Più che dal corso per geometri, lacuriosità del cronista è attratta dalcorso per periti agrari . C'è poi unaltro aspetto che incuriosisce .

Sono questi ragazzi «chiusi» inCollegio .

Il direttore don Tarasco spiega :

I Immagini dell'attività agricolo-scolastica di Lombriasco(Le foto di questo servizio sonodella SAF)

1 GIUGNO 7986 • 19

«Sebbene l'internato sia impostatoalla maniera tradizionale - a Lom-briasco esistono ancora le grandicamerate ed i grandi saloni per lostudio e per la mensa - dal puntodi vista educativo non abbiamogrosse difficoltà . Del resto i ragazzivanno spesso in famiglia» .

«E poi - aggiunge il preside -sono ragazzi immediati, privi digrilli e aperti alla collaborazione» .

E gli educatori salesiani?«Ci sentiamo pienamente realiz-

zati - risponde ancora il preside .Rispetto ad altri ambienti educativiabbiamo anche la fortuna di poterincontrare immediatamente l'inte-resse dei ragazzi . Partendo da que-sti interessi concreti non ci riescedifficile stabilire un rapporto auten-ticamente familiare» .

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20 - 1 GIUGNO 1986

]\Totevoll attrezzaturedidattiche

La scuola dispone di attrezzaturedidattiche notevoli : laboratorio difisica, centro di calcolo - il compu-ter qui è di casa ed il suo bipbip è fa-miliare all'orecchio di tutti - salad'agricoltura, museo naturale,erbario .

«Quest'erbario - mi dice il diret-tore con un pizzico di compiacimen-to - ha un raro valore scientifico enon pochi studenti universitari ven-gono per ricerche e tesi» .

In realtà a Lombriasco ogni albe-ro, ogni pianta delle tante che si ve-dono allineate per i 18 ettari di ter-reno della scuola rappresenta unostrumento didattico» .

«Le stesse piante attorno alla sta-tua dell'Ausiliatrice - mi fa notaredon Tarasco - rappresentano per iragazzi un concreto esempio di giar-dino con alberi ad alto fusto» .

C'è poi l'azienda .Essa si esprime in tutte le specia-

lizzazioni del campo agrario : coltu-re estensive, allevamento bovino,allevamento avicolo, mangimistica .

Visitarla è un piacere: «Vedequella mucca? », mi segnala il diret-tore, «in piena lattazione produce

∎ La stalla della scuola diLombriasco

25 litri di latte al giorno» . La stessaproduzione annua di mais non è dadisprezzare : 17 mila quintali diprodotto .

Un campo, insomma «accorpa-to» al massimo dove il ragazzo puòvedere e imparare di tutto : dalla ra-ra esotica pianta cinese al nostranoligustro .Ma, domando, i soldi per una

scuola siffatta?La retta media annua di un ragaz-

zo «collegiale» è di tre milioni emezzo e certamente non è sufficien-te ad evitare un bilancio in rosso .

«II segreto - risponde ancora ildirettore - sta negli stessi salesianiche lavorano e si danno da fare. Vo-glio in particolare ricordare tre sale-siani coadiutori .

Uno è il signor Zampieron Fran-cesco: è qui da quarant'anni e sipreoccupa della selezione di stalla edel settore avicolo ; ci sono poi il si-gnor Tonini Vincenzo e il signor Ri-gotti Vito . Questi tre salesiani coa-diutori in pratica sostengono tutto ilpeso del lavoro di manutenzione or-dinaria e della gestione dell'aziendache pur essendo strutturata e conce-pita a servizio della scuola, ha unavita un po' autonoma» .

Gli exallieviA Lombriasco come in ogni casa

salesiana ci sono gli exallievi ; esper-ti in agricoltura che hanno studiatoa Lombriasco è possibile trovarli unpo' dappertutto, nelle Facoltà diAgraria, al CNR, in grandi aziende .Ma è possibile trovarli soprattuttoin mezzo ai campi proprietari e nondi piccole aziende che tramandanonel tempo - «Col tempo e con ilPo» è appunto intitolato il giornaledi collegamento curato da don Ros-si e da don Capellari - non soltan-to i segreti della coltivazione di uncampo ma anche gli autentici valoridella vita appresi alla scuola di DonBosco .

Pur essendo proiettata nel futuroinformatico la scuola di Lombria-sco con la sua austerità ha il saporedelle cose antiche .

Ed in realtà di cose del passato,qua e là è possibile anche vedernequalcuna . Una antica, quasi scolo-rita, meridiana ad - esempio dovecon l'ora è possibile leggere unframmento di antica saggezza . Vi silegge infatti: tempus ager meus . Uninvito all'operosità e alla concretez-za evangelica .

Giuseppe Costa

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VITA SALESIANA

PER TROPPIRAGAZZIMALTRATTAMENTIE PERCOSSE

1 GIUGNO 1986 - 21

Il fenomeno dellaviolenza nei più debolie indifesi dilaga nelmondo. L'iniziativa di«Radio Don Bosco» inuna parrocchia romanaper contrastare la piaga.

Roma. Li picchianosenza misericordia, li maltrattano,esercitano su di loro forme di inau-dita violenza. Le vittime? Sembraincredibile, ma sono i bambini, gliesseri più deboli e indifesi . Li sfrut-tano, li comprano e li vendono, lispingono a elemosinare o a delin-quere ai margini delle strade . Le vit-time sono ancora loro, i bambini .Sono arrivati al punto di farne deglischiavi . No, non avete letto male .Abbiamo proprio scritto «schiavi» .È accaduto . E non in una remotacontrada ridotta allo stato barbari-co, ma qui da noi, in Italia . Pochimesi fa, a Milano, per spedire incarcere una settantina di loschi indi-vidui accusati di aver attivato untraffico di ragazzi jugoslavi, com-prati e poi costretti al furto e all'ac-cattonaggio, il magistrato si è ri-chiamato all'articolo 600 del Codicepenale, che dice : «Chiunque riducein schiavitù o in una condizioneanaloga alla schiavitù, è punito conla reclusione da tre a quindici an-ni» . E difatti, che cos'erano se nonschiavi quei poveri ragazzi strappatialla loro terra, addestrati al furto oa chiedere l'elemosina e puniti conferocia quando alla sera tornavanocon un bottino giudicato troppomagro?

Ma chi sono i violenti, i seviziato-ri? Chi maltratta, chi riduce inschiavitù? Gente spietata, senzascrupoli, priva di ogni senso diumanità, certo . Ma anche - e qui

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nasce un altro sconcertante motivodi incredulità - genitori, le madri ei padri degli sfortunati ragazzi . Nonsi pensi che ci stiamo occupando diun fenomeno marginale, di modestedimensioni . Al contrario, siamo difronte a una piaga di ampiezzainimmaginabile, che coinvolge mi-gliaia di bambini . E che, per di più,è in allarmante aumento . Che cosafa la società per contrastare il feno-meno? Ben poco, specialmente nelnostro Paese, dove, per ammissionedegli stessi responsabili dell'Ammi-nistrazione della giustizia minorile,siamo indietro di almeno 15 anni ri-spetto al resto del mondo occiden-tale .

lVecessitcì di agireNella parrocchia salesiana San

Giovanni Bosco, a Roma, debbonoessersi detti che limitarsi a leggeresui giornali articoli che raccontanodi maltrattamenti ai bambini, ma-gari indignarsi, avvertire un sensodi rivolta, non può contribuire in al-cun modo a risolvere l'angosciosoproblema. Se lo son detti, in parti-colare, il parroco don Luciano Pan-filo e uno dei collaboratori di «Ra-dio Don Bosco», Umberto Casella .Ha preso così vita un'iniziativa, chesi propone di offrire alla gente unostrumento su cui far leva per dareun contributo alla risoluzione del

problema. Nessuna pretesa di rad-drizzare la gambe al mondo, natu-ralmente. Con più modestia, l'ini-ziativa vuole ottenere un ampiocoinvolgimento del pubblico, solle-citando più attenzione sulla condi-zione del bambino, invitando allariflessione sul triste fenomeno deimaltrattamenti, e, indirettamente,esercitando una pressione sulle isti-tuzioni perché diano le risposte chead esse competono . È così nata laproposta di istituire la Giornata delbambino, da celebrare ogni anno il31 gennaio, festa di San GiovanniBosco .

«Intendiamoci subito - dice Ca-sella -, niente a che vedere con levarie "giornate" per mamme, pa-pà, fidanzati eccetera, tutta robache, all'insegna del consumismo,viene sposata dall'industria a colpidi scatole di cioccolatini e di botti-glie di alcool, con tutto l'apparatopubblicitario a suonare la grancas-sa. La Giornata dal bambino noil'abbiamo concepita proprio in sen-so contrario, direi anticonsumisti-co, privilegiando i valori di vita cheil bambino stesso, per primo, rap-presenta. Noi proponiamo un mo-mento di riflessione ai genitori, aglieducatori, agli operatori culturali,alle istituzioni sociali» .

E i bambini? «Ai bambini voglia-mo far vivere una giornata di gioia,mediante incontri, rappresentazioniteatrali, recite di poesie, mostre didisegni, rassegne di documenti, sen-

za trascurare il momento della pre-ghiera . Il tutto nell'intento di svi-luppare nei ragazzi una cultura dipace, favorire nei genitori l'apprez-zamento dei valori della vita controogni violenza fisica e psicologica,individuale e di massa . Del resto -aggiunge Casella - che l'iniziativasia nata in una parrocchia salesianala dice lunga sulle nostre intenzioni,dato che Don Bosco è stato l'educa-tore per eccellenza e la sua opera sirivolga in modo specifico ai ragazzie ai giovani» .

Violenze psicologicheSul bisogno urgente, nella nostra

società violenta, di una educazioneai valori di pace e di non violenza,nessuno oggi nutre dubbi. Nel parti-colare settore dei minori, il fenome-no dei maltrattamenti sta addirittu-ra dilagando in ogni parte del mon-do, anche se con caratteristiche di-verse. Manca spesso la possibilità diquantificarlo statisticamente, maun qualunque medico d'ospedalepotrebbe raccontare di bambinigiunti al pronto soccorso con i segnidi percosse brutali, con arti frattu-rati da colpi di bastone, occhi pestie perfino bruciature di sigarette . Idati statistici mancano anche perchéle violenze fisiche ai danni dei bam-bini fra le mura domestiche sonospesso interpretate - dagli stessi sa-

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nitari - come effetti di un metodoeducativo che prevede l'uso dellaforza . In qualche caso forse si esa-gera, sembrano pensare in molti,ma quando occorrono due ceffonici stanno bene . Solo che sono ceffo-ni che portano il ragazzo all'ospe-dale (e qualche volta i genitori inQuestura) . E così, a furia di «esage-razioni», ogni anno - secondo datiforniti da associazioni per la prote-zione dell'infanzia - in Italia nonsono meno di 15 mila i bambini frauno e 14 anni che sono vittime diabusi fisici, violenze, maltrattamen-ti e minacce .

Ma i ragazzi subiscono violenzenon solo fisiche . Tra la merce invendita presso quei ricettacoli diperversione che sono i porno-shop,ci sono riviste e videocassette cheutilizzano come attori i ragazzi .Rapporti dell'ONU, di associazioniinternazionali contro la violenza aiminori, o delle polizie di tutto ilmondo testimoniano di questo atro-ce sfruttamento, messo in atto alloscopo di produrre materiale porno-grafico . Speculatori sprovvisti diogni senso di umanità non si arre-stano neppure di fronte alle più tra- i ragazzi della stradagiche conseguenze della loro ignobi-le attività . Due anni or sono fecescalpore il caso della bambina olan-dese di sei anni, Thea, uccisa dalladroga che le era stata somministrataper poterne filmare gli effetti .

Se questo è un caso limite, nonmancano situazioni che possono ap-

parire innocue ai genitori, ma che inrealtà contengono una esplosiva ca-rica di violenza psicologica. Pensia-mo ai bambini che vengono intro-dotti in spettacoli televisivi al preci-so scopo di farne delle «mini-stars»sfruttate poi per contribuire al suc-cesso di un programma . I danni diun protagonismo precoce sonospesso incalcolabili, e troppe madrinon se ne rendono neppure conto,occupate solo a guadagnare per i lo-ro figli le luci della ribalta . I bambi-ni sono sempre più largamente uti-lizzati dalla pubblicità, occhieggia-no dai manifesti agli angoli dellestrade o ammiccano dagli schermitelevisivi, occupati a rendere piùcredibili presso i loro coetanei, ac-caniti fruitori di pubblicità, un pro-dotto commerciale . Si realizza cosìuna forma di violenza psicologica adoppio senso . Si fa inoltre violenzasui bambini propinando loro a dosimassicce ogni forma di brutalità at-traverso le televisioni, perfino con icartoni animati .

Tutte forme, queste, che trovia-mo sempre più diffuse nella nostrasocietà. Se ci spostiamo nei Paesidell'America Latina, dell'Asia, del-l'Africa, dove domina la miseria, ilfenomeno della violenza sui bambi-ni si chiama lavoro minorile, prosti-

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tuzione, abbandono in mezzo allastrada. Quest'ultimo fenomeno èparticolarmente diffuso in SudAmerica. Nel solo Brasile si calcolache non meno di 30 milioni di bam-bini vivano per la strada, e nellastrada cerchino cibo e rifugio, amendicare o braccati dalla polizia acausa dei furti commessi .

Il problema è immenso . Spaventail solo evocarlo . Figuriamoci pro-porsi di risolverlo . Ma se si conti-nua a rimanere inerti, non ci saràverso neppure di arginarlo. Nel suopiccolo, la parrocchia di Don Boscosi è mossa . Lanciando l'iniziativadella giornata dei bambini attraver-so i microfoni di Radio Don Bosco- l'emittente nata in parrocchia -durante la rubrica «Testatazoom»di cui è conduttore, Umberto Casel-la si è rivolto a uomini politici, edu-catori, giornalisti perché diano il lo-ro appoggio .

Una delle prime decisioni è venu-ta da Piero Badaloni, il popolaregiornalista che attraverso la rubricatelevisiva «Italia sera» si è ripetuta-mente occupato dei problemi dei ra-gazzi . «La reputo un'ottima inizia-tiva - dice Badaloni - di cui si av-vertiva il bisogno . E tempo di muo-versi, di fare qualcosa . La violenzasui bambini è un fenomeno moltopiù vasto di quanto comunemente sicreda. Io stesso, dedicandovi unapuntata della mia trasmissione, hofatto una ricerca i cui sconvolgentirisultati mi hanno sorpreso e turba-to. Molta gente è disposta ad impe-gnarsi, come ha rivelato l'altoascolto di quella puntata . L'iniziati-va della parrocchia di Don Bosco simuove nella direzione giusta» .Hanno aderito inoltre, fra gli altri,il direttore del «Tempo» GianniLetta, il conduttore della popolarerubrica radiofonica «Chiamate3131 » Corrado Guerzoni, il giorna-lista Albino Bernardini, l'attriceSandra Milo che cura una trasmis-sione per ragazzi . Ma tutti possonodare il loro apporto di idee e di soli-darietà, sia scrivendo a RDB - Te-statazoom - via dei Salesiani 9 -00175 Roma, oppure telefonando al7480470 (06) dalle ore 10,15 alle11,15 di ogni sabato collegandosi indiretta nel corso della trasmissionedi «Testatazoom» .

G . N .

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PASTORALE GIOVANILE

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Ragazzi in difficoltà

DALLA «PIAZZA»ALLE COLLINEPER RISCOPRIREI VERI VALORIDELL'UOMOL'esperienza dei giovaniex tossicodipendenti ospitidelle comunità residenzialinei pressi di Livorno di cuiè coordinatore don Luigi Zoppi.

Livorno - « Caro Gigi,quello che voglio farti sapere è chepenso a te, e agli amici di ParranaSan Martino e all'esperienza vissutainsieme come a punto di riferimentomolto importante per me . . . Ho avu-to fortuna e ho trovato un lavoro . . .L un po' dura, ma ce la faccio . Ac-cetto questo lavoro per quello che è,come non mi era mai riuscito pri-ma. . . Riesco anche a vivere più inarmonia con il mondo che mi cir-conda . . . Ho riacquistato fiducia . . .Per tutto questo non posso che rin-graziare la Comunità . . . » .

Il « Gigi » al quale confidenzial-mente si rivolge l'autore della lette-ra, è don Luigi Zoppi, salesiano,coordinatore del Centro italiano disolidarietà cui fanno capo le due co-munità residenziali di Valle Bene-detta e di Parrana San Martino . En-trambe a pochi chilometri da Livor-no, sono nate per accogliere giovaniche portano sulla pelle la pesanteesperienza della droga e che qui siaiutano a vicenda a liberarsi dai

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U Momenti di gioco incomunità

condizionamenti imposti dalla tos-sicodipendenza per riacquistareconsapevolezza di sè in vista delreinserimento nella vita sociale .

A scrivere lettere più o meno si-mili a quella che abbiamo sunteg-giato sopra, sono i Carlo, i Valerio,le Giovanna, i Renato e gli ormainumerosi giovani che si sono rimes-si a camminare con le loro gambedopo aver vissuto l'esperienza dellaComunità, dodici mesi trascorsi in-sieme, non facili, anzi decisamenteimpegnativi, e tuttavia camminoprogressivo verso la liberazione nonsoltanto dalla sostanza droga, mada tutte le lacerazioni personali e dirapporto col mondo, che, forse, al-la droga hanno portato. Chi nonscrive torna spesso di persona a sa-lutare Gigi e gli amici, a rivedere icascinali che l'hanno ospitato perun anno, i campi che ha arato e se-minato, la stalla dove ha accuditoalle bestie. E anche a respirare l'ariapulita di queste colline, ora aspreora dolci, su cui si adagiano i poderi

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affittati dalla Comunità, e che han-no fatto da cornice al lavoro inte-riore compiuto nella consapevolez-za di un traguardo da raggiungere .Le visite degli «ex allievi» sono mo-menti di gioia per tutti, il visoasciutto di don Gigi si illumina nelsorriso, abbracci, scambi di saluti,allegre battute, domande incrociatesu «come vanno le cose» . Un incon-tro tra amici, insomma. Poi France-sca va nella stalla a mungere, Anto-nio risale sul piccolo trattore, Enri-co si rimette a zappare. Le storie diquesti ragazzi? Superfluo raccon-tarle. Sono le stesse degli ormai in-numerevoli giovani risucchiati nellaspirale della droga . Per fortuna loroe nostra, di tutti noi che formiamol'unica famiglia umana, hanno tro-vato la forza di puntare i piedi e ri-salire la china . Don Gigi dà lorouna mano .

Caratteridistintivi

Comunità, queste di Livorno, co-me ce ne sono tante sparse nell'Ita-lia della tossicodipendenza? Puòdarsi . Del resto, qui nessuno preten-de di esibire patenti di originalità,non è certo in questo ambiente cheallignano i «primi della classe» . Etuttavia è innegabile che alcune li-nee distintive loro proprie, le comu-nità livornesi ce le hanno, quanto ametodo educativo e terapeutico .Per esempio, qui si pratica il rove-sciamento totale delle forme di con-vivenza che fanno della tossicodi-pendenza uno dei sintomi di un mo-do sbagliato di vivere . Se nella no-stra società oggi si impone quasi diforza, assorbito a dosi massicce findall'infanzia, uno stile di vita che facorrere tutti freneticamente versol'interesse personale elevato al ran-go di divinità, verso il denaro, ilconsumo, la soddisfazione di biso-

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gni futili creati artificiosamente da-gli strumenti di persuasione di mas-sa, ebbene qui, fra queste verdi col-line, si punta alla ricerca dei valoriprimari, si privilegia l'essenziale, ilfrugale, il povero, il semplice . E al-l'isolamento, che si associa impla-cabile ai fasti della società opulenta,si contrappone la comunità, l'acco-glienza, la condivisione, il servizio .

Il primo passo verso questa nuo-va dimensione viene fatto avvertireal giovane fisicamente, con l'im-mersione nell'ambiente naturale .Questi ragazzi provengono «dallapiazza», come dice don Gigi, cioèda un ambiente che, dopo aver per-duto i suoi contorni originari, è di-ventato luogo di abbandono, diinerzia, di contrasto con se stessi econ il mondo, di malessere, di tra-sgressione . In Comunità essi ripren-dono contatto con la natura e con isuoi ritmi, ne colgono gli odori, icolori, i sapori, riallacciano fili conle piante, gli animali, l'aria . E af-frontano il lavoro fisico . Per tutti èla riscoperta di una dimensione di-menticata o mai conosciuta, e tutta-via fatta di presenze reali come ilsuccedersi delle stagioni, la semina,la fioritura, il raccolto . . .

« Quando arrivano - mi dice donGigi - sono debilitati nel fisico enello spirito . Hanno appena dettono alla droga, escono da trattamen-ti disintossicanti a base di farmaci .Ma della droga il loro corpo portavistosamente i segni, c'è chi stentaquasi di reggersi in piedi, chi è per-corso da un tremito convulso, quasitutti sono incapaci di utilizzare imuscoli, sono ipertesi, in preda allaspossatezza, all'inappetenza, all'in-sonnia. Sono come appesi a un esilefilo che sembra debba spezzarsi daun momento all'altro. Il primo me-se trascorso da noi è finalizzato pro-prio al recupero fisico» .

La parola usata per definire que-sto primo periodo è «smartellamen-to», e vuol dire che il giovane è sot-toposto gradualmente ai lavori piùduri e pesanti, senza troppi riguar-di. « Il lavoro fisico - aggiunge donGigi - costringe il corpo a ritmi re-golari e a ricambi più veloci, gli pro-cura quell'appetito che ha perduto,lo fiacca di stanchezza naturale, loriempie di sonno ristoratore che fa-vorisce il recupero di energie» .

Offertadi amiciziaCome regge un giovane appena

disintossicato a questa prova, comesi adatta volontariamente (perchétutti sono qui e qui restano solo inquanto essi stessi lo hanno chiesto elo vogliono, senza costrizione alcu-na) a un così drastico mutamento divita, dopo la lunga inerzia della«piazza»? Se il suo fisico è sottopo-sto alla rudezza dello « smartella-mento », lo spirito, fino a quel mo-mento non meno debilitato del cor-po, trova più di un motivo di appa-gamento, fornendogli un indispen-sabile supporto . C'è, anzitutto,l'accoglienza rassicurante dei mem-bri della Comunità, l'instaurarsi diun rapporto alla pari perché l'espe-rienza dell'ultimo arrivato assomi-glia per molti versi a quella di tuttigli altri . E poi c'è l'immediatezza diuna offerta di amicizia sincera egioiosa, di condivisione, di serenità .Via via che passa il tempo si fa stra-da il superamento dell'angoscia chenasce dalla convinzione - tipica neltossicodipendente - di essere unatotale nullità, del tutto inutile aglialtri, incapace di progetti, di lavo-ro, di relazioni . Lo strumento pri-

r A contatto con la natura

La verifica insieme ai® familiari

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mo è il lavoro stesso, componenteessenziale della riabilitazione .

«Niente medicine - precisa donGigi - niente tranquillanti, ma la-voro. Un lavoro compiuto non pertrarne un profitto, ma per acquista-re la propria autonomia, e reso co-me servizio agli altri. Così si coltivail campo per averne il cibo quotidia-no, si allevano animali per la carnee il latte che offrono, si taglia la le-gna per riscaldarsi durante i mesi in-vernali, si restaura la casa dove siabita. I ritmi di lavoro non sonosollecitati o esasperati dal desideriodi lucro o da sfruttamento da partedi chicchessia, ma per ricavarne ilgiusto utile per la vita» .

Una linea operativa, quella cheabbiamo sommariamente descritta,che sembra rispondere a criteri diestrema semplicità . Ma a ben guar-dare, così semplice poi non è . Nonlo è per i giovani come non lo è percoloro - don Gigi e i suoi collabo-ratori - che si dedicano al lavoro direcupero. Per i giovani, oltre all'im-pegno fisico quotidiano, tutt'altroche lieve, c'è il lavoro interiore diadattamento allo spirito e alle nor-me di convivenza e, più impegnati-vo ancora, l'esigenza di rispondereagli stimoli che sollecitano il con-

fronto interpersonale e di gruppo .Si aggiunge, in un momento succes-sivo, l'assunzione di responsabilitàspecifiche a livello direzionale e diorganizzazione dei lavori e dellastessa Comunità. Strumenti, anchequesti, diretti a favorire la crescitadi personalità mature . Tutto ciò èreso possibile dal sostegno continuoofferto dai membri «anziani» (perperiodo di permanenza in Comuni-tà), dagli operatori e dagli esperti,che seguono i programmi di inter-vento per i singoli e per il gruppo .

Il ruolodella famiglia

Poi c'è il coinvolgimento delle fa-miglie . «È un lato del problema chepresenta qualche difficoltà - am-mette don Gigi - perché spesso igenitori sembrano aver perso ognifiducia nei loro ragazzi, li guardanocon sospetto, talvolta con terroreperché temono che la droga finiràcomunque per prevalere . Alle spallevanno storie dolorose che non è fa-cile dimenticare . Ma la loro ansiagioca spesso un ruolo negativo . Per

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fortuna, dopo che i giovani hannotrascorso da noi i primi mesi, sonogli stessi genitori a riconoscere ilprofondo mutamento avvenuto neiloro figli . Gli incontri programmatiogni quadrimestre, con un tempora-neo ritorno in famiglia, sono utiliper instaurare nuovi rapporti e, inogni caso, a verificare lacune e acercare di porvi rimedio» .

In definitiva, ci è parso di capireche nelle due comunità livornesi sipunta a un risultato essenziale : aiu-tare i giovani ex tossicodipendenti ascoprire o a riscoprire i valori veridell'uomo, ad acquistare padronan-za di sè, a «crescere», a diventareuomini nel senso vero della parola,a «vivere la vita», a «maturare inumanità». In questo senso, l'espe-rienza della Comunità diventa unpunto di riferimento utile per il re-sto della vita .

Don Gigi, molte difficoltà? «Cer-tamente le difficoltà non mancano,soprattutto se si pensa alle struttureche sono del tutto insufficienti afronteggiare le richieste» . Va ricor-dato che le due comunità residen-ziali sono forse l'aspetto più appari-scente delle attività svolte dal Cen-tro italiano di solidarietà, e che siallargano al campo dell'informazio-ne, e della prevenzione, dell'assi-stenza alle famiglie dei tossicodi-pendenti e dei carcerati, fornendocollaborazione ai centri sociali e alleistituzioni pubbliche (il Centro è ri-conosciuto come ente ausiliario del-la Regione Toscana) .

Risultati? «A questa domanda ri-spondo con un'altra domanda : chipuò dire quando un uomo, chiun-que di noi, ha raggiunto il pienocontrollo dei propri condiziona-menti? Noi non facciamo statisti-che . Ci limitiamo a delle verifiche .La più significativa ci sembra esserela nostalgia che chiunque lascia lacomunità porta con sè, dei giornitrascorsi in serenità e in amiciziasincera, in rispetto e in gioia non ar-tificiosa, in voglia di vivere nellapiena armonia con tutti, in recuperodi cose, di gusti, di valori . È un se-gno che la Comunità lascia a tutti,ai ragazzi e a me, che, come salesia-no, mi sforzo di far rivivere il donBosco dei primi anni di Valdocco inmezzo ai giovani» .

Gaetano Nanetti

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-MARCO BONGIOANNI(a cura di)

don Bosco tra storia e avven-tura, Editrice S.D.B ., Roma,1985, pp . 127.

In questo piccolo gioiello, amezzo tra storia e fine arte lette-raria, Marco Bongioanni, sale-siano, operatore socioculturaleed esperto critico teatrale, si èproposto di fornire al lettore nontanto una biografia, quanto unatraccia, fatta di rapidi schizzinarrativi, testimonianze e illu-strazioni storiche, utile a dise-gnare en plen air il volto del san-to astigiano, secondo un model-lo impressionistico, per cui «laluce non è più unica» ma si ri-frange in «effetti multipli» .

Il libro rivela un don Bosco ori-ginale e moderno, riuscendo acogliere nella sua storia i germinon corrosi dall'inesorabile flui-re temporale : ma si tiene lonta-no tanto dalla contraffazione fi-lologica quanto dall'intento en-comiastico succubo delle impe-ranti mode storiche . Anzi : daqueste pagine si leva un profu-mo tutto piemontese, e non soloper il frequente ricorso alle sa-porite inflessioni dialettali, maper gli odori che promanano da«pioppelle ontani gelsi e salici»,per le vedute di scorcio che in-quadrano in brevi righe ampipanorami, fatti di «ponticelli ru-stici di mattoni e travi», di aie ecascinali, di campi e pratiinterminati .

E in mezzo a queste luci, incui colori e profumi si sovrap-pongono senza posa, ecco i per-sonaggi, con don Bosco in te-sta, che saltano letteralmentefuori dalla pagina, assumendoforme e figure d'altorilievo, main tal modo che portano con sé ilproprio ambiente con i suoi ru-mori, i suoi schiamazzi, conl'ansare del santo rincorso dauna turba di ragazzi cui ha «ru-bato» del denaro per condurli in

chiesa . E qui si scopre l'arte deldrammaturgo .

Ecco, a poco a poco, formarsiil volto di don Bosco : «un uomocapace di immergere le preoc-cupazioni sociali terrene e pro-fane in un clima di "divino", fi-no a viverle costantemente insantità» .

VASCO TASSINARI

Don Bosco '88, S.G.S., Bolo-gna, 1985, pp . 95 .

«5 flash per un centenario» :questo il sottotitolo del libro, chel'autore, salesiano ed esperto dipastorale giovanile, ha volutodedicare non solo alla memoriadel santo ma anche a quella di«Mamma Margherita», «a cuiprincipalmente il mondo deve ilDon Bosco storico» e per la qua-le il 1988 significa anche il se-condo centenario della suanascita .

II volume non ha la pretesa dicostituirsi come una biografia,né come un saggio, ma vuoi es-sere soltanto «un'introduzionead un approfondimento», unostimolo a rilanciare «il messag-gio di speranza giovanile testi-moniato e progettato da DonBosco per una nuova società» e«con un rinnovato criteriooratoriano» .

In uno stile assai semplice edivulgativo, che rivela l'uomoavvezzo a comunicare coi gio-vanissimi, disegna, con rapiditocchi, la vita dei sacerdote pie-montese, inserita in un appro-priato contesto storico e memo-rizzata nel pensiero dei più di-sparati personaggi, da Giusep-pe Lombardo Radice a MadreTeresa di Calcutta, da VictorHugo a Giovanni Paolo li .Da Umberto Eco, filosofo e

semiologo contemporaneo, noncredente di origini cattoliche,coglie la seguente affermazio-ne: «La genialità dell'Oratorio èche essa prescrive ai suoi fre-quentatori un codice morale ereligioso, ma poi accoglie anchechi non lo segue . In tal senso ilprogetto di Don Bosco investetutta la società italiana dell'eraindustriale» .

Su questa trama, fatta di nar-razione e memoria storica, sisnoda il progetto dell'autore checorre sul filo dell'intento peda-gogico: il sistema preventivo, i

triloghi di don Bosco, come«preghiera, lavoro, temperan-za», «allegria, studio, pietà» e«ragione, religione, amorevolez-za» venano nel fondo la qualità«pastorale» e educativa di que-sto volume, nel quale Tassinariha potuto trasvalutare la suaesperienza di insegnante e di-rettore di molti centri salesiani .

CARD. PAUL POUPARD

Scienza e Fede, Edizioni PIEM-ME, Casale Monferrato (AL),1986, pp . 197, L . 16 .000 .

Il card . Paul Poupard, in colla-borazione con il Segretariatoper i non credenti, di cui è presi-dente, ha svolto un'indagine sulproblema tanto dibattuto e tor-mentato, «vexata quaestio»,concernente i rapporti tra la fe-de e la scienza . Ne è scaturitoun libro completo anche se suc-cinto e forse di non facile letturaper chi non ha dimestichezzacon l'arcano delle alchimiefilosofiche .

II nesso che collega le varietematiche trattate nel volume,dalla cosmologia al freudismo,dall'analisi marxista alle teorielinguistiche di Wittgenstein, è ri-scontrabile nel tentativo di chia-rire le ragioni dell'ateismo susci-tando nel contempo un dialogocon i non credenti. A questopunto si situa la tesi finale dei li-bro, per cui «i conflitti tra scien-za e fede derivano unicamenteda una falsa scienza o da unacattiva teologia : sono semprepiù apparenti che reali» e metto-no spesso in luce quanto di fedeci sia nella scienza e quantascienza non ci sia nella fede .

L'autonomia e il limite di en-trambe non possono essere in-taccati senza funeste conse-guenze : all'una spetterà il com-pito di svelare i meravigliosi se-greti della natura e di applicarlisecondo un utile umano, all'al-tra gioverà contenersi nella sfe-ra teleologica, quella cioè dei fi-ni, donando all'umanità il sensodella propria esistenza . Perciòse la scienza spiega il «come»dei fatti, la fede ne rivela il «per-ché», completandosi vicende-volmente a condizione che cia-scuna di esse sia inserita nelproprio ambito . Così la fede traedalla scienza alcuni vantaggicome, ad esempio, un più sottile

senso critico ; però, anche lascienza, a sua volta acquistauna nuova dimensione nella fe-de allorché questa le proponeun orientamento e una finalità .In questa direzione, in cui ricer-ca dei Vero e obiettività scientifi-ca si amalgamano, il dialogo trauomini di fede e non credentiraggiunge ('acme della verità : diqui la scelta .

AGOSTINO FAVALEPresenza di Maria nelle aggre-gazioni ecclesiali contempo-ranee, Editrice Elle Di Ci, Leu-mann (TO), 1985, pp . 280,L . 15.000 .

Dopo il calo della devozionemariana negli anni immediata-mente susseguenti al Concilio(la precisazione temporale nonimplica una dimensione causa-le), oggi assistiamo sia nellateologia che nella vita cristianaa un rifiorire della presenza del-la Madre dei Cristo, soprattuttocome lievito operante nelle mol-teplici realtà ecclesiali contem-poranee .

PRESENZADI VIARIAnelle re ioni

ecclesialicontemporanee

GOSTINO FAVALE

Agostino Favale passa in ras-segna i movimenti più noti, chedivide in «specificamente» ma-riani e in forme associative, che,pur non centrate sulla devozio-ne per Maria, l'accolgono comemomento particolare della pro-pria esperienza spirituale : dalMovimento mariano monfortanoalle Figlie di Maria Ausiliatrice,dalla Milizia dell'Immacolata al-l'Opera di Schònstatt, da Comu-nione e Liberazione al Rinnova-mento Carismatico Cattolico emolti altri ancora .

Si tratta di aggregazioni cheguardano alla Madre del Signo-

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re come «uno specchio ideale diciò che dovrebbero essere e an-cora non sono», remote, nellamaggior parte dei casi dall'inti-mismo contemplativo : Maria di-viene «il prototipo di operosità,di santità e di liberazione», la fi-gura della donna «attiva e re-sponsabile» che «affronta le fati-

che della vita con coraggio e for-tezza» nel «graduale camminodi fede in un atteggiamento diascolto e di accoglienza dellaParola di Dio» . È dunque una ri-scoperta che si carica di istanzeantropologiche, una rivisitazio-ne della mariologia che aggan-cia la dimensione temporale a

quella più specificamentespirituale .

«Chi legge il Vangelo costatache Maria non fu prigioniera del-la casa di Nazaret, ma uscì peraiutare la cugina Elisabetta, perrecarsi al tempio di Gerusalem-me, per presenziare le nozze diCana, per ascoltare la predica-

1 GIUGNO 1986- 29

zione del Figlio, per assisterlodurante la sua immolazione sulCalvario ; dopo l'ascensione diGesù la troviamo nel Cenacoloa invocare con i discepoli delsuo Figlio la venuta dello Spi-rito» . Maria «fu tutt'altro cheuna donna passivamente re-missiva» .

L'ARCHIVIO di Marco Bongioanni

«Rivista dei giovani»

Interessare i giovani - diceva «don Toni» Cojazzi -vuole dire calarsi nel mondo in cui essi vivono, sentire co-me loro, e schiodarsi dalla letteratura! . . . Lo diceva e scri-veva facendosene bandiera sulla celebre Rivista dei Gio-vani in quegli anni Trenta che furono i più felici del perio-dico . «Questo - egli asserì nel 1935 (p . 216) - abbiamosempre cercato di fare, questo è il nostro programma ; percui finirono sempre nel cestino tutti gli scritti inviatimi consoli intendimenti letterari».La Rivista dei Giovani era apparsa nel maggio 1920 co-

me pubblicazione trimestrale a cura della Federazione in-ternazionale Exallievi di don Bosco . Ma, per don AntonioCojazzi, «Exallievo» significava soprattutto connotazionegiovanile, fresca di buona scuola e di lieta spiritualità sa-lesiana, non già inquadramento istituzionale, e con tantodi periodico per insegna . Sicché, non appena possibileegli svincolò la Rivista dall'organizzazione e ne fece un«organo di cultura viva, efficace nella vita e per la vita» diogni giovane visto con l'ottica di don Bosco .

Avere l'idea d'una rivista siffatta non voleva però direaverla già realizzata . Per giungere a tanto occorreva unbuon editore . La SEI di Torino era ancora una piccola im-presa editoriale, tuttavia già piena di vivacità e in promet-tente crescita sotto la guida del salesiano Giuseppe Cac-cia e di un suo «staff» tra cui eccelleva, salesiano anch'e-gli, lo scrittore don Giuseppe Bistolfi . Non era sempliceperò convincere questi amici fraterni a correre il non pic-colo «rischio» . Don Cojazzi si appellò al Rettor Maggioredon Filippo Rinaldi .

«Se lei mi mandasse missionario in Cina - disse donToni al superiore - dovrebbe investire in me una bellasommetta, no? Mi dia questa sommetta perché io possafare il missionario in Italia» . Ottenne la sommetta e conquel persuAsivo argomento andò a convincere l'editore .La Rivista dei Giovani riuscì in breve tempo a pareggiarele spese, divenne mensile (1921) incrementò le rubriche,allineò le più eccellenti firme culturali dell'epoca (G .Hoornaert, S . Colombo, A . Baroni, G . Bistolfi, L . Bracalo-ni, A . Cantono, P . Lingueglia, C . Mazzantini, L . Scremin,O. Tescari, F. Amerio, A . Anile, G . Bevilacqua, G . Castel-lino, S. D'Amico, D . Giuliotti, D . Massé, F . Meda, A . Mer-cati . G .B. Montini, C. Pera, R . Pezzani, G . Semeria, L.Stefanini, A . Tonelli, C . Trabucco, P . Roasenda, N . Viane numerosissimi altri) ; ma quel che più conta riuscì, la co-raggiosa Rivista, a persuadere e a far partecipare valan-ghe di giovani per circa un trentennio .

Si schiodò dalla letteratura (in tempi in cui poesie e no-velle facevano «lustro» sui periodici) e affrontò temi gio-vanili vivi e vivaci . Non molti ma essenziali, capaci di farsicentri d'interesse per i lettori («giovani» e non «ragazzi»)mentre per il direttore costituivano parte del suo intimo

í~/Jf

Stralcio di lettera scritta il 30 ottobre 1953 damons. G . B. Montini alla morte didon A . Cojazzi

«credo» . Antonio Cojazzi era Vangelo : e la sua Rivista sifece portatrice di annuncio evangelico, stimolatrice di rin-novamento interiore in tempi di retoriche esteriori propu-gnate da deviazioni totalitarie . A . Cojazzi ambiva alla gio-ventù ideale : e la sua Rivista ne indicò i prototipi in figuresenza divisa, non allineate al «passo dell'oca», ma eroi-che in carità come Pier Giorgio Frassati di cui per annitenne sempre desta la fiamma, contagiando emuli (a co-minciare dal nome) quanto più numerosi possibile . A Co-jazzi era battaglia di Fede e la sua Rivista fece riviverel'ardore cristiano degli apologisti, da San Paolo a Manzo-ni . . . Ma poi non vi fu autentico interesse giovanile, fin allamontagna allo sport allo spettacolo ecc ., che non abbiatrovato il suo posto, con supplemento d'anima, sull'aper-tissima Rivista dei Giovani .Quando poi don Toni nel dopoguerra si ritrovò un poco

invecchiato e stanco (nel 1948 aveva 68 anni), la sua Rivi-sta ne risentì : troppo egli vi si era immerso, troppo imme-desimato. Il declino travolse entrambi, e non è da pensa-re che un successore avrebbe potuto essere predispostoper quella eredità . Vi sono imprese irrepetibili come gliuomini da cui nascono. La Rivista dei Giovani fu tale .«Meglio sospenderla vivente - disse don Toni - piutto-sto che vederla finire morente». La sospese . Essa peròcontinuò a vivere e operare negli animi che aveva forma-to per trent'anni . In questo senso vive tuttora e, costitui-sce dote sicura per don Toni, che nel 1953, cinque annidopo averla soppressa, se ne andò a morire in quel diTreviso predicando il Vangelo .

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EDITORIA

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UN DIZIONARIOPER PRENDERESUL SERIOLA CATECHESI

L'ha preparato l'Istituto diCatechetica dell'UniversitàSalesiana. In questo serviziointervengono alcuni fra iprincipali compilatori .

® Tre anni di preparazio-ne e di intenso lavoro . Circa sette-cento pagine di testo . Centoventi-cinque collaboratori, di cui metàitaliani, scelti tra i più insigni cate-cheti europei e di altri continenti .Oltre trecentocinquanta voci, chericoprono le principali tematichedel vasto mondo catechetico : teoriae pratica, catechesi ecclesiale e inse-gnamento della religione nella scuo-la, storia e realtà presente .

Questi i dati «tecnici» del «Dizio-nario di catechetica», edito dalla«Elle Di CI», apparso nelle libreriealla fine di maggio . Pur nella lorosinteticità, essi rivelano il caratteredi eccezionalità dell'opera . Il volu-me è il risultato di un'idea e di unlavoro collegiale che, sotto la guidadi Joseph Gevaert, studioso di famainternazionale, ha coinvolto tuttol'Istituto di catechetica della Facol-

Don Ubaldo Gianetto, don EmilioAlberich, don Cesare Bissolie il nostro collaboratore SilvanoStrattar

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tà di scienze dell'educazione dell'U-niversità salesiana di Roma .

La pubblicazione di questo «Di-zionario», a venti anni dalla fine delConcilio Vaticano 11, costituisce uncontributo nuovo e originale sulpiano della catechetica in Italia, enon solo nel nostro paese . Sinoranel mondo italiano non erano di-sponibili dizionari di catechetica insenso proprio . L'unico dizionarioqualificato in questo campo è statoquello dell'austriaco LeopoldoLentner, pubblicato nell'ormai lon-tano 1961, e tradotto cinque annidopo dalle Edizioni Paoline conadattamenti alla nostra situazione .

«Il Dizionario», scrive don Ge-vaert nella presentazione del volu-me, «è un accurata radiografia del-la riflessione catechetica nel mondoattuale . Nessun volume pubblicatoin Italia negli ultimi dieci anni offreuna tale ricchezza ed ampiezza diinformazioni sull'intero campo del-la catechetica e della catechesi inItalia e in Europa, senza trascuraresostanziali informazioni su altrigrandi paesi e continenti» .

Diversi i criteri tenuti presentinella scelta delle tematiche e deicontenuti . Innanzitutto, l'esistenzadi numerosi e qualificati dizionariper le scienze di riferimento dellacatechetica : teologia, Bibbia, pasto-rale, psicologia, sociologia, didatti-ca, scienze della comunicazione . . . Ilcatecheta o l'insegnante di religionehanno facilità di consultarli e di uti-lizzarli per la pratica quotidiana .Non c'era quindi nessun bisogno diraccogliere nel Dizionario tutte lematerie che il catecheta deve stu-diare per prepararsi al proprio com-pito .

Per questo motivo le voci che siriferiscono a tali scienze sono limi-tate alle tematiche «essenziali e in-dispensabili», per focalizzare il loroapporto alla catechetica . Ad esem-pio, per quanto concerne l'ambitodella sociologia, sono state inseritele voci «sociologia della religione ecatechesi», «socializzazione religio-sa», «indifferenza religiosa» . Per lapsicologia sono presenti le voci«psicologia della religione», «etàevolutiva», «esperienze religiose»,«sviluppo religioso» . Si procede inmodo analogo per altre scienze diriferimento .

Cesare Bissoli

«Per ciò che riguarda in partico-lare i contenuti teologici e biblici»,sottolinea ancora don Gevaert,«non era opportuno riprendere tut-te le tematiche che ogni lettore puòtrovare in qualsiasi dizionario diteologia o di Bibbia. La preferenzaè data all'approccio catechetico deicontenuti centrali del cristianesimoe a una più ampia esposizione diquei contenuti che fanno difficoltànella catechesi, oppure da questo

~ Ubaldo Gianetto

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punto di vista sono già trattati nellaletteratura catechetica . In questa ot-tica la problematica contenutistica èampiamente presente» .

Naturalmente, un dizionario dicatechetica non può limitarsi allasola attualità italiana . Di qui l'aper-tura internazionale dell'opera, chepresta larga attenzione allo sviluppodella catechesi e della catecheticanei principali paesi europei e in altrenazioni cattoliche del mondo (dal1945 ad oggi), dimostra un'accen-tuata sensibilità per la storia dellacatechesi che rimane indispensabileper comprendere il presente, tieneadeguatamente presenti la catechesie la catechetica delle altre confessio-ni cristiane e degli ebrei .

Se il centro del Dizionario è occu-pato dal vasto campo della cateche-si ecclesiale in tutte le sue espressio-ni, anche i problemi riguardantil'insegnamento della religione nellascuola e i problemi della primaevangelizzazione sono ampiamentepresenti . Tutte le voci sono rag-gruppate in alcune grandi sezioni :catechetica generale, catechesi bibli-ca, comunicazione audiovisiva,contenuti della catechesi, ecumeni-smo, educazione morale, legislazio-ne catechistica, liturgia e sacramen-ti, luoghi della catechesi, operatoridella catechesi, formazione e spiri-tualità, teologia fondamentale e ca-techesi, catechesi nei diversi paesieuropei, apporto delle scienzeumane .

Il tentativo di condensare in unsolo volume le informazioni circa ilvasto mondo della riflessione e dellapratica catechetica ha imposto atutti i collaboratori l'esigenza digrande sinteticità ed essenzialità .Molti hanno fatto quasi l'impossi-bile per offrire in poche pagine uno«status quaestionis» sufficiente-mente completo dell'argomento indiscussione . Ma quali gli obiettivi difondo di un'operazione culturalecosì vasta qual è sempre la pubbli-cazione di un dizionario?

«In primo luogo», risponde donEmilio Alberich, «l'affermazionedella dimensione propriamente ca-techetica dei problemi che si pongo-no oggi nel campo della catechesi .La catechetica è una scienza ancoragiovane che, per molti, non ha an-cora una sua specificità né una sua

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M Emilio Alberich

importanza . Poi, la valorizzazionedel passato, dei catechismi di Lute-ro, di Pietro Canisio, di RobertoBellarmino, di Pio X, delle figuredei grandi catecheti della storia, chepossono offrire numerosi insegna-menti utili per la trasmissione dellafede nel mondo d'oggi .«Un terzo grande obiettivo»,

prosegue don Alberich, «è quello diallargare gli orizzonti della nostrariflessione, presentando situazioni,centri, istituti, movimenti di cate-chesi in tutto il mondo, e affidando-ne la trattazione a esperti del luogo .Infine, scopo del Dizionario è anchequello di rispondere ai problemiconcreti, alle perplessità, alle ten-sioni esistenti nel mondo della cate-chesi. Sappiamo come in Italia siacontestato da taluni il progetto deicatechismi nazionali . Polemiche ri-levanti si sono avute in Francia, inGermania, in altri paesi . Dal Sino-do straordinario sul Concilio èemersa l'idea di un catechismo uni-versale. Il Dizionario può essere unaiuto per fare il punto, illuminare,offrire documentazione» .

Nasce a questo punto la doman-da : a chi si rivolge il Dizionario? «Ildestinatario», rileva don UbaldoGianetto, «può essere il lettore sin-golo, interessato ai problemi dellacatechesi. In realtà oggi c'è una dif-fusa non conoscenza di tali proble-mi anche tra chi lavora in scienzeaffini . Essi possono trovare nel Di-zionario uno strumento di prima in-formazione su tutta la problematicacatechetica e avvalersi della biblio-grafia essenziale che completa ognisingola voce. Destinatari sono inol-tre i sacerdoti e quanti hanno posi-zioni direttive ai fini di una maggio-re conoscenza dei problemi e di unamigliore divulgazione a livello dicatechisti» .

Inoltre, trattandosi di un'operache offre, con spirito scientifico e inmodo aggiornato, informazionimolto qualificate, il Dizionario puòessere utilizzato anche per la forma-zione catechetica nei corsi seminari-stici, di teologia per laici, di aggior-namento catechistico, di qualifica-zione dei catechisti . A questo fine èaggiunta un'appendice in cui vengo-

no raggruppate tutte le voci appar-tenenti ad un medesimo settore del-la riflessione catechetica . Per esem-pio: catechetica generale, catechesibiblica, storia della catechesi patri-stica, storia della catechesi nel XXsecolo, ecc .

Sin dal primo momento il Dizio-nario ha avuto una risonanza che haoltrepassato le frontiere italiane . Ègià in corso di preparazione un'edi-zione spagnola, aperta anche almondo latino-americano con ap-porti originali . Anche una casa edi-trice francese sta valutando le possi-bilità di pubblicazione . È un indicesignificativo dell'interesse suscitatoda un'opera che, attraverso la pre-sentazione di situazioni ed esperien-ze dell'Africa e dell'Asia, contribui-sce a far sentire le giovani Chiesepartecipi dell'elaborazione intellet-tuale a livello centrale nella Chiesauniversale .

Don Cesare Bissoli rimarca il va-lore del Dizionario alla luce delnuovo Concordato, che parla espli-citamente di valorizzazione del pa-trimonio culturale italiano, legatoal fatto religioso . «Non è un'operadi apologetica . Anzi», dice, «è l'e-spressione di una ricerca di dialogocon le diverse componenti della so-cietà del nostro paese . Per cui ci au-guriamo che anche persone di cultu-ra di estrazione non cattolica posso-no prendere in mano il testo comemomento di obiettiva documenta-zione e insieme di possibilità di dia-logo critico» .

«Come direttore dell'Istituto dicatechetica, raccogliendo il pensierodei miei colleghi», conclude donBissoli, «ci tengo ad affermare checonsideriamo quest'opera nel solcodella grande tradizione salesiana .Nell'autonomia delle diverse bran-che del sapere, il Dizionario è ilfrutto di una convergenza delle ri-cerche della nostra Università - inparticolare, delle facoltà di teolo-gia, filosofia, scienze dell'educazio-ne - al servizio della parola di Dio .Quasi una sintesi del nostro lavorouniversitario che presentiamo allafamiglia di don Bosco come inco-raggiamento per chiunque operi conserietà di impegno nel campo dellacatechesi » .

Silvano Stracca

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STORIA SALESIANA

Domenico Milanesio

« PATIRLI DOMISULSENTIERODI PACE

Missionario dalla partedelle culture «emarginate»e sconfitte. Unastraordinaria staturaevangelica tra le maggiorilanciate da Don Bosco.

Sulle Ande del Neu-quén, al confine argentino-cileno,imperversava da quattro anni laguerriglia . Indio araucani, « Ran-queles» e loro alleati, contro letruppe e i coloni di Buenos Aires .L'ordine era di non risparmiare nes-suno «straniero» che penetrassenella Pampa. Nessuno, tranne uncerto Patiru Domingo e chi stavacon lui, inviato da Atùqutzual ilGrande Spirito Buono . Coloro cheavevano dimostrato amore per l'in-dio braccato e vilipeso meritavano«ospitalità» e benevolo riguardo .

A comandare la guerriglia era ilgrande cacico Manuél Namùn Cu-rà, Calcagno di pietra, «toqui» oquasi «imperatore» della Pampa .Una duplice dura sconfitta subitadai suoi lanceri a Carhué per manodei soldati di Adolfo Alsina (1876) e

di Julio Roca (1879) ne aveva umi-liato le forze ma non la fierezza el'orgoglio . Incalzati da ogni parte, isuperstiti araucani avevano dovutoarretrare ; qualche cacico più debolesi era anche arreso alla spicciolata,consegnando e le armi e le genti . Mai capi più duri, i potenti, si erano ri-fugiati tra le montagne ; la loroguerra non era finita .

L'ingrata frontiera era stata ere-ditata dal generale Corrado Ville-

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gas, già colonnello di Roca duranteil vivo della «conquista» . Nel 1881,due anni dopo la campagna, costuiaveva fondato presso la confluenzadei fiumi Neuquén e Limay la colo-nia «Generai Roca» al fine di affer-mare il dominio argentino sugli indie indurli alla «civilizzazione» . Glisfuggiva però Namùn Curà. Invanol'alto ufficiale aveva promesso anome del governo i gradi di colon-nello a chi gli avesse catturato l'insi-dioso e inafferrabile «toqui» . Rin-tanato nelle valli che conosceva pal-mo a palmo, Namùn Curà apparivad'improvviso, razziava, uccideva,poi nuovamente si eclissava come

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inghiottito dagli abissi . . . Così sta-vano le cose nel 1882, quando al ge-nerale Villegas toccò una insperata«fortuna» .

Un gruppo di indios migrando al-la chetichella per i sentieri preandiniincappò in una pattuglia militarecasualmente in perlustrazione . Anulla valsero proteste di innocenza edi pace: il territorio era in armi,ogni indio era un potenziale nemi-co. Fermato, il gruppo fu condottosotto scorta alla colonia e là il gene-rale Villegas si rese conto del decisi-vo colpo inferto al terribile «to-qui» : la moglie del cacico, tre figli,una figlia diciottenne, parenti e fe-delissimi erano caduti in mano all'e-sercito. Mancava «lui» : ma era co-me averlo in pugno . Ora non gli re-stava che piantare a terra la lancia earrendersi senza condizioni .

Distrutto sino in fondo, il «to-qui» avanzò tuttavia condizioni .Villegas le respinse e prese a giocar-lo d'astuzia . Manuél Namùn Curànon stette a quel gioco e per altravia tentò l'ultima carta . Il Patiru

Domingo colui che aveva sempreamato gli indios e al quale i suoiguerrieri avevano portato profondorispetto avrebbe potuto aiutarlo .Gli mandò dunque un'ambasciatadi capi .

Patiru Domingo era l'appellativofiducioso e confidenziale che desi-gnava il salesiano Domenico Mila-nesio, intraprendente missionariovenuto dal lontano Piemonte . Emi-grato tra gli emigrati, e nomade -per non dire «indio» - tra gli indi,l'aitante prete subalpino parlavaperfettamente l'araucano e non fa-ceva differenze nel condividere di-sagi . Era nato quarant'anni prima(1843) a Settimo, sobborgo di Tori-no, ed era cresciuto facendo il con-tadino e il cestaio . A 23 anni, ab-bandonate le cose e la casa, era an-dato a bussare da don Bosco. Que-

La presenza delle Figlie di MariaAusiliatrice ha affiancatodall'inizio l'impegnoevangelizzatore dei Salesiani inPatagonia . Ecco in una foto diarchivio un laboratorio di cucito(Foto De Agostini)

sti lo aveva fatto prete a trent'annie, dopo un quadriennio di esperien-ze con sé, ne aveva secondato il de-siderio di andare in America . Nel1877 era a Buenos Aires . Nel 1880affiancava il responsabile della mis-sione di Patagones Giuseppe Fagna-no. Stava a Viecima, di là dal fiu-me, ma già spingeva l'occhio versogli indi lavorando intanto nella tri-bù araucana del cacico Cathrièl ac-campata nelle vicinanze . Là e manmano poi tra gli indi di Simòn Ma-riano, di Manquèl di Yancuche, delfiero Sayhueque, del brutale Villa-may e dei vari capi e sottocapi, Mi-lanesio prese a penetrare dal bassoRio Negro verso l'interno, semprepiù a monte, con il desiderio oltre ilimiti dell'esplorato .

In due anni di esperienze si erapreparato un grande avvenire . Divi-so dunque di spingersi oltre la con-fluenza del Limay e del Neuquèn,generatori del Rio Negro . Ciò signi-ficava le Ande . Significava anche la«terra proibita» dominata dagli in-di . Nemmeno i soldati di Villegas vi

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penetravano sicuri . Ancora frescoera il ricordo di un malòn o stermi-nio inflitto da 300 araucani allaguarnigione (30 uomini) di FortìnGuanacos . E fresca era la memoriadi tre militari seviziati per odio e peravidità di cavalli . . . Ma il coraggiodi Milanesio era là . Riuscì tempora-neamente a frenarlo solo l'ardire diFagnano, che volle prima andare dipersona a sondare gli «umori» delterritorio percorrendo la valle delLimay. Al ritorno diede via liberaverso la valle del Neuquén . L'apriledel 1883 prometteva bene .Assieme al compagno Giuseppe

Beauvoir, Patiru Domingo si dires-se alla colonia General Roca dovestanziava Villegas . «Questo capodella frontiera - aveva scritto Fa-gnano a don Bosco - mi ha inco-raggiato a preparare missionari,perché ben 770 indi stanno per veni-re ad arrendersi. Ma dove trovo io imissionari?» . Milanesio arrivava inavanscoperta . Mentre la «resa» de-gli indi stava per superare le più ro-see speranze, egli si trovò solitarionell'impresa. Il Beauvoir dovettetornarsene a Patagones non reggen-do più alla fatica di quella eccezio-nale missione . . .

Sciamano Selknam(Foto De Agostini)

A circa 300 km da Roca c'era unluogo dagli araucani chiamato Co-dihué. Là si diresse Milanesio, per-ché là erano giunti due giorni primagli indi di Revque Curà, uno delladinastia . Cacico combattivo, Rev-que aveva dato molto filo da torcereall'esercito e alla repubblica . I suoilancieri falcidiati erano ormai ridot-ti a non più di una quarantina, tut-tavia terribili con essi e con il grossodella tribù Milanesio andò a fami-gliarizzare, e forse fu là che si gua-dagnò la definitiva stima del supre-mo «toqui» araucano . Sul posto in-fatti venne avvicinato dall'ambasce-ria di Manuél Namùn Curà .

La deputazione india lo raggiunsea cavallo. Senza smontare, il capogruppo chiese di potergli parlare .Milanesio si trovò tra timore esperanza .- Volentieri - annuì - ma di-

temi chi siete e di dove venite .- Noi - rispose l'indio - sia-

mo della tribù di Manuél NamùnCurà. Il nostro capo si trova nellevalli, tra le alte montagne . Ora la

1 GIUGNO 1986 • 35sua tribù è ridotta in miseria ed hafame . Perciò egli ha deciso di arren-dersi. Noi siamo venuti a trattarecon i capi militari in pace, ma connostro rincrescimento i capi argenti-ni non ascoltano le nostre parole .Possiamo garantire la lealtà del no-stro grande cacico . Se non possia-mo comunicare al Governo la suadecisione dovremo ritornare da luisenza speranza . Ascoltaci dunquetu che sei buon padre . Il nostro ca-po sfortunato è in esilio . Egli pati-sce e con lui patisce tutta la sua gen-te; ma lui vuole salvare la suagente . . .

Mal ricoperti di cenci, issati suronzini scheletrici, quegli indi fissa-vano il missionario con dignitosasperanza. Dalla malinconia degliocchi e dalla sincerità delle labbrafiltrava inattesa la loro nobiltà de-caduta . I padroni della prateria, i redella Pampa venivano a mendicareda un povero prete la propria so-pravvivenza . . . Milanesio ebbe untremito e non proferì verbo . Tuttoin lui era espressione di amore .- Patiru Domingo - proseguì

l'indio - ascoltami. Noi abbiamosempre rispettato gli inviati delGrande Spirito Dio . Se tu vorraiparlare per noi e ottenere ragione-voli condizioni di pace, noi ti ascol-teremo e rispetteremo i trattati . Sa-rà la pace. Non ci saranno più guer-re tra gli indi e i soldati argentini .

L'ambasciatore aveva detto tut-to . Ora taceva in attesa di risposta .Che cosa rispondergli? Milanesionon aveva nessun potere . A malapena conosceva Villegas e non eraaffatto certo di essere ricevuto eascoltato da lui . Quel duro soldatogli era impenetrabile come un miste-ro . Ma sul momento il prete non ba-dò alla ragione, badò al cuore, sicompromise con il suo Dio . Se Na-mùn Curà - disse - volesse venirea Forte Roca a trattare di persona lapace, certamente sarebbe accoltobene dal generale Villegas e dai rap-presentanti del Governo. Nessunovuole la distruzione e l'infelicità de-gli indios : questo egli può garantireal potente capo Namùn Curà . . .

- Garantire e spiegare per scrit-to? - chiese l'indio .- Certamente, per scritto - . E

nero su bianco Milanesio stilò unmessaggio che iniziava e terminava

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36 • 1 GIUGNO 1986

con le parole : «Rispettabile mioNamùn Curò . . . sono il vostro since-ro amico Domenico Milanesio» .

Mentre gli ambasciatori volavanoverso il covo del « toqui » araucanoportandosi il prezioso documento,Milanesio volò con il coraggio delcredente al quartiere del generaleCorrado Villegas . Questi lo accolsecortese e disponibile . Milanesio par-lò, perorò al meglio la causa degliindios come solo un profeta potevafare in quella sede . Chiese l'onoredelle armi, la garanzia di un territo-rio, la sicurezza per l'intera tribù, ilgrado di colonnello per il capo conincluso il relativo soldo, l'effettivocomando sulla gente indiana e suglistessi bianchi stanziati dentro i con-fini . . . Chiese insomma quanto piùpoté per i diritti dell'uomo . E si tro-vò di fronte la prevista perplessitàdel generale .- Ascolti - proseguì allora

l'uomo di Dio sorridendo - ascolticiò che io le chiedo . Lei ha promes-

Gruppo di indiani patagonici(Foto archivio SEI)

so i galloni di colonnello a chi leavesse portato Namùn Curà . Ioglielo porto . Dunque il grado di co-lonnello mi spetta . Ma io non so chefarmene dei galloni militari . Li dia aNamùn Curà, lo inserisca davveronella vita nazionale . Dopo tutto egliviene a consegnarsi spontaneamentee quei galloni gli toccano didiritto . . .

Villegas si arrese . Unico tra tutti icacichi araucani, Manuèl NamùnCurà ottenne ciò che Milanesio ave-va messo nelle condizioni . Con ladivisa di colonnello il «toqui» fu ri-cevuto dal presidente Julio Roca aBuenos Aires, nel palazzo delGoverno .

Per circa 40 anni Milanesio conti-nuò a vagabondare tra mille avven-ture nel West argentino . Per 25 vol-te attraversò le Ande e percorse untotale di 52 .590 km a cavallo . Esi-

liato, rientrò . Nel frattempo riuscìanche a scrivere una sorprendentequantità e varietà di libri : resoconti,dizionari e filologie, scienza, emi-grazione, catechesi . . . La sua soddi-sfazione però esplode da una letteradel 1884 : « 0 caro don Bosco! ho vi-sto dei ragazzi indi insegnare il cate-chismo ad altri ragazzi indi! Io lisorvegliavo, e piangevo e ridevo nelvederli insegnare con tanta pazienzaciò che poco prima essi stessi aveva-no imparato, e mi ripetevo: se qui cifosse don Bosco! . . . » .

Un giorno Milanesio capitò aChoele Choel, nel «regno» del suoamico Namùn Curà, e gli battezzòl'ultimo di 12 figli con il nome diCeferino. Fu uno dei suoi 7.526 bat-tesimi . Ceferino Namùn Curà, oggiè avviato agli altari . Dal vecchio«toqui» e dall'ardente missionariodi don Bosco ha ereditato il verodominio della Pampa .

Marco Bongioanni

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TESTIMONIANZA

V orrei ancora ringraziare etestimoniare la mia rico-

noscenza alla Madonna Ausilia-trice, ai Santi Salesiani (in parti-colare Don Bosco e S. Domeni-co Savio) per il visibile aiuto da-tomi in molti casi difficili . Per tut-ti coloro che soffrono, questemie parole di fiducia e di verasperanza!

Gabriella Zugolaro - Torino

METAPLASIA

DAL COLLO DELL'UTERO

a un esame citologico mifu riscontrata una meta-

plasia al collo dell'utero. Condevozione iniziai subito la nove-na a S . Domenico Savio e a Ma-ria Ausiliatrice e con grandegioia dopo nemmeno un mesedi cura il dottore mi giudicò gua-rita . A tutt'oggi la metaplasia èscomparsa. Continuo semprecon fervore a fare la novenaogni mese sperando di averesempre un aiuto per me e per imiei familiari .

Sandra Capellaro GremmoBiella (VC)

ERO AL QUINTOINTERVENTOCHIRURGICO . . .

D a oltre vent'anni soffrivodi seri disturbi di salute e

ho dovuto sottopormi a vari in-terventi chirurgici all'apparatointestinale . In questi ultimi tempila situazione peggiorò e i medicinon osavano più intervenire per-ché il mio organismo apparivagià troppo martoriato dalle pre-cedenti operazioni e tutto lascia-va prevedere che un ulteriore in-tervento sarebbe stato un graverischio con risultati molto incertie insoddisfacenti . Di fronte aquesto dubbio i medici cercava-no di procrastinare ogni decisio-ne. Dietro suggerimento del miodirettore cominciai a raccoman-darmi a Don Giuseppe Quadrio(1921-1963), morto in concettodi santità nella mia stessa Casadella Crocetta (TO) . Accolsi con

gioia l'invito, tanto più che iostesso ebbi la fortuna di cono-scere personalmente questosanto sacerdote all'inizio delmio anno di noviziato a Villa Mo-glia (Chieri - TO) nel 1937-1938,perché Don Quadrio, a causadella sua giovane età, dovetteattendere fino alla fine del mesedi novembre del 1937 per poteremettere la prima professione .Più tardi mi trovai a vivere anco-ra con lui per tre anni, alla Cro-cetta (1949-1952) e l'ho sempreammirato per la sua santità di vi-ta e per la sua bontà . Con gran-de fiducia perciò mi raccoman-dai al Signore, interponendol'intercessione di questo santoconfratello . II 13 novembre 1985fui sottoposto al quinto interven-to, complesso e delicato, chedurò 6 ore . Tutto riuscì ottima-mente con meraviglia degli stes-si dottori . Ora sto bene e, graziea Don Quadrio, mi sento perfet-tamente ristabilito in salute .

Virginio Farronato - Torino

MLA PICCOLA GIOVANNA

ia nipote di due mesiaveva delle perdite di

sangue, e stava tanto male . Imedici non sapevano cosa farepoiché dopo tanti accertamentinon risultava mai niente . lo hotanto pregato S. Domenico Sa-vio e tutti i santi salesiani . Ora lapiccola Giovanna sta bene ed èritornata a casa . lo e la mia fami-glia ringraziamo tutti i santi sale-siani sotto la cui protezione po-niamo la nostra piccola .

Michele FoschiniAbano Terme (Padova)

FAMIGLIARICONOSCENTE

I nostri santi protettori S . Gio-vanni Bosco e S. Domenico

Savio ci hanno sempre aiutati asuperare ogni difficoltà nei no-stri 30 anni di matrimonio . Vo-gliamo citare alcune grazie rice-

vute : tre interventi chirurgici,molto seri, perfettamente riusci-ti ; una situazione familiare criti-ca felicemente risolta ; nostro fi-glio che, da un incidente strada-le (con vettura ridotta a un rotta-me) esce illeso . Ora vogliamorendere pubblico il nostro graziepoiché ancora una volta i nostrisanti hanno esaudito le nostrepreghiere : nostro figlio, da tem-po disoccupato, ha ora un lavo-ro sicuro .

Coniugi ColombaraSettimo Torinese (TO)

UN'AUTO PRECIPITATA

R ingrazio la Madonna perquesto fatto : mio figlio,

studente dell'ultimo anno di li-ceo, era alla guida di una mac-china durante un temporale,quando tutto ad un tratto sisganciava una ruota e l'autoprecipitava giù per una scarpa-ta . Mio figlio è rimasto, tra lameraviglia di tutti, illeso .

Lettera firmata

V orrei che pubblicaste ilmio ringraziamento a S .

Giovanni Bosco che ho pregatovivamente affinché l'esito di unaT.A.C. fatta da mia mamma fos-se buono, a seguito di un'opera-zione nella quale hanno dovutoasportare un rene . L'esito è sta-to ottimo ed io sono sempre piùvicina a Don Bosco che conti-nuerò a pregare perché assistasempre la mia famiglia .

Eleonora Macrì - Torino

UN GRAVE MALE

N el lontano 1967, al mio ri-torno dalla Palestina, do-

ve avevo trascorso alcuni annicome insegnante allo Studenta-

1 GIUGNO 1986 - 37

to Teologico Salesiano di Cre-misan (Betlemme), fui colto daun grave male, che avrebbe po-tuto avere conseguenze estre-me. Ricordo che, nella consape-volezza del pericolo, mi affidaial caro Simone Srugi, che giàgodeva fama di santità ; e il peg-gio fu scongiurato . Da allora hosempre invocato la Sua inter-cessione, non senza avvertire isegni della amorevole assisten-za dell'umile e benemerito sale-siano coadiutore, che con tantacarità si prese cura dei corpi edelle anime di tanta povera gen-te nella Terra di Gesù . Ho anchepregato e prego per il buon esitodel processo canonico per laSua Beatificazione. Al Servo diDio tutta la mia riconoscenza edevozione .

Sac. Alfredo AlessiS. Gregorio (CT)

VUNA TERRIBILE FISTOLA

orrei ringraziare Suor Eu-sebia Palomino, madre

Rosetta Marchese e i nostri san-ti perché ho la coscienza di es-sere una creatura veramentegraziata . Infatti il 12 luglio 1984fui ricoverata d'urgenza all'o-spedale per incisione chirurgicaa causa di un ascesso periana-le . Dopo un mese subentrò unafistola di proporzioni rilevanti . Inun secondo intervento non mi

RENE ASPORTATO venne asportata perché in posi-zione pericolosa, troppo vicinaall'intestino . Senza arrendermicontinuai le cure mediche conuna gran voglia di vivere e di la-vorare per la gioventù . Ero di-sposta a tutto pur di uscire daquesto tunnel di morte, ma aduna condizione, che rientrassenella volontà del Padre . Ho pre-gato, insieme ad altre persone,la Madonna, Suor Eusebia, ma-dre Rosetta e i nostri santi conmolta fiducia. Nell'abbandonoalla volontà di Dio così affrontaialtre due operazioni . Dopo l'ulti-ma ripresi il lavoro : i chirurghiavevano affermato che la mia fi-stola era tra le più terribili e diffi-cili da guarire . Ora canto di cuo-re la mia riconoscenza alla Ma-donna con un Magnificat senzafine, nella certezza fiduciosadella Sua presenza d'amore inogni circostanza della vita .

Lettera firmata

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38 - 1 GIUGNO 1986

MARTIGNONI cav. GIANNINO, exallievo, cooperatore t a 65 anni

Entrò come studente appena de-cenne nell'Oratorio di Valdocco . Ter-minati gli studi ginnasiali, rimase co-me aiutante .

Ex allievo e cooperatore fedelissi-mo, non mancò mai alle annuali ma-nifestazioni di riconoscenza degli exallievi di Valdocco agli antichi supe-riori .

Impregnato di spiritualità «dombo-scana» fu «il buon cristiano e l'onora-to cittadino» del pensiero educativodi Don Bosco .

Fu per venti anni presidente dellalocale Associazione Cattolica dei La-voratori Italiani (ACLI) e per 25 anni,rappresentante di parte cristiana co-me assessore al comune della suacittadina .

Sposo e padre amatissimo lasciaai quattro figli e alla consorte la soli-da eredità ricevuta dal ceppo familia-re che ha donato alla Chiesa del Si-gnore figli a lui fedeli, vocazioni sa-cerdotali, religiose e missionarie .

VOTA OLIVETTI sig .ra MARIA,cooperatrice t Caselette a 76 anni

Sopportò in silenzio e con corag-gio cristianamente rassegnata la sualunga sofferenza . Cooperatrice, fusposa e madre esemplare, seppeeducare i suoi tre figli al lavoro, all'o-nestà e all'amore del prossimo .

La sua vita è stata tutta e solo perla famiglia e lascia una testimonian-za di generosa donazione agli altri .Nel suo ricordo, i familiari, si sentonodolcemente forzati a continuare que-sta tradizione .

Il vuoto che lascia tra quanti la co-nobbero e la amarono è colmato dal-la certezza cristiana che Ella dal cie-lo veglia su tutti ed è ancora più vici-na a loro .

LANIRO sig.ra MICHELA, vedCARNEVALE t Macerata a 100 anni

Madre di quattro salesiani, da ado-lescente manifestò il desiderio di unaconsacrazione totale al Signore ; maaltro Egli disponeva .

Sposata a Primiano Carnevale, uo-mo gioviale ed esuberante, lo seguì,intorno agli anni venti, con i sette fi-gli, in Basilicata.

A Ponte Marsicano si interessò al-la catechesi della gente del posto,portando alcuni fanciulli, già grandet-ti al Santo Battesimo .

Ella fu donna laboriosa di cui parlala Bibbia e le sue virtù umane e cri-stiane le meritarono la chiamata diben quattro figli alla vita sacerdotalenella congregazione Salesiana .Seguendo le orme di Mamma Mar-

gherita passò gli ultimi quindici anninella casa di Don Bosco a Maceratapresso il figlio don Giovanni .

Sottoposta ad operazione alla etàdi 100 anni e con buon risultato nonpoté tuttavia più camminare . Fra let-to e carrozzella consumò la sua im-molazione di vittima gradita ai Si-gnore .

DALLIMONTI sig .ra ANGELINA,ved. SCALABRINO, cooperatrice tBiella a 79 anni

Donna semplice e laboriosa, spo-sa e madre esemplare di 4 figli, sem-pre sorridente e pronta a prodigarsiper gli altri, si faceva amare da tuttiper la sua bontà, alimentata dallapreghiera quotidiana . La sua gioiapiù grande fu l'aver donato a DonBosco il suo primogenito .

La perdita improvvisa di due figlispense il suo sorriso ma non la suafiducia nel Signore .

MULAZZANI comm . ROMOLO, exallievo t Rimini a 82 anni

Sempre pronto ai richiami di DonBosco, ai quali partecipava con veroentusiasmo nelle più varie forme .Era l'espressione più fulgida dell'A-mico . Amava conversare e parlandoinfondeva nel suo prossimo l'amoree la gioia di vivere, secondo i princìpicristiani .

Fu un impareggiabile artista . Lachiesa di Maria Ausiliatrice e tante al-tre in località vicine a Rimini, sonoabbellite dalle sue opere in ferro bat-tuto . Fra queste ricordiamo i lampa-dari e i candelieri a Rimini, vere ope-re d'arte e la grandissima croce aGemmano (a 25 km da Rimini) vera-

mente meravigliosa, senza contarele centinaia e centinaia di Madonne eCrocifissi o quadri o fiori, tutti in ferrobattuto .

Rimini ha perso un caro ex allievoed un grandissimo artista.

BALDUCCI sig . LINO, ex allievo tRimini a 61 anni

Fin dalla giovanissima età si mo-strò allievo di Don Bosco molto impe-gnato dedicandosi in varie opere ec-clesiali . Fu sportivo, filodrammatico,artista. Le sue opere pittoriche han-no adornato le sale dell'oratorio finoal 1944, poi furono disperse dalle de-vastazioni della guerra . Ebbe una vi-ta tormentata moltissimo dal doloremateriale e morale . Nel 1981 gli erastata amputata una gamba, ma fusempre sereno e rassegnato ai voleridel Signore . Amava moltissimo gliamici che ricambiarono con affetto,specialmente nell'ultimo periodo del-la sua vita travagliatissima . La sua vi-ta non è stata spesa inutilmente datoche ha irradiato il meglio di se stessoa chi gli è stato amico o vicino disofferenze .

COMINO sig. FERDINANDO, coo-peratore t Villanova Mondovì a 78anni

Con innumerevoli sacrifici assie-me a «Mamma Teresa» allevò ededucò cristianamente una famiglia di6 figli, dei quali due li donò a Don Bo-sco . Instancabile lavoratore, cristia-no dedicato e generoso, semprepronto ad aiutare .

Negli ultimi anni soffrì e offrì tuttoalle missioni .

TONINI sig . ANTONIO, coadiutoret a 78 anni

Sempre attento, puntuale, impe-gnato per la formazione cristiana ditanti giovani, che impararono dal suoesempio, insieme all'arte del sarto,la lezione della vita .

Con la medesima serenità d'animo

con cui viveva e lavorava, così pre-gava e così metteva in pratica l'os-servanza delle Costituzioni religiosee l'incontro comunitario .

II suo fu un sereno addormentarsinel Signore . Egli ci testimonia la suasperanza cristiana e ci chiede unafraterna preghiera .

MATILDE sig .ra CIGNETTI VESCO,cooperatrice t Bra (CN), a 88 anni

È mancata a Bra nella casa di ripo-so delle mamme salesiane il 28 mar-zo 1986, venerdì santo .

Nativa di Mercenasco (TO), spo-sandosi era venuta a Torino BorgoS . Paolo ; aveva dato a Don Boscol'unico figlio Aristide e col maritoPaolo Giuseppe viveva tutta per l'o-pera salesiana . Nel 1966, quandoDon Aristide, a 42 anni, morì a Gres-soney sulla montagna, ne accolse lanotizia con fede e fortezza dicendo :«O Signore, te l'avevo già offerto unavolta, ora l'hai voluto del tutto : offrola sua vita per il sacerdote che più neha bisogno» .

Tutta la vita seguente è stata un of-frire silenzioso dei suo dolore e dellasolitudine crescente e delle sofferen-ze fisiche per la Chiesa, per i sacer-doti e la famiglia salesiana, sempreaggrappata al suo rosario .

Ora il sacrificio di sua vita è com-piuto : è tornata a riposare a Merce-nasco, vicino al marito ed al figliosacerdote .

BERARDI sac. MARIO, salesiano tL'Aquila a 68 anni

Nei 52 anni di professione religio-sa, si era prodigato nell'insegnamen-to di lettere e di lingue straniere aGualdo Tadino, a Genzano di Roma,a Faenza, a Perugia, e come diretto-re a Trevi, a Gualdo Tadino e a Ri-mini .

Nella sua vita coltivò i tre grandiamori, appresi alla scuola di don Bo-sco : l'Eucarestia, la Madonna (il ro-sario era la sua frequente e preferitapreghiera) e il Papa, di cui seguiva edifendeva l'insegnamento . Lasciainoltre la testimonianza di una pre-ghiera incarnata nella vita, di un sa-lesiano ottimismo, di un vivo sensodella «festa», che amava allietarecon i suoi versi .

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, rico-nosciuta giuridicamente con D .P. del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : « . . . lascio alla Direzione Generale Ope-re Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano perle missioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente per l'esercizio del culto, per la formazione del Clero edei Religiosi, per scopi missionari e per l'educazione cristiana .- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno

o l'altro dei due Enti su indicati :« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-

no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sedein Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo,per gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente per l'esercizio delculto, per la formazione del Clero e dei Religiosi, per scopi missiona-ri e per l'educazione cristiana .(luogo e data)

(firma per disteso)

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Borsa : Sacro Cuore di Gesù, MariaAusiliatrice, S . Giovanni Bosco,per grazie ricevute, a cura di N .N .,L . 1 .000 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, implorando protezioneper sé e i propri cari, a cura di V . G .,L . 1 .000 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, per laguarigione del nipotino Alex Jacque-mod, a cura di N .N ., L . 1 .000 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Sa-lesiani, in ringraziamento e invocan-do protezione, a cura di Cecchinatoprof . Luciana R., Teglio Veneto, VE,L . 1 .000 .000

Borsa : S . Vincenzo de' Paoli, inmemoria e suffragio di RagghiantiMario, a cura delle sorelle,L . 1 .000 .000

Borsa : S . Domenico Savio, a curadi un Exallievo salesiano, L . 500 .000

Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Au-siliatrice e Santi Salesiani, per gra-zia ricevuta, a cura dei coniugi Dan-na Dino e Basso Rita, L . 500 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. Gio-vanni Bosco, in memoria e suffragiodi Vittoria Baudino Bolmida, a curadelle figlie, Monesiglio, CN,L.500.000

Borsa : S . Domenico Savio, in suf-fragio dei miei morti e per protezionedei miei familiari, a cura di RigamontiMaria, MI, L. 200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, a cura di Granier Cle-lia, Torino, L . 200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e SantiSalesiani, in ringraziamento e invo-cando aiuto, a cura di G . e V ., Torino,L .200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in ringraziamento, acura di Rosso Paola, Terzo, AL,L.200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, per ringraziamento eprotezione, a cura di N .N ., Alba,L.200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, a cura di B . T ., LanzoTor ., L . 200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, per rin-graziamento e implorando protezio-ne, a cura di Cassini Pierina, Ponte-stura, AL, L . 200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, chieden-do preghiere, a cura di M . G . P .,

Borsa : S . Giovanni Bosco, in rin- L . 200 .000

graziamento e invocando protezione,a cura di Muzzani Ugazio, San Gior- Borsa : In memoria di Stoppani Anto-gio Lom ., PV, L. 400 .000

nio, nel 3° anniversario della morte,a cura della moglie Rina, L . 200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. Gio-vanni Bosco, a cura di Mocchetti Borsa : A suffragio del marito e fami-Narciso, Busto Arsizio, VA, liari defunti, a cura di Cara CherubinL.250 .000

Marcellina, Gallio, VI, L . 200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, S . Gio- Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-vanni Bosco, Sr . Palomino, per sco e Domenico Savio, in ringrazia-guarigione e continua protezione di mento e suffagio defunti, a cura diMaria M.i, a cura di T . F ., L . 200 .000 Actis Sussetto, L . 150 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, ringraziando e invo- vanni Bosco, in ringraziamento e incando protezione sulla nostra fami- memoria della mamma Enrichetta, aglia, a cura di Greco Nietta e Giulio, cura di Mombellato Antonietta, Tori-Caulonia, RC, L . 200.000

no, L. 150.000

SOLIDARIETAborse di studio

per giovani Missionaripervenute

alla DirezioneOpere Don Bosco

Borse Missionarieda L. 100.000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura divanni Bosco, in ricordo di Giovanni

MorettiMaria

Felicitaatr

C. e invocando protezione, a curadella moglie e dei figli

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco e Don Rua, in ringraziamento einvocando protezione, a cura di R .T ., Torino

Borsa : S . Giovanni Bosco, in suffra-gio di Lina e Giuseppe Ballaira, a cu-ra dei figli

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura diMarconcini Anna Maria, San Miniato,PI

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, per protezione, a curadi Barlocco Luigi, Cogno, BS

Borsa : Maria Ausiliatrice e SantiSalesiani, invocando grazie per imiei figli Cesare ed Enrico, a cura diN . N .

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, «tutti per la pace», a cura di P .E ., CE

Borsa : Beato M . Rua e Papa Gio-vanni, a suffragio di Lodovico Fonta-na, a cura della moglie e dei figli,Pesaro

1 GIUGNO 1986 - 39

Borsa : Sacro Cuore di Gesù, a curadi Angelillo Maria, Aversa

Borsa : Maria Ausiliatrice e SantiSalesiani, proteggete me e i miei ca-ri, a cura di Napoleone Agnese, Ba-rano d'Ischia

Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringra-ziamento per 25° di matrimonio, a Borsa : S . Giovanni Bosco, a cura dicura di Genco Giuseppe, Orbassano N .N . e T . M ., Gromello

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco e Domenico Savio, proteggetemio genero Nino, a cura di R . P .

Borsa : In memoria dei miei defunti, acura di Cerutti Maria, Borgomanero

Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Sa-lesiani e Anime del purgatorio, insuffragio dei defunti Alcide e papà, acura di Favarin Daniela . PD

Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringra-ziamento e implorando protezione, acura di M . D .

Borsa : SS . Vergine del Carmelo,Don Bosco, Domenico Savio, insuffragio di mamma Giuseppina echiedendo protezione, a cura di T. F .

Borsa : Maria Ausiliatrice, per rin-graziamento e protezione, a cura diInes Pugno, Torino

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco e Domenico Savio, invocandoprotezione per mio nipote Filippo, acura della nonna Lena

Borsa : Divina Provvidenza, a curaBorsa : Maria Ausiliatrice e Santi di Francesco Boglione, TorinoSalesiani, in memoria di mio Papà, acura di Rosanna A ., Ivrea Borsa : Maria Ausiliatrice e Dome-

nico Savio, in ricordo e suffragio dinonna Maria, a cura di S . C ., Chieri

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, in suffragio dei nostri defunti, acura di Scolari Giuseppe, Ospitaletti,BS

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in ringraziamento echiedendo preghiere, a cura di Noce-ra Franca, Latina

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in suffragio del fratelloDon Josè Louis Giacotto, a cura di

Borsa : S . Giovanni Bosco e S . Do- Borsa : SS . Cuori di Gesù e Maria e Giacotto Rina ved . Boeri, Torino

Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura dimenico Savio, proteggete tutti i miei Santi Salesiani, implorando grazie e

Invernizzi Viviana, Crescentinocari, piccoli e grandi, a cura di N .N ., protezione, a cura di Falcone Ora-L.200 .000

ziantonio, Torino, L . 150 .000Borsa : S . Domenico Savio, a curadi Nonna Pasqualina, Torino

Borsa : A suffragio dei miei defunti, acura di A . B ., Fossano, CN

Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-Salesiani, proteggete la nostra fami- Salesiani, per ringraziamento e invo- sco, Don Rua, ringrazio ricordando Borsa : In memoria dei defunti Piera,glia, a cura di Musso Giuseppe, Tori- cando protezione, a cura di Maria Mamma e Papà, a cura di Serra Ma- Guido e Fernando Mensitieri, a curano, L. 200 .000

Giotto, Valle Sauglio, L . 120 .000

ria, Torino

di Mensitieri Giorgio e Ivana, Latina

Page 40: RIVISTA FONDATA DA S. GIOVANNI BOSCO NEL 1877biesseonline.sdb.org/1986/198611.pdfnedetto da Norcia, Francesco d'Assisi, Domenico di Guzmàn, Ignazio di Loyola, Giovanni Bosco, e vari

Spediz. in abbon . postale - Gruppo 2° (70) - 1a quindicina

Collanali Popolo Cristianopag . 272L.10.000

<>SEI,P

«Ringraziamo il nostro carissimopredicatore, siamo molto grati pertutto quello che ci ha detto durantequesta settimana in modo articolato,molto chiaro e molto sistematico . . .egli ha rivelato, non solo il carismaproprio del Predicatore, ma la suafedeltà al carisma del Fondatore ; e,come penso, è giusto che il RettorMaggiore della Società di SanGiovanni Bosco sia un portatoreprecipuo del carisma di un simileFondatore . Per questo siamo grati alSignore »

Giovanni Paolo II

Raccolti in volume gli Esercizi Spirituali predicati alPapa da Don Egidio Viganò, Rettor Maggiore deiSalesiani .

Una rilettura del Concilio Vaticano Il allaluce del carisma di Don Bosco